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Visualizza Versione Completa : La missione del Cristo



Otto Rahn
08-03-04, 00:04
Introduzione

Se ha tutto vi è ragione, in quanto è la ragione che giustifica il
tutto, quale è la cagione della missione del Cristo ? Molteplici sono
le risposte possibili a questa domanda, l'uomo di Chiesa dirà che
Gesù è il figlio di Dio, e che nella sua successione trova fondamento
la Chiesa degli uomini, il fedele proclamerà che è il Salvatore, il
Redentore, il teologo sosterrà che è grazie al suo sacrificio che
l'uomo è stato riammesso nella piena figliolanza divina, alcuni
sincretisti indicheranno nella sua figura colui che governa la Loggia
Bianca, altri ancora professarono Gesù come il corrispettivo
mediteranno del Buddha, l'alchimista lo vedrà come la fase ultima
della Grande Opera, infine per lo gnostico moderno sarà il Maestro
dei Maestri.

Che magnifico diamante, dalle mille sfaccettature, risulta questo
enigma della storia.

Arricchiamo quindi il mosaico, dai molteplici cangianti colori,
donando al lettore la visione gnostica cristiana attorno al perchè
della missione del Cristo, attraverso l'esaminare l'ambiente
religioso e iniziatico dove è cresciuto e ha professato il suo credo,
della figura del Cristo Gesù, del suo apporto a livello tradizionale,
cercando infine di trarre delle conclusioni.

La religione sacerdotale del popolo giudeo

I vangeli ci trasmettono l'immagine di un Gesù come uomo di
religione, un rabbino, seppure di un piccolo centro, e quindi in un
qualche modo elemento integrale al meccanismo sacerdotale, ma con
tale affermazione si vuole in realtà veicolare il concetto che Gesù
non apparteneva alla fazione predominante all'interno della classe
sacerdotale giudea, ma ad una setta minoritaria, che in quel periodo
abbondavano nella società giudea.

Ma qual'era la realtà religiosa del mondo giudeo del tempo ?

L'attenta lettura dell'Antico Testamento ci permette di definire la
religione degli antichi ebrei, come una forma di monoteismo
relativizzato. In quanto essi non disconoscevano le divinità degli
altri popoli, che poi assumevano i connotati di demoni nel momento in
cui entravano in conflitto con le popolazioni che le adoravano, ma
bensì si "limitavano" a professarsi i soli "ELETTI" di JHWE,
stabilendo un rapporto di esclusività fra la divinità e il popolo. Un
binomio teso a legare in modo indissolubile le sorti della comunità e
della divinità, sancendo una coincidenza totale fra i vari aspetti
della società giudaica con l'attenersi, o il non attenersi, alla
volontà del dio. E' interessante notare come una precisa componente
dello gnosticismo storico ha avuto come tratto distintivo
l'identificazione fra il dio degli ebrei e il demiurgo ( il dio
minore e cieco ) proprio a sancire quella discontinuità intrinseca
tra tale tradizione religiosa, e il messaggio portato dallo gnostico
per eccellenza: Gesù in Cristo.

JHWE era, ed è, un dio-totem, un dio settario, in prima istanza
all'interno della stesso popolo giudeo, e quindi divinità di una
particolare comunità all'interno delle numerose tribù ebraiche, che
poi successivamente, grazie al lavorio di una classe sacerdotale, è
divenuta figura esclusiva dell'intera nazione.

Ma come "nasce" tale divinità, e il culto correlato ? E' bene
ricordare che fino al VI secolo a.c. gli stessi giudei erano
adoratori di altre divinità: Asherah ( manifestazione maschile ),
Anath ( manifestazione femminile ), che assieme formano la Suprema
Coppia, El e He, i figli la discendenza. Che tanto ricordano la
teogonia egizia, cultura iniziatica dalle radici maggiormente
radicate all'interno della Tradizione Universale e Perenne.

Geova (Jehovah) è un'antica traslitterazione di Yahvè, acronimo delle
quattro primitive divinità, sopra indicate. El ed He si fusero dando
origine a Geova, cioè al principio maschile, mentre Anath ed Asherah
si fusero nella Shekinah ( Indica la costante presenza divina nella
creazione, e controparte femminile, interessante notare come tale
termine è una costante negli scritti dei cabalisti, quasi a volere
ricollegarsi ad una tradizione occulta precedente alla religione
ufficiale ) o Matronit, cui era addirittura dedicato il Sancta
Sanctorm del tempio salomonico.

Attorno al VI sec. a.c la Shekinah fu riassorbita all'interno di
Geova, al principio maschile, che divenne quindi Dio Unico.

La Santa Trinità, fondamentale rappresentazione ciclica della
manifestazione creatrice divina (Padre, Madre, e Figlio ) viene
quindi violentata, e imprigionata all'interno di un'unica figura dai
caratteri profondamente patriarcali. La Grazia, e l'Equilibrio, la
Sensibilità e il Sacrificio, la Madre e il Figlio, si disperdono
disciolti nella Forza, nella Sapienza del Padre, che non più
equilibrato dalla Madre, e non più superato e rigenerato dal Figlio.
Torvandosi così padrone unico dei destini della manifestazione, e del
popolo, impedendo di fatto qualsiasi sviluppo, essendo egli stesso
cerchio, contenuto del cerchio e circonferenza del cerchio stesso:
tutto si ferma, e la stasi è il crepuscolo della morte.

E' forse così che la classe sacerdotale e dirigente di un popolo
errante, schiavo, volle riscattarlo per mezzo di un unico e
indiscutibile Dio che lo poneva al centro dell'universo ? Un Dio
spoglio della possibilità di essere Madre, e di divenire Figlio e
quindi di rigenerarsi, e in prima e ultima analisi quindi statico,
teso alla preservazione di un eterno presente ? Non è forse Dio degli
eserciti l'appellativo che con maggiore ricorrenza identifica Geova?

Se con Totem andiamo ad indicare un'entità ultra, sovra, o
extraumana, che è simbolo esclusivo di una tribù, di una comunità, di
un gruppo, ed è delegata ad essere confine di permanenza dei tratti
caratteristici di tale gruppo, allora Geova è sicuramente un Dio
Totem, in quanto così è stato plasmato dai suoi sacerdoti, che si
contrappone al Dio Universale del cristianesimo.

L'inclusione della religione giudaica nel novero delle religioni
Totemiche non è arbitrario o frutto di pregiudizio, in quanto Geova è
un dio esclusivo e peculiare. E' bene ricordare che attraverso
l'aggettivo derivato "totemico" si indica un sistema sociale basato
sul rapporto di discendenza da un antenato comune (totem), reale o
immaginario.

E non è forse il Dio degli Ebrei il Dio esclusivo del popolo
ebraico ? E il popolo ebraico il popolo eletto dal Dio dell'Antico
Testamento ? Non è forse quel loro Dio, che attraverso proprie
azioni, e azioni del suo popolo scelto, che si scontra contro altre
divinità ? L'Antico Testamento non si nega l'esistenza di altre
divinità, ma solo uno è il popolo eletto dal Dio degli eserciti, che
giuda il suo popolo alla ricerca dello spazio vitale, a discapito
dello spazio di altri popoli.

Geova è il fondamento su cui tutti i rapporti si sono formati sia
all'interno, che all'esterno delle comunità, egli è ordine e
principio, attraverso cui il popolo dei giudei ha lottato per
millenni per mantenere la propria integrità razziale, culturale, e
spirituale, fatto unico e rilevante a livello antropologico, dove
un'istanza religiosa, è unico cemento di un popolo senza terra.

Come se questo totem avesse la funzione di mantenere intatta
l'esogamia, difendendo così il patrimonio genetico, psicologico,
culturale del gruppo, attraverso il continuo ripetersi del tributo di
sangue, del rito, e dell'osservanza. Il Dio dell'Antico testamento è
il Dio TOTEM dei giudei. Il loro Dio personale, e non universale,
cresciuto e ben pasciuto, al solo scopo di preservare quel popolo, da
ogni influenza esterna.

Se Freud sostiene: "Senza l'ipotesi di una psiche collettiva, di una
continuità della vita emotiva degli uomini, che permetta di
prescindere dall'interruzione degli atti psichici, dovuti alla
transitorietà dell'esistenza degli uomini individuale, la psicologia
dei popoli in generale non potrebbe sussistere. Se i processi
psichici di una generazione non si prolungassero nella generazione
successiva, ogni generazione dovrebbe acquisire ex novo il proprio
atteggiamento verso l'esistenza e non vi sarebbe in questo campo
nessun progresso e in sostanza nessuna evoluzione (in op.cit., vol.7,
pp.160-161)".

Parafrasandolo possiamo dire: E' quindi il Dio Totem degli Ebrei quel
catalizzatore archetipale, collettivo e inconscio a cui l'inconscio
del singolo si conforma dando continuità e identità ad una teoria
ininterrotta, se non più genetica, psicologica.

Tale stato di cose si era dispiegato in quella arida e lontana terra,
e a tale stato di cose era giunto per porre soluzione, affinché il
fiume tornasse a scorrere, vincendo il deserto, il Cristo.



La Figura Gnostica del Cristo

A Gesù Cristo, il ricercatore della gnosi indica il Perfetto
Gnostico, come Gesù in Cristo. Tale differenza è solamente apparente,
in quanto nasconde una verità sostanziale, sulla contemporanea
duplicità della natura, e quindi delle qualità della figura.

In natura vi è Gesù e in Spirito vi è il Cristo. Come il primo si è
fatto in carne, così il secondo è prima del tempo degli uomini. Come
il primo è caduco, e transitorio come le cose tutte di questo mondo,
così il secondo è imperituro e non corruttibile, come lo sono
solamente i puri pensieri dell'Immanifesto. Tale stato di cose, tale
inalienabile realtà, non ci deve far supporre che essa sia propria ed
esclusiva di tale somma figura, ma è presente in ognuno di noi. In
quanto in ogni uomo alberga questa duplicità frutto del connubio fra
due poli dualistici apparenti. Cristo è il nome proprio, l'identità
della particola pneumatica che arde nell'intimo, come Gesù è il nome
proprio del transito terreno che ha assunto la forma esteriore.

Ne discende che la crocifissione, altro non è che l'atto ultimo
attraverso cui questo dualismo dialettico, viene ricomposto
nell'unicità fecondante, che essa sola garantisce il ritorno nel
Mondo incorruttibile che sovrasta sia quello degli uomini, che delle
idee da cui gli uomini traggono ispirazione e cagione stessa del fare
che gli connatura.

Ma quale esempio mai avrebbe potuto essere Gesù in Cristo, se già
alla nascita fosse stato un essere unico, mai conoscendo quindi la
duplicità della natura di questo piano manifestativo ? Può mai essere
un esempio di viatico verso la perfezione, visto che l'uomo è
perfettibile, colui che già è perfetto ? Sicuramente no. Ed è per
questa cagione che Gesù in Cristo si manifesta fra gli uomini, come
figlio degli uomini, e solo successivamente nella pienezza del
proprio essere intimo come figlio di Dio.

E' infatti l'uomo Gesù che incontra l'Eone Cristo in virtù
dell'esperienza mistica del battesimo nel Giordano. Dove la colomba,
simbolo di Coscienza libera e perfetta, entra in lui: acquisisce
quindi consapevolezza di Se, e si manifesterà da quel momento in poi
in modo immediato, e non più mediato, attraverso il corpo umano,
vivificando così la carne: redimendola. al momento del battesimo.
Questa è la reale natura dello Gnostico Perfetto.

Il fiume, il corso delle acque, il Sacerdote, Giovanni Battista, che
ufficia l'iniziazione, e conferisce il sacramento di ammissione
all'interno della comunità. Un'iniziazione fisica, ma che investe ciò
che più vi è di sottile, predisponendolo alla venuta, alla
manifestazione del Cristo. Dopo il miracolo dell'acqua tramutata in
vino, la prima transunstazione, ecco la seconda dettata dall'acqua di
fuoco che redime la carne con la venuta dello Spirito.

Ma sia ben chiaro che la carne è si redenta, ma non è a sua volta
Spirito, in quanto il dolore, l'angoscia, la debolezza, ancora si
manifesteranno, come dazio ineluttabile al viatico, che è
testimonianza, di estrema congiunzione e di sacrificio che ancora
attende il Perfetto. In quanto non vi sarebbe ragione, ne utilità
alcuna, a operare per il bene degli uomini, attraverso strumenti agli
uomini inaccessibili ed inconoscibili. Se carne, acqua, sangue,
dolore, parola, e conoscenza è il cibo degli uomini, allora di questi
ingredienti necessariamente deve essere l'alimento preparato da colui
che è giunto per nutrire il popolo affamato.

Di ciò troviamo ampia conferma nei Vangeli gnostici, dove il dilemma
fra uomo e Dio, fra ritorno e dannazione, fra questo mondo e l'altro
mondo, viene riproposto e rivisitato continuamente, attraverso largo
uso di simboli, miti, allegorie, che comunque indicano chiaramente
nella ricomposizione dell'unicità perduta l'unico viatico possibile,
per sfuggire a questa nostra manifestazione.

Tale è la simbologia legata alla camera nuziale celeste, dove si è
vero che femminile rappresenta l'anima, e il maschile lo Spirito, ma
è anche altresì incontestabile che la potenza immaginifica di quanto
è celato attorno e dentro la parola del Cristo, attraverso la voce
dell'uomo Gesù, è un cantico di fecondità e di riunificazione fra le
due componenti scisse: in quanto la duplicità, seppur apparente, ma
qui sostanziale, si ripercuote poi in ogni binomio maschile e
femminile, e pertanto sempre e comunque necessità di riunificazione.

Riunificazione ultima che Gesù in Cristo vive durante la passione e
morte, in virtù della crocifissione sul Golgota ( Teschio-Cranio )
dove il massimo dolore della carne urlante, se prima porta a
smarrimento e di debolezza ( Matteo 27:46 Verso le tre, Gesù gridò a
gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato?». ), poi ne determina lo stesso
superamento, e incontro definitivo nell'unicità dello Spirito, che lo
riporta nel Regno divino. Consentendo attraverso il sangue e l'acqua
che si riversano dal costato ( fra plesso solare e plesso cardiaco )
di rianimare la terra tutta, e di riammetere colui che conosce questo
mistero nella figliolanza divina.

La Tradizione cristica

Ma quando Gesù in Cristo, rompe in modo palese con la religione e la
sacralità, così come insegnate, e custodite, dalla classe sacerdotale
predominante ?

Possiamo trovare risposta di ciò nei seguenti passi, commentati, del
vangelo di Giovanni:

Giovanni 2:14 Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e
colombe, e i cambiavalute seduti al banco.

Il termine Tempio si riferisce indubbiamente al lugo dove è custodito
il Sacro ( ciò che è connesso alla presenza della divinità ), che si
contrappone al profano ( ciò che è estraneo al sacro ). Tempio deriva
dalla radice "tem" che significa dividere, è quindi nel tale luogo
che viene separato ciò che è puro da ciò che non lo è. Ma tale
separazione non è a cagione del Tempio ma insita nei fenomeni di
questo mondo, è anzi il Tempio Terreste, specula dell'ordine e della
misura che regolano il divino, soglia di accesso per il mondo
superiore.

Giovanni ci narra come Gesù in Cristo trovi il Tempio invaso da
commericanti e trafficanti, e mosso dall'ira e dal disprezzo li
scaccia colpendo con una frustra.

Lo Gnostico Perfetto è giunto fra noi per farci dono della
Tradizione, e abbattere la precedente religione, oramai corrosa dal
mercanteggio fra le cose sacre e profane. I venditori, i
cambiamonete, rappresentano i sacerdoti della vecchia parola, oramai
corrotti, e incapaci di amministrare il Sacro, ed essere così i
giusti interpreti del Divino. Gli animali venduti, le monete
scambiate, rappresentano il degradare del Sacro, la sua corruzione e
profanizzazione, verso elementi esteriori, e legati alle cose di
questo mondo. Così sono i sacerdoti, così sono i fedeli, così il
Tempio che ha perso la sua capacità di dividere, di essere bastione
rivolto contro le impurità. Chi doveva preservarlo, chi doveva
discriminare fra chi ammettere e chi non ammettere, è così corrotto
da essere egli stesso fonte di corruzione, alimentando in tal modo la
catena della contro tradizione.



Giovanni 2:15 Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti
fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei
cambiavalute e ne rovesciò i banchi,

Gesù in Cristo con delle cordicelle annodate, inizia a sferzare i
mercanti, scacciandoli dal luogo sacro. Il simbolismo della frusta è
rappresentativo del cappio e dello scettro, esprime quindi il castigo
che deriva dall'autorità reale: e si è Re per volontà divina. La
frustra è arma tipica di alcune divinità egiziane ( Egitto elemento
sempre presente e ricorrente nel viatico del Cristo ) è presente nel
culto di Zeus, ma è anche associata alla flagellazione nei riti di
fecondità. Gesù incarna il Re del Mondo, per volontà del Padre
Divino, e attraverso l'autorità che gli è conferita, allontana e
castiga i sacerdoti ( mercanti ) dal Tempio, portando la feconda
Tradizione.

Giovanni 2:16 e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste
cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato».

E' interessante quest'ultimo passo, in quanto il simbolo della
colomba è strettamente legato, come già visto in precedenza,
all'immagine dello Spirito Santo, che discende nell'uomo,
riammettendolo quindi alla discendenza divina. Il definire da parte
del Salvatore come "cose" le colombe sta ad indicare chiaramente la
loro perdita di quella funzione redentrice e sacra, dettata
dall'incomprensione della casta sacerdotale del vero significato che
si cela nel simbolo e nel rito. Non è forse il sacro che anima
tutto ? E la defezione del sacro non porta forse al profano, alla
qualunquizzazione, alla perdita di qualità di ogni cosa ? E' il
contenuto che plasma la forma, che in sua assenza altro non sarebbe
che pelle di serpente abbandonata dopo la muta, ai raggi del
Sole.Giovanni 2:17 I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo
zelo per la tua casa mi divora.

La casa è il Tempio rappresentazione simbolica e rituale delle leggi,
dei pesi, e delle misure che regolano e costituiscono, allo tesso
tempo, il Cosmo, ma anche la soglia per essere oltre al Cosmo, e alla
sua ciclicità temporale. Il tendere al Tempio, con tutte le forze
fisiche, mentali e animiche, fino ad essere consunti, è riassumibile
con il termine AMORE SACRO, e indica sia la giusta parossistica
tensione verso il divino, sia anche la via per la realizzazione
divorare noi stessi.Giovanni 2:18 Allora i Giudei presero la parola e
gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».

Il popolo che non comprende, perchè ignorante, gli atti del Maestro,
chiede un segno della sua autorità. Un segno e non un simbolo, in
quanto necessità di una rappresentazione concreta e convenzionale
della divina autorità per cui Gesù è Re.Giovanni 2:19 Rispose loro
Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò
risorgere».Giovanni 2:20 Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio
è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai
risorgere?».Giovanni 2:21 Ma egli parlava del tempio del suo
corpo.Giovanni 2:22 Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi
discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla
Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Ma è nel simbolo e nel rito, e non ne segno, che la Tradizione si
esprime agli uomini, in quanto è necessario lo sforzo che porti alla
completa comunione: alla Conoscenza che è veicolo e forma di
redenzione. La risposta di Gesù risiede nella richiesta di
distruzione del vecchio Tempio, e la promessa di riedificazione in
tre giorni. I profani rimangono stupiti ed increduli, non comprendono
come sia possibile, e il loro essere prigionieri delle convenzioni di
questo mondo contrappone, e antepone, la materia allo Spirito, lo
scetticismo profano alla immaginazione dell'iniziato. L'edificazione
del tempio in tre giorni, si riferisce alla costruzione del Tempio
Intimo: lo stesso iniziato. Questa la nuova tradizione: tu uomo sarai
Tempio, Sacerdote e Dio.

Gesù si allontana, lasciando il vecchio tempio fisico
abbandonato.Conclusioni: Il fiume che viene dall'Egitto

Risulterebbe sicuramente di facile effetto sostenere che Gesù in
Cristo, sia il portatore di una Nuova Tradizione. Tale considerazione
è relativamente valida se raffrontata alla religione giudaica, cosi'
come interpretata e vissuta dalla classe sacerdotale, ma ovviamente
non puo' avere valore di definizione assoluta, in quanto il termine
nuovo male si accompagna alla Tradizione che se autentica è in se
Universale e Perenne; e come un fiume carsico attraversa tutta la
storia umana. Non è concepibile ne invenzione ne innovazione, ma
solamente rivolgere il cuore e l'intelletto verso il punto dove il
corso del fiume non ha subito ne interruzione, ne inquinamento, cio'
che inevitabilmente accade quando l'uomo confonde la propria volontà
con quella divina. Ed è quanto sicuramente accaduto nella terra di
Palestina, dove per sei secoli una classe sacerdotale ha forgiato con
abilità una divinità slegata completamente dalla trina
manifestazione, che come in basso, cosi' in alto, è supremo regolo
del movimento tutto. Disconoscendo la Madre, si è sicuramente tutto
racchiuso nel Padre, mantenendo la potenza, ma essa è diventata
inespressa e sterile, in quanto il Figlio non poteva più annunciare,
con se stesso, il nuovo ciclo. E' utile osservare come in tutti gli
scritti gnostici, legati al Nuovo Testamento, la Trinità è
ristabilita nel suo giusto trono, quasi come a fare da contraltare al
domino dispotico del solo Padre, cosi' come rappresentato dalla
religione sacerdotale giudaica. Ecco quindi nel Gesù in Cristo, la
salvezza, la redenzione, la nuova novella che necessariamente si
incentra nella figura del figlio circondato da importanti figure
femminili ( la Madre Maria, e la Sposa Maddalena ), e da una quasi
assenza della figura paterna a livello terreno, quasi a sottolineare
con maggiore incisività il vero raggio della trinità a cui si
richiama, e a compensare il torto subito. Non possiamo esimerci dal
ricordare che il vero Padre è già in seme nel figlio, e il figlio è
egli stesso testimonianza della presenza del Padre.

A ulteriore sostegno di tale ipotesi, sovente nei vangeli, anche nel
brano di Giovanni sopra esaminato, ci imbattiamo nel numero tre, che
pare quasi contrapporsi all'eterna monade o al 10, tanto cari alla
tradizione sacerdotale dei giudei. Il Tempio è stato edificato in 46
anni ( 4+6=10), e Gesù promette di costruirlo in tre giorni ( nel
fisico, nella mente, e nell'anima). Come tre sono i giorni della
resurrezione, e ancora il tre come somma cabalistica del numero degli
apostoli (12: 1+2= 3 ), e infine come tre è l'ora in cui spira il
corpo fisico di Gesù: nel tre moriamo come uomini e rinasciamo come
figli di Dio.

Il Tre è l'Uno ( Padre ) che si specchia nella propria co-immagine il
pensiero ( La Madre ), e unendosi a lei genera il figlio ( l'azione
sacra, il veicolo sacro, il solo in grado di rappresentare e
conoscere il Padre, essendo frutto del Padre, ma anche essere
distinto dal Padre ).

Un rabbino, un uomo di scienza e conoscenza, che predica, dopo essere
stato ammesso, tramite il battesimo nella comunità di Giovanni
Battista, un'importante messaggio, dove l'uomo finalmente torna ad
essere artefice del proprio destino, dove viene a lui ridonata la
possibilità di una scelta, rendendolo finalmente arbitro del proprio
rapporto con un Dio Trino che gli era stato mistificato e trafugato
all'interno di un Tempio, custodito da sacerdoti tesi alla
preservazione di un potere, e della forma apparente di un popolo.
Difatto tesi a creare una diga lungo lo scorrere del fiume della
Tradizione, senza accorgersi che il Sole avrebbe portato
all'evaporazione di quanto raccolto nel bacino, e che gli scarti
dell'uomo sarebbero stati causa di inquinamento. Ma ciò è stato
impedito da Gesù in Cristo, che ha devasto la diga che ne impediva i
deflusso dell'acqua, ed egli stesso è stato canale di diffusione,
assieme ai suoi apostoli, verso l'irrigazione di nuovi campi, in modo
che la vita della Tradizione ancora potesse generare raccolti
abbondanti.

Questa è quindi la cagione della missione del Cristo: ristabilire una
continuità, interrotta dalla classe sacerdotale del suo tempo,
tradizionale della Santa Trinità, così come incarnata in ogni
autentica cultura iniziatica. Resta adesso da chiedersi questo corso
tradizionale dove affonda le proprie radici, quale insegnamento è
stato snaturato dalla classe sacerdotale.

Leggiamo con attenzione questi passi del Vangelo secondo Matteo:

Matteo 2:13 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore
apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il
bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti
avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».

Matteo 2:14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre
nella notte e fuggì in Egitto,

Matteo 2:15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse
ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:Dall'Egitto
ho chiamato il mio figlio.



E' certo che Erode rappresenti lo strumento atto ad impedire
l'enunciazione del messaggio cristico, uno strumento di quelle forze
antitradizionali, che sempre saranno di ostacolo all'apostolato del
Cristo e dei sui discepoli, incarnandosi successivamente in Pilato,
Giuda, il Sinedrio, la Folla, ecc... La via indicata dall'Angelo
conduce in Egitto, luogo di salvezza, di protezione dalla furia
omicida di Erode.

Non è forse in Egitto che si manifestò con tutta la sua violenza la
collera del Dio Geova, contro quel popolo che in potenza, cultura,
ricchezza, sovrastava il suo popolo eletto ? Erano forse schiavi i
giudei ? No, erano liberi fra il popolo egizio, essi rappresentavo
architetti, operai specializzati, artigiani, godevano di case, di
conforti, che spesso hanno rimpianto nel deserto. E molti di loro
adoravano le divinità feconde e solari dell'Egitto, aperte ad ogni
popolo, ad ogni uomo, e non esclusive di nessuno.

Osiride, Iside, Horus, quanta affinità in questo fecondo culto
solare, con il messaggio, la testimonianza di Gesù in Cristo. Se nel
primo il Sole regola la vita degli uomini e delle divinità, e
attraverso Horus il ciclo ha nuovo inizio, non sono forse il vino e
il pane ( frutti solari per eccellenza ) a rappresentare la novella
cristiana ? Ecco quindi la continuità dettata dalla traslazione di
Horus in Cristo, e di Geova in Seth, elementi che hanno nei millenni
sempre cercato di impedire il regno del Figlio.

In conclusione estrema, è bene ricordare come il Maestro Valentino,
il più fine fra i pensatori e iniziatori gnostici, trae le proprie
mosse da Alessandria di Egitto: ecco quindi il cerchio chiudendosi,
nuovamente aprirsi, la dove tutto era finito in virtù dell'ira di un
Dio Totem, donandoci un Dio Universale dell'Amore e del Sacrificio da
cui si genera la nuova vita.


MilleNomi