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Augustinus
28-12-03, 10:20
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/dettaglio/22150):

Santi Innocenti Martiri

28 dicembre - Festa

sec. I

Gli innocenti che rendono testimonianza a Cristo non con le Parole, ma con il sangue, ci ricordano che il martirio è dono gratuito del Signore. Le vittime immolate dalla ferocia di Erode appartengono, insieme a santo Stefano e all'evangelista Giovanni, al corteo del re messiniaco e ricordano l'eminente dignità dei bambini nella Chiesa. (Mess. Rom.)

Patronato: Bambini

Emblema: Palma

Martirologio Romano: Festa dei santi Innocenti martiri, i bambini che a Betlemme di Giuda furono uccisi dall’empio re Erode, perché insieme ad essi morisse il bambino Gesù che i Magi avevano adorato, onorati come martiri fin dai primi secoli e primizia di tutti coloro che avrebbero versato il loro sangue per Dio e per l’Agnello.

Martirologio tradizionale (28 dicembre): A Betlemme di Giuda il natale dei santi Innocenti Martiri, i quali furono per Cristo uccisi dal Re Erode.

La Chiesa onora come martiri questo coro di fanciulli ("infantes" o "innocentes"), vittime ignare del sospettoso e sanguinario re Erode, strappati dalle braccia materne in tenerissima età per scrivere col loro sangue la prima pagina dell'albo d'oro dei martiri cristiani e meritare la gloria eterna secondo la promessa di Gesù: " Colui che avrà perduto la sua vita per causa mia la ritroverà". Per essi la liturgia ripete oggi le parole del poeta Prudenzio: "Salute, o fiori dei martiri, che sulle soglie del mattino siete stati diverti dal persecutore di Gesù, come un turbine furioso tronca le rose appena sbocciate. Voi foste le prime vittime, il tenero gregge immolato, e sullo stesso altare avete ricevuto la palma e la corona".
L'episodio è narrato soltanto dall'evangelista Matteo, che si indirizzava principalmente a lettori ebrei e pertanto intendeva dimostrare la messianicità di Gesù, nel quale si erano avverate le antiche profezie: "Allora Erode, vedendosi deluso dai magi, s'irritò grandemente e mandò ad uccidere tutti i bambini che erano in Betlem e in tutti i suoi dintorni, dai due anni in giù, secondo il tempo che aveva rilevato dai magi. Allora si adempì ciò che era stato annunciato dal profeta Geremia, quando disse: Un grido in Rama si udì, pianto e grave lamento: Rachele piange i suoi figli, né ha voluto essere consolata, perché non sono più".
L'origine di questa festa è molto antica. Compare già nel calendario cartaginese del IV secolo e cent'anni più tardi a Roma nel Sacramentario Leoniano. Oggi, con la nuova riforma liturgica, la celebrazione ha un carattere gioioso e non più di lutto com'era agli inizi, e ciò in sintonia con le simpatiche consuetudini medioevali che celebravano in questa ricorrenza la festa dei "pueri" di coro e di servizio all'altare. Tra le curiose manifestazioni ricordiamo quella di far scendere i canonici dai loro stalli al canto del versetto "Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles".
Da questo momento i fanciulli, rivestiti delle insegne dei canonici, dirigevano tutto l'uffìcio del giorno. La nuova liturgia, pur non volendo accentuare il carattere folcloristico che questo giorno ha avuto nel corso della storia, ha voluto mantenere questa celebrazione, elevata al grado di festa da S. Pio V, vicinissima alla festività natalizia, collocando le innocenti vittime tra i "comites Christi", per circondare la culla di Gesù Bambino dello stuolo grazioso di piccoli fanciulli, rivestiti delle candide vesti dell'innocenza, piccola avanguardia dell'esercito di martiri che testimonieranno col sangue la loro appartenenza a Cristo.

Autore: Piero Bargellini

http://www.wga.hu/art/d/daniele/massacre.jpg Daniele da Volterra, Strage degli innocenti, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://img242.imageshack.us/img242/416/4innocenqb3.jpg http://img266.imageshack.us/img266/8498/innocentibisyr9.jpg Tintoretto, Strage degli innocenti, 1582-87, Scuola di San Rocco, Venezia

http://img387.imageshack.us/img387/6213/04massacnq3.jpg Peter Paul Rubens, Strage degli innocenti, 1621, Alte Pinakothek, Monaco

http://nga.gov.au/TheItalians/Images/LRG/161296.jpg Pietro Testa, Allegoria della strage degli innocenti, 1630-40, Galleria Spada, Roma

http://www.wga.hu/art/g/ghirland/domenico/6tornab/61tornab/6innoce.jpg http://cgfa.sunsite.dk/ghirlandaio/ghirlandaio9.jpg http://img254.imageshack.us/img254/6513/ghirlandaioem9050080402tg5.jpg Domenico Ghirlandaio, Strage degli innocenti, 1486-90, Cappella Tornabuoni, Chiesa di Santa Maria Novella, Firenze

Augustinus
28-12-03, 10:29
http://www.wga.hu/art/r/reni/1/innocent.jpg Guido Reni, Strage degli innocenti, 1611, Pinacoteca Nazionale, Bologna

http://www.wga.hu/art/r/rembran/painting/biblic2/dream.jpg Harmenszoon van Rijn Rembrandt, Sogno di Giuseppe, 1650-55, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.wga.hu/art/d/duccio/buoninse/maesta/predel_f/pre_f_i1.jpg Duccio di Buoninsegna, Strage degli innocenti, 1308-11, Museo dell'Opera del Duomo, Siena

http://www.wga.hu/art/c/cornelis/massacre.jpg Cornelis van Harlem, Strage degli innocenti, 1591, Frans Halsmuseum, Haarlem

http://www.wga.hu/art/c/cornelis/massacr.jpg http://www.rijksmuseum.nl/images/aria/sk/z/sk-a-128.z Cornelis van Harlem, Strage degli innocenti, 1590, Rijksmuseum, Amsterdam

http://img368.imageshack.us/img368/9440/armadio3ti2.jpg http://www.wga.hu/art/a/angelico/11/armadio6.jpg Beato Angelico, Strage degli innocenti, Armadio degli Argenti, 1450, Museo di San Marco, Firenze

Augustinus
28-12-03, 10:38
Il grande Re nasce piccolo bambino. I magi vengono da lontano guidati dalla stella e giungono a Bet1emme per adorare colui che giace nel presepio, ma regna in cielo e sulla terra. Quando i magi annunziano a Erode che è nato il Re, egli si turba e per non perdere il regno cerca di ucciderlo, mentre credendo in lui sarebbe stato sicuro in questa vita e avrebbe regnato eternamente nell’altra.

Che cosa temi, o Erode, ora the hai sentito the è nato il Re? Cristo non è venuto per detronizzarti, ma per vincere il demonio. Tu questo non lo comprendi, perciò ti turbi e infierisci; anzi, per togliere di mezzo quel solo che cerchi, diventi crudele facendo morire tanti bambini.

Le madri che piangono non ti fanno tornare sui tuoi passi, non ti commuove il lamento dei padri per l’uccisione dei loro figli, non ti arresta il gemito straziante dei bambini. La paura che ti serra il cuore ti spinge a uccidere i bambini e, mentre cerchi di uccidere la Vita stessa, pensi di poter vivere a lungo, se riuscirai a condurre a termine ciò the brami. Ma egli, fonte della grazia, piccolo e grande nello stesso tempo, pur giacendo nel presepio, fa tremare il tuo trono; si serve di te che non conosci i suoi disegni e libera le anime dalla schiavitù del demonio. Ha accolto i figli dei nemici e li ha fatti suoi figli adottivi.

I bambini, senza saperlo, muoiono per Cristo, mentre i genitori piangono i martiri che muoiono. Cristo rende suoi testimoni quelli che non parlano ancora. Colui the era venuto per regnare, regna in questo modo. Il liberatore incomincia già a liberare e il salvatore concede già la sua salvezza.

Ma tu, o Erode, the tutto questo non sai, ti turbi e incrudelisci e mentre macchini ai danni di questo bambino, senza saperlo, già gli rendi omaggio.

O meraviglioso dono della grazia! Quali meriti hanno avuto questi bambini per vincere in questo modo? Non parlano ancora e già confessano Cristo! Non sono ancora capaci di affrontare la lotta perché non muovono ancora le membra, e tuttavia già portano trionfanti la palma della vittoria.

Augustinus
27-12-04, 19:21
Liber de cardinalibus operibus Christi, III, in PL 189, 1626-1628

Quando Erode si accorse che i Magi se ne erano andati prendendo un'altra strada, deplorò di essere stato ingannato. Per il principe delle tenebre è infatti cosa fastidiosissima rendersi conto che la preda è sfuggita ai trabocchetti che la sua astuzia aveva teso.
Ora il tiranno, infiammato da una rabbia ancor più feroce, smania di trucidare bimbi innocenti. Ma nella sua persecuzione contro i santi egli è beffato, perché, mentre crede di perdere coloro che uccide, procura ad essi uno stato di vita migliore.
I martiri trasformano in vantaggio ciò che il tiranno macchina a loro perdizione. Attraverso una rovina momentanea, acquistano in un batter d'occhio la vita che dura.
Ecco, questi pargoli che Erode nemico della natura, nemico della pietà, mostro di ferocia bestiale e di crudeltà inaudita uccide, in un istante diventano martiri. Mentre strappati in luogo di Cristo e per Cristo dal seno delle madri, sono abbattuti, col loro martirio offrono la testimonianza che non possono ancora presentare con la parola.

Lo spirito di questi piccoli, lasciando subitamente l'involucro infantile, non è trattenuto dal tenero corpo e dall'acerba età. Libero dagli impacci dell'infanzia, ormai in possesso della pienezza della ragione, si affretta a correre incontro a Cristo, chiede a lui la ricompensa dei suoi combattimenti. Da lui è introdotto alle gioie della luce e della pace eterna.
Lo spirito di questi bimbi celebra in cielo la solennità dell'Epifania e si rallegra non già della luce di una stella, ma dello stesso splendore della divina presenza.
La festa di Natale si concluse in cielo con il canto degli angeli; quaggiù trovò il compimento, grazie alla bocca dei bambini e dei lattanti, al clamore delle trombe di vittoria risuonanti fino al cielo. Il vagito degli infanti si è mutato in gioia, e in giubilo il loro lutto. L'esercito degli innocenti segue non la stella, ma l'Agnello e porta il solenne vessillo del suo gloriosissimo trionfo.

Il mondo non poté contaminare l'esercito infantile, che era appena sceso in campo a combattere. La rapida, subitanea morte non permise che fossero inquinati quei piedi che non avevano mai ancora calpestato il fango. Nell'inizio stesso della vita tutta quella falange innocente fu sospinta, senza che avesse subito danno nell'integrità, alla gloria della vera vita.
L'intelligenza che si sarebbe potuta sviluppare con il crescere negli anni, fu d'un tratto sciolta dalla durata e trovò il pieno compimento, sfuggendo alle vicissitudini del tempo. I sensi, avvinti dal sopore dell'infanzia, si svegliarono, le palpebre si aprirono, e quegli innocenti videro la luce, ottennero instantaneamente la beatitudine che è promessa agli operatori di pace e ai puri di cuore.

Quei bimbi sono ascesi lungo la scala di tutte le virtù senza il concorso di insegnamenti umani e hanno raggiunto la piena misura. Hanno ottenuto nel coro dei beati il primo posto, come protomartiri; introdotti nei segreti del cielo intercedono per noi la clemenza di Dio a cui sono strettamente uniti.
Passati dalla culla al cielo, sono divenuti i senatori e i giudici del Campidoglio celeste. Poiché non hanno bisogno di perdono per qualche colpa, sono presenti alle decisioni divine sia di misericordia, sia di giustizia. Ma più spesso seguono l'Agnello dovunque va, valendosi della sua mansuetudine piuttosto che della sua ira.
Sono stati lavati nel suo sangue frammisto al latte, hanno consacrato le primizie del battesimo mediante il martirio, aprendo la via ai fratelli. Quando la necessità esclude ogni indugio, il sangue non è meno efficace per lavare l'anima di quanto lo sia l'acqua santificata dalle parole sacramentali. In questa specie di battesimo cruento non manca il flusso vivificatore, perché il sangue, come l'acqua nel corso di un fiume, scorre per tutto il corpo.

Augustinus
27-12-04, 19:22
Sermones 151 e 152, in PL 52, 604. 606-607.

L'odierna lettura ha commosso i cuori, ha scosso le viscere, ha riempito di stupore l'udito. Abbiamo sentito dire: Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto".
Fratelli, la fuga di Cristo dipese da un mistero non dal timore; fu una liberazione della creatura, non un pericolo per il Creatore; dipese dalla potenza divina, non dall'umana fragilità; non fu per la morte del Creatore, ma per la vita del mondo.
Infatti, colui che era venuto per morire, perché, avrebbe dovuto fuggire la morte? Cristo avrebbe ucciso tutta la causa della nostra salvezza, se avesse permesso di essere ucciso da bambino. Cristo era venuto per confermare con gli esempi ciò che aveva insegnato con i precetti. Era venuto per fare egli stesso ciò che aveva ordinato di fare e per dimostrare possibili, una volta vedute, le cose che sembravano impossibili ad ascoltarle.
Era venuto per infondere nel mondo con i miracoli la conoscenza della sua divinità e togliere le ignoranze all'ignoranza del genere umano. Era venuto per eccitare alla fede con le sue virtù i pigri cuori dei mortali. Era venuto per sconfiggere il diavolo in aperto scontro, affinché gli uomini lo vincessero mediante il comando divino e lo abbattessero mediante l'esempio umano.
Cristo era venuto per mantenere le promesse della sua presenza, per concedere di vederlo a quelli cui aveva permesso di conoscerlo.

Cristo era venuto per scegliere gli apostoli, maestri del mondo, e riempirli delle dottrine celesti, munirli delle virtù, armarli dei miracoli. Questo, allo scopo che essi domassero con i prodigi gli uomini feroci, risanassero con i portenti gli infermi, istruissero nelle verità i riottosi.
E infine, Cristo era venuto a uccidere la morte morendo, a distruggere gli inferi scendendo in essi; era venuto a schiudere i sepolcri risorgendo, a donare i terrestri ai celesti salendo al cielo.
Tutte queste cose sarebbero state certamente perdute per noi, se Cristo, quand'era nella culla, non fosse fuggito.
Ma tu, ascoltatore, potresti osservare: Potendo agire in modo diverso, perché si sottomise a tante e tali offese?
Perché? Anzitutto perché, senza l'uomo, l'uomo non poteva essere salvato né, senza le offese umane, le offese umane potevano essere troncate. Sostiene la propria causa chi si prende cura di quella d'un altro. Colui che non vi partecipa, non può troncare le sofferenze umane. Cristo ci ha accolto dentro di sé per darsi a noi: sopportò le nostre sofferenze per eliminarle. Ecco perché Cristo fuggì.

Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui. s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio.
Che fa Cristo? Nato re e re del cielo, perché trascurò i soldati della sua innocenza? Perché non si curò dell'esercito dei suoi coetanei? Perché abbandonò le scolte assegnate alla sua culla, così che il nemico, che cercava solo il re, infierì contro tutti i soldati? Fratelli, Cristo non trascurò i suoi soldati, ma diede loro una sorte migliore, poiché concesse loro di trionfare prima di vivere, fece sì che ottenessero senza lotta la vittoria, donò loro le corone prima delle membra. Volle che mediante le virtù lasciassero da parte i vizi, possedessero il cielo prima della terra e non fossero introdotti nelle vicende umane prima che in quelle divine. Cristo, dunque, mandò innanzi i suoi soldati, non li perdette; raccolse il suo esercito, non lo abbandonò.
Beati quelli che abbiamo visto nati al martirio, non al mondo! Beati coloro che cambiarono le fatiche in riposo, i dolori in sollievo, le sofferenze in gioia! Vivono, vivono, perché vivono veramente quelli che meritano d'essere uccisi per Cristo.
Beati i grembi che portarono tali creature. Beate le lacrime che, versate per loro, concessero ai piangenti la grazia del battesimo. Infatti, in un modo diverso con un solo dono le madri sono battezzate nelle loro lacrime e i figli nel proprio sangue. Nel martirio dei figli le madri hanno subito il martirio; la spada, trafiggendo le membra dei figli, giunse al cuore delle madri . Ed è necessario che siano partecipi del premio, perché furono compagne nel martirio.

Le madri sopportarono ogni angoscia e dolore. Perciò non saranno prive della gioia del martirio, poiché del martirio versarono le lacrime.
A questo punto l'ascoltatore faccia attenzione; faccia attenzione per comprendere che il martirio non avviene per merito, ma per grazia.
Quale volontà c'era, quale arbitrio nei pargoli, nei quali la stessa natura era ancora involuta, per così dire prigioniera? Riguardo al martirio, dunque, attribuiamo tutto a Dio, nulla a noi. Non dipende dalla forza umana, ma da un dono divino vincere il diavolo, consegnare il corpo, disprezzare le sofferenze, svalutare i tormenti, stancare il carnefice, ricevere gloria dalle offese, ottenere la vita dalla morte. Chi corre al martirio confidando in se stesso, non giunge alla corona.
Colui che per noi si degnò nascere in una stalla, voglia condurci ai pascoli del cielo, lui il Cristo Gesù.

http://www.certosini.info/immaginicertosine/albums/lezionari/santi/12_28_santi_innocenti.jpg

Augustinus
27-12-04, 19:38
Libro IV, Cap. 27, §§ 672-680

CAPITOLO 27

Erode decreta la strage degli innocenti, Maria santissima lo viene a sapere e provvede a far nascondere san Giovanni per sottrarlo alla morte.

672. Lasciamo adesso in Egitto il bambino Gesù, la sua santissima Madre e san Giuseppe santificare quel regno con la loro presenza e con i benefici che non meritò la Giudea, e torniamo a vedere come si concluse la diabolica astuzia ed ipocrisia di Erode. L'iniquo re aspettò il ritorno dei Magi, e la notizia che gli avrebbero recata di avere trovato ed adorato il nuovo Re dei Giudei. appena nato, con lo scopo di togliergli crudelmente la vita. Rimase beffato nel sapere che i Magi erano stati a Betlemme dai santissimi Maria e Giuseppe e che, avendo preso un'altra strada, dovevano ormai trovarsi fuori dai confini della Palestina. Poiché fu informato di tutto questo ed anche di altre cose accadute nel tempio, si accorse di essersi ingannato con la sua medesima astuzia, perché aveva preso tempo aspettando alcuni giorni, sino a quando gli parve che i re orientali avessero tardato ed il pungolo della sua ambizione non l'obbligò a domandare di essi. Consultò di nuovo alcuni dottori della legge e, siccome quello che dicevano di Betlemme secondo le Scritture concordava con ciò che vi era accaduto, comandò che si facesse ricerca con grande accuratezza della nostra Regina, del suo dolcissimo bambino e del glorioso san Giuseppe. Il Signore, che aveva ordinato loro di uscire di notte da Gerusalemme, occultò tuttavia il loro viaggio, affinché nessuno lo sapesse né scoprisse alcun segno della loro fuga. Così i ministri del re gli risposero che in tutta la regione non si trovavano quell'uomo, quella donna e quel bambino, non avendoli potuti scoprire né loro né alcun altro.

673. Allora lo sdegno di Erode s'infiammò al punto di non lasciarlo riposare un istante, poiché non trovava mezzo né rimedio per impedire il danno che temeva dal nuovo re. Per consolarlo, il demonio, che lo sapeva disposto a qualsiasi malvagità, gli insinuò nel pensiero una grande suggestione, istigandolo ad usare del suo potere regale per uccidere tutti i bambini di quella regione che non avessero oltrepassato i due anni; tra loro sarebbe stato impossibile non trovare il Re dei Giudei, nato in quel tempo. Il tiranno si rallegrò a questo pensiero, che mai venne in mente a nessun altro despota, e lo abbracciò, senza il timore e l'orrore che un'azione così crudele avrebbe suscitato in qualsiasi uomo ragionevole. Pensando e rimuginando come potesse eseguirlo in modo da soddisfare ed appagare la sua rabbia, fece unire alcuni corpi di milizia con i ministri di sua maggiore fiducia perché li governassero, e comandò loro, sotto gravi pene, di uccidere tutti i bambini che non avessero più di due anni, in Betlemme e nel suo territorio. Come ordinò Erode, così fu eseguito. In breve quella terra fu del tutto sbigottita e si riempì del pianto e delle lacrime dei padri, delle madri e dei parenti degli innocenti condannati a morte, senza che nessuno potesse fare opposizione né trovare un rimedio.

674. Questo empio mandato di Erode uscì sei mesi dopo la nascita del nostro Redentore. Quando cominciò ad essere eseguito, un giorno accadde che, mentre Maria santissima teneva nelle braccia il suo santissimo Figlio e contemplava la sua anima e tutti i suoi atti interiori, ella vide in essa, come in uno specchio, tutto ciò che accadeva in Betlemme, più chiaramente che se si fosse trovata presente alle grida dei bambini e dei loro genitori. La celeste Signora vide anche come il suo santissimo Figlio pregasse l'eterno Padre per i padri e per le madri degli innocenti e gli offrisse i piccoli uccisi come primizie della sua morte. Perché fossero uniti al suo sacrificio redentore, domandava che venisse loro concesso l'uso della ragione in modo che offrissero volontariamente la vita ed accettassero la morte a gloria del Signore. Egli avrebbe così ricompensato ciò che pativano con i premi e le corone dei martiri. Il Padre eterno concesse tutto, e la nostra Regina lo seppe nel suo Figlio unigenito, che accompagnò ed imitò nell'offerta e nelle preghiere che faceva. Accompagnò anche i padri e le madri nel dolore, nella compassione e nelle lacrime per la morte dei loro figli. Ella fu la vera e prima Rachele che pianse i figli di Betlemme e suoi; nessun'altra madre seppe piangerli come lei, perché nessuna seppe essere madre come lo fu la nostra Regina e signora.

675. Fino ad allora non aveva avuto consapevolezza di quanto santa Elisabetta avesse fatto per mettere in salvo il figlio Giovanni, secondo l'avviso che lei stessa le aveva dato per mezzo dell'angelo, quando erano usciti da Gerusalemme per andare in Egitto. Anche se non dubitava che si sarebbero adempiuti in lui tutti i misteri del suo compito di precursore che aveva conosciuto con la luce divina, non sapeva però la sollecitudine e la sofferenza in cui la crudeltà di Erode aveva posto santa Elisabetta e suo figlio, né con quale mezzo si sarebbero difesi da essa. La dolcissima Madre non ardiva domandare al suo santissimo Figlio di questo evento, per la riverenza e prudenza con cui si comportava con lui in queste rivelazioni, e con umiltà e pazienza si annientava e si ritirava in se stessa. Sua Maestà, però, corrispose al suo caritatevole e compassionevole desiderio. Le rivelò come Zaccaria, padre di san Giovanni, era morto quattro mesi dopo il suo parto verginale e quasi tre dopo che essi erano partiti da Gerusalemme; santa Elisabetta, già vedova, non aveva altra compagnia che quella di suo figlio Giovanni. Con lui, sola e abbandonata, si era ritirata in un luogo appartato poiché, per l'avviso datole dall'angelo e vedendo in seguito che Erode cominciava a compiere le sue efferatezze, si era decisa a fuggire nel deserto con il bambino e ad abitare tra le fiere. Seppe anche che santa Elisabetta aveva preso questa decisione con ispirazione ed approvazione dell'Altissimo e stava nascosta in una spelonca, dove con fatica e grande disagio manteneva sé ed il figlio Giovanni.

676. Conobbe ugualmente la celeste Signora che santa Elisabetta dopo tre anni di quella vita solitaria sarebbe morta nel Signore; che Giovanni sarebbe restato in quel luogo deserto per dare inizio ad una vita angelica e solitaria; infine che non si sarebbe mai allontanato di là sino a che, per ordine dell'Altissimo, non avrebbe cominciato a predicare la penitenza, come suo precursore. Il bambino Gesù manifestò alla sua santissima Madre tutti questi misteri e le altre occulte e profonde grazie, che santa Elisabetta e suo figlio ricevettero in quel deserto. Tutto ciò ella conobbe nello stesso modo in citi aveva conosciuto la morte degli innocenti. A questa notizia la divina Regina fu piena di giubilo e di compassione: di giubilo, nel sapere che il bambino Giovanni e sua madre erano in salvo; di compassione, per le sofferenze che essi pativano in quella solitudine. Subito chiese al suo santissimo Figlio di prendersi cura, li dove erano, della cugina Elisabetta e di Giovanni. Da allora in poi, per volontà del Signore, inviava spesso gli angeli a visitarli e, tramite gli stessi, anche alcune cose da mangiare. Questo fu il più grande regalo che ebbero il figlio e la madre solitari in quell'eremo. Per mezzo degli angeli la nostra Regina, dall'Egitto, ebbe con loro una continua e segreta corrispondenza. Quando giunse l'ora della morte di santa Elisabetta, le inviò un gran numero di angeli, affinché assistessero ed aiutassero sia lei che il suo bambino Giovanni, il quale aveva allora quattro anni e, con gli stessi angeli, seppellì sua madre morta in quel deserto. Da allora in poi, ogni giorno la Regina inviò a san Giovanni da mangiare, fino a che egli ebbe l'età per potersi sostentare, per mezzo della sua intelligenza e del suo lavoro, con le erbe, le radici ed il miele selvatico4. Egli visse, in tal modo, la più ammirabile delle astinenze di cui dirò qualcosa tra breve.

677. Fra tutte queste opere tanto stupende, né il pensiero può giungere a concepire né la lingua può esprimere i meriti e gli aumenti di santità e di grazia che accumulava Maria santissima, perché in tutto agiva con prudenza più che angelica. Quando la Madre ed il suo santissimo Figlio pregarono l'eterno Padre in favore dei bambini innocenti, ciò che in lei suscitò meraviglia, tenerezza e lode dell'Onnipotente fu il vedere quanto generosamente operò la sua divina provvidenza con loro. Conobbe, infatti, come se fosse stata presente, quanto fu elevato il numero di coloro che morirono. I più grandi tra loro non avevano più di due anni; alcuni erano di otto giorni, altri di due mesi e i rimanenti di età intermedia. A tutti fu concesso l'uso della ragione e vennero loro infuse, oltre ad un'altissima conoscenza dell'essere di Dio, le virtù della fede, speranza e carità in grado perfetto, con le quali esercitarono atti eroici di fede e di culto, ed anche di riverenza, amore e compassione dei propri genitori. Pregarono per loro perché, coree ricompensa del dolore che sentivano per la loro morte, ricevessero dal Signore luce e grazia per procurarsi i beni eterni. Accettavano il martirio volontariamente, rimanendo con tutta la fragilità della loro infanzia, per cui sentivano il dolore più sensibilmente e aumentavano il loro merito. Una moltitudine di angeli li assisteva, e portava le loro anime nel limbo. Essi, con la loro presenza, rallegrarono i santi Padri, perché ne confermarono la speranza nella libertà ormai prossima. Tutto ciò fu effetto delle preghiere del bambino Dio e di Maria santissima. L'Imperatrice delle altezze, nel conoscere queste meraviglie, col cuore ardente d'amore, disse: «Lodate, bambini, il Signore'» e, accompagnandoli, lodò l'Autore di opere tanto magnifiche, degne della sua bontà ed onnipotenza. Solo Maria santissima conosceva e trattava tali opere con la sapienza e con la ponderazione necessarie. Lei sola, essendo tanto vicina a Dio, conobbe il grado ed il punto massimo dell'umiltà, perché essendo la madre della purezza, dell'innocenza e della santità, si umiliò più di quanto non seppero fare tutte le creature già profondamente umiliate per le loro colpe. In considerazione dei sublimi doni e benefici a lei concessi, maggiori persino di quanti ne avessero ricevuti tutte le altre creature messe insieme, solo Maria santissima, fra tutte, conseguì tale grado di umiltà. Ella sola, infatti, intuì degnamente che la creatura non può corrispondere in modo proporzionato ai benefici che riceve e, tanto meno, all'amore infinito poiché la loro origine è in Dio. Umiliandosi in questa conoscenza, la divina Signora rafforzava in essa il suo amore, la sua gratitudine e la sua umiltà; dava pienezza a tutto con la consapevolezza che nessuna creatura può dare a Dio degna retribuzione, pur essendo lei creatura pura in grado di farlo.

678. A conclusione di questo capitolo, intendo avvertire che, riguardo a molte cose che vado scrivendo, mi risultano esservi opinioni differenti tra i santi Padri e i vari autori. Ci sono diversità circa il tempo in cui Erode eseguì la sua crudeltà contro i bambini innocenti; è dubbio se questi fossero appena nati oppure avessero alcuni giorni o non oltrepassassero i due anni; esistono altre incertezze ancora, nella spiegazione delle quali non mi trattengo, perché non è necessario al mio scopo. In secondo luogo, scrivo solo quello che mi si va insegnando e dettando, o quello che, talvolta, l'obbedienza mi ordina di domandare, per comporre meglio questa Storia divina. Nelle cose che scrivo non era conveniente introdurre discussioni, poiché fin dal principio, come allora dissi, intesi dal Signore essere sua volontà che io scrivessi tutta la storia senza opinioni, ma secondo la verità che la luce divina mi avrebbe insegnato. Il giudicare se ciò che scrivo sia conforme alla verità della Scrittura e, con la maestà e grandezza dell'argomento che tratto, se le cose abbiano tra loro adeguato rilievo e connessione, tutto questo lo rimetto alla dottrina dei miei maestri e superiori, ed al giudizio dei saggi e dei credenti. La varietà delle opinioni è quasi necessaria fra quelli che scrivono, regolandosi gli autori gli uni sugli altri, e i moderni seguendo quelli, tra gli antichi, che maggiormente li soddisfano. La maggior parte, però, degli uni e degli altri, se si eccettuano le storie canoniche, si fonda su congetture o autori incerti, ed io non potevo scrivere seguendo questo criterio, perché sono donna ignorante.

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

679. Figlia mia, quanto a quello che hai scritto in questo capitolo, voglio che ti servano di insegnamento il dolore col quale lo hai scritto e l'istruzione pratica che in esso hai trovato a spese altrui. Il dolore ti è nato dal conoscere che la creatura, nobile e creata dalla mano del Signore a sua immagine e somiglianza, con qualità tanto eccellenti e divine, come è il conoscere Dio, amarlo, essere capace di vederlo e di goderlo eternamente, giunga a dimenticarsi tanto di tale dignità, e si lasci avvilire e prostrare a brutali ed orribili passioni, come quella di spargere il sangue innocente di chi non poteva far male ad alcuno. Questa compassione ti deve indurre a piangere la rovina di tante anime, specialmente nel secolo in cui vivi, nel quale la medesima ambizione, che accese Erode, ha suscitato odi ed inimicizie molto crudeli tra i figli della Chiesa, facendo sì che si perdano infinite anime e resti inutile ed infruttuoso il sangue del mio santissimo Figlio sparso come loro prezzo e riscatto'. Piangi amaramente questa disgrazia.

680. Istruisciti però su altre sventure, e pondera bene ciò che può una passione cieca ammessa nella concupiscenza. Se si impadronisce del cuore lo brucia, o nel fuoco della concupiscenza, se compie il suo desiderio, o in quello dell'ira, se non lo può conseguire. Temi, figlia mia, questo pericolo, non solo per ciò che fece l'ambizione di Erode, ma anche per ciò che in ciascun momento intendi e conosci di altre persone. Stai molto attenta a non affezionarti ad alcuna cosa, per piccola che ti sembri, perché, per suscitare un grande incendio, basta iniziare con una piccolissima scintilla. In materia di mortificazioni delle inclinazioni, ti ripeto molte volte questo insegnamento, e lo farò spesso in ciò che resta, perché la maggiore difficoltà della virtù è il morire a tutto ciò che è dilettevole e sensibile. Non puoi infatti essere strumento nelle mani del Signore, come sua Maestà vuole, se non cancelli dalle tue facoltà persino le immagini di ogni creatura, affinché non ritrovino ingresso nella tua volontà. Voglio sia per te legge inviolabile che, tutto ciò che è fuori di Dio, dei suoi angeli e dei suoi santi, sia per te come se non fosse. Questa deve essere la tua professione, perciò il Signore ti rende chiari i suoi segreti e t'invita alla sua familiare ed intima conversazione ed io alla mia, appunto perché tu senza sua Maestà né viva, né desideri alcuna cosa.

Augustinus
27-12-04, 19:44
Da "La Vita della Madonna" secondo le contemplazioni della Beata Anna Caterina Emmerick

Capitolo VII
LA STRAGE DEGLI INNOCENTI

100 - Le visioni di Anna Caterina Emmerick intorno ai preparativi di Erode per la strage degli Innocenti. 101 - Preghiera di Suor Emmerick nella ricorrenza della strage degli Innocenti: Dio salva un fanciullo per intercessione della Veggente. 102 - Anna e la sua ancella portano sostegni alimentari alla Sacra Famiglia - Preghiera in comune.

100 - Le visioni di Anna Caterina Emmerick intorno ai preparativi di Erode per la strage degli Innocenti

Sabato 10 febbraio 1821, Suor Emmerick si addormentò, dopo essere stata assai disturbata da preoccupazioni temporali relative all'abitazione. Si svegliò consolata perché aveva sognato un anziano e pio sacerdote di sua conoscenza che era venuto a confortarla.

Questo sacerdote pio e saggio mi disse: "Non curarti di nessuna abitazione, ma pensa soltanto a tener puro il tuo cuore per ricevere degnamente il Signore quando Egli viene ad abitare in te. Quando Giuseppe giunse a Betlemme non cercò abitazione per sé ma piuttosto per Gesù, allora ripulì accuratamente la Grotta del Presepio". Inoltre aggiunse: "Quando l'Angelo esortò Giuseppe a fuggire con Gesù e con Maria Santissima in Egitto, egli non si curò di cercare un'abitazione ma partì immediatamente obbedendo al comando Divino".

Lo scrittore, supponendo che l'estatica avesse anche quest'anno visioni relative alla fuga in Egitto, le domandò: "Giuseppe fuggì proprio in questo giorno in Egitto?". Lei rispose chiaramente: "No, il giorno in cui la Santa Famiglia fuggì corrisponde al nostro 29 febbraio".

In merito all'età precisa di Gesù al tempo della fuga, ella disse:

"Gesù poteva avere poco più di un anno; lo vidi giocare vicino ad un cespuglio di balsami durante una sosta".

Un'altra volta Suor Emmerick disse di aver saputo che Gesù a quell'epoca aveva l'età di nove mesi.

Domenica 25 febbraio.

Vedo la Santa Vergine lavorare all'uncinetto e tessere abitini. Tiene assicurato alla coscia destra un piccolo rotolo contenente della lana, ed in mano ha due bastoncini che mi sembrano d'osso e che portano alle estremità degli uncinetti. Il Santo Bambino giace nella culla e la Madonna lavora seduta oppure in piedi, ma sempre vicino a Lui. Giuseppe invece lavora come artigiano: intreccia delle stuoie con fili di scorza d'albero. Con queste forma delle intere tavole che servono per montare letti. In una capanna vicino alla casa egli ha immagazzinato un gran numero di simili stuoie e le ha disposte l'una sull'altra. San Giuseppe lavora con molto amore, sulle stuoie vi scolpisce anche disegni raffiguranti stelle, cuori ed altre simili immagini. Egli è lontano dall'immaginare la prossima persecuzione e la fuga in Egitto. Anna viene quasi ogni giorno a visitare la Santa Famiglia. Ebbi la visione di Erode che faceva arruolare nuove guardie: gli arruolati ricevevano equipaggiamento e armi in un grande cortile. Portavano al braccio una specie di scudo a mezzaluna e impugnavano lance e sciabole corte assai larghe, simili ai nostri coltelli da macello. Avevano in testa l'elmo e molti portavano legacci intorno alle gambe.

Lunedì 26 febbraio.

Vidi Erode assai agitato e tormentato nell'animo, come quando i Magi lo avevano interrogato se conosceva il nuovo "re dei Giudei". Egli si consigliava con "i dotti delle sacre carte", i quali studiavano i sacri Scritti contenuti in lunghe pergamene assicurate a dei bastoni lunghissimi. Siccome non si riusciva a stabilire con precisione dove fosse nato il "futuro re", Erode diede l'ordine crudele di sopprimere con cautela tutti i fanciulli minori di due anni. I nuovi soldati, che appunto erano stati addestrati ed equipaggiati, furono inviati in diversi luoghi tra Gerusalemme e dintorni. La truppa più numerosa fu mandata a Betlemme. Credo che i soldati avessero ricevuto il compito di occupare i luoghi dove passavano le madri con i propri figli dirette a Gerusalemme. Questo veniva fatto per non agire direttamente nei centri abitati, perché il tiranno temeva eventuali sommosse popolari.

Martedì 27 febbraio.

I soldati di Erode, oltre Gerusalemme e dintorni, strinsero la morsa intorno ad Hebron, Betlemme e in un altro paese che si trova presso il mar Morto. Gli abitanti di queste zone furono atterriti.

101 - Preghiera di Suor Emmerick nella ricorrenza della strage degli Innocenti: Dio salva un fanciullo per intercessione della Veggente

Ieri sera Suor Emmerick si addormentò molto agitata; improvvisamente si alzò sul letto e, raggiante in volto, così esclamò:

"Il povero fanciullo è salvo! Ho pregato molto finché la madre dopo averlo stretto a sé, ha rinunciato a gettarlo nella palude. Dio, come sono felice di ciò!".

A queste parole, lo scrittore le domandò cosa avesse voluto dire; allora la mistica di Dulmen così proseguì:

"Non molto lontano da qui, una ragazza sedotta voleva annegare il suo bambino appena nato. In seguito alle visioni sulla strage degli Innocenti ho pregato Iddio con molto fervore affinché non lasciasse morire alcun bambino senza battesimo. Quando fioriscono le rose nel giardino della Chiesa celeste bisogna coglierle sulla terra; Dio mi ha così esaudito, ed io sono stata d'aiuto a quella madre e a suo figlio".

Il giorno seguente Suor Emmerick descrisse la visione in modo più comprensibile:

"Il mio Angelo custode mi aveva condotto da una ragazza sedotta. Mi pare che fosse giunta nei pressi di una palude, a sinistra della strada che conduce a K.. Dopo aver messo alla luce il bambino lo pose nel grembiule e si avvicinò faticosamente alla palude, la cui superficie era piena di erba. Dietro a lei vidi una figura gigantesca ed oscura vestita di luce sinistra, credo che fosse uno spirito maligno. Appena avanzai, pregando ardentemente, la figura nera fuggì via. Frattanto la madre, dopo aver riabbracciato e benedetto il bambino, non ebbe più il coraggio di annegano. Era confusa e non sapeva cosa fare, pianse amaramente. Io, che ero giunta vicino a lei con lo spirito, la consolai e le suggerii di affidarsi al consiglio del suo confessore. Ella non mi vide ma il suo Angelo custode glielo riferì.

102 - Anna e la sua ancella portano sostegni alimentari alla Sacra Famiglia - Preghiera in comune

Martedì 27 febbraio.

Oggi ho veduto Anna e l'ancella dirette a Nazareth. L'ancella portava un involto pendente al fianco, un canestro sul capo e un altro in mano. Erano panieri rotondi, di cui uno era trasparente e conteneva alcuni uccelli. Anna provvedeva ai bisogni di sua figlia poiché Maria non aveva sempre l'occorrente nella sua abitazione.

Mercoledì 28 febbraio.

Verso sera, vidi Anna e sua figlia maggiore vicino alla Vergine. Maria Heli aveva portato anche suo nipote, il primogenito di Maria di Cleofa; il fanciullo aveva quattro o cinque anni ed era assai robusto. Gesù era l'oggetto della loro tenerezza, se lo strinsero tutte al petto e poi lo passarono nelle braccia del fanciullo. Maria Heli abitava in un piccolo villaggio situato a circa tre ore di cammino da Nazareth, verso il sud. La sua dimora, come quella di Anna, era ben curata. Un cortile murato mostrava al centro un pozzo, l'acqua zampillava in un bacino di pietra manovrando un certo dispositivo al suolo. Suo marito si chiamava Cleofa; sua figlia, Maria (Cleofa), era maritata con un certo Alfeo ed abitava all'altra estremità del villaggio. Quando di sera le donne pregavano, alla parete veniva appoggiato un tavolo coperto di stoffa rossa e bianca sul quale si trovava un rotolo. La Vergine lo svolgeva e lo appendeva alla parete sopra il tavolo: allora si mostrava una figura dai colori chiari, era assai strana, sembrava un cadavere fasciato come un bambino e avvolto in un lungo mantello bianco. ll mantello copriva anche la testa della figura, che teneva qualcosa nella mano. Vidi quest'immagine già a casa di Anna, in occasione della cerimonia di commiato per l'ingresso al tempio di Maria Santissima. Allora questa figura, che pareva tenesse in mano un calice, mi richiamò alla mente Melchisedeck; un'altra volta mi parve raffigurasse Mosè. Mentre le donne pregavano alla luce di una lampada, io mi sentii vicino a loro. La Santa Vergine e la sorella stavano davanti ad Anna, avevano le mani raccolte sul petto e poi le allargavano. Maria Santissima leggeva lentamente, quasi sussurrando, da un'antica pergamena che svolgeva a poco, a poco. Il modo e il tono con cui intonavano le preci mi rammentava il coro soave del chiostro.

Augustinus
28-12-04, 14:11
In Nativitate SS. Innocentium, in PL 183, 129‑132.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Dio, il Signore. e nostra luce (Sal 117, 26-27).
Benedetto il tuo nome glorioso e santo (Dn 3, 52).
Il Figlio di Maria non venne invano da noi, ma ha effuso il nome e la grazia della santità. Lui, il Santo, ha santificato Stefano, Giovanni e i santi Innocenti.
Le tre feste che accompagnano la nativitá del Signore ci dispongono a perseverare nell'amore, grazie ad una celebrazione continua, e ci rendono più attenti ai frutti di questa natività. Notiamo infatti tre tipi di santità in queste tre feste, e non penso se ne possa trovare fra gli uomini un quarto, oltre a quei tre.
In santo Stefano ammiriamo un martirio desiderato e consumato; in san Giovanni Il martirio è solo desiderato, e per i santi Innocenti è soltanto consumato. Tutti bevvero al calice della salvezza, ma in maniera diversificata: spiritualmente, corporalmente oppure in ambedue i modi.

Qualora uno dubiti della gloria dei santi Innocenti, non crederà neppure che appartengano ai figli di adozione quanti sono rigenerati in Gesù Cristo: soltanto una simile supposizione può rifiutare la corona del martirio a quei bambini massacrati per Gesù Cristo.Il Figlio di Dio è nato per noi, non contro di noi. Non possiamo lasciare che ci sfiori il dubbio in ordine al suo disegno di felicità per noi tutti, quindi anche per quelle creaturine. Come Cristo avrebbe potuto tollerare che quei bambini, suoi coetanei, fossero trucidati quando a impedirlo bastava un solo moto della sua volontà, se quella morte non fosse stata per essi la sorgente di un maggior bene? Nell'antica legge era sufficiente la circoncisione, perché i bambini fossero salvati, senza il minimo concorso della loro volontà. Quanto più nella nuova legge il battesimo del martirio basta a farne dei santi!

Se mi domandate in che consista il merito dei santi Innocenti, per ricevere da Dio la beatitudine, vi dirò: "Domandate a Erode che crimine avevano commesso per venir massacrati". Credete forse che la bontà di Cristo sia inferiore alla crudeltà di Erode? Se quest'ultimo poteva far perire degli innocenti, non pensate che Cristo poteva incoronare quelli che avevano sostenuto il marti rio al suo posto? Stefano è martire agli occhi degli uomini perché la sua passione si presenta come volontaria, soprattutto nell'ultima ora, quando i suoi carnefici gli stanno più a cuore della propria vita. Egli supera la sofferenza fisica con un'affettuosa compassione, giacché prova maggior dolore per il delitto dei suoi persecutori che per lo strazio delle proprie ferite. Giovanni è martire agli occhi degli angeli, perche quei puri spiriti scorsero più chiaramente di noi le connotazioni spirituali della dedizione dell'apostolo. Ma questi bambini, o mio Dio, sono i tuoi martiri, giacché né gli uomini né gli Angeli trovano in essi un qualche merito. In loro brilla soltanto l'opera della tua grazia divina.

O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza con la bocca dei bimbi e dei lattanti (Sal 8, 2‑3). Ma dove sta il volere in questi bambini? Gli angeli certo dissero ai pastori: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volantà (Lc 1, 14). Eppure, oso affermarlo: la lode non sarà perfetta e compiuta se non nel tempo in cui tornerà tra di noi colui che ha detto: Lasciate che i bambini vengano a me perché di questi è il regno dei cieli (Mt 19, 14). Allora il sacramento della sua misericordia darà la pace agli uomini senza il minimo coinvolgimento della loro volontà. Rendiamo grazie al nostro buono e munifico Salvatore, fratelli, perché egli cerca ogni occasione e ogni possibilità per procurare salvezza agli umani. Il suo amore è tale che egli si rallegra di trovare in alcuni l'opera e la volontà, in altri la volontà senza l'opera e in altri ancora l'opera senza la volontà. Vuole infatti che tutti gli uomini siano salvati e giungano a conoscerlo. Questa e la vita eterna: che conoscano te. l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. il auale con te è un solo e vero Dio, Benedetto nei secoli.

Augustinus
28-12-04, 14:14
Sermo Casinensis, 3, 38, in PLS II, 1321‑1323. Di questa omelia, proveniente dal codice Cassinense 117, la critica finora ha potuto soltanto dire che si tratta di un testo antico.

Erode voleva sopprimere un bambino solo, ma ne fece entrare centoquarantamila in paradiso. Il bambino risparmiato, causa del massacro,doveva un giorno salvare una moltittudine di uomini con il suo sacrificio. Per quel primogenito gli innocenti perirono di spada, ma per il peccato del mondo proprio quel bambino si lascerà appendere alla croce. La morte degli innocenti riempi il cielo, la morte dell'Unigenito svuotera l'inferno. Questo Re ha introdotto gli innocenti in una luce invisilbile all'occhio umano, e ha illuminato con il suo fulgore le tenebre degli inferi. Gli angeli esultano per i loro nuovi compagni, ma i demoni tremano per un arrivo cosi glorioso, domandandosi a vicenda: Chi è mai costui, uscito con tanto onore dal mondo? Vi è gioia in cielo per quelle anime luminose, ma vi è pianto per i demoni all'inferno, i cui chiavistelli sono spezzati. Gli angeli esultano di avere ricevuto in cielo un esercito tanto glorioso ma i demoni gemono di vedere (Sal 117, 26-27) l'inferno svuotato a tal punto da un uomo solo.

I santi innocenti ottennero la vita eterna dopo una breve morte. Cristo ha donato la vita a una moltitudine, dopo aver conosciuto la morte durante tre giorni. Morendo per tutti, egli ha loro concesso la vita definitiva, permettendo a quei numerosi fanciulli di rallegrarsi in cielo e di gioire nella gloria dell'Agnello. Fra di loro l'Agnello esulta, lui che fu sospeso alla croce per la salvezza del mondo. O infanzia beata la vostra, santi innocenti! Avete sparso il sangue per Cristo prima di poter commettere la colpa. Dolce martirio il vostro! L'avete subito per Cristo. 0 santa infanzia! Avete ottenuto la gloria senza penare a lungo sulla terra. Come esprimere la vostra beatitudine? Avete ricevuto la morte al posto di Cristo.

Il vostro martirio supera tutti gli altri, o santi innocenti, perché Cristo vi consegna la palma insieme con la corona. Siete stati rivestiti della veste candida senza passare per il lavacro del battesimo. Il sangue sparso e consacrato vi bastò per battesimo: foste immolati come vere vittime per Cristo Gesù. Desideriamo vedervi, o santi innocenti, non perché lo meritiamo, ma perché lo vogliamo. Chiedete al Signore che ci sia data la capacità di ascoltare degnamente il vostro cantico di lode. Questi fanciulli hanno meritato la patria del cielo appena usciti dal grembo materno. Se l'età ce lo consente, imitiamo questi neonati incoscienti che una morte gloriosa condusse nel Regno dei cieli. Non possiamo morire di spada per Cristo: almeno mortifichiamo il male in noi. Dopo aver peccato davanti a Dio, cancelliamolo con la conversione. Se la spada non può più farci morire per lui, impegnamoci nel bene per vivere alla presenza di Dio.

Vivete nella santità, fratelli, perché l'uomo che si riconosce peccatore guarisca grazie alla penitenza e non vada in perdizione. Anche se scorgete in voi solo un pulviscolo di malizia, badate di non perdere la patria del cielo per esili colpe: non sapete che anche senza peccati da piangere, c'è da conquistare la vita e il regno? Questi santi martiri erano innocenti, eppure acquistarono col proprio sangue la vita del cielo. Essi ottennero la corona del martirio, a prezzo della spada; però anche a noi oggi è offerta la gloria del martirio, in una forma invisibile e interiore. Possiamo davvero consumare tale martirio, fratelli miei, se amiamo gli amici in Dio e i nemici a motivo di Dio, facendo loro quanto desideriamo sia fatto a noi. Il Signore dice appunto nel vangelo: Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro (Lc 6, 31).

Augustinus
27-12-05, 20:55
http://www.artinthepicture.com/artists/Peter_Paul_Rubens/massacre.jpeg http://mini-files.thinkpool.com/files/mini/2006/06/26/Massacre%20of%20the.jpg http://www.insecula.com/Photosnew/00/00/09/64/ME0000096424_3.jpg Pieter Paul Rubens, Massacro degli Innocenti, 1611-12, National Gallery, Londra (prossimamente trasferito alla The Art Gallery of Ontario, Toronto)

Augustinus
27-12-06, 17:18
NATALE DEL SIGNORE (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=149208)

Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=149211)

Epifania del Signore (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=149215)

Ottava dei SS. Innocenti martiri (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=486002)

Scoperta la tomba di Erode, l'autore della Strage degli innocenti (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=343239)

Meditazioni:

Benedetto XVI ha abolito il limbo? Una sana catechesi sul tema (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=339357)

Augustinus
27-12-06, 21:13
http://img261.imageshack.us/img261/3566/poussinchantillam1990p5jr2.jpg http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/a6/Nicolas_Poussin_005.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/2NCPH3/00-000254.jpg Nicholas Poussin, Massacro degli Innocenti, 1620 circa, Musee Conde, Chantilly

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/WL3I0G/03-010757.jpg Nicholas Poussin (attrib.), Strage degli innocenti, musée du Petit-Palais, Parigi

http://www.bildindex.de/bilder/FMLAC10606_39a.jpg http://img324.imageshack.us/img324/2531/innocenti2gl0.jpg Sébastien Bourdon, Massacro degli Innocenti, 1640-51, Hermitage, San Pietroburgo

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/1b/Matteo_di_Giovanni_002.jpg Matteo di Giovanni, Massacro degli Innocenti, 1488, Galleria Nazionale di Capodimonte, Napoli

http://www.wga.hu/art/m/matteo/innocent.jpg Matteo di Giovanni, Massacro degli Innocenti, 1482, Chiesa di Sant'Agostino, Siena

Augustinus
27-12-06, 21:26
http://img49.imageshack.us/img49/1430/navezmassacreoftheinnocaj0.jpg http://www.insecula.com/Photosnew/00/00/10/15/ME0000101548_3.jpg François Joseph Navez, Massacro degli Innocenti, 1824, Metropolitan Museum of Art, New York

http://img463.imageshack.us/img463/2171/innocentibk7.jpg Valerio Castello, Strage degli innocenti, 1656-58, Hermitage, San Pietroburgo

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/P3YQ6N/04-510991.jpg http://konst.files.wordpress.com/2007/10/slaughter.jpg Léon Cogniet, Scena del massacro degli innocenti, 1824, musée des Beaux-Arts, Rennes

http://www.artchive.com/artchive/h/hunt/hunt_innocents.jpg William Holman Hunt, Trionfo degli Innocenti lungo la strada per l'Egitto, 1883-84, Tate Gallery, Londra

http://www.repro-tableaux.com/kunst/william_holman_hunt/the_triumph_of_the.jpg http://www.victorianweb.org/painting/whh/paintings/77.jpg William Holman Hunt, Trionfo degli Innocenti lungo la strada per l'Egitto, 1876, Walker Art Gallery di Liverpool

Augustinus
29-12-06, 17:02
da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 154-160

28 DICEMBRE

I SANTI INNOCENTI

Alla festa del Discepolo prediletto segue la solennità dei santi Innocenti, onde la culla dell'Emmanuele, presso la quale abbiamo venerato il Principe dei Martiri e l'Aquila di Patmos, ci appare oggi circondata da una graziosa accolta di bimbi, adorni di vesti bianche come la neve, e che recano in mano palme verdeggianti. Il divino Bambino sorride; è il loro Re, e tutta quella piccola corte sorride a sua volta alla Chiesa di Dio. La forza e la fedeltà ci hanno introdotti presso il Redentore; oggi l'innocenza ci invita a restare accanto alla mangiatoia.

Erode ha voluto coinvolgere il Figlio di Dio in un massacro di bambini; Betlemme ha udito i lamenti delle madri; il sangue dei neonati ha inondato l'intera regione. Ma tutti quegli sforzi della tirannide non hanno potuto raggiungere l'Emmanuele: non hanno fatto che preparare per l'armata del cielo una schiera di Martiri [1]. Questi bambini hanno avuto l'insigne onore di essere immolati per il Salvatore del mondo; ma il momento che ha seguito la loro immolazione ha rivelato ad essi d'un tratto gioie future e prossime, molto al di sopra di quelle di un mondo che hanno attraversato senza conoscere. Il Dio pieno di misericordia non ha richiesto altro da essi che una sofferenza di qualche istante; essi si sono ridestati nel seno d'Abramo, liberi da qualsiasi altra prova, puri da ogni contaminazione mondana, chiamati al trionfo come il guerriero che ha dato la propria vita per salvare quella del suo capo.

La loro morte è dunque un Martirio, e per questo la Chiesa li onora con il bel nome di Fiori dei Martiri, a motivo della loro tenera età e della loro innocenza. Hanno dunque diritto a figurare oggi nel Ciclo liturgico, al seguito dei due valenti campioni di Cristo che abbiamo celebrati. San Bernardo, nel suo Sermone per questa festa, spiega eloquentemente il legame di queste tre solennità: "Abbiamo, - egli dice - nel beato Stefano, l'opera e la volontà del Martirio; nel beato Giovanni notiamo soltanto la volontà del martirio; e, nei beati Innocenti, solo l'opera del Martirio. Ma chi potrà dubitare, tuttavia, della corona ottenuta da questi bambini? Chiederete dove sono i loro meriti per la corona? Chiedete piuttosto a Erode quale delitto hanno commesso per essere così falciati. La bontà di Cristo potrà essere vinta dalla crudeltà di Erode? Quel re empio ha potuto far uccidere dei bambini innocenti; e Cristo non potrebbe incoronare quelli che sono morti soltanto per lui?

"Stefano sarà dunque stato Martire agli occhi degli uomini che furono testimoni della sua passione subita volontariamente, fino al punto di pregare per i suoi persecutori, mostrandosi più sensibile al loro delitto che alle proprie ferite. Giovanni sarà dunque stato Martire agli occhi degli Angeli, che, essendo creature spirituali, hanno visto le disposizioni della sua anima. Certo, però, saranno stati martiri agli occhi tuoi, mio Dio, anche coloro nei quali né l'uomo né l'Angelo hanno potuto, è vero, scoprire un merito, ma che il singolare favore della tua grazia ha voluto arricchire. Dalla bocca dei neonati e dei lattanti hai voluto far uscire la lode. Qual è questa lode? Gli Angeli hanno cantato: Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà! Questa è senza dubbio una lode sublime; ma non sarà completa se non quando Colui che deve venire avrà detto: Lasciate che i piccoli vengano a me, perché il Regno dei cieli è di quelli che loro assomigliano; pace agli uomini, anche a quelli che non hanno ancora l'uso della propria volontà: ecco il mistero della mia misericordia".

Dio si è degnato di fare per gli Innocenti immolati per il suo Figliuolo ciò che fa tutti i giorni con il sacramento della rigenerazione, così spesso applicato ai bambini che la morte prende con sé fin dai primi giorni di vita; e noi, battezzati nell'acqua, dobbiamo render gloria a questi neonati, battezzati nel proprio sangue, e associati a tutti i misteri dell'infanzia di Gesù Cristo. Dobbiamo anche congratularci con essi, insieme con la Chiesa, dell'innocenza che la morte gloriosa e prematura ha loro conservata. Purificati così dal sacro rito che, prima dell'istituzione del Battesimo, cancellava il peccato originale, visitati in anticipo da una grazia speciale che li preparò all'immolazione gloriosa per la quale erano destinati, hanno abitato questa terra e non vi si sono macchiati. Che la società di questi teneri agnelli sia dunque per sempre con l'Agnello senza macchia, e questo mondo, indurito nel peccato, meriti misericordia unendosi, con le sue lodi, al trionfo di questi eletti della terra che, simili alla colomba dell'arca, non vi hanno trovato dove posare i piedi!

''Tuttavia, in questo gaudio del cielo e della terra, la Santa Romana Chiesa non perde di vista la desolazione delle madri che videro così strappati dal seno, e immolati dalla spada dei soldati, i diletti pegni della loro tenerezza. Ha raccolto il grido di Rachele, e non cerca di consolarla se non compatendo la sua afflizione. Per onorare quel materno dolore, consente a sospendere oggi una parte delle manifestazioni della gioia che inonda il suo cuore nell'Ottava di Cristo nato. Non osa rivestire nei suoi paramenti sacri il colore della porpora dei Martiri, per non richiamare troppo vivamente quel sangue che zampilla fino sul seno delle madri; si proibisce anche il colore bianco che denota la letizia e non si addice a così pungente dolore. Riveste il colore viola, colore di lutto e di rimpianti. Oggi, anzi, se la festa non cade di domenica, giunge fino a sospendere il canto del Gloria in excelsis, che pure le è tanto caro in questi giorni in cui gli Angeli l'hanno intonato sulla terra; rinuncia al festoso Alleluia nella celebrazione del Sacrificio e infine si mostra, come sempre, ispirata da quella delicatezza sublime e cristiana di cui la sacra Liturgia è mirabile scuola.

Ma dopo questo omaggio reso alla tenerezza materna di Rachele e che diffonde su tutto l'Ufficio dei santi Innocenti una dolce malinconia, essa non perde di vista la gloria di cui godono i beati bambini; e consacra alla loro solenne memoria un'intera Ottava come ha fatto per santo Stefano e per san Giovanni. Nelle sue Cattedrali e nelle chiese Collegiali essa onora anche, in questo giorno, i bambini che invita ad unire le loro innocenti voci a quelle dei sacerdoti e degli altri ministri sacri. Concede loro particolari distinzioni, finanche nel coro stesso; gode dell'ingenua letizia di quei giovani cooperatori di cui si serve per abbellire le sue solennità; in essi, rende gloria al Cristo Bambino, e all'innocente coorte dei teneri rampolli di Rachele.

A Roma, la Stazione ha luogo oggi nella Basilica di S. Paolo fuori le mura, il cui tesoro si gloria di possedere parecchi corpi dei santi Innocenti. Nel XVI secolo, Sisto V ne tolse una parte, per collocarli nella Basilica di Santa Maria Maggiore, presso il presepio del Salvatore.

MESSA

La santa Chiesa esalta la sapienza di Dio, che ha saputo sventare i calcoli della politica di Erode, e riportar gloria dalla crudele immolazione dei bambini di Betlemme, elevandoli alla dignità di Martiri di Cristo, di cui celebrano le grandezze in una riconoscenza eterna.

"Dalla bocca dei neonati e dei lattanti, o Dio, hai fatto uscire la lode per confondere i tuoi nemici"

EPISTOLA (Ap. 14,1-5). - In quei giorni: vidi l'Agnello che stava sul monte Sion e con lui centoquarantaquattromila persone che avevan scritto in fronte il suo nome e quello del suo Padre. E udii venir dal cielo un suono simile al rumore di molte acque e al rombo di gran tuono, e il suono che sentivo era come un concerto di arpisti che suonino i loro strumenti. E cantavano come un cantico nuovo dinanzi al trono, dinanzi ai quattro animali e ai vegliardi, cantico che nessuno poteva imparare, se non quei centoquarantaquattromila riscattati dalla terra: quelli cioè che non si sono macchiati con donne, essendo vergini. Essi seguono l'Agnello dovunque vada; essi furon riscattati di fra gli uomini, primizie a Dio e all'Agnello; né fu trovata menzogna nella loro bocca; e sono senza macchia davanti al trono di Dio.

Con la scelta di questo misterioso brano dell'Apocalisse, la Chiesa ci mostra la stima che ha dell'innocenza, e l'idea che noi dobbiamo averne. Gli Innocenti seguono l'Agnello, perché sono puri. Le loro opere personali sulla terra non sono state avvertite, ma hanno attraversato rapidamente la via di questo mondo, senza essere contaminati dalle sue brutture. Meno provata di quella di Giovanni, la loro purezza, imporporata di sangue, non ha attirato meno gli sguardi dell'Agnello, e sono dati a lui per compagnia. Il cristiano, dunque, tenda verso questa innocenza che merita così alte distinzioni. Se l'ha conservata, la custodisca e la difenda con la gelosia che si ha nel vigilare su un tesoro; se l'ha perduta, la ripari con l'esercizio della penitenza e quando l'avrà recuperata, realizzi le parole del Maestro che ha detto: "Colui che è stato lavato è ormai puro" (Gv 13,10).

VANGELO (Mt 2,13-18). - In quel tempo: Un Angelo del Signore apparì a Giuseppe in sogno e gli disse: Levati, prendi il bambino e sua Madre, e fuggi in Egitto; e stai là finché non t'avviserò, perché Erode cercherà del bambino per farlo morire. Egli, alzatosi, durante la notte, prese il bambino e la madre di lui e si ritirò in Egitto, ove stette fino alla morte di Erode, affinché si adempisse quanto era stato detto dal Signore per il profeta: Dall'Egitto ho richiamato il mio Figlio. Allora Erode, vedendosi burlato dai Magi, s'irritò grandemente e mandò ad uccidere tutti i fanciulli (maschi) che erano in Betlem e in tutti i suoi dintorni, dai due anni in giù, secondo il tempo che aveva rilevato dai Magi. Allora si adempì ciò che era stato detto per bocca del profeta Geremia: Un grido si è udito in Rama di gran pianto e lamento: Rachele che piange i figli suoi e non vuole essere consolata, perché non sono più.

Il santo Vangelo narra con la sua sublime semplicità il Martirio degli Innocenti. Erode mandò ad uccidere tutti i bambini. Questa ricca messe per il cielo fu mietuta, e la terra non se ne commosse. I lamenti di Rachele salirono fino al cielo, e presto il silenzio ricadde su Betlemme. Ma le beate vittime venivano raccolte dal Signore, per formare la corte del suo Figliuolo. Gesù, dalla sua culla, li contemplava e li benediceva; Maria compativa le loro brevi sofferenze e il dolore delle madri; la Chiesa che sarebbe presto nata doveva glorificare, per tutti i secoli, quell'immolazione di teneri agnelli, e fondare le più belle speranze sul patrocinio di quei bambini diventati d'un tratto così potenti sul cuore del suo celeste Sposo.

Beati Bambini, noi rendiamo omaggio al vostro trionfo, e ci felicitiamo con voi perché siete stati scelti come compagni di Cristo nella culla. Quale glorioso risveglio è stato il vostro, allorché dopo essere passati per la spada, avete conosciuto che presto la luce abbagliante della vita eterna sarebbe stata la vostra eredità. Quale riconoscenza avete testimoniata al Signore che vi sceglieva così fra tante migliaia di altri bambini, per onorare con la vostra immolazione la culla del suo Figliuolo! La corona ha cinto la vostra fronte prima della battaglia; la palma è venuta da sé a posarsi nelle vostre deboli mani, prima che aveste potuto fare uno sforzo per raccoglierla: è così che il Signore si è mostrato pieno di munificenza, e ci ha fatto vedere che è padrone dei suoi doni. Non era forse giusto che la Nascita del Figlio del sommo Re fosse segnata da qualche magnifica elargizione? Noi non ne siamo gelosi, o Martiri innocenti! Glorifichiamo il Signore che vi ha scelti e plaudiamo con la Chiesa alla vostra inenarrabile felicità.

O fiori dei Martiri, permettete che riponiamo in voi la nostra fiducia, e che osiamo supplicarvi, per la ricompensa gratuita che vi è stata concessa, di non dimenticare i vostri fratelli che combattono in mezzo ai rischi di questo mondo di peccato. Anche noi desideriamo quelle palme e quelle corone nelle quali si allieta la vostra innocenza. Lavoriamo duramente ad assicurarcele, e spesso ci sentiamo sul punto di perderle per sempre. Lo stesso Dio che ha glorificato voi è anche il nostro fine; in lui solo anche noi troveremo il riposo; pregate affinché possiamo giungere fino a lui.

Chiedete per noi la semplicità, l'infanzia del cuore, l'ingenua fiducia in Dio che va fino in fondo nel compimento dei suoi voleri. Otteneteci di sopportare con calma la sua croce, quando ce la manda e di desiderare unicamente il suo piacere. In mezzo al sanguinoso tumulto che venne ad interrompere il sonno, la vostra bocca infantile sorrideva ai carnefici; le vostre mani sembravano scherzare con quella spada, che doveva trapassarvi il cuore; eravate graziosi di fronte alla morte. Otteneteci di essere anche noi dolci verso la tribolazione, quando il Signore ce la manda. Che essa sia per noi un martirio, per la tranquillità del nostro coraggio, per l'unione della nostra volontà con quella del sommo Re e Signore, il quale prova soltanto per ricompensare. Che gli strumenti di cui egli si serve non ci tornino odiosi; che la carità non si spenga nel nostro cuore e che nulla turbi quella pace senza cui l'anima del cristiano non potrebbe piacere a Dio.

Infine, o teneri agnelli immolati per Gesù, voi che lo seguite dovunque egli va perché siete puri, concedeteci di accostarci all'Agnello celeste che vi conduce. Portateci a Betlemme insieme con voi; onde non usciamo più da quel soggiorno di pace e d'innocenza. Presentateci a Maria, la Madre nostra, ancora più tenera di Rachele; ditele che siamo i suoi figli, e che siamo i vostri fratelli; e come ha compatito i vostri dolori d'un istante, si degni di aver pietà delle nostre misere lodi.

* * *

In questo quarto giorno dalla Nascita del Redentore visitiamo la stalla e adoriamo l'Emmanuele. Consideriamo la misericordia che l'ha portato a farsi bambino per avvicinarsi a noi, e restiamo attoniti nel vedere un Dio cosi vicino alla sua creatura. "Colui che è inafferrabile anche per la sottile intelligenza degli Angeli - dice il pio abate Guerrico nel suo quinto Sermone sulla Natività di Cristo - si è degnato di rendersi palpabile ai materiali sensi dell'uomo. Dio non poteva parlarci come ad esseri spirituali, carnali come siamo; il suo Verbo si è fatto carne, affinché ogni carne potesse non soltanto intenderlo, ma anche vederlo; non avendo potuto il mondo conoscere la Sapienza di Dio, questa Sapienza si è degnata di farsi follia. Signore del cielo e della terra, tu hai dunque nascosto la tua sapienza ai sapienti e ai prudenti del mondo, per rivelarla ai piccoli. Le altezze dell'orgoglio hanno orrore dell'umiltà di questo Bambino; ma ciò che è alto agli occhi degli uomini è abbominevole al cospetto di Dio. Questo Bambino si compiace solo con i bambini; riposa solo con gli umili e i cuori pacifici. Che i piccoli si glorino dunque in lui, e cantino: Ci è nato un Bambino; mentre lui, da parte sua, si felicita dicendo per bocca di Isaia: Eccomi, io e i miei piccoli che il Signore mi ha dati. Infatti, per dargli una compagnia proporzionata alla sua età, il Padre ha voluto che la gloria dei Martiri cominciasse con l'innocenza dei bambini volendo lo Spirito Santo mostrare con ciò che il regno dei cieli è soltanto di quelli che loro somigliano".

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NOTE

[1] Si calcola sulla ventina il numero delle vittime (P. Lagrange, Ev. de S. Matth., p. 33).

Augustinus
27-12-07, 20:01
Holy Innocents

The children mentioned in St. Matthew 2:16-18:

Herod perceiving that he was deluded by the wise men, was exceeding angry; and sending killed all the men children that were in Bethlehem, and in all the borders thereof, from two years old and under, according to the time which he had diligently inquired of the wise men. Then was fulfilled that which was spoken by Jeremias the prophet, saying: A voice in Rama was heard, lamentation and great mourning; Rachel bewailing her children, and would not be comforted, because they are not.
The Greek Liturgy asserts that Herod killed 14,000 boys (ton hagion id chiliadon Nepion), the Syrians speak of 64,000, many medieval authors of 144,000, according to Apoc., xiv, 3. Modern writers reduce the number considerably, since Bethlehem was a rather small town. Knabenbauer brings it down to fifteen or twenty (Evang. S. Matt., I, 104), Bisping to ten or twelve (Evang. S. Matt.), Kellner to about six (Christus and seine Apostel, Freiburg, 1908); cf. "Anzeiger kath. Geistlichk. Deutschl.", 15 Febr., 1909, p. 32. This cruel deed of Herod is not mentioned by the Jewish historian Flavius Josephus, although he relates quite a number of atrocities committed by the king during the last years of his reign. The number of these children was so small that this crime appeared insignificant amongst the other misdeeds of Herod. Macrobius (Saturn., IV, xiv, de Augusto et jocis ejus) relates that when Augustus heard that amongst the boys of two years and under Herod's own son also had been massacred, he said: "It is better to be Herod's hog [ous], than his son [houios]," alluding to the Jewish law of not eating, and consequently not killing, swine. The Middle Ages gave faith to this story; Abelard inserted it in his hymn for the feast of Holy Innocents:

Ad mandatum regis datum generale
nec ipsius infans tutus est a caede.
Ad Augustum hoc delatum risum movit,
et rex mitis de immiti digne lusit:
malum, inquit, est Herodis esse natum.
prodest magis talis regis esse porcum.
(Dreves, "Petri Abaelardi Hymnarius Paracletensis", Paris, 1891, pp. 224, 274.)
But this "infant" mentioned by Macrobius, is Antipater, the adult son of Herod, who, by command of the dying king was decapitated for having conspired against the life of his father.

It is impossible to determine the day or the year of the death of the Holy Innocents, since the chronology of the birth of Christ and the subsequent Biblical events is most uncertain. All we know is that the infants were slaughtered within two years following the apparition of the star to the Wise Men (Belser, in the Tübingen "Quartalschrift", 1890, p. 361). The Church venerates these children as martyrs (flores martyrum); they are the first buds of the Church killed by the frost of persecution; they died not only for Christ, but in his stead (St. Aug., "Sermo 10us de sanctis"). In connection with them the Apostle recalls the words of the Prophet Jeremias (xxxi, 15) speaking of the lamentation of Rachel. At Rama is the tomb of Rachel, representative of the ancestresses of Israel. There the remnants of the nation were gathered to be led into captivity. As Rachel, after the fall of Jerusalem, from her tomb wept for the sons of Ephraim, so she now weeps again for the men children of Bethlehem. The ruin of her people, led away to Babylon, is only a type of the ruin which menaces her children now, when the Messias is to be murdered and is compelled to flee from the midst of His own nation to escape from the sword of the apparitor. The lamentation of Rachel after the fall of Jerusalem receives its eminent completion at the sight of the downfall of her people, ushered in by the slaughter of her children and the banishment of the Messias.

The Latin Church instituted the feast of the Holy Innocents at a date now unknown, not before the end of the fourth and not later than the end of the fifth century. It is, with the feasts of St. Stephen and St. John, first found in the Leonine Sacramentary, dating from about 485. To the Philocalian Calendar of 354 it is unknown. The Latins keep it on 28 December, the Greeks on 29 December, the Syrians and Chaldeans on 27 December. These dates have nothing to do with the chronological order of the event; the feast is kept within the octave of Christmas because the Holy Innocents gave their life for the newborn Saviour. Stephen the first martyr (martyr by will, love, and blood), John, the Disciple of Love (martyr by will and love), and these first flowers of the Church (martyrs by blood alone) accompany the Holy Child Jesus entering this world on Christmas day. Only the Church of Rome applies the word Innocentes to these children; in other Latin countries they are called simply Infantes and the feast had the title "Allisio infantium" (Brev. Goth.), "Natale infantum", or "Necatio infantum". The Armenians keep it on Monday after the Second Sunday after Pentecost (Armenian Menology, 11 May), because they believe the Holy Innocents were killed fifteen weeks after the birth of Christ.

In the Roman Breviary the feast was only a semi-double (in other breviaries a minor double) up to the time of Pius V, who, in his new Breviary (1568), raised it to a double of the second class with an octave (G. Schober, "Expl. rit. brev. rom.", 1891, p. 38). He also introduced the two hymns "Salvete flores martyrum" and "Audit tyrannus anxius", which are fragments of the Epiphany hymn of Prudentius. Before Pius V the Church of Rome sang the Christmas hymns on the feast of the Holy Innocents. The proper preface of the Gelasian Sacramentary for this feast is still found in the Ambrosian Missal. We possess a lengthy hymn in honour of the Holy Innocents from the pen of the Venerable Bede, "Hymnum canentes martyrum" (Dreves, "Analecta hymnica") and a sequence composed by Notker, "Laus tibi Christe", but most Churches at Mass used the "Clesa pueri concrepant melodia" (Kehrein, "Sequenzen", 1873, p. 348). At Bethlehem the feast is a Holy Day of obligation. The liturgical colour of the Roman Church is purple, not red, because these children were martyred at a time when they could not attain the beatific vision. But of compassion, as it were, towards the weeping mothers of Bethlehem, the Church omits at Mass both the Gloria and Alleluia; this custom, however, was unknown in the Churches of France and Germany. On the octave day, and also when the feast falls on a Sunday, the Roman Liturgy, prescribes the red colour, the Gloria, and the Alleluia. In England the feast was called "Childermas".

The Roman Station of 28 December is at St. Paul's Outside the Walls, because that church is believed to possess the bodies of several of the Holy Innocents. A portion of these relics was transferred by Sixtus V to Santa Maria Maggiore (feast on 5 May; it is a semi-double). The church of St. Justina at Padua, the cathedrals of Lisbon and Milan, and other churches also preserve bodies which they claim to be those of some of the Holy Innocents. In many churches in England, Germany, and France on the feast of St. Nicholas (6 December) a boy-bishop was elected, who officiated on the feast of St. Nicholas and of the Holy Innocents. He wore a mitre and other pontifical insignia, sang the collect, preached, and gave the blessing. He sat in the bishop's chair whilst the choir-boys sang in the stalls of the canons. They directed the choir on these two days and had their solemn procession (Schmidt, "Thesaurus jur eccl.", III, 67 sqq.; Kirchenlex., IV, 1400; P.L., CXLVII, 135).

Bibliography

HELMLING IN Kirchenlex., XII, 369-71; NILLES, Kal. man. utriusque eccl. (Innsbruck, 1897); TONDINI, Calendrier de la nation armenienne (Rome, 1906); HAMPSON, Calendarium medii aevi (London, 1857); HOEYNCK, Augsburger Liturgie (Augsburg, 1889); ROCK, Church of Our Fathers (London, 1905).

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, New York, 1910 (http://www.newadvent.org/cathen/07419a.htm)

Augustinus
30-12-07, 10:15
Omelia sui Santi Innocenti. Martiri del I secolo

28 dicembre

Caratteristiche del Martirio

Il martirio vero non può verificarsi se non nella piena e sincera adesione alla fede cattolica. Tre sono le dimensioni del martirio. La prima è quella della fortezza, la seconda è quella della fede, la terza è quella della carità. In primo luogo la fortezza. San Tommaso d’Aquino, insistendo sulla necessità della carità nel martirio e richiamando le parole di san Paolo "anche se dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova" (1Cor 13, 3), dice che nel martirio la carità è la virtù imperante, mentre la virtù imperata (quella virtù che compie l’atto del martirio) è la fortezza. Una virtù obliata in questi tempi e soprattutto travisata. Per la tendenza al pacifismo oggi si proclama la non violenza in assoluto come un valore a sé stante, mentre noi sappiamo bene che la non violenza in sé non è un valore, dipende dalle circostanze, poiché c’è una violenza giusta e ovviamente c’è una violenza ingiusta. Quindi bisogna dimostrare come la fortezza, che comporta certamente anche una certa aggressività ed un certo uso della forza, possa essere una virtù morale. San Tommaso dice che il compito della fortezza è quello di rendere l’uomo stabile, perseverante nella virtù, nel bonum honestum, quindi nel bene assoluto, anche davanti alle minacce di morte. L’uomo forte non è semplicemente colui che persevera, ma è precisamente colui che esercita la virtù della fortezza in tutte le sue sfumature e accezioni, davanti ai mali sia maggiori che minori. La fortezza e il coraggio non hanno valore di virtù se non perseverano nella verità, nel bene morale obiettivo e nel bene soprannaturalmente rivelato da Dio. La fortezza, e in particolare la fortezza eroica dei martiri, si collega strettamente con l’adesione alle verità di fede. San Tommaso, fondandosi sulla sapienza degli antichi, in particolare di Aristotele, dice che Dio diede alla dimensione sensitiva dell’uomo le passioni, che sono delle disposizioni fondamentalmente buone, ma devono essere moderate dalla virtù, dalla ragione. Le passioni che s’accompagnano alla fortezza sono due: l’audacia, che aggredisce il male per eleminarlo, e il timore, che fugge davanti al male. La fortezza, sia sul piano naturale dei valori umani, sia sul piano soprannaturale, presenta sempre questo duplice aspetto di aggressione e di fuga. Bisogna moderare l’audacia, per perseverare davanti alla minaccia del male senza pretendere di eliminarlo. Occorre poi reprimere la passione del timore per essere pazienti. Là dove non si può evitare il male, bisogna sopportarlo, con razionalità, con fiducia, con perseveranza.

Entrambi i lati della fortezza (sia la sua aggressività, sia la sua disponibilità a patire là dove il male è inevitabile) sono virtuosi e buoni. Tommaso tuttavia dichiara, molto giustamente, che l’aspetto più eroico della fortezza è quello della pazienza, senza tuttavia escludere, come fanno i nostri pacifisti, l’aspetto della moderata aggressione. L’aspetto della pazienza prevale nettamente, perché la fortezza dà all’uomo una certa stabilità davanti ai mali difficili da combattere. È più difficile — continua san Tommaso — sopportare a lungo il male, che aggredirlo per debellarlo e rimuoverlo. Quindi la pazienza prevale sull’aggressività. Ecco perché il vangelo ci consiglia di non opporre resistenza al male, consiglio travisato dai nostri contemporanei i quali affermano che il non resistere al male vuol dire lasciarsi calpestare nei propri diritti e lasciarsi schiaffeggiare. Ma è questa la pazienza? No, cari fratelli, non è questa la pazienza. Perché? Perché il vangelo è delicato e va spiegato non con la rozzezza della nostra privata interpretazione (come dice san Pietro in 1Pt 1, 20-21), ma alla luce della tradizione di santa romana Chiesa, unica interprete autentica del vangelo. La Chiesa dice che Gesù nel vangelo differenzia accuratamente i precetti dai consigli.

San Tommaso usa un’espressione stupenda quando afferma che il vangelo, essendo legge della perfezione, è legge della libertà dei figli di Dio. Perciò il Signore si contenta di riconfermare la legge: " Sono venuto non per abolire, ma per dare compimento " (Mt 5, 17). La legge non è abrogata, ma è ribadita dall’autorità divina del Salvatore. Gesù ci dà consigli non per fare ciò che è doveroso e necessario, ma per fare sempre di più. Questa è la generosità della carità, che non si accontenta di poco, ma che ha uno spirito di supererogatorietà (così la chiama san Tommaso), giacché tende a una perfezione sempre maggiore.

Quindi si capisce perfettamente come l’etica individuale del vangelo sia insopportabile per l’uomo di oggi, che è collettivista e mal tollera la sua libertà. Per essere perfetto, devo avere la virtù della pazienza, devo subire il male, non devo opporvi resistenza. Che generosità, che bellezza, che nobiltà spirituale nel rinunciare ai propri diritti, cari fratelli! Gesù ce lo dice chiaramente: " A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra " (Lc 6, 29). Perfezione stupenda. Tuttavia ciò non toglie il diritto alla legittima difesa. Chi rivendica il suo diritto è nel giusto. Ma anche chi rinuncia al suo diritto fa bene. Perciò il vangelo ci consiglia di essere pazienti, di non resistere al male. Alcuni, non riuscendo a capire che si tratta di un’etica soprannaturale e individuale, biasimano questo consiglio con argomentazioni sociali, naturali e politiche. Ora affermo, in termini un po’ paradossali, che è non solo lecito, ma anche molto lodevole porgere la propria guancia. Tuttavia guai a me se porgo la guancia al carnefice del mio fratello! Io posso rinunciare al diritto che è mio, proprio perché è mio, ma se rinuncio al diritto del mio fratello sono ingiusto e, se sono ingiusto, non posso considerarmi caritatevole. Se lo facessi, si tratterebbe di carità menzognera, non autentica, inesistente. La carità non toglie di mezzo la giustizia, ma riconferma le sue esigenze. Perciò sul piano sociale, naturale e politico, là dove sono in ballo diritti non miei, ma di tutta una comunità, di tutta una nazione, persino di tutta la Chiesa, questi diritti vanno ribaditi con estrema chiarezza, con severità e anche con aggressività (che come s’è detto è una passione della fortezza). Spero di aver chiarito la distinzione.

La seconda dimensione del martirio è quella della fede. Mi limiterò soltanto ad alcuni aspetti della questione. San Tommaso dice che l’oggetto specifica l’atto e l’abito della virtù. Quindi dall’oggetto la virtù prende la sua definizione, la sua essenza, la sua struttura. Ora l’oggetto della fede è la verità rivelata da Dio. La fede illumina la nostra ragione. Nella fede possiamo capire — sia pure in minima parte, perché adesso vediamo solo come in uno specchio e non ancora faccia a faccia — a quale eccelso compito è destinato dal Creatore il nostro intelletto. Nella nostra epoca apparentemente intellettualistica s’assiste invece allo spaventoso avvilimento della facoltà intellettiva. Pensate al soggettivismo, al relativismo, all’indifferentismo... L’uomo moderno ha perso il gusto di dire: "questo è vero, questo è falso". È un gusto squisitamente evangelico, perché il Salvatore dice: " Sia il vostro parlare sì, sì o no, no; il di più viene dal maligno " (Mt 5, 37). Sono parole tremende. Qui si vede da che parte viene il soggettivismo e il relativismo moderni. Bisogna dire con chiarezza che l’uomo ha accesso alla verità. E la verità rivelata ci obbliga moralmente. Bisogna sottomettere l’intelletto alla verità.

È chiaro allora che non ci sono màrtiri se non cattolici. Gli altri non possono pretendere la gloria del martirio. Hanno coraggio, questo sì, senz’altro. Sono anche ammirati. Ma se non c’è testimonianza data alla verità, non c’è martirio. Questa è la stoltezza dell’uomo moderno, il quale da relativista non vede l’obbligatorietà e la normatività della verità e dice: " Sì, sono màrtiri i cattolici, ma sono màrtiri anche gli altri ". Non è così. Bisogna stare nella verità con fortezza e con perseveranza.

La fede poi sostiene le stesse verità naturali dell’intelligenza umana. Insomma la fede necessariamente deve diventare anche una cultura umana, naturale, sul piano sia individuale sia sociale e politico.

La terza dimensione del martirio è quella della carità. La carità senza la verità non è carità. San Tommaso dice con chiarezza che questo dipende dalla struttura stessa delle facoltà umane. L’intelletto precede la volontà. Non intendo dire che la volontà non abbia qualcosa di suo che si aggiunge all’intelletto (questo è innegabile). Quello che voglio affermare è che, affinché la volontà sia corretta, deve aderire non alle sue fantasie e ai suoi capricci, ma a quello che l’intelletto le presenta come verità obiettiva e certa. Non si può dire: " Quella persona non ha fede, però è tanto caritatevole! ". Semmai si potrà dire che quello è un filantropo. Però tra filantropia e carità c’è una differenza abissale. L’amore naturale, pur essendo giusto, edificante e bello, non salva. Invece l’amore soprannaturale è una partecipazione alla terza persona della santissima Trinità. Dio ha effuso nei nostri cuori la carità che si fonda sulla verità e non su qualsiasi verità, bensì sulla verità soprannaturale, certa e obiettiva dell’amore.

Preghiamo i festeggiati di oggi — i bambini innocenti fatti uccidere da Erode alla nascita di Gesù — che intercedano per noi dal cielo affinché ci sia data sì l’audacia, sì la carità, ma soprattutto la fermezza, la gioia, l’obiettività e la sicurezza della verità e così sia.

FONTE (http://www.totustuus.biz/users/tyn/innocenti.htm)

Augustinus
30-12-07, 10:59
http://img521.imageshack.us/img521/439/dorethemartyrdomofthehobe0.jpg Gustave Doré, Il martirio degli innocenti, 1868 circa, collezione privata

http://catholic-resources.org/Dore/Matt02c.jpg http://otshelnik.net/artists/bibel/gustave_dore_bibel/the_massacre_of_the_innocents.jpg Gustave Doré, La strage degli innocenti, XIX sec.

http://www.wga.hu/art/p/pisano/giovanni/1pulpits/1andrea2.jpg http://img75.imageshack.us/img75/751/1873036173nh0.jpg Giovanni Pisano, La strage degli innocenti, 1301, Pulpito, Chiesa di S. Andrea, Pistoia

Augustinus
28-12-08, 10:11
http://collection.aucklandartgallery.govt.nz/collection/images/display/M1982/M1982_1_2_709.jpg Jacques Callot, SS. Innocenti martiri, 1630-36, Auckland Art Gallery, Auckland, Nuova Zelanda

Augustinus
28-12-08, 11:22
http://img126.imageshack.us/img126/695/december28bholyinnocentaw0.jpg

DIE 28 DECEMBRIS

SANCTORUM INNOCENTIUM MARTYRUM

Duplex II classis cum Octava simplici

Statio ad S. Paulum

Introitus

Ps. 8, 3

EX ORE infántium, Deus, et lacténtium perfecísti laudem propter inimicos tuos. Ps. ibid., 2. Dómine, Dóminus noster: quam admirábile est nomen tuum in univérsa terra! V/. Glória Patri. Ex ore.

¶ Non dicitur Glória in excélsis, neque Allelúja, neque Ite, Missa est, nisi hoc Festum incidat in Dominicam, aut ritu gaudeat Duplici I classis; sed in Octava semper dicuntur.

Oratio

DEUS, cujus hodierna die præcónium Innocéntes Mártyres non loquéndo, sed moriéndo conféssi sunt: ómnia in nobis vitiórum mala mortífica; ut fidem tuam, quam lingua nostra lóquitur, étiam móribus vita fateátur. Per Dóminum.

Léctio libri Apocalýpsis beáti Joánnis Apóstoli

Apoc. 14, 1-5

IN DIÉBUS illis: Vidi supra montem Sion Agnum stantem, et cum eo centum quadragínta quatuor mília, habéntes nomen ejus, et nomen Patris ejus scriptum in fróntibus suis. Et audívi vocem de cælo, tamquam vocem aquárum multárum, et tamquam vocem tonítrui magni: et vocem, quam audívi, sicut citharœrórum citharizántium in cítharis suis. Et cantábant quasi cánticum novum ante sedem, et ante quátuor animália, et senióres: et nemo póterat dícere cánticum, nisi illa centum quadragínta quátuor mília, qui empti sunt de terra. Hi sunt, qui cum muliéribus non sunt coinquináti: vírgines enim sunt. Hi sequúntur Agnum, quocúmque íerit. Hi empti sunt ex homínibus primítiæ Deo, et Agno: et in ore eórum non est invéntum mendácium: sine mácula enim sunt ante thronum Dei.

Graduale. Ps. 123, 7-8. Anima nostra, sicut passer, erépta est de láqueo venántium. V/. Láqueus contrítus est, et nos liberáti sumus: adjutórium nostrum in nómine Dómini, qui fecit cælum et terram.

¶ Sequens Allelúja, cum suo Versu dicitur, quando hoc Festum incidat in Dominicam, aut ritu gaudeat Duplici I classis: in die autem Octava semper dicitur, sicut et in Missis votivis ante Septuagesimam vel post Pentecosten.

Allelúja, allelúja. V/. Ps. 112, 1. Laudáte, púeri, Dóminum, laudáte nomen Dómini. Allelúja.

Tractus non dicitur quando recitatum fuerit Allelúja, ut supra.

Tractus. Ps. 78, 3 et 10. Effudérunt sánguinem Sanctórum, velut aquam, in circuitu Jerúsalem. V/. Et non erat, qui sepelíret. V/. Víndica, Dómine, sánguinem Sanctórum tuórum, qui effúsus est super terram.

¶ In Missis votivis Tempore Paschali, omissis Graduali et Tractu, dicitur:

Allelúja, allelúja. V/. Ps. 112, 1. Laudáte, púeri, Dóminum, laudáte nomen Dómini. Allelúja. V/. Eccli. 39, 19. Sancti tui, Dómine, florébunt sicut lílium, et sicut odor bálsami erunt ante te. Allelúja.

http://www.unavoce-ve.it/crux.gif Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaéum

Matth. 2, 13-18

IN ILLO témpore: Angelus Dómini appáruit in somnis Joseph, dicens: Surge, et áccipe Púerum et Matrem ejus, et fuge in Ægýptum, et esto ibi, usque dum dicam tibi. Futúrum est enim, ut Heródes quærat Púerum ad perdéndum eum. Qui consúrgens accépit Púerum et Matrem ejus nocte, et secéssit in Ægýptum: et erat ibi usque ad óbitum Heródis: ut adimplerétur quod dictum est a Dómino per Prophétam dicéntem: Ex Ægýpto vocávi Fílium meum. Tunc Heródes videns, quóniam illúsus esset a Magis, irátus est valde, et mittens occídit omnes púeros, qui erant in Béthlehem et in ómnibus fínibus ejus, a bimátu et infra, sec úndum tempus, quod exquisíerat a Magis. Tunc adimplétum est, quod dictum est per Jeremíam Prophetam dicéntem: Vox in Rama audíta est, plorátus et ululátus multus: Rachel plorans fílios suos, et nóluit consolári, quia non sunt.

Credo, ratione Octavæ.

Offertorium. Ps. 123, 7. Anima nostra, sicut passer, erépta est de láqueo venántium: láqueus contrítus est, et nos liberáti sumus.

Secreta

SANCTÓRUM tuórum, Dómine, nobis pia non desit orátio: quæ et múnera nostra concíliet, et tuam nobis indulgéntiam semper obtíneat. Per Dóminum.

¶ Præfatio et Communicantes de Nativitate, ratione Octavæ.

Communio. Matth. 2, 18. Vox in Rama audíta est, plorátus, et ululátus: Rachel plorans fílios suos, et nóluit consolári, quia non sunt.

Postcommunio

VOTÍVA, Dómine, dona percépimus: quæ Sanctórum nobis précibus, et præséntis, quaésumus, vitæ páriter et ætérnæ tríbue conférre subsídium. Per Dóminum.

¶ Infra Octavam Ss. Innocentium nihil fit de ea; sed si die 2 vel 3 Januarii celebretur Missa votiva de iisdem Ss. Innocentibus, in ea dicitur Glória in excélsis.

FONTE (http://www.unavoce-ve.it/mr-28dec=lat.htm)

Augustinus
28-12-08, 11:32
http://www.fondazionemanodori.it/media/artGallery/big/donnini_1.jpg Girolamo Donnini, Strage degli innocenti, XVIII sec., collezione privata

http://fotocenter.corriere.it/gallery/9cbfceb6-057b-11dd-8738-00144f486ba6/07_998x560.jpg Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Strage degli innocenti, 1519, Ferrara

http://old.comune.cremona.it/corso/museo/grosseimg/0239.jpg Giovanni Battista Tortiroli, La strage degli innocenti, XVI sec., Pinacoteca comunale, Cremona

http://img185.imageshack.us/img185/9805/09b8a1f0f184b70bbd8eae0kh0.jpg http://img526.imageshack.us/img526/7217/slaughterofinnocentshd9.jpg Carl Bloch, Strage degli innocenti, 1875

Augustinus
28-12-08, 12:07
http://www.wga.hu/art/g/giotto/padova/3christ/scenes_1/chris05.jpg http://img508.imageshack.us/img508/1329/giottoacbasile93p124blg2.jpg http://img514.imageshack.us/img514/5324/giottoacbasile93p124bur7.jpg Giotto di Bondone, Strage degli innocenti, 1304-06, Cappella Scrovegni (Cappella Arena), Padova

http://img392.imageshack.us/img392/5715/raimondiis1981cat21jc6.jpg Marcantonio Raimondi, Il massacro degli innocenti, 1511-12 circa, Museum of Fine Arts, Boston

http://img168.imageshack.us/img168/5571/raimondiis1981cat21ll1.jpg Marcantonio Raimondi, Il massacro degli innocenti, 1513-15 circa, Davison Art Center, Wesleyan University, Middletown

http://img392.imageshack.us/img392/4914/ligozziwoodner870260604yf8.jpg Jacopo Ligozzi, La strage degli Innocenti, 1610 circa, Ian Woodner Collection, New York

http://img374.imageshack.us/img374/5553/19c092702rom07kg6.jpg J. H. Fuseli, Massacro degli innocenti, 1771, collezione privata, Londra

http://h1.ath.cx/muvi/museonazionaledabruzzo/imago/piano2/sala5/41672.jpg Francesco Cozza, Strage degli innocenti, XVI sec., Museo Nazionale d'Abruzzo, L'Aquila