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Visualizza Versione Completa : “Summa de catharibus”



Otto Rahn
01-09-03, 06:28
Dalla “Summa de catharibus” di Raniero Sacconi [i]

Nel passo che di seguito si traduce, tratto dall’ Internet Medieval Sourcebook , Sacconi si sofferma in particolare sulla polemica anticlericale degli eretici; l’accento posto sull’esigenza di ritorno alla povertà evangelica, sul disconoscimento della discendenza apostolica della chiesa romana e comunque sul bisogno di giustizia sociale delle classi più povere sembra dominante soprattutto in Italia, dove si innesta sulle più antiche istanze dei patarini lombardi e si affratella al movimento di rinnovamento all’interno dell’ortodossia portato avanti da San Francesco e dalla componente più innovativa dell’ordine francescano.
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In primis, dicono che la chiesa romana non è la chiesa di Gesù Cristo, ma una chiesa di maligni, che commise apostasia sotto Silvestro [ii]. (…) E dicono di essere loro la chiesa di Cristo, poiché osservano, nelle parole e nei fatti, la dottrina di Cristo, del Vangelo e degli Apostoli.

Il secondo errore è che tutti i vizi e peccati sono nella chiesa, e che solo essi vivono secondo giustizia.

(…)

Che essi sono i veri poveri in spirito e soffrono le persecuzioni in nome della fede e della giustizia.

(…)

Che la chiesa di Roma è la prostituta dell’Apocalisse, a motivo delle sue superflue decorazioni, che la chiesa orientale non accetta.

(…)

Che il Papa è la fonte di ogni errore; che i prelati sono gli scribi ed i monaci i farisei [iii].

Che il Papa e tutti i vescovi sono omicidi a causa delle guerre.

Che non dobbiamo obbedire ai prelati, ma solo a Dio.

Che nessuno è più grande di un altro nella chiesa, come dice Matteo 23,8 “perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.”.

Che non bisogna pagare le decime, perché i primi frutti non vennero dati alla chiesa.

Che il clero non dovrebbe avere proprietà, poiché è scritto: Deut. 18: “I sacerdoti leviti, tutta la tribù di Levi, non avranno parte né eredità insieme con Israele; vivranno dei sacrifici consumati dal fuoco per il Signore, e della sua eredità.” [iv].

(…)

Che la terra ed il popolo non devono essere divisi in parti.

Che è cosa cattiva fondare chiese e monasteri e donare beni; che non bisogna fare testamento a favore della chiesa.

Inoltre, condannano tutto il clero per pigrizia, dicendo che dovrebbe guadagnarsi da vivere con il lavoro delle proprie mani, come facevano gli apostoli (…) inoltre dicono che le regole degli ordini monastici sono invenzioni dei farisei.


In secundis, condannano tutti i sacramenti della chiesa; in primo luogo il battesimo … dicendo che l’abluzione dei bambini non serve a nulla…

Condannano anche il sacramento del matrimonio, dicendo che i coniugi commettono peccato mortale se si uniscono senza aspettativa di generare [v] - inoltre, non si curano della compaternità [vi], disprezzano i gradi di affinità carnale e spirituale e gli impedimenti degli Ordini (monastici) e del pubblico pudore e le proibizioni della chiesa … dicono anche che la chiesa ha sbagliato nel proibire il matrimonio del clero, mentre la chiesa orientale lo ammette [vii]

Inoltre dicono che ogni laico ed ogni donna dovrebbero predicare, come è scritto in 1 Corinti 14 : “Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, perché l'assemblea ne riceva edificazione.” [viii]… e considerano delle favole tutto quello che viene predicato senza che abbia riscontro nei testi delle Scritture.

Insegnano che questo mondo non finirà mai, che il Giudizio Finale ha già avuto luogo e non ci sarà di nuovo e che l'inferno, il fuoco e la punizione eterna sono in questo mondo e in nessun altro.

Dicono che l’insegnamento di Cristo e degli Apostoli è sufficiente alla salvezza senza gli statuti della chiesa, poiché la tradizione della chiesa è la tradizione dei farisei; e che non si deve trasgredire una legge divina per obbedire alle tradizioni degli uomini, come dice Matteo, 15 “Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione?” Inoltre rifiutano l’interpretazione mistica delle Sacre Scritture, particolarmente in quei detti e fatti che sono tramandati per tradizione nella chiesa, come quella che il gallo sul campanile significa un dottore.[ix]

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[i] Raniero Sacconi, piacentino, aderì in età giovanile all’eresia, fino a divenire vescovo di una delle chiese catare d’Italia. Ritornato all’ortodossia, si fece frate dominicano e fu inquisitore della Lombardia e delle Marche. Morì probabilmente nel 1263. La sua opera, “Summa de Catharibus” o “Summa contra Waldenses”, è una delle fonti più importanti tra gli scritti dei polemisti cattolici utili allo studio dell’eresia.

[ii] Silvestro fu papa al tempo di Costantino, quando la religione cristiana divenne religione di stato e la chiesa, da perseguitato gruppo di martiri e santi, si fece, con l’accettazione del potere temporale, strumento di dominio e violenza sugli altri.

[iii] Evidente allusione alla polemica di Gesù contro le autorità religiose giudaiche, come si ritrova soprattutto in Matteo.

[iv] Analogamente a Giovanni di Lugio nel suo De duobus Principibus, i catari contro cui dibatte Sacconi si servono di passi dell’Antico Testamento, che essi stessi non riconoscono, a fini esclusivamente polemici, cercando di dimostrare che gli errori della chiesa cattolica nascono da una fallace interpretazione dei suoi testi sacri.

[v] Qui il testo di Sacconi o la sua traduzione inglese sono evidentemente in errore. I catari condannavano infatti non l’atto in sé stesso, ma la riproduzione ottenuta attraverso la sessualità.

[vi] E’ qui inteso il rapporto spirituale tra padrino e figlioccio, privo di valore, poiché il battesimo stesso veniva disconosciuto.

[vii] Anche questa osservazione sembra molto opinabile; il rapporto sessuale, ammesso per i semplici credenti, era invece peccato mortale per i perfetti, che se lo commettevano, dovevano essere ereticati nuovamente, come accadde a Belibaste.

[viii] La citazione è accorciata e stravolta nel senso; l’intero passo di 1 Corinti 14:5 dice infatti: <<Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perché l'assemblea ne riceva edificazione.>>

[ix] Non conosco né l’origine, né il significato di questa pretesa tradizione ecclesiastica.