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Visualizza Versione Completa : Vescovo di Sinope



Goyassel La Zucca
29-02-04, 18:15
C'è qualche volenteroso, tra' frequentatori di questo forum, in grado di spiegare a quel povero rincitrullito di Goyassel La Zucca che cosa s'intende con l'espressione Vescovo di Sinope?

Se c'è, lo prego cortesemente di farsi avanti e di colmare - per quanto possibile - la Mia lacuna.

Ringraziando anticipatamente, colgo l'occasione per inviare a chi Mi legge i Miei saluti più cordiali.

Goyassel La Zucca

Goyassel La Zucca
06-03-04, 15:08
Nessuno sa rispondere?


http://goyassel.altervista.org/ZMcappello

pcosta
06-03-04, 16:38
"Vescovo di Sinope" come modo di dire non mi è noto e non saprei cosa voglia significare; però ho qui raccolto alcune informazioni su Sinope e sul suo famoso vescovo, con una mia illazione finale che forse può essere d'aiuto.

Sinope

[...] alta Carambis
raditur et magnae pelago tremit umbra Sinopes
Assyrios complexa sinus stat optima Sinope.
(Valerio Flacco, V, 106)

Città della Paflagonia, collocata a est del promontorio Syrias, la sua fondazione si attribuisce agli argonauti : i Milesii la colonizzarono, i Cimmerii gliela tolsero, e gli Efesii la recuperarono nel 632 A.C.
Ai tempi di Senofonte possedeva una bella flotta ed era padrona del Ponto Eusino (Mar Nero): fu assediata da Mitridate IV senza buon successo nel 220 A.C.; ma poi conquistata da Farnace nel 183. Capitale dei re del Ponto, diede i natali a Mitridate il Grande.
Liberata da Lucullo, divenne colonia romana al tempo di Giulio Cesare.
E' conosciuta come città natale di Diogene il cinico.
Oggi si chiama Sinop, ed è uno dei porti più graziosi del Mar Nero. Conserva le rovine del tempio dedicato a Serapide (la divinità egizia corrispondente ad Apollo). Il Museo di Sinop percorre la storia di questo porto dall'età del bronzo alla guerra per l'indipendenza e ospita un'interessante collezione di icone ortodosse greche del XIX secolo.

Il Vescovo di Sinope

Il solo vescovo di Sinope che mi risulta passato alla storia è San Foca, il Vescovo Giardiniere la cui storia merita di essere raccontata:
Foca, il giardiniere, gli ortaggi che produceva li distribuiva ai poveri invece di portarli al mercato. La sua bonta' era nota in tutto il Ponto Eusino e fino ai limiti dell'impero. La sua casa era aperta a tutti.
Ma l'Imperatore Diocleziano perseguitava i cristiani, e venuto a conoscenza di Foca, lo condanno' subito a morte, e invio' due carnefici, i quali dopo 13 giorni di viaggio arrivarono a Sinope. Fu loro indicata come alloggio la casa di Foca, che li accolse a braccia aperte. Mentre cenavano, i carnefici confidarono a Foca:
"Siamo venuti in questo luogo per tagliare la testa a un uomo". Foca prese le loro mani e le tenne tra le proprie.
Foca lavo' loro i piedi e diede loro il suo letto. Pieni di riconoscenza gli dissero:"Ci indicherai domani dove abita colui che cerchiamo "?
"Certamente, rispose Foca, ma come si chiama quest'uomo "?
"E' un certo Foca". "Sì, lo conosco, vi guidero' da lui".
Mentre essi dormivano, Foca scavo' una tomba davanti la sua casa; poi' ringrazio' il Signore per la grazia che gli concedeva di annoverarlo tra i suoi santi martiri.
Il mattino seguente i due si presentarono, e Foca disse:" Io sono Foca e aspetto che voi eseguiate l'ordine dello Imperatore", e offerse loro la testa.
I due rimasero paralizzati dallo stupore e piangevano a dirotto.
Si convertirono, furono battezzati e trovarono lavoro a Sinope. Allora l'Imperatore mando' altri due carnefici, "cosi' la testa di Foca rotolo' nella fossa che lui stesso si era scavata".

Questo pia leggenda, mi farebbe pensare che una espressione del tipo "mica sono il vescovo di Sinope..." sarebbe indicata per i casi in cui a qualcuno viene chiesto di scavarsi la fossa con le sue proprie mani...