PDA

Visualizza Versione Completa : Toscana:"Soccorso contadino" per il diritto alla terra



Davide (POL)
16-01-04, 13:17
Sempre meno lo spazio rurale è visto come insieme di fattori produttivi e sociali

Anche in Toscana la preoccupazione per il futuro della Terra è alta. Della Terra si preoccupano tutti, mentre della terra (intesa in senso rurale, cioè quella bassa) se ne preoccupano pochi. In questa regione lo spazio rurale serve per fare pubblicità, per inventarsi improbabili agriturismi, per costruire migliaia di casette da week end spacciate per annessi agricoli, ma sempre meno lo spazio rurale è visto come insieme di fattori produttivi e sociali. E chi deve fare "cassa" con i beni pubblici, è passato all'attacco. Di vendita di beni pubblici e sfratti di contadini affittuari e occupanti ultimamente si comincia ad avere notizia. E la cosa è sempre più scottante.
In toscana sono ben 3 i filoni di dismissione di un enorme patrimonio pubblico: la vendita del patrimonio agricolo-forestale regionale, il passaggio dei beni ex Ipab dai comuni alle Asl e la loro vendita, le dismissioni del patrimonio diretto della Regione Toscana. Su questi 3 filoni la Toscana sta mettendo all'asta un pezzo della propria storia, che andrà ai privati, i quali con tutta probabilità trasformeranno questi beni pubblici in altrettante occasioni di speculazione, poiché se un privato acquista, in genere, è per un investimento, certo non per tutelare l'uso di un bene che storicamente appartiene a una comunità locale.

Se poi riflettiamo sulla penuria di spazi che un po' tutti i comuni denunciano, ci rendiamo conto dell'inopportunità sociale, in molti casi, di (s) vendere questi beni. In numerose situazioni si tratta di beni che hanno un valore ambientale pari a quello economico come quei borghi e fondi agricoli oggetto di mire di alcune Immobiliari, che se hanno ancora un valore economico lo devono alla manutenzione esercitata dagli affittuari, spesso lasciati in balìa degli eventi da una assenza colpevole della stessa proprietà pubblica (ma anche privata, si veda il caso della Coop. Eughenìa a Grosseto).

Sul destino di centinaia di famiglie di affittuari e sul rischio concretissimo di sfratti inaccettabili, la Giunta Regionale Toscana fino ad oggi ha fatto colpevolmente finta di nulla. Per non parlare della possibilità da parte dei soliti dirigenti e funzionari pubblici di poter "pilotare" le vendite senza alcun controllo pubblico e senza alcuna garanzia per gli affittuari. E' un aspetto pericoloso dell'"affaire" visto l'immenso patrimonio alienabile, sia oggi che in prospettiva: si pensi a quegli ospedali di campagna che diventeranno investimenti appetibili per i privati, in quanto sono già stati o verranno chiusi per il trasferimento delle attività sanitarie nei costruendi monoblocchi.

Non possiamo quindi accettare supinamente la vendita di questi beni pubblici senza alcun controllo degli Enti Locali che spesso sono anche (per quanto assenteisti) i proprietari. E infatti, proprio in Toscana, il Foro Contadino e Altragricoltura hanno deciso di promuovere il "Soccorso contadino", come strumento di lotta e di denuncia, per organizzare quelle realtà di agricoltura contadina (due nomi tra gli altri: la Coop. Rinascita Agricola che la Usl 3 Pistoia ha deciso di strozzare dopo 18 anni di affitto e 7 anni di lotte e la Coop. Eughenìa che si trova a lottare contro i privati).

Tra gli obiettivi primari del Soccorso contadino: l'immediata sospensione di tutte le procedure di vendita dei beni regionali, delle Asl e degli enti locali; un piano di riordino dell'assetto fondiario che garantisca l'accesso alla terra; l'istituzione di una "banca della terra" che garantisca l'uso delle terre dimesse; la costituzione di Osservatori Provinciali per monitorare i beni esistenti e seguire tutti i passaggi di ogni vendita sia dal punto di vista del prezzo realmente incassato dall'Ente pubblico, sia dal punto di vista dell'impatto ambientale e sociale provocato dalla nuova destinazione d'uso; infine, che almeno il 50% del patrimonio pubblico venga indirizzato a progetti di sviluppo rurale autocentrato, proposti da giovani agricoltori e finanziati tramite il Piano di sviluppo rurale regionale.

Ma, francamente, se le realtà di movimento metropolitano non fanno proprie queste parole d'ordine, difficilmente la società politica ne comprenderà il valore d'uso.

I. B._
Liberazione 16 01 04