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Visualizza Versione Completa : Pentecoste



Augustinus
30-05-04, 08:17
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Dal trattato "Sullo Spirito Santo" di s. Basilio Magno.
De Spiritu Sancto, XVIII, 45-46; IX, 22-23; XIX,49; XXVI, 61.64. SC 17, 194-195. 145-148. 200-202. 225-227. 230-231.

Nella semplicità di Dio l'unità delle Persone consiste nella comunione della divinità. Uno è anche lo Spirito Santo, nella sua propria realtà; ma è congiunto al Padre, che è uno, per il Figlio, che è uno, e per mezzo suo completa la beata Trinità, degna di ogni lode.

Lo Spirito è intimamente imparentato con il Padre e il Figlio. Lo palesa il fatto che egli non è posto nella moltitudine delle creature, ma è da solo proferito. Egli non è infatti uno fra molti, ma è l'unico. Come uno è il Padre e uno il Figlio, così anche uno è lo Spirito Santo. Perciò tanto lontano si trova dalla natura creata quanto una cosa solitaria verosimilmente lo è da ciò che è congregato in un tutto numeroso. Egli è unito al Padre e al Figlio quanto il solo è in intimità col solo.

Quindi è ovvio: lo Spirito condivide la natura del Padre e del Figlio. Ma ecco altre prove. Si dice che lo Spirito Santo è da Dio: non al modo in cui ogni cosa è da Dio, ma come colui che proviene da Dio: non al modo della generazione, come il Figlio, ma come soffio dalla sua bocca. Evidentemente non parlo di bocca corporea, né il soffio è un alito che si dissolve. L'espressione va intesa in modo degno di Dio, per cui questo soffio è sostanza vivente, che ha potere di santificazione. Questo simbolo ci aiuta a capire meglio l'intimità delle Persone, ma il loro modo di esistenza resta indicibile.

Lo Spirito Santo è stato chiamato Spirito di Dio e Spirito di verità, che procede dal Padre: Spirito forte, Spirito retto, Spirito creatore. Spirito Santo è l'appellativo che gli conviene di più e che gli è proprio, quello che più di ogni altro esprime l'essere tutto incorporeo, puramente immateriale e semplice. Perciò anche il Signore quando vuole insegnare a colei che credeva si dovesse adorare Dio in un luogo, che l'incorporeo non si può circoscrivere, dice che Dio è Spirito.

Perciò chi sente parlare dello Spirito non si immaginerà una natura contenuta entro certi limiti, sottoposta a variazioni e mutamenti. Non va paragonato con le creature, ma lanciandoci con il pensiero a quanto è più alto, è necessario pensare a una natura intelligente di illimitata potenza, di infinita grandezza, senza dimensioni di tempo e di secoli, elargitrice dei propri beni.

Tutto ciò che ha un carattere sacro, da lui lo deriva. Di lui hanno bisogno gli esseri che hanno vita e, come irrorati dalla sua rugiada, ricevono vigore e sostegno nel loro esistere e agire in ordine al fine naturale per il quale sono fatti. Capace di perfezionare gli altri, lo Spirito per sé non viene meno in nessuno; vive senza bisogno di rifare le sue forze e anzi rifornisce la vita; non ingrandisce per progressivi accrescimenti, ma è la pienezza continua; è stabile in sé ed è insieme ovunque.

Lo Spirito Santo è sorgente di santificazione e luce intelligibile. Offre a ogni creatura ragionevole se stesso e con se stesso luce e aiuto per la ricerca della verità.

Inaccessibile per natura, può essere percepito per sua bontà. Tutto riempie con la propria forza, ma si comunica solo a quelli che ne sono degni. A essi tuttavia egli non si dà in ugual misura, ma si concede in rapporto all'intensità della fede.

Semplice nell'essenza e molteplice nei poteri, è presente ai singoli nella sua totalità ed è contemporaneamente e tutto dovunque. Egli viene partecipato senza tuttavia subire alcuna alterazione. Di lui tutti sono partecipi, ma egli resta integro, allo stesso modo dei raggi del sole, i cui benefici vengono sentiti da ciascuno come se risplendessero solo per lui e tuttavia illuminano la terra e il mare e si confondono con l'aria.

Così fa lo Spirito con coloro che sono in grado di riceverlo; è presente a ciascuno come se fosse solo, e infonde in tutti la grazia sufficiente. Di lui ciascuno gode quanto ne è capace, non quanto lo Spirito può donare.

Quanto all'unione dello Spirito con l'anima, essa non consiste in una vicinanza di luogo (come ci si potrebbe avvicinare corporalmente ad un essere incorporeo?), ma nello stare lontano dalle passioni che sorgono nell'anima, a causa del suo amore verso la carne che l'allontanano dall'intimità di Dio.

Bisogna purificarsi dalla sozzura contratta col vizio e ritornare alla nativa bellezza, restituendo per così dire all'immagine regale la primitiva forma mediante la purezza; solo così è possibile avvicinarsi al Paraclito: ed egli, come sole, se troverà un occhio puro, ti mostrerà in se stesso l'immagine di Dio invisibile. Nella beata contemplazione dell'immagine, tu vedrai l'ineffabile bellezza dell'Originale, ossia Dio.

Grazie allo Spirito Santo i cuori si elevano in alto, i deboli vengono condotti per mano, i forti giungono alla perfezione. Egli risplende su coloro che si sono purificati da ogni bruttura e li rende spirituali per mezzo della comunione che hanno con lui.

I corpi molto trasparenti e nitidi al contatto di un raggio diventano anch'essi molto luminosi ed emanano da sé nuovo bagliore; così le anime che hanno in sé lo Spirito e sono illuminate dallo Spirito diventano anch'esse sante e riflettono la grazia sugli altri. Dallo Spirito l'anticipata conoscenza delle cose future, l'approfondimento dei misteri, la percezione delle verità nascoste, le distribuzioni dei doni, la familiarità delle cose del cielo, il tripudio con gli angeli. Da lui la gioia eterna, da lui l'unione costante e la somiglianza con Dio, e, cosa più sublime d'ogni altra, da lui la possibilità di divenire Dio.

Quali sono le operazioni dello Spirito Santo? Indicibili per la loro grandezza, innumerevoli per la quantità. Come noi potremo comprendere le realtà che sono anteriori ai secoli? Quali erano le sue operazioni prima che esistesse la creatura pensante? Quali sono i suoi benefici profusi a vantaggio della creazione? Quale potenza manifesterà nei secoli venturi? Egli infatti era, preesisteva e coesisteva con il Padre e con il Figlio prima dei secoli. Anche se tu concepirai qualcosa che fosse prima dei secoli, troverai che essa è posteriore allo Spirito.

Se tu ripensi alla creazione, vedrai che le potenze dei cieli si sono consolidate per lo Spirito: consolidamento che va inteso nella inalterabilità dell'abitudine a ben operare. E' lo Spirito, infatti, che ha loro conferito l'intimità con Dio, l'impeccabilità, la beatitudine senza tramonto.

L'avvento di Cristo: lo Spirito lo precede. L'incarnazione di Cristo: lo Spirito ne è inseparabile. Miracoli, doni di guarigione: avvengono per lo Spirito Santo. I demoni sono scacciati nello Spirito di Dio. Il diavolo, alla presenza dello Spirito, è privato di ogni suo potere. La remissione dei peccati avviene nella grazia dello Spirito. Siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!

Il nostro accesso all'intimità con Dio si compie mediante lo Spirito. Infatti Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! La risurrezione dai morti è operata dallo Spirito. Mandi il tuo Spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.

Se si intende questa creazione come un ritorno alla vita di chi è morto, come non chiamare grande l'operazione dello Spirito, che ci distribuisce la vita dalla risurrezione e predispone le nostre anime a quella vita spirituale? Si può anche intendere per creazione la trasformazione in meglio, che avviene quaggiù, di coloro che sono caduti in peccato, come quando Paolo dice: Se uno è in Cristo, è una creatura nuova. Allora il rinnovamento, che qui avviene, e il cambiamento di questa vita terrestre e passibile nella cittadinanza celeste per dono dello Spirito, tutto questo innalza le nostre anime al colmo dello stupore.

Dobbiamo forse temere in queste cose di oltrepassare il limite della sua dignità attribuendo allo Spirito eccessivi onori? O, al contrario, non dobbiamo temere di abbassare la nozione che abbiamo, anche quando ci sembrasse di proclamarne i massimi attributi, concepiti dalla mente e dalla lingua umana?

Lo Spirito Santo perfeziona gli esseri razionali, portando a compimento la loro eminente dignità. Infatti, colui che ormai non vive più secondo la carne, è guidato dallo Spirito di Dio, poiché prende il nome di figlio di Dio e diviene conforme all'immagine del Figlio unigenito. Perciò viene detto spirituale. Come in un occhio sano vi è la capacità di vedere, così nell'anima che ha questa purezza vi è la forza operante dello Spirito. Perciò Paolo augura agli Efesini che i loro occhi siano illuminati nello Spirito di sapienza.

E come l'arte in colui che l'ha acquisita, così la grazia dello Spirito in colui che l'ha accolta, è sempre compresente, senza tuttavia che operi ininterrotta. Anche l'arte è in potenza nell'artista, in atto lo è quando egli operi a sua norma. Altrettanto lo Spirito da una parte è sempre presente a chi ne è degno, dall'altra opera secondo la necessità, o in profezie, o in guarigioni, o in altre azioni prodigiose.

Come nei corpi ci sono la salute, il calore, o in genere disposizioni passeggere, così spesso è presente lo Spirito nell'anima; ma egli non permane in quelli che per l'instabilità del carattere rifiutano alla leggera la grazia che hanno ricevuto.

Come il Padre si rende visibile nel Figlio, così il Figlio si rende presente nello Spirito. Perciò l'adorazione nello Spirito indica un'attività del nostro animo, svolta in piena luce. Lo si apprende dalle parole dette alla Samaritana. Essa infatti, secondo la concezione errata del suo popolo, pensava si dovesse adorare in un luogo particolare; ma il Signore, facendole mutare idea, le disse che si deve adorare in spirito e verità, chiaramente definendo se stesso la Verità.

Dunque, come per adorazione nel Figlio intendiamo l'adorazione nell'immagine di colui che è Dio e Padre, così intenderemo l'adorazione nello Spirito come adorazione di colui che esprime in se stesso la divina essenza del Signore Dio. Perciò anche nell'adorazione lo Spirito Santo è inseparabile dal Padre e dal Figlio.

Se vivi fuori dello Spirito non potrai separartene, come non riuscirai a separare la luce da quanto vedi. È impossibile infatti vedere l'immagine di Dio invisibile, se non nell'illuminazione dello Spirito. Chi fissa gli occhi sull'immagine, è incapace di separare la luce dall'immagine, poiché quel che fa vedere un oggetto necessariamente si vede insieme con esso.

Nello Spirito che ci illumina noi vediamo lo splendore della gloria di Dio. Attraverso il Figlio, impronta dell'essere divino, risaliamo a colui al quale impronta e sigillo appartengono, e al quale l'una e l'altro sono perfettamente uguali.

Augustinus
30-05-04, 08:20
Sermo LXXVI, De Pentecoste II, 3-5. PL 54, 405-408.

Quando nel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo riempì i discepoli del Signore, non si trattò di un dono iniziale, ma di un aumento della sua liberalità. Infatti anche i patriarchi, i profeti, i sacerdoti e tutti i santi vissuti in passato furono vivificati dallo Spirito santificatore. E senza la sua grazia nessun sacramento fu mai istituito, nessun mistero fu mai celebrato; perciò non è mai venuta meno la virtù dei carismi, anche se non sempre fu eguale la misura dei doni.

I santi apostoli non erano neppure loro privi dello Spirito Santo anteriormente alla passione del Signore; né il potere e la virtù dello Spirito mancavano nelle opere del Salvatore. Quando questi conferiva ai discepoli il potere di guarire le malattie e di scacciare i demoni, evidentemente dava loro la forza dello Spirito Santo; invece l'empietà dei Giudei si ostinava a negare che ne facesse uso nel comandare agli spiriti immondi, attribuendo i benefici divini al demonio.

Per le loro bestemmie i Giudei si attirarono la nota sentenza del Signore che dice: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque avrà parlato male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito non gli sarà perdonata né in questo secolo né in quello futuro.

È dunque evidente che la remissione dei peccati non avviene senza l'invocazione dello Spirito Santo e che nessuno senza il suo aiuto può gemere come è conveniente, e pregare come è necessario. Così insegna l'Apostolo: Nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e ancora: Nessuno può dire:"Gesù è il Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo. Privarsi di lui è cosa molto dannosa e funesta, perché non otterrà mai perdono colui che viene abbandonato dal suo difensore.

Tutti quelli che avevano creduto nel Signore Gesù avevano già in sé l'effusione dello Spirito Santo; così gli apostoli avevano ricevuto il potere di rimettere i peccati fin da quando il Signore dopo la sua risurrezione aveva soffiato sopra di essi, dicendo: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi.

Tuttavia, all'ideale di perfezione, a cui erano chiamati i discepoli, era riservata maggiore abbondanza di grazia e un'effusione ancora più ricca. Occorreva che potessero accogliere quanto ancora non avevano ricevuto e possedere meglio quanto avevano già ricevuto. Per questo appunto diceva il Signore: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.

Il Signore aveva detto ai discepoli: Tutto ciò che ho udito dal Padre, l'ho fatto conoscere a voi. Come mai ora, promettendo lo Spirito Santo, afferma: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera? Voleva forse il Signore lasciar capire di possedere un grado inferiore di scienza o di aver appreso dal Padre meno dello Spirito Santo?

Eppure lui è la Verità, e nulla può proferire il Padre, nulla può insegnare lo Spirito senza il Verbo. Infatti è stato detto: Prenderà del mio nel senso che quanto riceve lo spirito lodona il Figlio, a cui a sua volta lo dona il Padre.

Non si trattava dunque di comunicare un'altra verità o di annunciare un'altra dottrina: bisognava solo sviluppare la capacità ricettiva dei discepoli e potenziare in essi il vigore di quella carità che, fugando ogni timore, non si sarebbe arrestata dinanzi alla furia dei persecutori. Questo gli apostoli dimostrarono di volere più fortemente e di potere più efficacemente, subito dopo che ebbero la nuova e più abbondante effusione dello Spirito Santo; essi progredirono appunto dalla semplice cognizione dei precetti all'effettiva sopportazione delle sofferenze. Allora, senza più temere di fronte a nessuna tempesta, camminarono spediti sopra i flutti del secolo e i vortici del mondo e, disprezzando la morte, portarono a tutte le genti il messaggio evangelico della verità.

Augustinus
30-05-04, 08:25
Sermo I de Pentec. 1‑6. PL 183, 323‑326.

Oggi celebriamo, dilettissimi, la festa dello Spirito Santo. Onoriamolo con allegrezza e amore adorante, perché in Dio lo Spirito Santo è quanto vi è di più soave. Egli è la bontà stessa di Dio, anzi è Dio. Se celebriamo i santi, quanto più dobbiamo lodare colui che li ha santificati, e se veneriamo i santificati, quanto più dobbiamo onorare il loro Santificatore! Oggi è il giorno in cui lo Spirito Santo da invisibile si è fatto visibile, cosi come il Figlio, invisibile per natura, si degnò mostrarsi nella nostra carne. Oggi lo Spirito rivela qualcosa di sé stesso, come appunto già l'avevano fatto il Padre e il Figlio, perché ci incamminiamo verso la vita eterna, che è la conoscenza perfetta della Trinità. Per il momento, questa conoscenza trinitaria ci è possibile soltanto in parte, mentre cogliamo con la fede tutto quello che ci sfugge. Conosco il Padre grazie alla sua opera creatrice. poiché odo tutte le creature proclamare: Egli ci ha fatti e noi siamo suoi (Sal 99,3). Infatti, dalla creazione del mondo in poi.. le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità (Rm1,20).
Invece l'eternità e l'immutabilità del Padre oltrepassano la mia comprensione, perché Dio abita una luce inaccessibile.

Fra le persone della Santissima Trinità conosco un po' meglio il Figlio, poiché egli si è incarnato; ma chi potrà mai cogliere la sua generazione eterna e la sua uguaglianza con il Padre? Nei confronti dello Spirito Santo mi è noto soltanto che egli è spirato, poiché la sua processione dal Padre e dal Figlio oltrepassa totalmente le mie capacità: Stupenda per me la tua saggezza,, troppo alta e io non la comprendo (Sal 138,6). Vi sono due poli in una processione: donde si viene e dove si va. Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, ma questa processione è avvolta per me in tenebre fitte. Invece, la sua processione verso gli uomini ha preso ad apparire chiaramente agli occhi dei fedeli. Al tempo della Pentecoste. lo Spirito invisibile manifestò la sua venuta con segni visibili; oggi, questi segni sono spirituali, ben più degni della natura dello Spirito. Allora, lingue di fuoco si posarono sugli apostoli, perché essi potessero proclamare in altre lingue parole di fuoco e predicare con labbra ardenti una legge di fuoco. Non rammarichiamoci se oggi lo Spirito Santo non si presenta più a noi in quel modo, giacché a ciascuno e data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune (1 Cor 12,7).

Potremmo dire che la manifestazione di Pentecoste è destinata più a noi che agli apostoli. A che infatti sarebbe loro servito parlare in lingue se non per convertire le genti? Ma lo Spirito ha agito in essi anche in modo più nascosto, cosi come continua a fare oggi in noi. L'azione dello Spirito Santo negli apostoli si fa evidente se consideriamo che dopo Pentecoste la loro pusillanimità cede a intrepida fermezza: essi non cercano più di nascondersi per paura dei Giudei, e l'energia che prima mettevano nel fuggire ora li anima nell'annunzio della parola.
Il cambiamento è dovuto senz'altro all'opera dello Spirito di Dio in essi. Il capo degli apostoli era stato terrorizzato dalla parola di una serva,e ora ha il coraggio per affrontare le autorità. La Scrittura ci dice che gli apostoli se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiatiper amore del nome di Gesù (At 5,41). Chi dubiterà allora che lo Spirito di fortezza li abbia visitati, colmandoli intimamente di energia invisibile? Anche oggi la presenza dello Spirito è manifestata da quanto opera in noi.

Lo Spirito ci comanda di stare lontani dal male e di fare il bene, ma egli soccorre la nostra debolezza in entrambe le situazioni, e benché le grazie siano diverse, esse provengono dal medesimo Spirito. Per distoglierci dal male, lo Spirito suscita in noi tre mozioni: il pentimento, la supplica e il perdono. Il nostro ritorno a Dio inizia con il pentimento, che non è nostra iniziativa, ma dello Spirito di Dio. Ce lo insegna la ragione e l'autorità lo conferma. Quando qualcuno, intirizzito dal freddo, viene a scaldarsi accanto al fuoco, potrà mai dubitare che il calore gli viene dalla fiamma? Cosi, se uno, congelato nel male, viene sciolto dagli ardori del pentimento, capisce che un altro spirito è venuto a scuotere e a giudicare il suo. Abbiamo anche nel vangelo l'autorità del Signore che sentenzia a proposito dello Spirito Consolatore: Egli convincerà il mondo quanto al peccato (Gv 16,8).

Abbiamo detto che il pentimento è la prima tappa del ritorno verso Dio. Ma a che serve pentirsi di una colpa, se non si supplica per ottenere il perdono? Perciò lo Spirito Santo colma l'anima di una dolce speranza, che la muove a pregare con una fiducia senza incrinature. Permettimi di mostrarti che tale preghiera e opera dello Spirito di Dio. Fino a quando lo Spirito è lontano dal tuo cuore, tu non troverai la preghiera,perché soltanto lo Spirito può gridare in noi: Abbà, Padre. Infatti egli intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili (Rm 8,15-26). Lo Spirito Santo opera simultaneamente nel nostro cuore e in quello del Padre: nel nostro cuore intercede per noi presso il Padre; nel cuore del Padre perdona con lui. Nel nostro cuore è il nostro avvocato, nel cuore del Padre è il nostro Signore. Nel nostro cuore infonde la grazia della preghiera, nel cuore del Padre egli ci dona quel che chiediamo. Nel nostro cuore istilla la fiducia verso il Padre, mentre inclina il cuore del Padre ad una misericordia più grande. Sappi bene che è lo Spirito a procurarci il perdono, poiché fu detto agli apostoli: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi (Gv 20,22). Perciò mediante il pentimento, la supplica e il perdono lo Spirito Santo ci distoglie dal male.

In che modo lo Spirito agisce in noi per attirarci al bene? Anche qui, con una triplice azione: egli ammonisce, insegna e muove. Esorta la memoria, illumina la ragione, muove la volontà, giacché in queste tre facoltà consiste tutta l'anima. Lo Spirito suggerisce alla nostra memoria il ricordo di buoni e santi pensieri. Ogni volta che ti senti spuntare in cuore l'ispirazione al bene, rendi grazie a Dio e onora lo Spirito Santo, perché ne hai sentito la voce. Il vangelo dice infatti: Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Nota bene la frase che precede: V'insegnerà ogni cosa (Gv 14,26). Si tratta della seconda opera dello Spirito: e gli istruisce la nostra ragione. Molti cercano di far il bene, ma non sanno che strada prendere. Dopo l'ispirazione al bene è perciò necessaria una seconda grazia che ci permetta di passare agli atti in modo che la grazia di Dio porti frutto. San Giacomo infatti ammonisce: Chi sa fare il bene e non lo compie, commette peccato (Gc 4,17). Non basta che lo Spirito ammonisca la memoria e illumini la ragione sul bene da compiere: deve poi smuovere la volontà perché attuiamo quel bene. Anche qui è all'opera lo Spirito che sorregge la nostra debolezza e riversa nei nostri cuori la carità; questa fa allora sorgere in noi una volontà orientata verso il bene.

Quando lo Spirito viene in te, s'impossessa di tutta la tua anima e tu odi che ti parla dentro: suggerisce buoni pensieri alla memoria, istruisce e stimola al bene, illuminando la ragione, poi infiamma la volontà. Non ti vedi l'anima riempita di lingue di fuoco? La loro molteplicità simboleggia la diversità di operazioni, ma esse si uniscono nella luce unica della verità e nella fiamma ardente dell'amore. Soltanto nella consumazione finale la nostra anima sarà totalmente colmata, quando una buona misura pigiata, scossa e traboccante ci sarà versata in grembo. Quando accadrà ciò? Al compiersi dei giorni della Pentecoste. Beati quelli che sono già nel tempo pasquale eterno, ossia i fratelli a cui lo Spirito ha detto di riposarsi dalle fatiche terrene. Essi sono già entrati nell'anno giubilare, e aspettano con noi l'ultima Pentecoste.

Voi sapete che celebriamo i due tempi liturgici della Quaresima e della Pasqua. L'uno precede la passione, l'altro segue la risurrezione. La Quaresima è dedicata alla compunzione del cuore e alle lagrime della penitenza, mentre nel tempo pasquale il cuore si apre all'amore adorante e al canto solenne dell'alleluia. La Quaresima è figura della vita presente e il tempo pasquale rappresenta il riposo dei santi dopo la morte. Al termine dei cinquanta giorni del periodo di Pasqua celebriamo la Pentecoste. Essa simboleggia l'ultimo giudizio, quando la casa sarà ricolma della pienezza dello Spirito Santo. Allora la terra intera sarà inondata dalla maestà dello Spirito, quando non solo l'anima ma il corpo risorgerà incorruttibile, a condizione di essere stato seminato in terra, quando ancora era corruttibile.

Augustinus
30-05-04, 08:28
De Trinitate, II, 1.33.35; XII, 57. PL 10, 50‑51.73.74.75.471‑472.

Il Signore comandò al discepoli di battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Egli voleva infatti che fossimo battezzati professando la fede nel Padre Creatore, nel Figlio Unigenito, nello Spirito che è dono. Unico è il Creatore, Dio Padre, da cui hanno origine tutte le realtà esistenti. Unico è anche l'Unigenito, il Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale tutto fu creato. E unico è lo Spirito offerto in dono a tutti. In seno alla Trinità tutto è ordinato secondo le virtù proprie ad ogni persona: una è la potenza da cui tutto procede; una la generazione, per la quale tutto è stato fatto; uno il dono della perfetta speranza. Non si troverà nulla che manchi alla perfezione infinita della Trinità. Nel suo seno vi è l'infinita nell'eternità del Padre, la bellezza dell'immagine nel Figlio, il godimento del dono nello Spirito Santo.

In che modo Dio agisce in noi? Ascoltiamo le parole del Signore stesso: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portane il peso. E' bene per voi che io me ne vada; se me ne vada;se me ne vado,vi manderò il Consolatore. lo pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore. Egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future (Gv 16,12.7; 14,16‑17; 16,13‑14). Oltre a tante altre promesse, queste parole del Signore sono destinate a rivelarci sia la volontà del donatore, sia la natura e la funzione di colui che è donato. La nostra limitatezza non ci consente di conoscere ne il Padre ne il Figlio, e stentiamo a credere nell'incarnazione di Dio. Pero il dono dello Spirito Santo ci illumina e con la sua intercessione diventa il nostro alleato. Riceviamo il dono divino per conoscere. Al corpo umano i sensi sarebbero inutili se venissero meno i requisiti per il loro esercizio. Se non c'è luce o non è giorno, gli occhi non servono a nulla; gli orecchi in assenza di parole o dì suono non possono svolgere il loro compito; se non vi sono odori o profumi, le narici non servono a niente. Questo succede non perché venga loro a mancare la capacità naturale, ma perché la loro funzione è condizionata da fattori particolari. Lo stesso è per l'anima umana: senza il dono dello Spirito Santo, tramite la fede, ha si la capacita di intendere Dio, ma le manca la luce per conoscerlo. Il dono dello Spirito, che è in Cristo, è dato interamente a tutti. Resta ovunque a nostra disposizione e ci è concesso nella misura in cui vorremo accoglierlo. Dimorerà in noi nella misura in cui ciascuno vorrà disporsi ad ottenerlo. Questo dono resta con noi sino alla fine del mondo, è il conforto della nostra attesa, è il pegno della nostra speranza nei beni futuri, è la luce delle nostre menti, lo splendore delle nostre anime.

O Dio onnipotente, conserva puri, ti prego, questi principi della mia fede e fino al mio ultimo respiro da voce alla mia coscienza, perché mi mantenga sempre fedele a ciò che ho professato nel Simbolo della mia rigenerazioni quando sono stato battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Fa che io possa sempre adorare te, nostro vero Padre, insieme con il Figlio tuo. Concedimi di ottenere il tuo Santo Spirito, che procede da te attraverso il tuo Unigenito. Basta infatti alla mia fede il mio Signore Gesù Cristo, che dice: Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie (Gv 17,10). Egli, che sempre rimane Dio in te, da te e presso di te, è benedetto nei secoli eterni. Amen.

Augustinus
30-05-04, 08:48
Exegesis huius Evang. Opera ornala, Monsterolii, 1890, t. II, 342‑343.

Non vi è niente che inviti, attiri, provochi l'uomo quanto l'amore. Senti perciò che forza racchiudono le parole del Signore quando dice: Dio ha tanto amato il mondo (Per mondo qui va intesa l'intera cristianità). Non si poteva trovare espressione migliore per stimolarci, nulla sarebbe stato più efficace per far balzare la nostra risposta d'amore. Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo (Gv 3,14) sulla croce. Perché è necessario che tu sia innalzato, Signore? Perché tu non muoia e io possa salvarti con il mio sangue. Tu fosti ferito dal peccato e avvelenato dal serpente. Con la mia passione ti guarisco, perché sono stato trafitto a causa delle tue iniquità e schiacciato a motivo dei tuoi delitti. La tua salvezza o la tua perdizione non sono per me di poco rilievo: io non voglio la morte del peccatore, dal momento che Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.

Come dicevo, le parole del vangelo odierno hanno un'efficacia ineguagliabile per spingerci ad una risposta d'amore.
Non vedi che sollecitudine Dio ha per noi? Chi siamo per attirare la sua attenzione? Che cosa di buono o di utile Dio può sperare dall'uomo perché si ricordi di noi? Che ci guadagna salvandoci ?
O cosa perde se ci allontaniamo da lui? Che gli giova amarci? Proprio niente. Dio non ci ama per ricevere qualcosa da noi, ma lo fa per prodigarci i suoi doni, anzi addirittura se stesso. Tutti i suoi benefici sono motivati da una causa sola: egli ci ama! Soppesa che significhi essere amato da un Dio. Non è incredibile che egli si interessi di noi? Non è cosa stupenda, colma di grazia e di gloria, che il nostro Re si ricordi di noi? Che dovremo pensare di Dio, la cui carità è tale verso di noi che egli preferì consegnare il Figlio, il suo unico, alla morte, piuttosto che lasciarci in preda a tale morte? Dio è così generoso che non ci ama per sé, ma per il nostro proprio bene. La sua dilezione non mira a conquistare qualcosa per sé, ma a comunicarci il bene che è lui stesso.

Dio ha amato il mondo con una forza così travolgente che scelse la via più folle e temeraria: egli abbandonò alla morte il suo unico Figlio per liberare lo schiavo malvagio. La tenerezza che Dio ha per noi è immensa e puoi contemplarla secondo quattro angolature. Considera anzitutto chi sia colui che ti ama, scrutane la grandezza e l'infinità. Vedrai che fonte di gioia purissima sia essere amato da Dio e quale onore meraviglioso sia beneficiare della grazia dell'Onnipotente. Renditi poi conto dell'abisso che intercorre tra la grandezza del Dio amante e l'abiezione della creatura che egli predilige, questo essere vile, corrotto, indegno d'amore. Adesso fissa lo sguardo sul dono manifestato. E' il Figlio, il suo unigenito, che Dio ha dato per il mondo. Ammira infine che gerla di frutti riceviamo dall'amore fecondo di Dio. Qui scoppia ogni possibilità di misurazione. Dio non solo rimuove la nostra perdizione, ma ci procura la vita definitiva, l'eterna comunione con lui.

Augustinus
30-05-04, 08:51
In Jo. hom. XXVII, 2-3. In Genes. hom. XXXIV, 5-6. PG 59, 159-160. PG 53, 319-320

Con tali affermazioni Cristo intende dire: Non meravigliatevi che io debba essere innalzato sulla croce, perché voi otteniate la salvezza. È stato il Padre che ha deciso così; egli vi ha tanto amato da consegnare il suo Figlio in favore di schiavi, anzi di schiavi ingrati.

Eppure nessuno farebbe questo neppure per un amico, neppure per un giusto. È cosa rarissima, come dice Paolo: A stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto. L'Apostolo, che parlava ai credenti, si è dilungato su questo tema; Cristo invece, che si rivolge a Nicodemo, è stato più breve. Però ogni sua parola ha una forza estrema di espressione.

La frase: Dio ha tanto amato il mondo esprime la grandezza e l'intensità di tale amore. Enorme, anzi infinita era la distanza tra Dio e il mondo. Da un lato lui immortale, senza principio, l'infinitamente grande, senza limiti di sorta: dall'altro noi fatti di terra e di cenere, carichi di peccati innumerevoli, pronti in ogni tempo a offenderlo e ingrati: proprio costoro Dio ha amato.

Le parole che seguono sono altrettanto forti, perché sottolineano che Dio ci ha amato talmente da dare non un servo, neppure un angelo o un arcangelo, ma il suo Figlio unigenito. Nessun padre ha mai avuto tanto a cuore il proprio figlio quanto Dio ha avuto a cuore noi servi ingrati.

Come non sentirci sconvolti di fronte alla carità del Signore? Vergogniamoci di noi stessi davanti a un tale eccesso di amore. Per salvarci Dio non risparmia neppure il suo unico Figlio; noi invece ci mostriamo avari e restii a donare persino beni materiali, e ciò a nostro danno. Dio consegna per noi il suo Figlio Unigenito; noi non sappiamo estraniarci da ciò che abbiamo per riconoscenza verso di lui, anzi neanche in vista del nostro vantaggio.

Che perdono potrebbe meritare un tale comportamento? Se vedessimo che un uomo per salvarci affronta pericoli e morte, lo anteporremmo a chiunque; sì, ecco che lo annoveriamo tra gli amici più intimi, gli cediamo tutto ciò che è nostro, sostenendo che appartiene più a lui che a noi. E neppure così pensiamo di contraccambiarlo in modo degno di lui.

Nei confronti di Cristo, invece, non ci manteniamo neppure su questa linea di gratitudine. Egli ha dato la vita per noi, per noi ha versato il suo sangue prezioso, per noi, dico, che non siamo né buoni né riconoscenti. Invece, neppure in vista dei nostri veri interessi sappiamo privarci di qualche sostanza e lasciamo povero e derelitto colui che è morto per noi.

Nostro Signore fu crocifisso perché in cambio dell'attuale esistenza ottenessimo quella futura, o, meglio, perché con questa potessimo acquistare l'altra. La vita presente, se permaniamo in stato sveglio e attento, ci guida verso la felicità della vita eterna. Per poco che restiamo vigili, con l'occhio dello spirito desto, sapremo senza posa nutrire quaggiù il pensiero di tale felicità; daremo poco peso al presente per fissare il cuore sulla vita futura, seguendo gli insegnamenti di quel Beato che ci dice: Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.

Vedi che anima di fuoco ha Paolo, a quella altezza egli si libra? Che incendio l'amore di Dio ha acceso nel cuore dell'Apostolo! Questa vita io la vivo nella fede. Non crediate - egli ci ammonisce - che io mi dia da fare in vista dell'esistenza presente. Sebbene sia ancora rivestito di carne mortale e soggetto a tutte le necessità che ne derivano, vivo però nella fede, nella fede in Cristo. Incurante di tutto quello che è la realtà presente, tutta la trascuro: la mia mente, infatti, senza interruzioni è protesa verso di lui, il Cristo Gesù.

http://www.certosini.org/images/miniature/Pentecoste_lunedi.jpg

Augustinus
30-05-04, 08:53
(Lib. 3, 17, 1-3; SC 34, 302-306)

Il Signore concedendo ai discepoli il potere di far nascere gli uomini in Dio, diceva loro: «Andate, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19).
E' questo lo Spirito che, per mezzo dei profeti, il Signore promise di effondere negli ultimi tempi sui suoi servi e sulle sue serve, perché ricevessero il dono della profezia. Perciò esso discese anche sul Figlio di Dio, divenuto figlio dell'uomo, abituandosi con lui a dimorare nel genere umano, a riposare tra gli uomini e ad abitare nelle creature di Dio,
operando in essi la volontà del Padre e rinnovandoli dall'uomo vecchio alla novità di Cristo.
Luca narra che questo Spirito, dopo l'ascensione del Signore, venne sui discepoli nella Pentecoste con la volontà e il potere di introdurre tutte le nazioni alla vita e alla rivelazione del Nuovo Testamento. Sarebbero così diventate un mirabile coro per intonare l'inno di lode a Dio in perfetto accorto, perché lo Spirito Santo avrebbe annullato le distanze, eliminato le stonature e trasformano il consesso dei popoli in una primizia da offrire a Dio.
Perciò il Signore promise di mandare lui stesso il Paraclito per renderci graditi a Dio. Infatti come la farina non si amalgama in un'unica massa pastosa, né diventa un unico pane senza l'acqua, così neppure noi, moltitudine disunita, potevamo diventare un'unica Chiesa in Cristo Gesù senza l'«Acqua» che scende dal cielo. E come la terra arida se non riceve l'acqua non può dare frutti, così anche noi, semplice e nudo legno secco, non avremmo mai portato frutto di vita senza la «Pioggia» mandata liberamente dall'alto.
Il lavacro battesimale con l'azione dello Spirito Santo ci ha unificati tutti nell'anima e nel corpo in quell'unità che preserva dalla morte.
Lo Spirito di Dio discese sopra il Signore come Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di scienza e di pietà, Spirito del timore di Dio (cfr. Is 11, 2).
Il Signore poi a sua volta diede questo Spirito alla Chiesa, mandando dal cielo il Paraclito su tutta la terra, da dove, come disse egli stesso, il diavolo fu cacciato come folgore cadente (cfr. Lc 10, 18). Perciò è necessaria a noi la rugiada di Dio, perché non abbiamo a bruciare e a diventare infruttuosi e, là dove troviamo l'accusatore, possiamo avere anche l'avvocato.
Il Signore affida allo Spirito santo quell'uomo incappato nei ladri, cioè noi. Sente pietà di noi e ci fascia le ferite, e dà i due denari con l'immagine del re. Così imprimendo nel nostro spirito, per opera dello Spirito Santo, l'immagine e l'iscrizione del Padre e del Figlio, fa fruttificare in noi i talenti affidatici perché li restituiamo poi moltiplicati al Signore.

Augustinus
30-05-04, 09:04
http://www.hung-art.hu/kep/d/dorffmai/muvek/szentlel.jpg István Dorffmaister, Pentecoste, 1782, Hungarian National Gallery, Budapest

http://www.hung-art.hu/kep/m/mildorfe/muvek/szentlel.jpg Joseph Ignaz Mildorfer, Pentecoste, 1750 circa, Hungarian National Gallery, Budapest

http://www.wga.hu/art/d/duccio/buoninse/maesta/crown_v/cro_v_h.jpg Duccio di Buoninsegna, Pentecoste, 1308-11, Museo dell'Opera del Duomo, Siena

http://www.wga.hu/art/g/giotto/padova/3christ/scenes_4/chris23.jpg http://www.artchive.com/artchive/g/giotto/giotto_pentecost.jpg Giotto di Bondone, Pentecoste, 1304-06, Cappella Scrovegni, Cappella Arena, Padova

http://www.wga.hu/art/g/giotto/z_panel/3polypty/7penteco.jpg http://img514.imageshack.us/img514/9953/giottopentecost130010lr6.jpg Giotto di Bondone, Pentecoste, 1300-10, National Gallery, Londra

http://www.wga.hu/art/g/giotto/assisi/upper/new_test/01pentec.jpg Giotto di Bondone, Pentecoste, 1290 circa, Basilica superiore di S. Francesco, Assisi

Augustinus
30-05-04, 09:23
Veni, creátor Spíritus,
mentes tuórum vísita,
imple supérna grátia,
quæ tu creásti péctora.

Qui díceris Paráclitus,
donum Dei, Altíssimi,
fons vivus, ignis, cáritas,
et spiritális únctio.

Tu septifórmis múnere,
dextræ Dei tu dígitus,
tu rite promíssum Patris,
sermóne ditans gúttura.

Accénde lumen sénsibus:
infúnde amórem córdibus:
infírma nostri córporis
virtúte firmans pérpeti.

Hostem repéllas lóngius,
pacémque dones prótinus:
ductóre sic te prævio
vitémus omne nóxium.

Per te sciámus da Patrem,
noscámus atque Fílium,
te utriúsque Spíritum
credámus omni témpore.

Deo Patri sit gloria,
Et Filio, qui a mortuis
Surrexit, ac paraclito,
In sæculorum sæcula.
Amen.

* * * *

Per ascoltarlo, v. QUI (http://www.christusrex.org/www2/cantgreg/cantus/hy_veni_creator.mp3) e QUI (http://br-thomas-apostolat.de/Audio/isdn/gebetstreffen/cd1/01%20Veni%20Creator%20-%2001%20Veni%20Creator.mp3).
Attribuito a S. Rabano Mauro (http://www.santiebeati.it/dettaglio/91530) (776-856), abate di Fulda, è usato nei Vespri di Pentecoste, nei riti di dedicazione di una Chiesa, nel rito di Confermazione, nel conferimento dei Sacri Ordini e nelle occasioni in cui è solennemente invocato lo Spirito Santo. Un'indulgenza parziale è garantita ai fedeli che lo recitano. L'indulgenza plenaria è garantita se lo si recita il 1° gennaio o nella festa di Pentecoste.

http://www.musicasacra.com/images/veni_creator.gif

Augustinus
30-05-04, 09:32
Veni, Sancte Spiritus,
Et emitte coelitus
Lucis tuae rádium:
Veni, Pater páuperum,
Veni, Dator múnerum,
Veni, Lumen córdium.
Consolátor óptime,
Dulcis hospes ánimae,
Dulce refrigérium.
In labóre réquies,
In aestu tempéries,
In fletu solátium.
O lux beatissima,
Reple cordis intima
Tuótum fidélium.
Sine tuo númine,
Nihil est in hómine,
Nihil est innóxium.
Lava quod est sórdium:
Riga quod est áridum.
Sana quod est sáucium.
Flecte quod est rigidum:
Fove quod est frigidum:
Rege quod est dévium.
Da tuis fidélibus
In te confidéntibus
Sacrum septenárium.
Da virtútis méritum:
Da salútis éxitum:
Da perénne gáudium.
Amen.

*****
Conosciuto come la "Sequenza d'oro" è la Sequenza della Messa di pentecoste. L'inno è attribuito a tre diversi autori, Re Roberto II di Francia detto il Pio (970-1031), Papa Innocenzo III (1161-1216), e Stephen Langton (+ 1228), arcivescovo di Canterbury, di cui è verosimilmente l'autore.

Augustinus
30-05-04, 13:25
Dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 261-273

IL SANTO GIORNO DELLA PENTECOSTE

LA VENUTA DELLO SPIRITO SANTO

La grande giornata che compie l'opera divina sull'umanità, riluce finalmente sul mondo. "I giorni della Pentecoste, ci dice san Luca, sono compiuti" (At 2,1). Dopo la Pasqua noi abbiamo visto trascorrere sette settimane; ed ecco il giorno che ne segue e porta il numero misterioso di cinquanta. Oggi è la domenica consacrata dai ricordi della creazione della luce e della Risurrezione di Cristo; ora le dovrà essere imposto il suo ultimo carattere e riceverne "la pienezza di Dio".

La Pentecoste ebraica.

Già durante il regno delle figure il Signore marcò la gloria futura del cinquantesimo giorno. Israele aveva compiuto, sotto gli auspici dell'Agnello Pasquale, il suo passaggio attraverso le acque del mar Rosso. Sette settimane erano trascorse nel deserto che doveva condurre nella terra promessa, ed il giorno che le seguì, fu quello in cui si suggellò l'alleanza tra Dio e il suo popolo. La Pentecoste (il cinquantesimo giorno) fu segnata dalla promulgazione dei dieci comandamenti della Legge divina, e questo grande ricordo restò in Israele, insieme alla commemorazione annuale di tale avvenimento. Ma, come la Pasqua, la Pentecoste era profetica: vi doveva essere una seconda Pentecoste, per tutti i popoli, come vi fu una seconda Pasqua per il riscatto del genere umano. Al Figlio di Dio, vincitore della morte, la Pasqua con tutti i suoi trionfi; allo Spirito Santo la Pentecoste, che lo vede entrare come legislatore nel mondo, posto ormai sotto la sua legge.

La Pentecoste cristiana.

Ma quale differenza tra le due Pentecoste! La prima, sulle rocce selvagge dell'Arabia, in mezzo a fulmini e tuoni, ordinando una legge impressa su tavole di pietra; la seconda, a Gerusalemme, sulla quale la maledizione non è ancora piombata, perché, fino ad allora, ella possiede le primizie del nuovo popolo sul quale dovrà esercitarsi l'impero dello Spirito d'amore. In questa seconda Pentecoste, il Ciclo non si oscura, non si ode il fragore del fulmine; i cuori degli uomini non sono agghiacciati dallo spavento, come intorno al Sinai. Ma battono sotto l'impressione del pentimento e della riconoscenza. Un fuoco divino si è impadronito di essi, un fuoco che divamperà su tutta la terra. Gesù aveva detto: "Fuoco sono venuto a gettare sulla terra, e che desidero se non che divampi?" (Lc 12,49). L'ora è venuta, e Colui che, in Dio, è l'Amore, la fiamma eterna ed increata, discende dal Cielo per adempiere gli intenti misericordiosi dell'Emmanuele. In questo momento, in cui il raccoglimento domina il Cenacolo, Gerusalemme è piena di pellegrini, accorsi da tutte le regioni della gentilità, e qualche cosa di segreto si muove in fondo al cuore degli uomini. Sono Ebrei venuti per la festa di Pasqua e della Pentecoste, da tutti i luoghi dove Israele è andato a costruire le sue Sinagoghe. L'Asia, l'Africa, Roma stessa, hanno fornito il loro contingente. Confusi con Ebrei di razza pura, si scorgono anche dei pagani che un movimento di pietà ha portato ad abbracciare le legge di Mosè e le sue pratiche: li chiamano i Proseliti. Questa popolazione mobile, che dovrà disperdersi fra pochi giorni, e che si è riunita a Gerusalemme per il solo desiderio di compiere la legge, rappresenta, per la diversità delle lingue, la confusione di Babele; ma coloro che la compongono sono meno influenzati dall'orgoglio e dai pregiudizi di quanto lo siano gli abitanti della Giudea. Arrivati solamente ieri, essi non hanno conosciuto e ripudiato il Messia, come questi ultimi, né bestemmiato le sue opere che rendevano testimonianza di Lui. Se hanno gridato davanti a Pilato, insieme agli altri Ebrei, per domandare che il Giusto fosse crocifisso, è stato perché essi furono trascinati dall'ascendente dei sacerdoti e dei magistrati di quella Gerusalemme, verso la quale la loro pietà e la loro docilità alla legge li aveva condotti.

Il soffio dello Spirito Santo.

Ma è giunta l'ora; l'ora di Terza, l'ora predestinata da tutta l'eternità, ed ecco che si manifesta e si compie quel disegno che le Tre Divine Persone avevano concepito e deciso prima di tutti i tempi. Nello stesso modo che il Padre, sulla mezzanotte, mandò in questo mondo il proprio figlio, eternamente generato, per prendere carne nel seno di Maria, così il Padre e il Figlio, in questa ora di Terza, inviano sulla terra lo Spirito Santo, che procede da tutt'e due, per compiervi, sino alla fine del tempo, la missione di formare la Chiesa, Sposa e impero di Cristo, di assisterla, di mantenerla; di salvare e di santificare le anime.

Improvvisamente un vento violentissimo che viene dal Cielo, si fa sentire; sibila al di fuori e riempie il Cenacolo col suo soffio potente. All'esterno richiama intorno all'edificio che porta alla montagna di Sion una folla di abitanti di Gerusalemme e di stranieri; dentro, tutto scuote, solleva i centoventi discepoli del Salvatore e mostra che niente gli resiste. Gesù aveva detto di Lui: "Il vento spira dove vuole, e tu ne senti la voce" (Gv 3,8); potenza invisibile, che scava fino negli abissi nel profondo del mare, e lancia le onde fino alle nubi. D'ora in avanti, questo vento percorrerà la terra in tutti i sensi, e nulla potrà arrestarlo nel suo dominio.

Le lingue di fuoco.

Intanto la santa assemblea, che era assisa nell'estasi dell'attesa, ha conservato il medesimo atteggiamento. Passiva sotto la forza del divino Inviato, si abbandona a Lui, ma quel soffio non è stato che una preparazione per l'interno del Cenacolo, mentre è un richiamo per il di fuori. Improvvisamente una pioggia silenziosa si spande dentro all'edificio; pioggia di fuoco dice la Santa Chiesa, "che illumina senza bruciare, che splende senza consumare" [1]; delle falde accese, che avevano la forma di lingue, vengono a posarsi sulla testa di ciascuno dei centoventi Discepoli. È lo Spirito Divino che prende possesso dell'assemblea, in ciascuno dei suoi membri. La Chiesa non è più solamente in Maria; è pure nei centoventi Discepoli. Tutti appartengono adesso allo Spirito, che è disceso sopra di essi; il suo regno è cominciato, è dichiarato, e nuove conquiste si preparano.

Ma ammiriamo il simbolo sotto il quale si opera una tale rivoluzione. Colui che un giorno si mostrò nel Giordano, sotto la graziosa forma di colomba, appare oggi sotto quella del fuoco. Nella divina essenza, egli è amore; ora, l'amore non si trova completamente nella dolcezza e nella tenerezza; esso è ardente come il fuoco. Adesso, dunque, che il mondo è stato affidato allo Spirito Santo, bisogna che bruci; l'incendio non si arresterà più. E perché quella forma di lingue? perché la parola sarà il mezzo col quale si propagherà il divino incendio. I centoventi Discepoli non avranno che da parlare del Figlio di Dio fatto uomo e di tutti Redentore; dello Spirito Santo, che rinnova le anime; del Padre Celeste, che le ama e le adotta: la loro parola verrà accolta da un gran numero di persone. Tutti quelli che l'avranno accettata, saranno uniti in una medesima fede, e l'insieme che essi formeranno verrà chiamato Chiesa Cattolica, Universale, estesa in tutti i tempi ed in tutti i luoghi. Il Signore Gesù aveva detto: "Andate, insegnate a tutte le nazioni". Lo Spirito viene dal Cielo sulla terra, e la lingua farà risuonare questa parola, e l'amor di Dio e degli uomini che la ispirerà. Tale lingua e tale amore si sono arrestati su questi uomini e, coll'aiuto dello Spirito, essi lo trasmetteranno ad altri sino alla fine dei secoli.

Il dono delle lingue.

Un ostacolo, nondimeno, sembra elevarsi contro simile missione. Dopo Babele, i linguaggi dell'umanità si sono divisi, e la parola non circola più nello stesso modo tra un popolo e l'altro. Come dunque potrà essa essere lo strumento di conquista per tante nazioni, e riunire in una sola famiglia tante razze che si ignorano? Non temete: vi provvederà il potentissimo Spirito. Nella sacra ebbrezza che egli ispira ai centoventi Discepoli, ha loro conferito il dono di comprendere e di farsi capire essi stessi in tutte le lingue. Nell'istante medesimo, in un sublime trasporto, si provano a parlare tutti gli idiomi della terra, e la loro lingua, come l'orecchio, si presta, non solamente senza sforzo, ma con delizioso piacere, a questa pienezza della parola che ristabilirà la comunione degli uomini tra loro. Lo Spirito d'amore ha fatto cessare "in un momento" la separazione derivata da Babele, e l'iniziale fraternità riappare nell'unità del linguaggio. Come sei bella, o Chiesa Santa di Dio, resa sensibile da questo prodigio dello Spirito Divino, che agisce ormai senza limite! Tu ci riporti al magnifico spettacolo che ci offriva la terra, quando l'umano genere non parlava che una sola lingua. E questa meraviglia non si effettuerà solamente nel giorno della Pentecoste, né durerà soltanto quanto la vita di coloro nei quali essa si manifesta in questo momento. Dopo la predicazione degli Apostoli, la primitiva forma di questo prodigio si cancellerà a poco a poco, perché non sarà più necessaria; ma sino alla fine dei secoli, o Chiesa Santa, tu continuerai a parlare tutte le lingue; poiché non sarai confinata in un solo paese, ma abiterai in tutte le contrade del mondo. Ovunque, si sentirà predicare la medesima fede nella lingua di ogni popolo, e così, il miracolo della Pentecoste rinnovato e trasformato, ti accompagnerà sempre e resterà uno dei tuoi principali caratteri. È ciò che fa dire a sant'Agostino quelle ammirevoli parole mentre parlava ai fedeli: "La Chiesa diffusa tra le nazioni, parla tutte le lingue; che cos'è la Chiesa, se non il corpo del Cristo? In questo corpo, voi siete un membro. Essendo dunque membro d'un corpo che parla tutte le lingue, avete diritto di considerarvi come partecipe del medesimo dono" [2].

Durante i secoli di fede, la Santa Chiesa, unica sorgente di ogni vero progresso dell'umanità, aveva fatto ancora di più: era riuscita a riunire in una stessa forma di linguaggio i popoli che aveva conquistato. La lingua latina fu molto a lungo il vincolo del mondo civilizzato. Nonostante le distanze, le relazioni di popolo a popolo, le comunicazioni della scienza, gli affari stessi dei privati le erano affidati; l'uomo che parlava quella lingua in nessun luogo era forestiero, né in tutto l'occidente, né al di là di esso. L'eresia del XVI secolo emancipò le nazioni da questo beneficio come da tanti altri, e l'Europa, a lungo scissa, cerca, senza trovarlo, questo centro comune che solo la Chiesa e la sua lingua potevano offrirle. Ma ritorniamo al Cenacolo, le cui porte non si sono ancora aperte, e seguitiamo a contemplarvi le meraviglie del divino Spirito.

Maria nel cenacolo.

Per prima cosa i nostri occhi cercano rispettosamente Maria; Maria, più che mai "Piena di Grazia". Poteva sembrare che, dopo i doni immensi che le vennero prodigati nella sua Concezione Immacolata, dopo i tesori di santità che riversò in Lei la presenza del Verbo incarnato durante i nove mesi che ella lo ebbe nel suo seno, dopo gli aiuti speciali ricevuti per agire e soffrire in unione col suo Figliolo nell'opera della Redenzione, dopo i favori di cui Gesù la ricolmò in mezzo agli splendori della Risurrezione, il Cielo avesse esaurito la quantità di doni che aveva da dispensare sopra una semplice creatura, per quanto alta potesse essere nell'eterno disegno. Ma non è così. Una nuova missione s'inizia per Maria: in quest'ora la Santa Chiesa viene da Lei generata; da Maria nasce al mondo la Sposa del suo Figlio e nuovi doveri l'aspettano. Gesù è ormai asceso al Cielo ed ha lasciato Maria sulla terra, affinché prodigasse le sue cure materne a questo tenero frutto. Quanto è commovente, ma quanto anche gloriosa, questa infanzia della nostra amatissima Chiesa, accolta nelle braccia di Maria, nutrita da lei, sostenuta dal suo appoggio fin dai primi passi della sua carriera nel mondo! Occorre, dunque, un aumento della grazia a questa nuova Eva, alla vera "Madre dei viventi", per rispondere ad una tale missione: e per questo ella è il principale oggetto dei favori dello Spirito Santo.

Un giorno Egli la fecondò per divenire la madre del Figlio di Dio; in questo momento forma in lei la Madre dei Cristiani. "Un fiume con i suoi canali allieta la città di Dio" (Sal 45), come dice Davide; lo Spirito d'amore compie in questo momento l'oracolo del Redentore morente sulla Croce. Egli aveva detto, indicando l'uomo: "Donna, ecco il tuo Figlio"; e adesso l'ora è arrivata, e Maria ha ricevuto con meravigliosa pienezza questa grazia materna, che fin da oggi comincerà ad esercitare e che l'accompagnerà sino al suo trono di Regina, quando la Chiesa, essendo alfine rafforzata sufficientemente, potrà essere lasciata dalla sua celeste nutrice, che, dalla terra salirà al Cielo per cingere il diadema che l'aspetta.

Contempliamo la nuova bellezza che appare sui tratti di Colei in cui il Signore viene a dichiarare una seconda maternità: tale bellezza, oggi, è il capolavoro dello Spirito Santo. Maria brucia di un fuoco celeste; un amore nuovo si è acceso nel suo cuore; ella si dà tutta a quest'altra missione, per la quale è stata lasciata quaggiù. La grazia apostolica è discesa in Lei. La lingua di fuoco, che ha ricevuto, non parlerà per la pubblica predicazione; ma parlerà agli Apostoli, li dirigerà, li consolerà nella loro opera. Ella si esprimerà con altrettanta dolcezza che forza, all'orecchio dei fedeli che sentiranno l'attrattiva verso Colei nella quale il Signore ha suscitato ogni meraviglia. Quale latte generoso darà ai primi figli della Chiesa il vigore che li farà trionfare dagli assalti dell'inferno; e Stefano, formato da Lei, aprirà il nobile stuolo dei martiri.

Gli Apostoli.

Osserviamo adesso il Collegio Apostolico. Questi uomini che quaranta giorni di avvicinamento al Maestro risorto avevano risollevato, e che noi troviamo già così differenti da com'erano prima, cosa sono divenuti ora, dopo che li ha invasi lo Spirito Santo? Non sentite che si sono trasformati, che un ardore divino li trasporta e che tra poco si lanceranno alla conquista del mondo? Tutto ciò che il Maestro aveva annunciato si è adempiuto in essi; ed è veramente la Virtù dell'alto, che è discesa per armarli nella lotta. Dove sono andati quelli che tremavano di fronte ai nemici di Gesù, quelli che dubitavano della sua Risurrezione? La verità, che il Maestro ha loro insegnato, brilla ora agli occhi dell'intelligenza; tutto vedono, e tutto comprendono. Lo Spirito Santo ha loro infuso, in grado sublime, il dono della fede e il loro cuore brucia dal desiderio di diffonderla al più presto in tutto il mondo. Ben lungi, adesso, dall'aver timore, essi non aspirano che ad affrontare tutti i pericoli della predicazione, secondo quanto Gesù ha comandato di annunciare a tutte le nazioni il suo nome e la sua gloria.

I Discepoli.

In un piano inferiore ci appaiono i Discepoli, meno favoriti in questa visita che i dodici principi del Collegio Apostolico, ma penetrati dal medesimo fuoco; essi pure andranno alla conquista del mondo e fonderanno numerose Cristianità. Il gruppo delle pie donne non è stato meno sensibile che il resto dell'Assemblea, nella discesa di quel Dio che si è mostrato sotto l'emblema del fuoco. L'amore che le ritenne ai piedi della croce di Gesù e che le condusse, per prime, al Sepolcro nel mattino di Pasqua, si è acceso di nuovo ardore. La lingua di fuoco si è fermata sopra ciascuna ed esse pure saranno eloquenti nel parlare del Maestro agli Ebrei ed ai Gentili.

Gli Ebrei.

Intanto la folla degli Ebrei che aveva sentito il frastuono annunciante la venuta dello Spirito Santo, si è ammassata, numerosa, intorno al Cenacolo. Questo stesso Spirito, che ha agito nell'interno dell'edificio con tanta magnificenza, li spinge ad assediare quella casa che contiene tra le sue mura la Chiesa di Cristo, la cui nascita è avvenuta or ora. Risuona il clamore delle voci, e, ben presto, lo zelo apostolico non sopporta più di restare in quello stretto recinto. In un momento l'assemblea, seguendo l'ispirazione, si precipita alle porte del Cenacolo, e si mette in contatto con quella moltitudine avida di conoscere il nuovo prodigio operato, poco fa, dal Dio di Israele.

Ma, o meraviglia! la folla composta da persone di tutte le nazioni, che si aspettavano di sentir parlare dei Galilei, è presa improvvisamente dallo stupore. Quei Galilei non hanno fatto altro che annunciare l'avvenuto con parole confuse ed inarticolate, eppure ciascuno li ode parlare nella sua propria lingua. Il simbolo dell'unità appare in tutto il suo splendore. La Chiesa Cristiana è mostrata a tutti i popoli rappresentati da questa moltitudine. Essa sarà una; poiché le barriere che Dio, nella sua Giustizia, mise un tempo per isolare la nazioni, sono crollate poc'anzi. Ecco i messaggeri della fede di Cristo; sono pronti, partiranno, e la loro parola farà il giro della terra. Tuttavia, tra la folla, qualche uomo, insensibile al prodigio, si scandalizza dell'ebbrezza divina nella quale vede gli Apostoli: "Questi uomini, dicono, sono pieni di vino". È il linguaggio del razionalismo che vuole spiegare tutto con il linguaggio umano. E, nondimeno, questi Galilei, che ritengono ubriachi, prostreranno ai loro piedi il mondo intero, e comunicheranno l'ebbrezza di quello Spirito che è in loro, a tutte le razze del genere umano. I Santi Apostoli sentono che il momento è venuto; bisogna che la seconda Pentecoste sia proclamata in questo giorno, anniversario della prima. Ma in tale proclamazione della legge di misericordia e d'amore, che viene a rimpiazzare quella della giustizia e del timore, quale sarà il Mosè? L'Emmanuele, prima di salire al Cielo, l'aveva designato: Pietro, il fondamento della Chiesa. È ora che tutto questo popolo lo veda e lo ascolti; il gregge si sta per formare, ed il Pastore bisogna che si mostri. Ascoltiamo lo Spirito Santo che parlerà per mezzo del suo organo principale, in presenza della moltitudine rapita e silenziosa; ogni parola dell'apostolo, che non parla che in una sola lingua, è capita da ciascuno dei suoi ascoltatori, a qualunque paese della terra appartenga, e qualunque idioma esso usi. E basterebbe questo solo discorso a dimostrare la verità e la divinità della nuova legge.

Il discorso di san Pietro.

"Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate in Gerusalemme, vi sia noto questo, e gli orecchi s'aprano alle mie parole. Costoro non sono già ubriachi, come voi vi pensate; siamo appena alla terza ora del giorno! Questo che avviene è quel che fu predetto dal Profeta Gioele: 'E avverrà, dice il Signore, ch'io negli ultimi giorni spanderò del mio Spirito sopra ogni carne, e i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, e i vostri giovani avranno delle visioni, e i vostri vecchi avranno dei sogni. Sì, in quei giorni sui miei servi e sulle mie serve spanderò dello Spirito mio e profeteranno. E farò prodigi su in Cielo, e segni giù in terra, sangue e fuoco, e vapor di fumo. Il sole si cangerà in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il giorno grande e glorioso ,del Signore. E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvo'. Uomini d'Israele, ponete mente a queste parole: Gesù Nazareno, Uomo approvato da Dio con opere potenti e prodigi e segni, che Dio ha fatto per mezzo di Lui tra voi, come voi stessi ben sapete: quest'uomo che, conformemente al determinato consiglio e alla presenza di Dio, vi fu dato nelle mani, Voi l'avete confitto per mani d'iniqui; ma Dio l'ha risuscitato, avendo rotto gli angosciosi legami del sepolcro, perché non era possibile che egli ne fosse ritenuto. Ond'è che Davide dice di Lui: 'Sempre ho avuto il Signore davanti agli occhi; ecco, egli sta alla mia destra, affinché io stia fermo. Perciò il mio cuor si rallegra, e la mia lingua giubila; e anche il mio corpo riposerà sperando, poiché tu non lascerai l'anima mia in inferno, e non permetterai che il tuo Santo vegga la corruzione! Tu mi hai fatto conoscere le vie della vita; tu mi ricolmerai di gioia con la tua presenza! Uomini fratelli si può ben dirvi liberamente che il patriarca David morì e fu sepolto, tanto che la sua tomba è anche al dì d'oggi presso di noi. Ma egli essendo profeta e sapendo che Dio gli aveva promesso con giuramento che farebbe sedere uno della sua progenie sul suo trono, con tal previsione annunzio la risurrezione di Cristo, dicendo che egli non sarebbe stato lasciato nella morte e che il suo corpo non avrebbe veduto la corruzione. Questo Gesù lo ha risuscitato Iddio, e noi tutti ne siamo testimoni. Esaltato Egli dunque alla destra e ricevuta dal Padre la promessa dello Spirito Santo, ha diffuso quel che voi vedete e udite. Certo David non salì al Cielo; anzi egli dice: 'Ha detto il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, sino a che io non ponga i tuoi nemici sgabello ai tuoi piedi'. Sappia dunque certissimamente tutta la Casa d'Israele, che Dio ha fatto Signore e Cristo questo Gesù che Voi avete crocifisso" (At 2,14-36).

Così fu compiuta la promulgazione della nuova legge, per bocca del nuovo Mosè. Come avrebbero potuto gli ascoltatori non accogliere il dono inestimabile di questa seconda Pentecoste, che veniva a dissipare le ombre dell'antica ed a mettere in luce le divine realtà? Dio si rivelava, e, come sempre, lo faceva con dei miracoli. Pietro ricorda i prodigi di Gesù, di cui la Sinagoga non ha voluto tener conto, che rendevano testimonianza per Lui. Egli annuncia la discesa dello Spirito Santo, e quale prova vi unisce l'inaudito prodigio del dono delle lingue conferito ai presenti del Cenacolo e costatato da tutti gli ascoltatori.

Le prime conversioni.

Proseguendo la sua opera, lo Spirito Santo, che aleggiava su quella folla, feconda con la sua azione benedetta nei cuori predestinati. La fede nasce e si sviluppa improvvisamente nei Discepolo del Sinai, accorsi da ogni parte del mondo per una Pasqua e una Pentecoste ormai sterili. Pieni di timore e di dolore per aver domandato la morte del Giusto, di cui confessano la Risurrezione e l'Ascensione al Cielo, questi Ebrei di tutte le nazioni gridano a Pietro ed ai suoi compagni: "Fratelli, che dobbiamo fare?". Disposizione ammirevole per ricevere la fede! Il desiderio di credere e il fermo proposito di conformare le azioni alla fede. Pietro riprende il suo discorso: "Pentitevi, e che ciascuno di Voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, e avrete parte anche voi al dono dello Spirito Santo. La promessa è stata fatta per voi, per i vostri figli e per quelli che sono lontano ossia i gentili: in una parola per tutti quelli che chiama il Signore nostro Dio".

Ad ogni parola del nuovo Mosè, viene cancellata la Pentecoste giudaica, e quella Cristiana risplende di una luce sempre più meravigliosa. Il regno dello Spirito è inaugurato in Gerusalemme, di fronte a quel tempio condannato a crollar su se stesso. Pietro continua a parlare..., ma il libro degli Atti non ha raccolto che queste parole che risuonano come un ultimo richiamo di salvezza: "Salvatevi, figli di Israele, salvatevi da questa generazione perversa".

E infatti bisognava spezzare i vincoli con i propri cari, meritare, col sacrificio, i favori della nuova Pentecoste, passare dalla Sinagoga alla Chiesa. Molte lotte cominciarono nel cuore di quegli uomini; ma il trionfo dello Spirito Santo, in quel primo giorno, fu completo. Tremila persone si dichiararono discepoli di Gesù e furono, quel dì medesimo, segnate col suggello dell'adozione. O Chiesa del Dio vivente, come sono belli i tuoi progressi sotto il soffio del divino Spirito! In principio tu eri risieduta in Maria, l'Immacolata, piena di grazia e madre di Dio; il tuo secondo passo ti ha dato i centoventi Discepoli del Cenacolo; ed ecco che il terzo ti porta tremila eletti, i nostri antenati, che ben presto lasceranno Gerusalemme e porteranno nei paesi, da dove partirono, le primizie del nuovo popolo. Domani, al tempio, Pietro parlerà, e alla sua voce cinquemila persone si dichiareranno, a loro volta, discepoli di Gesù di Nazaret. Salve, dunque, o Chiesa, nobile ed ultima creazione dello Spirito Santo, società immortale, che militi qui in terra, mentre trionfi nei Cieli.

O Pentecoste, giorno sacro della nostra Nascita, tu inizi gloriosamente la, serie dei secoli che deve percorrere in questo mondo la Sposa dell'Emmanuele. Tu ci doni lo Spirito di Dio che viene a scrivere, non più sulla pietra, ma nei nostri cuori, la legge che governerà i Discepoli di Gesù. O Pentecoste, promulgata in Gerusalemme, ma che devi estendere i tuoi benefici anche a coloro "che sono lontani", ossia ai popoli della gentilità, tu vieni a compiere le speranze che ci fece intravedere il mistero dell'Epifania. I Magi venivano dall'Oriente, noi li seguimmo presso la culla del bambino Gesù, mentre sapevamo che sarebbe venuto il nostro turno. La tua grazia, o Spirito Santo, li aveva segretamente attirati a Betlemme; ma adesso, in questa Pentecoste che dichiara il tuo impero con tanta energia, ci chiami tutti; la stella è trasformata in lingue di fuoco, e la faccia della terra si rinnovella. Possano i nostri cuori conservare i doni che tu ci hai portato, quei doni che ci destinarono il Padre ed il Figlio, che ti inviarono a noi!

Il mistero della Pentecoste.

Non dobbiamo meravigliarci che la Chiesa abbia assegnato, nella Liturgia, un posto così privilegiato alla Pentecoste, quanto quello conferito alla stessa Pasqua, essendo l'importanza di questo mistero sì considerevole nell'economia del Cristianesimo. La Pasqua è il riscatto dell'uomo per mezzo della vittoria di Cristo: nella Pentecoste lo Spirito Santo prende possesso dell'uomo redento! L'Ascensione è il mistero intermedio. Da una parte essa da il completamento alla Pasqua, stabilendo l'Uomo-Dio vincitore della morte e capo dei fedeli, alla destra del Padre; dall'altra, determina la venuta dello Spirito Santo sulla terra.

Questa discesa non poteva aver luogo prima della glorificazione di Gesù, come ci dice san Giovanni (7, 39), e i Padri ce ne danno numerose ragioni che ci aiutano a comprendere. Bisognava che il Figlio di Dio, che col Padre è il principio della processione dello Spirito Santo nell'essenza divina, inviasse anche personalmente questo Spirito sulla terra. La missione esteriore di una delle divine persone non è che una successione ed una manifestazione della produzione misteriosa ed eterna che ha luogo in seno alla divinità. Così il Padre non è inviato ne dal Figlio ne dallo Spirito Santo, perché non è da essi prodotto. Il Figlio è stato mandato agli uomini dal Padre, essendo stato generato da Lui eternamente. Lo Spirito è inviato dal Padre e dal Figlio perché procede dall'uno e dall'altro. Ma perché la missione dello Spirito Santo si compisse in modo di dare maggior gloria al Figlio, era giusto che non avesse luogo soltanto dopo l'intronizzazione del Verbo incarnato alla destra del Padre, ed era, per la natura umana, sommamente glorioso che al momento di questa missione essa fosse indissolubilmente unita alla natura divina nella persona del Figlio di Dio, onde con ragione si potesse dire che l'Uomo-Dio ha inviato lo Spirito Santo sulla terra.

Questa augusta missione non doveva essere data allo Spirito che quando gli uomini avessero perduto la visione dell'umanità di Gesù. Come abbiamo detto, bisognava, d'ora in avanti, che gli occhi e i cuori dei fedeli, s'innalzassero verso il divino assente con un amore più puro e più spirituale. Ora, a chi apparteneva di portare agli uomini questo nuovo amore, se non al potentissimo Spirito che è il vincolo tra il Padre e il Figlio in un amore eterno? Questo Spirito che infiamma ed unisce, viene chiamato nella Sacra Scrittura il "Dono di Dio"; ed è oggi che il Padre e il Figlio ce lo inviano. Ricordiamoci le parole dell'Emmanuele alla donna di Samaria presso l'orlo del pozzo di Sichar: "Se tu conoscessi il dono di Dio" (Gv 4,10). Ma non era sceso ancora! non si manifestava ancora agli uomini che con parziali benefici. A partire da oggi, è un'effusione di fuoco che copre la terra: lo Spirito Santo anima tutto, agisce in ogni luogo. Noi conosciamo il dono di Dio; non abbiamo più che accettarlo, che offrirgli l'ingresso nei nostri cuori, come i tremila fedeli ascoltatori che furono presenti alla parola di Pietro. Ma osservate in quale momento dell'anno lo Spirito Santo viene a prendere possesso del suo dominio. Abbiamo visto il Sole della giustizia elevarsi timidamente in mezzo alle ombre del solstizio d'inverno, e salire con una corsa lenta fino al suo Zenit. In un sublime contrasto, lo Spirito del Padre e del Figlio ha voluto altre armonie. Egli è fuoco, fuoco che consuma! (Dt 4,24). Ed appare sul mondo nel momento in cui il sole brilla in tutto il suo splendore, in cui questo astro contempla la terra coperta di fiori e di frutti nascenti che carezza con i suoi raggi. Accogliamo nello stesso modo il calore vivificante del divino Spirito, e chiediamogli che non diminuisca più in noi. In questo momento dell'Anno Liturgico, per mezzo del Verbo Incarnato, siamo in pieno possesso della verità! Vegliamo a mantenere fedelmente in noi quell'amore che lo Spirito Santo è venuto, a sua volta, a portarci.

La Liturgia della Pentecoste.

Fondata su un passato di quattromila anni, durante l'epoca delle figure, la Pentecoste cristiana, la vera quinquagenaria, è nel numero delle feste istituite dagli stessi Apostoli. Abbiamo visto che anticamente essa divise con la Pasqua l'onore di condurre i catecumeni al sacro fonte, riconducendoli poi neofiti e rigenerati. La sua Ottava, come quella di Pasqua, non sorpassa il sabato, per una ragione identica all'altra. Il battesimo si conferiva nella notte tra il sabato e la Domenica, e per i neofiti la solennità della Pentecoste s'iniziava al momento stesso del loro battesimo. Come era avvenuto a Pasqua, essi rivestivano allora la veste bianca, deponendola il sabato seguente che era contato come l'ottavo giorno.

Il medio evo dette alla festa di Pentecoste il grazioso nome di Pasqua delle rose: noi abbiamo già visto quello della Domenica delle rose imposto nei medesimi secoli di fede alla domenica dopo l'Ascensione. Il colore vermiglio della rosa ed il suo profumo rammentavano ai nostri padri le lingue ardenti che discesero nel Cenacolo su ciascuno dei centoventi discepoli, come fossero stati i petali sfogliati della rosa divina, che spandessero l'amore e la pienezza della grazia sulla Chiesa nascente. La Liturgia è entrata nella stessa idea, scegliendo, per il Santo Sacrificio, il colore rosso durante tutta l'Ottava. Durando di Mende, nel suo Razionale, così prezioso per gli usi liturgici nel medio evo, c'insegna che nel tredicesimo secolo nelle nostre Chiese, alla Messa della Pentecoste, si liberavano alcune colombe che volteggiavano al di sopra dei fedeli, a ricordo della prima manifestazione dello Spirito Santo sul Giordano; e che, dalla volta, si buttavano giù dei battuffoli di stoppa infiammata, e dei fiori, a ricordo della seconda nel Cenacolo.

A Roma la Stazione si tiene nella Basilica di S. Pietro. Era giusto che si rendesse omaggio in questo giorno al principe degli Apostoli, la cui eloquenza, ispirata dallo Spirito Santo, conquistò alla Chiesa quei tremila Cristiani di cui noi siamo i discendenti.

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NOTE

[1] Responsorio del giovedì della Pentecoste.

[2] XXII Trattato su san Giovanni.

http://img89.imageshack.us/img89/7726/caugqq5d6zc.jpg Fray Juan Bautista Maíno, Pentecoste, Museo del Prado, Madrid

http://www.veritas.com.hr/slike/3slavno.jpg

Augustinus
14-05-05, 17:43
In rilievo

Augustinus :) :) :)

Augustinus
14-05-05, 18:02
http://www.fatheralexander.org/graphics/pentecost.jpg

Augustinus
14-05-05, 18:04
http://catholic-resources.org/Dore/Acts02a.jpg Gustave Doré, Pentecoste

http://img194.echo.cx/img194/8620/titian169sj.jpg http://img526.imageshack.us/img526/1733/pentecost1st3.jpg Tiziano, Pentecoste, 1541, Chiesa di Santa Maria della Salute, Venezia

Augustinus
14-05-05, 18:32
http://img194.echo.cx/img194/6973/fuhrichjosephrittervondertrium.jpg Joseph Ritter Von Führich, Der Triumph Christi (Il trionfo di Cristo), XIX sec., Collezione privata. Cristo e la Vergine che lo contempla sono trainati su un carro dai simboli dei Quattro Evangelisti e dai Quattro Dottori della Chiesa Occidentale

http://img13.echo.cx/img13/4001/jordaensjacobthefourfathersoft.jpg Jacob Jordaens, I quattro Padri della Chiesa Latina, XVII sec., Collezione privata

Augustinus
15-05-05, 10:39
Libro VII, Cap. V, §§ 58-72

CAPITOLO 5

La discesa dello Spirito Santo sopra gli apostoli e gli altri discepoli. Maria santissima ne ebbe la visione intuitiva. Gli altri eventi imperscrutabili che accaddero in quel giorno.

58. Nel cenacolo, i dodici apostoli e gli altri discepoli perseveravano lieti aspettando l'adempimento della promessa del Signore, confermata dalla grande Regina del cielo lì presente, di mandare lo Spirito consolatore che avrebbe insegnato e chiarificato loro quanto avevano ascoltato dal Maestro. Saldamente uniti nella carità, in quei giorni nessuno ebbe pensieri, sentimenti o gesti in contrasto con gli altri: erano tutti un cuor solo ed un'anima sola nel giudicare e nell'operare. Tra questi nuovi figli della Chiesa non si manifestò un minimo principio o segno di discordia, neppure quando ebbe luogo l'elezione di san Mattia. In occasioni simili la diversità dei pareri può muovere la volontà in modo da creare dissapori anche tra persone in grande armonia, perché ciascuno è intento a seguire il proprio punto di vista e non ad accogliere l'opinione altrui. In quella santa riunione invece non si infiltrò divisione, poiché i presenti furono corroborati dalla preghiera, dal digiuno e dall'attesa concorde della visita dello Spirito Santo, il quale non dimora nei cuori in conflitto. Per conoscere quanto la comunione che li animava fosse forte e potente, tale non solo da renderli idonei a ricevere il Paraclito, ma anche da vincere e mettere in fuga i demoni, avverto che questi ultimi dall'inferno, dove stavano sprofondati fin dal momento della morte di Gesù, si sentirono colpiti da una nuova oppressione e furono presi da terrore per le virtù di coloro che erano nel cenacolo. Essi ignoravano di che cosa si trattasse, ma comprendevano che era lì la fonte della forza sconosciuta che li abbatteva. Intuivano che il loro impero stava per andare in rovina proprio a causa di ciò che i discepoli di Cristo cominciavano ad operare nel mondo con la parola e con l'esempio.

59. La Regina degli angeli, piena di scienza e di grazia, conobbe il momento preciso stabilito dalla divina volontà per inviare lo Spirito Santo sopra il collegio apostolico. Mentre stavano per compiersi i giorni della Pentecoste, cioè i cinquanta giorni dopo la risurrezione del Redentore nostro, la beatissima Madre vide che, in cielo, l'umanità della persona del Verbo presentava all'eterno Padre la promessa che il medesimo Salvatore aveva fatta ai suoi apostoli mentre era nel mondo. Vide inoltre che era imminente il tempo fissato dalla sua infinita sapienza per ricolmare di questa grazia la Chiesa, radicandola nella fede obbediente alla parola annunciata da suo Figlio ed elargendole i doni che egli le aveva ottenuto. Cristo ricordò i meriti da lui acquistati nella carne mortale con la sua santissima vita, passione e morte, e le sue opere in favore degli uomini, dei quali era mediatore, avvocato, intercessore al cospetto dell'Altissimo; tra di essi, inoltre, viveva la sua dolcissima Madre, in cui le divine Persone si compiacevano. Sua Maestà chiese che il Consolatore scendesse nel mondo visibilmente, oltre che in forma invisibile attraverso la grazia, poiché ciò era conveniente per onorare la legge del Vangelo agli occhi di tutti, per confortare ed incoraggiare ancor più gli apostoli e quanti dovevano predicare la parola di Dio, per infondere terrore nei nemici di Cristo che durante la sua vita nel tempo lo avevano perseguitato e disprezzato sino alla morte di croce.

60. La Vergine santissima, quale pietosa madre dei fedeli, accompagnò dalla terra questa richiesta presentata in cielo dal nostro Salvatore. Stando umilmente prostrata in forma di croce, conobbe che la beatissima Trinità accettava tale preghiera; per attuarla - a nostro modo di intendere - le due Persone del Padre e del Figlio, principio dal quale lo Spirito Santo procede e a cui se ne attribuisce l'invio, ordinavano alla terza Persona la missione attiva. Maria vide inoltre che la terza Persona, lo Spirito Santo, accettava la missione passiva e acconsentiva a venire nel mondo. Quantunque tutte le Persone divine e le loro operazioni esprimano una medesima volontà infinita ed eterna, senza differenza alcuna, tuttavia le facoltà, che in tutte e tre le Persone sono indivise ed uguali, hanno in una Persona alcune operazioni "ad intra" che non hanno in un'altra: così, l'intelletto genera nel Padre e non nel Figlio, perché questi è generato; la volontà spira nel Padre e nel Figlio e non nello Spirito Santo, il quale è spirato. Per questa ragione si attribuisce al Padre e al Figlio, come a principio attivo, l'invio "ad extra" dello Spirito Santo, al quale viene attribuito l'essere inviato in modo passivo.

61. In seguito a tali richieste, il giorno di Pentecoste, di buon mattino, sua Altezza esortò gli apostoli, gli altri discepoli e le donne - in tutto centoventi persone – ad invocare l'Onnipotente più fervidamente e a ravvivare la speranza, poiché ben presto sarebbero stati visitati dall'alto. Mentre stavano pregando con la celeste Signora, all'ora terza si sentì nell'aria un fragore di tuono ed un vento impetuoso accompagnato da un grande splendore, come di baleno e di fiamma, che riempì di luce il cenacolo; e sopra coloro che erano riuniti si diffuse il Fuoco divino. Comparvero sul capo di ognuno alcune lingue dello stesso fuoco, nel quale veniva lo Spirito Santo, colmando tutti e ciascuno di doni sublimi, con effetti assai diversi, nel cenacolo e in Gerusalemme, a seconda dei soggetti.

62. Solo chi abita nei cieli potette ammirare ciò che accadde in Maria: la nostra capacità è troppo inferiore per riuscire ad intenderlo e spiegarlo. La gran Regina fu elevata e trasformata in Dio: vide la terza divina Persona chiaramente e per intuizione; godette della visione beatifica, anche se in modo transeunte, e ricevette più doni dello Spirito lei sola di tutti i santi considerati insieme. In quel lasso di tempo ebbe una gloria superiore a quella degli angeli e dei beati. Dette lode e rese grazie al Signore più di quanto tutti coloro che vivono in paradiso non facciano per aver egli mandato il Paraclito sulla santa Chiesa ed essersi così obbligato ad inviarlo ad essa molte altre volte, governandola e assistendola per suo mezzo fino alla fine dei secoli. In questa occasione, la beatissima Trinità gradì le opere della Vergine e se ne compiacque al punto da trovarvi pieno compenso per la grazia effusa sul mondo. E non solo: l'Altissimo si considerò come costretto a elargire tale beneficio a motivo della presenza sulla terra di questa singolare creatura che il Padre considerava come figlia, il Figlio come madre, lo Spirito Santo come sposa, e che pertanto - a nostro modo di intendere - doveva visitare e arricchire dopo averla innalzata a una dignità tanto sublime. Nella degna e felice sposa furono rinnovati tutti i carismi del Consolatore, con nuove operazioni che noi non siamo in grado di comprendere.

63. Anche gli apostoli, come dice san Luca, furono riempiti del Fuoco divino che accrebbe in loro in sommo grado la grazia giustificante, nella quale essi soli furono confermati così da non poterla più perdere. Vennero loro infuse rispettivamente, in misura appropriata, le caratteristiche specifiche dei sette doni: sapienza, intelletto, scienza, pietà, consiglio, fortezza e timore. I Dodici conservarono questa elezione rigeneratrice dovuta a tale grande, meraviglioso ed inusitato beneficio, affinché fossero ministri idonei della nuova alleanza e fondatori della comunità cristiana. Difatti ricevettero una forza divina che li orientava in modo efficace e soave all'eroicità nelle virtù e nella santità, come pure li animava a pregare ed agire con prontezza e facilità quando affrontavano imprese ardue e difficili, e ciò non con tristezza o sotto l'impulso della necessità, ma con gioia e letizia.

64. I medesimi effetti furono operati anche negli altri discepoli presenti nel cenacolo, sui quali discese lo Spirito Santo; tuttavia costoro non furono confermati in grazia come gli apostoli, ma ebbero i doni con maggiore o minore abbondanza in base alla disposizione dei singoli e in vista dei diversi ministeri ecclesiali che sarebbero stati loro affidati. Anche tra i Dodici ci fu una proporzione: san Pietro e san Giovanni, infatti, a motivo degli alti uffici che assunsero - l'uno di governare la Chiesa come capo, l'altro di assistere e servire la sua Regina e signora del cielo e della terra - si distinsero in modo particolare nel ricevere queste grazie. La sacra Scrittura afferma che il Soffio divino riempì tutta la casa, non solo a motivo del dono in essa ricevuto dai discepoli ivi felicemente riuniti, ma perché l'edificio stesso fu inondato di luce ammirabile e di splendore. Una tale abbondanza di meraviglie e di prodigi traboccò fuori del cenacolo e si comunicò agli abitanti di Gerusalemme, producendo vari e diversi effetti. Tutti quelli che, mossi da qualche sentimento di pietà, avevano interiormente condiviso la sofferenza del nostro Redentore durante la sua passione e morte, dolendosi per i suoi acerbi tormenti e provando riverenza verso la sua persona, furono illuminati interiormente dalla grazia, la quale li dispose ad accettare in seguito la dottrina predicata dagli apostoli. Tra coloro che si convertirono in seguito al primo discorso di san Pietro vi furono molti di questi, i quali così ottennero gran frutto dalla compassione provata per la morte di Gesù. Ugualmente ad altri giusti, che si trovavano in Gerusalemme fuori del cenacolo, fu donata una grande consolazione interiore, grazie alla quale il cuore di ciascuno divenne disponibile a tal punto da permettere allo Spirito Santo di operarvi nuovi prodigi.

65. In seguito all'effusione del Paraclito, in questo giorno nella città si verificarono altri fenomeni straordinari, contrari ai precedenti ma non meno portentosi, anche se più nascosti; ad esempio, il fragore di tuono e i lampi, che accompagnarono la venuta dello Spirito, turbarono e intimorirono gli abitanti di Gerusalemme che erano nemici del Signore, ognuno nella misura della propria malevolenza e perfidia. Gli artefici della morte del nostro Salvatore, distintisi per cattiveria e crudeltà, subirono una punizione del tutto singolare: caddero in terra picchiando la testa e vi rimasero tre ore. Coloro che avevano flagellato sua Maestà morirono immediatamente affogati nel proprio sangue che, per la forte pressione del vento, era fuoriuscito dai vasi sanguigni fino a soffocarli; con ciò pagarono il fio per quel sangue che con tanta malvagità avevano sparso. Il temerario che aveva schiaffeggiato Gesù non solo morì repentinamente, ma fu cacciato all'inferno in anima e corpo. Altri giudei, pur non morendo, furono puniti con atroci sofferenze e con alcune orribili infermità che, insieme alla colpa volontariamente addossatasi per l'uccisione del Redentore, si sono trasmesse ai loro discendenti, i quali ancor oggi ne sono resi impuri e deformi. Questo fatto ebbe notevole risonanza in Gerusalemme, benché i sommi sacerdoti e i farisei facessero di tutto per nasconderlo, come già avevano fatto riguardo alla risurrezione di Cristo. Dal momento che non si trattava di un avvenimento molto importante, però, gli apostoli e gli evangelisti non ne scrissero e fu subito dimenticato, a motivo del subbuglio che si era creato tra i numerosi abitanti.

66. Il castigo raggiunse anche l'inferno, dove i demoni per tre giorni provarono un disorientamento e un'oppressione mai avvertiti prima, così come i giudei erano rimasti stesi al suolo per tre ore. Durante quei giorni, Lucifero e i suoi diavoli emisero urla fortissime, per cui i dannati furono presi da uno strazio e da un abbattimento indescrivibili, che li gettarono in una dolorosa confusione. Oh, Spirito ineffabile ed onnipotente! La santa Chiesa ti chiama "dito di Dio" perché procedi dal Padre e dal Figlio, come il dito dal braccio e dal corpo. In questa occasione ho compreso chiaramente che partecipi dello stesso potere infinito del Padre e del Figlio. Per la tua presenza regale, cielo e terra si mossero nel medesimo istante, con esiti assai diversificati in tutti i loro abitanti, molto simili però a quelli del giorno del giudizio. Ricolmasti i santi e i giusti della tua grazia, dei tuoi doni e delle tue consolazioni inesprimibili, mentre punisti gli empi e i superbi riempiendoli di angoscia. In ciò riconosco veramente adempiuta la parola da te pronunciata per bocca di Davide, cioè che tu sei il Dio delle vendette e che liberamente operi dando la degna ricompensa ai malvagi, affinché non si glorino della loro malizia, né pensino che non puoi vederli e scrutare il loro cuore per riprenderli e castigarli.

67. Intendano, dunque, gli sciocchi del mondo e sappiano gli stolti della terra che l'Altissimo conosce i vani pensieri degli uomini e che, se con i fedeli è generoso e soave, con gli empi, al contrario, è rigoroso e giusto. La terza divina Persona in questa circostanza doveva mostrare l'uno e l'altro aspetto, dal momento che procedeva dal Verbo incarnatosi per amore degli uomini e morto per redimerli patendo offese e tormenti innumerevoli senza aprire bocca o contraccambiare le umiliazioni e le ingiurie. Era giusto, dunque, che lo Spirito, venendo nel mondo, assumesse la difesa dell'Unigenito del Padre. I nemici del Signore non furono tutti puniti, ma il castigo dei più empi rimase di esempio per gli altri che lo avevano disprezzato con perfidia: se costoro non si fossero arresi alla verità facendo penitenza, approfittando del tempo che veniva loro concesso, avrebbero subito una punizione simile. Al contrario, era conforme a giustizia che venissero premiati e resi idonei al ministero di impiantare la Chiesa e diffondere la buona novella quei pochi che avevano accolto il Salvatore, lo avevano ascoltato e seguito riconoscendolo Messia, e che avrebbero dovuto predicare la sua dottrina. Alla divina Madre, poi, la visita del Paraclito in un certo senso era dovuta. Come disse l'Apostolo, l'uomo che - conforme all'insegnameno di Mosè - lascia il padre e la madre per unirsi con la sposa è sacramento di Cristo, il quale venne dal seno del Padre per unirsi alla Chiesa sua sposa nell'umanità ricevuta da Maria. Analogamente, lo Spirito Santo doveva scendere per stare con la Vergine, che non è meno sposa sua di quanto la Chiesa lo sia di Cristo, e che egli non amava meno di quanto il Verbo incarnato ami la Chiesa.

Insegnamento della Regina del cielo

68. Figlia mia, i cristiani sono poco attenti e grati all'Altissimo per il beneficio loro elargito con l'invio dello Spirito Santo. Fu tanto grande l'amore con cui il Padre volle attirarli a sé che, per renderli partecipi della sua perfezione, mandò prima il Figlio, la sapienza, quale redentore e maestro degli uomini, poi lo Spirito Santo, cioè il suo stesso amore, affinché i credenti venissero arrichiti di questi attributi in proporzione alla propria capacità interiore. Benché la prima volta il Soffio divino fosse effuso solo sugli apostoli e sugli altri che stavano con loro, ciò fu pegno e testimonianza dei carismi e delle grazie che in seguito tutti i seguaci di Cristo, figli della luce e del Vangelo, avrebbero ricevuto se fossero stati disponibili. Venne dunque il Consolatore, in forma e con effetti visibili, sopra quei credenti che veramente erano servi fedeli, umili, sinceri, puri di cuore, pronti ad accoglierlo. Anche oggi egli viene in molte anime giuste, sebbene non con segni così appariscenti, poiché non è più necessario né opportuno. Tuttavia la qualità della sua azione è la stessa e penetra in ciascuno nella misura della sua docilità.

69. Felice è l'anima che brama e sospira di partecipare di questo munifico Fuoco divino che accende, illumina e consuma quanto trova in lei di terreno e carnale; dopo averla purificata, la eleva ad una nuova condizione mediante l'unione con Dio stesso. Tale felicità, figlia mia, io desidero per te da vera ed amorevole madre e, affinché tu la consegua in pienezza, ti esorto nuovamente a preparare il cuore, impegnandoti a conservarlo in una inalterabile tranquillità qualunque cosa ti accada. La divina clemenza vuole porti in alto, in una dimora eccelsa e sicura, dove abbiano fine le tempeste del tuo spirito e non giungano le forze nemiche del mondo e dell'inferno, dove l'Altissimo riposi nella tua quiete e trovi in te un'abitazione e un tempio degni della sua gloria. Non mancheranno assalti e tentazioni, che il demonio escogiterà con somma astuzia: tu sii pronta e accorta, affinché nella tua anima non vi sia turbamento né inquietudine. Custodisci interiormente il tuo tesoro e godi le delizie del Signore, i dolci frutti del suo casto amore e della sua sapienza, dal momento che proprio in questo egli ti ha eletta ed esaltata tra molte generazioni, aprendo generosamente la sua mano verso di te.

70. Considera dunque la tua vocazione: sta' sicura che l'Onnipotente ti offre di nuovo la partecipazione e la comunicazione dello Spirito e dei suoi doni. Sappi però che quando egli li concede non coarta la libertà, perché lascia sempre in potere di chi li riceve la possibilità di volgersi, a proprio arbitrio, al bene o al male; perciò, confidando nella grazia, conviene che tu decida di imitarmi in tutto, non ostacolando l'opera del Consolatore. Per farti intendere meglio questa dottrina, ti insegnerò come trarre profitto dai sette doni.

71. Il primo, cioè la "sapienza", ti fa conoscere e gustare le cose divine, affinché il tuo cuore sia riscaldato con l'amore che ti deve animare per esse, ricercando attivamente in ogni cosa buona ciò che è più accetto al Signore. Collabora con questa mozione e abbandonati interamente al beneplacito divino, disprezzando quello che può esserti di impedimento, per quanto possa sembrare amabile alla volontà e desiderabile ai sensi. In questo ti aiuta il secondo dono, l`intelletto, dandoti una luce speciale per penetrare profondamente l'oggetto rappresentato all'intelligenza. Da parte tua, devi cooperare distogliendoti dalle false notizie che il demonio ti presenta, direttamente o per mezzo di altre creature, al fine di distrarre la mente. In realtà, ciò procura grande imbarazzo all'intelletto umano, perché si tratta di due intelligenze incompatibili e la scarsa capacità umana, divisa tra molti oggetti, pone in ciascuno di essi minor attenzione di quella che vi metterebbe se si occupasse di uno solo. Si fa allora esperienza della verità proclamata nel Vangelo: Nessuno può servire a due padroni. Quando l'anima tutta intenta al bene lo comprende, allora le è necessaria la "fortezza", il terzo dono, per eseguire risolutamente quello che all'intelletto è stato manifestato come migliore e più gradito a Dio. Le difficoltà e gli ostacoli che incontrerà saranno vinti con tenacia ed essa si esporrà a qualunque sofferenza, pur di non privarsi dello splendido tesoro che ha scoperto.

72. Molte volte succede che, per l'ignoranza e i dubbi insiti nella natura umana e per il sopraggiungere della tentazione, la creatura non riesca a capire il fine e le conseguenze della verità divina conosciuta. Mentre aspira al meglio, ella resta confusa tra le diverse possibilità presentatele dalla prudenza della carne. In tal caso, le occorre il dono della "scienza", il quarto, che illumina opportunamente per distinguere le cose buone dalle altre, per imparare ciò che è sicuro ed anche per comunicarlo, se necessario. A questo, segue il dono della "pietà", il quinto, che con forte dolcezza orienta l'anima verso quello che veramente piace al Signore e le è di vantaggio spirituale, affinché compia il bene solo per motivazioni virtuose e non sotto l'impulso di qualche passione naturale. Inoltre, perché si governi in tutto con singolare prudenza, occorre il sesto dono, il "consiglio", che dirige la ragione ad agire con accortezza e audacia, dando con discrezione suggerimenti riguardo a sé e al prossimo, scegliendo i mezzi consoni al raggiungimento di obiettivi onesti e degni di un seguace di Cristo. L'ultimo dei doni, il "timore", custodisce tutti gli altri e predispone il cuore a fuggire e a tenersi lontano da ogni cosa imperfetta, pericolosa, in contrasto con la santità dell'anima per la quale costruisce come un muro di difesa. Bisogna divenire pienamente consapevoli della materia e della modalità proprie dell'azione del santo timore, perché la creatura non ecceda in esso temendo senza fondamento, come tante volte ti è successo per l'astuzia del diavolo, il quale ha inoculato in te la paura disordinata perfino dei benefici di Dio. Il mio insegnamento ti renderà prudente nel mettere a frutto i doni dell'Altissimo e nel porti di fronte ad essi. Tieni presente che la scienza del temere è proprio l'effetto dei favori concessi dall'Onnipotente: egli la comunica all'anima con dolcezza e pace affinché sappia stimare ed apprezzare le sue grazie, che non sono di breve durata se provengono dalla mano dell'eterno Padre. In tal modo il timore non le impedirà di rendersi conto del beneficio divino, ma anzi la indirizzerà ad essere grata al Signore con tutte le forze e ad umiliarsi fino alla polvere. Conoscendo tali verità senza inganno e lasciando la vigliaccheria del timore servile, ti resterà il timore filiale, con il quale, quasi fosse la tua stella polare, navigherai sicura in questa valle di lacrime.

Augustinus
15-05-05, 10:47
Libro VII, Cap. VI, §§ 73-95

CAPITOLO 6

Si narra come gli apostoli uscirono a predicare alla moltitudine accorsa al cenacolo e cominciarono a parlare in varie lingue, convertendo circa tremila persone, nonché ciò che in tale occasione operò Maria santissima.

73. Di fronte ai segni tanto manifesti che accompagnarono la discesa del Paràclito, ci fu agitazione in tutta Gerusalemme per la meraviglia davanti a un evento così straordinario e, appena si fu sparsa la notizia di quanto si era osservato sul cenacolo, la folla si radunò per informarsi dell'accaduto. In quel giorno si celebrava una delle feste degli ebrei e, sia per questo motivo sia per una speciale decisione celeste, c'erano numerosi forestieri e stranieri di tutte le nazioni, ai quali l'Altissimo voleva rivelare quel prodigio e l'inizio dell'annuncio della legge evangelica, che il Verbo incarnato, nostro maestro, aveva disposto per la salvezza dell'umanità.

74. Gli apostoli, che con la pienezza dei doni dello Spirito Santo erano infiammati di carità, sapendo che la città accorreva alle porte della casa dove si trovavano domandarono licenza alla loro Regina di uscire a predicare, perché tanta grazia non poteva rimanere oziosa nemmeno per un istante senza ridondare a beneficio delle anime e a nuova gloria del suo Autore. Apparsi dinanzi alla moltitudine, incominciarono a proclamare i misteri della fede e della vita eterna con inaspettato coraggio e con parole simili a raggi di luce e di fuoco, che penetravano gli ascoltatori, i quali restarono tutti sorpresi e come attoniti poiché sino ad allora erano stati timidi e ritirati. Questi si guardavano e si dicevano gli uni gli altri: «Cos'è ciò che vediamo? Costoro non sono forse tutti galilei? Come dunque li sentiamo ciascuno esprimersi nella nostra lingua nativa? Siamo giudei e proseliti, romani, latini, greci, cretesi, arabi, parti, medi e di ogni regione del mondo, e tutti li intendiamo. Oh, grandezza del Signore! Quanto è mirabile nelle opere sue! ».

75. Il fatto che gente proveniente dai luoghi più disparati udisse Pietro e gli altri nel proprio idioma fu causa di singolare stupore, insieme alla dottrina che era presentata; ma essi, sebbene con l'effusione della scienza e delle elargizioni superne avessero ricevuto la capacità di comunicare in tutti i linguaggi, che era loro necessaria per portare ovunque la lieta novella, in tale occasione impiegarono esclusivamente l'aramaico. Il sommo sovrano compì questo portento affinché fossero meglio capiti, per la ragione che non traducevano quello che asserivano poiché altrimenti avrebbero avuto bisogno di ripetersi almeno diciassette volte, per le altrettante popolazioni che secondo Luca erano lì, con enorme dispendio di tempo e immensa confusione e molestia.

76. Se il testo narra che i Dodici si misero a parlare in varie lingue, è perché in un momento le compresero tutte e poi le utilizzarono e perché furono percepite dagli astanti, con effetti differenti in base ai sentimenti contrari che le diverse disposizioni provocarono in questi. Chi era animato da pietà afferrava molto riguardo a Dio e alla redenzione, di cui essi trattavano con sublimità e fervore: era acceso e mosso dalla forza dei loro discorsi a vivi desideri di conoscere la verità, nonché rischiarato e spinto a compunzione dall'illuminazione divina per piangere le proprie colpe e chiedere clemenza, implorando perciò tra le lacrime di essere istruito su che cosa avrebbe dovuto fare. Chi era duro di cuore, invece, si sdegnava privandosi delle ricchezze che venivano dischiuse e, piuttosto che prestar loro attenzione, li definiva fautori di novità e falsi devoti. Parecchi dei più empi, nella loro perfidia e invidia, li biasimavano con maggiore asprezza sostenendo che erano ubriachi e fuori di senno; ed alcuni di loro erano tra quelli che avevano ripreso l'uso dei sensi dopo essere caduti al rombo di tuono, perché si erano rialzati addirittura più ostinati e ribelli.

77. Per combattere una simile bestemmia, il capo della comunità ecclesiale dichiarò a voce elevata: «Uomini di Giudea e voi tutti che siete in Gerusalemme, vi sia ben noto che questi al mio fianco non sono ebbri di vino come immaginate, non essendo passato il mezzogiorno, ora in cui generalmente si commette tale disordine. In essi si è adempiuto ciò che l'Altissimo assicurò per mezzo di Gioèle: "In futuro riverserò il mio Spirito su ogni persona: i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i giovani e i vecchi avranno visioni e sogni; anche ai miei servi e alle mie serve lo donerò, realizzerò meraviglie nel cielo e segni sulla terra prima che giunga il giorno della mia manifestazione, e chiunque mi invocherà sarà salvo". Considerate quanto affermo: voi avete ucciso per mano di iniqui Gesù di Nazaret, mentre egli era perfetto, accreditato dal Padre con, gli ammirevoli miracoli dei quali siete consapevoli e testimoni; tuttavia è stato risuscitato come aveva predetto Davide, che evidentemente non si riferì a se stesso, giacché il suo sepolcro è ancora fra voi, ma appunto a lui. Noi attestiamo di averlo incontrato risorto e di averlo osservato quando veniva innalzato per sedersi alla destra dell'Eterno. Apprendano gli increduli quello che la loro malizia pretende di negare, malizia a cui si opporranno i prodigi che opererà in noi, suoi ministri».

78. «Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che quel Gesù che voi avete crocifisso è stato costituito Signore e Cristo». Tanti si sentirono trafiggere dalle sue parole e tra i gemiti domandarono come avrebbero potuto avere rimedio. Quindi, egli proseguì: «Pentitevi e fatevi battezzare nel suo nome per la remissione dei vostri peccati; dopo discenderà su di voi lo Spirito Santo, perché tale promessa è per voi, per i vostri figli e per tutti coloro che sono lontani e che l'Onnipotente chiamerà a sé. Approfittate di ciò che vi è offerto e separatevi da questa generazione perversa». Gli apostoli continuarono a diffondere il loro annuncio: i più malvagi e diffidenti furono sconcertati e, non trovando nulla da replicare, se ne andarono; quelli, però, che abbracciarono la fede e si unirono a loro furono quasi tremila, con profondo timore e spavento dell'intera città.

79. Questi ultimi erano di ogni nazione allora lì presente, affinché il frutto della redenzione arrivasse subito a tutte le genti, da tutte si formasse un'unica Chiesa universale e a tutte si estendesse l'effusione della grazia, senza l'esclusione di nessuno. Molti erano tra quanti avevano seguito con compassione il nostro Maestro e avevano riflettuto sulle sue sofferenze e sulla sua morte. Aderirono al Vangelo pure alcuni che avevano collaborato ad essa, pochi solo poiché pochi si disposero, dal momento che altrimenti tutti sarebbero stati perdonati. Alla sera Pietro e i suoi compagni si ritirarono al cenacolo con gran parte dei nuovi discepoli per rendere conto dell'accaduto alla Regina della misericordia e perché questi la conoscessero e venerassero.

80. Ella non era all'oscuro di niente, avendo inteso tutto dal suo oratorio e avendo penetrato fino ai minimi pensieri e sentimenti degli ascoltatori. Era stata ininterrottamente con il viso nella polvere, impetrando nel pianto che si convertissero quelli che difatti lo fecero e che i rimanenti cooperassero con gli aiuti superni. Per sostenere i Dodici e gli astanti, aveva invitato parecchi dei suoi custodi ad assistere gli uni e gli altri con buone ispirazioni e ad infervorare e incoraggiare la predicazione; i suoi comandi erano stati eseguiti ed aveva agito con il suo potere e la sua eccellenza, nella misura appropriata a una simile occasione, nonché alla causa e alla materia di cui si trattava. Allorché entrò al suo cospetto quella copiosa primizia, accolse tutti con gioia inesprimibile e con la dolcezza di una tenera madre.

81. Il vicario di sua Maestà proclamò: «Fratelli miei e servi dell'Altissimo, ecco colei che ha generato il nostro Salvatore, che confessate vero Dio e vero uomo: gli ha dato la forma umana concependolo nel suo grembo ed è restata vergine durante il parto e dopo il parto come lo era prima del parto. Ricevetela come madre, protettrice e mediatrice, e grazie a lei noi e voi riceveremo luce, consolazione e rifugio dalle nostre colpe e dalle nostre miserie». Questa esortazione e la vista di Maria purissima produssero in essi mirabili effetti, perché il privilegio di procurare benefici interiori e di illuminare in modo particolare chi la contemplava con ossequio e riverenza le era stato rinnovato e accresciuto quando era stata nell'empireo accanto al suo Unigenito. Tutti, avendo avuto tale favore, si prostrarono ai suoi piedi e tra le lacrime la implorarono di stendere la mano e di impartire loro la benedizione; però ella, nella sua umiltà, si schermiva poiché c'erano i sacri ministri e addirittura il loro capo, che dovette sollecitarla: «Signora, non privateli di ciò che la loro pietà richiede per il loro conforto». Obbedì e accondiscese con serenità.

82. L'amore che li infiammava li muoveva a bramare che tenesse loro un discorso, mentre il rispetto e la soggezione li trattenevano dal supplicarla, ma avendo ponderato la sua docilità nei confronti del principe degli apostoli ricorsero a lui, affinché la pregasse di non licenziarli senza aver rivolto loro qualche parola che li animasse maggiormente. Egli, pur ritenendo opportuno rafforzare tutti costoro, che erano appena rinati in Cristo, sapendo bene che la nostra prudentissima sovrana non ignorava che cosa fosse conveniente fare, non ardì dire altro che questo: «Signora, prestate attenzione alle attese dei vostri devoti». Immediatamente ella affermò: «Carissimi, ringraziate di cuore l'Onnipotente perché fra tutti ha attratto e chiamato voi alla via della vita con l'annuncio della fede. Siate saldi in essa, professandola e credendo tutto quello che contiene la legge evangelica, come la ordinò Gesù, e stando sottomessi a questi sacerdoti, che vi istruiranno; poi, per mezzo del battesimo sarete contrassegnati con l'impronta e con il carattere di figli dell'Eterno. Io mi offro come vostra ancella per soccorrervi in ogni vostro bisogno e intercederò per voi presso il Redentore, domandandogli che vi guardi con clemenza, vi manifesti lo splendore del suo volto nell'autentico gaudio e fin d'ora vi comunichi la sua grazia».

83. Tutti furono sollevati, rischiarati e colmati di ammirazione e sorpresa per quanto erano giunti a comprendere della Regina del mondo. Ottenuta ancora la sua benedizione, si congedarono da lei migliorati e riempiti di straordinari influssi. I Dodici e i discepoli da allora continuarono senza interruzione a diffondere la lieta novella e a compiere prodigi, e in quell'ottava catechizzarono non solo i tremila che si erano convertiti a Pentecoste, ma pure tanti altri che giorno per giorno si univano a loro, avvalendosi della capacità di insegnare a ciascuno nella sua lingua. Sebbene essi l'avessero avuta in grado superiore, questa, per le necessità legate all'enorme numero dei nuovi membri della comunità ecclesiale, era stata elargita a tutti i centoventi che si erano trovati con loro nel cenacolo, incluse Maria di Màgdala e le sue compagne. Queste ammaestravano parecchie donne, che andavano a loro dopo avere udito la predicazione, e ne attiravano altre con la fama dei miracoli che anch'esse realizzavano, benché in misura minore; infatti, guarivano tutte le infermità con la semplice imposizione delle mani, facevano vedere i ciechi, parlare i muti, camminare gli storpi e risuscitare molti morti. Nell'intera Gerusalemme c'era grande stupore e non si discorreva di altro che di quello che stava accadendo.

84. La notizia della novità si sparse nella stessa maniera fuori dalle sue mura, giacché nessuno vi arrivava con qualche malattia senza tornare libero e sano. Tali meraviglie furono indispensabili, non soltanto per confermare il messaggio che era divulgato, ma anche perché il desiderio naturale che gli uomini hanno della salute del corpo li stimolasse a recarsi dai ministri del Signore e così, spinti dalla ricerca di questa, ascoltassero la loro proclamazione e conseguissero parimenti quella dell'anima, come generalmente avveniva. Si moltiplicavano dunque i cristiani, i quali erano ardenti e ferventi al punto che incominciarono tutti a imitare la povertà del Salvatore: disprezzavano le ricchezze e deponevano quanto avevano ai piedi degli apostoli, senza riservare niente per sé e facendo parte di ogni cosa a tutti, decisi ad affrancarsi dai rischi del possesso e a vivere nella sobrietà, nell'onestà, nella modestia e nell'orazione incessante, non preoccupandosi che delle realtà superne. Si reputavano fratelli e figli di uno stesso Padre che è nel cielo e, siccome avevano in comune la fede, la speranza, la carità, i sacramenti e la beatitudine cui tendevano, giudicavano pericolosa la disuguaglianza tra chi era erede dei tesori divini e confessava le medesime verità. Stimavano una dissonanza che, essendovi tra loro tanta unione in ciò che era principale ed essenziale, vi fossero poi alcuni facoltosi e alcuni nell'indigenza, senza che i beni materiali venissero condivisi come gli altri, dal momento che procedevano entrambi dallo stesso Padre a vantaggio di tutti i suoi figli.

85. Fu il secolo aureo e il felice principio della Chiesa, in cui l'impeto del fiume rallegrò la città di Dio e la corrente della grazia e dei doni dello Spirito fertilizzò quel paradiso appena piantato da sua Maestà, in mezzo al quale stava l'albero della vita, Maria santissima. La fede era desta, ferma la speranza, infiammata la carità, pura la sincerità, schietta l'umiltà e integra la giustizia; i credenti non erano toccati dall'avarizia, non si curavano della vanità, calpestavano il fasto, ignoravano la cupidigia, la superbia e l'ambizione, vizi che successivamente si sono estremamente sviluppati fra coloro che si dichiarano seguaci di Gesù e con le azioni lo negano. Noi siamo soliti addurre a nostra discolpa che essi erano meno ed erano i primi frutti del Paràclito, che i tempi erano differenti e che la Signora della sapienza li difendeva e rinvigoriva con la sua vicinanza, la sua preghiera e la sua protezione perché si comportassero eroicamente.

86. A questa obiezione ribatterò più avanti, quando dalla narrazione risulterà palese che i suddetti peccati si sono introdotti per responsabilità dei battezzati, conferendo al demonio un tale potere che nemmeno nella sua tracotanza e malizia egli immaginava di conquistare. Intanto, affermo unicamente che la forza dello Spirito non si è esaurita e sarebbe ugualmente efficace in molti sino alla fine come lo fu in pochi all'inizio, se ci fossero disposizioni simili. Le situazioni sono effettivamente cambiate; però, il passaggio dalla virtù alla corruzione non dipende dai pianeti o dagli astri, bensì da quanti hanno abbandonato il retto sentiero e si sono avviati verso la rovina. Non mi riferisco ora ai pagani e agli eretici, che sono impazziti del tutto deviando non solo dalla luce della fede ma anche dalla ragione; mi riferisco piuttosto a chi si pregia di essere un discepolo mentre di discepolo non ha che il nome, e talvolta ne approfitta per mascherare e nascondere le trasgressioni.

87. In questa terza parte non sarà possibile scrivere che qualcuna delle innumerevoli opere mirabili che la nostra Regina compì, ma quello che racconterò e la durata della sua permanenza nel mondo dopo l'ascensione saranno sufficienti per dedurre parecchio, perché non si arrestò né si riposò, e non perse mai l'occasione di concedere eccezionali benefici alla comunità primitiva nel suo insieme o a qualche suo membro in particolare, sia intercedendo presso il suo Unigenito senza che nulla le fosse rifiutato, sia insegnando, ammonendo, consigliando e diffondendo in vari modi le elargizioni celesti, delle quali era dispensatrice. Tra gli arcani misteri che mi sono stati svelati, uno è che in quegli anni coloro che si dannavano erano ben rari in confronto a ciò che è avvenuto in seguito.

88. Tale fortuna potrebbe provocare salutare invidia in noi che ci troviamo in un'epoca peggiore se fossero andate diminuendo la sua autorità, la sua benevolenza e la sua clemenza. Sicuramente non abbiamo la gioia di vederla, parlarle e udirla corporalmente, ed in questo i cristiani di allora furono senz'altro favoriti rispetto a noi; tuttavia, consideriamo che nella sua scienza e nel suo amore fummo già tutti presenti, poiché ci ravvisò uno per uno nell'ordine in cui avremmo avuto in sorte di nascere ed elevò suppliche per noi come per loro. E adesso nell'empireo non è meno potente di quanto lo fosse quaggiù ed è madre nostra come lo fu di quei figli, ma - ahimè - il nostro ardore e la nostra devozione sono assai diversi. Non è mutata, e il suo patrocinio e il suo soccorso non sarebbero minori se anche noi ricorressimo a lei pentiti, umiliati e ferventi, sollecitando il suo intervento e lasciando il nostro destino nelle sue mani con speranza certa del rimedio; infatti, indubbiamente l'intera Chiesa cattolica nel suo declinare sperimenterebbe la medesima assistenza che ebbe al suo sorgere.

89. Torniamo alla cura che la tenera Vergine aveva degli apostoli e delle persone che si erano appena convertite, attendendo alla consolazione e ai bisogni di tutti e di ciascuno. Ella animò e incoraggiò i Dodici e gli altri predicatori, ricordando l'attenzione che dovevano prestare alle dimostrazioni prodigiose con le quali sua Maestà cominciava a fondare la legge evangelica, la forza che lo Spirito Santo aveva comunicato loro per renderli ministri idonei e l'aiuto del braccio dell'Altissimo che avevano sempre riscontrato; inoltre, inculcò loro che lo confessassero e magnificassero come autore di tutte quelle meraviglie e che per tutte lo ringraziassero umilmente, e li invitò a continuare con profonda fiducia ad annunciare la buona novella, ad esortare i credenti e ad esaltare il Salvatore affinché fosse lodato, conosciuto e adorato da tutti. Fu la prima a mettere in pratica ciò che raccomandava con genuflessioni, mortificazioni e cantici, con tanta pienezza che per nessuno dei battezzati omise di innalzare intense preghiere e di manifestare gratitudine all'Eterno, perché li teneva distintamente impressi nella sua mente.

90. Per di più accoglieva, ascoltava e accarezzava tutti con parole di vita. Nei giorni dopo la Pentecoste molti conversarono con lei in segreto aprendole il proprio intimo, sebbene quanto le palesavano le fosse già noto, giacché scrutava i cuori, i sentimenti e le inclinazioni; con questa sapienza si adattava alle necessità e al temperamento di ognuno, applicandogli la medicina appropriata. In tale maniera accordò grazie così singolari che non si possono intendere finché siamo viatori.

91. Nemmeno uno dei fedeli che la nostra Maestra istruì e catechizzò si perse, benché fossero numerosissimi quelli che ebbero un simile privilegio, poiché per tutto il tempo del loro pellegrinaggio fece per essi speciali orazioni e furono scritti nel libro della vita. Per obbligare Gesù, gli diceva: «Mio Signore e mio unico bene, per vostra volontà sono ridiscesa sulla terra per occuparmi dei miei fratelli. Non riesco a sopportare che il vostro preziosissimo sangue risulti privo di frutti in coloro che implorano la mia intercessione, e non è giusto che divengano infelici per essersi avvalsi di questo vile verme per ottenere da voi pietà. Ammetteteli tra gli eletti, vostri amici, per vostra gloria». Le fu subito risposto che sarebbe stata esaudita e sono convinta che lo stesso succeda oggi con quanti si meritano la sua mediazione e la cercano con sincerità; invero, se ella si rivolge al suo Unigenito con siffatte domande, come le negherà tanto poco colui che le diede tutto il suo essere affinché lo rivestisse della carne e della natura umana, e in questa lo allevasse e alimentasse al suo castissimo petto?

92. Parecchi dei nuovi discepoli, stimandola enormemente per averla vista e sentita parlare, le portavano gioielli, ricchezze e grandi regali, e particolarmente le donne si spogliavano dei loro più pomposi ornamenti per offrirglieli. Maria non accettava niente e, qualora fosse stato opportuno prendere qualcosa, disponeva occultamente gli animi perché i donatori si dirigessero dagli apostoli e perché questi dispensassero il tutto ripartendolo con carità ed equità tra i più poveri, senza comunque tralasciare di essere riconoscente come se il beneficio fosse stato ricevuto da lei. Usava ineffabile bontà con gli indigenti e gli infermi, che sovente guariva da vecchi mali, e tramite Giovanni provvedeva a molteplici mancanze nascoste, non trascurando nulla. Inoltre, poiché i Dodici e gli altri erano impegnati per l'intera giornata nella proclamazione del lieto messaggio, aveva premura di preparare il cibo per il loro sostentamento, e lo serviva personalmente stando in ginocchio e chiedendo con inesprimibile riverenza di baciare la mano di ciascuno, anzitutto dei sommi sacerdoti e fondatori della Chiesa; infatti, ponderava la dignità di questi ultimi nonché le loro anime confermate in grazia e nobilitate dall'azione dello Spirito, e a volte li osservava nel radioso splendore che effondevano, accrescendo ulteriormente la sua venerazione.

Insegnamento della Regina del cielo

93. Figlia mia, in quanto hai appreso degli avvenimenti riferiti nel presente capitolo troverai contenuto molto riguardo al mistero della predestinazione. Considera che la redenzione fu efficace per tutti, perché fu assolutamente sovrabbondante. La dottrina della verità fu proposta a tutti quelli che l'udirono direttamente o ne ebbero notizia per gli effetti della venuta di Cristo nel mondo, e per di più l'annuncio esterno del rimedio fu accompagnato da impulsi interiori ed aiuti affinché lo accogliessero e se lo assicurassero. Ti meravigli allora che il primo discorso di Pietro abbia convertito solo tremila uomini tra l'immensa folla che vi era in Gerusalemme? Eppure, sarebbe causa di maggiore stupore il fatto che adesso ben pochi intraprendano il cammino della salvezza, mentre il Vangelo si è ampiamente diffuso, la predicazione è frequente, i ministri sono numerosi, la luce della fede è più chiara, la penetrazione degli arcani superni più profonda. Ciò nonostante, gli occhi sono più ciechi, i cuori più induriti, la superbia è più gonfia, l'avarizia senza alcun velo e ogni vizio senza alcun timore di Dio e senza ritegno.

94. In questa degenerazione e tristissima sorte nessuno ha diritto di recriminare contro l'altissima equità del Signore, che a tutti e a ciascuno accordò e accorda la sua paterna misericordia indicando così la via della vita e della morte, ed è rettissimo nei confronti di coloro ai quali permette di essere insensibili. I reprobi piangeranno irreparabilmente su se stessi quando, non esistendo più nel tempo, conosceranno quello che avrebbero potuto e dovuto conoscere nel momento appropriato. Se nel breve pellegrinaggio che viene loro dato di compiere per guadagnarsi il gaudio perenne si chiudono a sua Maestà e ascoltano il demonio sottomettendosi alla sua empissima volontà e non giovandosi della benignità divina, che cosa addurranno a loro discolpa? E se non sanno scusare un'ingiuria ma per qualsiasi lieve offesa intentano crudelissime vendette, se per accumulare beni e possessi pervertono l'ordine della ragione e della fratellanza naturale, se per un turpe diletto si dimenticano della pena eterna, e soprattutto non tengono conto degli avvertimenti e dei suggerimenti che sono inviati loro affinché abbiano paura della perdizione e non si abbandonino ad essa, come si lamenteranno del tribunale celeste? Escano dunque dall'inganno i peccatori e si persuadano che senza penitenza non vi è assoluzione, senza ravvedimento non vi è remissione, e senza perdono non vi è gloria; questa, però, come non sarà certamente concessa a chi ne è indegno, neppure sarà negata a chi ne è degno, e non è mai mancata né mai mancherà la clemenza per chi vorrà meritarla.

95. Da tutto ciò, o carissima, bramo che tu raccolga gli ammaestramenti salutari che ti sono utili. Innanzitutto, bisogna che tu sia attenta ad ogni santa ispirazione e ad ogni ammonimento e insegnamento che sentirai anche dal più vile sacerdote o da chiunque altro, pensando prudentemente che non ti arava a caso e in assenza di un disegno della Provvidenza, giacché indubbiamente tutto è stabilito perché tu sia avvisata. Ricevilo pertanto con umile gratitudine e medita intimamente per discernere quale virtù tu possa e debba mettere in pratica con la sollecitazione che ti è stata donata, senza disprezzarla benché ti sembri piccola, poiché con tale opera buona ti prepari per altre di più grande valore. In secondo luogo, pondera il danno che procura alle anime la noncuranza di tanti benefici, villania che motiva la giustizia con cui l'Onnipotente lascia molti nell'errore. Se poi il pericolo è terribile in tutti, quanto lo sarebbe in te qualora sprecassi i cospicui favori che ti sono stati elargiti più che a parecchie generazioni? Il mio Unigenito dispone questo a vantaggio tuo e di tutti, e quindi ambisco infine che a mia imitazione nasca in te un cordialissimo desiderio di aiutare come ti sarà possibile i figli della Chiesa e gli altri, invocandolo fervorosamente e supplicandolo di guardarli con benevolenza e di salvarli. Affinché essi conseguano una simile fortuna, offriti di patire se sarà necessario, ricordandoti che sono costati al tuo sposo lo spargimento del proprio sangue e il sacrificio della propria vita e a me innumerevoli travagli. Domanda continuamente il frutto della redenzione, e io te lo impongo sotto precetto di obbedienza.

Augustinus
15-05-05, 10:51
Libro VII, Cap. VII, §§ 96-117

CAPITOLO 7

Si racconta come gli apostoli e i discepoli si riunirono per risolvere alcuni dubbi, in particolare riguardo al battesimo, come poi essi amministrarono tale sacramento ai nuovi catecumeni e come san Pietro celebrò la prima Messa, nonché quello che in tutto questo operò Maria santissima.

96. Non appartiene all'intento di questa Storia seguire l'ordine degli Atti né riferire tutto quello che gli apostoli compirono dopo la venuta dello Spirito Santo poiché, sebbene sia certo che la grande Maestra della Chiesa ebbe notizia e conoscenza di ogni cosa, essi operarono sovente in sua assenza, e non è nemmeno possibile illustrare il suo concorso in ogni loro azione, dal momento che sarebbe indispensabile comporre parecchi volumi di considerevole mole. Per tessere il mio discorso, basta prendere quanto è necessario dal testo di Luca, e così si capirà molto di ciò che egli omise perché non era utile al suo scopo o non era opportuno che fosse scritto allora.

97. Dunque, mentre continuava la predicazione e la realizzazione di prodigi in Gerusalemme, aumentava il numero dei credenti, i quali presto arrivarono ad essere cinquemila. Tutti venivano via via catechizzati e in questo erano impegnati specialmente i discepoli, giacché i Dodici annunciavano il Vangelo ed avevano alcune controversie con i farisei e con i sadducei. Nel settimo giorno dopo la Pentecoste la Regina degli angeli, trovandosi ritirata nel suo oratorio e considerando come andasse crescendo il piccolo gregge, intensificò le preghiere e supplicò sua Maestà di dare luce ai suoi ministri affinché disponessero il governo occorrente per la sua più sicura direzione. Prostrata a terra lo adorò e gli disse: «Altissimo, io, vile verme, vi lodo e vi esalto per il vostro immenso amore verso il genere umano e per la larghezza della misericordia di Padre che dimostrate con il chiamare tanti uomini, dilatando l'onore del vostro nome nel mondo. Vi imploro di illuminare i vostri servi, perché siano capaci di fare le scelte adeguate».

98. Subito, egli le rispose apparendole in visione assai propizio: «Maria, sposa mia, che cosa mi domandate? La vostra voce e le vostre ansietà, infatti, sono risuonate dolci ai miei orecchi. Esponetemi le vostre richieste, poiché vi esaudirò». Ella proclamò: «Dio mio, padrone di tutto il mio essere, i miei desideri e i miei gemiti non sono nascosti alla vostra infinita sapienza. Cerco e sollecito il vostro maggior compiacimento e la vostra maggior gloria ed esaltazione. Vi presento i figli con i quali così rapidamente avete moltiplicato la comunità ecclesiale e la mia brama che ricevano il battesimo, essendo già pronti. Se è vostro beneplacito, inoltre, i sacerdoti comincino a consacrare il corpo e il sangue del vostro e mio Unigenito, affinché con questo mirabile sacrificio vi rendiamo grazie per il beneficio della redenzione e per tutti gli altri che ci avete elargito per mezzo di essa, come anche affinché questo alimento di salvezza eterna nutra quelli tra noi che ne riterrete degni. Io sono polvere e cenere, misera ancella e per di più donna, e conseguentemente non oso proporlo; ispirate voi al vostro vicario di determinare quanto volete».

99. Per la sua prudentissima attenzione e per la sua intercessione si celebrò la prima Messa dopo l'ascensione e la discesa del Paràclito, ed era conveniente che il pane della vita iniziasse ad essere distribuito per la sua diligenza, poiché ella era la nave ricca e prospera che lo aveva tratto dal cielo. Pertanto, il supremo sovrano dichiarò: «Colomba mia, si adempiano i vostri aneliti: gli apostoli vi parleranno e tramite loro ordinerete tutto». Immediatamente essi entrarono al cospetto della Vergine, che li accolse in ginocchio con la consueta riverenza e li supplicò di darle la benedizione. Il capo del sacro collegio gliela impartì e quindi le sottopose la proposta di battezzare i catecumeni, ormai ben istruiti nei misteri del Signore, contrassegnandoli come cristiani ed aggregandoli al grembo della Chiesa, e la esortò a stabilire ciò che fosse più saggio e gradito al Creatore. La Madre replicò: «Voi state al posto del Maestro: la sua volontà approverà ogni vostro comando e la mia è la sua insieme alla vostra».

100. Allora, egli fissò che l'indomani, domenica della Santissima Trinità, si amministrasse tale sacramento a coloro che si erano convertiti nella settimana, e tutti furono d'accordo. Sorse poi un ulteriore dubbio sul battesimo, se cioè bisognasse conferire quello di Giovanni o quello di Gesù: alcuni erano orientati verso il primo, che era di penitenza, ritenendo che fosse necessario accedere per questa porta alla fede e alla giustificazione delle anime; altri, invece, sostenevano che esso, servito a preparare i cuori per l'avvento di sua Maestà, era venuto meno con la passione e con il nuovo, che lavava i peccati a chi era ben disposto e andava dunque subito introdotto.

101. Pietro e Giovanni giudicarono buono quest'ultimo parere e la Regina lo confermò. Riguardo alla materia e alla formula del battesimo, non vi furono divergenze, perché tutti convennero che, tenendo conto di quello che aveva fatto e insegnato il Salvatore, la materia dovesse essere semplice acqua pura e la formula la seguente: «Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Così è sempre stato sino ad oggi e, quando negli Atti si invita ad un battesimo nel nome di Gesù Cristo, si intende esclusivamente indicarne l'autore, poiché erano espressamente menzionate le tre Persone divine come fondamento e principio delle verità cattoliche. Deciso questo, fu decretato che i settantadue discepoli si incaricassero dei catecumeni e il giorno successivo li riunissero tutti nella casa del cenacolo.

102. Maria beatissima, avendone ottenuta licenza, disse: «Miei signori, a motivo del suo amore per gli uomini il mio diletto donò il suo sacratissimo corpo e sangue consegnando se stesso sotto le specie eucaristiche, nelle quali scelse di rimanere tra i suoi perché avessero il nutrimento di vita eterna e un pegno sicurissimo di quella che sperano in paradiso. L'Altissimo va placato per mezzo di questo sacrificio incruento, che contiene i misteri del mio Unigenito, ed in esso e per esso sarà ringraziato e lodato come gli spetta. Voi siete i sacerdoti, i soli che possono offrirlo: è mio desiderio, con il vostro consenso, che cominciate a consacrare il pane e il vino, affinché ci mostriamo riconoscenti del nostro riscatto e dell'invio dello Spirito, come pure affinché i devoti godano di un simile cibo e dei suoi effetti. Di coloro che saranno battezzati, è opportuno che siano ammessi alla comunione quanti sembreranno più capaci e pronti».

103. Tutti si conformarono al suo volere, manifestandole gratitudine per il beneficio dei suoi consigli, e deliberarono che dopo i battesimi Pietro, come sommo pontefice, celebrasse la Messa. Egli acconsentì e quindi sollevò un'altra questione, sollecitando una risoluzione circa le modalità di distribuzione delle elemosine e delle ricchezze che erano portate da chi aderiva al Vangelo.

104. Si rivolse così ai suoi compagni: «Carissimi, già vi è noto che il nostro Redentore con l'esempio e con i precetti ci educò all'autentica povertà, nella quale ci è chiesto di essere liberi e sciolti dalla preoccupazione dei soldi e della roba, senza averne cupidigia e senza accumulare tesori quaggiù. Oltre a questo, abbiamo ancora fresca nella memoria la terribile fine di Giuda, che era uno di noi e si è perso infelicemente per la sua avidità, precipitando dalla dignità che gli era stata concessa nell'abisso della malvagità e della dannazione. È importante che ci guardiamo da un pericolo tanto spaventoso e che nessuno tra noi possieda o maneggi denaro, perché imitiamo colui che è per noi capo e guida. Tutti voi bramate lo stesso, sapendo che per allontanarci da questo contagio ci è stato posto innanzi agli occhi il rischio e il castigo. Perché dunque restiamo privi dell'impedimento di cui sono causa le elargizioni che ci sono fatte, è indispensabile stabilire per il futuro una forma di amministrazione per gestirle. Determinate ora l'ordine da osservare nel ricevere e nel dare».

105. Ci fu alquanta difficoltà nel prendere una misura adeguata e furono avanzate varie proposte. Alcuni suggerirono di nominare un economo, che incassasse e spendesse rispondendo ai differenti bisogni, ma ciò fu immediatamente scartato per il ricordo della sorte del traditore. Ad altri parve bene che si depositasse tutto nelle mani di una persona di fiducia esterna al loro collegio, che ne fosse assolutamente padrona e soccorresse i fedeli con i frutti, e anche su questo furono in dubbio, come sulle idee che seguirono. La Regina dell'umiltà ascoltò in silenzio, sia per prestare riverenza agli apostoli sia perché, qualora avesse illustrato la sua opinione, essi non avrebbero esposto le proprie, ed ella, pur essendo maestra di tutti, si comportava come una discepola che ode ed apprende. Pietro e Giovanni, però, scorgendo la diversità degli espedienti che erano presentati, la supplicarono di rischiararli comunicando loro che cosa fosse più gradito a suo Figlio.

106. Obbedì subito e proclamò: «Signori e fratelli miei, sono stata alla scuola del nostro vero Maestro dall'istante in cui fu generato nel mio grembo sino alla sua crocifissione e alla sua ascensione al cielo e, nell'intero corso della sua esistenza terrena, non ho visto o udito che toccasse monete o accettasse niente di prezioso. Se appena nato non rifiutò i doni che i re dell'oriente gli porsero adorandolo, decise così per il mistero che significavano e per non frustrare la pia intenzione di tali primizie delle genti; ma senza indugio, stando sul mio petto, mi comandò di ripartirli tra gli indigenti e il tempio. Sovente mi rivelò che, fra gli altri scopi della sua incarnazione, uno era quello di innalzare la povertà e di farla imparare ai mortali, che la aborrivano. Con il suo modo di agire e con le sue parole, sempre mi palesò che la perfezione che veniva a indicare andava fondata sul disprezzo degli averi e sull'estrema povertà volontaria, e che quanto più questa fosse stata grande nella Chiesa tanto più sarebbe stata sublime la santità che non sarebbe mai mancata».

107. «Dovendo noi ricalcare le sue orme ed edificare la comunità sulla sua dottrina e sul suo modello, occorre che tutti l'abbracciamo e la veneriamo come legittima madre delle virtù. Allora, mi sembra che sia giusto distaccare il cuore dall'amore delle ricchezze ed evitare che ci siano consegnati regali di considerevole valore. Affinché l'avarizia non giunga a infettare alcuno si possono eleggere sei o sette uomini retti e di buona reputazione, che custodiscano le offerte e i beni di cui i convertiti vorranno spossessarsi per essere più sicuri e mettersi senza nulla che li ostacoli sulla strada tracciata dal mio Unigenito. Tutto questo sia chiamato elemosina e non rendita né provento, e sia utilizzato per le necessità comuni e per quelle dei miseri e degli infermi; e non ci sia chi dica sua proprietà quanto gli apparteneva. Nel caso che non sia sufficiente, si recheranno a questuare in nome di Dio coloro che saranno stati destinati a ciò, e persuadiamoci che dobbiamo dipendere dalla provvidenza di sua Maestà e non dall'avidità o dall'acquistare e dall'ammassare con il pretesto del sostentamento, che va procurato con la confidenza ed eventualmente con il moderato mendicare».

108. Tutti accolsero senza replicare il suo consiglio, riconoscendo che ella era l'unica ed eccellente discepola di Gesù e la maestra dei cristiani. La prudentissima Vergine, per beneplacito superno, non affidò ai Dodici l'insegnamento della povertà e il consolidamento di questo saldo basamento, giacché un'opera tanto ardua esigeva il ministero e l'esempio del Redentore e della sua stessa genitrice, che furono i suoi inventori e artefici, come pure i primi a stimarla e professarla, e che poi furono seguiti da costoro e dagli altri. Un simile stile perseverò per numerosi anni, ma successivamente, per la fragilità umana e per la malizia del nemico, essa non si conservò più in tutti e finalmente si restrinse al solo stato ecclesiastico. Il tempo rese difficile o impossibile viverla anche all'interno di questo e l'Onnipotente fece sorgere vari ordini religiosi, dove, con qualche differenza tra l'uno e l'altro, risuscitò e si rinnovò in tutto o quasi. Per tale via sussisterà sino alla fine, e godrà dei suoi privilegi colui che la sceglierà e onorerà in misura maggiore o minore. Nessuna condizione di vita approvata è esclusa dalla perfezione proporzionata, per cui nessuno ha scusanti per non cercare la più alta alla quale possa arrivare; come nella casa del Padre vi sono molti posti` così vi sono molti gradi, affinché ciascuno abbia quello che gli spetta. Convinciamoci che il primo passo nell'imitazione del Salvatore è la povertà volontaria, e chi sarà più libero camminerà più speditamente per avvicinarsi a lui e partecipare con abbondanza delle altre virtù.

109. La riunione terminò e furono designate sei persone avvedute per interessarsi delle donazioni. La nostra Regina domandò la benedizione agli apostoli, che andarono a continuare la loro missione, mentre i settantadue andarono a dedicarsi a quanti sarebbero stati battezzati l'indomani. Quindi, con l'aiuto dei suoi angeli e delle Marie, ordinò e adornò la sala in cui il Signore aveva celebrato le cene, spazzandola e pulendola di sua propria mano perché vi potesse nuovamente aver luogo la consacrazione, e ottenne dal padrone, che aveva sommo ossequio per lei, che fosse addobbata come il giovedì santo. Preparò il pane azzimo e il vino, nonché il piatto e il calice che erano stati usati in tale occasione, portò acqua pura e sistemò vasche nelle quali i catecumeni avessero modo di immergersi con decoro e facilità. Quando tutto fu pronto, si ritirò e passò la notte in ardentissimi slanci, in genuflessioni, in ringraziamenti e in altri esercizi, stando in profondo raccoglimento e offrendo all'Eterno tutto quello che nella sua sublime sapienza comprese essergli gradito, per disporsi convenientemente alla comunione che aspettava e perché anche gli altri lo compiacessero nel farlo.

110. Al mattino del giorno dopo, che era l'ottava della Pentecoste, si radunarono tutti presso il cenacolo e Pietro predicando spiegò ai convertiti la natura e il valore del battesimo, la necessità che ne avevano e gli effetti che avrebbero conseguito venendo contrassegnati come membra del corpo mistico della Chiesa, con il carattere di figli di Dio e di eredi della sua gloria, per mezzo della grazia giustificante e della remissione dei peccati. Li esortò al rispetto della legge divina, a cui si obbligavano spontaneamente, e all'umile gratitudine per questo e per gli altri favori che erano loro elargiti. Illustrò inoltre la verità del mistero dell'eucaristia, affinché tutti lo venerassero e quelli che erano chiamati a ciò vi si accostassero.

111. I catecumeni, che avevano ascoltato con cuore aperto e sincero e nei quali la grazia interiore era assai copiosa, furono infervorati dalle sue parole, vive e penetranti. Incominciò quindi il rito battesimale, con ammirevole compostezza e devozione: entravano da una porta e uscivano da un'altra già rigenerati in Cristo, guidati senza confusione dai discepoli e dagli altri fedeli. A tutto era presente Maria beatissima, benché appartata in un angolo ad innalzare suppliche e cantici di lode. Ella intendeva il grado maggiore o minore di virtù che era infuso nelle anime e osservava che esse, rinnovate e lavate nel sangue dell'Agnello, diventavano candide e immacolate. A testimonianza di questo, a tutti era visibile su ciascuno una luce vividissima proveniente dall'alto. Con una simile meraviglia sua Maestà volle autorizzare il principio di tale sacramento e consolare quei primi figli che mediante esso furono introdotti nella Chiesa, come pure noi che siamo giunti ad avere questa fortuna, che consideriamo e apprezziamo molto meno di quanto dovremmo.

112. Furono infine battezzate tutte quelle cinquemila persone e, mentre erano occupate nel rendimento di grazie per un così mirabile beneficio, gli apostoli con gli altri adorarono prostrati al suolo il Signore infinito e immutabile e confessarono la propria indegnità di riceverlo nell'augustissimo sacramento dell'altare. Con questa pietà e umiltà fecero la preparazione prossima per la comunione e ripeterono le orazioni e i salmi che il Maestro aveva recitato durante l'ultima cena, imitando in tutto ciò che gli avevano visto compiere. Pietro prese nelle sue mani il pane azzimo e, alzati gli occhi al cielo, con straordinaria riverenza pronunciò su di esso le parole consacratorie. In quell'istante la stanza si riempì di un'innumerevole moltitudine di angeli e di un grande splendore, che si diresse specialmente verso la Regina dell'universo. Poi egli, consacrato anche il vino, sollevò il sacratissimo corpo e sangue affinché tutti lo onorassero. Comunicò dunque se stesso e subito i suoi undici compagni, precedentemente convinto dalla Vergine, che seguì immediatamente dopo assistita dai ministri superni e che avvicinandosi si abbassò per tre volte con la faccia a terra.

113. Ella tornò al suo posto e non è possibile esprimere quello che accadde in lei: fu totalmente trasformata, elevata e rapita nell'incendio dell'amore del suo Unigenito, di cui divenne partecipe con l'assunzione del suo corpo. Rimase sublimata e assorta, ma per sua volontà i custodi la coprirono perché nessuno prestasse troppa attenzione a quanto avrebbe potuto ravvisare. Si comunicarono quindi i discepoli, coloro che per primi avevano abbracciato il Vangelo e mille dei cinquemila battezzati, non essendo tutti sufficientemente pronti. Agli apostoli, alla Signora e ai centoventi sui quali era disceso lo Spirito furono date entrambe le specie, mentre gli altri ebbero soltanto il pane. Tale differenza non fu fatta perché questi fossero meno degni di una delle due specie che dell'altra, bensì perché, essendo stato ammesso che in qualsiasi specie c'era una medesima cosa per intero, non era necessario agire diversamente con loro, e altrimenti nell'avvenire per la gente ci sarebbe stato pericolo di mancanza di riguardo e di ulteriori inconvenienti gravissimi. Nella comunità primitiva c'era il costume che esclusivamente i celebranti si comunicassero sotto le due specie, anche se per qualche tempo ci furono delle eccezioni; però, quando la lieta novella si fu diffusa in tutto il mondo, fu opportunamente stabilito per ispirazione divina che i laici ricevessero solo il sacro corpo. Tanta è la circospezione della santa Chiesa cattolica romana!

114. Il vicario di Cristo concluse la Messa con alcune preghiere di ringraziamento e implorazione, poiché non ne era ancora stato fissato con esattezza il rito, definito successivamente in modo estremamente felice e saggio. Dopo un momento di raccoglimento, essendo ormai passato mezzogiorno, i Dodici uscirono per dedicarsi ad altro e per nutrirsi. Maria manifestò a nome di tutti gratitudine al sommo sovrano, che se ne compiacque ed accettò le richieste che ella gli rivolse per i devoti presenti e futuri.

Insegnamento della Regina del cielo

115. Carissima, sebbene finché sei viatrice tu non sia in grado di ponderare il mio enorme affetto per l'umanità, oltre a quanto hai appreso voglio palesarti per tua maggiore istruzione che l'Onnipotente, allorché nell'empireo mi conferì il titolo di Madre e maestra dei credenti, mi infuse una partecipazione ineffabile della sua infinita benignità e misericordia nei confronti dei figli di Adamo. Essendo io una semplice creatura e il beneficio immenso, per la forza che esso esercitava in me avrei sovente perso la vita se non mi fosse stata conservata miracolosamente. Sperimentavo frequentemente questi effetti nella riconoscenza per l'ingresso delle anime nel gregge del Redentore e poi nella gloria, perché ero l'unica a intendere pienamente una simile fortuna e ad attribuirle il giusto peso, con profondo fervore e con umiltà. Perciò, sarei venuta meno soprattutto quando domandavo la conversione dei peccatori e quando qualcuno dei fedeli andava verso la rovina. Fra il giubilo e la pena pativo assai più dei martiri in tutti i loro tormenti, giacché operavo per ciascuno in maniera eccellente e soprannaturale. Tanto mi devono gli uomini, essendomi spesso offerta di morire per loro! Nello stato in cui sono ora non mi è più possibile, ma la carità con la quale sollecito la loro salvezza non è minore, ed anzi è più alta e più perfetta.

116. Se provavo questo per il prossimo, ti sarà evidente l'intensità del mio ardore per Gesù nell'accoglierlo in me sotto forma di sacramento. Al proposito ti rivelerò un segreto in ordine a ciò che mi successe la prima volta che mi fu donata l'eucaristia dalle mani di Pietro: in quell'occasione sua Maestà concesse così grande spazio alla violenza dei miei sentimenti che il mio cuore realmente si aprì perché secondo il mio desiderio egli entrasse come re nel suo legittimo trono e tabernacolo. Ti sarà quindi chiaro che, qualora nel gaudio perenne si potesse avvertire sofferenza, niente me ne procurerebbe di più della spaventosa villanìa e audacia di coloro che si accostano ad essa gli uni immondi e impuri, gli altri senza riverenza e rispetto e quasi tutti senza discernere il valore di quel boccone che è lo stesso Dio, o per l'eterna vita o per l'eterna morte.

117. Guardati dunque da questa temerarietà, commiserala in innumerevoli cristiani supplicandone il rimedio e tramite gli insegnamenti che ti sto dando renditi degna di penetrare tale mistero di amore. Per riceverlo, scaccia dalla tua mente ogni immagine di cosa terrena e non prestare attenzione ad altro che al medesimo Signore incommensurabile ed incomprensibile. Spingiti al di là delle tue capacità nella carità, nell'umiltà e nella gratitudine, poiché tutto sarà meno del dovuto. Per disporti meglio, ti serva da esempio e da specchio il mio comportamento, e particolarmente in questo imitami interiormente come fai esteriormente con le tre umiliazioni corporali. Mi è anche gradita la quarta che hai aggiunto per venerare nelle sacre specie la parte della mia sostanza che vi si trova, avendo il mio Unigenito preso carne e sangue dalle mie viscere ed essendo egli cresciuto con il mio latte. Se ti affliggeresti molto vedendo calpestare con disprezzo e per ignominia il pane e il vino consacrati, bisogna che ti rattristi e gema pure sapendo che oggi parecchi membri della Chiesa li trattano senza alcun timore e decoro. Piangi questa sciagura, piangi perché sono in pochi a piangerla e piangi perché restano frustrati i fini così bramati dalla sconfinata tenerezza del tuo Maestro. E affinché tu pianga più amaramente, ti comunico che, come nella comunità primitiva erano tanti quelli che giungevano alla beatitudine, adesso lo sono quelli che si dannano; non ti manifesto, però, quanto accade ogni giorno, dal momento che ne moriresti di dolore. Ciò avviene poiché si seguono le tenebre, si ha cara la vanità, si cercano le ricchezze e generalmente si appetisce il diletto sensibile e ingannevole, che acceca e oscura l'intelletto in modo tale che questo poi non conosce la luce, né distingue il bene e il male, né capisce la verità e la dottrina evangelica.

Idefix
19-05-05, 12:03
Caro Augustinus,
seppure in ritardo mi piacerebbe sapere se è ancora previsto il digiuno per la vigilia di Pentecoste.

Cordiali saluti

Idefix

Augustinus
19-05-05, 16:38
Originally posted by Idefix
Caro Augustinus,
seppure in ritardo mi piacerebbe sapere se è ancora previsto il digiuno per la vigilia di Pentecoste.

Cordiali saluti

Idefix

Caro Idefix,
il digiuno non è più previsto per la vigilia di Pentecoste.
Cordialmente

Augustinus :) :) :)

Augustinus
03-06-06, 07:58
Dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 254-260

SABATO, VIGILIA DELLA PENTECOSTE

L'ATTESA DELLO SPIRITO SANTO

Questo giorno viene già illuminato dalla luce splendente della solennità di domani. I fedeli si dispongono a celebrare degnamente questo mistero per mezzo del digiuno; ma, come nella vigilia di Pasqua, la messa dei Neofiti, che anticamente aveva luogo durante la notte, adesso viene anticipata, e fin da prima della metà del giorno, le lodi dello Spirito Santo, la cui effusione è così prossima, hanno risuonato in ogni Chiesa provvista del fonte battesimale. Verso sera, l'Officio dei primi Vespri apre l'augusta solennità. Da oggi, dunque, dalla Liturgia viene proclamato il regno del divino Spirito. Uniamoci quindi ai pensieri ed ai sentimenti degli ospiti del Cenacolo, la cui attesa è prossima ad essere esaudita.

La Creazione.

In tutta la serie dei misteri che abbiamo visto fino ad ora svolgersi durante il corso dell'Anno Liturgico, abbiamo spesso presentito l'azione della terza persona della Ss. Trinità. La lettura dei Libri Santi, tanto dell'Antico che del Nuovo Testamento, hanno svegliato più d'una volta la nostra rispettosa attenzione su questo divino Spirito che sembrava circondarsi di mistero, come se il tempo della sua manifestazione non fosse ancora venuto. L'opera di Dio nelle creature procede per gradi, ma arriva infallibilmente nel momento destinato. L'agiografia nel racconto della creazione ci mostra lo Spirito Santo librarsi sulle acque e fecondarle silenziosamente, aspettando la loro separazione dalla terra che inondavano.

La preparazione dell'Incarnazione.

Se dunque il regno palese dello Spirito Santo sul mondo è stato differito fino allo stabilirsi dell'Uomo-Dio sul trono eterno, non crediamo che questo divino Spirito sia restato fino allora inattivo. Tutta la Sacra Scrittura, di cui abbiamo trovato tanti frammenti nella Liturgia, cosa è, se non l'opera nascosta di Colui che, come ci dice il Simbolo, "parlò per bocca dei Profeti" [1]? È Lui che ci dette il Verbo, Sapienza di Dio, per mezzo della Scrittura, come più tardi doveva darcelo nella carne dell'umanità.

Egli non è restato ozioso, neppure per un momento, durante il corso dei secoli. Egli preparava il mondo al regno del Verbo incarnato, riavvicinando e confondendo le razze, producendo quell'attesa universale che si estendeva dai popoli più barbari alle nazioni più avanzate nella civiltà. Egli non aveva ancora svelato il suo nome alla terra; ma si librava con amore sull'umanità, come in principio aveva fatto sulle acque silenziose ed insensibili.

L'Incarnazione.

Aspettando la sua venuta, i profeti lo annunciavano negli stessi oracoli nei quali predicevano l'arrivo del Figlio di Dio. Il Signore diceva per mezzo della bocca di Gioele: "Effonderò il mio Spirito sopra tutti gli uomini" (2,29). Ed altrove si annunciava così per mezzo di Ezechiele: "E verserò su di voi acqua pura e sarete purificati da tutte le vostre brutture e vi rimonderò da tutti i vostri idoli. E vi darò un cuore nuovo, e uno Spirito nuovo infonderò dentro di voi e strapperò dalle vostre fibbre il cuor di sasso e vi darò un cuore di carne. E infonderò in Voi il mio Spirito e farò sì che camminiate nei miei precetti e osserviate i miei statuti e li pratichiate " (36,25-27). Ma prima della sua stessa manifestazione, lo Spirito Santo doveva direttamente intervenire per quella del Verbo Divino. Quando la Potenza creatrice fece sorgere dal nulla il corpo e l'anima della futura madre di Dio, fu Lui che preparò l'abitazione della somma Maestà, santificando Maria fin dal primo istante del suo concepimento, prendendo possesso di Lei, come di un tempio ove il Figlio di Dio si apprestava a discendere. Nel momento dell'annunciazione, l'Arcangelo dichiara alla Vergine che lo Spirito Santo scenderà in Lei e che la virtù dell'Altissimo la coprirà della sua ombra. Appena la Vergine ha pronunciato l'accettazione dell'eterno decreto, l'opera dello Spirito Santo ha prodotto in Lei il più ineffabile dei misteri: "E il Verbo si fece carne e abitò fra noi".

Su questo fiore uscito dal ramo emanato dal tronco di Jesse, su questa umanità divinamente prodotta in Maria, lo Spirito del Padre e del Figlio si riposa deliziosamente; Egli la colma dei suoi doni e la rende atta al suo fine glorioso ed eterno (Is 9,1-3).

Egli che aveva dotato la madre di tanti tesori di grazia, per il Figlio sorpassa ancora in maniera incommensurabile la misura che sembrava essere la più vicina all'infinito. E tutte queste meraviglie, come sempre, le compie silenziosamente; poiché non è ancora giunta l'ora in cui dovrà risplendere la sua venuta. La terra non potrà che intravederlo nel giorno in cui, sul letto del Giordano, nelle acque del quale Gesù è disceso, egli stenderà le sue ali e verrà a posarsi sulla testa di quel Piglio amatissimo dal Padre. Giovanni penetra il mistero, come, prima di nascere, aveva sentito nel seno di Maria il frutto benedetto che abitava in Lei. Ma gli uomini non hanno visto che una colomba, e la colomba non ha rivelato i segreti dell'eternità.

Il regno del Figlio di Dio si erge sulla sua base predestinata. Noi abbiamo visto in lui il nostro fratello, poiché ha preso questa carne, con le sue infermità; abbiamo in lui il nostro dottore, poiché egli è la Sapienza del Padre, e, con le sue lezioni, ci inizia a tutte le verità; abbiamo in lui il nostro medico, poiché egli guarisce tutti i nostri languori e tutte le nostre infermità; abbiamo in lui il nostro mediatore, poiché nella sua umanità santa riconduce al suo autore tutta l'opera creata; abbiamo in lui il nostro riparatore, e, nel suo sangue, il nostro riscatto, poiché il peccato dell'uomo aveva spezzato il vincolo tra Dio e noi, ed avevamo bisogno di un redentore divino; abbiamo in lui un capo che non arrossisce delle sue membra, per umili che esse siano, un re che tuttora noi vedemmo coronato per sempre, un Signore che il Signore ha fatto sedere alla sua destra (Sal 109,1).

La Chiesa.

Ma se egli ci governa di continuo, lo fa adesso dall'alto dei Cieli, fino al momento in cui apparirà di nuovo per piegare a terra la testa dei peccatori, quando la voce dell'Angelo griderà: "Il tempo non è più" (Ap 10,6). Nell'attesa, dovranno trascorrere numerosi secoli, e questi sono stati destinati all'impero dello Spirito Santo. Ma lo Spirito non ci poteva essere ancora dato, ci dice san Giovanni, finché Gesù non fosse stato ancora glorificato (7, 39). Il mistero dell'Ascensione segna, dunque, il limite tra i due regni divini quaggiù: il regno visibile del Figlio di Dio e il regno visibile dello Spirito Santo. Per unirli e prepararne la successione, non sono più solamente profeti mortali a parlarne, ma è lo stesso Emmanuele che si fa araldo del prossimo regno dello Spirito, durante la sua vita sulla terra.

Non abbiamo noi già inteso dire da Lui: "È meglio per voi che io me ne vada; poiché se non me ne vado, il Confortatore non verrà a voi"? (Gv. 16, 7). Il mondo ha dunque un gran bisogno di questo divino ospite, del quale il medesimo Figlio di Dio si è fatto Precursore. E affinché noi possiamo conoscere quale sia la Maestà di questo nuovo Signore che regnerà su noi, Gesù ci dichiara la gravita dei castighi che attireranno su di essi coloro che l'offenderanno. "Chi avrà parlato contro il Figlio dell'Uomo sarà perdonato; ma a chi avrà parlato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato, ne in questo mondo, ne nel secolo futuro" (Mt 12,32). Però questo Spirito non prenderà natura umana come fece il Figlio; non dovrà riscattare il mondo come lo riscattò il Figlio; ma verrà a portare un amore immenso che non si potrà disprezzare impunemente. È a Lui che Gesù affiderà la Chiesa, sua Sposa, durante i lunghi secoli che dovrà durare la sua vedovanza; a lui rimetterà l'opera sua, affinché la mantenga e la diriga in tutte le cose.

Disposizioni per ricevere lo Spirito Santo.

Noi dunque, chiamati a ricevere fra poche ore l'effusione di questo Spirito d'amore che viene a "rinnovare la faccia della terra" (Sal 103,30), prestiamo la nostra attenzione come la prestammo a Betlemme, nei momenti che precedettero la nascita dell'Emmanuele. Il Verbo e lo Spirito Santo sono uguali nella gloria e nella potenza, e la loro venuta sulla terra procede dal medesimo decreto eterno e pacifico della SS. Trinità, che ha deciso, con questa doppia visita, di "renderci partecipi della natura divina". (2Pt 1,4). Noi, figli del nulla, siamo chiamati a divenire, per opera del Verbo e dello Spirito, figli del Padre Celeste. Ora, se desideriamo sapere in quale modo deve prepararsi l'anima fedele all'arrivo del divino Paraclito, ritorniamo col pensiero al Cenacolo, dove abbiamo lasciato riuniti i Discepoli, perseveranti nella preghiera, secondo l'ordine del Maestro, aspettando che la Virtù dell'alto scenda sopra di essi e venga a ricoprirli come un'armatura per le battaglie che essi dovranno combattere.

La Madonna nel Cenacolo.

In quell'asilo di raccoglimento e di pace, il nostro sguardo rispettoso cerca prima di tutto Maria, madre di Gesù, capolavoro dello Spirito Santo, Chiesa del Dio vivente, dalla quale domani nascerà, come dal seno di una madre per mezzo dell'azione dello Spirito, la Chiesa militante che questa nuova Eva rappresenta e contiene ancora in se stessa. Non ha diritto, in tale momento, a tutti i nostri omaggi, la creatura incomparabile che abbiamo visto associata a tutti i misteri del Figlio di Dio, e che, tra poco, diverrà l'oggetto più degno della visita dello Spirito Santo? Noi ti salutiamo, o Maria piena di grazia, noi tutti che siamo ancor racchiusi in Te, e gustiamo l'allegrezza del tuo seno materno. Non è per noi che ha parlato la Chiesa nella Liturgia, quando essa commenta, glorificandoti, il cantico del tuo antenato Davide [2]? La tua umiltà vorrebbe invano sottrarsi agli onori che domani ti attendono. Creatura immacolata, tempio dello Spirito Santo, bisogna ora che questo Spirito ti sia comunicato in una maniera nuova; poiché una nuova opera t'attende e la terra deve ancora possederti.

Gli Apostoli.

Intorno a Maria è riunito il collegio Apostolico, che contempla, rapito, colei le cui auguste fattezze gli ricordano il Signore assente. Nei giorni precedenti, un avvenimento grave ha avuto luogo nel Cenacolo, sotto gli occhi della Madre di Dio e degli uomini. Come aveva fatto per fondare il popolo d'Israele, per il quale Dio aveva scelto i dodici figli di Giacobbe come altrettante basi di questo popolo privilegiato, così Gesù aveva eletto dodici uomini nel seno di questo medesimo popolo, per essere le basi dell'edificio della Chiesa Cristiana di cui egli è, e Pietro con Lui ed in Lui, la pietra angolare. La colpa di Giuda aveva ridotto a undici questi eletti divinamente prescelti; il numero sacro non esisteva più, e lo Spirito Santo stava per discendere sul collegio degli Apostoli. Prima di ascendere, al Cielo, Gesù non aveva creduto opportuno di fare, egli stesso, la scelta del successore del discepolo traditore; ma. bisognava che il numero sacro fosse completato prima dell'effusione della Virtù dell'alto. La chiesa non doveva invidiare niente alla sinagoga. Chi dunque poteva rimpiazzare la mansione del Figlio di Dio nel designare un Apostolo? Un tale diritto non poteva appartenere che a Pietro, ci dice san Giovanni Crisostomo; ma nella sua modestia declinò quell'onore, non volendo rammentarsi che dell'umiltà [3]. In seguito ad un discorso di Pietro, si avvenne all'elezione, e Mattia, unito agli altri Apostoli, completò quel numero misterioso, e attese, con essi, la promessa discesa del Consolatore.

I Discepoli.

Nel Cenacolo, e sotto gli occhi di Maria, sono riuniti anche i Discepoli che, pur non avendo avuto l'onore di essere eletti Apostoli, sono però stati testimoni delle opere dei misteri dell'Uomo-Dio: scelti e riservati per la predicazione della buona novella. Finalmente Maddalena e le altre pie donne attendono nel raccoglimento, come ha loro prescritto il Maestro, quella visita dall'alto, di cui esse ben presto conosceranno la potenza. Rendiamo i nostri omaggi a questa santa assemblea, ai centoventi Discepoli che ci sono stati dati per modello nell'attuale grande circostanza; poiché lo Spirito divino dovrà scendere prima in loro: essi sono le primizie. Più tardi scenderà anche sopra di noi, ed è per prepararci alla sua venuta, che la santa Chiesa oggi c'impone il digiuno.

La Liturgia di questo giorno.

Anticamente, questo giorno rassomigliava a quello della vigilia di Pasqua. Verso sera i fedeli si recavano in Chiesa per prendere parte alla solennità dell'amministrazione del Battesimo. Nella notte che seguiva, il sacramento della rigenerazione veniva conferito ai catecumeni che l'assenza o qualche malattia avevano impedito di unirsi agli altri nella notte di Pasqua. Quelli che non erano stati giudicati sufficientemente provati, o la cui istruzione non era sembrata abbastanza completa, avendo ormai soddisfatto alle giuste esigenze della Chiesa, contribuivano pure a formare il gruppo degli aspiranti alla novella nascita, che si attinge al sacro fonte. Invece delle dodici profezie che si ripetevano nella notte di Pasqua, mentre i Sacerdoti compivano sui catecumeni i riti preparatori del Battesimo, non se ne leggevano ordinariamente che sei; ciò che porta a concludere che il numero dei battezzati nella notte della Pentecoste era meno considerevole.

Il Cero Pasquale riappariva durante questa notte di grazia, per inculcare alle nuove reclute fatte dalla Chiesa, il rispetto e l'amore verso il Figlio di Dio, che si è fatto uomo per essere "la luce del mondo" (Gv 8,12), Tutti i riti di cui noi abbiamo dato i dettagli ed abbiamo spiegato il Sabato Santo, si compivano anche in questa nuova occasione, in cui riappariva la fecondità della Chiesa; ed il Santo Sacrificio, al quale prendevano parte i neofiti, cominciava poco prima del levar del giorno.

In seguito, essendo per legge divenuto obbligatorio l'uso di conferire il Battesimo ai bambini subito dopo la loro nascita, la Messa battesimale è stata anticipata al mattino del sabato, vigilia della Pentecoste, come pure è stabilito nella vigilia di Pasqua. Prima della celebrazione del Sacrificio si leggono le sei profezie di cui abbiamo parlato poco fa; dopo di che, ha luogo la solenne benedizione dell'acqua battesimale. Il Cero Pasquale torna ad essere presente a questa funzione, alla quale troppo spesso i fedeli mancano di assistere.

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NOTE

[1] Qui locutus est per prophetas, Simbolo di Nicea e di Costantinopoli.

[2] La nostra dimora, di noi tutti che siamo nell'allegrezza, è in Te, o Santa Madre di Dio (Sal 86,7).

[3] Terza Omelia sugli Atti degli Apostoli.

Augustinus
03-06-06, 18:55
Pasqua di Resurrezione (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=155446)

Ascensione del Signore al Cielo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=165437)

VI Domenica dopo Pasqua o Domenica dopo l'Ascensione o fra l'ottava dell'Ascensione (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=430454)

SS. Trinità (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=103711)

Augustinus
03-06-06, 19:43
LO SPIRITO SANTO (http://www.preghiereagesuemaria.it/lo%20spirito%20santo.htm)

Pentecoste 2008 (http://www.vatican.va/liturgical_year/pentecost/2008/index_pentecoste_it.htm)

Pentecoste 2007 (http://www.vatican.va/liturgical_year/pentecost/2007/index_pentecoste_it.htm)

Pentecoste 2006 (http://www.vatican.va/liturgical_year/pentecost/2006/index_pentecoste_it.htm)

Pentecoste 2005 (http://www.vatican.va/liturgical_year/pentecost/2005/index_pentecoste_it.htm)

Pentecoste 2004 (http://www.vatican.va/liturgical_year/pentecost/2004/index_pentecoste_it.htm)

Pentecoste 2003 (http://www.vatican.va/liturgical_year/pentecost/2003/index_pentecoste_it.htm)

Augustinus
04-06-06, 16:57
http://www.conceptionabbey.org/images/murals/Pentecost.jpg

Augustinus
04-06-06, 17:07
21 giugno - 2 ottobre 1817

Madre de' Santi, immagine
Della città superna,
Del sangue incorruttibile
Conservatrice eterna;
Tu che, da tanti secoli,
Soffri, combatti e preghi,
Che le tue tende spieghi
Dall'uno all'altro mar;

Campo di quei che sperano;
Chiesa del Dio vivente,
Dov'eri mai? qual angolo
Ti raccogliea nascente,
Quando il tuo Re, dai perfidi
Tratto a morir sul colle,
Imporporò le zolle
Del suo sublime altar?

E allor che dalle tenebre
La diva spoglia uscita,
Mise il potente anelito
Della seconda vita;
E quando, in man recandosi
Il prezzo del perdono,
Da questa polve al trono
Del Genitor salì;

Compagna del suo gemito,
Conscia de' suoi misteri,
Tu, della sua vittoria
Figlia immortal, dov'eri?
In tuo terror sol vigile,
Sol nell'obblio secura,
Stavi in riposte mura,
Fino a quel sacro dì,

Quando su te lo Spirito
Rinnovator discese
E l'inconsunta fiaccola
Nella tua destra accese;
Quando, segnal de' popoli,
Ti collocò sul monte,
E ne' tuoi labbri il fonte
Della parola aprì.

Come la luce rapida
Piove di cosa in cosa,
E i color vari suscita
Dovunque si riposa;
Tal risonò moltiplice
La voce dello Spiro:
L'Arabo, il Parto, il Siro
In suo sermon l'udì.

Adorator degl'idoli,
Sparso per ogni lido,
Volgi lo sguardo a Solima,
Odi quel santo grido:
Stanca del vile ossequio,
La terra a Lui ritorni:
E voi che aprite i giorni
Di più felice età,

Spose, che desta il subito
Balzar del pondo ascoso;
Voi già vicine a sciogliere
Il grembo doloroso;
Alla bugiarda pronuba
Non sollevate il canto
Cresce serbato al Santo
Quel che nel sen vi sta.

Perché, baciando i pargoli,
La schiava ancor sospira?
E il sen che nutre i liberi
Invidiando mira?
Non sa che al regno i miseri
Seco il Signor solleva?
Che a tutti i figli d'Eva
Nel suo dolor pensò?

Nova franchigia annunziano
I cieli, e genti nove;
Nove conquiste, e gloria
Vinta in più belle prove;
Nova, ai terrori immobile
E alle lusinghe infide,
Pace, che il mondo irride,
Ma che rapir non può.

O Spirto! supplichevoli
A' tuoi solenni altari,
Soli per selve inospite,
Vaghi in deserti mari,
Dall'Ande algenti al Libano,
D'Erina all'irta Haiti,
Sparsi per tutti i liti,
Uni per Te di cor,

Noi T'imploriam! Placabile
Spirto, discendi ancora,
A' tuoi cultor propizio,
Propizio a chi T'ignora;
Scendi e ricrea; rianima
I cor nel dubbio estinti;
E sia divina ai vinti
Mercede il vincitor.

Discendi Amor; negli animi
L'ire superbe attuta:
Dona i pensier che il memore
Ultimo dì non muta;
I doni tuoi benefica
Nutra la tua virtude;
Siccome il sol che schiude
Dal pigro germe il fior;

Che lento poi sull'umili
Erbe morrà non còlto,
Né sorgerà coi fulgidi
Color del lembo sciolto,
Se fuso a lui nell'etere
Non tornerà quel mite
Lume, dator di vite,
E infaticato altor.

Noi T'imploriam! Ne' languidi
Pensier dell'infelice
Scendi piacevol alito,
Aura consolatrice:
Scendi bufera ai tumidi
Pensier del violento;
Vi spira uno sgomento
Che insegni la pietà.

Per Te sollevi il povero
Al ciel, ch'è suo, le ciglia;
Volga i lamenti in giubilo,
Pensando a Cui somiglia;
Cui fu donato in copia,
Doni con volto amico,
Con quel tacer pudico,
Che accetto il don ti fa.

Spira de' nostri bamboli
Nell'ineffabil riso;
Spargi la casta porpora
Alle donzelle in viso;
Manda alle ascose vergini
Le pure gioie ascose;
Consacra delle spose
Il verecondo amor.

Tempra de' baldi giovani
Il confidente ingegno;
Reggi il viril proposito
Ad infallibil segno;
Adorna le canizie
Di liete voglie sante;
Brilla nel guardo errante
Di chi sperando muor.

Augustinus
05-06-06, 08:14
http://www.almaleh.com/ecriture/inscriptions/holbein4.jpg Hans Holbein, Allegoria dell'Antico e Nuovo Testamento, XV sec.

Diaconus
14-05-07, 20:18
Una Biblioteca inesauribile di Patristica

Augustinus
22-05-07, 08:53
(Cap. 9, 22-23, in PG 32, 107-110)

Chi è quell'uomo che, udendo gli appellativi dello Spirito Santo, non si solleva con l'animo e non innalza il pensiero alla suprema natura di Dio? Infatti è stato chiamato Spirito di Dio e Spirito di verità, che procede dal Padre: Spirito forte, Spirito retto, Spirito creatore. Spirito Santo è l'appellativo che gli conviene di più e che gli è proprio.
Tutto ciò che ha un carattere sacro è da lui che lo deriva. Di lui hanno bisogno gli esseri che hanno vita e, come irrorati dalla sua rugiada, ricevono vigore e sostegno nel loro esistere ed agire in ordine al fine naturale per il quale sono fatti.
Egli è sorgente di santificazione e luce intelligibile. Offre ad ogni creatura ragionevole se stesso e con se stesso luce e aiuto per la ricerca della verità.
Inaccessibile per natura, può essere percepito per sua bontà. Tutto riempie con la propria forza, ma si rende manifesto solo a quelli che ne sono degni. Ad essi tuttavia egli non si dà in ugual misura, ma si concede in rapporto all'intensità della fede.
Semplice nell'essenza, e molteplice nei poteri, è presente ai singoli nella sua totalità ed è contemporaneamente e tutto dovunque. Egli viene partecipato senza tuttavia subire alcuna alterazione. Di lui tutti sono partecipi, ma egli resta integro, allo stesso modo dei raggi del sole, i cui benefici vengono sentiti da ciascuno come se risplendessero solo per lui e tuttavia illuminano la terra e il mare e si confondono con l'aria. Così anche lo Spirito Santo, pur essendo presente a ciascuno di quanti ne sono capaci come se fosse presente a lui solo, infonde in tutti una grazia sufficiente ed intera. Di lui gode tutto ciò che di lui partecipa, per quanto è permesso alla natura, ma non per quanto egli può.
Per lui i cuori si elevano in alto, i deboli vengono condotti per mano, i forti giungono alla perfezione. Egli risplende su coloro che si sono purificati da ogni bruttura e li rende spirituali per mezzo della comunione che hanno con lui.
E come i corpi molto trasparenti e nitidi al contatto di un raggio diventano anch'essi molto luminosi ed emanano da sé nuovo bagliore, così le anime che hanno in sé lo Spirito e che sono illuminate dallo Spirito diventano anch'esse sante e riflettono la grazia sugli altri.
Dallo Spirito l'anticipata conoscenza delle cose future, l'approfondimento dei misteri, la percezione delle cose occulte, le distribuzioni dei doni, la familiarità delle cose del cielo, il tripudio con gli angeli. Da lui la gioia eterna, da lui l'unione costante e la somiglianza con Dio, e, cosa più sublime d'ogni altra, da lui la possibilità di divenire Dio.

Augustinus
22-05-07, 08:54
(Catech. 16, sullo Spirito Santo 1, 11-12. 16, in PG 33, 931-935. 939-942)

«L'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 14). Nuova specie di acqua che vive e zampilla, ma zampilla solo per chi ne è degno. Per quale motivo la grazia dello Spirito è chiamata acqua? Certamente perché tutto ha bisogno dell'acqua. L'acqua è generatrice delle erbe e degli animali. L'acqua della pioggia discende dal cielo. Scende sempre allo stesso modo e forma, ma produce effetti multiformi. Altro è l'effetto prodotto nella palma, altro nella vite e così in tutte le cose, pur essendo sempre di un'unica natura e non potendo essere diversa da se stessa. La pioggia infatti non discende diversa, non cambia se stessa, ma si adatta alle esigenze degli esseri che la ricevono e diventa per ognuno di essi quel dono provvidenziale di cui abbisognano.
Allo stesso modo anche lo Spirito Santo, pur essendo unico e di una sola forma e indivisibile, distribuisce ad ognuno la grazia come vuole. E come un albero inaridito, ricevendo l'acqua, torna a germogliare, così l'anima peccatrice, resa degna del dono dello Spirito Santo attraverso la penitenza, porta grappoli di giustizia. Lo Spirito appartiene ad un'unica sostanza, però, per disposizione divina e per i meriti di Cristo, opera effetti molteplici.
Infatti si serve della lingua di uno per la sapienza. Illumina la mente di un altro con la profezia. A uno conferisce il potere di scacciare i demoni, a un altro largisce il dono di interpretare le divine Scritture. Rafforza la temperanza di questo, mentre a quello insegna la misericordia. Ispira a un fedele la pratica del digiuno, ad altri forme ascetiche differenti. C'è chi da lui apprende la saggezza nelle cose temporali e chi perfino riceve da lui la forza di accettare il martirio. Nell'uno lo Spirito produce un effetto, nell'altro ne produce uno diverso, pur rimanendo sempre uguale a se stesso. Si verifica così quanto sta scritto: «A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune» (1 Cor 12, 7).
Mite e lieve il suo avvento, fragrante e soave la sua presenza, leggerissimo il suo giogo. Il suo arrivo è preceduto dai raggi splendenti della luce e della scienza. Giunge come fratello e protettore. Viene infatti a salvare, a sanare, a insegnare, a esortare, a rafforzare e a consolare. Anzitutto illumina la mente di colui che lo riceve e poi, per mezzo di questi, anche degli altri.
E come colui che prima si trovava nelle tenebre, all'apparire improvviso del sole riceve la luce nell'occhio del corpo e ciò che prima non vedeva, vede ora chiaramente, così anche colui che è stato ritenuto degno del dono dello Spirito Santo, viene illuminato nell'anima e, elevato al di sopra dell'uomo, vede cose che prima non conosceva.

Augustinus
22-05-07, 08:55
Dio Padre affidò al suo Figlio una missione da compiere sulla terra (cfr. Gv 17, 4). Quando fu espletata, venne il momento della Pentecoste. Allora fu inviato lo Spirito Santo per operare senza posa la santificazione della Chiesa, e i credenti avessero così per Cristo accesso al Padre in un solo Spirito (cfr. Ef 2, 18). Questi è lo Spirito che dà la vita, è la sorgente i acqua zampillante per la vita eterna (cfr. Gv 4, 14; 7, 38-39); per lui il Padre ridà la vita agli uomini, morti per il peccato, e un giorno risusciterà in Cristo i loro corpi mortali (cfr. Rm 8, 10-11). Lo Spirito dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (cfr. 1 Cor 3, 16; 6, 19) e in essi prega e rende testimonianza della adozione filiale (cfr. Gal 4, 6); Rm 8, 15-16 e 26). Egli guida la Chiesa verso tutta intera la verità (cfr. Gv 16, 13), la unifica nella comunione e nel servizio, la provvede di diversi doni gerarchici e carismatici, coi quali la dirige e la abbellisce dei suoi frutti (cfr. Ef 4, 11-12; 1 Cor 12, 4; Gal 5, 22). Con la forza del Vangelo la fa ringiovanire, la rinnova continuamente e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo. Infatti lo Spirito e la Sposa dicono al Signore Gesù: Vieni! (cfr. Ap 22, 17).
La Chiesa universale si presenta come «un popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
La comunità cattolica dei fedeli, consacrati dall'unzione dello Spirito Santo (cfr. 1 Gv 2, 20.27), non può sbagliare nel credere. Il popolo di Dio gode di questa infallibilità quando nel suo insieme, comprendente gerarchia e laici, esprime il suo consenso universale in materia dottrinale e morale.
Per la coscienza della fede, formata con l'assistenza e il sostegno dello Spirito di verità, il popolo di Dio, sotto la guida del sacro magistero, al quale fedelmente si conforma, accoglie non la parola degli uomini ma, qual è in realtà, la parola di Dio (cfr. 1 Ts 2, 13), aderisce indefettibilmente «alla fede una volta per tutte trasmessa ai santi» (Gd 3), con retto giudizio penetra in essa più a fondo e più pienamente l'applica nella vita.
Lo Spirito Santo, per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, santifica il popolo di Dio, lo guida e lo adorna di virtù. Inoltre, «distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui» ( 1Cor 12, 11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie incombenze e missioni utili al rinnovamento della Chiesa e al suo sviluppo. E' ciò che dice la Scrittura: «A ciascuno... la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio» ( 1 Cor 2, 7). Questi carismi, straordinari o anche più semplici e più largamente diffusi, sono appropriati alle necessità della Chiesa e perciò si devono accogliere con gratitudine e gioia.

Augustinus
22-05-07, 08:57
(Lib. 10, in PG 74, 434)

Cristo aveva compiuto la sua missione sulla terra, e per noi era ormai venuto il momento di entrare in comunione con la natura del Verbo cioè di passare dalla vita naturale di prima a quella che trascende l'esistenza umana. Ma a ciò non potevamo arrivare se non divenendo partecipi dello Spirito Santo.
Il tempo più adatto alla missione dello Spirito e alla sua venuta su di noi era quello che seguì l'ascensione di Cristo al cielo.
Finché Cristo infatti viveva ancora con il suo corpo insieme ai fedeli, egli stesso, a mio parere, dispensava loro ogni bene. Quando invece giunse il momento stabilito di salire al Padre celeste, era necessario che gli fosse presente ai suoi seguaci per mezzo dello Spirito ed abitasse per mezzo della fede nei nostri cuori, perché, avendolo in noi, potessimo dire con fiducia «Abbà, Padre» e praticassimo con facilità ogni virtù e inoltre fossimo trovati forti e invincibili contro le insidie del diavolo e gli attacchi degli uomini, dal momento che possedevamo lo Spirito Santo onnipotente.
Che lo Spirito infatti trasformi in un'altra natura coloro nei quali abita e li rinnovi nella loro vita è facile dimostrarlo con testimonianze sia dell'Antico che del Nuovo Testamento.
Samuele infatti, ispirato, rivolgendo la parola a Saul, dice: Lo Spirito del Signore ti investirà e sarai trasformato in altro uomo (cfr. 1 Sam 10, 6). San Paolo poi dice: E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore. Il Signore poi è Spirito (cfr. 2 Cor 3, 17-18).
Vedi come lo Spirito trasforma, per così dire, in un'altra immagine coloro nei quali abita? Infatti porta con facilità dal gusto delle cose terrene a quello delle sole cose celesti e da una imbelle timidezza ad una forza d'animo piena di coraggio e di grande generosità.
I discepoli erano così disposti e così rinfrancati nell'animo dallo Spirito Santo, da non essere per nulla vinti dagli assalti dei persecutori, ma fortemente stretti all'amore di Cristo.
E' vero dunque quello che dice il Salvatore: E' meglio per voi che io me ne ritorni in cielo (cfr. Gv 16, 7). Quello infatti era il tempo in cui sarebbe disceso lo Spirito Santo.

Augustinus
22-05-07, 08:58
(Lib. 2, 1, 33. 35, in PL 10, 50-51. 73-75)

Il Signore comandò di battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Il catecumeno viene battezzato professando perciò la fede nel Creatore, nell'Unigenito, nel Dono.
Unico è il Creatore di tutto. Uno infatti Dio Padre da cui hanno principio tutte le cose. Unico è anche l'Unigenito, il Signore Nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale tutte le cose furono create, e unico lo Spirito dato in dono a tutti.
Tutto è ordinato secondo le sue virtù e meriti; una la potenza da cui tutto procede; una la prole per la quale tutto è stato fatto; uno il dono della perfetta speranza.
Non si troverà nulla che manchi ad una perfezione infinita. Nell'ambito della Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, tutto è perfettissimo: l'immensità nell'eterno, la manifestazione nell'immagine, il godimento nel dono.
Ascoltiamo dalle parole dello stesso Signore quale sia il suo compito nei nostri confronti. Dice: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso» (Gv 16, 12). E' bene per voi che io me ne vada, se me ne vado vi manderò il Consolatore (cfr. Gv 16, 7). Ancora: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità» (Gv 14, 16-17). «Egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio» (Gv 16, 13-14).
Insieme a tante altre promesse vi sono queste destinate ad aprire l'intelligenza delle alte cose. In queste parole vengono formulati sia la volontà del donatore, come pure la natura e il modo stesso del dono.
Siccome la nostra limitatezza non ci permette di intendere né il Padre, né il Figlio, il dono dello Spirito Santo stabilisce un certo contatto tra noi e Dio, e così illumina la nostra fede nelle difficoltà relative all'incarnazione di Dio.
Lo si riceve dunque per conoscere. I sensi per il corpo umano sarebbero inutili se venissero meno i requisiti per il loro esercizio. Se non c'è luce o non è giorno, gli occhi non servono a nulla; gli orecchi in assenza di parole o di suono non possono svolgere il loro compito; le narici se non vi sono emanazioni odorifere, non servono a niente. E questo avviene non perché venga loro a mancare la capacità naturale, ma perché la loro funzione è condizionata da particolari elementi. Allo stesso modo l'anima dell'uomo, se non avrà attinto per mezzo della fede il dono dello Spirito Santo, ha sì la capacità di intendere Dio, ma le manca la luce per conoscerlo.
Il dono, che è in Cristo, è dato interamente a tutti. Resta ovunque a nostra disposizione e ci è concesso nella misura in cui vorremo accoglierlo. Dimorerà in noi nella misura in cui ciascuno di noi vorrà meritarlo.
Questo dono resta con noi fino alla fine del mondo, è il conforto della nostra attesa, è il pegno della speranza futura nella realizzazione dei suoi doni, è la luce delle nostre menti, lo splendore delle nostre anime.

Augustinus
23-05-07, 09:00
"I discepoli furono pieni di Spirito Santo". E cominciarono a parlare dei prodigi di Dio. Questo è l'amabile giorno in cui lo Spirito Santo fu mandato sotto forma di lingue di fuoco ai santi discepoli e a tutti coloro che erano riuniti con essi; il giorno in cui fu ridato l'amabile tesoro che era stato perduto nel paradiso per istigazione del nemico e per l'umana fragilità. Fu ridonato proprio a Pentecoste. Il modo con cui ciò avvenne è stupendo già solo esternamente; quanto al mistero che era là nascosto e racchiuso sotto quei prodigi esteriori, nessuna intelligenza, nessun concetto, nessuna creatura arriverebbe a conoscerlo, a concepirlo e ad esprimerlo. Lo Spirito Santo è un'immensità talmente inafferrabile e deliziosa che tutte le grandezze e immensità che qualunque ragione può concepire secondo una qualche immagine, non sono nulla, Cielo, terra e tutto ciò che vi si può cogliere svaniscono in paragone. Tutta la somma delle creature di fronte allo Spirito Santo sono molto meno che il minimo atomo rispetto all'universo. Anzi, l'universo intero è mille volte inferiore di fronte al minimo che si può pensare dello Spirito Santo.

Perciò là dove lo Spirito Santo deve essere ricevuto, lui in persona deve preparare il posto, creare per mezzo di sé la stessa ricettività e accogliere pure sé medesimo. L'ineffabile abisso di Dio è tale che egli può essere ricevuto solo in sé stesso, e solo lui può essere il luogo dell'accoglienza e delle creature a cui egli si dona. La casa fu riempita dal vento impetuoso. Dio colma in totalità. Dove egli arriva colma ogni capacità di ricevere e satura ogni dimensione dell'uomo.

"I discepoli furono tutti pieni di Spirito Santo". Qui c'è da notare quale fosse la situazione in cui si trovavano questi credenti quando furono così saziati: è quella che ogni uomo deve avere. Essi erano riuniti, rinchiusi, stavano tranquillamente seduti, quando fu mandato loro lo Spirito Santo. Questo amabile Spirito Santo viene dato a ciascuno così spesso e tutte le volte in cui con tutte le forze ci stacchiamo da ogni creatura e ci volgiamo a Dio. Nello stesso istante che l'uomo fa ciò, immediatamente viene lo Spirito Santo con la sua raggiera dei doni e invade subito tutti gli angoli e il fondo dell'anima. Viceversa, nello stesso istante e in quel medesimo attimo in cui l'uomo si allontana da Dio per avvicinarsi alle creature, (si tratti di sé o di qualunque altra) immediatamente lo Spirito Santo fugge e se ne va con ogni sua ricchezza e tutto il suo tesoro.

La casa in cui sedevano i discepoli fu riempita completamente. Questa dimora sta anzitutto a simboleggiare la santa Chiesa, che è l'abitazione di Dio; ma essa significa anche ciascun uomo in cui abita lo Spirito Santo. Quanti appartamenti e camere vi sono in una casa, altrettante facoltà, sensi e operazioni vi sono nell'uomo. In tutti questi viene lo Spirito Santo in maniera speciale. Appena arriva, preme, eccita l'uomo, desta in lui determinate inclinazioni, lo lavora e lo illumina.

Questa intima visita e questa azione interiore non vengono percepite da tutti secondo un'uguale esperienza. Benché lo spirito Santo abiti in ogni brav'uomo, chi vuol poter divenire consapevole dell'operazione divina, sentire e gustare la sua presenza, deve concentrarsi in sé stesso, sbarrare l'uscio a tutte le sollecitazioni esterne; occorre che lasci spazio dentro di sé all'operazione dello Spirito nella quiete e nel silenzio. Allora l'uomo comincerà ad aver coscienza dello spirito di Dio che si manifesterà a lui. Quanto più uno si dedica, di ora in ora, a questo movimento di concentrazione, tanto più avverte la manifestazione interiore, sempre crescente, dello Spirito Santo che tuttavia gli era stato donato interamente fin dagli inizi.

Gli uomini saggi e beati non gustano altro che Dio e le realtà divine. Essi hanno nel proprio fondo un vero anelito per Dio. Anche quando vanno fuori, essi restano sempre dentro raccolti e custodiscono lo Spirito Santo e la pace comunque si applichino in una qualche attività. "I discepoli erano riuniti." Quella circostanza deve insegnarci come raccogliere tutte le nostre facoltà, sia interne sia esterne, perché lo Spirito Santo trovi posto per operare. Egli infatti compie prodigi meravigliosi dove incontra spazio disponibile.

I discepoli stavano seduti quando venne lo Spirito Santo. Così devi sederti anche tu in verità, e mettere tutte le creature, gioia e sofferenza, volere o non volere, nella volontà di Dio. Questo è un discorso che conviene per qualsiasi uomo intento alle realtà spirituali. Costui non sarà tale se non avrà con Dio una sola volontà e gli rimarrà conforme e unito sul serio. Anzi, questo è l'obbligo comune ad ogni credente che voglia essere salvato: egli non deve tendere a niente che sia contrario al beneplacito divino. Ci si domanda se tutti coloro che hanno fatto voti religiosi siano obbligati ad essere perfetti oppure no. Ora maestro Tommaso ci insegna che essi sono obbligati a vivere e a tendere alla perfezione.

Sappiate ora che quando lo Spirito Santo viene in un uomo, porta sempre con sé grande amore, luce, gusto e consolazione, perché si chiama il Consolatore. Appena l'insensato se ne accorge, vi sì precipita sopra con piacere; ciò lo soddisfa ed egli ama il piacere. Ma così smarrisce il vero fondo, cioè Dio origine di tutti i doni. Invece l'uomo prudente non si comporta in tal modo con i doni divini; egli si volge completamente alla Sorgente, penetra attraverso tutti i doni e le grazie fino ad una luminosa purità; non bada né a questo né a quello, ma semplicemente a Dio, senza far caso agli eventi accidentali che gli capiteranno di fuori. Ci conceda Dio che tutti noi possiamo ricevere lo Spirito Santo nel modo più nobile.

Augustinus
23-05-07, 09:01
Dio è ineffabile, ineffabile è la sua misericordia. A questo suo nome corrispondono le sue opere. Sì, l'amore di Dio ha per noi tenerezze indicibili. Era poca cosa per il Padre aver consegnato il Figlio perché riscattasse lo schiavo. Volle dare anche lo Spirito Santo, perché rendesse figlio lo schiavo mediante l'adozione. Il Padre dette il Figlio per redimerci e donò lo Spirito Santo per conferirci il privilegio dell'adozione; infine riserva tutto sé stesso come eredità destinata a questi suoi figli adottivi. O Dio, prodigo di sé, se così si può dire, tanto desidera l'uomo! Prodigo davvero dato che non dispensa solo quello che è suo, ma anche sé stesso per ricuperare l'uomo. E lo fa non per sé quanto proprio per l'uomo. Davvero prodigo, perché come non risparmiò il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, così non ha neppure risparmiato lo Spirito Santo, se oso parlare così, ma lo ha effuso su ogni umano, con una abbondanza stupenda e assolutamente inedita.

Fu certo munifico, prodigo di sé quel figlio che cedette tanto il patrimonio quanto sé stesso alle prostitute. Ma per ritrovare il figlio perduto, il Padre fu più munifico di quanto lo fu il figlio nel perdersi: ammesso che grazia e denaro, spirito e carne, Dio e l'uomo sopportino di venire a confronto. Contempla la profusione di grazia che lo Spirito effonde nell'universo non solo per confermare il giusto, ma per giustificare il peccatore. Il volto della terra è rinnovato, quando lo Spirito crea una nuova umanità. Anzi, la destra dell'Altissimo ogni giorno è all'opera, perché peccatori incalliti e donne depravate precedono i giusti nel Regno di Dio, gli ultimi diventano i primi. Il dono non segue il medesimo regime del peccato; perché laddove "ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia". Dio non si limita a rimettere i peccati, ma accumula meriti e valorizzazioni. La redenzione eleva i caduti ad una altezza inarrivabile rispetto a quella della prima creazione.

Signore, la tua misericordia vale più della vita, "un giorno nei tuoi atri è più che mille altrove". La tua povertà rende i tuoi poveri più beati di quanto non possa fare il mondo con la sua strabocchevole dovizia, perché è un’abbondanza che straripa e fugge via travolgendo nella sua corsa chi le sì era attaccato. D'altre delizie era ricca quella povera famiglia di Cristo, inondata dall'impeto del fiume che rallegra la città di Dio, quando, come oggi, lo Spirito simile a torrente, riempì tutta la casa dove si trovavano gli Apostoli. La verità divina attuava la promessa annunciata dal profeta: "Ecco, io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la prosperità, come un torrente in pien la ricchezza dei popoli". Che fiotti di grazia in quei cuori attraversati da simile fiumana! E poi che fluire sgorgava da quei petti turgidi di fiumi di acqua viva.

La tenerezza della carità si spande fuori dal cuore degli apostoli, ma non basta: dalle loro bocche prorompe l'impeto di una parola veemente che travolge ogni tentativo di opposizione o di replica avversaria. Di Stefano è scritto che: "Non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava". A simili gioie, fratelli, vi invita il vostro Consolatore. Egli anela di poter dissetare con il torrente delle sue voluttà i suoi amanti assetati. "Chi ha sete venga e beva" egli dice. Inarrestabile generosità dì Dio! Liberalità senza confini del suo amore. Lo Spirito, le cui primizie dette agli apostoli in quella Pentecoste, egli l'offre a chiunque. Il suo tesoro, la fonte di acqua viva spalanca ad ogni vivente come se si sentisse debitore verso i prudenti e gli insensati: "O voi tutti assetati, venite all'acqua."
Non fa distinzione di persone, non bada a categorie, non cerca meriti. Unicamente si decida a venire chi sa d'aver sete.

Augustinus
26-05-07, 17:21
Holy Ghost

I. SYNOPSIS OF THE DOGMA

The doctrine of the Catholic Church concerning the Holy Ghost forms an integral part of her teaching on the mystery of the Holy Trinity, of which St. Augustine (De Trin., I, iii, 5), speaking with diffidence, says: "In no other subject is the danger of erring so great, or the progress so difficult, or the fruit of a careful study so appreciable". The essential points of the dogma may be resumed in the following propositions:

1. The Holy Ghost is the Third Person of the Blessed Trinity.

2. Though really distinct, as a Person, from the Father and the Son, He is consubstantial with Them; being God like Them, He possesses with Them one and the same Divine Essence or Nature.

3. He proceeds, not by way of generation, but by way of spiration, from the Father and the Son together, as from a single principle.

Such is the belief the Catholic faith demands.

II. CHIEF ERRORS

All the theories and all the Christian sects that have contradicted or impugned, in any way, the dogma of the Trinity, have, as a logical consequence, threatened likewise the faith in the Holy Ghost. Among these, history mentions the following:

1. In the second and third centuries, the dynamic or modalistic Monarchians (certain Ebionites, it is said, Theodotus of Byzantium, Paul of Samosata, Praxeas, Noëtus, Sabellius, and the Patripassians generally) held that the same Divine Person, according to His different operations or manifestations, is in turn called the Father, the Son, and the Holy Ghost; so they recognized a purely nominal Trinity.

2. In the fourth century and later, the Arians and their numerous heretical offspring: Anomans or Eunomians, Semi-Arians, Acacians, etc., while admitting the triple personality, denied the consubstantiality. Arianism had been preceded by the Subordination theory of some ante-Nicene writers, who affirmed a difference and a gradation between the Divine Persons other than those that arise from their relations in point of origin.

3. In the sixteenth century, the Socinians explicitly rejected, in the name of reason, along with all the mysteries of Christianity, the doctrine of Three Persons in One God.

4. Mention may also be made of the teachings of Johannes Philoponus (sixth century), Roscellinus, Gilbert de la Porrée, Joachim of Flora (eleventh and twelfth centuries), and, in modern times, Günther, who, by denying or obscuring the doctrine of the numerical unity of the Divine Nature, it reality set up a triple deity.

In addition to these systems and these writers, who came in conflict with the true doctrine about the Holy Ghost only indirectly and as a logical result of previous errors, there were others who attacked the truth directly:

a) Towards the middle of the fourth century, Macedonius, Bishop of Constantinople, and, after him a number of Semi-Arians, while apparently admitting the Divinity of the Word, denied that of the Holy Ghost. They placed Him among the spirits, inferior ministers of God, but higher than the angels. They were, under the name of Pneumatomachians, condemned by the Council of Constantinople, in 381 (Mansi, III, col. 560).

b) Since the days of Photius, the schismatic Greeks maintain that the Holy Ghost, true God like the Father and the Son, proceeds from the former alone.

III. THE THIRD PERSON OF THE BLESSED TRINITY

This heading implies two truths:

1. The Holy Ghost is a Person really distinct as such from the Father and the Son;

2. He is God and consubstantial with the Father and the Son.

The first statement is directly opposed to Monarchianism and to Socinianism; the second to Subordinationism, to the different forms of Arianism, and to Macedonianism in particular. The same arguments drawn from Scripture and Tradition may be used generally to prove either assertion. We will, therefore, bring forward the proofs of the two truths together, but first call particular attention to some passages that demonstrate more explicitly the distinction of personality.

A. Scripture

In the New Testament the word spirit and, perhaps, even the expression spirit of God signify at times the soul or man himself, inasmuch as he is under the influence of God and aspires to things above; more frequently, especially in St. Paul, they signify God acting in man; but they are used, besides, to designate not only a working of God in general, but a Divine Person, Who i&neither the Father nor the Son, Who is named together with the Father, or the Son, or with Both, without the context allowing them to be identified. A few instances are given here. We read in John, xiv, 16, 17: "And I will ask the Father, and he shall give you another Paraclete, that he may abide with, you for ever. The spirit of truth, whom the world cannot receive"; and in John, xv, 26: "But when the Paraclete cometh, whom I will send you from the Father, the Spirit of truth, who proceedeth from the Father, he shall give testimony of me." St. Peter addresses his first epistle, i, 1-2, "to the strangers dispersed . . . elect, according to the foreknowledge of God the Father, unto the sanctification of the Spirit, unto obedience and sprinkling of the blood of Jesus Christ". The Spirit of consolation and of truth is also clearly distinguished in John 16:7, 13-15, from the Son, from Whom He receives all He is to teach the Apostles, and from the Father, who has nothing that the Son also does not possess. Both send Him, but He is not separated from Them, for the Father and the Son come with Him when He descends into our souls (John 14:23).

Many other texts declare quite as clearly that the Holy Ghost is a Person, a Person distinct from the Father and the Son, and yet One God with Them. In several places St. Paul speaks of Him as if speaking of God. In Acts 28:25, he says to the Jews: "Well did the Holy Ghost speak to our fathers by Isaias the prophet"; now the prophecy contained in the next two verses is taken from Isaias 6:9-10, where it is put in the mouth of the "King the Lord of hosts". In other places he uses the words God and Holy Ghost as plainly synonymous. Thus he writes, I Corinthians 3:16: "Know you not, that you are the temple of God, and that the Spirit of God dwelleth in you?" and in 6:19: "Or know you not, that your members are the temple of the Holy Ghost, who is in you . . . ?" St. Peter asserts the same identity when he thus remonstrates with Ananias (Acts 5:3-4): "Why hath Satan tempted thy heart, that thou shouldst lie to the Holy Ghost . . . ? Thou hast not lied to men, but to God." The sacred writers attribute to the Holy Ghost all the works characteristic of Divine power. It is in His name, as in the name of the Father and of the Son, that baptism is to be given (Matthew 28:19). It is by His operation that the greatest of Divine mysteries, the Incarnation of the Word, is accomplished (Matthew 1:18, 20; Luke 1:35). It is also in His name and by His power that sins are forgiven and souls sanctified: "Receive ye the Holy Ghost. Whose sins you shall forgive, they are forgiven them" (John 20:22-23); "But you are washed, but you are sanctified, but you are justified in the name of our Lord Jesus Christ, and the Spirit of our God" (1 Corinthians 6:11); "The charity of God is poured forth in our hearts, by the Holy Ghost, who is given to us" (Romans 5:5). He is essentially the Spirit of truth (John 14:16-17; 15:26), Whose office it is to strengthen faith (Acts 6:5), to bestow wisdom (Acts 6:3), to give testimony of Christ, that is to say, to confirm His teaching inwardly (John 15:26), and to teach the Apostles the full meaning of it (John 14:26; 16:13). With these Apostles He will abide for ever (John 14:16). Having descended on them at Pentecost, He will guide them in their work (Acts 8:29), for He will inspire the new prophets (Acts 11:28; 13:9), as He inspired the Prophets of the Old Law (Acts 7:51). He is the source of graces and gifts (1 Corinthians 12:3-11); He, in particular, grants the gift of tongues (Acts 2:4; 10:44-47). And as he dwells in our bodies sanctifies them (1 Corinthians 3:16; 6:19),so will and them he raise them again, one day, from the dead (Romans 8:11). But he operates especially in the soul, giving it a new life (Romans 8:9 sq.), being the pledge that God has given us that we are his children (Romans 8:14-16; 2 Corinthians 1:22; 5:5; Galatians 4:6). He is the Spirit of God, and at the same time the Spirit of Christ (Romans 8:9); because He is in God, He knows the deepest mysteries of God (1 Corinthians 2:10-11), and He possesses all knowledge. St. Paul ends his Second Epistle to the Corinthians (13:13) with this formula of benediction, which might be called a blessing of the Trinity: "The grace of our Lord Jesus Christ, and the charity of God, and the communication of the Holy Ghost be with you all." -- Cf. Tixeront, "Hist. des dogmes", Paris, 1905, I, 80, 89, 90,100,101.

B. Tradition

While corroborating and explaining the testimony of Scripture, Tradition brings more clearly before us the various stages of the evolution of this doctrine.

As early as the first century, St. Clement of Rome gives us important teaching about the Holy Ghost. His "Epistle to the Corinthians" not only tells us that the Spirit inspired and guided the holy writers (viii, 1; xlv, 2); that He is the voice of Jesus Christ speaking to us in the Old Testament (xxii, 1 sq.); but it contains further, two very explicit statements about the Trinity. In c. xlvi, 6 (Funk, "Patres apostolici", 2nd ed., I,158), we read that "we have only one God, one Christ, one only Spirit of grace within us, one same vocation in Christ". In lviii, 2 (Funk, ibid., 172), the author makes this solemn affirmation; zo gar ho theos, kai zo ho kyrios Iesous Christos kai to pneuma to hagion, he te pistis kai he elpis ton eklekton, oti . . . which we may compare with the formula so frequently met with in the Old Testament: zo kyrios. From this it follows that, in Clement's view, kyrios was equally applicable to ho theos (the Father), ho kyrios Iesous Christos, and to pneuma to hagion; and that we have three witnesses of equal authority, whose Trinity, moreover, is the foundation of Christian faith and hope.

The same doctrine is declared, in the second and third centuries, by the lips of the martyrs, and is found in the writings of the Fathers. St. Polycarp (d. 155), in his torments, thus professed his faith in the Three Adorable Persons ("Martyrium sancti Polycarpi" in Funk op. cit., I, 330): "Lord God Almighty, Father of Thy blessed and well beloved Son, Jesus Christ . . . in everything I praise Thee, I bless Thee, I glorify Thee by the eternal and celestial pontiff Jesus Christ, Thy well beloved Son, by whom, to Thee, with Him and with the Holy Ghost, glory now and for ever!"

St. Epipodius spoke more distinctly still (Ruinart, "Acta mart.", Verona edition, p. 65): "I confess that Christ is God with the Father and the Holy Ghost, and it is fitting that I should give back my soul to Him Who is my Creator and my Redeemer."

Among the apologists, Athenagoras mentions the Holy Ghost along with, and on the same plane as, the Father and the Son. "Who would not be astonished", says he (Legat. pro christian., n. 10, in P.G., VI, col. 909), "to hear us called atheists, us who confess God the Father, God the Son and the Holy Ghost, and hold them one in power and distinct in order [. . . ten en te henosei dynamin, kai ten en te taxei diairesin]?"

Theophilus of Antioch, who sometimes gives to the Holy Ghost, as to the Son, the name of Wisdom (sophia), mentions besides (Ad Autol., lib. I, n. 7, and II, n. 18, in P.G., VI, col. 1035, 1081) the three terms theos, logos, sophia and, being the first to apply the characteristic word that was afterwards adopted, says expressly (ibid., II, 15) that they form a trinity (trias).

Irenæus looks upon the Holy Ghost as eternal (Adv. Hær., V, xii, n. 2, in P.G., VII, 1153), existing in God ante omnem constitutionem, and produced by him at the beginning of His ways (ibid., IV, xx, 3). Considered with regard to the Father, the Holy Ghost is his wisdom (IV, xx, 3); the Son and He are the "two hands" by which God created man (IV, præf., n. 4; IV, xx, 20; V, vi, 1). Considered with regard to the Church, the same Spirit is truth, grace, a pledge of immortality, a principle of union with God; intimately united to the Church, He gives the sacraments their efficacy and virtue (III, xvii, 2, xxiv, 1; IV, xxxiii, 7; V, viii, 1).

St. Hippolytus, though he does not speak at all clearly of the Holy Ghost regarded as a distinct person, supposes him, however, to be God, as well as the Father and the Son (Contra Noët., viii, xii, in P.G., X, 816, 820).

Tertullian is one of the writers of this age whose tendency to Subordinationism is most apparent, and that in spite of his being the author of the definitive formula: "Three persons, one substance". And yet his teaching on the Holy Ghost is in every way remarkable. He seems to have been the first among the Fathers to affirm His Divinity in a clear and absolutely precise manner. In his work "Adversus Praxean" lie dwells at length on the greatness of the Paraclete. The Holy Ghost, he says, is God (c. xiii in P.L., II, 193); of the substance of the Father (iii, iv in P.L., II, 181-2); one and the same God with the Father and the Son (ii in P.L., II, 180); proceeding from the Father through the Son (iv, viii in P.L., II, 182, 187); teaching all truth (ii in P.L., II, 179).

St. Gregory Thaumaturgus, or at least the Ekthesis tes pisteos, which is commonly attributed to him, and which dates from the period 260-270, gives us this remarkable passage (P.G., X, 933 sqq.): "One is God, Father of the living Word, of the subsisting Wisdom. . . . One the Lord, one of one, God of God, invisible of invisible. . .One the Holy Ghost, having His subsistence from God. . . . Perfect Trinity, which in eternity, glory, and power, is neither divided, nor separated. . . . Unchanging and immutable Trinity."

In 304, the martyr St. Vincent said (Ruinart, op. cit., 325): "I confess the Lord Jesus Christ, Son of the Father most High, one of one; I recognize Him as one God with the Father and the Holy Ghost."

But we must come down towards the year 360 to find the doctrine on the Holy Ghost explained both fully and clearly. It is St. Athanasius who does so in his "Letters to Serapion" (P.G., XXVI, col. 525 sq.). He had been informed that certain Christians held that the Third Person of the Blessed Trinity was a creature. To refute them he questions the Scriptures, and they furnish him with arguments as solid as they are numerous. They tell him, in particular, that the Holy Ghost is united to the Son by relations just like those existing between the Son and the Father; that He is sent by the Son; that He is His mouth-piece and glorifies Him; that, unlike creatures, He has not been made out of nothing, but comes forth from God; that He performs a sanctifying work among men, of which no creature is capable; that in possessing Him we possess God; that the Father created everything by Him; that, in fine, He is immutable, has the attributes of immensity, oneness, and has a right to all the appellations that are used to express the dignity of the Son. Most of these conclusions he supports by means of Scriptural texts, a few from amongst which are given above. But the writer lays special stress on what is read in Matthew 28:19. "The Lord", he writes (Ad Serap., III, n. 6, in P.G., XXVI, 633 sq.), "founded the Faith of the Church on the Trinity, when He said to His Apostles: 'Going therefore, teach ye all nations; baptizing them in the name of the Father, and of the Son, and of the Holy Ghost.' If the Holy Ghost were a creature, Christ would not have associated Him with the Father; He would have avoided making a heterogeneous Trinity, composed of unlike elements. What did God stand in need of? Did He need to join to Himself a being of different nature? . . . No, the Trinity is not composed of the Creator and the creature."

A little later, St. Basil, Didymus of Alexandria, St. Epiphanius, St. Gregory of Nazianzus, St. Ambrose, and St. Gregory of Nyssa took up the same thesis ex professo, supporting it for the most part with the same proofs. All these writings had prepared the way for the Council of Constantinople which, in 381, condemned the Pneumatomachians and solemnly proclaimed the true doctrine. This teaching forms part of the Creed of Constantinople, as it is called, where the symbol refers to the Holy Ghost, "Who is also our Lord and Who gives life; Who proceeds from the Father, Who is adored and glorified together with the Father and the Son; Who spoke by the prophets". Was this creed, with these particular words, approved by the council of 381? Formerly that was the common opinion, and even in recent times it has been held by authorities like Hefele, Hergenröther, and Funk; other historians, amongst whom are Harnack and Duchesne, are of the contrary opinion; but all agree in admitting that the creed of which we are speaking was received and approved by the Council of Chalcedon, in 451, and that, at least from that time, it became the official formula of Catholic orthodoxy.

IV. PROCESSION OF THE HOLY GHOST

We need not dwell at length on the precise meaning of the Procession in God. (See TRINITY.) It will suffice here to remark that by this word we mean the relation of origin that exists between one Divine Person and another, or between one and the two others as its principle of origin. The Son proceeds from the Father; the Holy Ghost proceeds from the Father and the Son. The latter truth will be specially treated here.

A

That the Holy Ghost proceeds from the Father has always been admitted by all Christians; the truth is expressly stated in John, xv, 26. But the Greeks, after Photius, deny that He proceeds from the Son. And yet such is manifestly the teaching of Holy Scripture and the Fathers.

(1) In the New Testament

(a) The Holy Ghost is called the Spirit of Christ (Romans 8:9), the Spirit of the Son (Galatians 4:6), the Spirit of Jesus (Acts 16:7). These terms imply a relation of the Spirit to the Son, which can only be a relation of origin. This conclusion is so much the more indisputable as all admit the similar argument to explain why the Holy Ghost is called the Spirit of the Father. Thus St. Augustine argues (In Joan., tr. xcix, 6, 7 in P.L., XXXV, 1888): "You hear the Lord himself declare: 'It is not you that speak, but the Spirit of your Father that speaketh in you'. Likewise you hear the Apostle declare: 'God hath sent the Spirit of His Son into your hearts. Could there then be two spirits, one the spirit of the Father, the other the spirit of the Son? Certainly not. Just as there is only one Father, just as there is only one Lord or one Son, so there is only one Spirit, Who is, consequently, the Spirit of both. . . Why then should you refuse to believe that He proceeds also from the Son, since He is also the Spirit of the Son? If He did not proceed from Him, Jesus, when He appeared to His disciples after His Resurrection, would not have breathed on them, saying: 'Receive ye the Holy Ghost'. What, indeed, does this breathing signify, but that the Spirit proceeds also from Him?" St. Athanasius had argued in exactly the same way (De Trinit. et Spir. S., n. 19, in P.G., XXVI, 1212), and concluded: "We say that the Son of God is also the source of the Spirit."

(b) The Holy Ghost receives from the Son, according to John 16:13-15: "When he, the Spirit of truth, is come he will teach you all truth. For he shall not speak of himself; but what things soever he shall hear, he shall speak; and the things that are to come, he shall shew you. He shall glorify me; because he shall receive of mine, and shall shew it to you. All things whatsoever the Father hath, are mine. Therefore I said, that he shall receive of mine, and shew it to you." Now, one Divine Person can receive from another only by Procession, being related to that other as to a principle. What the Paraclete will receive from the Son is immanent knowledge, which He will afterwards manifest exteriorly. But this immanent knowledge is the very essence of the Holy Ghost. The latter, therefore, has His origin in the Son, the Holy Ghost proceeds from the Son. "He shall not speak of Himself", says St. Augustine (In Joan., tr. xcix, 4, in P.L., XXXV, 1887), "because He is not from Himself, but He shall tell you all He shall have heard. He shall hear from him from whom He proceeds. In His case, to hear is to know, and to know is to be. He derives His knowledge from Him from Whom He derives His essence." St. Cyril of Alexandria remarks that the words: "He shall receive of mine" signify "the nature" which the Holy Ghost has from the Son, as the Son has His from the Father (De Trinit., dialog. vi, in P.G., LXXV, 1011). Besides, Jesus gives this reason of His assertion: "He shall receive of mine": "All things whatsoever the Father hath, are mine Now, since the Father has with regard to the Holy Ghost the relation we term Active Spiration, the Son has it also; and in the Holy Ghost there exists, consequently, with regard to both, Passive Spiration or Procession.

(2) The same truth has been constantly held by the Fathers

This fact is undisputed as far as the Western Fathers are concerned; but the Greeks deny it in the case of the Easterns. We will cite, therefore, a few witnesses from among the latter. The testimony of St. Athanasius has been quoted above, to the effect that "the Son is the source of the Spirit", and the statement of Cyril of Alexandria that the Holy Ghost has His "nature" from the Son. The latter saint further asserts (Thesaur., assert. xxxiv in P.G., LXXV, 585); "When the Holy Ghost comes into our hearts, He makes us like to God, because He proceeds from the Father and the Son"; and again (Epist., xvii, Ad Nestorium, De excommunicatione in P.G., LXXVII, 117): "The Holy Ghost is not unconnected with the Son, for He is called the Spirit of Truth, and Christ is the Truth; so He proceeds from Him as well as from God the Father." St. Basil (De Spirit. S., xviii, in P.G., XXXII, 147) wishes us not to depart from the traditional order in mentioning the Three Divine Persons, because "as the Son is to the Father, so is the Spirit to the Son, in accordance with the ancient order of the names in the formula of baptism". St. Epiphanius writes (Ancor., viii, in P. G., XLIII, 29, 30) that the Paraclete "is not to be considered as unconnected with the Father and the Son, for He is with Them one in substance and divinity", and states that "He is from the Father and the Son"; a little further, he adds (op. cit., xi, in P.G., XLIII, 35): "No one knows the Spirit, besides the Father, except the Son, from Whom He proceeds and of Whom He receives." Lastly, a council held at Seleucia in 410 proclaims its faith "in the Holy Living Spirit, the Holy Living Paraclete, Who proceeds from the Father and the Son" (Lamy, "Concilium Seleuciæ", Louvain, 1868).

However, when we compare the Latin writers, as a body, with the Eastern writers, we notice a difference in language: while the former almost unanimously affirm that the Holy Ghost proceeds from the Father and from the Son, the latter generally say that He proceeds from the Father through the Son. In reality the thought expressed by both Greeks and Latins is one and the same, only the manner of expressing it is slightly different: the Greek formula ek tou patros dia tou ouiou expresses directly the order according to which the Father and the Son are the principle of the Holy Ghost, and implies their equality as principle; the Latin formula expresses directly this equality, and implies the order. As the Son Himself proceeds from the Father, it is from the Father that He receives, with everything else, the virtue that makes Him the principle of the Holy Ghost. Thus, the Father alone is principium absque principio, aitia anarchos prokatarktike, and, comparatively, the Son is an intermediate principle. The distinct use of the two prepositions, ek (from) and dia (through), implies nothing else. In the thirteenth and fourteenth centuries, the Greek theologians Blemmidus, Beccus, Calecas, and Bessarion called attention to this, explaining that the two particles have the same signification, but that from is better suited to the First Person, Who is the source of the others, and through to the Second Person, Who comes from the Father. Long before their time St. Basil had written (De Spir. S., viii, 21, in P.G., XXXII, 106): "The expression di ou expresses acknowledgment of the primordial principle [ tes prokatarktikes aitias]"; and St. Chrysostom (Hom. v in Joan., n. 2, in P.G., LIX, 56): "If it be said through Him, it is said solely in order that no one may imagine that the Son is not generated": It may be added that the terminology used by the Eastern and Western writers, respectively, to express the idea is far from being invariable. Just as Cyril, Epiphanius, and other Greeks affirm the Procession ex utroque, so several Latin writers did not consider they were departing from the teaching of their Church in expressing themselves like the Greeks. Thus Tertullian (Contra Prax., iv, in P.L., II, 182): "Spiritum non aliunde puto quam a Patre per Filium"; and St. Hilary (De Trinit., lib., XII, n. 57, in P.L., X, 472), addressing himself to the Father, protests that he wishes to adore, with Him and the Son "Thy Holy Spirit, Who comes from Thee through thy only Son". And yet the same writer had said, a little higher (op. cit., lib. II, 29, in P.L., X, 69), "that we must confess the Holy Ghost coming from the Father and the Son", a clear proof that the two formulæ were regarded as substantially equivalent.

B

Proceeding both from the Father and the Son, the Holy Ghost, nevertheless, proceeds from Them as from a single principle. This truth is, at the very least insinuated in the passage of John, xvi, 15 (cited above), where Christ establishes a necessary connection between His own sharing in all the Father has and the Procession of the Holy Ghost. Hence it follows, indeed, that the Holy Ghost proceeds from the two other Persons, not in so far as They are distinct, but inasmuch as Their Divine perfection is numerically one. Besides, such is the explicit teaching of ecclesiastical tradition, which is concisely put by St. Augustine (De Trin., lib. V, c. xiv, in P.L., XLII, 921): "As the Father and the Son are only one God and, relatively to the creature, only one Creator and one Lord, so, relatively to the Holy Ghost, They are only one principle." This doctrine was defined in the following words by the Second Ecumenical Council of Lyons [Denzinger, "Enchiridion" (1908), n. 460]: "We confess that the Holy Ghost proceeds eternally from the Father and the Son, not as from two principles, but as from one principle, not by two spirations, but by one single spiration." The teaching was again laid down by the Council of Florence (ibid., n. 691), and by Eugene IV in his Bull "Cantate Domino" (ibid., n. 703 sq.).

C

It is likewise an article of faith that the Holy Ghost does not proceed, like the Second Person of the Trinity, by way of generation. Not only is the Second Person alone called Son in the Scriptures, not only is He alone said to be begotten, but He is also called the only Son of God; the ancient symbol that bears the name of Saint Athanasius states expressly that "the Holy Ghost comes from the Father and from the Son not made not created, not generated, but proceeding". As we are utterly incapable of otherwise fixing the meaning of the mysterious mode affecting this relation of origin, we apply to it the name spiration, the signification of which is principally negative and by way of contrast, in the sense that it affirms a Procession peculiar to the Holy Ghost and exclusive of filiation. But though we distinguish absolutely and essentially between generation and spiration, it is a very delicate and difficult task to say what the difference is. St. Thomas (I, Q. xxvii), following St. Augustine (Do Trin., XV, xxvii), finds the explanation and, as it the were, the epitome, of the doctrine in principle that, in God, the Son proceeds through the Intellect and the Holy Ghost through the Will. The Son is, in the language of Scripture, the image of the Invisible God, His Word, His uncreated wisdom. God contemplates Himself and knows Himself from all eternity, and, knowing Himself, He forms within Himself a substantial idea of Himself, and this substantial thought is His Word. Now every act of knowledge is accomplished by the production in the intellect of a representation of the object known; from this head, then the process offers a certain analogy with generation, which is the production by a living being of a being partaking of the same nature; and the analogy is only so much the more striking when there is question of this act of Divine knowledge, the eternal term of which is a substantial being, consubstantial within the knowing subject. As to the Holy Ghost, according to the common doctrine of theologians, He proceeds through the will. The Holy Spirit, as His name indicates, is Holy in virtue of His origin, His spiration; He comes therefore from a holy principle; now holiness resides in the will, as wisdom is in the intellect. That is also the reason why He is so often called par excellence, in the writings of the Fathers, Love and Charity. The Father and the Son love one another from all eternity, with a perfect ineffable love; the term of this infinite fruitful mutual love is Their Spirit Who is co-eternal and con-substantial with Them. Only, the Holy Ghost is not indebted to the manner of His Procession precisely for this perfect resemblance to His principle, in other words for His consubstantiality; for to will or love an object does not formally imply the production of its immanent image in the soul that loves, but rather a tendency, a movement of the will towards the thing loved, to be united to it and enjoy it. So, making every allowance for the feebleness of our intellects in knowing, and the unsuitability of our words for expressing the mysteries of the Divine life, if we can grasp how the word generation, freed from all the imperfections of the material order may be applied by analogy to the Procession of the Word, so we may see that the term can in no way befittingly applied to the Procession of the Holy Ghost.

V. FILIOQUE

Having treated of the part taken by the Son in the Procession of the Holy Ghost, we come next to consider the introduction of the expression Filioque into the Creed of Constantinople. The author of the addition is unknown, but the first trace of it is found in Spain. The Filioque was successively introduced into the Symbol of the Council of Toledo in 447, then, in pursuance of an order of another synod held in the same place (589), it was inserted in the Niceno-Constantinopolitan Creed. Admitted likewise into the Symbol Quicumque, it began to appear in France in the eighth century. It was chanted in 767, in Charlemagne's chapel at Gentilly, where it was heard by ambassadors from Constantine Copronymnus. The Greeks were astonished and protested, explanations were given by the Latins, and many discussions followed. The Archbishop of Aquileia, Paulinus, defended the addition at the Council of Friuli, in 796. It was afterwards accepted by a council held at Aachen, in 809. However, as it proved a stumbling-block to the Greeks Pope Leo III disapproved of it; and, though he entirely agreed with the Franks on the question of the doctrine, he advised them to omit the new word. He himself caused two large silver tablets, on which the creed with the disputed expression omitted was engraved to be erected in St. Peter's. His advice was unheeded by the Franks; and, as the conduct and schism of Photius seemed to justify the Westerns in paying no more regard to the feelings of the Greeks, the addition of the words was accepted by the Roman Church under Benedict VIII (cf. Funk, "Kirchengeschichte", Paderborn, 1902, p. 243).

The Greeks have always blamed the Latins for making the addition. They considered that, quite apart from the question of doctrine involved by the expression, the insertion was made in violation of a decree of the Council of Ephesus, forbidding anyone "to produce, write, or compose a confession of faith other than the one defined by the Fathers of Nicæa". Such a reason will not bear examination. Supposing the truth of the dogma (established above), it is inadmissible that the Church could or would have deprived herself of the right to mention it in the symbol. If the opinion be adhered to, and it has strong arguments to support it, which considers that the developments of the Creed in what concerns the Holy Ghost were approved by the Council of Constantinople (381), at once it might be laid down that the bishops at Ephesus (431) certainly did not think of condemning or blaming those of Constantinople. But, from the fact that the disputed expression was authorized by the Council of Chalcedon, in 451, we conclude that the prohibition of the Council of Ephesus was never understood, and ought not to be understood, in an absolute sense. It may be considered either as a doctrinal, or as a merely disciplinary pronouncement. In the first case it would exclude any addition or modification opposed to, or at variance with, the deposit of Revelation; and such seems to be its historic import, for it was proposed and accepted by the Fathers to oppose a formula tainted with Nestorianism. In the second case considered as a disciplinary measure, it can bind only those who are not the depositaries of the supreme power in the Church. The latter, as it is their duty to teach the revealed truth and to preserve it from error, possess, by Divine authority, the power and right to draw up and propose to the faithful such confessions of faith as circumstances may demand. This right is as unconfinable as it is inalienable.

VI. GIFTS OF THE HOLY GHOST

This title and the theory connected with it, like the theory of the fruits of the Holy Ghost and that of the sins against the Holy Ghost, imply what theologians call appropriation. By this term is meant attributing especially to one Divine Person perfections and exterior works which seem to us more clearly or more immediately to be connected with Him, when we consider His personal characteristics, but which in reality are common to the Three Persons. It is in this sense that we attribute to the Father the perfection of omnipotence, with its most striking manifestations, e.g. the Creation, because He is the principle of the two other Persons; to the Son we attribute wisdom and the works of wisdom, because He proceeds from the Father by the Intellect; to the Holy Ghost we attribute the operations of grace and the sanctification of souls, and in particular spiritual gifts and fruits, because He proceeds from the Father and the Son as Their mutual love and is called in Holy Writ the goodness and the charity of God.

The gifts of the Holy Ghost are of two kinds: the first are specially intended for the sanctification of the person who receives them; the second, more properly called charismata, are extraordinary favours granted for the help of another, favours, too, which do not sanctify by themselves, and may even be separated from sanctifying grace. Those of the first class are accounted seven in number, as enumerated by Isaias (11:2-3), where the prophet sees and describes them in the Messias. They are the gifts of wisdom, understanding, counsel, fortitude, knowledge, piety (godliness), and fear of the Lord.

1. The gift of wisdom, by detaching us from the world, makes us relish and love only the things of heaven.

2. The gift of understanding helps us to grasp the truths of religion as far as is necessary.

3. The gift of counsel springs from supernatural prudence, and enables us to see and choose correctly what will help most to the glory of God and our own salvation.

4. By the gift of fortitude we receive courage to overcome the obstacles and difficulties that arise in the practice of our religious duties.

5. The gift of knowledge points out to us the path to follow and the dangers to avoid in order to reach heaven.

6. The gift of piety, by inspiring us with a tender and filial confidence in God, makes us joyfully embrace all that pertains to His service.

7. Lastly, the gift of fear fills us with a sovereign respect for God, and makes us dread, above all things, to offend Him.

As to the inner nature of these gifts, theologians consider them to be supernatural and permanent qualities, which make us attentive to the voice of God, which render us susceptible to the workings of actual grace, which make us love the things of God, and, consequently, render us more obedient and docile to the inspirations of the Holy Ghost.

But how do they differ from the virtues? Some writers think they are not really distinct from them, that they are the virtues inasmuch as the latter are free gifts of God, and that they are identified essentially with grace, charity, and the virtues. That opinion has the particular merit of avoiding a multiplication of the entities infused into the soul. Other writers look upon the gifts as perfections of a higher order than the virtues; the latter, they say, dispose us to follow the impulse and guidance of reason; the former are functionally intended to render the will obedient and docile to the inspirations of the Holy Ghost. For the former opinion, see Bellevüe, "L'uvre du Saint-Esprit" (Paris, 1902), 99 sq.; and for the latter, see St. Thomas, I-II, Q. lxviii, a. 1, and Froget, "De l'habitation du Saint-Esprit dans les âmes justes" (Paris, 1900), 378 sq.

The gifts of the second class, or charismata, are known to us partly from St. Paul, and partly from the history of the primitive Church, in the bosom of which God plentifully bestowed them. Of these "manifestations of the Spirit", "all these things [that] one and the same Spirit worketh, dividing to every one according as he will", the Apostle speaks to us, particularly in I Corinthians 12:6-11; I Corinthians 12:28-31; and Romans 12:6-8.

In the first of these three passages we find nine charismata mentioned: the gift of speaking with wisdom, the gift of speaking with knowledge, faith, the grace of healing, the gift of miracles, the gift of prophecy, the gift of discerning spirits, the gift of tongues, the gift of interpreting speeches. To this list we must at least add, as being found in the other two passages indicated, the gift of government, the gift of helps, and perhaps what Paul calls distributio and misericordia. However, exegetes are not all agreed as to the number of the charismata, or the nature of each one of them; long ago, St. Chrysostom and St. Augustine had pointed out the obscurity of the question. Adhering to the most probable views on the subject, we may at once classify the charismata and explain the meaning of most of them as follows. They form four natural groups:

a) Two charismata which regard the teaching of Divine things: sermo sapientiæ, sermo scientiæ, the former relating to the exposition of the higher mysteries, the latter to the body of Christian truths.

b) Three charismata that lend support to this teaching: fides, gratia sanitatum, operatio virtutum. The faith here spoken of is faith in the sense used by Matthew 17:19: that which works wonders; so it is, as it were, a condition and a part of the two gifts mentioned with it.

c) Four charismata that served to edify, exhort, and encourage the faithful, and to confound the unbelievers: prophetia, discretio spirituum, genera linguarum, interpretatio sermonum. These four seem to fall logically into two groups; for prophecy, which is essentially inspired pronouncement on different religious subjects, the declaration of the future being only of secondary import, finds its complement and, as it were, its check in the gift of discerning spirits; and what, as a rule, would be the use of glossololia -- the gift of speaking with tongues -- if the gift of interpreting them were wanting?

d) Lastly there remain the charismata that seem to have as object the administration of temporal affairs, amid works of charity: gubernationes, opitulationes, distributiones. Judging by the context, these gifts, though conferred and useful for the direction and comfort of one's neighbour, were in no way necessarily found in all ecclesiastical superiors.

The charismata, being extraordinary favours and not requisite for the sanctification of the individual, were not bestowed indiscriminately on all Christians. However, in the Apostolic Age, they were comparatively common, especially in the communities of Jerusalem, Rome, and Corinth. The reason of this is apparent: in the infant Churches the charismata were extremely useful, and even morally necessary, to strengthen the faith of believers, to confound the infidels, to make them reflect, and to counterbalance the false miracles with which they sometimes prevailed. St. Paul was careful (I Corinthians 12, 13, 14) to restrict authoritatively the use of these charismata within the ends for which they were bestowed, and thus insist upon their subordination to the power of the hierarchy. Cf. Batiffol, "L'Eglise naissante et le catholicisme" (Paris, 1909), 36. (See CHARISMATA.)

VII. FRUITS OF THE HOLY GHOST

Some writers extend this term to all the supernatural virtues, or rather to the acts of all these virtues, inasmuch as they are the results of the mysterious workings of the Holy Ghost in our souls by means of His grace. But, with St. Thomas, I-II, Q. lxx, a. 2, the word is ordinarily restricted to mean only those supernatural works that are done joyfully and with peace of soul. This is the sense in which most authorities apply the term to the list mentioned by St. Paul (Galatians 5:22-23): "But the fruit of the Spirit is, charity, joy, peace, patience, benignity, goodness, longanimity, mildness, faith, modesty, continency, chastity." Moreover, there is no doubt that this list of twelve -- three of the twelve are omitted in several Greek and Latin manuscripts -- is not to be taken in a strictly limited sense, but, according to the rules of Scriptural language, as capable of being extended to include all acts of a similar character. That is why the Angelic Doctor says: "Every virtuous act which man performs with pleasure is a fruit." The fruits of the Holy Ghost are not habits, permanent qualities, but acts. They cannot, therefore, be confounded with the virtues and the gifts, from which they are distinguished as the effect is from its cause, or the stream from its source. The charity, patience, mildness, etc., of which the Apostle speaks in this passage, are not then the virtues themselves, but rather their acts or operations; for, however perfect the virtues may be, they cannot be considered as the ultimate effects of grace, being themselves intended, inasmuch as they are active principles, to produce something else, i.e. their acts. Further, in order that these acts may fully justify their metaphorical name of fruits, they must belong to that class which are performed with ease and pleasure; in other words, the difficulty involved in performing them must disappear in presence of the delight and satisfaction resulting from the good accomplished.

VIII. SINS AGAINST THE HOLY GHOST

The sin or blasphemy against the Holy Ghost is mentioned in Matthew 12:22-32; Mark 3:22-30; Luke 12:10 (cf. 11:14-23); and Christ everywhere declares that it shall not be pardoned. In what does it consist? If we examine all the passages alluded to, there can be little doubt as to the reply.

Let us take, for instance, the account given by St. Matthew which is more complete than that of the other Synoptics. There had been brought to Christ "one possessed with a devil, blind and dumb: and he healed him, so that he spoke and saw". While the crowd is wondering, and asking: "Is not this the Son of David?", the Pharisees, yielding to their wonted jealousy, and shutting their eyes to the light of evidence, say: "This man casteth not out devils but by Beelzebub the prince of the devils." Jesus then proves to them this absurdity, and, consequently, the malice of their explanation; He shows them that it is by "the Spirit of God" that He casts out devils, and then He concludes: "therefore I say to you: Ever sin and blasphemy shall be forgiven men, but the blasphemy of the Spirit shall not be forgiven. And whosoever shall speak a word against the Son of man, it shall be forgiven him: but he that shall speak against the Holy Ghost, it shall not he forgiven him, neither in this world, nor in the world to come."

So, to sin against the Holy Ghost is to confound Him with the spirit of evil, it is to deny, from pure malice, the Divine character of works manifestly Divine. This is the sense in which St. Mark also defines the sin question; for, after reciting the words of the Master: "But he that shall blaspheme against the Holy Ghost shall never have forgiveness", he adds at once: "Because they said: He hath an unclean spirit." With this sin of pure downright malice, Jesus contrasts the sin "against the Son of man", that is the sin committed against Himself as man, the wrong done to His humanity in judging Him by His humble and lowly appearance. This fault, unlike the former, might he excused as the result of man's ignorance and misunderstanding.

But the Fathers of the Church, commenting on the Gospel texts we are treating of, did not confine themselves to the meaning given above. Whether it be that they wished to group together all objectively analogous cases, or whether they hesitated and wavered when confronted with this point of doctrine, which St. Augustine declares (Serm. ii de verbis Domini, c. v) one of the most difficult in Scripture, they have proposed different interpretations or explanations.

St. Thomas, whom we may safely follow, gives a very good summary of opinions in II-II, Q. xiv. He says that blasphemy against the Holy Ghost was and may be explained in three ways.

1. Sometimes, and in its most literal signification, it has been taken to mean the uttering of an insult against the Divine Spirit, applying the appellation either to the Holy Ghost or to all three Divine persons. This was the sin of the Pharisees, who spoke at first against "the Son of Man", criticizing the works and human ways of Jesus, accusing Him of loving good cheer and wine, of associating with the publicans, and who, later on, with undoubted bad faith, traduced His Divine works, the miracles which He wrought by virtue of His own Divinity.

2. On the other hand, St. Augustine frequently explains blasphemy against the Holy Ghost to be final impenitence, perseverance till death in mortal sin. This impenitence is against the Holy Ghost, in the sense that it frustrates and is absolutely opposed to the remission of sins, and this remission is appropriated to the Holy Ghost, the mutual love of the Father and the Son. In this view, Jesus, in Matthew 12 and Mark 3 did not really accuse the Pharisees of blaspheming the Holy Ghost, He only warned them against the danger they were in of doing so.

3. Finally, several Fathers, and after them, many scholastic theologians, apply the expression to all sins directly opposed to that quality which is, by appropriation, the characteristic quality of the Third Divine Person. Charity and goodness are especially attributed to the Holy Ghost, as power is to the Father and wisdom to the Son. Just, then, as they termed sins against the Father those that resulted from frailty, and sins against the Son those that sprang from ignorance, so the sins against the Holy Ghost are those that are committed from downright malice, either by despising or rejecting the inspirations and impulses which, having been stirred in man's soul by the Holy Ghost, would turn him away or deliver him from evil.

It is easy to see how this wide explanation suits all the circumstances of the case where Christ addresses the words to the Pharisees. These sins are commonly reckoned six: despair, presumption, impenitence or a fixed determination not to repent, obstinacy, resisting the known truth, and envy of another's spiritual welfare.

The sins against the Holy Ghost are said to be unpardonable, but the meaning of this assertion will vary very much according to which of the three explanations given above is accepted. As to final impenitence it is absolute; and this is easily understood, for even God cannot pardon where there is no repentance, and the moment of death is the fatal instant after which no mortal sin is remitted. It was because St. Augustine considered Christ's words to imply absolute unpardonableness that he held the sin against the Holy Ghost to be solely final impenitence. In the other two explanations, according to St. Thomas, the sin against the Holy Ghost is remissable -- not absolutely and always, but inasmuch as (considered in itself) it has not the claims and extenuating circumstance, inclining towards a pardon, that might be alleged in the case of sins of weakness and ignorance. He who, from pure and deliberate malice, refuses to recognize the manifest work of God, or rejects the necessary means of salvation, acts exactly like a sick man who not only refuses all medicine and all food, but who does all in his power to increase his illness, and whose malady becomes incurable, due to his own action. It is true, that in either case, God could, by a miracle, overcome the evil; He could, by His omnipotent intervention, either nuillify the natural causes of bodily death, or radically change the will of the stubborn sinner; but such intervention is not in accordance with His ordinary providence; and if he allows the secondary causes to act, if He offers the free human will of ordinary but sufficient grace, who shall seek cause of complaint? In a word, the irremissableness of the sins against the Holy Ghost is exclusively on the part of the sinner, on account of the sinner's act.

Bibliography

On the dogma see: ST. THOMAS, Summa Theol., I, Q. xxxvi-xliii; FRANZELIN, De Deo Trino (Rome, 1881); C. PESCH, Pælectiones dogmaticæ, II (Freiburg im Br., 1895) POHLE, Lehrbuch der Dogmatik, I (Paderborn, 1902); TANQUEREY, Synop. Theol. dogm. spec., I, II (Rome, 1907-8). Concerning the Scriptural arguments for the dogma: WINSTANLEY, Spirit in the New Testament (Cambridge, 1908); LEMONNYER, Epîtres de S. Paul, I (Paris, 1905). Concerning tradition: PETAVIUS, De Deo Trino in his Dogmata theologica; SCHWANE, Dogmengeschichte, I (Freiburg im Br., 1892); DE REGNON, Etudes théologiques sur la Sainte Trinité (Paris, 1892); TIXERONT, Hist. Des dogmes, I (Paris, 1905); TURMEL, Hist. de la théol. positive (Paris, 1904).

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, 1910, New York (http://www.newadvent.org/cathen/07409a.htm)

Augustinus
27-05-07, 08:15
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b2/Folio_79r_-_Pentecost.jpg Les Très Riches Heures du duc de Berry, foglio 79r, Musée Condé, Chantilly

Augustinus
27-05-07, 08:30
http://img530.imageshack.us/img530/4599/2pentecofy2.jpg http://www.wga.hu/art/g/greco_el/12/1214grec.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p00828a01nf2003.jpg El Greco, Pentecoste, 1596-1600, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/j/juan/1/lazarus4.jpg http://img360.imageshack.us/img360/6218/lazarus3dm8.jpg Juan de Flandes, Pentecoste, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/m/multsche/wurzach/7pentec.jpg Hans Multscher, Pentecoste, 1437, Staatliche Museen, Berlino

http://www.wga.hu/art/r/restout/pentecos.jpg Jean Restout, Pentecoste, 1732, Musée du Louvre, Parigi

http://www.wga.hu/art/a/asam/cosmas/assuvirg.jpg Cosmas Damian Asam, Pentecoste, 1720 circa, Chiesa abbaziale, Aldersbach

Augustinus
27-05-07, 08:47
Dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 280-284

I DONI DELLO SPIRITO SANTO

Durante tutta questa settimana dovremo esporre le diverse operazioni dello Spirito Santo nella Chiesa e nelle anime dei fedeli; ma è necessario, fin da oggi, anticipare l'insegnamento che abbiamo a presentare. Ci sono dati sette giorni per conoscere e studiare il Dono supremo che il Padre e il Figlio hanno voluto inviarci, e lo Spirito, che procede dai due, si manifesta in sette modi nelle anime. È dunque giusto che ogni giorno di questa settimana sia consacrato ad onorare ed a raccogliere questo settenario di benefici, per mezzo dei quali dovrà operarsi la nostra salvezza e la nostra santificazione.

I sette doni dello Spirito Santo sono sette fonti di energia che egli degna deporre nelle nostre anime, quando vi penetra con la grazia santificante. Le grazie attuali mettono in movimento, simultaneamente o separatamente, quelle potenze divinamente infuse in noi, ed il bene soprannaturale e meritorio per la vita eterna si produce col consenso della nostra volontà.

Il Profeta Isaia, guidato dall'ispirazione divina, ci aveva fatto conoscere questi sette doni, nel brano in cui, descrivendo l'operazione dello Spirito Santo sull'anima del Figlio di Dio fatto uomo, che ci rappresenta come il fiore uscito dal ramo Verginale nato dal tronco di Jesse, ci dice: "Si poserà sopra di lui lo Spirito del Signore, Spirito di saviezza e discernimento, Spirito di consiglio e fortezza, Spirito di conoscenza e di pietà, e nel timore del Signore è la sua ispirazione" (Is 9,2-3). Niente di più misterioso che queste parole; ma si sente che ciò che esse esprimono non è una semplice enumerazione dei caratteri del divino Spirito, ma la descrizione degli effetti che opera nell'anima umana. Così l'ha compresa la tradizione cristiana, ed enunciata negli scritti degli antichi padri, e formulata con la teologia.

L'umanità sacra del Figlio di Dio incarnato è il tipo soprannaturale della nostra, e ciò che lo Spirito Santo ha operato in lei deve proporzionalmente aver luogo in noi. Egli ha deposto nel Figlio di Maria quelle sette forze che descrive il profeta; i medesimi doni sono stati preparati all'uomo rigenerato. Notiamo la successione che si manifesta nella loro serie. Isaia nomina prima lo Spirito di sapienza e finisce con quello del timor di Dio. La Sapienza è effettivamente, come vedremo, la più elevata delle prerogative alla quale possa giungere l'anima umana, mentre il Timor di Dio, secondo la profonda espressione del Salmista, non è che il principio e l'abbozzo di questa divina qualità. Si capisce facilmente che l'anima di Gesù chiamata a contrarre l'unione personale con il Verbo, sia stata trattata con una dignità particolare, in modo che il dono della Sapienza debba essere stato infuso in essa in una maniera primordiale, mentre il dono del Timor di Dio, qualità necessaria ad una natura creata, sia stata posta in lei soltanto come complemento. Per noi, al contrario, fragili e incostanti come siamo, il Timor di Dio è la base di tutto l'edificio ed è per mezzo suo che ci eleviamo di grado in grado fino a quella Sapienza che ci unisce a Dio. È dunque nell'ordine inverso di quello segnalato da Isaia nei riguardi del Figlio di Dio incarnato, che l'uomo s'innalza alla perfezione, per mezzo dei doni dello Spirito Santo, che gli sono stati conferiti nel Battesimo e che gli vengono resi nel sacramento della riconciliazione, se ha avuto la sventura di perdere la grazia santificante per il peccato mortale.

Ammiriamo con profondo rispetto l'augusto settenario, di cui troviamo l'impronta in tutta l'opera della nostra salvezza e della nostra santificazione. Sette sono le virtù che rendono l'anima gradita a Dio; per mezzo dei suoi sette Doni, lo Spirito Santo la conduce al suo fine; i sette Sacramenti le comunicano i frutti dell'Incarnazione e della Redenzione di Gesù Cristo; e, finalmente, dopo trascorse sette settimane dalla Pasqua, lo Spirito è mandato sulla terra per stabilirvi e consolidarvi il regno di Dio. Dopo tutto questo, noi non ci meraviglieremo che Satana abbia cercato di fare una parodia sacrilega dell'opera divina, opponendole l'orribile settenario dei sette peccati capitali, per mezzo dei quali egli si sforza di perdere l'uomo che Dio vuole salvare.

I DONI DEL TIMORE

L'orgoglio per noi è l'ostacolo al bene. È l'orgoglio che ci porta a resistere a Dio, a mettere il nostro fine in noi stessi; in una parola, a perderci. Solo l'umiltà può salvarci da un sì grande pericolo. Chi ce la darà? Lo Spirito Santo, infondendo in noi il dono del Timor di Dio.

Questo sentimento riposa sull'idea che la fede ci da della maestà di Dio, in presenza del quale non siamo che un nulla; della sua Santità infinita, davanti alla quale non siamo che indegnità e sozzura; del giudizio sovranamente equo che dovrà esercitare su noi all'uscire da questa vita; e del pericolo di una caduta, sempre possibile, se non corrispondiamo alla grazia che non ci manca mai, ma alla quale possiamo resistere.

La salvezza dell'uomo si opera, dunque, "con timore e tremore", come c'insegna l'Apostolo (Fil 2,12); ma questo timore, che è un dono dello Spirito Santo, non è un sentimento rudimentale che si limita a gettarci nello spavento al pensiero dei castighi eterni. Esso ci mantiene nella compunzione del cuore, anche quando i nostri peccati fossero da molto tempo perdonati; c'impedisce di dimenticare che siamo peccatori, che dobbiamo tutto alla misericordia divina, e che non siamo ancora salvi che in speranza (Rm 8,24).

Questo timor di Dio non è dunque un timore servile, ma diviene, al contrario, la fonte dei sentimenti più delicati: può allearsi con l'amore, non essendo più che un sentimento filiale che teme il peccato a causa dell'oltraggio che reca a Dio. Ispirato dal rispetto della maestà divina, dal sentimento della sua santità infinita, colloca la creatura nel vero suo posto, e san Paolo c'insegna che, purificandosi così, ci aiuta, "compiendo l'opera della nostra santificazione" (2Cor 9,27). È per questo che il grande Apostolo, che era stato rapito fino al terzo Cielo, ci confessa che è rigoroso verso se stesso "al fine di non essere condannato" (1Cor 9,27).

Lo spirito di indipendenza e di falsa libertà che regna oggi, contribuisce a rendere più raro il timor di Dio, ed è questa una delle piaghe del nostro tempo. La familiarità con Dio tiene troppo spesso il posto di questa disposizione fondamentale della vita cristiana, ed è allora che ogni progresso si arresta, l'illusione si introduce nell'anima, ed i sacramenti, che nel momento del ritorno a Dio avevano operato con tanta forza, divengono press'a poco sterili. E ciò accade perché il dono del timore è stato soffocato sotto la vana compiacenza dell'anima in se stessa. L'umiltà si è spenta; un orgoglio, segreto e universale, è venuto a paralizzare i movimenti di quell'anima, che arriva, senza accorgersene, a non conoscere più Iddio, per il fatto stesso che non trema più davanti a Lui.

Conservaci, dunque, o divino Spirito, il dono del timor di Dio, che hai diffuso in noi nel nostro Battesimo. Questo timore salutare ci assicurerà la perseveranza nel bene, arrestando il progresso dello spirito d'orgoglio. Che esso sia, dunque, come un dardo che attraversi la nostra anima da parte a parte, restandovi fissato sempre a nostra salvaguardia. Che esso abbassi la nostra alterigia, che ci strappi alla mollezza, rivelandoci, senza tregua, lo splendore e la santità di Colui che ci ha creati e che ci deve giudicare.

Sappiamo, o divino Spirito, che questo beato timore non soffoca l'amore; ma, ben lungi da ciò, toglie, invece, gli ostacoli che impedirebbero il suo sviluppo. Le potenze celesti vedono ed amano ardentemente il Sommo Bene, e se ne sono inebriate per l'eternità; e, nondimeno, tremano di fronte a quella temibile maestà: "tremunt Potestates". E noi, ricoperti dalle cicatrici del peccato, pieni d'imperfezione, esposti a mille insidie, obbligati a lottare contro tanti nemici, non sentiremo, forse, che dobbiamo stimolare con un forte timore filiale, nello stesso tempo, la nostra volontà che si addormenta così facilmente e il nostro spirito assediato da tante tenebre? Veglia sulla tua opera, o divino Spirito! Preserva in noi il dono prezioso che ti sei degnato di farci; insegnaci a conciliare la pace e la gioia del cuore con il timor di Dio, secondo questo avvertimento del Salmista: "Servite a Dio con timore rendetegli omaggio con tremore" (Sal 2,11).

PREGHIAMO

O Dio, che oggi hai ammaestrato i cuori dei fedeli con la luce dello Spirito Santo, donaci di gustare nello stesso Spirito la verità e di godere sempre della sua consolazione.

Augustinus
27-05-07, 11:09
I GIORNI DEL CILIEGIO
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di Tito Casini
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XXXII - PENTECOSTE.

Da dieci giorni egli era partito: da dieci giorni aspettavano, sotto il grave incarco dell'ultime sue parole - «...e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria, e fino all'estremità della terra» - che si compisse prima l'altra sua pardola, senza cui mal si sarebbe eseguito il testamento tremendo: «...ma voi riceverete forza dall'alto, quando verrà su di voi».
Aveva comandato che non si allontanassero, fino a tanto, da Gerusalemme, - e vivevano tutti insieme nella casa cittadina che Pietro e Giovanni avevan trovato seguendo l'uomo dalla brocca, nella stanza dov'egli aveva detto loro le più tenere cose, aveva lavato a ciascuno i piedi, si era dato in azzimo e in mosto.
Eran coi dodici (Mattia aveva già preso, tratto a sorte, il luogo del traditore) i più affezionati suoi discepoli, le donne e sopra tutti Maria, la madre di lui, la sposa dell'Aspettato. Ignari del giorno in cui sarebbe disceso, del modo in cui si sarebbe mostrato, gli andavano senza posa incontro con l'ardente desiderio e la concorde orazione.
Era ormai giunto il mattino del Cinquantesimo. Nel riposo perfetto da ogni servile fatica, con l'offerta dei pani nuovi, degli agnelli senza macchia, degli arieti e del vitello di branco, Gerusalemme celebrava il giorno che Dio avea comandato «solennissimo e santissimo», il giono bello di molti nomi - Festa delle Settimane o della Chiusura, per chiudersi in quello, dopo sette settimane, i dì della Pasqua; Festa delle Primizie, per que' due primi pani, presentati al Signore, dell'ancora inassaggiata nuova raccolta; Giorno della Mèsse, per il grano a cui si sarebber poste l'indomani le falci -, giorno glorioso per la memoria del Patto, quando tra folgori e lampi, fra tuoni e clangori di trombe, fu dettata dalla fumosa vetta del Sinai la legge divina: «Io sono il Signore Dio tuo che ti trassi dalla terra d'Egitto, dalla casa di schiavitù

Nella letizia della stagione e dei ricordi, Gerusalemme celebrava la sua Pentecoste - e come avviene che l'allegrezza circostante faccia più grave, per contrasto, l'altrui mestizia, così sentivan più amara, quei del Cenacolo, la lontananza di chi era stato tutta la loro festa; più struggente il ritardo a giungere del promesso Consolatore... . Era già l'ora terza, l'ora della preghiera, l'ora, forse, che quindici secoli innanzi s'era udita d'in cima al monte crepitar la prima saetta sotto i passi di Dio («Splendeva - infatti - il mattino...») quand'ecco che l'immenso prodigio parve rinnovarsi. Un tuono, come di vento impetuoso, fragoreggiò su nel cielo, rintronò nella casa. E dal cielo, insieme al tuono, una rossa nevicata di lingue simili a fuoco calò sull'attonita adunanza, sostando su ciascuno una fiaccola, sì che ciascuno parve d'improvviso mutato in ardente lume, e l'accolta un solo immenso candelabro.
Era lo Spirito - il Promesso, l'Aspettato, il Paracleto - che giungeva, ed eri tu, o santa Chiesa cattolica, che nascevi: intera, sin dal primo istante, e perfetta: già una, già santa, già cattolica e apostolica, come ogni giorno, dopo tanti secoli, noi, eretti in piedi e scoperta la fronte, noi, tuoi figli e soldati, ti professiamo... Perciò, come chi nasce non fanciullo ma nel pieno vigore, tu cominciasti tosto a parlare - «...e tutti furon ripieni di Spirito Santo, e principiarono a parlare» -, che voleva dire a insegnare, a combattere, a conquistare. Cattolica era già la tua voce sì che tutti la intendevano, - e n'eran confusi di meraviglia - per quanto diversissima di nazione fosse la folla che il tuono aveva tratto intorno ai pescatori. « Questi che parlano non son dunque tutti quanti Galilaei? E come va che noi li udiamo parlare ciascuno nel nostro proprio linguaggio? Noi Parti, Medi, Elamiti, e della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e dei paesi della Libia c'h'è intorno a Cirene, pellegrini romani, proseliti giudei, Cretesi e Arabi... tutti noi udimmo parlare nelle nostre lingue delle grandezze di Dio». Tu conoscesti pure, già dal quel primo passo, l'opposizione e lo scherno - domani saran le prigioni e i supplizi - della rabbia avversaria. Poichè allo stupor della folla, la quale si chiedeva tremante e commossa: «che vuol dir mai tutto questo?», rispondeva il gelido sarcasmo di alcuni: «Son pieni di vin dolce...».
Ma Pietro, il capo, emergendo fra gli undici, prese tosto a compier là sua parte di sommo e universale Pontefice:
«Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate in Gerusalemme, sia noto a voi questo, e aprite le orecchie alle mie parole... ». Distrusse con facile argomento la malignazione nemica: «Costoro non sono, no, ubriachi, come voi vi pensate: siamo appena alla terza ora del giorno...». Spiegò, come a lui solo competeva, le Scritture: « Questo che avviene è quel che fu predetto dal profeta Joele: E avverrà (dice il Signore) ch'io negli ultimi giorni spanderò del mio Spirito su ogni carne, e i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, e i vostri giovani vedranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno dei sogni. E sopra i miei servi e le mie serve spanderò in que' giorni il mio Spirito, e profeteranno. E farò prodigi su in cielo e segni giù in terra, sangue e fuoco e vapor di fumo...». Dall'Inviato risali all'Inviante, predicando forte Cristo uomo e Dio, crocifisso e risuscitato: «Uomini d'Israele, ponete mente a queste parole: Gesù di Nazaret, uomo cui Dio ha reso irrefragabile testimonianza fra voi con opere potenti e prodigi e segni...: quest'uomo che, conformemente al determinato consiglio e alla prescienza di Dio, vi fu dato nelle mani, voi, inchiodandolo per man d'iniqui sopra una croce, l'avete fatto morire; ma Dio l'ha risuscitato, avendo rotti gli angosciosi legami del sepolcro, perchè non era possibile ch'ei ne fosse ritenuto...». Appoggiò con nuove scritture il suo asserimento. Di chi parlava mai Davide quando diceva, nel salmo: «Tu non abbandonerai l'anima mia l'inferno nè sopporterai che il tuo Santo veda la corruzione»? «Tu m'hai fatto conoscere le vie della vita; tu mi ricolmerai di gioia con la tua presenza»? Certo non di sè, poichè «il patriarca Davide morì e fu sepolto, tanto che la sua tomba è anche al dì d'oggi presso di noi». Ma «essendo egli profeta e sapendo che Dio gli aveva promesso con giuramento che uno della sua stirpe dovea sedere sopra il suo trono, profeticamente disse della risurrezione del Cristo ch'egli non fu abbandonato nell'inferno nè la carne di lui vide la corruzione». Aggiunse infine - eseguendo già, con gioia, il recente testamento - la testimonianza viva e presente di tutta la Chiesa: «Questo Gesù, Iddio lo ha risuscitato, e noi tutti ne siamo testimoni». Lo attestò asceso al cielo, lo mostrò, secondo un altro passo di Davide, assiso, regalmente, alla destra dei Padre («Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra!») e conchiusie, fermo, solenne: «Sappia dunque certissimamente tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo questo Gesù che voi avete croeffisso».
Fra l'ombre del tramonto, Gerusalemme poneva fine alla sua Pentecoste, la festa bella di molti nomi, a cui uno solo, dopo quel tuono dell' ora terza, pareva ormai, nel suo più disteso senso, convenire, l'amaro nome di Chiusura. Accanto al tempio giudaico, cui il vento dello Spirito serrava, nel discender, la porta, la santa Chiesa cattolica celebrava, all'opposto, la festa delle primizie, porgendo allo Spirito, che in lei avea inaugurato il suo indeclinabile regno, tremila prime anime, quante n'avea generate la prima allocuzion di Pietro.

Ed ecco, ogni anno, alla Chiesa piace riviver commemorando e lodando quel caldo giorno di sua nascita, che fu pure delle sue nozze e della sua maternità prima.
La Pentecoste è propriamente, fra tutte, la festa della Chiesa. Le campane, quella mattina, suonando a doppio col medesimo slancio della mattina di Pasqua (quando pareva volessero risvegliar Cristo, assopito all'ombra della roccia), non sai se chiamino, con le parole della sequenza, lo Spirito - Veni, Sancte Spiritus... - o se proclamino, con l'introito, l'ampiezza dell'avvenuto suo regno: «Spiritus Domini replevit orbem terrarum...: lo Spirito del Signore ha riempito l'orbe terrestre, alleluia! ed esso, che tutto abbraccia, tutto intende, alleluia! alleluia! » Da ogni punto dell'orbe terrestre, le campane, la mattina, dicono queste o quelle parole.
Un sublime sguardo a ritroso, della Chiesa che a sè nello Spirito fa festa, è, quella mattina, la messa. Dalla contemplazione delle presenti sue tende, che l'introito mostra sparse per tutto il globo; dopo il grido di battaglia che all'introito è congiunto - Exsurgat Deus, et dissipentur inimici cius: et fugiant, qui oderunt eum a facie eius ... - si riporta, con la lezione, a Gerusalemme, alle origini, quando, men vastadella più ristretta parrocchia, era ancor tutta sotto la roggia piova divina e Pietro, il capo, non aveva ancor celebrato il primo pontificale.
Dalla lezione, al graduale e alla sequenza: dal giorno della nascita, ai giorni del concepimento; dall'arrivo dell'Aspettato, all'aspettazione del Promesso, dal tuono e il vento, al gemito, al sospiro orfanile: «Emitte Spiritum tuum...: manda, Signore, il tuo Spirito, e avverrà la nuova creazione...»
«Veni, sancte Spiritus... : vieni, o Santo Spirito...».
Ah, come dovette commoversi, su alla destra del Padre, colui che aveva detto, innanzi di partire: «Io non vi lascerò orfani» come dovette affrettarsi a scendere il Consolatore, se tali gli giunsero, come quelle onde, palpita la sequenza di Pentecoste, le supplicazioni dei pescatori!

Veni, Sancte Spiritus,
Et emitte coelitus
Lucis tuae radium!

«Vieni! » Quante, volte e in quali note questa parola!

Veni, pater pauperum
Veni, dator munerum
veni, lumen cordium

Quanti amorosi titoli, oltre a quel di «padre dei poveri», di «distributore di doni», di «lume dei cuori»! quanta dolce lusinga!

Consolator optime,
Dulcis hospes animae,
Dulce refrigeriam.

In labore requies,
In aestu temperies,
In fletu solatium...

Quanta dimostrazion di bisogni!

Sine tuo numine,
Nihil est in bomine,
Nibil est innoxium

Quanta richiesta di soccorso!

Lava quod est sordidurn,
Riga quod est aridum,
Sana quod est saucium.

Flecte quod est rigidum,
Fove quod est frigidum,
Rege quod est devium...

e finalmente

Da virtutis meritum,
Da salutis exitum,
Da perenne gaudium.
Amen. Alleluia!

Nel vangelo, il guardo a ritroso della Chiesa si spinge ancora più oltre, sebbene non si discosti dal Cenacolo: è Cristo, non ancora risalito, non ancora immolato, che annunzia ai suoi dopo averli di sè sfamati e dissetati, la grande promessa: «Chiunque mi ama osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà, e verremo a lui, e faremo dimora presso di lui... Queste cose io v'ho detto stando con voi. Il Paracleto, poi, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel nome mio, egli insegnerà a voi ogni cosa, e vi ricorderà tutto quel che v'ho detto... Ora, ve l'ho detto, prima che succeda, affinchè, quando sia venuto, crediate:... ut cum factum fuerit, credatis».
Ciò è avvenuto; la promessa è stata esattamente mantenuta - e noi crediamo.
Deh, come ardenti, come alte, come, solenni, or che tutto è compiuto; che anche la Terza Persona ha visitato la terra; che la Chiesa è fondata, come baldanzose si levano stamattina le note del Credo! Credo in unum Deum, Patrem omnipotentem, factorem caeli et terrae... Et in unum Dominum Jesum Christum, Filium Dei unigenitum... Et in Spiritum Sanctum Dominum et vivificantem... Et unam, sanctam, catholicam et apostolicam Ecclesiam... .
Dal passato, all'avvenire. Dopo l'ultime parole del Simbolo, dove la fede di credenza si fa aspettazione - Et expecto resurrectionem mortuorum et vitam venturi saeculi... - anche il restante sguardo della Chiesa si rivolge dal trascorso al futuro, dalle origini ai destini, dalla Gerusalemme caduca e caduta alla Gerusalemme immortale. E l'offertorio vede i popoli entrarvi, nei loro re che offron doni: Confirma hoc, Deus. quod operatus es in nobis: a templo tuo, quod est in Jerusalem, tibi offerent reges munera, alleluia!
...E l'ultimo canto del giorno, l'antifona del Magnificat, non è che una ripresa - lieta, alleluiante ripresa, dopo le celebrate memorie del suo cammino: «Hodie completi sunt dies Pentecostes... : oggi si son compiuti i dì della Pentecoste, alleluia! oggi lo Spirito Santo apparve in fuoco ai discepoli e diè loro i doni dei carismi: gli ha mandati per l'universo mondo a predicare e testimoniare. Chi, dunque, crederà e verrà battezzato, sarà salvo. Alleluia!»

FONTE (http://www.latunicastracciata.net/giorni_ciliegio/32_GC.html)

Augustinus
27-05-07, 11:54
http://img148.imageshack.us/img148/3852/pentecostyg5.jpg Guido Reni, La discesa dello Spirito Santo, 1608-09, Sala delle Dame, Vaticano

Augustinus
27-05-07, 13:55
BENEDETTO XVI

REGINA CÆLI
Solennità di Pentecoste

Piazza S. Pietro, 27 maggio 2007

Cari fratelli e sorelle!

Celebriamo oggi la grande festa della Pentecoste, in cui la liturgia ci fa rivivere la nascita della Chiesa, secondo quanto narra san Luca nel libro degli Atti degli Apostoli (2,1-13). Cinquanta giorni dopo la Pasqua, lo Spirito Santo scese sulla comunità dei discepoli - "assidui e concordi nella preghiera" - radunati "con Maria, la madre di Gesù" e con i dodici Apostoli (cfr At 1,14; 2,1). Possiamo quindi dire che la Chiesa ebbe il suo solenne inizio con la discesa dello Spirito Santo. In questo straordinario avvenimento troviamo le note essenziali e qualificanti della Chiesa: la Chiesa è una, come la comunità di Pentecoste, che era unita nella preghiera e "concorde": "aveva un cuore solo e un’anima sola" (At 4,32). La Chiesa è santa, non per i suoi meriti, ma perché, animata dallo Spirito Santo, tiene fisso lo sguardo su Cristo, per diventare conforme a Lui e al suo amore. La Chiesa è cattolica, perché il Vangelo è destinato a tutti i popoli e per questo, già all’inizio, lo Spirito Santo fa sì che essa parli tutte le lingue. La Chiesa è apostolica, perché, edificata sopra il fondamento degli Apostoli, custodisce fedelmente il loro insegnamento attraverso la catena ininterrotta della successione apostolica.

La Chiesa, inoltre, è per sua natura missionaria, e dal giorno di Pentecoste lo Spirito Santo non cessa di spingerla sulle strade del mondo, fino agli estremi confini della terra e fino alla fine dei tempi. Questa realtà che possiamo verificare in ogni epoca è già come anticipata nel Libro degli Atti, dove si descrive il passaggio del Vangelo dagli Ebrei ai pagani, da Gerusalemme a Roma. Roma sta ad indicare il mondo dei pagani, e così tutti i popoli che sono al di fuori dell’antico popolo di Dio. In effetti, gli Atti si concludono con l’arrivo del Vangelo a Roma. Si può allora dire che Roma è il nome concreto della cattolicità e della missionarietà, esprime la fedeltà alle origini, alla Chiesa di tutti i tempi, a una Chiesa che parla tutte le lingue e va incontro a tutte le culture.

Cari fratelli e sorelle, la prima Pentecoste avvenne quando Maria Santissima era presente in mezzo ai discepoli nel Cenacolo di Gerusalemme e pregava. Anche oggi ci affidiamo alla sua materna intercessione, affinché lo Spirito Santo scenda in abbondanza sulla Chiesa del nostro tempo, riempia i cuori di tutti i fedeli e accenda in essi - in noi - il fuoco del suo amore.

Augustinus
12-05-08, 10:03
Pentecost (Whitsunday)

A feast of the universal Church which commemorates the Descent of the Holy Ghost upon the Apostles, fifty days after the Resurrection of Christ, on the ancient Jewish festival called the "feast of weeks" or Pentecost (Exodus 34:22; Deuteronomy 16:10). Whitsunday is so called from the white garments which were worn by those who were baptised during the vigil; Pentecost ("Pfingsten" in German), is the Greek for "the fiftieth" (day after Easter).

Whitsunday, as a Christian feast, dates back to the first century, although there is no evidence that it was observed, as there is in the case of Easter; the passage in I Corinthians (16:8) probably refers to the Jewish feast. This is not surprising, for the feast, originally of only one day's duration, fell on a Sunday; besides it was so closely bound up with Easter that it appears to be not much more than the termination of Paschal tide. That Whitsunday belongs to the Apostolic times is stated in the seventh of the (interpolated) fragments attributed to St. Irenæus. In Tertullian (De bapt., xix) the festival appears as already well established. The Gallic pilgrim gives a detailed account of the solemn manner in which it was observed at Jerusalem ("Peregrin. Silviæ", ed. Geyer, iv). The Apostolic Constitutions (V, xx, 17) say that Pentecost lasts one week, but in the West it was not kept with an octave until at quite a late date. It appears from Berno of Reichenau (d. 1048) that it was a debatable point in his time whether Whitsunday ought to have an octave. At present it is of equal rank with Easter Sunday. During the vigil formerly the catechumens who remained from Easter were baptized, consequently the ceremonies on Saturday are similar to those on Holy Saturday.

The office of Pentecost has only one Nocturn during the entire week. At Terce the "Veni Creator" is sung instead of the usual hymn, because at the third hour the Holy Ghost descended. The Mass has a Sequence, "Veni Sancte Spiritus" the authorship of which by some is ascribed to King Robert of France. The colour of the vestments is red, symbolic of the love of the Holy Ghost or of the tongues of fire. Formerly the law courts did not sit during the entire week, and servile work was forbidden. A Council of Constance (1094) limited this prohibition to the first three days of the week. The Sabbath rest of Tuesday was abolished in 1771, and in many missionary territories also that of Monday; the latter was abrogated for the entire Church by Pius X in 1911. Still, as at Easter, the liturgical rank of Monday and Tuesday of Pentecost week is a Double of the First Class.

In Italy it was customary to scatter rose leaves from the ceiling of the churches to recall the miracle of the fiery tongues; hence in Sicily and elsewhere in Italy Whitsunday is called Pascha rosatum. The Italian name Pascha rossa comes from the red colours of the vestments used on Whitsunday. In France it was customary to blow trumpets during Divine service, to recall the sound of the mighty wind which accompanied the Descent of the Holy Ghost. In England the gentry amused themselves with horse races. The Whitsun Ales or merrymakings are almost wholly obsolete in England. At these ales the Whitsun plays were performed. At Vespers of Pentecost in the Oriental Churches the extraordinary service of genuflexion, accompanied by long poetical prayers and psalms, takes place. (Cf. Maltzew, "Fasten-und Blumen Triodion", p. 898 where the entire Greco-Russian service is given; cf. also Baumstark, "Jacobit. Fest brevier", p. 255.) On Pentecost the Russians carry flowers and green branches in their hands.

Bibliography

KELNEER, Heortology (St. Louis, 1908); HAMPSON, Medii viæ kalendarium, I (London, 1841) 280 sqq.; BRAND-ELLIS, Popular Antiquities, I (London, 1813), 26 sqq.; NILLES, Kalendarium Manuale, II (Innsbruck, 1897), 370 sqq.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. XV, 1912, New York (http://www.newadvent.org/cathen/15614b.htm)

Augustinus
12-05-08, 10:18
Pentecost (Jewish Feast)

The second in importance of the great Jewish feasts.

The term, adopted from the Greek-speaking Jews (Tob. 2:1; II Mac. 12:32; Josephus, "Ant.", III, x, 6; etc.) alludes to the fact that the feast, known in the Old Testament as "the feast of harvest of the firstfruits" (Exodus 23:16), "the feast of weeks" (Exodus 34:22; Deuteronomy 16:10: 2 Chronicles 8:13), the "day of firstfruits" (Numbers 28:26), and called by later Jews 'asereth or 'asartha (solemn assembly, and probably "closing festival", Pentecost being the closing festival of the harvest and of the Paschal season), fell on the fiftieth day from "the next day after the sabbath" of the Passover (Leviticus 23:11). The interpretation of this passage was early disputed and at the time of Jesus Christ two opinions touching the exact day of the feast were held. Most doctors (and the bulk of the people) understood (on the force of Leviticus 23:7) the sabbath spoken of in verse 11 to be the first day of the unleavened bread, Nisan 15; whereas the Sadducees (later also the Karaites) held that the weekly sabbath falling during the Passover festivities was meant (Talmud, Treat. Menach., x, 1-3; Chagiga, ii, 4). Which opinion is more in accordance with the natural meaning of the passage, we shall leave undecided; the dissent is long since over, all Jews celebrating the Pentecost on the fiftieth day after Nisan 16. As the offering of a sheaf of barley marked the beginning of the harvest season, so the offering of loaves made from the new wheat marked its completion. This is no proof that Pentecost was originally a mere nature-festival; but it shows that the Mosaic legislation had in view an agricultural population, to whose special needs and disposition it was perfectly adapted. Since the close of Biblical times, an entirely new significance, never so much as hinted at in Scripture, has been attached by the Jews to the feast: the Pentecost is held to commemorate the giving of the Law on Mount Sinai, which, according to Exodus 19:1, took place on the fiftieth day after the departure from Egypt. This view, admitted by several Fathers of the Church (St. Jer., "Epist.", lxxviii, 12, P.L., XLII, 707; St. August., "Cont. Faust", xxxii, 12, P.L., XXII, 503; St. Leo, "De Pent. Serm.", I, P.L., LIV, 400), has passed into some modern Jewish Liturgical books, where the feast is described as "the day of the giving of the Law" (Maimon. More Neb., iii, 41).

In accordance with this interpretation, modern Jews pass the eve in reading the Law and other appropriate Scriptures. Among them the feast lasts two days, a tradition dating from the difficulty which the Jews of the Diaspora found in ascertaining exactly what day the month begins in Palestine (Talmud, Treat. Pesach., lii, 1; Rosh hashsh., v, 1). On the day of Pentecost no servile work was allowed (Leviticus 23:21). The oblation consisted of two loaves of leavened bread made from two-tenths of an ephah (about seven quarts and a fifth) of flour from the new wheat (Leviticus 23:17; Exodus 24:22). The leavened bread could not be placed on the altar (Leviticus 2:11), and was merely waved (D.V., "lifted"; see OFFERINGS); one loaf was given to the High Priest, the other was divided among the priests who ate it within the sacred precincts. Two yearling lambs were also offered as a peace-offering, and a buck-goat for sin, together with a holocaust of seven lambs without blemish, one calf, and two rams (Leviticus 23:18-19). According to Numbers 28:26-31, the number of victims to be offered in holocaust on that day differs from the above. The Jews of later times regarded the two enactments as supplementary (Jos., "Ant.", III, X, 6; Talmud, Treat. Menach., iv, 2, 5). The feast was an occasion for social and joyful gatherings (Deuteronomy 16:11) and we may infer from the New Testament that it was, like the Passover, attended at Jerusalem by a great homecoming of the Jews from all parts of the world (Act., ii, 5-11).

Bibliography

GREEN, The Hebrew Feasts (1886); BÄHR, Symbolik des Mosaischen Cultus (Heidelberg, 1839); BENZINGER, Hebräische Archäologie (Freiburg, 1894); HITZIG, Ostern und Pfingsten (1838); SCHEGG, Biblische Archäologie (Freiburg, 1887); SCHÜRER, Gesch. des Jüdischen Volkes im Zeitalter J.C. (Leipzig, 1886-90); WELLHAUSEN, Prolegomena zur Gesch. Israels (Berlin, 1895); WOGUE, Catéchisme (Paris, 1872); IKEN, Antiquitates Hebraicæ (Bremen, 1741); RELAND, Antiquitates Sacræ (Utrecht, 1741).

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. XI, 1911, New York (http://www.newadvent.org/cathen/11661a.htm)

Augustinus
12-05-08, 11:22
Veni Creator Spiritus

The "most famous of hymns" (Frere), is assigned in the Roman Breviary to Vespers (I and II) and Terce of Pentecost and throughout the octave. The Church also sings it at such solemn functions as the election of popes, the consecration of bishops, the ordination of priests, the dedication of churches, the celebration of synods or councils, the coronation of kings, etc. It is also sung in the more private devotions attending the opening and closing of that scholastic year in institutions of learning. The Congregation of Rites decreed (20 June, 1899) that the Eastertide doxology (Deo Patri sit gloria -- Et Filio qui a mortuis -- Surrexit ac Paraclito -- In sæculorum sæcula) should always be used, no matter what, the feast or season of the year might be. The Vatican Graduale (1908) gives the older text, (attestation of which does not go back beyond the ninth century) and also, under the heading "secundum usum recentiorem", the present Breviary text, which is a revision, in the interest of classical prosody, of the older text, by the correctors of the Breviary under Urban VIII. The doxology of the older text (which is probably not original with the text itsell) is: "Sit laus Patri cum Filio -- Sancto simul Paraclito -- Nobisque mittat Filius -- Charisma Sancti Spiritus". This doxology is generally associated with the hymn "Beata nobis gaudia". It is unnecessary to indicate here the points of revision, since the printing of both texts in the Vatican Graduale makes comparison easy. Hymnologists think the revision uncalled for.

Dreves (Analecta Hymnica, L, 195) places the hymn in the section he devotes to Rabanus Maurus (d. 856), Abbot of Fulda and Archbishop of Mainz, and shows (p. 194) the importance of the manuscript evidence in his favour. Frere (Introduction to Hymns Ancient and Modern, historical edition, p. xxii) thinks the hymn can with some confidence" be ascribed to him; as does also Blume (1908). Added support of the ascription is found in the scansion of the line Qui Paracletus dicitur (revised into Qui dicitur Paraclitus"), where, in accordance with precedent found in Rabanus, Paracletus is accented on the penultimate syllable, as against the almost universal medieval custom of accenting it on the ante-penultimate, an illustration of which is found in the third line of the doxology (which is not part of the original hymn). Guéranger with many others, ascribed the hymn to Charlemagne, but with slight ground except his zeal for the doctrine of the Procession of the Holy Ghost from Father and Son. The legendary story of Ekkehard V contains its own refutation. The hymn has also been attributed to St. Ambrose and to St. Gregory the Great, but without real evidence for either ascription. No ancient writer ascribes it to St. Ambrose, nor can a good argument be based on its inclusion of two lines (Infirma nostri corporis -- Virtute firmans perpeti) from the "Veni Redemptor gentium" (which is certainly by St. Ambrose) or on the phrasal similarity of its two lines "Accende lumen sensibus -- Infunde amorem cordibus" with the line "Infunde lumen cordibus" of the hymn "O lux beata Trinitas" (which is probably by St. Ambrose). Borrowing from celebrated hymns was a common practice of medieval hymnodists. Mone ascribes it to St. Gregory because of its classical metre and occasional rhymes, and especially its prayerfulness, which he declares is a feature of St. Gregory's hymns; and the scansion of Paracletus (with the accent on the penultimate) he considers referable to the learning of such an author.

The hymn was probably first assigned to Vespers. One eleventh-century manuscript has it at both Lauds and Vespers, two others have it at Lauds. Its use at Terce is said to have begun at Cluny -- a highly appropriate assignment, as it thus commemorates the descent of the Holy Ghost at the third hour of the day (Acts 2:15). In the council held at Reims in 1049, Pope Leo IX presiding, it was sung at the commencement of the third session in place of the ordinary antiphon, "Exaudi nos, Domine . It is found in several pontificals of the same century. It is the only Breviary hymn retained by the Protestant Episcopal Church, a translation being given in the Prayer Book (Ordering of Priests). There are about sixty English versions. Warton styles the translation of Dryden most elegant and beautiful. It begins:


Creator Spirit, by whose aid
The world's foundations first were laid,
Come visit every pious mind,
Come pour Thy joys on human kind;
From sin and sorrow set us free,
And make Thy temples worthy Thee.

Bibliography

JULIAN, Dict. of Hymnology (2nd ed., London, 1907), 1206-1211, 1720; DREVES, Lateinisehs Hymnendichter des Mittel-alters, II. in Analecta Hymnica, L (Leipzig, 1907), 193-4 (Latin text. MS. references, additional stanzas, notes), 180-1, biographical notice of Rabanus; FRERE, Introduction to Hymns Ancient and Modern. (hist. ed., London, 1909) p. (see hymns Nos. 180, 181, for text and two trs., two harmonized plainsong melodies, modern settings and comment); PIMONT, Les hymnes du bréviare romain, III (Paris, 1884), 125-143, extensive comment: "The other two hymns of Pentecost are mostly narrative, while the Veni Creator is entirely an address to the Holy Ghost. This characteristic trait, and the exceptional beauty of the hymn, have always made it dear and venerable to Holy Church . . . The Dominicana sing it only at Terce. Other manuscripts locate it at Matins. The ancient Ordinarium of Laon indicates its use a all the canonical hours. The nuns of the Paraclete (Nogent-sur-Seine) repeated the first stanza seven times at Terce, five times at Sext, and thrice at None." He refers to MARTÈNE, De antiq. rit. eccl., III, iv, c. 28; HENRY, The Hymn "Veni Creator Spiritus" in Amer. Eccl. Review (June, 1897), 573-596, text and original translation. comment; SHIPLEY, Annus Sanctus (London, 1874), gives trs. by AYLWARD (161), ANON. in Evening Office, 1710 (165), HUSENBETH (167), R. CAMPBELL (170). and in the Appendix, 10, 11, 26, 27, trs. of the Primers of 1604, 1619, 1685, 1706 (this last being Dryden's); MONE, Lateinische Hymnen des Mittelalters, I (Freiburg, 1853), 241-243; DANIEL, Thesaurus Hymnologicus, I, 213-215; IV, 124-126; DUFFIELD, Latin Hymn-Writers and their Hymns (New York, 1889), 114-131, text and original tr., biography of Rabanus, for whose authorship Duffield contends vigorously; The Seven Great Hymns of the Medieval Church (7th ed., New York, 1868), 134-139); Amer. Eccl. Review (May, 1900, 525), decree S.C.R. (20 June, 1899) concerning the doxology; IDEM (Oct., 1896, 432-434), the singing of the Veni Creator before the sermon at High Mass; JOHNER, A New School of Gregorian Chant (New York, 1906, p. 87) gives the melody with marked accents and calls attention to "the upward movement from the first to the third line . For imitative hymns: DREVES, Analecta Hymnica, XII, 139; XXI, 52, 56; XXX (three hymns); XLIII, 211; XXXIII, 23. OIT, L'Innodia ambrosiana in Rassegna Gregoriana. VI (1907), 490, gives the melody of the hymn Hic est dies verus Dei, shows that it is the same as that of the Veni Creator, remarks that "all the spirit of the Ambrosian hymnody is felt in this fresh and vivacious melody", and thinks that "the music probably belongs to Saint Ambrose; BLUME, Ein neuer Markstein in der liturgischen Hymnodie in Stimmen aus Maria-laach, LXXV, No. 1 (July, 1, 1908), 6and footnote, for comment on revision.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. XV, 1912, New York (http://www.newadvent.org/cathen/15341a.htm)

Augustinus
12-05-08, 11:25
Veni Sancte Spiritus Reple

A prose invocation of the Holy Ghost. The Alleluia following the Epistle of Whitsunday comprises two parts: (1) a chant in the fourth tone: "Alleluia, alleluia. V. Emitte Spiritum tuum, et creabuntur; et renovabis faciem terræ" (Psalm 103:30, Vulgate edition, with change of "emittes" into "emitte"); (2) a chant in the second tone: "Alleluia. V. Veni sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium, et tui amoris in eis ignem accende. A rubric directs all to kneel when the "Veni Sancte Spiritus" begins. Then follows the sequence (see VENI SANCTE SPIRITUS ET EMITTE COELITUS). An invocation much used in schools and in private devotions is constructed from the above "Alleluia" by taking first the "Veni ... accende", then the "Emitte ... terræ", and concluding with the prayer of the feast: "Deus qui corda ... gaudere" (omitting the words "hodierna die"). From the plainsong melody (composed in the eleventh century) of this Veni was developed the exquisite plainsong of the sequence following it.

Bibliography

MEARNS in. JULIAN, Dict. of Hymnol. (2nd ed., London, 1907), 1215, 631 ("Komm heiliger Geist, Herre Gott"); ESLING, tr. in Catholic Record, VII (Philadelphia), 43, 44; MARBACH, Carmina Scripturarum (Strasburg, 1907), 207-8, liturgical uses; La Tribune de Saint-Gervais (May, 1907), 115-6, analysis of plainsong; DREVES, Analecta Hymnica, X, 32 (twelfth-cent. hymn founded on prose prayer, sequence, and hymn Veni Creator). Prose trs. in: YOUNG, Roman Hymnal, I (New York, 1884); Crown of Jesus (1862); Altar Hymnal (1884), etc. Tr. of component parts in Missal for the Use of the Laity (London, 1903), 409.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. XV, 1912, New York (http://www.newadvent.org/cathen/15342b.htm)

Augustinus
17-05-08, 18:03
SERMONE XXVIII. - PER LA DOMENICA DI PENTECOSTE

Dell'uniformità alla volontà di Dio.

Sicut mandatum dedit mihi Pater, sic facio (Ioan. 14, 31).

Gesù Cristo ci fu dato da Dio così per Salvatore, come anche per maestro, onde egli principalmente venne al mondo per insegnarci come abbiamo da amare Iddio nostro sommo bene, non solo colle sue parole, ma ancora coll'esempio di se stesso; onde disse un giorno a' suoi discepoli, come si legge nel presente vangelo: Ut cognoscat mundus, quia diligo Patrem, et sicut mandatum dedit mihi Pater, sic facio. Per far conoscere, disse, al mondo l'amore che porto al mio eterno Padre, voglio eseguire quanto egli mi comanda. Ed in altro luogo disse: Descendi de coelo non ut faciam voluntatem meam, sed voluntatem eius qui misit me (Ioan. 6, 38). Anime divote, se amate Dio e volete farvi sante, avete da cercare la sua volontà, e volere quello che egli vuole. Dice s. Paolo che il divino amore si diffonde ne' cuori per mezzo dello Spirito santo: Caritas Dei diffusa est in cordibus nostris per Spiritum sanctum qui datus est nobis (Rom. 5, 5). Se vogliamo dunque il tesoro dell'amor divino, dobbiamo pregar sempre lo Spirito santo che ci faccia conoscere ed eseguire la volontà di Dio: cerchiamogli sempre luce per conoscere la divina volontà e forze per eseguirla. Dico ciò perché molti vogliono amare Dio, e poi non vogliono seguitare la di lui volontà, ma la volontà propria. Onde voglio oggi dimostrarvi:

Nel punto I. Che tutta la nostra santificazione sta nell'uniformarci alla volontà di Dio;

Nel punto II. Come ed in quali cose dobbiamo in pratica uniformarci alla divina volontà.

PUNTO I. Tutta la nostra santificazione sta nell'uniformarci alla volontà di Dio.

È certo che la nostra salute consiste nell'amare Dio; un'anima che non ama Dio, non già vive, ma è morta: Qui non diligit manet in morte (1 Ioan. 3, 14). La perfezione poi dell'amore sta nell'uniformare la nostra volontà a quella di Dio: Et vita in voluntate eius (Psal. 29, 6). Caritatem habete, quod est vinculum perfectionis (Coloss. 3, 14). Questo è l'effetto principale dell'amore, scrive l'Aeropagita, unire la volontà degli amanti, sì che non abbiano che un solo cuore ed un solo volere. In tanto dunque piacciono a Dio le opere nostre, le comunioni, le orazioni, le penitenze, le limosine, in quanto sono secondo la divina volontà; poiché se fossero fatte contro la volontà di Dio, non sarebbero più virtuose, ma difettose e degne di castigo.

Un giorno Gesù Cristo stando a predicare in una casa, gli fu detto che i suoi fratelli e la sua madre lo aspettavano fuori; egli rispose così: Quicumque enim fecerit voluntatem Patris mei qui in coelis est, ipse meus frater et soror et mater est (Matth. 12, 50). E con tali parole volle darci ad intendere ch'egli riconosceva per suoi parenti ed amici solamente coloro che facevano la divina volontà.

I santi in cielo amano perfettamente Iddio: dimando: in che consiste la perfezione del loro amore? Consiste nell'essere essi in tutto uniformati alla divina volontà. Quindi Gesù Cristo c'insegnò a chiedere la grazia di fare la divina volontà in questa terra, come la fanno i santi cielo: Fiat voluntas tua, sicut in coelo et in terra (Matth. 6, 10). Dicea perciò s. Teresa: «Tutto ciò che dee procurare chi si esercita nell'orazione, è di conformare la sua volontà alla divina». Ed aggiungeva: «In ciò consiste la più alta perfezione; chi più eccellentemente la praticherà, riceverà da Dio maggiori doni, e farà più progressi nella vita interiore». Questo è stato l'unico fine de' santi in praticare tutte le loro virtù, l'adempimento della volontà di Dio. Il b. Errico Susone diceva: «Io voglio esser più presto il verme più vile della terra colla volontà di Dio, che un serafino colla mia».

Un atto perfetto di uniformità alla volontà divina basta a fare un santo. Ecco san Paolo, che mentre perseguitava la chiesa gli apparve G. Cristo e lo convertì; che fece allora il santo? Altro non fece che offerire a Dio la sua volontà, acciocché disponesse di lui come gli piacesse, con dirgli: Domine, quid me vis facere (Act. 9, 6)? E subito il Signore lo dichiarò ad Anania vaso d'elezione ed apostolo delle genti: Vas electionis est mihi iste, ut portet nomen meum coram gentibus (Act. 9, 15). Chi dona a Dio la sua volontà gli dona tutto quello che ha. Chi si mortifica per Dio con digiuni e penitenze, chi fa limosine, dona a Dio parte di sé e de' suoi beni; ma chi gli dona la sua volontà gli dona tutto, onde può dire a Dio: Signore, avendovi donata la mia volontà, non ho più che donarvi, mentre vi ho dato tutto. E questo è quel tutto che Dio da noi dimanda, il nostro cuore: cioè la volontà: Praebe, fili mi, cor tuum mihi (Prov. 23, 26). Se dunque Iddio tanto gradisce la nostra volontà, diceva il santo abate Nilo, nelle nostre orazioni non dobbiamo affaticarci a pregare Dio che faccia quel che noi vogliamo, ma che ci dia la grazia che noi facciamo tutto quello ch'egli vuole da noi. Questa verità, che tutto il nostro bene consiste nel fare la volontà di Dio, ognuno la conosce, ma l'importanza sta nel metterla in esecuzione. Perciò veniamo al secondo punto, dove mi restano da dirvi molte cose necessarie alla pratica.

PUNTO II. Come ed in quali cose dobbiamo in pratica uniformarci alla volontà di Dio.

Per trovarci pronti ad eseguire nelle occasioni la divina volontà, dobbiamo anticipatamente offerirci sempre ad abbracciare con pace tutto ciò che Dio dispone e che vuole da noi; così faceva il santo Davide dicendo: Paratum cor meum, Deus, paratum cor meum (Psal. 107, 2). Ed altro non cercava al Signore, se non che gl'insegnasse a fare la sua divina volontà: Doce me facere voluntatem tuam (Psal. 142, 10). E così meritò che Dio lo chiamasse uomo secondo il suo cuore divino: Inveni virum secundum cor meum, qui faciet omnes voluntates meas (Act. 13, 22). E perché? Perché il santo re stava sempre apparecchiato ad eseguire quanto voleva Dio.

S. Teresa cinquanta volte il giorno si offeriva a Dio, acciocché disponesse di lei come gli piacesse, pronta ad abbracciar tutto, così di prospero come di avverso. E qui sta il punto, di offerirsi a Dio senza riserba. Tutti son pronti ad unirsi colla volontà di Dio nelle cose prospere, ma la perfezione sta nell'unirsi anche in tutte le cose contrarie. Vuole Iddio e gradisce che noi lo ringraziamo nelle cose che ci piacciono; ma più si compiace poi quando noi accettiamo con pace le cose avverse. Diceva il p.m. d'Avila: Vale più un benedetto sia Dio nelle cose avverse, che seimila ringraziamenti nelle cose a noi dilettevoli.

E dobbiamo uniformarci al divino volere non solo in quelle cose avverse che ci vengono direttamente da Dio, come sono le infermità, le perdite delle robe, la privazione dei parenti o degli amici; ma anche in quelle, che sebbene anche Dio le vuole, poiché quanto accade nel mondo tutto vien disposto da Dio, nondimeno ci vengono da Dio indirettamente, cioè per mezzo degli uomini, come le ingiustizie, le infamazioni, le calunnie, le ingiurie e tutte le altre sorti di persecuzioni. Ma come? Vuole Dio che gli altri pecchino con offenderci nella roba o nell'onore? No, capite bene, non vuole già Dio il peccato di coloro, ma ben vuole che noi soffriamo quella perdita, quella umiliazione; e vuole che noi allora ci uniformiamo alla sua volontà.

Bona et mala... a Deo sunt (Eccl. 11, 14). Tutti i beni, come sono le robe, gli onori, e tutti i mali, come sono le infermità, le persecuzioni, vengono da Dio. Ma notate che la scrittura intanto li chiama mali, perché noi per la nostra poca uniformità alla volontà di Dio li chiamiamo mali e disgrazie; ma in verità se noi li accettassimo come dovremmo, con rassegnazione dalle mani di Dio, diventerebbero per noi non già mali, ma beni. Le gioie che rendono più ricca la corona de' santi in cielo, sono le tribolazioni sofferte con pazienza per Dio, pensando che tutto viene dalle sue mani. Il s. Giobbe, quando gli fu portata la nuova che i sabei si aveano prese le sue robe, che rispose? Dominus dedit, Dominus abstulit (Iob. 1, 21). Non disse già, il Signore mi ha date le robe, ed i sabei me le han tolte; ma il Signore me le ha date, ed il Signore me le ha tolte: e perciò lo benedicea, pensando che tutto era accaduto per divino volere: Sicut Domino placuit, ita factum est; sit nomen Domini benedictum (Ibid. vers. 21). I santi martiri Epitetto ed Atone, essendo tormentati dal tiranno con uncini di ferro e torce ardenti, altro non diceano: Signore, si faccia in noi la vostra volontà; e morendo, queste furono le ultime loro parole: Siate benedetto, o Dio eterno, poiché ci date la grazia di adempire in noi il vostro beneplacito.

Non contristabit iustum, quidquid ei acciderit (Prov. 12, 21). Un'anima che ama Dio non si conturba per qualunque accidente sinistro che avviene. Narra Cesario (Lib. 10, c. 6) che un certo monaco, benché non facesse vita più austera degli altri, nondimeno facea molti miracoli. Di ciò maravigliandosi l'abate, gli domandò un giorno quali opere sante egli praticasse? Rispose ch'esso era imperfetto più degli altri, ma che tutta la sua attenzione era ad uniformarsi alla divina volontà. E di quel danno, ripigliò l'abate, che giorni sono ci fece quel nemico nel nostro podere, voi non ne aveste dispiacere? No, padre mio, disse, anzi ne ringraziai il Signore, mentre egli tutto fa o permette per nostro bene. E da ciò l'abate conobbe la santità di questo buon religioso. Così dobbiamo praticare ancora noi in tutte le cose contrarie che ci avvengono; diciamo sempre: Ita Pater, quoniam sic fuit placitum ante te (Matth. 11, 26). Signore, così è piaciuto a voi, così sia fatto.

Chi fa così gode la pace che nella nascita di Gesù Cristo annunziarono gli angeli agli uomini di buona volontà, cioè a coloro che tengono unita la loro volontà a quella di Dio. Questi godono quella pace, come dice l'apostolo, che avanza tutti i piaceri del senso: Pax Dei quae exsuperat omnem sensum (Philip. 4, 7). Pace grande e pace stabile, che non è soggetta a vicende: Stultus sicut luna mutatur, sanctus in sapientia manet sicut sol (Eccl. 27, 12). Lo stolto, cioè il peccatore si muta come la luna, che oggi cresce domani manca: oggi si vede ridere da pazzo, domani piange da disperato: oggi tutto umile e mansueto, domani superbo e furibondo: in somma il peccatore si muta come si mutano le cose prospere o avverse che gli accadono. Ma il giusto è come il sole, sempre eguale a se stesso, e sempre sereno in ogni cosa che avviene. Nella parte inferiore non potrà evitar di sentire qualche dispiacenza delle cose contrarie che gli succedono, ma quando egli terrà unito il suo volere a quello di Dio, niuno potrà privarlo di quel gaudio spirituale che non è soggetto alle vicende della vita presente: Gaudium vestrum nemo tollet a vobis (Ioan. 16, 22).

Chi riposa nella divina volontà è simile ad un uomo che sta collocato di sopra alle nuvole; egli vede e sente i lampi, i tuoni e le tempeste che di sotto infuriano: ma niente resta da quello offeso o turbato. E come mai può restar turbato, se gli succede sempre quello che egli vuole? Chi non vuol altro, se non quello che piace a Dio, egli ottiene sempre quanto vuole; perché quando accade tutto accade per volontà di Dio. Le persone rassegnate, dice Salviano, se sono di bassa condizione, tali esser vogliono: se patiscono povertà, vogliono esser povere: in somma, perché vogliono tutto quel che vuole Iddio, perciò stanno sempre contente: Humiles sunt, hoc volunt; pauperes sunt, paupertate delectantur; itaque beati dicendi sunt. Viene il freddo, il caldo, la pioggia, il vento; e chi sta unito alla volontà di Dio, dice: voglio questo freddo, questo caldo: voglio che piova, che faccia vento, perché così vuole Dio. Viene quella perdita, quella persecuzione, quell'infermità, viene anche la morte, e quegli dice: io voglio questa perdita, questa persecuzione, questa infermità, voglio anche la morte, quando viene, perché così vuole Dio. E qual maggior contento può avere una persona, che cerca di dar gusto a Dio, che abbracciare con pace quella croce che Dio le manda, sapendo che abbracciandola con pace dà a Dio il maggior gusto che gli può dare? S. Maria Maddalena de' Pazzi in sentir solo nominare volontà di Dio, era tanto il gaudio che internamente ne provava, che usciva fuori di sé e andava in estasi.

All'incontro che pazzia è quella di coloro che ripugnano al volere di Dio; ed in vece di ricever le tribolazioni con pazienza, si arrabbiano e s'imperversano contro Dio, trattandolo da ingiusto o da crudele! Forse col resistere al divino volere non avverrà quel che Dio vuole? Voluntati enim eius quis resistet (Rom. 9, 19)? Miseri! Colla loro impazienza minorano forse la croce che Dio lor manda? No, la fanno più pesante, ne raddoppiano la pena. Quis resistit ei, et pacem habuit (Iob. 9, 4)? Pazzia! Rassegniamoci noi alla divina volontà, e così renderemo più leggiera la croce, ed acquisteremo grandi meriti per la vita eterna. Questo è quel che intende Iddio, quando ci tribola, intende di vederci santi: Haec est voluntas Dei sanctificatio vestra (1 Thess. 4, 3). Egli non ci manda le croci perché ci vuol male, ma perché ci vuol bene, e vede che quelle giovano alla nostra salute: Omnia cooperantur in bonum (Rom. 8, 28). Anche i castighi non ci vengono da Dio per nostra ruina, ma per nostro bene, affinché ci emendiamo de' nostri vizj: Ad emendationem, non ad perditionem nostram evenisse credamus (Iudith. 8, 27). Il Signore ci ama tanto, che non solo desidera, ma è sollecito del nostro bene: Dominus, diceva Davide, solicitus est mei (Psal. 29, 18).

Abbandoniamoci dunque sempre nelle mani di quel Dio, il quale tanto desidera, ed ha tanta cura della nostra eterna salute: Omnem solicitudinem vestram proiicientes in eum, quoniam ipsi cura est de vobis (1 Petr. 5, 7). Chi vive abbandonato nelle mani di Dio farà una vita contenta ed una morte santa. Chi muore tutto rassegnato nella divina volontà, muore da santo. Ma chi in vita non sarà stato unito al volere di Dio, non lo sarà neppure in morte, e non si salverà. Questa dunque ha da essere la mira di tutti i nostri pensieri nella vita che ci resta, l'adempire la volontà di Dio. A questo fine dobbiamo indirizzare tutte le nostre divozioni, le meditazioni, le comunioni, le visite al ss. sacramento e tutte le nostre preghiere; pregando sempre Dio che ci insegni e ci faccia eseguire la sua volontà: Doce me facere voluntatem tuam (Psal. 142, 10). Ed insieme offeriamoci ad accettare senza riserba quanto egli di noi dispone, pregandolo coll'apostolo: Domine, quid me vis facere (Act. 9, 6)? Signore, ditemi quel che volete da me, che tutto voglio farlo. Ed in ogni cosa poi, o piacevole o sinistra, teniamo sempre in bocca la preghiera del Pater noster: Fiat voluntas tua; replicandola spesso e con affetto di cuore più volte il giorno. Felici noi, se viviamo e terminiamo la vita dicendo: Fiat, fiat voluntas tua.

Fonte: S. Alfonso M. De' Liguori, Sermoni compendiati per tutte le domeniche dell'anno, Sermone sulla Domenica di Pentecoste, Napoli, 1771, ora in OPERE ASCETICHE, in “Opere di S. Alfonso Maria de Liguori”, a cura di Pier Giacinto Marietti, Vol. III, Torino, 1880, pp. 465-469 (http://www.intratext.com/IXT/ITASA0000/__P31V.HTM)

Holuxar
04-06-17, 21:38
4 giugno 2017: giorno del Mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù, Domenica di Pentecoste…




“IL SANTO GIORNO DELLA PENTECOSTE
LA VENUTA DELLO SPIRITO SANTO.”
Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm




Santa Messa celebrata da Don Floriano Abrahamowicz stamattina 4 giugno 2017 alle ore 10.30 a Paese (TV) per la Domenica di Pentecoste:



SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
SEGUIRE LA S.MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/seguire-la-s.messa.php)
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Della festa della Pentecoste - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/della-festa-della-pentecoste/)
http://www.sodalitium.biz/della-festa-della-pentecoste/
“Catechismo Maggiore di San Pio X – Della festa della Pentecoste.”

“Omelia di Don Francesco Ricossa per la festa di Pentecoste: "L'azione dello Spirito Santo sulle anime".”
http://www.crisinellachiesa.it/omelie/omelie_2015/24_05_15.MP3

http://www.sodalitium.biz/san-francesco-caracciolo/
"4 giugno, San Francesco Caracciolo, Confessore (Villa Santa Maria, 13 ottobre 1563 – Agnone, 4 giugno 1608).
“In Agnone, nell’Abruzzo citeriore, san Francesco, della nobile fa­miglia Napoletana Caracciolo, Confessore, Fondatore della Con­gregazione dei Chierici Regolari Minori, il quale arse di meravi­gliosa carità verso Dio e verso il prossimo, e di ardentissimo zelo nel propagare il culto della sacra Eucaristia, e dal Sommo Pontefice Pio settimo fu ascritto nel catalogo dei Santi. Il suo corpo fu tra­ sferito a Napoli, nella Campania, ed è ivi venerato con somma de­vozione”."




www.sursumcorda.cloud
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare san Francésco, della nobile famiglia Napoletana Caracciolo, Confessore, Fondatore della Congregazione dei Chierici Regolari Minori, il quale arse di meravigliosa carità verso Dio e verso il prossimo, e di ardentissimo zelo nel propagare il culto della sacra Eucaristia, e dal Sommo Pontefice Pio settimo fu ascritto nel catalogo dei Santi. Il suo corpo fu trasferito a Nàpoli, nella Campània, ed è ivi venerato con somma devozione. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Confessore, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Francesco nobile Caracciolo possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”



Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
“Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
“Apostolat de la prière : juin 2017
Pour la propagation de la dévotion au Sacré-Cœur
http://www.sodalitium.eu/apostolat/AP121Juin2017Billet.pdf”
“Lettre encyclique de Sa Sainteté le Pape Pie XI
Sur notre devoir de réparation envers le Sacré-Cœur de Jésus”
Miserentissimus Redemptor, Lettre encyclique de Sa Sainteté le Pape Pie XI, sur notre devoir de réparation envers le Sacré-Coeur de Jésus
Miserentissimus Redemptor, Lettre encyclique de Sa Sainteté le Pape Pie XI, sur notre devoir de réparation envers le Sacré-Coeur de Jésus (http://le-petit-sacristain.blogspot.it/2017/05/miserentissimus-redemptor-lettre-encyclique-de-sa-saintete-le-pape-pie-xi-sur-notre-devoir-de-reparation-envers-le-sacre-coeur-de-jesus.html)
“Dimanche de Pentecôte.”
“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Dimanche de Pentecôte : les fruits du Saint Esprit (2016).
http://prieure2bethleem.org/predica/2016_05_15_mai.mp3”




Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale (http://www.radiospada.org)
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Edizioni Radio Spada - Home (http://www.edizioniradiospada.com)
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“4 giugno 2017: Domenica di Pentecoste.”





04 giugno (http://www.preghiereperlafamiglia.it/_giugno/04-giugno.htm)
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http://www.stellamatutina.eu/
4° giorno: Cuore filiale - Cuore insensibile - Stellamatutina.eu - Sito di cultura cattolica in piena e totale obbedienza al Magistero Petrino. (http://www.stellamatutina.eu/4-giorno-cuore-filiale-cuore-insensibile/)
“4° giorno: Cuore filiale – Cuore insensibile
CUORE FILIALE
Gesù è Figlio di Dio e di Maria. È Dio Figlio, generato dal Padre dall’eternità. È Dio Figlio dell’uomo (Lc 6,22), generato da Maria Vergine nel tempo.
Il Cuore di Gesù, quindi, è il Cuore perfetto del figlio che ha un Padre e una Madre da amare.
Chi potrà mai immaginare la tenerezza e la delicatezza, l’immensità e l’intensità dell’amore filiale di Gesù verso il suo Papà, «Abba» (Gal 4,6), e verso la sua Mamma, Maria?
A dodici anni di età, quando si smarrì e venne ritrovato nel Tempio, Gesù pronunciò le prime parole che i Vangeli ci riportano, dicendo a Maria e a Giuseppe: «Non sapevate che io debbo interessarmi delle cose del Padre mio?» (Lc 2,49).
Gli interessi primari di Gesù sono quelli del Padre.
Ogni figlio deve vivere dell’amore del Padre, in circolo vitale perenne, che ha la sua radice nella generazione. Colui che ci trasmette la vita deve avere il primo posto non solo cronologico, ma anche psicologico nella vita dell’uomo.
Gesù dimostra questa circolazione d’amore con il Padre in modo superlativo. Nei Vangeli parla del Padre più di 150 volte. Lo chiama con dolcezza e dignità «Padre mio» (Gv 8,54), vive e opera per la sua gloria (Gv 8,49), è tutt’uno con Lui: «Io e il Padre siamo uno» (Gv 10,30), le ultime parole prima di morire sono rivolte ancora al Padre con il grido finale: «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito» (Lc 23,46).
Verso sua Madre, Maria, Gesù non è meno prodigo di amore ineguagliabile. Se ogni figlio vuole bene e vuole il bene della mamma, Gesù ha dimostrato il suo bene alla Madonna in maniera veramente regale e portentosa.
Gesù ha fatto sua Madre Immacolata, sempre Vergine, Sposa dello Spirito Santo, Mediatrice, Corredentrice, Madre universale, Assunta in corpo e anima al cielo, Regina del cielo e della terra.
Poteva il Cuore di Gesù fare di più? Potrebbe un figlio amare di più la propria mamma? E se ci ha dato questo esempio, come potrebbe non volere che anche noi amiamo la Madonna con tutte le forze? Non è esagerata santa Margherita Alacoque quando arriva a dire che «nessun atto di culto è più caro a Dio, quanto gli onori resi alla Madre sua». E ancora, ad ogni anima: «Siate in tutto una vera figliola di Maria, e la Vergine vi renderà perfetta discepola del Sacro Cuore». L’amore filiale alla Madonna porta sempre e rapidamente a Gesù.
Anzi, san Massimiliano M. Kolbe, afferma con decisione: «L’Immacolata è quella scala lungo la quale noi andiamo al Sacratissimo Cuore di Gesù. E colui che rimuove tale scala, non salirà in alto, ma precipiterà per terra».
CUORE INSENSIBILE
Anche noi siamo figli di Dio e di Maria. Anche noi abbiamo un cuore di figli. Ma in che modo ci mostriamo figli amorevoli e sensibili verso Dio e verso Maria?
Nel Vangelo Gesù ha raccontato la sua più splendida parabola sulla figura del «figliuol prodigo» (Lc 15,11-32).
Questo figlio dal cuore insensibile all’amore paterno, indifferente di fronte alla sofferenza che lacera il cuore del papà; questo figlio che preferisce sbattere la porta di casa e abbandonare la dimora paterna, per degradarsi fra i sozzi piaceri della carne; questo figlio che alla convivenza con chi lo ama, preferisce la compagnia di chi lo sfrutta ignobilmente; questo figlio dal cuore così duro e chiuso all’amore, non sono forse io stesso?
Che cosa sono stati e che cosa sono i miei peccati se non offese e ferite al Cuore di Dio e della Celeste Madre?
Anche il nostro comportamento verso i genitori forse lascia a desiderare. Si parla spesso del problema dei rapporti fra genitori e figli. Ma il problema esiste solo quando il cuore è vuoto d’amore.
In Russia, a Mosca, c’è un monumento eretto al ragazzo Pavlik Morosov, e una via intestata al suo nome.
Perché?
Perché il ragazzo ha denunziato ai capi del partito comunista i suoi genitori, i quali erano contrari alla collettivizzazione.
I genitori vennero arrestati e fucilati. Al ragazzo venne eretto un monumento!
Quando nel cuore c’é l’egoismo e l’odio, che cosa aspettarsi se non egoismo e odio anche contro i genitori?
San Tommaso Moro, invece, Gran Cancelliere d’Inghilterra, sia da giovane che da padre di famiglia, prima di uscire di casa, chiedeva sempre la benedizione al suo vecchio papà.
San Pio X adoperò fino alla morte un vecchio orologio di nichel, ricordo della sua santa mamma. Una volta, un Arcivescovo, vedendo quel povero orologio, offrì al Pontefice un prezioso orologio d’oro, pregandolo di accettarlo in cambio.
«Oh, no, mai – rispose il Papa –. Questo orologio era della mia povera madre e ha segnato l’ora della sua morte. Io me lo terrò sempre caro».
L’amore filiale a Dio «Padre nostro» (Mt 6,9), a Maria nostra «Madre» (Gv 19,27), al Vicario di Cristo, ai nostri genitori, ai Sacerdoti che rigenerano le anime con i Sacramenti: in sintesi, l’amore filiale del Cuore di Gesù sia la sorgente del nostro amore filiale.
Proposito: Pregare per i genitori e trattarli con particolare affetto.
FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”





Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm
“IL SANTO GIORNO DELLA PENTECOSTE
LA VENUTA DELLO SPIRITO SANTO
La grande giornata che compie l'opera divina sull'umanità, riluce finalmente sul mondo. "I giorni della Pentecoste, ci dice san Luca, sono compiuti" (At 2,1). Dopo la Pasqua noi abbiamo visto trascorrere sette settimane; ed ecco il giorno che ne segue e porta il numero misterioso di cinquanta. Oggi è la domenica consacrata dai ricordi della creazione della luce e della Risurrezione di Cristo; ora le dovrà essere imposto il suo ultimo carattere e riceverne "la pienezza di Dio".
La Pentecoste ebraica.
Già durante il regno delle figure il Signore marcò la gloria futura del cinquantesimo giorno. Israele aveva compiuto, sotto gli auspici dell'Agnello Pasquale, il suo passaggio attraverso le acque del mar Rosso. Sette settimane erano trascorse nel deserto che doveva condurre nella terra promessa, ed il giorno che le seguì, fu quello in cui si suggellò l'alleanza tra Dio e il suo popolo. La Pentecoste (il cinquantesimo giorno) fu segnata dalla promulgazione dei dieci comandamenti della Legge divina, e questo grande ricordo restò in Israele, insieme alla commemorazione annuale di tale avvenimento. Ma, come la Pasqua, la Pentecoste era profetica: vi doveva essere una seconda Pentecoste, per tutti i popoli, come vi fu una seconda Pasqua per il riscatto del genere umano. Al Figlio di Dio, vincitore della morte, la Pasqua con tutti i suoi trionfi; allo Spirito Santo la Pentecoste, che lo vede entrare come legislatore nel mondo, posto ormai sotto la sua legge.
La Pentecoste cristiana.
Ma quale differenza tra le due Pentecoste! La prima, sulle rocce selvagge dell'Arabia, in mezzo a fulmini e tuoni, ordinando una legge impressa su tavole di pietra; la seconda, a Gerusalemme, sulla quale la maledizione non è ancora piombata, perché, fino ad allora, ella possiede le primizie del nuovo popolo sul quale dovrà esercitarsi l'impero dello Spirito d'amore. In questa seconda Pentecoste, il Cielo non si oscura, non si ode il fragore del fulmine; i cuori degli uomini non sono agghiacciati dallo spavento, come intorno al Sinai. Ma battono sotto l'impressione del pentimento e della riconoscenza. Un fuoco divino si è impadronito di essi, un fuoco che divamperà su tutta la terra. Gesù aveva detto: "Fuoco sono venuto a gettare sulla terra, e che desidero se non che divampi?" (Lc 12,49). L'ora è venuta, e Colui che, in Dio, è l'Amore, la fiamma eterna ed increata, discende dal Cielo per adempiere gli intenti misericordiosi dell'Emmanuele. In questo momento, in cui il raccoglimento domina il Cenacolo, Gerusalemme è piena di pellegrini, accorsi da tutte le regioni della gentilità, e qualche cosa di segreto si muove in fondo al cuore degli uomini. Sono Ebrei venuti per la festa di Pasqua e della Pentecoste, da tutti i luoghi dove Israele è andato a costruire le sue Sinagoghe. L'Asia, l'Africa, Roma stessa, hanno fornito il loro contingente. Confusi con Ebrei di razza pura, si scorgono anche dei pagani che un movimento di pietà ha portato ad abbracciare le legge di Mosè e le sue pratiche: li chiamano i Proseliti. Questa popolazione mobile, che dovrà disperdersi fra pochi giorni, e che si è riunita a Gerusalemme per il solo desiderio di compiere la legge, rappresenta, per la diversità delle lingue, la confusione di Babele; ma coloro che la compongono sono meno influenzati dall'orgoglio e dai pregiudizi di quanto lo siano gli abitanti della Giudea. Arrivati solamente ieri, essi non hanno conosciuto e ripudiato il Messia, come questi ultimi, né bestemmiato le sue opere che rendevano testimonianza di Lui. Se hanno gridato davanti a Pilato, insieme agli altri Ebrei, per domandare che il Giusto fosse crocifisso, è stato perché essi furono trascinati dall'ascendente dei sacerdoti e dei magistrati di quella Gerusalemme, verso la quale la loro pietà e la loro docilità alla legge li aveva condotti.
Il soffio dello Spirito Santo.
Ma è giunta l'ora; l'ora di Terza, l'ora predestinata da tutta l'eternità, ed ecco che si manifesta e si compie quel disegno che le Tre Divine Persone avevano concepito e deciso prima di tutti i tempi. Nello stesso modo che il Padre, sulla mezzanotte, mandò in questo mondo il proprio figlio, eternamente generato, per prendere carne nel seno di Maria, così il Padre e il Figlio, in questa ora di Terza, inviano sulla terra lo Spirito Santo, che procede da tutt'e due, per compiervi, sino alla fine del tempo, la missione di formare la Chiesa, Sposa e impero di Cristo, di assisterla, di mantenerla; di salvare e di santificare le anime.
Improvvisamente un vento violentissimo che viene dal Cielo, si fa sentire; sibila al di fuori e riempie il Cenacolo col suo soffio potente. All'esterno richiama intorno all'edificio che porta alla montagna di Sion una folla di abitanti di Gerusalemme e di stranieri; dentro, tutto scuote, solleva i centoventi discepoli del Salvatore e mostra che niente gli resiste. Gesù aveva detto di Lui: "Il vento spira dove vuole, e tu ne senti la voce" (Gv 3,8); potenza invisibile, che scava fino negli abissi nel profondo del mare, e lancia le onde fino alle nubi. D'ora in avanti, questo vento percorrerà la terra in tutti i sensi, e nulla potrà arrestarlo nel suo dominio.
Le lingue di fuoco.
Intanto la santa assemblea, che era assisa nell'estasi dell'attesa, ha conservato il medesimo atteggiamento. Passiva sotto la forza del divino Inviato, si abbandona a Lui, ma quel soffio non è stato che una preparazione per l'interno del Cenacolo, mentre è un richiamo per il di fuori. Improvvisamente una pioggia silenziosa si spande dentro all'edificio; pioggia di fuoco dice la Santa Chiesa, "che illumina senza bruciare, che splende senza consumare" [1]; delle falde accese, che avevano la forma di lingue, vengono a posarsi sulla testa di ciascuno dei centoventi Discepoli. È lo Spirito Divino che prende possesso dell'assemblea, in ciascuno dei suoi membri. La Chiesa non è più solamente in Maria; è pure nei centoventi Discepoli. Tutti appartengono adesso allo Spirito, che è disceso sopra di essi; il suo regno è cominciato, è dichiarato, e nuove conquiste si preparano.
Ma ammiriamo il simbolo sotto il quale si opera una tale rivoluzione. Colui che un giorno si mostrò nel Giordano, sotto la graziosa forma di colomba, appare oggi sotto quella del fuoco. Nella divina essenza, egli è amore; ora, l'amore non si trova completamente nella dolcezza e nella tenerezza; esso è ardente come il fuoco. Adesso, dunque, che il mondo è stato affidato allo Spirito Santo, bisogna che bruci; l'incendio non si arresterà più. E perché quella forma di lingue? perché la parola sarà il mezzo col quale si propagherà il divino incendio. I centoventi Discepoli non avranno che da parlare del Figlio di Dio fatto uomo e di tutti Redentore; dello Spirito Santo, che rinnova le anime; del Padre Celeste, che le ama e le adotta: la loro parola verrà accolta da un gran numero di persone. Tutti quelli che l'avranno accettata, saranno uniti in una medesima fede, e l'insieme che essi formeranno verrà chiamato Chiesa Cattolica, Universale, estesa in tutti i tempi ed in tutti i luoghi. Il Signore Gesù aveva detto: "Andate, insegnate a tutte le nazioni". Lo Spirito viene dal Cielo sulla terra, e la lingua farà risuonare questa parola, e l'amor di Dio e degli uomini che la ispirerà. Tale lingua e tale amore si sono arrestati su questi uomini e, coll'aiuto dello Spirito, essi lo trasmetteranno ad altri sino alla fine dei secoli.
Il dono delle lingue.
Un ostacolo, nondimeno, sembra elevarsi contro simile missione. Dopo Babele, i linguaggi dell'umanità si sono divisi, e la parola non circola più nello stesso modo tra un popolo e l'altro. Come dunque potrà essa essere lo strumento di conquista per tante nazioni, e riunire in una sola famiglia tante razze che si ignorano? Non temete: vi provvederà il potentissimo Spirito. Nella sacra ebbrezza che egli ispira ai centoventi Discepoli, ha loro conferito il dono di comprendere e di farsi capire essi stessi in tutte le lingue. Nell'istante medesimo, in un sublime trasporto, si provano a parlare tutti gli idiomi della terra, e la loro lingua, come l'orecchio, si presta, non solamente senza sforzo, ma con delizioso piacere, a questa pienezza della parola che ristabilirà la comunione degli uomini tra loro. Lo Spirito d'amore ha fatto cessare "in un momento" la separazione derivata da Babele, e l'iniziale fraternità riappare nell'unità del linguaggio. Come sei bella, o Chiesa Santa di Dio, resa sensibile da questo prodigio dello Spirito Divino, che agisce ormai senza limite! Tu ci riporti al magnifico spettacolo che ci offriva la terra, quando l'umano genere non parlava che una sola lingua. E questa meraviglia non si effettuerà solamente nel giorno della Pentecoste, né durerà soltanto quanto la vita di coloro nei quali essa si manifesta in questo momento. Dopo la predicazione degli Apostoli, la primitiva forma di questo prodigio si cancellerà a poco a poco, perché non sarà più necessaria; ma sino alla fine dei secoli, o Chiesa Santa, tu continuerai a parlare tutte le lingue; poiché non sarai confinata in un solo paese, ma abiterai in tutte le contrade del mondo. Ovunque, si sentirà predicare la medesima fede nella lingua di ogni popolo, e così, il miracolo della Pentecoste rinnovato e trasformato, ti accompagnerà sempre e resterà uno dei tuoi principali caratteri. È ciò che fa dire a sant'Agostino quelle ammirevoli parole mentre parlava ai fedeli: "La Chiesa diffusa tra le nazioni, parla tutte le lingue; che cos'è la Chiesa, se non il corpo del Cristo? In questo corpo, voi siete un membro. Essendo dunque membro d'un corpo che parla tutte le lingue, avete diritto di considerarvi come partecipe del medesimo dono" [2].
Durante i secoli di fede, la Santa Chiesa, unica sorgente di ogni vero progresso dell'umanità, aveva fatto ancora di più: era riuscita a riunire in una stessa forma di linguaggio i popoli che aveva conquistato. La lingua latina fu molto a lungo il vincolo del mondo civilizzato. Nonostante le distanze, le relazioni di popolo a popolo, le comunicazioni della scienza, gli affari stessi dei privati le erano affidati; l'uomo che parlava quella lingua in nessun luogo era forestiero, né in tutto l'occidente, né al di là di esso. L'eresia del XVI secolo emancipò le nazioni da questo beneficio come da tanti altri, e l'Europa, a lungo scissa, cerca, senza trovarlo, questo centro comune che solo la Chiesa e la sua lingua potevano offrirle. Ma ritorniamo al Cenacolo, le cui porte non si sono ancora aperte, e seguitiamo a contemplarvi le meraviglie del divino Spirito.
Maria nel cenacolo.
Per prima cosa i nostri occhi cercano rispettosamente Maria; Maria, più che mai "Piena di Grazia". Poteva sembrare che, dopo i doni immensi che le vennero prodigati nella sua Concezione Immacolata, dopo i tesori di santità che riversò in Lei la presenza del Verbo incarnato durante i nove mesi che ella lo ebbe nel suo seno, dopo gli aiuti speciali ricevuti per agire e soffrire in unione col suo Figliolo nell'opera della Redenzione, dopo i favori di cui Gesù la ricolmò in mezzo agli splendori della Risurrezione, il Cielo avesse esaurito la quantità di doni che aveva da dispensare sopra una semplice creatura, per quanto alta potesse essere nell'eterno disegno. Ma non è così. Una nuova missione s'inizia per Maria: in quest'ora la Santa Chiesa viene da Lei generata; da Maria nasce al mondo la Sposa del suo Figlio e nuovi doveri l'aspettano. Gesù è ormai asceso al Cielo ed ha lasciato Maria sulla terra, affinché prodigasse le sue cure materne a questo tenero frutto. Quanto è commovente, ma quanto anche gloriosa, questa infanzia della nostra amatissima Chiesa, accolta nelle braccia di Maria, nutrita da lei, sostenuta dal suo appoggio fin dai primi passi della sua carriera nel mondo! Occorre, dunque, un aumento della grazia a questa nuova Eva, alla vera "Madre dei viventi", per rispondere ad una tale missione: e per questo ella è il principale oggetto dei favori dello Spirito Santo.
Un giorno Egli la fecondò per divenire la madre del Figlio di Dio; in questo momento forma in lei la Madre dei Cristiani. "Un fiume con i suoi canali allieta la città di Dio" (Sal 45), come dice Davide; lo Spirito d'amore compie in questo momento l'oracolo del Redentore morente sulla Croce. Egli aveva detto, indicando l'uomo: "Donna, ecco il tuo Figlio"; e adesso l'ora è arrivata, e Maria ha ricevuto con meravigliosa pienezza questa grazia materna, che fin da oggi comincerà ad esercitare e che l'accompagnerà sino al suo trono di Regina, quando la Chiesa, essendo alfine rafforzata sufficientemente, potrà essere lasciata dalla sua celeste nutrice, che, dalla terra salirà al Cielo per cingere il diadema che l'aspetta.
Contempliamo la nuova bellezza che appare sui tratti di Colei in cui il Signore viene a dichiarare una seconda maternità: tale bellezza, oggi, è il capolavoro dello Spirito Santo. Maria brucia di un fuoco celeste; un amore nuovo si è acceso nel suo cuore; ella si dà tutta a quest'altra missione, per la quale è stata lasciata quaggiù. La grazia apostolica è discesa in Lei. La lingua di fuoco, che ha ricevuto, non parlerà per la pubblica predicazione; ma parlerà agli Apostoli, li dirigerà, li consolerà nella loro opera. Ella si esprimerà con altrettanta dolcezza che forza, all'orecchio dei fedeli che sentiranno l'attrattiva verso Colei nella quale il Signore ha suscitato ogni meraviglia. Quale latte generoso darà ai primi figli della Chiesa il vigore che li farà trionfare dagli assalti dell'inferno; e Stefano, formato da Lei, aprirà il nobile stuolo dei martiri.
Gli Apostoli.
Osserviamo adesso il Collegio Apostolico. Questi uomini che quaranta giorni di avvicinamento al Maestro risorto avevano risollevato, e che noi troviamo già così differenti da com'erano prima, cosa sono divenuti ora, dopo che li ha invasi lo Spirito Santo? Non sentite che si sono trasformati, che un ardore divino li trasporta e che tra poco si lanceranno alla conquista del mondo? Tutto ciò che il Maestro aveva annunciato si è adempiuto in essi; ed è veramente la Virtù dell'alto, che è discesa per armarli nella lotta. Dove sono andati quelli che tremavano di fronte ai nemici di Gesù, quelli che dubitavano della sua Risurrezione? La verità, che il Maestro ha loro insegnato, brilla ora agli occhi dell'intelligenza; tutto vedono, e tutto comprendono. Lo Spirito Santo ha loro infuso, in grado sublime, il dono della fede e il loro cuore brucia dal desiderio di diffonderla al più presto in tutto il mondo. Ben lungi, adesso, dall'aver timore, essi non aspirano che ad affrontare tutti i pericoli della predicazione, secondo quanto Gesù ha comandato di annunciare a tutte le nazioni il suo nome e la sua gloria.
I Discepoli.
In un piano inferiore ci appaiono i Discepoli, meno favoriti in questa visita che i dodici principi del Collegio Apostolico, ma penetrati dal medesimo fuoco; essi pure andranno alla conquista del mondo e fonderanno numerose Cristianità. Il gruppo delle pie donne non è stato meno sensibile che il resto dell'Assemblea, nella discesa di quel Dio che si è mostrato sotto l'emblema del fuoco. L'amore che le ritenne ai piedi della croce di Gesù e che le condusse, per prime, al Sepolcro nel mattino di Pasqua, si è acceso di nuovo ardore. La lingua di fuoco si è fermata sopra ciascuna ed esse pure saranno eloquenti nel parlare del Maestro agli Ebrei ed ai Gentili.
Gli Ebrei.
Intanto la folla degli Ebrei che aveva sentito il frastuono annunciante la venuta dello Spirito Santo, si è ammassata, numerosa, intorno al Cenacolo. Questo stesso Spirito, che ha agito nell'interno dell'edificio con tanta magnificenza, li spinge ad assediare quella casa che contiene tra le sue mura la Chiesa di Cristo, la cui nascita è avvenuta or ora. Risuona il clamore delle voci, e, ben presto, lo zelo apostolico non sopporta più di restare in quello stretto recinto. In un momento l'assemblea, seguendo l'ispirazione, si precipita alle porte del Cenacolo, e si mette in contatto con quella moltitudine avida di conoscere il nuovo prodigio operato, poco fa, dal Dio di Israele.
Ma, o meraviglia! la folla composta da persone di tutte le nazioni, che si aspettavano di sentir parlare dei Galilei, è presa improvvisamente dallo stupore. Quei Galilei non hanno fatto altro che annunciare l'avvenuto con parole confuse ed inarticolate, eppure ciascuno li ode parlare nella sua propria lingua. Il simbolo dell'unità appare in tutto il suo splendore. La Chiesa Cristiana è mostrata a tutti i popoli rappresentati da questa moltitudine. Essa sarà una; poiché le barriere che Dio, nella sua Giustizia, mise un tempo per isolare la nazioni, sono crollate poc'anzi. Ecco i messaggeri della fede di Cristo; sono pronti, partiranno, e la loro parola farà il giro della terra. Tuttavia, tra la folla, qualche uomo, insensibile al prodigio, si scandalizza dell'ebbrezza divina nella quale vede gli Apostoli: "Questi uomini, dicono, sono pieni di vino". È il linguaggio del razionalismo che vuole spiegare tutto con il linguaggio umano. E, nondimeno, questi Galilei, che ritengono ubriachi, prostreranno ai loro piedi il mondo intero, e comunicheranno l'ebbrezza di quello Spirito che è in loro, a tutte le razze del genere umano. I Santi Apostoli sentono che il momento è venuto; bisogna che la seconda Pentecoste sia proclamata in questo giorno, anniversario della prima. Ma in tale proclamazione della legge di misericordia e d'amore, che viene a rimpiazzare quella della giustizia e del timore, quale sarà il Mosè? L'Emmanuele, prima di salire al Cielo, l'aveva designato: Pietro, il fondamento della Chiesa. È ora che tutto questo popolo lo veda e lo ascolti; il gregge si sta per formare, ed il Pastore bisogna che si mostri. Ascoltiamo lo Spirito Santo che parlerà per mezzo del suo organo principale, in presenza della moltitudine rapita e silenziosa; ogni parola dell'apostolo, che non parla che in una sola lingua, è capita da ciascuno dei suoi ascoltatori, a qualunque paese della terra appartenga, e qualunque idioma esso usi. E basterebbe questo solo discorso a dimostrare la verità e la divinità della nuova legge.
Il discorso di san Pietro.
"Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate in Gerusalemme, vi sia noto questo, e gli orecchi s'aprano alle mie parole. Costoro non sono già ubriachi, come voi vi pensate; siamo appena alla terza ora del giorno! Questo che avviene è quel che fu predetto dal Profeta Gioele: 'E avverrà, dice il Signore, ch'io negli ultimi giorni spanderò del mio Spirito sopra ogni carne, e i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, e i vostri giovani avranno delle visioni, e i vostri vecchi avranno dei sogni. Sì, in quei giorni sui miei servi e sulle mie serve spanderò dello Spirito mio e profeteranno. E farò prodigi su in Cielo, e segni giù in terra, sangue e fuoco, e vapor di fumo. Il sole si cangerà in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il giorno grande e glorioso del Signore. E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvo'. Uomini d'Israele, ponete mente a queste parole: Gesù Nazareno, Uomo approvato da Dio con opere potenti e prodigi e segni, che Dio ha fatto per mezzo di Lui tra voi, come voi stessi ben sapete: quest'uomo che, conformemente al determinato consiglio e alla presenza di Dio, vi fu dato nelle mani, Voi l'avete confitto per mani d'iniqui; ma Dio l'ha risuscitato, avendo rotto gli angosciosi legami del sepolcro, perché non era possibile che egli ne fosse ritenuto. Ond'è che Davide dice di Lui: 'Sempre ho avuto il Signore davanti agli occhi; ecco, egli sta alla mia destra, affinché io stia fermo. Perciò il mio cuor si rallegra, e la mia lingua giubila; e anche il mio corpo riposerà sperando, poiché tu non lascerai l'anima mia in inferno, e non permetterai che il tuo Santo vegga la corruzione! Tu mi hai fatto conoscere le vie della vita; tu mi ricolmerai di gioia con la tua presenza! Uomini fratelli si può ben dirvi liberamente che il patriarca David morì e fu sepolto, tanto che la sua tomba è anche al dì d'oggi presso di noi. Ma egli essendo profeta e sapendo che Dio gli aveva promesso con giuramento che farebbe sedere uno della sua progenie sul suo trono, con tal previsione annunzio la risurrezione di Cristo, dicendo che egli non sarebbe stato lasciato nella morte e che il suo corpo non avrebbe veduto la corruzione. Questo Gesù lo ha risuscitato Iddio, e noi tutti ne siamo testimoni. Esaltato Egli dunque alla destra e ricevuta dal Padre la promessa dello Spirito Santo, ha diffuso quel che voi vedete e udite. Certo David non salì al Cielo; anzi egli dice: 'Ha detto il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, sino a che io non ponga i tuoi nemici sgabello ai tuoi piedi'. Sappia dunque certissimamente tutta la Casa d'Israele, che Dio ha fatto Signore e Cristo questo Gesù che Voi avete crocifisso" (At 2,14-36).
Così fu compiuta la promulgazione della nuova legge, per bocca del nuovo Mosè. Come avrebbero potuto gli ascoltatori non accogliere il dono inestimabile di questa seconda Pentecoste, che veniva a dissipare le ombre dell'antica ed a mettere in luce le divine realtà? Dio si rivelava, e, come sempre, lo faceva con dei miracoli. Pietro ricorda i prodigi di Gesù, di cui la Sinagoga non ha voluto tener conto, che rendevano testimonianza per Lui. Egli annuncia la discesa dello Spirito Santo, e quale prova vi unisce l'inaudito prodigio del dono delle lingue conferito ai presenti del Cenacolo e costatato da tutti gli ascoltatori.
Le prime conversioni.
Proseguendo la sua opera, lo Spirito Santo, che aleggiava su quella folla, feconda con la sua azione benedetta nei cuori predestinati. La fede nasce e si sviluppa improvvisamente nei Discepolo del Sinai, accorsi da ogni parte del mondo per una Pasqua e una Pentecoste ormai sterili. Pieni di timore e di dolore per aver domandato la morte del Giusto, di cui confessano la Risurrezione e l'Ascensione al Cielo, questi Ebrei di tutte le nazioni gridano a Pietro ed ai suoi compagni: "Fratelli, che dobbiamo fare?". Disposizione ammirevole per ricevere la fede! Il desiderio di credere e il fermo proposito di conformare le azioni alla fede. Pietro riprende il suo discorso: "Pentitevi, e che ciascuno di Voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, e avrete parte anche voi al dono dello Spirito Santo. La promessa è stata fatta per voi, per i vostri figli e per quelli che sono lontano ossia i gentili: in una parola per tutti quelli che chiama il Signore nostro Dio".
Ad ogni parola del nuovo Mosè, viene cancellata la Pentecoste giudaica, e quella Cristiana risplende di una luce sempre più meravigliosa. Il regno dello Spirito è inaugurato in Gerusalemme, di fronte a quel tempio condannato a crollar su se stesso. Pietro continua a parlare..., ma il libro degli Atti non ha raccolto che queste parole che risuonano come un ultimo richiamo di salvezza: "Salvatevi, figli di Israele, salvatevi da questa generazione perversa".
E infatti bisognava spezzare i vincoli con i propri cari, meritare, col sacrificio, i favori della nuova Pentecoste, passare dalla Sinagoga alla Chiesa. Molte lotte cominciarono nel cuore di quegli uomini; ma il trionfo dello Spirito Santo, in quel primo giorno, fu completo. Tremila persone si dichiararono discepoli di Gesù e furono, quel dì medesimo, segnate col suggello dell'adozione. O Chiesa del Dio vivente, come sono belli i tuoi progressi sotto il soffio del divino Spirito! In principio tu eri risieduta in Maria, l'Immacolata, piena di grazia e madre di Dio; il tuo secondo passo ti ha dato i centoventi Discepoli del Cenacolo; ed ecco che il terzo ti porta tremila eletti, i nostri antenati, che ben presto lasceranno Gerusalemme e porteranno nei paesi, da dove partirono, le primizie del nuovo popolo. Domani, al tempio, Pietro parlerà, e alla sua voce cinquemila persone si dichiareranno, a loro volta, discepoli di Gesù di Nazaret. Salve, dunque, o Chiesa, nobile ed ultima creazione dello Spirito Santo, società immortale, che militi qui in terra, mentre trionfi nei Cieli.
O Pentecoste, giorno sacro della nostra Nascita, tu inizi gloriosamente la serie dei secoli che deve percorrere in questo mondo la Sposa dell'Emmanuele. Tu ci doni lo Spirito di Dio che viene a scrivere, non più sulla pietra, ma nei nostri cuori, la legge che governerà i Discepoli di Gesù. O Pentecoste, promulgata in Gerusalemme, ma che devi estendere i tuoi benefici anche a coloro "che sono lontani", ossia ai popoli della gentilità, tu vieni a compiere le speranze che ci fece intravedere il mistero dell'Epifania. I Magi venivano dall'Oriente, noi li seguimmo presso la culla del bambino Gesù, mentre sapevamo che sarebbe venuto il nostro turno. La tua grazia, o Spirito Santo, li aveva segretamente attirati a Betlemme; ma adesso, in questa Pentecoste che dichiara il tuo impero con tanta energia, ci chiami tutti; la stella è trasformata in lingue di fuoco, e la faccia della terra si rinnovella. Possano i nostri cuori conservare i doni che tu ci hai portato, quei doni che ci destinarono il Padre ed il Figlio, che ti inviarono a noi!
Il mistero della Pentecoste.
Non dobbiamo meravigliarci che la Chiesa abbia assegnato, nella Liturgia, un posto così privilegiato alla Pentecoste, quanto quello conferito alla stessa Pasqua, essendo l'importanza di questo mistero sì considerevole nell'economia del Cristianesimo. La Pasqua è il riscatto dell'uomo per mezzo della vittoria di Cristo: nella Pentecoste lo Spirito Santo prende possesso dell'uomo redento! L'Ascensione è il mistero intermedio. Da una parte essa dà il completamento alla Pasqua, stabilendo l'Uomo-Dio vincitore della morte e capo dei fedeli, alla destra del Padre; dall'altra, determina la venuta dello Spirito Santo sulla terra.
Questa discesa non poteva aver luogo prima della glorificazione di Gesù, come ci dice san Giovanni (7, 39), e i Padri ce ne danno numerose ragioni che ci aiutano a comprendere. Bisognava che il Figlio di Dio, che col Padre è il principio della processione dello Spirito Santo nell'essenza divina, inviasse anche personalmente questo Spirito sulla terra. La missione esteriore di una delle divine persone non è che una successione ed una manifestazione della produzione misteriosa ed eterna che ha luogo in seno alla divinità. Così il Padre non è inviato né dal Figlio né dallo Spirito Santo, perché non è da essi prodotto. Il Figlio è stato mandato agli uomini dal Padre, essendo stato generato da Lui eternamente. Lo Spirito è inviato dal Padre e dal Figlio perché procede dall'uno e dall'altro. Ma perché la missione dello Spirito Santo si compisse in modo di dare maggior gloria al Figlio, era giusto che non avesse luogo soltanto dopo l'intronizzazione del Verbo incarnato alla destra del Padre, ed era, per la natura umana, sommamente glorioso che al momento di questa missione essa fosse indissolubilmente unita alla natura divina nella persona del Figlio di Dio, onde con ragione si potesse dire che l'Uomo-Dio ha inviato lo Spirito Santo sulla terra.
Questa augusta missione non doveva essere data allo Spirito che quando gli uomini avessero perduto la visione dell'umanità di Gesù. Come abbiamo detto, bisognava, d'ora in avanti, che gli occhi e i cuori dei fedeli, s'innalzassero verso il divino assente con un amore più puro e più spirituale. Ora, a chi apparteneva di portare agli uomini questo nuovo amore, se non al potentissimo Spirito che è il vincolo tra il Padre e il Figlio in un amore eterno? Questo Spirito che infiamma ed unisce, viene chiamato nella Sacra Scrittura il "Dono di Dio"; ed è oggi che il Padre e il Figlio ce lo inviano. Ricordiamoci le parole dell'Emmanuele alla donna di Samaria presso l'orlo del pozzo di Sichar: "Se tu conoscessi il dono di Dio" (Gv 4,10). Ma non era sceso ancora! non si manifestava ancora agli uomini che con parziali benefici. A partire da oggi, è un'effusione di fuoco che copre la terra: lo Spirito Santo anima tutto, agisce in ogni luogo. Noi conosciamo il dono di Dio; non abbiamo più che accettarlo, che offrirgli l'ingresso nei nostri cuori, come i tremila fedeli ascoltatori che furono presenti alla parola di Pietro. Ma osservate in quale momento dell'anno lo Spirito Santo viene a prendere possesso del suo dominio. Abbiamo visto il Sole della giustizia elevarsi timidamente in mezzo alle ombre del solstizio d'inverno, e salire con una corsa lenta fino al suo Zenit. In un sublime contrasto, lo Spirito del Padre e del Figlio ha voluto altre armonie. Egli è fuoco, fuoco che consuma! (Dt 4,24). Ed appare sul mondo nel momento in cui il sole brilla in tutto il suo splendore, in cui questo astro contempla la terra coperta di fiori e di frutti nascenti che carezza con i suoi raggi. Accogliamo nello stesso modo il calore vivificante del divino Spirito, e chiediamogli che non diminuisca più in noi. In questo momento dell'Anno Liturgico, per mezzo del Verbo Incarnato, siamo in pieno possesso della verità! Vegliamo a mantenere fedelmente in noi quell'amore che lo Spirito Santo è venuto, a sua volta, a portarci.
La Liturgia della Pentecoste.
Fondata su un passato di quattromila anni, durante l'epoca delle figure, la Pentecoste cristiana, la vera quinquagenaria, è nel numero delle feste istituite dagli stessi Apostoli. Abbiamo visto che anticamente essa divise con la Pasqua l'onore di condurre i catecumeni al sacro fonte, riconducendoli poi neofiti e rigenerati. La sua Ottava, come quella di Pasqua, non sorpassa il sabato, per una ragione identica all'altra. Il battesimo si conferiva nella notte tra il sabato e la Domenica, e per i neofiti la solennità della Pentecoste s'iniziava al momento stesso del loro battesimo. Come era avvenuto a Pasqua, essi rivestivano allora la veste bianca, deponendola il sabato seguente che era contato come l'ottavo giorno.
Il medio evo dette alla festa di Pentecoste il grazioso nome di Pasqua delle rose: noi abbiamo già visto quello della Domenica delle rose imposto nei medesimi secoli di fede alla domenica dopo l'Ascensione. Il colore vermiglio della rosa ed il suo profumo rammentavano ai nostri padri le lingue ardenti che discesero nel Cenacolo su ciascuno dei centoventi discepoli, come fossero stati i petali sfogliati della rosa divina, che spandessero l'amore e la pienezza della grazia sulla Chiesa nascente. La Liturgia è entrata nella stessa idea, scegliendo, per il Santo Sacrificio, il colore rosso durante tutta l'Ottava. Durando di Mende, nel suo Razionale, così prezioso per gli usi liturgici nel medio evo, c'insegna che nel tredicesimo secolo nelle nostre Chiese, alla Messa della Pentecoste, si liberavano alcune colombe che volteggiavano al di sopra dei fedeli, a ricordo della prima manifestazione dello Spirito Santo sul Giordano; e che, dalla volta, si buttavano giù dei battuffoli di stoppa infiammata, e dei fiori, a ricordo della seconda nel Cenacolo.
A Roma la Stazione si tiene nella Basilica di S. Pietro. Era giusto che si rendesse omaggio in questo giorno al principe degli Apostoli, la cui eloquenza, ispirata dallo Spirito Santo, conquistò alla Chiesa quei tremila Cristiani di cui noi siamo i discendenti.
[1] Responsorio del giovedì della Pentecoste.
[2] XXII Trattato su san Giovanni.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 261-273.”




Luca, Sursum Corda!

Holuxar
19-05-18, 23:46
19 MAGGIO 2018: diciannovesimo giorno di Maggio Mese Mariano, ultimo giorno della NOVENA DI PENTECOSTE (11 – 19 Maggio, Festa: Domenica 20 maggio), NOVENA per la Festa di Maria Ausiliatrice (16 - 23 Maggio, Festa: 24 Maggio) e NOVENA ALLA SANTISSIMA TRINITÀ (18 - 26 Maggio); San Pietro Celestino V, Papa, VIGILIA DI PENTECOSTE…



«SABATO, VIGILIA DELLA PENTECOSTE.
L'ATTESA DELLO SPIRITO SANTO.»
Guéranger, L'anno liturgico - Sabato, Vigilia della Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste-vig.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste-vig.htm
Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico (http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm#SANTI2)
“San Pietro Celestino V, papa, 19 maggio.”
“Santa Pudenziana, vergine, lo stesso giorno.”

http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm





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IL VICARIO DI CRISTO.”


"NOVENA A MARIA AUSILIATRICE (Festa: 24 Maggio)."
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«SABATO IN VIGILIA DELLA PENTECOSTE, 19 MAGGIO 2018.
Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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«ISTRUZIONE SULLA VIGILIA DI PENTECOSTE. da: Mons. Giuseppe Riva, Manuale di Filotea, Milano 1901.»
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“SABATO IN VIGILIA DELLA PENTECOSTE.
Dai «Discorsi» di un autore africano del sec. VI. (Disc. 8, 1-3; PL 65, 743-744)
L'unità della Chiesa parla in tutte le lingue.
Gli apostoli hanno parlato in tutte le lingue. Così certamente Dio volle allora manifestare la presenza dello Spirito Santo, in modo che colui che l'avesse ricevuto, potesse parlare in tutte le lingue. Bisogna infatti comprendere bene, fratelli carissimi, che è proprio grazie allo Spirito Santo che la carità di Dio si trova nei nostri cuori. E poiché la carità doveva radunare la Chiesa di Dio da ogni parte del mondo, un solo uomo, ricevendo lo Spirito Santo, poté allora parlare tutte le lingue. Così ora la Chiesa, radunata per opera dello Spirito Santo, esprime la sua unità in tutte le lingue.
Perciò se qualcuno dirà a uno di noi: Hai ricevuto lo Spirito Santo, per quale motivo non parli in tutte le lingue? Devi rispondere: Certo che parlo in tutte le lingue, infatti sono inserito in quel corpo di Cristo cioè nella Chiesa, che parla tutte le lingue. Che cosa altro in realtà volle significare Dio per mezzo della presenza dello Spirito Santo, se non che la sua Chiesa avrebbe parlato in tutte le lingue?
Si compì in questo modo ciò che il Signore aveva promesso: Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi, ma si mette vino nuovo in otri nuovi e così ambedue si conservano (cfr. Lc 5, 37-38). Perciò quando si udì parlare in tutte le lingue, alcuni a ragione andavano dicendo: «Costoro si sono ubriacati di mosto» (At 2, 13). Infatti erano diventati otri nuovi rinnovati dalla grazia della santità, in modo che ripieni di vino nuovo, cioè dello Spirito Santo, parlando tutte le lingue, erano ferventi, e rappresentavano con quel miracolo evidentissimo che la Chiesa sarebbe diventata cattolica per mezzo delle lingue di tutti i popoli.
Celebrate quindi questo giorno, come membra dell'unico corpo di Cristo. Infatti non lo celebrerete inutilmente se voi sarete quello che celebrate. Se cioè sarete incorporati a quella Chiesa, che il Signore colma di Spirito Santo, estende con la sua forza in tutto il mondo, riconosce come sua, venendo da essa riconosciuto.
Lo Sposo non ha abbandonato la sua Sposa, perciò nessuno gliene può dare un'altra diversa.
Solo a voi, infatti, che siete formati dall'unione di tutti i popoli, cioè a voi, Chiesa di Cristo, corpo di Cristo, sposa di Cristo, l'Apostolo dice: Sopportatevi a vicenda con amore e cercate di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace (cfr. Ef 4, 2). Vedete che dove comandò di sopportarci vicendevolmente, là pose l'amore. Dove constatò la speranza dell'unità, là mostrò il vincolo della pace.
Questa è la casa di Dio, edificata con pietre vive, nella quale, egli si compiace di abitare e dove i suoi occhi non debbano essere offesi da nessuna sciagurata divisione.”
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“SABATO IN VIGILIA DELLA PENTECOSTE
Dal Trattato di sant'Agostino Vescovo sul Simbolo ai Catecumeni. Libro 4, capo 1 tomo 9.
Allorché per mezzo del segno sacratissimo della croce la santa madre Chiesa vi ha ricevuti nel suo seno per generarvi spiritualmente, colla gioia più grande, come i vostri fratelli, voi siete divenuti la futura generazione di tanta madre, e finché non vi rigeneri nel bagno salutare del battesimo e vi restituisca alla luce vera, ella nutrisca con alimenti convenienti quelli che porta nel seno e, lieta, li conduca lieti al giorno in cui li dia spiritualmente alla luce: poiché ella non è sottoposta alla condanna di Eva, che, nella tristezza e nei gemiti, dà alla luce dei figli, che sono punto nella gioia, ma piuttosto nel pianto. Ella infatti scioglie ciò che la prima donna aveva legato: affinché colla sua obbedienza renda alla vita coloro che la disobbedienza della prima donna ha donato alla morte. Tutte le cerimonie misteriose, che sono state fatte e si fanno ancora su voi mediante il ministero dei servi di Dio - esorcismi, preghiere, cantici spirituali, insufflazioni, cilizio, inchini di testa, prostrazioni, questo timore stesso che bisogna desiderare con ogni sicurezza - tutte queste cose sono, come dissi, gli alimenti onde questa madre vi nutrisce nel suo seno, affinché, rigenerati nel battesimo, vi presenti lieti a Cristo.
Avete ricevuto anche il simbolo, come protezione di colei che vi deve generare, contro il veleno del serpente. Nell'Apocalisse dell'Apostolo Giovanni si stava davanti alla donna ch'era per divenir madre, affin di divorarne la prole appena fosse nata. Nessuno di voi ignora questo dragone essere il diavolo: e questa donna rappresentare la Vergine Maria, che, vergine, diede alla luce il nostro capo vergine; e che, di più, nella sua persona, era figura della santa Chiesa: perché come generando suo figlio ella restò vergine, così la Chiesa genera in ogni tempo i membri di lui senza perdere la sua verginità. Coll'aiuto del Signore abbiamo intrapreso ad esporvi gli articoli stessi dell'augustissimo simbolo, per imprimere nei vostri cuori quello che ciascuno d'essi contiene. I vostri cuori sono preparati, perché il nemico è stato scacciato dai vostri cuori.
A questo nemico voi avete professato di rinunziare: e in questa professione non agli uomini, ma a Dio e a' suoi Angeli che la registrano voi avete detto: Rinunzio. Rinunziate non solo colle parole, ma ancora coi costumi: non solo col suono della lingua, ma ancora colla condotta della vita: non solo col rumor delle labbra, ma ancora colla testimonianza delle opere. Sappiate che avete ingaggiato una lotta con un nemico astuto, antico e che pare talvolta assopito: ch'esso, dopo la vostra rinunzia, non trovi più in voi le sue opere, non abbia più diritto di ridurvi in sua servitù. Tu, infatti, o Cristiano, sei sorpreso e scoperto quando fai una cosa e ne professi un'altra: fedele di nome, ti smentisci colle tue opere, non mantenendo fede alla tua promessa: ora entrando in chiesa a farvi orazione, e un momento dopo negli spettacoli a mescolare impudentemente la tua voce con quella degli istrioni. Che hai tu di comune colle pompe del diavolo, alle quali hai rinunziato?
Omelia di sant'Agostino Vescovo. Trattato 74 su Giovanni, verso la fine, e 75.
Dicendo: «Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito» (Joann. 14, 16), mostra ch'egli pure è Paraclito. Paraclito si traduce in Latino per avvocato: e di Cristo è detto: «Abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto» (Joann. 2, 1). Egli poi dichiarò che il mondo non può ricevere lo Spirito Santo, nello stesso senso che fu detto: «La prudenza della carne è nemica di Dio: perché non è soggetta alla legge divina, né può esserlo» (Rom. 8, 7): come se dicessimo: L'ingiustizia non può essere la giustizia. Con questa parola «mondo» egli designa qui quelli che amano il mondo: amore che non viene certo dal Padre. E perciò all'amore di questo mondo, che noi ci sforziamo tanto di diminuire e distruggere in noi, è contrario «l'amore di Dio, che viene diffuso nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci è stato dato» (Rom. 5, 5).
Il mondo quindi non può ricevere questo spirito, perché «non lo vede, né lo conosce» (Joann. 14, 17). L'amore mondano infatti non ha questi occhi invisibili onde si può vedere lo Spirito Santo, il quale non può esser visto che in modo invisibile. «Ma voi, disse, lo conoscerete: perché dimorerà con voi e sarà in voi» (Ibi). Sarà in essi per dimorarvi, non dimorerà per esservi: giacché prima è essere in un luogo che dimorarvi. Ma affinché i discepoli non intendessero queste parole: «Dimorerà in voi» di un soggiorno visibile, come ordinariamente fa un ospite presso colui che gli dà ospitalità, egli spiegò queste parole: «Dimorerà con voi» aggiungendo: «E sarà in voi».
Si vede dunque lo Spirito Santo in maniera invisibile. E s'egli non è in noi, non possiamo averne conoscenza: è così che noi vediamo in noi stessi la nostra coscienza. Noi vediamo bene la faccia d'un altro, e non possiamo vedere la nostra: vediamo invece la nostra coscienza, e non vediamo l'altrui. Ma la coscienza non può mai esistere che in noi: mentre lo Spirito Santo può essere anche senza di noi. Esso ci viene dato perché sia pure in noi: ma, s'egli non è in noi, ci è impossibile di vederlo e conoscerlo, come dev'essere veduto e conosciuto. Dopo aver promesso lo Spirito Santo, il Signore non volendo che si potesse credere ch'egli lo dava per sostituire se stesso, e che egli cesserebbe così d'essere co' suoi discepoli, aggiunse: «Non vi lascerò orfani, tornerò a voi» (Joann. 14, 18). Non contento dunque il Figlio di Dio di averci fatti figli adottivi di suo Padre e d'aver voluto che noi abbiamo per Padre, per un effetto della grazia, quello ch'è suo Padre per natura, mostra ancora egli stesso verso di noi una tenerezza in certo modo paterna quando dice: «Non vi lascerò orfani» (Ibi).”
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“NOVENA ALLA SANTISSIMA TRINITÀ (18 - 26 Maggio).”
“NOVENA DI PENTECOSTE (11 - 19 Maggio).”
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Della festa della Pentecoste - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/catechismo-pentecoste/)
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Sante Messe - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/sante-messe/)
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San Pietro Celestino - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/san-pietro-celestino/)
http://www.sodalitium.biz/san-pietro-celestino/
«19 maggio, San Pietro Celestino, Papa e Confessore (+1296).
“Il natale di san Pietro di Morene Confessore, il quale, da Anacoreta fu eletto Sommo Pontefice, e si chiamò Celestino quinto. Ma poi rinunciò al Papato, e conducendo vita religiosa nella solitudine, illustre per virtù e per miracoli, passò al Signore”.
Signore Dio, che elevasti S. Pietro Celestino al Sommo Pontificato, da cui lo facesti per umiltà abdicare, concedici, ti preghiamo, che dietro il suo esempio, disprezzando tutti i beni mondani, possiamo raggiungere felicemente il premio promesso agli umili. Per Cristo nostro Signore.»
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Video del pellegrinaggio a Loreto - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/video-pellegrinaggio-loreto-1/)
http://www.sodalitium.biz/video-pellegrinaggio-loreto-1/

Video pellegrinaggio Osimo-Loreto - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/video-pellegrinaggio-osimo-loreto-3/)
http://www.centrostudifederici.org/video-pellegrinaggio-osimo-loreto-3/
"Video pellegrinaggio Osimo-Loreto
19 maggio 2018
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Video pellegrinaggio Osimo-Loreto
I primi video del pellegrinaggio Osimo – Loreto dell’IMBC, ne seguiranno altri
Video del pellegrinaggio a Loreto - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/video-pellegrinaggio-loreto-1/)
Fervorino di don Ricossa al santuario di San Giuseppe da Copertino 2018
https://www.youtube.com/watch?v=xNaBnuuXuqE
Omelia alla Messa del pellegrinaggio Osimo-Loreto 2018
https://www.youtube.com/watch?time_continue=6&v=Lw48iqr0RPA
Fervorino di don Ricossa al sacrario di Castelfidardo 2018
https://www.youtube.com/watch?time_continue=6&v=Lw48iqr0RPA "
http://www.centrostudifederici.org/wp-content/uploads/2018/05/SAM_3164-copia-300x225.jpg


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Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
"Samedi 19 mai : Vigile de Pentecôte
JEÛNE et ABSTINENCE."
Accueillir le Saint Esprit de Dieu (http://le-petit-sacristain.blogspot.it/2016/05/accueillir-le-saint-esprit-de-dieu.html)
https://3.bp.blogspot.com/-8XvBv71jdBM/Vzlj9Em2_II/AAAAAAAAA4I/xHTH0e4-0TE46ayibrNOhMk-3IollZCyQCLcB/s1600/Ste-vierge-marie-Mediatrice-de-toute-grace.jpg


https://3.bp.blogspot.com/-8XvBv71jdBM/Vzlj9Em2_II/AAAAAAAAA4I/xHTH0e4-0TE46ayibrNOhMk-3IollZCyQCLcB/s1600/Ste-vierge-marie-Mediatrice-de-toute-grace.jpg


Antiennes à la sainte Vierge :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/prieres-chants/chants/antiennes-a-la-sainte-vierge)

19 mai : Saint Pierre-Célestin, Pape (1221-1296) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/19-mai-saint-pierre-celestin)
“19 mai : Saint Pierre-Célestin, Pape (1221-1296).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/5815/2607/2539/05_19_saint_pierre_celestin.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/5815/2607/2539/05_19_saint_pierre_celestin.jpg


19 mai : Saint Yves, Avocat (1253-1303) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/19-mai-saint-yves)
“19 mai : Saint Yves, Avocat (1253-1303).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/3115/2607/2728/05_19_saint_yves.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/3115/2607/2728/05_19_saint_yves.jpg






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Carlo Di Pietro - Sursum Corda
<<Chi prega si salva, chi non prega si danna>> (Sant'Alfonso). Raccolta di preghiere cattoliche in continuo aggiornamento. Lex orandi lex credendi - La Chiesa nella preghiera esprime la sua fede. Nella nostra selezione di preghiere escludiamo rigorosamente le preghiere moderne e quelle antiche benché amputate o corrotte dall'eresia modernista. Il modernismo, come insegna San Pio X, è distruttore di ogni religione e, se fosse possibile, distruggerebbe anche la Chiesa. Il modernismo si fa strada soprattutto mediante il falso culto a Dio (o ecumenismo), il culto ai falsi dei (o ecumenismo), la preghiera contaminata da false dottrine (o ecumenismo). Ut in nomine Iesu omne genu flectatur caelestium et terrestrium et infernorum, et omnis lingua confiteatur “Dominus Iesus Christus!”, in gloriam Dei Patris (AD PHILIPPENSES, II, 10-11)
Preghiere: https://www.sursumcorda.cloud/preghiere.html
Video sull'ecumenismo: https://www.youtube.com/watch?v=ZQ8VnQMEwL0
Uno dei massimi insegnamenti di Gesù contro l'ecumenismo è il seguente: "Vattene, Satana! Sta scritto infatti «(Il) Signore il Dio tuo adorerai, e a lui solo renderai culto»" (Matteo, 4, 8-10). Anche contro questo insegnamento si colloca, per esempio, la Lumen Gentium ai numeri 15 e 16, dove si definiscono, con sofisma, "discepoli di Cristo" i non cattolici; dove si sostiene che i Maomettani "adorano con noi un Dio unico". Che essi "adorano l'unico Dio" lo sostiene anche Nostra Aetate al numero 3. Al numero 4, con un gioco di prestigio linguistico e concettuale, Nostra Aetate definisce gli attuali Talmudisti "stirpe di Abramo", mentre i Cattolici diventano "popolo del Nuovo Testamento". Quindi conclude: "Scrutando il mistero della Chiesa, il sacro Concilio ricorda il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo". Per farla breve, la stirpe di Abramo (stirpe di che tipo? di sangue? di fede?), a loro dire, sarebbe incarnata ancora oggi dai Talmudisti, dunque Abramo sarebbe stato loro antesignano nella fede. In verità Abramo è nostro padre ed era cristiano in voto, secondo le stesse sante parole del Signore: "Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò" (Giovanni, 8,56). Né Maomettani, né Talmudisti, né altri adorano lo stesso Dio cattolico che, difatti, è Uno e Trino: non altro o altri. Essi non adorano Gesù Cristo Dio, e chi non adora Gesù Cristo, sapendolo o non sapendolo, adora Satana ed il mondo. Sta scritto: "Nessun servo può servire a due padroni"; ed ancora: "Quale intesa tra Cristo e Beliar". Molti diranno: "Ecco, il Cristo è qui, o: È là, non ci credete". Finalmente: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo". Al n° 126 del Catechismo spiega san Pio X: "Gli Ebrei non credono che Gesù è il Messia o Cristo promesso". Al n° 125: "Gl'infedeli sono i non battezzati che non credono in alcun modo nel Salvatore promesso, cioè nel Messia o Cristo, come gl'idolatri e i maomettani". La storia evidenzia che gli ecumenisti, per ottenere "i regni del mondo" (cfr. san Matteo 4 al principio della terza tentazione), hanno deciso di rendere culto evidentemente a Satana. Video: https://www.youtube.com/watch?v=ZQ8VnQMEwL0 "
"Carlo Di Pietro - Sursum Corda La situazione è agghiacciante. E si "canonizzano" fra loro. Quando non erano al potere, i modernisti si lodavano fra loro nei circoli e nelle pubblicazioni. Adesso che occupano i posti di potere, si "canonizzano" fra loro. Vecchia tecnica di autocelebrazione che Papa san Pio X già denunciava nella Pascendi."

"... Di più: il sistema di governo negli stati dove il dominio è politico, è mercenario; infatti ai capi viene assegnato un compenso. Ma dove ci si prefigge come fine un compenso non si pensa esclusivamente al governo dei sudditi, e così di conseguenza si tempera il rigore della correzione. II Signore infatti dice di costoro (Giovanni, X,12): «Il mercenario è colui che non è pastore» - chi non ha cura delle pecore, perché vi è preposto solo temporaneamente - «vede venire il lupo e fugge». Il mercenario fugge perché è mercenario, perché se per lui il fine del governo è la mercede, pospone i sudditi a se stesso. Per questa ragione gli antichi magistrati romani, come scrive Valerio Massimo, tenevano le cariche dello stato a spese proprie, come M. Curio, Fabrizio e molti altri: questo li rendeva più audaci e solleciti nella cura dello Stato, con più impegno e maggiore rendimento. In essi si verificava l’affermazione di Catone, che Sallustio riferisce nel Catilinario: «La Repubblica, da piccola che era è diventata grande, perché in essi vi fu operosità in patria, un giusto comando fuori, l’animo libero nel deliberare, e non ottenebrato né da colpa, né da capriccio».
San Tommaso d'Aquino dal prossimo numero di SVRSVM CORDA® del 20 maggio 2018 - www.sursumcorda.cloud "

Numero 113 di SVRSVM CORDA® del 20 maggio 2018. Sul sito saranno pubblicati i seguenti contenuti:
- Comunicato numero 113. Il deserto e le tentazioni;
- Gli anatemi del Concilio di Costantinopoli II, numeri 3 e 4;
- Preghiera a San Pietro Celestino, Papa;
- San Tommaso: il principato politico e il suo modo di governare;
- Vita e detti dei Padri del deserto: Padre Giovanni Nano (parte 7 ed ultima);
- Preghiera a San Felice, Confessore;
- Dizionario di teologia dommatica. Le ordinazioni anglicane;
- Preghiera a San Pasquale Baylon, Confessore;
- Ricordino di Battesimo;
- Dizionario di teologia dommatica. Il Padre;
- Preghiera a Sant’Ubaldo, Vescovo.
Già disponibili sul sito:
- Teologia Politica 102. I beni economici, materiali, terreni;
- Racconti miracolosi n° 61. San Pietro Martire orribilmente calunniato dai libertini.
https://www.sursumcorda.cloud/
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https://www.facebook.com/Pascendi-Dominici-Gregis-1445634602224174/
“LINK PDF - ISTRUZIONE E NOVENA(da venerdì 18) o TRIDUO(da giovedì 24) ALLA SS. TRINITÀ ➤➤➤.”
https://drive.google.com/file/d/1pSM3QYffqrr2stsMrucZhR7APvM00Di4/view
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Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale (http://www.radiospada.org/)
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Edizioni Radio Spada - Home (http://www.edizioniradiospada.com/)
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«19 maggio 2018: SABATO, VIGILIA DELLA PENTECOSTE»
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«19 maggio 2018: San Pietro Celestino, Papa e Confessore.»

“Il 19 maggio 1769 Papa Clemente XIV Ganganelli viene esaltato al Sommo Pontificato.”
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«[VITA EST MILITIA] Sua Eccellenza Don Giovanni d’Austria
https://www.radiospada.org/2018/05/vita-est-militia-sua-eccellenza-don-giovanni-daustria/
Nota di Radio Spada; continua oggi, Vigilia di Pentecoste, questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici.»
https://i0.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2018/05/don-juan-de-austria.jpg?resize=1024%2C575&ssl=1

“Maria, modello della Comunione perfetta.”
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Guéranger, L'anno liturgico - Sabato, Vigilia della Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste-vig.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste-vig.htm
«SABATO, VIGILIA DELLA PENTECOSTE.
L'ATTESA DELLO SPIRITO SANTO.
Questo giorno viene già illuminato dalla luce splendente della solennità di domani. I fedeli si dispongono a celebrare degnamente questo mistero per mezzo del digiuno; ma, come nella vigilia di Pasqua, la messa dei Neofiti, che anticamente aveva luogo durante la notte, adesso viene anticipata, e fin da prima della metà del giorno, le lodi dello Spirito Santo, la cui effusione è così prossima, hanno risuonato in ogni Chiesa provvista del fonte battesimale. Verso sera, l'Officio dei primi Vespri apre l'augusta solennità. Da oggi, dunque, dalla Liturgia viene proclamato il regno del divino Spirito. Uniamoci quindi ai pensieri ed ai sentimenti degli ospiti del Cenacolo, la cui attesa è prossima ad essere esaudita.
La Creazione.
In tutta la serie dei misteri che abbiamo visto fino ad ora svolgersi durante il corso dell'Anno Liturgico, abbiamo spesso presentito l'azione della terza persona della Ss. Trinità. La lettura dei Libri Santi, tanto dell'Antico che del Nuovo Testamento, hanno svegliato più d'una volta la nostra rispettosa attenzione su questo divino Spirito che sembrava circondarsi di mistero, come se il tempo della sua manifestazione non fosse ancora venuto. L'opera di Dio nelle creature procede per gradi, ma arriva infallibilmente nel momento destinato. L'agiografia nel racconto della creazione ci mostra lo Spirito Santo librarsi sulle acque e fecondarle silenziosamente, aspettando la loro separazione dalla terra che inondavano.
La preparazione dell'Incarnazione.
Se dunque il regno palese dello Spirito Santo sul mondo è stato differito fino allo stabilirsi dell'Uomo-Dio sul trono eterno, non crediamo che questo divino Spirito sia restato fino allora inattivo. Tutta la Sacra Scrittura, di cui abbiamo trovato tanti frammenti nella Liturgia, cosa è, se non l'opera nascosta di Colui che, come ci dice il Simbolo, "parlò per bocca dei Profeti" [1]? È Lui che ci dette il Verbo, Sapienza di Dio, per mezzo della Scrittura, come più tardi doveva darcelo nella carne dell'umanità.
Egli non è restato ozioso, neppure per un momento, durante il corso dei secoli. Egli preparava il mondo al regno del Verbo incarnato, riavvicinando e confondendo le razze, producendo quell'attesa universale che si estendeva dai popoli più barbari alle nazioni più avanzate nella civiltà. Egli non aveva ancora svelato il suo nome alla terra; ma si librava con amore sull'umanità, come in principio aveva fatto sulle acque silenziose ed insensibili.
L'Incarnazione.
Aspettando la sua venuta, i profeti lo annunciavano negli stessi oracoli nei quali predicevano l'arrivo del Figlio di Dio. Il Signore diceva per mezzo della bocca di Gioele: "Effonderò il mio Spirito sopra tutti gli uomini" (2,29). Ed altrove si annunciava così per mezzo di Ezechiele: "E verserò su di voi acqua pura e sarete purificati da tutte le vostre brutture e vi rimonderò da tutti i vostri idoli. E vi darò un cuore nuovo, e uno Spirito nuovo infonderò dentro di voi e strapperò dalle vostre fibbre il cuor di sasso e vi darò un cuore di carne. E infonderò in Voi il mio Spirito e farò sì che camminiate nei miei precetti e osserviate i miei statuti e li pratichiate " (36,25-27). Ma prima della sua stessa manifestazione, lo Spirito Santo doveva direttamente intervenire per quella del Verbo Divino. Quando la Potenza creatrice fece sorgere dal nulla il corpo e l'anima della futura madre di Dio, fu Lui che preparò l'abitazione della somma Maestà, santificando Maria fin dal primo istante del suo concepimento, prendendo possesso di Lei, come di un tempio ove il Figlio di Dio si apprestava a discendere. Nel momento dell'annunciazione, l'Arcangelo dichiara alla Vergine che lo Spirito Santo scenderà in Lei e che la virtù dell'Altissimo la coprirà della sua ombra. Appena la Vergine ha pronunciato l'accettazione dell'eterno decreto, l'opera dello Spirito Santo ha prodotto in Lei il più ineffabile dei misteri: "E il Verbo si fece carne e abitò fra noi".
Su questo fiore uscito dal ramo emanato dal tronco di Jesse, su questa umanità divinamente prodotta in Maria, lo Spirito del Padre e del Figlio si riposa deliziosamente; Egli la colma dei suoi doni e la rende atta al suo fine glorioso ed eterno (Is 9,1-3).
Egli che aveva dotato la madre di tanti tesori di grazia, per il Figlio sorpassa ancora in maniera incommensurabile la misura che sembrava essere la più vicina all'infinito. E tutte queste meraviglie, come sempre, le compie silenziosamente; poiché non è ancora giunta l'ora in cui dovrà risplendere la sua venuta. La terra non potrà che intravederlo nel giorno in cui, sul letto del Giordano, nelle acque del quale Gesù è disceso, egli stenderà le sue ali e verrà a posarsi sulla testa di quel Piglio amatissimo dal Padre. Giovanni penetra il mistero, come, prima di nascere, aveva sentito nel seno di Maria il frutto benedetto che abitava in Lei. Ma gli uomini non hanno visto che una colomba, e la colomba non ha rivelato i segreti dell'eternità.
Il regno del Figlio di Dio si erge sulla sua base predestinata. Noi abbiamo visto in lui il nostro fratello, poiché ha preso questa carne, con le sue infermità; abbiamo in lui il nostro dottore, poiché egli è la Sapienza del Padre, e, con le sue lezioni, ci inizia a tutte le verità; abbiamo in lui il nostro medico, poiché egli guarisce tutti i nostri languori e tutte le nostre infermità; abbiamo in lui il nostro mediatore, poiché nella sua umanità santa riconduce al suo autore tutta l'opera creata; abbiamo in lui il nostro riparatore, e, nel suo sangue, il nostro riscatto, poiché il peccato dell'uomo aveva spezzato il vincolo tra Dio e noi, ed avevamo bisogno di un redentore divino; abbiamo in lui un capo che non arrossisce delle sue membra, per umili che esse siano, un re che tuttora noi vedemmo coronato per sempre, un Signore che il Signore ha fatto sedere alla sua destra (Sal 109,1).
La Chiesa.
Ma se egli ci governa di continuo, lo fa adesso dall'alto dei Cieli, fino al momento in cui apparirà di nuovo per piegare a terra la testa dei peccatori, quando la voce dell'Angelo griderà: "Il tempo non è più" (Ap 10,6). Nell'attesa, dovranno trascorrere numerosi secoli, e questi sono stati destinati all'impero dello Spirito Santo. Ma lo Spirito non ci poteva essere ancora dato, ci dice san Giovanni, finché Gesù non fosse stato ancora glorificato (7, 39). Il mistero dell'Ascensione segna, dunque, il limite tra i due regni divini quaggiù: il regno visibile del Figlio di Dio e il regno visibile dello Spirito Santo. Per unirli e prepararne la successione, non sono più solamente profeti mortali a parlarne, ma è lo stesso Emmanuele che si fa araldo del prossimo regno dello Spirito, durante la sua vita sulla terra.
Non abbiamo noi già inteso dire da Lui: "È meglio per voi che io me ne vada; poiché se non me ne vado, il Confortatore non verrà a voi"? (Gv. 16, 7). Il mondo ha dunque un gran bisogno di questo divino ospite, del quale il medesimo Figlio di Dio si è fatto Precursore. E affinché noi possiamo conoscere quale sia la Maestà di questo nuovo Signore che regnerà su noi, Gesù ci dichiara la gravita dei castighi che attireranno su di essi coloro che l'offenderanno. "Chi avrà parlato contro il Figlio dell'Uomo sarà perdonato; ma a chi avrà parlato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato, ne in questo mondo, ne nel secolo futuro" (Mt 12,32). Però questo Spirito non prenderà natura umana come fece il Figlio; non dovrà riscattare il mondo come lo riscattò il Figlio; ma verrà a portare un amore immenso che non si potrà disprezzare impunemente. È a Lui che Gesù affiderà la Chiesa, sua Sposa, durante i lunghi secoli che dovrà durare la sua vedovanza; a lui rimetterà l'opera sua, affinché la mantenga e la diriga in tutte le cose.
Disposizioni per ricevere lo Spirito Santo.
Noi dunque, chiamati a ricevere fra poche ore l'effusione di questo Spirito d'amore che viene a "rinnovare la faccia della terra" (Sal 103,30), prestiamo la nostra attenzione come la prestammo a Betlemme, nei momenti che precedettero la nascita dell'Emmanuele. Il Verbo e lo Spirito Santo sono uguali nella gloria e nella potenza, e la loro venuta sulla terra procede dal medesimo decreto eterno e pacifico della SS. Trinità, che ha deciso, con questa doppia visita, di "renderci partecipi della natura divina". (2Pt 1,4). Noi, figli del nulla, siamo chiamati a divenire, per opera del Verbo e dello Spirito, figli del Padre Celeste. Ora, se desideriamo sapere in quale modo deve prepararsi l'anima fedele all'arrivo del divino Paraclito, ritorniamo col pensiero al Cenacolo, dove abbiamo lasciato riuniti i Discepoli, perseveranti nella preghiera, secondo l'ordine del Maestro, aspettando che la Virtù dell'alto scenda sopra di essi e venga a ricoprirli come un'armatura per le battaglie che essi dovranno combattere.
La Madonna nel Cenacolo.
In quell'asilo di raccoglimento e di pace, il nostro sguardo rispettoso cerca prima di tutto Maria, madre di Gesù, capolavoro dello Spirito Santo, Chiesa del Dio vivente, dalla quale domani nascerà, come dal seno di una madre per mezzo dell'azione dello Spirito, la Chiesa militante che questa nuova Eva rappresenta e contiene ancora in se stessa. Non ha diritto, in tale momento, a tutti i nostri omaggi, la creatura incomparabile che abbiamo visto associata a tutti i misteri del Figlio di Dio, e che, tra poco, diverrà l'oggetto più degno della visita dello Spirito Santo? Noi ti salutiamo, o Maria piena di grazia, noi tutti che siamo ancor racchiusi in Te, e gustiamo l'allegrezza del tuo seno materno. Non è per noi che ha parlato la Chiesa nella Liturgia, quando essa commenta, glorificandoti, il cantico del tuo antenato Davide [2]? La tua umiltà vorrebbe invano sottrarsi agli onori che domani ti attendono. Creatura immacolata, tempio dello Spirito Santo, bisogna ora che questo Spirito ti sia comunicato in una maniera nuova; poiché una nuova opera t'attende e la terra deve ancora possederti.
Gli Apostoli.
Intorno a Maria è riunito il collegio Apostolico, che contempla, rapito, colei le cui auguste fattezze gli ricordano il Signore assente. Nei giorni precedenti, un avvenimento grave ha avuto luogo nel Cenacolo, sotto gli occhi della Madre di Dio e degli uomini. Come aveva fatto per fondare il popolo d'Israele, per il quale Dio aveva scelto i dodici figli di Giacobbe come altrettante basi di questo popolo privilegiato, così Gesù aveva eletto dodici uomini nel seno di questo medesimo popolo, per essere le basi dell'edificio della Chiesa Cristiana di cui egli è, e Pietro con Lui ed in Lui, la pietra angolare. La colpa di Giuda aveva ridotto a undici questi eletti divinamente prescelti; il numero sacro non esisteva più, e lo Spirito Santo stava per discendere sul collegio degli Apostoli. Prima di ascendere, al Cielo, Gesù non aveva creduto opportuno di fare, egli stesso, la scelta del successore del discepolo traditore; ma. bisognava che il numero sacro fosse completato prima dell'effusione della Virtù dell'alto. La chiesa non doveva invidiare niente alla sinagoga. Chi dunque poteva rimpiazzare la mansione del Figlio di Dio nel designare un Apostolo? Un tale diritto non poteva appartenere che a Pietro, ci dice san Giovanni Crisostomo; ma nella sua modestia declinò quell'onore, non volendo rammentarsi che dell'umiltà [3]. In seguito ad un discorso di Pietro, si avvenne all'elezione, e Mattia, unito agli altri Apostoli, completò quel numero misterioso, e attese, con essi, la promessa discesa del Consolatore.
I Discepoli.
Nel Cenacolo, e sotto gli occhi di Maria, sono riuniti anche i Discepoli che, pur non avendo avuto l'onore di essere eletti Apostoli, sono però stati testimoni delle opere dei misteri dell'Uomo-Dio: scelti e riservati per la predicazione della buona novella. Finalmente Maddalena e le altre pie donne attendono nel raccoglimento, come ha loro prescritto il Maestro, quella visita dall'alto, di cui esse ben presto conosceranno la potenza. Rendiamo i nostri omaggi a questa santa assemblea, ai centoventi Discepoli che ci sono stati dati per modello nell'attuale grande circostanza; poiché lo Spirito divino dovrà scendere prima in loro: essi sono le primizie. Più tardi scenderà anche sopra di noi, ed è per prepararci alla sua venuta, che la santa Chiesa oggi c'impone il digiuno.
La Liturgia di questo giorno.
Anticamente, questo giorno rassomigliava a quello della vigilia di Pasqua. Verso sera i fedeli si recavano in Chiesa per prendere parte alla solennità dell'amministrazione del Battesimo. Nella notte che seguiva, il sacramento della rigenerazione veniva conferito ai catecumeni che l'assenza o qualche malattia avevano impedito di unirsi agli altri nella notte di Pasqua. Quelli che non erano stati giudicati sufficientemente provati, o la cui istruzione non era sembrata abbastanza completa, avendo ormai soddisfatto alle giuste esigenze della Chiesa, contribuivano pure a formare il gruppo degli aspiranti alla novella nascita, che si attinge al sacro fonte. Invece delle dodici profezie che si ripetevano nella notte di Pasqua, mentre i Sacerdoti compivano sui catecumeni i riti preparatori del Battesimo, non se ne leggevano ordinariamente che sei; ciò che porta a concludere che il numero dei battezzati nella notte della Pentecoste era meno considerevole.
Il Cero Pasquale riappariva durante questa notte di grazia, per inculcare alle nuove reclute fatte dalla Chiesa, il rispetto e l'amore verso il Figlio di Dio, che si è fatto uomo per essere "la luce del mondo" (Gv 8,12), Tutti i riti di cui noi abbiamo dato i dettagli ed abbiamo spiegato il Sabato Santo, si compivano anche in questa nuova occasione, in cui riappariva la fecondità della Chiesa; ed il Santo Sacrificio, al quale prendevano parte i neofiti, cominciava poco prima del levar del giorno.
In seguito, essendo per legge divenuto obbligatorio l'uso di conferire il Battesimo ai bambini subito dopo la loro nascita, la Messa battesimale è stata anticipata al mattino del sabato, vigilia della Pentecoste, come pure è stabilito nella vigilia di Pasqua. Prima della celebrazione del Sacrificio si leggono le sei profezie di cui abbiamo parlato poco fa; dopo di che, ha luogo la solenne benedizione dell'acqua battesimale. Il Cero Pasquale torna ad essere presente a questa funzione, alla quale troppo spesso i fedeli mancano di assistere.
[1] Qui locutus est per prophetas, Simbolo di Nicea e di Costantinopoli.
[2] La nostra dimora, di noi tutti che siamo nell'allegrezza, è in Te, o Santa Madre di Dio (Sal 86,7).
[3] Terza Omelia sugli Atti degli Apostoli.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 254-260.»






Ave Maria!
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
Luca, Sursum Corda!

Holuxar
21-05-18, 00:36
DOMENICA 20 MAGGIO 2018: ventesimo giorno di Maggio Mese Mariano, NOVENA per la Festa di Maria Ausiliatrice (16 - 23 Maggio, Festa: 24 Maggio) e NOVENA ALLA SANTISSIMA TRINITÀ (18 - 26 Maggio); San Bernardino da Siena, IL SANTO GIORNO DELLA PENTECOSTE…



«IL SANTO GIORNO DELLA PENTECOSTE
LA VENUTA DELLO SPIRITO SANTO.»
Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm



Home - Stellamatutina.eu - Sito di cultura cattolica in piena e totale obbedienza al Magistero Petrino. (http://www.stellamatutina.eu/)
Maggio mese di Maria: 20° giorno - Santificare la festa (http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-20-giorno/)
http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-20-giorno/
“Maggio mese di Maria 20° giorno.
SANTIFICARE LA FESTA.”
FONTE: Maggio mese di Maria, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”


"NOVENA A MARIA AUSILIATRICE (Festa: 24 Maggio)."
Maria Ausiliatrice - La Madonna dei tempi difficili (http://www.preghiereperlafamiglia.it/Maria-Ausiliatrice.htm)
Novena a Maria Ausiliatrice (http://www.preghiereperlafamiglia.it/novena-a-maria-ausiliatrice.htm)




SANTA MESSA domenicale celebrata da Don Floriano Abrahamowicz stamattina 20 maggio 2018 alle ore 10.30 a Paese (TV) per la DOMENICA DI PENTECOSTE:


«Pentecoste (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=Z7KKeVKwzeg
Pentecoste (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=13ARu0HnrYI
https://www.youtube.com/watch?v=7MSNq__ul6k
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php »



SANTE MESSE ed Omelie dei Sacerdoti dell’Istituto Mater Boni Consilii - IMBC:


«Omelia del Rev. Don Francesco Ricossa del 20.05.2018, domenica di Pentecoste
https://www.youtube.com/watch?v=WZ43OYmQlng
Omelia di Don Francesco Ricossa per la festa di Pentecoste: "L'azione dello Spirito Santo sulle anime.”
http://www.crisinellachiesa.it/omelie/omelie_2015/24_05_15.MP3
Omelie dell'I·M·B·C a Ferrara
https://www.youtube.com/channel/UCQZ3TmSl2G-HXEQsb7zruAw »
https://www.youtube.com/user/sodalitium
https://oratoriosantambrogiomilano.wordpress.com/
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/


Pentecoste - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/pentecoste/)
http://www.sodalitium.biz/pentecoste/
«Domenica 20 maggio 2018, festa della Pentecoste.
O Dio, che hai illuminato la mente dei tuoi fedeli con la grazia dello Spirito Santo, concedi a noi di godere sempre la luce della sua verità e di essere consolati dai frutti della sua gioiosa presenza. Per Cristo nostro Signore.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/La-Orotava-Tapiz-Ayuntamiento-2015-228x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/La-Orotava-Tapiz-Ayuntamiento-2015-228x300.jpg


Della festa della Pentecoste - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/della-festa-della-pentecoste/)
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/pentecoste-g2-sito-620x350-1.jpg
“Catechismo Maggiore di San Pio X – Della festa della Pentecoste.”
Sante Messe - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/sante-messe/)
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/





Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.it)
http://tradidiaccepi.blogspot.it
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«DOMENICA DI PENTECOSTE, 20 MAGGIO 2018.
Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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«CATECHISMO MAGGIORE DI SAN PIO X
Della festa della Pentecoste.
91 D. Qual mistero si onora dalla Chiesa nella solennità di Pentecoste?
R. Nella solennità di Pentecoste si onora il mistero della venuta dello Spirito Santo.
92 D. Perché la festa della venuta dello Spirito Santo si chiama Pentecoste?
R. La festa della venuta dello Spirito Santo si chiama Pentecoste, vale a dire cinquantesimo giorno, perché la venuta dello Spirito Santo accadde cinquanta giorni dopo la risurrezione di Gesù Cristo.
93 D. La Pentecoste non era anche una festa dell’antica legge?
R. La Pentecoste era anche una festa solennissima appresso gli ebrei, ed era figura di quella che si celebra dai cristiani.
94 D. La Pentecoste degli ebrei per qual fine fu istituita?
R. La Pentecoste degli ebrei fu istituita in memoria della legge data loro da Dio sul monte Sinai fra tuoni e lampi, scritta su due tavole di pietra, cinquanta giorni dopo la prima Pasqua, cioè dopo la loro liberazione dalla schiavitù di Faraone.
95 D. In qual maniera si è adempiuto nella Pentecoste de’ cristiani ciò che era figurato in quella degli ebrei?
R. Ciò che era figurato nella Pentecoste degli ebrei si è adempiuto in quella dei cristiani, per questo che lo Spirito Santo discese sopra gli Apostoli e gli altri discepoli di Gesù Cristo, radunati con Maria Vergine in un medesimo luogo, e impresse nei loro cuori la nuova legge per mezzo del suo divino amore.
96 D. Che cosa avvenne nella discesa dello Spirito Santo?
R. Nella discesa dello Spirito Santo venne ad un tratto un suono dal cielo, come di vento gagliardo, ed apparvero delle lingue spartite, come di fuoco, e si posarono sopra ciascuno dei congregati.
97 D. Quali effetti produsse negli Apostoli la discesa dello Spirito Santo?
R. Lo Spirito Santo, discendendo sopra gli Apostoli, li riempì di sapienza, di forza, di carità e dell’abbondanza di tutti i suoi doni.
98 D. Che cosa si ebbe ad ammirare negli Apostoli, dopo che furono ripieni di Spirito Santo?
R. Gli Apostoli, dopo che furono ripieni di Spirito Santo, d’ignoranti divennero intelligenti de’ più profondi misteri e delle sacre Scritture; di timidi divennero coraggiosi per predicare la Fede di Gesù Cristo; parlarono diversi linguaggi, e operarono grandi miracoli.
99 D. Qual fu il primo frutto della predicazione degli Apostoli dopo la discesa dello Spirito Santo?
R. Il primo frutto della predicazione degli Apostoli dopo la discesa dello Spirito Santo fu la conversione di tremila persone nella predica fatta da S. Pietro nel medesimo giorno della Pentecoste, che fu poi seguita da moltissime altre.
100 D. Lo Spirito Santo è stato mandato ai soli Apostoli?
R. Lo Spirito Santo non è stato mandato ai soli Apostoli, ma anche alla Chiesa ed a tutti i fedeli.
101 D. Che cosa opera la Spirito Santo nella Chiesa?
R. Lo Spirito Santo vivifica la Chiesa, e con perpetua assistenza la regge; e di qui viene la forza invincibile che ha nelle persecuzioni; la vittoria sui nemici; la purità della dottrina e lo spirito di santità che vi dimora in mezzo alla corruzione del secolo.
102 D. Quando è che i fedeli ricevono lo Spirito Santo?
R. I fedeli ricevono lo Spirito Santo in tutti i sacramenti, e specialmente nella Cresima e nell’Ordine Sacro.
103 D. Che cosa dobbiamo noi fare nella festa della Pentecoste?
R. Nella festa della Pentecoste dobbiamo fare quattro cose:
1. adorare lo Spirito Santo;
2. pregarlo a venire in noi e comunicarci i suoi doni;
3. accostarci degnamente ai santi Sacramenti;
4. ringraziare il divin Salvatore di aver mandato lo Spirito Santo, secondo le sue promesse, e di avere così compito tutti i misteri e la grande opera dello stabilimento della Chiesa.»
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“DOMENICA DI PENTECOSTE
(da VIA DELLA SALUTE di Sant'Alfonso M. de' Liguori)
MEDITAZIONE X. Mezzi per amare Dio e farsi santo.
Chi più ama Dio, si fa più santo. Dicea S. Francesco Borgia(1) che l'orazione è quella che introduce nel cuore umano l'amore divino; la mortificazione poi è quella che toglie dal cuore la terra e lo rende capace a ricevere quel santo fuoco. Quanto più di terra vi è nel cuore, tanto meno di luogo vi trova il santo amore. "Sapientia nec invenitur in terra suaviter viventium" (Iob. 28. 13). Perciò i santi han(2) cercato di mortificar quanto più poteano l'amor proprio ed i loro sensi. I santi son pochi; ma bisogna vivere co' pochi, se vogliamo salvarci co' pochi. "Vive cum paucis, si vis regnare cum paucis", scrive S. Giovanni Climaco.(3) E S. Bernardo dice: (4) "Perfectum non potest esse nisi singulare". Chi vuol fare vita perfetta, bisogna che faccia vita singolare.(5) Prima di tutto però, per farvi santo(6) è necessario aver desiderio di farvi santi: desiderio e risoluzione. Alcuni sempre desiderano, ma non mai cominciano a mettere mano all'opra. "Di queste anime irrisolute (dicea S. Teresa)(7) non ha paura il demonio". All'incontro dicea la Santa(8) che "Dio è amico d'anime generose". Il demonio cerca di farci apparir superbia il pensare di far gran cose per Dio. Sarebbe superbia, se noi pretendessimo farle confidati alle(9) nostre forze; ma non è superbia, il risolverci di farci santi, fidandoci in Dio e dicendo: "Omnia possum in eo, qui me confortat".(10) Bisogna dunque farsi animo, risolversi e cominciare. La preghiera può tutto. Quel che non possiamo noi colle nostre forze, ben lo potremo coll'aiuto di Dio, il quale ha promesso di darci quanto noi gli cerchiamo. "Quodcumque volueritis, petetis, et fiet vobis" (Io. 15. 7).
Affetti e preghiere.
Caro mio Redentore, voi desiderate il mio amore, e mi comandate ch'io v'ami(11) con tutto il cuore. Sì Gesù mio, con tutto il cuore io voglio amarvi. No, mio Dio, vi dirò confidato nella vostra misericordia, non mi spaventano i miei peccati commessi, perché questi ora l'odio e detesto sopra ogni male; e so che voi vi scordate dell'offese d'una anima, che si pente e v'ama. Anzi perché io più degli altri v'ho(12) offeso, più degli altri vi voglio amare coll'aiuto che da voi spero. Mio Signore, voi mi volete santo, ed io voglio farmi santo per darvi gusto. V'amo,(13) bontà infinita. A voi tutto mi dono. Voi siete l'unico mio bene, l'unico mio amore. Accettatemi amor mio, e rendetemi tutto vostro, e non permettete ch'io(14) vi dia più disgusto. Fate ch'io tutto mi consumi per voi, come voi vi siete tutto consumato per me.
O Maria, o sposa la più amante dello Spirito Santo e la più amata, impetratemi amore e fedeltà.
Note.
1 [10.] Forse da LOHNER, op. cit., tit. 107 (oratio); Venetiis 1738, 250, col. 1. Vedi RIBADENEIRA, Vita di S. Francesco Borgia, l. IV, c. 4 e 5; Roma 1616.
2 [15.] han) hanno B B1 B2.
3 [19.] S. IOAN. CLIMACUS, Scala paradisi, grad. 4; PG 88, 703-704.
4 [19.] Da LOHNER, op. cit., t. 115 (perfectio); III, Venetiis 1738, 363, col. 2. Cfr. F. LACTANTIUS, Div. institutiones, l. III, c. 15; PL 6, 391-92: «Et sic unus est huius mundi constitutor et rector Deus, una veritas: ita unum esse ac simplicem sapientiam necesse est, quia quidquid verum ac bonum id perfectum esse non potest nisi fuerit singulare». CSEL 19, 221.
5 [21.] singolare) singulare ND V.
6 [21.] farci santi) farvi santi NS: errore tipografico.
7 [24.] S. TERESA, Cammino di perfezione, c. 23; Op. spirit., I, Venezia 1678, 195, col. 1: «Il demonio non ha tanto potere per tentare: ha gran paura d'anime risolute, attesoché ha già egli sperimentato che gli fanno gran danno, e quanto trama per danneggiarle, risulta a profitto loro». Cfr. Obras, III, Burgos 1916, 110.
8 [1.] S. TERESA, Il libro della vita, c. 13; Op. spirit., I, Venezia 1678, 44, col. 2: «Vuole sua Maestà, ed è amica di anime generose, pur che vadino con umiltà, e diffidate affatto di loro stesse». Cfr. Obras, I, Burgos 1915, 91.
9 [3.] alle) nelle B B1 B2.
10 [5.] Philipp., 4, 13.
11 [12.] ch'io v'ami) che io vi ami B B1 B2.
12 [16.] v'ho) vi ho B B1 B2.
13 [18.] v'amo) vi amo B B1 B2.
14 [21.] ch'io) che io B B1 B2.”
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“IL SANTO GIORNO DELLA PENTECOSTE
Dal trattato «Contro le eresie» di sant'Ireneo, vescovo.
(Lib. 3, 17, 1-3; SC 34, 302-306)
La missione dello Spirito Santo.
Il Signore concedendo ai discepoli il potere di far nascere gli uomini in Dio, diceva loro: «Andate, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19).
È questo lo Spirito che, per mezzo dei profeti, il Signore promise di effondere negli ultimi tempi sui suoi servi e sulle sue serve, perché ricevessero il dono della profezia. Perciò esso discese anche sul Figlio di Dio, divenuto figlio dell'uomo, abituandosi con lui a dimorare nel genere umano, a riposare tra gli uomini e ad abitare nelle creature di Dio, operando in essi la volontà del Padre e rinnovandoli dall'uomo vecchio alla novità di Cristo.
Luca narra che questo Spirito, dopo l'ascensione del Signore, venne sui discepoli nella Pentecoste con la volontà e il potere di introdurre tutte le nazioni alla vita e alla rivelazione del Nuovo Testamento. Sarebbero così diventate un mirabile coro per intonare l'inno di lode a Dio in perfetto accordo, perché lo Spirito Santo avrebbe annullato le distanze, eliminato le stonature e trasformato il consesso dei popoli in una primizia da offrire a Dio.
Perciò il Signore promise di mandare lui stesso il Paràclito per renderci graditi a Dio. Infatti come la farina non si amalgama in un'unica massa pastosa, né diventa un unico pane senza l'acqua, così neppure noi, moltitudine disunita, potevamo diventare un'unica Chiesa in Cristo Gesù senza l'«Acqua» che scende dal cielo. E come la terra arida se non riceve l'acqua non può dare frutti, così anche noi, semplice e nudo legno secco, non avremmo mai portato frutto di vita senza la «Pioggia» mandata liberamente dall'alto.
Il lavacro battesimale con l'azione dello Spirito Santo ci ha unificati tutti nell'anima e nel corpo in quell'unità che preserva dalla morte.
Lo Spirito di Dio discese sopra il Signore come Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di scienza e di pietà, Spirito del timore di Dio (cfr. Is 11, 2).
Il Signore poi a sua volta diede questo Spirito alla Chiesa, mandando dal cielo il Paràclito su tutta la terra, da dove, come disse egli stesso, il diavolo fu cacciato come folgore cadente (cfr. Lc 10, 18). Perciò è necessaria a noi la rugiada di Dio, perché non abbiamo a bruciare e a diventare infruttuosi e, là dove troviamo l'accusatore, possiamo avere anche l'avvocato.
Il Signore affida allo Spirito Santo quell'uomo incappato nei ladri, cioè noi. Sente pietà di noi e ci fascia le ferite, e dà i due denari con l'immagine del re. Così imprimendo nel nostro spirito, per opera dello Spirito Santo, l'immagine e l'iscrizione del Padre e del Figlio, fa fruttificare in noi i talenti affidatici perché li restituiamo poi moltiplicati al Signore.”
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“IL SANTO GIORNO DELLA PENTECOSTE
Stazione a San Pietro.
Doppio di I classe con ottava privilegiata di I ordine.
Paramenti rossi.
Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm)
SANTA MESSA
Gesù aveva posto le fondamenta della Chiesa durante la sua vita apostolica e le aveva comunicato i suoi poteri dopo la sua Risurrezione. Lo Spirito Santo doveva compiere la formazione degli Apostoli e rivestirli della forza che viene dall'Alto (Vangelo). Al regno visibile di Cristo succede il regno visibile dello Spirito Santo, che si manifesta scendendo sui discepoli di Gesù. La festa della Pentecoste è la festa della promulgazione della Chiesa; perciò si sceglie la Basilica dedicata a San Pietro, capo della Chiesa, per la Stazione di questo giorno. Gesù, ci dice il Vangelo, aveva annunziato ai suoi la venuta del divin Paracleto e l'Epistola ci fa vedere la realizzazione di questa promessa. All'ora Terza il Cenacolo è investito dallo Spirito di Dio: un vento impetuoso che soffia improvvisamente intorno alla casa e l'apparizione di lingue di fuoco all'interno, ne sono i segni meravigliosi.
Illuminati dai lumi dello Spirito Santo (Orazione) e riempiti dall'effusione dei sette doni (Sequenza), gli Apostoli sono rinnovellati e a loro volta rinnovelleranno l'universo intero (Introito, Antifona). E la Messa cantata, all'ora Terza, è il momento in cui noi pure «riceviamo lo Spirito Santo, che Gesù, salito al cielo, effonde in questo giorno sui figli di adozione» (Prefazio), poiché ognuno dei misteri liturgici opera dei frutti di grazia nelle anime nostre nel giorno anniversario in cui la Chiesa lo celebra. Durante l'Avvento, dicevamo: «Vieni, Signore, ad espiare i delitti del tuo popolo»; ora diciamo con la Chiesa allo Spirito Santo: «Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco dell'amor tuo» (Alleluia). È la più bella e più necessaria delle orazioni giaculatorie, poiché lo Spirito Santo, il «dolce ospite dell'anima», è il principio di tutta la nostra vita soprannaturale.
Omelia di san Gregorio Papa.
Omelia 30 sul Vangelo.
Preferisco, fratelli carissimi, scorrere brevemente le parole di questa lettura del Vangelo, affinché possiamo fermarci più lungamente a considerare i misteri di sì grande solennità. In questo giorno invero lo Spirito Santo discese con improvviso strepito sui discepoli e, trasformando gli spiriti di questi uomini carnali, li convertì al suo amore, e mentre delle lingue di fuoco apparivano all'esterno, al di dentro i loro cuori s'infiammarono; e siccome vedevano Dio sotto forma di fuoco, divennero con soavità ineffabile tutti ardenti d'amore. Poiché lo Spirito Santo è amore: onde anche Giovanni dice: «Dio è carità» (1 Joan 4, 8). Chi dunque desidera Dio con tutto il cuore, certamente già possiede colui che ama. Nessuno infatti potrebbe amar Dio, s'egli non possedesse colui che ama.
Ma ecco, se si chiede a ciascun di voi se ama Dio, egli con piena fiducia e con animo sicuro risponde: L'amo. Ora voi avete udito al principio della lettura ciò che dice la Verità; «Se uno mi ama, osserverà la mia parola» (Joann. 4, 23). La prova dunque dell'amore è l'azione. Perciò Giovanni dice ancora nella sua Lettera: «Chi dice: Io amo Dio, e non ne osserva i comandamenti, è un bugiardo» (1 Joann. 2, 4). Ma noi amiamo veramente Dio e ne osserviamo i comandamenti, se ci sforziamo di reprimere le nostre concupiscenze. Perché chi continua ad abbandonarsi ai desideri illeciti, certamente non ama Dio, perché gli è contrario colla sua volontà.
«E il Padre mio lo amerà, e verremo a lui, e faremo dimora presso di lui» (Joann. 14, 23). Considerate, fratelli carissimi, che grande onore è avere per ospite nel nostro cuore Dio che viene a noi. Certo se qualche amico ricco o molto potente dovesse entrare in casa nostra, con tutta fretta si netterebbe la casa intera, perché non ci si trovasse nulla che offendesse gli occhi dell'amico che giunge. Si purifichi dunque dalle sozzure del peccato chi prepara a Dio la dimora dell'anima sua. Ma badate a ciò che dice la Verità: «Verremo, e faremo dimora presso di lui» (Joann. 14, 23). Egli viene difatti nel cuore di certuni, ma non vi fa dimora: perché essi attirano bensì lo sguardo di Dio colla compunzione, ma, al momento della tentazione, dimenticano subito ciò che li ha condotti alla penitenza; e così ritornano a commettere peccati, come se non li avessero mai pianti.”
Sardinia Tridentina: Domenica di Pentecoste (http://sardiniatridentina.blogspot.it/2018/05/domenica-di-pentecoste.html?m=1)
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Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
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«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Dimanche de Pentecôte.”
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“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Dimanche de Pentecôte : les fruits du Saint Esprit (2016).
http://prieure2bethleem.org/predica/2016_05_15_mai.mp3”
“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Dimanche de Pentecôte.
http://prieure2bethleem.org/predica/2017_06_04.mp3”
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https://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/20-mai-saint-bernardin
“20 mai : Saint Bernardin de Sienne, de l'Ordre de Saint-François (1380-1444).”
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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda
SVRSVM CORDA® n° 113, 20 maggio 2018, Pentecoste - Tutti i contenuti leggibili gratuitamente:
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- Comunicato numero 113. Il deserto e le tentazioni;
- Gli anatemi del Concilio di Costantinopoli II, numeri 3 e 4;
- Preghiera a San Pietro Celestino, Papa;
- San Tommaso: il principato politico e il suo modo di governare;
- Vita e detti dei Padri del deserto: Padre Giovanni Nano (parte 7 ed ultima);
- Preghiera a San Felice, Confessore;
- Dizionario di teologia dommatica. Le ordinazioni anglicane;
- Preghiera a San Pasquale Baylon, Confessore;
- Ricordino di Battesimo;
- Dizionario di teologia dommatica. Il Padre;
- Preghiera a Sant’Ubaldo, Vescovo;
- Teologia Politica 102. I beni economici, materiali, terreni;
- Racconti miracolosi n° 61. San Pietro Martire orribilmente calunniato dai libertini.
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amDg!»
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«O Pentecoste, giorno sacro della nostra Nascita, tu inizi gloriosamente la serie dei secoli che deve percorrere in questo mondo la Sposa dell'Emmanuele. Tu ci doni lo Spirito di Dio che viene a scrivere, non più sulla pietra, ma nei nostri cuori, la legge che governerà i Discepoli di Gesù. O Pentecoste, promulgata in Gerusalemme, ma che devi estendere i tuoi benefici anche a coloro "che sono lontani", ossia ai popoli della gentilità, tu vieni a compiere le speranze che ci fece intravedere il mistero dell'Epifania. I Magi venivano dall'Oriente, noi li seguimmo presso la culla del bambino Gesù, mentre sapevamo che sarebbe venuto il nostro turno. La tua grazia, o Spirito Santo, li aveva segretamente attirati a Betlemme; ma adesso, in questa Pentecoste che dichiara il tuo impero con tanta energia, ci chiami tutti; la stella è trasformata in lingue di fuoco, e la faccia della terra si rinnovella. Possano i nostri cuori conservare i doni che tu ci hai portato, quei doni che ci destinarono il Padre ed il Figlio, che ti inviarono a noi! Dom Prosper Gueranger.»
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“20 maggio 2018:IL SANTO GIORNO DELLA PENTECOSTE.”
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«[VITA EST MILITIA] Magister militum Flavio Ezio
https://www.radiospada.org/2018/05/vita-est-militia-magister-militum-flavio-ezio/
Nota di Radio Spada; continua oggi, Festa di Pentecoste, questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici.»
https://i2.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2018/05/ezio_ultimo_romano.jpg?resize=1024%2C576&ssl=1


«Il 20 maggio 1506 si spegneva a Valladolid Cristoforo Colombo.
Colombo è uomo nostro. Per poco che si rifletta al precipuo scopo onde si condusse ad esplorare il mar tenebroso, e al modo che tenne, è fuor di dubbio che nel disegno e nella esecuzione dell’impresa ebbe parte principalissima la fede cattolica [...] Colombo scoprì l’America mentre una grave procella veniva addensandosi sulla Chiesa: sicché, per quanto è lecito a mente umana di congetturare dagli eventi le vie della divina Provvidenza, l’opera di quest’uomo, gloria della Liguria, sembra fosse particolarmente ordinata da Dio a ristoro dei danni che la cattolicità avrebbe poco dopo patito in Europa. (Leone XIII, Quarto Abeunte Saeculo, 16 luglio 1892).»
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Il 20 maggio 1277, nel crollo del Palazzo papale a Viterbo, muore Giovanni XXI Juliani, Sommo Pontefice
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[AI PIEDI DEL TRONO VUOTO] In mortem di S.E.R. Monsignor Francis Slupski CSSR
https://www.radiospada.org/2018/05/ai-piedi-del-trono-vuoto-in-mortem-di-s-e-r-monsignor-francis-slupski-cssr/

https://www.radiospada.org/2018/05/ellade-cattolica-parte-prima-il-ritorno-dei-greco-scismatici-nella-vera-chiesa/
"[ELLADE CATTOLICA] Parte seconda: Le difficoltà del ritorno dei greco-scismatici nella vera Chiesa e i mezzi per affrontarle."
https://www.radiospada.org/2018/05/ellade-cattolica-parte-seconda-le-difficolta-del-ritorno-dei-greco-scismatici-nella-vera-chiesa-e-i-mezzi-per-affrontarle/

https://www.radiospada.org/2016/05/mattia-rossi-la-pentecoste/
https://i1.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2016/05/Ne%CC%81rac_e%CC%81glise_St_Nicolas_vitrail_tribun e.jpeg?resize=1024%2C750&ssl=1


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“Quem meruisti portare resurrexit, sicut dixit.”
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Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm
«IL SANTO GIORNO DELLA PENTECOSTE
LA VENUTA DELLO SPIRITO SANTO.»






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Ave Maria!
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
Luca, Sursum Corda!

Holuxar
21-05-18, 23:43
21 MAGGIO 2018: ventunesimo giorno di Maggio Mese Mariano, NOVENA per la Festa di Maria Ausiliatrice (16 - 23 Maggio, Festa: 24 Maggio) e NOVENA ALLA SANTISSIMA TRINITÀ (18 - 26 Maggio); Lunedì di PENTECOSTE…



“Lunedì della Pentecoste.”
Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico (http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm)
Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pentecoste. I doni dello Spirito Santo (http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste-doni.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste-doni.htm




Home - Stellamatutina.eu - Sito di cultura cattolica in piena e totale obbedienza al Magistero Petrino. (http://www.stellamatutina.eu/)
http://www.stellamatutina.eu/
Maggio mese di Maria: 21° giorno - La confessione (http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-21-giorno/)
http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-21-giorno/
“Maggio mese di Maria 21° giorno.
LA CONFESSIONE.
FONTE: Maggio mese di Maria, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”


"NOVENA A MARIA AUSILIATRICE (Festa: 24 Maggio)."
Maria Ausiliatrice - La Madonna dei tempi difficili (http://www.preghiereperlafamiglia.it/Maria-Ausiliatrice.htm)
Novena a Maria Ausiliatrice (http://www.preghiereperlafamiglia.it/novena-a-maria-ausiliatrice.htm)




https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
https://www.youtube.com/channel/UCo944XvpNSfgXjCViAIOOqg/
https://www.youtube.com/user/sodalitium




Pentecoste - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/pentecoste/)
http://www.sodalitium.biz/pentecoste/
«O Dio, che hai illuminato la mente dei tuoi fedeli con la grazia dello Spirito Santo, concedi a noi di godere sempre la luce della sua verità e di essere consolati dai frutti della sua gioiosa presenza. Per Cristo nostro Signore.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/La-Orotava-Tapiz-Ayuntamiento-2015-228x300.jpg


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Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.it)
http://tradidiaccepi.blogspot.it
https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«LUNEDÌ DI PENTECOSTE, 21 MAGGIO 2018.
Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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«LUNEDÌ DI PENTECOSTE.
Stazione a San Pietro in Vincoli.
Doppio di I classe.
Paramenti rossi.
SANTA MESSA
La Chiesa prolunga per otto giorni la festa della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli (Orazione). L'Epistola ci mostra il capo della Chiesa che rende testimonianza a Cristo, non solo davanti agli Ebrei, ma anche davanti ai pagani nella casa del centurione romano, perciò questa lettura si fa in San Pietro in Vincoli. «Chiunque crederà in me non perirà, aveva detto il Salvatore, perché Dio ha mandato il Figlio suo affinché il mondo fosse salvato per suo mezzo» (Vangelo). «Chiunque crederà in lui, aggiunge San Pietro, riceverà in suo nome la remissione dei peccati». Tutti gli uomini, dunque, senza eccezione sono chiamati a credere in Gesù Cristo, ad essere battezzati in suo nome, a ricevere il Sacramento della Cresima che dà lo Spirito Santo, e l'Eucarestia nella quale il Redentore nutrisce le anime col fiore del divino frumento (Introito).
- All'Introito.
Nell'Introito si fa allusione ai neofiti che erano stati battezzati a Pentecoste e che avevano poi fatto la loro prima Comunione.
- All'Epistola.
Lo Spirito discese sui Gentili che ascoltavano Pietro; egli li fece allora battezzare nel nome di Gesù. Tutti gli uomini dunque, senza eccezione, possono salvarsi ad una condizione: la fede in Gesù Cristo, stabilito da Dio per essere giudice dei vivi e dei morti. Ricevendo lo Spirito Santo, questi pagani appartengono all'anima della Chiesa ed essendo battezzati fecero parte del corpo della Chiesa.
- Al Vangelo.
Omelia di sant'Agostino Vescovo.
Tratt. 12 su Giovanni, verso la fine.
Il medico, per quanto è in lui, viene per guarire l'infermo. Si dà la morte da se stesso chi non vuole osservare le prescrizioni del medico. Il Salvatore è venuto nel mondo. Perché è stato chiamato Salvatore del mondo, se non perché è venuto per salvare il mondo e non per condannarlo? Non vuoi essere salvato da lui: sarai giudicato da te stesso. E che dico: Sarai giudicato? Senti cosa dice: «Chi crede in lui, non è giudicato» (Joann. 3, 18). Ma chi non crede, che speravi dicesse, se non: È giudicato? Ecco ciò che soggiunge: «È già giudicato» (Joann. 3, 18): il giudizio non ancora è stato pubblicato, e già la sentenza è pronunziata.
Il Signore conosce quelli che sono suoi: conosce quelli che rimangono per la corona, quelli che rimangono per le fiamme. Conosce il frumento della sua aia, ne conosce anche la paglia; conosce il buon grano, e conosce pure la zizzania. «Chi non crede, è già giudicato» (Ibi). Perché giudicato? «Perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. Or il giudizio è questo: che la luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce; perché le loro opere erano malvage». Miei fratelli, di quanti il Signore trovò buone le opere? Di nessuno. Trovò tutte le opere cattive. Come dunque alcuni praticarono la verità e pervennero alla luce? È ciò che si soggiunge: «Ma chi pratica la verità, viene alla luce» (Joann. 3, 21).
«Ma essi preferirono, dice, le tenebre alla luce» (Joann. 3, 19). Qui è la forza del ragionamento. Giacché molti amarono i loro peccati, molti li confessarono: chi confessa i propri peccati e se ne accusa, già opera in unione con Dio. Dio accusa i tuoi peccati: se li accusi anche tu, ti unisci a Dio. L'uomo e il peccatore sono come due cose distinte. Mi senti nominar l'uomo, esso è opera di Dio: mi senti nominare il peccatore, esso è opera dell'uomo. Distruggi ciò che tu hai fatto, affinché Dio salvi ciò ch'ha fatto lui stesso. Bisogna che tu odii in te l'opera tua, e ami in te l'opera di Dio. Quando comincerà a dispiacerti ciò che tu hai fatto, l'accusa del male che hai commesso sarà il principio delle tue opere buone. Il principio delle opere buone è la confessione delle opere cattive.»
Sardinia Tridentina: Lunedì di Pentecoste - Stazione a San Pietro in Vincoli (http://sardiniatridentina.blogspot.it/2018/05/lunedi-di-pentecoste-stazione-san.html?m=1)
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Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
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«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Lundi de Pentecôte.”
Méditation pour le Lundi de Pentecôte (http://le-petit-sacristain.blogspot.it/2016/05/meditation-pour-le-lundi-de-pentecote.html)
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21 mai : Saint André Bobola, Jésuite, Martyr (1591-1657) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/21-mai-saint-andre-bobola)
“21 mai : Saint André Bobola, Jésuite, Martyr (1591-1657).”
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“Mercredi 23, vendredi 25 et samedi 26 mai : Quatre-Temps d'été
JEÛNE et ABSTINENCE.”






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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda
SVRSVM CORDA® n° 113, 20 maggio 2018, Pentecoste.»
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«21 maggio 1952. In questa Nostra Città di Roma, secondo la espressa testimonianza di S. Girolamo (Epist. 77 ad Oceanum, de morte Fabiolae, 399 - Migne PL, t. 22 , col. 694) Fabiola fondò il primo ospedale (nosokomèion), dove raccolse e curò malati di ogni sorta e di ogni luogo, che essa stessa soleva portare sulle sue spalle e di cui lavava le piaghe purulente, che ad altri ripugnava persino di guardare. Quindi l'Urbe vide ben presto elevarsi presso le due grandi Basiliche costantiniane del Ssmo Salvatore al Laterano e di S. Pietro al Vaticano i rifugi della carità cristiana per i poveri, i pellegrini e i malati. L'uno di essi diede origine al celebre ospedale di S. Spirito, l'altro a quello del Ssmo Salvatore. Ma sarebbe troppo lungo di tracciare qui la storia meravigliosa della carità ospedaliera di Roma nel Medio Evo e nei secoli posteriori. Due grandi nomi debbono tuttavia essere ricordati, quelli dei vostri santi Patroni Giovanni di Dio e Camillo de Lellis, i quali fondarono l'uno l'Ordine ospedaliero, divenuto così popolare col nome di Fate Bene Fratelli, l'altro quello dei Cherici Regolari Ministri degli Infermi. Il 23 giugno 1886 furono proclamati dal Sommo Pontefice Leone XIII Patroni celesti degli ospedali e dei malati, e il 28 agosto 1930 il Nostro venerato Predecessore Pio XI li costituì Patroni di tutti gl'infermieri di ambedue i sessi e delle loro cattoliche associazioni (Act. Ap. Sedis, vol. 23, 1931, p. 8-9). Ma una particolare menzione merita S. Vincenzo de' Paoli, il quale, con una idea che parve allora audace, seppe congiungere la speciale disposizione della donna alla cura dei malati con la vita religiosa : le Figlie della Carità inaugurarono così la magnifica floridezza delle Congregazioni delle Suore infermiere, oggidì sparse per il mondo intiero e fin nei più remoti posti delle Missioni.
Da SS DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII AL PERSONALE OSPEDALIERO DI ROMA.»

"Ave, filia Dei Patris; ave, mater Dei Filii: ave, sponsa Spiritus Sancti; ave, templum totius Trinitatis."
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«Lo Spirito Santo c'è stato dato sulla terra affinché amiamo il prossimo, ma c'è stato dato dal Cielo affinché amiamo Dio. Siccome c’è una sola carità ma due precetti, così c'è un solo Spirito ma due doni.» - San Gregorio.
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“21 maggio 2018: Lunedì di Pentecoste.”
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https://www.radiospada.org/2018/05/vita-est-militia-generalissimo-francisco-franco-y-bahamonde-reggente-di-spagna/
“[VITA EST MILITIA] Generalissimo Francisco Franco y Bahamonde, reggente di Spagna
Nota di Radio Spada; continua oggi, Lunedì di Pentecoste, questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici.”

“Il 21 maggio 1674 Jan III Sobieski viene eletto Re di Polonia.”
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“[VITA EST MILITIA] Giovanni Sobieski, re di Polonia.
(...) nato a Olesko, in Ucraina, il 17 agosto 1629, Giovanni (Jan) Sobieski era figlio del Voivoda(Duca) di Rutenia Jakub Sobieski. Venne educato assieme al fratello Marek all’Università Jagellonica di Cracovia e si mise in viaggio per l’Europa. Tornato, combattè i nemici della Polonia quali svedesi,cosacchi e msocoviti che insidiavano il Regno cattolico di Polonia. Come suo nonno materno, intraprese la carriera militare in particolare alleandosi con Leopoldo I del Sacro Romano Impero, aiutandolo contro i turchi. Nel 1689, rispose all’appello di Marco d’Aviano e giunse in soccorso di Vienna,assediata dai Tuchi. La sera prima della battaglia, l’11 settembre, si accamparono sul Monte Calvo dove, l’indomani, venne celebrata messa dallo stesso d’Aviano.
Corroborato dalla preghiera, la mattina lanciò all’assalto l’esercito della Lega Santa che a suon di archibugi misero in seria difficoltà i turchi. Nonostante questo, gli uomini di Karà Mustafa (comandante turco) resistevano con onore. Deciso a porre fine al tutto, Jan si pose alla testa dei suoi 3000 ussari alati e caricò a testa bassa i Giannizzeri turchi, il corpò d’elitè del sultano. Il risultato fu una disastrosa disfatta dei maomettani che, fra le varie cose, persero tonnellate di caffè e l’idolo chiamato “Lo Stendardo del Profeta”. Jan passò il resto della sua vita a combattere i turchi e gli scismatici russi finchè, carico di meriti, si spense a Varsavia il 17 giugno 1696. Aveva 68 anni.”
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Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico (http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm)
“Lunedì della Pentecoste.”
Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pentecoste. I doni dello Spirito Santo (http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste-doni.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste-doni.htm





Ave Maria!
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
Luca, Sursum Corda!

Holuxar
22-05-18, 21:38
22 MAGGIO 2018: ventiduesimo giorno di Maggio Mese Mariano, NOVENA per la Festa di Maria Ausiliatrice (16 - 23 Maggio, Festa: 24 Maggio) e NOVENA ALLA SANTISSIMA TRINITÀ (18 - 26 Maggio); SANTA RITA da Càscia, Martedì di PENTECOSTE…



“Martedì della Pentecoste.”
Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico (http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm)
Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pentecoste. I doni dello Spirito Santo (http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste-doni.htm)
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22 Maggio : Preghiere a Santa Rita da Cascia (novene, supplica, e vita della Santa per i casi impossibili) - La gioia della preghiera (http://lagioiadellapreghiera.it/article-22-maggio-preghiere-e-novena-a-santa-rita-da-cascia-105601924.html)
http://lagioiadellapreghiera.it/article-22-maggio-preghiere-e-novena-a-santa-rita-da-cascia-105601924.html
“22 Maggio : Preghiere a Santa Rita da Cascia (novene, supplica, e vita della Santa per i casi impossibili).”



"NOVENA A MARIA AUSILIATRICE (Festa: 24 Maggio)."
Maria Ausiliatrice - La Madonna dei tempi difficili (http://www.preghiereperlafamiglia.it/Maria-Ausiliatrice.htm)
Novena a Maria Ausiliatrice (http://www.preghiereperlafamiglia.it/novena-a-maria-ausiliatrice.htm)



Home - Stellamatutina.eu - Sito di cultura cattolica in piena e totale obbedienza al Magistero Petrino. (http://www.stellamatutina.eu/)
Maggio mese di Maria: 22° giorno - L'Eucaristia (http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-22-giorno/)
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“Maggio mese di Maria: 22° giorno
L’EUCARISTIA.”




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Santa Rita - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santa-rita/)
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«22 maggio, Santa Rita, Vedova (Roccaporena, 1381 – Cascia, 22 maggio 1457).
“A Càscia, in Umbria, santa Rita Vedova, Monaca dell’Ordine degli Eremiti di sant’Agostino, la quale, dopo le nozze del secolo, amò unicamente l’eterno sposo Cristo”.
O Dio, autore della pace e custode amoroso della carità, guarda benevolo e misericordioso la nostra famiglia. Vedi, o Signore, come è spesso in discordia e come la pace si allontana da essa. Abbi pietà di noi. Fa’ che ritorni la pace, perché tu solo ce la puoi concedere. O Gesù, Re di pace, ascoltaci per i meriti di Maria Santissima, regina della pace, e anche per i meriti della tua serva fedele, Santa Rita che arricchisti di tanta carità e dolcezza da essere angelo di pace ovunque vedesse discordia. E tu, cara Santa, prega per ottenerci questa grazia dal Signore sulla nostra famiglia e su tutte le famiglie in difficoltà. Così sia.»
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Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.it)
http://tradidiaccepi.blogspot.it
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«MARTEDÌ DI PENTECOSTE, 22 MAGGIO 2018.
Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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“MARTEDÌ DI PENTECOSTE.
Stazione a Sant'Anastasia.
Doppio di I classe.
Paramenti rossi.
SANTA MESSA
La Chiesa continua ad indirizzarsi ai nuovi figli che le ha dati il Battesimo. Essa li riuniva in questo giorno nella chiesa di Sant'Anastasia, ove a Natale si celebra la Messa dell'Aurora.
L'Introito ricorda ad essi il grande beneficio della vocazione al Cristianesimo. Col sacramento del Battesimo la virtù dello Spirito Santo è discesa in essi ed ha purificati i loro cuori (Orazione) perché «lo Spirito Santo stesso è la remissione dei peccati» (Post-communio). Col sacramento della Confermazione sono stati rivestiti dello Spirito di fortezza, come altra volta i discepoli di Samaria (Epistola). Col sacramento dell'Eucarestia si sono cibati del pane degli Angeli (Offertorio). Pecorelle fedeli del Divin Pastore (Vangelo), sono entrati nell'ovile, che è la Chiesa, colla loro fede in Colui che è la «porta dell'ovile» e ascoltano sempre gli insegnamenti che lo Spirito Santo (Alleluia) comunica loro per mezzo dei ministri della Chiesa.
Domandiamo a Dio il rinnovellamento delle anime nostre colla grazia dello Spirito Santo (Postcommunio).
- All'Epistola.
«Gli Apostoli dimostrarono a Pietro essere conveniente che andasse egli stesso ad aprire interamente le porte dell'ovile ai convertiti della Samaria ed egli aderì volentieri a questo viaggio, facendosi accompagnare da San Giovanni. Il dono particolare dello Spirito Santo non era allora conferito che per mezzo degli Apostoli, con l'imposizione delle mani. Dal III secolo almeno in poi questo tratto degli Atti è il passo classico per dimostrare la esistenza del Sacramento della Cresima» (Fillion).
- Al Vangelo.
Omelia di sant'Agostino Vescovo.
Trattato 45 su Giovanni, dopo il principio.
Il Signore nella lettura odierna ha proposto una parabola relativa al suo gregge e alla porta per cui s'entra nell'ovile. Dicano pure i pagani: Noi viviamo bene! Se non entrano per la porta, che serve loro ciò di cui si gloriano? Il viver bene deve fruttare a ciascuno di vivere sempre; perché che giova viver bene a chi non è dato di viver sempre? Non si può dire che vivano bene coloro che o per cecità non conoscono la fine d'una vita buona, o la disprezzano per orgoglio. Nessuno può avere speranza vera e certa di vivere sempre, se non conosce la vita, ch'è Cristo, e non entra nell'ovile per la porta.
Uomini siffatti cercano spesso di persuadere anche i loro simili a vivere onestamente, senza essere perciò cristiani. Essi vogliono introdursi da un'altra parte, rapire ed uccidere; non facendo come il buon pastore, che vuole conservarle e salvarle. Ci sono stati dei filosofi che hanno trattato lungamente con sottilità intorno alle virtù e ai vizi, distinguendo, definendo, traendo conclusioni di ragionamenti assai ingegnosi, riempiendo libri, vantando la propria sapienza con gran rumore, giungendo fino a dire agli uomini: Seguiteci, unitevi alla nostra setta, se volete vivere felicemente. Ma essi non entravano per la porta: volevano distruggere, ammazzare, e uccidere.
Che dirò dei Giudei? Ecco gli stessi farisei leggevano, e in ciò che leggevano celebravano il Cristo, ne speravano la venuta, e non lo riconoscevano punto, sebbene fosse presente. Si vantavano ancora d'essere del numero dei Veggenti, cioè, dei sapienti, e negavano il Cristo, e non entravano per la porta. Anch'essi per conseguenza, se riuscivano a sedurne alcuni, li attiravano non per liberarli, ma per ammazzarli e ucciderli. Ma lasciamo anche questi. Vediamo se almeno entrano per la porta coloro che si gloriano del nome dello stesso Cristo. Sono innumerevoli coloro che non solo si spacciano per Veggenti, ma vogliono essere considerati come illuminati da Cristo: e questi sono gli eretici.”
Sardinia Tridentina: Martedì di Pentecoste - Stazione a sant'Anastasia (http://sardiniatridentina.blogspot.it/2018/05/martedi-di-pentecoste-stazione.html?m=1)
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Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
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«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Mardi après la Pentecôte.”
Méditation pour le Mardi après la Pentecôte (http://le-petit-sacristain.blogspot.it/2016/05/meditation-pour-le-mardi-apres-la-pentecote.html)


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“22 Mai : Sainte Rita de Cassia, Veuve († 1456).”
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1948 ? 2018: la catastrofe del popolo palestinese - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/1948-2018-la-catastrofe-del-popolo-palestinese/)
“Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 48/18 del 22 maggio 2018, San Santa Rita.”




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“Noi, fin da questo momento, Vi ringraziamo e Vi benediciamo, per tutte le tribolazioni, le angustie, le contrarietà; le privazioni; le pene, i dolori, le miserie, le persecuzioni ed ogni afflizione con cui ci visiterete tutto quest’anno. Vi rendiamo grazie con tutto il cuore, e mentre la natura trema e si affligge, intendiamo che lo spirito Vi loda, Vi ringrazia e Vi benedica. O Padre amorosissimo, ricordatevi che siamo fragile erba, che presto appassisce, e non ci vogliate sterminare. Guardate la nostra umiliazione, e come stiamo tremanti ed atterriti al Vostro cospetto. Usateci misericordia. Miserere nostri Domine, miserere nostri.”
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“22 maggio 2018: Martedì di Pentecoste.”
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«Il 22 Maggio del 1447 moriva santa Rita da Cascia, vedova.
Rita nacque presumibilmente nell'anno 1381 a Roccaporena, un villaggio situato nel comune di Cascia in provincia di Perugia, da Antonio Lotti e Amata Ferri. I suoi genitori erano molto credenti e la situazione economica non era agiata ma decorosa e tranquilla.
La storia di S. Rita fu ricolma di eventi straordinari e uno di questi si mostrò nella sua infanzia.
La piccina, forse lasciata per qualche momento incustodita nella culla in campagna mentre i genitori lavoravano la terra, fu circondata da uno sciame di api. Questi insetti ricoprirono la piccola ma stranamente non la punsero. Un contadino, che nel contempo si era ferito alla mano con la falce e stava correndo a farsi medicare, si trovò a passare davanti al cestello dove era riposta Rita. Viste le api che ronzavano attorno alla bimba, prese a scacciarle ma, con grande stupore, a mano a mano che scuoteva le braccia per scacciarle, la ferita si rimarginava completamente.
La tradizione ci tramanda che Rita aveva una precoce vocazione religiosa e che un Angelo scendeva dal cielo a visitarLa quando si ritirava a pregare in un piccolo sottotetto.
S. RITA ACCETTA DI ESSERE SPOSA
Rita avrebbe desiderato farsi monaca tuttavia ancor giovanetta (circa a 13 anni) i genitori, oramai anziani, la promisero in sposa a Paolo Ferdinando Mancini, un uomo conosciuto per il suo carattere rissoso e brutale. S. Rita, abituata al dovere non oppose resistenza e andò in sposa al giovane ufficiale che comandava la guarnigione di Collegiacone, presumibilmente verso i 17-18 anni, cioè intorno al 1397-1398.
Dal matrimonio fra Rita e Paolo nacquero due figli gemelli maschi; Giangiacomo Antonio e Paolo Maria che ebbero tutto l'amore, la tenerezza e le cure dalla mamma. Rita riuscì con il suo tenero amore e tanta pazienza a trasformare il carattere del marito e a renderlo più docile.
La vita coniugale di S. Rita, dopo 18 anni, fu tragicamente spezzata con l'assassinio del marito, avvenuto in piena notte, presso la Torre di Collegiacone a qualche chilometro da Roccaporena mentre tornava a Cascia.
IL PERDONO
Rita fu molto afflitta per l'atrocità dell'avvenimento, cercò dunque rifugio e conforto nell'orazione con assidue e infuocate preghiere nel chiedere a Dio il perdono degli assassini di suo marito.
Contemporaneamente S. Rita intraprese un'azione per giungere alla pacificazione, a partire dai suoi figlioli, che sentivano come un dovere la vendetta per la morte del padre.
Rita si rese conto che le volontà dei figli non si piegavano al perdono, allora la Santa pregò il Signore offrendo la vita dei suoi figli, pur di non vederli macchiati di sangue. "Essi moriranno a meno di un anno dalla morte del padre"..
Quando S. Rita rimase sola, aveva poco più di 30 anni e senti rifiorire e maturare nel suo cuore il desiderio di seguire quella vocazione che da giovinetta aveva desiderato realizzare.
S. RITA DIVENTA MONACA
Rita chiese di entrare come monaca nel Monastero di S. Maria Maddalena, ma per ben tre volte non fu ammessa, in quanto vedova di un uomo assassinato.
La leggenda narra che S. Rita riuscì a superare tutti gli sbarramenti e le porte chiuse grazie all'intercessione di: S. Giovanni Battista, S. Agostino e S. Nicola da Tolentino che l'aiutarono a spiccare il volo dallo " Scoglio" fino al Convento di Cascia in un modo a Lei incomprensibile. Le monache convinte dal prodigio e dal suo sorriso, la accolsero fra di loro e qui Rita vi rimase per 40 anni immersa nella preghiera.
IL MIRACOLO SINGOLARE DELLA SPINA
Era il Venerdì Santo del 1432, S. Rita tornò in Convento profondamente turbata, dopo aver sentito un predicatore rievocare con ardore le sofferenze della morte di Gesù e rimase a pregare davanti al crocefisso in contemplazione. In uno slancio di amore S. Rita chiese a Gesù di condividere almeno in parte la Sue sofferenze. Avvenne allora il prodigio: S. Rita fu trafitta da una delle spine della corona di Gesù, che la colpi alla fronte. Fu uno spasimo senza fine. S. Rita portò in fronte la piaga per 15 anni come sigillo di amore.
VITA DI SOFFERENZA
Per Rita gli ultimi 15 anni furono di sofferenza senza tregua, la sua perseveranza nella preghiera la portava a trascorrere anche 15 giorni di seguito nella sua cella "senza parlare con nessuno se non con Dio", inoltre portava anche il cilicio che le procurava sofferenza, per di più sottoponeva il suo corpo a molte mortificazioni: dormiva per terra fino alla fine quando si ammalo e rimase inferma negli ultimi anni della sua vita.
IL PRODIGIO DELLA ROSA
A circa 5 mesi dal trapasso di Rita, un giorno di inverno con la temperatura rigida e un manto nevoso copriva ogni cosa, una parente le fece visita e nel congedarsi chiese alla Santa se desiderava qualche cosa, Rita rispose che avrebbe desiderato una rosa dal suo orto. Tornata a Roccaporena la parente si reco nell'orticello e grande fu la meraviglia quando vide una bellissima rosa sbocciata, la colse e la portò a Rita.
Cosi S. Rita divenne la Santa della "Spina" e la Santa della "Rosa".
S. Rita prima di chiudere gli occhi per sempre, ebbe la visione di Gesù e della Vergine Maria che la invitavano in Paradiso. Una sua consorella vide la sua anima salire al cielo accompagnata dagli Angeli e contemporaneamente le campane della chiesa si misero a suonare da sole, mentre un profumo soavissimo si spanse per tutto il Monastero e dalla sua camera si vide risplendere una luce luminosa come se vi fosse entrato il Sole. Era il 22 Maggio del 1447.
S. Rita da Cascia è stata beatificata ben 180 anni dopo il suo decesso e proclamata Santa a 453 anni dalla sua morte.
Fonte: Vita di Santa Rita da Cascia.»
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/33079903_2123402024356122_2250331733733933056_n.jp g?_nc_cat=0&oh=72ce27c484caf77d88d06dfffa680af1&oe=5BC40EC8


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“Il 22 maggio 1667 muore Papa Alessandro VII Chigi, Sommo Pontefice.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/32962647_2123407884355536_7901128361500475392_n.jp g?_nc_cat=0&oh=d6bbd2cd382499b0d5d0136e17005a44&oe=5BC0BAE2

«22 maggio 1978 : Con la "legge" abortista 194 si autorizzava in Italia l'assassinio della vita prenatale.
"A coloro, infine, che tengono il supremo governo delle nazioni, e ne sono legislatori, non è lecito dimenticare che è dovere dell’autorità pubblica di difendere con opportune leggi e con la sanzione di pene la vita degli innocenti; e ciò tanto maggiormente, quanto meno valgono a difendersi coloro la cui vita è in pericolo, e alla quale si attenta; e fra essi, certo, sono da annoverare anzitutto i bambini nascosti ancora nel seno materno. Se i pubblici governanti non solo non prendono la difesa di quelle creature, ma anzi con leggi e con pubblici decreti le lasciano, o piuttosto le mettono in mano dei medici o d’altri, perché le uccidano, si rammentino che Dio è giudice e vindice del sangue innocente, il quale dalla terra grida verso il cielo". (Pio XI, Casti connubii, 31 dicembre 1930).»

https://www.radiospada.org/2018/05/vita-est-militia-guglielmo-embriaco-detto-testa-di-maglio/
"Nota di Radio Spada; continua oggi, Martedì di Pentecoste (festa di Santa Rita da Cascia), questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici."
https://i1.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2018/05/Guglielmo_Embriaco_Palazzo_Doria_Tursi.jpg?resize= 1024%2C1011&ssl=1





https://forum.termometropolitico.it/295763-22-maggio-s-rita-da-cascia-2.html
https://forum.termometropolitico.it/8015-rassegna-stampa-nella-festa-di-santa-rita-da-cascia.html
https://forum.termometropolitico.it/63466-serto-di-fiori-aulentissimi-per-santa-rita-da-cascia.html




http://i83.photobucket.com/albums/j282/nenemose/Saints%20of%20May/May22-St.jpg
http://www.sandrodiremigio.com/viaggi/2007_08_05_santa_rita_cascia_norcia/1024x768/10.jpg
http://romancatholicblog.typepad.com/photos/uncategorized/2008/05/22/saint_rita_of_cascia.jpg


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Santa Rita da Càscia prega per noi!!!
Ave Maria!!!
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!!!
Luca, Sursum Corda!

Holuxar
25-05-18, 00:40
23 maggio 2018: ventitreesimo giorno di Maggio Mese Mariano, NOVENA A MARIA AUSILIATRICE (festa: 24 maggio) e NOVENA ALLA SANTISSIMA TRINITÀ (18 - 26 Maggio); SAN DESIDERIO, MERCOLEDÌ DELLE QUATTRO TEMPORA DI PENTECOSTE…



"NOVENA A MARIA AUSILIATRICE (Festa: 24 Maggio)."
Novena a Maria Ausiliatrice (http://www.preghiereperlafamiglia.it/novena-a-maria-ausiliatrice.htm)
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Maria Ausiliatrice - La Madonna dei tempi difficili (http://www.preghiereperlafamiglia.it/Maria-Ausiliatrice.htm)
http://www.preghiereperlafamiglia.it/Maria-Ausiliatrice.htm


Home - Stellamatutina.eu - Sito di cultura cattolica in piena e totale obbedienza al Magistero Petrino. (http://www.stellamatutina.eu/)
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http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-23-giorno/
“Maggio mese di Maria: 23° giorno.
LA PREGHIERA.”



http://www.santiebeati.it/dettaglio/90895




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Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.it)
http://tradidiaccepi.blogspot.it
https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«MERCOLEDÌ DELLE QUATTRO TEMPORA DI PENTECOSTE, 23 MAGGIO 2018.
Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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“MERCOLEDÌ DELLE QUATTRO TEMPORA DI PENTECOSTE.
Stazione a Santa Maria Maggiore.
Semidoppio.
Paramenti rossi.
DIGIUNO E ASTINENZA.
SANTA MESSA.
Le Quattro Tempora d'estate coincidono sempre con l'Ottava di Pentecoste. La Chiesa offre a Dio le primizie della nuova stagione e prega pei chierici che sabato prossimo riceveranno lo Spirito Santo nel Sacramento dell'Ordine.
La stazione del mercoledì delle Quattro Tempora si teneva sempre a Santa Maria Maggiore; ai piedi della Vergine si riunivano i nuovi battezzati. La liturgia ricordava loro il miracolo della Pentecoste (prima lezione) e i prodigi operati dagli Apostoli, in virtù dei quali il numero di quelli che credevano nel Signore si moltiplicava sempre più (seconda lezione).
Mossi dallo Spirito Santo, anche i catecumeni hanno avuto fede in Gesù, sono andati a Lui e Cristo ha loro dato da mangiare la vera manna, che fa vivere eternamente (Vangelo).
Domandiamo al Consolatore divino di rischiararci sempre più e di metterci, secondo la promessa di nostro Signore, nel pieno possesso della verità (Orazione).
- All'Introito.
Dio protegge la sua Chiesa, come un tempo proteggeva il popolo di Dio (Introito - Ps. 67, 8-9).
- Alla prima lezione.
La Giudea si mostra incredula e, nel traviamento del suo odio insensato, accusa di ubriachezza i sobrii discepoli di Cristo. Ma Pietro risponde loro con i miracoli che si compiono e mostra, confermando la sua parola con la testimonianza del Profeta Gioele, «che i perfidi giudei hanno mentito» (Inno del Mattutino).
La prima parte di questa profezia si è realizzata nei giorni messianici, un giorno verrà anche nel quale si realizzerà la seconda. Sarà allora la fine del mondo e tutti quelli che avranno posto la loro confidenza nel nome di Gesù saranno preservati dai grandi mali che segneranno questa tragica epoca.
- Alla seconda lezione.
Il Signore aveva predetto ai suoi Apostoli che la loro predicazione sarebbe stata accompagnata da prodigi, i quali avrebbero confermato la loro missione divina. Così il numero di quelli che credevano in Gesù, aumentava giorno per giorno nella Chiesa nascente. Questo numero si accresce di tutti quelli che sono battezzati nell'acqua e nello Spirito Santo. Tutti sono liberati dallo spirito impuro: «Esci da questo bambino, o spirito immondo, e fa posto allo Spirito Santo», dice il sacerdote che battezza.
- Al Vangelo.
Omelia di sant'Agostino Vescovo.
Trattato 26 su Giovanni, dopo il principio.
Non t'immaginare d'essere attirato nolente: l'anima è attirata anche dall'amore. E non dobbiamo temere d'essere ripresi forse, intorno a questa parola evangelica delle Sacre Scritture, da uomini che pesano eccessivamente le parole e son lontani dal comprendere le cose, soprattutto quelle di Dio, e che ci si dica: Come credo volontariamente, se sono attirato? Ma io rispondo: È poco dire dalla volontà: tu sei attirato anche dal piacere. Che significa essere attirato dal piacere? «Metti le tue delizie nel Signore, ed egli ti darà quanto il tuo cuore domanda» (Ps. 36, 4). C'è un certo piacere per il cuore, cui è dolce questo pane celeste. Ora se un poeta poté dire: «Ognuno è attirato dal proprio piacere» (Virg. Egl. 2): non dalla necessità, ma dal piacere, non dal dovere, ma dal diletto: con quanta più ragione noi dobbiamo dire d'essere attirato a Cristo chi pone le sue delizie nella verità, nella beatitudine, nella giustizia, nella vita eterna, ché Cristo è tutto questo? O forse che i sensi del corpo hanno i loro piaceri, e l'anima ne sarà priva? Se l'anima non ha i suoi piaceri, come mai è detto: «Ma i figli degli uomini spereranno all'ombra delle tue ali: saranno inebriati dall'ubertà della tua casa, e li disseterai al torrente delle tue delizie. Perché presso di te è la sorgente della vita, e nel lume tuo vedremo la luce» (Ps. 35, 8)?
Dammi uno che ama, e comprenderà ciò che dico: dammi uno che brama, che ha fame, che si riguarda come esule in questo deserto, che ha sete del cielo e sospira alla sorgente dell'eterna patria: dammi uomo siffatto, e comprenderà quel che dico. Se invece parlo a uno ch'è freddo, non capisce punto ciò che dico. Tali erano i Giudei che mormoravano fra loro. «Chi attira il Padre, dice il Signore, viene a me». Ma che significa: «Chi attira il Padre» (Joann. 6, 44), mentre è lo stesso Cristo che attira? Perché ha voluto dire: «Chi attira il Padre»? Se dobbiamo essere attirati, siamolo da colui al quale un'anima amante dice: «Noi corriamo dietro all'odore dei tuoi profumi» (Cant. 1, 3). Consideriamo attentamente, fratelli, quel che ha voluto dirci, e comprendiamolo per quanto ne è dato. Il Padre attira al Figlio quelli che credono nel Figlio, perché sono persuasi ch'egli ha Dio per Padre. Dio Padre, infatti, ha generato un Figlio eguale a sé; e chi pensa che colui al quale crede è uguale al Padre, e sente nella sua fede e medita questa verità, il Padre l'attira al Figlio.
Ario lo credé creatura, non lo attirò già il Padre; perché non considera il Padre, chi non crede il Figlio a lui uguale. Che dici, o Ario? che dici, o eretico? che linguaggio tieni tu? Che cosa è Cristo? Egli non è già il Dio vero, dici tu, ma esso è stato fatto dal vero Dio. Non ti attirò il Padre; perché non hai compreso il Padre, di cui neghi il Figlio. Ciò che pensi di lui, non è il Figlio: tu non sei attirato dal Padre, né sei attirato al Figlio. Perché altro è il Figlio, altro quello che tu dici. Fotino dice: Cristo non è che un uomo, egli non è anche Dio. Chi la pensa così, non lo attirò il Padre. Chi attirò il Padre? Colui che dice: «Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivo» (Matth. 16, 16). Tu mostri a una pecora un ramo verde, e l'attiri. Si mostrano delle noci a un fanciullo, e si attira: e siccome egli corre, è attirato perché l'ama, è attirato senza alcuna violenza esteriore, è attirato dal legame del cuore. Se dunque queste cose, che le delizie e i piaceri terreni rivelano agli amanti, esercitano su di essi una vera potenza di attrazione, essendo vero che: «Ciascuno è attirato dal proprio piacere» (Virg. Egl. 2), non attirerà Cristo rivelatoci dal Padre? Invero che desidera l'anima più ardentemente, che la verità?”
Sardinia Tridentina: Mercoledì delle quattro Tempora di Pentecoste (http://sardiniatridentina.blogspot.it/2018/05/mercoledi-delle-quattro-tempora-di.html?m=1)
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Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Mercredi après la Pentecôte.”
Méditation pour le Mercredi après la Pentecôte (http://le-petit-sacristain.blogspot.ch/2016/05/meditation-pour-le-mercredi-apres-la-pentecote.html)
https://4.bp.blogspot.com/-7VriP2-H5qg/VzwA9GZzFyI/AAAAAAAAA44/LqWG-Smu5ekrbkMM4ccQCFJ35UsqW59YgCLcB/s640/noe_mosaique.JPG


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23 mai : Saint Didier, Évêque de Vienne :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/23-mai-saint-didier)
“23 mai : Saint Didier, Évêque de Vienne.”
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www.sursumcorda.cloud
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“23 maggio 1920. Ristabilite così le cose, secondo l'ordine voluto dalla giustizia e dalla carità, e riconciliate tra di loro le genti, sarebbe veramente desiderabile, o Venerabili Fratelli, che tutti gli Stati, rimossi i vicendevoli sospetti, si riunissero in una sola società o meglio famiglia dei popoli, sia per garantire la propria indipendenza, sia per tutelare l'ordine del civile consorzio. E a formar questa società fra le genti è di stimolo, per tacere molte altre considerazioni, il bisogno stesso generalmente riconosciuto di ridurre, se non è dato di abolire, le enormi spese militari che non possono più oltre essere sostenute dagli Stati, affinché in tal modo si impediscano per l'avvenire guerre così micidiali e tremende e si assicuri a ciascun popolo nei suoi giusti confini l'indipendenza e l'integrità del proprio territorio. E una volta che questa Lega tra le nazioni sia fondata sulla legge cristiana, per tutto ciò che riguarda la giustizia e la carità, non sarà certo la Chiesa che rifiuterà il suo valido contributo, poiché, essendo essa il tipo più perfetto di società universale, per la sua stessa essenza e finalità è di una meravigliosa efficacia ad affratellare tra loro gli uomini, non solo in ordine alla loro eterna salvezza, ma anche al loro benessere materiale; li conduce cioè attraverso i beni temporali, in modo da non perdere gli eterni. Perciò sappiamo dalla storia, che da quando la Chiesa pervase del suo spirito le antiche e barbariche genti d'Europa, cessarono un po' alla volta le varie e profonde contese che le dividevano, e federandosi col tempo in una unica società omogenea, diedero origine all'Europa cristiana, la quale, sotto la guida e l'auspicio della Chiesa, mentre conservò a ciascuna nazione la propria caratteristica, culminò in una compatta unità, fautrice di prosperità e di grandezza. Molto bene a questo proposito dice S. Agostino: "Questa città celeste, mentre vive esule quaggiù in terra, chiama a sé cittadini di ogni nazione, e compone di tutte le genti una sola società pellegrinante; non si cura di ciò che vi è di diverso nei costumi, nelle leggi e nelle istituzioni; cose tutte che, mirando alla conquista e al mantenimento della pace terrena, la Chiesa, invece di ripudiare o distruggere, gelosamente conserva; poiché, quantunque esse variino secondo le nazioni, vengono tutte indirizzate allo stesso fine della pace terrena, purché non impediscano l'esercizio della religione che insegna ad adorare l'unico sommo e vero Dio". E lo stesso Santo Dottore così parla alla Chiesa: "Tu, i cittadini, le genti e gli uomini tutti, rievocando la comune origine, non solo li unisci tra loro ma ancora li affratelli".
Da SS Benedetto XV, Pacem, Dei munus pulcherrimum, Lettera Enciclica.”



https://www.facebook.com/pietroferrari1973/






Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale (http://www.radiospada.org)
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Edizioni Radio Spada - Home (http://www.edizioniradiospada.com)
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“23 maggio 2018: Mercoledì delle Quattro Tempora di Pentecoste.”
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“23 maggio : Festa di Santiago Matamoros in memoria della sua apparizione al fianco dei soldati cristiani durante la vittoriosa battaglia di Clavijo del 23 maggio 844.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/33159151_2124245050938486_4525056055620665344_n.jp g?_nc_cat=0&oh=bfe46f40b86e66c976bf68589d17a015&oe=5B920AA2


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/33159151_2124245050938486_4525056055620665344_n.jp g?_nc_cat=0&oh=bfe46f40b86e66c976bf68589d17a015&oe=5B920AA2


“Eretici: nemici del Trono e dell'Altare.
Il 23 maggio 1618 i rappresentanti imperiali cattolici vengono defenestrati a Praga da alcuni nobili protestanti che insorsero contro il legittimo sovrano Ferdinando II. L'evento segnò l'inizio della Guerra dei Trent'Anni.”

“Il 23 maggio 1555 Papa Paolo IV Carafa viene esaltato al Sommo Pontificato.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/33176630_2124483637581294_1385966649131139072_n.jp g?_nc_cat=0&oh=9804fa979d001b01152a7eabe1f0a5ce&oe=5BBE9DAD


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/33176630_2124483637581294_1385966649131139072_n.jp g?_nc_cat=0&oh=9804fa979d001b01152a7eabe1f0a5ce&oe=5BBE9DAD


“[VITA EST MILITIA] Giovanni de’ Medici detto Dalle Bande Nere
https://www.radiospada.org/2018/05/vita-est-militia-giovanni-de-medici-detto-dalle-bande-nere/
Nota di Radio Spada; continua oggi, Mercoledì delle Quattro Tempora di Pentecoste, questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici.”
https://i1.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2018/05/1024full-il-mestiere-delle-armi-screenshot.jpg?w=1024&ssl=1





Ave Maria!
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
Luca, Sursum Corda!

Holuxar
25-05-18, 01:19
24 maggio 2018: ventiquattresimo giorno di Maggio Mese Mariano, NOVENA ALLA SANTISSIMA TRINITÀ (18 - 26 Maggio); GIOVEDÌ DI PENTECOSTE e FESTA DI MARIA AUSILIATRICE, Auxilium Christianorum, ora pro nobis…



Maria Ausiliatrice - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/maria-ausiliatrice/)
http://www.sodalitium.biz/maria-ausiliatrice/
«24 maggio, Maria Ausiliatrice.
Preghiera a Maria Ausiliatrice composta da San Giovanni Bosco.
O Maria, Vergine potente,
Tu grande illustre presidio della Chiesa;
Tu aiuto meraviglioso dei Cristiani;
Tu terribile come esercito schierato a battaglia;
Tu sola hai distrutto ogni eresia in tutto il mondo;
Tu nelle angustie, nelle lotte, nelle strettezze
difendici dal nemico e nell’ora della morte
accogli l’anima nostra in Paradiso! Così sia.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Mar%C3%ADa_Auxiliadora_Entera-199x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Mar%C3%ADa_Auxiliadora_Entera-199x300.jpg


Pellegrinaggio a Lourdes - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/pellegrinaggio-a-lourdes/)
http://www.sodalitium.biz/pellegrinaggio-a-lourdes/
“Pellegrinaggio a Lourdes.
In occasione del 160° anniversario delle apparizioni, l’Istituto Mater Boni Consilii organizza un pellegrinaggio a Lourdes per pregare e ritrovarsi ai piedi della Madonna, (Messa quotidiana, rosario, via Crucis…).
Visiteremo diversi luoghi attorno al santuario come la casa natale di santa Bernadetta, “le cachot” dov’è vissuta con la sua famiglia, ecc.
Venite numerosi in famiglia o con amici per aumentare il vostro fervore e le forze spirituali, e deporre le vostre suppliche ai piedi di Maria nella grotta.
Il pellegrinaggio comincerà venerdì 28 settembre alle 17.00 (chi arriva in ritardo potrà raggiungere il gruppo per la Messa alle 18.00) e si concluderà domenica 30 settembre alle 13.30 dopo pranzo.
Trovate tutte le informazioni utili in questo volantino.”
https://www.sodalitium.eu/wp-content/uploads/2016/08/001_38_DSC_0324.jpg


Maria Ausiliatrice e il Sodalitium Pianum - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/maria-ausiliatrice-sp/)
http://www.centrostudifederici.org/maria-ausiliatrice-sp/
Il pittore dell?Ausiliatrice - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/il-pittore-dellausiliatrice/)
“Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 50/18 del 24 maggio 2018, Maria Ausiliatrice.”
http://www.centrostudifederici.org/wp-content/uploads/2018/05/grande-quadro-di-maria-ausiliatrice-dipinto-del-1868-ad-opera-di-tommaso-lorenzone-su-commissione-di-san-giovanni-bosco-per-la-nuova-basilica-di-maria-ausiliatrice-a-torino-300x157.jpg


http://www.centrostudifederici.org/wp-content/uploads/2018/05/grande-quadro-di-maria-ausiliatrice-dipinto-del-1868-ad-opera-di-tommaso-lorenzone-su-commissione-di-san-giovanni-bosco-per-la-nuova-basilica-di-maria-ausiliatrice-a-torino-300x157.jpg


https://www.agerecontra.it/tag/maria-ausiliatrice/
https://www.agerecontra.it/tag/maria-ausiliatrice/
https://www.agerecontra.it/2018/05/il-pittore-dellausiliatrice/
https://www.agerecontra.it/wp-content/uploads/2018/05/grande-quadro-di-maria-ausiliatrice-dipinto-del-1868-ad-opera-di-tommaso-lorenzone-su-commissione-di-san-giovanni-bosco-per-la-nuova-basilica-di-maria-ausiliatrice-a-torino.jpg





Storia Maria Ausiliatrice - ADMA don Bosco (http://www.admadonbosco.org/storia-maria-ausiliatrice.html)
http://www.admadonbosco.org/storia-maria-ausiliatrice.html


Maria Ausiliatrice - La Madonna dei tempi difficili (http://www.preghiereperlafamiglia.it/Maria-Ausiliatrice.htm)
http://www.preghiereperlafamiglia.it/Maria-Ausiliatrice.htm
Novena a Maria Ausiliatrice (http://www.preghiereperlafamiglia.it/novena-a-maria-ausiliatrice.htm)



Home - Stellamatutina.eu - Sito di cultura cattolica in piena e totale obbedienza al Magistero Petrino. (http://www.stellamatutina.eu/)
Maggio mese di Maria: 24° giorno - La penitenza (http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-24-giorno/)
http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-24-giorno/
“Maggio mese di Maria: 24° giorno.”





https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
“310. Catechismo San Pio X.
https://www.youtube.com/watch?v=Gz0Z0ku5Rks”

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Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.it)
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«GIOVEDÌ DI PENTECOSTE, 24 MAGGIO 2018.
Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis. »
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«GIOVEDÌ DI PENTECOSTE.
Stazione a San Lorenzo fuori le mura.
Semidoppio.
Paramenti rossi.
SANTA MESSA.
La Stazione di oggi si tiene nel santuario di San Lorenzo, la cui anima fu talmente consumata dalle fiamme dello Spirito dell'amore, che appena sentiva quelle che torturavano il suo corpo. Si è scelta questa basilica del diacono Lorenzo per leggere l'Epistola ove si tratta di Filippo, uno dei primi sette diaconi. Il nome di quest'ultimo è citato negli Atti (6, 5) dopo quello di Santo Stefano di cui si conservano le reliquie in questa stessa basilica.
«Allorché lo Spirito Santo discenderà su voi, aveva detto Gesù ai suoi Apostoli, sarete rivestiti di forza e mi renderete testimonianza in Gerusalemme, in tutta la Giudea, nella Samaria e fino agli ultimi confini della terra» (Atti degli Apostoli 1,8).
E la Messa di oggi ci mostra il diacono Filippo che, pieno di Spirito Santo, predica Cristo nella Samaria e vi compie miracoli (Epistola). Il Vangelo ci ricorda nello stesso tempo che Cristo, dando ai suoi Apostoli la virtù di guarire i malati, aveva ingiunto ad essi di predicare dappertutto il regno di Dio. Così «ripieni di Spirito Santo, annunziarono le meraviglie di Dio» (Comunione) e riempirono il mondo intero degli effetti prodigiosi dello Spirito divino (Introito, Alleluia). Ciò che fece la Chiesa nascente, continua a farlo in tutte le età in queste feste della Pentecoste, ove il lume dello Spirito Santo rischiara più specialmente le anime (Orazione).
- All'Epistola.
Il diacono Filippo dimostrò ai Samaritani che Gesù era il Messia atteso. Gli abitanti di Samaria furono vivamente impressionati dalle sue predicazioni e dai suoi miracoli che, come quelli di Nostro Signore e degli Apostoli, consistevano nel cacciare i demoni e guarire i malati.
- Al Vangelo.
Omelia di sant'Ambrogio Vescovo.
Libro 6 al capo 9 di Luca.
I precetti evangelici ci insegnano come deve essere colui che annunzia il regno di Dio: senza bastone, senza bisaccia, senza calzatura, senza pane, senza denaro, cioè ch'egli non cerchi né gli aiuti né gli appoggi del mondo, ma che, forte della sua fede, pensi che tanto più troverà queste cose quanto meno le cercherà. Queste stesse parole si possono, se vuolsi, intendere anche come un insegnamento a spiritualizzare gli affetti del nostro cuore: il cuore, infatti, sembra spogliarsi come d'una veste materiale, allorquando, non contento di respingere l'ambizione e disprezzare le ricchezze, rinunzia ancora alle seduzioni della carne. Ai predicatori del Vangelo è dato prima di tutto il precetto generale di portare la pace, di conservare la costanza, di osservare le leggi che impone l'ospitalità: poi si afferma essere disdicevole per un predicatore del regno celeste di correre di casa in casa, e misconoscere le leggi dell'inviolabile ospitalità.
Ma come si prescrive la gratitudine per il benefizio dell'ospitalità; così ancora si comanda di scuotere la polvere e di uscire dalla città, se non saranno ricevuti. Con ciò s'insegna che la ricompensa dell'ospitalità non sarà un bene mediocre: perché non solo apporteremo la pace a chi ci riceve, ma ancora, se essi avranno sulla coscienza delle macchie commesse per fragilità, esse saranno tolte per l'ingresso e il ricetto dei predicatori apostolici. E non è senza motivo che in Matteo è raccomandato agli Apostoli di scegliersi la casa in cui devono alloggiare: affinché non si espongano all'occasione di violare i vincoli dell'ospitalità mutando dimora. Però non è richiesta la stessa precauzione dall'albergatore: affinché, scegliendo quelli che riceve, non eserciti meno veracemente l'ospitalità.
Ma se questo precetto sui doveri dell'ospitalità, nel suo senso letterale, è degno di rispetto; l'insegnamento celeste, nel senso mistico, è pieno di bellezza. Quando si sceglie una casa, si cerca un albergatore degno. Vediamo dunque se per avventura non è la Chiesa e il Cristo che sono designati alle nostre preferenze. E invero quale casa più degna di accogliere la predicazione apostolica, che la santa Chiesa? E Cristo non ci sembrerà da preferirsi a tutti, egli che usò lavare i piedi ai suoi ospiti, e non soffre che quelli ch'egli ha ricevuto in casa sua restino in una strada sporca, ma che anzi trovandoli con macchie della vita passata si degna di purificarli per l'avvenire? Cristo dunque è il solo albergatore che nessuno deve abbandonare, nessuno mutare. A lui si dice con ragione: «Signore, a chi andremo noi? tu hai parole di vita eterna, e noi ci crediamo» (Joann. 6, 69).»
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Sardinia Tridentina: Giovedì dopo Pentecoste - Stazione a san Lorenzo fuori le mura (http://sardiniatridentina.blogspot.it/2018/05/giovedi-dopo-pentecoste-stazione-san.html?m=1)


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«FESTA DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA AUSILIATRICE DEI CRISTIANI.
- Preghiera di Don Bosco.
O Maria, Vergine potente, Tu grande illustre presidio della Chiesa; Tu aiuto meraviglioso dei Cristiani; Tu terribile come esercito schierato a battaglia; Tu sola hai distrutto ogni eresia in tutto il mondo; Tu nelle angustie, nelle lotte, nelle strettezze difendici dal nemico e nell'ora della morte accogli l'anima nostra in Paradiso! Così sia.
Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
(Indulgenza di 300 giorni, Pio IX, 14 febbraio 1869).»
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“NOVENA ALLA SANTISSIMA TRINITÀ (18 - 26 Maggio).”





Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Jeudi après la Pentecôte.”
Méditation pour le Jeudi après la Pentecôte : Jour de plénitude (http://le-petit-sacristain.blogspot.it/2017/06/meditation-pour-le-jeudi-apres-la-pentecote.html)
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http://le-petit-sacristain.blogspot.it/2017/06/meditation-pour-le-jeudi-apres-la-pentecote.html]Méditation pour le Jeudi après la Pentecôte : Jour de plénitude[/url] https://3.bp.blogspot.com/-YJXXMXQqt44/WTkUJ_YJeRI/AAAAAAAACcI/ttg0six_wKQ44UIQxTEMg2u14PHrN_x7wCLcB/s400/st-esprit3.jpg


Neuvaine à Notre-Dame Auxiliatrice des Chrétiens (http://le-petit-sacristain.blogspot.ch/2017/05/neuvaine-a-notre-dame-auxiliatrice-des-chretiens.html)
24 mai : Notre-Dame Auxiliatrice, Secours des Chrétiens :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/24-mai-notre-dame-auxiliatrice)
“24 mai : Notre-Dame Auxiliatrice, Secours des Chrétiens.”
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“24 maggio, Maria Ausiliatrice.”




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«Lo Spirito Santo Si è manifestato sotto forma del fuoco e di una colomba poiché quelli che godono della sua assistenza, diventano dolci della semplicità di una colomba ed ardenti del fuoco dello zelo. » San Gregorio.
A. M. «Invece, il mondo è ostile alla luce dello Spirito Santo, questo è perché disprezza la semplicità evangelica ed il suo zelo è solamente agitazione. Chiediamo umilmente al Divino Paracleto il gusto dei beni spirituali senza il quale non c'è vero zelo.»
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“24 maggio: Auxilium Christianorum, ora pro nobis.”
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“[VITA EST MILITIA] Capitano Pietro Kružić
https://www.radiospada.org/2018/05/vita-est-militia-capitano-pietro-kruzic/
Nota di Radio Spada; continua oggi, Giovedì di Pentecoste (Santa Maria Ausiliatrice), questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici.”
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“24 maggio 2018; Giovedì di Pentecoste.”
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«Il 24 maggio 1829 Pio VIII pubblicava la sua unica Enciclica "Tradidi humilitati".
A questo fine [la distruzione della Religione] mira la turpe congiura dei sofisti di questo secolo, che non ammettono alcun discrimine tra le diverse professioni di fede; che ritengono sia aperto a tutti il porto dell’eterna salute, qualunque sia la loro confessione religiosa, e che tacciano di fatuità e di stoltezza coloro che abbandonano la religione in cui erano stati educati per abbracciarne un’altra, fosse pure la Religione Cattolica. Certamente è un orrendo prodigio d’empietà attribuire la stessa lode alla verità e all’errore, alla virtù e al vizio, alla onestà e alla turpitudine. È davvero letale questa forma d’indifferenza religiosa ed è respinta dal lume stesso della ragione naturale, la quale ci avverte chiaramente che tra religioni discordanti se l’una è vera, l’altra è necessariamente falsa, e che non può esistere alcun rapporto tra luce e tenebre. Occorre, Venerabili Fratelli, premunire i popoli contro questi ingannatori, insegnare che la Cattolica è la sola vera religione, secondo le parole dell’Apostolo: «Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo» (Ef 4,5). Perciò sarà un profano, come diceva Girolamo , colui che mangerà l’agnello fuori da questa casa, e perirà colui che durante il diluvio non si rifugerà nell’arca di Noè. E infatti, oltre il nome di Gesù, nessun altro nome è concesso agli uomini che possa salvarli (At 4,12); chi avrà creduto sarà salvo, chi non avrà creduto sarà condannato (Mc 16,16).»
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«Ricordiamo l'anniversario del ritorno di Pio VII a Roma dalla prigionia francese il 24 maggio 1814 con una lezione di catechismo spiccio impartita dalla Signora Marchesa del Grillo.
Marchese del Grillo: "Mamma il Medioevo è finito. La Chiesa, il Papato e tutti noi siamo finiti. E sò proprio 'sti Francesi che tu disprezzi che hanno portato na ventata d'aria nova dappertutto...."
Marchesa: "Noi non abbiamo bisogno d'aria nuova, caro Onofrio, e le finestre de 'sto palazzo resteranno chiuse finché er Papa non sarà tornato".
Marchese del Grillo: "E allora passerai il resto della tua vita al buio, mamma, perché ricordati che il futuro è nelle mani dei Francesi e in quelle di Napoleone che li guida".
Marchesa: "No. Il nostro futuro è nelle mani del Signore, e quel Napoleone che guida i Francesi, come dici tu, finirà presto o tardi cor culo pe tera, e ricordati tu invece che morto un Papa, se ne fa sempre un altro!".»
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https://w2.vatican.va/content/pius-viii/it/documents/enciclica-traditi-humilitati-24-maggio-1829.html
«ENCICLICA
TRADITI HUMILITATI
DEL SOMMO PONTEFICE
PIO VIII.»



“A periculis cunctis libera nos semper, o Virgo gloriosa et benedicta.”
"Quem meruisti portare resurrexit, sicut dixit."
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[U]Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis!!!
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
Luca, Sursum Corda!

Holuxar
25-05-18, 23:40
25 MAGGIO 2018: venticinquesimo giorno di Maggio Mese Mariano, Venerdì delle Quattro tempora di PENTECOSTE (digiuno ed astinenza), NOVENA ALLA SANTISSIMA TRINITÀ (18 - 26 Maggio); Anniversario della nascita di PADRE PIO (Pietrelcina, 25 maggio 1887), SAN GREGORIO VII, PAPA E CONFESSORE, SANT'URBANO I, PAPA E MARTIRE…



«San Gregorio VII, papa e confessore, 25 maggio.»
«Sant’Urbano, papa, lo stesso giorno.
Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - Lo stesso giorno (25 maggio). Sant'Urbano papa (http://www.unavoce-ve.it/pg-25mag-2.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-25mag-2.htm
SANT' URBANO, PAPA
Questa giornata è ancora contrassegnata dal trionfo di un altro Papa. Gesù risorto aveva detto a Pietro: "Seguimi" (Gv. 21, 19). E Pietro lo aveva seguito fino alla croce. Eredi suoi, Urbano e Gregorio, si sono posti appresso al medesimo capo, e noi salutiamo il loro comune trionfo, nel quale brilla quella forza insuperabile che il vincitore della morte ha comunicato, in tutti i secoli, a coloro che ha scelto sulla terra, per rendere testimonianza alla verità ed alla risurrezione.
VITA. - Urbano nacque a Roma e, dopo essere stato impiegato al servizio della Chiesa, il 14 ottobre del 222, successe a Callisto I. Il suo Pontificato durò sette anni, sotto il regno di Alessandro Severo che assicurò la pace alla Chiesa. Morì a Roma il 25 maggio 230 e fu seppellito nel cimitero di San Callisto.
Gli Atti apocrifi di santa Cecilia lo hanno fatto confondere con un altro Urbano, vescovo, ma non Papa, che visse al tempo di Diocleziano, morì martire e sepolto a San Pretestato.
Preghiera
Noi, Pontefice santo, celebriamo il tuo trionfo con una gioia aumentataci anche dall'anniversario della dipartita da questa terra di san Gregorio VII, tuo illustre successore, per l'eterno soggiorno, dove l'attendevi nella gloria. Dall'alto del cielo, hai seguito le sue lotte e constatato che il suo coraggio non era inferiore a quello dei martiri. Lui, a Salerno, sul letto di morte si rianimava nell'ultima lotta, al pensiero del tuo estremo combattimento in quel medesimo giorno. O vincolo meraviglioso della Chiesa trionfante e di quella militante! o sublime fraternità dei santi! o speranza immortale per i nostri cuori! Gesù risorto c'invita a raggiungerlo per l'eternità. Ogni generazione gl'invia i suoi eletti, ed essi vanno, di volta in volta, a riunirsi sotto quel Capo, come altrettante membra che completano il suo corpo. Egli è la "primizia di quelli che riposano" (I Cor. 15, 20) e ci farà partecipare alla sua vita, se anche noi avremo partecipato alle sue sofferenze e alla sua morte. Prega, Urbano, affinché il desiderio di riunirci a Gesù che è "la via, la verità e la vita" (Gv. 15, 6) s'infiammi in noi ognor più. Rendici superiori ai calcoli terreni e accordaci sempre di poter sentire che, fino a quando stiamo in questo mondo, "siamo esuli lontani dal Signore" (II Cor. 5, 6).
da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 682-683.»




San Gregorio VII - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/7099-2/)
http://www.sodalitium.biz/7099-2/
«25 maggio, San Gregorio VII, Papa e Confessore (Soana, ca. 1020 – Salerno, 25 maggio 1085).
“A Salerno la deposizione del beato Gregoriosettimo, Papa e Confessore, che fortissimamente propugnò e difese la libertà della Chiesa”.
O glorioso S. Gregorio, che nella Chiesa fosti come una stella che l’illuminò con l’esempio e la parola, affinché nelle turbinose vicende del tempo rimanga sempre “libera, casta e cattolica”, prega per noi! Il tuo aiuto rafforzi in noi la fede della Chiesa Cattolica, riconoscendola come madre e maestra. Pater, Ave, Gloria
Invitto Pontefice, quale vigile custode della Chiesa, tu fosti impavido nella lotta contro i suoi potenti nemici: ottieni a noi dal Signore la forza di resistere ad ogni tentazione del Maligno, perché prevalga in noi la fedeltà alla Chiesa nostra madre e si rinsaldi nel nostro cuore un ardente amore per il Signore. Pater, Ave, Gloria
Angelo tutelare della nostra città, dove giungesti nella tristezza dell’esilio, che accettasti quale partecipazione alla passione redentrice del Cristo, vieni in nostro aiuto! Fai in modo che nel ricordo del tuo esempio e delle tue sofferenze affrontiamo ogni sacrificio, affinché il peccato non trionfi nel nostro cuore e si affermi nella nostra società la giustizia tra gli uomini e l’obbedienza al Signore. Pater, Ave, Gloria.»
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Mons. Benigni e San Gregorio VII - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/mons-benigni-e-san-gregorio-vii/)
http://www.centrostudifederici.org/mons-benigni-e-san-gregorio-vii/
«Mons. Benigni e San Gregorio VII.
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 51/18 del 25 maggio 2018, San Gregorio VII
Mons. Benigni e San Gregorio VII.
Introduzione al capitolo della Storia Sociale della Chiesa di mons. Benigni dedicato al grande pontefice San Gregorio VII.
Errico IV e Gregorio VII (1073-85) fino a Canossa (1077).
L’elezione d’Ildebrando avvenne il giorno stesso in cui Alessandro II scendeva sotterra. Fu un’acclamazione di clero e di popolo che lo volle successore dei cinque papi che Ildebrando aveva animati alla riforma della Chiesa. Questa riforma maturava ormai irresistibilmente, e come sempre accade per un profondo movimento religioso, tendenze politiche vi penetravano e conducevano seco la dura lotta politica e sociale.
Quei settari della lotta erriciana che cavarono fuori l’accusa di simonia per l’elezione di Gregorio VII, erano miserabili calunniatori. Oggi non v’è storico savio che ne dubiti. La forza delle cose imponeva la scelta di chi aveva potentemente improvvisato il movimento dominatore.
Quale era il vero carattere d’Ildebrando; quale il suo programma concreto con cui diveniva Gregorio VII? Chi ha fatto di lui un impetuoso, un fanatico testardo, un politicante protervo, ha dato prova di grande ignoranza o di mala fede.
Ildebrando fu tenace assertore d’un ideale che lo assorbiva; la riforma religiosa. Ma non apriorista cieco né violento: al contrario qualche volta ebbe lacune più funeste de’ suoi atti più energici.
Egli fu l’uomo che scrisse: «nessuno diventa repentinamente sommo; e gli alti edifici poco a poco si costruiscono». Durante la sua influenza sopra i suoi predecessori, si adattò pazientemente al presente per preparare pazientemente il futuro trionfo del suo ideale.
Uno che lo ha più accusato di politicantismo, il LUCHAIRE’ (Pr. Cap., p. 215 ss) riconosce che egli frenò lo zelo di legati più ardenti che chiaroveggenti nella lotta riformistica. Quello che lo spingeva a reagire contro Guglielmo il Conquistatore non aveva torto, davvero; ma Gregorio del 1080, cioè in piena lotta erriciana, faceva osservare allo zelante: questo uomo in certe cose non si comporta così religiosamente come vorremmo; ma giacché egli non distrugge e non vende le chiese, non ha voluto entrare nel partito dei nemici della Santa Sede, e ha fatto giuramento di obbligare i preti concubinari a lasciare le loro donne, ed i laici detentori di decime, ad abbandonarle, egli merita più elogi ed onori che altri re (LUCHAIRE p. 216-7).
In questa scusa del falcone normanno v’è una tale oggettività serena, una tale misura di cose necessarie più di altre, che veramente fanno pensare a questo: se non si fosse imbattuto con un degenerato malvagio degnamente contornato da malfattori d’ogni specie, Gregorio VII sarebbe passato alla storia come un Papa non più «duro» e non più «politico» dei suoi immediati predecessori.
Chi lo accusò come il citato autore francese; di avere esorbitato dal campo religioso della riforma in quello politico mediante la lotta delle investiture, mostra di non comprendere affatto né l’intrinseca questione né l’ambiente della lotta, come meglio vedremo or ora.
Fin dal momento della sua elezione Gregorio dette prova cospicua della sua moderazione e del suo tranquillo provvedere per gradi, quando, eletto per acclamazione generale, mandò ad Errico IV a domandare il suo placito, secondo il patto (così discutibile in se stesso, e così caduto col successore) di Errico III, e non dissimulando al giovane re il suo piano di riforma.
Se Errico IV e la sua corte cedettero a quella nomina, non fu evidentemente per amore della riforma, ma perché capirono che non si poteva resistere ad una spinta che veniva dagli eremi come veniva dalla folla. E fu così che all’intronizzazione di Gregorio VII intervenne il cancelliere imperiale non meno della pia vedova, l’imperatrice Agnese.
La scelta del nome che certamente alludeva all’infelice Gregorio VI con cui Ildebrando apparve sulla breccia per la riforma dimostra in lui un sentimento delicato e nello stesso tempo un segno eloquente dell’uomo che non teme la sventura. In Giovanni Graziano morto esule in Germania Ildebrando presentiva forse un papa che «per avere amato la giustizia e odiato l’iniquità morì in esilio»?
V’è in tutta la vita d’Ildebrando un distacco della vita che colpisce, giacché non è un’ascesi che segrega, ma invece spinge in mezzo alla mischia con la perfetta abnegazione dell’io. Ildebrando se ne va in Germania con il prigioniero Gregorio VI; e non sa se anch’egli vi finirà oscuramente, in mezzo a quell’ambiente nemico. Circostanze provvidenziali lo menano in Francia a fianco di un vescovo benevolo e nel paese ove fiammeggia la riforma dal candelabro di Cluny; questo gli basta. Nulla di più naturale che vi rimanesse, oscuro monaco, a fare del bene. E così tornò a Roma più forte che mai. Dopo tante lotte egli riprese la via dell’esilio dove doveva morire, ed alla fine della sua tragica vita egli era ben sereno e ben distaccato da tutto, per fare una specie di epigramma citando l’inizio di un versetto biblico per chiuderlo con un’antitesi col testo conclusivo del versetto stesso. «Amasti la giustizia e odiasti l’iniquità (dice il salmista) perciò ti unse il Signore con l’olio della letizia sui tuoi pari» (salmo 44,9); e l’esule moribondo constatava: «Amai la giustizia e odiai l’iniquità, perciò muoio in esilio».
Questo distacco personale della vita fa del «politico» Ildebrando il fratello spirituale di Pier Damiani e di tutti gli altri asceti. Ma il langobardo di Sovana era un lottatore, tenace e disgraziato come un langobardo della caduta e ricaduta del regno, ma tanto più alto quanto più alta era la sua figura, la sua lotta, il suo ideale.
Questo Papa, Ildebrando continuò il suo lavoro. Se fosse sopravvissuto Alessandro, egli sarebbe andato come suo legato ai normanni; vi andò da pontefice senz’attendere altrimenti. Gli premeva assicurare il Mezzogiorno, più vicino e sempre irrequieto a causa dei normanni.
Gregorovius vide Ildebrando «affaccendarsi per fare dell’Italia meridionale una provincia vassalla di Roma» (II, 301). Come se Ildebrando non conoscesse abbastanza i suoi congeneri per sapere che razza di «vassalli» erano stati i langobardi, e quanto i normanni fossero… langobardi. Domandando loro il giuramento di fedeltà feudataria al papato, Ildebrando voleva avere quel tanto necessario che si tenesse tranquilli alla frontiera, e potesse fargli contare su quel tanto di onore che era sentito anche da feudatari senza scrupoli, quando Roma li avesse chiamati al soccorso.
Ciò è consono al tempo ed all’ambiente, e non cambierà presto. In piena lotta mortale con gli ultimi svevi, il Comune di Perugia, che era guelfo soprattutto per essere indipendente, mandò al Papa un rinforzo di cavalleria contro Manfredi, perché questo era un dovere il più elementare d’un suddito verso il sovrano; ed il papato non domandava di più.
Ricevuto il giuramento di Landolfo VI di Benevento e di Riccardo di Capua, Gregorio VII trovò resistenza in Roberto il Guiscardo, il più pericoloso e quindi quello di cui bisognava ottenere ad ogni costo la «sudditanza» cioè la tranquillità ed un eventuale aiuto. Il contumace fu scomunicato; ed il pontefice preparò una spedizione, passando in rivista cinquanta mila uomini cisalpini e transalpini, l’anno dopo (marzo 1074) presso il Monte Cimino nel Viterbese. Era con lui Gisulfo di Salerno. Ma la cosa non ebbe conseguenze, non tanto perché l’astuto Guiscardo riuscì ad immobilizzare i colleghi «vassalli» di Roma, ma perché Gregorio non aveva avuto intenzione che d’imporre con la minaccia, solo con la minaccia, la sottomissione a Roberto. Lo diceva apertamente il Papa nella lettera con cui domandava appoggi, a confessione dello stesso GREGOROVIUS (II,238).
Ma in queste lettere si parla di ben altro che dei normanni. L’esercito crociato doveva col Papa in persona sottomettere l’Italia meridionale, liberare Costantinopoli e Gerusalemme dall’incalzante minaccia, quella; dalla dura tirannia dell’Islam, questa. Parlando di questo grandioso progetto che Urbano III riprenderà con maggior fortuna vent’anni dopo, Gregorio raccomanda ad Errico IV di proteggere la Chiesa di Roma durante la di lui assenza.
Contava tanto Ildebrando sul re tedesco? vedeva egli le cose romane, italiane, transalpine tali di poter la sua mano di ferro lasciare per un certo tempo le redini per allontanarsi verso l’ignoto Oriente? la Riforma non ne sarebbe stata stroncata od almeno compromessa?
Resta oscuro, e dubitiamo lo resterà sempre, quel momento psicologico d’Ildebrando. Mettiamo pure ch’egli si considerasse tranquillo per l’Italia con il Mezzogiorno eventualmente sistemato, e con le potenti marchese di Toscana a settentrione di Roma. Ma tutto l’insieme sconsigliava al nuovo pontefice di lasciare l’Italia e l’Europa. Forse egli pensò che tornando vincitore e quasi imperatore dell’Oriente avrebbe meglio imposto il suo piano all’Occidente; ma un tale calcolo è così illimitato, così aleatorio per non dire fantastico, da non comprendersi come potesse entrare nella mente d’Ildebrando.
In ogni modo, tutto questo mostra che il nuovo Papa non aveva affatto in animo di lottare contro l’impero ed il futuro imperatore.
Mons. Umberto Benigni, STORIA SOCIALE DELLA CHIESA, Vol. IV. L’APOGEO, tomo secondo, Casa Editrice Vallardi, Milano 1930, pagg. 436 – 439.»
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«VENERDÌ DELLE QUATTRO TEMPORA DI PENTECOSTE, 25 MAGGIO 2018.
Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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«VENERDÌ DELLE QUATTRO TEMPORA DI PENTECOSTE
Stazione ai Dodici Apostoli.
Semidoppio.
Paramenti rossi.
DIGIUNO E ASTINENZA.
SANTA MESSA.
La Stazione si tiene nel santuario dei Dodici Apostoli che formarono la Chiesa nascente.
L'abbondanza dei frutti terreni, che la Chiesa domanda a Dio nella stagione estiva che sta per cominciare, è una figura dell'abbondanza dei beni spirituali che lo Spirito Santo porta in questi giorni nelle anime nostre (Epistola). Così la liturgia mette sulle labbra dei suoi figli nati a vita divina col Battesimo, canti di lode a Dio (Introito, Offertorio), e allo Spirito del Signore così buono e così dolce a nostro riguardo (Alleluia). Il Vangelo ci mostra i prodigi che Gesù operò per virtù dello Spirito Santo nel guarire i malati e in modo speciale il paralitico, al quale rimette i peccati nello stesso tempo che ridona la sanità. La Chiesa, formata dallo Spirito Santo (Orazione), imita specialmente in questi giorni, il divin Maestro, perché nei giorni di Pentecoste essa riceve in abbondanza colui che è «la remissione dei peccati» (Postcommunio di Martedì) ed esercita il potere datole da Gesù, allorché le disse nella persona degli Apostoli: «Ricevete lo Spirito Santo: quelli ai quali rimetterete i peccati saran perdonati».
Domandiamo allo Spirito Santo di venire in aiuto alla nostra debolezza (Postcommunio), e di proteggerci contro gli attacchi dei nostri nemici (Orazione).
- All'Epistola.
Come una pioggia benefica, le grazie dello Spirito Santo discendono nelle anime in questi giorni di Pentecoste e vi apportano la fecondità. Questo Spirito guida la Chiesa e per mezzo di essa mette in piena luce l'insegnamento di Cristo. Lo Spirito Santo è il dottore di giustizia che risiede in mezzo al vero popolo di Dio.
- Al Vangelo.
Omelia di sant'Ambrogio Vescovo.
Libro 5 al capo 5 di Luca, dopo il principio.
La guarigione di questo paralitico non è inutile né d'una portata ristretta, perché vi vediamo che il Signore comincia a pregare; non già che avesse bisogno di qualche aiuto, ma per darcene l'esempio. Egli ci ha proposto un modello da imitare, non ha cercato l'ostentazione nella preghiera. Essendo presenti dei dottori della legge venuti d'ogni borgata della Galilea, della Giudea e anche da Gerusalemme, fra le guarigioni d'altri infermi, ci è descritta la guarigione di questo paralitico. Anzitutto, come già dicemmo, ogni infermo deve servirsi di intercessori per domandare la sua salute; affinché, in grazia loro, il rilassamento della nostra vita e la condotta vacillante delle nostre azioni siano riformate dal rimedio della parola celeste.
Ci siano dunque di quelli che, avvertendo lo spirito dell'uomo, ne elevino l'anima alle cose superiori, benché essa sia intorpidita dalla debolezza dell'indumento corporeo. Coll'aiuto dei quali sollevandosi di nuovo e umiliandosi, l'uomo sia posto facilmente dinanzi a Gesù, degno d'essere rimirato dallo sguardo Divino. Il Signore infatti riguarda all'umiltà: perché «riguardò all'umiltà della sua ancella» (Luc. 1, 48). «Vista la loro fede, Gesù disse: Uomo, ti sono rimessi i tuoi peccati» (Luc. 5, 20). Com'è grande il Signore che per il merito degli uni perdona agli altri; e mentre approva i primi, assolve gli errori dei secondi. Perché dunque, o uomo, la preghiera d'un collega non ha influenza su di te, mentre presso Dio anche uno schiavo possiede il merito che occorre per intercedere e il diritto d'impetrare?
Tu che giudichi, impara a perdonare; tu che sei infermo, impara ad impetrare. Se diffidi del perdono dei tuoi gravi peccati, serviti di intercessori, serviti della Chiesa che preghi per te, affinché in grazia di lei il Signore ti perdoni ciò che a te potrebbe negare. E sebbene non dobbiamo non tener conto della veridicità di questa storia, perché noi crediamo che il corpo di questo paralitico fu realmente guarito; riconosciamo però ancora in lui la guarigione dell'uomo interiore, cui vengono rimessi i peccati. Quando i Giudei affermano che il solo Dio può rimettere i peccati, certo con ciò lo confessano Dio; e proclamano col loro proprio giudizio la loro infedeltà, mentre riconoscono l'opera divina, ma negano la divinità della persona.»
Sardinia Tridentina: Venerdì delle Quattro Tempora di Pentecoste (http://sardiniatridentina.blogspot.it/2018/05/venerdi-delle-quattro-tempora-di.html?m=1)
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“NOVENA ALLA SANTISSIMA TRINITÀ (18 - 26 Maggio).”
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“INDULGENZE PER IL MESE DI MAGGIO.
Con rescritto della S. C. delle Indulgenze 18 giugno 1822 a tutti i fedeli che in pubblico od in privato onoreranno con particolari ossequi, orazioni ed atti divoti la SS. Vergine in tutto il mese di Maggio, Pio VII concesse 300 giorni d'Indulgenza, ogni giorno, e la Plenaria una volta in detto mese, nel giorno in cui, ricevuti i SS. Sacramenti, pregheranno secondo la mente del Sommo Pontefice. Tale Indulgenza per concessione di Pio IX, 8 agosto 1859, può lucrarsi anche nel 1° di giugno.”
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Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
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«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Méditation pour le Vendredi après la Pentecôte : Jour d'amour.”
Méditation pour le Vendredi après la Pentecôte : Jour d'amour (http://le-petit-sacristain.blogspot.it/2017/06/meditation-pour-le-vendredi-apres-la-pentecote.html)


25 mai : Saint Grégoire VII, Pape (1021-1085) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/25-mai-saint-gregoire-vii)
“25 mai : Saint Grégoire VII, Pape (1021-1085).”
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“25 maggio 2018, San Gregorio VII.”
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“Pietrelcina, 25 maggio 1887. Nasceva Padre Pio.”
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“E’ vero che siamo peccatori e non abbiamo come giustificarci, ma per questo Vi supplichiamo che ci trattate non con la Vostra Giustizia, ma con La Vostra Misericordia. Per tutti i nostri peccati, per i quali siamo contriti, noi Vi presentiamo l’Unigenito Vostro Figliuolo, Crocifisso e Sacramentato che si offrì a Voi sul Calvario e a Voi si offre di continuo nel Sacrificio della Santa Messa. Respice in faciem Christi Tui.”
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«25 maggio 1899. La consacrazione dell’umanità al sacro Cuore di Gesù.
O Gesù dolcissimo, o redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente prostesi dinanzi al vostro altare.
Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per poter vivere a voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi si consacra al vostro sacratissimo Cuore.
Molti purtroppo non vi conobbero mai; molti, disprezzando i vostri comandamenti, vi ripudiarono.
O benignissimo Gesù, abbiate misericordia e degli uni e degli altri; e tutti quanti attirate al vostro Cuore santissimo.
O Signore, siate il re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da voi, ma anche di quei figli prodighi che vi abbandonarono; fate che questi quanto prima ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame.
Siate il re di coloro che vivono nell’inganno dell’errore o per discordia da voi separati: richiamateli al porto della verità e all’unità della fede, affinchè in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore.
Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni del gentilesimo, e non ricusate di trarli dalle tenebre al lume e al regno di Dio.
Largite, o Signore, incolumità e libertà sicura alla vostra Chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell’ordine: fate che da un capo all’altro della terra risuoni quest’unica voce: sia lode a quel Cuore divino da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli.
Così sia.
da SS +, Leone XIII, Annum sacrum, Lettera Enciclica.»
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“25 maggio 2018: Venerdì delle Quattro tempora di Pentecoste.”
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«25 maggio 2018: San Gregorio VII, Papa e confessore»
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«Nella festa di san Gregorio VII è bene ricordare la santa memoria di Matilde di Canossa, "fedele ancella di san Pietro", sostegno del Papato nella lotta per la Libertas Ecclesiae.
[VITA EST MILITIA] Matilde di Canossa, viceregina d’Italia.»
https://www.radiospada.org/2018/04/vita-est-militia-matilde-di-canossa-viceregina-ditalia/
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https://www.radiospada.org/2018/05/vita-est-militia-comandante-andreas-hofer/
«[VITA EST MILITIA] Comandante Andreas Hofer
Nota di Radio Spada; continua oggi, Venerdì delle quattro tempora di Pentecoste (festa di San Gregorio VII), questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici.»
https://i2.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2018/05/Andreas-Hofer-1.jpg?w=700&ssl=1


«25 MAGGIO 2018: SANT' URBANO, PAPA»
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«Un pensiero di Padre Pio da Pietrelcina nel 131° anniversario della nascita (25 maggio 1887).
"La palma della gloria non è serbata se non a chi combatte da prode fino alla fine. Incominci dunque quest'anno il nostro santo combattimento. Dio ci assisterà e coronerà di un eterno trionfo" (Epist. IV, p. 879)»
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/33366794_2126446884051636_2363834439328333824_n.pn g?_nc_cat=0&oh=6635661331013ef580c59ba485c724e7&oe=5B8C8367


“Oggi, in Irlanda, si vota per la soppressione dell'ottavo emendamento della costituzione, che protegge l'essere umano concepito, ed aprire così la via all'ennesimo bagno di sangue innocente.
Da una parte, come al solito, l'establishment compatto, i cattolici adulti, la chiesa che guarda altrove, i massmedia, cantanti miliardari, artisti, intellettualoidi, soubrette; dall'altra, le famiglie, qualche politico, un pugno di medici e di religiosi che non si piegano alla connivenza silenziosa e redditizia coll'ideologia di morte.
San Patrizio protegga tutti i figli dell'Isola Verde dall'orrore dell'aborto di Stato!”
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“Rosa mystica, ora pro nobis.”
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https://forum.termometropolitico.it/99208-le-due-spade-sacerdotium-e-regnum-nella-lotta-per-le-investiture.html
"Le due spade: Sacerdotium e Regnum nella lotta per le investiture"
https://forum.termometropolitico.it/250476-onore-e-gloria-al-pontificato-romano.html
«ROMANI PONTEFICI (CHE DA SAN PIETRO A PIO XII) HANNO FORMATO E FORMANO UN'UNICA PERSONA MORALE, QUELLA DEL PAPA. PIETRO VIVE NEI SUOI LEGITTIMI SUCCESSORI, PIETRO HA PARLATO ED INSEGNATO INFALLIBILMENTE ATTRAVERSO I SUOI SUCCESSORI ATTRAVERSO DUE MILLENNI, PIETRO HA PARLATO MA ERA CRISTO CHE PARLAVA IN LUI.
UDENDO LE SUE PAROLE, UDIAMO LE PAROLE E DIREI QUASI GLI ACCENTI, I RESPIRI DEL DIVIN MAESTRO.
ANCHE OGGI, IN QUESTI ANNI DI PESTILENZIALE SILENZIO E DI VUOTO DI MAGISTERO E DI AUTORITà PONTIFICIA, LA PERSONA MORALE DEL PAPATO CONTINUA A PARLARE ATTRAVERSO I MILLE E MILLE DOCUMENTI DEL SUO GLORIOSO PASSATO IN ATTESA DI PARLARE CON VOCE ANCORA PIù INTENSA, VIGOROSA E TONANTE IN FUTURO.
VIVA IL PAPATO ROMANO! VIVA IL PAPA!
SAN PIETRO APOSTOLO, PRINCIPE DEGLI APOSTOLI, PRIMO PAPA (DALL'ASCENSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESù CRISTO AL 67 D.C) FESTA 29 GIUGNO.»
http://santiebeati.it/immagini/Original/20350/20350AM.JPG
https://forum.termometropolitico.it/250476-onore-e-gloria-al-pontificato-romano-16.html
«San Gregorio Vii Papa (1073-1085). FESTA IL 25 MAGGIO»
http://santiebeati.it/immagini/Original/27400/27400H.JPG
http://www.araldicavaticana.com/greorio7cartolina.jpg


http://www.araldicavaticana.com/greorio7cartolina.jpg






SANTI PAPI GREGORIO VII ED URBANO I, PREGATE PER NOI!!!
Ave Maria!
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
Luca, Sursum Corda!

Holuxar
26-05-18, 21:48
26 MAGGIO 2018: ventiseiesimo giorno di Maggio Mese Mariano, SABATO DELLE QUATTRO TEMPORA DI PENTECOSTE (astinenza e digiuno, Fine del tempo pasquale) ed ultimo giorno della NOVENA ALLA SANTISSIMA TRINITÀ (18 - 26 Maggio, Festa: Domenica 27 maggio); Sant'Eleuterio, Papa e martire, e SAN FILIPPO NERI, CONFESSORE…



“26 MAGGIO - SAN FILIPPO NERI, CONFESSORE.”
Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 26 maggio. San Filippo Neri, confessore (http://www.unavoce-ve.it/pg-26mag.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-26mag.htm
"Sant’Eleuterio, papa e martire, lo stesso giorno."



San Filippo Neri - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/san-filippo-neri/)
http://www.sodalitium.biz/san-filippo-neri/
«26 maggio, San Filippo Neri, Confessore (Firenze, 21 luglio 1515 – Roma, 26 maggio 1595).
“A Roma san Filippo Neri, Prete e Confessore, Fondatore della Congregazione dell’Oratorio, insigne per la verginità, per il dono della profezia e pei miracoli”.
O glorioso San Filippo, angelo di costumi, maestro di virtù, serafino di carità, apostolo di Roma e patrono della gioventù, io sotto la vostra protezione raccomando la vita mia. Ottenetemi la grazia di camminare per la strada retta del Vangelo e di star sempre vigilante e cauto, acciò la mia coscienza non si addormenti mai nella falsa e perniciosa pace dei peccatori. Assistetemi finalmente nell’ora della mia morte; scacciate da me, in quel passo terribile, il maledetto insidiatore, e accompagnate l’anima mia in Paradiso. Così sia.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/filippo-neri-221x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/filippo-neri-221x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/ordinazione-sacerdotale-verrua-savoia/
"Ordinazione sacerdotale a Verrua Savoia
Verrua Savoia, sabato 26 maggio 2018 alle ore 10,00:
ordinazione sacerdotale di Don Damien Dutertre, del Most Holy Trinity Seminary,
impartita da S. E. Mons. Donald Sanborn."
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/ec11e8c19c9ac2867ab0824f0ac5d7bf-300x293.jpg


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SANTE MESSE domenicali celebrate dai sacerdoti dell'Istituto Mater Boni Consilii - IMBC:


Sante Messe - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/sante-messe/)
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

Verona (provincia) - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/sante-messe/verona-provincia/)
"Messa la 4a domenica del mese alle ore 18 a San Bonifacio (VR)."
S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/)
"S. Messa in provincia di Verona
Per supplire alla mancanza di messe “non una cum” nella zona di Verona e di Vicenza, il nostro Istituto celebrerà la Santa Messa in provincia di VR, per ora in maniera occasionale. La prossima celebrazione è prevista per :
domenica 27 maggio 2018 (SS. Trinità) alle ore 18 presso:
La sala polivalente di Villanova
Piazza S. Benedetto, 1,
37047 S. Bonifacio VR
(Vicino all’abbazia di Villanova)
Il luogo si trova vicino al casello dell’Autostrada A4 (Soave san Bonifacio)."


"I.M.B.C. - Istituto Mater Boni Consilii."
https://www.youtube.com/user/sodalitium
https://www.youtube.com/channel/UCQZ3TmSl2G-HXEQsb7zruAw


"Pascendi Dominici Gregis."
https://www.youtube.com/channel/UCo944XvpNSfgXjCViAIOOqg/



SANTE MESSE domenicali celebrate da Don Floriano Abrahamowicz:


"Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre."
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/)
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
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Maggio mese di Maria: 26° giorno - L'obbedienza (http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-26-giorno/)
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"Maggio mese di Maria: 26° giorno.
L’OBBEDIENZA."




Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.it)
http://tradidiaccepi.blogspot.it
https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«SABATO DELLE QUATTRO TEMPORA DI PENTECOSTE, 26 MAGGIO 2018.
Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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«SABATO DELLE QUATTRO TEMPORA DI PENTECOSTE
Stazione a San Pietro.
Semidoppio.
Paramenti rossi.
DIGIUNO E ASTINENZA.
SANTA MESSA
Dopo aver dato alla Chiesa numerosi figli la notte di Pentecoste, lo Spirito Santo le dà oggi sacerdoti che saranno gli strumenti della sua grazia nel mondo. Così la Stazione si tiene nella basilica di San Pietro (in Vaticano), il pastore degli agnelli e delle pecore, e il Vangelo ci parla di una guarigione operata nella casa di Pietro. Il Sacerdote, ministro di Gesù Cristo, si dedica a guarire le anime divorate dalla febbre delle passioni.
È stato già notato che la Messa del Sabato delle Quattro Tempora racchiude fra l'Introito e l'Epistola, cinque Letture con le Orazioni e i Tratti. La quinta è invariabile. Contiene il racconto del miracolo che scampò i tre giovani ebrei nella fornace. È seguita da un estratto del loro Cantico di rendimento di grazie. L'Orazione della Messa si ispira a questa lettura e sollecita dalla bontà divina di non essere consumati dalla fiamma dei vizi. Il Sacerdote nel Sacramento dell'Ordine riceve una larga effusione dello Spirito di Dio (Vangelo) che gli permette di propagare il regno di Dio (Epistola). La II, III e IV lettura fanno allusione alle messi e all'offerta dei preziosi frutti della terra, perché le Quattro Tempora furono istituite per ottenere la benedizione di Dio su ogni stagione che sta per cominciare. Entrati nella Chiesa col Battesimo, offriamo, a nostra volta, a Dio le primizie di tutto ciò che facciamo sotto l'influsso soprannaturale dello Spirito Santo.
Domandiamogli che aumenti la nostra fede in Gesù (Epistola e Vangelo) e che riempia i nostri cuori del santo amore (Epistola).
- Alla prima lettura.
Conclusa la lettura avviene l'ordinazione degli Ostiarii.
- Alla seconda lettura.
Col Battesimo noi siamo entrati nella vera terra promessa, dove crescono tutte le virtù. Offriamo dunque a Dio le primizie di ogni nostro atto.
- Alla terza lettura.
La terra di Canaan, ove scorrono latte e miele, è figura della Chiesa dove Dio nutrisce le anime nostre con l'Eucarestia.
- Alla quarta lettura.
Lo Spirito Santo risiede nella Chiesa. Dimora in mezzo a noi con la grazia che è una partecipazione della vita intima di Dio e ci permetterà, in Cielo, di conoscere e amare Dio come Dio conosce ed ama se stesso.
- Alla quinta lettura.
Alla lettura del Profeta Daniele non segue l'Inno e non si risponde Deo gratias, ma si continua immediatamente col versetto Alleluiatico. Finito quest'ultimo si dice il Gloria in excelsis.
- All'Epistola.
Il Battesimo ci rende figli di Dio perché ci fa aderire per mezzo della fede a Gesù e perché spande nelle nostre anime lo Spirito di adozione. Uniti con i legami dello Spirito Santo, al Figlio di Dio, siamo amati con Lui dal Padre, e possiamo gloriarci di prender parte un giorno alla sua gloria. Questa speranza ci sostiene in mezzo a tutte le prove.
- Al Vangelo.
Omelia di sant'Ambrogio Vescovo.
Libro 4 al capo 4 di Luca, verso la fine.
Guarda la clemenza del Signore Salvatore: né mosso a sdegno, né offeso dalla grave ingratitudine, né ferito dalla loro ingiustizia, abbandona la Giudea: anzi dimentico dell'ingiuria, memore solo della clemenza, cerca di guadagnare dolcemente i cuori di questo popolo infedele, ora istruendo, ora liberandone gl'indemoniati, ora guarendone i malati. E con ragione san Luca parla prima d'un uomo liberato dallo spirito malvagio, e poi racconta la guarigione d'una donna. Perché il Signore era venuto per guarire l'uno e l'altro sesso: ma prima doveva guarire quello che fu creato prima; e non bisognava omettere di guarire quella che aveva peccato più per leggerezza d'animo che per malvagità.
L'aver il Signore cominciato a operare le due guarigioni di sabato significa ch'egli voleva cominciare la creazione del nuovo uomo lo stesso giorno che terminò l'antica creazione: e mostra fin da principio che il Figlio di Dio non è soggetto alla legge, ma è al disopra della legge: e ch'egli non aboliva la legge, ma la compiva. Infatti il mondo non è stato fatto per mezzo della legge, ma del verbo, siccome leggiamo: «Dal Verbo del Signore sono stati fatti i cieli» (Ps. 32, 6). La legge dunque non viene abolita, ma si completa: così che si rinnovi l'umanità decaduta. Onde anche l'Apostolo dice: «Spogliandovi dell'uomo vecchio, rivestitevi del nuovo che è stato creato secondo Dio» (Coloss. 3, 9).
E bene a proposito cominciò le sue guarigioni di sabato, per mostrare ch'egli è il Creatore che ordina e concatena le opere sue, e continua qui l'opera ch'egli stesso aveva già incominciata: come un architetto, che, disponendosi a rinnovare una casa, comincia a demolire il vecchio non dalle fondamenta, ma dall'alto. Così egli mette mano prima là - cioè il giorno - dove aveva lasciato: quindi comincia dalle cose minori per giungere alle maggiori. Liberare dal demonio lo possono anche gli uomini, ma in nome di Dio: comandare ai morti di risorgere appartiene solo alla potenza divina. Forse anche questa donna, suocera di Simone e di Andrea, era la figura della nostra carne, che languisce per le varie febbri delle sue colpe, consumata dai desideri smodati delle sue diverse passioni. Direi anzi che un affetto disordinato non è minore febbre di quella che fa sentire il calore nel corpo. L'una brucia l'anima, l'altra il corpo. Infatti nostra febbre è l'avarizia: nostra febbre è la cupidigia: nostra febbre è la lussuria: nostra febbre è l'ambizione: nostra febbre è l'iracondia.»
Sardinia Tridentina: Sabato delle Quattro Tempora di Pentecoste - Stazione a san Pietro (http://sardiniatridentina.blogspot.it/2018/05/sabato-delle-quattro-tempora-di.html?m=1)
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“NOVENA ALLA SANTISSIMA TRINITÀ (18 - 26 Maggio). Si ricorda di viverla in grazia di Dio.”
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Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Méditation pour le Samedi après la Pentecôte : Jour de ferveur.”
Méditation pour le Samedi après la Pentecôte : Jour de ferveur (http://le-petit-sacristain.blogspot.it/2017/06/meditation-pour-le-samedi-apres-la-pentecote.html)

26 mai : Saint Philippe de Néri, Confesseur (1515-1595) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/26-mai-saint-philippe-de-neri)
“26 mai : Saint Philippe de Néri, Confesseur (1515-1595).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/9515/2665/9305/05_26_Saint_Philippe_Neri.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/9515/2665/9305/05_26_Saint_Philippe_Neri.jpg


Motets au Saint Sacrement :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/prieres-chants/chants/motets-au-saint-sacrement)





www.sursumcorda.cloud
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https://www.sursumcorda.cloud/settimanale/indici-sursum-corda.html
«Numero 114 di SVRSVM CORDA® del 27 maggio 2018. Saranno pubblicati i seguenti contenuti:
- Comunicato numero 114. Giovanni declinante e Gesù ascendente;
- Adeguamento al Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali (GDPR 2016/679);
- Preghiera a San Filippo Neri, Confessore;
- Preghiera a San Gregorio VII, Papa;
- Gli anatemi del Concilio di Costantinopoli II, numeri 5 e 6;
- Preghiera a Maria Ausiliatrice;
- Vita e detti dei Padri del deserto: Isidoro di Scete;
- San Tommaso: il re deve necessariamente avere difese fortissime;
- Preghiera a Santa Rita per le famiglie;
- San Tommaso: il principato dispotico, quando si identifica col regale;
- Dizionario di teologia dommatica. I Valdesi;
- Dizionario di teologia dommatica. Il Tomismo.
Già leggibili sul sito:
- Teologia Politica 103. Coesistenza internazionale nel timore e nell’errore;
- Racconti miracolosi n° 62. Il giovane catecumeno resuscitato da San Martino.»
www.sursumcorda.cloud
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“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Lo stesso padre Isidoro disse: «Questa è la scienza dei santi, la conoscenza della volontà di Dio: quando obbedisce alla verità (Cf. I Pt., 1, .22), l’uomo è al di sopra di tutto, perché egli è immagine e somiglianza di Dio (Cf. Gn., 1, 26). Di tutti gli spiriti, il più terribile è seguire il proprio cuore, cioè il proprio pensiero e non la legge di Dio. Questo alla fine diventa afflizione per l’uomo, perché non ha conosciuto il mistero di Dio, né ha trovato la via dei santi, per operare in essa. Ma ora è tempo di agire per il Signore (Sal.,118, 126), perché la salvezza è nel tempo della tribolazione (Cf. Sap., 2, 11). È scritto infatti: Con la vostra sopportazione acquisterete le anime vostre (Lc., 21, 19» (221c).
Dal prossimo numero di SVRSVM CORDA®, n° 114 del 27 maggio 2018 - www.sursumcorda.cloud
Ritratto: Morte di Sant'Antonio eremita.”
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https://www.facebook.com/pietroferrari1973/
“Pietro Ferrari
Pro gay and pro choise.
Finisce il mito irlandese della patria cattolica che più di tutte aveva resistito all'idea libertaria. Dublin little London.
Quale futuro per la battaglia bioetica?”

« Lo Spirito Santo Si è manifestato sotto forma del fuoco e di una colomba poiché quelli che godono della sua assistenza, diventano dolci della semplicità di una colomba ed ardenti del fuoco dello zelo. » San Gregorio.






Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale (http://www.radiospada.org)
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Edizioni Radio Spada - Home (http://www.edizioniradiospada.com)
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«26 maggio 2018: Sabato delle quattro tempora di Pentecoste (Fine del tempo pasquale).»
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“26 maggio 2018: San Filippo Neri, confessore.”
https://www.radiospada.org/2018/05/vanita-di-vanita-un-componimento-poetico-di-san-filippo-neri/
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“26 maggio 2018: Sant'Eleuterio, Papa e martire.
Eleuterio, papa, santo, martire, di Nicopoli nell’Epiro, 175-189. Fu sepolto vicino alla tomba di S. Pietro Apostolo.
M.R.: 26 maggio - A Roma sant'Eleuterio, Papa e Martire, il quale convertì alla fede di Cristo molti nobili Romani, e mandò nella Gran Bretagna Damiano e Fugazio, i quali battezzarono il Re Lucio, insieme a sua moglie e a quasi tutto il popolo.
[ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ].”
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«[VITA EST MILITIA] Capo brigante Carmine Crocco
https://www.radiospada.org/2018/05/vita-est-militia-capo-brigante-carmine-crocco/
Nota di Radio Spada; si conclude oggi, Sabato delle quattro tempora di Pentecoste (festa di San Filippo Neri), questa rubrica radiospadista dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici. »
https://i1.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2018/05/POL13F4_801380F1_223-kbz-U43190143325037nCF-768x576@Corriere-Tablet.jpg?resize=1024%2C819&ssl=1


“Rosa mystica, ora pro nobis.”
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Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 26 maggio. San Filippo Neri, confessore (http://www.unavoce-ve.it/pg-26mag.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-26mag.htm
«26 MAGGIO SAN FILIPPO NERI, CONFESSORE.
La gioia.
La gioia è il carattere principale del Tempo pasquale: gioia soprannaturale, motivata dal trionfo dell'Emmanuele e dal sentimento della nostra liberazione dei vincoli della morte. Ora, questo sentimento di allegrezza interiore ha regnato in modo caratteristico nel servo di Dio che oggi onoriamo. Ed è proprio di un tale uomo, il cuore fu sempre nel giubilo e nell'entusiasmo delle cose divine, che si può dire con la Sacra Scrittura "che il cuore del giusto è come un festino continuo" (Prov. 15, 15). Uno dei suoi ultimi discepoli, il Padre Faber, fedele alla dottrina del maestro, c'insegna nell'opera Il progresso spirituale che il buon umore è uno dei mezzi principali di avanzamento nella perfezione cristiana. Noi accogliamo, dunque, con altrettanta allegrezza che rispetto, la figura radiosa e bonaria di Filippo Neri, l'Apostolo di Roma nel XVI secolo.
La carità.
L'amore di Dio, un amore ardente che si comunicava invincibilmente a tutti quelli che lo avvicinavano, fu la caratteristica principale della sua vita. Tutti i santi hanno amato Iddio, poiché l'amore suo è il primo e il più grande dei comandamenti; ma la vita di san Filippo realizza questo precetto con una pienezza, si direbbe quasi, incomparabile. La sua esistenza non fu che un trasporto d'amore verso il supremo Signore di tutte le cose; e, senza un miracolo della potenza e della bontà di Dio, questo amore così ardente nel cuore di Filippo avrebbe consumato la sua vita prima del tempo. Era arrivato al ventinovesimo anno d'età, quando un giorno, durante l'Ottava di Pentecoste, il fuoco della carità divina infiammò il suo cuore, con un tale impeto, che si spezzarono due costole nel petto, lasciando così al cuore lo spazio necessario per cedere, ormai senza pericolo, ai trasporti che lo invadevano tutto. Questa frattura non si rinsaldò mai più. Ognuno lo avrebbe potuto constatare, essendogli rimasto esteriormente una visibile prominenza. Grazie a tale miracoloso sollievo, Filippo poté vivere ancora cinquant'anni in preda a tutti gli ardori di un amore che apparteneva più al cielo che alla terra.
La santità e la dedizione alla Chiesa.
Questo serafino in corpo umano fu come una risposta vivente agli insulti contro i quali la pretesa Riforma perseguitava la Chiesa cattolica.
Lutero e Calvino l'avevano chiamata l'infedele e la prostituta di Babilonia; ed ecco che questa medesima Chiesa poteva mostrare, agli amici ed ai nemici, figli come una Teresa nella Spagna, un Filippo Neri, a Roma. ma il protestantesimo si preoccupava molto di scuotere il giogo, e ben poco dell'amore. In nome della libertà della fede, oppresse i deboli ovunque dominò, e s'impiantò con la forza anche là dove veniva respinto, senza però rivendicare il diritto di Dio che deve essere amato. Fu così che si vide scomparire, dai paesi che invase, quel sentimento di dedizione, fonte del sacrificio verso Dio e verso il prossimo.
Passò un lungo periodo di tempo prima che la pretesa Riforma si accorgesse che esistono ancora degli infedeli sulla superficie del globo. E se, più tardi, essa si è fastosamente imposta l'opera delle missioni, sappiamo abbastanza quali apostoli sceglie, come organi delle sue strane società bibliche. É dunque dopo tre secoli che si accorge che la Chiesa cattolica non ha cessato di produrre delle corporazioni votate alle opere di carità. Preoccupata da una tale scoperta, essa esperimenta, in alcuni luoghi, le sue diaconesse e le sue infermiere. Qualunque cosa avvenga da uno sforzo così tardivo, si può ragionevolmente credere che non assumerà mai vaste proporzioni; e ci è permesso di pensare che quello spirito di dedizione che sonnecchiò durante tre secoli nel cuore del protestantesimo, non sia precisamente l'essenza del suo carattere, quando lo si è visto, nelle contrade che ha invaso, disseccare persino la sorgente dello spirito di sacrificio, arrestando violentemente la pratica dei consigli evangelici, i quali non trovano la loro ragione di essere che nell'amor di Dio.
Gloria dunque a Filippo Neri, uno dei più degni rappresentanti della divina carità nel xvi secolo! Sotto il suo impulso, prima Roma, e ben presto poi tutta la cristianità, ripresero nuova vita con la frequenza dei Sacramenti, e nell'aspirazione ad una pietà più fervorosa. La sua parola, la sua stessa presenza, elettrizzavano il popolo cristiano nella città santa. E fino ad oggi l'orma dei suoi passi non si è cancellata. Ogni anno il ventisei maggio, Roma celebra la memoria del suo pacifico riformatore. Filippo divide con i santi apostoli l'onore di essere Patrono della città di san Pietro.
Il taumaturgo.
Filippo ebbe il dono dei miracoli, e mentre non chiedeva per se stesso che l'oblio ed il disprezzo, vide invece stringersi intorno a sé tutto un popolo che domandava ed otteneva, con l'intercessione della sua preghiera, la guarigione dei mali della vita presente, e nello stesso tempo, la riconciliazione delle anime con Dio. Anche la morte stessa obbedì al suo comando, come ne dette testimonianza quel giovane principe Paolo Massimo, che Filippo richiamò alla vita, quando già si preparavano i suoi funerali. Mentre questo adolescente rendeva l'ultimo respiro, il servo di Dio, al quale si era rivolto perché lo assistesse nel transito, celebrava il santo Sacrificio. Poi, al suo ingresso nel palazzo, Filippo vede ovunque i segni del lutto: il padre desolato, le sorelle in lacrime, la famiglia costernata; tristi costatazioni che colpiscono il suo sguardo. Il giovinetto era deceduto dopo una malattia di sessantacinque giorni, che aveva sopportato con rara pazienza. Filippo si getta in ginocchio e, dopo un'ardente preghiera, impone la mano sulla testa del defunto, chiamandolo a nome e a voce alta. Paolo, risvegliato dal sonno della morte per mezzo di quella potente parola, apre gli occhi, rispondendo teneramente: "Padre mio". E poi aggiunge: "Vorrei solamente confessarmi". I presenti si allontanano un momento e Filippo resta solo, con colui che ha riconquistato dalla morte. Ben presto i parenti vengono chiamati, e Paolo, in loro presenza, parla con Filippo della madre e di una sorella che egli amava teneramente e che la morte gli rapì. Durante questo conversazione il volto del giovane, fino a poco fa sfigurato dalla febbre, riprende i suoi colori e la sua grazia di un tempo. Mai Paolo era sembrato così pieno di vita! Il santo gli domanda allora se sarebbe morto volentieri di nuovo. "Oh! sì, molto volentieri, risponde il ragazzo; perché così potrò vedere in Paradiso mia madre e mia sorella" "Vai allora, risponde Filippo, parti verso la felicità, e prega il Signore per me". A queste parole, il giovanetto torna a spirare ed entra nelle gioie dell'eternità, lasciando i presenti commossi di dolore e di ammirazione. Tale era quest'uomo favorito quasi continuamente dalle visite del Signore, nei rapimenti e nelle estasi; dotato di spirito profetico; che penetrava le coscienze con uno sguardo, che spandeva il profumo delle sue virtù, attirando così le anime con irresistibile incanto. La gioventù romana di ogni condizione si stringeva intorno a lui. Ad alcuni abbatteva gli scogli, ad altri, tendeva la mano per salvarli nel naufragio. I poveri, i malati erano costantemente oggetto della sua sollecitudine. A Roma, egli si moltiplicava, esplicando ogni forma di zelo, lasciando così anche dopo di lui un impulso per le buone opere che non si è mai affievolito.
Il fondatore.
Filippo aveva compreso che la conservazione del costume cristiano dipendeva specialmente dalla efficace diffusione della parola di Dio, e nessuno si mostrò più sollecito di lui nel procurare ai fedeli apostoli capaci di invitarveli con una predicazione solida ed attraente. Egli fondò, sotto il nome di Oratorio, una istituzione che ancora dura, ed il cui scopo era di rianimare e di mantenere la pietà nelle popolazioni. Questa istituzione, che non bisogna confondere con l'Oratorio della Francia, si propone di utilizzare lo zelo ed il talento di quei sacerdoti che la divina vocazione non chiama alla vita del chiostro, ma che, associandosi nei loro sforzi, giungono ugualmente a produrre abbondanti frutti di santificazione.
Fondando l'Oratorio, senza legare i membri di questa associazione coi voti religiosi, Filippo si adattava al genere di vocazione che essi avevano ricevuto dal cielo, e assicurava loro, per lo meno, i vantaggi di una regola comune, con l'aiuto dell'esempio: aiuto così efficace per sostenere l'anima nel servizio di Dio e nella pratica delle opere di zelo. Ma il santo apostolo era troppo attaccato alla fede della Chiesa, per non stimare la vita religiosa come lo stato di perfezione. Durante tutta la sua lunga carriera, non cessò d'indirizzare verso il chiostro quelle anime che a lui sembravano chiamate alla professione dei voti. Per mezzo suo i diversi ordini religiosi si accrebbero di un numero immenso di persone, da lui messe alla prova con discernimento: in modo tale che sant'Ignazio di Loyola, amico intimo di Filippo e suo ammiratore, lo paragonava scherzosamente alla campana che convoca i fedeli in Chiesa, anche se essa non vi entra!
La lotta contro il protestantesimo.
La terribile crisi che agitò il cristianesimo nel xvi secolo e tolse alla Chiesa cattolica un numero così grande delle sue province, colpì dolorosamente Filippo. Soffriva crudelmente nel vedere tanti lasciarsi inghiottire, gli uni dopo gli altri, nel baratro dell'eresia. Gli sforzi che lo zelo tentava di fare per riconquistare quelle anime sedotte dalla pretesa Riforma, facevano battere il suo cuore, mentre con occhio vigile, osservava le manovre con le quali il protestantesimo lavorava per mantenere la sua influenza. Le Centurie di Magdeburgo, vasta compilazione storica, era destinata a sovvertire i lettori, persuadendoli, con l'aiuto di brani falsificati, di fatti denaturati e spesso anche inventati, che la Chiesa Romana aveva abbandonato l'antica fede e sostituito la superstizione alle pratiche primitive. Questo lavoro sembrò a Filippo di una portata così pericolosa, che solo un'opera superiore per erudizione, attinta dalle reali fonti della verità, avrebbe potuto assicurare il trionfo della Chiesa cattolica.
Egli aveva intuito il genio di Cesare Baronio, uno dei suoi compagni all'Oratorio. Prendendo in mano la causa della fede, ordinò a quest'uomo sapiente di entrare subito nella lizza, e di opporsi al nemico della vera fede, basandosi sul terreno della storia. Gli Annali ecclesiastici furono il frutto di questa grande idea di Filippo; ed il Baronio stesso ne rende testimonianza al principio del suo ottavo libro. Quattro secoli sono passati su quest'opera insigne. Con i mezzi scientifici di cui disponiamo adesso, è facile segnalarne le imperfezioni; ma la storia della Chiesa, mai è stata raccontata con una dignità, una eloquenza ed una imparzialità superiore a quelle che regnano in questa sapiente esposizione di fatti, che abbraccia il corso di dodici secoli.
L'eresia accusò il colpo; l'erudizione malsana e infedele dei Centuriatori si eclissò in presenza di questa leale narrazione, e si può affermare che il flusso che saliva dal protestantesimo si arrestò di fronte agli Annali del Baronie, nei quali la Chiesa appariva finalmente quale è sempre stata "colonna e fondamento della verità" (I Tim. 3, 15). La santità di Filippo ed il genio del Baronio avevano deciso della vittoria. Numerosi ritorni alla fede romana vennero a consolare i cattolici così dolorosamente decimati; e se ai nostri giorni innumerevoli abiure annunciano la prossima rovina del protestantesimo, è giusto attribuirlo in gran parte al successo del metodo storico inaugurato negli Annali.
VITA. - Filippo nacque a Firenze nel 1515. Dopo un'infanzia molto pia, si recò a Roma per studiare filosofia e teologia. Divenuto sacerdote nel 1551, si consacrò interamente al servizio delle anime e, per essere di maggior aiuto, fondò la Congregazione dell'Oratorio, che fu approvata da Gregorio XIII nel 1575. La sua orazione era cosi elevata che spesso egli era rapito in estasi; era dotato del dono della profezia e da quello di leggere nelle anime. Nel 1593 dette le dimissioni da Superiore dell'Oratorio e mori il 24 maggio 1602. Venti anni dopo, veniva canonizzato insieme a Ignazio di Loyola, a Teresa d'Avila e a Francesco Saverio.
Amor di Dio.
Tu hai amato il Signore Gesù, o Filippo, e tutta la tua non è stata che un continuo atto d'amore; ma non hai voluto godere da solo del sommo bene. I tuoi sforzi erano tesi a farlo conoscere da tutti gli uomini, affinché tutti lo amassero insieme a te e pervenissero al loro ultimo fine. Durante quarant'anni fosti l'Apostolo infaticabile della città santa, e nessuno poté sottrarsi all'azione del fuoco divino che ardeva in te. Noi osiamo pregarti di volgere gli sguardi anche sopra di noi. Insegnaci ad amare Gesù risorto. Non ci basta di adorarlo e di rallegrarci del suo trionfo; ci è necessario di amarlo: poiché il susseguirsi dei suoi misteri, dall'Incarnazione fino alla Risurrezione, non ha altro fine che quello di rivelarci, in una luce sempre più intensa, la sua divina amabilità. È amandolo sempre di più, che arriveremo ad innalzarci sino al mistero della sua risurrezione, che finisce di svelarci tutte le ricchezze del suo cuore. Più egli si eleva nella nuova vita che ha abbracciata uscendo dalla tomba, e più ci sembra pieno di amore per noi, sollecitando il nostro cuore a stringersi a lui. Prega, Filippo, e domanda che "il nostro cuore e la nostra carne trasaliscano nel Dio vivente" (Sal. 83, 2). Degnati di introdurci, dopo il mistero della Pasqua, in quello dell'Ascensione; disponi le nostre anime a ricevere il divino Spirito nella Pentecoste; e, quando il mistero dell'Eucarestia brillerà ai nostri sguardi nella solennità che si avvicina, tu che, avendola festeggiata un'ultima volta quaggiù alla fine della giornata sei salito verso l'eterno soggiorno ove Gesù si mostra senza velo, prepara le anime nostre a ricevere ed a gustare "questo pane vivente che dà la vita al mondo" (Gv. 6, 33).
La tua santità fu caratterizzata dallo slancio dell'anima verso Dio, e tutti quelli che ti avvicinavano, partecipavano ben presto a questa disposizione che, sola, può rispondere all'appello del Redentore. Tu sapevi impossessarti delle anime e condurle a perfezione, seguendo la via della fiducia e della generosità di cuore. In questa grande opera il tuo metodo fu di non averne uno, imitando gli Apostoli e gli antichi Padri, ed affidandoti a quella virtù propria della parola di Dio. Per mezzo tuo la fervente assiduità ai sacramenti riapparve quale indice più sicuro della vita cristiana. Prega per il popolo fedele e vieni in aiuto a tante anime che si agitano e si esauriscono nelle vie tracciate dalla mano dell'uomo, e che, troppo spesso, ritardano od impediscono l'intima unione del Creatore con la creatura.
Amore alla Chiesa.
O Filippo! tu hai amato ardentemente la Chiesa di quell'amore che è il segno indispensabile della santità. La tua elevata contemplazione, non ti distraeva dalla sorte dolorosa di questa santa Sposa di Cristo, così provata nel secolo che ti vide nascere e morire. Gli sforzi dell'eresia trionfante in tanti paesi, stimolavano lo zelo nel tuo cuore: ottieni anche a noi dallo Spirito Santo quella viva attrazione per la verità cattolica, che ci renderà sensibili alle sue disfatte e alle sue vittorie. Non ci basta di salvare le anime nostre; dobbiamo desiderare ardentemente il progresso del regno di Dio sulla terra, l'estirpazione delle eresie e l'esaltazione della santa Chiesa nostra madre, offrendo, per tutto ciò, il nostro aiuto con ogni mezzo a noi possibile. É a questa condizione che saremo figli di Dio. Ispiraci col tuo esempio, o Filippo, quest'ardore con il quale noi dobbiamo associarci in tutto ai sacri interessi della madre comune. Prega pure per la Chiesa militante che ti ha contato tra le sue file, come uno dei suoi migliori soldati. Servi valorosamente la causa di questa Roma che si fa un onore di esserti riconoscente di tanti favori a lei prestati. Tu l'hai santificata, durante la tua vita mortale; santificala ancora e difendila dall'alto del cielo.
da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 683-690.»





SAN FILIPPO NERI PREGA PER NOI!
Ave Maria!
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
Luca, Sursum Corda!

Holuxar
10-06-19, 00:11
9 GIUGNO 2019: nono giorno del Mese dedicato al SACRO CUORE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO, DOMENICA DI PENTECOSTE…



«IL SANTO GIORNO DELLA PENTECOSTE.
LA VENUTA DELLO SPIRITO SANTO.»
Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm





“Veni Sancte Spiritus. Canto gregoriano della Sequenza liturgica della Messa di Pentecoste.
https://www.youtube.com/watch?v=Kphky63gK5I
Gregorian chant notation from the Liber Usualis (1961), p. 885.”





“Solennità di Pentecoste.”
https://forum.termometropolitico.it/433274-solennita-di-pentecoste.html
“Pentecoste.”
https://forum.termometropolitico.it/289411-pentecoste.html
https://forum.termometropolitico.it/289411-pentecoste-6.html


"Sacro Cuore di Gesù."
https://forum.termometropolitico.it/730912-sacro-cuore-di-gesu.html
https://forum.termometropolitico.it/730912-sacro-cuore-di-gesu-6.html
“Sacro Cuore di Gesù.”
https://forum.termometropolitico.it/270131-sacro-cuore-di-gesu.html
https://forum.termometropolitico.it/270131-sacro-cuore-di-gesu-11.html
“Il sacro Cuore di Gesù.”
https://forum.termometropolitico.it/221001-il-sacro-cuore-di-gesu-4.html
https://forum.termometropolitico.it/221001-il-sacro-cuore-di-gesu-7.html







SANTA MESSA DOMENICALE celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (Treviso) alle ore 10.30 stamattina 9 GIUGNO 2019, DOMENICA DI PENTECOSTE:


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
Domenica di Pentecoste (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=QQlB5gTdzPI
Domenica di Pentecoste 2019 - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=UEvB9s3xZN0
Domenica dell'ott. dell'Ascensione (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=gfVR56Rm-9A
Domenica dell'ottava dell'Ascensione - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=AIlnBCH2M-A
V domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=Xo3vvej3nT8
V domenica dopo Pasqua - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=gMHZKktvVXE
IV domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=BnTn5tCbAgw
IV domenica dopo Pasqua (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=UnnMVHLXOr4
III Domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=FrXb3TtbouM
II Domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=71aZwW6lBYU
II Domenica dopo Pasqua - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=BuGlDuSs0LQ
Domenica in Albis (Santa Messa e Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=UG870mk5GHo
Lunedì Pasqua - dell' Angelo (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=wPkpeDbQdo8
Santa Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=G-lviMz3pWY
Santa Pasqua 2019 - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=lwCe33a3TUo
Sabato Santo (Veglia Pasquale)
https://www.youtube.com/watch?v=jphVO0FHUMw
Venerdì Santo
https://www.youtube.com/watch?v=6v8gLX5hNW0
Giovedi Santo
https://www.youtube.com/watch?v=80W3peGsC9I
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».




SANTE MESSE "NON UNA CUM" CELEBRATE DAI SACERDOTI DELL' I.M.B.C. ("ISTITUTO MATER BONI CONSILII") IN TUTTA ITALIA:


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"Torino - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/torino/

"Modena - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/modena/

"Rimini - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/rimini/

"Pescara - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/pescara/

"Potenza - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/potenza/

"Roma - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/roma/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”



Pentecoste - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/pentecoste/)
http://www.sodalitium.biz/pentecoste/
«9 giugno 2019, festa della Pentecoste.
Veni, Sancte Spíritus,
et emítte caelitus
lucis tuæ rádium.
Veni, pater páuperum,
veni, dator múnerum,
veni, lumen córdium.
Consolátor óptime,
dulcis hospes ánimæ,
dulce refrigérium.
In labóre réquies,
in æstu tempéries,
in fletu solácium.
O lux beatíssima,
reple cordis íntima
tuórum fidélium.
Sine tuo númine,
nihil est in hómine
nihil est innóxium.
Lava quod est sórdidum,
riga quod est áridum,
sana quod est sáucium.
Flecte quod est rígidum,
fove quod est frígidum,
rege quod est dévium.
Da tuis fidélibus,
in te confidéntibus,
sacrum septenárium.
Da virtútis méritum,
da salútis éxitum,
da perénne gáudium. Amen.

Vieni, Santo Spirito,
mandaci dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
soave refrigerio.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nel profondo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza il tuo soccorso,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
raddrizza ciò ch’è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna. Amen.»
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Pentecoste - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/pentecoste/)
http://www.sodalitium.biz/pentecoste/
«Domenica 9 giugno 2019, festa della Pentecoste.
O Dio, che hai illuminato la mente dei tuoi fedeli con la grazia dello Spirito Santo, concedi a noi di godere sempre la luce della sua verità e di essere consolati dai frutti della sua gioiosa presenza. Per Cristo nostro Signore.»
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Della festa della Pentecoste - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/catechismo-pentecoste/)
http://www.sodalitium.biz/catechismo-pentecoste/
“Catechismo Maggiore di San Pio X – Della festa della Pentecoste.”
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/pentecoste-g2-sito-620x350-1.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/pentecoste-g2-sito-620x350-1.jpg



“Omelia di Don Francesco Ricossa per la festa di Pentecoste: "L'azione dello Spirito Santo sulle anime".”
http://www.crisinellachiesa.it/omelie/omelie_2015/24_05_15.MP3


Omelia sul Novus ordo Missae - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/omelia-sul-novus-ordo-missae/)
http://www.centrostudifederici.org/omelia-sul-novus-ordo-missae/
“Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza.
Si può accettare la nuova messa? Si può assistere alla nuova messa?”



«Mese del Sacro Cuore - Sodalitium
Atto di riparazione al Sacro Cuore di Gesù - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/sacro-cuore/)
http://www.sodalitium.biz/sacro-cuore/
Mese del Sacro Cuore. Il mese di giugno è consacrato alla devozione del Sacratissimo Cuore di Gesù.
ATTO DI RIPARAZIONE AL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/sacro-cuore-02-300x181.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/sacro-cuore-02-300x181.jpg



Santo del giorno Archivi - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/category/santo-del-giorno/)
http://www.sodalitium.biz/category/santo-del-giorno/







https://www.agerecontra.it/2019/06/disponibile-il-numero-164-di-sursum-corda/
«Sul sito è disponibile il numero 164 (del giorno 9 giugno 2019) di Sursum Corda®. Il settimanale si può scaricare gratuitamente nella sezione download dedicata ai soli Associati e Sostenitori. Clicca qui per gli ultimi articoli leggibili gratuitamente sul sito:
– Comunicato numero 164. Il giudice iniquo e la povera vedova;
– Il fariseo e il pubblicano;
– Orazione a Santa Calliope, Martire (8.6);
– Benedetto XIV sulla citazione del nome di un eretico durante la Messa;
– Preghiera ai Santi Martiri Primo e Feliciano (9.6);
– San Spiridione. Le meretrici pudiche e i ladri onesti!;
– Orazione a San Bonifacio, Vescovo e Martire (5.6);
– Preghiera a San Francesco Caracciolo, Confessore (4.6);
– Video dell’Abate Ricciotti: L’eutanasia è un suicidio commissionato;
– Preghiera a Sant’Antonio Maria Gianelli, Vescovo (7.6);
– Preghiera a Santa Clotilde, Regina (3.6);
– Vieni, Santo Spirito, mandaci dal cielo un raggio della tua luce.»
https://www.sursumcorda.cloud/media/com_acymailing/upload/immagini_2019/164grandesursumcorda.jpg


https://www.agerecontra.it/2019/06/9-giugno-2019-festa-della-pentecoste/
https://www.agerecontra.it/wp-content/uploads/2019/06/62195852_10216749640311239_8175141738772430848_n.j pg


https://www.agerecontra.it/2019/06/catechismo-maggiore-di-san-pio-x-della-festa-della-pentecoste/
https://www.agerecontra.it/tag/catechismo-di-s-pio-x/
https://www.agerecontra.it/2019/06/benedetto-xiv-la-citazione-del-romano-pontefice-durante-la-messa/
“• Qualunque sia lo svolgimento di questo controverso capitolo di erudizione ecclesiastica , a Noi basta poter affermare che la citazione del Romano Pontefice durante la Messa e le preghiere recitate per lui nel corso del Sacrificio vanno ritenute, e sono, un esplicito segno col quale il Pontefice (regnante) viene riconosciuto Capo della Chiesa, Vicario di Cristo, Successore di San Pietro, e si fa professione di cuore e di volontà saldamente ancorata all’unità Cattolica. (…)
Cosa impariamo? Che è totalmente fallace la dottrina dei cosiddetti Lefebvriani, i quali sostengono che la citazione del nome del Romano Pontefice durante la Messa sarebbe una mera preghiera per la sua fede, affinché questi si converta al cattolicesimo. Qualcosa di assurdo! Al contrario, questa citazione significa unità nella fede e sommissione alla di lui autorità in quanto legittimo e regnante Pontefice.”
Fonte https://www.sursumcorda.cloud/articoli/centro-studi-vincenzo-ludovico-gotti/2096-benedetto-xiv-la-citazione-del-romano-pontefice-durante-la-messa.html







https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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Sardinia Tridentina: Domenica di Pentecoste (http://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/05/domenica-di-pentecoste.html?m=1)
“DOMENICA DI PENTECOSTE
Stazione a San Pietro.
Doppio di I classe con ottava privilegiata di I ordine.
Paramenti rossi.
Gesù aveva posto le fondamenta della Chiesa durante la sua vita apostolica e le aveva comunicato i suoi poteri dopo la sua Risurrezione. Lo Spirito Santo doveva compiere la formazione degli Apostoli e rivestirli della forza che viene dall'Alto (Vangelo). Al regno visibile di Cristo succede il regno visibile dello Spirito Santo, che si manifesta scendendo sui discepoli di Gesù. La festa della Pentecoste è la festa della promulgazione della Chiesa; perciò si sceglie la Basilica dedicata a San Pietro, capo della Chiesa, per la Stazione di questo giorno. Gesù, ci dice il Vangelo, aveva annunziato ai suoi la venuta del divin Paracleto e l'Epistola ci fa vedere la realizzazione di questa promessa. All'ora Terza il Cenacolo è investito dallo Spirito di Dio: un vento impetuoso che soffia improvvisamente intorno alla casa e l'apparizione di lingue di fuoco all'interno, ne sono i segni meravigliosi.
Illuminati dai lumi dello Spirito Santo (Orazione) e riempiti dall'effusione dei sette doni (Sequenza), gli Apostoli sono rinnovellati e a loro volta rinnovelleranno l'universo intero (Introito, Antifona). E la Messa cantata, all'ora Terza, è il momento in cui noi pure «riceviamo lo Spirito Santo, che Gesù, salito al cielo, effonde in questo giorno sui figli di adozione» (Prefazio), poiché ognuno dei misteri liturgici opera dei frutti di grazia nelle anime nostre nel giorno anniversario in cui la Chiesa lo celebra. Durante l'Avvento, dicevamo: «Vieni, Signore, ad espiare i delitti del tuo popolo»; ora diciamo con la Chiesa allo Spirito Santo: «Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco dell'amor tuo» (Alleluia). È la più bella e più necessaria delle orazioni giaculatorie, poiché lo Spirito Santo, il «dolce ospite dell'anima», è il principio di tutta la nostra vita soprannaturale.”

“Domenica di Pentecoste
Dieci giorni dopo la sua ammirabile Ascensione, Gesù Cristo, manda agli Apostoli lo Spirito Santo "che procede dal Padre e dal Figlio", illuminandoli su tutte le verità della fede, santificandoli in grazia e rivestendoli di una forza sovrannaturale. Lo Spirito Santo è sempre presente nella Santa Chiesa, ne è l'anima, la ispira e la dirige nella sua missione evangelizzatrice verso tutte le gente, verso i Giudei come verso i Pagani. Anche i battezzati sono fatti tempio dello Spirito Santo: guardiamoci dall'estingure in noi il fuoco del Paraclito coi peccati e lasciamoci guidare dalle sue ispirazioni.
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PROPRIUM MISSAE
Statio ad sanctum Petrum.
INTROITUS
Sap 1:7.- Spíritus Dómini replévit orbem terrárum, allelúia: et hoc quod cóntinet ómnia, sciéntiam habet vocis, allelúia, allelúia, allelúia ~~ Ps 67:2.- Exsúrgat Deus, et dissipéntur inimíci eius: et fúgiant, qui odérunt eum, a fácie eius. ~~ Glória ~~ Spíritus Dómini replévit orbem terrárum, allelúia: et hoc quod cóntinet ómnia, sciéntiam habet vocis, allelúia, allelúia, allelúia

Sap 1:7.- Lo Spirito del Signore riempie l’universo, alleluia: e abbraccia tutto, e ha conoscenza di ogni voce, alleluia, alleluia, alleluia. ~~ Ps 67:2.- Sorga il Signore, e siano dispersi i suoi nemici: e coloro che lo odiano fuggano dal suo cospetto. ~~ Gloria ~~ Lo Spirito del Signore riempie l’universo, alleluia: e abbraccia tutto, e ha conoscenza di ogni voce, alleluia, alleluia, alleluia.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui hodiérna die corda fidélium Sancti Spíritus illustratióne docuísti: da nobis in eódem Spíritu recta sápere; et de eius semper consolatióne gaudére. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate eiusdem Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che in questo giorno hai ammaestrato i tuoi fedeli con la luce dello Spirito Santo, concedici di sentire correttamente nello stesso Spirito, e di godere sempre della sua consolazione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con il medesimo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Actuum Apostolórum.
Act 2:1-11
Cum compleréntur dies Pentecóstes, erant omnes discípuli pariter in eódem loco: et factus est repénte de coelo sonus, tamquam adveniéntis spíritus veheméntis: et replévit totam domum, ubi erant sedentes. Et apparuérunt illis dispertítæ linguæ tamquam ignis, sedítque supra síngulos eórum: et repléti sunt omnes Spíritu Sancto, et coepérunt loqui váriis linguis, prout Spíritus Sanctus dabat éloqui illis. Erant autem in Ierúsalem habitántes Iudaei, viri religiósi ex omni natióne, quæ sub coelo est. Facta autem hac voce, convénit multitúdo, et mente confúsa est, quóniam audiébat unusquísque lingua sua illos loquéntes. Stupébant autem omnes et mirabántur, dicéntes: Nonne ecce omnes isti, qui loquúntur, Galilaei sunt? Et quómodo nos audívimus unusquísque linguam nostram, in qua nati sumus? Parthi et Medi et Ælamítæ et qui hábitant Mesopotámiam, Iudaeam et Cappadóciam, Pontum et Asiam, Phrýgiam et Pamphýliam, Ægýptum et partes Líbyæ, quæ est circa Cyrénen, et ádvenæ Románi, Iudaei quoque et Prosélyti, Cretes et Arabes: audívimus eos loquéntes nostris linguis magnália Dei.

Giunto il giorno di Pentecoste, tutti i discepoli stavano insieme nello stesso luogo: e improvvisamente si sentì un suono, come di un violento colpo di vento: che riempì tutta la casa ove erano seduti. Ed apparvero loro delle lingue come di fuoco, che, divise, si posarono su ciascuno di essi, cosicché furono tutti ripieni di Spirito Santo e incominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito concedeva loro. Soggiornavano allora in Gerusalemme molti Giudei, uomini religiosi di tutte le nazioni della terra. A tale suono si radunò molta gente, e rimase attonita, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. E si stupivano tutti, e si meravigliavano, dicendo: Costoro che parlano, non sono tutti Galilei? E come mai ciascuno di noi ha udito il suo linguaggio natio? Parti, Medi ed Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia, della Panfilia, dell’Egitto e della Libia, che è intorno a Cirene, e pellegrini Romani, tanto Giudei come proseliti, Cretesi ed Arabi: come mai abbiamo udito costoro discorrere nelle nostre lingue delle grandezze di Dio?

ALLELUIA
Allelúia, allelúia
Ps 103.30
Emítte Spíritum tuum, et creabúntur, et renovábis fáciem terræ. Allelúia.
Veni, Sancte Spíritus, reple tuórum corda fidélium: et tui amóris in eis ignem accénde.

Alleluia, alleluia
Manda il tuo Spirito e le cose saran create, e sarà rinnovata la faccia della terra. Alleluia.
Vieni, o Spirito Santo, riempi il cuore dei tuoi fedeli ed in essi il fuoco del tuo amore.

SEQUENTIA
Veni, Sancte Spíritus,
et emítte caelitus
lucis tuæ rádium.

Veni, pater páuperum;
veni, dator múnerum;
veni, lumen córdium.

Consolátor óptime,
dulcis hospes ánimæ,
dulce refrigérium.

In labóre réquies,
in æstu tempéries,
in fletu solácium.

O lux beatíssima,
reple cordis íntima
tuórum fidélium.

Sine tuo númine
nihil est in hómine,
nihil est innóxium.

Lava quod est sórdidum,
riga quod est áridum,
sana quod est sáucium.

Flecte quod est rígidum,
fove quod est frígidum,
rege quod est dévium.

Da tuis fidélibus,
in te confidéntibus,
sacrum septenárium.

Da virtútis méritum,
da salútis éxitum,
da perénne gáudium. Amen. Allelúia.

Vieni, o Santo Spirito,
e manda dal cielo,
un raggio della tua luce.

Vieni, o Padre dei poveri,
vieni, datore di ogni grazia,
vieni, o luce dei cuori.

O consolatore ottimo,
o dolce ospite dell’anima
o dolce refrigerio.

Tu, riposo nella fatica,
refrigerio nell’ardore,
consolazione nel pianto.

O luce beatissima,
riempi l’intimo dei cuori,
dei tuoi fedeli.

Senza la tua potenza,
nulla è nell’uomo,
nulla vi è di innocuo.

Lava ciò che è sordido,
irriga ciò che è arido,
sana ciò che è ferito.

Piega ciò che è rigido,
riscalda ciò che è freddo,
riconduci ciò che devia.

Da’ ai tuoi fedeli,
che in te confidano,
il sacro settenario.

Da’ i meriti della virtù,
dà la salutare fine,
dà il gaudio eterno. Amen. Alleluia.

EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Ioánnem.
Ioannes 14:23-31
In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Si quis díligit me, sermónem meum servábit, et Pater meus díliget eum, et ad eum veniémus et mansiónem apud eum faciémus: qui non díligit me, sermónes meos non servat. Et sermónem quem audístis, non est meus: sed eius, qui misit me, Patris. Hæc locútus sum vobis, apud vos manens. Paráclitus autem Spíritus Sanctus, quem mittet Pater in nómine meo, ille vos docébit ómnia et súggeret vobis ómnia, quæcúmque díxero vobis. Pacem relínquo vobis, pacem meam do vobis: non quómodo mundus dat, ego do vobis. Non turbátur cor vestrum neque formídet. Audístis, quia ego dixi vobis: Vado et vénio ad vos. Si diligere tis me, gaudere tis utique, quia vado ad Patrem: quia Pater maior me est. Et nunc dixi vobis, priúsquam fiat: ut, cum factum fúerit, credátis. Iam non multa loquar vobíscum. Venit enim princeps mundi huius, et in me non habet quidquam. Sed ut cognóscat mundus, quia díligo Patrem, et sicut mandátum dedit mihi Pater, sic fácio.

In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: Chiunque mi ama osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà, e verremo da lui, e faremo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole. E la parola che udiste non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto mentre vivevo con voi. Il Paraclito, poi, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel nome mio, insegnerà a voi ogni cosa, e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace: ve la do non come la dà il mondo. Non si turbi il vostro cuore, né si impaurisca. Avete udito che vi ho detto: Vado e vengo a voi. Se voi mi amaste, vi rallegrereste certamente che io vado al Padre, perché il Padre è maggiore di me. Ve l’ho detto adesso, prima che succeda: affinché quando ciò sia avvenuto crediate. Non parlerò ancora molto con voi. Viene il principe di questo mondo e non ha alcun potere su di me; ma bisogna che il mondo sappia che amo il Padre e agisco conformemente al mandato che il Padre mi ha dato.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 67:29-30
Confírma hoc, Deus, quod operátus es in nobis: a templo tuo, quod est in Ierúsalem, tibi ófferent reges múnera, allelúia.

Conferma, o Dio, quanto hai operato in noi: i re Ti offriranno doni per il tuo tempio che è in Gerusalemme, alleluia.

SECRETA
Múnera, quaesumus, Dómine, obláta sanctífica: et corda nostra Sancti Spíritus illustratióne emúnda. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate eiusdem Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen

Santifica, Te ne preghiamo, o Signore, i doni che Ti vengono offerti, e monda i nostri cuori con la luce dello Spirito Santo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con il medesimo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRÆFATIO DE SPIRITU SANCTO
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Qui, ascéndens super omnes coelos sedénsque ad déxteram tuam, promíssum Spíritum Sanctum in fílios adoptiónis effúdit. Quaprópter profúsis gáudiis totus in orbe terrárum mundus exsúltat. Sed et supérnæ Virtútes atque angélicæ Potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes:

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: per Cristo nostro Signore. Che, salito sopra tutti cieli e assiso alla tua destra effonde sui figli di adozione lo Spirito Santo promesso. Per la qual cosa, aperto il varco della gioia, tutto il mondo esulta. Così come le superne Virtú e le angeliche Potestà cantano l’inno della tua gloria, dicendo senza fine

INFRA ACTIONEM
Communicántes, et diem sacratíssimum Pentecóstes celebrántes, quo Spíritus Sanctus Apóstolis innúmeris linguis appáruit: sed et memóriam venerántes, in primis gloriósæ semper Vírginis Maríæ, Genetrícis Dei et Dómini nostri Iesu Christi: sed et beati Ioseph, eiusdem Virginis Sponsi, et beatórum Apostolórum ac Mártyrum tuórum, Petri et Pauli, Andréæ, Iacóbi, Ioánnis, Thomæ, Iacóbi, Philíppi, Bartholomaei, Matthaei, Simónis et Thaddaei: Lini, Cleti, Cleméntis, Xysti, Cornélii, Cypriáni, Lauréntii, Chrysógoni, Ioánnis et Pauli, Cosmæ et Damiáni: et ómnium Sanctórum tuórum; quorum méritis precibúsque concédas, ut in ómnibus protectiónis tuæ muniámur auxílio. Per eúndem Christum, Dóminum nostrum. Amen.

Uniti in comunione celebriamo il giorno santissimo della Pentecoste, nel quale lo Spirito Santo apparve agli Apostoli in molte lingue: di più veneriamo la memoria, anzitutto della gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo: e poi del beato Giuseppe Sposo della stessa Vergine, e di quella dei tuoi beati Apostoli e Martiri: Pietro e Paolo, Andrea, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Giacomo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo, Lino, Cleto, Clemente, Sisto, Cornelio, Cipriano, Lorenzo, Crisogono, Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano, e di tutti i tuoi Santi; per i meriti e per le preghiere dei quali concedi che in ogni cosa siamo assistiti dall'aiuto della tua protezione. Per il medesimo Cristo nostro Signore. Amen.

Hanc igitur oblatiónem servitutis nostræ, sed et cunctae famíliæ tuæ, quam tibi offérimus pro his quoque, quos regeneráre dignatus es ex aqua et Spíritu Sancto, tríbuens eis remissionem omnium peccatórum, quaesumus, Dómine, ut placátus accípias: diésque nostros in tua pace dispónas, atque ab ætérna damnatióne nos éripi, et in electórum tuórum iúbeas grege numerári. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.

Ti preghiamo, dunque, o Signore, di accettare placato questa offerta di noi tuoi servi e di tutta la tua famiglia che a Te rivolgiamo per coloro che Ti sei degnato di rigenerare con l’acqua e con lo Spirito Santo, concedendo loro la remissione di tutti i peccati;fa che i nostri giorni scorrano nella tua pace e che noi veniamo liberati dall’eterna dannazione e annoverati nel gregge dei tuoi eletti. Per Cristo nostro Signore. Amen.

COMMUNIO
Act 2:2; 2:4
Factus est repénte de coelo sonus, tamquam adveniéntis spíritus veheméntis, ubi erant sedéntes, allelúia: et repléti sunt omnes Spíritu Sancto, loquéntes magnália Dei, allelúia, allelúia.

Improvvisamente, nel luogo ove si trovavano, venne dal cielo un suono come di un vento impetuoso, alleluia: e furono ripieni di Spirito Santo, e decantavano le meraviglie del Signore, allelúia, alleluia.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Sancti Spíritus, Dómine, corda nostra mundet infúsio: et sui roris íntima aspersióne fecúndet. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate eiusdem Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Fa, o Signore, che l’infusione dello Spirito Santo purifichi i nostri cuori, e li fecondi con l’intima aspersione della sua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con il medesimo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.”



“L'ANGOLO PATRISTICO
Omelia di san Gregorio Papa.
Omelia 30 sul Vangelo.
Preferisco, fratelli carissimi, scorrere brevemente le parole di questa lettura del Vangelo, affinché possiamo fermarci più lungamente a considerare i misteri di sì grande solennità. In questo giorno invero lo Spirito Santo discese con improvviso strepito sui discepoli e, trasformando gli spiriti di questi uomini carnali, li convertì al suo amore, e mentre delle lingue di fuoco apparivano all'esterno, al di dentro i loro cuori s'infiammarono; e siccome vedevano Dio sotto forma di fuoco, divennero con soavità ineffabile tutti ardenti d'amore. Poiché lo Spirito Santo è amore: onde anche Giovanni dice: «Dio è carità» (1Joann. 4:8). Chi dunque desidera Dio con tutto il cuore, certamente già possiede colui che ama. Nessuno infatti potrebbe amar Dio, s'egli non possedesse colui che ama.
Ma ecco, se si chiede a ciascun di voi se ama Dio, egli con piena fiducia e con animo sicuro risponde: L'amo. Ora voi avete udito al principio della lettura ciò che dice la Verità; «Se uno mi ama, osserverà la mia parola» (Joann. 4:23). La prova dunque dell'amore è l'azione. Perciò Giovanni dice ancora nella sua Lettera: «Chi dice: Io amo Dio, e non ne osserva i comandamenti, è un bugiardo» (1Joann. 2:4). Ma noi amiamo veramente Dio e ne osserviamo i comandamenti, se ci sforziamo di reprimere le nostre concupiscenze. Perché chi continua ad abbandonarsi ai desideri illeciti, certamente non ama Dio, perché gli è contrario colla sua volontà.
«E il Padre mio lo amerà, e verremo a lui, e faremo dimora presso di lui» (Joann. 14:23). Considerate, fratelli carissimi, che grande onore è avere per ospite nel nostro cuore Dio che viene a noi. Certo se qualche amico ricco o molto potente dovesse entrare in casa nostra, con tutta fretta si netterebbe la casa intera, perché non ci si trovasse nulla che offendesse gli occhi dell'amico che giunge. Si purifichi dunque dalle sozzure del peccato chi prepara a Dio la dimora dell'anima sua. Ma badate a ciò che dice la Verità: «Verremo, e faremo dimora presso di lui» (Joann. 14:23). Egli viene difatti nel cuore di certuni, ma non vi fa dimora: perché essi attirano bensì lo sguardo di Dio colla compunzione, ma, al momento della tentazione, dimenticano subito ciò che li ha condotti alla penitenza; e così ritornano a commettere peccati, come se non li avessero mai pianti.”
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«"Giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo discese a Gerusalemme sopra i discepoli in lingue di fuoco".
Lo Spirito Santo viene paragonato ad una deliziosa rugiada, la quale, mentre asterge le macchie del nostro cuore, lo rende fecondo ad operare il bene.Senza questa rugiada il povero nostro cuore è come un terreno riarso dal sole. Il fuoco impuro della concupiscenza dissecca in esso ogni umore e lo riduce ad una massa pietrosa, dove non può germogliare filo d'erba. Viene però lo Spirito Santo e smorza questi profani ardori; la zolla rovente del cuore accoglie allora la benefica rugiada celeste e lo Spirito Santo vi depone i germi d'ogni più eletta virtù.
(Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster osb, Liber Sacramentorum. Vol. IV, Torino-Roma, 1930, p. 160)»
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Tradidi quod et accepi: Novena di Pentecoste (http://tradidiaccepi.blogspot.it/2018/05/novena-di-pentecoste.html?m=1)
“NOVENA DI PENTECOSTE. (31 Maggio - 8 Giugno)”
“AVVISO SACRO
️Ricordo a beneficio della salvezza delle Anime nostre e dei lettori di Christus vincit, la concessione per poter lucrare l'Indulgenza Plenaria a quanti cantano o recitino solennemente e devotamente l'inno Veni Creator in una Chiesa o in un Oratorio e alle solite condizioni, o in un giorno della Novena, o nella festa di Pentecoste o anche fra l'Ottava, purché confessati e comunicati preghino secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.
CONDIZIONI PER LUCRARE L'INDULGENZA PLENARIA
Per acquistare l’Indulgenza Plenaria è necessario eseguire l’opera indulgenziata e adempiere tre condizioni:
Confessione Sacramentale.
Comunione Eucaristica.
Preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.
E si richiede inoltre che sia escluso qualsiasi affetto al peccato anche veniale.
Se manca la piena disposizione o non sono poste le predette tre condizioni, l’indulgenza è solamente parziale…
Quali sono le intenzioni del Sommo Pontefice?
Tali intenzioni di preghiera sono sempre le stesse e concernono il ministero petrino. Esse sono:
1.L’esaltazione della Chiesa.
2. La propaganda della fede.
3. L’estirpazione delle eresie.
4. La conversione dei peccatori.
5. La concordia dei governanti cristiani.
6. Il bene del popolo cristiano.
(Dall’Ordo Missae, tratto dal Dizionario di Teologia Cattolica)
TESTO DEL "VENI CREATOR".”
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“9 giugno 1862. Papa Pio IX nella Maxima quidem.”
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“S’affida quindi alla misericordia di Dio confessandosi peccatore in umiltà profonda: «... io mi rendei Piangendo a quei che volentier perdona. Orribil furon li peccati miei; Ma la bontà infinita ha sì gran braccia, Che prende ciò che si rivolge a lei». (Purgatorio, III, 119-123). https://www.sursumcorda.cloud/
Dal numero 164 di SVRSVM CORDA® del 9 giugno 2019. Indice dei contenuti:
- Comunicato numero 164. Il giudice iniquo e la povera vedova;
- Il fariseo e il pubblicano;
- Orazione a Santa Calliope, Martire (8.6);
- Benedetto XIV sulla citazione del nome di un eretico durante la Messa;
- Preghiera ai Santi Martiri Primo e Feliciano (9.6);
- San Spiridione. Le meretrici pudiche e i ladri onesti!;
- Orazione a San Bonifacio, Vescovo e Martire (5.6);-
- Preghiera a San Francesco Caracciolo, Confessore (4.6);
- Video dell’Abate Ricciotti: L’eutanasia è un suicidio commissionato;
- Preghiera a Sant’Antonio Maria Gianelli, Vescovo (7.6);
- Preghiera a Santa Clotilde, Regina (3.6).”
https://www.sursumcorda.cloud/
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62159926_2273476016022128_6708519980394086400_n.jp g?_nc_cat=100&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=aa41fbd97679af865500643ee84f4002&oe=5D86649B

https://www.sursumcorda.cloud/articoli/centro-studi-vincenzo-ludovico-gotti/2096-benedetto-xiv-la-citazione-del-romano-pontefice-durante-la-messa.html
“Papa Benedetto XIV: La citazione del Romano Pontefice durante la Messa. Cosa significa? Perché si cita il Romano Pontefice?”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62159926_2273476016022128_6708519980394086400_n.jp g?_nc_cat=100&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=aa41fbd97679af865500643ee84f4002&oe=5D86649B


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62159926_2273476016022128_6708519980394086400_n.jp g?_nc_cat=100&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=aa41fbd97679af865500643ee84f4002&oe=5D86649B
"La vera umiltà---> https://youtu.be/n9mF_GM9unc"



«9 giugno 2019, Bergoglio: "Costruire un nido è una tentazione". Secondo quale religione? Non per il Cattolicesimo e né per il Cattolico. Ma non è una tentazione nemmeno per tutte quelle religioni più sensibili alla legge di natura. Costruire un nido, sia in senso proprio che figurato, è difatti di diritto naturale, non è certamente una tentazione. Prosegue: "Non bisogna essere allergici a ogni contaminazione". In verità il dogma (Unam Sanctam ...) comanda di essere allergici ad ogni contaminazione dottrinale, morale, di culto e disciplina. Ed ancora, "dal nido alla setta il passo è breve". In verità si dimostra settario chi demonizza il nido, ostacolo al mondialismo ecumenico. Quest'ultimo, sì, che è settarismo massonico (condannato da Dio Padre nel VT, da Dio Figlio nel NT e da Dio Spirito Santo nel Magistero della Chiesa). Bergoglio dimostra ancora una volta di essere un partigiano dell'antidottrina, dimostra di credere che la Chiesa sia una setta che deve aprirsi alle contaminazioni, così per le società cristiane e per le famiglie cattoliche. Incarna senza mezze misure lo spirito della dannata laicità, maledetto nella Quas Primas ed altrove. Lo ha mai aperto un Catechismo cattolico, o pensa che il Cattolicesimo sia la sua opinione? Viva riluttanza per tutti quei possessori di titolo colorato che, pur potendo, non lo dichiarano deposto, ma continuano a sbavare nel suo piatto avvelenato. Arriverà la resa dei conti.
Carlo Di Pietro - Sursum Corda A loro non serve un "papa massone", nel senso di affiliato. A loro basta un designato che sia propugnatore di ideologie liberali ---> https://www.youtube.com/watch?v=Yq80fiJvVAc »

"Video: 1818, i piani dell'Alta Vendita Suprema per arrivare all'elezione di un "papa" inebriato di ideologie massoniche, ovvero la genesi e l'evoluzione del "Vaticano secondo", da Roncalli a Bergoglio ---> https://youtu.be/Yq80fiJvVAc
[VIDEO] Complotto contro la Chiesa e la società civile - La Massoneria e l'Alta Vendita Suprema
https://www.youtube.com/watch?v=7nzZpaUVT7c
da La Civiltà Cattolica, 1875, Vol. VII della Serie Nona, Anno Vigesimosesto
Video a cura di Carlo Di Pietro."
“[VIDEO] Ecumenismo Smascherato - Condanne della Chiesa all'eresia chiamata «ecumenismo».
https://m.youtube.com/watch?v=ZQ8VnQMEwL0
Per affrontare, con dati oggettivi e senza compromessi, il problema del Vaticano Secondo e dei modernisti che occupano la maggior parte delle nostre chiese --> La questione del cosiddetto "papa eretico" ed il problema dell'autorità nella Chiesa -->
Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
https://www.sursumcorda.cloud/massime-e-meditazioni/la-questione-del-papa-eretico.html

https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html
https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri/chi-%C3%A8-maria-catechismo-mariano-detail.html
“Padre Gabriele Maria Roschini, Chi è Maria? Catechismo mariano, Sursum Corda, Potenza 2017.
Catechismo mariano composto da 235 articoli, semplici ma eruditi. Un’esposizione chiara, ordinata e sintetica di tutto ciò che riguarda la storia, il dogma ed il culto mariano, secondo la forma classica di domande e risposte.”

“Raccolta di preghiere non contaminate dall'eresia dell'ecumenismo. Diceva Sant'Alfonso: "Chi prega si salva, chi non prega si danna" ->”
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere.html
«Preghiera di San Pio X per i Sacerdoti.»
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/







https://www.facebook.com/pietroferrari1973/
“Pietro Ferrari - Lettura del commento storico e dogmatico del Messale Romano per la Festa della Ascensione.”
“P. VITTORIO GENOVESI S. J. (1887-1967)
V. Genovesi, La vita soprannaturale nei suoi principi e nelle sue manifestazioni, 1943.
L’oggetto della Fede.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/13532792_892003950927594_5080368289030506604_n.jpg ?_nc_cat=101&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=f3da0bf332c5de82986b8770008ea985&oe=5D5A58E4
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/13557866_892004237594232_4867538568735525187_n.jpg ?_nc_cat=110&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=d31b8a2a372cbea60abd660259e1bd1a&oe=5D5A1D67
“Pietro Ferrari. La conseguenza di avere amici pensanti è che difficilmente ti mancherà da leggere — grato.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/61503644_2083400795121231_8176755899151417344_n.jp g?_nc_cat=110&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=419fe910a931140434584d6a665b39e1&oe=5D562502







http://www.radiospada.org
http://www.edizioniradiospada.com
https://www.facebook.com/radiospadasocial


"9 giugno 2019: Domenica di Pentecoste."
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62178693_2719798968049755_3238513097618489344_n.jp g?_nc_cat=107&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=63486620f2b0de84b5ade6bd4c44f691&oe=5D8FF5D5


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62178693_2719798968049755_3238513097618489344_n.jp g?_nc_cat=107&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=63486620f2b0de84b5ade6bd4c44f691&oe=5D8FF5D5



https://www.radiospada.org/2016/05/mattia-rossi-la-pentecoste/
https://i1.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2016/05/Ne%CC%81rac_e%CC%81glise_St_Nicolas_vitrail_tribun e.jpeg?resize=1024%2C750&ssl=1


https://i1.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2016/05/Ne%CC%81rac_e%CC%81glise_St_Nicolas_vitrail_tribun e.jpeg?resize=1024%2C750&ssl=1







www.agerecontra.it | Sito del Circolo Cattolico "Christus Rex"
http://www.agerecontra.it/

"Centro Studi Giuseppe Federici - sito ufficiale"
http://www.centrostudifederici.org/

"sito dedicato alla crisi dottrinale nella Chiesa cattolica"
http://www.crisinellachiesa.it/

"Sito ufficiale del Centro Culturale San Giorgio"
http://www.centrosangiorgio.com/


C.M.R.I. - "Congregatio Mariae Reginae Immacolata" ("Congregation of Mary Immaculate Queen" "Congregazione di Maria Regina Immacolata"):
http://www.cmri.org/ital-index.html





https://www.truerestoration.org/


https://novusordowatch.org/


": Quidlibet : ? A Traditionalist Miscellany — By the Rev. Anthony Cekada"
http://www.fathercekada.com/

"Home | Traditional Latin Mass Resources"
http://www.traditionalmass.org/

http://www.traditionalcatholicpriest.com/





"Como ovejas sin Pastor"
http://sicutoves.blogspot.com/


https://moimunanblog.com/





“Pro Fide Catholica | Le site de Laurent Glauzy”
https://profidecatholica.com/


https://johanlivernette.wordpress.com/


https://lacontrerevolution.wordpress.com/


https://sedevacantisme.wordpress.com/


"Sede Vacante -"
http://www.catholique-sedevacantiste.fr/


http://wordpress.catholicapedia.net/


https://fidecatholica.wordpress.com/


https://militesvirginismariae.wordpress.com/




Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

Messes :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/messes)
http://liguesaintamedee.ch/messes


“Nous passons du mois de Marie (mai) au moi du Sacré-Cœur (juin).”
https://scontent-frt3-2.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/61535902_880767522255929_2734125727652773888_n.jpg ?_nc_cat=107&_nc_ht=scontent-frt3-2.xx&oh=3dd220c8e11b7c472a54b1c63e06bc77&oe=5D9EFE4D

“Mois de juin : mois dédié au Sacré-Coeur de NSJC. Litanies:
Litanies du Sacré-c?ur (http://le-petit-sacristain.blogspot.com/2016/06/litanies-du-sacre-coeur.html) ”
https://scontent-frt3-2.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/61979798_880826828916665_3189825726308155392_n.jpg ?_nc_cat=110&_nc_ht=scontent-frt3-2.xx&oh=c047166f3194d583e9c6617718161aa0&oe=5D8BE389

“Apostolat de la prière: juin 2019
En réparation pour les lois iniques et les péchés publics contre le Règne Social du Sacré Cœur de Jésus.”
http://www.sodalitium.eu/wp-content/uploads/2016/08/Billet.juin19.pdf
https://scontent-frt3-2.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/61354082_880458195620195_2891817118372724736_n.jpg ?_nc_cat=108&_nc_ht=scontent-frt3-2.xx&oh=f65cf7c7c218c34c2a1e00abdea7c70a&oe=5D5AD45D



9 juin : Saint Prime et Saint Félicien, Frères, Martyrs :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/9-juin-saint-prime-et-saint-felicien)
“9 juin : Saint Prime et Saint Félicien, Frères, Martyrs.”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/1615/2792/0562/06_09_saint_prime_saint_felicien.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/1615/2792/0562/06_09_saint_prime_saint_felicien.jpg


“9 juin 1537 : publication de la bulle Sublimus Dei, du Pape Paul III, condamnant l’esclavage.
Par cette bulle, le Pape interdit l’esclavage des Indiens d’Amérique "et de tous les autres peuples qui peuvent être plus tard découverts".
Paul III dénonce une telle pratique comme directement inspirée par l’Ennemi du genre humain (Satan).”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/61951138_885506405115374_8208144069906399232_n.jpg ?_nc_cat=102&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=0a4f8709db578aa41122a90b497673a9&oe=5D9B2707



“Dimanche de la Pentecôte.”
https://www.introibo.fr/Commentaires-liturgiques-du-Jour,951#inter1


“Méditation sur la Fête de la Pentecôte : ils furent tous remplis du Saint-Esprit.”
https://le-petit-sacristain.blogspot.com/2019/06/meditation-sur-la-fete-de-la-pentecote-ils-furent-tous-remplis-du-saint-esprit.html
https://le-petit-sacristain.blogspot.com/2016/05/meditation-pour-le-jour-de-la-pentecote.html
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62077278_885548291777852_4599373790298767360_n.jpg ?_nc_cat=108&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=bb2a27bd53f38adf944fb5be8aa29f0e&oe=5D99D88D


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62077278_885548291777852_4599373790298767360_n.jpg ?_nc_cat=108&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=bb2a27bd53f38adf944fb5be8aa29f0e&oe=5D99D88D


“Sermon du Père Joseph-Marie pour le Dimanche de la Pentecôte : L'action du Saint Esprit.
http://prieure2bethleem.org/predica/2017_06_04.mp3”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62170699_885543095111705_5291939525931565056_n.jpg ?_nc_cat=110&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=473477e4339b4c5717bf85f67c702fc0&oe=5D8102CB


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62170699_885543095111705_5291939525931565056_n.jpg ?_nc_cat=110&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=473477e4339b4c5717bf85f67c702fc0&oe=5D8102CB





[I]Veni Creator Spiritus!!!
COR JESU SACRATISSIMUM, MISERERE NOBIS!!!
Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis! - Adveniat Regnum tuum!
AVE MARIA!!! REGINA COELI, LAETARE, ALLELUIA!!!
«O Santissima Trinità, vi adoro! Mio Dio, mio Dio, Vi amo nel Santissimo Sacramento!»
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!

Holuxar
31-05-20, 23:35
31 MAGGIO 2020: trentunesimo ed ultimo giorno del Mese Mariano di Maggio, Santa Petronilla, Martire, Santi Canzio, Canziano e Canzianilla, fratelli Martiri; FESTA DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA REGINA E DOMENICA DI PENTECOSTE…





«IL SANTO GIORNO DELLA PENTECOSTE.
LA VENUTA DELLO SPIRITO SANTO»
"Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pentecoste"
Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pentecoste (http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-pentecoste.htm


«Festa della B. V. Maria Regina, 31 maggio»
«Santa Petronilla, vergine, lo stesso giorno»
http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm





«Maggio mese di Maria: 31° giorno. IL SANTO ROSARIO.
FONTE: Maggio mese di Maria, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010»
Maggio mese di Maria: 31° giorno ? Stellamatutina.eu ? Sito di cultura cattolica in piena e totale obbedienza al Magistero Petrino. (http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-31-giorno/)
http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-31-giorno/





C.M.R.I. - "Congregatio Mariae Reginae Immacolata" ("Congregation of Mary Immaculate Queen" - "Congregazione di Maria Regina Immacolata"):
Preserving the authentic Traditional Catholic Faith and Traditional Latin Mass: CMRI (http://www.cmri.org/)
http://www.cmri.org/
Indice testi in italiano (http://www.cmri.org/ital-index.html)
http://www.cmri.org/ital-index.html





http://ladivinavolonta.org/wp-content/uploads/2017/09/Fatima%C3%A8pericolosa%E2%80%A6-per-chi1.pdf
"LA RUSSIA NELLA PROFEZIA POLITICA DI FATIMA Daniele Arai 18/06/2007 (pag. 61)”
http://www.devozioni.altervista.org/testi/opuscoli_vari/l-enigma_giovanni_xxiii.pdf
https://www.agerecontra.it/2014/02/lucraina-e-la-russia-nella-politica-di-maria-a-fatima/
“L’UCRAINA E LA RUSSIA NELLA «POLITICA» DI MARIA A FATIMA. L’EDITORIALE DEL VENERDI di Arai Daniele”





Pentecoste - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/pentecoste/)
http://www.sodalitium.biz/pentecoste/
«31 maggio 2020, festa della Pentecoste».
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/La-Orotava-Tapiz-Ayuntamiento-2015-2.jpg



http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/La-Orotava-Tapiz-Ayuntamiento-2015-2.jpg



SANTA MESSA CELEBRATA da DON GIUSEPPE MURRO DELL’I.M.B.C. (“ISTITUTO MATER BONI CONSILII”) a VERRUA SAVOIA (TO) stamattina 31 MAGGIO 2020: DOMENICA DI PENTECOSTE…


Messa IMBC in streaming - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/)
http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/
«31 maggio 2020, festa della Pentecoste. Alle ore 10,30 S. Messa in streaming da Verrua Savoia.
Domenica 31/05/2020, Pentecoste
S. Messa alle ore 10,30 in diretta dalla chiesa dei ss. Pietro e Paolo di Verrua Savoia (TO):
https://youtu.be/gIWaiOMFmM4
S. Messa, presso l'istituto Mater Boni Consilii, Festa della Pentecoste.
http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/
Vieni, o Spirito di Sapienza, distaccaci dalle cose della terra, e infondici amore e gusto per le cose del cielo.
Vieni, o Spirito d’Intelletto, rischiara la nostra mente con la luce dell’eterna verità e arricchiscila di santi pensieri.
Vieni, o Spirito di Consiglio, rendici docili alle tue ispirazioni e guidaci sulla via della salute.
Vieni, o Spirito di Fortezza, e dacci forza, costanza e vittoria nelle battaglie contro i nostri spirituali nemici.
Vieni, o Spirito di Scienza, sii Maestro alle anime nostre, e aiutaci a mettere in pratica i tuoi insegnamenti.
Vieni, o Spirito di Pietà, vieni a dimorare nel nostro cuore per possederne e santificarne tutti gli affetti.
Vieni, o Spirito di Santo Timore, regna sulla nostra volontà, e fa che siamo sempre disposti a soffrire ogni male anziché peccare».

"La grande effusione di Spirito Santo nella Pentecoste cristiana dà inizio alla storia degli uomini finalmente felici. Il mondo concepisce la pace come il godimento e il possesso di ogni bene temporale, come l'assenza di ogni preoccupazione. La pace di Cristo è nelle profondità dello spirito e non si perde finché in noi zampilla in vita eterna la fonte della grazia. Come il Cristo ha dimostrato al mondo di amare il Padre compiendo la sua volontà di salvezza, cosi il cristiano può dirsi veramente tale quando pone la volontà di Gesù di sopra di ogni altra aspirazione. Questa è la condizione e questo il prezzo della pace che nessuno potrà toglierci" (commento al Vangelo di Mons. Salvatore Garofalo).

http://www.sodalitium.biz/category/santo-del-giorno/


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

“Sodalitium - IMBC”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)”


Della festa della Pentecoste - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/catechismo-pentecoste/)
http://www.sodalitium.biz/catechismo-pentecoste/
«Catechismo Maggiore di San Pio X – Della festa della Pentecoste»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/pentecoste-g2-sito-620x350-1.jpg

Meditazione e Comunione spirituale per la Pentecoste - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/meditazione-comunione-spirituale-la-pentecoste/)
«Meditazione e Comunione spirituale per la Pentecoste»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Sito-med.jpg
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Sito-co.jpg



http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Sito-med.jpg



http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Sito-co.jpg








SANTA MESSA CELEBRATA da DON FLORIANO ABRAHAMOWICZ alla “DOMUS MARCEL LEFEBVRE” di PAESE (TV) stamattina 31 MAGGIO 2020: DOMENICA DI PENTECOSTE…


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
Domenica di Pentecoste (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=PyQlSF1qgtg
Domenica di Pentecoste (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=Txw0Kv4pmEA
Domenica nell’ottava dell’Ascensione (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=iSrvPyAttQo
Domenica nell’ottava dell’Ascensione (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=bXos08q8m_c
Festa dell'Ascensione (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=VNSErDRMohU
Festa dell'Ascensione (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=WexLjhcWp7I
Vigilia dell'Ascensione. S. Messa preceduta dalla processione
https://www.youtube.com/watch?v=Unq6IZKhegY
Martedi delle Rogazioni: S. Messa preceduta dalla processione.
https://www.youtube.com/watch?v=5eymLoBvcPw
Lunedi delle Rogazioni: S. Messa preceduta dalla processione.
https://www.youtube.com/watch?v=SLtt1lgF-Ag
V domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=P9tQCXVxcR4
V domenica dopo Pasqua (Omelia)
IV domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=tbYI76JMEl8
IV domenica dopo Pasqua (Omelia)
Invenzione della Santa Croce; III domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=UNX2Qp9foZQ
Invenzione della Santa Croce; III domenica dopo Pasqua (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=cOa9s9XQ_FM
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso».





https://www.agerecontra.it/2019/06/catechismo-maggiore-di-san-pio-x-della-festa-della-pentecoste/
https://www.agerecontra.it/tag/catechismo-di-s-pio-x/





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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda»
“Vieni, Santo Spirito, mandaci dal cielo un raggio della tua luce...”
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“Preghiera per la Festa di Maria Regina”
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“Preghiera a Santa Petronilla, Vergine (31.5)”
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“La verità sul Santuario di Loreto. Traslazione della Santa Casa --->”
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“Catechismo della Dottrina Cristiana (Papa San Pio X) --->”
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“Ordinario della Messa (Latino-Italiano) con spiegazione --->”
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"Preghiere e tradizionali pie pratiche cristiane. Chiediamo a Nostro Signore di ottenere la vera fede e di perseverare"
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“31 maggio 2020: Domenica di Pentecoste”



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https://www.radiospada.org/2020/05/divinum-illud-munus-lenciclica-di-leone-xiii-sullo-spirito-santo/
«“Divinum illud munus”. L’enciclica di Leone XIII sullo Spirito Santo.
LETTERA ENCICLICA DEL SANTISSIMO SIGNOR NOSTRO LEONE PAPA XIII
SULLA PRESENZA E MIRABILE VIRTÙ DELLO SPIRITO SANTO»
“Divinum illud munus”. L’enciclica di Leone XIII sullo Spirito Santo


https://www.radiospada.org/2019/06/il-concilio-di-firenze-lo-spirito-santo-tra-fede-e-filologia/
«Il Concilio di Firenze: lo Spirito Santo tra Fede e Filologia.
Epifanio nell’Ancorato: «Se il Cristo è creduto da Dio, come Dio da Dio, lo Spirito lo è da ambedue. Siccome nessuno conosce il Padre, se non il Figliuolo; così io oso dire che nessuno conosce il Figliuolo, se non lo Spirito, il quale procede dall’uno e dall’altro».

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https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis»



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https://www.facebook.com/catholictradition2016/
“CATECHISMO MAGGIORE DI SAN PIO X. Della festa della Pentecoste”.


Sardinia Tridentina: Domenica di Pentecoste (http://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/05/domenica-di-pentecoste.html?m=1)
«Domenica di Pentecoste.
Dieci giorni dopo la sua ammirabile Ascensione, Gesù Cristo, manda agli Apostoli lo Spirito Santo "che procede dal Padre e dal Figlio", illuminandoli su tutte le verità della fede, santificandoli in grazia e rivestendoli di una forza sovrannaturale. Lo Spirito Santo è sempre presente nella Santa Chiesa, ne è l'anima, la ispira e la dirige nella sua missione evangelizzatrice verso tutte le gente, verso i Giudei come verso i Pagani. Anche i battezzati sono fatti tempio dello Spirito Santo: guardiamoci dall'estingure in noi il fuoco del Paraclito coi peccati e lasciamoci guidare dalle sue ispirazioni.
(…) Orémus.
Sancti Spíritus, Dómine, corda nostra mundet infúsio: et sui roris íntima aspersióne fecúndet. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate eiusdem Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Fa, o Signore, che l’infusione dello Spirito Santo purifichi i nostri cuori, e li fecondi con l’intima aspersione della sua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con il medesimo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen».


https://tradidiaccepi.blogspot.com/







https://forum.termometropolitico.it/289411-pentecoste-6.html
“Pentecoste”
https://forum.termometropolitico.it/350212-maggio-mese-tradizionalmente-mariano-15.html
“31 maggio - Beata Vergine Maria Regina”
https://forum.termometropolitico.it/333464-31-maggio-22-agosto-beata-vergine-maria-regina-3.html
“31 maggio - S. Petronilla, martire”
https://forum.termometropolitico.it/583434-31-maggio-s-petronilla-martire.html
“31 maggio - SS. Canzio, Canziano e Canzianilla, martiri”
https://forum.termometropolitico.it/583437-31-maggio-ss-canzio-canziano-e-canzianilla-martiri.html







https://fidecatholica.wordpress.com/





http://www.SaintAmedee.ch
http://liguesaintamedee.ch/messes
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur”


31 mai : Notre-Dame Médiatrice de Toutes Grâces :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/31-mai-notre-dame-mediatrice-de-toutes-graces)
“31 mai : Notre-Dame Médiatrice de Toutes Grâces”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/2115/2728/1227/05_31_marie_mediatrice_toutes_graces.jpg



http://liguesaintamedee.ch/application/files/2115/2728/1227/05_31_marie_mediatrice_toutes_graces.jpg



"Le mois de Mai est dédié à la Très Sainte Vierge Marie. Nous suggérons cette page, afin de bien réciter le Rosaire"
Notre-Dame de Fatima : Prieres (http://www.fatima.be/fr/sanctus/prieres/rosaire.php)


“Dimanche 31 mai : Pentecôte
Sainte Messe en live streaming depuis la chapelle Saint Pierre et Saint Paul de Verrua Savoia (IMBC), à partir de 10h30.
La Messe de l?IMBC en Streaming - Sodalitium (http://www.sodalitium.eu/messe-de-limbc-streaming/)
NB : sermon en français à la fin de la messe”.


“Dimanche de la Pentecôte”
“Sermon du Père Joseph-Marie pour le Dimanche de la Pentecôte : L'action du Saint Esprit.
http://prieure2bethleem.org/predica/2017_06_04.mp3 ”
“Méditation sur la Fête de la Pentecôte : ils furent tous remplis du Saint-Esprit”
“Commentaires liturgiques du Jour de la Pentecôte”
https://www.introibo.fr/IMG/jpg/Pentecote005.jpg



https://www.introibo.fr/IMG/jpg/Pentecote005.jpg





VENI CREATOR SPIRITUS!!!
COR JESU SACRATISSIMUM, MISERERE NOBIS!!!
Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis! - Adveniat Regnum tuum!
AVE MARIA!!! REGINA COELI, LAETARE, ALLELUIA!!!
«O Santissima Trinità, vi adoro! Mio Dio, mio Dio, Vi amo nel Santissimo Sacramento!»
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!