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Davide (POL)
12-01-04, 18:25
Uno dei più rinomati scienziati bielorussi è in carcere dopo le sue denunce sugli effetti del disastro di 18 anni fa:anche Amnesty mobilitata

Cernobyl, un Aids nucleare

Era rettore dell'Università di medicina della zona: dopo anni di ricerche nel '99 invitò il governo a rivedere la sua politica tendente a sminuire gli effetti della tragedia. Per tutta risposta venne arrestato

Da Cernobyl Silvia Pochettino

Perché uno dei più rinomati scienziati bielorussi, che aveva scoperto nuove e importanti linee di ricerca sugli effetti sanitari delle radiazioni nucleari, marcisce in carcere da due anni? Cittadino onorario di Parigi e Clermont Ferrand, adottato da Amnesty International, nonostante diverse interpellanze di parlamentari europei, il professor Yuri Bandajevsky è stato condannato a otto anni da un tribunale militare, senza appello. Ufficialmente per aver incassato bustarelle dai suoi studenti (in base alle dichiarazioni di un testimone che ha ritrattato due giorni dopo), di fatto, con ogni probabilità, perché con le sue ricerche contestava le posizioni ufficiali sugli effetti del disastro nucleare di Cernobyl.
All'epoca dell'incidente Bandajevsky è uno dei più giovani e promettenti professori di anatomo-patologia dell'Unione Sovietica, già direttore a 33 anni del Laboratorio centrare di ricerca scientifica della Bielorussia; la provincia dell'impero che pur non possedendo centrali nucleari ricevette il 70% delle radiazioni di Cernobyl. A seguito del disastro nucleare è nominato rettore dell'Università di medicina nella regione di Gomel, "zona rossa" per la contaminazione. Qui, con i suoi 200 insegnanti e 1500 studenti, per nove anni analizza migliaia di casi e comincia a intravedere una correlazione tra la presenza di Cesio 137 (il radionuclide diffuso da Cernobyl in quantità 200 volte più elevata della bomba di Hiroshima) nei tessuti dei pazienti e tutta una serie di patologie in forte crescita soprattutto nei bambini: cardiopatie (il Cesio si accumula soprattutto nei tessuti muscolari, tra cui il cuore, che è il muscolo più attivo dell'organismo), ma anche problemi renali, diminuzione della vista, depressione del sistema immunitario. Nel '99, finalmente, afferma pubblicamente, in una trasmissione televisiva alla tv nazionale bielorussa, l'esistenza di una "sindrome da incorporazione di radionuclidi di lunga durata", quello che in seguito fu definito "Aids n ucleare".
La trasmissione fa scalpore, ma Yuri non si ferma, e si spinge ancora più in là, troppo forse. Nell'unico paese dell'ex unione sovietica in cui sono ancora vietate le manifestazioni e il Kgb esiste sempre sotto lo stesso nome, invia un rapporto direttamente al presidente Lukashenko, chiedendo di rivedere radicalmente la politica di intervento sulle conseguenze di Cernobyl, certo che si possano aprire nuovi orizzonti di cura. «Era un medico, non un politico - racconta la moglie Galina, cardiologa, che ha seguito con lui tutti i suoi studi - non si rendeva conto dei pericoli che correva». E che si verificano puntualmente due mesi dopo, quando 15 militari fanno irruzione in casa sua e lo arrestano in base a una direttiva speciale emanata dal presidente stesso, che prevede la possibilità di incarcerare per un mese senza capo di accusa «i criminali più pericolosi per lo Stato».
Dopo un anno e mezzo agli arresti domiciliari (in cui continua a sperimentare su animali gli effetti dell'incorporazione di cesio - «avevamo in casa 500 cavie, sembrava uno zoo», racconta Galina) viene definitivamente condannato a otto anni di carcere in un processo-farsa in cui una commissione dell'Osce ha rilevato otto infrazioni al Codice penale bielorusso. Risultato: la sua linea di ricerca all'Istituto viene smantellata, i suoi colleghi trasferiti, anche Galina perde il lavoro.
Lo stesso anno esce il rapporto dell'Unscear, il comitato scientifico dell'Onu per lo studio degli effetti delle radiazioni atomiche, che afferma testualmente: «Dal punto di vista della sanità un avvenire positivo attende la maggior parte degli abitanti della regione (di Cernobyl)». E stabilisce come effetti riconducibili al disastro nucleare: 31 morti immediati durante l'incendio, 200 colpiti da sindrome da radiazione acuta e 1800 casi di cancro alla tiroide in 10 anni, peraltro facilmente curabili. Niente di più.
Comunque sia, l'8 agosto 2002 viene emesso dal governo bielorusso un decreto che restring e sensibilmente le zone considerate contaminate (e i privilegi ad esse connessi come il diritto a inviare gratis i bambini in sanatorio due volte all'anno, gli aiuti economici e alimentari). Da allora il nome di Bandajevsky, in Bielorussia, è meglio farlo sottovoce.
Ma le malattie dei bambini restano. E sembrano aumentare in modo esponenziale. All'ospedale di Buda-Koshelyovo, 30 km a nord di Gomel, ci forniscono dati agghiaccianti: negli ultimi cinque anni, le disfunzioni croniche all'apparato digerente dei bambini sono cresciute del 2000 per cento (da 225 a 5092 casi ogni 100 mila), quelle cardiache del 250 per cento, i danni al sistema nervoso sono raddoppiati. La versione ufficiale, è che le malattie siano legate alla povertà; con il crollo dell'Unione sovietica e la crisi economica, l'alimentazione dei bambini è drammaticamente peggiorata. Ma la dottoressa Olga Kniageva, vice primario, da vent'anni all'ospedale di Buda-Koshelyovo sbotta: «Non mi faccia ridere, dopo la guerra mangiavamo solo patate, ma i nostri bambini erano sani!».
Alla scuola elementare di Kommunar, nella stessa regione, l'infermiera scolastica ci mostra i registri: «L'80% degli allievi ha problemi di salute, al cuore, alla vista, allo stomaco. Sono bambini che si stancano subito, non possono correre, uno su quattro deve seguire programmi speciali di ginnastica».
Purtroppo gli studi di Bandajevsky sono incompleti, manca una ricerca epidemiologica su larga scala, ci vorrebbero ancora notevoli investimenti per arrivare a una dimostrazione effettiva delle sue tesi. E a livello ufficiale Cernobyl, come sostiene il rapporto Unscear, è "un caso chiuso". Per Bandajevsky, però, si è mobilitato in Europa un vasto movimento (pressoché sconosciuto in Italia), che ha portato alla terza richiesta di grazia per il professore bielorusso, oggi in mano all'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, sostenuta da associazioni della società civile, parlamentari europei e recentemente anc he da una parte del parlamento bielorusso (www.comite-bandajevsky.org).
«Noi chiediamo solo una cosa - sostiene Vassili Nesterenko, fisico nucleare, amico e collega per anni di Bandajevsky - che Yuri sia liberato e gli sia permesso di riprendere le sue ricerche nelle zone contaminate insieme a una commissione internazionale di esperti. Se si dimostrerà che la nostra tesi è errata saremo tutti più contenti, ma se è esatta potremo aprire importanti linee di ricerca scientifica per tutta l'umanità».

L'Avvenire
11 01 04

Davide (POL)
12-01-04, 18:27
Guerra di cifre sulle conseguenze dell'incidente nucleare di Cernobyl, che, a distanza di quasi 18 anni, ancora non permette di sapere veramente quali sono stati gli effetti del disastro. Al di là dei danni economici spaventosi (295 miliardi di dollari, senza contare il crollo generalizzato dell'economia delle regioni contaminate), riguardo gli aspetti sanitari la guerra e ancora in corso. Un accordo firmato nel 1959 tra l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) impedisce a quest'ultima di agire liberamente nel campo nucleare, senza l'assenso dell'Aiea.
Le due Agenzie riconoscono finora, a livello ufficiale, solo la morte di 31 pompieri nelle prime ore della catastrofe, 200 cancri causati da irradiazioni acute e 1800 tumori alla tiroide. Invece, l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari ha valutato, per bocca dello stesso segretario generale Kofi Annan, in ben 9 milioni le vittime dirette e indirette, affermando che i risultati più gravi della tragedia di Cernobyl si avranno nei prossimi anni con la nascita dei figli di coloro che al momento dell'incidente erano bambini.
Il problema è che le tesi ufficiali si rifanno esclusivamente agli studi sui sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki (colpiti soprattutto da leucemia e tumori). Ma «nello scoppio della bomba atomica la combustione è arrivata rapidamente al suo culmine, le vittime sono state colpite da forte irraggiamento esterno, ma la contaminazione dei terreni è stata 80 volte minore che a Cernobyl», spiega Vassili Nesterenko, fisico nucleare, al tempo direttore dell'Accademia delle scienze bielorussa: «La lenta incorporazione di radionuclidi attraverso il cibo e l'acqua porta disfunzioni del tutto differenti, cardiopatie, problemi renali, immunodeficienza, ancora da studiare».
Un solo dato è certo: quello dei tumori alla tiroide. E non è quello dell'Oms. Eugenio Demidchik, primario dell'Istituto di ricerca sui tumori all'ospedale di Minsk, il più famoso di tutta l'ex Urss, mostra i grafici: «Dopo 18 anni sappiamo distinguere perfettamente i tumori legati alle radiazioni e quelli no. Fino ad oggi sono 10 mila i casi provenienti da tutto il paese di cui 2015 bambini. Ma i tumori sono solo il 39% delle disfunzioni legate alla tiroide».

Silvia Pochettino
l'Avvenire 11 01 04