PDA

Visualizza Versione Completa : Discussioni su temi mariani



Augustinus
04-09-04, 22:42
Problemi attuali di mariologia

di GIUSEPPE DAMINELLI

Il ‘fenomeno’ delle Apparizioni mariane

Le Apparizioni della Madonna si presentano come un segno di Dio per il nostro tempo, una parola profetica a noi rivolta per mezzo di Maria, madre dell’umanità.

Il ‘fenomeno’ delle Apparizioni mariane è quanto mai vasto, sia in senso temporale che spaziale. Esso percorre tutte le epoche storiche della Chiesa, a cominciare dalla prima Apparizione a noi nota: quella di Maria a San Gregorio Taumaturgo (+ 270) per istruirlo intorno ai misteri della fede, secondo il racconto di San Gregorio Nisseno (cfr. PG 46, 909-913).

Una concentrazione di Apparizioni mariane si localizza nell’Europa Occidentale durante l’Ottocento e il Novecento: sono almeno le 7 Apparizioni approvate dal magistero episcopale o papale che rievocano località ormai note come Centri di fede e di pellegrinaggio: Rue du Bac a Parigi (1830), La Salette (1846), Lourdes (1858), Pontmain (1871), Fatima (1917), Beauraing (1932-1933), Banneux (1933).

Se si prendono in esame le 232 presunte Apparizioni che costellano il secolo che si è appena chiuso, il campo di riferimento si allarga smisuratamente e tocca aree culturali diverse da quella europea.

L’intensificarsi delle Apparizioni di Maria nell’età contemporanea, mentre è accettato dalla maggioranza dei credenti con semplicità, talvolta con credulità, diventa problematico per altri ambienti più critici e attenti al quadro globale della rivelazione. Molti si meravigliano di queste Apparizioni; e si chiedono: "Non potrebbe il Signore della Chiesa stesso rivelare la sua volontà?".

Alcuni teologi hanno tentato una risposta a questi interrogativi, del tipo: "Chi si meraviglia in questo modo non ha capito chi è veramente Maria. Ella è il prototipo della Chiesa, la Chiesa nella sua forma più pura, la Chiesa come dovrebbe essere o, come dovrebbe cercare d’essere. Ella è ora ‘a disposizione’ del Figlio, per mostrare ai Cristiani ciò che la Chiesa è in realtà, o dovrebbe essere" (cfr. Hans Urs von Balthasr).

Apparizioni e funzione storico-salvifica di Maria

Al riguardo, il termine "rivelazione privata" non è molto felice. Esso è giustificato se si considera che, oltre alla Parola di Dio del Nuovo Testamento, non c’è da aspettarsi per il mondo nessuna rivelazione del Dio Uno e Trino. Ma l’abbiamo compresa nella sua profondità e pienezza? Non abbiamo bisogno sempre di nuove spiegazioni per capire ciò che in essa è contenuto in profondità di grazia, ma anche in richiesta di grazia? In che misura ne siamo assorbiti?

Il Cristianesimo, come il Giudaismo, è la religione della Parola. Nelle teofanie la manifestazione sensibile è al servizio della Parola. L’importante non è il fatto di vedere la divinità, ma quello di ascoltare la sua Parola... Questo prevalere dell’ascoltare sul vedere è uno dei caratteri essenziali della rivelazione biblica.

Il Nuovo Testamento insiste su questo principio: siamo nel regime dell’ascolto della Parola e non della visione: "Beati piuttosto quelli che ascoltano la Parola e la mettono in pratica" (Lc 11, 28). "Beati quelli che pur non vedendo, crederanno" (Gv 20, 29).

Le Apparizioni si spiegano a motivo della triplice base della funzione storico-salvifica cui Dio ha chiamato Maria, della spiritualità di servizio che la caratterizza, del nostro bisogno permanente di esegesi vitale della Parola da parte di Colei che personifica la "Chiesa immacolata".

Non è solo il passato a spiegare i segni di una più assidua presenza di Maria nel nostro tempo. Le mariafanie illuminano il passato, in quanto attualizzano il Vangelo e ne mettono in rilievo alcuni dati importanti. In ognuna di esse Maria non appare un assoluto, né esprime una maternità captativa: al contrario, richiama alle esigenze evangeliche [preghiera-penitenza], suscita il senso della solidarietà umana ["…non c’è chi preghi e si sacrifichi per loro"], conduce ai Sacramenti ["…voglio una Cappella"].

Sollecitudine materna di Maria verso il mondo

Le Apparizioni mariane non vogliono né possono sostituire i lineamenti biblici di Maria: la fondamentale "mariafania" è contenuta negli scritti del Nuovo Testamento; tuttavia, le Apparizioni sono interventi che manifestano la sollecitudine materna di Maria verso il mondo. Non è un personaggio del tempo passato, ma una persona viva che si interessa dei suoi figli e li guida verso il Cristo. Non un esempio da copiare, ma una presenza; o meglio, un esempio dinamico che aiuta nella concretizzazione della risposta cristiana.

Anzi, alla luce biblica dei corpi risorti (1Cor 15, 40-49), le Apparizioni di Maria sono incontri con la sua persona pneumatizzata, con il suo corpo glorificato, che pur appartenendo ad una dimensione extra-spazio-temporale realizza in modo misterioso ma profondo una comunione personale con il Veggente e, tramite questi, con i suoi figli ancora peregrinanti.

Poiché il messaggio della Vergine ai suoi diversi Veggenti comporta generalmente una proiezione sul futuro con toni apocalittici, le Apparizioni non possono comprendersi fuori dalla prospettiva dell’avvenire della Chiesa e del mondo.

I ripetuti inviti alla conversione, come prerequisito per la pace nel mondo o per il trionfo del Cuore immacolato di Maria [ vedi Fatima], indicano nella Vergine la ‘donna’ dell’Apocalisse (cfr. 12, 1) che scende in lizza nella Chiesa contro il ‘drago’, simbolo delle forze attuali disgregatrici della società e del cosmo. Così Maria diviene l’estremo tentativo intriso di maternità che Dio compie per provocare il ritorno al Vangelo della salvezza, impedire il folle cataclisma e ispirare fiducia nelle sue promesse.

La presenza carismatica di Maria nel nostro tempo non dipende dagli studi mariologici, ma dal libero disegno di Dio, che si manifesta in modo "femminile e materno" per unificare il mondo in Cristo mediante il richiamo irresistibile della Madre.

Il Signore, con il suo Spirito di verità e di comunione, può liberare noi e la Chiesa dalla vana credulità che corre verso i "segni e prodigi", dimenticando lo statuto di fede adulta richiesta dal Vangelo. E nello stesso tempo, egli ci preserva dalla fredda chiusura agli interventi di Dio nella storia mediante Maria, che mirano a convertire i cuori, sostenere la speranza, preparare la Chiesa agli impegni futuri.

Dobbiamo infatti convincerci che l’armonia del piano divino richiede la presenza di Maria in tutti gli avventi del Cristo sul mondo. "Pertanto – afferma la Redemptoris Mater – la Chiesa, in tutta la sua vita, mantiene con la Madre di Dio un legame che abbraccia nel mistero salvifico il passato, il presente e il futuro..." (RM 47).

Ogni Apparizione mariana, che si presenta con i caratteri dell’autenticità, non fa che esprimere e rafforzare tale intimo legame e permettere alla Vergine di meglio esercitare la sua missione a favore dell’umanità: "Maria, l’eccelsa figlia di Sion, aiuta tutti i suoi figli - dovunque e comunque essi vivano - a trovare in Cristo la via verso la casa del Padre" (RM 47).

Giuseppe Daminelli

Fonte: Madre di Dio n. 8-9/2004 (http://www.stpauls.it/madre/0408md/0408md08.htm)

Augustinus
19-12-04, 10:09
Il demonio, che non sopporta di essere stato sconfitto dalla sempre Vergine Maria, e di avere la testa definitivamente schiacciata dall'Immacolata, spinge i propri satelliti a negare i singolari privilegi e le singolari funzioni della Madre di Dio. E trova come suoi alleati non solo i nemici esterni della Chiesa, ma anche, al suo interno, i cosiddetti "devoti scrupolosi", come li chiamava San Luigi di Montfort:

"I devoti scrupolosi sono persone che temono di disonorare il Figlio onorando la Madre; di abbassare l'uno innalzando l'altra. Non sanno tollerare che si diano alla Vergine le lodi giustissime datele dai santi Padri. Ve dono a malincuore che davanti ad un altare della Vergine santa stiano inginocchiate più persone che davanti al SS. Sacramento, come se le due cose fossero incompatibili e come se coloro che pregano la Vergine santa non pregassero Gesù Cristo per mezzo di lei! Non vogliono che si parli tanto spesso di Maria né che tanto spesso a lei si ricorra. Ecco alcuni detti a loro familiari: «A che pro tanti rosari, tante confraternite e devozioni esterne in onore del la Vergine santa? Quanta ignoranza in tali pratiche! È mettere in ridicolo la nostra religione. Parlateci piuttosto di coloro che sono devoti di Gesù Cristo (pronunciano spesso questo nome senza scoprirsi il capo: lo dico così tra parentesi!). Bisogna ricorrere a Gesù Cristo: egli è il nostro unico Mediatore. Si deve predicare Gesù Cristo: questa sì che è cosa seria!».
Ciò che costoro vanno dicendo è vero in un certo senso. Rispetto, però, all'applicazione che essi ne fanno, per ostacolare la devozione a Maria, è molto pericoloso ed è una sottile insidia del maligno nascosta sotto il pretesto di un bene maggiore, perché mai si onora di più Gesù Cristo, come quando si onora di più la Vergine santa. Infatti, si onora lei per onorare più perfettamente Gesù Cristo, e ci si rivolge a lei come alla via che conduce al traguardo verso cui tendiamo: Gesù Cristo" (Trattato della vera devozione a Maria, n. 94).

Il titolo contro cui - sia gli eretici sia i moderni devoti scrupolosi - si scagliano più furibondi è proprio quello di "mediatrice universale della grazia", tanto questo riconoscimento onora la Madre di Dio e spinge gli uomini ad esserne devotissimi. E i guai maggiori cominciano quando i devoti scrupolosi giocano a fare i teologi.

Per vedere come e quanto questo titolo sua usato dal magistero, basta che digiti la parola "mediatrice" nel motore di ricerca del seguente URL (http://www.totustuus.biz/users/magistero/), oppure nel box in alto a sinistra del nostro portale (http://www.totustuus.net/), e troverai come tanti pontefici usino questo termine.

Ma allora, se il titolo "Mediatrice di grazia" è più che lecito ed è usato prima, durante e dopo il Concilio Vaticano II, quali sono gli argomenti dei moderni devoti scrupolosi per opporvisi?

Il falso argomento, usato a mo' di ritornello, suona in questi termini: "Il concilio non ha definito la mediazione universale e non ha trattato ex-professo la questione, quindi le cose sono cambiate e il termine mediatrice non si deve più usare, sia per motivi ecumenici sia per [presunte] nuove prospettive teologiche".
Addirittura, nel Dizionario di Mariologia (ed. Paoline, 1986, p 924), S. Meo ha scritto che il Concilio ha "omesso" il termine!

Riporto subito il testo conciliare:
"Nella sua materna carità [Maria SS.] si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata. Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice. Questo però va inteso in modo, che nulla detragga o aggiunga alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico mediatore. (Lumen Gentium, 62)

L'affermazione "Il concilio non ha definito, quindi il termine non si può usare", è un sofisma".
È corretto invece affermare: "Il Concilio non ha definito, quindi vediamo cosa dice il magistero pre-conciliare (base di partenza vincolante per tutti) e quello post-conciliare (sviluppo del dibattito dopo le difficoltà sollevate)".

E adesso entriamo in "medias res": articolerò questa risposta nel seguente modo:

1 - Cosa significa "mediatrice"
1.1 - Significato del termine
2.2 - Pertinenza della sua attribuzione a Maria

2 - Maria SS. Mediatrice nella tradizione pre-conciliare
2.1 - La plurisecolare fede della Chiesa circa "Maria mediatrice"
2.2 - Implicazioni teologiche del termine "mediatrice"

3 - Maria SS. Mediatrice nel testo conciliare

4 - Maria SS. Mediatrice nel magistero post-conciliare.

5 - Maria SS. Mediatrice e il dialogo ecumenico.

<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<-

1 - Cosa significa "mediatrice"

1.1. - Significato del termine.
Secondo San Tommaso (S.Th III, 26, 2), per avere un "mediatore" si richiedono due condizioni:
1) Che sia in mezzo a due estremi e
2) che congiunga due estremi.
Ciò avviene in modo perfetto con Gesù Cristo, e, pur in modo subordinato, ma non di meno verissimo, anche con la Vergine Maria: come creature infatti Ella dista da Dio e si avvicina all'uomo e come Madre di Dio, Immacolata, dista dall'uomo e si avvicina a Dio. Nessun testo poi quanto quello conciliare esprime così bene come Maria congiunge i due estremi:
"Ora la funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce questa unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia.
Poiché ogni salutare influsso della Beata Vergine verso gli uomini non nasce da vera necessità, ma dal beneplacito di Dio, e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia; *non impedisce minimamente l'unione immediata dei credenti con Cristo, anzi la facilita*".
NB: La parola latina tradotta con "facilita" è "fovet", che significa riscaldare, fomentare, quindi più che "facilitare" (che sarebbe perfetto se il testo originale fossa "favet" e non "fovet"; la miglior traduzione ci sembra quella spagnola che rende "fovet" con "fomienta".

1.2 - Pertinenza della sua attribuzione a Maria
Se dunque essere "mediatori" significa "essere in mezzo e congiungere gli stremi, Maria è sicuramente "mediatrice", nel senso espresso dal Concilio, che pur non è in contrasto con nessun testo magisteriale precedente.

2 - Maria SS. Mediatrice nella tradizione pre-conciliare

2.1 - La plurisecolare fede della Chiesa circa "Maria mediatrice"
Un bel riassunto dello status quaestionis ci è offeo da P. G. Roschini: "Il titolo di «Mediatrice» è stato usato: 1) da alcuni Padri della Chiesa per lo meno fin dal secolo VII; 2) da innumerevoli Dottori e scrittori ecclesiastici; 3) dai Romani Pontefici in documenti diretti a tutta la Chiesa; così, per es., Pio IX nella Bolla «Ineffabilis Deus», Leone XIII neW'Enciclica «Fidentem», S. Pio X, nell'Enciclica «Ad diem illum», e Pio XI nell'Enciclica «Miserentissimus Redemptor» e «Charitate Christi compulsi».
Benedetto XV, nel 1921, istituiva la «festa della B. Maria Vergine Mediatrice di tutte le grazie», festa che è celebrata - si può dire - in quasi tutta la Chiesa latina; 4) sono stati eretti vari templi dedicati a Maria Mediatrice; 5) 450 Vescovi di varie parti dell'orbe cattolico, fecero voti per la definizione dogmatica della «Mediazione universale» di Maria SS.; e una cinquantina di Vescovi han chiesto una tale definizione al Concilio Vaticano II. Il Petavio stesso - il Padre della Teologia positiva - non ha esitato a scrivere che tutto il mondo appella Maria col titolo di «Mediatrice»: «Hoc vocabulo [Mediatrix] eam [Mariam] per totum orbem terrarum ora compellant » (PETAVIUS, Dogmata theologica. De Incarnatione, 14, 9, 1). Non era perciò impresa facile mettere da parte il titolo durante il Concilio. E non vi fu messo". (Maria Santissima nella storia della Salvezza, Isola del Liri: Pisani, 1962, vol II, p. 112).

2.2 - Implicazioni teologiche del termine "mediatrice"
Ma cosa significa "mediatrice", in termini teologici più formali?
San Pio X fece il punto sulla dottrina acquisita come appartenete al deposito della fede e quindi vincolante (ancor oggi) per tutti, nella sua enciclica "Ad diem illum laetissimum", del 2/2/1904.
Il santo Pontefice afferma chiaramente due verità comprese nella mediazione mariana:
A) Maria è «socia» di Cristo Mediatore nell'operare la Redenzione
B) Maria è «socia» di Cristo Mediatore nell'applicare la Redenzione

Ascoltiamo le parole del Papa:
"La conseguenza di questa comunione di sèntimenti e di sofferenze fra Maria e Gesù è che Maria "divenne legittimamente degna di riparare l¹umana rovina" e perciò di dispensare tutti i tesori che Gesù procurò a noi con la Sua morte e il Suo sangue. Certo, solo Gesù Cristo ha il diritto proprio e particolare di dispensare quei tesori che sono il frutto esclusivo della Sua morte, essendo egli per Sua natura il mediatore fra Dio e gli uomini.
Tuttavia, per quella comunione di dolori e d¹angoscie, già menzionata tra la Madre e il Figlio, è stato concesso all¹Augusta Vergine di essere "presso il Suo unico Figlio la potentissima mediatrice e conciliatrice del mondo intiero" (Pio IX, Ineffabilis Deus). La fonte è dunque Gesù Cristo e "noi tutti abbiamo derivato qualcosa dalla Sua pienezza; da Lui tutto il corpo reso compatto in tutte le giunture dalla comunicazione prende gli incrementi propri del corpo ed è edificato nella carità". Ma Maria, come osserva giustamente San Bernardo, è l¹"acquedotto", o anche quella parte per cui il capo si congiunge col corpo e gli trasmette forza e efficacia; in una parola, il collo. Dice San Bernardino da Siena : "Ella è il collo del nostro capo, per mezzo del quale esso comunica al suo corpo mistico tutti i doni spirituali". È dunque evidente che noi non dobbiamo attribuire alla Madre di Dio una virtù produttrice di grazie: quella virtù che è solo di Dio.
Tuttavia, poiché Maria supera tutti nella santità e nell¹unione con Gesù Cristo ed è stata associata da Gesù Cristo nell¹opera di redenzione, Ella ci procura de congruo, come dicono i teologi, ciò che Gesù Cristo ci ha procurato de condigno ed è la suprema dispensatrice di grazie. Gesù "siede alla destra della Maestà Divina nell¹altezza dei Cieli"; Maria siede regina alla destra di Suo Figlio, "rifugio cosi sicuro e ausilio cosi fedele in tutti i pericoli, che non si deve temere nulla né disperare sotto la sua guida, i suoi auspici, la sua protezione e la sua benevolenza".
Dati questi principi, e per tornare al Nostro proposito, chi non riconoscerà che giustamente Noi abbiamo affermato che Maria, assidua compagna di Gesù dalla casa di Nazareth fino al luogo del Calvario, iniziata più di chiunque altro ai segreti del suo cuore, dispensatrice per diritto di madre dei tesori dei suoi meriti, è per tutte queste cause l¹aiuto più sicuro ed efficace per arrivare alla conoscenza e all¹amore di Gesù Cristo? Una prova troppo evidente ce ne dànno, ahimè, con la loro condotta, quegli uomini che, sedotti dagli artifici del demonio o ingannati da false dottrine, credono di poter fare a meno del soccorso della Vergine. Disgraziati che trascurano Maria col pretesto di rendere onore a Gesù! Non sanno che non si può "trovare il Figlio se non con sua Madre".

Notiamo che il primato di Cristo tanto raccomandato dal Concilio, e la subordinazione di Maria a Gesù Cristo ("solo Gesù Cristo ha il diritto proprio e particolare di dispensare quei tesori che sono il frutto esclusivo della Sua morte, essendo egli per Sua natura il mediatore fra Dio e gli uomini") non sono misconosciuti prima del testo conciliare, anzi, sono vigorosamente affermati. Inoltre, come si rileva dalle ultime frasi del testo pontificio riportato, i "devoti scrupolosi" ("Disgraziati che trascurano Maria col pretesto di rendere onore a Gesù") esistevano anche ai tempi di San Pio X!

3 - Maria SS. Mediatrice nel testo conciliare

Da un lato viene riaffermato il termine "mediatrice", dall'altro viene affermata e sviluppata la categoria di Maternità Spirituale di Maria nell'ordine della grazia. E la proclamazione di Maria come "Madre della Chiesa", fatta da Paolo VI, non è altro che il più bel frutto del testo conciliare.
"Madre della Chiesa" implica necessariamente l'opera della mediazione, sia per quanto riguarda la partecipazione singolare di Maria alla Passione di Cristo (le "doglie del parto" della Donna vestita di Sole; cf Ap 12, 1-2), sia per quanto riguarda l'applicazione dei frutti della Passione (la generazione a figli di Dio).
Infatti una madre coopera realmente alla trasmissione della vita (Dio infonde l'anima, ma la madre "procrea" il "suo" figlio).
La generazione dei figli di Dio avviene dunque con la cooperazione - e quindi con la mediazione - di Maria SS.
Il fatto che Maria sia madre della Chiesa, e non solo di qualche credente, implica la mediazione "universale" da parte della Vergine, Universale perché svolta in favore di tutti.
Universale perché ha come oggetto l'infusione della grazia santificante e la generazione dei Figli di Dio; se si possono "distinguere" le grazie attuali dalla grazia santificante, chi oserà dividere "realmente" le varie specie di grazia? E sarebbe stano che Dio si servisse di Maria solo per la grazia santificante e volesse dare "da solo" le grazie attuali.
Maria è dunque mediatrice di "tutte le grazie" perché è mediatrice di "tutta la grazia", la grazia dell'adozione a figli, "la grazia con tutti i doni che l'accompagnano" (Concilio di trento, decreto "De Iustificatione", 13-1-1547)!
Lo sviluppo conciliare della maternità spirituale di Maria nei confronti della Chiesa depone a favore della mediazione universale della Vergine, forse più di una affermazione formale nei termini del passato Magistero.

4 - Maria SS. Mediatrice nel magistero post-conciliare.

Nell'enciclica "Redemptoris Mater" di Giovanni Paolo II, ricompare il termine mediatrice: la sua mediazione viene prima indicata come di intercessione (Maria che prega per noi, § 21), poi come "mediazione materna" (§ 40).
Viene ribadito dunque, con un reale progresso teologico, che il fatto che Maria sia mediatrice è compreso nel suo essere Madre di tutti gli uomini.

Redemptoris Mater, 21
"A Cana di Galilea viene mostrato solo un aspetto concreto dell'indigenza umana, apparentemente piccolo e di poca importanza («Non hanno più vino»).
Ma esso ha un valore simbolico: quell'andare incontro ai bisogni dell'uomo significa, al tempo stesso, introdurli nel raggio della missione messianica e della potenza salvifica di Cristo. Si ha dunque una mediazione: Maria si pone tra suo Figlio e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze e sofferenze. Si pone «in mezzo», cioè fa da mediatrice non come una estranea, ma nella sua posizione di madre, consapevole che come tale può - anzi «ha il diritto» - di far presente al Figlio i bisogni degli uomini. La sua mediazione, dunque, ha un carattere di intercessione: Maria «intercede» per gli uomini".

Redemptoris Mater, 40
"Con la morte redentrice del suo Figlio, la materna mediazione della serva del Signore ha raggiunto una dimensione universale, perché l¹opera della redenzione comprende tutti gli uomini. Così si manifesta in modo singolare l¹efficacia dell¹unica e universale mediazione di Cristo "fra Dio e gli uomini". La cooperazione di Maria partecipa, nel suo carattere subordinato, all'universalità della mediazione del Redentore, unico mediatore. Ciò indica chiaramente il Concilio..."

5 - Maria SS. Mediatrice e il dialogo ecumenico.

Qualcuno potrebbe obiettare che sarebbe meglio non usare il termine "mediatrice" per agevolare il dialogo ecumenico con gli evangelici.
Vale ancor oggi la risposta che ormai quarant'anni fa diede il Card. Journet a coloro che avevano mal digerito la presenza del termine nel testo conciliare: l'omissione della parola "mediatrice" non sarebbe servita ad altro che "a mantenere anziché dissipare l'equivoco" esistente tra cattolici e protestanti: e perciò si sarebbe avuto un "ecumenismo mal compreso" (cf Ch. Journet, «De la Viege Marie et de la Collegialité», Nova et Vetera (1965,2), p. 109).

In Jesu et Maria
Sac. Alfredo M. Morselli

Fonte: Totus Tuus (http://www.totustuus.net/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=2760)

Caterina63
18-10-05, 23:55
In che senso possiamo parlare di
Maria Corredentrice
dal sito:

http://www.stpauls.it/madre/0404md/0404md08.htm

Tentiamo di riassumere, sia storicamente che concettualmente, la complessa vicenda del titolo mariano di "Corredentrice" riferito alla Madre di Dio.

L'insieme dei dogmi sulla Vergine Maria, il suo immacolato concepimento e l’esenzione dal peccato, la sua maternità divina, la sua verginità perpetua e la sua assunzione corporale, possono essere nuovamente oggetto della sistemazione teologica; si può porli in confronto con altre categorie della dottrina della fede e tentare di esprimere il loro rapporto con tali categorie.

In questo lavoro teologico sta un autentico sforzo per una più profonda intelligenza della fede, per progredire nella conoscenza della verità. D’altra parte, da questo lavoro derivano tuttavia tesi che non hanno propriamente la natura di dogmi. Sono sistemazioni più o meno riuscite all’interno dei concetti della fede, non genuini misteri; conseguenze, non fondamenti del pensiero della fede.

Perciò tali tesi, anche nel caso in cui asseriscono verità indiscutibili, non formano materia adatta per definizioni dogmatiche; devono appartenere al patrimonio della teologia e non devono diventare princìpi del patrimonio della fede, poiché la loro provenienza immediata sta nel sistema dei nostri concetti, più che in semplici posizioni da parte di Dio.




Maria e la Redenzione

Le sistemazioni teologiche nella dottrina mariana si sono sviluppate negli ultimi decenni soprattutto in due diverse direzioni. Si è cercato di ordinare la dottrina mariana o in rapporto con l’idea della Redenzione o in rapporto con l’idea della Chiesa.

Dal momento che queste due idee hanno tra loro stretti rapporti, ne deriva anche la varietà dei punti di incontro dei due tentativi di sistemazione. Qui, si deve esaminare come si possa esprimere in modo concettualmente esatto il rapporto di Maria con la Redenzione. Il termine circa il quale si cristallizza il problema è quello di "Corredentrice".

Circa questo argomento R. Laurentin ha elaborato un’indagine precisa ed esauriente. Ne risulta che dal secolo X in poi Maria è stata occasionalmente chiamata Redemptrix, ma unicamente nel senso di "madre del Redentore", che corrisponde press’a poco all’espressione di Ireneo "causa della nostra salvezza". Quando poi, nel secolo XII, con Bernardo di Chiaravalle fu attribuita a Maria una sua propria cooperazione ai piedi della Croce, si dovette evitare il titolo di "Redentrice", poiché esso in tale contesto s’era fatto troppo vicino all’opera redentrice di Cristo, unica in senso assoluto.

Si tenta di collocare accanto alla Passione di Cristo la "compassione" di Maria, finché in un inno anonimo proveniente da Salisburgo nel secolo XV, si deduce immediatamente dalla "com-passio" il titolo di "Corredentrice".

L’idea ‘più forte’ chiamò l’espressione più debole, poiché essa altrimenti non sarebbe stata accettabile secondo la fede; il titolo di Redentrice prevale però ancora fino nel secolo XVII; viene superato nel secolo XVIII da Corredentrice, e scompare soltanto nel secolo XIX. Contemporaneamente si sviluppa la tematica di questo concetto di Corredentrice.




All’inizio del secolo XVII, il gesuita Chinino de Salazar tratta per la prima volta espressamente il problema teologico della cooperazione diretta di Maria all’opera della Redenzione. Il titolo trova però i suoi oppositori come l’autore dei "Monita salutaria B.V. Mariae ad cultores suos indiscretos"

Anche Scheeben, che non si può accusare di minimalismo nella mariologia, vede nell’espressione più inconvenienti che pregi, e la definisce ‘guercia’ e ‘irritante’.

All’inizio del secolo XX, con il cinquantenario della definizione dell’Immacolata Concezione, s’accende una nuova discussione. "Il titolo di ‘Corredentrice’ diventa ciò che non era mai stato: il centro della discussione circa la partecipazione di Maria all’opera della Redenzione". Da questo momento la discussione si protrae fin ai nostri giorni.

Il problema speculativo viene posto in questo modo. Si distingue tra "Redenzione oggettiva" – cioè, "il prezzo del riscatto" che Cristo ha reso al Padre mediante la sua morte come soddisfazione e merito, in quanto causa sovrabbondante per la redenzione di tutti –, e "Redenzione soggettiva" – cioè, l’applicazione della Grazia di Redenzione guadagnata oggettivamente da Cristo al singolo uomo per la sua redenzione effettiva –.

I teologi più riservati attribuiscono a Maria, all’interno di questo schema, solo una cooperazione alla "Redenzione soggettiva" di tutti, mentre la sua cooperazione alla "Redenzione oggettiva" sarebbe stata indiretta, in quanto madre del Redentore. La corrente opposta sostiene l’opinione che Maria mediante la sua "com-passione" ai piedi della Croce, in dipendenza da Cristo ma insieme con lui, ha cooperato a meritare il prezzo stesso della Redenzione, la "Redenzione oggettiva".

Questa seconda è l’opinione della maggior parte dei mariologi che si dedicano in modo particolare a questo tema. Essa può poggiarsi ad un’espressione di San Pio X, secondo la quale Maria "merita de congruo ciò che Cristo ci ha meritato de condigno". Il contesto di questo passo sembra, però, veramente riferirsi inequivocabilmente alla "Redenzione soggettiva", alla mediazione della Grazia.

La parola del Papa è stata nel frattempo superata di molto dalla tesi secondo la quale il merito di Maria quale "Corredentrice" sarebbe un merito ‘de condigno’, ciò che significa di piena parità, non solo per benevola considerazione.

Il fondamento per questo è visto nella maternità divina di Maria che la rende secondo alcuni autori "Capo subordinato" del Corpo di Cristo, per cui si potrebbe parlare anche per lei di una certa ‘grazia capitale’.




Accogliere la Redenzione per tutti gli uomini

Con tali espressioni, però, si è raggiunto il punto in cui le asserzioni dei teologi cessano di avere un significato.

Il concetto di Capo, di grazia capitale, è coniato per esprimere l’unicità di Cristo rispetto a tutti i redenti. Perde il suo significato se viene applicato, pur con una modifica, a qualcuno che non è Cristo.

La stessa osservazione vale per il "merito adeguato": il concetto è quasi foggiato apposta in vista della persona divina di Cristo, in quanto è in questione la "Redenzione oggettiva". Non si lascia separare da lui.

Altri Autori sottolineano l’importanza della cooperazione di Maria alla Redenzione nel suo accoglimento della Redenzione per tutti, cioè nella "corredenzione ricettiva". Con ciò è abbandonata la categoria della questione del merito ed è evitata una inopportuna assimilazione del ruolo di Maria a quello di Cristo.

Rimane ancora aperta la questione se la distinzione in "Redenzione oggettiva" e "soggettiva" sia qui conveniente. Essa presuppone l’idea che mediante l’opera della Redenzione sia stata costituita una ‘provvigione’ concreta di Grazia che in un secondo tempo raggiungerebbe il singolo. Ma se si intende come "Redenzione oggettiva" il Signore stesso innalzato sulla Croce e nella Risurrezione – al quale il singolo deve partecipare mediante la fede e i Sacramenti –, allora la distinzione riceve un altro contenuto.

Così, per lo meno, non ha più significato parlare di una "cooperazione umana all’opera della Redenzione oggettiva", perché sotto questa è da intendere l’esistenza di Cristo come Capo divinizzante del suo Corpo, esistenza la quale esperimenta certo i suoi vari vertici attuali, come la morte in Croce e la Risurrezione.

D’altra parte, è una legge della Redenzione che l’inserimento nel Redentore Cristo si attui con la cooperazione umana, frutto della Grazia, e invero tanto soggettivamente, attraverso l’uomo redento qui e ora, quanto anche oggettivamente da un membro per le altre membra (cfr. Col. 1,24).

La qualità di Cristo come Redentore in quanto essere e agire, è propria solo a lui, e qualsiasi altra ipotesi non ha significato. Ma alla Redenzione in quanto insieme dei due poli appartiene anche la cooperazione dei redenti. Ogni "qualità di cor-redentore" deve quindi ascriversi a priori a questa categoria: è una qualità ‘ecclesiale’ di cor-redentore, in cui Cristo delega quasi la sua pienezza alle sue membra per le ulteriori membra.

Giuseppe Daminelli

Caterina63
19-10-05, 00:01
Istituzione della festa di Maria aiuto dei cristiani
24 maggio

Dall’opera di San Giovanni Bosco "Meraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di MARIA AUSILIATRICE":

Il modo meraviglioso con cui Pio VII fu liberato dalla sua prigionia [il Papa fu arrestato da Napoleone I, ndr] è il grande avvenimento che ha dato occasione alla istituzione della festa di Maria aiuto dei cristiani. (…)

Considerando egli [Pio VII] adunque come in ogni tempo la santa Vergine fu sempre proclamata aiuto dei cristiani, appoggiato a quanto S. Pio V aveva fatto dopo la vittoria di Lepanto ordinando d’inserire nelle Litanie Lauretane le parole: Auxilium Christianorum ora pro nobis; spiegando e dilatando ognor più quanto aveva decretato il Pontefice Innocenzo XI quando istituì la festa del nome di Maria, Pio VII per rendere perpetua la memoria della prodigiosa liberazione sua, dei Cardinali, dei Vescovi e della libertà ridonata alla Chiesa, e perché ne esistesse perpetuo monumento fra tutti i popoli Cristiani instituì la festa di Maria Auxilium Christianorum da celebrarsi ogni anno al giorno 24 maggio. Fu scelto quel giorno perché appunto in esso l’anno 1814 Egli era stato fatto libero e poté ritornare a Roma fra i più vivi applausi dei Romani. (…)

L’anno 1817 era compiuto un dipinto che doveva essere collocato in Roma nella chiesa di s. Maria in Monticelli diretta dai Sacerdoti della dottrina cristiana. All’11 maggio quel dipinto fu portato al Pontefice in Vaticano affinché lo benedicesse, e gli imponesse un titolo. Appena egli vide la devota immagine, provò sì grande emozione di cuore, che senza prevenzione alcuna, proruppe all’istante nel magnifico preconio: Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis. A queste voci del Santo Padre fecero eco i Figli devoti di Maria e nel primo scoprimento di quello (14 dello stesso mese) vi fu un vero trasporto di popolo, di gioia e di devozione. Le offerte, i voti e le fervorose preghiere hanno continuato fino al giorno presente.

Così che si può dire che quella immagine è continuamente circondata dai devoti che domandano ed ottengono grazie per intercessione di Maria aiuto dei cristiani. (op. cit., Cap. XIII, pag. 89- 95, Torino, Tip. dell’Oratorio di S. Franc. de Sales, 1868).