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krentak the Arising!
07-01-04, 19:08
"Il Codice Da Vinci": ma la storia è un'altra cosa

di Massimo Introvigne

Immaginiamo questo scenario. Esce un romanzo in cui si afferma che il Buddha, dopo l’illuminazione, non ha condotto la vita di castità che gli si attribuisce, ma ha avuto moglie e figli. Che la comunità buddhista dopo la sua morte ha violato i diritti della moglie, che avrebbe dovuto essere la sua erede. Che per nascondere questa verità i buddhisti nel corso della loro storia hanno assassinato migliaia, anzi milioni di persone. Che un santo buddhista scomparso da pochi anni – che so, un Daisetz Teitaro Suzuki (1870-1966) – era in realtà il capo di una banda di delinquenti. Che il Dalai Lama e altre autorità del buddhismo internazionale operano per mantenere le menzogne sul Buddha servendosi di qualunque mezzo, compreso l’omicidio. Pubblicato, il romanzo non passa inosservato. Autorità di tutte le religioni lo denunciano come un’odiosa mistificazione anti-buddhista e un incitamento allo scontro fra le religioni. In diversi paesi la sua pubblicazione è vietata, fra gli applausi della stampa. Le case cinematografiche, cui è proposta una versione per il grande schermo, cacciano a pedate l’autore e considerano l’intero progetto uno scherzo di cattivo gusto.
Lo scenario non è vero, ma ce n’è uno simile che è del tutto reale. Solo che non si parla di Buddha, ma di Gesù Cristo; non della comunità buddhista, ma della Chiesa cattolica; non di Suzuki e del suo ordine zen ma di san Josemaría Escrivá (1902-1975) e dell’Opus Dei da lui fondata; non del Dalai Lama ma di Giovanni Paolo II. Il romanzo in questione ha venduto tre milioni e mezzo di copie negli Stati Uniti, è sbarcato anche in Italia e la Sony ne sta traendo un film, che sarà diretto da Ron Howard e per cui è già cominciata una propaganda internazionale. Come è stato correttamente osservato dallo storico e sociologo americano Philip Jenkins, il successo di questo mediocrissimo prodotto è solo un’altra prova del fatto che l’anti-cattolicesimo è “l’ultimo pregiudizio accettabile” (è il titolo di un libro di Jenkins: The New Anti-Catholicism. The Last Acceptable Prejudice, Oxford University Press, New York 2003).

Il Codice Da Vinci (trad. it., Mondadori, Milano 2003) mette in scena una caccia al Santo Graal. Quest’ultimo – secondo il romanzo – non è, come la tradizione ha sempre creduto, una coppa in cui fu raccolto il sangue di Cristo, ma una persona, Maria Maddalena, la vera “coppa” che ha tenuto in sé il sang réal (in francese antico il “sangue reale”, da cui “Santo Graal”), cioè i figli che Gesù Cristo le aveva dato. La tomba perduta della Maddalena è dunque il vero Santo Graal. Apprendiamo inoltre che Gesù Cristo aveva affidato una Chiesa che avrebbe dovuto proclamare la priorità del principio femminile non a san Pietro ma a sua moglie, Maria Maddalena, e che non aveva mai preteso di essere Dio. Sarebbe stato l’imperatore Costantino (280-337 d.C.) a reinventare un nuovo cristianesimo sopprimendo l’elemento femminile, proclamando che Gesù Cristo era Dio, e facendo ratificare queste sue idee patriarcali, autoritarie e anti-femministe dal Concilio di Nicea. Il progetto presuppone che sia soppressa la verità su Gesù Cristo e sul suo matrimonio, e che la sua discendenza sia soppressa fisicamente. Il primo scopo è conseguito scegliendo quattro vangeli “innocui” fra le decine che esistevano, e proclamando “eretici” gli altri vangeli “gnostici”, alcuni dei quali avrebbero messo sulle tracce del matrimonio fra Gesù e la Maddalena. Al secondo, per disgrazia di Costantino e della Chiesa cattolica, i discendenti fisici di Gesù si sottraggono e secoli dopo riescono perfino a impadronirsi del trono di Francia con il nome di merovingi. La Chiesa riesce a fare assassinare un buon numero di merovingi dai carolingi, che li sostituiscono, ma nasce un’organizzazione misteriosa, il Priorato di Sion, per proteggere la discendenza di Gesù e il suo segreto. Al Priorato sono collegati i templari (per questo perseguitati) e più tardi anche la massoneria. Alcuni fra i maggiori letterati e artisti della storia sono stati Gran Maestri del Priorato di Sion, e alcuni – fra cui Leonardo da Vinci (1452-1519) – hanno lasciato indizi del segreto nelle loro opere. La Chiesa cattolica, nel frattempo, completa la liquidazione del primato del principio femminile con la lotta alle streghe, in cui periscono cinque milioni di donne. Ma tutto è vano: il Priorato di Sion sopravvive, così come i discendenti di Gesù in famiglie che portano i cognomi Plantard e Saint Clair.

Secondo l’autore Dan Brown quanto abbiamo riassunto fin qui rispecchia esattamente e letteralmente la realtà ed è basato su documenti inoppugnabili. La parte che anche l’autore presenta come immaginaria ipotizza che il Priorato oggi si appresti a rivelare il segreto al mondo tramite il suo ultimo Gran Maestro, un curatore del Museo del Louvre che si chiama Jacques Saunière. Per impedire che questo avvenga, Saunière e i suoi principali collaboratori sono assassinati. Uno studioso di simbologia americano, Robert Langdon, è sospettato dei crimini, ma una criptologa che lavora per la polizia di Parigi – Sophie Neveu, la nipote di Saunière – crede nella sua innocenza e lo aiuta a fuggire. Il lettore è indotto a credere che responsabile degli omicidi sia l’Opus Dei (sul cui conto si ripetono le più crude “leggende nere” – cento volte smentite, ma dure a morire – desunte dalla letteratura internazionale che la critica, esplicitamente citata), ma le cose sono più complicate. Un nuovo Papa progressista ha deciso di rescindere i legami fra la Chiesa e l’Opus Dei che risalgono a Giovanni Paolo II, e il prelato dell’Opus Dei accetta la proposta che gli proviene da un misterioso “Maestro”: pagando a questo personaggio una somma immensa, potrà ricattare la Santa Sede impadronendosi delle prove del segreto del Priorato di Sion – cioè della “verità” su Gesù Cristo – e minacciando di rivelarle al mondo. Un ex-criminale ora numerario dell’Opus Dei è “prestato” al Maestro, ed è quest’ultimo che lo spinge a commettere una serie di crimini. In realtà, il “Maestro” lavora per se stesso: è un ricchissimo studioso inglese, anti-cattolico, che vuole rivelare il segreto al mondo e accusa il Priorato di tacere per timore della Chiesa. Tra morti ammazzati, enigmi e inseguimenti Robert Langdon e Sophie – tra cui nasce anche l’inevitabile storia d’amore – finiscono per scoprire la verità: la tomba della Maddalena è nascosta sotto la piramide del Louvre, voluta dall’esoterista e massone presidente francese François Mitterrand (1916-1996), ma il sang réal scorre nelle vene della stessa Sophie, che è dunque l’ultima discendente di Gesù Cristo.

Solo la diffusa ignoranza religiosa spiega come qualcuno possa prendere sul serio un tale cumulo di affermazioni a dir poco ridicole. Ci sono testi del primo secolo cristiano dove Gesù Cristo è chiaramente riconosciuto come Dio. All’epoca del Canone Muratoriano (che risale circa al 190 d.C.) il riconoscimento dei quattro Vangeli come canonici e l’esclusione dei testi gnostici era un processo che si era sostanzialmente completato, novant’anni prima che Costantino nascesse. La cifra di cinque milioni di streghe bruciate dalla Chiesa cattolica è del tutto assurda, e Brown si dimentica del fatto che nei paesi protestanti la caccia alle streghe è stata più lunga e virulenta che in quelli cattolici. L’idea stessa di un “codice Da Vinci” nascosto nelle opere dell’artista italiano è stata definita “assurda” dalla professoressa Judith Veronica Field, docente alla University of London e presidentessa della Leonardo Da Vinci Society (cfr, fra i molti riferimenti, Gary Stern, “Expert Dismiss Theories in Popular Book”, The Journal News, 2.11.2003). A fronte di questi svarioni, quello del traduttore italiano che chiama la torre dell’orologio del parlamento inglese “Big Bang” invece di “Big Ben” (p. 438) sembra quasi un peccato veniale. Inoltre, chi conosca un poco la storia delle mistificazioni sul Graal sa che nel Codice Da Vinci c’è ben poco di nuovo: tutto è già stato detto in centinaia di libri su Rennes-le- Château, e – benché il nome di questa località francese non sia mai menzionato nel romanzo di Brown – i cognomi Saunière e Plantard fanno chiaramente riferimento alle stesse vicende.

Rennes-le-Château è un paesino francese del dipartimento dell’Aude, ai piedi dei Pirenei orientali, nella zona detta del Razès. La popolazione si è ridotta a una quarantina di abitanti, ma ogni anno i turisti sono decine di migliaia. Dal 1960 a oggi a Rennes-le-Château sono state dedicate oltre cinquecento opere in lingua francese, almeno un paio di best seller in inglese e un buon numero di titoli anche in italiano. Se ne parla anche in film, e in fumetti di culto, come Preacher o The Magdalena. Il paesino si trova all’interno di quel “paese cataro”, cioè della zona dove l’eresia dei catari ha dominato la regione ed è sopravvissuta fino al XIII secolo, che una sapiente promozione ha reso in anni recenti una delle più ambite mete turistiche francesi. Rennes-le-Château rimarrebbe però una nota a piè di pagina nel ricco turismo “cataro” contemporaneo se del paese non fosse diventato parroco, nel 1885, don Berenger Saunière (1852-1917). È a lui che fanno riferimento tutte le leggende su Rennes-le-Château.
Il parroco Saunière era soprattutto un personaggio bizzarro. Nel 1909 si rifiuta di trasferirsi in un’altra parrocchia e nel 1910, dopo avere perso un processo ecclesiastico, subisce una sospensione a divinis. Pure privato della parrocchia, rimane fino alla morte nel paese, che aveva arricchito con nuove costruzioni – fra cui una curiosa “torre di Magdala” – e scandalizzato con una serie di scavi nella cripta e nel cimitero, alla ricerca non si sa bene di che cosa. Diventato più ricco di quanto fosse consueto per un parroco di campagna, si favoleggia che abbia trovato un tesoro. Tutto poteva spiegarsi, peraltro – come sospettava il suo vescovo – con un meno romantico traffico di donazioni e di messe. In epoca recente si è sostenuto che Saunière avesse scoperto nella cripta importantissimi manoscritti antichi, ma quelli che sono emersi sono falsi evidenti del XIX se non del XX secolo. È possibile che – nel corso dei lavori per restaurare la chiesa parrocchiale (un’attività che va in ogni caso ascritta a merito dell’originale parroco) – don Saunière avesse scoperto qualche reperto di epoca medioevale, ma in ogni caso non in quantità sufficiente da arricchirsi. Si continua a ripetere anche che Saunière sarebbe stato in rapporti con ambienti esoterici di Parigi, ma le prove addotte non permettono di formulare alcuna conclusione sicura. La figura di Saunière non è priva di interesse, e le sue costruzioni mostrano che si trattava di un uomo singolarmente attento alle allegorie e ai simboli, forse con qualche reale interesse esoterico, sulla scia di una tradizione locale. Ma nulla di più ha mai potuto essere provato.

La leggenda di Saunière non sarebbe continuata nel tempo se la sua perpetua, Marie Denarnaud (1868-1953) – cui il sacerdote aveva intestato le proprietà e le costruzioni di Rennes-le-Château, per sottrarle al vescovo con cui era in conflitto – non avesse continuato per anni, anche per incoraggiare eventuali acquirenti, a favoleggiare di tesori nascosti. E se un altro personaggio, Noel Corbu (1912-1968), dopo avere acquistato dalla Denarnaud le proprietà dell’ex-parroco per trasformarle in ristorante, non avesse cominciato, a partire dal 1956, a pubblicare articoli sulla stampa locale dove – animato certo anche dal legittimo desiderio di attirare turisti in un borgo remoto – metteva i presunti “miliardi” di don Saunière in relazione con il tesoro dei catari.

Negli anni 1960 le leggende diffuse da Corbu su scala locale acquistano fama nazionale dopo avere attirato l’attenzione di esoteristi – fra cui Pierre Plantard (1920-2000), che aveva animato in precedenza il gruppo Alpha Galates – e di giornalisti interessati ai misteri esoterici come Gérard de Sède, che pubblica nel 1967 L’or de Rennes. Tre autori inglesi di esoterismo popolare – Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln – si incaricheranno di elaborare ulteriormente le sue idee, trasformandole in una vera industria editoriale (grazie anche alla BBC, che batte la grancassa) avviata con la pubblicazione, nel 1979, de Il Santo Graal. Secondo de Sède e i suoi continuatori inglesi, il parroco aveva scoperto il segreto di Rennes-le-Château, dove sarebbe depositato non solo un tesoro favoloso – variamente attribuito al tempio di Gerusalemme, ai visigoti, ai catari, ai templari, alla monarchia francese, e cui il sacerdote avrebbe attinto solo per una piccola parte –, ma anche – rivelato dalle presunte pergamene ritrovate da don Saunière, dalle iscrizioni del cimitero, dalle forme stesse degli edifici e di quanto si trova nella chiesa parrocchiale – un tesoro di tipo non materiale, la verità stessa sulla storia del mondo. Nel paesino pirenaico esisterebbero i documenti in grado di provare che Gesù Cristo – verità accuratamente nascosta dalla Chiesa cattolica – aveva avuto figli da Maria Maddalena, che questi figli portano in sé il sangue stesso di Dio e che pertanto hanno il diritto di regnare sulla Francia e sul mondo intero. Che il Santo Graal sarebbe, più propriamente, il sang réal, il “sangue reale” dei discendenti fisici di Gesù Cristo, è affermato da quando Plantard entra nella storia di Rennes-le-Château. Il Codice Da Vinci si limita a ripetere questa affermazioni. Per prudenza, afferma Plantard, la discendenza dei merovingi da Gesù Cristo sarebbe sempre stata mantenuta come un segreto noto a pochi. Ma i catari, i templari, i grandi iniziati – dallo stesso Saunière al pittore Nicolas Poussin (1594-1655), il quale ne avrebbe lasciato una traccia nel suo famoso quadro del Louvre I pastori di Arcadia, che raffigurerebbe precisamente il panorama di Rennes-le-Château – hanno custodito il segreto come cosa preziosissima, lasciando trapelare di tanto in tanto qualche indizio.

Oggi, naturalmente, un Priorato di Sion esiste. È fondato nel 1972 da Pierre Plantard (che si fa chiamare anche “Plantard de Saint Clair”, inventandosi un titolo nobiliare di fantasia che è alle origini delle affermazioni de Il Codice Da Vinci secondo cui anche “Saint Clair” è un cognome “merovingio”), con tanto di atto notarile e carte da bollo. Plantard ha lasciato intendere di essere egli stesso un discendente dei merovingi e il custode del Graal. La prova che il Priorato esiste da mille anni dovrebbe consistere nel nome di un piccolo ordine religioso medievale chiamato Priorato di Sion. Questo è effettivamente esistito (e finito), ma non c’entra nulla né con i merovingi né con presunti discendenti di Gesù Cristo. È difficile non concludere che il collegamento fra Rennes-le-Château, i merovingi e il Priorato di Sion è puramente leggendario, e che il Priorato è un’organizzazione esoterica le cui origini non vanno al di là dell’esperienza di Plantard e dei suoi collaboratori. Non è esistito nessun Priorato di Sion (nel senso in cui oggi se ne parla) prima dell’arrivo di Plantard a Rennes-le-Château. Ora, naturalmente esiste: ma solo dal 1972.

Nella prima pagina de Il Codice Da Vinci si afferma che tutta la storia è confermata da documenti inoppugnabili ritrovati nel 1975 nella Biblioteca Nazionale di Parigi. I documenti, però, sono stati “ritrovati” dalle stesse persone che li avevano nascosti nella Biblioteca Nazionale di Parigi: Plantard e i suoi amici. Ed è certissimo che non si tratta di documenti antichi ma di falsi moderni. Nessun “documento”, dunque. Solo fantasie anti-cristiane, buone per vendere romanzi più o meno mal scritti, ma che dal punto di vista storico devono essere considerate autentica spazzatura.

http://www.cesnur.org/2003/mi_davinci.htm

Penelope (POL)
18-01-04, 01:19
il libro che è recentemente uscito è farcito di errori anticlericali e massonici.
io l'ho letto, l'ho preso per quello che è un trhiller e basta, per me poteva parlare anche di patate che mi avrebbe fatto lo stesso effetto: quello di aria fritta!
Certo che in mano a creduloni già predisposti è deleterio!

comunque sei davvero stato esauriente........complimenti

Augustinus
21-05-06, 11:56
Questioni su Gesù (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=345276)

Il "Codice di Buddha" di Dan Brown (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=256297)

Ipotesi su Maria Maddalena: non una prostituta ma la prima tra i discepoli (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=213305)

Maria Maddalena e i Vangeli Gnostici (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=18821)

"Le crociate": dopo il Codice da Vinci un altro falso storico (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=167575)

Il Cardinale Bertone demolisce il "Codice Da Vinci" (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=154522)

Il Cardinale Bertone se la prende col romanzo: boicottatelo! (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=154685)

Genova: il Codice Da Vinci ... storie senza Storia (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=153314)

Codice da Vinci (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=143974)

Il vero Codice da Vinci (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=187146) (v. anche QUI (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=190146") e QUI (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=187145))

Voyager e il Codice Da Vinci (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=122521)

Il Codice da Vinci e' stato bruciato (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=256417)

Sabato il Codice da Vinci al rogo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=255941)

Segnaliamo che l' "acqua minerale sant'Anna" (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=256118)

Gratta Da Vinci... (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=255999)

Prime recensioni sul film "Il codice da Vinci" (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=255673)

Dan Brown DID NOT write The Da Vinci Code! [VICTORY for Christians!] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=254809)

Altolà dell'Avvenire al Codice da Vinci (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=252361)

Debutto del film Il Codice Da Vinci il 19 maggio (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=252102)

Mobilitarsi contro il film sul Codice da Vinci? (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144817)

La risposta al codice da Vinci (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=143707)

Codice Da Vinci, il complotto continua, ora fanno anche il film! (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=131354)

Il Vangelo secondo Giuda (tema affine) (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=243407)

Il Codice di Leonardo da Vinci (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=250692)

"Il Codice Da Vinci": ma la storia è un'altra cosa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=201926)

L'Opus Dei "apre" gli archivi segreti (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=324682)

I nemici di Cristo ed i falsi cristiani esistono sempre!!!!! (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=317426)

Augustinus
21-05-06, 13:38
Dal Codice da Vinci di Dan Brown ad una più rispettosa lettura iconografica del Cenacolo di Leonardo nel Refettorio di S. Maria delle Grazie a Milano (http://www.santamelania.it/arte_fede/cenacolo/cenacolo.htm)

Da Vinci's Code (http://witcombe.sbc.edu/davincicode/)

Il Codice da Vinci di Dan Brown (http://www.santamelania.it/approf/papers/brown/cdavinci.htm)

Il Codice da Vinci: perché il film è peggio del libro (http://www.alleanzacattolica.org/comunicati/acnews/acnews006_06.htm)

Repubblica (http://www.repubblica.it/2006/05/sezioni/spettacoli_e_cultura/codice-da-vinci/codice-da-vinci/codice-da-vinci.html)

Speciale Codice Da Vinci (http://www.avvenireonline.it/shared/codicedavinci/index.html)

«Fedeli, facciamo causa al Codice da Vinci» (http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=87259)

Il Codice da Vinci: FAQ - Risposta ad alcune domande frequenti (http://www.cesnur.org/2005/mi_02_03.htm)

Opus Dei e Codice da Vinci (http://www.opusdei.it/art.php?w=22&a=2052)

IL CODICE DA VINCI DECODIFICATO. LA VERITÀ INTERESSA ANCORA A QUALCUNO? UN'OCCASIONE PER UNA PREOCCUPANTE VALUTAZIONE CULTURALE (http://www.passionovara.it/luoghi.cfm?sezionegra=356&articologra=349&this_immagine_post=9)

Il Codice Da Vinci (http://www.acquaviva2000.com/LIBRI/codice%20da%20vinci.htm)

Il Codice Da Vinci (romanzo) (da Wikipedia) (http://it.wikipedia.org/wiki/Il_codice_da_Vinci_(romanzo))

La verità sul Codice da Vinci (http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/la%20verita%20sul%20codice%20da%20vinci.htm)

Contro il Codice da Vinci (http://www.totustuus.biz/users/alzatevi_andiamo/davinci.htm)

Smantellare Il Codice Da Vinci (http://www.kattoliko.it/LEGGENDANERA/chiesa/davincicode.htm)

Sul Codice Da Vinci (http://www.orarel.com/estetica/cinema/recensioni/codice_vinci/codice_vinci.htm)

Le menzogne de «Il Codice Da Vinci» (http://www.floscarmeli.org/TTpodcast/index.php?id=15)

Il Codice da Vinci (http://www.culturacattolica.it/frontend/exec.php?id_folder=218)

Il Codice da Vinci (http://www.mascellaro.it/web/index.php?page=articoli_serie&CodArt=2962)

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Il "Codice da Vinci" e i "suoi fratelli" - Cosa non si inventa per il successo (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-e-i-suoi-fratelli-cosa-non-si-inventa-per-il-succ-2.html)

Parte I - Ma che dice "Il Codice da Vinci"? (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-i-2.html)

Parte II - Le origini (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-ii-2.html)

Parte III - La fede d'Israele (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-iii-3.html)

Parte IV - La fede dei primi cristiani (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-iv-3.html)

Parte V - La Chiesa cristiana primitiva (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-v-2.html)

Parte VI - Un’incredibile tesi: Gesù e l’Essenismo (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-vi.html)

Parte VII - I fratelli di Gesù (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-vii-2.html)

Parte VIII - Autorità dei vangeli canonici (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-viii-2.html)

Parte IX - Storicità dei vangeli canonici (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-ix-2.html)

Parte X - L’autorità testuale del Nuovo Testamento (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-x-3.html)

Parte XI - Novità ed unicità del messaggio evangelico (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xi.html)

Parte XII - Scritti apocrifi e vangeli gnostici (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xii-2.html)

Parte XIII – Costantino e la Chiesa (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xiii-2.html)

Parte XIV - La formazione del canone del Nuovo Testamento (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xiv.html)

Parte XV - La Chiesa e la donna (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xv-2.html)

Parte XVI - La Genesi e la donna (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xvi-2.html)

Parte XVII - La caccia alle streghe (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xvii-2.html)

Parte XVIII - Il matrimonio di Gesù (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xviii-2.html)

Parte XIX - Maria Maddalena e i Merovingi (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xix-2.html)

Parte XX - Leonardo da Vinci (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xx-2.html)

Parte XXI - Il Priorato di Sion (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xxi-2.html)

Parte XXII - I Templari (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xxii-2.html)

Parte XXIII - I Catari (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xxiii-2.html)

Conclusioni e Bibliografia (http://www.ilmondochevogliamo.net/gli-speciali/il-codice-da-vinci-dove-finisce-la-fantasia-e-comincia-la-verit-xxiv-2.html)

Il Codice Da Vinci, da Zenit (http://www.zenit.org/connections/show_section.php?id=54&language=italian)

Augustinus
27-05-06, 22:34
Verso la Chiesa di Dan Brown

di Maurizio Blondet

24/05/2006

Poiché a decretare il successo del film «Il Codice Da Vinci» paiono essere folle di quattordicenni, occorre assolutamente parlarne: per segnalare i pericoli che fa correre all'anima.
In questo senso, trovo illuminante una nota che Vincent Aubin, «agregè» di filosofia francese, pubblica su Le Monde: nel film, dice, «tutto si gioca sull'orrore che deve ispirare il monaco [Silas] che si flagella fino a sanguinare, contro l'estaticità della scena finale dove il professore americano, emblema del progresso, cade in ginocchio perché riconosce nella piramide di vetro del Louvre il simbolo della Grande Dea». (1)
Il messaggio è chiaro: «no alla religione del maschio (che fa male), sì al culto femminile (che fa bene)».
Quante profonde pulsioni della post-modernità non soddisfa questo messaggio?
Infinite.
E quella centrale salta agli occhi: ciò che «fa bene» in una religione della «donna», in una chiesa futura che dichiarerà sua pontefice la Maddalena e detronizzerà Pietro come impostore maschilista e repressivo, è ovviamente la promessa del sesso felice.
Anzi spirituale.

Lo dice il professore del film, ad un certo punto, di un coito rituale: «questo non è sesso, è spiritualità».
Un cristianesimo non solo senza Chiesa, ma senza peccato originale e quindi senza divieti, risponde sicuramente ad un'ampia «domanda del mercato» attuale.
Una pubblicità recente proclama: «odio le rinunce».
Aubin individua le radici di Dan Brown in un certo ciarpame esoterico tardo ottocentesco.
Lo storico Michelet rivalutò la strega come «sacerdotessa della natura», perseguitata in quanto donna; sorprendentemente, anch'egli sostenne che nella Chiesa vera e originaria vigeva «il pontificato della femmina».
Autori minori seguirono la sciaGèrard de Nerval scrisse odi ad Iside, la dea che si feconda da sè sedendo sul cadavere itifallico (in erezione cadaverica) del figlio-fratello Osiride.
Ma questo già dice che quella che qui riemerge nella mediocrità post-moderna di Brownè una corrente più antica, insidiosamente incistata nel cristianesimo stesso: la posterità spiritualedi Giacchino da Fiore.

Per questa corrente pseudo-teologica, quella portata da Cristo è solo la penultima rivelazione, imperfetta.
La storia attende ancora il suo definitivo Salvatore: come la religione del Padre, l'AnticoTestamento, è stata sostituita dalla religione del Figlio, così si deve attendere l'avvento dello «spirito», del «liberatore».
Lèon Bloy non esitò a identificare il liberatore supremo in Lucifero (2).
Quando si manifesterà, disse, la Chiesa (di Cristo e di Pietro) gli «prodigherà ciò che è al di là dell'odio»: come gli ebrei non riconobbero Cristo, la Chiesa non riconoscerà il Paracleto.
Da cosa ci deve liberare il Paracleto-Lucifero?
Dalla servitù della legge morale, dall'obbligo di obbedire ai comandamenti.
Perché i figli spirituali di Gioachino sentono come «imperfetta» la salvezza che Cristo ha portato?
Perché anche dopo Cristo, noi siamo ancora soggetti alla legge.
Ora, chi è soggetto a legge è ancora un servo, non un «figlio di Dio».
Gesù ci ha dunque fatto una promessa («non vi chiamo più servi, ma figli») che non si è ancora attuata.

Dio infatti non ha una legge sopra di sé, non obbedisce a nulla di dato.
Egli è e fa la sua legge.
Per questo gli ebrei, dal loro Messia, si aspettavano la «liberazione»: politica, da Roma e dal diritto, ma soprattutto dalla «catena della Legge».
E concepivano la liberazione essenzialmente come l'abolizione dei comandamenti, e soprattutto di uno: il sesto.
Coerentemente, i seguaci dei falsi messia, da Sabbatai Zevi a Jacob Frank, non esitarono a praticare l'orgia, lo scambio delle mogli («spegnimento delle luci») e l'incesto con le figlie e le sorelle.
Perché se è venuto il Messia, non c'è più divieto d'incesto.
E non a caso Gesù - che conosceva i suoi polli giudaici - ammonisce: «non crediate che sia venuto ad abolire la legge. Nemmeno uno iota cadrà».
Questo è, propriamente, lo «scandalo della croce»: che Gesù, dichiaratosi figlio di Dio, anziché comandare, si fa servo.
E servo fino alla morte.
Non c'è dubbio: Lui è il prototipo di Silas, ripugnante perché porta il cilicio fino al sangue, perché mortifica la carne.

Ed è infatti molto strano, Gesù.
Non solo dice di essere il Messia (l'unto, ossia il re), ma addirittura la seconda persona della Trinità, unico Dio, distinta ma uguale al Padre.
Eppure, da pari qual è, continua a comportarsi da «soggetto» al Padre.
Dichiara un rispetto che pare fuori luogo, in Dio.
Addirittura, prega.
Abbiamo lo spettacolo scandaloso di Dio che prega.
Dio che non ha nessuno sopra di sé, compie atti continui di sottomissione e di supplica. Mistero.
È infatti il mistero della Trinità, della vera essenza di Dio, che è l'amore.
Un pari che si sottomette spontaneamente a un suo pari, che chiede al Padre ciò che può prendersi da sé (e nell'orto, nella notte terribile del sudore di sangue, non viene nemmeno esaudito), è mosso da amore, è fatto di amore.
Nella perfetta uguaglianza della Trinità, Dio non è «anomico», ossia senza legge.
Se ne dà una, ed è l'amore.

Cristo resta infinitamente Figlio, anche ora che «siede alla destra del Padre», anche ora che il Padre gli ha ceduto, per così dire, il suo posto.
La Trinità non è che questa eterna preghiera reciproca, «sia fatta la Tua volontà, non la Mia».
Ma naturalmente, non è questa la religione preferita da Lucifero.
L'idea «giusta» di religione è quella di un Dio-padrone, che non serve, che gode della sua pienezza, insomma del suo «potere», senza alcun limite.
Il motto di Lucifero è, come sappiamo, «non serviam», non voglio servire.
Voglio essere libero, dio e padrone di me stesso.
Lucifero ci ha insegnato.
Nell'Eden, l'antico serpente insinua la sua teologia e la sua pedagogia: trasgredite, e «sarete come dei».
Perché è la violazione della legge che distingue il servo dal padrone; essere dio è, radicalmente, non conoscere alcun potere sopra di sé.
Potete restare mortali, deboli, malati; ma basta che andiate a letto con vostra figlia, e già siete un pochino Dio.
Perché Dio può farlo.
Già siete liberati.

E' questo che predica Dan Brown ai quattordicenni, già guastati quanto basta da Harry Potter, altro best-seller che alimenta la fantasia di un «potere» magico senza limiti.
La sostituzione di Pietro con la «donna» ha questo senso.
Per vedere il pericolo che ciò rappresenta per l'anima, bisogna capire cosa implica la femminilizzazione del divino.
Maschio e femmina sono polarità radicali, sono archetipi.
Ogni cosa manifestata ha un lato virile ed uno femmineo.
Come ogni simbolo, anche questo è infinitamente pregnante.
Per ogni tradizione, «virile» richiama il lato intelleggibile della manifestazione, «femminile» il lato sub-razionale.
Ogni oggetto ha un nome, «nama», e una forma, «rupa», dicono gli indù, ogni cosa è «namarupa».
Esiste la stessa distinzione nella scolastica cattolica: la distizione tra «sostanza» ed «essenza», tra «materia» e «forma», tra «potenza» ed «atto».
Per esempio, un coltello può essere fatto delle più varie «materie», acciaio, bronzo, ossidiana (e plastica); ma ciò che lo rende coltello, la sua «forma intelleggibile», è l'intenzione dell'artigiano, che si è imposta alla materia bruta.
È la volontà efficace dell'artista che dà alla materia ciò di cui essa è solo potenzialmente capace (per questo la si chiama «potenza», un potere indifferenziato).
Questa volontà efficace è, per tradizione e simbolo, la virilità.

Per questo Cristo non fece donne sacerdotesse, per questo il primato di Pietro, il più umile degli uomini.
Perché è dell'uomo dare alla «potenza» il suo «atto», è attività virile rendere la «materia» intelleggibile, imprimere alla «sostanza» la sua «essenza».
Ciò non significa alcuna superiorità di questo o quello specifico uomo sulla donna (ogni uomo è donna di fronte al divino, materia che attende di essere formata); ed è - detto tra parentesi - la sola giustificazione del «comando».
Il comando legittimo spetta solo a chi sa incardinare gli altri uomini nel loro autentico destino, nel più esigente.
Lasciati a sé, senza chi li comandi, gli uomini come le donne tendono infatti ad accomodarsi, ad abbassarsi secondo la loro «materia», a scendere di livello rispetto alla loro proprie possibilità.
E' questo che annuncia una chiesa femminile, dove è Maddalena a comandare.
Significa la scelta deliberata della discesa verso il non-formato, il sub-razionale, l'inconscio.
La «liberazione» a cui l'uso senza limiti del sesso porta, è una inaudita schiavitù.

La schiavitù a Kali, la dea nera.
La dea che danza sul campo dei cadaveri nuda.
Guardatela bene: la collana che si agita sopra i suoi seni mentre danza, è fatta di teschi umani.
La sua gonnellina oscena, è fatta di mani troncate.
Essa è la «materia» senza «forma», la «libido universalis» che non conosce un padrone che la incardini nel suo destino superiore, che la renda trasparente all'intelligenza.
E' la corrente delle pulsioni primarie che domina gli uomini, che ne fa bestie.
Per questo Kali, come le antiche dee cretesi, è chiamata «signora degli animali», «potnia theròn».
Ed anche «signora degli esseri legati», legati ai ceppi delle loro passioni e perciò condannati alla morte biologica, senza riscatto.
Il contrario esatto della liberazione spirituale.
Il culto della dea femmina è la più pesante catena, quella stessa che lega gli esseri zoologici nel desiderio, nella brama, nella sete
che mai si spegne di godimento e passione (come ben sapeva Buddha).
Passione, si intende, deriva da «patire».

Naturalmente, noi conosciamo un'altra Donna.
Ci è stata data sotto la croce: «Madre, ecco tuo figlio».
E' il contrario di Kalì, pur venendo dalla stessa radice.
La grande prostituta e l'altra, la vergine consacrata, sono entrambe possibilità del «femminile».
E' superiore a Pietro, proprio perchè materia-mater infinitamente docile alla volontà superiore, colei che intercede, che invoca la misericordia.
La nostra vera liberatrice.
Ma tutto questo, si capisce, non risponde alla domanda del «mercato».
L'uomo post-moderno ammaestrato ad «odiare le rinunce» non pretende altro che una religione che lo lasci essere quello che già è, e lo benedica pure, gli dia il permesso di trasgredire.
L'uomo d'oggi infatti non ha nemmeno il truce coraggio della trasgressione, vuole i PACS, vuole che l'anormalità sia dichiarata normale dalle leggi vigenti.
Altrimenti non si sente tranquillo.
Ma il peggio, è che questo fermento verso il sub-formale e il sub-umano cova negli stessi ambienti cattolici.
Un lettore ci segnala una frase pubblicata su L'Espresso da Ignazio Marino.
E' quel «medico cattolico», militante DS, che su L'Espresso ha così piacevolmente conversato con il cardinal Martini.

Ecco cosa scrive il «cattolico» Marino: «le modalità della riproduzione umana sono già cambiate, sarebbe ingenuo negarlo e non tenerne conto. Ma quali sono i confini dell'eugenetica accettabile e di quella non accettabile? Pensiamo per esempio al divieto di incesto, un'antica pratica di eugenetica oggi accettata in tutto il mondo, che probabilmente nasce proprio dalla necessità di prevenire malformazioni.
Forse tra due o 300 anni sarà possibile impiantare nell'utero delle donne embrioni con un DNA privo di malattie e può darsi che questo sarà accettato come un fatto del tutto normale, come parte dell'evoluzione della specie umana, o per lo meno delle popolazioni più ricche».
Non è già il «credo» della chiesa futura?
Tutti gli atti della nuova fede vi sono dichiarati.
L'incesto è vietato solo per motivi tecnici, per «prevenire malformazioni», e non già per lo spirituale motivo che un sacro interdetto vi pesa, come non degno dell'uomo.
Ma il divieto sarà superato dalla tecnica - ossia dal potere - fra qualche anno, quando si potranno impiantare nell'utero della donna embrioni con DNA perfetto.
Allora, l'incesto sarà accettato come «fatto del tutto normale».
La sessualità sarà definitivamente separata da ogni suo effetto collaterale sgradito, la generazione, nonchè le malformazioni che sogliono seguire ai rapporti carnali tra fratelli e con i figli; potrà dunque espandersi liberamente, nel godimento di tutto ciò che oggi è vietato.
Questo è il progresso, anzi «parte dell'evoluzione della specie umana».
Sarete come dei, gaudenti nella trasgressione felice e senza conseguenze.
E' il ritorno all'Eden.
E' un Eden migliorato, dove non c'è un dio che vieta alcunchè, nessun frutto che non si debba gustare.

Un momento: non tutti sarete come dei.
Solo «le popolazioni più ricche» potranno trasgredire con DNA impiantato, solo coloro che hanno «potere».
Questo Eden futuro ha dunque qualche somiglianza di troppo con l'aldiquà.
Anche allora solo i ricchi potranno permettersi tutto.
Ma che fare?
A dirlo è un militante DS, un progressista: il progresso umano va in questa direzione, già Marx aveva insegnato che è inutile opporsi alle «forze storiche ineluttabili».
E' la sola cosa di Marx che resta alla sinistra, nonostante che a proposito della «direzione della storia», Marx abbia commesso un piccolo errore.
La storia andava da un'altra parte.
Questo «cattolico» mi pare, ad occhio e croce, più pericoloso di Dan Brown e di Harry Potter. Piacerebbe sapere se echeggia idee del cardinal Martini.

Maurizio Blondet

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Note
1) Vincent Aubin, «Sources inattendues du Da Vinci Code», LeMonde, 23 maggio 2006.
2) Ne ho parlato abbondantemente nel mio «Gli Adelphi della dissoluzione», Ares.

FONTE: Effedieffe edizioni (http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1186)

http://www.effedieffe.com/tasti/img/code.jpg

Augustinus
27-05-06, 22:39
Vangeli gnostici: il vangelo di Dan Brown

di Domenico Savino

22/05/2006

C’è da chiedersi come mai tanto successo possona ottenere libri od opere il cui valore storico, artistico o letterario sia unanimemente riconosciuto come scarso o addirittura come inesistente.
Si risponderà che è il mercato a decretare il successo di un’opera artistica o letteraria.
Peccato che si ometta di precisare che il mercato risponde sì alla legge della domanda, ma anche a quella dell’offerta, cioè a dei padroni, i quali decidono quali siano le «matrici culturali» che devono essere promosse presso il grande pubblico.
Molti autori - come tali - sono nati postumi, quando cioè qualcuno ha deciso di investire su di loro, talvolta perché ne è stato scoperto in ritardo il genio prima misconosciuto, talaltra perché solo allora se ne è individuata l’utilità politica, filosofica o storica.
In Italia Nietzsche era un autore relegato ai margini della pubblicistica di Destra o di estrema Destra, finchè qualcuno non decise che era venuto il tempo di dare voce a Zarathustra: guarda caso gli «Adelphi», piccola casa editrice all’inizio di un’ascesa che sarebbe divenuta irresistibile.
Le «matrici culturali» sono quelle linee di tendenza che plasmano la coscienza collettiva di un’epoca, preparando le masse ad assorbire all’ingrosso i valori «rivoluzionari» di un’epoca, prima distillati dalle élites.
L’elaborazione filosofica e teorica non è infatti alla portata di tutti ed allora quelle stesse «matrici culturali» intervengono a generare forme espressive fruibili dalle grandi masse.

Pensiamo alla contestazione degli anni ‘60 e ‘70: la cultura di quel tempo è stata diffusa tra le masse molto più efficacemente con le canzoni di De Andrè o Guccini, che con le opere di Sartre che quasi nessuno ha letto, molto di più con i film di Bertolucci o Rosi che con la storiografia accademica.
La rivoluzione sessuale è passata nella coscienza collettiva non certo grazie alla lettura di Reich o dello stesso Freud, ma molto di più con l’«Ultimo Tango a Parigi» o con la esibizione generosa dell’epidermide di qualcuna delle stelline del cinema di allora.
Se degli artisti interpretano il copione di quelle matrici culturali allora diventano famosi, ottengono promozioni, pubblicità fama e soldi.
Altrimenti niente.
Pensate alla fatica che c’è voluta per realizzare quel film «politicamente scorretto» che è stato «The Passion»: se Mel Gibson non fosse stato Mel Gibson e non ci avesse messo la faccia e i soldi di tasca propria, mai e poi mai avrebbe trovato qualcuno disposto a produrlo, visto che non ha trovato nessuno neppure disposto a distribuirlo ed è anzi stato osteggiato in tutti i modi, specie dalla lobby ebraica.

Forse la musica ci aiuta capire meglio questo meccanismo: Jovanotti era un anonimo disk-jockey, finchè non inventò «L’ombelico del mondo», una canzone che sarebbe diventata la colonna sonora ideale per l’allora avanzante progetto mondialista: «è qui che si incontrano facce strane/di una bellezza un po’ disarmante/pelle di ebano di un padre indigeno/e occhi smeraldo come il diamante/facce meticce di razze nuove/come il millennio che sta iniziando/questo è l’ombelico del mondo/e noi stiamo già ballando/è qui che c’è il pozzo dell’immaginazione/dove convergono le esperienze/e si trasformano in espressione/dove la vita si fa preziosa/e il nostro amore diventa azioni/dove le regole non esistono/esistono solo le eccezioni/questo è l’ombelicodel mondo/l’ombelico del mondo/questo è l’ombelico del mondo… E’ qui che nasce l’energia/centro nevralgico del nuovo mondo/da qui che parte ogni nuova via/dalle province del grande impero/sento una voce che si sta alzando/questo è l’ombelico del mondo/e noi stiamo già ballando».
Nemmeno Aldous Huxley avrebbe potuto fare di meglio e da allora Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, una delle molte scoperte di Claudio Cecchetto, che lo ha lanciato dalle frequenze di Radio Deejay, smise di essere semplicemente l’allampanato e spampanato disk-jockey che era stato fino ad allora ed entrò nell’Olimpo delle star.
Da allora Jovanotti, non deve più la sua fama all’indimenticabile notte di capodanno tra il 1987 e il 1988, durante la quale restò incollato ai microfoni della radio per ben 8 ore di fila, senza alcuna interruzione: Jovanotti ora è il profeta del rap nostrano e uno degli apostoli del «mondo nuovo»!!!

Come sempre ogni progetto politico, seppure apparentemente ateo, è portatore di una teologia e così anche il mondialismo ha la propria, che in realtà esiste da sempre e si chiama, sincretismo, sinarchia, esoterismo.
Jovanotti, faccia da oratorio diocesano, smesso quel cappellino infantile dell’inizio, veste ora i panni del contestatore di quell’ordine che in realtà canta, presentandosi con barba e cappello da subcomandante Marcos, appeal da Fabio Fazio, sorrisi e abbracci all’universo intero, novello aedo di un subdolo universalismo che si contrappone al cattolicesimo, cercando di assorbirlo e dissolverlo al proprio interno.
«Io credo che a questo mondo/esista solo una grande chiesa/che passa da Che Guevara/e arriva fino a Madre Teresa/passando da Malcom X attraverso/Gandhi e San Patrignano/arriva da un prete in periferia/che va avanti nonostante il Vaticano».
Folle di cattopacifisti, papaboys, oratoriali di periferia, preti di strada, frati francescani in marcia permanente sulla tratta Perugia - Assisi, boy-scout in brache corte e irsutismo inquietante, focolarini con sorriso da fermo immagine e irriducibili esponenti di «comunità di base» dal profilo vagamente prognatico, tutti estaticamente rapiti dal ritmo accattivante del rapper nostrano, ne ripetono meccanicamente i versi senza nemmeno intendere la bestemmia di quel messaggio.
Dimenticavo: immancabile - ovviamente - il plauso dei korazym (1).

Potremmo ripercorrere su ben altri livelli di intellettualità la parabola ascendente, ma allo stesso modo inarrestabile, di Franco Battiato (di cui parla anche Blondet nel suo «Gli Adelphi della dissoluzione»).
Il cantautore siciliano, dopo anni di marginalità e dura gavetta, passa nel volgere di qualche anno da incompreso esponente delle correnti di sperimentazione musicale a «maestro» celebrato da critica e pubblico: e ciò accade quando la sua ricerca incontra George Ivanovitch Gurdjieff, il filosofo e pensatore di origine greco-armena la cui opera è riportata in «Frammenti di un insegnamento sconosciuto», scritta dal suo discepolo P.D. Ouspensky.
Il pentagramma esoterico di Battiato incontra la «coagulazione» che gli «adelphi» impongono al mondo dopo la «dissoluzione» degli anni ‘70.
Il riflusso, per nulla spontaneo, abbisogna di propri cantori, ora che la contestazione è finita e i vecchi cantautori hanno assolto al loro compito.
Ora servono i cantori della Nuova Era.
Tutto questo per dire che i fenomeni culturali ben più che cogliere le latenze del sociale le attivano, indirizzando lo stato di perenne e potenziale cambiamento presente nella storia verso gli obiettivi più funzionali al sistema e alla sua gattopardesca incessante mutazione.
Ora più che mai nel «mondo nuovo» che ci stanno preparando nulla deve essere dissonante: tutto, al contrario, deve apparire armonico, plastico, fluido, liquido, dinamico, interscambiabile, sostituibile, fungibile, equivalente, giacchè la realtà non sarà più il frutto dell’evidenza, ma della rappresentazione, non più dell’oggettività, ma del soggettivismo, non della fattualità,
ma della opinabilità, secondo un paradigma di eterna fluttuazione capace di modificare tutto, per renderlo via via adattabile al sempre mutevole apparire, senza che qualche elemento, rimanendo nella sua immobilità, oggettività, fattualità, renda possibile a qualcuno intravedere la manipolazione operata sulla realtà.

Da questo punto di vista la dimensione spirituale è essenziale e certamente verrà sempre più valorizzata, perché necessaria alla stabilizzazione del sistema, a patto di corrispondere alle caratteristiche ad esso funzionali: una spiritualità indistinta, cosmica, psichica, irrazionale, emozionale, compassionevole, pneumatica, un eccellente «oppio dei popoli», capace di sublimare in rappresentazioni soggettive le insopportabili contraddizioni della realtà.
Ma guai a quella spiritualità e a quella religione indocile a piegarsi, indisponibile a rinnegare il dogma, renitente al processo di amalgama, resistente all’adattamento: nella immobilità della propria fede essa sarà la profezia che squarcia le tenebre della menzogna, additando la grande mistificazione che è stata creata e diventerà il nemico più pericoloso del sistema.
Per questo l’attacco al cattolicesimo e alla sua tradizione si è fatto così virulento, rabbioso, acre, aggressivo, spietato.
Eppure non è un fenomeno nuovo, non lo è affatto: «se seguiamo questa strada allora dovremo parlare un pochino della ‘gnosi’. Della gnosi, dello spiritualismo gnostico in generale e della sua perenne attualità, e della sua pungente attualità in questi nostri giorni. In questi nostri giorni stiamo assistendo ad una specie di riproduzione di quello che è avvenuto in epoca ellenistica: allora c’è stata una grande ondata che ha travalicato l’Anatoliaper così dire - ed è entrata nel Mediterraneo, partendo dall’Oriente e quindi dalle zone asiatiche, parzialmente dall’India. Oggi siamo più che ad una prima ondata, c’è già tutta una serie di ondate di rincalzo che stanno venendo a riva. E questo forse si può vedere.
Credo che poi sono cose ovvie che più o meno tutti possiamo constatare, anche nella pratica pastorale più minuta. […] il materialismo, qualunque tipo di materialismo, anche radicalmente ateo, può essere sempre rovesciato e si può sempre rovesciare di fatto. Può avvenire che si rovesci di fatto. Quattro anni fa l’ho scritto. Possiamo cominciare a pensare che possa anche essere in parte già verificato o in via di verifica questo rovesciamento, ma lo spiritualismo gnostico non si rovescia mai, e si può dire eterno e sempre rinascente». (2)

Per quanto a molti appaia forse strano, queste parole, che risalgono al 1990, sono di don Giuseppe Dossetti senior e - almeno per questa volta - sono pienamente condivisibili.
La parola «gnosi» (dal greco gnòsis= conoscenza) viene usata per indicare appunto la conoscenza delle verità divine, intesa come condizione imprescindibile della salvezza.
Essa non dipende da un oggetto particolare o da un soggetto salvatore, in quanto ha in se stessa il suo valore e il suo fondamento.
Conoscenza salvifica per sua stessa natura, la gnosi si oppone alla fede e con il suo carattere di globalità e di assolutezza, si pretende in grado di superare ogni dicotomia e dualismo tra sé e il mondo, tra sé e Dio, tra sé e il proprio io empirico, recuperando l’integrità minacciata e restaurando l’unità perduta dell’Essere.
Di natura esoterica, questa forma particolare di conoscenza (in quanto tale presente in diverse tradizioni religiose) si è manifestata in modo storicamente compiuto nello gnosticismo del II secolo, ma ovunque essa è sempre stata portatrice di alcuni temi generali che, con molteplici sfumature e varianti, si ritrovano in quasi tutte le scuole:
a) il primato della conoscenza su qualunque altro mezzo di salvezza per l’uomo, sia esso la legge,il rito, la pietas religiosa e più tardi, con l’opposizione all’ortodossia cristiana, la fede.
b) un radicale dualismo che oppone lo spirito e la materia, svalutando radicalmente il mondo sensibile, considerato come regno del male e delle tenebre.

Una cosmologia articolata solitamente in tre fasi:
a) un’unità originaria indistinta (Pleroma) dove da un Dio originario e inconoscibile vengono emanate coppie di esseri celesti (Eoni);
b) la «caduta» fuori da questa unità di uno o più esseri celesti, con la successiva nascita di un dio malvagio (Demiurgo) che, direttamente o tramite i suoi collaboratori (arconti), crea il mondo materiale;
c) la presenza nell’uomo di una scintilla divina che può essere ravvivata, permettendo ad alcuni uomini di risalire dal mondo della materia e della finitudine fino al mondo divino delle origini.

La scaturigine della gnosi è molto antica e in tal senso esistono una gnosi braminica, una gnosi iranica, una gnosi sumero accadica, una gnosi egiziana, una gnosi ermetica, ma anche - e questo a molti «cattolici del dialogo» è sconosciuto - una gnosi ebraica e infine una gnosi cristiana.
Lo gnosticismo propriamente detto, che si afferma nel II secolo dopo Cristo, ha - secondo le fonti - come primo caposcuola Simon Mago, la cui attività si colloca intorno al 50 dopo Cristo.
I primi grandi sistemi gnostici appaiono nel secondo secolo con Basilide, Marcione e Valentino, tutti operanti ad Alessandria e talvolta a Roma.
Le prime notizie su Simon Mago le troviamo negli Atti degli Apostoli: «or vi era un tale, di nome Simone, che già da tempo esercitava nella città le arti magiche, e faceva stupire la gente di Samaria, spacciandosi per un qualcosa di grande. Tutti, dal più piccolo al più grande, gli davano ascolto, dicendo: questi è la ‘potenza di Dio’, quella che è chiamata ‘la Grande’»
(Atti degli Apostoli, 8, 9-10).
Come sappiamo, ascoltando la predicazione di Filippo, diacono cristiano della città, Simon mago chiese ed ottenne di essere battezzato.
Ma la sua conversione non fu del tutto sincera, poiché cercò di comprare con il denaro il potere di imporre le mani per donare lo Spirito Santo, incorrendo nelle ire di san Pietro.
Da questo primo tentativo di commercio di cose sacre, deriva il termine di simonia.

Abituati a pensare all’ebraismo solo in termini di mosaismo, si ignora spesso che esisteva già prima di Cristo una cabala (=tradizione) spuria che aveva introdotto all’interno dell’ebraismo elementi gnostici.
Per citare ancora Dossetti «le periodizzazioni […] nella gnosi sono pressoché impossibili. Questa è un po’ un’idea che mi vado sempre più facendo. Intanto, quasi certamente c’erano motivi gnostici nello stesso giudaismo pre-cristiano e il giudaismo in tutto il corso dei secoli è stato sempre accompagnato, fiancheggiato, come dalla sua ombra, la sua gnosi correlativa. Questo è stato nell’età ellenistica, questo è stato nel Medio Evo, la cabbalà, questo è stato nell’epoca moderna, con le varie derivazione della cabbalà e questo è stato anche nello stesso giudaismo chassidico che non è immune da slittamenti nella gnosi […] Questo è stato per il giudaismo, ma questo è stato anche per il cristianesimo. Perché la gnosi ha questa caratteristica: non si impone dall’esterno». (3)
Questo è certamente vero, ma come la cabbalà e lo gnosticismo in ambiente ebraico si diffusero grazie all’attivazione in esso da parte delle credenze idolatriche, così la gnosi penetrò nel cristianesimo passando dal giudaismo: «l’affiliazione dello gnosticismo cristiano dal giudaismo - scrive Julio Meinvielle - è fuori discussione. Numerose fonti ce lo attestano, tra cui famosa è la testimonianza di Egesippo, il quale ci informa che la Chiesa di Gerusalemme iniziò a corrompersi dopo l’episcopato di Simeone, a causa di un certo Theoboutis (perché non era stato fatto vescovo) il quale proveniva dal medesimo ambiente corrotto da cui provenivano tutti gli altri famosi teorizzatori di eresie gnostiche, tra cui Simon Mago. Da questo ambiente, vivacizzato da sette come quelle degli esseni, galilei, hemerobattisti, masbotei, samaritani, sadducei, farisei, derivano gli iniziatori delle tante eresie cristiane, dai marcioniti ai carpocraziani, dai valentiniani ai basilidiani e ai satorniliani.
Lo gnosticismo cristiano riprendeva i temi classici del monismo ontologico (secondo cui ogni sostanza promana da Dio) la malvagità della creazione, l’elevazione del male a realtà positiva, ritrovandolo presente nell’Assoluto da cui emana, la liberazione mediante l’autorivelazione. Dall’Abisso della divinità emanano il Pensiero, l’Adamo primordiale e i suoi Sefirot, gli eoni, e tutte le cose, spirituali e materiali. L’Io dello gnostico è l’ultima delle emanazioni, scintilla di Dio. Lo gnostico deve prendere coscienza di essere Dio, mediante la conoscenza, e così salvarsi e tornare al Pleroma. Per questo la gnosi è chiamata ‘risveglio’, illuminazione, resurrezione.
Il male è insinuato nel mondo divino e si è indurito nella materia, Asiah.
Ma con Sofia (Sapienza) saranno rigenerati tutti gli gnostici, si libereranno dalle potenze del male di questo mondo (Quiiphah), e torneranno nel Pleroma in compagnia del Salvatore.
Col trionfo di quest’ultimo, il male, i demoni, le anime dannate e l’intera materialità saranno annichiliti nella vampa finale». (4)
E’ in questo contesto che si diffonde una vasta letteratura, di cui sono espressione eminente i cosiddetti Vangeli gnostici.

E torniamo ai giorni nostri e all’incredibile successo che «Il Codice da Vinci» ha avuto in libreria e si appresta a doppiare nelle sale cinematografiche.
Come è stato possibile un tale successo per un libro in gran parte ripreso da vecchi volumi, cui lo stesso Dan Brown confessa di avere ampiamente attinto? (5)
Proprio perché la matrice culturale che lo ispira, che è gnostica, ha deciso di portare ora un attacco ulteriore alla Chiesa, per svuotarla gnosticamente dall’interno.
Pochi lo sanno, ma l’idea della Maddalena amante carnale di Gesù è contenuta in uno dei più famosi vangeli gnostici, «Il Vangelo di Filippo»: «La Sofia - vi è scritto - chiamata ‘sterile ‘, è la madre degli angeli; la compagna del Figlio è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli, e spesso la baciava sulla bocca. Gli altri discepoli, vedendolo con Maria, gli domandarono: ‘Perché l’ami più di noi tutti? ‘. II Salvatore rispose e disse loro: ‘Com’è ch’io non vi amo quanto lei?’. […] Tre persone camminavano sempre con il Signore: Maria, sua madre, la sorella di lei, e la Maddalena, detta la sua compagna. Maria infatti (si chiamava) sua sorella, sua madre, e sua compagna».
Tutta la fortuna del Codice da Vinci è giocata su questa piccante menzogna, propalata per secoli e sulla presunzione che la Chiesa cattolica avrebbe nascosto questa «terribile verità» per brama di potere, impedendo ai fedeli di accedere alle verità più profonde del messaggio di Gesù.
E’ singolare ma quest’accusa ribalta sulla Chiesa proprio le accuse che Gesù rivolgeva ai farisei: «guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito». (Luca, 11, 52)

Il Gesù che ne esce, esoterico e carnale, che unisce la propria carne «divina» a quella di prostituzione della Maddalena, ricettacolo del divino, ripetendo ierogamicamente l’unità del divinum permeato di santità e peccato, di Bene e Male e generando una stirpe di Re (sang real), è un’idea così palesemente ripetitiva che non meriterebbe neppure di essere confutata.
Eppure pompata dai media di tutto il «nuovo mondo» essa è diventata una sorta di «vangelo nascosto», che ha affascinato milioni di lettori e solleticato le pruderie di molti, anche cattolici: «è vero che il successo di pubblico del ‘Codice da Vinci’, è favorito da una diffusa ignoranza religiosa - ha dichiarato padre O’Collins, professore emerito alla Pontificia Università Gregoriana -, ma forse adesso è possibile spiegare tante cose sul cristianesimo che la gente ha dimenticato o non sa».
A parte che l’emerito gesuita dovrebbe domandarsi come mai dopo decenni di «nuova catechesi» vi sia invece tra il popolo di Dio un’ignoranza abissale, certo il fenomeno Dan Brown appare come il più formidabile attacco alla Chiesa cattolica degli ultimi anni.
Chi l’ha condotto?
Franco Cardini non ha dubbi: «Il Codice da Vinci uscì nel 2000, ma ha conosciuto la massima fortuna nel 2002, in un momento di forti frizioni tra Casa Bianca e Vaticano, contrario all’attacco in Iraq che andava profilandosi. Mentre si preparava la campagna irachena e il Papa attaccava Bush, negli USA è scoppiato improvvisamente lo scandalo dei preti pedofili ed il libro che aveva già fama di essere anticlericale, con forte captatio benevolentiae verso il movimento femminista. ha cominciato ad avere successo […] il successo di Dan Brown appartiene obiettivamente ai messaggi mafiosi che la classe dirigente USA ha inviato al Vaticano ed è un brandello nella grande lotta per la conquista del potere universale». (6)

Tesi coraggiosa questa del professore toscano e che deve far riflettere, se si considera quale influenza la «nota lobby» eserciti sui cristiano-sionisti che stanno seduti alla Casa Bianca.
Come dice Julio Meinvielle «il fine dello gnosticismo è di rendere giudaico e cabalisticoil cristianesimo. Per distruggerlo bisognava svuotarlo dall’interno: è l’opera degli gnostici».
Rinvenuto nel 1945 presso Nag Hammadi, in Egitto, da un contadino che scavava nel terreno insieme ad una intera collezione di scritti gnostici, in lingua copta, che erano ormai dati per scomparsi da secoli, il Vangelo di Filippo, insieme con quello di Tommaso è quello più conosciuto tra i Vangeli gnostici.
Ma la sua fama è destinata ad essere oscurata dal recente ritrovamento del «Vangelo di Giuda», di cui si è parlato per giorni su quotidiani e in TV.
Com’è possibile che un documento sostanzialmente conosciuto da secoli abbia avuto improvvisamente tanto successo?
Chi ha decretato tutto a un tratto che esso sia «il Vangelo perduto?».
E’ un caso che su un giornale come Repubblica Alberto Flores D’Arcais ne parli come di «un documento straordinario che oltre a fornire inedite informazioni su Giuda Iscariota lo riabilita presentandolo come colui che consegna Gesù alle autorità su richiesta
dello stesso Cristo»?

Come mai tanto entusiasmo anche su La Stampa che titola addirittura: «Giuda tradì per amore»?
Com’è che tutto questo accade improvvisamente e quasi simultaneamente con l’uscita del film tratto da libro di Dan Brown?
Un caso?
Un complotto?
Oppure qualcuno vuole imporci una chiave di lettura diversa del cristianesimo?
Una lettura non cattolica per una chiesa non cattolica?
Una «Chiesa-altra»?
E perché mai?
Qual è il fine vero? … e cui prodest?
Di questo ne parleremo la prossima volta.

Domenico Savino

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Note
1) http://www.korazym.org/news1.asp?Id=15140

2) Esercizi spirituali in Terra Santa dei preti e seminaristi della Diocesi di Roma, accompagnati da don Giuseppe Mani (allora rettore del Seminario Maggiore) e predicati da don Umberto Neri (itineranti) e da don Giuseppe Dossetti (a Gerusalemme) 23 luglio-1 agosto 1990 in http://www.santamelania.it/

3) Esercizi spirituali in Terra Santa, citato.

4) Julio Meinvielle, «Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano», Roma, 1995.

5) Brown cita tra le fonti principali del suo romanzo «La Rivelazione dei templari. Guardiani segreti della vera identità di Cristo», di Lynn Picknett e Clive Prince; «Il Santo Graal», di Michael Baigent, Richard Leigh, e Henry Lincoln; «La Dea nei Vangeli. La rivendicazione del femminino sacro e La Donna dalla giara di alabastro. Maria Maddalena e il Santo Graal», entrambi di Margaret Starbird, che si dice cattolica, «Enciclopedia Femminile dei Miti e dei Segreti», di Barbara G. Walzer e «I vangeli gnostici», di Elaine Pagels.

6) http://www.toscanaoggi.it/news.asp?IDNews=6732&IDCategoria=205

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FONTE: Effedieffe edizioni (http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1178&parametro=religione)