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Visualizza Versione Completa : Gorizia piu' Europea di Trieste?



Mitteleuropeo
17-03-04, 16:12
E' di ieri un articolo del "Piccolo" che riporta come in Slovenia venga considerata piu' avanzata l' apertura di Gorizia al nuovo ingresso, che quella di Trieste, secondo loro ancora tutta arroccata su posizioni antislave.

Leggendo l' intervista di Menia, riportata oggi, viene il dubbio che gli Sloveni possano anche avere ragione.

Sarebbe un peccato che Trieste perdesse anche questa occasione per il suo rilancio, non dico a favore di Gorizia, che non ha le caratteristiche per sostituirla, ma magari a fondo perduto.

Come la vedete?

Saluti :)

Cenerentola82
28-11-08, 09:06
Dal Piccolo di Guido Barella (27 novembre 2008)

«Le due Gorizia diventino un unico centro urbano»
L’auspicio del premier sloveno Pahor. Il sindaco Romoli: la collaborazione è necessaria

GORIZIA «In questo momento le due Gorizia hanno la grande occasione per diventare un unico centro urbano».

È questo l’auspicio, «espresso da goriziano» come sottolineato da lui stesso, di Borut Pahor, primo ministro della Slovenia entrato in carica il 21 novembre scorso. Pahor, leader dei Socialdemocratici sloveni (gli eredi della vecchia Lega dei Comunisti che sotto la sua guida hanno però sterzato decisamente verso il centro), parla da goriziano perchè è di San Pietro. Insomma, conosce bene questa zona di confine. E, sentite le sue parole, il sindaco di Gorizia Ettore Romoli sottoscrive: «Una città unica? Beh, da un punto di vista economico le due città devono sempre più collaborare, questo è scritto nel futuro di Gorizia e di Nova Gorica. Piaccia o non piaccia».

L’altro giorno, a Nova Gorica, intervenendo a un forum organizzato dal quotidiano Primorske Novice, Pahor ha parlato chiaro. «Come goriziano - ha detto - ho l’impressione che qui stiamo perdendo una grande occasione che abbiamo sotto il naso. E la grande occasione delle due Gorizia è diventare un unico centro urbano. Soldi e finanziamenti utili per realizzare questo progetto sono a Bruxelles e aspettano soltanto che qualcuno li chieda. Certo, mi rendo conto delle difficoltà da entrambe le parti del confine, ma, se non approfitteremo di questa occasione, la perderemo definitivamente».

Parole forti, quelle pronunciate del neo premier sloveno, personaggio politico a tutto tondo nonostante la giovane età (ha 45 anni, essendo nato il 2 novembre 1963): dopo la laurea in Scienze politiche, è stato parlamentare a Lubiana dal 1990 al 2004, dal 2000 anche presidente del Parlamento sloveno e dal 2004 parlamentare europeo prima di tornare a Lubiana per portare il suo partito a vincere le elezioni politiche conquistando così la carica di primo ministro nella quale si è insediato ufficialmente nei giorni scorsi.

Ma per questa area il neo premier Borut Pahor ha anche altri progetti. Ad esempio - come ha annunciato l’altro giorno nel corso dell’incontro svoltosi a Nova Gorica - farla diventare sede dell’E sfri, il forum strategico europeo sulle infrastrutture per la ricerca, un progetto che Bruxelles è pronta a finanziare con un milione e 200mila euro e per il quale deve ancora essere decisa la sede.

«Effettivamente - commenta ancora il sindaco di Gorizia Ettore Romoli - fino a oggi le possibili integrazioni tra le due città sono state solo declamate. Fondi europei? Se Pahor ne è a conoscenza, farebbe bene a consigliare le due municipalità per sfruttarli al meglio. Perchè, lo ripeto, da un punto di vista economico le due città devono sempre più collaborare. Anche se fino a questo momento sono mancate le occasioni concrete per farlo».

Der Goerzer
28-11-08, 11:44
Gorizia è portata naturalmente dalla sua ubicazione a cercare l'Europa e la conurbazione con NovaGorica.

Trieste invece, anche per via della sua grandezza maggiore, è tentata dall'autarchia e dall'autosufficienza.

Se nel primo caso la "Slovenia" è continuazione del centro urbano, nel secondo è vista come "altopiano" extraurbano.

Ciononostante, non vedo tutto questo ottimismo con Gorizia. Di fatto, finora non si è vista proprio nessuna integrazione.

Il messaggio di Pahor è saggio. E Romoli non si oppone all'integrazione: semplicemente non ha lo spirito adatto a sposarla con entusiasmo.

E' un uomo di destra che si trova in una congiuntura storica che gli impone di essere europeista, altrimenti ci perderebbe la faccia.

Ma da qui a fare grandi progetti, ci vuol passione.

Alex il Rosso
28-11-08, 12:01
Gorizia è portata naturalmente dalla sua ubicazione a cercare l'Europa e la conurbazione con NovaGorica.

Trieste invece, anche per via della sua grandezza maggiore, è tentata dall'autarchia e dall'autosufficienza.

Se nel primo caso la "Slovenia" è continuazione del centro urbano, nel secondo è vista come "altopiano" extraurbano.

Ciononostante, non vedo tutto questo ottimismo con Gorizia. Di fatto, finora non si è vista proprio nessuna integrazione.

Il messaggio di Pahor è saggio. E Romoli non si oppone all'integrazione: semplicemente non ha lo spirito adatto a sposarla con entusiasmo.

E' un uomo di destra che si trova in una congiuntura storica che gli impone di essere europeista, altrimenti ci perderebbe la faccia.

Ma da qui a fare grandi progetti, ci vuol passione.
Quoto al 100%.

ART
25-12-08, 13:13
E' arrivata ora di muoversi, anche perchè diverse altre città divise da confini interni europei ma contigue fisicamente hanno già i progetti d'integrazione avviati (si veda ad esempio emblematico http://www.guben-gubin-2030.de/ ). Per iniziare sarebbe già un buon passo sbaraccare i resti fisici dal lato italiano del confine a Gorizia, tettoie e cabine, invece di mettere l'impegno e la passione nei "comitati anti-schiamazzo" e altre stronzate del genere.

Tyr
28-12-08, 16:07
Gorizia è portata naturalmente dalla sua ubicazione a cercare l'Europa e la conurbazione con NovaGorica.

Trieste invece, anche per via della sua grandezza maggiore, è tentata dall'autarchia e dall'autosufficienza.

Se nel primo caso la "Slovenia" è continuazione del centro urbano, nel secondo è vista come "altopiano" extraurbano.

Ciononostante, non vedo tutto questo ottimismo con Gorizia. Di fatto, finora non si è vista proprio nessuna integrazione.

Il messaggio di Pahor è saggio. E Romoli non si oppone all'integrazione: semplicemente non ha lo spirito adatto a sposarla con entusiasmo.

E' un uomo di destra che si trova in una congiuntura storica che gli impone di essere europeista, altrimenti ci perderebbe la faccia.

Ma da qui a fare grandi progetti, ci vuol passione.

Se Der Gorzer sta per "il Goriziano" mi servirebbe, cortesemente, una indicazione
devo completare un sito web e ci vorrei mettere qualche indicazione su Gorizia.
Purtroppo in casa ho testi di basso profilo.
Le domande sono:
1) "alla sua massima espansione la Contea di Gorizia si estendeva in: Italia, Austria (Tirolo e Carinzia), Slovenia e Croazia".

2) qualcuno sa dirmi se la frase di cui sopra è vera (e un testo di riferimento, no internet).

Per l'Italia, chiaramente, non ho dubbi; per la Slovenia nemmeno (nova Gorica ma anche molti paesini della vecchia provincia, es. Santa Lucia d'Isonzo), per l'Austria sono certissimo del Tirolo, ho dubbi sulla Carinzia (parrebbe che gli Eppenstein non fossero ancora Duchi di Carinzia quando ottenero Gorizia).
Sulla Croazia sono abbastanza sicuro (città dell'Istria Croata, es. Pisino).
Non mi servono grandi cose: ci sarà una paginetta su Cormons con un riferimento a Gorizia, una nota più o meno del tipo: "la città di Gorizia ha subito un drastico ridimensionamento territoriale dopo la sconfitta dell'Italia nella seconda guerra mondiale (e ho i dati dei chilometri quadrati ceduti), nel medioevo la "Contea di Gorizia" era una potenza regionale (intesa come "regione mittleeuropea") che si sviluppava su 4 stati: Italia, Austria (Tirolo e Carinzia), Slovenia, Croazia (alcune città dell'Istria Croata).
Il grosso dubbio è la Carinzia.

Schiffsbauer
28-12-08, 19:03
Se Der Gorzer sta per "il Goriziano" mi servirebbe, cortesemente, una indicazione
devo completare un sito web e ci vorrei mettere qualche indicazione su Gorizia.
Purtroppo in casa ho testi di basso profilo.
Le domande sono:
1) "alla sua massima espansione la Contea di Gorizia si estendeva in: Italia, Austria (Tirolo e Carinzia), Slovenia e Croazia".

2) qualcuno sa dirmi se la frase di cui sopra è vera (e un testo di riferimento, no internet).

Per l'Italia, chiaramente, non ho dubbi; per la Slovenia nemmeno (nova Gorica ma anche molti paesini della vecchia provincia, es. Santa Lucia d'Isonzo), per l'Austria sono certissimo del Tirolo, ho dubbi sulla Carinzia (parrebbe che gli Eppenstein non fossero ancora Duchi di Carinzia quando ottenero Gorizia).
Sulla Croazia sono abbastanza sicuro (città dell'Istria Croata, es. Pisino).
Non mi servono grandi cose: ci sarà una paginetta su Cormons con un riferimento a Gorizia, una nota più o meno del tipo: "la città di Gorizia ha subito un drastico ridimensionamento territoriale dopo la sconfitta dell'Italia nella seconda guerra mondiale (e ho i dati dei chilometri quadrati ceduti), nel medioevo la "Contea di Gorizia" era una potenza regionale (intesa come "regione mittleeuropea") che si sviluppava su 4 stati: Italia, Austria (Tirolo e Carinzia), Slovenia, Croazia (alcune città dell'Istria Croata).
Il grosso dubbio è la Carinzia.

Direi che la frase di cui al punto 1 andrebbe riformulata, in quanto ai tempi in cui esisteva la Contea Principesca di Gorizia, tutti i territori erano parte dell'Impero d'Austria. Sono diventati Italia, Slovenia e Croazia solo mollllto dopo.
Per quanto riguarda la Carinzia cercherò di reperire qualcosa nei miei libri. Ti saprò dire...o almeno spero.

Schiffsbauer
28-12-08, 19:32
Hellas,

da quel, poco, che son riuscito a trovare si direbbe che anche sotto l'aspetto del contenuto carinziano la frase sia da rimaneggiare.

Due spunti:

"Dove la pianura friulana va ad incontrare le ultimi propaggini delle Alpi Giulie, in una conca attorniata dai bassi rilievi del Collio e dell'altipiano carsico, sorge Gorizia, piccola città di confine raccolta sullle pendici del colle a cui deve il nome, che nella lingua slava dei primi abitanti significa "monticello".
In questo luogo è documentato un insediamento umano fin dal 1001, quando Gorizia compare nel diploma con cui l'Imperatore Ottone III donò una villa per metà al patriarca di Aquileia e per metà al conte del Friuli. La parte di quest'ultimo passò poi ai duchi di Carinzia, dai quali, a cavallo tra l'XI e il XII secolo fu trasmessa al casato di origine bavarese che ne assunse il nome e il possesso fino al 1500.
Già nel 1127 è documentato un Mainardo conte di Gorizia che qualche anno dopo assunse il titolo di "avvocato della Chiesa di Aquileia". In questi anni, probabilmente, iniziò la costruzione del Castello che, pur rimaneggiato in larga parte, rimane ancora a testimoniare la storia feudale della città, della quale è divenuto simbolo.
I limiti geografici della Contea di Gorizia subirono in quattro secoli frequenti modificazioni, sia per effetto delle continue guerre con altri feudi e con lo stesso patriarca, sia a causa della dispersione delle proprietà, divise in due nuclei principali, l'uno corrispondente al corso dell'alta Drava, intorno a Lienz, l'altro al territorio di Gorizia."

E ancora

"Gorizia deriva il proprio carattere di frontiera e zona di scambi dalla stessa conformazione del paesaggio: poco oltre la città una piana, in cui si riconosce con facilità il valico aperto e agevole citato da Paolo Diacono, unisce le valli del Vipacco e dell'Isonzo alla pianura friulana.
Attraverso quella piana, secondo un percorso già seguito dai Celti, si sviluppava l'importante strada statale romana che, dagli inizi del I secolo a.C., collegava l'Italia con le aree alpina (Norico) e danubiana (Pannonia).
Dal III secolo d.C. l'area fu protetta da strutture difensive. Vide grandi battaglie - tra l'imperatore Teodosio e l'aspirante al trono Eugenio nel 394, tra Odoacre e gli Ostrogoti guidati dal re Teodorico nel 489 - primi episodi di una lunga serie di guerre e invasioni: l'occupazione dei Longobardi (568), le scorrerie degli Avari (VII secolo), la controffensiva dei Franchi (VIII secolo), infine le incursioni degli Ungari (X secolo).
La chiesa di Aquileia guidò la successiva riorganizzazione del territorio. Dal VII al X secolo una serie di donazioni le assicurò il controllo sulla pianura a destra dell'Isonzo. Quella del 1001, nota perché contiene la prima menzione di Gorizia, assegnò ai patriarchi aquileiesi il primo possedimento sulla riva sinistra del fiume.
Rispetto a donazioni e concessioni precedenti la donazione è significativa, perché riferita non a una singola località, ma ad un'unità fondiaria ben precisa, incentrata sul castello di Siliganum (Salcano) e sul villaggio di Goriza (dallo slavo 'montagnola'). Sull'area, oggi posta tra Slovenia e Friuli, si sviluppò dal secolo XI un gioco politico che determinò la fortuna di Gorizia.
L'ascesa di quest'ultima è legata dal XII secolo alla dinastia dei conti di Lurn, individuati dal nome-guida di Meginhard, poi Meinhard, attestati nel Lurngau superiore - una regione estesa dallo spartiacque di Dobbiaco alla media valle della Drava, a ovest di Villacco - e legati all'antica nobiltà bavarese. Giovarono alla casata legami matrimoniali con nobili di primissimo livello (Sighardinger, Spanheim, Ariboni ed Eppenstein), fortunate vicende ereditarie e indiscusse capacità politiche.
Mainardo I di Lurngau figura quale avvocato (cioè difensore e braccio armato) della chiesa di Aquileia dal 1125. Usò con brutalità del proprio titolo, impossessandosi di nuovi territori e facendone in seguito legalizzare l'acquisizione. Altrettanto fecero i suoi successori. I patriarchi invece, pur riuscendo a farsi risarcire dei soprusi subiti, non riuscirono più ad affrancarsi dai loro scomodi avvocati, la cui carica era divenuta ereditaria.
Lo stesso Mainardo si legò ad Enrico IV di Spanheim, duca di Carinzia dal 1122, citato nel 1146 come conte di Gorizia: un titolo probabilmente connesso alla costruzione, verso il 1100, di un castello sull'altura da cui Gorizia prendeva il nome. Il castello e il territorio collegato costituirono un centro di potere utile allo sviluppo della contea goriziana, che spezzò la signoria di Aquileia sul Friuli.
Del gruppo segnò un'ulteriore evoluzione il matrimonio di Mainardo III di Gorizia con Adelaide, figlia di Alberto III del Tirolo. Alla morte di lui (1253), Mainardo III ereditò un dominio molto vasto, dai confini dell'attuale Svizzera all'Istria. La divisione dei domini tra i figli Mainardo IV e Alberto II fu perfezionata nel marzo 1271. A Mainardo IV (II del Tirolo) spettò la parte posta a occidente della Stretta di Rio di Pusteria, ad Alberto II (I di Gorizia) quella orientale. Sancì i buoni rapporti tra i due fratelli la divisione dei loro consistenti proventi doganali, connessi al controllo delle principali vie d'accesso all'Italia.
I rapporti fra i due rami finirono tuttavia con l'incrinarsi, influendo sul gioco delle alleanze sviluppatosi nell'area nord-orientale della penisola dall'inizio del XIII secolo. Le principali potenze dell'area volevano controllare, qui, le direttrici dei traffici e i conti di Tirolo e di Gorizia, in conseguenza del controllo esercitato sulla cerchia alpina, ebbero modi di trattare da posizioni dominanti con poteri transalpini e città italiane.
Fu in questo quadro che si sviluppò il progetto politico di Enrico II di Gorizia, alleato dei trevisani Da Camino e del veronese Cangrande della Scala. Divenuto vicario imperiale e capitano generale del Friuli (1318), gestì un territorio esteso dal Brenta alla croata Kolpa e diviso in quattro province, rette da capitani insediati a Lienz, Pisino, Metlika, infine Gorizia. Qui, durante il Duecento, al primitivo mastio erano stati aggiunti altri edifici. L'abitato, che ottenne il diritto di mercato già nel 1210 e nel 1307 le prerogative comunali, continuò a crescere ai piedi del colle, intorno alla chiesa dei Santi Ilario e Taziano (il futuro duomo). Il borgo sul colle, invece, diventò sempre più il centro del potere e della residenza di cavalieri e ministeriali legati al servizio del conte.
La morte improvvisa di Enrico II (1323), interruppe il suo progetto di una signoria territoriale vasta tanto da inglobare lo stato patriarchino. Dopo la sua scomparsa il casato conobbe una crisi definitiva, cui concorsero scissioni interne, mancata coesione ed estinzione dei rami familiari, processi di erosione territoriale avviati dagli Asburgo, cui pervennero il ducato di Carinzia (1335), la contea del Tirolo (1363) e quella di Pisino (1374). Dopo il crollo dello Stato patriarchino (1420), ai Goriziani rimasero solo ruoli da comprimari su una scena dominata da Serenissima, Asburgo, conti di Cilli (Celje, ora in Slovenia), Ungheria e minacciata, dopo la caduta di Costantinopoli (1453), dai Turchi. Nel tentativo di frenarne le incursioni in Friuli, durante gli anni Settanta del Quattrocento la Serenissima eresse, in territorio goriziano, difese mobili lungo l'Isonzo e la fortezza di Gradisca. La mossa finì con l'avvicinare Leonardo di Gorizia a Massimiliano d'Asburgo. Ormai stabilmente residente a Lienz e privo di eredi, il conte lo designò a suo successore. Alla morte di Leonardo, nel 1500, l'Asburgo occupò immediatamente Gorizia e la sua contea, ponendo fine, in maniera aperta a futuri contrasti con la repubblica di Venezia, al medioevo goriziano."

Direi che alla luce di quanto sopra è stata Gorizia ad appartenere ai Duchi di Carinzia più che il contrario

Tyr
29-12-08, 08:21
Molto cortese.
In realtà mi sono espresso male. Mi sta benissimo che Gorizia facesse parte del Ducato di Carizia e non il contrario. Perchè comunque testimonia una forte radice culturale tedesca.
Non ne faccio una questione etinica, ma culturale.
Quello che Gorizia ha perso (e secondo me dovrebbe riacquisire) è il recupero della tradizione di efficienza amministrativa Austro- Ungarica e dell'operosità di Friulani e Sloveni.
Gorizia si è chiusa in un nulla con una forte compenente nazionalistica Slovena. Un conto erano gli Sloveni lavoratori (principalmente lavoratori agricoli) e Cittadini rispettosi delle leggi dell'Impero Austro - Ungarico. Altra questione sono i nazionalisti Sloveni che sono sloveni con i soldi italiani (lo stesso atteggiamento dei meridionali). L'episodio del nastro nella scuola di Trieste è una spia in questo senso.