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Davide (POL)
22-08-03, 11:39
L'eredità pesante dell'atomo. La proposta del governo suscita polemiche
Il ministro Giovanardi va al meeting degli scienziati sulle emergenze planetarie a Erice, si dichiara «personalmente favorevole» al nucleare e lancia l'idea del federalismo delle scorie, da stoccare in siti regionali. Gli ambientalisti: non sa di cosa parla, più rischioso moltiplicare i siti

Aciascuno il suo. Il titolo, dall'aria di proverbio, lo usò Sciascia trent'anni fa e l'ha ripescato giusto ieri Carlo Giovanardi, parlando di nucleare proprio nella terra dello scrittore. «Per stoccare le scorie nucleari ogni regione avrà il suo sito» ha esordito il ministro per i rapporti con il parlamento, mentre partecipava al Seminario internazionale sulle emergenze planetarie di Erice, in Sicilia. Aggiungendo poi che in Italia ospedali e aziende producono 500 tonnellate di scorie ogni anno, finora depositate in luoghi poco sicuri. Se poi un giorno si dovesse parlare nuovamente nucleare come fonte di energia lui non avrebbe nulla in contrario: «l'idea mi trova personalmente favorevole». L'intervento del ministro riprende, a fine vacanze, una polemica che si era aperta con l'inizio della pausa estiva. Il 24 luglio scorso la conferenza delle regioni aveva deciso di rispedire al mittente, senza neppure entrare nel merito, lo studio preliminare sull'individuazione di un sito nazionale per lo smaltimento dei materiali delle centrali spente elaborato dal generale Carlo Jean. «La prima rosa dei siti papabili arriverà entro l'estate» aveva promesso a Berlusconi il generale, già consigliere militare dell'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga e oggi contemporaneamente presidente della Sogin, la società a cui il governo ha affidato la gestione dell'uscita dell'Italia dal nucleare, e Commissario delegato per la messa in sicurezza dei materiali nucleari. E invece la serrata dei governatori regionali, guidata dal sardo Pili, aveva mandato tutti i piani all'aria.
Nelle scorse settimane era trapelata anche la voce che il governo avesse già siglato un accordo con la Russia per depositare lì le scorie radioattive italiane. Pure la cifra sarebbe già stata concordata: 360 milioni di euro per spostare il materiale altamente radioattivo ancora presente in Italia. La stretta definitiva su questo piano dovrebbe arrivare la prossima settimana, quando Berlusconi ospiterà l'«amico Vladimir» nella sua «Villa Certosa» in Sardegna. Il progetto, mai smentito dal governo, non avrebbe nulla a che fare con l'emergenza nucleare di cui ieri parlava Giovanardi. Nel deposito all'estero andrebbero solo i combustibili radioattivi ancora presenti in Italia, come quelli trasportati fuori dall'ex Eurex di Saluggia (in provincia di Vercelli) e stoccati in delle piscine di contenimento, cioè i cosiddetti rifiuti nucleari di «terza categoria». I depositi regionali, invece, servirebbero a tenere sotto controllo le scorie a medio e basso rischio, ovvero quelle prodotte da ospedali e aziende, ma soprattutto quelli che tra tredici anni saranno i resti delle centrali nucleari non più attive.
«Sulla fattibilità vedremo cosa dice la comunità scientifica» ha concluso ieri Giovanardi. E gli scienziati italiani hanno già dato un loro parere, perlopiù negativo. «Non ha senso concettualmente. Ogni deposito di questo tipo è molto costoso e la moltiplicazione di questa spesa mi pare senza senso» ha spiegato subito il professor Gianni Silvestrini, dell'università di Palermo. E una bocciatura altrettanto lapidaria all'idea è arrivata dal presidente della commissione parlamentare sui rifiuti Paolo Russo, di Forza Italia, che ha definito la trovata «una follia dal punto di vista economico, una stupidaggine da quello della sicurezza, una colossale operazione fallimentare in tema di politica industriale». A proposito di costi, Russo ha spiegato che il sito di Savannah in America è costato 2 miliardi di euro. Farne uno per regione significherebbe spendere in tutto 100 miliardi di vecchie lirette. L'unico disposto a sposare immediatamente il progetto Giovanardi è Mauro Pili, presidente della regione Sardegna, che così vedrebbe definitivamente accantonata l'idea di stoccare tutto il nucleare nell'isola, come proposto dal generale Jean.
Sul tavolo rimane il tema delle scorie nucleari altamente pericolose, le stesse che potrebbero finire in Russia, ma di cui Giovanardi non ha parlato. Antonio Zichichi, anche lui presente al seminario di Erice, ha spiegato che è possibile «ridurre da 3000 a 100 anni la vita media di alcune scorie radioattive attraverso processi di trasmutazione nucleare». Alla base di questo processo c'è l'idea di spezzare nuovamente i nuclei dei materiali che costituiscono le scorie. A un progetto di questo tipo lavorano ormai da molti anni gli scienziati dell'Andra, l'istituto che in Francia si occupa dello smaltimento delle scorie radioattive. La ricerca non è ancora mai arrivata a risultati certi.

Sara Menafra