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Visualizza Versione Completa : Il grande (o piccolo?) fratello della Rete



Creso
26-01-04, 20:38
Il popolo della Rete può tirare un grosso sospiro di sollievo. Nell'ultimo mese gli utenti Internet italiani hanno corso il rischio di veder registrare i propri movimenti on line in un immenso database, come previsto dal decreto legge n.354 dello scorso 24 dicembre, ribattezzato "grande fratello".
Nella sua formulazione originaria il provvedimento stabiliva la conservazione obbligatoria per cinque anni dei dati riguardanti il traffico telefonico, di Internet e della posta elettronica per favorire la lotta ai reati più gravi, primo tra tutti il terrorismo. La scorsa settimana, però, la Commissione Giustizia della Camera, incaricata di consegnare all'aula il testo da convertire in legge, ha escluso il controllo del traffico Internet e ridotto i tempi di conservazione dei dati.

Il testo del 24 dicembre ha modificato il Codice per il trattamento dei dati personali approvato nel giugno 2003 ed entrato in vigore con l'anno nuovo. Il codice fissava in 30 mesi il termine massimo di conservazione dei dati relativi ai contatti telefonici. Il decreto, invece, ha esteso l'obbligo al traffico Internet e alle comunicazione via e-mail e ha previsto la possibilità per la magistratura e gli avvocati difensori di richiedere altri 30 mesi per le indagini su reati particolarmente gravi.

Il decreto "grande fratello" ha scatenato subito forti proteste. Il malcontento degli utenti Internet, per esempio, è stato raccolto dalla petizione elettronica di Quinto Stato, consegnata lo scorso 21 gennaio ai presidenti di Camera e Senato. Critiche sono giunte anche dall'opposizione: gli onorevoli dei Verdi Paolo Cento e Fiorello Cortiana hanno parlato di "violazione dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e in particolare dell'articolo 15, che afferma l'inviolabilità della libertà e della segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione".

Insoddisfatti gli Internet service provider, preoccupati anche per gli enormi costi derivanti dal mantenimento dei dati. Nell'apportare le modifiche, la Commissione Giustizia ha accolto in particolare i rilievi mossi dal Garante della Privacy Stefano Rodotà. È così che nel testo non si parla più di "dati relativi al traffico", ma di "dati relativi al traffico telefonico o alla corrispondenza telematica". Inoltre, il tempo di conservazione dei dati passa da 30 mesi più altri 30 per i reati più gravi a 24 più 24.

Scompare dunque il controllo sul traffico Internet, anche se resta quello sulla posta elettronica. Quest'ultimo aspetto preoccupa ancora i critici del provvedimento, tra cui Mauro Paissan, membro dell'autorità di garanzia. «La conservazione dei dati sull'e-mail non esiste in nessun paese al mondo», osserva Paissan, «è un modo per ricostruire il profilo di ciascuno di noi. Mi auguro che in aula questa norma venga ulteriormente modificata».

Le eventuali modifiche in aula, però, dovranno tenere conto anche delle osservazioni delle autorità inquirenti, che contano sulla conservazione dei dati per il perseguimento dei reati più gravi. Lo ha fatto presente, nel corso di un'audizione, il procuratore antimafia Pierluigi Vigna, che ha sostenuto l'utilità di conservare i dati per cinque anni e la necessità di mettere a disposizione degli inquirenti i dati del traffico web.