PDA

Visualizza Versione Completa : Lettera della Befana...



Goyassel La Zucca
06-01-04, 01:08
...alla Signora Marchesa Roberti



Carissima Signora. Giacché mi trovo in viaggio volevo fare una visita a Voi e a tutti li Signori Ragazzi della Vostra conversazione, ma la neve mi ha rotto le tappe e non mi posso trattenere. Ho pensato dunque di fermarmi un momento per fare la Piscia nel vostro portone, e poi tirare avanti il mio viaggio. Bensì vi mando certe bagattelle per cotesti figliuoli, acciocché siano buoni, ma ditegli che se sentirò cattive relazioni di loro, quest'altro anno gli porterò un po' di Merda.
Veramente io voleva destinare a ognuno il suo regalo, per esempio a chi un corno, a chi un altro, ma ho temuto di dimostrare parzialità, e che quello il quale avesse li corni curti invidiasse li corni lunghi. Ho pensato dunque di rimettere le cose alla ventura, e farete così. Dentro l'anessa cartina trovarete tanti biglietti con altrettanti numeri. Mettete tutti questi biglietti dentro un orinale, e mischiateli ben bene con le vostre mani. Poi ognuno pigli il suo biglietto, e veda il suo numero. Poi con l'anessa chiave aprite il baulle. Prima di tutto ci trovarete certa cosetta da godere in comune e credo che cotesti Signori la gradiranno perché sono un branco di ghiotti. Poi ci trovarete tutti li corni segnati col rispettivo numero. Ognuno pigli il suo, e vada in pace. Chi non è contento del corno che gli tocca, faccia a baratto con li corni delli compagni. Se avvanza qualche corno lo riprenderò al mio ritorno. Un altr'anno poi si vedrà di far meglio.
Voi poi Signora carissima avvertite in tutto quest'anno di trattare bene cotesti Signori, non solo col caffè che già si intende, ma ancora con pasticci, crostate, cialde, cialdoni, ed altri regali, e non siate stitica, e non vi fate pregare, perché chi vuole la conversazione deve allargare la mano, e se darete un pasticcio per sera sarete meglio lodata, e la vostra conversazione si chiamarà la conversazione del pasticcio. Frattanto state allegri, e andate tutti dove io vi mando, e restateci finché non torno, ghiotti, indiscreti, somari, scrocconi dal primo fino all'ultimo.
La Befana.

(Giacomo Leopardi, 1810)

pcosta
06-01-04, 09:08
Di casa ai 24 Decembre 1810




Carissimo e Stimatissimo Signor Padre.

Il ritrovarmi in quest'anno colle mani vuote non m'impedisce di venire a testificarle la mia gratitudine augurandogli ogni bene dal Cielo nelle prossime festive ricorrenze. Certo, che ella saprà compatirmi per la mia sventura lo faccio colla stessa animosità, colla quale solea farlo negli anni trascorsi.

Crescendo la età crebbe l'audacia, ma non crebbe il tempo dell'applicazione. Ardii intraprendere opere più vaste, ma il breve spazio, che mi è dato di occupare nello studio fece, che laddove altra volta compiva i miei libercoli nella estensione di un mese, ora per condurli a termine ho d'uopo di anni. Quindi è che malgrado le mie speranze, e ad onta del mio desiderio, non mi fu possibile di terminare veruno di quelli, che mi ritrovo avere cominciati. Tuttoché però mi vedessi inabile ad adempire all'atto di dovere, che la costumanza fra noi da qualche tempo addottata ha congiunto alla Sacra vicina festività; fece nondimeno la viva gratitudine ai di lei benefici da me gelosamente serbata nell'animo, che osassi anche in quest'anno di presentarmi a lei per augurarle a viva voce quella prosperità che di continuo le auguro nel mio cuore. I vantaggi da lei proccuratimi in ogni genere, ma specialmente in riguardo a quella occupazione, che forma l'oggetto del mio trastullo, mi ha riempito l'animo di una giusta gratitudine, che non posso non affrettarmi a testimoniarle. Conosco la cura grande, che ella compiacesi di avere pei miei vantaggi, e dietro alla chiara cognizione, viene come indivisibile compagna la riconoscenza. Se ella non conobbe fin qui questo reale sentimento del mio cuore, a me certo se ne deve il rimprovero, sì come a quello, che non seppe verso la sua persona mostrarsi così ossequioso come ad un figlio sì beneficato era convenevole di fare con un Padre sì benefico.

Amerei, che ella illustrato da un lume negato dalla natura a tutti gli uomini potesse nel mio cuore leggere a chiare note quei sentimenti, che cerco di esprimerle colle parole. Non v'ha in esse, nè esagerazione, nè menzogna. Non potendo ella penetrare nel mio interno può sicuramente riposare sulla testimonianza della mia penna.

Rinnuovati i voti sinceri per la sua perpetua felicità mi dichiaro col più vivo sentimento

Suo umilissimo obbligatissimo figlio Giacomo.




Befana magra, quell'anno...

Orso Brrrrr
06-01-04, 15:33
Spassosissime lettere:D

Creso
27-01-04, 01:40
Chissà perché, ogni volta che sento citare la befana, mi sovviene la blefaroplastica, adattissima sonorità in abbinamento.