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Rollingstone
16-10-09, 14:17
L’analisi
Cacciare la teodem «aliena e nemica»? Torna lo spettro del rito di purificazioneIl Pd e il rischio di mostrare un volto arcigno: ma i grandi partiti sono tenuti all’inclusività

Binetti, 66 anni, è stata senatrice, ora è alla Camera
L’espulsione da un partito non è come l’estrazione di un dente: uno strappo traumatico, e poi il dolore passa. Il dolore dell’espul*sione resta: tra i protagonisti, nel partito, ma anche nell’opinione pubblica. Specie se chi viene mes*so bruscamente alla porta non si è macchiato di particolari nefan*dezze, ma ha espresso soltanto un difforme convincimento su un tema ad alta temperatura eti*ca. Un’obiezione di coscienza, co*me emerge dal caso che coinvol*ge il Pd e Paola Binetti. Non è in discussione il merito delle posizioni della Binetti: nel merito lei potrebbe avere torto marcio, ma non è questo il pro*blema (principale). Il problema è che un partito orgoglioso di por*tare da due anni a questa parte un vento di novità si sta incatti*vendo sul dilemma se «cacciare» o tollerare obtorto collo una sua parlamentare che ha più volte manifestato la sua opinione dis*senziente dal partito sulle que*stioni «eticamente sensibili».

Il problema è il torrente di insulti e di invettive che sta sommergen*do la Binetti (nel caotico mondo dei blog addirittura con punte di volgarità sessista che superano di gran lunga la rozzezza maschi*lista di Berlusconi con Rosy Bin*di). Il problema è che la diversità della Binetti viene vissuta come un affronto, una provocazione vi*vente, come il boicottaggio di un’aliena, o addirittura di un’emissaria del nemico: e que*sto è uno spettro di un passato cupo che i responsabili del Pd do*vrebbero, ora sì, «cacciare» con una certa energia. Colpisce l’accorata sincerità con cui Paola Binetti ha confidato ad Aldo Cazzullo che la intervista*va per il Corriere che lei è una cat*tolica di centro che guarda a sini*stra, che per lei l’amore per la giu*stizia sociale costituisce un impe*dimento assoluto a un suo even*tuale passaggio con la destra, che per lei persino Casini è colpevole per essersi associato alla destra lungo quasi un quindicennio. I più agguerriti nemici della Binet*ti dicono che la sua colpa non è di aver manifestato un dissenso occasionale, ma di essersi costrui*ta un ruolo di antitesi permanen*te alla linea del partito. Però la Bi*netti rivendica il Pd come casa sua, e ribadisce che mai si sogne*rebbe di entrare nella casa della destra.

Se il Pd «caccia» dalla sua casa la Binetti, sancisce l’idea che il partito non può convivere con le posizioni che la parlamentare sostie*ne con incrollabile coerenza. La Binetti dovrebbe «abiurare»? O sottomettersi a una disciplina di partito che trasforma una casa in una caserma? Gli stessi esponenti del Pd che hanno agitato il vessillo del*l’espulsione (Franceschini, non Bersani) inorridirebbero, e a ra*gione, se nel Pdl qualcuno propo*nesse di «cacciare» Fini per il dis*senso che il presidente della Ca*mera sta manifestando proprio sui temi su cui è cresciuto il «ca*so Binetti». E non per un princi*pio (pur importantissimo) di tol*leranza. Ma perché i grandi parti*ti che aspirano alla rappresentan*za del 35-40 per cento non posso*no e non devono presentare il vol*to di un monolitismo politico e culturale insofferente di ogni di*versità e di ogni articolazione. Ac*cade dappertutto, non solo in Ita*lia. I repubblicani e i democratici negli Stati Uniti contengono cul*ture a volte in netto contrasto tra loro, sono politicamente variega*ti, multiformi, polifonici: il lin*guaggio dell’espulsione da loro è sconosciuto. Anche in Europa succede così, e persino i laburisti inglesi hanno dovuto affrontare situazioni in cui il dissenso «eti*co » era sul punto di mettere in crisi il governo: ma nessuno è sta*to «cacciato» dal partito. Naturalmente si può replicare che un partito è un’associazione volontaria che prevede regole di vita interna e che chi ne sta fuori non deve interferire in affari che non lo riguardano.

Ma questa in*differenza è possibile solo con partiti a forte caratura identita*ria, con partiti-setta che regala*no a se stessi una franchigia ex*tra- territoriale. Ma i grandi parti*ti che aspirano a governare gli ita*liani (e che addirittura, come nel caso del Pd, nascono essi stessi come una fusione di anime e di sensibilità diverse) sono tenuti a offrire di sé un’immagine acco*gliente e inclusiva, non insoffe*rente al dissenso su temi di accla*rata delicatezza etica. Se la Binet*ti dovesse essere accompagnata alla porta, sarebbe un pezzo, pic*colo, minoritario ma importante della società italiana di centrosi*nistra a essere considerato imme*ritevole di rappresentanza in quel partito. L’ansia di cacciare, espellere, buttare fuori si trasfor*ma in un rito di purificazione in cui il capro espiatorio viene sacri*ficato con un atto di imperio. È lecito sperare che il Pd non vo*glia assumere questo volto arci*gno e sospettoso, proprio all’ini*zio del suo cammino.

Pierluigi Battista
16 ottobre 2009

Cacciare la teodem «aliena e nemica»? Torna lo spettro del rito di purificazione - Corriere della Sera (http://www.corriere.it/politica/09_ottobre_16/binetti-purificazione-pd-battista_a4778232-ba17-11de-9645-00144f02aabc.shtml)

Popolare
16-10-09, 14:34
Io ho ripensato le mie posizioni sul caso Binetti; pur ritenendo ancora sbagliato il suo comportamento ed appoggiando in pieno il principio di quella proposta di legge, non posso che ritornare sui miei passi ricordando che nel Pd vale il pluralismo e il rispetto di tutte le opinioni. Ritengo che franceschini abbia esagerato (forse spinto dall'onda dell'emozione come me) volendo la sua espulsione, bisogna piuttosto mettere delle regole chiare specificando quali siano i casi in cui si permette "libertà di coscienza".

Rollingstone
17-10-09, 15:00
Io ho ripensato le mie posizioni sul caso Binetti; pur ritenendo ancora sbagliato il suo comportamento ed appoggiando in pieno il principio di quella proposta di legge, non posso che ritornare sui miei passi ricordando che nel Pd vale il pluralismo e il rispetto di tutte le opinioni. Ritengo che franceschini abbia esagerato (forse spinto dall'onda dell'emozione come me) volendo la sua espulsione, bisogna piuttosto mettere delle regole chiare specificando quali siano i casi in cui si permette "libertà di coscienza".

E' un terreno molto scivoloso, pop, dove rischiano di farsi male tutti.
Sia nel PDL sia nel PD.
Ma soprattutto in quest'ultimo data la storia e il percorso fatto sin qui per
far camminare insieme l'anima di sinistra e quella cattolica del partito.
Non è, quest'ultima, un'operazione che ha un'inizio e una fine, ma un percorso che cambia e si costruisce tutti i giorni.
Perchè alla fine arriviamo sempre al nocciolo : per i cristiani esistono dei princìpi non negoziabili.

Questo vale per il PDL e per il PD.

Franceschini può incazzarsi quanto vuole, ma è così.
Ha fatto però il grosso errore di dirlo.
Doppio errore : da segretario e da cattolico.
D'Alema, da vecchio marpione navigato, si sarà incazzato anche di più, ma è stato zitto. E cattolico non è. Avrebbe avuto motivi in più per dirlo.
Ma è un vecchio marpione dalla pellaccia dura, che io non sopporto.

E' vero che in nome dell'unità si passa sopra e tante a tante cose e si mandano giù bocconi spesso indigesti.

A volte si chiama alta politica, a volte compromessi.

Dipende.:giagia: