Davide (POL)
23-02-04, 21:05
In 5 mila marciano a Cagliari per chiedere lo smantellamento delle basi Usa: vogliamo un referendum popolare
Piazza pacifista Al corteo assente una parte della sinistra che alla regione ha votato per la dismissione della base Usa della Maddalena
Via i sommergibili nucleari, via gli americani da La Maddalena, via tutte le basi militari dalla Sardegna. In cinquemila lo hanno chiesto ieri sfilando in corteo per le vie di Cagliari. Perché sui 44 mila ettari occupati dalle forze armate in Italia, ben 26 mila sono nell'isola. E tra la popolazione cresce l'allarme per i rischi alla salute. «L'incidenza dei tumori a La Maddalena comincia ad essere alta e la gente ha paura». Maia Maiore sta dietro lo striscione del Cocis, il comitato che nell'isola dell'arcipelago cerca di sensibilizzare la cittadinanza. «Ma la gente teme anche che gli americani se ne vadano lasciando centinaia di disoccupati». Un ricatto che è più di un ricatto, non solo a La Maddalena ma anche a Teulada, Macomer, Perdasdefogu e in tutti gli altri comuni a forte economia «militare». Il corteo, pacifico e variegato, organizzato dal Social Forum cagliaritano con il sostegno di Rifondazione, ha ottenuto l'appoggio di tutte le forze della sinistra eccetto dei Ds, sempre più attorcigliati nelle polemiche sulle candidature alle prossime elezioni regionali e incapaci anche di mettere in piazza una pur minima rappresentanza. Eppure proprio il centrosinistra ha da poco ottenuto un risultato importante, con l'approvazione in consiglio regionale di un ordine del giorno che chiede lo smantellamento della base americana, frutto di un accordo segreto mai ratificato dal parlamento. Il ministro Martino si è infuriato e il Consiglio, per tutta risposta, ne ha chiesto addirittura le dimissioni, con gran scorno della maggioranza di centrodestra. Ma in piazza si è vista soprattutto la sinistra di base, arrivata a Cagliari da tutta la Sardegna.
In prima fila gli indipendentisti (Sardigna Natzione e Irs di Gavino Sale, numerosissimi), poi gli ambientalisti del Wwf e di Legambiente, il Social Forum di Cagliari, i sardisti, le varie anime comuniste, i circoli anarchici cagliaritani e sassaresi, le associazioni di impegno civile e gli amici di Valery Melis, il giovane militare ucciso dalla leucemia al ritorno da una missione nei Balcani. Sull'onda della fortunata mobilitazione contro lo stoccaggio delle scorie nucleari nell'isola, il movimento prende coraggio. «Prima chiedevamo di non ampliare la base americana, ora ne chiediamo lo smantellamento in tempi ragionevoli», spiega Mariella Cao del comitato Gettiamo le basi. «La pressione popolare è servita per fermare l'arrivo delle scorie radioattive e servirà anche per far chiudere la base americana. Ma devono impegnarsi soprattutto le amministrazioni locali».
La colonna sonora del corteo è fatta di brani di De Andrè e degli U2, c'è chi canta Bella ciao. Sotto i portici del consiglio regionale si improvvisa una capoeira, la compagnia «L'aquilone di Viviana» mette in scena una performance contro la guerra. «La riuscita di questa manifestazione è significativa», spiega Franco Uda dell'Arci, «perché frutto di un'adesione non ideologica e basata sul rispetto del territorio e delle popolazioni. Da sardi, il nostro no alla guerra non può che passare attraverso il rifiuto della presenza del nostro territorio delle basi militari. Questa è la prima tappa verso la manifestazione del 20 marzo, quando in tutta Europa si chiederà il ritiro delle truppe dall'Iraq».
Il movimento si affida anche ad un referendum consultivo sulla permanenza americana a La Maddalena. La raccolta di firme va avanti, anche se poco sostenuta dai mezzi di informazione locale. Ad indire un referendum la sinistra ci aveva provato anche vent'anni fa. Finì con la bocciatura della Consulta e anche oggi il rischio è lo stesso, «ma vogliamo sommergerli ugualmente con le nostre firme», spiegano i promotori. Andrea Quiliquini, storico esponente del Wwf gallurese, ricorda l'alleanza con gli attivisti corsi: «Un mese fa è nato il Collettivo di intesa e difesa sardo-corso. Ambientalisti e partiti di entrambi gli schieramenti per la prima volta si sono trovati assieme per chiedere l'allontanamento del pericolo nucleare dall'arcipelago della Maddalena. Perché gli americani possono anche restare, ma i loro sommergibili no».
«Smantellamento subito», chiede invece il segretario regionale di Rifondazione Sandro Valentini. «Questa è una nostra richiesta da sempre e dire che si è contro la base americana ora non basta più. Ci vuole un impegno costante con momenti di lotta. E oggi si è visto chi è contro solo a parole». Una frecciata a Renato Soru, assente in piazza ma che recentemente a La Maddalena si è detto contrario alla presenza americana? «A lui e a tutti quelli che ipotizzano una dismissione nei prossimi vent'anni. Perché in vent'anni una base nucleare può fare danni irreparabili».
Vito Biolchini
Il Manifesto 22 02 04
Piazza pacifista Al corteo assente una parte della sinistra che alla regione ha votato per la dismissione della base Usa della Maddalena
Via i sommergibili nucleari, via gli americani da La Maddalena, via tutte le basi militari dalla Sardegna. In cinquemila lo hanno chiesto ieri sfilando in corteo per le vie di Cagliari. Perché sui 44 mila ettari occupati dalle forze armate in Italia, ben 26 mila sono nell'isola. E tra la popolazione cresce l'allarme per i rischi alla salute. «L'incidenza dei tumori a La Maddalena comincia ad essere alta e la gente ha paura». Maia Maiore sta dietro lo striscione del Cocis, il comitato che nell'isola dell'arcipelago cerca di sensibilizzare la cittadinanza. «Ma la gente teme anche che gli americani se ne vadano lasciando centinaia di disoccupati». Un ricatto che è più di un ricatto, non solo a La Maddalena ma anche a Teulada, Macomer, Perdasdefogu e in tutti gli altri comuni a forte economia «militare». Il corteo, pacifico e variegato, organizzato dal Social Forum cagliaritano con il sostegno di Rifondazione, ha ottenuto l'appoggio di tutte le forze della sinistra eccetto dei Ds, sempre più attorcigliati nelle polemiche sulle candidature alle prossime elezioni regionali e incapaci anche di mettere in piazza una pur minima rappresentanza. Eppure proprio il centrosinistra ha da poco ottenuto un risultato importante, con l'approvazione in consiglio regionale di un ordine del giorno che chiede lo smantellamento della base americana, frutto di un accordo segreto mai ratificato dal parlamento. Il ministro Martino si è infuriato e il Consiglio, per tutta risposta, ne ha chiesto addirittura le dimissioni, con gran scorno della maggioranza di centrodestra. Ma in piazza si è vista soprattutto la sinistra di base, arrivata a Cagliari da tutta la Sardegna.
In prima fila gli indipendentisti (Sardigna Natzione e Irs di Gavino Sale, numerosissimi), poi gli ambientalisti del Wwf e di Legambiente, il Social Forum di Cagliari, i sardisti, le varie anime comuniste, i circoli anarchici cagliaritani e sassaresi, le associazioni di impegno civile e gli amici di Valery Melis, il giovane militare ucciso dalla leucemia al ritorno da una missione nei Balcani. Sull'onda della fortunata mobilitazione contro lo stoccaggio delle scorie nucleari nell'isola, il movimento prende coraggio. «Prima chiedevamo di non ampliare la base americana, ora ne chiediamo lo smantellamento in tempi ragionevoli», spiega Mariella Cao del comitato Gettiamo le basi. «La pressione popolare è servita per fermare l'arrivo delle scorie radioattive e servirà anche per far chiudere la base americana. Ma devono impegnarsi soprattutto le amministrazioni locali».
La colonna sonora del corteo è fatta di brani di De Andrè e degli U2, c'è chi canta Bella ciao. Sotto i portici del consiglio regionale si improvvisa una capoeira, la compagnia «L'aquilone di Viviana» mette in scena una performance contro la guerra. «La riuscita di questa manifestazione è significativa», spiega Franco Uda dell'Arci, «perché frutto di un'adesione non ideologica e basata sul rispetto del territorio e delle popolazioni. Da sardi, il nostro no alla guerra non può che passare attraverso il rifiuto della presenza del nostro territorio delle basi militari. Questa è la prima tappa verso la manifestazione del 20 marzo, quando in tutta Europa si chiederà il ritiro delle truppe dall'Iraq».
Il movimento si affida anche ad un referendum consultivo sulla permanenza americana a La Maddalena. La raccolta di firme va avanti, anche se poco sostenuta dai mezzi di informazione locale. Ad indire un referendum la sinistra ci aveva provato anche vent'anni fa. Finì con la bocciatura della Consulta e anche oggi il rischio è lo stesso, «ma vogliamo sommergerli ugualmente con le nostre firme», spiegano i promotori. Andrea Quiliquini, storico esponente del Wwf gallurese, ricorda l'alleanza con gli attivisti corsi: «Un mese fa è nato il Collettivo di intesa e difesa sardo-corso. Ambientalisti e partiti di entrambi gli schieramenti per la prima volta si sono trovati assieme per chiedere l'allontanamento del pericolo nucleare dall'arcipelago della Maddalena. Perché gli americani possono anche restare, ma i loro sommergibili no».
«Smantellamento subito», chiede invece il segretario regionale di Rifondazione Sandro Valentini. «Questa è una nostra richiesta da sempre e dire che si è contro la base americana ora non basta più. Ci vuole un impegno costante con momenti di lotta. E oggi si è visto chi è contro solo a parole». Una frecciata a Renato Soru, assente in piazza ma che recentemente a La Maddalena si è detto contrario alla presenza americana? «A lui e a tutti quelli che ipotizzano una dismissione nei prossimi vent'anni. Perché in vent'anni una base nucleare può fare danni irreparabili».
Vito Biolchini
Il Manifesto 22 02 04