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Visualizza Versione Completa : Per il partito unico (o quasi) del CentroDestra



Pieffebi
09-10-03, 18:53
dal CorSera

" Corriere della Sera del 09/10/2003


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Ora il progetto del partito unico
Francesco Verderami
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ROMA - « Serve un progetto che vada oltre gli attuali confini della destra», e le parole di Gianfranco Fini sono la chiave per interpretare i ragionamenti degli uomini più vicini al vice premier, che sottovoce discutono sulla necessità di «un nuovo contenitore» per la coalizione e si proiettano verso l'orizzonte del «partito unico». Si vedrà se il leader di An sarà in grado di contribuire a realizzare un disegno «che - dicono - non è solo suo». Comunque è di questo che si parla, è questa l'idea che prende corpo .
Lo si intuisce dall'entusiasmo con cui il ministro Matteoli saluta «l'operazione politico-culturale di Fini, che è di grande rilievo, perché porta la destra ad affrontare un tema finora considerato tabù. La sua è una rivoluzione». Una rivoluzione che attraversa anzitutto An e squinterna il blocco delle correnti: con l'annuncio di un progetto di legge sul voto per gli immigrati, infatti, sono saltate d'un colpo vecchie e nuove alleanze, «così se qualcuno voleva la dimostrazione che sono a capo del mio partito, l'ha avuta».
E' chiaro che il vicepremier si riferisce al Cavaliere, ma stavolta Fini non ha intenzione di animare uno scontro nella coalizione, perché - come spiega un dirigente della destra - «Gianfranco ricorda l'esperienza dell'Elefantino», la pesante sconfitta alle Europee del '99. Il leader di An è esplicito su questo punto con i suoi, «non ho nessun interesse a rompere con Berlusconi e Forza Italia, piuttosto il ruolo del partito dovrà essere diverso d'ora in poi. Rendendoci utili a noi stessi, saremo utili all'allenza».
Fini pensa alla lista unica del Polo per il Parlamento di Strasburgo, che secondo un autorevole ministro della destra «serve al premier. Anzi, è lui che la vuole più di tutti. Ma deve prendere atto che esistono degli alleati, non dei vassalli». Non a caso Fini nei suoi colloqui riservati ha fatto capire che «se la lista unica si realizzerà, il problema non sarà se entrarci o meno, ma come entrarci: da protagonisti, oppure appiattiti? Ecco, dobbiamo essere pronti a farne eventualmente parte presentandoci con i nostri progetti ».
Negli ultimi tempi la subalternità a Berlusconi aveva allarmato An, così ieri il vicepremier ha voluto rispondere anche a quei timori: «Non rimango a Palazzo Chigi come fossi in un museo». E la sfida lanciata dal convegno del Cnel «non è nemmeno il tentativo di mettere all'angolo la Lega. Però Bossi deve capire che non può più procedere a strappi, altrimenti finirà per spezzare la corda». Certo, il partito è in subbuglio, al vertice come in periferia, «lo sapevo», dice, lo aveva messo nel conto: «Ma io vado avanti, con convinzione». La stessa con la quale già ieri mattina, mentre montava il malcontento e alla Camera si raccoglievano le firme tra i banchi di An per bocciare la sua proposta, Fini ha chiamato al telefono dalla Spagna il capogruppo dei deputati, Anedda: «Mettetevi al lavoro per scrivere il testo di legge sul voto agli immigrati» .
E poco importa se era rimasto ancora una volta deluso per l'atteggiamento di una parte del gruppo dirigente: «Non hanno capito...». Il forum annunciato da La Russa sembrava dovesse diventare la sede dove far scoppiare la rivolta. Invece il coordinatore - sebbene preoccupato per la reazione della base - al termine parlava con la voce del leader, usando una sua battuta per replicare a Berlusconi: «E' vero che questo tema non fa parte del programma di governo, come sostiene il presidente del Consiglio. Ma abbiamo già votato altre leggi che non facevano parte del programma di governo».
Nel corso delle conversazioni telefoniche tra Roma e Madrid - dove Fini ha incontrato Aznar - è stata anche analizzata la presa di posizione del Cavaliere, e secondo quanto riferiscono fonti qualificate di An, Fini ha messo in rilievo soprattutto il fatto che «Berlusconi non ha posto un veto alla nostra proposta». Semmai sono stati valutati positivamente i segnali di «apertura» riscontrati nelle dichiarazioni del coordinatore di Forza Italia Bondi, e del capogruppo al Senato Schifani.
«Vado avanti», ripeteva ieri sera il leader della destra, consapevole di aver incrociato un consenso trasversale, dal mondo ecclesiastico alla Confindustria, ai sindacati. Se è vero che «serve un progetto che vada oltre gli attuali confini della destra», se è vero che il disegno passa per la lista unica alle Europee e conduce fino all'ipotesi del partito unico, significa che - per usare le parole di un importante dirigente di An - «si sta lavorando per l'oggi ma anche per il domani». Insomma, nella Cdl si discute già sul futuro della coalizione, su come sarà il dopo-Berlusconi. Per essere uno dei protagonisti di quel progetto, Fini aveva bisogno di superare le antiche colonne d'Ercole della destra. E' da vedere se riuscirà ad arrivare in porto o naufragherà durante la rotta . "

Sono iniziate le grandi manovre............e necessariamente..........le grandi pulizie. Per una Destra compiutamente democratica, europea, occidentale saldamente alleata al Centro liberaldemocratico e distinta e sempre più distante, anzi irriducibilmente avversaria della Destra radicale illiberale, razzista e antisemita.


Saluti liberali

sacher.tonino
09-10-03, 19:01
In Italia non è mai esistita una destra liberale.Salvo nel Risorgimento, cioè la destra che faceva riferimento a Cavour.
Coloro che attualmente militano in AN sono donne ed uomini in carriera, adoratori del potere.

Mai in Italia è esisitita una destra radicale.
Esisteva l'MSI di Giorgio Almirante che era il politico Italiano maggiormente amico di Israele e degli Stati Uniti di America.Totalmente filoatlantistaoccidentale.
La differenza tra me e Fini, è che Gianfranco Fini è un politico, io sono un uomo di cultura.
Cordiali Saluti
sacher.tonino

Pieffebi
09-10-03, 19:03
da www.giornale.it

" Tiro al piccione di Fini sul Cavaliere


(La Velina Azzurra scrive):

Un piccione volava sui tetti di Yalta: l’uccisero. Si potrebbe chiudere qui. Siamo al tiro a piccione del governo più forte e inutile, del premier più esibizionista e inetto che la repubblica abbia mai avuto. Questa Velina Azzurra lo ha sempre temuto e, nel suo piccolo, ha sempre lavorato per impedirlo. E’ possibile che dopo i guasti combinati dal Cavaliere dal 1994 a oggi, il sistema Italia alla deriva non avrà una classe politica di centro-destra per un paio di generazioni. Né una di sinistra. Se Berlusconi non fosse entrato in politica, la sinistra avrebbe governato con Occhetto il tempo necessario per far emergere un’alternativa seria sul fronte opposto, che avrebbe migliorato la governabilità complessiva del Paese. Quello che c’è adesso è quasi tutto da gettare, dalle Istituzioni in giù. Intanto tutti lavorano al dopo-Berlusconi. La schioppettata di Gianfranco Fini sul voto agli emigrati aveva due obiettivi: il primo, immediato, di confermare irrevocabilmente che il Cavaliere non controlla più neppure gli uscieri di Palazzo Chigi. L’accusa sul quale insiste il leader di An colpisce diabolicamente il premier nel suo suolo di leader di facciata, ultimo equivoco e ultimo orgoglio dietro il quale l’uomo di Arcore vorrebbe ancora trincerarsi. Per fare un politico non basta saper ingannare le masse, bisogna talvolta essere spietati, come Fini adesso è stato, guadagnandosi il plauso dell’intero arco politico. Adesso, se il Cavaliere capisce e fa il bravo, potremmo passare a un gabinetto Berlusconi bis a gennaio, febbraio, per affrontare le elezioni in migliori condizioni. Una cosa del tutto diversa dal gabinetto attuale: con Berlusconi sorridente e imbalsamato e con Gianfranco Fini vicepresidente del consiglio e ministro degli esteri. La Lega dentro o fuori, poco importa . Ma la schioppettata di Fini sul voto agli emigrati va anche oltre, ipotizzando la sepoltura definitiva del Cavaliere e lo scenario di un governo neo-centrista che potrebbe mantenere unita Forza Italia e ottenere l’appoggio di parte dell’opposizione. In questa prospettiva, Fini conta di bruciare sul tempo il rivale Pierfurby Casini emergendo come il vero leader centrista a disposizione del Quirinale, con l’appoggio del Vaticano e delle lobby ebraiche, sapientemente curate in Italia e negli Usa. E potrebbe permettersi di perdere, con una nuova scissione a destra, anche un pezzo di Alleanza Nazionale portato via dalla Destra sociale . In questo scenario si spiega la seconda misteriosa schioppettata della giornata di ieri, quella partita dalla lupara di Enrico La Loggia: una risposta alla mossa di Gianfranco Fini sugli emigrati, per indebolire AN nel nord d’Italia e bloccare subito ogni possibilità utilizzo del voti della SVP per una maggioranza di governo neo-centrista. Il Cavaliere non è così astuto: l’idea può essere venuta solo a Marcello Dell’Utri, silenzioso protagonista anche lui di questa guerra fratricida



9 Ott 2003 "


Saluti liberali

Dario
10-10-03, 14:02
In origine postato da Pieffebi
da www.giornale.it

" ....E’ possibile che dopo i guasti combinati dal Cavaliere dal 1994 a oggi, il sistema Italia alla deriva non avrà una classe politica di centro-destra per un paio di generazioni. Né una di sinistra. Se Berlusconi non fosse entrato in politica, la sinistra avrebbe governato con Occhetto il tempo necessario per far emergere un’alternativa seria sul fronte opposto, che avrebbe migliorato la governabilità complessiva del Paese. Quello che c’è adesso è quasi tutto da gettare, dalle Istituzioni in giù....Parole sacrosante.

Ed è per questo che ogni persona sinceramente liberale e democratica non può che essere antiberlusconiana.

Pieffebi
10-10-03, 19:23
dal quotidiano La Stampa........

" La Stampa del 10/10/2003


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Le conversazioni del Presidente del Consiglio al rientro dalla missione europea di Yalta

Silvio ai due delfini: resto io a guidare la Casa moderata
"Gianfranco e Pier puntano a un rassemblement centrista, e si potranno candidare: ma in un futuro che è ancora lontano"
Fabio Martini
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In privato li chiama sempre per nome, "Gianfranco" e "Pier" e con loro è sempre riuscito a stemperare le tante tensioni accese nel corso degli anni. E anche in queste ore così calde, Silvio Berlusconi è convinto di potercela fare, di riuscire a ricucire gli strappi violentissimi che squarciano il fianco destro dell'alleanza. Il premier lo ha spiegato agli amici più fidati: " Fini e Casini li ho capiti, puntano ad un rassemblement moderato assieme a noi, nella speranza un giorno di spartirsi l'eredità. Gianfranco punta al governo e Pier al Quirinale. Un giorno potranno candidarsi, ma quel giorno è lontano: il processo verso la "Casa dei moderati" lo guiderò io e il prossimo candidato a palazzo Chigi sarà Silvio Berlusconi! ".
Chi ha parlato con il Presidente del Consiglio in queste ore lo ha trovato battagliero, ma preoccupato per la violentissima diatriba tra Lega e An, con l'Udc schierata a fianco della destra. "E comunque - ha confidato Berlusconi - non si illudano: una eventuale crisi di governo porterebbe dritti dritti alle elezioni ". Anche se poi Berlusconi, quando è riuscito finalmente a parlare con Fini; ha cercato di dissuaderlo con le buone: "Gianfranco, lo sai: il voto agli immigrati non rientra nel programma di governo". E Fini: "Ma questa maggioranza ha già approvato provvedimenti che non rientravano negli accordi di governo. E in ogni caso è chiaro: sul voto agli immigrati dovremo trovare prima un accordo in maggioranza".
Una telefonata che non è finita bene, ma al di là della chiacchierata, i due in questo momento hanno imboccato strade divaricate. Per capirlo, basta ascoltare i discorsi che Berlusconi e Fini, separatamente, fanno in queste ore. Il presidente del Consiglio confida di aver capito la mossa di Fini:
" Sulla strada che lo porta verso il Ppe, Gianfranco deve liberarsi del peso di una certa eredità. Certo, dal punto di vista elettorale rischia di essere un'operazione costosa, la Lega potrebbe guadagnare consensi. Ma quella di Fini è un'operazione importante, anche se forse non si potrà fare con tutta An ".
E dunque, ecco comparire per la prima volta, il tema di una scissione di An. Berlusconi, ovviamente, si limita a parlarne nelle chiacchierate ultraprivate, si guarda bene dal farne argomento di discussioni pubbliche, ma nell'entourage del premier hanno fatto già i conti: una scissione - o meglio una mancata adesione alla "Casa dei moderati" - potrebbe interessare circa il 20% dell'elettorato di An e dunque pesare elettoralmente tra il 2 e il 3%, "un partito di destra - ha fatto capire Berlusconi - col quale potremmo allearci, così come l'Ulivo si allea con Rifondazione ".
Ma Gianfranco Fini non la pensa allo stesso modo, stavolta non ritiene di dover pagar pegno come nel 1994, quando al congresso di Fiuggi il segretario dell'Msi-An non mosse un ciglio per far restare nel partito Pino Rauti e in quel modo la svolta sembrò più genuina .
Dice Teodoro Buontempo , uno dei leader virtuali di un'ipotetica scissione: "Inutile negarlo, questa ipotesi serpeggia. Personalmente non ci credo. Perché l'aspetto insopportabile di questa vicenda è che Fini abbia voluto accreditare l'immagine di un leader liberale e moderno e di un partito arretrato. Non è così: la destra non è mai stata xenofoba". Tema subacqueo, ma ricorrente nella Casa delle libertà, quello della scissione a destra, ma che finora non ha mai preso corpo, anche se proprio Buontempo rivela: "In queste ore sento qualcuno che dice: andiamo da Berlusconi e mettiamoci d'accordo con lui per una scissione concordata. Ma una destra oltranzista e al tempo stesso di comodo non avrebbe alcun impatto elettorale".
Ma c'è un altro scenario che divide Berlusconi e Fini: la lista per le Europee. Per il premier resta un obiettivo prioritario anche perché "se la farà l'Ulivo, per noi sarà difficile non farla". E subito dopo la lista, il premier" considera ineluttabile arrivare ad una nuova formazione che lui, nelle chiacchierate con i suoi, chiama sempre la "Casa dei moderati", evitando con cura la parola partito. Fini invece è persuaso che se non ci sarà un radicale rinnovamento nella compagine di governo, la lista unica alle Europee non si possa fare, anche per non lasciare troppo spazio alla Lega. E su Bossi, anche in queste ore, Berlusconi avvolge la sua protezione: "Umberto mi piace perché non è uomo del Palazzo e io dei palazzi non mi fido...".
Mentre Berlusconi resta diffidente nei confronti di Pier Ferdinando Casini. Certo, il premier ha apprezzato che, la settimana scorsa, il presidente della Camera abbia invitato a casa sua gli altri leader del centro-destra, ma a palazzo Chigi continuano a tenere sotto osservazione il bel Pier "soprattutto per quel che vuol fare alla Rai". E così, anche l'Udc alla fine ha scelto Fini. Certo, Follini è rimasto sorpreso dal fatto di non essere stato informato dal vicepremier della mossa che aveva in serbo di fare sul voto agli immigrati. Ma in quella occasione Fini si è mosso esattamente come fece Achille Occhetto in occasione della svolta: non ha informato nessuno, perché qualsiasi spiffero avrebbe aperto una trattativa preventiva che il vicepremier ha voluto evitare . "

Signore e signori, le danze sono iniziate............

Saluti liberali

Padanik (POL)
11-10-03, 12:50
Il partito di Fini ha compiuto la metamorfosi da partito destra a partito di centro, come di centro è FI e di centro è l'UDC. Di compiutamente "destro" in italia è rimasto solo Forza Nuova, Fiamma Tricolore e Fronte Nazionale, che, nel complesso, visti gli ultimi sviluppi di An, passeranno dall'1-2% al 4-5% e si radicheranno ed amplieranno massicciamente in termine di militanza.
La Lega, dal canto suo, se riuscirà a cogliere la palla al balzo, potrebbe tornare, se non addirittura alle percentuali del '96-'97 almeno al 6-7% tranquillo.
Poi c'è l'incognita FI. Piu' vicina alla Lega che ad An al nord, potrebbe intercettare i voti dei delusi ai An al sud. E in un'ipotesi di una sua unione con An e Udc nel partito unico del Polo (del quale la Lega, ovviamente, non farà mai parte), potrebbe perdere una parte dell'elettorato, forse marginale, ma comunque in grado di fare la differenza nelle competizioni elettorali locali.
E sicuramente, senza l'apporto della Lega, questo partito unico del Polo, non riuscirà minimamente a reggere il confronto con un centrosinistra agguerritissimo, allargato a Di Pietro e Rifondazione, che corteggia senza pudore le frange sinistre piu' estreme e becere e potrà contare inoltre, tra poco, sul 90% dei voti degli extracomunitari.....

Padanik (POL)
11-10-03, 13:00
" ....E’ possibile che dopo i guasti combinati dal Cavaliere dal 1994 a oggi, il sistema Italia alla deriva non avrà una classe politica di centro-destra per un paio di generazioni. Né una di sinistra. Se Berlusconi non fosse entrato in politica, la sinistra avrebbe governato con Occhetto il tempo necessario per far emergere un’alternativa seria sul fronte opposto, che avrebbe migliorato la governabilità complessiva del Paese. Quello che c’è adesso è quasi tutto da gettare, dalle Istituzioni in giù...."

Questo è verissimo. A proposito proprio di questo vi rimando al links "cosa sarebbe successo se nel '94 Berlusconi non fosse sceso in campo?":
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=68383

Pieffebi
11-10-03, 20:11
da www.giornale.it

" Sull’immigrazione prova di forza nella Casa delle Libertà

E’ un riallineamento di poteri all’interno del centrodestra la ragione del movimentismo di Gianfranco Fini. Che con la sua proposta di voto agli immigrati ha scompaginato l’alleanza. Due fronti ora si contrappongono nella Cdl: An-Udc e Fi-Lega.
E se Berlusconi ricorda che la questione non era nel programma di governo, Fini ha facile gioco nel replicare che nel programma c'erano cose scritte ma anche cose non scritte e che comunque sono state fatte. E' da questo ragionamento che parte Gianfranco Fini per ribaltare uno schema: che a decidere le priorità nella Cdl debbano essere altri e non ad esempio An, come è accaduto invece con la proposta-choc del vicepremier sul voto agli immigrati.
La strategia di Fini, che vede favorevole l’Udc, è questa: il '3 piu' 1': Fi-An-Udc insieme, la Lega a margine.
Intanto su una proposta come quella sul voto agli immigrati, poi su altro ancora. Se Bossi vorrà chiamarsi fuori, liberissimo di farlo. Perchè se Fini dice che è 'fuor di luogo' ipotizzare crisi di governo su una questione di buon senso come quella del voto agli immigrati, in realta' questa e' la prima di una serie di mosse per disegnare una nuova maggioranza, che alla Lega potrebbe dispiacere al punto da doverne uscire. La Lega reagisce stizzita. 'Cosi' si sfasciano le maggioranze -ribatte Francesco Speroni- A che pensa il vicepremier, ad un governo Rutelli-Fini al posto dell'attuale? E' troppo comodo far votare dall'opposizione le proposte su cui la propria maggioranza dissente'. 'Con questa azione Fini si assume la responsabilita' di mettersi fuori dal programma della Cdl per trasferirsi armi e bagagli nell'altro schieramento', rincara Roberto Castelli, mentre Umberto Bossi tace.
Ma l’attuale fase va anche oltre. Oltre gli attuali assetti. Sono le prove di intesa tra An e Udc, due partiti della vecchia guardia, della tradizione, contro i nuovi arrivati di forza Italia e lega Nord.
Allora ecco l’altra parte, quella più nascosta del ragionamento di Fini. Fi e lega rischiano di venir superate dai tempi. ma An e Lega hanno la forza per durare, conquistate l’elettorato del centrodestra, imporsi come l’asse dei moderati degli anni a venire.
Resta da vedere se i fatti gli daranno ragione. Molto dipende anche da come il tradizionale elettorato di An prenderà questa nuova sterzata del vicepresidente del Consiglio.


10 Ott 2003 "


Saluti liberali

MrBojangles
12-10-03, 00:18
...rispondere è cortesia.

mustang
12-10-03, 22:08
In origine postato da Padanik
" ....E’ possibile che dopo i guasti combinati dal Cavaliere dal 1994 a oggi, il sistema Italia alla deriva non avrà una classe politica di centro-destra per un paio di generazioni. Né una di sinistra. Se Berlusconi non fosse entrato in politica, la sinistra avrebbe governato con Occhetto il tempo necessario per far emergere un’alternativa seria sul fronte opposto, che avrebbe migliorato la governabilità complessiva del Paese. Quello che c’è adesso è quasi tutto da gettare, dalle Istituzioni in giù...."

Questo è verissimo. A proposito proprio di questo vi rimando al links "cosa sarebbe successo se nel '94 Berlusconi non fosse sceso in campo?":
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=68383
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I guasti del '94 ai quali alludi sarebbero le cavolate ( uso un termine dolce e tranquillo dato che siamo ancora alleati) di Bossi, capo della lega alleata a Berlusconi, di Maroni ministro, della Pivetti Presidente della Camera, dei tanti leghisti voltagabbana e falliti come l'ex e unico sindaco di Milano?

Amico leghista: mi dici come farebbero a tirare avanti le migliaia di piccole e grandi industrie padane senza il "lavoro degli immigrati), regolari e non?

Prima rispondi e dopo, solo dopo, "urla".

Amico leghista: mi dici chi sono i personaggi provenienti dalla Lega che fanno parte di una classe dirigente decente?

Amico leghista: credi di far politica dicendo se Fini avesse...se Berlusconi fosse....se Occhetto non avesse.
La faresti (originale e curiosa, ma interessante) solo aggiungendo con coerenza ...se Bossi fosse nato a Palermo...!

saluti

MrBojangles
12-10-03, 22:59
http://digilander.libero.it/buiobuione18/cartello_1.gif

LosVonRom (POL)
13-10-03, 11:14
In origine postato da mustang
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I guasti del '94 ai quali alludi sarebbero le cavolate ( uso un termine dolce e tranquillo dato che siamo ancora alleati) di Bossi, capo della lega alleata a Berlusconi, di Maroni ministro, della Pivetti Presidente della Camera, dei tanti leghisti voltagabbana e falliti come l'ex e unico sindaco di Milano?

Amico leghista: mi dici come farebbero a tirare avanti le migliaia di piccole e grandi industrie padane senza il "lavoro degli immigrati), regolari e non?

Prima rispondi e dopo, solo dopo, "urla".

Amico leghista: mi dici chi sono i personaggi provenienti dalla Lega che fanno parte di una classe dirigente decente?

Amico leghista: credi di far politica dicendo se Fini avesse...se Berlusconi fosse....se Occhetto non avesse.
La faresti (originale e curiosa, ma interessante) solo aggiungendo con coerenza ...se Bossi fosse nato a Palermo...!

saluti
Tu prima di rispondere pensa.

Le due cose (schieramento politici e immigrazione) sono legate da un sottile filo rosso.

L'immigrazione non è una risorsa caro Mustang.E'una scorciatoia che ha nell'ideologia e negli interessi immediati di una classe imprenditoriale miope e irresponsabile politicamente i sui sostenitori più forti.

L'ingresso di Berlusconi in politica è una scorciatoia in mancanza di una classe politica di destra e di sinistra seria.

Lo si vede in maniera talmente chiara che bisogna avere le fette di salame sugli occhi per non vederlo.

Dario
13-10-03, 16:11
In origine postato da LosVonRom
....L'ingresso di Berlusconi in politica è una scorciatoia in mancanza di una classe politica di destra e di sinistra seria.E' il contrario. Una classe politica seria di destra e di sinistra avrebbe avuto la possibilità di nascere, di crescere e di consolidarsi senza l'ingresso di Berlusconi in politica.

LosVonRom (POL)
13-10-03, 16:43
Si, nel frattempo potremmo essere tutti morti :D

Manuel
16-10-03, 13:25
Il partito unico mi sembra limitato alle elezioni europee dove poi i parlamentari confluiscono nei due grandi schieramenti dei popolari e socialisti eurepei, se non ci sono crisi politiche e possibili elezioni anticipate si può pensare anche a queste nuove coalizioni.

Pieffebi
16-10-03, 20:19
dal quotidiano torinese La Stampa

" La Stampa del 16/10/2003


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Il Presidente del Consiglio dal summit di Bruxelles

«Voto agli immigrati, non c'è vincolo di maggioranza»
Berlusconi: «L'importante è rimanere uniti sul programma di governo»
Ugo Magri
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BRUXELLES - Silvio Berlusconi prova a mediare. Non è un dramma, sostiene, se la maggioranza si spacca sul voto agli immigrati: «L'importante è che sia unita sul programma di governo, e ha dimostrato di esserlo quando si è discusso di Finanziaria, di pensioni e di riforme istituzionali». Quindi Gianfranco Fini presenti pure la sua proposta di legge che manda su tutte le furie la Lega, nessuno gli legherà le mani; e Umberto Bossi non si agiti troppo, perché la sua devolution è in cassaforte, sta scritta nel patto di coalizione, se dovesse venir meno allora sì che salterebbe tutto.
Il cavillo del Cavaliere ha una sua finezza. Si basa sulla distinzione tra accordi già presi e intese da perfezionare. I primi debbono essere rispettati, mentre le seconde non sono vincolanti. Ha fatto pure un esempio: l'indulto. «Su questo argomento nella maggioranza si è votato in maniera diversa», ha osservato il premier, «e credo che ciò rientri nell'ordine delle cose». O meglio, nel disordine che regna nella Casa delle libertà. Il voto agli immigrati è un'altra di quelle materie dove, non essendoci nero su bianco, vale la legge del «liberi tutti».
Berlusconi ha svolto queste considerazioni a Bruxelles, dov'è giunto dopo una mattinata burrascosa per partecipare a un summit con Romano Prodi, presidente della Commissione europea, e con Pat Cox, presidentre del Parlamento di Strasburgo.
Fin dall'alba gli era giunta voce che Bossi aveva trascorso una notte agitata, e meditava gesti clamorosi. Non si è stupito, dunque, quando intorno alle 10.00 il portavoce Paolo Bonaiuti l'ha informato che Roberto Calderoli, presidente dei senatori leghisti, aveva appena ventilato le dimissioni del Senatùr in segno di protesta contro l'iniziativa di An. Il premier si trovava in quel momento con Carlo Azeglio Ciampi alla caserma Gandin per salutare il rientro del contingente Nibbio dall'Afghanistan: giusto il tempo di scorgere Calderoli in tribuna delle autorità e di caricarselo in macchina. Da lì insieme hanno chiamato via telefono Bossi, ed è stato il primo di svariati colloqui in cui Berlusconi ha detto in sostanza al leader della Lega: "Non fare sciocchezze. Se davvero temi che An e Udc vogliano cacciarti dalla maggioranza, allora non ha senso dimetterti. Faresti il loro gioco...".
Nello stesso tempo, Berlusconi ha lanciato segnali distensivi in direzione di Fini. "Non complicarmi le cose con Bossi", è la sostanza del messaggio recapitato tramite gli ufficiali di collegamento. Il suggerimento è stato accolto, An ha tenuto un contegno prudente. Quanto all'Umberto, intorno all'ora di pranzo ha esternato per gettare acqua sul fuoco, niente più dimissioni fino a nuovo ordine ("Il Bossi del pomeriggio è una buona risposta al Bossi della mattina", ci ha riso sopra il segretario dell'Udc Marco Follini). Ecco perché a sera il premier pareva soddisfatto e poteva parlare di "chiarimento" davanti alle telecamere.
Berlusconi medesimo, in realtà, riconosce che l'accordo è ancora di là da venire. "Auspico che lo si possa trovare", è la sua onesta ammissione, "magari mediando su questo o quel punto della proposta di An". In fondo non c'è stata ancora occasione di discuterne a livello di leader, sostiene il premier, chissà che le posizioni non possano avvicinarsi. "E comunque vedremo, è una questione che prenderà del tempo", fa osservare il Cavaliere. Spera che Fini si accontenti del successo d'immagine, non pretenda di trasformare la sua proposta in legge della Repubblica.
E se invece An dovesse insistere? Berlusconi ieri ha messo le mani avanti: il governo comunque resisterà alla burrasca sugli immigrati perché è materia su cui non sono stati stipulati accordi. Ben diverso il caso della riforma federalista "che tra l'altro è la bandiera di uno dei partiti che compongono la maggioranza". Qui è chiaro, secondo il premier, che esiste un vincolo. Ciò esclude che un partito possa dissociarsi "e votare con l'opposizione contro gli altri partiti della coalizione. In quel caso cadrebbero maggioranza e governo". "


Saluti liberali

Pieffebi
17-10-03, 14:38
dal quotidiano torinese

"
La Stampa del 17/10/2003


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Bossi: «Ho dato tempo a Silvio ora tocca a Fini»
«E' un gesto di buona volontà. Quel provvedimento non passerà mai»
Giovanni Cerruti
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Ministro Bossi, e adesso?
"Ora tocca agli altri. E più che a Berlusconi tocca a Fini".
Le dimissioni da ministro delle Riforme, ipotizzate mercoledì mattina da Roberto Calderoli e cancellate da una sua dichiarazione nel pomeriggio, ad alcuni commentatori sono sembrate una resa.
"Non direi proprio. Non ci vuole molto a capire che il mio è stato un passo di buona volontà".
Berlusconi ha detto che la riforma federalista andrà avanti, "sostenuta dal vincolo di maggioranza".
"Ha fatto chiarezza, quel che mi attendevo, e io ho dato a Berlusconi il tempo di rimettere assieme la maggioranza. Ammesso che sia possibile... ".
Il "vincolo di maggioranza"
non esiste per le proposte di legge dei partiti, ad esempio quella di An sul voto agli immigrati. L'altra sera, a caldo, lei aveva parlato di "un colpo al cerchio e uno alla botte". E' così, è un pareggio?
"Io ho fatto il mio passo, ora tocca agli altri. Aspetto quello di Fini". E se non ci fosse?
"Io sono un combattente, questo mondo non è fatto per deboli di stomaco. Bisogna stare attenti all' ira dei troppo buoni".
Conferma l'intenzione della Lega di presentare emendamenti all'infinito?
"Siamo in un'altra fase e non voglio far polemica con nessuno. Sono un uomo di buona volontà e di parola, io. Ho dato la mia disponibilità, io. Più che la guerra mi aspetto altrettanta buona volontà".
Per il voto agli immigrati cosa prevede?
"Che non passerà mai, che la Lega è compatta nel no. Se vuoi cambiare il destino del popolo devi rivolgerti al popolo, e non c'è segretario
di partito che lo possa scavalcare". Ha dato l'ordine di mobilitazione a tutta la Lega.
"Assemblee Provinciali a ime mese e Assemblea Federale il 9 novembre. I temi sono molto concreti: il voto agli immigrati e il' Vincolo di maggioranza", il bilancio della legge Bossi-Fini, la moratoria sui lavoratori dei paesi che stanno per entrare nell'Unione Europea.... Faremo il punto della situazione e prenderemo le nostre decisioni".
Si è organizzato l'agenda, i tempi della politica leghista. "Non voglio far polemiche, finiamola qui".
A Roma An presenta la sua proposta di legge sul voto agli immigrati, a Milano Umberto Bossi decide di sfumare i toni. Accetta la tregua, ma la decisione di fissare al 9 novembre l'Assemblea Federale sembra la data della prossima puntata. 0 passa la buriana o si riapriranno le danze. Quando dice "aspetto Fini" è come se affidasse al vicepremier la responsabilità di quel che potrebbe accadere. Ai suoi l'aveva spiegato nella notte:
"Su una questione così importante come il voto agli immigrati che modifica la Costituzione il voto deve essere assolutamente politico, non è possibile che qualcuno vada per i fatti suoi. Altrimenti che maggioranza di governo siamo, e Berlusconi che leader è?".
A fine mattina è il capogruppo Alessandro Cè a fumare un comunicato che riassume le parole di Bossi. "Il popolo che si era espresso per la regolamentazione rigorosa dell'immigrazione e contro la società multirazziale verrebbe per l'ennesima volta tradito dal trasformismo di An e dell'Udc. Tocca pertanto a Fini e Casini compiere un atto di responsabilità e un passo indietro. Per quanto ci riguarda non saremo noi a rompere l'alleanza, ma prendiamo atto che siamo entrati in una nuova fase". Quella che Bossi ha chiamato la "fase della buona volontà e dell'attesa". 0 della faticosa pazienza. 0 della fragile tregua. Una fase che ha già la sua data di scadenza. Domenica 9 novembre, Assemblea Federale della Lega. "

Cordiali saluti

Pieffebi
19-10-03, 20:02
da www.giornale.it

" Fini prossimo premier?

Sarà Gianfranco Fini, il prossimo primo ministro italiano?. Se lo chiede il Financial Times che dedica oggi un articolo al vicepremier italiano. Secondo il quotidiano finanziario britannico, la proposta di Fini di dare agli immigrati regolari il diritto di voto fa parte di un'ampia strategia per il dopo Berlusconi del leader di Alleanza Nazionale.
"L'iniziativa di Fini - si legge - è parte di una più ampia strategia. Egli sta mandando agli elettori, ai duri del suo partito e ai partiti europei di centro-destra il messaggio che Alleanza Nazionale abbandona gli aspetti imbarazzanti della sua storia". Secondo il quotidiano il suo obiettivo "è trasformare Alleanza Nazionale in un rispettabile partito di massa di centro-destra".ù
Ma se da Londra arrivano elogi a Fini, da Bruxelles gli arriva un dispiacere. Il presidente del Ppe Wilfried Martnes, e Edmund Stoiber, leader dei democristiani tedeschi sembrano per il momento voler sbarrare ad An la strada verso i popolari europei. I tempi non sono ancora pronti, dicono i due. Nonostante l’apertura agli immigrati. Apertura che, anzi, il tedesco boccia. “Personalmente - dice Stoiber - dovessi esprimere l'opinione da tedesco, direi di no. Mi pronuncerei contro. Chi vuole avere diritto di voto deve diventare tedesco. L'identità culturale, il legame alla patria e la disponibilità ad assumere responsabilità per il futuro del Paese sono troppo differenti"

17 Ott 2003 "


Saluti liberali

MrBojangles
19-10-03, 20:25
In origine postato da Pieffebi
da www.giornale.it

" Fini prossimo premier?

Sarà Gianfranco Fini, il prossimo primo ministro italiano?. Se lo chiede il Financial Times che dedica oggi un articolo al vicepremier italiano. Secondo il quotidiano finanziario britannico, la proposta di Fini di dare agli immigrati regolari il diritto di voto fa parte di un'ampia strategia per il dopo Berlusconi del leader di Alleanza Nazionale.
"L'iniziativa di Fini - si legge - è parte di una più ampia strategia. Egli sta mandando agli elettori, ai duri del suo partito e ai partiti europei di centro-destra il messaggio che Alleanza Nazionale abbandona gli aspetti imbarazzanti della sua storia". Secondo il quotidiano il suo obiettivo "è trasformare Alleanza Nazionale in un rispettabile partito di massa di centro-destra".ù
Ma se da Londra arrivano elogi a Fini, da Bruxelles gli arriva un dispiacere. Il presidente del Ppe Wilfried Martnes, e Edmund Stoiber, leader dei democristiani tedeschi sembrano per il momento voler sbarrare ad An la strada verso i popolari europei. I tempi non sono ancora pronti, dicono i due. Nonostante l’apertura agli immigrati. Apertura che, anzi, il tedesco boccia. “Personalmente - dice Stoiber - dovessi esprimere l'opinione da tedesco, direi di no. Mi pronuncerei contro. Chi vuole avere diritto di voto deve diventare tedesco. L'identità culturale, il legame alla patria e la disponibilità ad assumere responsabilità per il futuro del Paese sono troppo differenti"

17 Ott 2003 "


Saluti liberali

:D
Sei arrivato "due".

Da notare il "grande" interesse suscitato nei "fratelli".

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=70616

Pieffebi
21-10-03, 19:35
dal quotidiano liberaldemocratico Il Giornale....

" il Giornale del 21/10/2003


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«Il centrodestra? Come i Moschettieri. Spade diverse ma un solo obiettivo»
Berlusconi a «Liberal»: «La Cdl non resti vittima del fattore Ulivo, una rissosa logica di parte che è una malattia»
Gloria Piccioni
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Quali sono i principali tratti dell'identità di Forza Italia e della Casa delle libertà?
"La nostra prima consapevolezza è quella di aver aperto il cammino di una nuova storia politica italiana. Agli inizi degli anni Novanta il nostro Paese si trova sospeso nel vortice di una pericolosa crisi istituzionale e ideale. La caduta del Muro di Berlino, con la fine della guerra fredda e dell'era delle contrapposizioni ideologiche; il sempre più evidente anacronismo del nostro sistema politico amministrativo, lasciato per troppo tempo senza riforme e senza ricambio; l'acutizzarsi nel contesto europeo della crisi degli Stati-nazione e del loro assetto centralistico: l'insieme di questi mutamenti creò nella società italiana l'emergenza di due rotture storiche. La prima fu quella,
chiesta attraverso i referendum, di un rapporto diretto tra il voto dei cittadini e l'elezione dei propri rappresentanti, dagli Enti locali, al Parlamento, all'Esecutivo. La seconda fu quella evocata dall'esplosione di una vera e propria "questione settentrionale". Le società del Nord pretendevano una più stretta relazione, di tipo federale, tra produzione delle risorse e gestione del potere di spesa e, come se non bastasse se ne produsse anche una terza...".
Quale?
"Quella messa in campo dalle iniziative della procura di Milano che, strumentalizzando le prime due spinte popolari, finì per incanalare il sacrosanto desiderio di punire la corruzione politica in un vero e proprio processo a cinquant'anni di democrazia, usando in modo unilateralmente mirato l'avviso di garanzia come strumento di eliminazione degli avversari politici. Ben presto l'alleanza tra parte della magistratura e dei media con la sinistra politica avrebbe prodotto una seria alterazione dell'equilibrio tra i poteri e dello Stato di diritto, aprendo la strada a un vera e propria crisi istituzionale. L'Italia di quegli anni aveva dunque di fronte a sé tre vie per governare la transizione: quella referendaria, quella federalista, quella giustizialista. Ma non si trattava di vie politicamente mature: sembrava piuttosto prevalere, lo ricordiamo tutti, un caos di progetti e di sperimentazioni . Ebbene Forza Italia nasce per dare forza storica alle prime due vie componendo, oltre il caos, un nuovo, credibile equilibrio politico del Paese. La mia discesa in campo non contribuì dunque soltanto a fondare un partito ma a recuperare i filoni pesanti della democrazia italiana distrutti da Tangentopoli ".
Insomma, insierire continuità e innovazione...
"Proprio così. Abbiamo evitato che il governo cadesse in maniera irreversibile nelle mani dei postcomunisti come pure un certo sistema di potere desiderava, abbiamo contribuito a superare lo storico ostracismo politico-culturale verso la destra, e abbiamo infine modificato l'antiquata idea di un centro politico immobile e conservatore. Non si tratta di una vera e propria svolta nella storia d'Italia? La nascita di Forza Italia ha segnato l'effettivo inizio della democrazia dell'alternanza".
Molti pensano che il suo governo abbia finora dimenticata proprio la bandiera dell'innovazione...
"Voglio proporre un ragionamento: la maggioranza e il governo, si sa, hanno dovuto affrontare una delle peggiori congiunture economiche del dopoguerra e una rischiosissima fase politica internazionale. Ebbene, per la prima, volta, gli italiani non hanno dovuto metter mano alle tasche per pagare la stretta economica. Al contrario: persino l'ex ministro delle Finanze tedesco Theo Weigel, quello che non ci voleva nell'euro, ha dovuto riconoscere che "non si aspettava che l'Italia avrebbe fatto meglio della Germania e della Francia"".
Non è un po' azzardato sostenere che gli italiani non stiano pagando la crisi?
"Ma io sto parlando della crisi economica mondiale esplosa nei dintorni dell'11 settembre. È su quella che noi siamo stati costretti a operare. Gli italiani stanno invece pagando l'avvento dell'euro, il cui impatto è certamente stato reso più acuto dalla cattiva congiuntura economica, ma che ha creato problemi per proprie autonome ragioni, perfino psicologiche. La moneta da un euro vale psicologicamente meno per chi compra e anche per chi vende in quanto moneta e non biglietto. Da questo punto di vista aveva e ha ragione chi propone di fare il biglietto da un euro di carta. Qualcuno sostiene che l'euro ha inciso sull'aumento dei prezzi solo in Italia. Mi permetto di dubitare. A ogni modo chiedo: quali previsioni in proposito avevano fatto i governi di centrosinistra e quali interventi avevano progettato? Nessuna. Ecco l'esempio di una filosofia di governo "passiva", che non si è preoccupata di prevedere per tempo gli eventi e di "proteggere" il Paese". Tremonti ha di recente lanciato l'allarme per la concorrenza cinese. La Casa delle libertà diventa protezionista?
Tremonti ha gia' chiarito di non aver mai pensato a dazi protezionisti. Ha solo richiamato l'attenzione, ed è stato tra i primi a farlo con forza, su un problema obiettivo che nessuno può permettersi, di ignorare".
Ma per ciò che attiene al palinsesto delle riforme già attuate secondo qualcuno il piatto piange...
"Le cito tre grandi operazioni già messe in campo: la prima, ne ho già accennato, è la riforma del mercato del lavoro, la riforma Biagi, che modifica nel profondo il nostro sistema e darà più chance di lavoro a tutti. La seconda è il concerto avvio delle grandi opere infrastrutturali. La terza è la riforma della scuola. Voglio anche ricordare le cose più direttamente riferibili alla vita quotidiana delle persone. Ci si è accorti che la criminalità diminuisce e che le forze dell'ordine sono meglio organizzate e più vicine ai cittadini? Ci si è accorti che con la proposta della patente a punti gli incidenti sulle strade sono diminuiti? Ci si è accorti che, sia pure con molta fatica, stiamo provando a portare ordine in quella "macchina del calcio" che, abbandonata negli scorsi anni a se stessa, stava per fondere il motore? Insomma, ci prendiamo la briga di intervenire su tutto, non stiamo certo a scaldare le poltrone. E quest'autunno parte la "fase due" della modernizzazione italiana con gli interventi sulla previdenza e con il pacchetto di riforme istituzionali che abbiamo predisposto. La novità dell'elezione diretta del premier e del governo deve portare conseguenze concrete".
Tra le cose che non vanno ci sono anche le divisioni all'interno della maggioranza...
"Ho già detto quel che penso in proposito: 'L'unità è un valore-chiave". Non tutti, sempre, mostrano di rendersene conto. La Casa delle libertà non può rischiare e non rischierà di restare vittima di questa malattia. Anche quando capita di dividersi, bisogna saperlo fare con rispetto reciproco che renda evidente che si tratta di una circostanza minore. La Casa delle libertà deve essere come i moschettieri di Alessandro Dumas: abbiamo spade diverse ma combattiamo uno per tutti e tutti per uno. Al di là di questo orizzonte c'è solo il fattore Ulivo: il prevalere di una rissosa logica di parte in ciascun membro della coalizione, logica che è stata ripetutamente bocciata dal popolo italiano. La Casa delle libertà non può rischiare e non rischierà di restare vittima di questa malattia. Anzi, essa deve diventare l'occasione per avvicinare ancora di più le diverse esperienze politiche per costruire un futuro di stabilità per tutta l'area dei moderati.
È un percorso che potrebbe preludere alla formazione di un grande partito del centrodestra?
"Da pragmatico non intendo avventurarmi nella lettura del futuro. Naturalmente non si può ignorare che due dei partiti della coalizione, Forza Italia e Udc, fanno già parte in Europa dello stesso partito popolare tanto che tra loro e già stata avanzata un'ipotesi di federazione e, inoltre, che lo stesso Ppe sta aprendo le sue porte a tutte le forze culturali e politiche alternative alla socialdemocrazia...".
Ma qual'è la vera differenza fondamentale tra la vostra cultura e quella della sinistra? "Le categorie di destra e di sinistra sono un po' datate, figlie delle divisioni del secolo scorso. Ma se dovessi indicare la differenza di fondo tra la cultura liberal-popolare e quella della sinistra pronuncerei una sola parola: libertà. Per noi la libertà è senza condizioni: è una verità in se stessa, non legittimata da alcuna tesi confessionale o ideologica che limiti l'interezza del suo spazio spirituale, civile, politico, economico, culturale".
Cosa vuole dire con questo, che la sinistra non crede nella libertà?
"Certamente esiste una parte della sinistra che, soprattutto in Italia, ha mantenuto una mentalità illiberale".
La sua amicizia con l'America non è un fatto contingente, legato alla politica di Bush.
"Tra George W. Bush e me c'è una sintonia personale e politica particolare. Ma il mio governo si muove lungo la più tradizionale strada della politica estera della nostra democrazia che è l'alleanza atlantica. Un eventuale isolazionismo americano rispetto all'Europa sarebbe un incomprensibile errore storico. E un eventuale isolazionismo europeo rispetto a Washington segnerebbe l'inizio di un'autentica debacle politica, economica e culturale del nostro continente".
Ma qual'è esattamente la sua "visione storica" dell'Europa? "L'Unione europea deve diventare un soggetto politico unitario, protagonista di primo piano della scena mondiale. Raggiunto l'obiettivo della moneta unica e l'autonomia europea della riunificazione politica tra Ovest e Est, si può far più vicino il sogno di un continente unito dall'Atlantico agli Urali che sappia ricomprendere nei suoi confini la Russia e che si presenti come un'affidabile sponda di dialogo verso quei Paesi del mondo islamico che vogliono incamminarsi lungo la via della democrazia".
Cosa significa che bisogna andare "oltre Yalta"?
"Significa costruire le regole di un nuovo equilibrio mondiale democratico capace di governare un pianeta che dopo il 1989 è mutato nei suoi assetti di fondo. Un tempo il confronto era tra democrazia e totalitarismo, oggi esso si snoda lungo la difesa o la negazione dei valori fondativi dell'Occidente e chiama a un nuovo dialogo con il mondo islamico al quale si chiede di battersi con noi contro il fondamentalismo terrorista e di mostrarsi capace di una storica evoluzione verso il sistema democratico. Il nuovo equilibrio mondiale richiede che le nazioni libere del pianeta si ritrovino in una comune carta di principi e di valori. L'obiettivo deve essere duplice: in primo luogo muoversi in sintonia entro tutte quelle organizzazioni internazionali, in secondo luogo cercare nuove opzioni etico-politiche comuni delle democrazie che l'Onu, per sua natura, non può rappresentare. La nuova fase mondiale apertasi con l'11 settembre pretende, infatti, una comune assunzione di responsabilità di tutte le democrazie del pianeta nella guerra al terrorismo". La globalizzazione della libertà e dalla democrazia...
"Si, e anche dello sviluppo e del benessere. Perché solo la libertà è la democrazia producono sviluppo e benessere. Contrapponendoci al pacifismo assoluto e unilaterale abbiamo giustamente detto che "non c'è pace senza libertà". Ma è altrettanto vero che "non c'è pane senza sviluppo". Ricordo le parole di Paolo IV: "Lo sviluppo è il nuovo nome della pace"".
In conclusione: come definirebbe in due parole l'identità di Forza Italia?
"Nel modo in cui la definisce la nostra "Carta dei valori": non si adatta per noi la definizione di partito di centrodestra. Cito: "...Siamo piuttosto un nuovo partito di centro, liberal-popolare e liberal-socialista; alleato con la destra moderata e aperto alla cultura della sinistra riformista"". "

le danze...continuano...


Saluti liberali

MrBojangles
21-10-03, 20:02
Dal giornale boicottato pubblicitariamente L'Unità:

DI POCHE LETTURE

Non legge un libro da vent’anni, per sua stessa ammissione,
e l’ultimo che deve aver sfogliato viene il dubbio sia
stato «I tre moschettieri». L’azione di governo come la
trama del libro di Alessandro Dumas. Fini, Bossi, Follini,
come Athos, Porthos e Aramis. Dato, non c’è neanche
bisogno di precisarlo, che il ruolo di D’Artagnan il premier
se lo è certamente riservato per sé e quello di Richelieu,
che dubbio c’è, spetta di diritto a Gianni Letta che se ne sta
tranquillo nell’ombra mentre quegli altri tre ogni tanto osano
pensare con la propria testa. E litigare tra loro, mandandosi
stilettate degne di Milady, come quella di Buttiglione a
Bossi, accusato di «sequestrare Berlusconi» e di dare l’impressione
«che lui e il premier è la stessa cosa» con un
comportamento «che non bisogna tenere per correttezza
istituzionale».
Ci vuol ben più che un arbitro per mettere d’accordo spadaccini
di questo tipo. E per narrarne le gesta un moderno
Dumas avrebbe di che scrivere ben altro che un paio di
libri. Che, d’altra parte, Berlusconi non leggerebbe, perché
come ebbe a dire a tedesco giornale Bild quest’estate
«sebbene sia il titolare della più importante casa editrice
italiana devo ammettere che da vent’anni non ho più letto
un romanzo». E se realmente si è trattato dei «Tre moschettieri
», visto che lo ha così fresco nella memoria, la fatica
non sarà stata poca per arrivare fino in fondo. Quelle
avventure di cappa e spada, piene di intrighi di Palazzo,
quel volume alto e grosso sgomenta un po’ chi con i tomi
non ha consuetudine ma li cita a suo uso e consumo. Per
dirla con Elide-Giovanna Ralli, uno degli indimenticabili
personaggi del film «C’eravamo tanto amati» di Ettore
Scola, avviata alla cultura dal marito Gianni-Vittorio Gassman
anche attraverso la lettura dei «Tre moschettieri»,
quel libro «è un po’ tostarello» e finirlo è stata dura. Ma
vent’anni dopo (Dumas sarà contento della doppia citazione)
può tornare utile per richiamare all’ordine la coalizione
di guasconi polisti.
m.ci.

Pieffebi
24-10-03, 16:10
dal CorSera

" Corriere della Sera del 24/10/2003


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L'intervista : Il baricentro non è nelle cene ad Arcore. Il ministro dell'Economia non faccia il lord protettore della Lega. Manovra, il nodo è la Cassa depositi e prestiti+

A gennaio si cambia rotta nuova squadra al governo
Follini: nella legislatura nessun altro a Palazzo Chigi
Francesco Verderami
--------------------------------------------------------------------------------

ROMA - Se il ½partito di Fazio+ esistesse, e se ne facesse veramente parte, Marco Follini potrebbe limitarsi a negarne l'esistenza. ½Nego che quel partito esista+, dice infatti il segretario dell'Udc. Ma il modo in cui critica il ½conflitto+ tra il ministro dell'Economia e il Governatore, ritenendoli corresponsabili di una ½disputa di cui il Paese farebbe volentieri a meno+, fa capire che il leader centrista non intende offrire sponde alla massima carica di Bankitalia, e soprattutto che non esistono ½fantasmi+ attorno a Palazzo Chigi, perchT ½questa legislatura non avra altri presidenti del Consiglio oltre Berlusconi+, perchT ½non commetteremo mai l'errore del centrosinistra, che di premier ne ha cambiati tre, per poi scoprire che nessuno dei tre andava bene+. E per sgombrare ½dal campo delle differenze e dei dissensi i sospetti e le insinuazioni+, Follini invita Fazio e Tremonti ½a litigare di meno+: ½Fazio non F, nT aspira nT si appresta a diventare un dirigente politico. Tremonti non F, nT pu= essere il governatore del Governatore. Sarebbe meglio per tutti se il conflitto terminasse, sarebbe utile una collaborazione pi· stretta tra i due, perchT l'economia italiana ha tanti gravi problemi e non vedo la necessita di aggiungerne altri+. Al ministro dell'Economia consiglia piuttosto di ½cercare una maggiore collegialita con gli alleati e di smettere il ruolo di lord protettore della Lega+: ½Personalmente non mi propongo di parcellizzare il suo dicastero. Ma siccome F gia gravoso dirigere il Tesoro, le Finanze, il Bilancio, le Partecipazioni statali, e il Mezzogiorno, se Tremonti ci aggiunge l'impegno del luned8 sera con Bossi...+. Ecco il nodo politico, che poi F sempre lo stesso. Follini accoglie ½l'appello alla coesione+ lanciato dal Cavaliere, ½lo faccio mio+: ½Ma coesione fa rima con persuasione e un po' meno con disciplina. Certo, la disciplina serve, per= nella maggioranza non ci pu= essere una parte che governa e un'altra che mugugna, una che ha il monopolio dei muscoli, l'altra il privilegio delle lacrime. Questo non si pu= accettare. Non si pu= accettare, per esempio, che sul mandato di cattura europeo Bossi contraddica lo stesso presidente del Consiglio. Non esiste. Quell'impegno va mantenuto. Dunque, se Berlusconi vuole rinsaldare il patto della maggioranza occorre uscire dalla logica di un'alleanza divisa in due+. E a gennaio, superato il semestre europeo, ½occorreranno una nuova rotta politica, un nuovo programma e una nuova squadra di governo+. - Occorrera il rimpasto. ½Intanto vorrei sgombrare il campo dal dubbio di un personale conflitto d'interessi. La questione non riguarda me. Eppoi il rimpasto dal punto di vista cronologico e di importanza politica F la conseguenza di un percorso. Penso che a meta legislatura occorra fare un punto e a capo: sono passati due anni e mezzo dal voto e una rivisitazione del programma F doverosa. Fermi tutti gli impegni presi con gli elettori, in politica non si procede con il pilota automatico, serve un aggiornamento della rotta. Mi riferisco all'equilibrio del governo: non pu= avere nelle cene di Arcore il suo baricentro. Il rimpasto, ripeto, F l'ultima tappa del percorso+. - Nel frattempo la maggioranza deve approvare la Finanziaria. Le tensioni sono cos8 forti che Berlusconi vuole usare la fiducia per scongiurare disastri. ½La fiducia F uno strumento delicato, che va usato a piccole dosi. Apprezzo che il governo Berlusconi finora ne ha fatto un uso pi· parco di quanto non abbia fatto il governo Prodi. Ma la fiducia sulla Finanziaria la sconsiglio, sarebbe meglio evitarla. E' ovvio che se ci verra chiesta, non potremo non concederla. Dando naturalmente per scontato che verrebbe posta su un testo condiviso e sottoscritto da tutte le forze della maggioranza. C'F un punto aperto, che si chiama Cassa depositi e prestiti, su cui si deve lavorare per trovare una posizione mediana+. - La Finanziaria F un passaggio importante, ma ci sono altri due scogli pericolosi per il centrodestra: la decisione della Corte Costituzionale sul lodo Maccanico, e la firma del capo dello Stato sulla riforma televisiva. Questi due passaggi possono far mutare lo scenario politico? ½Ho votato il lodo Maccanico con piena convinzione e mi aspetto che superi il vaglio della Consulta. Ho votato la legge Gasparri con molta minore convinzione, e non intendo fare congetture su firme e controfirme. Tuttavia all'orizzonte non vedo scenari apocalittici+. - Se questa F la previsione, ritiene che la verifica di gennaio possa aprire anche il confronto sulla lista unica del Polo per le Europee? ½Intanto segnalo che il centrosinistra ha molti travagli su una lista unitaria. Io continuo a pensare che sia pi· utile al centrodestra presentarsi ognuno con i propri simboli. Ho sentito molte opinioni contrarie alla mia, ma nessuna finora mi ha fatto cambiare idea+. - Il presidente della Camera Casini invita a pensarci bene. ½Ci sto pensando, ma il mio pensiero F mirato a promuovere la lista dell'Udc. Accetto il confronto, so che la mia opinione non F l'undicesimo comandamento, ma la mia opinione quella F e quella resta+. - La lista unica nasce da un'esigenza di semplificare il quadro politico o da una debolezza della maggioranza che il premier vuole cos8 nascondere? ½Nasce dalla speranza di risolvere un problema politico con una formula elettorale. Cos8 non funziona. E' ovvio che se si risolve il problema politico anche le formule elettorali possono cambiare. Ma non mi pare che la soluzione sia dietro l'angolo. Non vedo la lista unica come uno strumento salvifico, ci sono anche altre vie per recuperare armonia e consonanza nella coalizione. Eppoi nel centrosinistra si sta ragionando su una lista unitaria che F la prenotazione di un unico partito. Nel centrodestra questo percorso non lo vedo, almeno non adesso. Oggi esistono alcune differenze che non possono essere costrette dentro una formazione unica+. - Dice che questa legislatura si concludera con questo premier. Ma si chiudera anche con questa maggioranza? ½Sta alla Lega tenersi stretta allo spirito del patto che abbiamo stipulato insieme+. Intanto ½insieme+ avete firmato l'emendamento che alla Camera ha fatto cadere la legge sul divorzio rapido. ½Ritengo saggio che un legame familiare abbia una consistenza e una durata maggiore di un contratto d'affitto. E tutto ciòmi rende difficile catalogare quel voto di coscienza alla voce oscurantismo, come ha detto ieri Fassino. Insomma, non ne vedo lo scandalo. Quanto all'emendamento presentato insieme alla Lega, le vie della politica sono infinite. E a volte fantasiose. "


Saluti liberali

Lupo Solitario (POL)
24-10-03, 16:36
In origine postato da Pieffebi
dal CorSera

" Corriere della Sera del 24/10/2003

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L'intervista : Il baricentro non è nelle cene ad Arcore. Il ministro dell'Economia non faccia il lord protettore della Lega. Manovra, il nodo è la Cassa depositi e prestiti

A gennaio si cambia rotta nuova squadra al governo
Follini: nella legislatura nessun altro a Palazzo Chigi
Francesco Verderami
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ROMA - Se il partito di Fazio esistesse, e se ne facesse veramente parte, Marco Follini potrebbe limitarsi a negarne l'esistenza. Nego che quel partito esista , dice infatti il segretario dell'Udc. Ma il modo in cui critica il conflitto tra il ministro dell'Economia e il Governatore, ritenendoli corresponsabili di una disputa di cui il Paese farebbe volentieri a meno, fa capire che il leader centrista non intende offrire sponde alla massima carica di Bankitalia, e soprattutto che non esistono fantasmi attorno a Palazzo Chigi, perchè questa legislatura non avra altri presidenti del Consiglio oltre Berlusconi , perchè non commetteremo mai l'errore del centrosinistra, che di premier ne ha cambiati tre, per poi scoprire che nessuno dei tre andava bene . E per sgombrare dal campo delle differenze e dei dissensi i sospetti e le insinuazioni , Follini invita Fazio e Tremonti a litigare di meno : Fazio non è, nè aspira nè si appresta a diventare un dirigente politico. Tremonti non è, nè può essere il governatore del Governatore. Sarebbe meglio per tutti se il conflitto terminasse, sarebbe utile una collaborazione più stretta tra i due, perchè l'economia italiana ha tanti gravi problemi e non vedo la necessita di aggiungerne altri . Al ministro dell'Economia consiglia piuttosto di cercare una maggiore collegialità con gli alleati e di smettere il ruolo di lord protettore della Lega: personalmente non mi propongo di parcellizzare il suo dicastero. Ma siccome è gia gravoso dirigere il Tesoro, le Finanze, il Bilancio, le Partecipazioni statali, e il Mezzogiorno, se Tremonti ci aggiunge l'impegno del lunedì sera con Bossi... . Ecco il nodo politico, che poi è sempre lo stesso. Follini accoglie l'appello alla coesione lanciato dal Cavaliere, lo faccio mio : Ma coesione fa rima con persuasione e un po' meno con disciplina. Certo, la disciplina serve, però nella maggioranza non ci può essere una parte che governa e un'altra che mugugna, una che ha il monopolio dei muscoli, l'altra il privilegio delle lacrime. Questo non si può accettare. Non si può accettare, per esempio, che sul mandato di cattura europeo Bossi contraddica lo stesso presidente del Consiglio. Non esiste. Quell'impegno va mantenuto. Dunque, se Berlusconi vuole rinsaldare il patto della maggioranza occorre uscire dalla logica di un'alleanza divisa in due . E a gennaio, superato il semestre europeo, occorreranno una nuova rotta politica, un nuovo programma e una nuova squadra di governo. Occorrerà il rimpasto. Intanto vorrei sgombrare il campo dal dubbio di un personale conflitto d'interessi. La questione non riguarda me. Eppoi il rimpasto dal punto di vista cronologico e di importanza politica è la conseguenza di un percorso. Penso che a meta legislatura occorra fare un punto e a capo: sono passati due anni e mezzo dal voto e una rivisitazione del programma è doverosa. Fermi tutti gli impegni presi con gli elettori, in politica non si procede con il pilota automatico, serve un aggiornamento della rotta. Mi riferisco all'equilibrio del governo: non può avere nelle cene di Arcore il suo baricentro. Il rimpasto, ripeto, è l'ultima tappa del percorso. Nel frattempo la maggioranza deve approvare la Finanziaria. Le tensioni sono così forti che Berlusconi vuole usare la fiducia per scongiurare disastri. La fiducia è uno strumento delicato, che va usato a piccole dosi. Apprezzo che il governo Berlusconi finora ne ha fatto un uso pi· parco di quanto non abbia fatto il governo Prodi. Ma la fiducia sulla Finanziaria la sconsiglio, sarebbe meglio evitarla. E' ovvio che se ci verrà chiesta, non potremo non concederla. Dando naturalmente per scontato che verrebbe posta su un testo condiviso e sottoscritto da tutte le forze della maggioranza. C'È un punto aperto, che si chiama Cassa depositi e prestiti, su cui si deve lavorare per trovare una posizione mediana . - La Finanziaria È un passaggio importante, ma ci sono altri due scogli pericolosi per il centrodestra: la decisione della Corte Costituzionale sul lodo Maccanico, e la firma del capo dello Stato sulla riforma televisiva. Questi due passaggi possono far mutare lo scenario politico? Ho votato il lodo Maccanico con piena convinzione e mi aspetto che superi il vaglio della Consulta. Ho votato la legge Gasparri con molta minore convinzione, e non intendo fare congetture su firme e controfirme. Tuttavia all'orizzonte non vedo scenari apocalittici . - Se questa è la previsione, ritiene che la verifica di gennaio possa aprire anche il confronto sulla lista unica del Polo per le Europee? Intanto segnalo che il centrosinistra ha molti travagli su una lista unitaria. Io continuo a pensare che sia pi· utile al centrodestra presentarsi ognuno con i propri simboli. Ho sentito molte opinioni contrarie alla mia, ma nessuna finora mi ha fatto cambiare idea . - Il presidente della Camera Casini invita a pensarci bene. Ci sto pensando, ma il mio pensiero è mirato a promuovere la lista dell'Udc. Accetto il confronto, so che la mia opinione non è l'undicesimo comandamento, ma la mia opinione quella è e quella resta . - La lista unica nasce da un'esigenza di semplificare il quadro politico o da una debolezza della maggioranza che il premier vuole così nascondere? Nasce dalla speranza di risolvere un problema politico con una formula elettorale. Così non funziona. E' ovvio che se si risolve il problema politico anche le formule elettorali possono cambiare. Ma non mi pare che la soluzione sia dietro l'angolo. Non vedo la lista unica come uno strumento salvifico, ci sono anche altre vie per recuperare armonia e consonanza nella coalizione. Eppoi nel centrosinistra si sta ragionando su una lista unitaria che è la prenotazione di un unico partito. Nel centrodestra questo percorso non lo vedo, almeno non adesso. Oggi esistono alcune differenze che non possono essere costrette dentro una formazione unica . - Dice che questa legislatura si concludera con questo premier. Ma si chiudera anche con questa maggioranza? Sta alla Lega tenersi stretta allo spirito del patto che abbiamo stipulato insieme. Intanto insieme avete firmato l'emendamento che alla Camera ha fatto cadere la legge sul divorzio rapido. Ritengo saggio che un legame familiare abbia una consistenza e una durata maggiore di un contratto d'affitto. E tutto ciò mi rende difficile catalogare quel voto di coscienza alla voce oscurantismo, come ha detto ieri Fassino. Insomma, non ne vedo lo scandalo. Quanto all'emendamento presentato insieme alla Lega, le vie della politica sono infinite. E a volte fantasiose. "




Saluti liberali


Scusa, ma il testo chi te l'ha passto? Brunik? Mai fidarsi dei komu.
So long.

:p :p :p

mustang
24-10-03, 17:48
...del "partito unico (o quasi), ricordo che siamo in Italia, dove nessuno sa con precisione quanti partiti ci sono; e dunque quanti Segretari e portaborse relativi, quanti Presidenti e portaborse relativi, quante direzioni politiche, quanti responsabili amministrativi, quanti presidenti di sezione....devo continuare?
Tralasciando i molti autisti.
E' la "solita" storia del pastore, analoga al dimezzare Senato e Camera.

Ve li vedere queste migliaia di "servitori dello Stato" suicidarsi per la suprema causa della Patria?
Lasciando soli e derelitti le migliaia di "collaboratori" e relative famiglie italiane rimaste senza lavoro?
E se intervenissero i Sindacati?

Ipotesi: la CdL propone un programma elettorale basato sul dimezzamento del numero di Senatori e Deputati; sul partito unico di centro-destra.
Risultato finale delle elezioni: Ulivo 410 fra deputati e Senatori, CdL 90.

Non fatelo sapere a brunik...e a Prodi

saluti

Pieffebi
24-10-03, 20:10
http://62.110.253.162/pdf/nazionale/2003-10-24-full.jpg

brunik
24-10-03, 21:20
In origine postato da Pieffebi
dal CorSera

" Corriere della Sera del 24/10/2003

Follini: nella legislatura nessun altro a Palazzo Chigi


Saluti liberali

Ahia. E due. Se dice che "nella legislatura nessun altro", lascia intendere "nella prossima legislatura un altro".

Stanno capendo anche loro che bisogna liberarsi di Berlusconi.

La nostra arma è il Lodo Maccanico: non penso che il Silvio si tirerà da parte così facilmente per poi essere processato. Conoscendolo, Lotterà come un leone per fare il capo del centrodestra anche nel 2006, forte delle sue TV, della sua Forza-Fininvest, dei soldi con i quali si comporerà gli alleati e della smisurata considerazione di se stesso. Speriamo che vinca le sue personali primarie.

Il timore è che alle europee del 2004 prenda una stangata di tali proporzioni da essere costretto dagli alleati a dimettersi subito, per il loro bene.

C'è da sperare che la sconfitta del centrodx sia contenuta, ma non ci giurerei.


GOD SAVE SILVIO.

Pieffebi
26-10-03, 21:49
le danze continuano.......... secondo le previsioni.......

da www.giornale.it

" Berlusconi: attenti alleati, potrei lasciare la politica

O la smettete o me ne vado e vi lascio al vostro destino. Suona più o meno così l’altolà che Silvio Berlusconi ha rivolto agli alleati. Il premier è stufo delle continue liti tra i partiti del centrodestra che lo costringono a una incessante mediazione facendo perder tempo e impedendo l’attuazione del programma di governo. Tanto più che questo continuo litigio non è compreso dagli eelttori che stanno perdendo la pazienza e si stanno disamorando del polo. Lo dimostra, avverte sempre il Cavaliere, il recupero della sinistra che prima ci stava molto indietro e che adesso ci è a ridosso.
Da qui il messaggio agli alleati. Che più che un invito è un ultimatum:”Io sto qui per cambiare il Paese. Ma devo invece perder tempo a mediare tra i vostri litigi. Quando litighiamo la gente non ci ama. E allora rischiamo di fare la fine di una squadra di calcio che litiga in campo e negli spogliatoi e che si fa mandare al diavolo anche dai tifosi più accaniti”.
Quindi l’affondo “Io, grazie a Dio, non ho certo problemi di soldi, ho un lavoro”, al quale, è sottinteso, posso sempre tornare lasciando la politica.
uno sfogo, quello di Berlucsoni, che arriva in uno dei momenti più delicati per la maggioranza. le prese di distanza di An su importanti temi, la bocciatura di emendfamenti in parlamento, l’esigenza di apporvare nei tempo rpevisti la Finzniaria e le imminenti elezioni europee, sono altrettante tappe di un percorso che si fa sempre più difficile. Senza contare che ci sono poi altre scadenze, quelle giudiziarie, che potrebbero avere effetti dirompenti sull’attuale maggioranza.
Da qui l’invito del presidente del Consiglio ai suoi. Il tempo dei giochi è finito, cerchiamo di essere seri.

25 Ott 2003 "


Saluti liberali

MrBojangles
26-10-03, 21:59
In origine postato da Pieffebi
cerchiamo di essere seri.



Come se fosse facile....

Pieffebi
27-10-03, 16:55
dal quotidiano di Torino...

" La Stampa del 27/10/2003


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Landolfi replica alle nuove bordate della Lega: il premier rifletta

Bossi riapre le tensioni nel governo
Udc e An insistono: si deve fare il tagliando a gennaio

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Basta appelli alla responsabilità a senso unico: An, con il suo portavoce Mario Landolfi, manda un messaggio al premier che in Consiglio dei ministri aveva invitato gli alleati a smetterla di polemizzare. Ma il partito di Gianfranco Fini non ci sta a sentirsi redarguire da Silvio Berlusconi, che invece chiude un occhio sulle scorrerie di Umberto Bossi libero di insultare gli alleati. "Quelli li caccio a calci nel sedere", ha detto l'altra sera in un comizio il Senatùr. E "quelli" sarebbero proprio An e Udc, ai quali il leader dei lumbard darebbe un altro ministero, ma "quello della pioggia". Provocazioni e attacchi nei confronti degli alleati che continuano a chiedere un "tagliando" di metà legislatura per il governo, con un nuovo programma e una nuova squadra ministeriale. Bossi difende a spada tratta il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, le sue competenze e la sua Finanziaria che nei prossimi giorni sarà di nuovo in pista al Senato, assediata da migliaia di emendamenti (molti dei quali presentati da parlamementari della maggioranza), sui quali pende il voto di fiducia che li cancellerebbe in blocco. Insomma, non sarà una settimana facile per la maggioranza sempre più in agitazione nonostante l'accorato appello del premier. Come se non bastasse, una parte della Casa delle libertà - sempre An e Udc - chiede di riaprire il dialogo con le parti sociali sulla riforma delle pensioni, dopo lo sciopero generale del 24 ottobre. Ma gli spiragli sono quasi inesistenti, anche se il ministro Roberto Maroni si è detto pronto al confronto se da parte dei sindacati ci sarà una proposta alternativa. E, più in generale, Maroni ha aggiunto che questo governo ha tutte le condizioni per arrivare a fine legislatura. Anche il ministro dell'Udc, Carlo Giovanardi, getta acqua sul fuoco, convinto che le tensioni all'interno della maggioranza non impediranno di trovare accordi: "Io credo che si arriverà in settimana ad affrontare serenamente gli impegni parlamentari che abbiamo davanti". Tuttavia, bruciano ancora le parole di Bossi alle quali ieri ha risposto Landolfi. "Non so fino a che punto - ha precisato il portavoce di An - convenga a Tremonti assumere Bossi come proprio portavoce. Anche le affermazioni da capitan Fracassa del leader leghista dimostra quello che stiamo dicendo da tempo: la necessità, una volta terminato il semestre europeo e concluso l'iter parlamentare della Finanziaria, di fare il tagliando alla coalizione partendo dal programma e guardando anche agli assetti del governo". Landolfi ha voluto sottolineare che il Senatùr, proprio all'indomani dell'appello alla responsabilità venuto da Berlusconi, ha innescato una nuova polemica, "anche con toni particolarmente antipatici: tutto ciò dovrebbe far riflettere chi fa appelli alla responsabilità a senso unico". Al contrattacco di Landolfi si è aggiunto quello del capogruppo alla Camera Luca Volontè che, a differenza del suo collega di partito Giovanardi, mette l'accento sugli elementi di tensione. "Le parole del leader leghista incarnano bene la logica di Tafazzi", ovvero continuare a farsi male da soli come ha sostenuto lo stesso Berlusconi. E' infatti incomprensibile, ha osservato Volontè, che Bossi continui "a spargere l'infamante accusa di complotti" orditi da An e Udc ai danni di Tremonti e del governo. Così come è incomprensibile difendere "l'assoluta e totale discrezionalità di un solo ministro a scapito della collegialità degli alleati e dell'intero governo". Ecco, ha concluso l'esponente dell'Udc, "ritengo che i "tafazzisti" dovrebbero darsi una seria calmata per il bene di tutta la coalizione e di tutto il Paese". "


Saluti liberali

Pieffebi
01-11-03, 14:20
da www.ansa.it

" BERLUSCONI: RIMPASTO? QUESTA SQUADRA FINO A 2006
SHANGHAI - Silvio Berlusconi ritiene fondamentale la continuita' di governo per raggiungere tutti gli obiettivi del programma e per questo motivo auspica di poter continuare per tutta la legislatura senza cambiamenti nella compagine e di poter governare anche nella legislatura successiva.
Il premier ha fatto queste valutazioni nel corso di una conferenza stampa con i giornalisti italiani al termine della sua visita a Shangai.
Alla domanda sulle richieste degli alleati di una messa a punto della compagine il premier ha detto: ''e' una domanda che non dovete fare a me...''. 'Il governo deve avere una stabilita' di presenza. Purtroppo si e' cambiato spesso nell' arco degli ultimi 50 anni. E in caso di cambiamenti poi si deve ricominciare daccapo. Mi sembra ovvio -ha proseguito Berlusconi- che soltanto la continuita' di responsabilita' nei posti di governo puo' dare luogo ad un'azione duratura. Io mi auguro che questa responsabilita' possa andare avanti in questa legislatura e proseguire anche nella prossima''.
Secondo il premier, si tratta di una constatazione che vale per tutte le aziende, come per l'azienda Italia. I giornalisti hanno quindi chiesto a Berlusconi se questa continuita' di azione del governo ponesse in secondo piano rimpasti.

''Mi sembra logico, mi sembra che stia nel buon senso'', ha risposto Berlusconi facendo questa considerazione: se si sostituisce chi ha gia' intrapreso un'azione sulla base dell' esperienza raccolta dalla trincea poi bisogna cominciare daccapo. ''Io -ha proseguito- non ho mai avuto da coloro che mi hanno preceduto dei suggerimenti, non ho trovato i cassetti pieni di programmi. Purtroppo, abbiamo sempre cominciato da zero e questo e' valso per tutti. Quando sono andato via dal governo nel 1994 chi mi e' subentrato non e' venuto a chiedermi qualche suggerimento, nonostante avessi detto di essere a disposizione. Credo che questo sia in fondo naturale, perche' ciascuno tende a farsi un'esperienza propria. Ma resta il fatto che se si interrompe il filo di un lavoro bisogna cominciare daccapo. Questo e' assolutamente comprensibile cosi' come e' chiaro che la continuita' di governo consente una continuita' di azione che altrimenti non ci sarebbe. Mi sembra di dire delle banalita' ma e' cosi' ''.

Il presidente del Consiglio ha anche espresso l'auspicio che in generale la stampa ''dia' attenzione alle cose buone e non guardi soltanto alle cose cattive. E, soprattutto, se di cose cattive non se ne trovano, che non se le inventi''. Alla domanda se tra i suoi obiettivi ci fosse quindi la conclusione naturale della legislatura, il premier, per far capire come questo obiettivo fosse ovvio, ha cosi' risposto: ''tra i miei progetti c' e' anche quello di raggiungere una venerabile eta' con la stessa famiglia e con gli stessi figli, con le medesime abitudini. Si tratta di una cosa normale. La risposta che mi chiedete e' gia' contenuta nella vostra domanda''.
01/11/2003 11:05 "

Saluti liberali

Pieffebi
10-11-03, 19:43
dal quotidiano liberaldemocratico Il Giornale.......

" il Giornale del 10/11/2003


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Il Cavaliere ha pronto un poker contro la crisi
Verifica chiarimento, mini rimpasto e rilancio: così Berlusconi vuole ricompattare gli alleati

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Sempre più duri i toni, sempre più accesi gli animi: "Federalismo entro l'anno, altrimenti a gennaio ce ne andiamo", dice Umberto Bossi. Quanto a Casini, "quello ormai è la Madonna pellegrina che stanno beatificando per il dopo Berlusconi". "Basta con le offese - replica Gianfranco Fini -. La verifica dovrà partire dal reciproco rispetto e dalla pari dignità". Ma sotto le parole, ecco che spuntano piccoli ma precisi segnali di tregua. Castelli che ritira le dimissioni, Bossi che congela la situazione fino al 2004, Fini che dice di "non aver voglia di litigare ma di vincere", Follini che si cuce la bocca. Sull'orlo di una crisi di nervi e di governo, ormai sul bordo del precipizio, stop, i duellanti si sono improvvisamente fermati. Nessun cedimento formale, nessun vistoso passo indietro, soltanto una semplice pausa tattica in attesa del Supervertice di maggioranza previsto per gennaio. Un piccolo armistizio, ma tanto basta perché Silvio Berlusconi riprenda in mano la situazione: sarà lui, a gennaio, arida - re le carte. Queste: verifica, chiarimento, mini-rimpasto, nuovo slancio fino al 2006. Intanto, il Cavaliere pensa a cambiare "entro le Politiche" la legge elettorale: basta con il maggioritario, sotto con un proporzionale che dia "garanzie di governabilità". Non se ne può più, spiega, "del potere anche marginale dei piccoli partiti". Una settimana campale, che si chiude con una coda di parole al veleno. Ma come a poker, i giocatori hanno' ormai messo sul tavolo tutta la posta. La corda si tira ma non si spezza. Bossi voleva tutto e subito, ha deciso di aspettare Capodanno. Fini minacciava di uscire dal governo, ora sostiene che "il bilancio del governo al giro di boa dei due anni e mezzo è ampiamente positivo". Certo, i toni sono ancora quelli che sono: però, oltre alle parole, contano le sfumature. Per Gianfranco Rotondi, Udc, "Bossi sembra duro invece è conciliante". E per Francesco Giro, Fi, "quella espressa dal Senatùr è una dimostrazione di buona volontà". Anche Rocco Buttiglione invita alla calma: "Non si capisce l'isterismo, perché questo governo le riforme le ha fatte, ma fino a quando non sarà approvata la Finanziaria, il federalismo non potrà andare avanti". Il vero problema del mazziere sarà adesso riuscire a passare dalla tregua alla pace vera. Come "riequilibrare la coalizione", come chiedono An e Udc, senza mortificare la Lega? Come sveltire il federalismo senza penalizzare "partiti del sud"? E soprattutto, come sciogliere il nodo del controllo dell'economia senza smembrare il ministero di Giulio Tremonti? Anche la parola rimpasto non è più un tabu. "Cambiare qualche ministro non è certo uno scandalo", sostiene Gianfranco Fini. E Cicchitto parla di "necessari aggiustamenti". "È indubbia - dice - l'esigenza di una riflessione complessiva che tracci le linee della seconda fase della legislatura, facendo i conti con le conseguenze del mutato ciclo economico". Si parla molto in queste ore di un ministero per il Commercio estero, da affidare magari ad Adolfo Urso, o di un dicastero per il Sud, per il quale da tempo si candida Sergio D'Antoni. Più realisticamente, il ritocco alla squadra potrebbe essere più leggero: da mesi la pattuglia dei ministri tecnici viene data con un piede fuori. Al di là delle dimensioni del rimpasto, quello che preme a Berlusconi è chiudere definitivamente la stagione delle polemiche, perché la seconda parte della legislatura è fitta di appuntamenti elettorali. Il Cavaliere comunque sembra intenzionato a restare al suo posto. "Non tornerò a fare l'imprenditore - racconta nell'ultimo libro di Bruno Vespa -, i miei figli hanno dimostrato capacità di proseguire l'attività paterna". E pure il Quirinale sembra non interessargli: "Ogni decisione al riguardo è prematura. Il prossimo capo dello Stato sarà eletto certamente alla scadenza naturale del settennato e ci sarà probabilmente ancora bisogno di lavorare per un'altra legislatura perché il cambiamento del Paese non può essere lasciato a metà". Ma cambiare l'Italia, prosegue il premier, "è difficile con gli strumenti di oggi, con coalizioni di partito in cui pesa il potere anche marginale dei più piccoli, con un primo ministro che può disporre solo della moral suasion e che deve passare una quantità di tempo per tenere insieme la maggioranza, facendo un costante esercizio di pazienza". Quindi, servono riforme. "Io - racconta - sono favorevole a un adeguamento del nostro sistema a quello dei maggiori Paesi europei. Con la nuova architettura istituzionale che stiamo disegnando, il Senato federale dovrà essere necessariamente eletto con il proporzionale ed è impensabile che alla Camera si voti in un modo diverso". Premi di maggioranza? "Preferirei parlare di garanzia di governabilità. Con un sistema che confermi il bipolarismo, la coalizione vincente si vedrà incrementato il numero dei deputati". "


Saluti liberali

Pieffebi
11-11-03, 17:36
sempre da Il Giornale

" il Giornale del 11/11/2003


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Bossi: «Senza riforme al voto a giugno»
Il ministro: se non arrivasse il cambiamento anche il premier avrebbe difficoltà a rimanere
Sabrina Cottone
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"Ho dato fiducia al governo, ma non si può andare avanti così, non voglio rivivere un anno così. Non conviene neanche a Berlusconi". Umberto Bossi è convinto di interpretare anche gli umori e gli interessi del premier quando dice che entro fine gennaio bisognerà prendere una decisione: votare il federalismo o far votare gli italiani. "Non ho detto una data a caso, è l'ultima tornata utile per andare alle elezioni a giugno. Se non sarà stata approvata la riforma federalista, è inutile andare in contro a un anno in cui si susseguono polemiche ogni giorno". E l'immagine della maggioranza che rischia di uscirne logorata: "Anche Berlusconi avrebbe problemi a restare lì senza riforme". In un'intervista alla Padania, il ministro delle Riforme poi rincara la dose: "Conscontri e tensioni quotidiane, alla maggioranza sarebbe garantita una si-a cura sconfitta elettorale.
Il governo andrebbe incontro all'autodistruzione".
Alla fine, la vicenda dell'affossamento del tribunale dei minori ad opera dei franchi tiratori, con le dimissioni minacciate da Roberto Castelli, ha fornito a Bossi e alla Lega se non una giustificazione, almeno un nuovo motivo per dichiarare la propria diffidenza verso gli alleati centristi. E l'idea lanciata da Marco Follini, di un appoggio esterno An-Udc? "Ai miei tempi si diceva così: troiate", ha liquidato la faccenda senza timore di microfoni e telecamere presenti all'ospedale San Giuseppe di Milano, dove Bossi ha affiancato Sirchia durante la presentazione di una nuova apparecchiatura per curare il tumore alla prostata.
Poi c'è l'altra possibilità, evocata dal palco dell'assemblea federale leghista da Roberto Maroni: cercare un'altra maggioranza per le riforme. "Maroni ha messo lì una cosa ma quelle cose portano alla crisi di governo" sostiene il Senatùr, senza chiarire chi altri sarebbe dentro l'accordo trasversale proposto dal ministro del Welfare e cassato, almeno fino al 31 gennaio, dal leader del Carroccio.
I messaggi del ministro del Lavoro, ripetuti ieri, vanno in una direzione tranquillizzante per il governo. "All'assemblea di Milano il messaggio dei militanti è stato chiaro: state dentro e non mollate". Maroni è convinto che dopo il voto dei lumbard, che ha confermato la fiducia al governo fino al 31 gennaio, il clima nella maggioranza "è più sereno e il quadro è più stabile". In fondo, ragiona, tra diecimila persone radunate in un palazzetto, poteva anche essercene qualcuna non timorosa del "politically correct" al quale, invece, sono tenuti i membri del governo. Nessun ultimatum, solo la richiesta di rispettare i patti contenuti nel programma presentato in campagna elettorale agli italiani: "Le riforme costituzionali sono il motivo stesso della presenza della Lega al governo. Se i patti vengono rispettati, la Lega non ha nessuna difficoltà a restare dentro fino al 2006 e oltre". Come dice Roberto Calderoli, "la Lega non fa rumore per nulla".
Roberto Castelli, applauditissimo dall'assemblea leghista, rivendica il senso di responsabilità del Carroccio: "Dopo l'ennesimo accordo di questa estate, si era deciso che il voto sulla devoluzione sarebbe dovuto avvenire a dicembre. Noi non dobbiamo restare al governo per forza". Insomma, spiega il Guardasigilli, non è un ultimatum al governo, ma un ultimatum a chi non vuole le riforme. "

Cordiali saluti

Dario
11-11-03, 18:00
In origine postato da AngelodiCentro
e l'ingresso di Berlusconi è dovuto a gran parte della sinistra italiana storicamente per 50 anni anomala PCI-PDS-DS. :D Questo post mi era sfuggito (sepolto dalle rassegne stampa di PFB. Basta, ti prego....). Certo che per affermare che la colpa della "discesa in campo dell'unto del signore" è dei comunisti ci vuole proprio la demenza congenita ed ereditaria di AdC.

E anche per oggi ci hai fatto ridere....

Pieffebi
11-11-03, 21:12
la rassegna continuerà, te lo prometto.

Ciao bello

mustang
12-11-03, 12:39
In origine postato da antonio
la discesa in campo di Berlusconi e' dovuto al venir meno di una parte di ceto politico (CRAXI) con cui era invischiato in un rapporto affaristico-mafioso..rapporto che rappresntava buona parte delle ragioni dei suoi introiti..
ricordiamo i decreti pro berlusconi di Craxi e i versamenti al leader PSI anche attraverso All Iberian...
e le dimissioni die ministri dc proprio contro questa degenerazione della politica..
Berlusconi scese in campo perche' pieno di scheletri nell'armadio, essendo storicamente la corruzione una delle sue specialita'...vuoi della GdF, vuoi dei magistrati..lo ha riconosciuto lo stesso Ferrara (oltre che il nano): se non fosse sceso in politica avrebbe fatto la fine di Gardini o Cagliari...la pratica della compravendita delle sentenze era , "naturale"..la "competizione", secondo ferrara, si giocava su questo terreno..e dunque berlusconi bene fece ...

la sua, pertanto, e' la tipica mentalita' di chi ritiene che tutto abbia un prezzo e tutto sia sul mercato: dai calciatori ai pubblici funzionari, alle sentenze...

poi la sua definizione di "comunista" per sua stessa ammissione e' molto ampia...per lui sicuramente erano "comunisti" anche quei ministri dc che si dimisero...

per lui e' "comunista" chiunque non sia accondiscendente nei confronti dei suoi personali interessi e non prostituisca la politica a tutela delle sue tasche......

quindi...in altri termini...puo' anche avere ragione, stante queste premesse, AdC..
la causa della sua discesa in campo e' legata al fatto che per tutelare, secondo vecchie abitudini i propri personali interessi , grazie a politici corrotti e compiacenti, avendo poi questi preso il volo per Hammamet, non poteva che scendere in campo essendo gli altri , a cominciare dagli eredi della DC, per niente inclini a ereditare le vecchie pratiche craxiane e a confondere le loro ragioni politiche con gli interessi del Biscione..o meglio, del suo proprietario...

e a questa commistione, ancor piu' diretta, siamo tornati..

non si spiegherebbe altrimenti quanto affermato dal ministro Gasparri la scorsa settimana:

"se rete4 va sul satellite la CDL si sfascia"...
ossia la ragion d'essere della CdL coincide con gli interessi personali di SB...
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Prima di "scrivere" cavolate, che rimangono nero su bianco, leggiti la "legge Gasparri", tutta, compresi gli articoli sulle frequenze, sulle limitazioni alle "proprietà", sulle caratteristiche dei "candidati proprietari", sui motivi per i quali certe "reti" debbono emigrare sul satellite ed altre no.
Forse poi capirai, sono un eterno ottimista, il perchè se rete 4 va sul satellite la CdL si sfascia".

La quale CdL si sfascia anche se non passa il federalismo, la riforma delle pensioni, la riforma della Giustizia, la riforma dei codici...etc.

Una cosa è certa: la CdL si sfascierà solo per cause interne, mai per merito vostro.

saluti

Pieffebi
29-11-03, 22:16
da www.iltempo.it

" E ORA FINI PENSERÀ A FORZA ITALIA


di RAFFAELE DE MUCCI

QUESTA è una fase di grande movimento nel sistema politico italiano. Che coincide, non a caso, con la preparazione della stagione congressuale di molti partiti. La tendenza comune, che sembra emergere, è la ricerca di identità politica: identità perdute da ricostruire, nuove identità da progettare. Come dimostrano le strategie contrapposte seguite rispettivamente dai Democratici di sinistra e da Alleanza nazionale. Le resistenze tenaci che molti settori del partito post-comunista oppongono all'ipotesi del listone unico del centrosinistra - ispirata da Romano Prodi - la dicono lunga sul bisogno diffuso di contenere gli "slanci vitali" del recente passato verso il mercato, le tecnocrazie più o meno illuminate, i ceti borghesi "politicamente corretti". E di tornare, per contro, a coltivare temi e alleanze più consoni alla tradizione della sinistra, sottraendoli al monopolio di rappresentanza attualmente esercitato da Rifondazione comunista. Anche perché le tattiche di incursione nel mondo dei ceti medi, oltre certi limiti, non risultano elettoralmente vantaggiose per i partiti della sinistra.
Dall'altra parte dello schieramento politico, continua la marcia inesorabile di Gianfranco Fini alla testa di An - non senza malumori all'interno del partito - verso un modello di "neo-conservatorismo" tutt'altro che definito: liberale non più di tanto, tradizionalista quanto basta, modernista quel poco che non guasta. Tagliando i rami secchi del nostalgismo missino, spazzando ogni residuo di razzismo e antisemitismo - mediante gesti di revisionismo storico a forte carica simbolica - ma facendo al tempo stesso terra bruciata nei recinti del vecchio elettorato di appartenenza. Gli effetti combinati di questo disegno potrebbero portare a isolare gli "irriducibili" ai margini del sistema politico e a seminare i germi della nuova identità del partito sul terreno del blocco moderato che gravita adesso prevalentemente attorno a Forza Italia, all'interno di confini peraltro labili e con equilibri precari. Anche le piccole formazioni, sopravvivenze animate da orfani e reduci della Dc e del Psi, si stanno dando da fare. All'insegna del recupero di un'identità ormai sminuzzata, spesso svilita e umiliata, ma alla fine rivendicata con orgoglio e riproposta alla ribalta della politica italiana. Con in testa l'idea - o la speranza - che il dopo Silvio Berlusconi sia già alle porte. Due episodi di pochi giorni fa sono al riguardo significativi.
Scena prima (Roma, assemblea dell'Udeur). "Vogliamo riprenderci i voti al centro, forti della tradizione cattolico-democratica. Noi vogliamo combattere questo bipolarismo imperfetto. È la nostra scommessa". Con queste parole Clemente Mastella sintetizza la linea di Alleanza popolare, il nuovo partito nato ufficialmente dalle ceneri dell'Udeur che associa alla sua guida anche l'ultimo segretario della Dc, Mino Martinazzoli: figura un po' sbiadita dal tempo e dalle sconfitte, ma di qualche efficacia a impersonare il senso della continuità con il passato. Una strana coppia, viste le biografie politiche dei due leader, che tuttavia riceve la benedizione di Prodi e l'apprezzamento del segretario Cisl, Savino Pezzotta. Scena seconda (Enna, congresso dei liberalsocialisti). "Noi socialisti siamo gli unici a non essere né ex né post. Siamo stati sempre fedeli alle nostre radici e questo rappresenta il nostro punto di forza per il futuro". Così, la presidente dell'Internazionale socialista, Pia Lucatelli, ha sancito il patto federativo tra i socialisti dello Sdi e il gruppo dei Liberalsocialisti di Salvo Andò Si tratta, in parte, di un'altra storia che non prelude ancora alla riunificazione autonoma delle forze socialiste. Ma è, di nuovo, un tentativo di ricomporre identità perdute. "Dobbiamo creare visibili linee di demarcazione con una linea giustizialista e girotondina - dichiara Andò - e riproporre un partito con una propria identità riformista". È presto per dire se questi fatti possano condurre a un processo di ristrutturazione del sistema dei partiti in Italia. Di certo, presentano legami funzionali con i prossimi turni di votazione. E in particolare con le elezioni europee, che saranno il banco di prova effettivo per eventuali nuovi equilibri. Come è noto, queste consultazioni applicano il sistema proporzionale. E nella competizione proporzionale, ciò che più conta per prendere voti è esaltare le differenze fra i partiti in competizione. In questa logica, le identità forti sono una chiave del successo politico.

sabato 29 novembre 2003 "


Cordiali saluti

MrBojangles
30-11-03, 01:18
In origine postato da mustang
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Prima di "scrivere" cavolate, che rimangono nero su bianco, leggiti la "legge Gasparri", tutta, compresi gli articoli sulle frequenze, sulle limitazioni alle "proprietà", sulle caratteristiche dei "candidati proprietari", sui motivi per i quali certe "reti" debbono emigrare sul satellite ed altre no.
Forse poi capirai, sono un eterno ottimista, il perchè se rete 4 va sul satellite la CdL si sfascia".

La quale CdL si sfascia anche se non passa il federalismo, la riforma delle pensioni, la riforma della Giustizia, la riforma dei codici...etc.

Una cosa è certa: la CdL si sfascierà solo per cause interne, mai per merito vostro.

saluti

A me basta che si sfasci....

MrBojangles
30-11-03, 01:20
In origine postato da AngelodiCentro
si ok, mentre Andreotti era un picciotto. PATETICI E RIDICOLI. :qi :ronf

Aspettiamo il ricorso che il Divo ha opposto a quella che avete definito assoluzione?

Aspettiamo, va!

MrBojangles
30-11-03, 12:09
In origine postato da AngelodiCentro
"noi" chi? è il potere giudiziario di qualsiasi stato di Diritto che la definisce così.

C'è un altro termine che, in uno stato di diritto (se mai il nostro lo fosse ancora), definisce quanto scritto il quella sentenza di secondo grado: PRESCRIZIONE.

Chiamiamo le "cose" con il loro nome ed aspettiamo serenamente il vaglio della Cassazione.

mustang
30-11-03, 15:54
...accade

Beh, principalmente perchè l'accusa non ha portato nei tempi prescritti dalla legge, uguale per tutti, le prove utili al tribunale per emettere sentenze.
Si può discutere su questo "perchè".
Lo potrebbe fare il Csm ma.....
...se si evidenziasse scarsa professionalita nei pm interessati?
O nei giudici della Corte interessata?

MrBojangles
30-11-03, 18:08
In origine postato da mustang
...accade

Beh, principalmente perchè l'accusa non ha portato nei tempi prescritti dalla legge, uguale per tutti, le prove utili al tribunale per emettere sentenze.
Si può discutere su questo "perchè".
Lo potrebbe fare il Csm ma.....
...se si evidenziasse scarsa professionalita nei pm interessati?
O nei giudici della Corte interessata?

Non mi sembra "proprio" il caso dei processi dei quali si discute da DIECI ANNI.

MrBojangles
30-11-03, 20:37
In origine postato da AngelodiCentro
molti dei quali sono finiti con assoluzioni.

Prescrizioni; e siamo da capo....

Togliete il tiket allo psicofarmaco di AdC!!!

MrBojangles
30-11-03, 20:58
In origine postato da AngelodiCentro
No, ANCHE assoluzioni. E in termini concreti la prescrizione comporta cmq la liberazione dell'imputato da ogni accusa.

In termini concreti stai parlando di chi ha sganciato 21 miliardi in nero (e neri di loro) a Craxi; per dirne uno.

Pieffebi
03-12-03, 22:30
dal quotidiano LiberalDemocratico IL GIORNALE

" il Giornale del 03/12/2003


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L'intervista

Follini agli alleati: «Alle elezioni simbolo comune per tutta la Cdl»
Mario Sechi
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Divisi alla meta, uniti da un simbolo comune. Marco Follini apre un nuovo orizzonte alla strategia della maggioranza per le europee. Nei prossimi mesi i due poli si confronteranno in campagna elettorale e il segretario dell'Udc pensa che far coincidere l'appuntamento con l'Europa e il turno delle amministrative sia "ragionevole".
Onorevole Follini, l'Udc ha deciso: correrà da sola alle Europee e la Cdl tutta sembra avviarsi a questa decisione. È la strada giusta? "Dobbiamo arrivare alle liste dei partiti per consenso e non per divisione. Dobbiamo arrivarci perché conveniamo tutti che il centrodestra è più forte se scende in campo con quattro liste piuttosto che ridurre la sua presenza a una o due. Aggiungo che dall'altra parte il centrosinistra, che ha una straordinaria capacità di affabulazione, è riuscito a trasformare sei liste in una lista unica, e a far passare il messaggio che farà una sola lista quando invece ne farà sei, contate. La forza del centrodestra è nel pluralismo, non è nel suo carattere monolitico. Chi vuole un centrodestra più unito deve trovare il modo di coniugare e mettere a frutto le diversità, non di sopprimerle con un colpo di pialla o peggio di accetta". Si voterà con questa legge elettorale?
"Io penso che la legge elettorale debba rimanere questa. Cancellare le preferenze significa togliere di mano un potere agli elettori. E battezzare i candidati nelle segreterie dei partiti".
Liste separate, ma con un simbolo comune?
"E una possibilità che non escludo. È legata per me a due condizioni: la prima, che sia ribadita e sottolineata una omogeneità nelle posizioni di politica internazionale e di politica europea tra i partiti della Cdl, nessuno escluso. Il valore del simbolo sta nel ricordare non soltanto che governiamo assieme, ma che abbiamo un'idea comune del ruolo dell'Italia nel mondo e in particolare nell'Unione europea. La seconda che si mettano a frutto questi mesi e queste settimane per avvicinare le posizioni su cui si è registrata una certa distanza".
Quale simbolo comune?
"In comune abbiamo il simbolo della coalizione, la Casa delle libertà, non lo stemma di Palazzo Chigi". Convinzione politica, dunque. Non opportunità di governo. E cosa ne pensa dell'idea di unire elezioni europee e amministrative?
"Mi sembra ragionevole. Sta al governo fare la proposta. Se è quella dell'unificazione delle date io dico fin d'ora che sono d'accordo. Certo, non si può sacrificare sull'altare delle date l'abolizione delle preferenze".
Follini è contro la lista unica, Casini invece la auspica. E un gioco delle parti o una vera divergenza?
"No, è un diverso angolo visuale. Casini è al vertice di un'istituzione e fa un ragionamento istituzionale, io faccio un ragionamento che sta più dentro la tempesta politica. Però è ovvio che se si fa la lista dell'Udc si fa con la convinzione dei suoi simpatizzanti e quindi anche del suo simpatizzante più illustre". Nel suo ultimo libro lei racconta con Casini ho litigato una sola volta in trent'anni. Quale? (sorride) "L'ho dimenticato... E comunque è più facile far passare una carovana di cammelli per la cruna dell'ago che trovare un dissidio tra Casini e il sottoscritto". Lei ha una bella intesa anche con Fini. Cosa ne pensa della svolta neocentrista di An? "Rappresenta per il passato un atto di verità e per il futuro contiene un invito a ragionare sulle identità nuove piuttosto che su quelle che ciascuno di noi ha ereditato o riscoperto sfogliando l'album di famiglia. E questo ragionamento credo che valga per quanti prendono le distanze dalla loro storia e allo stesso modo per quanti come noi nella loro storia si rispecchiano appieno. Declinare l'identità al futuro e non più al passato è un compito che abbiamo tutti".
Lo strappo di Fini farà calare i consensi di An?
"Io credo che con questa scelta abbia guadagnato più consenso di quello che può aver perso. Io mi ribello all'argomento che viene speso contro di lui: che non ha cuore. Chi assume dei rischi ha anche cuore. Questa idea che il cuore si esibisce davanti ai telespettatori, come un trofeo, la trovo insopportabile. Comunque, il gioco delle previsioni non mi appassiona". C'è meno intesa invece con Bossi. Ma lei riconosce alla Lega il merito di aver fatto dei passi avanti.
"Io dico sempre che noi abbiamo incontrato la Lega in un certo percorso che va dal secessionismo al federalismo, un percorso che va verso la "normalità costituzionale", per usare un'espressione cara a Tremonti. Se quel percorso prosegue, l'alleanza si consolida. Se si ferma o, peggio, torna indietro, l'alleanza va in crisi".
E voi dell'Udc gli darete una mano?
"Dare una mano significa anche esercitare lo spirito critico. Troppa diplomazia a volte può generare dei fraintendimenti. Ho trovato disdicevole, per esempio, questa aggressione a Fini in un passaggio delicato e apprezzabile del suo cammino. Quelle quattro o sei pagine quotidiane della Padania riservate alla Mussolini e alla Almirante e al popolo dei fax della destra più destra, mi sembra che siano due o tre alberi sottratti al paesaggio boschivo". Tremonti e l'economia, troppo grande quel ministero per un uomo solo?
"In effetti i ministeri sono cinque, non uno solo, e forse il passaggio da cinque a uno è un po' brusco. Detto questo, non sono tra quanti vogliono andare all'assalto del ministero dell'Economia, né propongo di spezzettarlo. La questione che sta di fronte a Tremonti è un'altra: se scegliere di stare dentro la controversia politica o di stare fuori. Se deve occuparsi di tutte le competenze che la riforma Bassanini gli consegna, non può fare contemporaneamente il lord protettore di uno dei partiti della maggioranza. Manca il tempo".
Quale sarà il risultato dell'Udc alle europee?
"Noi abbiamo fatto la nostra politica in questi mesi ed è giusto che su questa politica si esprimano gli elettori. Le differenze che il nostro partito ha introdotto nella coalizione, credo sia corretto e doveroso consegnarle agli elettori e affidarle al loro consenso. Non sono tra quanti gonfiano i muscoli il giorno prima delle elezioni, sono di vecchia scuola, credo che i voti vadano contati il giorno dopo".
Elezioni europee: su quale percentuale metterebbe la firma? "Mi aspetto un voto in più della Lega e mi aspetto qualcosa di più del 3,2% che Ccd e Cdu raccolsero insieme alle politiche. Ma insisto, i voti vanno contati il giorno dopo". I15% va bene?
"Non do i numeri, i numeri li danno gli elettori".
Bondi e Forza Italia sono ottimisti.
"Siamo tutti ottimisti, prima".
Un terreno comune c'è con Forza Italia. Anche se lei dice che è un partito "egocentrico". "Con Forza Italia abbiamo molti punti in comune e alcune robuste differenze. E evidente che queste stanno dentro la storia e la cronaca di questi anni. È un partito fortemente personalizzato, molto polarizzato intorno a Berlusconi. Io penso che il centrodestra è più forte quando recupera la dimensione della coralità, quando non è troppo imperniato sulla figura di un uomo solo al comando. Sento dentro la pancia di Forza Italia molte voci mo-derate che ascolto con attenzione, altre sono più barricadiere e mi convincono dimeno". Com'è il suo rapporto con Sandro Bondi?
"Data la sua gentilezza è complicato avere un rapporto difficile. Apprezzo la sua lealtà, l'originalità mi è meno facile trovarla". E la verifica?
"Non parlerò di verifica né di rimpasto e dintorni, ma certo una messa a punto ci vuole e mi permetto di dire che non si tratta di fare una scampagnata a Portofino". Nel suo libro c'è un capitolo intitolato "Un altro centrodestra". Senza Berlusconi? "Ho fatto un ragionamento meno fantasioso. Io dico che il centrodestra è nato sotto il segno di Berlusconi, è un'alleanza fortemente caratterizzata dal suo leader. il compito che abbiamo oggi è costruire il centrodestra, passare da una struttura piramidale, da un'alleanza che comincia e finisce con il suo leader a una struttura più pluralistica, con un gioco di squadra più largo. Il leader è rispettato, ma non è lasciato solo".
La Gasparri ora è legge. Contento?
"Io non ravviso elementi di incostituzionalità nella legge. Ho detto e ripeto che non mi piace, che l'ho votata per disciplina di maggioranza, che l'avrei voluta diversa in punti significativi e gli emendamenti che abbiamo presentato stanno lì a dimostrare qual è il nostro pensiero. Ora, di qui in avanti, si tratta di imboccare un percorso che acceleri la liberalizzazione del sistema radiotelevisivo. Occorre riconoscere che l'ultima curva, quella disegnata da questa legge, porta in una direzione che non è propriamente quella".
Cossiga l'ha soprannominata Harry Potter. Cosa farebbe se avesse la bacchetta del maghetto?
"Ah ah... che domanda imbarazzante. Se debbo dare una risposta seria, ovviamente rispondo che in democrazia la politica si fonda sull'idea che nessuno abbia la bacchetta magica. Se debbo dare una risposta scherzosa... dirò che se mai l'avessi userei la bacchetta magica per infondere un po' di moderazione di qua e di là e per contagiare alleati e avversari".
Eros center sì, spinello no. È la Casa delle libertà e dei divieti? "Io sono cresciuto avendo scolpita nella mente quella frase di Moro che diceva: questo Paese non si salverà se non riscoprirà i suoi doveri. La dimensione della responsabilità mi appartiene tutta. Detto questo, stiamo attenti a non fare un polo troppo bacchettone. L'idea che noi abbiamo il monopolio della virtù e gli altri la libertà del vizio, non mi convince. Tanto quanto non mi convinceva a parti rovesciate la pre-tesa del centrosinistra di essere il polo degli onesti contro il polo dei corrotti". "

Saluti liberali

Pieffebi
03-12-03, 23:28
Come al solito dimentichi Rosaria. Guarda che brunik si arrabbia.

MrBojangles
04-12-03, 01:03
http://www.repubblica.it/2003/k/sezioni/politica/gasparri2/libgiu/este_832947_00280.jpg

Pieffebi
04-12-03, 20:48
Beh Craxi ha avuto le sue responsabilità. Personalmente non rimpiango i tempi di un PSI spesso arrogante, persino nei più piccoli comitati di gestione delle USSL più piccole. Tuttavia bisogna ammettere che il modo in cui quel partito è stato annientato per via giudiziaria, mentre chi fino a pochi anni prima viveva dei rubli di un totalitarismo straniero avversario dell'Italia ne ha.....in gran parte rubato l'identità......rappresenta una pagina della nostra storia patria sulla quale bisognera' ancora a lungo riflettere.

Saluti liberali

Dario
05-12-03, 15:24
In origine postato da chiarezza
... Chi vivrà vedrà, intanto difendo con onore l'essere socialista... Certo non deve essere facile difendere con onore l'essere socialisti in una coalizione di centro destra guidata da Berlusconi.

Auguri....

MrBojangles
05-12-03, 16:45
In origine postato da chiarezza
è il sistema elettorale che impone di fare delle scelte o a destra o a sinistra, paradossalmente tutti i socialisti devono fare delle scelte, è la legge elettorale che va cambiata perchè ti assicuro che imbarazza molto l'alleanza con la Lega, ma imbarazzerebbe ancor di più un'alleanza con Di Pietro o con i "nuovi riformisti" (Bertinotti, Diliberto, Cofferati...)...
Stasera se hai tempo da perdere ti consiglio di guardare "conferenza stampa" su rai uno alle 23.00 c'è De Michelis che spiegherà le scelte delpartito.
ciao

www.nuovopsi.com/lombardia

Ma certo; o con gli incensurati o coi pregiudicati.

La scelta era obbligata...

MrBojangles
05-12-03, 17:04
In origine postato da chiarezza
o con i forcaioli o con i liberali, sai la medaglia si buò girare o rigirare, questa è la politica
scelta altrettanto obbligata...

I liberali....:D

ANCHE dopo la gasparri insistete a definivi tali???

:K

MrBojangles
05-12-03, 17:11
In origine postato da chiarezza
io mi definisco socialista liberale riformista

www.nuovopsi.com/lombardia

Come ti definisci tu vale zero, se poi scrivi quello che scrivi.

Anche il Banana, secondo lui, è un liberale...

MrBojangles
05-12-03, 17:59
In origine postato da chiarezza
hai perfettamente ragionea che quello che penso io vale zero
Non quello che pensi; il come ti reputi.
posso dire lo stesso sulla volontà di portare Di Pietro o Cofferati nella lista "riformista"
Il riformismo è solo un concetto; se le riforme hanno il contenuto di quelle approvate, e di quelle in lista, da questo governucolo...tanto vale essere conservatori (e il Banana lo è, conservatore; della sua roba e dei suoi interessi)
, evidentemente il sistema elettorale costringe l'alleanza con partiti poco liberali (lega) dalla mia.
Il problema grosso in Italia è la legge elettorale, favorisce l'astensione e favorisce il voto contro, impedendo la crescita di un vero partito liberale riformista.
Hai scoperto l'acqua calda.
Se non si ritorna al proporzionale (con sbarramento ed un minimo di premio di maggioranza) ogni coalizione avrà a che fare con il becero di turno (partito o segretario di partito) [/B]

Basterebbe fare una legge che impedisca il candidarsi di pregiudicati abbinata ad una VERA legge sul conflitto d'interessi.
Tanto per cominciare.
Un Parlamento così eletto potrebbe, sperabilmente, mettere mano in maniera SERIA alle VERE riforme.
Quelle che servono a TUTTI.

MrBojangles
05-12-03, 18:31
In origine postato da chiarezza
purtoppo non è attuabile la riforma sull'elezione dei pregiudicati perchè negli anni '90 c'è stato un uso giustizialista della magistratura (solo recentemente ammesso da D'Alema e &), quindi o fai una bella amnistia a tutti (come quella che ha favorito il pci sui finanziamenti illeciti) e poi fai la riforma del diritto penale oppure difficilmente puoi riformare la giustizia.

Il PArlamento è legittimo in ogni caso perchè è per sua natura espressione del voto popolare, se non si riconosce bisogna trasferirsi nella repubblica delle banane...

governucolo o meno è legittimato a decidere, del resto il conflitto di interessi non l'ha risolto l'ulivo quando era al governo ed ora siamo in questa situazione paradossale. In politica bisogna aver coraggio, il mortadella non ne ha di natura, il grissino mi vien da ridere solo a guardarlo, mentre al burattinaio con i baffi piange ancora per la leadership persa...
triste come alternativa non credi?

l'acqua calda si l'ho scoperta, ma come in passato si è subito corsi al maggioritario?

Si si....

:ronf

Ho "quasi" l'impressione di averle già sentite, queste congetture...

:K

MrBojangles
05-12-03, 18:52
In origine postato da chiarezza
è un dato di fatto

www.nuovopsi.com/lombardia

Dati di fatto per dati di fatto...

http://www.monde-diplomatique.fr/2001/12/CARROZZO/IMG/art8253-1.gif

http://www.kaosedizioni.com/mediaaffaripresidente.jpg

http://www.berluscastop.it/ima2/kaos2.gif

http://www.amicus.it/libri/berlusconi/berlusconi.jpg

http://www.diario.it/content/images/im001356.cover32.33.hi.large.gif

MrBojangles
05-12-03, 19:09
In origine postato da chiarezza
appunto siamo costretti al votare il meno peggio, io considero il centro destra il meno peggio, tu pensi che Il berlusca il peggio dei peggio, posizioni differenti e visioni politiche differenti...
a proposito la proposta sui candidati non condannati non fa parte di un ex pm sceso in politica nel centro sinistra??? che caso....

Il Banana, tutta la cricca e, a scendere, il SUO partito e tutta la coalizione che gli si aggrappa addosso (oggi) non ha nulla a che fare con la politica.

Se non si parte da questo "dato di fatto" si fa solo contrapposizione sterile e scontro sociale.
Voluto e fomentato dalle stesse persone sopra citate.

Molto semplicemente il problema è LUI; e tutti i suoi complici e chi gli sta sopra.
Come aveva ammonito Montanelli.

MrBojangles
05-12-03, 22:11
In origine postato da chiarezza
quidni è giusto creare dei partiti contro di lui (mi riferisco ad un ex pm che ha come slogan "contro Berlusconi"), vero? ma fammi il piacere che visione miope della politica
quando sostieni che il problema è lui sei tu fare scontro sociale perchè evidentemente se ha vinto le elezioni è legittimato a governare, almeno fino a ieri le regole erano così poi se il una coalizione vince le elezioni e i "riformisti" forcaioli devono governare comunque allora è un altro discorso.
comunque la sinistra aveva l'occasione per risolvere il conflitto di interessi, doveva farlo, non lo ha fatto. Il resto sono solo subdole illazioni

Hai però ragione nell'asserire che questa non è politica, FI non fa politica eppure vince, questa è sicuramente una fase di trasizione dove a destra non si fa politica ma c'è un leader, a sinistra non si fa politica e non c'è neppure un leader carismatico: per capirci "uno che ha le palle"

La struttura dei partiti a sinistra è precaria, non si può prendere un calderone e buttarci dentro tutto (partendo da una situazione grottesca come quella di tangentopoli, perchè è quello il punto di partenza).
quando verrà meno Berlusconi allora vedrai che questa situazione strana di transizione cambierà, almeno nel centro-destra. ritornando ad una struttura partitica dove, per sopperire alla mancanza di un leader forte, sarà costretta a far politica.
Convinto comunque che nel 2006 qualcosa potrebbe muoversi coalizione trasversare per isolare gli estremi? il tempo lo dirà...






www.nuovopsi.com/lombardia

Non ha le palle; ha i soldi e le televisioni...

Tutta roba di contrabbando.

MrBojangles
06-12-03, 10:16
Mi sembrate De Michelis e Cirino Pomicino....

Ovviamente pregiudicati.

mustang
06-12-03, 13:02
...da ridere

Se non ha le palle un uomo che si è creato un impero mediatico lottando contro la tv di stato senza concorrenza;
che ha messo nell'angolo la gioiosa armata di Occhetto pronta a papparsi l'italietta tutta dopo lo sfacelo dei partiti democratici; che tiene bravamente testa al "potere giudiziario" tenuto da magistrati schierati politicamente in evidentissimo conflitto d'interesse; che viene sbalzato dal Governo per il tradimento, ripeto tradimento, di partiti e politici alleati; che attraversa il deserto e per sei anni dirige una stupenda e democratica e correttissima opposizione.
Che, per finire, riconquista Palazzo Chigi.

Se costui non ha le palle ditemi voi chi le ha.
bojangles?
Mi vien da ridere

MrBojangles
06-12-03, 13:03
In origine postato da chiarezza

certo che sentire certi discorsi giustizialisti da chi ha beneficiato di un'amnistia


www.nuovopsi.com/lombardia

Parli di Berlusconi per la falsa testimonianza sulla P2?

Un pregiudicato è un pregiudicato...

MrBojangles
06-12-03, 13:05
In origine postato da mustang
...da ridere

Se non ha le palle un uomo che si è creato un impero mediatico lottando contro la tv di stato senza concorrenza;
che ha messo nell'angolo la gioiosa armata di Occhetto pronta a papparsi l'italietta tutta dopo lo sfacelo dei partiti democratici; che tiene bravamente testa al "potere giudiziario" tenuto da magistrati schierati politicamente in evidentissimo conflitto d'interesse; che viene sbalzato dal Governo per il tradimento, ripeto tradimento, di partiti e politici alleati; che attraversa il deserto e per sei anni dirige una stupenda e democratica e correttissima opposizione.
Che, per finire, riconquista Palazzo Chigi.

Se costui non ha le palle ditemi voi chi le ha.
bojangles?
Mi vien da ridere

C'è chi crede alle favole mustang; o alle PALLE, vedi tu.

http://digilander.libero.it/buiobuione18/cartello_4.gif

MrBojangles
06-12-03, 13:20
Un pregiudicato è un pregiudicato.

A chi ruba una mela (anche se HA SCONTATO la sua pena IN GALERA) viene interdetto ogni diritto di avvicinarsi alla "cosa pubblica".

Fuori i pregiudicati e gli "in attesa di sentenza definitiva" dalle istituzioni.

MrBojangles
06-12-03, 22:50
In origine postato da AngelodiCentro
e tu sembri un sosia di Nanni Moretti. :ronf pregiudicati vuol dire condannati in maniera definitiva, nn mi sembra che i due di sopra li sono mai stati.

Sei veramente fuori di testa.

Ancora ci rifai co' 'sta storia????

Sono dei pregiudicati!

Dicesi delinquenti...

Pieffebi
07-12-03, 17:30
Cerchiamo di contenere i termini entro i limiti del lecito e del decente. Ricordo che qui vi sono, rispetto ai fora del sito ospitante, dei "pregiudicati "che hanno già subito sospensioni....
Le BOJAte e le provocazioni di taluni personaggi dediti sistematicamente alla calunnia e alla menzogna......si commentano da sole.

Saluti liberali

MrBojangles
07-12-03, 19:37
In origine postato da chiarezza
completamente condivisibile il tuo intervento moderatore.
proprio per evitare spiacevoli situazioni.
grazie e buon lavoro

Bravo; condividi gli interventi del moderatore.

Daltronde; è grazie a questa "condivisione" che possiamo godere di nuovo della CENSURA.

Sei un avvocato di provincia?
Ti interessa il patrocinio di una querela contro un mangiapane a tradimento dipendente pubblico, ex comunista con turbe da complessi d'inferiorità?

Pieffebi
07-12-03, 19:39
Vergognati

Pieffebi
11-12-03, 14:00
dal CorSera

" Corriere della Sera del 11/12/2003


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Il Presidente del Consiglio: «Verifica a gennaio? Pronto a proposte migliorative». E sulla lista unica: non è sepolta, ma deve piacere a tutti

«Sarò ancora io il candidato a Palazzo Chigi»
Berlusconi sulle riforme: se la disponibilità dell'opposizione è vera la prendiamo con tutto il cuore
Marco Galluzzo
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ROMA - Dice che correrà ancora lui, alle prossime Politiche, come premier, almeno «allo stato attuale delle cose». Ripete che punta a un cambiamento della legge elettorale, perché «oggi anche il partito più piccolo ha un'indispensabilità marginale». Si rivolge all'opposizione, sulle riforme istituzionali, pronunciando parole gradite al Quirinale: sui poteri del premier, dice il capo del governo, «la sinistra ha avanzato una disponibilità a trattare, se è vera la prendiamo con tutto il cuore, perché parliamo della Costituzione, il fondamento del nostro stare insieme». E' un appuntamento diventato ormai tradizione, Silvio Berlusconi che anima la presentazione dell'ultimo libro di Bruno Vespa. E la tradizione vuole che parli di tutto, dai temi di attualità al futuro della coalizione. Lui non si sottrae, alla vigilia di una settimana che lo vedrà protagonista delle trattative finali sulla nuova Costituzione della Ue.
LA COALIZIONE - Nessuna novità in vista, assicura, «non vedo nessun cambiamento da qui alla fine della legislatura. Ci presenteremo alle elezioni con la stessa formazione, assolutamente compatta. Abbiamo una larga maggioranza e ancora due anni e mezzo di lavoro...».
LEGGE ELETTORALE - E' noto che il premier vorrebbe un ritorno al proporzionale, con un meccanismo che assicuri comunque l'alternanza, ieri lo ha ribadito: «Bisogna cambiare sistema, perché con questo anche il più piccolo partito conta come quelli più grandi». Un problema che per Berlusconi dovrebbe essere avvertito anche dall'Ulivo: «Escludo categoricamente che possano vincere le elezioni, ma se accadesse non potrebbero governare con Rifondazione, che almeno in politica estera è incompatibile con gli altri due partiti». Anche per questi motivi «spero sia possibile raggiungere un accordo fra tutte le forze».
FUTURO - A domanda diretta Berlusconi risponde: «Allo stato delle cose devo dire che mi ricandiderò come premier a Palazzo Chigi e devo dire che ci presenteremo con risultati incontestabili, tali da rendere altrettanto incontestabile la nostra vittoria».
RIFORME - «Se c'è la possibilità di un dialogo con l'opposizione dobbiamo esplorarla fino all'ultimo». Parole che illustrano i risultati del vertice di maggioranza dell'altro ieri, la Casa delle Libertà che sfuma sui poteri del premier pur di guadagnare un confronto con il centrosinistra: «Ogni riforma della Costituzione merita che ci si lavori da entrambe le parti, la sinistra nella scorsa legislatura non ha rispettato questa regola, tuttavia noi liberali...». Berlusconi puntualizza anche sullo scioglimento delle Camere: prerogativa che rimarrà in capo al Quirinale, «ma su richiesta del presidente del Consiglio». Richiesta vincolante, gli viene chiesto? «Vincolante nel senso che è impensabile che chi governa non sia stato scelto dagli elettori». Ancora sul vertice dell'altro ieri: «C'è stato un faccia a faccia tra Bossi e Fini e il presidente di An ha garantito la volontà di portare avanti la riforma».
RIMPASTO - Berlusconi si concede anche su un argomento che non ama, ma - dice - «a gennaio possiamo verificare cosa ha fatto fin qui il governo, sono sempre disponibile di fronte a proposte migliorative», anche «sulla compagine di governo». Resta da vedere chi riuscirà a convincerlo che un ministro potrebbe avrebbe un successore più bravo. E sulla lista unica: «Non è sepolta, ma deve piacere a tutti», ma soprattutto «a noi stanno bene anche le liste separate, nel '94 e nel '96 abbiamo battuto le sinistre con liste separate».
LEGGE GASPARRI - «Apre ai grandi colossi internazionali, come Telecom e Sky: se esiste una legge pluralista è questa». Le critiche degli editori? Confezionano un «prodotto obsoleto», «capovolgono la realtà», si occupino piuttosto di aumentare le copie («il 70% degli articoli non li legge nessuno»), perché «altrimenti la pubblicità potrebbe veramente andare altrove». E «i giornali si illudono quando pensano di togliere pubblicità alla tv, i prodotti che vanno in tv sono prevalentemente per le massaie e nessuna massaia legge i giornali». "

Cordiali saluti

Pieffebi
04-05-08, 12:51
Dunque ....ci siamo.


Shalom