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Visualizza Versione Completa : Salviamo radio-radicale: FIRMATE



alexeievic
22-10-09, 14:48
Perché viva Radio Radicale | RadioRadicale.it (http://www.radioradicale.it/perche-viva-radio-radicale)

zulux
22-10-09, 15:37
...discussione che andrebbe posta in rilievo...

Von Righelli
22-10-09, 18:31
ma per radio radicale erano tanto importanti i soldi di questa convenzione? Dopo tutte le lotte per l'abolizione dei soldi pubblici a partiti e giornali è a questo che sono arrivati?

Nicola
22-10-09, 19:12
ma per radio radicale erano tanto importanti i soldi di questa convenzione? Dopo tutte le lotte per l'abolizione dei soldi pubblici a partiti e giornali è a questo che sono arrivati?

Importanti, ma fino a un certo punto, dal '76 al '89 non vennero presi.
Ho firmato stamattina. :chefico:

LIBERAMENTE
22-10-09, 19:22
Perché viva Radio Radicale | RadioRadicale.it (http://www.radioradicale.it/perche-viva-radio-radicale)

Ideologicamente sono contro il finanziamento pubblico dei giornali e delle testate, un pò per la mia indole libertaria e un pò per coerenza radicale, anche se devo ammettere che quello a RadioRadicale è in assoluto l'unico che offre davvero un servizio alla cittadinanza. Sono certo, peraltro, che la convenzione sarà rinnovata.
Non posso firmare, pertanto, ma se e quando ci sarà bisogno sono prontissimo a mettere le mani nel portafogli per dare una mano e consentire a questa storica emittente di continuare a vivere e di prestare il proprio servizio.

Domenico Letizia
22-10-09, 19:26
non firmo assolutamente, se la libertà continuerà ad essere in perciolo, lavoreremo di più e daremo un quota a radio radicale nella coerenza dell'antistatalismo informativo.

Burton Morris
22-10-09, 19:51
Radio Radicale: conferenza stampa sul rinnovo della convenzione con il Ministero dello Sviluppo Economico per la trasmissione dei lavori parlamentari all'esame del Senato della Repubblica
Roma, 22 ottobre 2009 - 10:30 Radio Radicale: conferenza stampa sul rinnovo della convenzione con il Ministero dello Sviluppo Economico per la trasmissione dei lavori parlamentari all'esame del Senato della Repubblica | RadioRadicale.it (http://www.radioradicale.it/scheda/289580)

Burton Morris
22-10-09, 19:54
http://www.radicalparty.org/sites/all/files/foglio%20mezza%2021%20ottobre%202009_def.pdf

Burton Morris
22-10-09, 19:57
Perché viva Radio Radicale | RadioRadicale.it (http://www.radioradicale.it/perche-viva-radio-radicale)
Grazie per aver aperto il thread, Alex. Avevo comunque già firmato.

Ideologicamente sono contro il finanziamento pubblico dei giornali e delle testate, un pò per la mia indole libertaria e un pò per coerenza radicale, anche se devo ammettere che quello a RadioRadicale è in assoluto l'unico che offre davvero un servizio alla cittadinanza. Sono certo, peraltro, che la convenzione sarà rinnovata.
Non posso firmare, pertanto, ma se e quando ci sarà bisogno sono prontissimo a mettere le mani nel portafogli per dare una mano e consentire a questa storica emittente di continuare a vivere e di prestare il proprio servizio.


non firmo assolutamente, se la libertà continuerà ad essere in perciolo, lavoreremo di più e daremo un quota a radio radicale nella coerenza dell'antistatalismo informativo.

Se le cose andranno male, non resterà fare altro che raccogliere sottoscrizioni, come è accaduto già tante volte, per i tanti anni in cui il servizio pubblico fu svolto del tutto gratuitamente.

Burton Morris
22-10-09, 20:04
Radio Radicale, uno spreco di denaro pubblico? | RadioRadicale.it (http://www.radioradicale.it/radio-radicale-uno-spreco-di-denaro-pubblico)

alexeievic
22-10-09, 20:08
Grazie per aver aperto il thread, Alex.

grazie di cosa? Mi sembrava il minimo. Vediamo come evolve la questione. Altrimenti dovremo passare ad una grossa campagna di raccolta di fondi.

Burton Morris
22-10-09, 20:19
grazie di cosa? Mi sembrava il minimo. Vediamo come evolve la questione. Altrimenti dovremo passare ad una grossa campagna di raccolta di fondi.

Le dichiarazioni bipartisan di Finocchiaro (pd) e Scajola (pdl, ministro competente) fanno ben sperare, oltre a tutte le firme arrivate per l'emendamento (pubblicate sul Foglio di ieri, linkato in questo thread)

Burton Morris
22-10-09, 20:37
Pannella: sfido a immediato pubblico confronto Alessio Butti sulle sue reiterate, truffaldine e menzognere affermazioni, relative ai motivi che dettano la convenzione triennale in corso e quella da rinnovare o no

22 ottobre 2009

* Dichiarazione di Marco Pannella:

Il senatore Alessio Butti continua da anni, oggi in modo più evidente, a diffondere il falso e la menzogna su quanto riguarda il servizio pubblico assicurato contrattualmente da Radio Radicale, ritenuto essenziale dal Parlamento e dai Governi a tutela e a sostegno di un interesse costituzionale e democratico. Oggi il senatore Butti, manifestamente abusando della sua carica di capogruppo del Pdl in Commissione di Vigilanza Rai, afferma assiomaticamente che: “Radio radicale risulta un doppione ” dei programmi effettuati da Gr Parlamento. Sfido immediatamente e pubblicamente Alessio Butti a un confronto su questa sua affermazione truffaldina e sulla situazione retrostante. In attesa che egli ne risponda nella sede naturale in cui normalmente si risponde di calunnie e menzogne.
__________________

FloriaTosca
22-10-09, 21:18
Firmato stamane... Sto facendo proseliti. Coraggio! ;)

zulux
23-10-09, 00:13
Radio Radicale, uno spreco di denaro pubblico?
Pubblicato il 22 Ottobre 2009
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Altre pagine di questo documento:

1. Radio Radicale, uno spreco di denaro pubblico?
2. 2008: Finanziamenti pubblici all'editoria - Il caso di Radio Radicale
3. Dossier: Il taglio ai fondi pubblici all'editoria e la libertà di stampa
4. Perché 10 milioni a Radio Radicale?

Nella finanziaria in corso di approvazione in parlamento verrà di fatto deciso il possibile rinnovo della convenzione triennale tra il ministero dello sviluppo economico, dipartimento delle comunicazioni e il centro di produzione, che dal 1995 viene assicurato da Radio Radicale, con la legge 230 del 1990 riconosciuta come “impresa radiofonica che svolge attività di informazione di interesse generale”.
Alcuni dei processi registrati da Radio Radicale


Dal 1976, quindi per oltre vent’anni, le sedute del parlamento erano state trasmesse da Radio Radicale in totale e certamente non voluta esclusiva. Tutt’oggi siamo gli unici ad avere conservate, archiviate e ricercabili su internet, le registrazioni delle sedute della Camera dei deputati dal ‘76 all’89 e del Senato dal ’76 al ’97.

Siamo così gli unici ad aver reso disponibili tutte le sedute parlamentari su internet, in audiovideo, fin dal 1998, agli albori di internet in Italia.
Radio Radicale nasce tra la fine del 1975 e l’inizio del 1976

Per iniziativa di un gruppo di militanti radicali in un appartamento di 60 mq situato in via di Villa Pamphili nel quartiere Monteverde di Roma. Con il resto delle radio libere condivideva l’improvvisazione, le attrezzature di fortuna, l’afflato libertario e i bassi costi di produzione. Fin da subito tuttavia, al contrario delle altre radio “libere” dell’epoca, Radio Radicale dà vita ad una programmazione incentrata sulla pubblicizzazione dei momenti centrali della vita istituzionale e politica italiana: dirette dal Parlamento, dai congressi dei partiti e dai tribunali.
Un modello di informazione unico

Radio Radicale ha introdotto in Italia un modello di informazione politica totalmente innovativo: nessun taglio, nessuna mediazione giornalistica e nessuna selezione, al fine di permettere agli ascoltatori di “Conoscere per deliberare” direttamente gli eventi politici nella loro integralità originale.

Bisogna andare negli Stati Uniti per trovare, nell’emittente via cavo C-Span, qualcosa di simile a quello che Radio Radicale per oltre trent’anni ha assicurato ai cittadini italiani.
Uno spreco di denaro pubblico?

Radio Radicale riceve ogni anno 8,33 milioni di euro per la convenzione con lo Stato per la trasmissione delle sedute del Parlamento, e 4 milioni 431 mila euro dai fondi per l’editoria.

La convenzione

La convenzione prevede l’impegno da parte della concessionaria a trasmettere, nell’orario tra le ore 8.00 e le ore 21.00, almeno il 60% del numero annuo complessivo di ore dedicate dalle Camere alle sedute d’aula. Tali trasmissioni non possono essere interrotte, precedute e seguite, per un tempo di trenta minuti dal loro inizio e dalla loro fine, da annunci pubblicitari o politici.

Nel tempo residuo, Radio Radicale, al di fuori di qualsiasi finanziamento pubblico, per sua volontà e convinzione, documenta l’attività anche delle altre istituzioni (Tribunali, Consigli comunali, Corte dei Conti, Consiglio Superiore della Magistratura, Parlamento europeo), così come i congressi, i festival e le maggiori assemblee di tutti i partiti politici, i convegni organizzati dalle maggiori associazioni del mondo del lavoro e dell’impresa, manifestazioni o conferenze stampa di particolare interesse, dibattiti e presentazioni di libri.

I contributi per l’editoria

Radio Radicale è l’unico soggetto tra quelli che ottengono i contributi ad avere una rete nazionale e spende oltre 3,7 milioni di euro l’anno solo per la gestione tecnica della rete (che in seguito alla legge 230 è stata ampliata, passando da 60 a oltre 200 ripetitori) ed è anche l’unica a destinare la quasi totalità del palinsesto per mandare in onda programmi di servizio pubblico.

La legge 230

Con la legge 230 del 1990 Radio Radicale è stato riconosciuta come “impresa radiofonica che svolge attività di informazione di interesse generale”.

Questa legge prevede che per essere riconosciti come tali, bisogna destinare la propria rete di trasmissione, che deve raggiungere almeno l’85% delle regioni, a trasmettere quotidianamente «propri programmi informativi su avvenimenti politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o letterari per non meno di nove ore comprese tra le ore sette e le ore venti».

Come vengono spesi i soldi

Nel 2007, Radio Radicale ha sostenuto costi per 2,986 milioni di euro per la produzione di programmi audio-video relativi a eventi politici di tutti i partiti, delle associazioni, delle diverse istituzioni. Queste produzioni sono state poi in parte trasmesse per radio, mentre tutte sono state indicizzate per oratore e argomenti, archiviate e pubblicate su internet, dove sono a disposizione per sempre e gratuitamente a tutti i cittadini.

Nella gran parte dei casi, la registrazione di Radio Radicale continua ad essere l’unica effettuata. Quando quindi si parla dell’archivio di Radio Radicale, ormai riconosciuto da tutti un patrimonio unico, non bisogna mai dimenticare che, la mancata continuità nell’attività di produzione attuale, avrebbe come conseguenza la perdita irrecuperabile della documentazione puntuale di moltissimi degli eventi istituzionali e politici che avvengono quotidianamente in Italia.
Il confronto con Gr Parlamento della RAI

Gr Parlamento nasce attraverso l’acquisto da parte della Rai di alcune frequenze in modulazione di frequenza da emittenti locali. Nonostante gli ingenti investimenti, non riesce a completare la propria rete e, proprio per evitare ulteriori sprechi di risorse, ne viene bloccato l’ampliamento dall’articolo 1 della legge n. 224 dell’11 luglio 1998.

Con la stessa legge viene confermata la scelta di procedere all’assegnazione del servizio attraverso una gara i cui criteri dovranno essere stabiliti nell’ambito della riforma generale del sistema delle comunicazioni.

Da allora ad oggi Radio Radicale ha continuato ad investire tutte le proprie risorse per fornire ai cittadini una informazione sempre più completa affiancando alla rete nazionale tutte le opportunità fornite dalle nuove tecnologie. Radio Radicale ha creato in questi anni il maggiore archivio storico multimediale integrato con il più importante sito internet sulla documentazione multimediale politica ed istituzionale del nostro paese. E’ presente con un canale sul satellite e partecipa alla sperimentazione dei canali in tecnica digitale terrestre DAB all’interno del consorzio maggiormente rappresentativo dell’emittenza radiofonica italiana, il Club DAB.

Modalità del servizio

Il servizio svolto da Radio Radicale è regolamentato da un contratto con il Ministero delle Comunicazioni che prevede una percentuale minima di sedute da trasmettere, le modalità di separazione rispetto alle altre trasmissioni, l’invio mensile dei resoconti delle ore di trasmissione e la collocazione rispetto agli altri programmi. Il controllo avviene da parte del Ministero che verifica puntualmente il rispetto degli obblighi contrattuali.

Il servizio svolto da Grparlamento è regolato da tre righe del contratto di servizio (articolo 12 comma 3) e nessuna forma di controllo né di rendicontazione sembra essere prevista.

Sullo stesso sito sono inoltre pubblicate, in audio-video, in forma indicizzata e con collegamento allo stenografico, tutte le sedute del Parlamento e la gran parte delle Commissioni parlamentari pubbliche.

Sul sito di Grparlamento sono ascoltabili solo alcune rubriche dell’emittente, non compare nessuna traccia della programmazione effettuata, non solo in forma multimediale ma neanche come semplice elenco di programmi trasmessi.

Rete di trasmissione

Radio Radicale: 225 impianti in tutte le province italiane

Gr Parlamento: 152 impianti

Costo del servizio

Radio Radicale: 10 milioni l’anno al lordo dell’IVA (8,33 M €)

Gr Parlamento: non esiste un dettaglio in bilancio. E’ parte dei servizi richiesti dal contratto di servizio che porta alla RAI 1,602 miliardi di euro (dati bilancio 2008).

Il 30 giugno 1998 è stata l’unica occasione nella quale, l’allora direttore di Grparlamento Paolo Ruffini, nel corso dell’audizione della Commissione per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, ha fornito alcuni dati sul costo delle rete, valutando in circa 6,6 miliardi di lire il costo della produzione e del personale giornalistico. Se aggiungiamo il costo delle altre figure professionali (tecnici e impiegati) valutabile in almeno 1 miliardo, la gestione della rete di trasmissione in circa 4miliardi ed una quota di ammortamento impianti (in 10 anni) di 2,5 miliardi, arriviamo ad un totale annuo di 14,1 miliardi di vecchie lire.

Nello stesso anno il corrispettivo per il servizio svolto da Radio Radicale è stato di 10 miliardi più IVA.

Ore complessive di trasmissione

Radio Radicale: Trasmette 8760 ore l’anno (24 ore al giorno)

Gr Parlamento: Trasmette 5124 ore l’anno (14 ore al giorno)

Oltre alla maggiore quantità di ore di programmazione, Radio Radicale diffonde ogni giorno, in formato audio ed in molti casi anche in video, attraverso il sito Internet, eventi pubblici organizzati da tutti i partiti, le associazioni, le diverse istituzioni, le università e quanto altro rappresenta la vita politica e culturale del nostro paese. Questi eventi aggiungono molte migliaia di ore inedite alle ore di programmazione della radio, sono fruibili da qualsiasi utente senza alcuna limitazione e senza alcuna forma di registrazione dei dati personali.

Il costo della sola produzione esterna, della archiviazione e della pubblicazione integrale in Internet supera i 3 milioni di Euro l’anno.

Pubblicazione su internet

Radio Radicale: Il servizio “Videoparlamento” pubblica su internet e rende disponibili a tutti i cittadini i documenti audiovideo integrali di tutte le sedute della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica fin dal novembre del 1998.

Le sedute, dopo la diretta, vengono presentate in schede che rispettano la scansione delle varie fasi dei lavori parlamentari e consentono di accedere direttamente, con un semplice “clic”, all’intervento o alla fase della seduta che si desidera ascoltare e vedere. Dal settembre del 2001 l’aggiornamento avviene ora per ora, in tempo reale. Il motore di ricerca consente inoltre, in modo semplice ed intuitivo, di effettuare ricerche organizzate nell’ambito di tutte le sedute disponibili. L’avvio della sperimentazione di questi servizi multimediali è prevista della legge n. 350/2003 (Finanziaria 2004).

Gr Parlamento: sul sito pubblica soltanto il file mp3 di alcune delle sue rubriche giornalistiche

Ascolti

I dati di ascolto di Radio Radicale vengono rilevati nella indagine ufficiale di AUDIRADIO. Nei diversi bimestri gli ascolti di Radio Radicale variano dai 470.000 a 530.000 nel giorno medio e dal 1.500.000 ai 2.000.000 nei sette giorni.

Gr parlamento: non risulta essersi mai iscritta ad indagini di ascolto
Un po’ di dati

Ad oggi l’archivio multimediale di Radio Radicale contiene 283.000 registrazioni.

*

67.364 interviste
*

15.599 udienze di processi
*

32.056 convegni e dibattiti
*

7.716 assemblee
*

6.745 comizi e manifestazioni
*

16.030 conferenze stampa
*

161.100 oratori
*

5.579 organizzazioni

Più della metà di questo archivio è disponibile e liberamente accessibile in formato multimediale online sul sito RadioRadicale.it (http://www.RadioRadicale.it)
Una sperimentazione costante

Radio Radicale ha introdotto importanti innovazioni nel panorama informativo italiano. E’ stata la prima emittente radiofonica:

*

a trasmettere la rassegna stampa quotidiana
*

a mandare in onda il parlamento italiano
*

a organizzare filidiretti con ospiti politici con la possibilità di rivolgere domande senza alcun filtro
*

ad avere un programma di “interviste per strada”
*

a mandare in onda i processi giudiziari
*

a creare trasmissioni per le comunità immigrate in Italia
*

a creare un sito internet di informazione basato su contenuti audiovisivi

Nell’estate del 1986 e nel 1993, inoltre, quando la Radio rischiò la chiusura definitiva per mancanza di finanziamenti, i suoi centralini registrarono le migliaia di telefonate che, mandate in onda senza filtri, diedero origine all’irripetibile caso di “Radio Parolaccia”, che mostrò un volto dell’Italia che fino a quel momento era rimasto sconosciuto a tutti i mezzi di informazione.

RadioRadicale.it ha creato nel 2006 I più popolari | Fai notizia - il primo sito di giornalismo partecipativo (http://www.fainotizia.it), il primo sito di giornalismo partecipativo italiano: un esperimento insieme sociale e giornalistico e un tentativo di utilizzare il carattere libero e collaborativo dei nuovi media per dar vita a un nuovo modello di informazione.

Fai notizia è un luogo dove gli utenti collaborano nella ricerca e nella redazione di notizie. Registrandosi sul sito ciascuno ha la facoltà di inserire i propri contributi testuali, video, foto, segnalare notizie interessanti trovate su altri siti o blog, commentare e votare le segnalazioni degli altri membri della community e dare origine ad inchieste collaborative. Fai notizia ha coinvolto più di 13.000 persone, che hanno inserito nel sito oltre 27.331 interventi, 20.827segnalazioni, 46.149 commenti.

Nicola
23-10-09, 17:21
Radio Radicale, iniziativa bipartisan per salvarla

• da Corriere della Sera del 23 ottobre 2009

Sono 202 i senatori di tutti i partiti che hanno firmato un emendamento alla finanziaria per garantire il rinnovo della convenzione tra Radio Radicale e il ministero allo Sviluppo economico. L’iniziativa, che dovrebbe portare nelle casse della storica emittente io milioni di euro lordi in tre anni, è stata presentata ieri da Emma Bonino, Marco Pannella e dal direttore Massimo Bordin: «Facciamo un appello al governo - ha detto Bonino - per non oscurare il servizio pubblico che Radio Radicale svolge da trent’anni. C`è una predisposizione positiva ma la situazione si è un po’ingarbugliata, per questo abbiamo fatto l’emendamento». L’emendamento è stato sottoscritto, tra gli altri, da tutto il gruppo del Pd al Senato (tranne Emanuela Baio Dossi), da molti esponenti Pdl tra cui i presidenti di commissione Carlo Vizzini e Mario Baldassarri, e dai senatori a vita Francesco Cossiga, Rita Levi Montalcini ed Emilio Colombo.

libertando
23-10-09, 18:42
Ho firmato.

il Gengis
23-10-09, 19:41
fatto

il Gengis
23-10-09, 20:06
Solidarietà a Radio Radicale

• da L'Unità del 22 ottobre 2009

Dario Franceschini e Ignazio Marino hanno espresso solidarietà a Radio Radicale, l`emittente che ha denunciato un concreto pericolo di ridimensionamento o addirittura di chiusura. Su questo allarme oggi alle 10,30 presso la sala stampa della Camera terranno una conferenza stampa Emma Bonino, Marco Pannella, Paolo Chiarelli e Massimo Bordin.

il Gengis
23-10-09, 20:07
Radio Radicale a rischio solidarietà bipartisan

• da Il manifesto del 22 ottobre 2009


Pericolo di chiusura per Radio Radicale. Dal 2010 infatti scade la convenzione con lo stato per le dirette dì camera e senato. Svanirebbero così dieci milioni di euro all’anno fondamentali perle casse della gloriosa radio di Pannella. E’ il rischio paventato dal viceministro alle comunicazioni Paolo Romani su interpellanza dei senatore Butti (Pdl). La solidarietà è totale. Sono 33 anni che la radio svolge un servizio pubblico senza paragoni su «regime» e dintorni. Non a caso c’è un sostegno bipartisan in parlamento. Su tutti, i tre candidati alla segreteria dei Pd - Bersani, Franceschini e Marino. «Dà voce ad argomenti e riflessioni che spesso non trovano voce nelle altre tv e nelle altre radio - dice Marino - e poi trasmette non solo i lavori d’aula ma anche quel che accade nelle varie commissioni». «Spegnere la sua voce, in un momento così delicato per l’informazione e la democrazia in Italia, sarebbe un ulteriore, triste segnale», aggiunge il segretario uscente del Pd Franceschini. Favorevole al rinnovo anche Bersani. Sul Foglio di oggi, infine, comparirà un annuncio a pagamento in cui si spiega che oltre 200 senatori, hanno già firmato un emendamento per il rinnovo dalla convenzione.

il Gengis
23-10-09, 20:07
Piccola posta

• da Il Foglio del 22 ottobre 2009

di Adriano Sofri


Ogni anno di nuovo questa trepidazione per la sorte di Radio radicale. Argomenti politici non ne userò, per non fare danno. Ma se mi tolgono Radio radicale non mi restano che le benzodiazepine fra le tre di notte e le sette e trenta di mattina. Siamo in tanti ridotti così, noi del posto fisso, malati in un letto o detenuti a domicilio. Se non si vuole rendere giustizia a un eccellente servizio pubblico, si voti almeno un emendamento umanitario.

il Gengis
23-10-09, 20:08
Radio Radicale - Solidarietà dai dem

• da Europa del 22 ottobre 2009


Tutti e tre i candidati alla segreteria dei Pd hanno espresso la loro solidarietà a Radio radicale, che potrebbe perdere la convenzione che le consente di trasmettere le sedute parlamentari, rischiando così un forte ridimensionamento o la chiusura.

il Gengis
23-10-09, 20:09
Emendamento bipartisan per salvare "Radio Radicale"
Chiesto il rinnovo della convenzione con il ministero dello Sviluppo Economico. Altrimenti il rischio è la chiusura

• da Corriere della Sera online del 22 ottobre 2009

MILANO - Radio Radicale rischia un pesante ridimensionamento o addirittura la chiusura. A denunciarlo sono i Radicali, che chiedono il rinnovo della convenzione con il ministero dello Sviluppo Economico che darebbe all'emittente 10 milioni di euro lordi in tre anni. A tal proposito, è stato presentato un emendamento alla Finanziaria sottoscritto da 202 senatori di tutti gli schieramenti.

CONFERENZA STAMPA - L'iniziativa, hanno spiegato in una conferenza stampa alla Camera Emma Bonino, Marco Pannella, il direttore della radio Massimo Bordin e il responsabile del centro di produzione Paolo Chiarelli, ha carattere "preventivo" perché, nonostante le rassicurazioni del ministro Scajola sulla convenzione, «noi per quanto riguarda il Senato abbiamo qualche pregiudizio». «Facciamo un appello al governo - sottolinea la Bonino - per non oscurare il servizio pubblico che 'Radio Radicale' fa da trent'anni. C'è una predisposizione positiva ma la situazione si è un po' ingarbugliata, per questo abbiamo fatto l'emendamento». «Ci auguriamo - sottolinea ancora la Bonino che nel clima già teso per quanto riguarda il pluralismo dell'informazione questa nuova 'non iniziativa' del governo non aggravi ulteriormente le cose, ammesso che sia possibile».

BIPARTISAN - Alla conferenza stampa a Montecitorio erano presenti, oltre ai deputati e ai senatori radicali, alla segretaria di Radicali Italiani Antonella Casu, al presidente Bruno Mellano e al tesoriere Michele De Lucia, anche il presidente del gruppo del Pd Antonello Soro con il suo vice Gianclaudio Bressa, il deputato della Lega Massimo Polledri, Riccardo Villari e Benedetto Della Vedova (Pdl). Mentre l'emendamento è stato sottoscritto, tra gli altri, da tutto il gruppo del Pd del Senato (a parte la "teodem" Emanuela Baio Dossi), dai senatori a vita Francesco Cossiga, Rita Levi Montalcini ed Emilio Colombo, da presidenti di commissione come Carlo Vizzini o Mario Baldassarri.

il Gengis
23-10-09, 20:25
Salviamo Radio Radicale

• da Gli Altri del 23 ottobre 2009

di Valentina Ascione

Chi fa il nostro mestiere difficilmente può fare a meno dell’appuntamento mattutino con la rassegna stampa di Radio Radicale. Chi vuole avere un’informazione aggiornata e puntuale sui lavori parlamentari non può non conoscere questa storica emittente che dal 1976 fa delle notizie la sua unica fonte di vita. Eppure Radio Radicale è costretta a lanciare un Sos. Perché i fondi che le permettono di vivere, una convenzione con il ministero dello Sviluppo Economico di 10 milioni di euro lordi in tre anni, non sono ancora stati rinnovati. Per questo motivo ieri i Radicali e il direttore della Radio hanno tenuto una conferenza stampa. «C’è un clima positivo, ma la situazione è ingarbugliata e sul Senato abbiamo qualche pregiudizio» ha detto Emma Bonino. Un appello che ha subito prodotto un emendamento ad hoc alla Finanziaria firmato da 202 senatori. Finalmente una mossa bipartisan a favore di una testata giornalistica. Quando il pluralismo dell’informazione è sotto attacco come adesso, il Paese al 49esimo posto nel Mondo per la libertà di stampa non può permettersi di perdere pure Radio Radicale.

Non oscurare il servizio pubblico di Radio Radicale. E’ l’appello lanciato da Emma Bonino e Marco Pannella che in queste ore raccoglie adesioni e sostegno bipartisan. La storica emittente, che dal 1976 trasmette i lavori del Parlamento, i congressi di tutti i partiti, processi e altri eventi tra i più disparati, rischia infatti un forte ridimensionamento, se non addirittura la chiusura, se non sarà rinnovata la convenzione triennale tra il Ministero dello Sviluppo Economico e il Centro di produzione Spa, assicurata dal 1994. Dieci milioni di curo lordi per tre anni a Radio Radicale perché con la legge 230 del 1990 è stata riconosciuta come "impresa radiofonica che svolge attività di informazione di interesse generale". Generale al punto che 203 senatori di tutti gli gruppi parlamentari hanno sottoscritto l’emendamento alla legge Finanziaria per il rinnovo della convenzione, nel quale si indica la copertura per gli anni 2010, 2011 e 2012. Una misura che i radicali hanno voluto adottare in via preventiva perché, nono- stante i contatti rassicuranti avuti col ministro Scajola, nel testo della Finanziaria uscito dal Consiglio dei ministri, e ora all’esame di Palazzo Madama, non c’e’ menzione circa la convenzione Radio Radicale. "Per quanto riguarda il Senato abbiamo qualche pregiudizio, visti i casi celebri del ’comma Fuda’ (una modifica alla finanziaria del 2007 sconosciuta ai ministri competenti, n.d.r) o degli otto senatori regolarmente eletti nel 2006 ma ai quali non e’ stato attribuito poi il seggio", hanno spiegato ieri Bobino e Pannella in una conferenza stampa alla Camera; ‘c’e’ una predisposizione positiva da parte dell’esecutivo, ma la situazione si è un po’ ingarbugliata, per questo abbiamo presentato l’emendamento", ha precisato la vicepresidente del Senato. A siglare l’emendamento a prima firma Germontani del PdL, l’intera pattuglia del Partito Democratico a Palazzo Madama capeggiata da Anna Finocchiaro (unica eccezione la teodem Baio Dossi), i senatori a vita Rita Levi Montalcini, Francesco Cossiga ed Emilio Colombo, e decine di senatori di tutti gli schieramenti, tra cui il vicepresidente Domenico Nania (PdL), il leghista Fabio Rizzi, i capigruppo Giampiero D’Alia (Udc), Felice Belisario (IdV) e Giovanni Pistorio (Misto). Anche i tre candidati alle segreteria del Partito Democratico Dario Franceschini, Pierluigi Bersani e Ignazio Marino hanno fatto per una volta fronte comune in difesa dell’emittente, riconoscendole un importante ruolo di servizio pubblico e di garanzia di trasparenza e informazione. Una funzione che però qualcuno ritiene superflua in quanto già svolta dal Gr Parlamento. L’anno scorso il senatore Alessio Butti, capogruppo del Popolo delle Libertà in Commissione di Vigilanza, aveva interrogato sulla vicenda il Ministro per lo Sviluppo Economico, mentre mercoledì ha ricordato in una lettera ai colleghi del PdL le proprie perplessità, osservando che finanziare l’emittente significherebbe mantenere un "doppione". Un’osservazione che però il direttore di Radio Radicale Massimo Bordin e il direttore del Centro di produzione Paolo Chiarelli smentiscono a suon di numeri : 225 impianti di diffusione terrestre, contro i 152 dell’emittente Rai; una copertura che si estende per il 70 per cento del territorio nazionale, raggiungendo l’85 per cento della popolazione, e un ascolto medio giornaliero di mezzo milione di persone: dato, quest’ultimo, non comparabile perché gli ascolti di Gr Parlamento non sono monitorati. Insomma, "Radio Radicale non avrà grande appeal: non ha musica, non ha quiz, non ha intrattenimento, ma svolge un servizio di ventiquattro ore al giorno, a garanzia del pluralismo e che non è la duplicazione di nessuno", chiosa Bordin. Chi in questo momento difficile sta facendo sentire con più forza il proprio affetto verso la radio sono gli stessi ascoltatori - fedelissimi o occasionali, radicali e non - che a centinaia si sono stretti intorno a Bordin e alla redazione, sottoscrivendo a centinaia in poche ore l’appello "Perché viva Radio Radicale", sul sito radioradicale.it. Testimonianze che prescindono dall’appartenenza politica ma anche dall’età, a suffragio di quanto dichiarato da Marco Pannella, secondo il quale "da tre generazioni non vi è stata e non vi è, nella stessa classe dirigente, un qualche membro di una famiglia che non si sia formato, o che non abbia convissuto, anche con Radio Radicale". Un ascoltatore d’eccezione, inoltre, aveva già lanciato il proprio personale appello al governo dalle colonne de Il Foglio, ieri mattina: "se mi tolgono Radio radicale non mi restano che le benzodiazepine fra le tre di notte e le sette e trenta di mattina. Siamo in tanti ridotti così, noi del posto fisso, malati in un letto o detenuti a domicilio. Se non si vuole rendere giustizia a un eccellente servizio pubblico, si voti almeno un emendamento umanitario", firmato Adriano Sofri.

il Gengis
23-10-09, 20:25
Radio Radicale, iniziativa bipartisan per salvarla

• da Corriere della Sera del 23 ottobre 2009

Sono 202 i senatori di tutti i partiti che hanno firmato un emendamento alla finanziaria per garantire il rinnovo della convenzione tra Radio Radicale e il ministero allo Sviluppo economico. L’iniziativa, che dovrebbe portare nelle casse della storica emittente io milioni di euro lordi in tre anni, è stata presentata ieri da Emma Bonino, Marco Pannella e dal direttore Massimo Bordin: «Facciamo un appello al governo - ha detto Bonino - per non oscurare il servizio pubblico che Radio Radicale svolge da trent’anni. C`è una predisposizione positiva ma la situazione si è un po’ingarbugliata, per questo abbiamo fatto l’emendamento». L’emendamento è stato sottoscritto, tra gli altri, da tutto il gruppo del Pd al Senato (tranne Emanuela Baio Dossi), da molti esponenti Pdl tra cui i presidenti di commissione Carlo Vizzini e Mario Baldassarri, e dai senatori a vita Francesco Cossiga, Rita Levi Montalcini ed Emilio Colombo.

il Gengis
23-10-09, 20:26
Emendamento per salvare Radio Radicale

• da Libero del 23 ottobre 2009

Radio Radicale rischia di farsi più piccola o addirittura di chiudere. la denuncia arriva dai Radicali, che chiedono il rinnovo della convenzione con il ministero dello Sviluppo Economico. In ballo, per l’emittente, ci sono 10 milioni di euro lordi in tre anni. E così è stato presentato un emendamento alla Finanziaria sottoscritto da 202 senatori di tutti gli schieramenti. L’iniziativa, hanno spiegato in una conferenza stampa alla Camera Emma Bonino, Marco Pannella, il direttore della radio Massimo Bordin e il responsabile del centro di produzione Paolo Chiarelli, ha un carattere “preventivo“. In altre parole: nonostante le rassicurazioni del ministro Scajola sulla convenzione, i Radicali hanno ancora forti dubbi sul buon esito dell’operazione. «Facciamo un appello al governo - sottolinea la Bonino - per non oscurare il servizio pubblico che “Radio Radicale“ fa da trent’anni. C’è una predisposizione positiva ma la situazione si è un po’ ingarbugliata, per questo abbiamo fatto l’emendamento». E poi continua: «Ci auguriamo che nel clima già teso per quanto riguarda il pluralismo dell’informazione questa nuova “non iniziativa“ del governo non aggravi ulteriormente le cose, ammesso che sia possibile». Da ricordare che alla conferenza stampa a Montecitorio erano presenti, oltre ai deputati e ai senatori radicali anche il presidente del gruppo del Pd Antonello Soro con il suo vice Gianclaudio Bressa, il deputato della Lega Massimo Polledri, Riccardo Villari e Benedetto Della Vedova (Pdl).

il Gengis
23-10-09, 20:26
Emendamento bipartisan per salvare "Radio Radicale"

• da Liberazione del 23 ottobre 2009

Fidarsi del governo è bene, non fidarsi è meglio. L’informazione in Italia, si sa, vive momenti difficili. Il problema è sempre il solito: i soldi da trovare in qualche modo. Anche al costo di provvedimenti assai discussi e discutibili - come lo scudo fiscale. Visti gli attuali chiari di luna, l’informazione rischia di finire nel tritacarne. Rischiano i giornali, le radio e (naturalmente in minor misura) le televisioni. Il governo non avrebbe ancora stanziato i soldi aggiuntivi per il 2010. Secondo quanto risulta al quotidiano "MF Milano Finanza", i 70 milioni sono stati impegnati nella legge ma non ancora stanziati, insomma, la norma non avrebbe copertura finanziaria per il 2010. Dall’esecutivo non arriva nessuna conferma. Dunque le preoccupazioni per la libera informazione aumentano. E i guai sono come le ciliegie, uno tira l’altro. Nubi all’orizzonte anche per l’ormai storica "Radio Radicale". Così quelli della Rosa nel pugno chiedono il rinnovo della convenzione con il ministero dello Sviluppo economico, che darebbe all’emittente 10 milioni di euro lordi in tre anni. I Radicali promuovono un provvedimento "salva Radio Radicale", un emendamento alla Finanziaria - già sottoscritto da 202 senatori di tutti gli schieramenti politici - per garantire il rinnovo della convenzione con il ministero. Le dirette dell’emittente cara a Marco Pannella, dal Parlamento e dai congressi delle forze politiche, i fili diretti con gli ascoltatori, le rassegne stampa sono ormai diventate una piacevole abitudine per chi si interessa di politica. «Facciamo un appello al governo per non oscurare il servizio pubblico che "Radio Radicale" fa da trent’anni», dice chiaro e tondo l’europarlamentare radicale Emma Bonino, che insieme a Marco Pannella, al direttore di "Radio Radicale" Massimo Bordin e al responsabile del centro di produzione Paolo Chiarelli, spiega - in una conferenza stampa a Montecitorio - la situazione della storica radio. Un’iniziativa «preventiva» perché, nonostante le rassicurazioni del ministro Scajola sulla convenzione, «noi per quanto riguarda il Senato abbiamo qualche pregiudizio». «Facciamo un appello al governo sottolinea Bonino - per non oscurare "Radio Radicale". C’è una predisposizione positiva ma la situazione si è un po’ ingarbugliata, per questo abbiamo fatto l’emendamento». «Ci auguriamo sottolinea ancora Bonino - che nel clima già teso per quanto riguarda il pluralismo dell’informazione questa nuova "non iniziativa" dei governo non aggravi ulteriormente le cose, ammesso che sia possibile». L’emendamento radicale è già stato firmato, tra gli altri, da tutto il gruppo del Pd del Senato (a parte la teodem Emanuela Baio Dossi), dai senatori a vita Francesco Cossiga, Rita Levi Montalcini ed Emilio Colombo, dal vicepresidente dei senatori del Pdl Domenico Nania, da presidenti di commissione come Carlo Vizzini o Mario Baldassarri. Perché fidarsi del governo è bene ma non fidarsi è meglio. E le ultime disinvolte affermazioni dei presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non inducono all’ottimismo.

il Gengis
23-10-09, 20:27
Editoria: Rutelli, no a chiusura Radio Radicale

• da Lab il socialista del 23 ottobre 2009

“Ci manca solo che chiuda Radio Radicale!”: è il commento di Francesco Rutelli alle preoccupazioni relative alla emittente radiofonica diretta da Massimo Bordin. “Il panorama informativo del nostro Paese sarebbe veramente nei guai”, osserva Rutelli che ha annunciato il suo sostegno alle iniziative parlamentari per garantire la vita di Radio Radicale.

il Gengis
23-10-09, 20:27
Radio Radicale a rischio chiusura

• da La stampa del 23 ottobre 2009

Un emendamento salva Radio Radicale alla Finanziaria sottoscritto da 202 senatori di tutti gli schieramenti per garantire il rinnovo della convenzione con il ministero dello Sviluppo Economico che darebbe all’emittente 10 milioni di euro lordi in tre anni. L’iniziativa, hanno spiegato ieri Emma Bonino, Marco Pannella, il direttore della radio Massimo Bordin, ha carattere preventivo. «Facciamo un appello al governo - dice Bonino - per non oscurare il servizio pubblico che Radio Radicale fa da trent’anni»

il Gengis
23-10-09, 20:46
"Non oscurate Radio Radicale"

• da la Repubblica del 23 ottobre 2009

Il 21 novembre la "deadline" per rinnovare la convenzione tra Radio Radicale e il ministero dello Sviluppo Economico per la sua funzione di servizio pubblico. Ecco perché i Radicali hanno presentato ieri un emendamento, sottoscritto già da più di duecento senatori, a favore del rinnovo della convenzione che garantirebbe alla radio dieci milioni di euro lordi in tre anni. A sostegno dell’emittente si sono espressi i vice-presidenti del Senato, Nania (Pdl) e Chiti (Pd). E anche Francesco Rutelli, ora su posizioni teo-dem, ha detto che senza Radio Radicale il «Paese sarebbe nei guai»

il Gengis
23-10-09, 20:46
Uniti per salvare Radio Radicale

• da Il sole 24 ore del 23 ottobre 2009

di Laura Squillaci

Un emendamento bipartisan alla Finanziaria per salvare Radio radicale dalla chiusura. Lo hanno sottoscritto 202 senatori per chiedere il rinnovo della convenzione tra l'emittente e il ministero dello Sviluppo economico. Che, tradotto in cifre, significa 10 milioni di euro lordi in tre anni.
A spiegare l'esigenza dell'emendamento sono stati Emma Bonino, Marco Pannella e il direttore dell'emittente radiofonica, Massimo Bordin, in una conferenza stampa alla Camera. «Facciamo un appello al governo per non oscurare il servizio pubblico che Radio radicale fa da trent'anni» ha detto Bonino. Nonostante i contatti «rassicuranti» avuti dal ministro Claudio Scajola a settembre, ha continuato, nel testo della finanziaria, uscito dal Consiglio dei ministri e ora all'esame di Palazzo Madama, manca la voce di bilancio per rifinanziare Radio radicale. Da qui la necessità di un emendamento. Un provvedimento «preventivo» – la convenzione scadrà il 21 novembre – che i radicali sperano possa essere approvato in commissione e che prevede una copertura triennale di 10 milioni di euro lordi ottenuta tramite un taglio indifferenziato delle voci contenute nella tabella C della Finanziaria (quella degli stanziamenti autorizzati in relazione a disposizioni di legge) tranne quella per la ricerca e l'innovazione .
A difendere le sorti della radio i vicepresidenti al Senato: «Ho firmato perché ho sempre apprezzato l'apertura verso tutti gli schieramenti» ha detto Domenico Nania (Pdl). Sulla stessa lunghezza d'onda Vannino Chiti (Pd): «Per i cittadini é un importante strumento di informazione sulle attività parlamentari e per sapere come i rappresentanti agiscono nelle istituzioni nazionali e locali». A dare il suo appoggio anche Francesco Rutelli: «Ci manca solo che chiuda Radio radicale! Il panorama informativo del nostro paese sarebbe veramente nei guai».
Unica voce fuori dal coro è quella del capogruppo del Pdl in Vigilanza Rai Alessio Butti: «Da undici anni, quando sono iniziati i programmi di Gr Parlamento, Radio Radicale è un "doppione" e come tale viene meno la necessità del suo finanziamento da parte dello Stato». Netta la risposta di Pannella: «Sfido Butti a pubblico confronto».

il Gengis
23-10-09, 20:47
Radio Radicale senza fondi pubblici

• da Il manifesto del 23 ottobre 2009

Quasi tutto il senato ha firmato un emendamento in finanziaria a favore del ripristino dei contributo pubblico a Radio radicale per le dirette parlamentari (10 milioni di euro lordi, 8 e mezzo netti). Solidarietà alla storica testata continua ad arrivare soprattutto dal Pd e dall’opposizione. Ieri messaggi di sostegno sono arrivati da Rutelli, Chiti e Nania (Pdl). Alessio Butti (Pdl), che aveva sollecitato il governo a decidere se la convenzione andasse a meno rinnovata, tiene il punto: ««Non ho nulla contro Radio radicale anche se non condivido la sua linea editoriale. Tuttavia è un doppione di Gr parlamento e come tale viene meno la necessità dei suo finanziamento da parte dello stato». «È strano - aggiunge Butti - che i radicali ignorino il taglio dei contributi alle emittenti radiotv locali o le lacrime dei piccoli giornali che in edicola esistono per la riduzione dei loro contributi o si infischino dei rischi per migliaia di lavoratori».

il Gengis
23-10-09, 20:48
Emendamento bipartisan: Radio Radicale non deve chiudere

• da Il Fatto Quotidiano del 23 ottobre 2009

Il tavolo era lungo e c’erano decine di ministri e sottosegretari, un conclave di clausura in quel di Caserta per salvare il governo di Romano Prodi: fuori tutti, dentro Radio Radicale che, in collegamento via cellulare con Marco Pannella, per mezz’ora trasmise il consiglio dei ministri in diretta. Un particolare curioso, soltanto un pezzetto dei 33 anni esemplari di Radio Radicale che, per l’indugiare del governo sulla "convenzione", rischia di chiudere. Emma Bonino ha annunciato l’emendamento alla Finanziaria presentato al Senato - e controfirmato già da 202 senatori - per garantire il rinnovo dell’accordo con il ministero dello Sviluppo economico che dovrà stanzierà 10 milioni di curo lordi in tre anni. Non ci sono pregiudizi, i Radicali si fidano del governo, ma temono dannose lungaggini: "Ci auguriamo che nel clima già teso per quanto riguarda il pluralismo dell’informazione - spiega la Bonino - questa nuova ‘non iniziativa’ del governo non aggravi la situazione". Il ministro Claudio Scajola ha rassicurato il partito, il sostegno è trasversale. Anche Domenico Nania (Pdl) si schiera con i Radicali, insieme a decine di colleghi, ai senatori a vita: "Sono con loro. Ho firmato perché ho sempre apprezzato l’apertura verso tutte le forze politiche. Non c’è dubbio che il servizio reso da Radio Radicale sia tra i più obiettivi e completi". I vertici della segreteria radicale hanno deciso di dimezzarsi i compensi degli ultimi quattro mesi. Contributi da parte di Bonino e Pannella, e poi dei parlamentari, degli iscritti, dei simpatizzanti. Sottoscrizione straordinaria, solidarietà e tanta riconoscenza al servizio pubblico della radio. Buoni segnali da destra e sinistra, fin quando Alessio Butti capogruppo del Pdl in Vigilanza Rai - interviene con durezza: "Chiedo agli amici radicali il rispetto della legge. Dal 2 febbraio 1998, data di inizio dei programmi di GR Parlamento, Radio Radicale risulta un doppione e come tale viene meno la necessità del suo finanziamento da parte dello Stato, cioè dei cittadini". Ecco puntuale, il macabro segnale che la Bonino voleva scongiurare.

il Gengis
23-10-09, 20:48
Radio Radicale: emendamento bipartisan per la sopravvivenza

• da Europa del 23 ottobre 2009

Radio radicale a rischio chiusura? In Finanziaria, al momento, il previsto finanziamento non c’è. In una situazione «ingarbugliata» come quella attuale allora è meglio «prevenire», nonostante le rassicurazioni del ministro Scajola e del sottosegretario Letta: da qui l`emendamento presentato dai Radicali e sottoscritto da 202 senatori (compreso il gruppo Pd tranne la Baio Dossi) per il rinnovo della convenzione triennale con il ministero dello sviluppo economico per il servizio pubblico di trasmissione delle sedute del parlamento, e che assicura io milioni di euro lordi.

il Gengis
23-10-09, 21:20
http://forum.politicainrete.net/politica-nazionale/29333-forse-chiude-radio-radicale.html

intervenite nella discussione sul forum nazionale

Burton Morris
24-10-09, 20:01
Radio Radicale rischia tutto PDF Stampa E-mail
venerdì 23 ottobre 2009

radioradicale.jpgProprio così, la storica emittente radiofonica potrebbe essere costretta alla chiusura o, quantomeno, a un drastico ridimensionamento. L'attuale Finanziaria, infatti, non fa alcun riferimento al rinnovo della convenzione con il Ministero dello Sviluppo Economico che dovrebbe dare all'emittente 10 milioni di euro lordi per i prossimi tre anni.

Nonostante le rassicurazioni del ministro Claudio Scajola, i dirigenti radicali hanno convocato ieri, una conferenza stampa alla Camera per lanciare un "appello al governo per non oscurare il servizio pubblico che Radio Radicale fa da trent'anni. C'è una predisposizione positiva ma la situazione si è un po' ingarbugliata" come ha dichiarato Emma Bonino.

Per tali ragioni i radicali hanno presentato un emendamento alla Finanziaria e in questa ennesima battaglia per il pluralismo dell'informazione non sembrano soli. L'emendamento è stato sottoscritto da uno schieramento trasversale composto da più di 200 senatori. Tra gli altri, i senatori a vita Francesco Cossiga, Rita Levi Montalcini, Emilio Colombo e l'intero gruppo del Pd al Senato (eccezion fatta per la teodem Emanuela Baio Dossi).

"Ci auguriamo - ha concluso Emma Bonino - che nel clima già teso per quanto riguarda il pluralismo dell'informazione questa nuova "non iniziativa" del governo non aggravi ulteriormente le cose, ammesso che sia possibile".

GIUSEPPE TERRANOVA

Agenzia Radicale - Radio Radicale rischia tutto (http://www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_content&task=view&id=9043&Itemid=53)

Italianista
24-10-09, 20:55
Ho firmato anche io perchè non voglio che Radio Radicale venga chiusa. Piuttosto che eliminino Porta a Porta!! :incav:

edera rossa
24-10-09, 23:02
esiste una racccolta firme via internet?

Burton Morris
25-10-09, 00:46
esiste una racccolta firme via internet?

Perché viva Radio Radicale | RadioRadicale.it (http://www.radioradicale.it/perche-viva-radio-radicale)


Ho firmato anche io perchè non voglio che Radio Radicale venga chiusa. Piuttosto che eliminino Porta a Porta!! :incav:

Grazie :D

Burton Morris
25-10-09, 01:00
2008: Finanziamenti pubblici all'editoria - Il caso di Radio Radicale
Pubblicato il 11 Agosto 2008

1975: manifesto di Radio Radicale1975: manifesto di Radio Radicale

Testate storiche come il Manifesto, Liberazione, Il Secolo e l'Avvenire rischiano la chiusura o un forte ridimensionamento a causa dei tagli dei fondi pubblici all'editoria previsti per organi di partito, cooperative editoriali e testate no profit dalla manovra finanziaria del governo. Le testate che finora beneficiavano dei contributi diretti perdono il "diritto soggettivo" ad avere la loro quota predefinita. Potranno beneficiare soltanto di una percentuale dei fondi totali previsti, che però la manovra riduce di 357 milioni di euro nei prossimi 3 anni.

Da questo taglio dei fondi è esclusa Radio Radicale, che continuerà a riceverli in quanto impresa di informazione di interesse generale riconosciuta dalla legge.

Questa esclusione causa diversi attacchi rivolti a Radio Radicale da esponenti politici e organi di informazione.
Pro e contro

«Noi di Radio Radicale siamo stati più bravi di voi. E ora solidarietà», intervista a Massimo Bordin

«Piccola posta», di Adriano Sofri

«Radio Londra», di Furio Colombo

«Radio Radicale, un caso misterioso», Il Manifesto



Il fatto

Il 5 agosto la Camera con 312 voti a favore e 239 contro ha votato la fiducia posta dal Governo sull’approvazione del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria. Il decreto prevede un consistente taglio dei contributi diretti all’editoria (357 milioni di euro in 3 anni). Contestualmente abolisce il “diritto soggettivo” delle testate che beneficiano dei fondi (anzitutto giornali di partito, testate edite da cooperative e media no profit) a ricevere i contributi previsti. I fondi verranno elargiti in base alla disponibilità di risorse complessive, e suddivisi tra tutti i beneficiari.

Radio Radicale è esclusa da questo ridimensionamento dei fondi e mantiene il diritto soggettivo alla sua quota in quanto l’articolo 44 del decreto legge prevede, a seguito di un emendamento presentato dal governo stesso, il «mantenimento del diritto all’intero contributo previsto dalla legge 7 agosto 1990, n. 250 e dalla legge 14 agosto 1991, n. 278, anche in presenza di riparto percentuale tra gli altri aventi diritto, per le imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di interesse generale ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 250».

In realtà l’articolo contiene un errore, in quanto la legge che riconosce le “imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale” è la numero 230 (e non 250) del 7 agosto 1990. Questa legge assegnava fondi pubblici alle emittenti radiofoniche che avessero nei tre anni precedenti «trasmesso quotidianamente propri programmi informativi su avvenimenti politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o letterari per non meno di nove ore comprese tra le ore sette e le ore venti» e avessero «esteso il numero di impianti al 50 per cento delle province e all’85 per cento delle regioni».
L’emendamento radicale

Il parlamentare radicale Marco Beltrandi presenta in Commissione bilancio, tesoro e programmazione un emendamento all’articolo 44 del decreto che cancella il limite massimo di spesa previsto dal governo per i contributi all’editoria.

Marco Beltrandi nel presentare l’emendamento osserva:

«Due sono gli aspetti che danneggiano l’editoria:

*

L’articolo in esame attribuisce ad un regolamento cioè al Governo, l’individuazione delle procedure di accesso e dei criteri di erogazione dei contributi stessi, con ovvie conseguenze in ordine al potere sottratto al Parlamento.
*

Le somme erogate non sono quelle previste da disposizioni di legge (quest’anno, in base alla normativa vigente, il fabbisogno è pari a 589 milioni di € ) ma quelle complessivamente stanziate nel bilancio dello Stato (per il 2008, al 25 giugno, sono stati stanziati 414 milioni di € cioè 117 mln in meno rispetto a quanto previsto dalla legge)».

Il ragionamento politico con cui Beltrandi propone l’emendamento era il seguente: può anche essere opportuno riformare la materia dei contributi all’editoria, ma lo si faccia riformando la legge, non attraverso un “regolamento di delelegificazione” adottato dal Governo entro 60 gg. dall’entrata in vigore del decreto. In questo modo, chiaramente la Presidenza del Consiglio dei Ministri viene ad avere una discrezionalità assoluta nel fissare i criteri per la ripartizione dei fondi tagliati.

L’emendamento viene dichiarato incomprensibilmente non ammissibile dalla Commissione V, così come i tanti altri emendamenti presentati in materia con le stesse finalità da altri deputati, compresa la Lega Nord, con l’eccezione di uno del PD (Levi) che sarà poi bocciato.

Radio Radicale, dal canto suo, ha sempre proposto che i contributi fossero legati alla effettiva disponibilità a mettere a disposizione un patrimonio (l’impresa radiofonica, la concessione e la rete di trasmissione) per fornire un servizio pubblico ai cittadini e che l’entità del contributo fosse strettamente legato a questo principio.

Per chiarire con due numeri la questione basta dire che i costi di gestione della rete di Radio Radicale sono di 3,750 milioni di euro l’anno per l’esercizio di 220 impianti in tutte le province italiane, ma questo le da diritto allo stesso contributo di una emittente che lo richieda con un solo impianto e con costi tra i 15.000 ed i 50.000 euro l’anno.
Le accuse a Radio Radicale

Ad aprire la polemica nei confronti dell’esclusione di Radio Radicale dai tagli dei fondi per l’editoria è Il Manifesto, che in un editoriale del 31 luglio intitolato “Radio Radicale, un caso misterioso” scrive:

«Complimenti! Al governo e ai radicali. Messa così, la misura pare clamorosamente priva di ogni decenza. E fa pensare ad una trattativa mancante di ogni trasparenza e di qualsiasi evidenza pubblica, ma coronata da un clamoroso quanto infelice successo, tra una parte del gruppo parlamentare del Pd (i radicali, appunto) e il vertice del governo.

Sembra un caso classico di quei rapporti oscuri tra stampa e regime, di cui si occupa nella sua splendida rassegna stampa Bordin».

Il quotidiano della Conferenza episcopale italiano Avvenire denuncia la «vistosa eccezione (uno scandalo, in tutti i sensi) dello specialissimo riguardo riservato a Radio Radicale».

Non è la prima volta che Radio Radicale finisce sotto accusa per la percezione di fondi pubblici. Nel corso della famosa puntata di Report dedicata ai fondi pubblici all’editoria, il servizio si sofferma così sull’emittente:

«La legge sulle provvidenze per l’editoria dice che un partito può scegliere di ottenere il contributo per un giornale, oppure per una radio. Il Partito Radicale da sempre ha scelto di farsi finanziare la radio. Prende 4 milioni di euro l’anno. Ma non erano contrari al finanziamento pubblico?»

Beppe Lopez, l’autore del pamphlet “La casta dei giornali” reso celebre dal V2-day di Beppe Grillo, riprende sul suo blog i dati sui contributi diretti alle radio di partito riportati da Panorama, e cita un’interrogazione parlamentare (peraltro introvabile sul sito del Senato) del responsabile editoria di An Alessio Butti, secondo cui «il finanziamento a Radio Radicale è inutile spreco di denaro pubblico».
Un inutile spreco di denaro pubblico?

Per quale motivo Lopez sente il bisogno di accomunare Radio Radicale ad emittenti di partiti creati all’uopo per assicurarsi i fondi pubblici destinati alle radio di partito, parlando di «trucchi e sotterfugi grotteschi e scandalosi, ai danni – è bene ricordarlo – di tutte le altre radio»? Perché cita un articolo di Panorama sull’assenza di controlli rispetto alle dichiarazioni di un qualsiasi parlamentare che inventa il nome di un movimento politico inesistente, quando nello stesso articolo Panorama avverte il lettore che «non c’è dubbio che la Lista Pannella abbia una sua identità politica, e così pure Radio Radicale, che nel 2006, secondo l’Audiradio, vantava 545 mila ascoltatori in media».

Report accusa i radicali di incoerenza per la loro battaglia contro i finanziamento pubblico dei partiti. Ma Radio Radicale è nata proprio come strumento di quella battaglia. Per anni il Partito radicale ha devoluto il finanziamento pubblico incassato, invece che per alimentare le sue strutture e le proprie attività (o il proprio giornale), per creare un’emittente radiofonica che ha trasmesso fin dalla sua nascita le sedute del Parlamento, i congressi di tutti i partiti, i processi giudiziari, i dibattiti organizzati dalle maggiori associazioni del paese. Restituire ai cittadini il finanziamento pubblico sotto forma di informazione, facendo da megafono per la maggior parte del tempo di trasmissione a soggetti e contenuti contro cui i radicali si battevano politicamente.

Radio Radicale riceve ogni anno 8,33 milioni di euro per la convenzione con lo Stato per la trasmissione delle sedute del Parlamento, e 4 milioni 431 mila euro dai fondi per l’editoria in quanto organo della lista Marco Pannella.

Radio Radicale è l’unico soggetto tra quelli che ottengono i contributi ad avere una rete nazionale e spende oltre 3,7 milioni di euro l’anno solo per la gestione tecnica della rete, ed è anche l’unica a destinare la quasi totalità del palinsesto per mandare in onda programmi di servizio pubblico.

Nel 2007 Radio Radicale ha sostenuto costi per 2,986 milioni di euro per la produzione di programmi audio-video relativi a eventi politici di tutti i partiti, delle associazioni, delle diverse istituzioni. Queste produzioni sono state per quanto possibile trasmesse per radio, e comunque tutte archiviate e pubblicate in internet in forma integrale.

Nella gran parte dei casi, la registrazione di Radio Radicale continua ad essere l’unica effettuata. Quando quindi si parla dell’archivio di Radio Radicale, ormai riconosciuto da tutti un patrimonio unico, non bisogna mai dimenticare che, la mancata continuità nell’attività di produzione attuale, avrebbe come conseguenza la perdita irrecuperabile della documentazione puntuale di moltissimi degli eventi in questione.

Certo, si può considerare questo finanziamento come uno spreco di denaro a causa della trasmissione delle sedute parlamentari già assicurata dalla Rai con la rete Gr Parlamento. Così come l’esclusione di Radio Radicale dai tagli dei sussidi diretti all’editoria può essere interpretata come frutto di una oscura contrattazione tra radicali e governo.

Tuttavia, questa interpretazione rende poco comprensibile il motivo per cui, quando il governo Prodi nel 1997 aveva rifiutato di rinnovare la convenzione con Radio Radicale per la trasmissione del parlamento e la Rai si accingeva a creare la propria rete radiofonica con 7 anni di ritardo dalla legge che la istituiva, personalità del calibro di Norberto Bobbio, Carlo Bo, insieme a tutti i senatori a vita, otto presidenti emeriti della Corte Costituzionale, abbiano chiesto al governo di considerare decaduta la disposizione della legge Mammì che imponeva la realizzazione della rete radiofonica Rai per il Parlamento, di prorogare per altri 3 anni la convenzione con Radio Radicale, e di affidare la convenzione in occasione del rinnovo successivo tramite una gara.

Un accurato dossier realizzato dai radicali con le dichiarazioni rilasciate in sedi istituzionali dagli stessi vertici Rai, dimostrava come i costi necessari per la realizzazione di Gr Parlamento fossero notevolmente maggiori di quelli necessari per la convenzione con Radio Radicale.

Il totale dei fondi all’editoria secondo i calcoli di Lopez sfiora i mille milioni di euro ogni anno, la maggiore parte di quali va nelle tasche dei grandi editori sotto forma di “contributi indiretti” (agevolazioni fiscali, rimborsi del costo della carta, delle spese postali e per altre spese e investimenti). Meno di un decimo dell’intero esborso, sempre secondo i dati riportati da Lopez ne “La casta dei giornali”, va nelle casse degli organi di partito e delle testate no profit, dove pure si rintracciano innumerevoli abusi.

Il costo complessivo della Rai è, secondo il bilancio 2006 pubblicato sul sito, di 2.434 milioni di euro. Secondo un recente servizio dell’Espresso, la Rai impiega 13.248 dipendenti più 43 mila collaboratori. Sul rapporto del Comitato istruttorio per l’Amministrazione sulla “Situazione dell’organico del gruppo Rai” citato dal settimanale si legge: «Abnorme il numero delle strutture a diretto riporto dal Vertice. Duplicazioni di attività. Onerosa rete di controllo formale sulla cui efficacia è legittimo nutrire più di un dubbio. Eccessiva polverizzazione delle testate giornalistiche che non ha confronto con gli altri servizi pubblici europei».

Invece di tentare di orientare i finanziamenti pubblici all’editoria verso scopi di interesse generale, e arginare gli abusi, risulta certamente più facile per il governo tagliare indiscriminatamente i finanziamenti, e per i paladini della libertà di stampa far apparire i fondi per Radio Radicale come un sussidio clientelare, più scandaloso degli altri in quanto devoluto all’organo di un partito che si professa contro la stampa di regime e il finanziamento pubblico dei partiti (per l’abolizione del quale ha proposto 4 referendum, vincendone uno con più del 90% dei voti).
E se proprio perché “radicale” fosse garanzia di servizio pubblico?

«Il successo di Radio Radicale - ha affermato in più occasioni Pannella - è che è la radio di partito, di un partito laico e libertario, di una laicità ed un laicismo vissuti in accordo con la democrazia, mentre in Italia tutta la comunicazione è al di fuori della regola democratica».

Sembra paradossale che lo Stato debba finanziare l’emittente di proprietà del leader di un partito politico per assicurare un servizio pubblico altrimenti non svolto da nessuno, e da sempre fonte di riconoscimenti unanimi per la sua qualità. Eppure tra le tante anomalie del sistema mediatico italiano, questa può rappresentare forse una felice peculiarità italiana. Bisogna andare negli Stati Uniti per trovare, nell’emittente via cavo C-Span, qualcosa di simile a quello che Radio Radicale per oltre trent’anni ha assicurato ai cittadini italiani.

Non sono i radicali a sostenerlo. Quelle che seguono sono citazioni tratte dal convegno organizzato presso l’Università “La Sapienza” sull’archivio multimediale di Radio Radicale.

«Il Partito Radicale ha compiuto una scelta non solo in funzione di se stesso come forza politica. Non ha cioè raccolto o archiviato una documentazione che potesse andare solo a chiarire, ad approfondire, a mantenere una memoria del Partito Radicale. Ha fatto un servizio pubblico, ha fatto un servizio politico. Ha conservato un patrimonio che è patrimonio della storia di tutti. E questo è veramente importante. Chapeau Pannella!»

Simona Colarizi, ordinaria di Storia Contemporanea presso l’Università la Sapienza di Roma

«L’archivio di Radio Radicale è assolutamente prezioso e completamente complementare con l’archivio della Rai. Non c’è ombra di dubbio che l’archivio di Radio Radicale è una fonte preziosa per la storiografia contemporanea e per chiunque, a livello di documentario radiofonico, voglia ricostruire la storia, per lo meno della seconda parte del Novecento»

Barbara Scaramucci, direttrice delle Teche Rai

«Che i materiali audiovisivi siano importantissimi per lo studio della storia contemporanea è una verità autoevidente, non c’è bisogno di spenderci su molte parole: è sicuramente così (…). Il ritardo grave e per certi aspetti non rimediabile è quello delle istituzioni, degli enti che dovrebbero provvedere alla conservazione e non solo»

Giovanni Sabbatucci, ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università la Sapienza di Roma

«L’archivio di Radio Radicale è particolarmente rilevante (…) perché colma una lacuna di documentazione che altrimenti sarebbe difficilmente coperta dal punto di vista della memoria collettiva»

Giovanni Paoloni, ordinario della Scuola Speciale Archivisti e Bibliotecari dell’Università la Sapienza
Come si è arrivati a finanziare Radio Radicale con fondi pubblici

Radio Radicale tra la fine del 1975 e l’inizio del 1976 per iniziativa di un gruppo di militanti radicali in un appartamento di 60 mq situato in via di Villa Pamphili nel quartiere Monteverde di Roma.

Il primo investimento consistente da parte del partito riguardò la connessione via cavo delle varie radio esistenti sparse per il territorio. Si proseguì poi con l’acquisto di nuovi impianti e ripetitori. Le risorse necessarie furono assicurate dal Partito radicale, che aveva deciso di devolvere alla radio gran parte del proprio finanziamento pubblico. Nel 1978 infatti, a seguito della vittoria del “no” sul referendum per l’abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti, il congresso radicale aveva deciso di utilizzare parte dei fondi pubblici per la costituzione di un “centro di produzione radiofonica e di assistenza tecnica per le radio radicali”

Grazie ai fondi assicurati dal finanziamento pubblico del Partito radicale, in breve tempo Radio Radicale fu in grado di trasmettere su una parte consistente del territorio nazionale.

I costi di gestione ed esercizio della radio andarono tuttavia aumentando con un incremento di circa 300 milioni l’anno fino a quando, nel 1986, l’emittente si trovò a fronteggiare una grave crisi finanziaria che minacciò la sua stessa sopravvivenza. Mentre il bilancio di previsione per il 1986 indicava una somma di più di 3 miliardi di lire, il finanziamento pubblico a disposizione del Partito radicale non superava i 2 miliardi e mezzo.

Si scelse allora di porre l’esistenza di Radio Radicale come un problema di interesse generale, del quale investire le istituzioni.

Il primo elemento che si tentò di mettere in luce fu la discriminazione subita dalle radio private nei confronti della stampa. I giornali, infatti, grazie ai benefici previsti dalla legge per l’editoria, godevano di consistenti contributi per l’acquisto della carta, di agevolazioni per le spese postali, elettriche e telefoniche oltre che dell’accesso agevolato al credito per gli investimenti di ammodernamento degli impianti. Niente di tutto questo era previsto per l’emittenza radiofonica.

Sempre più lo strumento della convenzione apparve essere quello più adeguato per la soluzione del problema di Radio Radicale ed è su questo obiettivo che si concentrò l’azione politica dei radicali. Alla logica assistenziale dei finanziamenti a fondo perduto, che caratterizzava in Italia tutti gli interventi di sostegno all’editoria, si contrapponeva la richiesta della creazione di un vero e proprio mercato, quello delle convenzioni da stipulare con emittenti private per la fornitura di servizi di informazione di pubblica utilità.

Alla fine, l’unica soluzione prospettata fu quella della revisione della legge sull’editoria che estese alla radio i contributi del finanziamento pubblico previsti per la stampa di partito. Fu allora che la radio dovettero divenire, nonostante il rifiuto dei radicali di considerarla tale, “organo di partito”.

Nel 1990, tuttavia, un’altra grave crisi finanziaria della radio portò i radicali a porre di nuovo la questione del riconoscimento da parte dello Stato del servizio fornito dalla radio con la trasmissione delle sedute parlamentari. L’obiettivo era questa volta l’approvazione di un provvedimento ad hoc, già sottoscritto da 542 parlamentari, corrispondenti alla maggioranza assoluta del Parlamento, che assegnasse all’emittente un contributo una tantum di 20 miliardi. Fu così che venne approvata la legge 230 del 1990 che riconosce le “imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale”.

Contemporaneamente, il Parlamento approvava la cosiddetta legge Mammì di riordino generale del sistema radiotelevisivo, dove all’articolo 24 si obbligava la RAI a predisporre “una rete radiofonica riservata esclusivamente a trasmissioni dedicate ai lavori parlamentari”.

Nell’ottobre del 1993, non avendo la Rai ancora provveduto alla costituzione della rete radiofonica dedicata al servizio delle dirette dal Parlamento, la Camera dei Deputati istituiva una Comitato tecnico per la comunicazione e l’informazione parlamentare, che impegnava ancora una volta il Governo a sollecitare la realizzazione della quarta rete radiofonica della Rai e, nelle more, a stipulare una convenzione con Radio Radicale. Il 23 dicembre del 1993 il Governo Ciampi inseriva nel cosiddetto decreto “salva RAI” una disposizione con la quale veniva istituita la convenzione con un concessionario privato, da scegliere tramite gara. Alla gara, indetta nel 1994, partecipava soltanto Radio Radicale.

Nel 1997, con l’approssimarsi della scadenza della convenzione, Radio Radicale aveva avanzato alla Rai un’offerta di collaborazione triennale per la realizzazione della quarta rete radiofonica parlamentare. L’offerta venne rifiutata dalla Rai, che si dimostrava interessata all’acquisto delle sole frequenze, per un prezzo assai inferiore a quello giudicato economicamente ammissibile (vedi il dossier sull’interna vicenda).

Il 17 dicembre tutti i capigruppo della Camera dei deputati sottoscrivevano un ordine del giorno che giudicava “un incomprensibile passo indietro” la realizzazione, a sette anni di distanza dall’approvazione della legge che la prevedeva, della quarta rete radiofonica della Rai dedicata alle sedute parlamentari. L’ordine del giorno, accolto dal Governo, impegnava l’esecutivo «ad individuare le vie economicamente meno onerose per la realizzazione di tali obiettivi, prima fra tutte quella del ricorso ad una convenzione con un concessionario» scelto attraverso una gara. Il 14 gennaio i senatori a vita Francesco Cossiga, Giovanni Agnelli, Giulio Andreotti, Carlo Bo, Norberto Bobbio e Giovanni Leone presentavano al Senato una mozione in cui si chiedeva di “considerare superato e decaduto” l’obbligo previsto dalla legge Mammì in capo alla Rai di dar vita alla rete radiofonica parlamentare e di rinnovare la convenzione con Radio Radicale fino alla data di decorrenza della nuova convenzione, che sarebbe dovuta essere stipulata a seguito di una gara «da realizzarsi nel pieno rispetto della normativa comunitaria e nazionale a tutela della concorrenza».

Il Governo presentava infine al Senato un disegno di legge che prevedeva l’affidamento del servizio di trasmissione delle sedute parlamentari tramite gara. Nel frattempo però, il Governo aveva concesso alla Rai l’autorizzazione a iniziare le trasmissioni di Gr Parlamento, la rete radiofonica dedicata alle sedute delle Camere, per cui il disegno di legge non poteva che prendere atto della situazione determinatasi. Dopo un serrato confronto politico, accompagnato da manifestazioni e forti iniziative nonviolente condotte dai radicali, il disegno di legge veniva approvato definitivamente l’11 luglio del 1998. Mentre la legge confermava “lo strumento della convenzione da stipulare a seguito di gara” e nelle more rinnovava la convenzione con Radio Radicale per un ulteriore trienno, veniva mantenuto l’obbligo per la Rai di trasmettere le sedute parlamentari tramite Gr Parlamento, impedendole però di ampliare la rete radiofonica fino all’entrata in vigore della legge di riforma generale del sistema delle comunicazioni.

Nel 2001, 2004 e 2006 la convenzione con Radio Radicale è stata rinnovata ogni volta all’interno delle disposizioni della legge finanziaria. La convenzione prevede l’impegno da parte della concessionaria a trasmettere, nell’orario tra le ore 8.00 e le ore 21.00, almeno il 60% del numero annuo complessivo di ore dedicate dalle Camere alle sedute d’aula. Tali trasmissioni non possono essere interrotte, precedute e seguite, per un tempo di trenta minuti dal loro inizio e dalla loro fine, da annunci pubblicitari o politici.

Il Parlamento risulta inadempiente rispetto alla legge approvata nel 1998, e non è più stato rispettato il principio, introdotto grazie all’azione radicale, dell’assegnazione del servizio pubblico in ambito radiotelevisivo attraverso una gara. La stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è intervenuta in questo dibattito con la segnalazione a Governo e Parlamento del 9 marzo 1998 riguardo al disegno di legge su Radio Parlamento:

«Nel corso della sua attività istituzionale, l’Autorità ha più volte sottolineato come un servizio pubblico o una parte di esso possano essere efficacemente svolti da soggetti diversi dal concessionario pubblico, garantendo comunque il pieno raggiungimento degli obiettivi di interesse generale. In particolare, è stato più volte evidenziato come da un lato l’universalità del servizio non implichi l’esclusiva a favore del soggetto pubblico, e dall’altro come la procedura della gara sia la più adatta a riprodurre i positivi effetti della concorrenza laddove, per vari motivi, non sia possibile prevedere l’accesso di più di un solo operatore.

L’Autorità perciò rileva con soddisfazione come tale principio sia stato recepito nel disegno di legge AS 3053 per la porzione di servizio pubblico radiofonico costituita dalla trasmissione dei lavori parlamentari.

Il disegno di legge sospende inoltre, fino al 31 dicembre 1998, l’efficacia dell’art. 14 del contratto di servizio tra la Rai e il Ministero delle Comunicazioni, che prevede l’avvio della rete parlamentare da parte della stessa Rai. L’Autorità ritiene che debba essere non sospeso ma abrogato quest’obbligo della Rai, perché nel caso la Rai risultasse vincitrice della gara, sarà la successiva convenzione con lo Stato a disporre i relativi obblighi, e nel caso di vittoria da parte di un’altra emittente si avrebbe un’inutile duplicazione del servizio finanziata dal canone di abbonamento».

Conclusione: un vero servizio pubblico necessita di fondi pubblici

Radio Radicale svolge dunque un servizio pubblico che va oltre quanto previsto dalla stessa convenzione. Non si limita infatti a registrare le sedute del parlamento. Basti pensare che il suo archivio, in gran parte digitalizzato e reso disponibile online con ingenti investimenti tecnologici, contiene oltre 380.000 documenti audiovisivi che racchiudono i più importanti avvenimenti della storia istituzionale, politica, sociale e culturale italiana: registrazioni integrali e non selezioni, per permettere a ciascuno di conoscere e rivivere l’evento nella sua integralità.

Si tratta di un’offerta informativa di interesse generale, come riconosciuto dalla legge 230 del 1990. Un’attività che può essere svolta soltanto se finanziata pubblicamente.

Secondo i dati diffusi dalla Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni i network che hanno una rete nazionale paragonabile per capacità di diffusione al segnale a quella di Radio Radicale sul territorio nazionale raccolgono somme dal 30% al 600% maggiori della somma che il ministero dispone per la prosecuzione dell’accordo con Radio Radicale. Solo per fare un esempio, sempre secondo quanto riportano i dati ufficiali dell’Autorità, Radio 24 ha raccolto con la vendita di spazi pubblicitari per l’anno 2004 (ultimo anno di cui sono disponibili i dati) 13,307 milioni di Euro; Rtl ne ha raccolti 31,656, mentre Radio Deejay ne ha raccolti 64,912.

2008: Finanziamenti pubblici all'editoria - Il caso di Radio Radicale | RadioRadicale.it (http://www.radioradicale.it/finanziamenti-pubblici-alleditoria-il-caso-di-radio-radicale)

edera rossa
25-10-09, 01:00
Perché viva Radio Radicale | RadioRadicale.it (http://www.radioradicale.it/perche-viva-radio-radicale)



Grazie :D

fatto, grazie

Burton Morris
25-10-09, 01:03
fatto, grazie

Mitico. ::chefico:

Burton Morris
25-10-09, 23:20
Firenze: il sindaco Renzi firma l'appello per Radio radicale al tavolo dell'Associazione Andrea Tamburi

25 ottobre 2009

Associazione per l’iniziativa radicale
ANDREA TAMBURI
Associazione per l'iniziativa radicale-Andrea Tamburi - FIRENZE (http://www.radicalifirenze.it) - tel. 340-1116909





COMUNICATO STAMPA

Sabato 24 ottobre alle ore 16, presso il tavolo radicale di via Roma, il Sindaco di Firenze Matteo Renzi ha sottoscritto l’appello che chiede al Governo di rinnovare la convenzione tra lo Stato e Radio Radicale per la trasmissione delle sedute del Parlamento, servizio assicurato con unanimi riconoscimenti di qualità e correttezza da Radio Radicale fin dal 1976, e dal 1994 attraverso lo strumento della convenzione che scade quest’anno.

Burton Morris
25-10-09, 23:33
Pannella: ecco i contributi per l'editoria versati nel 2008

Roma, 25 ottobre 2009

Ecco i dati preannunciati da Marco Pannella, a Radio Radicale, nella conversazione odierna con il direttore Massimo Bordin:

contributi per l'editoria versati nel 2008

http://www.radicali.it/download/pdf/editoria.pdf

il Gengis
27-10-09, 09:12
votate al sondaggio su questo forum

http://forum.politicainrete.net/sondaggi-sondaggi/29339-radio-radicale-rischia-di-chiudere-sei-daccordo.html

Burton Morris
28-10-09, 20:05
La difesa di Radio Radicale, servizio pubblico e non privilegio

• da Corriere della Sera del 28 ottobre 2009

di Pierluigi Battista

Semplice: se non passa l’emendamento parlamentare bipartisan alla Finanziaria, Radio Radicale è costretta a chiudere i battenti. Semplice interrogativo, di conseguenza: non è forse assistenzialismo di Stato accettare che una radio non statale continui a ricevere i finanziamenti pubblici che le consentono di sopravvivere? No, se la radio in questione, quella diretta da Massimo Bordin, svolge un servizio pubblico riconosciuto e apprezzato da molti senza un euro di pubblicità. No, se la convenzione che sinora ha assicurato a Radio Radicale di andare avanti è stata applicata con scrupolo, offrendo a centinaia di migliaia di persone, ogni giorno, ventiquattro ore su ventiquattro, i documenti in diretta della politica: congressi, sedute parlamentari, convegni.

Servizio pubblico è anche quello che viene offerto da un servizio che non è nelle mani proprietarie dello Stato. Radio Radicale, nella parte vincolata dalla convenzione, non è di Stato ma, a costi contenuti e con una completezza riconosciuta anche dai più caparbi avversari del partito di Pannella, trasmette programmi radiofonici che verrebbero stritolati in una logica di puro mercato. È una radio di minoranza, ma non si era detto che non si doveva assecondare la dittatura delle maggioranze? Non si deplora ogni giorno la tirannia dell’audience? E poi, per stare nei circuiti della politica, perché passa come ovvio (malgrado un referendum contrario) che i partiti ricevano un cospicuo finanziamento pubblico e poi ci si lamenta se la radio che permette di avvicinare la vita dei partiti ai cittadini sigli un contratto con lo Stato per continuare a garantire un servizio che nessun altro, compresa la radio di Stato, è in grado di coprire? Si deve difendere Radio Radicale, non il partito di cui porta il nome (senza considerare che la rassegna stampa mattutina della radio è diventato un appuntamento imprescindibile per molti: ma questa è una questione di gusti). Un servizio pubblico e non un privilegio. L’emendamento che gli esponenti di entrambi gli schieramenti stanno promuovendo non perpetua una regalia, ma permette di lasciar sopravvivere uno strumento democratico importante. La democrazia costa. Radio Radicale costa poco. Lasciarla vivere, invece, significa molto

il Gengis
29-10-09, 12:49
Radio Radicale, i buoni costi della democrazia - Lettera

• da Europa del 29 ottobre 2009

di Federico Orlando

Cara Europa, mi capita, girando la manopola del mio apparecchietto radio, di ascoltare ferventi dichiarazioni di politici d’ogni partito in difesa di Radio radicale: che, se ho capito bene, avrebbe sul capo la spada di Damocle delle legge finanziaria, dove non ne è più previsto il finanziamento. Quando ci sono problemi simili di finanziamento pubblico, io sono sempre in dubbio su cosa debba prevalere, se le ragioni del pluralismo o quelle del mercato. E voi, che mi pare siate attestati sulla sintesi delle due ragioni, cosa pensate nel caso specifico?

LORENZO DI LELLA, ROMA



Noi pensiamo, caro Di Lella, che non è il caso di inseguire idee platoniche o, come avrebbe detto il mio amato Benedetto Croce, caciocavalli appesi. Perciò, evitiamo di parlarne (fra l’altro: di cosa dovrei parlare, del mercato come dovrebbe essere o del mercato com’è, coi suoi monopoli pubblici e privati, i suoi oligopoli, le sue concentrazioni, le sue truffe alla concorrenza, le sue corporazioni e mancate liberalizzazioni, le sue illegalità, la sua prepotenza sugli operatori più piccoli o meno difesi?).
Comunque, nel caso specifico, sto con le ragioni del pluralismo, che tra l’altro è, se realizzato, uno dei pochi veri fattori liberali del mercato. Quindi sì al sostegno coi soldi dello stato, cioè coi soldi nostri di contribuenti e fruitori di servizi. Radio radicale è un servizio pubblico, è convenzionata per trasmissioni dalle sedi pubbliche: parlamentari, giudiziarie, costituzionali, partitiche, culturali, sindacali, associative, giornalistiche nazionali e internazionali (pensi alle panoramiche sulla stampa estera, alle inchieste sulle grandi aree geopolitiche, al risveglio del mattino con “Stampa e regime”, che è la prima colazione di chiunque abbia rispetto per sé e per i problemi della comunità in cui vive). In più, come radio privata diffonde sensibilità per questioni delicate – carceri, diritti civili, bioetica, immigrazione –, che non si ritrova in altre emittenti, magari ricche anche di canzonette, di oscenità, di tutto il calcio minuto per minuto, e via ragliando. Questioni di minoranza? Forse, ma sono il sale di quella insipida minestra che sarebbe altrimenti la vita del gregge in società. E poi, vorrei dirlo senza offendere nessuno, ma in omaggio alla sincerità che è uno dei doni concessi a chi vive in minoranza: c’è una differenza, che si coglie a fior di pelle, con le imitazioni pubbliche di Radio radicale. Si dice: che bisogno ha lo stato di convenzionarsi con quella radio, se ha la Rai, con tanto di radio parlamento o altre rubriche specializzate? La differenza, caro Di Lella, l’ha fatta rilevare implicitamente un grande giornalista della Rai, Sergio Zavoli, oggi presidente della commissione parlamentare di indirizzo e vigilanza, quando qualche giorno ha ha convocato i dirigenti di radio parlamento. Ne è venuta una bocciatura della metodologia, dello smalto, insomma della sostanza e della forma di quel servizio pubblico. E non perché i suoi giornalisti siano meno bravi dei giovani leoni di Radio radicale, ma perché sono inquadrati in un ente paragovernativo, condizionati dalle telefonate, con le ali tarpate. Ai governi non piace chi vola, piace chi striscia. Gli ascoltatori non sempre la pensano come i governanti e gli ascolti cadono.
C’è infine un’ultima ragione, la più importante, per battersi a favore di Radio radicale anche se non si condividono le idee del partito di cui porta il nome: il giorno in cui quella voce tacesse, avremmo un ulteriore degrado della democrazia; sarebbe incentivata l’estraneità della gente alla politica. Che sia proprio questo un obbiettivo di regime lo so, ma perché dovrebbe essere anche obbiettivo di quanti, comunque votino, il regime non lo vogliono?

il Gengis
30-10-09, 20:39
Radio Radicale: la parola al Governo

• da Secolo d'Italia del 27 ottobre 2009

di Gabriele Farro

“Sul servizio pubblico svolto da Radio Radicale abbiamo presentato un emendamento alla legge finanziaria che porta la prima firma della senatrice del Popolo della libertà, Maria Ida Germontani, sottoscritto da tutto il gruppo del Pd e da ottanta senatori di tutti gli altri gruppi, Lega Nord compresa». Emma Bonino, vicepresidente del Senato, in un`intervista all`emittente torna a porre il problema di Radio Radicale e ricorda che oggi «inizierà la discussione in commissione bilancio e nei corridoi di Palazzo Madama si parla di un maxiemendamento del governo in arrivo». «Tenendo conto - rileva la Bonino - che si parla di una Finanziaria che va inserita in un quadro governativo che appare incerto. Quando si arriverà al voto del nostro emendamento il governo dovrà esprimere il parere e speriamo che sia favorevole e se anche non dovesse essere favorevole che almeno si rimetta all`aula». Le firme in calce all`emendamento sono 202 e puntano al rinnovo della convenzione di Radio Radicale con il ministero dello Sviluppo economico (dieci milioni di euro lordi in tre anni) al fine di poter ancora usufruire dei fondi statali in quanto servizio pubblico sussidiario. Fondi statali che al momento, però, in Finanziaria non ci sono ancora. Né per Radio Radicale, né per quanto attiene ai giornali di idee o gestiti da cooperative. Circa settanta milioni di euro dello stanziamento aggiuntivo deciso dal Parlamento per assicurare la copertura degli oneri prestabiliti per gli anni 2009 e 2010. La Fasi lancia l`allarme e richiama l`attenzione oltre che sulle testate interessate, su giornalisti, tecnici e impiegati che in questi organi di stampa prestano lavoro. In tutto un migliaio di persone che potrebbero vedere la loro attività rimessa in discussione se il governo non dovesse garantire gli impegni assunti per legge e sui quali sono state programmate le attività delle aziende interessate. Sotto accusa ci sarebbe il ministro dell`Economia, Giulio Tremonti, che con il suo attivismo in materia di tagli avrebbe dato un`ulteriore sforbiciata alle disponibilità economiche da mettere sul tavolo e da devolvere ai giornali di idee e a quelli gestiti da cooperative. L`editoria, dunque, avrebbe fatto la fine di altri settori. mobilitati in questi giorni per ottenere un ripensamento di via XX settembre e del governo. Rischiano di rimanere stritolati quotidiani come Avvenire, Il Riformista, Secolo d`Italia, la Padania, Europa, il manifesto, Liberazione e La Voce Repubblicana. A tutti viene obiettato da chi contesta il finanziamento pubblico che tutte le testate giornalistiche debbono imparare a stare sul mercato e ad autofinanziarsi. Punto di vista facilmente contestabile se si considera che è molto facile autofinanziarsi quando si fa pornografia, ma lo è molto di meno se invece ci si adopera per diffondere le idee e discutere di politica. «Lanciamo un appello al governo affinché non oscuri il servizio pubblico che Radio Radicale fa da trent`anni - rilevano i radicali in una nota specifica - c`è una predisposizione positiva» da parte della maggioranza «ma per ora la situazione si è un po` ingarbugliata ed è per questo che abbiamo presentato un emendamento alla Finanziaria», attualmente al vaglio di Palazzo Madama.

il Gengis
30-10-09, 21:08
Radio radicale, Firenze: 34 consiglieri provinciali firmano l'appello al Governo

30 ottobre 2009

Associazione per l’iniziativa radicale ANDREA TAMBURI

Associazione per l'iniziativa radicale-Andrea Tamburi - FIRENZE (http://www.radicalifirenze.it) - tel. 340 1116909

COMUNICATO STAMPA

Oggi 30 ott. 2009 durante la seduta del Consiglio Provinciale di Firenze in 34 hanno firmato l’appello al Governo per scongiurare il pericolo dell’eliminazione della funzione pubblica assicurata dal 1976 dalla sola RADIO RADICALE.

L’appello chiede che venga rinnovata la convenzione che scade quest’anno, tra lo Stato e Radio Radicale per la trasmissione delle sedute del Parlamento, servizio assicurato, con unanimi riconoscimenti di qualità e correttezza da questa emittente fino dal 1994.

I firmatari:

Andrea Barducci – Presidente della Provincia di Firenze,
Davide Ermini – Presidente del Consiglio Prov.le,
Riccardo Lazzerini – Vice Presidente del consiglio prov.le,
Severino Clementini – Vice Presidente del Consiglio prov.le,
Stefano Fusi – Capo Gruppo P.D.
Samuele Baldini – Capo Gruppo P.D.L.
Andrea Cantini – Capo Gruppo I.D.V.
Andrea Calo’ – Capo Gruppo R.C.
Marco Cordone – Capo gruppo Lega N.
Giacomo Billi – Assessore,
Pietro Roselli, - Assessore,
Renzo Crescioli – Assessore,
Laura Cantini, Assessore,
Giovanni Di Fede – Assessore,
Elisa Simoni – Assessore,
Sara Biagiotti – cons. P.D.,
Alessandra Fiorentini cons. P.D.,
Loretta Lazzeri cons. P:D.,
Stefano prosperi cons. P.D.,
Leonardo Brunetti – cons. P.D.,
Franco Pestelli - cons. P.D.,
Sandro Bartaloni – cons. P.D.,
Carovani Giuseppe – cons. P.D.,
Federico Capecchi – cons. P.D.,
Silvia Melani - cons. P.D.,
Remo Bombardieri cons. P.D.,
Caterina Conti – cons. P.D.,
Piero Giunti – cons. P.D.,
Leonardo Comucci – cons. P.D.L. ,
Tommaso Villa - cons. – P.D.L.,
Salvatore Barillari - cons. – P.D.L.,
Guido Sensi - cons. P.D.L.,
Massimo Lensi - cons. P.D.L.,
Alessandro Cresci – cons. I.D.V.

libertando
31-10-09, 13:20
Rinnovare la convenzione con Radio Radicale – AUDIO
Inserito il 25 ottobre 2009
Rinnovare la convenzione con Radio Radicale – AUDIO|Libertiamo.it (http://www.libertiamo.it/2009/10/25/rinnovare-la-convenzione-con-radio-radicale-audio/)
Rinnovare la convenzione con Radio Radicale – AUDIO

- Dopo 33 anni che Radio Radicale, per generale riconoscimento, ha svolto e svolge un servizio pubblico senza precedenti e senza confronti possibili, si è forse sul punto di impedirle proprio questa funzione e proprio nell’attuale contesto della comunicazione e della democrazia in Italia.

Perché quante più persone possibili, anche nella classe dirigente, conoscano gli elementi oggettivi di tale situazione, intendiamo urgentemente informare su questo pericolo incombente.

Intervista a Benedetto Della Vedova sul rinnovo della Convenzione a Radio Radicale | RadioRadicale.it (http://www.radioradicale.it/scheda/289713)
Inserito da:

Alessandro Caforio

zulux
14-12-09, 20:30
Roma: ore 11, Hotel Nazionale, conferenza stampa Grave rischio per Radio Radicale. Con Bonino e Pannella

15 dicembre 2009

Ancora a rischio il rinnovo della convenzione per il servizio pubblico di trasmissione delle sedute parlamentari e quindi del servizio pubblico di Radio Radicale.

La convenzione è attiva dal 1994 ed è stata rinnovata, a partire dal 2000, sempre attraverso la legge finanziaria. Questa volta, a pochi giorni dalla sua approvazione definitiva per il 2010, la convenzione triennale tra il Ministero dello sviluppo economico e la Centro di Produzione Spa, per la trasmissione delle sedute parlamentari, scaduta lo scorso 20 novembre, non è stata ancora rinnovata.
Nel testo in discussione alla Camera dei Deputati è stato previsto un accantonamento solo per due anni e sarebbe perfino, quindi, necessario un successivo provvedimento legislativo per prevederne l'utilizzo!

Inoltre, il contributo per l’editoria, unica altra fonte di ricavo dell'impresa, è stato reso gravemente incerto nella sua entità dalle recenti modifiche normative che, vista la ridotta disponibilità dei capitoli di spesa, ha previsto un riparto vago e di cui non si conoscono le regole, se ci sono, del contributo tra i diversi soggetti.

Il servizio pubblico di Radio Radicale, la cui eccellenza ci sembra unanimemente riconosciuta e anche da moltissimi, nelle Istituzioni, pubblicamente sostenuta, corre quindi gravissimi rischi e la mancata o oggettivamente insoddisfacente soluzione di entrambi i problemi entro i prossimi giorni, porterà inesorabilmente (dopo oltre 33 anni) alla sua fine.

Per informare sulla situazione e proporre iniziative in difesa del servizio svolto da Radio Radicale domani, 15 dicembre 2009, alle ore 11.00, Emma Bonino e Marco Pannella, insieme a Massimo Bordin (direttore di Radio Radicale), Paolo Chiarelli (amministratore delegato della Centro di Produzione Spa) e ai parlamentari che vorranno partecipare, convocano una conferenza stampa all'Hotel Nazionale di Piazza Montecitorio - Roma.

Fulvia
09-01-10, 13:19
ricevuta via mail.

Fulvia XXXX,

con la pubblicazione del decreto legge "milleproroghe" in gazzetta ufficiale il 30 dicembre scorso si è conclusa questa fase della difficile vicenda del rinnovo della convenzione tra Ministero dello Sviluppo Economico e Centro di Produzione Spa per la trasmissione delle sedute parlamentari.

La durata della convenzione è stata ridotta da tre a due anni e l'importo da 10 milioni di euro a 9,9 milioni di euro l'anno.

Essendo un decreto legge dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni dal Parlamento.

La riduzione del corrispettivo, di per se limitata, si va però ad aggiungere al mancato adeguamento dell'importo all'aumento dei costi dell'ultimo triennio mentre la riduzione della durata impedisce di fatto qualsiasi programmazione degli investimenti.

Nonostante questo riteniamo che, aver ottenuto il risultato in queste difficilissime condizioni, sia stato un grande successo reso possibile anche e soprattutto da quanti, come te, hanno deciso di sostenerci senza esitazioni e con forza.

Ti chiediamo di continuare a farlo in vista delle prossime scadenze, in primo luogo per la fase di conversione in legge del decreto ed in vista delle prossime iniziative che intendiamo prendere per evitare che tra 24 mesi la situazione si ripresenti nelle stesse condizioni.

Con l'occasione ti inviamo i nostri più cari auguri di un felice anno 2010.

la redazione e i tecnici di Radio Radicale

Arthur Sammler
09-01-10, 13:49
Mi dividono molte cose dai Radicali: il fine vita, l'antiproibizionismo.....e molte mi uniscono: la responsabilità civile dei giudici, il maggioritario
ma
lunga vita a Radio Radicale e a Massimo Bordin, di una spanna il miglior Giornalista italiano.

Arthur Sammler

Burton Morris
09-01-10, 23:21
ricevuta via mail.

Fulvia XXXX,

con la pubblicazione del decreto legge "milleproroghe" in gazzetta ufficiale il 30 dicembre scorso si è conclusa questa fase della difficile vicenda del rinnovo della convenzione tra Ministero dello Sviluppo Economico e Centro di Produzione Spa per la trasmissione delle sedute parlamentari.

La durata della convenzione è stata ridotta da tre a due anni e l'importo da 10 milioni di euro a 9,9 milioni di euro l'anno.

Essendo un decreto legge dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni dal Parlamento.

La riduzione del corrispettivo, di per se limitata, si va però ad aggiungere al mancato adeguamento dell'importo all'aumento dei costi dell'ultimo triennio mentre la riduzione della durata impedisce di fatto qualsiasi programmazione degli investimenti.

Nonostante questo riteniamo che, aver ottenuto il risultato in queste difficilissime condizioni, sia stato un grande successo reso possibile anche e soprattutto da quanti, come te, hanno deciso di sostenerci senza esitazioni e con forza.

Ti chiediamo di continuare a farlo in vista delle prossime scadenze, in primo luogo per la fase di conversione in legge del decreto ed in vista delle prossime iniziative che intendiamo prendere per evitare che tra 24 mesi la situazione si ripresenti nelle stesse condizioni.

Con l'occasione ti inviamo i nostri più cari auguri di un felice anno 2010.

la redazione e i tecnici di Radio Radicale


Mi dividono molte cose dai Radicali: il fine vita, l'antiproibizionismo.....e molte mi uniscono: la responsabilità civile dei giudici, il maggioritario
ma
lunga vita a Radio Radicale e a Massimo Bordin, di una spanna il miglior Giornalista italiano.

Arthur Sammler

Ciao e benvenuti nel forum, comunque la pensiate :chefico:

Fulvia
13-01-10, 02:08
Ciao e benvenuti nel forum, comunque la pensiate :chefico:
OT

ciao e grazie, se non dò troppo fastidio mi piacerebbe almeno leggervi. Sarebbe un piacere.

Burton Morris
13-01-10, 12:50
OT

ciao e grazie, se non dò troppo fastidio mi piacerebbe almeno leggervi. Sarebbe un piacere.

Ma scherzi? :D Non solo devi leggere, ma ti invito a intervenire. Fra l'altro abbiamo qui graditi ospiti, come Bianca (Idv), Tolomeo (Pdl) o Edera Rossa (Pri), che non sono radicali, non fanno parte nè dei partiti né dell'associazionismo. E ci fa molto piacere confrontarci con loro. :chefico: