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Visualizza Versione Completa : 19 novembre (17 novembre) - S. Elisabetta d'Ungheria, duchessa di Turingia, vedova



Augustinus
16-11-03, 23:13
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=25150):

Sant' Elisabetta d'Ungheria, Religiosa

17 novembre - Memoria

Presburgo, Bratislava, 1207 - Marburgo, Germania, 17 novembre 1231

Elisabetta, sposa di Luigi IV, Langravio di Turingia, fu madre di tre figli. Dopo la morte del marito si consacrò interamente alla penitenza, alla preghiera e alla carità. Iscrittasi al Terz'ordine Francescano, fondò in onore di san Francesco l'ospedale di Marburg, in cui ella stessa serviva i malati.

Figlia di Andrea, re d'Ungheria e di Gertrude, nobildonna di Merano, ebbe una vita breve. Nata nel 1207, fu promessa in moglie a Ludovico figlio ed erede del sovrano di Turingia. Sposa a quattordici anni, madre a quindici, restò vedova a 20. Il marito, Ludovico IV morì ad Otranto in attesa di imbarcarsi con Federico II per la crociata in Terra Santa. Elisabetta aveva tre figli. Dopo il primogenito Ermanno vennero al mondo due bambine: Sofia e Gertrude, quest'ultima data alla luce già orfana di padre. Alla morte del marito, Elisabetta si ritirò a Eisenach, poi nel castello di Pottenstein per scegliere infine come dimora una modesta casa di Marburgo dove fece edificare a proprie spese un ospedale, riducendosi in povertà. Iscrittasi al terz'ordine francescano, offrì tutta se stessa agli ultimi, visitando gli ammalati due volte al giorno, facendosi mendicante e attribuendosi sempre le mansioni più umili. La sua scelta di povertà scatenò la rabbia dei cognati che arrivarono a privarla dei figli. Morì a Marburgo, in Germania il 17 novembre 1231. È stata canonizzata da papa Gregorio IX nel 1235. (Avvenire)

Patronato: Infermieri, Società caritatevoli, Fornai, Ordine Francescano Secolare

Etimologia: Elisabetta = Dio è il mio giuramento, dall'ebraico

Emblema: Cesto di pane, rose in grembo

Martirologio Romano: Memoria di santa Elisabetta di Ungheria, che, ancora fanciulla, fu data in sposa a Ludovico, conte di Turingia, al quale diede tre figli; rimasta vedova, dopo aver sostenuto con fortezza d’animo gravi tribolazioni, dedita già da tempo alla meditazione delle realtà celesti, si ritirò a Marburg in Germania in un ospedale da lei fondato, abbracciando la povertà e adoperandosi nella cura degli infermi e dei poveri fino all’ultimo respiro esalato all’età di venticinque anni.

Martirologio tradizionale (19 novembre): A Marpurg, in Germania, la deposizione di santa Elisabetta Vedova, figlia di Andrea, Re d'Ungheria, del Terz'Ordine di san Francesco; la quale, assiduamente occupata in opere di pietà, illustre per miracoli passò al Signore.

La prima cosa che colpisce, parlando di Santa Elisabetta d'Ungheria, ricordata oggi dal Calendario della Chiesa, in anticipo rispetto alla data tradizionale dei 19 novembre, è la tenerezza degli affetti umani, di donna e di sposa. Fidanzata a soli quattro anni, la figlia di Andrea Il d'Ungheria, aveva sposato a quattordici anni Luigi dei Duchi di Turingia (Beato Ludovico IV, Langravio di Turingia), che ne aveva venti. Ed era stato un matrimonio felice." Se io amo tanto una creatura mortale - diceva Elisabetta alla fedele serva Isentrude - quanto dovrei amare di più il Signore, immortale e padrone di tutti! ".
Anche Isentrude insiste sul reciproco affetto dei due sposi, quasi per ribadire che la pietà divina non op-prime né sopprime l'affetto umano. " Si amavano di un amore meraviglioso -ella scrive - e s'incoraggiavano dolcemente, l'uno con l'altra, nel lodare e servire Dio ". Elisabetta amava teneramente Luigi, e Luigi amava lei, per la sua bellezza, la sua gentilezza e la sua grazia. Eppure non si rendeva seducente con mondani accorgimenti: anzi, tra le gentildonne della Turingia, ornate e superbe, la Duchessa era quasi disprezzata per la sua semplicità nel vestire e per la sua modestia nel vivere.
Nel castello di Wartburg, non si distingueva quasi di tra le serve, sempre in faccende, quasi mai in divertimenti. D'altra parte, la giovanissima Duchessa avrebbe avuto poco tempo per le distrazioni mondane; a quindici anni aveva avuto il suo primo figlio; a diciassette una figlia, a venti un'altra figlia, ed era già vedova da venti giorni!
Il dolce e affettuoso connubio era durato poco, non offuscato da incomprensioni, benché qualche volta il marito trovasse eccessiva la devozione della moglie, come quando si faceva svegliare di notte, all'insaputa del marito, per pregare inginocchiata al letto coniugale.
"Anche quando il marito viveva - dichiarò poi Isentrude - ella era come una religiosa: umile e caritatevole, tutta dedita alla preghiera. Compiva tutte le opere di carità nella più grande gioia dell'anima e senza mai mutar di volto". Ma nell'estate del 1227 Luigi parte per la Crociata, mentre Elisabetta aspetta il terzo figlio. Dopo tre mesi, un messaggero porta la notizia che il Duca è morto in Italia. "Morto! - grida Elisabetta. - E con lui è morto ogni mio ben nel mondo".
Appena vedova, si scatenano contro Elisabetta le cupidigie dei cognati, che forse non l'avevano mai sopportata. Viene scacciata dal castello di Wartburg; le sono tolti i figli, per i quali rinunzia all'eredità.
Ridotta in povertà, si veste di bigio, come le Terziarie francescane, e si dedica tutta alle opere di misericordia. Nello spirito e dietro l'esempio di San Francesco, morto soltanto da un anno, ella soccorre gli ammalati e cura i lebbrosi, mettendosi sotto la direzione spirituale di un religioso terribilmente esigente, che le infligge la fiagellazione per ogni piccola ammenda.
Per quattro anni fa vita di estrema penitenza e di intensa carità, non mangiando, non dormendo, dando tutto ai poveri, accorrendo al letto degli ammalati. E tutto questo, dai venti ai ventiquattro anni, età della sua morte, nel novembre dei 1231.

Fonte: Archivio Parrocchia

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Sempre dallo STESSO SITO altro profilo biografico:

A quattro anni di età è già fidanzata. Suo padre, il re Andrea II d’Ungheria, e la regina Gertrude sua madre l’hanno promessa in sposa a Ludovico, figlio ed erede del sovrano di Turingia (all’epoca, questa regione tedesca è una signoria indipendente, il cui sovrano ha il titolo di Landgraf, langravio). E subito viene condotta nel regno del futuro marito, per vivere e crescere lì, tra la città di Marburgo e Wartburg il castello presso Eisenach.
Nel 1217 muore il langravio di Turingia, Ermanno I. Muore scomunicato per i contrasti politici con l’arcivescovo di Magonza, che è anche signore laico, principe dell’Impero. Gli succede il figlio Ludovico, che nel 1221 sposa solennemente la quattordicenne Elisabetta. Ora i sovrani sono loro due. Lei viene chiamata “Elisabetta di Turingia”. Nel 1222 nasce il loro primo figlio, Ermanno. Seguono due bambine: nel 1224 Sofia e nel 1227 Gertrude. Ma quest’ultima viene al mondo già orfana di padre.
Ludovico di Turingia si è adoperato per organizzare la sesta crociata in Terrasanta, perché papa Onorio III gli ha promesso di liberarlo dalle intromissioni dell’arcivescovo di Magonza. Parte al comando dell’imperatore Federico II. Ma non vedrà la Palestina: lo uccide un male contagioso a Otranto.
Vedova a vent’anni con tre figli, Elisabetta riceve indietro la dote, e c’è chi fa progetti per lei: può risposarsi, a quell’età, oppure entrare in un monastero come altre regine, per viverci da regina, o anche da penitente in preghiera, a scelta. Questo le suggerisce il confessore. Ma lei dà retta a voci francescane che si fanno sentire in Turingia, per dire da che parte si può trovare la “perfetta letizia”. E per i poveri offre il denaro della sua dote (si costruirà un ospedale). Ma soprattutto ai poveri offre l’intera sua vita. Questo per lei è realizzarsi: facendosi come loro. Visita gli ammalati due volte al giorno, e poi raccoglie aiuti facendosi mendicante. E tutto questo rimanendo nella sua condizione di vedova, di laica.
Dopo la sua morte, il confessore rivelerà che, ancora vivente il marito, lei si dedicava ai malati, anche a quelli ripugnanti: «Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre, senza mettersi tuttavia in contrasto con suo marito». Collocava la sua dedizione in una cornice di normalità, che includeva anche piccoli gesti “esteriori”, ispirati non a semplice benevolenza, ma a rispetto vero per gli “inferiori”: come il farsi dare del tu dalle donne di servizio. Ed era poi attenta a non eccedere con le penitenze personali, che potessero indebolirla e renderla meno pronta all’aiuto. Vive da povera e da povera si ammala, rinunciando pure al ritorno in Ungheria, come vorrebbero i suoi genitori, re e regina.
Muore in Marburgo a 24 anni, subito “gridata santa” da molte voci, che inducono papa Gregorio IX a ordinare l’inchiesta sui prodigi che le si attribuiscono. Un lavoro reso difficile da complicazioni anche tragiche: muore assassinato il confessore di lei; l’arcivescovo di Magonza cerca di sabotare le indagini. Ma Roma le fa riprendere. E si arriva alla canonizzazione nel 1235 sempre a opera di papa Gregorio. I suoi resti, trafugati da Marburgo durante i conflitti al tempo della Riforma protestante, sono ora custoditi in parte a Vienna.

Autore: Domenico Agasso

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http://members.sockets.net/~sfxschool/images/st_elizabeth_hungary.jpg

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/catec.jpg

http://img172.imageshack.us/img172/4923/renunciationrc0.jpg James Collinson, La rinuncia al regno da parte della Regina Elisabetta d'Ungheria, 1850, Johannesburg Art Gallery

http://www.artnet.com/Magazine/features/finch/Images/finch9-20-1.jpg Philip Hermogenes Calderon, Il grande atto di rinuncia di S. Elisabetta d'Ungheria, 1891, Brooklyn Museum of Art

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/asp.jpg Marianne Stokes, S. Elisabetta fila per i poveri, 1895, Collezione privata

http://www.wga.hu/art/s/simone/3assisi/1saints/saints40.jpg http://www.wga.hu/art/s/simone/3assisi/1saints/saints41.jpg Simone Martini, SS. Chiara d'Assisi ed Elisabetta d'Ungheria, 1317, Cappella di S. Martino, Basilica inferiore di S. Francesco, Assisi

Augustinus
16-11-03, 23:30
http://img206.imageshack.us/img206/929/sainte01ic6.jpg

http://www.hung-art.hu/kep/l/liezen-m/muvek/sz_erzse.jpg Sándor Liezen-Mayer, S. Elisabetta d'Ungheria, 1882, Hungarian National Gallery, Budapest

http://www.hung-art.hu/kep/l/liezen-m/muvek/szenttea.jpg Sándor Liezen-Mayer, Canonizzazione di S. Elisabetta d'Ungheria nel 1235, 1863, Hungarian National Gallery, Budapest

http://www.wga.hu/art/f/francois/st_bruno.jpg François Guy (1578/79, Le Puy - 1650, Le Puy), Sacra Famiglia con S. Bruno e S. Elisabetta, 1623, Musée de l'Ain, Bourg-en-Bresse

http://www.wga.hu/art/s/simone/3assisi/transept/5saints2.jpg Simone Martini, SS. Elisabetta, Margherita ed Enrico d'Ungheria, 1318, Basilica inferiore di S. Francesco, Assisi.
Una piccola annotazione critica su quest'ultimo affresco di Simone Martini. Si è soliti identificare il personaggio centrale di questa triade con S. Chiara d'Assisi. La più recente ricerca storica ed artistica ha, invece, identificato questa figura femminile centrale in S. Margherita martire, grazie alla scoperta di una piccola croce tra le mani. La terza effigie, identificata tradizionalmente con S. Luigi IX re di Francia, è in verità, con ogni probabilità, Enrico, Principe d'Ungheria, figlio di S. Stefano d'Ungheria. A tanto la critica è pervenuta a causa della mancanza di una corona. Se fosse stato S. Luigi IX, avrebbe dovuto avere almeno una corona, che, invece, manca.

http://www.uc.pt/artes/6spp/imagens/marcos_da_cruz-st_isabel_da_hungria-1a.jpg Marcos da Cruz (c. 1610-1683), S. Elisabetta d'Ungheria, 1673-74, Cappella del Terz'Ordine Francescano, Lisbona

http://www.beaverbrookartgallery.org/images-provenance/1996_03-300x653.jpg Bartholomäus Bruyn il Vecchio, S. Elisabetta d'Ungheria distribuisce i suoi beni, 1530 circa, collezione privata

http://www.hung-art.hu/kep/s/schmidt/muvek/alamizsn.jpg Martin Johann Schmidt, S. Elisabetta d'Ungheria distribuisce l'elemosina, 1778 circa, chiesa parrocchiale, Veresegyház

Augustinus
16-11-04, 14:59
Al pontefice, anno 1232; A. Wyss, Hessisches Urkundenbuch I, Lipsia 1879, 31-35

Elisabetta incominciò presto a distinguersi in virtù e santità di vita. Elisabetta incominciò presto a distinguersi in virtù e santità di vita. Ella aveva sempre consolato i poveri, ma da quando fece costruire un ospedale presso un suo castello, e vi raccolse malati di ogni genere, da allora si dedicò interamente alla cura dei bisognosi.
Distribuiva con larghezza i doni della sua beneficenza non solo a coloro che ne facevano domanda presso il suo ospedale, ma in tutti i territori dipendenti da suo marito. Arrivò al punto da erogare in beneficenza i proventi dei quattro principati di suo marito e da vendere oggetti di valore e vesti preziose per distribuirne il prezzo ai poveri.
Aveva preso l'abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente, due volte al giorno, al mattino e alla sera. Si prese cura diretta dei più ripugnanti. Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre in ogni attività di bene, senza mettersi tuttavia per questo in contrasto con suo marito.
Dopo la morte di lui, tendendo alla più alta perfezione, mi domandò con molte lacrime che le permettessi di chiedere l'elemosina di porta in porta. Un Venerdì santo, quando gli altari sono spogli, poste la mani sull'altare in una cappella del suo castello, dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni intimi, rinunziò alla propria volontà, a tutte le vanità del mondo e a tutto quello che nel vangelo il Salvatore ha consigliato di lasciare. Fatto questo, temendo di poter essere riassorbita dal rumore del mondo e dalla gloria umana, se rimaneva nei luoghi in cui era vissuta insieme al marito e in cui era tanto ben voluta e stimata, volle seguirmi a Marburgo, sebbene io non volessi. Quivi costruì un ospedale ove raccolse i malati e gli invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili ed i più derelitti.
Affermo davanti a Dio che raramente ho visto una donna così contemplativa come Elisabetta, che pure era dedita a molte attività. Alcuni religiosi e religiose constatarono assai spesso che, quando ella usciva dalla sua preghiera privata, emanava dal volto un mirabile splendore e che dai suoi occhi uscivano come dei raggi di sole.
Prima della morte ne ascoltai la confessione e le domandai cosa si dovesse fare dei suoi averi e delle suppellettili. Mi rispose che quanto sembrava sua proprietà era tutto dei poveri e mi pregò di distribuire loro ogni cosa, eccetto una tunica di nessun valore di cui era rivestita, e nella quale volle esser seppellita. Fatto questo, ricevette il Corpo del Signore. Poi, fino a sera, spesso ritornava su tutte le cose belle che aveva sentito nella predicazione. Infine raccomandò a Dio, con grandissima devozione, tutti coloro che le stavano dintorno, e spirò come addormentandosi dolcemente.

Augustinus
17-11-04, 09:11
Oggi si celebra la memoria di S. Elisabetta d'Ungheria. La sorella di Sua madre era Santa Edvige, moglie del Duca Heinrich I, mentre Santa Elisabetta (Isabel) del Portogallo, che sposò il tirannico re portoghese Diniz e morì nel 1336, era Sua pronipote.
Ella, fidanzata a quattro anni, sposa a quattordici, madre quindici, vedova a vent'anni, Elisabetta, principessa d Ungheria e duchessa di Turingia, concluse la sua vita a soli ventiquattro anni il 17 novembre 1231. Quattro anni dopo, papa Gregorio IX la elevava agli onori degli altari.
Suo padre, re Andrea II di Ungheria, cugino dell'imperatore di Germania, l'aveva promessa sposa a Luigi (Ludwig) dei duchi di Turingia, di soli undici anni.
Nel 1211, infatti, Hermann I di Turingia inviò alcuni ambasciatori in Ungheria allo scopo di combinare un matrimonio tra il maggiore dei suoi figli, Luigi, ed Elisabetta, che aveva appena 4 anni. Tale progetto matrimoniale era un'abile mossa politica, e la bambina fu portata alla corte di Turingia per crescere insieme al futuro marito.
Ella divenne una ragazzina molto pia e religiosa, con un'evidente inclinazione per la preghiera e per i piccoli atti di auto-mortificazione. Nel 1221, appena nove anni dopo, Luigi ed Elisabetta si sposarono: egli aveva 21 anni e Lei ne aveva 14. Pur combinato dai genitori, fu un matrimonio d'amore e un felice connubio tra ascesi cristiana e umana felicità, tra diadema regale e aureola di santità. La giovane duchessa, suscitando l'animosità della suocera e della cognata, non volle recarsi in chiesa ornata dei preziosi monili del suo rango: «Come potrei - disse candidamente - cingere una corona così preziosa dinanzi a un Re coronato di spine?». Anche Isentrude insiste sul reciproco affetto dei due sposi, quasi per ribadire che la pietà divina non opprime né sopprime l'affetto umano. «Si amavano di un amore meraviglioso ‑ ella scrive ‑ e s'incoraggiavano dolcemente, l'uno con l'altra, nel lodare e servire Dio». Elisabetta amava teneramente Luigi, e Luigi amava lei, per la sua bellezza, la sua gentilezza e la sua grazia. Eppure non si rendeva seducente con mondani accorgimenti: anzi, tra le gentildonne della Turingia, ornate e superbe, la Duchessa era quasi disprezzata per la sua semplicità nel vestire e per la sua modestia nel vivere.
Nel castello di Wartburg, non si distingueva quasi di tra le serve, sempre in faccende, quasi mai in divertimenti. Eppure non si rendeva seducente con mondani accorgimenti: anzi, tra le gentildonne della Turingia, ornate e superbe, la Duchessa era quasi disprezzata per la sua semplicità nel vestire e per la sua modestia nel vivere.
Il marito, innamorato di lei, volle mostrarsi degno di una creatura bellissima nel volto e nell'anima, e prese per motto nel suo stemma tre parole che espressero anche in concreto il programma della sua vita pubblica: «Pietà, Purezza, Giustizia». Ludwig si rivelò all'altezza di sua moglie. La protesse nei Suoi atti di carità, nelle penitenze, nelle veglie, e spesso la tenne per mano mentre pregava inginocchiata di notte accanto al letto. Egli fu anche un abile governatore ed un soldato coraggioso. I tedeschi l'hanno soprannominato "San Ludwig", poiché fu uno degli uomini migliori della sua epoca, oltre che il pio marito di Santa Elisabetta. Il dolce e affettuoso connubio era durò poco, non offuscato da incomprensioni, benché qualche volta il marito trovasse eccessiva la devozione della moglie, come quando si faceva svegliare di notte, all'insaputa del marito, per pregare inginocchiata al letto coniugale. «Anche quando il marito viveva ‑ dichiarò poi Isentrude ‑ ella era come una religiosa: umile e caritatevole, tutta dedita alla preghiera. Com_piva tutte le opere di carità nella più grande gioia dell'anima e senza mai mutar di volto».
Insieme crebbero nella reciproca emulazione, confortati e sostenuti dalla convinzione che il loro amore e la felicità che ne scaturiva erano un dono sacramentale: «Se io amo a tal punto una creatura mortale, - confidava la giovane duchessa alla domestica e amica Isentrude - come dovrei amare il Signore immortale, padrone della mia anima?».
A quindici anni Elisabetta ebbe il primogenito, a 17 una bambina e a vent'anni un'altra bambina, quando ormai da tre settimane aveva perduto il marito, morto l'11 settembre 1227 di peste ad Otranto, durante la crociata alla quale aveva aderito con giovanile entusiasmo. La notizia raggiunse Elisabetta in ottobre, poco dopo il Suo terzo parto, ed ella esclamò: "Il mondo e le Sue gioie sono ormai morti per me". In quella occasione Elisabetta aveva dato il suo contributo, privandosi di quanto le apparteneva per erigere un ospedale a Marburg, in onore di S. Francesco, suo contemporaneo (morto da appena un anno). Rimasta vedova, contro di lei si scatenarono i malumori repressi dei cognati, che mal sopportavano la sua generosità verso i poveri. In particolare, suo zio Eckbert, Vescovo di Bamberg, progettò per Lei un secondo matrimonio, nonostante Elisabetta, mentre Suo marito era ancora vivo, avesse fatto un voto di castità da rispettare se egli fosse morto. Mentre difendeva tale convinzione dagli attacchi di Suo zio, i resti mortali di Luigi vennero portati a Bamberg da alcuni fedeli seguaci che li avevano recuperati in Italia. Piangendo amaramente, Ella seppellì il suo corpo nella cripta di famiglia dei Signori di Turingia, nel monastero di Reinhardsbrunn. Privata anche dei figli, cacciata dal castello di Wartemburg, poté vivere in pieno l'ideale francescano di povertà entrando nel Terz'ordine. Nel 1228, infatti, nella casa Francescana di Eisenach, Elisabetta rinunciò formalmente al mondo per dedicarsi, in assoluta obbedienza alle direttive di un rigido e intransigente confessore (che le imponeva la flagellazione per ogni piccola mancanza), alle attività assistenziali.
Ella viene generalmente rappresentata come una donna che indossa una corona e si prende cura dei mendicanti, oppure una donna che indossa una corona e porta un fascio di rose nel mantello poiché una volta, mentre portava cibo ai poveri e agli ammalati, Suo marito la fermò e guardò sotto il Suo mantello - ma trovò solo rose, e non cibo. Le Sue donazioni di pane ai bisognosi, ed il grande quantitativo di grano che regalò alla Germania colpita dalla carestia, fecero di Lei la patrona dei panettieri. E' anche la santa patrona degli ospedali, case di cura e servizi infermieristici. Insieme a san Luigi re di Francia, è patrona dell'Ordine Francescano Secolare.

Tratto a riadattato da La Lode (http://www.lalode.com/17novembre.htm)

Augustinus
17-11-04, 09:19
GIOVANNI PAOLO II

LETTERA ALLA CHIESA DI UNGHERIA PER IL
750° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI SANTA ELISABETTA

Mi rivolgo di nuovo a voi con grande gioia, diletti fratelli e sorelle ungheresi, in occasione del 750° anniversario della beata morte di santa Elisabetta della dinastia di Arpád, figlia degna di ammirazione della Nazione e della Chiesa ungheresi. Desidero infatti rendermi spiritualmente presente tra di voi in Sarospatak, suo probabile luogo di nascita, dove in questi giorni e in quest’anno numerosi pellegrini festeggiano il fiore profumato, sbocciato dalla dinastia di santo Stefano.

Mentre cantate “della vita di donna Elisabetta” e ricordate le sue “tante opere di bene”, evocate la splendida figura di una giovane donna e madre, che ha vissuto appena 24 anni. Assieme a voi osservo anch’io la bambina Elisabetta dal carattere vivace, che da sua madre dalla tragica sorte imparò presto ad amare Gesù e Maria. La vediamo presto in Turingia, nel castello di Wartburg, famoso per i Minnesanger, ove con il suo essere dinamico e con il suo amore senza pregiudizi conquista quanti le stanno attorno. Voleva solo assecondare la volontà di Cristo, l’amore di Cristo irradiava dalla sua persona. Davanti al Crocifisso tolse la propria corona dicendo: “Come potrei io portare la corona d’oro, quando il Signore porta la corona di spine? E la porta per me!”.

La sua vita si realizza nell’amore del langravio Ludovico. Elisabetta, di appena 14 anni, e Ludovico di 21 anni, si amavano in Dio e si aiutavano a vicenda per amare sempre di più Dio. Accettavano con profonda gratitudine dal Creatore il dono della nuova vita. Chi potrebbe restare indifferente di fronte alla gioia avvincente di una madre di 15 anni e all’immenso amore di Ludovico e Elisabetta!

La giovane madre, sollecitata dall’amore di Cristo, visitava i poveri, gli ammalati, i bambini abbandonati. Se san Paolo è diventato tutto per tutti perché tutti si salvino, Elisabetta è diventata madre di tutti per condividere la buona novella di Cristo. “Sub castro Warthberch altissimo erat magna domus, in qua plurimos ponebat infirmos. Consolans eos et tractans cum eis de patientia et salute anime ac singulorum desiderio tam in potu, quam cibariis in omnibus satisfaciebat, vedens etiam ornamenta sua in alimoniam eorum. In aedem domo habuit multos puerulos pauperes, quibus bene providit, tam benigne et dulciter se circa ipsos habent, ut eam omnes matrem appellarent, et circa eam intrantem domum se collocarent ad eam currendo. Inter eos scabiosos, infirmos, debiles et magis sordidos et deformatos specialius dilexit, capita eorum manibus attrectans et in sinu suo locans” (De dictis quattuor ancillarum, cap. II. 771ss).

Il segreto della gioia e del servizio inesauribili rivela ella stessa alle sue ancelle: “Che grande fortuna per noi poter lavare il Signore e poter preparare il letto per Lui”. Come san Francesco d’Assisi, suo esempio, non ebbe paura dei lebbrosi, riteneva un privilegio poterli curare. Elisabetta e Ludovico con gli occhi dell’anima vedevano Cristo in ogni persona malata.

Elisabetta con gli occhi bene aperti osservava le ferite causate dalle ingiustizie sociali. Nel periodo della carestia apriva senza esitazioni la dispensa del langravio per sfamare i poveri arrivati da terre lontane, e nello stesso tempo procurava anche un lavoro ad essi. Sorpassando le barriere della propria epoca ella stessa lavorava mentre educava i suoi figli e adempiva ai doveri del suo rango.

La gioia non si è spenta mai dal suo cuore, donava con gioia evangelica: “Tutto ciò che possiamo dobbiamo donarlo con gioia e di buon grado”.

In Elisabetta dobbiamo vedere anche la donna forte della Bibbia, che non viene distrutta dalla sofferenza, bensì ne venne resa partecipe del mistero pasquale. Elisabetta, che era in attesa di un altro figlio, dovette combattere una dura battaglia per lasciar andare il marito da crociato in Terra Santa. Gli sposi affezionati, nella preghiera chiedono e trovano la forza per accettare la volontà di Dio. Come simbolo della loro eterna unione sponsale, con comune volontà offrono al servizio di Dio il loro figlio nascente. La giovane madre di tre figli, appena ventenne, nel giro di poche settimane, perdeva il suo sposo fedele, mentre i suoi parenti la privavano dell’uso dei suoi beni materiali. Elisabetta, constatando di non poter vivere nel castello di Wartburg secondo la propria coscienza, lo lascia con libera decisione, affidando a Dio il futuro suo e dei figli. Voleva imitare Cristo, che “scelse di essere come servo.. Abbassò se stesso e fu ubbidiente a Dio sino alla morte in Croce” (Fil 2,7-8); ora nella luce della grazia scopriva che anche per lei era arrivato il momento benedetto del “kenozis”. Diseredata, abbandonata canta un Te Deum esultante. “Nudata enim omnibus temporalibus in multiplici corporis cruciata Christum sequebatur non cum aliis mulieribus de longe spectans, sed cominus glaudius tribulationum animam eius pertransivit” (De dictis quattuor ancillarum, Prol., 80-84).

Dopo aver assicurato con saggia determinazione il futuro dei suoi figli, indossa il semplice saio grigio di san Francesco; il venerdì santo solennemente rinuncia alla propria volontà e come terziaria francescana, la prima in terra tedesca, vive esclusivamente per la preghiera e per il servizio del prossimo.

Venivano da lei a torrenti gli ammalati, i disperati ed ella – vivendo incessantemente nella presenza di Dio – a molti ridava la salute e la pace di Dio. “Vedete, io ve l’ho detto: bisogna rendere felici gli uomini”. Dopo aver dato senza riserve “la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13) sul letto di morte confida: “Devi sapere che sono stata molto felice”.

750 anni fa, nella notte tra il 16 e 17 novembre, nel 1231 con un sorriso felice è andata incontro a sorella morte, la quale l’ha unita per l’eternità con il Cristo e con i suoi.

Erano trascorsi appena 4 anni, quando nel 1235 Papa Gregorio IX canonizzava la famosa langravia.

Diletti fratelli e sorelle ungheresi!

Santa Elisabetta da allora è una fiaccola luminosa per quanti imitano il Cristo nel servizio per il prossimo. Ma prima di tutto ella è un fulgido esempio per voi, cattolici ungheresi del XX secolo, per voi, giovani, per voi, sposi, messaggeri odierni dell’amore di Dio.

Mi rivolgo a voi, giovani cattolici. Osservate Elisabetta d’Ungheria e cercate di scoprire il mistero della sua vita. Incontrerete il Cristo, che già conoscete, ma forse non amate abbastanza. Ascoltate la chiamata divina che viene dal profondo del vostro cuore, “siate saldamente radicati e stabilmente fondati nell’amore” (Ef 3,17). Abbiate il coraggio di dare la vita a Cristo e in Lui ai fratelli. “I poveri li avete sempre con voi” (Gv 12,8); guardate attorno attentamente; nell’ambiente in cui vivete, poi negli ospedali, nei focolari familiari spenti, negli istituti di carità, troverete un fratello anziano, un malato solitario, un invalido rifiutato dai parenti, un malato nel corpo e nella mente; in essi potrete servire il Cristo. “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avrete fatto a me” (Mt 25,40)

Perché voi possiate accettare questa missione apostolica nello spirito di santa Elisabetta, dovete approfondire la vostra fede in Cristo usando regolarmente i mezzi di grazia offerti dalla Chiesa.

“Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori” (Ef 3,17). Siate rappresentanti dell’amore misericordioso del Padre, perché assieme ai vostri fratelli credenti e a quanti stanno cercando in Dio il senso della loro esistenza “siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,18-19).

Meditate in quest’anno giubilare sulla vita familiare felice di santa Elisabetta voi sposi, madri e padri di famiglia! Siate vicini gli uni agli altri con fedeltà irremovibile. Siate convinti che l’amore di Dio e la vita cristiana coerente non solo non è un ostacolo, bensì è una fonte inesauribile dell’amore coniugale. Santificatevi vicendevolmente, aiutatevi vicendevolmente nell’imitazione di Cristo.

Ricordatevi che il popolo della Turingia considera santo oltre Elisabetta anche Ludovico! Pregate tutti i giorni anche insieme, sapendo che Cristo è presente con voi. In Cristo potete diventare quello che in virtù del sacramento del matrimonio dovete essere: un corpo solo e un’anima sola. Accettate con gratitudine il più bel dono del Dio Creatore: il dono della vita che è sacra sin dal primo istante del concepimento. Trasformate il vostro focolare in chiesa domestica, educate i vostri figli alla fede.

“L’azione catechetica della famiglia ha un carattere particolare e, in un certo senso, insostituibile” (Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae, 68).

Santificate i vostri figli, insegnate loro ad amare Cristo e la sua Chiesa, a servire disinteressatamente il Popolo di Dio. Approfondite in voi la convinzione che con l’esempio della vostra vita e con la trasmissione della vostra fede date il meglio ai vostri figli. Potete diventare genitori di futuri santi, come anche la terza figlia di Elisabetta, Gertrude, è venerata come beata dai Premostratensi. Conservate l’intima atmosfera della chiesa domestica, ma nello stesso tempo siate aperti verso il grande compito di costruire il Regno di Dio. Siate un centro irradiante d’amore universale.

La società moderna ha particolarmente bisogno di uomini e donne rivestiti di Cristo, i quali con gioia e disinteresse si dedicano al servizio del prossimo, i quali come madri e come padri abbracciano e aiutano i poveri dei nostri tempi bisognosi di affetto, di comprensione, di fede, di beni materiali e spirituali. Siate convinti che partecipate attivamente nell’unica missione apostolica della Chiesa.

Guardate tutti Santa Elisabetta, diletti Fratelli e Sorelle ungheresi! Riconoscete in lei la meravigliosa chiamata dell’amore di “Dio, ricco di misericordia” (Ef 2,4). Siate orgogliosi che Elisabetta, figlia della terra magiara, sia diventata una santa conosciuta e amata in tutto il mondo. Ella ha pensato in dimensioni che superano la sua epoca, con cuore geniale ha intuito la forza unificatrice dell’amore e la profonda esigenza dell’unità. La verità di Cristo l’ha resa libera affinché potesse costruire l’unità tra due popoli, innalzare un ponte tra classi sociali contrastanti, unire in sé varie manifestazioni dell’ideale di santità e infine armonizzare i cuori umani.

Chiedete dunque l’intercessione della grande santa Elisabetta, di questa santa così attuale, per la vostra diletta Nazione, per il nobile Popolo ungherese, per l’unità tra i popoli costruita sull’amore e rispetto mutui.

“Nel nome di Gesù Cristo crocifisso e risorto, nello spirito della sua missione messianica, che continua nella storia dell’umanità, eleviamo la nostra voce e supplichiamo perché, in questa tappa della storia si riveli ancora una volta quell’amore che è nel Padre, e per opera del Figlio e dello Spirito Santo si dimostri presente nel mondo contemporaneo. Supplichiamo per intercessione di Colei che non cessa di proclamare “la misericordia di generazione in generazione”, e anche di coloro per i quali si sono compiutamente realizzate le parole del Discorso della montagna: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”” (Giovanni Paolo II, Dives in Misericordia, 15).

Affinché l’anno giubilare di santa Elisabetta possa essere per tutti un anno di rinnovamento che trasforma la vostra esistenza, diletti fratelli e sorelle Ungheresi, vi affido alla protezione della “Magna Domina Hungarorum” e vi invio con affetto particolare la mia benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 19 novembre 1981

GIOVANNI PAOLO II

Augustinus
17-11-05, 09:13
da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste , trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1282-1287

19 NOVEMBRE

SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA,
Duchessa di Turingia

Le famiglie dei santi.

Sebbene tutti gli eletti brillino in cielo di splendore proprio, Dio si compiace raggrupparli per famiglie, come avviene in natura per gli astri del cielo. Presiede a questo raggruppamento di costellazioni nel cielo dei santi la grazia, ma Dio pare talvolta volerci ricordare che natura e grazia lo hanno autore comune, e, invitandole ad onorarlo insieme nei suoi santi fa della santità un patrimonio augusto che, di generazione in generazione, si trasmette nei membri di una stessa famiglia della terra.

La stirpe regale di Ungheria occupa un posto di grandezza singolare fra queste stirpi benedette e il gioco delle alleanze consentì di portare a tutte le famiglie regali di Europa il prestigio di una santità conquistata da molti suoi figli.

Particolarmente illustre ed amabile è santa Elisabetta. Dopo Stefano, gli Emeric, i Ladislao, essa ci appare come armonia di grazia e di natura che rapisce, insieme con la figlia Gertrude di Turingia, la zia Edvige di Slesia, le cugine e nipoti e pronipoti Agnese di Boemia, Margherita di Ungheria, Cunegonda di Polonia ed Elisabetta del Portogallo.

Modello di virtù.

"È la gloria del suo popolo, scriveva Pio XI, la donna forte, par a quella che l'autore dei Proverbi colma di lodi e della quale si devono richiamare le splendide virtù" (Lettera di Pio XI Felix faustumque eventum del 10 maggio 1931). Dio ci presenta santa Elisabetta come un esempio perfetto di carità verso i piccoli e verso i poveri, di umiltà e di unione con Dio.

Già nell'infanzia trovava la sua delizia nel provvedere ai bisogni degli sventurati e, giunta all'età nella quale le era possibile disporre della sua fortuna, la pose a disposizione dei malati, che di persona si recava a curare nell'ospedale che aveva fondato, delle vedove e degli orfani, che visitava nei loro poveri tuguri.

Umilissima, fu la prima in Germania ad entrare nel Terz'Ordine di san Francesco e volle vivere povera, nell'esempio del serafico Padre, consentendo di essere spogliata di tutti i suoi beni, e continuò a vivere in un'umile capanna, quando i beni gli furono restituiti, per rassomigliare maggiormente a Gesù Cristo, fattosi povero per gli uomini.

Nella molteplicità delle sue opere di misericordia, e in mezzo alle molte prove, custodì l'anima sua intimamente unita a Dio per mezzo di una preghiera fervente. Meglio che a qualsiasi altro, la Liturgia può applicare a lei l'Antifona dell'Ufficio delle donne Sante: "Disprezzai i troni del mondo, per amore del mio Signore Gesù Cristo. Vedo Lui, amo Lui, ho scelto Lui e in Lui ho posto la mia fiducia".

VITA. - Figlia di Andrea II, re d'Ungheria, Elisabetta nacque nel 1207. A quattro anni andò alla corte di Turingia, ove sposò nel 1221 il langravio Luigi. Fu un matrimonio fortunato, perché il principe comprese benissimo la giovane sposa e la lasciò libera di praticare le sue devozioni e penitenze, aprendo volentieri la borsa alla sua inesauribile carità. Sposa e madre esemplare, soleva alzarsi la notte, per restare lunghe ore in orazione.

Cominciarono le prove con la partenza del duca Luigi per la Crociata. Ebbe presto notizia della sua morte (1327) e poi il fratello del langravio, Enrico Raspan, fece man bassa degli stati del defunto.

Cacciata dalla sua casa con quattro bambini, dei quali il più piccolo aveva appena qualche mese, senza risorsa alcuna, in pieno inverno dovette cercare un alloggio che il cognato proibiva agli abitanti di darle. Conobbe in quel tempo la miseria più nera e fu felice di ottenere per ricovero una stalla.

Gli fu poi restituita la sua fortuna, ma preferì restare fra i suoi poveri e in mezzo ad essi, in una casetta di paglia e fango. Morì, il 17 novembre 1231, in età di 24 anni. Quattro anni dopo, Gregorio IX la canonizzava e il suo culto si è esteso a tutta la Chiesa.

Preghiera.

Salendo al cielo, quale insegnamento lasci alla terra, o santa Elisabetta! Chiediamo, con la Chiesa, per noi e per i nostri fratelli di fede, che le tue preghiere possano ottenere da Dio misericordioso che i nostri cuori si aprano alla luce degli insegnamenti della tua vita e disprezzino la felicità del mondo, per apprezzare solo le consolazioni celesti. Il Vangelo, in tuo onore, oggi ci ricorda: Il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto, a una perla inestimabile, che l'uomo saggio e avveduto acquista, vendendo tutto quello che possiede, per assicurarsi il tesoro o la perla. Buon affare, che tu hai apprezzato, assicura l'Epistola, e che attorno a te costituì la fortuna di tutti; dei tuoi sudditi felici, per i quali fu aiuto al corpo e sollievo all'anima: del tuo sposo, che per merito tuo sedette fra i principi che seppero cambiare una corona peritura con la corona eterna; di tutti i tuoi infine, perché per essi sei la gloria più bella e molti di essi ti seguirono così da vicino sul cammino delle rinunce che portano al ciclo. Intercedi per il tuo sventurato paese, che oggi subisce una persecuzione atroce. Dà a tutti i sacerdoti e ai fedeli la grazia di seguire l'esempio e di raccogliere i frutti del sacrificio del suo primo pastore e di restare fedeli alla fede cattolica, apostolica, romana. La tua preghiera abbia la potenza di ottenere dal cuore di Dio che i giorni della prova siano abbreviati e che l'Ungheria, liberata da tutti i suoi nemici, riveda i giorni belli della sua storia passata e inoltre che "la Germania, essa pure tanto provata, impari che solo dalla carità di Cristo si deve attendere la salvezza delle nazioni" (Lettera di Pio XI Felix faustumque eventum del 10 maggio 1931).

Augustinus
17-11-05, 15:17
http://franciscancards.com/platinum6/pictures/images/e/elizabeth.jpg

http://www.wga.hu/art/g/gran/elizabet.jpg Daniel Gran, S. Elisabetta d'Ungheria distribuisce l'elemosina ai poveri, 1736, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.wga.hu/art/p/pittoni/elizabet.jpg Giambattista Pittoni, S. Elisabetta d'Ungheria distribuisce l'elemosina ai poveri, 1734, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.wga.hu/art/m/master/zunk_ge/zunk_ge1/04elizab.jpg Maestro tedesco sconosciuto, S. Elisabetta veste i poveri ed assiste i malati, 1390 circa, Wallraf-Richartz Museum, Colonia

http://www.latribunedelart.com/Nouvelles_breves_2005/07-05/Balze_Elisabeth.JPG Raymond Balze, La carità di S. Elisabetta d'Ungheria, 1866, Musée des Beaux-Arts, Lione

http://img508.imageshack.us/img508/3605/elisaup2wy7.jpg Edmund Blair Leighton, La carità di S. Elisabetta d'Ungheria, XIX sec., Collection of Fred and Sherry Ross

http://www.hung-art.hu/kep/s/senyei/muvek/erzsebet.jpg http://images.travelpod.com/users/eric/europe_2004.1074073680.bud57.jpg Károly Senyei, S. Elisabetta d'Ungheria, 1890, Basilica di S. Stefano, Budapest

Augustinus
17-11-05, 15:37
S. Chiara d'Assisi (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=114689)

S. Francesco d'Assisi (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=69012)

S. Luigi IX, Re di Francia (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=21892)

S. Elisabetta del Portogallo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=356301)

S. Ludovico (Luigi) d'Angiò, vescovo di Tolosa (http://www.politicaonline.biz/forum/showthread.php?t=364171)

Augustinus
07-07-07, 13:51
BENEDETTO XVI

LETTERA AL PRIMATE DI UNGHERIA, EM.MO CARD. PÉTER ERDŐ, IN OCCASIONE DELLE CELEBRAZIONI PER L’VIII CENTENARIO DELLA NASCITA DI SANTA ELISABETTA DI TURINGIA O D’UNGHERIA

Al Venerato Fratello

PÉTER Card. ERDŐ

Arcivescovo degli Strigoni

Primate di Ungheria

Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa

Con vivo compiacimento ho appreso che si stanno predisponendo speciali festeggiamenti per l’VIII centenario della nascita di santa Elisabetta di Turingia o d’Ungheria, che ricorre quest’anno. In tale felice circostanza Le chiedo di rendersi interprete presso i fedeli d’Ungheria e dell’intera Europa della mia spirituale partecipazione alle celebrazioni previste: esse saranno opportuna occasione per proporre all’intero Popolo di Dio e specialmente all’Europa la splendida testimonianza di questa Santa, la cui fama ha varcato i confini della propria Patria, coinvolgendo moltissime persone anche non cristiane in tutto il Continente.

Santa "europea", Elisabetta nacque in un contesto sociale di fresca evangelizzazione. Andrea e Gertrude, genitori di tale autentica gemma della nuova Ungheria cristiana, si preoccuparono di formarla alla consapevolezza della propria dignità di figlia adottiva di Dio. Elisabetta fece proprio il programma di Gesù Cristo, Figlio di Dio, che facendosi uomo, "spogliò se stesso assumendo la condizione di servo" (Fil 2,7). Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle orme di san Francesco d'Assisi, proponendosi come personale e ultimo obiettivo quello di conformare la sua esistenza a quella di Cristo, unico Redentore dell'uomo.

Chiamata ad essere sposa del Langravio di Turingia, non cessò di dedicarsi alla cura dei poveri, nei quali riconosceva le sembianze del Maestro divino. Seppe unire le doti di sposa e di madre esemplare all'esercizio delle virtù evangeliche, apprese alla scuola del Santo di Assisi. Si rivelò vera figlia della Chiesa, offrendo una testimonianza concreta, visibile e significativa della carità di Cristo. Innumerevoli persone, lungo il corso dei secoli, hanno seguito il suo esempio, guardando a lei come a modello di specchiate virtù cristiane, vissute in modo radicale nel matrimonio, nella famiglia e pure nella vedovanza. A lei si sono ispirate anche personalità politiche, traendone incitamento a lavorare alla riconciliazione tra i popoli.

L'anno internazionale elisabettiano, iniziato a Roma lo scorso 17 novembre, sta recando nuovi stimoli a meglio comprendere la spiritualità di questa figlia della Pannonia, che richiama ancora oggi ai suoi concittadini e agli abitanti del Continente europeo l’importanza dei valori imperituri del Vangelo.

Signor Cardinale, formulo fervidi voti affinché la conoscenza approfondita della personalità e dell'opera di Elisabetta di Turingia possa aiutare a riscoprire con sempre più viva consapevolezza le radici cristiane dell’Ungheria e della stessa Europa, spingendo i responsabili a sviluppare in modo armonico e rispettoso il dialogo tra la Chiesa e le società civili, per costruire un mondo realmente libero e solidale. Possa l’anno internazionale elisabettiano costituire per gli Ungheresi, i Tedeschi e per tutti gli Europei occasione quanto mai propizia per evidenziare l'eredità cristiana ricevuta dai padri, sì da continuare ad attingere da quelle radici la linfa necessaria per un'abbondante fruttificazione nel nuovo millennio da poco iniziato.

Mentre invoco su tutti la costante protezione di Maria, Magna Domina Hungarorum, di santo Stefano e di santa Elisabetta, imparto a Lei, Signor Cardinale, all'Episcopato, al clero, ai religiosi e ai fedeli tutti una speciale Benedizione Apostolica, pegno di copiosi favori celesti.

Dal Vaticano, 27 Maggio 2007

BENEDICTUS PP. XVI

Augustinus
17-11-07, 08:36
St. Elizabeth of Hungary

Also called St. Elizabeth of Thuringia, born in Hungary, probably at Pressburg, 1207; died at Marburg, Hesse, 17 November (not 19 November), 1231.

She was a daughter of King Andrew II of Hungary (1205-35) and his wife Gertrude, a member of the family of the Counts of Andechs-Meran; Elizabeth's brother succeeded his father on the throne of Hungary as Bela IV; the sister of her mother, Gertrude, was St. Hedwig, wife of Duke Heinrich I, the Bearded, of Silesia, while another saint, St. Elizabeth (Isabel) of Portugal (d. 1336), the wife of the tyrannical King Diniz of that country, was her great-niece.

In 1211 a formal embassy was sent by Landgrave Hermann I of Thuringia to Hungary to arrange, as was customary in that age, a marriage between his eldest son Hermann and Elizabeth, who was then four years old. This plan of a marriage was the result of political considerations and was intended to be the ratification of a great alliance which in the political schemes of the time it was sought to form against the German Emperor Otto IV, a member of the house of Guelph, who had quarrelled with the Church. Not long after this the little girl was taken to the Thuringian court to be brought up with her future husband and, in the course of time, to be betrothed to him.

The court of Thuringia was at this period famous for its magnificence. Its centre was the stately castle of the Wartburg, splendidly placed on a hill in the Thuringian Forest near Eisenach, where the Landgrave Hermann lived surrounded by poets and minnesingers, to whom he was a generous patron. Notwithstanding the turbulence and purely secular life of the court and the pomp of her surroundings, the little girl grew up a very religious child with an evident inclination to prayer and pious observances and small acts of self-mortification. These religious impulses were undoubtedly strengthened by the sorrowful experiences of her life.

In 1213 Elizabeth's mother, Gertrude, was murdered by Hungarian nobles, probably out of hatred of the Germans. On 31 December, 1216, the oldest son of the landgrave, Hermann, who Elizabeth was to marry, died; after this she was betrothed to Ludwig, the second son. It was probably in these years that Elizabeth had to suffer the hostility of the more frivolous members of the Thuringian court, to whom the contemplative and pious child was a constant rebuke. Ludwig, however, must have soon come to her protection against any ill-treatment. The legend that arose later is incorrect in making Elizabeth's mother-in-law, the Landgravine Sophia, a member of the reigning family of Bavaria, the leader of this court party. On the contrary, Sophia was a very religious and charitable woman and a kindly mother to the little Elizabeth.

The political plans of the old Landgrave Hermann involved him in great difficulties and reverses; he was excommunicated, lost his mind towards the end of his life, and died, 25 April, 1217, unreconciled with the Church. He was succeeded by his son Ludwig IV, who, in 1221, was also made regent of Meissen and the East Mark. The same year (1221) Ludwig and Elizabeth were married, the groom being twenty-one years old and the bride fourteen. The marriage was in every regard a happy and exemplary one, and the couple were devotedly attached to each other. Ludwig proved himself worthy of his wife. He gave his protection to her acts of charity, penance, and her vigils, and often held Elizabeth's hands as she knelt praying at night beside his bed. He was also a capable ruler and brave soldier. The Germans call him St. Ludwig, an appellation given to him as one of the best men of his age and the pious husband of St. Elizabeth.

They had three children: Hermann II (1222-41), who died young; Sophia (1224-84), who married Henry II, Duke of Brabant, and was the ancestress of the Landgraves of Hesse, as in the war of the Thuringian succession she won Hesse for her son Heinrich I, called the Child; Gertrude (1227-97), Elizabeth's third child, was born several weeks after the death of her father; in after-life she became abbess of the convent of Altenberg near Wetzlar.

Shortly after their marriage, Elizabeth and Ludwig made a journey to Hungary; Ludwig was often after this employed by the Emperor Frederick II, to whom he was much attached, in the affairs of the empire. In the spring of 1226, when floods, famine, and the pest wrought havoc in Thuringia, Ludwig was in Italy attending the Diet at Cremona on behalf of the emperor and the empire. Under these circumstances Elizabeth assumed control of affairs, distributed alms in all parts of the territory of her husband, giving even state robes and ornaments to the poor. In order to care personally for the unfortunate she built below the Wartburg a hospital with twenty-eight beds and visited the inmates daily to attend to their wants; at the same time she aided nine hundred poor daily. It is this period of her life that has preserved Elizabeth's fame to posterity as the gentle and charitable chételaine of the Wartburg. Ludwig on his return confirmed all she had done. The next year (1227) he started with the Emperor Frederick II on a crusade to Palestine but died, 11 September of the same year at Otranto, from the pest. The news did not reach Elizabeth until October, just after she had given birth to her third child. On hearing the tidings Elizabeth, who was only twenty years old, cried out: "The world with all its joys is now dead to me."

The fact that in 1221 the followers of St. Francis of Assisi (d. 1226) made their first permanent settlement in Germany was one of great importance in the later career of Elizabeth. Brother Rodeger, one of the first Germans whom the provincial for Germany, Caesarius of Speier, received into the order, was for a time the spiritual instructor of Elizabeth at the Wartburg; in his teachings he unfolded to her the ideals of St. Francis, and these strongly appealed to her. With the aid of Elizabeth the Franciscans in 1225 founded a monastery in Eisenach; Brother Rodeger, as his fellow-companion in the order, Jordanus, reports, instructed Elizabeth, to observe, according to her state of life, chastity, humility, patience, the exercise of prayer, and charity. Her position prevented the attainment of the other ideal of St. Francis, voluntary and complete poverty. Various remarks of Elizabeth to her female attendants make it clear how ardently she desired the life of poverty.

After a while the post Brother Rodeger had filled was assumed by Master Conrad of Marburg, who belonged to no order, but was a very ascetic and, it must be acknowledged, a somewhat rough and very severe man. He was well known as a preacher of the crusade and also as an inquisitor or judge in cases of heresy. On account of the latter activity he has been more severely judged than is just; at the present day, however, the estimate of him is a fairer one. Pope Gregory IX, who wrote at times to Elizabeth, recommended her himself to the God-fearing preacher. Conrad treated Elizabeth with inexorable severity, even using corporal means of correction; nevertheless, he brought her with a firm hand by the road of self-mortification to sanctity, and after her death was very active in her canonization. Although he forbade her to follow St. Francis in complete poverty as a beggar, yet, on the other hand, by the command to keep her dower she was enabled to perform works of charity and tenderness.

Up to 1888 it was believed, on account of the testimony of one of Elizabeth's servants in the process of canonization, that Elizabeth was driven from the Wartburg in the winter of 1227 by her brother-in-law, Heinrich Raspe, who acted as regent for her son, then only five years old. About 1888 various investigators (Börner, Mielke, Wenck, E. Michael, etc.) asserted that Elizabeth left the Wartburg voluntarily, the only compulsion being a moral one. She was not able at the castle to follow Conrad's command to eat only food obtained in a way that was certainly right and proper. Lately, however, Huyskens (1907) tried to prove that Elizabeth was driven from the castle at Marburg in Hesse, which was hers by dower right. Consequently, the Te Deum that she directed the Franciscans to sing on the night of her expulsion would have been sung in the Franciscan monastery at Marburg. Accompanied by two female attendants, Elizabeth left the castle that stands on a height commanding Marburg. The next day her children were brought to her, but they were soon taken elsewhere to be cared for.

Elizabeth's aunt, Matilda, Abbess of the Benedictine nunnery of Kitzingen near Würzburg, took charge of the unfortunate landgravine and sent her to her uncle Eckbert, Bishop of Bamberg. The bishop, however, was intent on arranging another marriage for her, although during the lifetime of her husband Elizabeth had made a vow of continence in case of his death; the same vow had also been taken by her attendants.

While Elizabeth was maintaining her position against her uncle the remains of her husband were brought to Bamberg by his faithful followers who had carried them from Italy. Weeping bitterly, she buried the body in the family vault of the landgraves of Thuringia in the monastery of Reinhardsbrunn. With the aid of Conrad she now received the value of her dower in money, namely two thousand marks; of this sum she divided five hundred marks in one day among the poor. On Good Friday, 1228, in the Franciscan house at Eisenach Elizabeth formally renounced the world; then going to Master Conrad at Marburg, she and her maids received from him the dress of the Third Order of St. Francis, thus being among the first tertiaries of Germany. In the summer of 1228 she built the Franciscan hospital at Marburg and on its completion devoted herself entirely to the care of the sick, especially to those afflicted with the most loathsome diseases. Conrad of Marburg still imposed many self-mortifications and spiritual renunciations, while at the same time he even took from Elizabeth her devoted domestics. Constant in her devotion to God, Elizabeth's strength was consumed by her charitable labours, and she passed away at the age of twenty-four, a time when life to most human beings is just opening.

Very soon after the death of Elizabeth miracles began to be worked at her grave in the church of the hospital, especially miracles of healing. Master Conrad showed great zeal in advancing the process of canonization. By papal command three examinations were held of those who had been healed: namely, in August, 1232, January, 1233, and January, 1235. Before the process reached its end, however, Conrad was murdered, 30 July, 1233. But the Teutonic Knights in 1233 founded a house at Marburg, and in November, 1234, Conrad, Landgrave of Thuringia, the brother-in-law of Elizabeth, entered the order. At Pentecost (28 May) of the year 1235, the solemn ceremony of canonization of the "greatest woman of the German Middle Ages" was celebrated by Gregory IX at Perugia, Landgrave Conrad being present. In August of the same year (1235) the corner-stone of the beautiful Gothic church of St. Elizabeth was laid at Marburg; on 1 May, 1236, Emperor Frederick II attended the taking-up of the body of the saint; in 1249 the remains were placed in the choir of the church of St. Elizabeth, which was not consecrated until 1283.

Pilgrimages to the grave soon increased to such importance that at times they could be compared to those to the shrine of Santiago de Compostela. In 1539 Philip the Magnanimous, Landgrave of Hesse, who had become a Protestant, put an end to the pilgrimages by unjustifiable interference with the church that belonged to the Teutonic Order and by forcibly removing the relics and all that was sacred to Elizabeth. Nevertheless, the entire German people still honour the "dear St. Elizabeth" as she is called; in 1907 a new impulse was given to her veneration in Germany and Austria by the celebration of the seven hundredth anniversary of her birth.

St. Elizabeth is generally represented as a princess graciously giving alms to the wretched poor or as holding roses in her lap; in the latter case she is portrayed either alone or as surprised by her husband, who, according to a legend, which is, however, related of other saints as well, met her unexpectedly as she went secretly on an errand of mercy, and, so the story runs, the bread she was trying to conceal was suddenly turned into roses.

Bibliography

The original materials for the life of St. Elizabeth are to be found in the letters sent by CONRAD OF MARBURG to Pope Gregory IX (1232) and in the testimony of her four female attendants (Libellus de dictis quatuor ancillarum) taken by the third papal commission (January, 1235). The best edition of the testimony is to be found in HUYSKENS, Quellenstudien zur Geschichte der hl. Elisabeth, Landgräfin von Thüringen (Marburg, 1908),110-40. For the Acts of the process of canonization see HUYSKENS, Quellenstudien, 110-268; Vita S. Elisabethae des Caesarius von Heisterbach O. Cist. (1236), ed. HUYSKENS, in Annalen des historischen Vereins für den Niederrhein (Cologne, 1908), Pt. LXXXV; the hagiography of St. Elizabeth was greatly influenced by DIETRICH OF APOLDA, Vita S. Elisabeth (written 1289-97), published in CANISIUS, Antiquae lectionis (Ingolstadt, 1605), V, Pt. II, 147-217, and in BASNAGE, Thesaurus Monumentorum Ecclesiasticorum (Amsterdam, 1723). IV. 115-152.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. V, New York, 1909 (http://www.newadvent.org/cathen/05389a.htm)

Augustinus
17-11-07, 08:43
http://www.franciscan.edu/imagebase/news/DocId2013/Saints1.jpg

Augustinus
17-11-07, 08:47
http://www.bologna.chiesacattolica.it/12porte/puntate/2007/2007_04_26/14.jpg

Augustinus
17-11-07, 09:01
S. Elisabetta d'Ungheria

1207 - 19 Novembre 1232

Mary Germaine MICM

[Traduzione dall'inglese di Lisa Terrasi]

[Articolo pubblicato in From the House Top - The Slaves of the Immaculate Heart of Mary, Still River, Massachusetts, USA, Vol.XLVI - 3 -2005, pp.1-17. - Sito web: www.saintbenedict.com]

Sommario: Un nuovo ordine sociale - Stella meravigliosa - Santa nella Corte del Sovrano - Un santo Matrimonio - I Poveri - Avanzando nella santità - La Croce di Elisabetta - Cacciata dal Castello - Ultimi giorni di Gloria

Un nuovo ordine sociale

Arricchita dalla fede Cattolica, l’Europa giunse a nuovi gradi di civilizzazione e cultura sulle rovine dell’antica Roma pagana. Un nuovo ordine sociale ricevette la sua vitalità dalle virtù sociali e personali adottate nella vita della famiglia cristiana. Ciò non fu mai così chiaro come nel Medio Evo quando nelle case reali d’Europa ci furono sovrani che erano dei santi. Questi uomini e donne - valorosi e virtuosi - valutarono la loro santità come apice della loro nobiltà. Le nazioni cattoliche o prosperarono con la benedizione di Dio, o pagarono le conseguenze dell’ infedeltà nei confronti dei loro doveri sacri.

http://www.moscati.it/Img7/Elis_Ungheria13.jpg S. Elisabetta d'Ungheria

In testimonianza della forza della Grazia di Dio, i guerrieri magiari, una delle comunità più violente e più difficili da sottomettere, diedero alla Cristianità alcuni dei suoi più santi monarchi. Questa linea reale iniziò con la conversione del capo dei Magiari, Geza, nel 975 AC , il cui figlio, S.Stefano, divenne re d’Ungheria e regnò dal 1000 al 1038. Stefano e i suoi discendenti fecero di tutto per estendere l’influenza della fede cristiana anche al di fuori del loro paese e in tutta Europa.

S.Elisabetta d’Ungheria brilla in questa famiglia come una delle stelle più lucenti. Nel breve arco di tempo della sua vita terrena, 24 anni, realizzò mirabilmente i disegni di Dio prima come principessa, poi come moglie, madre e vedova, insegnando a se stessa e trasmettendo alle generazioni seguenti l’incomparabile valore della rinuncia a se stessi e della carità al servizio di Dio.

Stella Meravigliosa

Il padre di S.Elisabetta, Andrea II, ricco e potente re d’Ungheria, Galizia e Lodomeria, iniziò a regnare nel 1205. Era descritto come "valoroso, intraprendente, pio, generoso ed ottimista, che non ha mai pensato al domani". Per rinforzare i legami politici sposò la contessa tedesca Gertrude di Andechs-Meran, diretta discendente di Carlo Magno. La sorella della regina Gertrude, Hedwig, moglie del duca di Slesia, fu proclamata Santa. Un’altra sorella era Badessa Benedettina e due fratelli erano cardinali, meglio detti "principi della Chiesa".

Elisabetta nacque verso la metà del 1207, nel palazzo reale a Pozsony, odierna Bratislava, sul Danubio. I suoi primi tre anni passarono felicemente con la sorella Maria e il fratello Bela, che un giorno sarebbe succeduto al padre come re Bela IV. Fin dalla sua più tenera età Elisabetta amò la musica, la danza e giocare in campagna, ma la sua più grande gioia era fare l’elemosina per alleviare le sofferenze dei poveri.

L’amore di Elisabetta bambina per la virtù e la preghiera corrisponde perfettamente al suo nome, che in ebraico significa "adoratrice di Dio" o "consacrata a Dio". Ma non c’era per Elisabetta neanche la più remota opportunità di seguire la strada della zia materna, la badessa Benedettina. Seguendo il costume di quel tempo, suo padre, per ragioni politiche, combinò il suo matrimonio quando lei era ancora neonata. Stabilì che Elisabetta sarebbe diventata Duchessa di Thuringia.

Hermann I, Langravio (Conte) di Thuringia, regione della Germania orientale, era patrono delle arti e uno dei sovrani più ricchi ed influenti di tutta Europa al principio del XIII secolo. Era cugino dell’imperatore del Sacro Romano impero, Federico II. Il Wartburg, suo storico castello, era centro di magnificenza e cultura. Ma nonostante la gloria del suo regno, questo era pieno di scompiglio: i principi feudali erano in guerra l’un l’altro ed in conflitto con le autorità reali ed imperiali. Le relazioni amichevoli e il supporto alle potenti nazioni straniere erano importanti allora come non mai. Hermann non aveva perso tempo nel raccogliere informazioni su possibili alleanze vantaggiose cercando una moglie appropriata per il suo giovane figlio Ludwig [Ludovico].

La felice realizzazione di tale intento giunse piuttosto inaspettata. Un pomeriggio, il grande Kingslohr, padrone dei "minnesingers", o trovatori tedeschi, intimorì tutti al castello di Wartburg con una sbalorditiva profezia: "Vedo una meravigliosa stella brillare in Ungheria" - disse in trance - "i suoi raggi giungono fino a Marburg, e da qui si estendono in tutto il mondo. Sappiate inoltre che lì è nata al mio signore, re d’Ungheria, una figlia il cui nome è Elisabetta. Lei sarà data in matrimonio al figlio del vostro principe, diventerà una Santa e la sua santità allieterà tutta la Cristianità".

Il Langravio Hermann prese le parole di Kingslohr molto sul serio, e iniziò un’indagine scrupolosa tra tutti coloro che venivano dall’Ungheria, per sapere di quella principessa nata in quella notte. Compiaciuto di tutto ciò che udiva di lei, iniziò a fare progetti per il fidanzamento di Elisabetta con suo figlio.

Felicemente inconsapevole di tutte le strategie politiche che la circondavano, Elisabetta, a soli quattro anni, dovette all'improvviso rinunciare alle gioie dell’infanzia innocente. Giunse infatti dalla lontana Turingia un drappello di cavalieri per prendere la principessa e portarla alla sua nuova casa. Secondo i costumi dell’epoca, sarebbe cresciuta lì con il suo futuro marito e la sua famiglia, così avrebbe appreso quell'educazione e modi convenzionali tipici di una corte reale per poter diventare una buona moglie per il futuro sovrano.

I cavalieri di Thuringia scortavano un’ambasciata con due carrozze al seguito. Dopo tre giorni di feste e di servizi religiosi, lasciarono l’Ungheria con tredici carrozze, caricate con la dote di Elisabetta e i magnifici doni per la corte di Turingia. Come ricordano antiche cronache: "Molti e meravigliosi vasi d’oro e d’argento; i più preziosi diademi, anelli, collane, cinture piene di gioielli; un bagno d’argento, innumerevoli vestiti, cuscini e copriletti di seta color porpora; cose di un tale valore e bellezza che mai erano state viste nella terra di Thuringia."

Oltre queste meravigliose cose, vi erano sei stupendi cavalli arabi per Elisabetta, insieme ad attendenti e cavalieri. Al suo seguito c'erano anche servitori ungheresi così come le sue personali ancelle, due delle quali le rimarranno amiche fedeli fino alla fine. E' a loro che siamo debitori di molte informazioni biografiche su Santa Elisabetta.

Prima di partire, re Andrea pose sua figlia, "luce dei suoi occhi e gioia della sua vita," nelle mani del conte Walter di Varila: "Promettimi sulla fede di cavaliere cristiano che sarai sempre un vero amico della mia bambina e che la proteggerai." Varila promise: "La proteggerò e le sarò sempre fedele." La regina Gertrude diede il suo addio alla sua bambina piuttosto freddamente, dicendo: "Agisci come una principessa." Successivamente la bambina saprà che la madre due anni dopo era stata uccisa da un gruppo di ribelli.

http://www.moscati.it/Img7/Elis_Ungheria10c.jpg "Elisabetta e le sue compagne studiarono tedesco, francese, latino, storia, musica, letteratura e ricamo."

Il viaggio dal suo luogo natale alla sua nuova casa, la città di Eisenach, in Turingia, durò diversi mesi, poiché l’entourage reale fu salutato lungo la strada con molte feste. Alla fine giunsero al castello di Wartburg, una costruzione sulla vetta di una montagna circondata da più di cento miglia di scura foresta, massiccio castello centenario che serviva da fortificazione per i villaggi circostanti. Le pareti esterne erano spesse dieci piedi e quelle interne sei. Così viene descritto: "Mura di pietre con pesanti cancelli e torri di controllo, il ponte levatoio, gli inaccessibili parapetti, una prigione sotterranea, una fortificazione stretta, alta, dove ci sono preziosi possessi e gli approvvigionamenti extra sono immagazzinati su diversi piani con coperture a volta, cantine scure ed umide, cucine e panetteria, stanze dei servi e giardini e stalle…"

Al suo arrivo la principessa fu accolta dal Langravio Hermann Langrave e da sua moglie Sophia, che le presentò la sua nuova famiglia: il suo fidanzato, Ludwig, di undici anni, e gli altri suoi figli, Hermann, 10 anni, Agnes, 4, Hermann Raspe e Conrad. A questa famiglia si aggiunsero altri sei bambini nobili di Thuringia, come compagni di gioco di Elisabetta. Due, chiamati Guda e Isentrude, saranno i suoi più cari amici per tutta la vita. Il fidanzamento ufficiale dei due ragazzi ebbe luogo nella Cappella del castello, dove il vescovo benedì Elisabetta e Ludwig.

Fu "amore a prima vista", per quanto possibile tra bambini. Tra loro si chiamavano "fratello e sorella." La loro gioia era farsi compagnia e quando erano piccoli trascorsero quanto più tempo possibile insieme, ma come futuri sovrani di un regno potente entrambi avevano molto da imparare.

Sotto la tutela della madre di Ludwig, Sophia, Elisabetta e le sue compagne studiarono tedesco, francese, latino, la storia del reame, musica, letteratura e ricamo, così come la cura dei lini, tappezzerie e guardaroba. Di capitale importanza, comunque, era l’addestramento dettagliato sul come essere " una futura regina di Landgrave."

Nel frattempo Ludwig effettuava i suoi esercizi come futuro sovrano di Thuringia. Come era tradizione per chi doveva divenire cavaliere, divenne "paggio" all’età di sette anni. Imparò a servire i signori e le dame con modi perfetti. Come cavaliere, avrebbe avuto i propri attendenti, un’armatura ed un cavallo. Anche a lui fu insegnato il latino, francese, musica, matematica, abilità equestri e le arti militari.

Si dice che Ludwig fosse ineguagliabile dal punto di vista fisico e mentale. Era il ritratto perfetto di un cavaliere medievale: "alto, ben proporzionato, affascinante, attirava chiunque gli si avvicinasse, abile nei discorsi, prode ed intrepido." Fu Elisabetta ad elevare queste qualità ad un livello soprannaturale, insegnando a Ludwig ad agire per amore di Dio.

Questa è una delle caratteristiche che contraddistingue la Santa che diventerà Elisabetta. Lei non ha mai voluto, neanche per un minuto, qualcosa che non fosse in conformità alla volontà di Dio, e ha sempre sentito che la sua unione con Ludwig era voluta dal Signore. Amando Ludwig, obbediva alla volontà Divina, quindi, amava Dio. Automaticamente questo spostò il loro amore su un altro piano, tenendolo lontano dall’essere macchiato dal mero affetto carnale. Erano pronti ad acquisire la santità voluta per loro dall’Eccelso Dio.

Fu provvidenziale che Ludwig avesse preso il suo addestramento educativo così seriamente, poiché dovette iniziare a regnare in giovane età, a causa della morte del padre nel 1217. La causa della tragica morte del vecchio Landgrave è attribuibile alle sue difficoltà politiche ed alle sue alleanze contro la Chiesa, che sfociarono nella sua scomunica. Nel medioevo la scomunica era considerata una punizione estrema. Questa censura più seria fu imposta per la correzione dell’offensore e per la difesa del fedele.

Per un sovrano la scomunica significava esclusione da tutti i servizi divini, dalla preghiera pubblica e dai sacramenti della Chiesa, e se avesse perseverato sarebbe stato costretto a perdere il suo ufficio, ed i suoi sudditi sarebbero stati sciolti dall’obbligo di fedeltà a lui. Questo colpo, insieme alla perdita di suo figlio Hermann, lo fecero uscire di senno e per qualche tempo Ludwig ha dovuto agire al suo posto. Poi un giorno Landgrave andò a cavalcare e non tornò mai più.

Elisabetta fu molto colpita per la morte di suo suocero, per chi cioè, oltre Ludwig, l'aveva amata più di chiunque altro. Pregò intensamente per la sua anima. Elisabetta e Ludwig piansero sulla seguente preghiera trovata nel libro delle preghiere di Sophia Landgrave: "A Te, Gesù, raccomando l’anima del Tuo servo, Hermann, che anche se si è macchiato di qualche crimine o peccato, è ancora una Tua creatura per cui il Sacro Sangue di Cristo è stato versato e che ripone in Te le sue speranze. Proteggilo dal male oggi e sempre. Rendilo libero dal potere e dalla violenza dei suoi nemici. Salvalo dalla paura del corpo e dall’improvvisa morte. Lo raccomando a Te con la speranza e la fede che possa essere salvato."

Dopo un periodo di lutto, Ludwig fu fatto cavaliere all’età di diciotto anni, piuttosto che all’età consueta di ventuno, e prese il nome di Ludwig IV [Ludovico IV], Landgrave di Thuringia. Il vescovo di Naumberg presiedette l’elaborata cerimonia. Secondo l'uso del tempo feudale, Ludwig pagò l’omaggio a Federico II come suo vassallo e a sua volta ricevette l'omaggio dei suoi nobili sudditi.

Conosciuto per la sua onestà e nobiltà d’animo, il giovane Langravio fu molto rispettato dagli altri sovrani. Il suo cappellano privato lo descriveva come "allegro, coraggioso, pio, modesto, casto e solo." Elisabetta fu felice del pegno di Ludwig: "La mia anima appartiene a Dio, la mia vita al mio sovrano, il mio cuore alla mia signora, Elisabetta, ed il mio onore a me stesso." Per rispetto ai poveri, ordinò che la tradizionale cerimonia fosse ridotta ad un banchetto. Ciò irritò la corte, che lo accusò di essere stato influenzato da Elisabetta.

Santa nella Corte del Sovrano

Fin dal principio, Elisabetta disprezzò le vanità della vita di corte. Fu spesso rimproverata per la sua mancanza di attenzione ai dettagli tradizionali. Ma non fu la noncuranza che la rese diversa, ma piuttosto la sua profonda spiritualità, che le fecero apparire le vanità del mondo insignificanti e senza importanza. Come sacrificio, non avrebbe voluto indossare alcun segno distintivo del suo rango nei giorni Santi. In quanto principessa aveva un guardaroba pieno di splendidi abiti, che indossava solo per adempiere agli obblighi del suo stato e per compiacere suo marito. Anche quando appariva in abiti splendenti, le donne al suo servizio sapevano che sotto portava una camicia penitenziale, per non permetterle di divenire troppo attaccata alle vanità terrene.

http://www.moscati.it/Img7/Elis_Ungheria16.jpg Ad alcuni amici Elisabetta confidò che durante la sua infanzia più volte il Bambino Gesù era venuto a giocare con lei

Già a dodici anni Elisabetta stupì la corte per la sua noncuranza nei confronti di sfarzi e feste. Nella festa dell’Assunzione fu obbligata a partecipare alla Messa solenne in abiti magnifici: "Ciò significava che lei e le principesse sarebbero state vestite con ricchi abiti di seta e velluto, lunghe maniche ricamate e sopravvesti con pelliccia, con magnifici lunghi mantelli portati dai paggi, guanti cuciti con perle e pietre preziose, e le loro persone sarebbero state adornate con catene d’oro e gioielli. Le giovani principesse probabilmente non indossavano il tradizionale cappuccio di lino ma veli sciolti e coroncine sui capelli fluenti. Entrando nella Chiesa adornata si inginocchiarono prima dinanzi il crocifisso, poi Elisabetta, invece di raggiungere il suo posto d’onore insieme agli altri, si tolse la corona lasciandola dinanzi alla croce e rimase prostrata al suolo con il viso coperto."

Tutti gli occhi si voltarono verso la futura sposa di Landgrave. Quando sua madre la corresse così come voleva il protocollo, Elisabetta rispose, "Come posso io, creatura miserabile, continuare ad indossare una corona di dignità terrena, quando vedo il mio Re, Gesù Cristo, coronato con delle spine?"

Con tutto il suo cuore desiderava ricevere il Nostro Divino Signore nella Santa Comunione, ma doveva aspettare, così come richiesto dalla tradizione, che fosse dodicenne. Solo a Guda, la sua più cara amica, confidò che Gesù si era mostrato a lei molte volte nell’Eucarestia e nella povertà. Un giorno, mentre distribuiva il cibo al cancello del castello, vide Gesù tra i mendicanti. Lui toccò quelli intorno a Lui ed i loro volti cambiarono in Lui, mostrandole che poteva vederlo nei poveri, negli ammalati, deformi ed indesiderati. Non poteva più permettere che la sua naturale ripugnanza la tenesse lontana dai poveri, o che fosse respinta dalla loro sporcizia o bruttezza. Sapeva per certo che Nostro Signore le stava chiedendo di prendersi cura degli afflitti. Questo causò un tumulto a corte, dove già la consideravano una straniera e la chiamarono la "piccola zingara ungherese". Se non fosse stato per il fidanzamento con Ludwig, che perorò la sua causa, la vita le sarebbe stata insopportabile.

La pietà di Elisabetta era così presente nelle sue azioni che avrebbe persino potuto giocare nella consapevole presenza di Cristo. Oltrepassate le mura esterne della cappella del castello, avrebbe baciato riverentemente le pietre. Siccome cresceva in maturità, questo irritava le donne di corte, le imbarazzava e borbottavano che era troppo santa, pregava troppo e sarebbe dovuta diventare una suora invece di fidanzarsi con un principe.

A questo punto giunse la notizia che le cose in Ungheria non andavano molto bene. Suo padre, re Andrea, che aveva promesso di condurre una Crociata, aveva invece fatto una spedizione pacifica attraverso Gerico ed il Mar Rosso, e si ritirò dopo un breve incontro con i Saraceni. Tale umiliazione, insieme alla sua incapacità di restituire il denaro che avevo preso in prestito per la spedizione, fu la causa della sua caduta. Ora l’alleanza ungherese non sembrava più così promettente per i Thuringiani e così cominciarono a riconsiderare la scelta di Elisabetta come partito per il futuro Landgrave.

La questione cominciò ad essere ampiamente discussa e subito la madre di Ludwig convocò un Consiglio a sua insaputa. Il principale rimprovero nei confronti di Elisabetta fu la sua pietà e la sua prodigalità verso i poveri. Non le potevano essere affidati dei soldi per il bene del reame. Elisabetta venne a conoscenza del Consiglio e si difese da sola. Dopo aver pregato per molte ore, confidò a Walter de Varila, il cavaliere a cui era stata affidata dal padre, che temeva una cospirazione per separarla dal suo amato Ludwig.

Varila aggirò il Consiglio di corte e chiese direttamente a Ludwig quali fossero le sue intenzioni riguardo la sorte di Elisabetta. Ludwig, puntando ad una delle vette più alte di Thuringia, disse che anche se quell’intera montagna fosse diventata oro, lui non l’avrebbe scambiata con la sua Elisabetta. "Mi è cara più di ogni altra cosa sulla terra e non avrò nessun’altra come sposa se non lei."

Quando la determinazione di Ludwig fu manifesta, il mormorio cessò ed Elisabetta fu trattata più gentilmente. Altre prove però cominciarono ad intervenire, creando molti ostacoli per le nozze. La più grande fu la falsa scomunica di Ludwig da parte di un arcivescovo che aveva tentato di prendersi le sue terre. Ludwig rifiutò di cedere ai suoi diritti per delle richieste ingiuste e raggruppò le sue truppe per combattere, costringendo il prelato ad ammettere il suo errore e ad estinguere la scomunica per lui e suo padre.

Un santo matrimonio

Finalmente, nella primavera del 1221, Elisabetta e Ludwig si sposarono. Lei aveva quattordici anni mentre lui ne aveva ventuno. L’intero regno era presente, così come un corteo di inviati del Regno Magiaro, che recarono doni dalla terra natia della sposa. Elisabetta era ora una "Langravia di Turingia" nonché "Signora di Wartburg". Dopo una settimana di feste, la vita tornò alla normalità e la nuova coppia fu libera di governare il castello senza l’interferenza della madre di Ludwig, ritiratasi alla vita monastica nel convento cistercense di Santa Caterina, costruito da suo marito.

Il castello di Wartburg ancora una volta divenne il centro di attività ed allegria. Questo subì dei cambiamenti da parte dei nuovi Landgrave, inclusa una stanza dei banchetti più grande. Tornarono i trovatori e ricominciarono tempi felici, senza le stravaganze del regno precedente. Ludwig era molto fiero di sua moglie prodigamente vestita, ma era inconsapevole dei motivi religiosi che si celavano dietro la sua apparenza.

http://www.moscati.it/Img7/Elis_Ungheria21b.jpg Molteplici erano le attività caritative di Elisabetta verso i suoi sudditi. Andava nelle loro case, li aiutava e ascoltava i loro problemi.

"Non è per il piacere carnale o la vanità che io mi adorno così," confidò, "Dio mi è testimone, ma solo attraverso la carità cristiana posso rimuovere da mio fratello [dal mio sposo] tutte le occasioni di scontentezza o peccato, se qualcosa in me potesse dispiacergli, e lui può amare me nel Signore, e Dio, che ha consacrato le nostre vite sulla terra, può unirci in Paradiso." Ed ancora: "È in Dio che io amo mio marito; possa Lui, che santificò il matrimonio, concederci la vita eterna."

La santità di questa giovane sposa è meglio descritta da San Francesco da Sales che disse di lei: "Giocava e danzava ed era presente alle riunioni di ricreazione, senza pregiudizio per la sua devozione, che era profondamente radicata nella sua anima. La sua devozione crebbe tra le feste e le vanità cui la sua condizione sociale la espose. I grandi fuochi sono alimentati dal vento, mentre quelli piccoli sono estinti, se non protetti da questo."

La nuova sala per i banchetti dava loro nuove opportunità di intrattenere. Una notte un narratore tedesco di storie apparve nell’abito grigio dell’ordine appena fondato dei Frati Minori. Intrattenne la festa con i suoi racconti del "povero piccolo ricco uomo" chiamato Francesco e del suo nuovo ordine. Elisabetta fu favorevolmente scossa da tutto ciò che aveva udito e desiderò diventare una seguace di San Francesco ed aiutarlo a ricostruire la Chiesa. Trovò la sua strada nell’aiutare i poveri.

I poveri

Quando Ludwig era assente lei si toglieva i suoi ricchi abiti e vestiva come una contadina in lutto. Poi andava per il villaggio ad aiutare i suoi sudditi e ad ascoltare i loro problemi. Vide come vivevano ed apprese cosa realmente pensavano dei loro sovrani; apprese come odiavano le persone ricche che lo diventavano a loro spese. I contadini lavoravano duramente, dovevano pagare tasse pesanti e spesso dai nobili erano trattati male. Le sue ancelle la accompagnavano in queste missioni di misericordia… finché, da sola, andò alla colonia dei lebbrosi. Portò cibo e vestiti, ma - cosa ancora più importante - portò l’amore e la consolazione dell’insegnamento Cattolico.

Era il ritratto perfetto della Carità Cristiana, ed usò i molti mezzi a sua disposizione per pagare debiti, comprare cibo e vestiti e per pulire, prendersi cura e seppellire i morti. La sua carità sfidò l’intero sistema feudale. Sicuramente le azioni di Elisabetta non accrebbero la sua popolarità a corte. Ancora una volta vinse il pettegolezzo.

Elisabetta cominciò a sentire un grande conflitto dentro di sé e si sentì come se stesse conducendo una doppia vita. Nonostante lei e Ludwig partecipassero ogni giorno alla Messa, c’erano molti doveri mondani cui badare. Temeva che il suo amore per suo marito competesse con quello per Dio. Un giorno durante la Messa cominciò a piangere mentre fissava Ludwig durante la Benedizione. Ludwig, inconsapevole del motivo del suo dolore, lasciò la cappella e al suo ritornò la trovò ancora in lacrime. Anche lui iniziò a piangere quando lei gli spiegò il motivo della sua tristezza. Fu profondamente colpito dalla purezza del suo animo.

Si mortificava spesso alzandosi nel mezzo della notte per pregare al lato del letto. Ludwig, allungandosi, trovava le sue fredde mani strette alla coperta, e cingendole con le sue diceva: "Risparmiati, piccola sorella." Una volta la incontrò mentre correva per la strada con il suo grembiule pieno di pane per i poveri. Quando le chiese cosa stesse portando, lei lasciò cadere il grembiule… ed invece di pane comparvero magnifiche e fresche rose...

Una volta, dopo aver trascorso tutto il giorno distribuendo elemosina tra i poveri, a Ludwig accadde di ritornare con un seguito di nobili ungheresi, venuti nel nome del re Andrea per sondare la situazione della figlia e per invitare la nuova coppia in Ungheria. Elisabetta aveva appena dato via tutti i suoi bellissimi abiti ed indossava una grezza camicia di lana. Vedendo la preoccupazione di Ludwig, disse: "Non mi sono mai vantata di ciò che indossavo. Ma parlerò di ciò con Dio, cosicché possa darsi che non notino i miei vestiti." Quando entrò nella grande sala, gli Ungheresi la guardarono compiaciuti poiché "i suoi abiti erano di seta, giacinto e brillavano con una rugiada di perle!" Successivamente, quando Ludwig la interrogò, lei rispose dolcemente: "Quando piace a Dio, Lui sa il modo per fare tali cose."

Ludwig ed Elisabetta accettarono l’invito di recarsi in Ungheria, ed abitarono nel Castello di Pozsony, dove lei era nata. Fu festeggiata e lodata con regali da suo padre, che non avrebbe mai più rivisto. Nonostante il felice ritorno a casa, Elisabetta fu in pensiero perché sapeva che i soldi utilizzati per questo viaggio provenivano dai soldi delle tasse prelevate dai poveri del regno. Fu affranta all’idea che i sovrani pensassero più al potere, alla comodità e al denaro piuttosto che ai loro sudditi. Desiderò condurre una vita semplice e cercò di convincere Ludwig ad accettare i suoi desideri. Lui le spiegò gentilmente che era loro dovere governare e che i loro sudditi non li avrebbero rispettati se avessero vissuto con meno dispendio.

Avanzando nella Santità

In quegli anni i Frati Minori giunsero in Germania con il loro appello a tutti i Cristiani di praticare la carità verso i poveri. Furono invitati da Elisabetta e Ludwig al loro castello, dove cercarono di aiutarli in ogni modo possibile. Elisabetta costruì una cappella per i frati, e per gratitudine San Francesco le mandò il suo mantello logoro per ringraziarla. Divenne uno dei più grandi tesori di Elisabetta. In risposta alle sue preghiere, uno dei frati divenne suo maestro spirituale. Sotto la sua guida lei si avvicinò sempre di più a Nostro Signore, la cui Passione era la sua devozione primaria e la fonte della sua forza.

Il 28 Marzo 1222, mentre il marito non c’era, nacque il primo figlio di Elisabetta. Ludwig fu immensamente felice quando apprese la notizia. Lo chiamarono Hermann, come suo padre. Appena possibile, la giovane madre portò il figlio alla cappella di Santa Caterina, per presentarlo a Dio. Lo portò nella stessa culla d’argento che aveva portato lei a Thuringia dieci anni prima.

Ora la preoccupazione che questo figlio potesse essere un legame verso la terra, tenendo il suo cuore lontano da Dio, la ossessionava, ma il suo confessore le disse: "Il tuo dovere ora è verso tuo figlio… Dio si rallegra se ognuno pratica la virtù secondo la sua posizione di vita. Tu sei una sovrana, una moglie ed una madre. È molto difficile, ma non impossibile praticare la povertà pur essendo un ricco sovrano. Ma tu potrai praticare altre virtù come la pazienza, l’umiltà e la carità così come fai ora. Potrebbe essere la volontà di Dio che tu rimanga così come sei. La tua più grande offerta potrebbe essere rinunciare alla tua volontà."

Seguendo questo buon consiglio, divenne una vera seguace di San Francesco. Uno dei suoi preferiti atti di carità era verso i lebbrosi, ed una volta sua cognata, Agnes, incontrò Ludwig al suo ritorno a casa per dirgli che Elisabetta era andata troppo oltre con la sua carità. Entrarono in casa e chiusero le tende, per mostrare a Ludwig che il suo letto era stato dato ad un lebbroso. Nel momento in cui lui fissò l’uomo, i lineamenti sfigurati cambiarono dinanzi ai loro occhi nel volto di Cristo. Ludwig disse gentilmente: "Elisabetta, cara sorella, è Cristo che hai lavato, cibato e di cui ti sei presa cura. Facciamo tutti e due ciò che possiamo per servirlo, servendolo nei Suoi poveri che soffrono." Così costruirono un ospedale per i lebbrosi.

http://www.moscati.it/Img7/Elis_Ungheria9b.jpg Elisabetta "era il ritratto perfetto della Carità Cristiana ..."

Ludwig si accorse che non aveva a che fare con una donna comune, e qualche volta i suoi miracoli lo spaventavano. Scrisse al Papa per chiedere un direttore spirituale per lei e che fosse inviato Padre Conrad. Ma prima del suo arrivo nacque un altro figlio, una bambina che chiamarono Sophia, come la madre di Ludwig.

Diversamente dai Francescani, il nuovo confessore di Elisabetta provò ad essere aspro e severo. Con il permesso di Ludwig ed in sua presenza, Elisabetta promise a Padre Conrad che gli avrebbe obbedito in tutto tranne in ciò che riguardava i suoi obblighi matrimoniali. Fece anche il voto di osservare la castità perpetua nel caso in cui fosse divenuta vedova.

Conrad rivelò, dopo la morte di Elisabetta, che nel momento in cui fece questo voto, Dio gli permise di vedere la radiosità della sua anima in tutta la sua bellezza. Lui pregò perché avesse la capacità di guidare una tale anima, affidata alle sue cure. Una volta le fece promettere di non mangiare alcun cibo proveniente dal lavoro ingiusto del contadino o che fosse cresciuto su terre prese con forza.

Nell’inverno del 1225, Agnes, la sorella di Ludwig, lasciò Watburg per sposarsi. Questo liberò Elisabetta dalla lunga pena della presenza della cognata. Comunque una nuova prova la attendeva. Quell’inverno fu uno dei peggiori nella storia dell’Europa a causa di allagamenti, carestia, peste e vaiolo. Ludwig era fuori al servizio dell’imperatore, lasciando così nelle mani di Elisabetta, che aveva solo 19 anni, la responsabilità di castelli, villaggi e vassalli.

Appena l’inverno terminò, i contadini presero d’assalto il castello di Wartburg per il grano. Gli amministratori sbarrarono la strada. Quando Elisabetta udì ciò pianse e andò personalmente nei villaggi per distribuire quanto più cibo possibile. Gli amministratori non le disobbedirono completamente, ma furono determinati affinché non desse via la riserva di grano.

Disperata, la regina Landgrave vendette i suoi gioielli di famiglia per comprare del cibo e quando questo finì, ordinò che i granai fossero aperti. "Non moriremo di fame se saremo generosi. Dobbiamo avere fede", diceva. Ma i cavalieri e le dame di corte reagirono contro Elisabetta e si unirono agli amministratori e al Balivo nel bloccare la linea di condotta della regina. Lei pregò, e finalmente il Balivo aprì le porte. Elisabetta ottenne quindi 900 pagnotte di pane cotte al forno ogni giorno, furono aperte cucine per le zuppe e fu costituito un ospizio per bambini e ragazzi.

Finalmente il crudele inverno passò, ma fu seguito subito da un’epidemia di vaiolo. I defunti giacevano per le strade. Elisabetta portò i suoi bambini nella loro cappella privata e pregarono: "Signore Dio, affido me stessa, i miei bambini e tutta la mia famiglia a Te. Proteggimi mentre compio la Tua volontà e concedimi la forza per farlo." Così uscì per curare i malati e seppellire i morti, rendendo sudari i veli che indossava.

Nelle aree rurali, le donne ed i loro servi la aiutavano ed Elisabetta costruì un piccolo ospedale sulla strada situata ai piedi del castello. In Germania fu il primo ospedale costruito da laici. Giunse l’estate e per le strade il calore rese insopportabile l’odore delle malattie e della morte. Ma ciò non ostacolò Elisabetta nel compimento della sua opera di carità che portò avanti fin quando la piaga terminò.

Con l’arrivo dell’autunno, un nuovo raccolto e il ritorno di Ludwig erano la promessa di un inverno migliore. Ma appena si avvicinò alla città, il Maresciallo ed il Balivo lo informarono del grano distribuito e lo avvertirono delle sue perdite. Dopo aver ascoltato i loro reclami, chiese loro: "Mia moglie sta bene? Questo è tutto ciò che voglio sapere; il resto non ha importanza. Lasciate che dia ai poveri ciò che vuole; fin quando avrò il suo amore, sono contento." Poi andò con loro ai granai. Quando li aprirono si accorsero che erano miracolosamente pieni fino all’orlo. La spiegazione di Elisabetta fu: "Ho dato a Dio ciò che è di Dio e Lui ha conservato ciò che è vostro e mio."

La croce di Elisabetta

Ciò di cui Ludwig non parlò alla moglie al suo ritorno fu della disastrosa situazione politica dell’imperatore. Allora Federico era minacciato di essere scomunicato, per non aver adempiuto alla promessa fatta di condurre una Crociata una volta eletto imperatore. Il dovere di Ludwig era ora di impegnarsi prontamente nel seguire l'imperatore ed indossare la Croce del Crociato.

http://www.moscati.it/Img7/Elis_Ungheria7b.jpg "Quell’inverno fu uno dei peggiori... a causa di allagamenti, carestia, peste... Elisabetta ottenne 900 pagnotte di pane ogni giorno e fu costituito un ospizio per bambini e ragazzi."

Lui non voleva comunicare la notizia alla sua amata moglie, ma quando lei lo scoprì casualmente, anche se in qualche modo aveva il sospetto che sarebbe successo, quasi svenne dal dolore. Ludwig la consolò, ricordandole che quando erano giovani avevano parlato di diventare crociati e che era una tradizione per i sovrani di Turingia difendere la Terra Santa. La sua eroica moglie rispose: "Non ti tratterrò. È la volontà di Dio. Ho dato tutta me stessa a Lui ed ora devo dare anche te."

Prima di partire, Ludwig radunò cavalieri e vassalli che sarebbero rimasti e ordinò loro di prendersi cura delle donne e dei bambini. "Il nostro paese è in pace," disse, "Ora lascio il mio pacifico regno, la mia amata moglie, i miei piccoli bambini, tutto ciò che mi è caro, e parto come pellegrino di Cristo. Vi imploro di pregare per me ogni giorno, cosicché, secondo la volontà di Dio, possa tornare sano e salvo al mio regno." Padre Conrad fu reso responsabile delle chiese e dei monasteri del regno. Ludwig richiamò sua madre affinché potesse aiutare a prendersi cura della sua famiglia ed in modo particolare di Elisabetta, che era in attesa del loro terzo figlio. Lasciò poi tutto ciò che riguardava i suoi affari nelle mani del fratello Enrico.

Alla vigilia di San Giovanni Battista, il 23 Giugno del 1227, giunse il momento di dirsi addio. Ludwig baciò sua madre e benedì i suoi figli, ma Elisabetta non riuscì a staccarsi da lui. Cavalcò con lui per due giorni sino ai confini della Turingia, dove Ludwig le disse di ritornare, poiché doveva assumere il comando delle truppe che lì si erano riunite. Data la separazione molto dolorosa, lui le mostrò il suo anello, e le disse di credere a qualunque messaggio lei ricevesse da parte sua se accompagnato dall’anello. "Possa Dio che è in cielo benedirti, piccola sorella. Possa Lui benedire il bambino che stai per partorire. Con il Suo aiuto sarai capace di portare avanti ciò di cui eravamo d’accordo. Ricorda la nostra vita felice, il nostro santo amore, e non dimenticarmi mai nelle tue preghiere."

Lei lo seguì con gli occhi, molto tristi, finché non riuscì più a vederlo, ed al ritorno i suoi occhi si trasformarono in ornamenti del dolore. Trascorse i suoi giorni aspettando la nascita del suo nuovo bambino, pregando, facendo penitenza e prendendosi cura dei poveri e dei malati.

Nel frattempo, dopo un lungo ed arduo viaggio attraverso le Alpi, Ludwig e le sue truppe incontrarono l’imperatore in Italia, a Brindisi. La febbre decimò le truppe, ma loro continuarono verso Otranto. Lì Ludwig stesso morì e gli furono impartiti gli Ultimi Riti della Chiesa. Quando stava per morire, diede il suo anello ad un cavaliere fidato, ordinandogli di darlo a sua moglie e di riferirle della sua morte. Morì l'11 Settembre del 1227, all’età di ventisette anni. La sua ultima volontà fu di essere seppellito in Turingia.

Dopo un difficile viaggio i cavalieri giunsero con la cattiva notizia della morte di Ludwig quando Elisabetta aveva dato alla luce il loro terzo figlio, una bambina che venne chiamata Gertrude. Aspettarono prima di darle la notizia.

Quando infine la udì urlò: "Non questo! È morto! È morto! Il mio caro fratello è morto! Ora per me tutto il mondo e le sue gioie sono morte." Svenne e fu riportata a letto. Per otto giorni pianse in solitudine. L’intero castello pianse la perdita del suo amato sovrano, ma il suo dolore era impareggiabile. Alla fine Elisabetta, fortificata dalle preghiere, superò il suo dolore, e chiamò il cavaliere affinché le raccontasse i dettagli delle ultime ore del suo caro marito.

Cacciata dal castello

Prima che la pesante neve dell’inverno cadesse nel 1227, il cognato di Elisabetta prese piena autorità del regno come erede, dichiarandosi ufficialmente Langravio, annunciando al popolo che era stato forzato a fare questo perché la regina era un’incompetente e una gran spendacciona. Non disse loro però che aveva prelevato tutti i fondi di Elisabetta e dei suoi bambini.

Chiaramente, i nobili lo supportarono e continuarono a parlare crudelmente di lei, ora che Ludwig non era più lì per difenderla. Alla fine Elisabetta fu cacciata dal castello di Wartburg e lasciata per le strade del villaggio. Neanche un’anima venne in sua difesa. Alle persone del villaggio, molte delle quali erano state aiutate da lei, fu ordinato di rifiutarle l’ospitalità.

Trascorse la sua prima notte in una fattoria dove i maiali erano stati messi fuori per far posto a lei e ai suoi figli. Le sue ancelle fedeli le rimasero accanto, ma i suoi tre bambini furono affidati alle cure degli amici di Ludwig. Per vari mesi lei sopportò questo duro trattamento, sostenendosi tessendo, filando e vivendo ovunque fosse accolta.

Alla fine questa situazione scandalosa fu rettificata grazie all’insistenza dello zio materno di Elisabetta, l’abate di Kitzingen, e di suo fratello, il vescovo di Bamberg, che mandarono a prendere lei ed i suoi bambini e li accolsero in convento.

Dopo l'opportuno soccorso ed il soggiorno al convento, che divenne per tutta la vita la casa della piccola Sofia, lo zio di Elisabetta la chiamò al castello di Pottenstein, tra le montagne di Franconia. Questo potente prelato sperava di far sposare sua nipote ventunenne con l’imperatore Federico, da poco vedovo, non avendo alcuna idea del precedente voto di Elisabetta. All’udire i suoi piani Elisabetta ricorse alla preghiera, e lasciò il suo bell’abito da sposa all’altare di Nostra Signora, in un monastero vicino, come pegno della sua determinazione nel mantenere il suo voto.

Le sue preghiere ebbero subito risposta, poiché improvvisamente fu richiamata a Turingia per la sepoltura dei resti di suo marito. La nera bara, coperta da una croce, fu aperta e lei fissò le ossa imbiancate del suo caro Ludwig. Quando recuperò la forza di parlare, pregò ad alta voce:

"Signore, Ti ringrazio per avermi confortato con la vista da lungo desiderata delle ossa di mio marito. Sai che sebbene lo abbia amato così profondamente, non mi rammarico per il sacrificio che il mio caro ha offerto a Te, e che anche io ho offerto a te. Darei il mondo intero per riaverlo, implorerei volentieri il mio pane con lui, ma Ti prendo come testimone del fatto che contro la Tua volontà non lo richiamerò in vita anche se potessi farlo al prezzo di un solo capello. Ora rimetto lui e me nella Tua misericordia. Possa la Tua volontà essere portata a termine in noi."

http://www.moscati.it/Img7/Elis_Ungh_ev.jpg Dopo la morte del marito, Elisabetta venne cacciata dal castello, abbandonata nelle strade del villaggio, e col divieto a chiunque di ospitarla ...

Elisabetta, che era ancora regina, chiamò in causa i vassalli ed i cavalieri fedeli che avevano riportato a casa il corpo del marito. Li ringraziò per la loro fedeltà e li informò su quanto era accaduto dopo la morte del loro signore. Loro si impegnarono a difendere i suoi diritti e quelli dei suoi bambini, ed obbligarono Enrico a restituire ad Elisabetta la posizione che le spettava di diritto. Elisabetta però rifiutò di vivere di nuovo a Wartburg, e si ritirò nel castello di famiglia a Marbourg-Hess, con un reddito appropriato e ciò che rimaneva della sua dote, che era ormai trascurabile.

Ultimi giorni di gloria

Padre Conrad, sua guida spirituale, ha scritto riguardo a questo periodo: "Dopo la morte di suo marito, Elisabetta tendeva alla più alta perfezione, e mi chiedeva come poteva fare per essere più meritevole, diventando un’eremita, stando in un convento o in qualche altro modo. La sua mente era fissa sul desiderio di implorare porta a porta, e con molte lacrime mi implorò di permetterle di farlo." Ma P.Conrad le ordinò di prendere tutto ciò che aveva ed usarlo per i poveri. Le fu permesso di unirsi al Terz'Ordine di San Francesco, ad essere la prima donna a farlo, e due suoi compagni fedeli la seguirono.

A quel tempo il Terz'Ordine era conosciuto come "Fratelli e le Sorelle della penitenza" ed era più severo di oggi. I membri indossavano abiti grezzi, recitavano l’ora canonica, digiunavano la maggior parte dell’anno e si astenevano dal mangiare carne quattro giorni a settimana. Elisabetta si adeguò perfettamente a queste penitenze e prese i voti il Venerdì Santo, rinunciando a tutto. Quanto ai suoi figli, Hermann andò al castello Kreuzburg per essere educato e addestrato come Langravio, e le due ragazze furono mandate in convento.

Non è sorprendente che re Andrea mandasse a chiamare sua figlia affinché tornasse a vivere comodamente in Ungheria. Lei rispose con questo messaggio: "Dite a mio padre che sono più felice qui che nel mio castello. Chiedigli di pregare per me e di chiedere alla corte di fare lo stesso. Di' al mio buon padre che io pregherò sempre per lui."

Suo padre provò a convincerla di tornare una seconda volta, mandandole il fidato cavaliere Walter di Varila, che cercò di riportarla a casa. Come atto finale di rinuncia, Padre Conrad le ordinò di mandare via i due servi fedeli, che erano stati la sua unica consolazione umana, e li sostituì con una contadina grezza e scostumata ed una vecchia sorda.

Nel Novembre del 1231 Padre Conrad fu sul punto di morire. La sua preoccupazione principale era la cura dell’anima di Elisabetta. Lei lo rassicurò con queste parole: "Caro Padre, non avrò bisogno di protezione. Non sei tu che morirai, ma io."

http://www.moscati.it/Img7/Elis_Ungheria29c.jpg La Domenica di Pentecoste del 1235, solo quattro anni dopo la sua morte, Elisabetta fu canonizzata da Papa Gregorio IX.

Quattro giorni dopo Elisabetta fu colpita dalla febbre. Quando la notizia che lei era gravemente malata si propagò, grandi folle accorsero a vederla. Per dodici giorni si vide un continuo flusso di visitatori. Alla fine Elisabetta chiese che le porte fossero chiuse, per rimanere da sola con Dio e preparare la sua anima.

Padre Conrad ascoltò la sua confessione e le diede il Viatico. Guda ed Isentrude, i suoi amici, vennero per dirle addio, e lei diede loro ciò che di più caro possedeva, il mantello di San Francesco. Quando si avvicinò la mezzanotte la sua felicità e la sua gioia crebbero, e disse:

"A quest’ora la Vergine Maria diede al mondo il suo Redentore. Parliamo di Dio e del piccolo Gesù, poiché ora è mezzanotte, l’ora in cui Gesù nacque e stette in una mangiatoia, e così creò una nuova stella che non era mai stata vista prima; a quest’ora lui giunse per redimere il mondo; redimerà anche me; a quest’ora uscì dalla morte, e salvò le anime imprigionate; libererà anche la mia da questo mondo miserabile."

Dopo una pausa riprese: "O Maria, assistimi! Il momento è arrivato quando Dio convoca il Suo amico alla festa nuziale. Lo Sposo cerca la sua sposa… Silenzio!... Silenzio!"

Questo accadde la notte del 19 novembre del 1232; lei non aveva ancora ventiquattro anni. Un antico manoscritto riferisce che sua figlia, la piccola Gertrude, di quattro anni e nella lontana Marbourg, disse: "Sento le campane suonare a morto a Marbourg; in questo momento la cara signora, mia buona mamma, è morta." Nella toga stracciata in cui morì, Elisabetta fu seppellita su sua richiesta nella cappella dell’ospedale da lei fondato.

Poco dopo la sua morte, Padre Conrad scrisse un resoconto dettagliato della vita di Elisabetta, le sue virtù ed i miracoli, in vista dell'investigazione giuridica della Chiesa sulla sua santità.

La morte non bloccò gli atti di carità di Elisabetta verso i bisognosi. I miracoli che lei aveva nascosto durante la sua vita divennero manifesti a tutti coloro che invocarono la sua intercessione, soprattutto a coloro che pregavano presso la sua tomba. I rapporti in cui si mostravano i 130 miracoli attribuiti alla santa furono mandati a Roma per la sua canonizzazione.

Non solo gli ammalati furono guariti e tante difficoltà miracolosamente risolte, ma furono documentati anche miracoli di risurrezione, attribuiti a S.Elisabetta d'Ungheria. Questi testimoniano la sua stupefacente forza di intercessione e la sua grande compassione per i genitori che soffrono per la morte dei loro figli. In cinque casi attestati, i bambini furono restituiti alla vita grazie alle preghiere dei loro genitori rivolte a questa magnifica Santa, unite al voto di fare la carità in suo onore.

La Domenica di Pentecoste del 1235, solo quattro anni dopo la sua morte, Elisabetta fu canonizzata dal Papa Gregorio IX, in presenza della madre di Ludwig e dei due fratelli, dei suoi cari amici Guda ed Isentrude, di Walter di Varila, e dei suoi figli: Hermann di 14 anni, Sophia di 12 e Gertrude di 8.

Nella traslazione delle sue reliquie, nel 1236, giunse l’imperatore Federico, che posò la sua corona sulla sua tomba e disse: "Poiché non ho potuto incoronarla Imperatrice in questo mondo, almeno la incorono oggi come regina immortale nel regno di Dio."

Conclusione

La vita di Santa Elisabetta d'Ungheria è stata un esempio di perfetta conformità alla volontà di Dio e di fedeltà alla propria posizione nella vita. Fu circondata da ricchi, eppure non si lasciò mai distrarre dall’amore verso i poveri. Era profondamente innamorata di un uomo che la ricambiava, eppure non ha mai messo Dio al secondo posto nel suo cuore. Aveva tutto e non sentiva bisogno di nulla; ciò che riceveva lo regalava.

Non fu mai amareggiata quando la fortuna le si voltò contro. Accettò il dolore della morte del marito in maniera realmente cristiana, ed accolse la propria con la medesima rassegnazione.

La sua storia non è una leggenda, ma si pone come una lezione affinché tutti possiamo imitarla. Sia che tu viva in un castello o in un appartamento, S.Elisabetta d'Ungheria ti invita a seguire i suoi passi verso il trono di Dio, accettando la Sua volontà nella tua vita. Santa Elisabetta d’Ungheria, prega per noi.

FONTE (http://www.moscati.it/Ital5/ElisUngheria.html)

Augustinus
17-11-07, 14:09
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/6/6b/Gherardo_Starnina_-_Sant%27Elisabetta_d%27Ungheria.jpg Gherardo Starnina, S. Elisabetta d'Ungheria, 1387-1409 circa

Augustinus
19-11-08, 08:01
http://collection.aucklandartgallery.govt.nz/collection/images/display/M1982/M1982_1_2_653.jpg Jacques Callot, S. Elisabetta d'Ungheria, 1630-36, Auckland Art Gallery, Auckland, Nuova Zelanda

Augustinus
19-11-08, 13:13
http://www.ciofs.org/doc/Sta%20Elisabetta.jpg

http://www.ciofs.org/gif/Elizhung.jpg

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/2c/%C3%81rp%C3%A1d-h%C3%A1zi_Szent_Erzs%C3%A9bet.JPG

Augustinus
19-11-08, 14:37
DIE 19 NOVEMBRIS

SANCTÆ ELISABETH

VIDUÆ

Duplex

Missa Cognóvi, de Communi non Virginum 2° loco, præter Orationem sequentem:

Oratio

TUÓRUM corda fidélium, Deus miserátor, illústra: et, beátæ Elisabeth précibus gloriósis; fac nos próspera mundi despícere, et cælésti semper consolatióne gaudére. Per Dóminum.

Secreta

ACCÉPTA tibi sit, Dómine, sacrátæ plebis oblátio pro tuórum honóre Sanctórum: quorum se méritis de tribulatióne percepísse cognóscit auxílium. Per Dóminum.

Postcommunio

SATIÁSTI, Dómine, famíliam tuam munéribus sacris: ejus, quaésumus, semper interventióne nos réfove, cujus sollémnia celebrámus. Per Dóminum.

FONTE (http://www.unavoce-ve.it/mr-19nov=lat.htm)

Holuxar
19-11-16, 21:54
19 novembre 2016: SANT'ELISABETTA D'UNGHERIA, Duchessa di Turingia, vedova e SAN PONZIANO, PAPA E MARTIRE…



Solennità di Tutti i Santi ed altre ricorrenze del mese di Novembre... (https://forum.termometropolitico.it/683854-solennita-di-tutti-i-santi-ed-altre-ricorrenze-del-mese-di-novembre.html)







Sant'Elisabetta d'Ungheria - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santelisabetta-dungheria/)
http://www.sodalitium.biz/santelisabetta-dungheria/
“19 novembre, Sant’Elisabetta d’Ungheria, Vedova (1207 – 1231). Principessa ungherese, dopo la morte del marito Ludovico IV, Langravio di Turingia, entrò nel Terz’Ordine Francescano.
O gloriosa, e cara nostra protettrice s. Elisabetta, quanto ammirabili sono gli esempi che voi vivente sulla terra, lasciaste al mondo di rassegnazione al divin volere nelle più dure prove, a cui piacque a Dio di sottoporvi! In fresca età restaste priva dell’amato consorte; espulsa quindi villanamente dalla real casa, e da tutti i luoghi dei vostri dominii foste costretta ad andarvene raminga con quattro teneri figli, e mendicare qua e là o per voi e per essi l’alimento e l’alloggio; e per una brutale barbarie e l’uno o l’altro bene spesso negatovi vi trovaste estenuata e famelica colle piangenti creature. Eppure lungi dal menar lagni e disperazioni in mezzo a tante e sì penoso sventure, voi adoraste le superne disposizioni, rassegnata non solo, ma contenta e lieta così, che come di altrettanti favori ne ringraziavate esultante il Signore, pregandolo che si degnasse di ricolmare i vostri i amici e persecutori di tante grazio, quanto erano le ingiurie che vi facevano. Beh, fato che impariamo anche noi a sostenere pazienti e rassegnati ogni travaglio e traversia che mai piacesse al Cielo d’ inviarci, affinchè per tal guisa, scontando quaggiù lo nostre colpe, ed unendoci sempre meglio a Dio, ci sia dato di partecipare un giorno a quella somma felicità che voi godete nella celeste Patria. Così sia.”


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Sebastiano_Ricci_039-214x300.jpg










“Carlo Di Pietro - Giornalista e Scrittore (https://www.facebook.com/carlomariadipietro/?fref=nf)
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare Santa Elisabetta Vedova, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questa Santa, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, Santa Elisabetta Vedova possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
#sdgcdpr (https://www.facebook.com/hashtag/sdgcdpr?source=feed_text&story_id=1179907408712333)”


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/15027947_1179907408712333_5612580901737267_n.jpg?o h=946a9a726347d6d76264bc8ae17591da&oe=58C7C312













Radio Spada (https://www.facebook.com/radiospadasocial/?hc_ref=PAGES_TIMELINE&fref=nf)
"Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico http://www.radiospada.org e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com"

“19 NOVEMBRE 2016: SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA”


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“19 NOVEMBRE 2016: SAN PONZIANO, PAPA E MARTIRE.”


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/15109582_1501687209860943_6691536357134785623_n.jp g?oh=8d4a7fca516667a765fcf37b827076d5&oe=58D46DC7




“Il 19 novembre 498 muore Papa Anastasio II, Sommo Pontefice”
“Il 19 novembre 1523 Clemente VII de Medici viene esaltato al Sommo Pontificato”












Guéranger, L'anno liturgico - Santa Elisabetta d'Ungheria, duchessa di Turingia (http://www.unavoce-ve.it/pg-19nov.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-19nov.htm
“19 NOVEMBRE
SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA, Duchessa di Turingia


Le famiglie dei santi.


Sebbene tutti gli eletti brillino in cielo di splendore proprio, Dio si compiace raggrupparli per famiglie, come avviene in natura per gli astri del cielo. Presiede a questo raggruppamento di costellazioni nel cielo dei santi la grazia, ma Dio pare talvolta volerci ricordare che natura e grazia lo hanno autore comune, e, invitandole ad onorarlo insieme nei suoi santi fa della santità un patrimonio augusto che, di generazione in generazione, si trasmette nei membri di una stessa famiglia della terra.

La stirpe regale di Ungheria occupa un posto di grandezza singolare fra queste stirpi benedette e il gioco delle alleanze consentì di portare a tutte le famiglie regali di Europa il prestigio di una santità conquistata da molti suoi figli.

Particolarmente illustre ed amabile è santa Elisabetta. Dopo Stefano, gli Emeric, i Ladislao, essa ci appare come armonia di grazia e di natura che rapisce, insieme con la figlia Gertrude di Turingia, la zia Edvige di Slesia, le cugine e nipoti e pronipoti Agnese di Boemia, Margherita di Ungheria, Cunegonda di Polonia ed Elisabetta del Portogallo.


Modello di virtù.


"È la gloria del suo popolo, scriveva Pio XI, la donna forte, par a quella che l'autore dei Proverbi colma di lodi e della quale si devono richiamare le splendide virtù" (Lettera di Pio XI Felix faustumque eventum del 10 maggio 1931). Dio ci presenta santa Elisabetta come un esempio perfetto di carità verso i piccoli e verso i poveri, di umiltà e di unione con Dio.

Già nell'infanzia trovava la sua delizia nel provvedere ai bisogni degli sventurati e, giunta all'età nella quale le era possibile disporre della sua fortuna, la pose a disposizione dei malati, che di persona si recava a curare nell'ospedale che aveva fondato, delle vedove e degli orfani, che visitava nei loro poveri tuguri.

Umilissima, fu la prima in Germania ad entrare nel Terz'Ordine di san Francesco e volle vivere povera, nell'esempio del serafico Padre, consentendo di essere spogliata di tutti i suoi beni, e continuò a vivere in un'umile capanna, quando i beni gli furono restituiti, per rassomigliare maggiormente a Gesù Cristo, fattosi povero per gli uomini.

Nella molteplicità delle sue opere di misericordia, e in mezzo alle molte prove, custodì l'anima sua intimamente unita a Dio per mezzo di una preghiera fervente. Meglio che a qualsiasi altro, la Liturgia può applicare a lei l'Antifona dell'Ufficio delle donne Sante: "Disprezzai i troni del mondo, per amore del mio Signore Gesù Cristo. Vedo Lui, amo Lui, ho scelto Lui e in Lui ho posto la mia fiducia".




VITA. - Figlia di Andrea II, re d'Ungheria, Elisabetta nacque nel 1207. A quattro anni andò alla corte di Turingia, ove sposò nel 1221 il langravio Luigi. Fu un matrimonio fortunato, perché il principe comprese benissimo la giovane sposa e la lasciò libera di praticare le sue devozioni e penitenze, aprendo volentieri la borsa alla sua inesauribile carità. Sposa e madre esemplare, soleva alzarsi la notte, per restare lunghe ore in orazione.Cominciarono le prove con la partenza del duca Luigi per la Crociata. Ebbe presto notizia della sua morte (1327) e poi il fratello del langravio, Enrico Raspan, fece man bassa degli stati del defunto.Cacciata dalla sua casa con quattro bambini, dei quali il più piccolo aveva appena qualche mese, senza risorsa alcuna, in pieno inverno dovette cercare un alloggio che il cognato proibiva agli abitanti di darle. Conobbe in quel tempo la miseria più nera e fu felice di ottenere per ricovero una stalla.Gli fu poi restituita la sua fortuna, ma preferì restare fra i suoi poveri e in mezzo ad essi, in una casetta di paglia e fango. Morì, il 17 novembre 1231, in età di 24 anni. Quattro anni dopo, Gregorio IX la canonizzava e il suo culto si è esteso a tutta la Chiesa.



Preghiera.


Salendo al cielo, quale insegnamento lasci alla terra, o santa Elisabetta! Chiediamo, con la Chiesa, per noi e per i nostri fratelli di fede, che le tue preghiere possano ottenere da Dio misericordioso che i nostri cuori si aprano alla luce degli insegnamenti della tua vita e disprezzino la felicità del mondo, per apprezzare solo le consolazioni celesti. Il Vangelo, in tuo onore, oggi ci ricorda: Il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto, a una perla inestimabile, che l'uomo saggio e avveduto acquista, vendendo tutto quello che possiede, per assicurarsi il tesoro o la perla. Buon affare, che tu hai apprezzato, assicura l'Epistola, e che attorno a te costituì la fortuna di tutti; dei tuoi sudditi felici, per i quali fu aiuto al corpo e sollievo all'anima: del tuo sposo, che per merito tuo sedette fra i principi che seppero cambiare una corona peritura con la corona eterna; di tutti i tuoi infine, perché per essi sei la gloria più bella e molti di essi ti seguirono così da vicino sul cammino delle rinunce che portano al ciclo. Intercedi per il tuo sventurato paese, che oggi subisce una persecuzione atroce. Dà a tutti i sacerdoti e ai fedeli la grazia di seguire l'esempio e di raccogliere i frutti del sacrificio del suo primo pastore e di restare fedeli alla fede cattolica, apostolica, romana. La tua preghiera abbia la potenza di ottenere dal cuore di Dio che i giorni della prova siano abbreviati e che l'Ungheria, liberata da tutti i suoi nemici, riveda i giorni belli della sua storia passata e inoltre che "la Germania, essa pure tanto provata, impari che solo dalla carità di Cristo si deve attendere la salvezza delle nazioni" (Lettera di Pio XI Felix faustumque eventum del 10 maggio 1931).
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1293-1295"




Guéranger, L'anno liturgico - San Ponziano, Papa e Martire (http://www.unavoce-ve.it/pg-19nov-2.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-19nov-2.htm
“LO STESSO GIORNO
19 NOVEMBRE
SAN PONZIANO, PAPA E MARTIRE
San Ponziano morì in Sardegna il 28 settembre 235. Era succeduto nel 230 a Papa sant'Urbano I, succeduto a sua volta a san Callisto. Il suo Pontificato era stato afflitto dal perdurare dello scisma suscitato da Ippolito cui aveva dato molta notorietà una severità morale non comune e un particolare talento di computo, d'esegesi e di dottrine liturgiche. Scatenata da Massimino la persecuzione, il Papa e i suoi avversari furono mandati in esilio nei bagni penali di Sardegna e, per i Romani, l'esilio equivaleva ad una morte civile. San Ponziano perciò si dimise da vescovo di Roma. Nelle sofferenze insieme sopportate per la fede, Ponziano e Ippolito si riconciliarono e lo scisma cessò con l'elezione di sant'Antero. San Fabiano, successore di Antero, riportò a Roma i corpi dei due martiri, che diventarono oggetto della venerazione del popolo cristiano.
Preghiera. "Il tuo gregge, o eterno Pastore, attiri il benigno tuo sguardo; assicuragli continua protezione, per i meriti del beato Papa e Martire Ponziamo, che scegliesti a Pastore di tutta la Chiesa".
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1295.”










https://forum.termometropolitico.it/684246-19-novembre-2015-sant-elisabetta-d-ungheria-san-ponziano.html
https://forum.termometropolitico.it/684246-19-novembre-2015-sant-elisabetta-d-ungheria-san-ponziano-2.html
https://forum.termometropolitico.it/684246-19-novembre-2015-sant-elisabetta-d-ungheria-san-ponziano-3.html

https://forum.termometropolitico.it/272794-19-novembre-17-novembre-s-elisabetta-d-ungheria-duchessa-di-turingia-vedova.html
19 novembre (17 novembre) - S. Elisabetta d'Ungheria, duchessa di Turingia, vedova (https://forum.termometropolitico.it/272794-19-novembre-17-novembre-s-elisabetta-d-ungheria-duchessa-di-turingia-vedova.html)
(https://forum.termometropolitico.it/272794-19-novembre-17-novembre-s-elisabetta-d-ungheria-duchessa-di-turingia-vedova.html)







Luca, Sursum Corda!

Holuxar
20-11-18, 01:14
19 NOVEMBRE 2018: SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA, Duchessa di Turingia; SAN PONZIANO, PAPA E MARTIRE…



«19 NOVEMBRE SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA, Duchessa di Turingia.»
Guéranger, L'anno liturgico - Santa Elisabetta d'Ungheria, duchessa di Turingia (http://www.unavoce-ve.it/pg-19nov.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-19nov.htm

«LO STESSO GIORNO 19 NOVEMBRE SAN PONZIANO, PAPA E MARTIRE.»
Guéranger, L'anno liturgico - San Ponziano, Papa e Martire (http://www.unavoce-ve.it/pg-19nov-2.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-19nov-2.htm




Sant'Elisabetta d'Ungheria - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santelisabetta-dungheria/)
http://www.sodalitium.biz/santelisabetta-dungheria/
«19 novembre, Sant’Elisabetta d’Ungheria, Vedova (1207 – 1231).
Principessa ungherese, dopo la morte del marito Ludovico IV, Langravio di Turingia, entrò nel Terz’Ordine Francescano.
“A Marpurg, in Germania, la deposizione di santa Elisabétta Vedova, figlia di Andréa, Re d’Ungheria, del Terz’Ordine di san Francésco; la quale, assiduamente occupata in opere di pietà, illustre per miracoli passò al Signore”.
O gloriosa, e cara nostra protettrice s. Elisabetta, quanto ammirabili sono gli esempi che voi vivente sulla terra, lasciaste al mondo di rassegnazione al divin volere nelle più dure prove, a cui piacque a Dio di sottoporvi! In fresca età restaste priva dell’amato consorte; espulsa quindi villanamente dalla real casa, e da tutti i luoghi dei vostri dominii foste costretta ad andarvene raminga con quattro teneri figli, e mendicare qua e là o per voi e per essi l’alimento e l’alloggio; e per una brutale barbarie e l’uno o l’altro bene spesso negatovi vi trovaste estenuata e famelica colle piangenti creature. Eppure lungi dal menar lagni e disperazioni in mezzo a tante e sì penoso sventure, voi adoraste le superne disposizioni, rassegnata non solo, ma contenta e lieta così, che come di altrettanti favori ne ringraziavate esultante il Signore, pregandolo che si degnasse di ricolmare i vostri i amici e persecutori di tante grazio, quanto erano le ingiurie che vi facevano. Beh, fato che impariamo anche noi a sostenere pazienti e rassegnati ogni travaglio e traversia che mai piacesse al Cielo d’ inviarci, affinchè per tal guisa, scontando quaggiù lo nostre colpe, ed unendoci sempre meglio a Dio, ci sia dato di partecipare un giorno a quella somma felicità che voi godete nella celeste Patria. Così sia.»
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http://www.sodalitium.biz/indulgenze-per-i-defunti/
"INDULGENZE PER I DEFUNTI."


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)”




«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
Dedicazione della Basilica dei Ss. Pietro e Paolo Apostoli, mem. VI dom.dopo l'Epifania
https://www.youtube.com/watch?v=BCV5IrOcjEQ
Dedicazione della Basilica dei Ss. Pietro e Paolo Apostoli, mem. VI dom dopo l'Epifania (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=8ZTNndxzhdA
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
http://www.domusmarcellefebvre.it/
Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»





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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda.
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare Santa Elisabetta Vedova, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questa Santa, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, Santa Elisabetta Vedova possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.»





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“19 NOVEMBRE 2018: SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA.”
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“19 NOVEMBRE 2018: SAN PONZIANO, PAPA E MARTIRE.”
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“Il 19 novembre 498 muore Papa Anastasio II, Sommo Pontefice.”

“Il 19 novembre 1523 Clemente VII de Medici viene esaltato al Sommo Pontificato.”
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“Il 19 novembre 1970 moriva a Napoli don Dolindo Ruotolo.”
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Guéranger, L'anno liturgico - Santa Elisabetta d'Ungheria, duchessa di Turingia (http://www.unavoce-ve.it/pg-19nov.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-19nov.htm
«19 NOVEMBRE
SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA, Duchessa di Turingia.
Le famiglie dei santi.
Sebbene tutti gli eletti brillino in cielo di splendore proprio, Dio si compiace raggrupparli per famiglie, come avviene in natura per gli astri del cielo. Presiede a questo raggruppamento di costellazioni nel cielo dei santi la grazia, ma Dio pare talvolta volerci ricordare che natura e grazia lo hanno autore comune, e, invitandole ad onorarlo insieme nei suoi santi fa della santità un patrimonio augusto che, di generazione in generazione, si trasmette nei membri di una stessa famiglia della terra.
La stirpe regale di Ungheria occupa un posto di grandezza singolare fra queste stirpi benedette e il gioco delle alleanze consentì di portare a tutte le famiglie regali di Europa il prestigio di una santità conquistata da molti suoi figli.
Particolarmente illustre ed amabile è santa Elisabetta. Dopo Stefano, gli Emeric, i Ladislao, essa ci appare come armonia di grazia e di natura che rapisce, insieme con la figlia Gertrude di Turingia, la zia Edvige di Slesia, le cugine e nipoti e pronipoti Agnese di Boemia, Margherita di Ungheria, Cunegonda di Polonia ed Elisabetta del Portogallo.
Modello di virtù.
"È la gloria del suo popolo, scriveva Pio XI, la donna forte, par a quella che l'autore dei Proverbi colma di lodi e della quale si devono richiamare le splendide virtù" (Lettera di Pio XI Felix faustumque eventum del 10 maggio 1931). Dio ci presenta santa Elisabetta come un esempio perfetto di carità verso i piccoli e verso i poveri, di umiltà e di unione con Dio.
Già nell'infanzia trovava la sua delizia nel provvedere ai bisogni degli sventurati e, giunta all'età nella quale le era possibile disporre della sua fortuna, la pose a disposizione dei malati, che di persona si recava a curare nell'ospedale che aveva fondato, delle vedove e degli orfani, che visitava nei loro poveri tuguri.
Umilissima, fu la prima in Germania ad entrare nel Terz'Ordine di san Francesco e volle vivere povera, nell'esempio del serafico Padre, consentendo di essere spogliata di tutti i suoi beni, e continuò a vivere in un'umile capanna, quando i beni gli furono restituiti, per rassomigliare maggiormente a Gesù Cristo, fattosi povero per gli uomini.
Nella molteplicità delle sue opere di misericordia, e in mezzo alle molte prove, custodì l'anima sua intimamente unita a Dio per mezzo di una preghiera fervente. Meglio che a qualsiasi altro, la Liturgia può applicare a lei l'Antifona dell'Ufficio delle donne Sante: "Disprezzai i troni del mondo, per amore del mio Signore Gesù Cristo. Vedo Lui, amo Lui, ho scelto Lui e in Lui ho posto la mia fiducia".
VITA. - Figlia di Andrea II, re d'Ungheria, Elisabetta nacque nel 1207. A quattro anni andò alla corte di Turingia, ove sposò nel 1221 il langravio Luigi. Fu un matrimonio fortunato, perché il principe comprese benissimo la giovane sposa e la lasciò libera di praticare le sue devozioni e penitenze, aprendo volentieri la borsa alla sua inesauribile carità. Sposa e madre esemplare, soleva alzarsi la notte, per restare lunghe ore in orazione.Cominciarono le prove con la partenza del duca Luigi per la Crociata. Ebbe presto notizia della sua morte (1327) e poi il fratello del langravio, Enrico Raspan, fece man bassa degli stati del defunto.Cacciata dalla sua casa con quattro bambini, dei quali il più piccolo aveva appena qualche mese, senza risorsa alcuna, in pieno inverno dovette cercare un alloggio che il cognato proibiva agli abitanti di darle. Conobbe in quel tempo la miseria più nera e fu felice di ottenere per ricovero una stalla.Gli fu poi restituita la sua fortuna, ma preferì restare fra i suoi poveri e in mezzo ad essi, in una casetta di paglia e fango. Morì, il 17 novembre 1231, in età di 24 anni. Quattro anni dopo, Gregorio IX la canonizzava e il suo culto si è esteso a tutta la Chiesa.
Preghiera.
Salendo al cielo, quale insegnamento lasci alla terra, o santa Elisabetta! Chiediamo, con la Chiesa, per noi e per i nostri fratelli di fede, che le tue preghiere possano ottenere da Dio misericordioso che i nostri cuori si aprano alla luce degli insegnamenti della tua vita e disprezzino la felicità del mondo, per apprezzare solo le consolazioni celesti. Il Vangelo, in tuo onore, oggi ci ricorda: Il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto, a una perla inestimabile, che l'uomo saggio e avveduto acquista, vendendo tutto quello che possiede, per assicurarsi il tesoro o la perla. Buon affare, che tu hai apprezzato, assicura l'Epistola, e che attorno a te costituì la fortuna di tutti; dei tuoi sudditi felici, per i quali fu aiuto al corpo e sollievo all'anima: del tuo sposo, che per merito tuo sedette fra i principi che seppero cambiare una corona peritura con la corona eterna; di tutti i tuoi infine, perché per essi sei la gloria più bella e molti di essi ti seguirono così da vicino sul cammino delle rinunce che portano al ciclo. Intercedi per il tuo sventurato paese, che oggi subisce una persecuzione atroce. Dà a tutti i sacerdoti e ai fedeli la grazia di seguire l'esempio e di raccogliere i frutti del sacrificio del suo primo pastore e di restare fedeli alla fede cattolica, apostolica, romana. La tua preghiera abbia la potenza di ottenere dal cuore di Dio che i giorni della prova siano abbreviati e che l'Ungheria, liberata da tutti i suoi nemici, riveda i giorni belli della sua storia passata e inoltre che "la Germania, essa pure tanto provata, impari che solo dalla carità di Cristo si deve attendere la salvezza delle nazioni" (Lettera di Pio XI Felix faustumque eventum del 10 maggio 1931).
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1293-1295.»


Guéranger, L'anno liturgico - San Ponziano, Papa e Martire (http://www.unavoce-ve.it/pg-19nov-2.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-19nov-2.htm
«LO STESSO GIORNO
19 NOVEMBRE
SAN PONZIANO, PAPA E MARTIRE.
San Ponziano morì in Sardegna il 28 settembre 235. Era succeduto nel 230 a Papa sant'Urbano I, succeduto a sua volta a san Callisto. Il suo Pontificato era stato afflitto dal perdurare dello scisma suscitato da Ippolito cui aveva dato molta notorietà una severità morale non comune e un particolare talento di computo, d'esegesi e di dottrine liturgiche. Scatenata da Massimino la persecuzione, il Papa e i suoi avversari furono mandati in esilio nei bagni penali di Sardegna e, per i Romani, l'esilio equivaleva ad una morte civile. San Ponziano perciò si dimise da vescovo di Roma. Nelle sofferenze insieme sopportate per la fede, Ponziano e Ippolito si riconciliarono e lo scisma cessò con l'elezione di sant'Antero. San Fabiano, successore di Antero, riportò a Roma i corpi dei due martiri, che diventarono oggetto della venerazione del popolo cristiano.
Preghiera. "Il tuo gregge, o eterno Pastore, attiri il benigno tuo sguardo; assicuragli continua protezione, per i meriti del beato Papa e Martire Ponziamo, che scegliesti a Pastore di tutta la Chiesa".
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1295.»





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Ligue Saint Amédée (http://www.saintamedee.ch)
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
19 novembre : Sainte Élisabeth de Hongrie, Veuve, Tertiaire de Saint-François (1207-1231) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/19-novembre-sainte-elisabeth-de-hongrie)
“19 novembre : Sainte Élisabeth de Hongrie, Veuve, Tertiaire de Saint-François (1207-1231).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/9815/4239/9650/11_19_sainte_elisabeth.jpg


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Réquiem aetérnam dona eis, Dómine, et lux perpétua lúceat eis. Requiéscant in pace. Amen.
Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis!!!
Regina Sacratissimi Rosarii Ora Pro Nobis!!!
Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!