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Visualizza Versione Completa : Carta e compensato: così si uccidono le foreste e i loro abitanti



Davide (POL)
17-02-04, 19:57
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Mentre a Kuala Lampur, in Malesia, è riunita in questi giorni la Cop7 della Cbd, ovvero la settima Conferenza delle parti della Convenzione per la biodiversità, uno degli accordi nati al Summit sulla Terra di Rio de Janeiro, le ultime foreste primarie continuano a scomparire.

La nave ammiraglia di Greenpeace, «Rainbow Warrior», si trova in questo periodo lungo le coste dell'Indonesia, dove continua a documentare operazioni di taglio illegali e le rotte del legname. Il ministro dell'ambiente indonesiano, Nabiel Makarim, visitando la nave dell'associazione ambientalista, ha dichiarato pubblicamente come il legno illegale sia ormai fuori controllo, alimentato dalla domanda del mercato internazionale. Dopo aver riconosciuto la necessità di una moratoria selettiva sulle aree di foresta più colpite dal taglio illegale, ha richiesto un'azione sui mercati internazionali.

In Italia Greenpeace ha diffuso, la settimana scorsa, un rapporto sul ruolo svolto dalle importazioni italiane di carta nella distruzione delle foreste indonesiane. «Mentre in Malesia i governi della terra discutono di protezione della biodiversità, la cellulosa proveniente dalla distruzione delle foreste asiatiche continua a essere scaricata nei nostri porti» ha commentato Sergio Baffoni, responsabile della campagna foreste. «Il nostro paese ha una grave responsabilità: l'Italia è il maggior importatore europeo di cellulosa indonesiana». Il nostro Paese importa sia cellulosa di acacia, che fibre miste di essenze tropicali, che vengono direttamente dall'abbattimento delle foreste primarie. La cellulosa di acacia proviene, invece, molto spesso dalle piantagioni che hanno ormai sostituito le foreste.

In Indonesia ogni anno vengono distrutti 2,5 milioni di ettari di foresta per produrre carta e compensato. Secondo la denuncia degli ambientalisti, almeno tre fra le principali cartiere italiane avrebbero importato cellulosa dal colosso indonesiano della carta, April, nel 2003, nonostante quest'azienda sia una delle maggiori indiziate della deforestazione. Il caso più allarmante riguarda la foresta di Tessa Nilo, tagliata a raso dalla April. I 1.800 chilometri quadrati di questa foresta rappresentano un tesoro naturalistico e la maggiore biodiversità del pianeta: per fare un esempio, vi sono state rilevate 218 piante vascolari in appena 200 metri quadrati, circa il doppio di quelle riscontrate in altre foreste tropicali, come quelle di Brasile, Camerun, Nuova Guinea e Perù. Due anni fa il Wwf pubblicava il rapporto di un'ispezione sul campo nella foresta di Tessa Nilo, che metteva in guardia sulla possibile scomparsa di quest'ambiente unico e proponeva che quanto scampato al taglio venisse protetto, diventando il primo parco nazionale per elefanti del sud-est asiatico.

Le foreste pluviali indonesiane sono tra le più ricche di specie viventi: sebbene rappresentino appena l'1,3% delle terre emerse del pianete, ospitano da sole l'11% delle piante, il 12% dei mammiferi, il 16% dei rettili e il 17% degli uccelli del pianeta. L'orango, la tigre di Sumatra, il rinoceronte di Sumatra, che un tempo popolava tutto il Sud-est asiatico, e l'elefante asiatico sono tra le specie in via d'estinzione che caratterizzano le foreste indonesiane e fanno sì che questo sia il secondo paese al mondo per diversità biologica. Della tigre di Sumatra rimangono ormai non più di 500 esemplari. Lo stesso orango, uno degli animali geneticamente più vicini all'uomo, è in grave pericolo. Negli ultimi 10 anni il numero degli esemplari si è dimezzato, e ora rischia di scomparire per sempre a causa del taglio illegale di legno.

L'industria indonesiana della carta e della cellulosa ha visto negli ultimi anni una crescita impressionante, passando da una capacità di 606.000 tonnellate annue nel 1998 a 4 milioni di tonnellate nel 2000, Secondo il World Resources Intitute, l'85% circa della produzione di carta e cellulosa proviene dall'abbattimento di foreste naturali.

Alla conferenza che si svolge in questi giorni a Kuala Lampur, stanno arrivando in questi giorni ministri dell'Ambiente da tutto il mondo. Uno degli obiettivi minimi da raggiungere è l'istituzione di una rete globale di aree protette, ma il rischio è che diventino solo delle oasi nel deserto e che comunque non godano da parte dei governi delle risorse necessarie.

Gabriele Salari
l'Unità
16 02 04