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Visualizza Versione Completa : Software e brevetti, si scatenano le lobby



Creso
29-11-03, 21:31
Rinviata a settembre 2004 la votazione sulla direttiva europea che non piace alle grandi aziende: il Parlamento ha accolto alcune obiezioni mosse dalla comunità open source

La discussione sulla brevettabilità dei software nell'Unione europea (Ue) è destinata a continuare ancora a lungo. Ieri il Consiglio europeo della Competitività ha deciso di rinviare a settembre 2004 il voto per l'adozione della direttiva riguardante la brevettabilità dei software, approvata di recente dal Parlamento europeo (Pe).
Nel consiglio l'Italia era rappresentata dal ministro per le Politiche Comunitarie Rocco Buttiglione, dal ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano e dal ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Letizia Moratti.
Lo scorso 24 settembre il Pe ha approvato una proposta di direttiva della Commissione europea sulla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici. La proposta originaria, di cui è stata relatrice la parlamentare laburista britannica Arlene McCarthy, ha subito però modifiche rilevanti attraverso l'approvazione di ben 124 emendamenti.

Strasburgo ha confermato la possibilità di brevettare in Europa le invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici, ma al contrario di quanto avviene negli Stati Uniti ha escluso la brevettabilità del software in quanto tale e delle invenzioni relative a metodi matematici o metodi per attività commerciali, come il discusso '1 click shopping' di Amazon.com.

La direttiva si propone di mettere ordine nella legislazione brevettuale europea, basata sulla Convenzione europea sui brevetti di Monaco del 1973, che considera il software un'opera dell'ingegno e in quanto tale ne esclude la brevettabilità. La convenzione è tutt'ora in vigore, ma a partire dagli anni Novanta l'Ufficio Brevetti Europei ha cominciato a rilasciare brevetti software adeguandosi al suo ufficio omologo negli Stati Uniti.

Con i suoi emendamenti il Pe ha accolto le obiezioni mosse nei mesi scorsi alla proposta di direttiva da parte di programmatori, accademici e gruppi politici vicini alla comunità open source, secondo i quali la brevettabilità del software non incoraggia l'innovazione, ma mette a rischio la libertà di creazione dei programmi e la sopravvivenza di sviluppatori indipendenti e piccole e medie imprese informatiche.
Queste, infatti, verrebbero schiacciate dalle migliaia di brevetti software già ottenuti dalle multinazionali negli Stati Uniti e in Giappone, spesso su idee banali alla base dell'informatica.

Il provvedimento licenziato dal Pe ha scontentato proprio le grandi aziende Ict europee, tra i principali sostenitori della proposta originaria della Commissione e protagoniste in queste ultime settimane di una forte azione di lobbying a Bruxelles.

Lo si può dedurre dalla lettera inviata lo scorso 7 novembre dai dirigenti di cinque grandi gruppi (Alcatel, Nokia, Siemens, Philips ed Ericsson) al ministro Buttiglione e all'Ue, riferisce il Wall Street Journal. I dirigenti stroncano la legge, che secondo loro «impedisce un'effettiva protezione brevettuale per molti e forse, nel caso delle telecomunicazioni e dell'elettronica di consumo, la maggior parte dei nostri investimenti in ricerca e sviluppo».

I cinque dirigenti hanno fatto notare che le loro compagnie investono ogni anno in ricerca 15 miliardi di euro, e minacciano di spostare queste risorse fuori dall'Europa: «la conseguenza», si legge nella lettera, «sarà una riduzione dell'innovazione relativa al software nel Vecchio Continente».