PDA

Visualizza Versione Completa : Dagli “Atti del concilio di Lombers, 1165"



Otto Rahn
31-08-03, 11:46
Nel 1165, alla presenza della moglie di Raimondo VI di Tolosa e del visconte di Carcassonne, Trencavel, il vescovo di Lodéve interrogò alcuni perfetti catari, ottenendo all’inizio risposte evasive, successivamente il ribaltamento dell’accusa di eresia ed infine un’apparente dichiarazione di ortodossia che serve da modello per la reticenza di fronte ai tribunali ecclesiastici da parte dei predicatori catari. E’ da notare che il punto centrale dell’eresia, la sua credenza dualista, non venne neppure sfiorato dal vescovo; come se, all’epoca, non fosse ancora chiara la vera e profonda divergenza che si era creata tra cattolici ed eretici.



Il vescovo di Lodéve interrogò quelli che si facevano chiamare “bonshommes” su ordine del vescovo di Albi e dei suoi consiglieri.

Domandò loro, primo, se accettavano la legge di Mosè, i profeti, i salmi, l’Antico Testamento ed i dottori del Nuovo Testamento. Risposero, davanti a tutta la folla, che non accettavano se non i Vangeli, le lettere di Paolo, le sette lettere canoniche, gli atti degli Apostoli e l’Apocalisse.

Secundo, li interrogò sulla loro fede, perché la esponessero, ma essi risposero che non avrebbero detto niente senza esserne obbligati.

Tertio, li interrogò sul battesimo dei bambini, se essi fossero salvati da quel battesimo. Risposero che non avrebbero detto niente, ma avrebbero risposto sui Vangeli e le Epistole.

(…)

Quinto, li interrogò sul matrimonio, se un uomo ed una donna che si leghino carnalmente possano essere salvati. Non vollero rispondere altro se non che l’uomo e la donna si legano nella lussuria e nella fornicazione, secondo l’epistola di Paolo [1].

Sexto, (…) dissero anche che Paolo dice nella sua epistola come debbano essere quelli che vengono ordinati preti e vescovi; e se non sono ordinati come voleva Paolo, non sono né preti né vescovi, ma lupi rapaci ipocriti e seduttori, amanti dei saluti sulla pubblica piazza, dei primi seggi, dei primi posti a tavola, desiderosi di farsi chiamare rabbi e maestri contro l’insegnamento di Cristo, che indossano abiti di bianco squillante, monili d’oro e pietre preziose alle dita, il che non è quello che ha loro insegnato Gesù E per questo, perché non erano preti né vescovi, ma appartenevano a quelli che avevano tradito Gesù, (gli eretici) non erano obbligati ad obbedire, poiché essi (i vescovi) erano malvagi mercenari e non buoni maestri [2].



In seguito a questi pronunciamenti, il vescovo di Lodéve proclama i catari eretici, al che quelli, riprendendo la parola…

risposero che era il vescovo che aveva pronunciato il giudizio ad essere eretico e non loro. E che avevano rifiutato di rispondere circa la loro fede perché temevano, come insegna il Signore nel Vangelo << Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci.>>[3]; e che egli era il loro persecutore fraudolento e che erano pronti a mostrare, per mezzo dei Vangeli e delle Epistole, che era un cattivo pastore…



Minacciati di essere denunciati al papa ed ai signori cattolici, gli eretici pronunciano a voce alta di fronte al popolo un credo assolutamente ortodosso; ma quando il vescovo chiede di prestare giuramento,

dissero in risposta che non avrebbero giurato in alcun modo, poiché ciò era contrario ai Vangeli ed alle Epistole.




Traduzione di Frank Powerful dal testo francese tratto da Monique Zerner-Chardavoine, La Croisade Albigeoise, Gallimard 1979.



[1] Interpretazione molto dubbia, questa, del cap. 7 di 1 Corinti.

[2] Attacco tanto violento quanto stereotipo della polemica anticattolica ed antiromana.

[3] Matteo 7:15