Rollingstone
22-10-09, 13:58
POLITICA E MONDO CATTOLICO: DAL CORTEGGIAMENTO AI DURI ATTACCHI
LA CHIESA DEL SILENZIO
E IL SILENZIO DEI CATTOLICI
Come ha detto in un’intervista monsignor Mogavero: «In altri Paesi si è cominciato a piccole dosi, con le norme antiomofobia e si è arrivati al riconoscimento legale delle unioni omosessuali».
La scorsa settimana la Camera, approvando una pregiudiziale di incostituzionalità dell’Udc, ha bloccato l’iter di approvazione della legge che inseriva tra le aggravanti previste dall’art. 61 del Codice penale i fatti commessi «per finalità inerenti all’orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato»
Chi si opponeva al testo sollevava un’obiezione tutt’altro che infondata. Non si capisce perché l’aggravante debba riguardare solo i casi imputabili all’omofobia e non, invece e più correttamente, tutti quelli previsti dal Trattato di Lisbona, condannando qualsiasi forma di discriminazione fondata su «sesso, razza, colore della pelle o origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, appartenenza a una minoranza nazionale, patrimonio, nascita, handicap, età o tendenze sessuali».
Sarebbe bastato trasferire in toto queste indicazioni come aggravanti nel nostro Codice penale e il caso sarebbe stato chiuso prima ancora di aprirsi. Ma si è voluto, cavalcando l’indignazione suscitata da recenti e gravissimi fatti di cronaca (ai gay vittime di aggressioni va tutta la nostra solidarietà), forzare la mano, con una scelta ideologica, primo passo verso successivi riconoscimenti in fatto di matrimoni tra omosessuali e adozione per le coppie gay.
Il Centrodestra ha assorbito senza eccessivi traumi il dissenso di alcuni suoi esponenti che hanno votato contro la pregiudiziale di incostituzionalità. Nel Centrosinistra il voto favorevole di Paola Binetti ha scatenato un inutile putiferio, la caccia alla dissidente cattolica come capro espiatorio di ben altri gravi problemi del Pd. Su questi temi «non c’è la libertà di coscienza», s’è detto. Siamo proprio sicuri che fosse solo una questione di metodo, senza alcun riferimento ai valori? Viene il dubbio che nel Pd, per sanare presunte discriminazioni, si discriminino i cattolici. E non solo su questo tema.
Nel Centrodestra i cattolici navigano nell’anonimato, fanno sentire la loro voce solo quando sono in ballo temi bioetici, per zittirsi quando si affrontano questioni altrettanto fondamentali, come il diritto di asilo, di fatto messo in discussione con i respingimenti generalizzati.
Nel Centrosinistra, i cattolici sembrano svolgere un compito più da gregari, per raccogliere voti nell’area moderata degli elettori, che da veri protagonisti. Come una foglia di fico a copertura. Una volta esaurito il loro compito, sono invitati alla "clandestinità", cui si stanno rassegnando. Hanno poca voce in capitolo, quasi mal sopportati. Si evidenzia così la fusione a freddo delle due anime che hanno dato vita al Pd, senza aver ancora trovato una sintesi accettabile. Come s’è visto nell’acceso confronto tra i tre candidati aspiranti alla Segreteria del partito.
Ma c’è un problema ancor più vasto e complesso. È il rapporto della politica nei confronti del mondo cattolico e della Chiesa, corteggiati come riserva di voti e consenso, aspramente tacitati (se non irrisi, come antiquati e fuori del mondo) quando parlano di temi scottanti: legge sul fine vita, pillola abortiva del giorno dopo, equiparazione delle unioni di fatto ai matrimoni, immigrazione, attenzione alle fasce più deboli della società e alle famiglie, coerenza tra valori dichiarati e stili di vita. Ai nostri politici, in maniera trasversale e a corrente alterna, piace molto ora la Chiesa del silenzio, talora il silenzio dei cattolici.
Famiglia Cristiana n. 43 del 25-10-2009 - La Chiesa del silenzio e il silenzio dei cattolici (http://www.sanpaolo.org/fc/0943fc/0943fc05.htm)
LA CHIESA DEL SILENZIO
E IL SILENZIO DEI CATTOLICI
Come ha detto in un’intervista monsignor Mogavero: «In altri Paesi si è cominciato a piccole dosi, con le norme antiomofobia e si è arrivati al riconoscimento legale delle unioni omosessuali».
La scorsa settimana la Camera, approvando una pregiudiziale di incostituzionalità dell’Udc, ha bloccato l’iter di approvazione della legge che inseriva tra le aggravanti previste dall’art. 61 del Codice penale i fatti commessi «per finalità inerenti all’orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato»
Chi si opponeva al testo sollevava un’obiezione tutt’altro che infondata. Non si capisce perché l’aggravante debba riguardare solo i casi imputabili all’omofobia e non, invece e più correttamente, tutti quelli previsti dal Trattato di Lisbona, condannando qualsiasi forma di discriminazione fondata su «sesso, razza, colore della pelle o origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, appartenenza a una minoranza nazionale, patrimonio, nascita, handicap, età o tendenze sessuali».
Sarebbe bastato trasferire in toto queste indicazioni come aggravanti nel nostro Codice penale e il caso sarebbe stato chiuso prima ancora di aprirsi. Ma si è voluto, cavalcando l’indignazione suscitata da recenti e gravissimi fatti di cronaca (ai gay vittime di aggressioni va tutta la nostra solidarietà), forzare la mano, con una scelta ideologica, primo passo verso successivi riconoscimenti in fatto di matrimoni tra omosessuali e adozione per le coppie gay.
Il Centrodestra ha assorbito senza eccessivi traumi il dissenso di alcuni suoi esponenti che hanno votato contro la pregiudiziale di incostituzionalità. Nel Centrosinistra il voto favorevole di Paola Binetti ha scatenato un inutile putiferio, la caccia alla dissidente cattolica come capro espiatorio di ben altri gravi problemi del Pd. Su questi temi «non c’è la libertà di coscienza», s’è detto. Siamo proprio sicuri che fosse solo una questione di metodo, senza alcun riferimento ai valori? Viene il dubbio che nel Pd, per sanare presunte discriminazioni, si discriminino i cattolici. E non solo su questo tema.
Nel Centrodestra i cattolici navigano nell’anonimato, fanno sentire la loro voce solo quando sono in ballo temi bioetici, per zittirsi quando si affrontano questioni altrettanto fondamentali, come il diritto di asilo, di fatto messo in discussione con i respingimenti generalizzati.
Nel Centrosinistra, i cattolici sembrano svolgere un compito più da gregari, per raccogliere voti nell’area moderata degli elettori, che da veri protagonisti. Come una foglia di fico a copertura. Una volta esaurito il loro compito, sono invitati alla "clandestinità", cui si stanno rassegnando. Hanno poca voce in capitolo, quasi mal sopportati. Si evidenzia così la fusione a freddo delle due anime che hanno dato vita al Pd, senza aver ancora trovato una sintesi accettabile. Come s’è visto nell’acceso confronto tra i tre candidati aspiranti alla Segreteria del partito.
Ma c’è un problema ancor più vasto e complesso. È il rapporto della politica nei confronti del mondo cattolico e della Chiesa, corteggiati come riserva di voti e consenso, aspramente tacitati (se non irrisi, come antiquati e fuori del mondo) quando parlano di temi scottanti: legge sul fine vita, pillola abortiva del giorno dopo, equiparazione delle unioni di fatto ai matrimoni, immigrazione, attenzione alle fasce più deboli della società e alle famiglie, coerenza tra valori dichiarati e stili di vita. Ai nostri politici, in maniera trasversale e a corrente alterna, piace molto ora la Chiesa del silenzio, talora il silenzio dei cattolici.
Famiglia Cristiana n. 43 del 25-10-2009 - La Chiesa del silenzio e il silenzio dei cattolici (http://www.sanpaolo.org/fc/0943fc/0943fc05.htm)