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Otto Rahn
30-01-04, 00:15
Per un'estòria religiosa de l'Occitània / 11

IL CONSOLAMENT DEI BUONI UOMINI OCCITANI

Il catarismo era una religione cristiana, anche se ad un osservatore superficiale poteva sembrare cosa completamente differente. La differenza stava in effetti, come abbiamo visto, nell'interpretazione del Nuovo Testamento e nell'adattamento piuttosto rigido della condotta di vita ai precetti che da questo derivavano. La stessa cristologia era comunque completamente diversa da quella della chiesa romana. Il messaggio di Cristo, e di conseguenza il significato profondo delle scritture, altro non era, per il catarismo, che un grande appello al risveglio, un monito, come dice Brenon (1), all'anima incarnata, al fine di ricordarle che essa non appartiene a questo mondo. Nel Vangelo di San Giovanni si legge ad un certo punto di Cristo che dice: "Il mio regno non è di questo mondo" e, più avanti, riferendosi ai suoi apostoli, "Essi non sono del mondo, come anch'io non sono di questo mondo." Nella sua infinita bontà Dio ha fatto trasmettere dal suo inviato in terra il messaggio di rivelazione e liberazione, destinato a liberarci dal male, e Gesù, inviato del signore, appare in questo mondo solo per ricordare alle anime addormentate la loro antica origine divina.

L'interpretazione della parola del Cristo non è in sostanza molto differente da quella della dottrina Romana, si limita a privilegiare un aspetto particolare dell'insegnamento evangelico, ovviamente in una logica strettamente dualistica. Lo strumento di salvezza è però, secondo il catarismo, radicalmente diverso dal sacrificio del figlio di Dio, il redentore. Cristo non era infatti su questa terra per riscattare con il proprio doloroso sacrificio e con la morte il peccato originale, ma per rammentare agli uomini ciò che da tempo immemorabile avevano dimenticato, la loro origine divina, l'estraneità dunque alle faccende di questo mondo terreno, regno del male, e, al contempo, per insegnare loro i gesti ed i rituali che potevano per il futuro restituirli all'eternità, liberandoli dalla corruzione. Il gesto, o rito liberatorio era pertanto in primis il Battesimo, sacramento che Gesù, tramite lo Spirito Santo, trasmise per primo ai suoi apostoli. Mentre la Chiesa cattolica ha sempre costruito la propria esistenza dottrinale e la propria ragione di essere attorno al sacrificio del redentore, ed alla conseguente sacralizzazione del corpo, ripetuta con l'eucarestia, diversamente la dottrina catara si presenta essenzialmente come Docetista (2): il Cristo venne inviato fra noi sotto l'apparenza di uomo, ma non nella sua carne (3), e solo in apparenza morì sulla croce.

In pratica non tutte le chiese catare furono docetiste alla stessa maniera: mentre in effetti Raniero Sacconi, di cui già abbiamo parlato, nella sua "Summa" contro gli eretici, ci parla di Gesù come di un angelo, che non bevve, non mangiò, non soffrì, ne tantomeno morì, da altre fonti invece, ed in particolare da quelle inquisitoriali di Jaques Fournier, si evince una figura dalla realtà semiumana. L'ultimo perfetto cataro, Belibasta, così descrive la passione: "Lo misero sulla croce, lo ferirono e gli inflissero feroci supplizi, fatto ciò egli salì al cielo dal padre suo senza essere morto, perché il figlio di Dio non poteva morire". Il figlio di Dio non poteva morire perché la morte è emanazione del cattivo principio, tuttavia poteva soffrire! Vi sono peraltro anche altre interpretazione della passione, relative sempre alla natura del Cristo: alcuni predicatori usavano infatti parlare di una sostituzione all'ultimo momento sulla croce di Gesù con un ladrone, vicenda che molti polemisti cattolici usarono per avvicinare, ovviamente in senso negativo, le dottrine catare a quelle dell'Islam, ove in effetti compare questo tipo di interpretazione. Non è comunque difficile capire come in una religione in cui qualunque violenza e sofferenza erano opera del Dio del male, evidentemente non poteva essere preso in considerazione, come mezzo di salvezza, il sacrificio cruento offerto da Gesù sulla croce.

E' chiaro a questo punto come l'unico sacramento degno di essere chiamato tale era, per il catarismo, il battesimo tramite l'imposizione delle mani, che per primo Cristo offrì ai suoi discepoli, chiedendo loro di trasmettere in futuro, accompagnato dai suoi insegnamenti, quello che divenne, per i nostri eretici, il "Consolament dei buoni uomini" occitani. Nella logica del catarismo il battesimo con l'acqua, quello per intendersi che Giovanni Battista praticava prima della venuta di Gesù, era di dubbio valore, in quanto "se si fosse potuto essere salvati grazie al battesimo con l'acqua temporale, il Cristo sarebbe venuto a morire per nulla". (4) Il battesimo dello Spirito era pertanto il solo sacramento accettato come tale, e da questo la chiesa catara rivendicava la propria filiazione apostolica, considerandosi unica depositaria dell'originario messaggio evangelico, Nel Rituale Cataro Occitano di Lione si legge fra l'altro, in riferimento al Vangelo di San Marco, nel punto in cui cita le parole di Giovanni Battista a proposito della venuta del salvatore: "è vero che io (Giov. Battista) battezzo con l'acqua, ma colui che deve venire dopo di me è più forte di me….egli vi battezzerà con lo Spirito Santo, e con il fuoco". Il Consolament svolgeva nella pratica una triplice funzione, in quanto se ne può accostare il significato a tre sacramenti della chiesa romana; battesimo, ordinazione ed estrema unzione.

Benché i catari non aborrissero del tutto il battesimo dell'acqua conferito ai neonati, consideravano però fondamentale la piena coscienza del ricevente per attuare il valore salvifico del sacramento. Ecco che allora il Consolament si riceveva solo in età adulta, dopo almeno un anno di preparazione spirituale ed ascetica, ed era comunque la conseguenza di un lungo periodo di apprendimento, in cui al credente venivano insegnati i veri principi della conoscenza, la vera natura divina dell'uomo, veniva insomma messo a parte in modo approfondito di quello che si soleva definire "Mysterium o Secretum". Il sacramento non era pertanto destinato a tutti, ma solamente a coloro tra i credenti che volessero diventare Buoni Cristiani, - Perfetti, secondo la terminologia usata dagli inquisitori -ed in ciò era assimilabile ad una sorta di ordinazione, regolata quindi da una ritualità ben precisa. Si trattava infatti di una cerimonia collettiva, della chiesa di Dio, alla presenza di un pubblico di credenti. Gli officianti erano il decano o l'anziano della comunità o, se possibile, un Vescovo. Quando in tempi di clandestinità non fu più possibile radunare i fedeli in gran numero, il rito potè essere officiato anche da un solo Perfetto. Dopo la consegna al postulante del libro del Nuovo Testamento, che gli sarebbe servito in futuro per predicare la parola di Dio, e dopo la recitazione del "Pater", veniva pronunciata, in forme diverse seppur simili, una formula di voti, una serie di impegni che il nuovo Perfetto si prendeva: non uccidere, non rubare, ma anche promesse più particolari, quali quella di vivere in castità, di non pronunciare giuramento e, cosa assai inusuale per l'epoca, di attenersi strettamente ad una dieta vegetariana. Dopo tutto ciò il postulante, chiesto ed ottenuto perdono per tutti i suoi peccati, riceveva finalmente l'imposizione delle mani e del libro sul capo, con la recitazione da parte dei presenti di una vera e propria formula finale: "Padre nostro, ricevi il tuo servitore nella tua giustizia, ed invia la tua grazia ed il tuo Spirito Santo su di lui".

Accadde peraltro che mentre in periodi di relativa pace il Consolament veniva conferito come rito di iniziazione ed ordinazione, un secondo rituale, dallo stesso nome, veniva rivolto in particolare ai morenti che già avevano iniziato un percorso di miglioramento spirituale, con lo scopo di portarli ad una "buona morte", con la possibilità di addivenire, in una prossima reincarnazione, alla liberazione dal male. Quest'ultimo rito diventò molto usuale quando, dopo l'inizio della crociata contro gli Albigesi, la vita dei veri credenti fu sempre più appesa ad un filo, a causa delle continue stragi e della conseguente clandestinità. All'epoca delle persecuzioni la rarefazione dei ministri catari cancellò in buona parte le differenze fra i due riti, tant'è che in molti casi lo stesso Consolament di ordinazione fu officiato, come l'altro, da un solo Perfetto.

Paolo Secco

(1) Anne Brenon, "I Catari, storia e destino dei veri credenti" Ediz.Italiana Convivio, 1991.

(2) Docetismo: eresia diffusasi nei primi tre secoli del cristianesimo, con l'opinione che Dio si fosse effettivamente mostrato con corpo umano, ma questo fosse comunque fittizio e provvisorio. Dal verbo greco Dokein, apparire, mostrare.

(3) In un passo della "Visione di Isaia", apocrifo del II° secolo, per descrivere l'apparizione di Cristo accanto a Maria viene usato il termine "adumbravit" cioè si adombrò, nella Vergine Maria, considerata al suo pari una creatura puramente angelica. Come un uomo, ad esempio, che si trova in una botte sta all'ombra di questa senza nulla riceverne, così Cristo abitò nella Vergine Maria senza nulla prendere da lei, come il contenuto dal contenente (Registro d'inquisizione di J. Fournier).

(4) Rituale Cataro Occitano di Dublino.

(5) Nel cristianesimo delle origini vi era in effetti una distinzione fra il battesimo dell'acqua, imposto ai neonati, e quello dell'imposizione delle mani, ricevuto in età più avanzata, che diventerà poi il sacramento della cresima.