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Visualizza Versione Completa : Sem-Terra e il governo di Lula



Davide (POL)
02-02-04, 12:33
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Se è difficile per i militanti della sinistra Pt spiegare la spettacolare virata a destra del governo Lula, si potrebbe supporre che i dirigenti Mst stiano soffrendo molto di più per spiegare alle 200.000 famiglie che vivono sotto i teloni di plastica, nelle occupazioni di terre improduttive o sul ciglio delle strade, le ragioni per cui, nel 2003, Lula ha distribuito meno terre di quante ne abbia distribuite F.H.Cardoso nel suo peggior anno. Ma non sembra che le cose stiano così. I poveri delle campagne stanno aspettando da tanti anni che non hanno troppe difficoltà a concedere a Lula un lasso di tempo maggiore di quello concessogli dai settori radicali del Pt.
La grande giustificazione del governo è lo stato calamitoso in cui ha trovato le finanze pubbliche e il rischio di provocare il caos nell'economia nel caso le spese fiscali impedissero la formazione di saldi positivi da trasferire ai creditori esterni ed interni.
Solo una mezza verità
Ma è solo una mezza verità: l'eredità di Cardoso era di fatto calamitosa, ma l'impegno di presentare un speravit del 4.25% del Pil va oltre il necessario per lasciare tranquilli i creditori.
Altri fattori, come l'alleanza del Pt con partiti conservatori e la penetrazione di idee del neo-liberismo in certi settori dello governo Pt, hanno senza dubbio alcuno molto a che vedere con le esitazioni e le ambiguità della politica fondiaria di Lula.
Su un punto tuttavia la risposta ai senza terra c'è stata: Lula ha avviato la formulazione del secondo Piano nazionale di riforma agraria (Pnra), attribuendo il compito a specialisti in questioni fondiarie legati all'Mst e invitando i suoi dirigenti a prendere parte ai lavori. Non è poco.
La formulazione di un piano per la riforma agraria era reclamata con insistenza dall'Mst perché, da quando nell'85 il presidente Sarney - intimorito dai latifondisti - aveva paralizzato la realizzazione del primo Pnra, la distribuzione delle terre aveva perduto il suo carattere di lotta contro il latifondo e assunto i connotati di una politica sociale destinata solo a evitare conflitti violenti che potessero pregiudicare l'immagine del governo all'estero.
La tesi dominante, sia nel governo Cardoso sia in vari settori dell'accademia, era che «il tempo della riforma agraria è passato». In questo contesto, un nuovo Piano ha voluto dire la revisione di tutta la politica fondiaria dominante negli ultimi dieci anni.
Nelle direttrici politiche per l'esecuzione della riforma, i formulatori del Piano hanno incorporato le esperienze dell'Mst negli insediamenti che il Movimento ispira e controlla. In questo modo, d'ora in poi, la scelta dei beneficiari e le forme del trasferimento della terra, i modi del suo sfruttamento e le modalità della valorizzazione aggiunta della produzione degli insediamenti, i creiteri dell'introduzione di tecnologie produttive rifletteranno il patrimonio di conoscenza accumulato dall'Mst in questi suoi vent'anni di esistenza. E' un grande passo in avanti. E tuttavia l'obiettivo dell'insediamento di un milione di famiglie in quattro anni, inizialmente proposta, è stata tagliata delle metà, sempre adducendo la stessa ragione: mancanza di risorse.
Riuscire a insediare un milione di famiglie in quattro anni avrebbe intaccato a fondo la distribuzione della terra e di conseguenza lo schema del potere nel mondo rurale. Per quanto sistemare 500 mila famiglie rappresenti un intervento sostanziale, è ovvio che l'impatto politico è diverso. Nonostante questo «taglio», la direzione dell'Mst, considerando che «è meglio un passero in mano che due in volo», ha deciso per una soluzione di compromesso: ha accettato la riduzione dell'obiettivo e ha espresso il suo appoggio al governo, dichiarando però che continuerà a lottare per arrivare all'insediamento di un milione di famiglie. In altre parole: non getterà, per il momento, tutto il suo peso nella tattica delle occupazioni di terre ma tornerà a usarla più avanti, nell'intento di ampliare la meta attuale.
Un'opzione rischiosa
Ha contribuito molto, nella scelta di questa opzione, il fatto che, per quanto indossisfatta nelle sue esigenze, la massa dei senza terra continua a riporre la sua fiducia in Lula. Radicalizzare artificiosamente la lotta per la terra non è mai stata la politica della leadership Mst. E tuttavia si tratta di un'opzione rischiosa. La fiducia delle masse dei senza terra in Lula è enorme ma non è inesauribile. Se nel corso del 2004 non succederà nulla, è molto probabile che essa comincia a erodersi, creando le condizioni per divisioni e per radicalismi che renderanno impraticabile la tattica finora seguita dall'Mst. (Oltretutto esistono già decine di piccoli movimenti che aspettano solo un'opportunità per contrastare la sua egemonia fra i senza terra.) E se il livello di violenza del conflitto per la terra aumenterà, il governo dovrà adottare misure di sicurezza più drastiche che produrranno un clima incompatibile con la tattica dell'Mst.
In conclusione: se per la direzione Mst non è stato difficile spiegare alla base la politica agraria di Lula, sarà molto più difficile gestire l'impasse che quella stessa politica produrrebbe.

Plinio De Arruda Sampaio
Avvocato, ex-deputato federale per il Pt, esperto in questioni fondiarie, per 30 anni alla Fao, presidente della commissione incaricata del Pnra

Il Manifesto
01/02/04

Davide (POL)
02-02-04, 12:38
Sebastião Salgado li ha fotografati. Chico Buarque li ha cantati. José Saramago li ha scritti: cinque milioni di famiglie di contadini senza terra camminano, «vagando fra il sogno e la disperazione» per le spopolate immesità del Brasile. Molti di loro si sono organizzati nel Movimento dei Senza-Terra. Dagli accampamenti, improvvisati ai margini delle strade, sorge un fiume di gente che avanza in silenzio, durante la notte, per occupare i latifondi abbandonati. Spezzano i lucchetti, aprono il cancello ed entrano; a volte sono ricevuti dalle pallottole dei pistoleros e dei soldati, gli unici che lavorano in queste terre non lavorate.
Il Movimento dei Senza-Terra è colpevole; oltre a non rispettare il diritto di proprietà dei parassiti, arriva al colmo di non rispettare il dovere nazionale: i senza-terra coltivano alimenti nelle terre che conquistano, nonostante la Banca mondiale stabilisca che i paesi del sud non devono produrre il loro proprio cibo e devono restare mendicanti sottomessi al mercato internazionale.

Eduardo Galeano

Davide (POL)
02-02-04, 12:41
www.mst.org.br sito ufficiale del Mst;

www.brasildefato. com.br
giornale dell'Mst;

www.cptnac.com.br
sito della Cpt;

www.viacampesina. org;

www.incra.gov.br;

www.mst.citinv.it/
sito del comitato di appoggio all'Mst - Roma.

Davide (POL)
02-02-04, 12:44
In gennaio il Movimento dei Senza-Terra ha compiuto 20 anni e nello stesso mese il governo di Lula ha compiuto un anno. La riforma agraria era uno dei tanti impegni che l'allora candidato poi divenuto il primo presidente di sinistra nella storia del Brasile prese in campagna elettorale. Tanti impegni, forse troppi essendo troppi i problemi e i debiti - a cominciare da quello sociale, enorme e insieme osceno - che il grande paese si trova sulle spalle. Gli impegni presi con i «grandi» - organismi finanziari, banche, creditori esterni ed interni - li ha rispettati tutti con uno zelo che in molti considerano perfino eccessivo (il famoso suparavit primario portato al 4.25% del Pil: bye-bye crescita e sviluppo).
Gli impegni presi con i «piccoli», che però sono tanti e sono la maggioranza dei 175 milioni di brasiliani, li ha rimandati a tempi migliori.
Il companheiro presidente ha chiesto e chiede «pazienza». Ai braccianti senza terra, ai 50 milioni di miserabili che hanno fame, alle classi medie e all'industria nazionale colpite dagli otto anni di neo-liberismo dissennato del «socialdemocratico» Cardoso.
L'argentino Kirchner, pur essendo solo peronista, ha resistito e replicato alla prepotenza omicida dell'Fmi. Lula, che ha una gloriosa traiettoria di sinistra, per l'Fmi sembra essere stato una piacevolissima sorpresa.
Almeno per ora.
Rimessa in ordine la casa dalla «eredità avvelenata» di Cardoso, dice che a partire dal 2004 in Brasile ci sarà un vero e proprio«show dello sviluppo». E quindi si potrà mettere mano alla crescita economica, alla disoccupazione, ai programmi sociali, alla «Fame zero». E alla riforma agraria.
L'Mst, in questi 20 anni è diventato il più grande movimento sociale dell'America latina. I suoi dirigenti non sono dei radicali, dei sovversivi, degli estremisti, anche se Cardoso li definiva con disprezzo dei «bandoleros» e i grandi media li dipingono sovente come dei violenti.
L'Mst - leadership e base - ha pazienza. Sono sempre stati con Lula, hanno votato per lui, lo sentono come uno dei loro. Sanno aspettare e sono più pragmatici dei settori radicali del Pt - contro cui peraltro si è fatto ricorso alla vecchia pratica terzinternazionalista delle espulsioni. Leggete quel che dicono Stedile, Arruda Sampaio, il vescovo Balduino.
Ma la pazienza, per chi l'esercita da secoli, prima o poi finisce. E con Lula alla presidenza questo sarebbe un disastro immane. Non solo per il Brasile.
Per ora l'unico «show» alla vista è quello del Carnevale che sta per esplodere in Brasile. Ma il Carnevale finisce con mercoledì delle ceneri e poi comincia la quaresima. Una quaresima che per i braccianti senza terra e per la grande parte dei brasiliani dura da una vita. Se il 2004 non segnerà la svolta, saranno dolori. Lula corre sul filo.

Maurizio Matteuzzi
Il Manifesto 0 /02/04

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Davide (POL)
02-02-04, 12:52
Mst-20 anni: nacque nel gennaio del 1984 nello stato brasiliano del Paranà
Un lungo cammino che affonda le radici nelle lotte degli indios e degli schiavi neri, degli eroi popolari che sono rimasti nella nostra storia e di quelli i cui nomi la storia non registra. Per la terra e una vita più degna

L'anniversario delle persone, delle organizzazioni, degli eventi è spesso commemorato come un semplice calcolo cronologico, nel quale in genere viene messo in risalto soltanto il numero degli anni. Ora l'Mst sta completando 20 anni, dalla sua fondazione come movimento nazionale. La data di riferimento è un famoso «Incontro nazionale», che riunì dirigenti della lotta per la terra di tutto il paese, in un seminario diocesano a Cascavel, nello stato del Paraná. Allora, dopo quattro giorni di lunghe riflessioni, si arrivò alla conclusione che il cammino migliore per dare continuità alla lotta contro la povertà e per una società più giusta era costituire un movimento sociale ampio, di carattere nazionale, indipendente da partiti, chiese, Stato e governi. Ma la data è un puro riferimento termporale. La cosa più importante è la storia, ossia il processo che si è sviluppato nel corso del tempo. Così, della storia dell' Mst non fanno parte solo i 20 anni d'attività a cominciare dall'incontro di Cascavel.
La nostra esistenza è il risultato diun ampio contesto storico, della vita del popolo brasiliano. Siamo, prima di tutto, un movimento sociale, ossia, una forma particolare in cui il popolo brasiliano si organizza per lottare per i suoi diritti. Lottare per migliorare la forma in cui la società si organizza e funziona perché tutti possano vivere meglio. Siamo il risultato di un contesto socio-economico e anche il risultato di un processo politico collettivo, sociale, della lotta di migliaia di persone, che hanno lottato prima e continuano a lottare dopo la costituzione dell' Mst.
Quindi celebrare i 20 anni dell'Mst è celebrare tutta la lotta che ci ha generato e celebrare la nostra storia.
Molto più che 20 anni
L'Mst non può essere compreso soltanto attraverso i suoi ultimi 20 anni. In realtà, è frutto di una lunga storia che ha avuto come protagonista il nostro popolo. Siamo figli del popolo brasiliano. Abbiamo i nostri antenati, genitori e nonni nella vita del popolo brasiliano. Così esistiamo oggi solo perché, prima dinoi, il popolo brasiliano ha realizzato altre forme di organizzazione e di lotta per la giustizia nell'ambiente rurale. Siamo eredi delle lotte storiche dei popoli indigeni. Siamo eredi delle lotte storiche dei negri per la conquista della libertà, quando fuggivano e costituivano i quilombos. Siamo eredi dei primi movimenti contadini, alcuni dei quali si sono trasformati invere epopee, come Canudos, Contestado e Caldeirão. E molti altri non registrati dalla storia ufficiale delle classi dominanti: ci sono state certamente molte lotte nelle piantagioni di caffè, di canna, negli zuccherifici e in tutto il sertão.
Siamo eredi dell'esperienza di organizzazione classista dei contadini, che costruirono molte organizzazioni nazionali a partire dalla decade degli anni 50, poi massacrate dalla dittatura militare, come le Ultabs, le Ligas Camponesas, il Master (1).
Siamo eredi di molte lotte locali, di resistenza dei posseiros (2) e di contadini anonimi, che, negli anni oscuri della dittatura militare, hanno lottato e sono sopravvissuti.
Siamo frutto di molte riflessioni, della teorizzazione di molte esperienze di lotte che ci hanno preceduto, dei movimenti contadini in Brasile e in America latina.
Commemorare i 20 anni dell' Mst è commerare tutta questa traiettoria.
I nostri antenati
Siamo figli di molti combattenti del popolo brasiliano. Molte volte la storia ufficiale sottolinea solo l'attività di certe persone, che diventano simboli di un processo sociale.
Ma, in realtà, quando rendiamo omaggio a un leader, vogliamo in realtà trasformarlo nel simbolo di quel processo sociale, come se ne rappresentasse la sintesi. Ma non dobbiamo mai dimenticarci del fatto che loro, così come lo stesso processo sociale, sono stati il risultato di una volontà collettiva.
Così fanno parte della nostra storia i contributi di molti dirigenti e militanti del popolo brasiliano che ci hanno preceduto. Per questo, non dobbiamo mai dimenticare Zumbi, Dandara, Antônio Conselheiro, Monge Maria,il Beato Lorenzo, João Pedro Teixeira, Francisco Julião,João Sem Terra, Gregório Bezerra e tanti altri. Ognuno a suo modo e nel suo tempo, è stato un elemento importante di movimenti sociali.
Ma dobbiamo anche ricordarci dei militanti dell'Mst che, lungo questi 20 anni, hanno pagato a volte con la vita il coraggio di continuare a lottare. E sono stati molti i compagni e le compagne che abbiamo perso, lungo questo cammino.
Avrebbero potuto e dovuto essere qui con noi a celebrare la nostra storia. In tutti gli stati del paese abbiamo i nostri martiri. Alcuni sono caduti sottola mano assassina del latifondo, altri hanno pagato con la vita la determinazione di compiere il loro lavoro di militanti, altri hanno contratto malattie causate dalla lotta. Se ne sono andati ma hanno lasciato molti esempi per tutti noi. Sono tanti che non è possibile nominarli tutti ma non dobbiamo dimenticarli mai.
E quanti martiri ci sono che, anche se non appartenevano formalmente al nostro movimento, erano soprattutto militanti del popolo brasiliano che hanno molto contribuito alla lotta. Non possiamo dimenticare, come parte integrante della nostra storia, José Gomes da Silva, Madre Cristina,Florestan Fernandes, Josué de Castro, Darcy Ribeiro, Milton Santos, Paulo Freire, dom José Gomes...
Successi ed errori
Noi siamo frutto dei nostri successi e dei nostri errori. Siamo un movimento sociale che cerca di organizzare i lavoratori, i poveri, i contadini, uomini e donne, giovani e anziani che vogliano lottare per la giustizia sociale. E, nell'organizzarci, siamo un processo contraddittorio. Un processo che non dipende solo dalla volontà politica delle persone, dall'applicazione di norme sociali, di principi organizzativi ma anche dalle contraddizioni e dalla dinamica della lotta di classe. Dipende anche dalle fragilità della natura umana, dalle sue deviazioni e dalle sue volontà.
Noi siamo frutto di questo. Per questo la commemorazione dei 20 anni dell'Mst deve essere un momento di valutazione su ciò che abbiamo fatto bene e ciò che abbiamo sbagliato. Per imparare anche dai nostri errori ed evitarli, non per fare autocritiche ipocrite. Apprendere dagli errori vuol dire identificarli, conoscere le loro cause e costruire pratiche sociali per evitarli e combatterli. Apprendere dai successi è percepire quali sono i metodi e le pratiche sociali che ci aiutano a costruire il movimento, a organizzare sempre più persone.

Approffittare dell'occasione
Infine, dobbiamo approfittare di questo momento della nostra traiettoria, con la maturità di chi ha già camminato molto per arrivare ai 20 anni, per guardare indietro e vedere ogni curva del cammino battuto, ogni pietra, ogni fossato, ogni ostacolo. Per percepire i meandri della lotta di classe e così, con una visione più chiara e acuta, guardare in avanti e saper discernere quale sia il cammino migliore per raggiungere il nostro obiettivo.
Il nostro destino continua ad essere lo stesso. L'Mst continua ad essere un movimento sociale che cerca di organizzare i poveri delle campagne e i loro alleati per lottare per una società con meno povertà e con meno disuguaglianze. E continua a pensare che la lotta contro gli steccati del latifondo, del capitale, della cultura, della dominazione tecnologica, è la forma migliore di costruire una società egualitaria nelle campagne e nell'intero Brasile.
Ma i percorsi che dobbiamo utilizzare per arrivare all'obiettivo possono modificarsi. Non dobbiamo illuderci di avere percorsi facili, asfalto, areoplani, cellulari. A volte, il fatto che la forma sia più rapida non garantisce che raggiungeremo l'obiettivo sospirato.
Confidiamo che le riflessioni che faremo nel corso del 2004 sui nostri 20 anni di cammino, ci aiutino a vedere con più chiarezza, qual è la strada migliore e quali i sentieri dovremo prendere per raggiungere il nostro obiettivo.
Speriamo e confidiamo che l'Mst abbia ancora una lunga vita davanti a sé. Ben sapendo tuttavia che avrà una vita lunga solo se non si allontanerà dal suo scopo originairo: organizzare i poveri delle campagne perché lottino per i loro diritti e conquistino una vita migliore.
1) Movimenti di contadini e braccianti sorti negli anni 50 in diversi stati del Brasile e sciolti e perseguitati dopo il golpe militare del `64. Le Ligas camponesas, il cui leader più noto fu Francisco Julião, nel Pernambuco; Ultab, organizzati dal Partito comunista(Pcb), negli stati del Sud-est; Master, emanazione del Partido trabalhista (Ptb) di Leonel Brizol, nel Rio Grande do Sul.
2) Lavoratori rurali che coltivano pezzi di terra senza avere il titolo legale di proprietà.

Joao Pedro Stedile
Direzione nazionale dell'Mst

Il Maifesto 01 02 04

Davide (POL)
17-02-04, 14:03
Sem terra in rivolta

«I numeri della riforma agraria promessa dal presidente Lula sono ridicoli». Per la prima volta la lunga amicizia fra il capo dello Stato e il Movimento dei contadini brasiliani senza terra (Mst) rischia la frattura. E, proprio in questi giorni in cui il capo dello Stato cerca di riconciliare gli animi annunciando il calendario della riforma agraria, i toni delle accuse si infervorano: «Se l'obiettivo attuale di garantire un appezzamento di terra a 530mila famiglie entro il 2006 non sarà aumentato - ha assicurato Paulo Rodrigues, uno dei coordinatori di spicco del Movimento -, i sem terra continueranno la loro lotta durante tutto il mandato presidenziale». Persino per monsignor Tomas Balduino, vescovo emerito di Goias e presidente della Commissione pastorale per la terra, «si tratta di una meschinità». Secondo il prelato, il presidente Lula, amico storico della causa dei senza terra, non si sta comportando in modo diverso dal suo predecessore, il socialdemocratico Fernando Henrique Cardoso. Durante il mandato di Cardoso - 1995-2002 - vennero assegnati appezzamenti per il sostentamento di 328,8 mila famiglie. Lula, che in quel periodo concorreva alla presidenza, era disposto a garantire terra a un milione di famiglie in quattro anni. Ma il Piano per la riforma agraria (Pra) annunciato dal presidente prevede che 530mila famiglie al massimo otterranno terra entro il 2006. Il Mst si trova sul piede di guerra per un'ennesima speranza svanita. Per capire la disperazione dei contadini brasiliani, ai quali un fazzoletto di terra potrebbero garantire la sussistenza, basta ricordare le promesse degli ultimi quattro presidenti brasiliani. Sarney aveva promesso annunciato di volere sistemare 1 milione 400mila famiglie di agricoltori ma, trascorsi cinque anni del suo mandato, non ne era stata insediata nemmeno una. Collor de Mello si era impegnato a sistemare 500mila famiglie, e non fece nulla. Franco aveva garantito lo stesso a 100mila famiglie, ma si è fermato a 20mila. Mentr e Cardoso, alla fine, potrebbe rivelarsi più "progressista" dello stesso Lula, il cui Partito dei lavoratori, oggi al governo, ha sempre ricevuto il sostegno politico incondizionato del Mst. Nonostante le critiche, infatti, durante i suoi due mandati, l'ex presidente Cardoso ha concesso a 525mila famiglie contadine brasiliane 18 milioni di ettari, una superficie uguale a quella dell'Uruguay. Lula, benché durante la campagna elettorale si fosse astenuto dal garantire numeri precisi, l'anno scorso aveva creato aspettative concrete. I risultati sono stati, invece, un vero rovescio: le invasioni di terreni da parte dei contadini nel 2003 sono raddoppiate rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente; e - peggio ancora - le famiglie che hanno ricevuto un appezzamento nel 2003 sono state poco più della metà del previsto. L'obiettivo, a lungo termine, di Lula è quello di disarticolare la struttura del latifondo. Ma la sfida della riforma agraria si gioca anche sui tempi brevi imposti dalla politica. È una sfida che non appartiene solo al governo, ma a tutta la società brasiliana. Non si può negare che procedere alla ridistribuzione della terra sia, per Lula, uno degli impegni politici più difficili da mantenere. Ancora oggi, in Brasile, quasi il 40 per cento del terreno coltivabile, un'estensione pari a circa sette volte l'Italia, è in mano all'uno per cento rappresentato dai grandi proprietari terrieri e dagli allevatori di bestiame. Mentre 4,5 milioni di famiglie contadine, quasi 30 milioni di brasiliani, si devono spartire attualmente appena il 15 per cento del totale delle terre improduttive del Paese. «Sarò presidente solo per quattro anni ma, al governo o no, voglio morire difendendo la riforma agraria», ha assicurato il presidente in un incontro con i rappresentati del Movimento dei senza terra giunti in marcia a Brasilia. Tuttavia Joao Pedro Stedile, il leader carismatico dei sem terra, ha ribattuto duramente: «Il governo non può più mentire dando la colpa del la mancanza di denaro al Fondo monetario. Adesso, a decidere la nostra sorte, sarà la capacità di organizzarci e di invadere le terre improduttive o abbandonate su tutto il territorio nazionale». Dopo appena 14 mesi di governo, Lula si sta rendendo conto che stare all'opposizione era assai più facile che governare. Oltre alle 530mila famiglie che il presidente promette di aiutare espropriando terre improduttive e concedendo crediti speciali, altre 500mila riceveranno titoli di proprietà definitivi degli appezzamenti che già occupano. Ma per realizzare il suo sogno di insediare quasi un milione di famiglie di contadini sem terra, secondo un economista contrattato dal governo, al presidente sarebbero necessari 24 miliardi di reais, una cifra dieci volte superiore a quella che egli potrà spendere nel corso di questo suo secondo anno di mandato.

Gherardo Milanesi
L'Avvenire 17 02 04