Davide (POL)
27-08-03, 11:33
Mamone Capria della Lipu: pochi controlli, le regioni non rispettano i divieti nazionali
SA. M.
La Lega italiana protezione uccelli è forse l'associazione che più nello specifico segue i temi della caccia. Da loro è partito un appello indirizzato alla presidenza del consiglio perché fermi l'apertura anticipata della stagione della caccia. Fulvio Mamone Capria fa parte del direttivo dell'associazione.
La possibilità di anticipare la stagione della caccia per le specie migratorie esiste da undici anni. Perché protestate proprio questa volta?
Prima di tutto perché l'apertura limitata non è mai veramente tale. Si dice che la stagione è aperta solo per alcune specie di caccia e consente ai cacciatori di uscire solo due volte. Ma in realtà i controlli sono pochissimi. Anche perché le verifiche si basano esclusivamente sul fatto che il cacciatore abbia scritto sul tesserino quante volte è uscito e quanti animali abbia ammazzato. E in molte regioni non viene neppure compilato.
Fin qui la questione generale. Ma quella specifica?
Alcune regioni hanno proclamato l'apertura della stagione venatoria per il prossimo primo settembre ignorando le indicazioni venute dall'Istituto nazionale fauna selvatica. E' il caso della Campania, che consentirà la caccia sia della quaglia che della tortora, mentre su quest'ultima specie l'Infs aveva emesso uno specifico divieto. Per di più per anticipare la stagione bisognerebbe avere uno Piano faunistico venatorio regionale a cui apportare le eventuali deroghe. E invece in Campania manca anche quello.
Si sta discutendo di abolire la legge 157 del 1992, ma a voi non piacciono neppure le modifiche fatte lo scorso autunno. Come mai?
La modifica dello scorso 3 ottobre ha rotto il principio su cui si reggeva la legge 157. All'articolo 19 la legge elenca le specie cacciabili, escludendo tutte le altre. L'articolo 19bis introdotto lo scorso autunno dà la possibilità alle regioni di derogare a questo elenco, inserendo nei propri calendari venatori anche specie considerate protette. Il potere nei fatti è passato alle amministrazioni locali. E la Toscana, ad esempio, ha deciso di riaprire la caccia al fringuello infischiandosene del divieto nazionale.
Ma lo sa che l'Arci caccia si dice d'accordo con voi? Anche loro vogliono una caccia regolamentata.
Lo so. Quello che si rifiutano di ammettere è che c'è un grosso numero di cacciatori che vìola le leggi pur di cacciare come e dove crede. Io faccio parte di un nucleo «anti-bracconieri» e le assicuro che il 95% delle persone che fermiamo perché cacciano specie protette oppure in periodi vietati o ancora con mezzi impropri sono cacciatori con il porto d'armi e il tesserino in regola.
Quindi lei non crede alla possibilità di una caccia regolamentata?
Teoricamente sarebbe possibile e apprezzo lo sforzo di civiltà di associazioni come Arci caccia. Ma per cambiare qualcosa a questo impegno dovrebbero aderire tutte le associazioni di cacciatori. Invece il 90% del territorio italiano non è gestito ma semplicemente massacrato.
SA. M.
La Lega italiana protezione uccelli è forse l'associazione che più nello specifico segue i temi della caccia. Da loro è partito un appello indirizzato alla presidenza del consiglio perché fermi l'apertura anticipata della stagione della caccia. Fulvio Mamone Capria fa parte del direttivo dell'associazione.
La possibilità di anticipare la stagione della caccia per le specie migratorie esiste da undici anni. Perché protestate proprio questa volta?
Prima di tutto perché l'apertura limitata non è mai veramente tale. Si dice che la stagione è aperta solo per alcune specie di caccia e consente ai cacciatori di uscire solo due volte. Ma in realtà i controlli sono pochissimi. Anche perché le verifiche si basano esclusivamente sul fatto che il cacciatore abbia scritto sul tesserino quante volte è uscito e quanti animali abbia ammazzato. E in molte regioni non viene neppure compilato.
Fin qui la questione generale. Ma quella specifica?
Alcune regioni hanno proclamato l'apertura della stagione venatoria per il prossimo primo settembre ignorando le indicazioni venute dall'Istituto nazionale fauna selvatica. E' il caso della Campania, che consentirà la caccia sia della quaglia che della tortora, mentre su quest'ultima specie l'Infs aveva emesso uno specifico divieto. Per di più per anticipare la stagione bisognerebbe avere uno Piano faunistico venatorio regionale a cui apportare le eventuali deroghe. E invece in Campania manca anche quello.
Si sta discutendo di abolire la legge 157 del 1992, ma a voi non piacciono neppure le modifiche fatte lo scorso autunno. Come mai?
La modifica dello scorso 3 ottobre ha rotto il principio su cui si reggeva la legge 157. All'articolo 19 la legge elenca le specie cacciabili, escludendo tutte le altre. L'articolo 19bis introdotto lo scorso autunno dà la possibilità alle regioni di derogare a questo elenco, inserendo nei propri calendari venatori anche specie considerate protette. Il potere nei fatti è passato alle amministrazioni locali. E la Toscana, ad esempio, ha deciso di riaprire la caccia al fringuello infischiandosene del divieto nazionale.
Ma lo sa che l'Arci caccia si dice d'accordo con voi? Anche loro vogliono una caccia regolamentata.
Lo so. Quello che si rifiutano di ammettere è che c'è un grosso numero di cacciatori che vìola le leggi pur di cacciare come e dove crede. Io faccio parte di un nucleo «anti-bracconieri» e le assicuro che il 95% delle persone che fermiamo perché cacciano specie protette oppure in periodi vietati o ancora con mezzi impropri sono cacciatori con il porto d'armi e il tesserino in regola.
Quindi lei non crede alla possibilità di una caccia regolamentata?
Teoricamente sarebbe possibile e apprezzo lo sforzo di civiltà di associazioni come Arci caccia. Ma per cambiare qualcosa a questo impegno dovrebbero aderire tutte le associazioni di cacciatori. Invece il 90% del territorio italiano non è gestito ma semplicemente massacrato.