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Visualizza Versione Completa : 9 novembre - Dedicazione della Basilica del SS. Salvatore (Basilica Lateranense)



Colombo da Priverno
08-11-03, 17:44
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/dettaglio/21950):

Dedicazione della Basilica Lateranense

9 novembre - Festa

Venne costruita verso il 314 circa da papa Melchiade nei terreni donati da Costantino accanto al Palazzo Lateranense. Fu definita “Chiesa madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe”, distrutta più volte e altrettante fatta ricostruire. E’ il simbolo della fede dei cristiani nei primi secoli, che sentivano la necessità di riunirsi in un luogo comune e consacrato per celebrare la Parola di Dio e i Sacri Misteri.

Martirologio Romano: Festa della dedicazione della basilica Lateranense, costruita dall’imperatore Costantino in onore di Cristo Salvatore come sede dei vescovi di Roma, la cui annuale celebrazione in tutta la Chiesa latina è segno dell’amore e dell’unità con il Romano Pontefice.

Martirologio tradizionale (9 novembre): A Roma, nel Laterano, la Dedicazione della Basilica del santissimo Salvatore, la quale è madre e capo di tutte le Chiese di Roma e del mondo.

Chiese ancora il prefetto Rustico: "Dove vi riunite?". Giustino rispose: "Dove ciascuno può e preferisce; tu credi che tutti noi ci riuniamo in uno stesso luogo, ma non e cosi perchè il Dio dei cristiani, che è invisibile, non si può circoscrivere in alcun luogo, ma riempie il cielo e la terra ed è venerato e glorificato ovunque dai suoi fedeli" (Atti del Martirio di S. Giustino e Compagni). Nella sua franca risposta, il grande apologeta S. Giustino ripeteva dinanzi al giudice quel che Gesù aveva detto alla Samaritana: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui nè su questo monte nè in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quel che conosciamo, perchè la salvezza viene dai Giudei. Ma e` giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perchè il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità" (Gv 4,21-24).
La festa di oggi, della dedicazione della basilica del SS. Salvatore o di S. Giovanni in Laterano, non è certamente in contrasto con la testimonianza di S. Giustino e con la parola di Cristo. Salvi infatti il dovere e il diritto della preghiera sempre e dovunque, è anche vero che fin dai tempi apostolici la Chiesa, in quanto gruppo di persone, ha avuto bisogno di alcuni luoghi in cui riunirsi a pregare, proclamando la Parola di Dio e rinnovando il sacrificio di morte e risurrezione di Cristo, in attuazione delle Sue parole: "Prendete e mangiatene tutti; Prendete e bevetene tutti; Fate questo in memoria di me". Inizialmente queste riunioni venivano fatte nelle case private, anche perchè la Chiesa non godeva ancora di alcun riconoscimento. Ma questo dovette venire abbastanza presto: c'è un singolare episodio all'inizio del secolo III, quando Alessandro Severo diede ragione alla comunità cristiana in un processo contro degli osti, che reclamavano contro la trasformazione di un'osteria in luogo di culto cristiano. La Basilica Lateranense venne fondata da papa Melchiade (311-314) nelle proprietà donate a questo scopo da Costantino di fianco al Palazzo Lateranense, fino allora residenza imperiale e poi residenza pontificia. Sorgeva così la "chiesa-madre di tutte le chiese dell'Urbe e dell'Orbe", distrutta e ricostruita molte volte. Vennero celebrati in essa o nell'attiguo Palazzo Lateranense (ora sede del Vicariato di Roma) ben cinque concili, negli anni 1123, 1139, 1179, 1215 e 1512. "Ma il tempio vivo e vero di Dio dobbiamo esserlo noi", dice S. Cesario di Arles.

Autore: Piero Bargellini

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Augustinus
08-11-03, 21:06
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http://rubens.anu.edu.au/htdocs/bycountry/italy/rome/popolo/pics/0050/P5012.JPG Monumentale sepolcro di Papa Leone XIII all'interno della Basilica Lateranense

http://img83.imageshack.us/img83/2152/051bonifacio1hx2.jpg Giotto, Papa Bonifacio VIII promulga il primo Giubileo (1300). L'affresco è ubicato all'interno della Basilica

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Augustinus
08-11-03, 21:15
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Augustinus
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http://www2.siba.fi/~kkoskim/rooma/kuvat/vasi034c.jpg Angolo di Piazza del Laterano

Augustinus
09-11-03, 12:56
Con il battesimo siamo tutti diventati tempio di Dio
Con gioia e letizia celebriamo oggi, fratelli carissimi, il giorno natalizio di questa chiesa: ma il tempio vivo é vero di Dio dobbiamo esserlo noi. Questo é vero senza dubbio. Tuttavia i popoli cristiani usano celebrare la solennità della chiesa matrice, poiché sanno che é proprio in essa che sono rinati spiritualmente. Per la prima nascita noi eravamo coppe dell'ira di Dio; secondo nascita ci ha resi calici del suo amore misericordioso. La prima nascita ci ha portati alla morte; la seconda ci ha richiamati alla vita. Prima del battesimo tutti noi eravamo, o carissimi, tempio del diavolo. Dopo il battesimo abbiamo meritato di diventare tempio di Cristo. Se riflettiamo un pò più attentamente sulla salvezza della nostra anima, non avremo difficoltà a comprendere che siamo il vero e vivo tempio di Dio. «Dio non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo» (At 17, 24), o in case fatte di legno e di pietra, ma soprattutto nell'anima creata a sua immagine per mano dello stesso Autore delle cose. Il grande apostolo Paolo ha detto: «Santo é il tempio di Dio che siete voi» (1 Cor 3, 17).
Poiché Cristo con la sua venuta ha cacciato il diavolo dal nostro cuore per prepararsi un tempio dentro di noi, cerchiamo di fare, col suo aiuto, quanto é in nostro potere, perché questo tempio non abbia a subire alcun danno per le nostre cattive azioni. Chiunque si comporta male, fa ingiuria a Cristo. Prima che Cristo ci redimesse, come ho già detto, noi eravamo abitazione del diavolo. In seguito abbiamo meritato di diventare la casa di Dio, solo perché egli si é degnato di fare di noi la sua dimora. Se dunque, o carissimi, vogliamo celebare con gioia il giorno natalizio della nostra chiesa, non dobbiamo distruggere con le nostre opere cattive il tempio vivente di Dio. Parlerò in modo che tutti mi possano comprendere: tutte le volte che veniamo in chiesa, riordiniamo le nostre anime così come vorremmo trovare il tempio di Dio. Vuoi trovare una basilica tutta splendente? Non macchiare la tua anima con le sozzure del peccato. Se tu vuoi che la basilica sia piena di luce, ricordati che anche Dio vuole che nella tua anima non vi siano tenebre. Fà piuttosto in modo che in essa, come dice il Signore, risplenda la luce delle opere buone, perché sia glorificato colui che sta nei cieli. Come tu entri in questa chiesa, così Dio vuole entrare nella tua anima. Lo ha affermato egli stesso quando ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò (cfr. Lv 26, 11.12).

Augustinus
08-11-04, 21:59
De Vita la Christo, VII, 3, in PG 150, 696‑697.

Gli uomini virtuosi vigilano solleciti contro le radici del male e vi resistono fin dal principio; essi custodiscono il cuore per Dio solo, dedicando a lui, come un tempio, la memoria. Sanno, infatti, che il luogo sacro non va esposto alle folle: conoscono che è sacrilego usare per scopi profani i vasi e i veli consacrati, ma che nessuna cosa sacra eguaglia l'anima consacrata a Dio. Ecco perché essa deve essere molto più impenetrabile a quelli che vendono e comprano, e rimanere libera da banchi di ambulanti e di cambiavalute. Pensate allora come dovrà essere l'orante, se la casa di preghiera va purificata dal tumulto in vista di lui che vi prega. A dir il vero, il nome di "casa di preghiera" non sempre era attuale per il tempio di Gerusalemme, dove a volte non c'era nessuno che pregasse. Invece l'espressione "casa di preghiera" ben conviene ai cristiani, i quali, secondo la prescrizione di san Paolo (1 Ts 5,17), devono essere incessantemente dediti all'unione con Dio mediante la preghiera continua.

Badiamo anche a questo: per distoglierci dagli altri peccati, il Salvatore si è servito di parole; qui invece ha fatto uso della lingua e dell'ira, della mano e della sferza, per indicarci quanto la cosa gli stia a cuore. Cristo si comporta cosi, non tanto per far rispettare il tempio che sapeva sarebbe stato distrutto; invece, vuole sottolineare quanto gli prema che ciascuno dei suoi fedeli, nei quali ha promesso di rimanere, sia libero da affanni e preoccupazioni. Nello stesso tempo, si mostra indignato e usa la frusta per segnalarci la sfrontatezza delle nostre passioni; c'è dunque tanto bisogno di cuore e animo saldo, di mente sobria e vigilante, e soprattutto che intervenga la mano stessa del Salvatore, perché chi non lo accoglie in sé non può cacciare il tumulto dell'anima. La legge stabiliva la pena di morte per il sacrilego, e un velo doveva coprire il Santo dei santi. Uzza morì perché aveva voluto sostenere con la sua mano profana l'arca che stava cadendo (2 Sam 6, 6). Ozia si guadagnò la lebbra per l'abuso di funzioni sacre (2 Cr 26, 18‑19). Con questi e vari altri esempi, Dio ha stabilito la legge dell'inviolabilità assoluta dell'anima battezzata, vero tempio di Dio. Per chi vive in Cristo è quindi molto importante mantenere l'anima pura da ogni sollecitudine molesta. Se qualcosa utile in apparenza si infiltra nella volontà, il discepolo di Gesù non vi rivolge il pensiero; fa come Pietro, il quale, non appena ebbe udito il Signore che lo chiamava, non si curò di ciò che aveva tra le mani (Mt 4, 20). Per chiunque, infatti, vive in Cristo, risuona una continua e incessante chiamata mediante la grazia infusa nell'anima dai sacramenti.

La grazia, che inabita il fedele, è lo Spirito del Figlio di Dio, che grida nei nostri cuori ‘‘Abbà’’, Padre (Gal 4, 6), come insegna san Paolo. Cosi quelli che vivono in Cristo lasciano andare tutto, per potere ogni giorno seguire il Signore. La Scrittura dice infatti che non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense (At 6, 2). Per tre motivi il fedele fa questo: anzitutto ai suoi occhi nulla va anteposto a Dio; poi, perché tutto proviene dal sommo Dispensatore di ogni bene; e infine, perché il Dio verace ha promesso a chi cerca prima il regno di Dio di dare tutto il resto in aggiunta (Lc 12, 31). Il Salvatore, liberando da ogni cura coloro che aderiscono a lui, insiste su questo punto, perché essi non siano privati dei beni migliori. Non vuole che ci affatichiamo inutilmente, inquieti per ciò di cui lui stesso ha cura prima di noi. Se è nocivo affannarsi per tali cose, che dire se uno se ne affligge? Ciò non solo distoglie l'anima dal ricordo di Dio, ma oscura completamente l'intelletto.

Augustinus
08-11-04, 22:02
Scritti e insegnamenti spirituali, XIV, 150‑153, ed. Paoline, Roma, 1980, 195‑198.200.

Come si costruisce la casa dell'anima? Possiamo apprendere i segreti di quest'arte guardando a come vengono costruite le case materiali. Chi vuole costruirsi una casa, deve renderla salda in ogni punto, fissarla sui quattro lati e non badare ad un lato solo, trascurando gli altri; non servirebbe a niente, anzi, la sua fatica e i suoi soldi andrebbero perduti. E' cosi anche per l'anima. L'uomo non deve trascurare alcun lato della sua costruzione, ma innalzarla ugualmente su tutti i lati con armonia. E' quel che dice abba Giovanni: "Voglio che l'uomo prenda un po' di ogni virtù e non che faccia come alcuni che si attaccano ad una sola virtù, badano ad essa sola, in essa sola si esercitano trascurando le altre (Eb 11, 6). Forse hanno fatto grandi progressi in questa virtù e cosi non sono vinti dalla passione contraria; sono però ingannati e oppressi dalle altre passioni, ma non se ne preoccupano _ e credono di possedere grandi cose. Costoro sono simili a un uomo che costruisce un muro solo, lo innalza il più possibile; guardando l'altezza del muro, crede di aver fatto qualcosa di grandioso. Non si rende conto che come arriverà il vento, lo butterà a terra perché è solo, non appoggia su altri muri.

Chi vuole costruirsi una casa per avere un riparo, deve costruire da tutti i lati e renderla salda da ogni parte. Vi dico come: anzitutto bisogna gettare le fondamenta, cioè la fede. Come dice l'Apostolo, senza la fede impossibile essere graditi a Dio. Poi, su questo fondamento sarà possibile erigere una costruzione ben proporzionata. Gli viene offerta un'occasione di obbedire? Metta una pietra alla sua costruzione: faccia obbedienza. Un fratello si irrita con lui? Aggiunga un'altra pietra: sia paziente. Deve praticare la temperanza? Sia temperante e aggiungerà un'altra pietra. Deve porre alla sua costruzione una pietra di ogni virtù che ha la possibilità di praticare e potrà cosi costruire tutti i lati con pietre di compassione, di rinuncia alla propria volontà, di mitezza, e via dicendo. E in tutto questo deve aver cura della perseveranza e del coraggio: sono le pietre d'angolo che rendono salda la costruzione e congiungono un muro con l'altro, impedendo loro di inclinarsi o disgiungersi. Senza perseveranza e senza coraggio, infatti, non si raggiunge la perfezione in nessuna virtù. Chi non ha coraggio, non avrà neppure perseveranza e senza perseveranza non si può far nulla di buono. Per questo il Signore ha detto: Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime (Lc 21, 19).

Chi costruisce un muro deve poggiare ogni pietra su un po' di fango; se le sistema l'una sull'altra senza mettervi in mezzo del fango, le pietre si disgiungono e la casa crolla. Il fango è l'umiltà, è fatto di terra e tutti lo calpestano. Una virtù senza umiltà non è virtù. Anche nei Detti dei Padri si dice: "Come è impossibile costruire una nave senza chiodi, cosi è impossibile che l'uomo si salvi senza umiltà". Se si fa qualcosa di buono, bisogna farlo con umiltà e allora l'umiltà conserverà quello che si è fatto. La casa deve avere anche le cosiddette giunture; sono la discrezione che rende salda la casa, unisce le pietre l'una all'altra e rende compatta la costruzione dandole inoltre un certo decoro. Il tetto poi è la carità, che è il compimento delle virtù, cosi come il tetto lo è della casa. Dopo il tetto, c'è il parapetto della terrazza. Che cos'è il parapetto? Sta scritto nella Legge: "Quando costruirai una casa nuova, farai un parapetto intorno alla tua terrazza perché i bambini non cadano" (Dt 22, 8). Il parapetto è l'umiltà perché essa corona e custodisce tutte le virtù. Ogni virtù deve essere quindi accompagnata dall'umiltà, cosi come abbiamo detto che ogni pietra deve poggiare sul fango. E la perfezione della virtù ha ancora bisogno dell'umiltà, e i santi, avanzando naturalmente, giungono all'umiltà. Vi ripeto sempre che più ci si avvicina a Dio e più ci si riconosce peccatori. Ma chi sono i bambini, di cui la Legge s'è visto che dice: "perché non cadano dalla terrazza"? I bambini sono i pensieri che nascono nell’anima; bisogna custodirli nell'umiltà, perché non cadano dal tetto, cioè dalla perfezione della virtù.

Ecco, la casa è finita: ha le giunture, il tetto, persino il parapetto. Non le manca più nulla, dunque? Si, abbiamo trascurato una cosa. Quale? Che chi costruisce sia abile. Se non lo è, fa pendere un po' la costruzione e prima o poi la casa cade. E' abile, a costruire chi agisce con sapienza. A volte si fa ogni sforzo per raggiungere una virtù, ma non si agisce con sapienza e cosi tutta la fatica che si è fatta va perduta, non si conclude nulla, non si riesce a terminare l'opera, si pone una pietra e la si toglie. Vi è poi chi ne mette una e ne toglie due. Ad esempio: ecco che arriva da te un fratello e ti dice qualcosa che ti turba o ti ferisce, ma tu resti in silenzio e fai una metania, ecco, hai posto una pietra. Ma poi vai da un altro fratello e gli dici: "Quel tale mi ha offeso, mi ha detto questo e quest'altro; ma sono restato in silenzio e ho fatto una metania. Ecco: hai posto una pietra e ne hai tolte due. Si può anche fare la metania per ricevere lode, unendo cosi l'umiltà alla vanagloria: e questo è porre una pietra e toglierla.Chi invece fa la metania con sapienza, è convinto di aver fatto qualcosa di male, di esser lui stesso la causa di quel che è accaduto. Insomma, bisogna esercitarsi in ogni virtù fino a farla propria, a trasformarla in abitudine. Allora, come abbiamo detto, si è buoni costruttori, abili, capaci di costruire una casa ben solida.

Augustinus
08-11-04, 22:05
Enarrationes in Psalmos, CXXX, 1‑2, in PL 37, 1704-1705.

Santo è il tempio di Dio. che siete voi (1 Cor 3, 17). Sono tempio di Dio tutti quelli che crédono in Cristo, e credono per amarlo. Credere in Cristo significa infatti amarlo. Anche i demoni credevano, ma non amavano, perché dicevano: Che cosa abbiamo in comune con te, Figlio di Dio (Mt 8, 29)? Noi invece crediamo in maniera tale, da credere in lui amandolo; e non diciamo: Che cosa abbiamo in comune con te, Figlio di Dio (Mt 8, 29)? Ma Piuttosto: "t'apparteniamo, tu ci hai redenti". Tutti quelli che credono cosi, sono come pietre vive, con le quali è edificato il tèmpio di Dio; sono come quel legno immarcescibile con cui fu costruita l'arca che non poté èssere sommersa dal diluvio. Il vero tempio di Dio è l'uomo. Qui il Signore riceve le preghiere e le esaudisce. Chiunque prega fuori dei tempio di Dio, non potrà ottenere la pace della Gerusalemme celeste, anche se talvolta Dio gli concederà beni materiali.

Solo chi prega nel tempio di Dio, è esaudito per la vita eterna; ora, prega nel tempio di Dio chi prega nella pace della Chiesa, nell'unità del Corpo di Cristo, costituito dalla moltitudine dei credenti sparsi in tutto il mondo. Chi prega all'interno di questo tempio in spirito e verità, è esaudito, perché prega in questa pace della Chiesa, che è il vero tempio e di cui quello di Gerusalemme era soltanto prefigurazione. Il Signore scacciò dal tempio tutti coloro che cercavano il proprio interesse, cioè vi andavano per vendere e per comperare. E' ovvio, dunque, che anche nel Corpo di Cristo, vero tempio di cui quello era solo figura, si trova frammista gente che vende e che compra, ossia che fa i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo. Gli uomini sono travolti dai loro peccati; il Signore, perciò, fece un flagello di corde, simbolo del peccato, e scacciò dal tempio coloro che facevano i propri affari e non si interessavano di Gesù Cristo. Di questo tempio parla il salmo centotrenta. Ripeto che qui, e non nel tempio materiale, si prega Dio, il quale esaudisce in spirito e verità. In quello antico era adombrato ciò che doveva accadere: infatti esso è ormai caduto in rovina. E' forse stata distrutta anche la casa della nostra orazione? Non sia mai! Quel tempio che ora non è più, non si poté chiamare casa di orazione, di cui era stato detto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutti i popoli (Is 56, 7). Avete infatti udito ciò che disse il Signore Gesù: Sta scritto: la mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti; voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri (Mc 11, 17)! Gli uomini che trasformarono la casa di Dio in una spelonca di ladri non furono loro la causa della distruzione del tempio. Cosi quelli che vivono malamente nella Chiesa cattolica e cercano di trasformare la casa di Dio in un covo di briganti, non per questo distruggono il tempio.

Verrà giorno in cui la corda del peccato sarà la frusta che getterà fuori tutti quelli che fanno male alla Chiesa. Quanto a questa comunità di fedeli, tempio di Dio e Corpo di Cristo, essa ha una sola voce e canta i salmi come un solo uomo. Abbiamo già udita questa voce di Cristo in molti salmi; ascoltiamola anche ora e, se vogliamo, questa è voce nostra. Se vogliamo, con l'orècchio ascoltiamo colui che canta e noi cantiamo col cuore. Se invece noi non vogliamo, saremo come i mercanti in quel tempio; assomiglieremo cioè a gente che cerca il proprio interesse. In questo modo noi entriamo, si, nella Chiesa, ma non per fare ciò che è gradito a Dio. Ciascuno perciò esamini il suo modo di ascoltare. Prestiamo attenzione per poi deridere quanto abbiamo udito all'interno dei tempio divino? Oppure ascoltiamo ma subito trascuriamo questa voce di Cristo? 0 invece cerchiamo di accordarci con essa, di riconoscervi la nostra propria voce e di unire la voce del nostro cuore alla voce del salmo?

Augustinus
08-11-04, 22:14
Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1259-1260

9 NOVEMBRE

DEDICAZIONE DELLA BASILICA
DEL SS. SALVATORE

La dedicazione nel IV secolo.

Nel IV secolo dell'era nostra con la fine delle persecuzioni, il mondo ebbe l'impressione di pregustare la gioia dell'ingresso nella città della pace senza fine, e il contemporaneo Eusebio, all'inizio del decimo e ultimo libro della sua Storia, esclama: "Gloria all'Onnipotente, gloria al Redentore delle anime nostre". Egli va descrivendo da teste oculare l'ammirabile spettacolo delle dedicazioni delle nuove chiese sorte dappertutto. Di città in città si radunavano i vescovi e si raccoglievano le folle. Da popolo a popolo una benevolenza di mutua carità, di fede comune, di raccolta allegrezza armonizzava i cuori e l'unità del corpo di Cristo si rendeva evidente in una moltitudine animata dal soffio dello Spirito Santo, in cui si compivano le antiche profezie annunzianti una città vivente del Dio vivente in cui ogni sesso e ogni età avrebbe esaltato l'autore di tutti i beni. Come apparvero augusti allora i riti della Chiesa! La perfezione accurata che vi spiegavano i Pontefici, lo slancio della salmodia, le ispirate letture, la celebrazione dei Misteri formavano un insieme divino.

La basilica del Laterano.

Il 9 novembre del 324 fu il giorno natalizio o Dedicazione della Basilica del Laterano, della quale l'imperatore Costantino aveva ordinato la costruzione nel 315. Papa Silvestro la dedicò al Salvatore la cui immagine, presentata ai fedeli, dopo i secoli delle persecuzioni, parve una apparizione divina. I Papi fissarono la residenza nel palazzo vicino alla Basilica, che fu perciò la loro cattedrale, e sorse così "la madre e il capo di tutte le Chiese e città del mondo". Due incendi sopravvenuti nel secolo XIV e l'abbandono subito in conseguenza dell'esilio di Avignone resero necessaria una ricostruzione quasi per intero, terminata la quale, la Basilica fu riconsacrata e dedicata ai santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista.

La festa di oggi.

Se festeggiamo la Dedicazione delle nostre chiese particolari e delle nostre cattedrali con gioia e fierezza, è cosa normale e doverosa che festeggiamo nel mondo intero la Dedicazione della "Chiesa madre", della cattedrale del Papa. Oggi ancora in quella chiesa i Papi prendono possesso ufficiale del loro alto ufficio, in quella chiesa dal IV secolo si compiono le grandi funzioni della benedizione degli Olii Santi nel Giovedì Santo e la benedizione del Fonte nella Veglia Pasquale e in quella chiesa, nel corso dei secoli, furono battezzati a migliaia i catecumeni, ordinati a migliaia i sacerdoti appartenenti a tutte le diocesi del mondo. In quella chiesa si venera ancora l'antica immagine del Salvatore e milioni di fedeli, nel corso delle visite giubilari, l'hanno venerata e ammirata, chiedendo il perdono dei peccati.

Leviamo a Cristo le acclamazioni che si leggono nel mosaico dell'abside: ti attendiamo, Salvatore e Signore, Gesù Crsito. Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente. Tu sei il nostro Maestro, o Cristo!

Augustinus
08-11-07, 15:35
Saint John Lateran

THE BASILICA

This is the oldest, and ranks first among the four great "patriarchal" basilicas of Rome. The site was, in ancient times, occupied by the palace of the family of the Laterani. A member of this family, P. Sextius Lateranus, was the first plebian to attain the rank of consul. In the time of Nero, another member of the family, Plautius Lateranus, at the time consul designatus was accused of conspiracy against the emperor, and his goods were confiscated. Juvenal mentions the palace, and speaks of it as being of some magnificence, "regiæ ædes Lateranorum". Some few remains of the original buildings may still be traced in the city walls outside the Gate of St. John, and a large hall decorated with paintings was uncovered in the eighteenth century within the basilica itself, behind the Lancellotti Chapel. A few traces of older buildings also came to light during the excavations made in 1880, when the work of extending the apse was in progress, but nothing was then discovered of real value or importance. The palace came eventually into the hands of Constantine, the first Christian emperor, through his wife Fausta, and it is from her that it derived the name by which it was then sometimes called, "Domus Faustæ". Constantine must have given it to the Church in the time of Miltiades, not later than about 311, for we find a council against the Donatists meeting within its walls as early as 313. From that time onwards it was always the centre of Christian life within the city; the residence of the popes and the cathedral of Rome. The latter distinction it still holds, though it has long lost the former. Hence the proud title which may be read upon its walls, that it is "Omnium urbis et orbis ecclesiarum mater, et caput".

It seems probable, in spite of the tradition that Constantine helped in the work of building with his own hands, that there was not a new basilica erected at the Lateran, but that the work carried out at this period was limited to the adaptation, which perhaps involved the enlargement, of the already existing basilica or great hall of the palace. The words of St. Jerome "basilica quondam Laterani" (Ep. lxxiii, P.L., XXII, col. 692) seem to point in this direction, and it is also probable on other grounds. This original church was probably not of very large dimensions, but we have no reliable information on the subject. It was dedicated to the Saviour, "Basilica Salvatoris", the dedication to St. John being of later date, and due to a Benedictine monastery of St. John the Baptist and St. John the Evangelist which adjoined the basilica and where members were charged at one period with the duty of maintaining the services in the church. This later dedication to St. John has now in popular usage altogether superseded the original one. A great many donations from the popes and other benefactors to the basilica are recorded in the "Liber Pontificalis", and its splendour at an early period was such that it became known as the "Basilica Aurea", or Golden Church. This splendour drew upon it the attack of the Vandals, who stripped it of all its treasures. St. Leo the Great restored it about 460, and it was again restored by Hadrian I, but in 896 it was almost totally destroyed by an earthquake ("ab altari usque ad portas cecidit"). The damage was so extensive that it was difficult to trace in every case the lines of the old building, but these were in the main respected and the new building was of the same dimensions as the old. This second church lasted for four hundred years and was then burnt down. It was rebuilt by Clement V and John XXII, only to be burnt down once more in 1360, but again rebuilt by Urban V.

Through these various vicissitudes the basilica retained its ancient form, being divided by rows of columns into aisles, and having in front an atrium surrounded by colonnades with a fountain in the middle. The façade had three windows, and was embellished with a mosaic representing Christ as the Saviour of the world. The porticoes of the atrium were decorated with frescoes, probably not dating further back than the twelfth century, which commemorated the Roman fleet under Vespasian, the taking of Jerusalem, the Baptism of the Emperor Constantine and his "Donation" to the Church. Inside the basilica the columns no doubt ran, as in all other basilicas of the same date, the whole length of the church from east to west, but at one of the rebuildings, probably that which was carried out by Clement V, the feature of a transverse nave was introduced, imitated no doubt from the one which had been, long before this, added at S. Paolo fuori le Mura. It was probably at this time also that the church was enlarged. When the popes returned to Rome from their long absence at Avignon they found the city deserted and the churches almost in ruins. Great works were begun at the Lateran by Martin V and his successors. The palace, however, was never again used by them as a residence, the Vatican, which stands in a much drier and healthier position, being chosen in its place. It was not until the latter part of the seventeenth century that the church took its present appearance, in the tasteless restoration carried out by Innocent X, with Borromini for his architect. The ancient columns were now enclosed in huge pilasters, with gigantic statues in front. In consequence of this the church has entirely lost the appearance of an ancient basilica, and is completely altered in character.

Some portions of the older buildings still survive. Among these we may notice the pavement of medieval Cosmatesque work, and the statues of St. Peter and St. Paul, now in the cloisters. The graceful baldacchino over the high altar, which looks so utterly out of place in its present surroundings, dates from 1369. The stercoraria, or throne of red marble on which the popes sat, is now in the Vatican Museum. It owes its unsavoury name to the anthem sung at the ceremony of the papal enthronization, "De stercore erigeus pauperem". From the fifth century there were seven oratories surrounding the basilica. These before long were thrown into the actual church. The devotion of visiting these oratories, which held its ground all through the medieval period, gave rise to the similar devotion of the seven altars, still common in many churches of Rome and elsewhere. Between the basilica and the city wall there was in former times the great monastery, in which dwelt the community of monks whose duty it was to provide the services in the basilica. The only part of it which still survives is the cloister, surrounded by graceful columns of inlaid marble. They are of a style intermediate between the Romanesque proper and the Gothic, and are the work of Vassellectus and the Cosmati. The date of these beautiful cloisters is the early part of the thirteenth century.

The ancient apse, with mosaics of the fourth century, survived all the many changes and dangers of the Middle Ages, and was still to be seen very much in its original condition as late as 1878, when it was destroyed in order to provide a larger space for the ordinations and other pontifical functions which take place in this cathedral church of Rome. The original mosaics were, however, preserved with the greatest possible care and very great success, and were re-erected at the end of the new and deeper apse which had been provided. In these mosaics, as they now appear, the centre of the upper portion is occupied by the figure of Christ surrounded by nine angels. This figure is extremely ancient, and dates from the fifth, or it may be even the fourth century. It is possible even that it is the identical one which, as is told in ancient tradition, was manifested to the eyes of the worshippers on the occasion of the dedication of the church: "Imago Salvatoris infixa parietibus primum visibilis omni populo Romano apparuit" (Joan. Diac., "Lib. de Ecclesia Lat.", P.L. CXCIV, 1543-1560). If it is so, however, it has certainly been retouched. Below is seen the crux gammata, surmounted by a dove which symbolizes the Holy Spirit, and standing on a hill whence flow the four rivers of the Gospels, from whose waters stags and sheep come to drink. On either side are saints, looking towards the Cross. These last are thought to belong originally to the sixth century, though they were repaired and altered in the thirteenth by Nicholas IV, whose effigy may be seen prostrate at the feet of the Blessed Virgin. The river which runs below is more ancient still, and may be regarded as going back to Constantine and the first days of the basilica. The remaining mosaics of the apse are of the thirteenth century, and the signatures of the artists, Torriti and Camerino, may still be read upon them. Camerino was a Franciscan friar; perhaps Torriti was one also.

The pavement of the basilica dates from Martin V and the return of the popes to Rome from Avignon. Martin V was of the Colonna family, and the columns are their badge. The high altar, which formerly occupied the position customary in all ancient basilicas, in the centre of the chord of the apse, has now beyond it, owing to the successive enlargements of the church, the whole of the transverse nave and of the new choir. It has no saint buried beneath it, since it was not, as were almost all the other great churches of Rome, erected over the tomb of a martyr. It stands alone among all the altars of the Catholic world in being of wood and not of stone, and enclosing no relics of any kind. The reason for this peculiarity is that it is itself a relic of a most interesting kind, being the actual wooden altar upon which St. Peter is believed to have celebrated Mass during his residence in Rome. It was carefully preserved through all the years of persecution, and was brought by Constantine and Sylvester from St. Pudentiana's, where it had been kept till then, to become the principal altar of the cathedral church of Rome. It is now, of course, enclosed in a larger altar of stone and cased with marble, but the original wood can still be seen. A small portion was left at St. Pudentiana's in memory of its long connection with that church, and is still preserved there. Above the High Altar is the canopy or baldacchino already mentioned, a Gothic structure resting on four marble columns, and decorated with paintings by Barna of Siena. In the upper part of the baldacchino are preserved the heads of the Apostles Peter and Paul, the great treasure of the basilica, which until this shrine was prepared to receive them had always been kept in the "Sancta Sanctorum", the private chapel of the Lateran Palace adjoining. Behind the apse there formerly extended the "Leonine" portico; it is not known which pontiff gave it this name. At the entrance there was an inscription commemorating the dream of Innocent III, when he saw the church of the Lateran upheld by St. Francis of Assisi. On the opposite wall was hung the tabula magna, or catalogue of all the relics of the basilica, and also of the different chapels and the indulgences attached to them respectively. It is now in the archives of the basilica.

THE BAPTISTERY

The baptistery of the church, following the invariable rule of the first centuries of Christianity, was not an integral part of the church itself, but a separate and detached building, joined to the church by a colonnade, or at any rate in close proximity to it. The right to baptize was the peculiar privilege of the cathedral church, and here, as elsewhere, all were brought from all parts of the city to receive the sacrament. There is no reason to doubt the tradition which makes the existing baptistery, which altogether conforms to these conditions, the original baptistery of the church, and ascribes its foundation to Constantine. The whole style and appearance of the edifice bear out the claim made on its behalf. There is, however, much less ground for saying that it was here that the emperor was baptized by St. Sylvester. The building was originally entered from the opposite side from the present doorway, through the portico of St. Venantius. This is a vestibule or atrium, in which two large porphyry columns are still standing and was formerly approached by a colonnade of smaller porphyry columns leading from the church. The baptistery itself is an octagonal edifice with eight immense porphyry columns supporting an architrave on which are eight smaller columns, likewise of porphyry, which in their turn support the octagonal drums of the lantern. In the main the building has preserved its ancient form and characteristics, though it has been added to and adorned by many popes. Sixtus III carried out the first of these restorations and adornments, and his inscription recording the fact may still be seen on the architrave. Pope St. Hilary (461-468) raised the height, and also added the chapels round. Urban VIII and Innocent X repaired it in more recent times.

In the centre of the building one descends by several steps to the basin of green basalt which forms the actual baptismal font. There is no foundation for the idea that the Emperor Constantine was himself actually baptized in this font by Pope St. Sylvester. That is a confusion which has arisen from the fact that he was founder of the baptistery. But although he had embraced Christianity and had done so much for the advancement of the Church, the emperor, as a matter of fact, deferred the actual reception of the sacrament of baptism until the very end of his life, and was at last baptized, not by Sylvester, but by Eusebius, in whose diocese of Nicomedia he was then, after the foundation of Constantinople, permanently residing (Von Funk, "Manual of Church History", London, 1910, I, 118-119; Duchesne, "Liber Pontificalis", Paris, 1887, I, cix-cxx). The mosaics in the adjoining oratories are both ancient and interesting. Those in the oratory of St. John the Evangelist are of the fifth century, and are of the conventional style of that period, consisting of flowers and birds on a gold ground, also a Lamb with a cruciform nimbus on the vault. The corresponding mosaics of the chapel of St. John the Baptist disappeared in the seventeenth century, but we have a description of them in Panvinio. The mosaics in the chapel of St. Venantius (the ancient vestibule) are still extant, and are of considerable interest. They date from the seventh century, and a comparison between the workmanship of these mosaics and of those in the chapel of St. John offers an instructive lesson on the extent to which the arts had deteriorated between the fifth and the seventh centuries. The figures represent, for the most part, Dalmatian saints, and the whole decoration was originally designed as a memorial to Dalmatian martyrs, whose relics were brought here at the conclusion of the Istrian schism.

THE LATERAN PALACE

From the beginning of the fourth century, when it was given to the pope by Constantine, the palace of the Lateran was the principal residence of the popes, and continued so for about a thousand years. In the tenth century Sergius III restored it after a disastrous fire, and later on it was greatly embellished by Innocent III. This was the period of its greatest magnificence, when Dante speaks of it as beyond all human achievements. At this time the centre of the piazza in front, where now the obelisk stands, was occupied by the palace and tower of the Annibaldeschi. Between this palace and the basilica was the equestrian statue of Marcus Aurelius, then believed to represent Constantine, which now is at the Capitol. The whole of the front of the palace was taken up with the "Aula Concilii", a magnificent hall with eleven apses, in which were held the various Councils of the Lateran during the medieval period. The fall of the palace from this position of glory was the result of the departure of the popes from Rome during the Avignon period. Two destructive fires, in 1307 and 1361 respectively, did irreparable harm, and although vast sums were sent from Avignon for the rebuilding, the palace never again attained its former splendour. When the popes returned to Rome they resided first at Santa Maria in Trastevere, then at Santa Maria Maggiore, and lastly fixed their residence at the Vatican. Sixtus V then destroyed what still remained of the ancient palace of the Lateran and erected the present much smaller edifice in its place.

An apse lined with mosaics and open to the air still preserves the memory of one of the most famous halls of the ancient palace, the "Triclinium" of Leo III, which was the state banqueting hall. The existing structure is not ancient, but it is possible that some portions of the original mosaics have been preserved. The subject is threefold. In the centre Christ gives their mission to the Apostles, on the left he gives the keys to St. Sylvester and the Labarum to Constantine, while on the right St. Peter gives the stole to Leo III and the standard to Charlemagne. The private rooms of the popes in the old palace were situated between this "Triclinium" and the city walls. The palace is now given up to the Pontifical Museum of Christian Antiquities.

Bibliography

For the history of the basilica, the student should consult primarily the two quarto volumes of the Liber Pontificalis, edited by DUCHESNE (Paris, 1887 sqq.). Other monographs are JOANNES DIACONUS, Liber de Ecclesia Lateranensi in P.L.; ALEMANNI, De Lateranensibus parietinis (Rome, 1625); RASPONDI, De basilica et patriarchio Lateranensi (Rome, 1656); CRESCIMBENI AND BALDESCHI, Stato della S. Chiesa papale Lateranense nell' anno 1723 (Rome, 723); SEVERANO, Le sette chiese di Roma; UGONIO, Historia delle Stazioni di Roma; PANVINIO, De Septem urbis ecclesiis; PIAZZA, Stazioni di Roma. The latter four works were published in Rome in the sixteenth or seventeenth century.
Among recent books the best are: ARMELLINI, Le chiese di Roma (Rome, 1891); MARUCCHI, Basiliques et Eglises de Rome (Rome, 1902); and in particular, DE FLEURY, Le Latran au moyen âge (Paris, 1877). There is a large nubmer of plans and manuscripts in the archives of the basilica. For special points consult also DE ROSSI, Musaici della chiese di Roma anteriori al secolo XV (Rome, 1872); DE MONTAULT, La grande pancarte de la basilique de Latran in Revue de l'art chrétien (Paris, 1886); GERSPACH, La Mosaïque apsidale des Sancta Sanctorum du Latran in Gazette des beaux arts, 1880; BARTOLINI, Sopra l'antichissimo altare di legno in Roma (1852).

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. IX, New York, 1910 (http://www.newadvent.org/cathen/09014b.htm)

Augustinus
08-11-07, 15:37
Dedication

A term which, though sometimes used of persons who are consecrated to God's service, is more properly applied to the "setting aside" of places for a special and sacred purpose (cf. Hastings, Dict. of the Bible). The Christian, indeed, believes that God is everywhere and that the Divine Immensity fills all space; but this faith does not exclude the idea of reserving a special spot in which the creature may hold communion with his Creator and worship Him. That the setting aside of this hallowed place was ever done with a certain show and ceremony is evident from the examples of Jacob (Genesis 28:18), of Moses (Leviticus 8:10), and above all, of Solomon (1 Kings 8). This precedent of the Old Law was too obvious to be overlooked in the New, and we may be sure that the modern custom was consecrated by Apostolic usage. In a fragment of a martyrology ascribed to St. Jerome (cf. D'Achéry, Spicilegium IV) this passage occurs: "Romæ dedicatio primæ Ecclesiæ a beato Petro constructæ et consecratæ". It is not strange, however, that owing to the persecutions of the first three centuries, references to the dedication of churches are extremely rare. The first authentic accounts of this kind are furnished by Eusebius (Hist. Eccl., X, iii, iv; De Vitâ Const., IV, xliii, in P. G., XX), and Sozomen (Hist. Eccl., II, xxvi in P. G., XLVII) in regard to the cathedral of Tyre (314) and Constantine's church at Jerusalem. The well-known historical document entitled "Peregrinatio Silviæ" (Etheria) has a full description of the celebration of the dedicatory festival of the church of Jerusalem as it was witnessed by our pilgrim-authoress in the fourth century (cf. Cabrol, Livre de la prière antique, p. 311). Here it will suffice to emphasize, in connexion with the dedication of churches, (1) the ritual employed, (2) the minister, (3) necessity and effects, and (4) festival and its days.

(1) In the beginning the dedication ceremony was very simple. A letter of Pope Vigilius to the Bishop of Bracara (538) states: "Consecrationem cujuslibet ecclesiæ, in quâ non ponuntur sanctuaria (reliquiæ) celebritatem tantum scimus esse missarum" (We know that the consecration of any church in which shrines (relics) are not placed consists merely in the celebrations of Masses). That the primitive ceremonial consisted mainly in the celebration of Mass, where there were no relics, is also shown from the old "Ordines Romani" (cf. Mabillon, "Museum Italicum", II in P. L. LXXVIII, 857). Where relics were used the ceremony of translating and depositing them under the altar formed a notable feature of the dedication rite (cf. "Ordo of St. Amand" in Duchesne, "Christian Worship", London, 1903, Appendix; "Ordo of Verona" in Bianchini, ed., "Lib. Pont.", III). The first complete formulary is found in the Gelasian Sacramentary (in P. L., LXXIV), which embodies the Roman liturgical usages of the seventh century. Here the rite consists of prayers, sprinklings with holy water, and blessings. So quickly, however, was this ritual elaborated that in the ninth century it attained the completeness which it enjoys at the present time (cf. the eighth- century "Liber Sacramentorum" in P. L., LXXVIII; "Ordines Romani", ed. Martène, "De Ant. Eccl. Rit.", III; Daniel, "Cod. Lit.", I). The modern dedicatory ceremonial assumes two forms according as a church is simply blessed or solemnly consecrated. In the former case the function consists of prayers, sprinklings of holy water, and Mass (cf. Roman Ritual; Schulte, "Benedicenda", p. 155, etc.). The solemn rite of consecration is described in the article CONSECRATION.

(2) The solemn ceremony of dedication, or consecration is found in the Roman Pontifical and is performed de jure by a bishop (see CONSECRATION). The simpler rite, which is given in the Roman Ritual, is generally reserved to bishops, but may be also undertaken by a priest with episcopal delegation.

(3) All churches, public oratories and semi-public, if destined for Divine worship in perpetuum, must be at least blessed before the Sacred Mysteries can be regularly celebrated in them (Cong. of Rites, Sept., 1871). Purely private or domestic oratories may not be thus dedicated, but simply blessed with the Benedictio loci (cf. Roman Ritual or Missal) on each occasion Mass is said in them. As a rule the principal churches in every district should be consecrated in the solemn manner, but as certain conditions are required for licit consecration that are not always feasible (cf. Irish Ecclesiastical Record, April, 1908, p. 430) the ordinary simple dedication rite is regarded as practically adequate. Both forms render the place sacred, and contribute, as sacramentals, to the sanctification of the faithful, but they differ in this that while a church that is consecrated must, if polluted, be reconciled by a bishop, a church that is simply blessed may be reconciled in similar circumstances by a priest (cf. Roman Ritual).

(4) Another difference in the effects of the two forms of dedication is that a consecrated church is entitled to celebrate each year the anniversary feast of its consecration, which is to be held as a double of the first class with an octave, by all the priests attached to the church. A church that is only blessed has no right to this anniversary feast unless per accidens, that is, when it is included in the special indult granted for the simultaneous celebration of the anniversaries of all the churches in a district or diocese. In this case the Office and Mass must be celebrated in every church, within the limits of the indult independently of their consecration (Cong. of Rites, n. 3863). Though any day may be selected for the dedication of a church, yet the Roman Pontifical suggests those "Sundays and solemn festive days" which admit the dedicatory Office and Mass, as well as the anniversary celebration.

Bibliography

In addition to the authorities cited the following may be usefully consulted: CATALANI, Commentarium in Pontificale Romanum (Paris, 1850); FERRARIS, Bibliotheca, s. v. Ecclesia (Paris, 1865); DE HERDT, Praxis Pontificalis (Louvain, 1905); BERNARD, Le Pontifical (Paris, 1902), II; MANY, De Locis Sacris (Paris, 1904); SCHULTZ, Benedicendo; Consecranda (New York, 1906), very full on ceremonial.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. IV, New York, 1908 (http://www.newadvent.org/cathen/04673a.htm)

Augustinus
09-11-08, 09:16
GIOVANNI PAOLO II

ANGELUS

Domenica, 9 novembre 1986

1. Oggi la Chiesa celebra la festa della Dedicazione della basilica Lateranense, “omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput” (“madre e capo di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe”), la cattedrale di Roma, fatta costruire dall’imperatore Costantino e inizialmente dedicata al santissimo Salvatore, e poi, sotto il pontificato di san Gregorio Magno, intitolata anche ai santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, a ciascuno dei quali era consacrato un oratorio annesso al battistero.

La Basilica del Laterano, coi palazzi adiacenti, fu per molti secoli sede abituale del Vescovo di Roma. In essa si tennero cinque Concili ecumenici, tra i quali nel 1215, sotto il papa Innocenzo III, il Lateranense IV, considerato dagli storici il Concilio più importante del medioevo. Per mille anni la storia di Roma cristiana gravitò intorno a tale basilica, che papi, imperatori, re e fedeli adornarono via via di preziosi donativi e di splendide opere d’arte, segno della loro intensa fede in Cristo.

2. Nel ricordo della iniziale dedicazione della cattedrale di Roma a Gesù Salvatore del mondo, la festività liturgica odierna ci invita a meditare su uno dei misteri fondamentali della rivelazione cristiana: Gesù di Nazaret, Messia, Signore, Figlio di Dio, è colui che ha portato la salvezza totale e definitiva agli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi! Nella sua vita pubblica Gesù si rivela come salvatore anzitutto mediante i miracoli operati a favore degli infermi, lebbrosi, ciechi, muti, storpi e perfino di morti, che egli richiama alla vita. Gesù tuttavia fa comprendere che questi suoi prodigi, questi gesti di misericordia verso i malati devono essere intesi come atti che rimandano al di là della semplice salvezza corporale. Gesù porta agli uomini una salvezza ben più profonda e radicale: egli afferma di essere venuto per “salvare ciò che era perduto” a causa del peccato; per “salvare il mondo e non per condannarlo” (cf. Lc 9, 56; 19, 10; Gv 3, 17; 12, 47).

3. Dinanzi a Cristo Salvatore, l’uomo è chiamato a una scelta decisiva, da cui dipende la sua sorte eterna. Alla scelta di fede da parte dell’uomo corrisponde, da parte di Dio, il dono della redenzione e della vita eterna.

A Cristo, Uomo–Dio, Redentore dell’uomo e della storia, va oggi la nostra umile adorazione e la nostra ardente preghiera perché l’umanità intera accolga la salvezza, che egli offre, la liberazione, che egli promette. E chiediamo anche, per noi e per tutti, l’intercessione della sua santissima Madre, mentre recitiamo la preghiera che ci ricorda l’Incarnazione del Verbo.

Augustinus
09-11-08, 09:34
DIE 9 NOVEMBRIS

IN DEDICATIONE ARCHIBASILICÆ
SANCTISSIMI SALVATORIS

Duplex II classis

Introitus

Gen. 28, 17

TERRIBILIS est locus iste: hic domus Dei est et porta coeli: et vocábitur aula Dei. (T. P. allelúja, allelúja). Ps. 83, 2-3. Quam dilécta tabernácula tua, Dómine virtútum! concupíscit, et déficit ánima mea in átria Dómini. V/. Glória Patri. Terríbilis.

Oratio

DEUS, qui nobis per síngulos annos hujus sancti templi tui consecratiónis réparas diem, et sacris semper mystériis repæséntas incólumes: exáudi preces pópuli tui, et præsta; ut, quisquis hoc templum benefícia petitúrus ingréditur, cuncta se impetrásse lætétur. Per Dóminum.

¶ In ipsa die Dedicationis Ecclesiæ et per Octavam, et quando varianda est Oratio, Oratio ut infra.

Léctio libri Apocalýpsis beáti Joánnis Apóstoli

Apoc. 21, 2-5

IN DIÉBUS ILLIS: Vidi sanctam civitátem Jerúsalem novam descendéntem de coelo a Deo, parátam sicut sponsam ornátam viro suo. Et audívi vocem magnam de throno dicéntem: Ecce tabernáculum Dei cum homínibus, et habitábit cum eis. Et ipsi pópulus ejus erunt, et ipse Deus cum eis erit eórum Deus: et abstérget Deus omnem lácrimam ab óculis eórum: et mors ultra non erit, neque luctus neque clamor neque dolor erit ultra, quia prima abiérunt. Et dixit, qui sedébat in throno: Ecce, nova fácio ómnia.

Graduale. Locus iste a Deo factus est, inæstimábile sacraméntum, irreprehensíbilis est. Deus, cui astat Angelórum chorus, exáudi preces servórum tuórum.

Allelúja, allelúja. V/. Ps. 137, 2. Adorábo ad templum sanctum tuum: et confitébor nómini tuo. Allelúja.

Post Septuagesimam, omissis Allelúja, et Versu sequenti, dicitur

Tractus. Ps. 124, 1-2. Qui confídunt in Dómino, sicut mons Sion: non commovébitur in ætérnum, qui hábitat in Jerúsalem. V/. Montes in circúitu eius, et Dóminus in circúitu pópuli sui, ex hoc nunc et usque in saéculum.

Tempore autem Paschali omittitur Graduale, et ejus loco dicitur :

Allelúja, allelúja. V/. Ps. 137, 2. Adorábo ad templum sanctum tuum: et confitébor nómini tuo. Allelúja. V/. Bene fundáta est domus Dómini supra firmam petram. Allelúja.

http://www.unavoce-ve.it/crux.gif Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam

Luc. 19, 1-10

IN ILLO témpore: Ingréssus Jesus perambulábat Jéricho. Et ecce, vir nómine Zachǽus: et hic princeps erat publicanórum, et ipse dives: et quærébat vidére Jesum, quis esset: et non póterat præ turba, quia statúra pusíllus erat. Et præcúrrens ascéndit in arborem sycómorum, ut vidéret eum; quia inde erat transitúrus. Et cum venísset ad locum, suspíciens Jesus vidit illum, et dixit ad eum: Zachǽe, féstinans descénde; quia hódie in domo tua opórtet me manére. Et féstinans descéndit, et excépit illum gaudens. Et cum vidérent omnes, murmurábant, dicéntes, quod ad hóminem peccatórem divertísset. Stans au tem Zachǽus, dixit ad Dóminum: Ecce, dimídium bonórum meórum, Dómine, do paupéribus: et si quid áliquem defraudávi, reddo quádruplum. Ait Jesus ad eum: Quia hódie salus dómui huic facta est: eo quod et ipse fílius sit Abrahæ. Venit enim Fílius hóminis quǽrere et salvum fácere, quod períerat.

Credo.

Offertorium. I Paral. 29, 17 et 18. Dómine Deus, in simplicitáte cordis mei lætus óbtuli univérsa; et pópulum tuum, qui repertus est, vidi cum ingénti gáudio: Deus Israël, custódi hanc voluntátem, (allelúja).

In Ecclesia ipsa dedicata

Secreta

ANNUE, quǽsumus, Dómine, précibus nostris: ut, quicúmque intra templi hujus, nis diem celebrámus, ámbitum continémur, plena tibi atque perfécta córporis et ánimæ devotióne placeámus; ut, dum hæc vota præséntia réddimus, ad ætérna prǽmia, te adjuvante, perveníre mereámur. Per Dóminum.

Extra Ecclesiam ipsam dedicatam

Secreta

ANNUE, quaésumus, Dómine, précibus nostris : ut, dum hæc vota præséntia réddimus, ad ætérna praémia, te adjuvánte, perveníre mereámur. Per Dóminum.

¶ Præfatio communis, quæ dicitur, etiam Tempore Quadragesimæ, etsi occurrant Commemoratio aliqua aut Octava communis Præfationem propriam habentes, quæ non sint de aliquo Mysterio Domini.

Communio. Matth. 21, 13. Domus mea domus oratiónis vocábitur, dicit Dóminus: in ea omnis, qui pétii, accipit; et qui quærit, invénit; et pulsánti aperiétur. (T. P. allelúja).

Postcommunio

DEUS, qui de vivis et electis lapídibus ætérnum majestáti tuæ prǽparas habitáculum: auxiliáre pópulo tuo supplicánti; ut, quod Ecclésiæ tuæ corporálibus próficit spátiis, spirituálibus amplificétur augméntis. Per Dóminum nostrum.
__________________________________________
¶ Pro Commemoratione infra Octavam:

Oratio

DEUS, qui nobis per síngulos annos hujus sancti templi tui consecratiónis réparas diem, et sacris semper mysteríis repræséntas incólumes: exáudi preces pópuli tui, et præsta; ut, quisquis hoc templum benefícia petitúrus ingréditur, cuncta se impetrásse lætétur. Per Dóminum.
__________________________________________

¶ Per Octavam Missa dicitur ut in Festo, sed infra Ocíavam adduntur, juxta Rubricas, Orationes pro Temporum diversitate assignatæ, nempe 2ª de sancta Maria ex Missa votiva de Tempore currenti, 3ª contra persecutores Ecclesiæ, vel pro Papa.

¶ In ipsa Dedicatione Ecclesiæ dicitur præcedens Missa ut supra, præter Orationes sequentes; et sub unica conclusione cum prima additur Oratio Mysterii vel Sancti, in cujus honorem Ecclesia dedicatur.

Oratio

DEUS, qui invisibíliter omnia cóntines, et tamen pro salúte géneris humáni signa tuæ poténtiæ visibíliter osténdis: templum hoc poténtia tuæ inhabitatiónis illústra, et concéde; ut omnes, qui huc deprecatúri convéniunt, ex quacúmque tribulatióne ad te clamáverint, consolatiónis tuæ benefícia consequántur. Per Dóminum.

Secreta

DEUS, eus, qui sacrandórum tibi auctor es múnerum, effúnde super hanc oratiónis domum benedictiónem tuam : ut ab ómnibus, in ea invocántibus nomen tuum, defensiónis tuæ auxilium sentiátur. Per Dóminum.

Postcommunio

QUAÉSUMUS, omnípotens Deus: ut in hoc loco, quem nómini tuo indígni dedicávimus, cunctis peténtibus aures tuæ pietátis accómodes. Per Dóminum.

¶ In die Dedicationis Altaris dicitur Missa ut in Dedicatione Ecclesiæ, præter Orationes sequentes: quibus similiter, si agatur de Altari fixo, additur sub unica conclusione Oratio Mysterii vel Sancti, in cujus honorem Altare dedicatur.

Oratio

DEUS qui ex omni coaptatióne Sanctórum ætérnum tibi condis habitáculum: da ædificatióni tuæ increménta cæléstia; ut, quorum hic relíquias pio amóre compléctimur, eórum semper méritis adjuvémur. Per Dóminum.

Secreta

DESCÉNDAT, quaésumus, Dómine, Deus noster, Spíritus tuus Sanctus super hoc altáre: qui et pópuli tui dona sanctíficet, et suméntium corda dignánter emúndet. Per Dóminum ... in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti.

Postcommunio

OMNÍPOTENS sempitérne Deus, altare hoc, nómini tuo dedicátum, cæléstis virtútis benedictióne sanctífica: et ómnibus in te sperántibus auxílii tui munus osténde; ut et hic sacramentórum virtus et votórum obtineátur efféctus. Per Dóminum.

FONTE (http://www.clerus.org/bibliaclerusonline/pt/bwi.htm#ca5)

Augustinus
10-11-08, 09:01
BENEDETTO XVI

ANGELUS

Domenica, 9 novembre 2008

Cari fratelli e sorelle!

La liturgia ci fa celebrare oggi la Dedicazione della Basilica Lateranense, chiamata "madre e capo di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe". In effetti, questa Basilica fu la prima ad essere costruita dopo l’editto dell’imperatore Costantino che, nel 313, concesse ai cristiani la libertà di praticare la loro religione. Lo stesso imperatore donò al Papa Melchiade l’antico possedimento della famiglia dei Laterani e vi fece edificare la Basilica, il Battistero e il Patriarchio, cioè la residenza del Vescovo di Roma, dove i Papi abitarono fino al periodo avignonese. La dedicazione della Basilica fu celebrata dal Papa Silvestro verso il 324 e il tempio fu intitolato al Santissimo Salvatore; solo dopo il VI secolo vennero aggiunti i titoli dei Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, da cui la comune denominazione. Questa ricorrenza interessò dapprima la sola città di Roma; poi, a partire dal 1565, si estese a tutte le Chiese di rito romano. In tal modo, onorando l’edificio sacro, si intende esprimere amore e venerazione per la Chiesa romana che, come afferma sant’Ignazio di Antiochia, "presiede alla carità" dell’intera comunione cattolica (Ai Romani, 1, 1).

La Parola di Dio in questa solennità richiama una verità essenziale: il tempio di mattoni è simbolo della Chiesa viva, la comunità cristiana, che già gli Apostoli Pietro e Paolo, nelle loro lettere, intendevano come "edificio spirituale", costruito da Dio con le "pietre vive" che sono i cristiani, sopra l’unico fondamento che è Gesù Cristo, paragonato a sua volta alla "pietra angolare" (cfr 1 Cor 3,9-11.16-17; 1 Pt 2,4-8; Ef 2,20-22). "Fratelli, voi siete edificio di Dio", scrive san Paolo e aggiunge: "santo è il tempio di Dio, che siete voi" (1 Cor 3,9c.17). La bellezza e l’armonia delle chiese, destinate a rendere lode a Dio, invita anche noi esseri umani, limitati e peccatori, a convertirci per formare un "cosmo", una costruzione bene ordinata, in stretta comunione con Gesù, che è il vero Santo dei Santi. Ciò avviene in modo culminante nella liturgia eucaristica, in cui l’"ecclesìa", cioè la comunità dei battezzati, si ritrova unita per ascoltare la Parola di Dio e per nutrirsi del Corpo e Sangue di Cristo. Intorno a questa duplice mensa la Chiesa di pietre vive si edifica nella verità e nella carità e viene interiormente plasmata dallo Spirito Santo trasformandosi in ciò che riceve, conformandosi sempre più al suo Signore Gesù Cristo. Essa stessa, se vive nell’unità sincera e fraterna, diventa così sacrificio spirituale gradito a Dio.

Cari amici, la festa odierna celebra un mistero sempre attuale: che cioè Dio vuole edificarsi nel mondo un tempio spirituale, una comunità che lo adori in spirito e verità (cfr Gv 4,23-24). Ma questa ricorrenza ci ricorda anche l’importanza degli edifici materiali, in cui le comunità si raccolgono per celebrare le lodi di Dio. Ogni comunità ha pertanto il dovere di custodire con cura i propri edifici sacri, che costituiscono un prezioso patrimonio religioso e storico. Invochiamo perciò l’intercessione di Maria Santissima, affinché ci aiuti a diventare, come Lei, "casa di Dio", tempio vivo del suo amore.

Holuxar
09-11-16, 21:41
9 novembre 2016 - Dedicazione della Basilica del SS. Salvatore (Basilica Lateranense)...





Solennità di Tutti i Santi ed altre ricorrenze del mese di Novembre... (https://forum.termometropolitico.it/683854-solennita-di-tutti-i-santi-ed-altre-ricorrenze-del-mese-di-novembre.html)





Dedicazione Arcibasilica del Laterano - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/dedicazione/)
“9 novembre, Dedicazione dell’Arcibasilica del santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista al Laterano, madre e capo di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe.
“Il 9 novembre del 324 fu il giorno natalizio o Dedicazione della Basilica del Laterano, della quale l’imperatore Costantino aveva ordinato la costruzione nel 315. Papa Silvestro la dedicò al Salvatore la cui immagine, presentata ai fedeli, dopo i secoli delle persecuzioni, parve una apparizione divina. I Papi fissarono la residenza nel palazzo vicino alla Basilica, che fu perciò la loro cattedrale, e sorse così “la madre e il capo di tutte le Chiese e città del mondo … Oggi ancora in quella chiesa i Papi prendono possesso ufficiale del loro alto ufficio, in quella chiesa dal IV secolo si compiono le grandi funzioni della benedizione degli Olii Santi nel Giovedì Santo e la benedizione del Fonte nella Veglia Pasquale … Leviamo a Cristo le acclamazioni che si leggono nel mosaico dell’abside: ti attendiamo, Salvatore e Signore, Gesù Cristo. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Tu sei il nostro Maestro, o Cristo!” (dom Prosper Guéranger).”


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/800px-Inscription_Ecclesiarum_Mater_San_Giovanni_in_Late rano_2006-09-07-1-300x140.jpg








Radio Spada (https://www.facebook.com/radiospadasocial/?hc_ref=PAGES_TIMELINE&fref=nf)
"Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico http://www.radiospada.org/ e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com/"

"9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA DEL SS. SALVATORE."


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“9 NOVEMBRE 2016: COMMEMORAZIONE DI SAN TEODORO, MARTIRE”


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“Il 9 novembre 1032 muore Papa Giovanni XIX (o XX) dei Conti di Tuscolo, Sommo Pontefice”












Guéranger, L'anno liturgico - Domenica ventiquattresima e ultima dopo la Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-9nov.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-9nov.htm
“9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA DEL SS. SALVATORE.
La dedicazione nel IV secolo.
Nel IV secolo dell'era nostra con la fine delle persecuzioni, il mondo ebbe l'impressione di pregustare la gioia dell'ingresso nella città della pace senza fine, e il contemporaneo Eusebio, all'inizio del decimo e ultimo libro della sua Storia, esclama: "Gloria all'Onnipotente, gloria al Redentore delle anime nostre". Egli va descrivendo da teste oculare l'ammirabile spettacolo delle dedicazioni delle nuove chiese sorte dappertutto. Di città in città si radunavano i vescovi e si raccoglievano le folle. Da popolo a popolo una benevolenza di mutua carità, di fede comune, di raccolta allegrezza armonizzava i cuori e l'unità del corpo di Cristo si rendeva evidente in una moltitudine animata dal soffio dello Spirito Santo, in cui si compivano le antiche profezie annunzianti una città vivente del Dio vivente in cui ogni sesso e ogni età avrebbe esaltato l'autore di tutti i beni. Come apparvero augusti allora i riti della Chiesa! La perfezione accurata che vi spiegavano i Pontefici, lo slancio della salmodia, le ispirate letture, la celebrazione dei Misteri formavano un insieme divino.
La basilica del Laterano.
Il 9 novembre del 324 fu il giorno natalizio o Dedicazione della Basilica del Laterano, della quale l'imperatore Costantino aveva ordinato la costruzione nel 315. Papa Silvestro la dedicò al Salvatore la cui immagine, presentata ai fedeli, dopo i secoli delle persecuzioni, parve una apparizione divina. I Papi fissarono la residenza nel palazzo vicino alla Basilica, che fu perciò la loro cattedrale, e sorse così "la madre e il capo di tutte le Chiese e città del mondo". Due incendi sopravvenuti nel secolo XIV e l'abbandono subito in conseguenza dell'esilio di Avignone resero necessaria una ricostruzione quasi per intero, terminata la quale, la Basilica fu riconsacrata e dedicata ai santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista.
La festa di oggi.
Se festeggiamo la Dedicazione delle nostre chiese particolari e delle nostre cattedrali con gioia e fierezza, è cosa normale e doverosa che festeggiamo nel mondo intero la Dedicazione della "Chiesa madre", della cattedrale del Papa. Oggi ancora in quella chiesa i Papi prendono possesso ufficiale del loro alto ufficio, in quella chiesa dal IV secolo si compiono le grandi funzioni della benedizione degli Olii Santi nel Giovedì Santo e la benedizione del Fonte nella Veglia Pasquale e in quella chiesa, nel corso dei secoli, furono battezzati a migliaia i catecumeni, ordinati a migliaia i sacerdoti appartenenti a tutte le diocesi del mondo. In quella chiesa si venera ancora l'antica immagine del Salvatore e milioni di fedeli, nel corso delle visite giubilari, l'hanno venerata e ammirata, chiedendo il perdono dei peccati.
Leviamo a Cristo le acclamazioni che si leggono nel mosaico dell'abside: ti attendiamo, Salvatore e Signore, Gesù Cristo. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Tu sei il nostro Maestro, o Cristo!
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1259-1260.”


Guéranger, L'anno liturgico - Commemorazione di san Teodoro, Martire (http://www.unavoce-ve.it/pg-9nov-2.htm)
“9 NOVEMBRE: COMMEMORAZIONE DI SAN TEODORO, MARTIRE
Ricordiamo oggi uno dei santi più celebri e più venerati dell'antico Oriente. Se crediamo alla leggenda, san Teodoro era un soldato e morì martire, arso vivo, per difendere la fede. Le sue reliquie erano venerate a Euchaita dove folle di fedeli andavano ogni anno in pellegrinaggio e le madri impetravano la salute per i loro bambini ammalati. San Gregorio Nisseno recitò un panegirico in suo onore e Roma dedicò a lui tre chiese.
Preghiera: "O Dio, che ci circondi di una difesa con la testimonianza del beato Teodoro martire concedici di profittare dei suoi esempi e di essere sostenuti dalla sua preghiera".
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1261.”












“Carlo Di Pietro - Giornalista e Scrittore (https://www.facebook.com/carlomariadipietro/?fref=nf)
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare san Teodoro Martire, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo Santo Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Teodoro Martire possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
#sdgcdpr (https://www.facebook.com/hashtag/sdgcdpr?source=feed_text&story_id=1170170726352668)”


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https://forum.termometropolitico.it/614848-9-novembre-17-febbraio-s-teodoro-di-amasea-martire.html

https://forum.termometropolitico.it/386213-dedicazione-basilica-san-giovanni-laterano.html
“Dedicazione Basilica san Giovanni in Laterano
Il mio pensiero va, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. In questo giorno in cui celebriamo la festa della Dedicazione della Basilica Lateranense, Cattedrale di Roma, vi invito cari Fratelli e Sorelle, ad unirvi a tutta la Chiesa nel rivolgere a Cristo Salvatore, Redentore dell’uomo e della storia, un’ardente preghiera perché l’umanità accolga il dono della sua liberazione e della sua salvezza.”

9 novembre - Dedicazione della Basilica del SS. Salvatore (Basilica Lateranense) (https://forum.termometropolitico.it/271981-9-novembre-dedicazione-della-basilica-del-ss-salvatore-basilica-lateranense.html)
https://forum.termometropolitico.it/271981-9-novembre-dedicazione-della-basilica-del-ss-salvatore-basilica-lateranense.html
9 novembre - dedicazione della basilica lateranense (https://forum.termometropolitico.it/383269-9-novembre-dedicazione-della-basilica-lateranense.html)
https://forum.termometropolitico.it/383269-9-novembre-dedicazione-della-basilica-lateranense.html
https://forum.termometropolitico.it/271981-9-novembre-dedicazione-della-basilica-del-ss-salvatore-basilica-lateranense-2.html#post15915287
9 novembre - Dedicazione della Basilica del SS. Salvatore (Basilica Lateranense) (https://forum.termometropolitico.it/271981-9-novembre-dedicazione-della-basilica-del-ss-salvatore-basilica-lateranense.html)







Luca, Sursum Corda!

Holuxar
10-11-18, 00:36
9 NOVEMBRE 2018: COMMEMORAZIONE DI SAN TEODORO, MARTIRE; DEDICAZIONE DELLA BASILICA DEL SS. SALVATORE…



«9 NOVEMBRE DEDICAZIONE DELLA BASILICA DEL SS. SALVATORE.»
Guéranger, L'anno liturgico - Domenica ventiquattresima e ultima dopo la Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-9nov.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-9nov.htm

«LO STESSO GIORNO 9 NOVEMBRE COMMEMORAZIONE DI SAN TEODORO, MARTIRE.»
Guéranger, L'anno liturgico - Commemorazione di san Teodoro, Martire (http://www.unavoce-ve.it/pg-9nov-2.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-9nov-2.htm




Dedicazione del Laterano - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/dedicazione-del-laterano/)
http://www.sodalitium.biz/dedicazione-del-laterano/
«9 novembre, Dedicazione dell’Arcibasilica del santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista al Laterano, madre e capo di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe.
“Il 9 novembre del 324 fu il giorno natalizio o Dedicazione della Basilica del Laterano, della quale l’imperatore Costantino aveva ordinato la costruzione nel 315. Papa Silvestro la dedicò al Salvatore la cui immagine, presentata ai fedeli, dopo i secoli delle persecuzioni, parve una apparizione divina. I Papi fissarono la residenza nel palazzo vicino alla Basilica, che fu perciò la loro cattedrale, e sorse così “la madre e il capo di tutte le Chiese e città del mondo … Oggi ancora in quella chiesa i Papi prendono possesso ufficiale del loro alto ufficio, in quella chiesa dal IV secolo si compiono le grandi funzioni della benedizione degli Olii Santi nel Giovedì Santo e la benedizione del Fonte nella Veglia Pasquale … Leviamo a Cristo le acclamazioni che si leggono nel mosaico dell’abside: ti attendiamo, Salvatore e Signore, Gesù Cristo. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Tu sei il nostro Maestro, o Cristo!” (dom Prosper Guéranger).»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/dedicazione-latrano-1-300x140.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/dedicazione-latrano-1-300x140.jpg


http://www.sodalitium.biz/indulgenze-per-i-defunti/
"INDULGENZE PER I DEFUNTI."


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)”




«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
http://www.domusmarcellefebvre.it/
Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»







https://tradidiaccepi.blogspot.com/


https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/45544021_1598005066967476_6989435889801756672_n.jp g?_nc_cat=110&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=8f19ebe5a14bb546399b21aa8025c101&oe=5C875675


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/45544021_1598005066967476_6989435889801756672_n.jp g?_nc_cat=110&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=8f19ebe5a14bb546399b21aa8025c101&oe=5C875675


“DEDICAZIONE DELL'ARCIBASILICA DEL SANTISSIMO SALVATORE.
Doppio di II classe.
Paramenti bianchi.
Guéranger, L'anno liturgico - Domenica ventiquattresima e ultima dopo la Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-9nov.htm)
Fra le ricche e grandiose basiliche romane, nelle quali con solennità dal IV secolo si celebrano le cerimonie del culto cristiano, occupa il primo posto quella di cui oggi si celebra l'anniversario della Dedicazione. Il palazzo dei Laterani, posto sul monte Celio, apparteneva a Fausta, moglie di Costantino. Dopo la sua conversione, Costantino lo donò al Papa, perché ne facesse sua privata dimora, e vi fondò la chiesa del «Laterano», che divenne la Chiesa madre di Roma e del mondo. Il 9 Novembre 324, il papa san Silvestro I la consacrò col nome di «Basilica del Santissimo Salvatore»: era la prima consacrazione di una Chiesa romana. Più tardi al tempo di Lucio II (secolo XII) questa Chiesa fu dedicata a San Giovanni Battista, al quale era intitolato il Battistero annesso alla basilica; perciò ora è nota sotto il titolo di «San Giovanni in Laterano». In questa basilica e nell'annesso palazzo dal secolo IV al secolo XVI, si sono riuniti più di venticinque Concili, dei quali cinque ecumenici. Le Stazioni più solenni hanno per mèta questa basilica, ove avvenivano le ordinazioni dei sacerdoti, la riconciliazione dei penitenti, e nel giorno di Pasqua, il battesimo dei catecumeni, e i neofiti ritornavano in processione durante tutta l'Ottava. La prima Domenica di Quaresima si apre a San Giovanni in Laterano il grande Ciclo liturgico della penitenza e vi si ritorna la Domenica delle Palme e il Martedì delle Rogazioni; ivi si compiono le solenni funzioni del Giovedì Santo e del Sabato Santo, e vi si celebra la Messa il Sabato in Albis e la vigilia della Pentecoste. Questa chiesa, essendo stata distrutta, fu ricostruita e riconsacrata nel 1726 da Benedetto XIII e il ricordo di questa riconsacrazione, come anche quello della prima fu fissato al 9 Novembre.
L'Arcibasilica Lateranense è la Cattedrale del Papa, la Madre e il Capo di tutte le Chiese dell'Urbe e dell'Orbe.
• I riti, che la Chiesa Romana osserva nella consacrazione delle Chiese e degli altari, furono istituiti dal Papa san Silvestro I. Benché ci fossero fin dai tempi degli Apostoli dei luoghi dedicati a Dio, e chiamati ora oratori, ora chiese, dove la domenica si tenevano le adunanze, e il popolo cristiano costumava di pregare, udire la parola di Dio e di ricevere l'Eucarestia, tuttavia non si consacravano con tanta solennità, non vi si erigevano ancora altari in titolo, che, unti col crisma, rappresentassero nostro Signor Gesù Cristo, ch'è nostro altare, ostia e pontefice.
Ma allorché l'imperatore Costantino ebbe ottenuta col sacramento del battesimo la sanità e la salute dell'anima, allora egli emanò una legge colla quale per la prima volta si permetteva in tutto il mondo ai Cristiani di costruire chiese; ed egli li eccitò alla costruzione di edifici sacri, non solo col suo editto, ma ancora coll'esempio. Infatti, dedicò nel suo palazzo di Laterano una chiesa al Salvatore, e contiguo ad esso fondò il battistero sotto il nome di san Giovanni Battista, nel luogo stesso ove egli era stato battezzato da san Silvestro, e guarito dalla lebbra dell'infedeltà; chiesa che consacrò lo stesso Pontefice il 9 Novembre. E noi quest'oggi celebriamo la memoria di questa consacrazione, perché in questo giorno fu fatta a Roma la prima consacrazione pubblica d'una chiesa, e apparve al popolo Romano l'immagine del Salvatore dipinta sulla parete.
Che, se poi il beato Silvestro consacrando l'altare del Principe degli Apostoli, ordinò che gli altari quindinnanzi fossero di pietra; pure l'altare della basilica del Laterano fu fatto di legno. Né ciò stupisca, perché da san Pietro fino a san Silvestro, non potendo aver i Papi, a causa delle persecuzioni, una residenza fissa, dovunque li costringeva la necessità, sia nelle cripte, sia nei cimiteri, sia nelle case di persone pie, essi offrivano il Santo Sacrificio su questo altare di legno fatto a guisa di arca. Resa poi la pace alla Chiesa, san Silvestro, in onore del Principe degli Apostoli, che si dice aver celebrato sopra questo altare, e di tutti gli altri Pontefici che se n'erano serviti fino allora per la celebrazione dei santi misteri, lo collocò nella prima chiesa del Laterano, ordinando che in seguito nessun altro, all'infuori del Romano Pontefice, vi celebrasse la Messa. Questa Chiesa, rovinata da incendi, devastazioni e terremoti, restaurata sempre con gran cura dai sommi Pontefici, e in seguito interamente ricostruita, il sommo Pontefice Benedetto XIII, dell'ordine dei Predicatori, la consacrò solennemente il 28 Aprile dell'anno 1726, e stabilì che se ne celebrasse la memoria quest'oggi. Ciò che poi Pio IX aveva deciso di fare, lo compì Leone XIII prolungando ed allargando, con ingenti spese il coro dell'altare maggiore, cadente per effetto del tempo; rifacendo iI vecchio mosaico, già restaurato in molte parti, secondo l'antico esemplare e trasportandolo nella nuova abside magnificamente e artisticamente decorata, facendo restaurare, con rifacimento del soffitto di legno, la nave della crociera nell'anno 1884, coll'aggiunta di una sagrestia, di un'abitazione per canonici, e di una galleria contigua conducente al battistero di Costantino.
SANTA MESSA
La Santa Messa "Terribilis" è tratta dal Comune della Dedicazione di una Chiesa.
In tutti i tempi Dio ha voluto che gli si consacrassero dei luoghi dove il popolo potesse adunarsi, sia per rendergli il culto dovuto, come per ricevervi più abbondantemente le sue grazie (Orazione). Come già Salomone per il tempio di Gerusalemme, la Chiesa si è sempre compiaciuta di usare di tutte le risorse del genio umano e di tutte le ricchezze della natura, nella costruzione di santuari degni di Dio. La cerimonia della Dedicazione del Tempio di Gerusalemme durò otto giorni e i Giudei ogni anno ne rinnovavano il ricordo con grande solennità. La Chiesa consacra del pari i suoi templi con una festa che un tempo aveva quasi lo splendore di Pasqua e dell'Epifania, ed i cui riti si riportano a tre punti principali: traslazione delle reliquie, consacrazione della chiesa, consacrazione dell'altare. Colla sua dedicazione a Dio, la chiesa viene ad essere rivestita di un carattere che esige rispetto e confidenza. È là infatti, come in casa di Zaccheo, che Gesù discende (Vangelo). La chiesa è «la casa di Dio, la porta del cielo e sarà chiamata reggia di Dio» (Introito). Essa è «il tabernacolo di Dio tra gli uomini» (Epistola). Quivi si stabiliscono le relazioni ufficiali che legano l'uomo al suo Creatore; quivi si svolgono le cerimonie liturgiche prescritte dalla Chiesa, colle quali si onorano le tre Persone divine. «Sii qui presente, dice il Vescovo, nel giorno della Consacrazione, o Dio eterno, uno di natura e trino nelle Persone: Padre, Figliuolo e Spirito Santo». La solida pietra su cui è saldamente fondata la casa del Signore (Alleluia), è l'altare sul quale discende Gesù; esso è il centro a cui tutto converge nella chiesa. Il Cristo è infatti la pietra angolare dell'edificio spirituale di cui il tempio materiale non è che la figura, tempio formato dall'unione di tutti i cristiani, «pietre viventi tagliate dallo scalpello delle tribolazioni e levigate dal martello delle sofferenze, per divenire il tempio divino ove l'onore e la gloria sono resi in tutti i luoghi al Padre, al Figliuolo e allo Spirito Santo» (Inno di Mattutino, Postcommunio). Tale immagine è tanto più reale, inquantoché come la chiesa e l'altare sono dapprima lavati, poi unti con l'olio santo e quindi accolgono Gesù-Ostia, così ogni cristiano è lavato nelle acque del Battesimo e unto col crisma della confermazione e riceve l'Eucarestia nel suo cuore. Il tempio materiale in fine è il simbolo della Gerusalemme celeste dove di continuo risuonano i canti di allegrezza degli eletti. Un giorno di fatti la Chiesa glorificata entrerà per sempre nel vero santuario di Dio che è il cielo (Epistola).
Guéranger, L'anno liturgico - Festa della Dedicazione della chiesa (http://www.unavoce-ve.it/pg-dedicazione.htm)
- All'Introito.
Il patriarca Giacobbe, essendosi addormentato a Bethel, ebbe una visione celeste. Una scala misteriosa gli apparve che andava dalla terra al cielo e lungo la quale salivano e discendevano gli Angeli, fino al luogo ove egli si trovava. Egli disse allora le parole che formano l'Introito della festa della Dedicazione di una Chiesa.
Segue poi il versetto del Salmo 83 in cui il Real Profeta esprime il suo amore verso la casa del Signore. Questo duplice sentimento di santo timore e di gioia, deve riempire le nostre anime allorché entriamo in una Chiesa, che è stata solennemente consacrata a Dio.
- All'Epistola.
San Giovanni nella sua Apocalisse vede nel Tempio materiale di Gerusalemme il simbolo della Gerusalemme celeste, ossia la Chiesa trionfante, che è la sposa di Gesù glorificata nel cielo. Allorquando, alla fine del mondo, la terra sarà stata rinnovellata, la Chiesa del cielo e quella della terra non saranno più separate e il tabernacolo celeste sarà veramente il vero santuario, ove Dio abiterà con tutti gli uomini risuscitati alla gloria. Le nostre chiese sono come l'atrio di questa Chiesa dell'eternità.
- Al Vangelo.
Gesù scelse la casa di Zaccheo per esservi ospitato. Nelle nostre chiese, Gesù discende ogni giorno e vi dimora mediante l'Eucarestia, per concedere a noi, come al pubblicano, grazie salutari. Amiamo dunque questi santuari nei quali Gesù applica alle anime nostre i frutti della sua redenzione.
• Omelia di sant'Ambrogio vescovo.
Libro 8 su Luca, vicino alla fine.
Zaccheo, piccolo di statura, cioè per nulla elevato per dignità e nobiltà di natali, e di poco merito, come lo era il popolo dei gentili, avendo udita la notizia della venuta del Signore Salvatore, mentre i connazionali non avevano voluto riceverlo, egli desiderava vederlo. Ma nessuno vede facilmente Gesù; nessuno può vedere Gesù, restando a terra. E siccome non aveva né i profeti, né la legge, cioè nessuna grazia naturale, salì sopra a un sicomoro, quasi calpestando coi suoi piedi la vanità dei Giudei e riparando così gli errori della vita passata. Perciò ricevette Gesù come ospite nell'interno della sua casa.
Fece bene a salire sopra un albero, per produrre, divenuto egli stesso un buon albero, dei buoni frutti, e per poter arrecare il frutto della legge dopo essere stato staccato dall'olivo selvatico ed innestato, contro sua natura, sopra un buon olivo. Infatti la radice, cioè la legge, era santa, anche se i rami erano inutili. E il popolo gentile trascese la gloria vana di questi, per la fede nella risurrezione, come per una elevazione del corpo. Zaccheo era dunque sul sicomoro, il cieco sulla via: e il Signore attende l'uno per fargli misericordia, e nobilita l'altro con l'onore di una sua visita; interroga l'uno per guarirlo, si invita, senza essere invitato, nella casa dell'altro. Sapeva infatti che la ricompensa per l'ospitalità che gli veniva data sarebbe stata abbondante. Tuttavia, sebbene non avesse udito ancora la voce di Zaccheo invitarlo, già ne aveva visto l'affetto.
Ma, per non dar l'impressione che abbiamo abbandonato presto quel cieco, quasi infastiditi dai poveri, per passare al ricco, aspettiamolo perché anche il Signore lo aspettò; interroghiamolo perché anche Cristo lo interrogò. Noi Io interroghiamo perché non sappiamo, egli perché sapeva. Noi lo interroghiamo per sapere come è stato guarito; egli lo interrogò perché da lui tutti noi apprendessimo in che modo possiamo meritarci di vedere il Signore. Lo interrogò infatti perché credessimo che nessuno può salvarsi se non fa professione di fede.
- All'Offertorio.
Davide ringrazia Dio di aver potuto radunare tutto il materiale necessario alla costruzione del tempio, e con grande gioia lo offre al culto del Signore.
- Al Communio.
La prima parte del canto della Comunione è costituita dalle parole che Gesù disse quando scacciò i commercianti dal tempio. La Chiesa vi aggiunge quelle che il Maestro pronunziò in un'altra circostanza sull'efficacia della preghiera. Nel tempo della consacrazione di una chiesa, il Vescovo domanda a Dio di ascoltare favorevolmente le preghiere che ivi gli saranno fatte. «Lo Spirito Santo si degni discendere coll'abbondanza della grazia dei suoi sette doni, onde tutte le volte che il suo santo nome sarà invocato in questa casa, le preghiere di quelli che ti supplicheranno siano ascoltate da te, o Dio misericordioso».”
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“DEDICAZIONE DELL'ARCIBASILICA DEL SANTISSIMO SALVATORE
Dai «Discorsi» di san Cesario di Arles, vescovo.
(Disc. 229, 1-3; CCL 104, 905-908)
Con il battesimo siamo tutti diventati tempio di Dio.
Con gioia e letizia celebriamo oggi, fratelli carissimi, il giorno natalizio di questa chiesa: ma il tempio vivo e vero di Dio dobbiamo esserlo noi. Questo è vero senza dubbio. Tuttavia i popoli cristiani usano celebrare la solennità della chiesa matrice, poiché sanno che è proprio in essa che sono rinati spiritualmente.
Per la prima nascita noi eravamo coppe dell'ira di Dio; la seconda nascita ci ha resi calici del suo amore misericordioso. La prima nascita ci ha portati alla morte; la seconda ci ha richiamati alla vita. Prima del battesimo tutti noi eravamo, o carissimi, tempio del diavolo. Dopo il battesimo abbiamo meritato di diventare tempio di Cristo. Se rifletteremo un po' più attentamente sulla salvezza della nostra anima, non avremo difficoltà a comprendere che siamo il vero e vivo tempio di Dio. «Dio non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo» (At 17, 24), o in case fatte di legno e di pietra, ma soprattutto nell'anima creata a sua immagine per mano dello stesso Autore delle cose. Il grande apostolo Paolo ha detto: «Santo è il tempio di Dio che siete voi» (1 Cor 3, 17). Poiché Cristo con la sua venuta ha cacciato il diavolo dal nostro cuore per prepararsi un tempio dentro di noi, cerchiamo di fare, col suo aiuto, quanto è in nostro potere, perché questo tempio non abbia a subire alcun danno per le nostre cattive azioni. Chiunque si comporta male, fa ingiuria a Cristo. Prima che Cristo ci redimesse, come ho già detto, noi eravamo abitazione del diavolo. In seguito abbiamo meritato di diventare la casa di Dio, solo perché egli si è degnato di fare di noi la sua dimora.
Se dunque, o carissimi, vogliamo celebrare con gioia il giorno natalizio della nostra chiesa, non dobbiamo distruggere con le nostre opere cattive il tempio vivente di Dio. Parlerò in modo che tutti mi possano comprendere: tutte le volte che veniamo in chiesa, riordiniamo le nostre anime così come vorremmo trovare il tempio di Dio. Vuoi trovare una basilica tutta splendente? Non macchiare la tua anima con le sozzure del peccato. Se tu vuoi che la basilica sia piena di luce, ricordati che anche Dio vuole che nella tua anima non vi siano tenebre. Fa' piuttosto in modo che in essa, come dice il Signore, risplenda la luce delle opere buone, perché sia glorificato colui che sta nei cieli. Come tu entri in questa chiesa, così Dio vuole entrare nella tua anima. Lo ha affermato egli stesso quando ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò (cfr. Lv 26, 11. 12).”
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“SAN TEODORO
Martire.
Semplice.
Paramenti rossi.
Guéranger, L'anno liturgico - Commemorazione di san Teodoro, Martire (http://www.unavoce-ve.it/pg-9nov-2.htm)
Il Martirologio Romano ricorda oggi: «Ad Amaséa, nel Ponto, il natale di san Teodoro soldato, il quale, al tempo dell’imperatore Massimiano, per la confessione della fede cristiana, fu crudelmente percosso e messo in prigione; quindi, essendogli apparso il Signore che lo esortò ad agire con costanza e coraggio, rimase confortato; da ultimo, dopo essere stato sospeso sull’eculeo e scarnificato, tanto che gli si vedevano le viscere, fu gettato nel fuoco per essere bruciato. Le sue Lodi furono con uno splendido elogio celebrate da san Gregorio Nisseno».
San Teodoro, oggi celebrato a Roma, forse per l'anniversario della dedicazione della chiesa a lui intitolata (presso il Palatino), è un martire orientale di cui ha tessuto l'elogio san Gregorio Nisseno. La tomba di questo Martire, popolarissimo nella Chiesa Greca, si conservò per parecchi secoli ad Eucaita.
• Teodoro, soldato cristiano, arrestato sotto l'imperatore Massimiano per avere incendiato un tempio di idoli, allorché il prefetto della legione gli promise di graziarlo, se, pentendosi del fatto, esecrasse la religione cristiana, rimanendo egli fedele nella confessione della fede, fu messo in prigione. Ivi, scarnificato con unghie di ferro, mentre gli si scoprivano le costole, cantava allegramente: «Benedirò il Signore in ogni tempo» (Ps. 33,1). Perciò gettato su di un rogo ardente, rese l'anima a Cristo il 9 di Novembre, pregando e recitando le divine lodi. Il suo corpo fu involto in un lenzuolo dalla matrona Eusebia, e sepolto in un suo podere.
SANTA MESSA
Se ne fa commemorazione nella Santa Messa della Dedicazione dell'Arcibasilica del Santissimo Salvatore con Oratio, Secreta e
Postcommunio, già presenti nella stesso link precedente.”
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«MESE DI NOVEMBRE: MESE DEDICATO SPECIALMENTE ALLA COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI.
In questo mese di Novembre, mediteremo con l'ausilio del libro "Chi morrà, vedrà... Il Purgatorio e il Paradiso" (Napoli, agosto 1959) di don Dolindo Ruotolo, che fu sacerdote napoletano, morto in odore di santità, strenuo difensore della dottrina cattolica contro gli errori del modernismo ed autore di diversi testi esegetici e pastorali.
Capitolo secondo: L'anima raggiunge la vita eterna...»
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"OTTAVA PEI MORTI
Orazioni da recitarsi anche ad una ad una.
I. All'Eterno Padre.
Padre onnipotente ed eterno, innanzi al quale vivono i morti non meno che i vivi, io adoro la vostra infinita santità che niente ammette di immondo nel regno della gloria, e ammiro la vostra sapienza e ringrazio la vostra misericordia, che colla creazione del Purgatorio ha preparato un mezzo sicuro per purificare da ogni macchia e rendere degne del Cielo tutte quelle anime che escono di questa vita prima di avere intieramente scontati i debiti da loro contratti colla vostra giustizia. E giacché, come Padre amorosissimo ed amantissimo Sposo di tutti i fedeli rinchiusi in quella grande fornace di fuoco, niente più vivamente desiderate che di vederli perfettamente riconciliati con Voi, onde ammetterli al possesso dell'eredità vostra nel Paradiso, accettate di grazia, in unione dei meriti di Gesù Cristo, i suffragi di tutta quanta la Chiesa, quelle miserabili preghiere che noi vi offeriamo per quegli esuli infelicissimi. Fate che vedano ciò che credettero, che possiedano ciò che sperarono e che si riempiano di ciò che amarono. Degnatevi ancora di perdonare a noi tutte quelle colpe, colle quali abbiamo meritato, non solo il Purgatorio, ma ancora l'inferno, e di aiutarci a profittare in avvenire di tutti i travagli della vita ed a menare costantemente una condotta santa, da poter alla morte passare senza ritardo al gaudio degli eletti in Cielo.
Maria Addolorata, offerite i vostri meriti ed avvalorate le nostre preghiere per liberare dalle loro pene le povere Anime del Purgatorio.
Pater, Ave, Gloria, Requiem.

II. A Gesù Cristo.
Amorosissimo Redentore, che per la salvezza delle anime sosteneste nientemeno che la croce, e fino all'ultima goccia versaste il vostro Sangue divino, affinché tutti avessero in pronto una soddisfazione sempre maggiore dei proprii debiti, degnatevi di riguardare con occhio di misericordia le povere Anime del Purgatorio, affine di estinguere del tutto, o almeno mitigare in gran parte, l'ardore di quel fuoco che le tormenta. Noi vorremmo essere così fervorosi da meritare presso di Voi una grazia così distinta, e che Voi stesso desiderate vi sia chiesta da noi, per così secondare i consigli della vostra misericordia, senza nulla togliere ai diritti della vostra giustizia. Ma dacché le nostre preghiere non sono degne di esaudimento, ascoltate nelle nostre quelle delle affliittissime vostre spose, che vi furono sempre fedeli fino all'ultimo respiro, ed ora sospirano incessantemente di volare fra le vostre braccia per non allontanarsene mai più. Come potete Voi non commuovervi ai loro gemiti, non esaudire i loro voti, se continuamente benedicono la vostra destra nell'atto che le respinge da Voi, e le tiene immerse in un baratro di inesprimibili pene? Ah! come nel giorno della vostra morte discendeste in tutti i luoghi inferiori non solo per trionfare dei vostri nemici, ma ancora per consolare i vostri credenti, scendete adesso nel carcere del Purgatorio, e annunciando la pace a quanti vi si trovano rinchiusi, traeteli tutti con Voi alla partecipazione del vostro Regno.
Maria Addolorata, offrite i vostri meriti ed avvalorate le nostre preghiere per liberare dalle loro pene le povere Anime del Purgatorio.
Pater, Ave, Gloria, Requiem.

III. Allo Spirito Santo.
Divino Spirito, Creatore e Santificatore delle anime, la cui natura non è che bontà, e il cui maggior piacere è l'usare misericordia, riguardate con occhio di compassione le povere Anime del Purgatorio, le quali, se sono addoloratissime per le fiamme, che nella maniera più atroce le tormentano continuamente, sono assai più afflitte per essere disgiunte da Voi, che siete, l'unico loro sommo Bene; e tanto più si accorano in quanto che non possono non conoscere che stava in mano loro l'evitar tanti mali, col fare, mentre erano in vita, una maggior penitenza dei loro peccati; e con lo schivare con maggior sollecitudine ogni anche piccola trasgressione della vostra santissima legge. Deh! Voi che siete il Padre di ogni consolazione, mitigate le pene di quelle infelici, compite nelle nostre suppliche i loro voti. In vista della fedeltà con cui vi servirono sopra la terra, dimenticate quei falli che la fragilità della nostra natura ha fatto loro qualche volta commettere; fate che senza ritardo succeda la luce alle tenebre, il riposo al travaglio, il giubilo alla tristezza, accordando loro quell'eterna felicità che avete promessa ad Abramo e a tutta la sua discendenza. Degnatevi ancora di fare a noi tutti conoscere quanto grande sia il debito che si contrae colla vostra giustizia per ogni menoma colpa, affinché viviamo per modo da soddisfare a tutti i delitti finora contratti, e da non farne mai più dei nuovi.
Maria Addolorata, offrite i vostri meriti ed avvalorate le nostre preghiere per liberare dalle loro pene le povere Anime del Purgatorio.
Pater, Ave, Gloria, Requiem.

IV. A Maria.
Amorosissima Consolatrice di tutti quanti gli afflitti, Madre di tutti i fedeli così vivi come defunti, Maria Santissima, volgete i vostri occhi misericordiosi sulle povere Anime del Purgatorio, che sono così meritevoli della comune pietà, perché incapaci di aiutarsi da se medesime. Interponete presso il trono della divina misericordia tutta la potenza della vostra mediazione; offerite, a sconto dei loro debiti, la Vita, la Passione, la Morte, il Sangue Preziosissimo e i meriti ineffabili del vostro divin Figliuolo, non che i meriti vostri e quelli di tutti i Santi del Cielo e di tutti i giusti della terra; finalmente tutti i sacrificii, le comunioni, le penitenze, le orazioni, le limosine e tutte quante le buone opere che si sono fatte finora, e si faranno in avvenire nella cattolica Chiesa, onde, soddisfacendo compiutamente alla divina giustizia, siano al più presto sollevate dalle atrocissime pene, che soffrono non solo pel fuoco in cui sono immerse, e per la lontananza del loro unico Bene, ma anche per la dimenticanza in cui sono lasciate dalla maggior parte degli uomini.
Tre Ave e tre Requiem.

V. A san Michele.
Glorioso Arcangelo san Michele, che, come principale protettore di tutto il popolo ebreo, per una via tutta seminata di prodigi e di vittorie, lo traeste dall'Egitto ov'era schiavo e lo rendeste possessore di quella felicissima terra che era da tanto tempo l'oggetto de' suoi sospiri; e come specialissimo protettore del mistico gregge evangelico, fate sempre vostra delizia il liberarlo da tutti i pericoli, il consolarlo in ogni affanno, e il procurargli l'appagamento di tutti i santi suoi voti, degnatevi di ottenere alle povere Anime del Purgatorio la mitigazione e l'abbreviamento delle tormentosissime pene in cui gemono, come già consolaste i tre fanciulli nella fornace, rendendo innocue colla vostra presenza le fiamme da cui erano circondati. Colla vostra benigna presenza, voi le rendeste trionfatrici di ogni assalto nemico, quando stavano per uscire da questo esilio, e perorando la loro causa presso il divin tribunale, otteneste loro la sentenza assicuratrice del Cielo. Compite adunque l'opera vostra coll'impetrar loro sollecita la liberazione da quel carcere in cui si trovano ancora rinchiuse.
E, se è ufficio vostro l'introdurre le Anime sante nel Regno della luce, solennemente promesso ai veri figli di Abramo, non tardate a sollevare agli splendori della gloria chi ora geme fra le tenebre le più dense, e a far partecipe delle eterne delizie chi ora spasima fra ogni sorta di pene. Noi ve ne scongiuriamo colle suppliche le più fervorose; e sicuri della vostra annuenza ai nostri piissimi desiderii, vi promettiamo fin d'ora perpetua la più viva riconoscenza alla divina misericordia, non meno che a voi, che ne siete, dopo la Vergine Maria, il più munifico dispensatore e il più caritatevole ministro.
Tre Angele Dei e tre Requiem.

VI. A san Giuseppe.
Gloriosissimo Patriarca san Giuseppe, alla vostra autorevole intercessione raccomando vivamente il riposo e la pace eterna di tutte le Anime penanti nel Purgatorio. Voi non potete non avere tenerezza per loro dacché sono figlie dilettissime di Maria vostra Sposa, e spose di Gesù che a voi volle esser subordinato e riputato vostro figliuolo. Oltre di che, se voi siete così generoso nel sovvenire a chi languisce in questa valle di pianto, molto più sarete tale nel sovvenire a chi pena in quel torrente di fuoco. Vi supplico dunque, o grande Amministratore delle grazie e dei tesori di Dio, ad interporre frequentemente per quelle Anime le vostre efficaci preghiere; tanto più che niente a voi nega su in Cielo Chi si compiacque di esser vostro suddito qui sulla terra.
Tre Gloria e tre Requiem.

VII. Alle Anime Purganti.
Anime sante del Purgatorio, che in mezzo alle pene più atroci di quella orrenda fornace benedite di continuo quella spada che vi strazia, quella mano che vi flagella per farvi degne del Cielo, consolatevi, poiché se avete legate le mani ed i piedi, onde non potete aiutarvi da Voi stesse, vi è però in terra chi le ha tuttora libere e sciolte per levarle al Cielo in vostro favore e stenderle al vostro soccorso. Consolatevi, che, se finora foste addolorate ed afflitte, non andrà molto che il Signore, riconciliato con voi per mezzo dei nostri suffragi, rasciugherà di propria mano le vostre lagrime, e allontanando da voi la spada, che vi strazia per purificarvi, vi introdurrà nel Regno della luce e della pace, donde sono eternamente banditi l'affanno ed il dolore. Noi ci ricordiamo di voi per suffragarvi; voi ricordatevi di noi per aiutarci; perocché, sebbene per voi nulla possiate, per altri potete assaissimo. Deh per pietà! appena sarete arrivate alla gloria a cui aspirate con tanti gemiti, ricordatevi di chi, soddisfacendo per voi, ve ne ha anticipato il possesso. E siccome noi siamo tuttavia in un mare sempre burrascoso, il quale ad ogni istante ne minaccia naufragio, fate colla vostra mediazione che evitiamo tutti gli scogli, superiamo tutte le tempeste, onde camminando sicuri per la strada da voi già percorsa, giungiamo un giorno con voi al porto sospiratissimo della beatitudine sempiterna.
Requiem."
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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda.
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare san Teodoro Martire, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo Santo Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Teodoro Martire possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.»

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«9 novembre 1846. Conoscete ancora, Venerabili Fratelli, altre mostruosità di errori ed altre frodi, con cui i figli del secolo acerbamente impugnano la divina autorità e le leggi della Chiesa, per conculcare insieme i diritti della potestà civile e di quella sacra. A questo mirano inique macchinazioni contro questa Romana Cattedra del Beatissimo Pietro, nella quale Cristo pose l’inespugnabile fondamento della sua Chiesa. A questo mirano altresì quelle sette segrete che occultamente sorsero dalle tenebre per corrompere gli ordini civili e religiosi, e che dai Romani Pontefici Nostri Predecessori più volte furono condannate con lettere apostoliche che Noi, con la pienezza della Nostra Potestà Apostolica, confermiamo e ordiniamo che siano diligentissimamente osservate. Questo vogliono le scaltrissime società Bibliche mentre, rinnovando le vecchie arti degli eretici, senza badare a spese non si peritano di spargere fra gli uomini anche più rozzi i libri delle divine Scritture, volgarizzati contro le santissime regole della Chiesa e sovente corrotti con perverse spiegazioni, affinché, abbandonate la divina tradizione, la dottrina dei Padri e l’autorità della Chiesa cattolica, tutti interpretino la parola del Signore secondo il loro privato giudizio e, guastandone il senso, cadano in errori gravissimi.
Gregorio XVI di santa memoria, al quale seppure con minori meriti siamo succeduti, emulando gli esempi dei suoi Predecessori, con sua lettera apostolica riprovò tali società , e Noi parimenti le vogliamo condannate. Altrettanto diciamo di quel sistema che ripugna allo stesso lume della ragione naturale, che è l’indifferenza della Religione, con il quale costoro, tolta ogni distinzione fra virtù e vizio, fra verità ed errore, fra onestà e turpitudine, insegnano che qualsivoglia religione sia ugualmente buona per conseguire la salute eterna, come se fra la giustizia e le passioni, fra la luce e le tenebre, fra Cristo e Belial potesse mai essere accordo o comunanza. Mira al medesimo fine la turpe cospirazione contro il sacro celibato dei Chierici, fomentata, oh che dolore!, anche da alcuni uomini di Chiesa, miseramente dimentichi della propria dignità, e cedevoli agli allettamenti della voluttà. A questo tende altresì la perversa istituzione di ammaestrare nelle discipline filosofiche, con le quali si corrompe l’incauta gioventù, propinandole il fiele del drago nel calice di Babilonia.
Da SS Pio IX Qui pluribus.»

«9 novembre 1846. Qui si vede chiaro quanto errino coloro che, abusando della ragione e stimando opera umana la parola di Dio, a loro arbitrio osano spiegarla ed interpretarla, quando Iddio medesimo ha costituito una viva autorità, la quale insegni e stabilisca il vero e legittimo senso della sua celeste rivelazione, e con infallibile giudizio definisca ogni controversia di fede e di costumi, affinché i fedeli non siano raggirati da ogni turbinio di dottrina, né siano per umana nequizia indotti in errore. La quale viva ed infallibile autorità è in quella sola Chiesa che da Cristo Signore fu edificata sopra Pietro, Capo, Principe e Pastore della Chiesa universale, la cui fede, per divina promessa, non verrà mai meno, ma sempre e senza intermissione durerà nei legittimi Pontefici i quali, discendendo dallo stesso Pietro ed essendo collocati nella sua Cattedra, sono anche eredi e difensori della sua medesima dottrina, della dignità, dell’onore e della sua potestà. E poiché "ove è Pietro ivi è la Chiesa" , e "Pietro parla per bocca del Romano Pontefice" , e "sempre vive nei suoi successori, e giudica" , e "appresta la verità della fede a coloro che la cercano" , perciò le divine parole sono da interpretare nel senso che ha tenuto e tiene questa Romana Cattedra del beatissimo Pietro; "la quale, madre di tutte le Chiese e maestra" , sempre serbò la fede consegnatale da Cristo Signore integra ed inviolata, ed in quella ammaestrò i fedeli, mostrando a tutti la via della salute e la dottrina dell’incorrotta verità. Ed è questa appunto la "principale Chiesa donde nacque l’unità sacerdotale" ; questa la metropoli della pietà "nella quale è intera e perfetta la solidità della Religione cristiana" , "nella quale sempre fiorì il principato della Cattedra Apostolica" , "cui a motivo del suo primato è necessario che si stringa ogni altra Chiesa, cioè dovunque sono i fedeli" , "perché chi non raccoglie con lei, disperde" .
Da SS Pio IX Qui pluribus.»


"Voi del mio cuore l’arbitra siete
Deh! dunque ditemi quel che volete."
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"9 NOVEMBRE 2018: DEDICAZIONE DELLA BASILICA DEL SS. SALVATORE."
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“9 NOVEMBRE 2018: COMMEMORAZIONE DI SAN TEODORO, MARTIRE”
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“Il 9 novembre 1032 muore Papa Giovanni XIX (o XX) dei Conti di Tuscolo, Sommo Pontefice.”

«9 novembre 1846: Pio IX pubblicava la "Qui pluribus", sua prima enciclica. Il Papa condannava l'indifferentismo, la libertà di stampa, di coscienza e di pensiero e, con gran lungimiranza, il comunismo.»
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"[CLERICUS ET MILES] Ferdinando d’Asburgo (16 maggio 1609 - 9 novembre 1641), Infante di Spagna, Cardinale diacono di Santa Maria in Portico Octaviae (1619), Amministratore perpetuo dell’Arcidiocesi di Toledo e Primate delle Spagne (1620), Governatore dei Paesi Bassi (1534). Comandò gli Spagnoli contro gli Svedesi nella battaglia di Nördlingen, vittoriosa per i cattolici, del 6 settembre 1534. Inflisse inoltre pesanti sconfitte agli Olandesi e ai Francesi."
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https://www.radiospada.org/2018/11/difunde-tu-fe-catolica-sor-isabel-de-la-trinidad-mistica-y-maestra-de-vida-interior/
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Como ovejas sin Pastor (http://sicutoves.blogspot.com/)
http://sicutoves.blogspot.com/
Como ovejas sin Pastor: 112 ANIVERSARIO de SOR ISABEL DE LA TRINIDAD, Mística y Maestra de vida interior (http://sicutoves.blogspot.com/2018/11/112-aniversario-de-sor-isabel-de-la.html)
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“viernes, 9 de noviembre de 2018
112 ANIVERSARIO de SOR ISABEL DE LA TRINIDAD, Mística y Maestra de vida interior.”


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Études Antimodernistes - Collection d'études théologiques, canoniques, liturgiques et historiques antimodernistes (http://www.etudesantimodernistes.fr/)
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Sede Vacante - (http://www.catholique-sedevacantiste.fr/)
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«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»

9 novembre : Dédicace de l?Archibasilique du Très Saint Sauveur (Latran) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/9-novembre-dedicace-de-larchibasilique-du-tres-saint-sauveur-latran)
“9 novembre : Dédicace de l’Archibasilique du Très Saint Sauveur (Latran).”
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Guéranger, L'anno liturgico - Domenica ventiquattresima e ultima dopo la Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-9nov.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-9nov.htm
«9 NOVEMBRE DEDICAZIONE DELLA BASILICA DEL SS. SALVATORE.
La dedicazione nel IV secolo.
Nel IV secolo dell'era nostra con la fine delle persecuzioni, il mondo ebbe l'impressione di pregustare la gioia dell'ingresso nella città della pace senza fine, e il contemporaneo Eusebio, all'inizio del decimo e ultimo libro della sua Storia, esclama: "Gloria all'Onnipotente, gloria al Redentore delle anime nostre". Egli va descrivendo da teste oculare l'ammirabile spettacolo delle dedicazioni delle nuove chiese sorte dappertutto. Di città in città si radunavano i vescovi e si raccoglievano le folle. Da popolo a popolo una benevolenza di mutua carità, di fede comune, di raccolta allegrezza armonizzava i cuori e l'unità del corpo di Cristo si rendeva evidente in una moltitudine animata dal soffio dello Spirito Santo, in cui si compivano le antiche profezie annunzianti una città vivente del Dio vivente in cui ogni sesso e ogni età avrebbe esaltato l'autore di tutti i beni. Come apparvero augusti allora i riti della Chiesa! La perfezione accurata che vi spiegavano i Pontefici, lo slancio della salmodia, le ispirate letture, la celebrazione dei Misteri formavano un insieme divino.
La basilica del Laterano.
Il 9 novembre del 324 fu il giorno natalizio o Dedicazione della Basilica del Laterano, della quale l'imperatore Costantino aveva ordinato la costruzione nel 315. Papa Silvestro la dedicò al Salvatore la cui immagine, presentata ai fedeli, dopo i secoli delle persecuzioni, parve una apparizione divina. I Papi fissarono la residenza nel palazzo vicino alla Basilica, che fu perciò la loro cattedrale, e sorse così "la madre e il capo di tutte le Chiese e città del mondo". Due incendi sopravvenuti nel secolo XIV e l'abbandono subito in conseguenza dell'esilio di Avignone resero necessaria una ricostruzione quasi per intero, terminata la quale, la Basilica fu riconsacrata e dedicata ai santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista.
La festa di oggi.
Se festeggiamo la Dedicazione delle nostre chiese particolari e delle nostre cattedrali con gioia e fierezza, è cosa normale e doverosa che festeggiamo nel mondo intero la Dedicazione della "Chiesa madre", della cattedrale del Papa. Oggi ancora in quella chiesa i Papi prendono possesso ufficiale del loro alto ufficio, in quella chiesa dal IV secolo si compiono le grandi funzioni della benedizione degli Olii Santi nel Giovedì Santo e la benedizione del Fonte nella Veglia Pasquale e in quella chiesa, nel corso dei secoli, furono battezzati a migliaia i catecumeni, ordinati a migliaia i sacerdoti appartenenti a tutte le diocesi del mondo. In quella chiesa si venera ancora l'antica immagine del Salvatore e milioni di fedeli, nel corso delle visite giubilari, l'hanno venerata e ammirata, chiedendo il perdono dei peccati.
Leviamo a Cristo le acclamazioni che si leggono nel mosaico dell'abside: ti attendiamo, Salvatore e Signore, Gesù Cristo. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Tu sei il nostro Maestro, o Cristo!
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1259-1260.»


Guéranger, L'anno liturgico - Commemorazione di san Teodoro, Martire (http://www.unavoce-ve.it/pg-9nov-2.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-9nov-2.htm
«LO STESSO GIORNO 9 NOVEMBRE COMMEMORAZIONE DI SAN TEODORO, MARTIRE.
Ricordiamo oggi uno dei santi più celebri e più venerati dell'antico Oriente. Se crediamo alla leggenda, san Teodoro era un soldato e morì martire, arso vivo, per difendere la fede. Le sue reliquie erano venerate a Euchaita dove folle di fedeli andavano ogni anno in pellegrinaggio e le madri impetravano la salute per i loro bambini ammalati. San Gregorio Nisseno recitò un panegirico in suo onore e Roma dedicò a lui tre chiese.
Preghiera: "O Dio, che ci circondi di una difesa con la testimonianza del beato Teodoro martire concedici di profittare dei suoi esempi e di essere sostenuti dalla sua preghiera".
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1261.»





Réquiem aetérnam dona eis, Dómine, et lux perpétua lúceat eis. Requiéscant in pace. Amen.
Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis!!!
Regina Sacratissimi Rosarii Ora Pro Nobis!!!
Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!