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Visualizza Versione Completa : Joseph, il contadino che fa successo coi fichi secchi



Davide (POL)
23-01-04, 15:18
Grande festa sabato a Kimratshofen in Baviera per un cittadino benemerito. Ma, coi suoi 50 anni, gli amici hanno festeggiato anche il successo di un’azienda, che si chiama Rapunzel e vende i suoi prodotti anche in Italia.
La storia di Joseph Wilelm la voglio raccontare perché è un esempio di lungimiranza, saggezza, impegno, serietà. Siamo agli inizi degli anni Settanta e Joseph decide di andare a vivere in campagna e fare l’agricoltore biologico in quelle terre che sparano erba anche d’inverno, se non fosse per la neve. Su richiesta di amici apre una bottega dove raccogliere cibi biologici, come in quegli anni facevano un po’ dappertutto altri amici che hanno dato a noi agricoltori l’opportunità di cambiare le regole dell’agricoltura producendo per loro.
Man mano che queste botteghe crescevano, aumentavano anche i consumatori e si doveva ampliare la gamma e cercare nuovi fornitori. Il segreto di Joseph Wilelm, grazie al quale oggi la sua azienda occupa 200 dipendenti e fattura 75 milioni di euro, consiste nell’aver cercato e trovato in ogni parte del mondo i migliori agricoltori biologici, quelli che si sono dotati di impianti di trasformazione adeguati alla qualità delle materie prime e ne conservano le caratteristiche. Che cosa vuol dire? Macinazione a pietra per le farine, essiccazione della pasta a basse temperature, produzione di vino senza filtrarlo, spremitura delle olive a freddo, produzione di lievito per il pane ricavandolo da germi di frumento, enzimi, olio di girasole e così per ogni materia prima la scelta più equilibrata per la qualità e non per il profitto (il quale si ottiene con la strategia contraria, cioè basandosi soltanto sul minor costo).
I contratti e gli accordi con i coltivatori dello Sri Lanka per il cocco o per lo zucchero di canna in Brasile o della qinoa della Bolivia o con i raccoglitori di caffè della Repubblica Dominicana sono tutti improntati alle regole del commercio equo e solidale che garantiscono prezzi equi, relazioni a lungo termine, certezze di ritiro del prodotto, assistenza e consulenza. Tra i prodotti di Rapunzel ci sono anche arance e nocciole dalla Sicilia, la pasta da «Alce Nero» nelle Marche, l’olio extravergine da Grecia e Spagna e le erbe aromatiche del Mediterraneo per i favolosi dadi.
Ma il progetto più importante, da manuale di economia rurale, che non ha nulla da invidiare alle innovazioni agrarie ottocentesche del marchese Cosimo Ridolfi (il quale istituì a proprie spese il primo Istituto di ricerca agrario in Toscana), è il progetto Rapunzel-Turchia partito nel 1976 per ottenere frutta secca senza trattamenti di gas e solfiti. Un pool di dieci agronomi ha formato altri tecnici locali che hanno convertito cinquemila ettari e che coinvolgono più di mille contadini per produrre albicocche e fichi secchi, uva sultanina, sesamo, pistacchi, capperi, semi di papavero (eccellenti nel pane), fagioli, ceci e cotone. Nel 1974, con Alex Langer e Joseph, abbiamo invitato in Germania e in Italia un intero paese turco, Tekelioglu nei pressi di Salihli, volendo premiare così forse il primo Comune convertito per intero al biologico.
Ma anche per gli imprenditori illuminati giungono i momenti delle grandi scelte e a Joseph si è presentata un’offerta molto importante per la cessione dell’azienda. Immagino i pensieri di quante cose si potrebbero fare col ricavato, senza più l’ossessione dei bilanci e delle banche. Per riflettere Joseph decide di fare il Cammino di Santiago di Compostela tutto intero, due mesi per strada a piedi sotto il sole e la pioggia. Quando torna tra i collaboratori e i primi compagni, trepidanti per la decisione, dice che non venderà nulla, che rimarrà con loro a progettare il futuro e che non abbandonerà nemmeno i contadini trovati in giro per il mondo.
Proprio per questo sabato in 400 abbiamo festeggiato non solo un compleanno, seppure importante, ma un imprenditore saggio e coerente come quelli di cui ci sarebbe un gran bisogno in un’Europa che un tempo sapeva costruire le cattedrali e che oggi fatica perfino a darsi una Costituzione.

G.Girolomoni
L'Avvenire
22 01 04