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Augustinus
06-06-04, 09:03
Dai poemi dogmatici di san Gregorio Nazianzeno.
Carmina Arcana I, I-II. PG 37, 397-411

So che affrontiamo su piccole barche una lunga traversata e ci muoviamo verso il cielo trapunto di stelle servendoci di deboli ali, quando l'animo ci spinge a cantare Dio e le vie dell'Onnipotente, governatore dell'universo. Nemmeno gli abitanti del cielo sono capaci di onorarlo come conviene. E tuttavia - spesso, infatti, neppure a Dio piace tanto il dono che proviene dalla mano di un ricco quanto quello che gli offre una mano a lui amica e povera - proprio per questo farò risuonare audacemente la mia parola. Uno solo è Dio, senza principio né causa, non circoscritto da cosa alcuna preesistente o futura, infinito che abbraccia il tempo, grande Padre del grande e santo Figlio unigenito: purissimo spirito, nulla ha sofferto nel Figlio di quanto egli ha patito nella carne.

Unico Dio, distinto nella persona, ma non nella divinità, è il Verbo divino: Egli è la viva impronta del Padre, unico Figlio di Colui ch'è senza principio, l'assolutamente unico Figlio dell'Essere unico, a lui uguale. Così, mentre quegli rimane pienamente genitore, egli, il Figlio, è anche lui creatore e reggitore del mondo, la potenza e l'Intelletto del Padre E vi è un solo Spirito, che è Dio, e proviene da Dio, che è buono. Il Figlio, senza nulla perdere della sua divinità, mi salvò, chinandosi, medico misericordioso, sulle mie ferite purulente.

Era mortale, ma Dio; discendente di Davide, ma creatore di Adamo; rivestito di corpo, ma non partecipe della carne. Ebbe una madre, ma vergine, circoscritto, ma immenso. Fu vittima, ma anche sommo sacerdote; sacrificatore, eppure era Dio. Offerse a Dio il suo sangue, per cui purificò il mondo intero. Una croce lo tenne sollevato da terra, ma rimase confitto ai chiodi il peccato. Andò dai morti, ma risorse dall'inferno e prima risuscitò molti che erano morti. Il primo evento - la sua morte - è proprio della miseria umana, il secondo - la risurrezione - si addice alla ricchezza dell'essere incorporeo. Non gridare allo scandalo, come se la vicenda umana fosse disdicevole a Dio, ma onora ancor più la tua forma terrena che il Figlio immortale ha assunto su di sé, perché ti vuol bene.

Mio cuore, che aspetti? Anche dello Spirito tu devi cantare la gloria. Non separare con le tue parole ciò che non è estraneo a Dio per natura. Tremiamo davanti alla grandezza dello Spirito Santo. Egli è senza dubbio Dio e grazie a lui io ho conosciuto Dio. Lo Spirito è Dio che si manifesta, colui che fa nascere Dio quaggiù. È onnipotente, concede i doni più svariati. Lo cantano negli inni i cori dei santi; è donatore di vita agli esseri che sono in cielo e in terra. Risiede nell'alto; procede dal Padre; è la potenza del Figlio; non è sottomesso a nessuno.

Non è il Figlio - uno solo è il Figlio dell'Uno, Figlio buono dell'ottimo Padre - eppure non è estraneo all'invisibile natura divina, ma riceve la sua stessa gloria. Chiunque nelle Lettere divinamente ispirate desidera cogliere la divinità dello Spirito celeste, vedrà molte e frequenti strade raccogliersi insieme, purché lo voglia, se nel suo cuore ha attinto qualcosa dello Spirito Santo e se la sua vista è acuta.

In un primo tempo la Parola antica aveva manifestato l'intera divinità del Padre, ma fece soltanto intravedere la gloria immensa di Cristo a pochi mortali dal cuore prudente. Così, più tardi, rivelando in modo più chiaro la natura divina del Figlio, fece risplendere velata la natura del fulgido Spirito. Ma allora fu soltanto un barlume, perché la pienezza dell'illuminazione era riservata a noi. Per noi lo Spirito, quindi, si divise in un secondo momento in lingue di fuoco, mostrando il segno della sua natura divina, quando il Salvatore fu assunto in alto nel cielo. Infatti io so che Dio è fuoco per i malvagi, così come è luce per i buoni.

Ecco: ti ho presentato le varie Persone della divinità. Bada di non disdegnare nessun aspetto di essa, ponendo qualcosa, al suo interno, su di un piano superiore e qualcos'altro su di un piano inferiore. Una sola è la natura divina: sostanza smisurata, increata, fuori del tempo, ottima, libera, degna di uguale onore; un solo Dio che nei suoi tre splendori fa muovere il mondo.

Da tutti e tre col battesimo io vengo rigenerato nell'uomo nuovo; distrutta la morte, avanzo nella luce, risorto a nuova vita. La triplice Deità mi ha elevato in alto e mi ha fatto portatore di luce.

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http://www.trinitari.org/segretar/Trisagio_2/italiano/Trin%20nella%20Gloria/pag_117.big.jpg Theodor Van Thulden, SS. Trinità, XVII sec., Museo di Grenoble

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Augustinus
06-06-04, 09:05
Démonstration de la prédication apostolique, 6-8.41. SC 62, 38-43.96-97.

Ecco l'ordine della nostra fede, il fondamento dell'edificio e la base della nostra condotta. Dio Padre, increato, incircoscritto, invisibile, unico Dio, creatore dell'universo. Tale è il primo e principale articolo della nostra fede. Il secondo è: il Verbo di Dio, Figlio di Dio, Gesù Cristo nostro Signore, è apparso ai profeti secondo il disegno della loro profezia e secondo il modo disposto dal Padre; per suo mezzo è stato creato l'universo. Inoltre alla fine dei tempi per ricapitolare tutte le cose si è fatto uomo tra gli uomini, visibile e tangibile, per debellare la morte, far risplendere la vita e ristabilire la comunione di Dio e dell'uomo.

Il terzo articolo della nostra fede è lo Spirito Santo. Per virtù dello Spirito i profeti hanno pronunciato le loro profezie, i padri hanno appreso ciò che riguarda Dio e i giusti sono stati condotti per la via della giustizia; alla fine dei tempi lo Spirito è stato diffuso in modo nuovo sull'umanità per tutta la terra rinnovando l'uomo per Dio.

Il battesimo, che ci fa nascere di nuovo, passa attraverso questi tre articoli e ci consente di rinascere a Dio Padre tramite suo Figlio e nello Spirito Santo. Perciò coloro che portano lo Spirito di Dio sono condotti al Verbo, cioè al Figlio, che li accoglie e li presenta al Padre e il Padre dona loro l'incorruttibilità. Senza lo Spirito Santo non si può vedere il Verbo di Dio e senza il Figlio nessuno può accostarsi al Padre, perché il Figlio è la conoscenza del Padre e la conoscenza del Figlio avviene tramite lo Spirito Santo. Ma il Figlio, secondo la benevolenza del Padre, dispensa come ministro lo Spirito a chi vuole e come il Padre vuole.

Lo Spirito chiama il Padre Altissimo, Onnipotente, e Signore degli eserciti per insegnarci che tale è Dio, cioè creatore del cielo della terra e di tutto l'universo, creatore degli angeli e degli uomini, Signore di tutti. Per mezzo di lui tutto esiste ed è mantenuto in vita; egli è misericordioso, compassionevole, pieno di tenerezza, buono, giusto, Dio di tutti, dei Giudei, dei pagani e dei credenti.

Di questi è Padre, perché alla fine dei tempi ha aperto il testamento dell'adozione filiale; dei Giudei invece è Signore e legislatore, perché quando nei tempi intermedi quegli uomini dimenticarono Dio allontanandosi e ribellandosi a lui, li ricondusse all'obbedienza mediante la legge, affinché imparassero che avevano un Signore che è creatore; a lui che dona il soffio vitale dobbiamo prestare culto giorno e notte; dei pagani poi è creatore e signore onnipotente.

Gli apostoli, con la potenza dello Spirito Santo mandati per tutta la terra, realizzarono la chiamata dei pagani additando agli uomini la via di Dio per stornarli dagli idoli, dalla fornicazione e dall'avarizia. Purificarono le loro anime e i loro corpi col battesimo d'acqua e di Spirito Santo, distribuendo e somministrando ai credenti questo Spirito Santo, che avevano ricevuto dal Signore. Così istituirono e fondarono le chiese.

Con la fede, la carità e la speranza gli apostoli attuarono la chiamata dei pagani, che già i profeti avevano preannunziata come loro rivolta secondo la misericordia di Dio; e gli apostoli manifestarono questa chiamata con il loro ministero, accogliendoli nella promessa fatta ai patriarchi.

A coloro che crederanno e ameranno Dio, in cambio della santità, della giustizia e della pazienza, il Dio di tutti accorderà, mediante la risurrezione dei morti, la vita eterna per merito di colui che è morto e risuscitato, Gesù Cristo. A lui Dio ha dato il dominio su tutti gli esseri della terra, l'autorità sui vivi e sui morti, e il giudizio finale.

Augustinus
06-06-04, 09:07
scritto per i monaci della Certosa di Herinnes, Livre de la plus haute verité, 8‑11. Oeuvres, Bruxelles‑Paris, 1921, t. I1, 211‑ 218

Vi descriverò come l'uomo interiore fa l'esperienza dell'unione con Dio non mediata.

Quando un uomo si eleva verso Dio con tutto se stesso con tutte le sue forze, e vi si consacra con amore vivo operante, sente nel fondo del suo essere un amore dilettevole e senza limiti. Egli prova una gioia estrema in questo fondo donde proviene e ove ritorna questo amore.

Se poi con il suo amore operante egli vuole penetrare più addentro in quell'amore dilettevole, allora tutte le potenze della sua anima devono cedere e accettare di patire la verità e la bontà di Dio, cioè Dio stesso.

Sapete che l'aria è bagnata dalla lucentezza e dal calore del sole; vi è noto che Il ferro, quando è tutto penetrato dal fuoco, scalda e illumina come il fuoco stesso. Anche l'aria, se fosse dotata di ragione, potrebbe dire: "Rischiaro e illumino il mondo intero". Tuttavia, ogni elemento conserva la propria natura e il fuoco non diventa ferro, cosi come il ferro non diventa fuoco.

L'unione non avviene tramite elementi intermedi, perché il ferro è nel fuoco e il fuoco nel ferro; ugualmente, l'aria è nella luce del sole e la luce del sole nell'aria.

Dio è sempre presente nell'essenza dell'anima. Quando le potenze superiori dell'anima rientrano in se stesse con amore attivo, sono unite a Dio in modo non mediato.

Questa unione è una conoscenza semplice della verità, un sentimento e un gusto essenziale per il bene. Possediamo questa conoscenza e questa esperienza semplici di Dio nell'amore dilettevole ed essenziale, e le esercitiamo mediante l'amore attivo.

Questa conoscenza ed esperienza di Dio, a cui si accede per le potenze dell'anima, supera poi queste potenze, perché il ritorno interiore a Dio esala nell'amore. Eppure le potenze sono necessarie, perché dimorano sempre nella parte essenziale dell'anima.

Ecco perché dobbiamo sempre far ritorno all'amore e rinnovarci in esso, se vogliamo trovare l'amore con l'amore. Ce lo insegna san Giovanni, quando scrive: Chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.

Tuttavia, benché quest'unione tra lo spirito amante e Dio sia senza modi intermedi, i due esseri rimangono perfettamente distinti. La creatura non diventa Dio ne Dio diventa creatura, così come ho spiegato sopra nell'esempio del ferro e del fuoco o dell'aria e del sole.

Abbiamo detto che le cose materiali create da Dio, come il ferro e il fuoco, potevano unirsi senza elementi medianti. A maggior ragione, Dio stesso può unirsi in modo non mediato con i suoi diletti, purché questi si applichino e si preparino a ciò, aiutati dalla grazia.

Per rendere possibile quest' unione, Dio ha ornato di virtù l'uomo interiore e lo ha innalzato alla vita contemplativa. Nell'atto supremo del ritorno verso Dio, l'uomo non sperimenta nessun'altra funzione intermediaria tra 1 (Gv 4,16) se e Dio, se non la sua ragione illuminata e il suo amore operante. Tramite queste attività, egli aderisce a Dio o, per dirla con san Bernardo, è uno con Dio.

Oltre la ragione e l'amore operante, l'uomo è elevato fino all'amore essenziale in una visione pura e scevra di attività. Egli è un solo spirito e un solo amore con Dio, come vi descrissi. Quest'unione‑ è abituale per i contemplati vi e trascende l'intelligenza.

Finché l'uomo permane in questo stato, è capace di contemplare e di avvertire l'unione non mediata. Sente in se quel tocco di Dio che è un rinnovamento della grazia e di tutte le virtù divine.

Dovete sapere che tale grazia di Dio penetra pure nelle potenze inferiori dell'anima. Essa tocca il cuore dell'uomo, vi produce un amore tenero e provoca un'attrattiva sensibile per Dio.

Il sentimento di questa unione è la nostra beatitudine sovra essenziale. Dio gode allora dei suoi eletti ed essi godono di lui. Questa beatitudine è silenzio nelle tenebre, è quiete. Tale silenzio appartiene all'essenza stessa di Dio, ma è sovra essenziale a ogni creatura.

In quella quiete le persone divine ritornano nell'amore essenziale e vi s'inabissano come in un'unione fruitiva; eppure rimangono sempre distinte, secondo le loro proprietà personali e le loro operazioni.

Secondo il modo delle persone divine, la Trinità è eternamente attiva, mentre secondo la semplicità della sua essenza dimora eternamente nella quiete e senza modo. Ecco perché tutto quello che Dio ha eletto e accolto nel suo amore eterno e personale, lo gode perfettamente nell'unità dell'amore essenziale.

Infatti le persone divine si abbracciano in una reciproca compiacenza eterna. Nella loro unità esse condividono un amore infinito e operoso che si rinnova senza posa nella sorgente viva della Trinità. Infatti, in seno a essa vi è sempre nuova generazione e nuova conoscenza, nuova compiacenza e nuova ispirazione in nuovo amplesso, nuovo torrente d'amore eterno.

Tutti gli eletti, angeli e uomini, dal primo all'ultimo, sono coinvolti in questa compiacenza. Da essa dipendono il cielo e la terra, la vita, l'essere, l'attività e la conservazione di tutte le creature.

Dall'amore divino però è escluso il peccato, che proviene dalla cieca perversità propria alla creatura e che la allontana da Dio.

Dalla compiacenza divina derivano la grazia, la gloria, tutti i doni in cielo e in terra. Questa compiacenza si manifesta in ogni essere con modo differente, secondo la necessità e le capacità che gli sono proprie. Infatti la grazia di Dio si offre ad ogni uomo e aspetta che ogni singolo peccatore faccia ritorno.

Quando, soccorso dalla grazia, il peccatore consente ad avere pietà di se stesso e ad implorare Dio con fiducia, si scopre sempre perdonato da lui. La compiacenza amorosa lo conduce fino all'eterna compiacenza di Dio, per cui egli è afferrato e risucchiato nell'amore infinito che è Dio stesso.

L'uomo così abbracciato da Dio, va rinnovandosi in amore e in virtù, perché esercita l'amore e partecipa alla vita eterna non appena si compiace in Dio e Dio si compiace in lui.

Se capissimo davvero che l'amore di Dio e la sua compiacenza sono eterne, il nostro amore e la nostra compiacenza verso di lui si rinnoverebbero senza posa, ad immagine delle relazioni tra le persone divine. In esse infatti vi è sempre nuova compiacenza nell'unità, e nuova emanazione d'amore in nuovo amplesso.

L'amplesso divino è fuori del tempo, senza prima ne dopo, in un eterno presente. Tutto è consumato nell'unità di questo abbraccio; tutto si attua nell'effusione di questo amore, e tutto riceve l'esistenza nella natura viva e feconda della Trinità.

In questa natura viva e feconda, il Figlio è nel Padre, il Padre nel Figlio e lo Spirito Santo in entrambi, L'unità trinitaria è all'inizio di ogni vita e all'origine di ogni divenire. In Dio tutte le creature sono presenti come nella loro causa eterna, condividendo cosi una medesima essenza e una medesima vita con Dio.

La distinzione delle persone divine proviene dalla loro reciproca emanazione. Il Figlio è generato dal Padre e lo Spirito Santo procede dall'uno e dall'altro.

Grazie all'emanazione del Figlio nello Spirito, il Padre crea e ordina ogni cosa, ciascuna nella sua essenza propria. Là, per quanto dipende da lui, Dio ricrea l'uomo mediante le sue grazie e la sua morte in croce; lo adorna d'amore e di virtù, e lo riconduce con se nell'unità divina.

Nella Trinità, tutti gli eletti sono afferrati e risucchiati nel vincolo dell'amore con il Padre e il Figlio, cioè nell'unità dello Spirito Santo. L'unità trinitaria feconda l'emanazione delle persone divine e nel loro ritorno è legame d'amore eterno e indissolubile.

Tutti coloro che hanno l'esperienza di quel legame d'amore posseggono una beatitudine eterna; sono ricchi in virtù, illuminati nella loro contemplazione e semplici nel loro riposo fruitivo. Quando infatti ritornano nel loro fondo interiore, vedono l'amore di Dio effondersi in essi con tutti i beni e attirarli nell'unità divina. Essi avvertono questo amore come sovra essenziale e senza modo in una quiete eterna.

Ecco perché i beati sono uniti a Dio in modo non mediato, mediato e anche senza differenza. I giusti avvertono l'amore di Dio come un bene comune che si espande in cielo e sulla terra, e sentono la santissima Trinità china su di loro e presente in loro con la pienezza di grazie.

Augustinus
06-06-04, 09:10
Contra Haeresim Noeti, 9‑14. PG 10, 816‑821.

Fratelli, uno solo è Dio, che conosciamo per l'unica via delle Scritture. Se qualcuno volesse praticare la sapienza di questo mondo, dovrebbe per forza valersi egli insegnamenti dei filosofi. E se vogliamo adorare Dio, ascolteremo la sua parola. Dobbiamo dunque sapere tutto quello che annunziano le divine Scritture e conoscere quanto esse ci insegnano. Crediamo al Padre, come egli vuole che in lui crediamo, glorifichiamo il Figlio, come lui vuole essere glorificato, riceviamo lo Spirito Santo, come egli vuole donarsi. Non cerchiamo di giungere a una comprensione delle realtà divine secondo il nostro intelletto, quasi facendo violenza ai doni di Dio, ma comprendiamo Dio come egli stesso volle rivelarsi nelle sacre Scritture.

Nel tempo fissato da lui, Dio ci rivelò la sua Parola, per mezzo di cui crea tutte le cose. Questa Parola, il Verbo, fa tutto secondo il volere del Padre, porta a compimento il pensiero di Dio, quando crea; manifesta le parole di Dio, quando parla; esprime la sapienza di Dio, quando plasma le creature.

Tutte le cose vengono create mediante la parola e la sapienza: con la parola Dio crea, con la sapienza adorna, secondo la sua volontà, perché è Dio.

Dio genera il Verbo, perché sia guida, consigliere e artefice di tutto il creato. Prima dell'incarnazione il Verbo era presente in Dio, ma inaccessibile al mondo creato. Pronunziando la sua unica Parola e generando luce da luce, Dio presentò alla creazione come Signore il proprio Pensiero; egli rese visibile colui che fino allora era invisibile al mondo creato. Dio lo rivelò, perché il mondo lo vedesse e cosi potesse essere salvato. Perciò il Verbo sta vicino a Dio. Ma parlando di un altro, non nomino due dei: Il Verbo è come luce che nasce da luce, come acqua da fonte, come raggio da sole. Unica è la potenza, che emana da tutto; questo tutto è il Padre, e da lui emana la sua potenza: il Verbo.

Noi vediamo il Verbo incarnato e per lui conosciamo il Padre. Crediamo allora al Figlio, e adoriamo lo Spirito Santo. Scrutiamo dunque la Scrittura che proclama la manifestazione del Verbo e la sua apparizione nel mondo. San Pietro lo attesta cosi Questa e la Parola che Dio ha inviato ai figli d'Israele,recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che il Signore di tutti(At 10, 36).

Se dunque il Verbo è mandato per mezzo di Gesù Cristo, Gesù Cristo è la volontà del Padre. Ecco quanto ci manifesta la Scrittura, fratelli. Anche san Giovanni ci rivela quest'economia divina, attraverso la testimonianza del suo vangelo. Egli confessa la divinità del Verbo, dicendo: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio (Gv 1, 1).

Se il Verbo era presso Dio ed era Dio, si dirà forse che Giovanni parla di due dei? Non dirò due divinità, ma piuttosto due persone divine a cui si aggiunge una terza disposizione, la grazia dello Spirito Santo. Dio è unico, in due persone divine, Padre e Figlio, da cui procede una terza, lo Spirito Santo. Il Padre manda la sua Parola in missione, il Figlio la porta a compimento, manifestandosi al mondo, perché si creda nel Padre.

L'economia trinitaria è l'opera del Dio unico. Vi è soltanto un Dio che comanda nella persona del Padre, che obbedisce nella persona del Figlio, e che insegna nella persona dello Spirito Santo. Il Padre domina tutto, e tutto si fa per il Figlio nello Spirito Santo.

Non possiamo concepire un solo Dio, senza credere realmente al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Il Verbo conosce il disegno e la volontà del Padre e sa che il Padre non vuole essere glorificato in altro modo. Ecco come: dopo la sua risurrezione, Gesù disse ai discepoli: Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Con queste parole Cristo mostra che non può glorificare perfettamente Dio chi ometta una delle tre persone divine. Quindi proprio dall'economia trinitaria è glorificato Dio: il Padre volle, il Figlio compì, lo Spirito Santo rese manifesto. Tutta la Scrittura parla cosi.

Augustinus
06-06-04, 09:12
Non sarebbe cosa inutile ricercare l'antica tradizione, la dottrina e la fede della Chiesa cattolica, quella s'intende che il Signore ci ha insegnato, che gli apostoli hanno predicato, che i padri hanno conservato. Su di essa infatti si fonda la Chiesa, dalla quale, se qualcuno si sarà allontanato, per nessuna ragione potrà essere cristiano, né venir chiamato tale.
La nostra fede é questa: la Trinità santa e perfetta é quella che é distinta nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, e non ha nulla di estraneo o di aggiunto dal di fuori, né risulta costituita del Creatore e di realtà create, ma é tutta potenza creatrice e forza operativa. Una é la sua natura, identica a se stessa. Uno é il principio attivo e una l'operazione. Infatti il Padre compie ogni cosa per mezzo del Verbo nello Spirito Santo e, in questo modo, é mantenuta intatta l'unità della santa Trinità. Perciò nella Chiesa viene annunziato un solo Dio che é al di sopra di ogni cosa, agisce per tutto ed é in tutte le cose (cfr. Ef 4, 6). E' al di sopra di ogni cosa ovviamente come Padre, come principio e origine. Agisce per tutto, certo per mezzo del Verbo. Infine opera in tutte le cose nello Spirito Santo.
L'apostolo Paolo, allorché scrive ai Corinzi sulle realtà spirituali, riconduce tutte le cose ad un solo Dio Padre come al principio, in questo modo: «Vi sono diversità di carismi, ma uno solo é lo Spirito; e vi sono diversità di ministeri, ma uno solo é il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo é Dio, che opera tutto in tutti» (1 Cor 12, 4-6).
Quelle cose infatti che lo Spirito distribuisce ai singoli, sono date dal Padre per mezzo del Verbo. In verità tutte le cose che sono del Padre sono pure del Figlio. Onde quelle cose che sono concesse dal Figlio nello Spirito sono veri doni del Padre. Parimenti quando lo Spirito é in noi, é anche in noi il Verbo dal quale lo riceviamo, e nel Verbo vi é anche il Padre, e così si realizza quanto é detto: «Verremo io e il Padre e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Dove infatti vi é la luce, là vi é anche lo splendore; e dove vi é lo splendore, ivi c'è parimenti la sua efficacia e la sua splendida grazia.
Questa stessa cosa insegna Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, con queste parole: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13, 13). Infatti la grazia é il dono che viene dato nella Trinità, é concesso dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Come dal Padre per mezzo del Figlio viene data la grazia, così in noi non può avvenire la partecipazione del dono se non nello Spirito Santo. E allora, resi partecipi di esso, noi abbiamo l'amore del Padre, la grazia del Figlio e la comunione dello stesso Spirito.

http://www.certosini.org/images/miniature/Trinita2_192.jpg http://www.wga.hu/art/zgothic/miniatur/1401-450/3tres/06n_1400.jpg Miniaturista olandese, pagina Très Belles Heures de Notre Dame di Jean de Berry, SS. Trinità, 1380 circa, Museo Civico d'Arte Antica, Palazzo Madama, Torino

Augustinus
06-06-04, 09:21
http://www.cattolicesimo.com/immsacre/tri.jpg http://www.wga.hu/art/a/andrea/castagno/3_1450s/05trinit.jpg Andrea Del Castagno, SS. Trinità con S. Girolamo e due Sante, 1453 circa, Chiesa della SS. Annunziata, Cappella Corboli, Firenze

http://www.wga.hu/art/a/andrea/sarto/2/trinity.jpg http://img296.imageshack.us/img296/3010/idisputasl0.jpg Andrea del Sarto, Disputa sulla SS. Trinità, 1517-20, Galleria Palatina (Palazzo Pitti), Firenze

http://www.wga.hu/art/b/balen/trinity.jpg Hendrick van Balen, SS. Trinità, 1620 circa, Sint-Jacobskerk, Antwerp

http://www.wga.hu/art/b/beccafum/1trinity.jpg http://www.wga.hu/art/b/beccafum/1trinitz.jpg Domenico Beccafumi, SS. Trinità, 1513, Pinacoteca Nazionale, Siena

http://www.wga.hu/art/b/borgiann/borromeo.jpg Orazio Borgianni, S. Carlo Borromeo in adorazione della SS. Trinità, 1611-12, Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, Roma

Augustinus
06-06-04, 09:36
http://www.wga.hu/art/c/coecke/trinity.jpg Pieter Coecke van Aelst, SS. Trinità, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/c/cranach/lucas_e/3/09trinit.jpg Lucas Cranach il Vecchio, SS. Trinità, Museum der Bildenden Künste, Leipzig

http://www.wga.hu/art/c/cranach/lucas_e/3/08trinit.jpg Lucas Cranach il Vecchio, SS. Trinità, 1515-18, Kunsthalle, Brema

http://www.wga.hu/art/d/durer/1/07/landaue.jpg http://www.wga.hu/art/d/durer/1/07/landaue1.jpg Albrecht Dürer, Adorazione della SS. Trinità, Altare di Matthäus Landauer, 1511, Kunsthistorisches Museum, Vienna

http://www.wga.hu/art/d/durer/2/12/6_1520/01trinit.jpg Albrecht Dürer, SS. Trinità, 1511, British Museum, Londra

http://www.wga.hu/art/m/masaccio/trinity/trinity.jpg Masaccio, SS. Trinità, 1425-28, Basilica di Santa Maria Novella, Firenze

Augustinus
06-06-04, 09:37
http://www.sindone.org/images/icono/grecog.jpg http://www.wga.hu/art/g/greco_el/05/0504grec.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p00824a01nf2005.jpg El Greco, SS. Trinità, 1577, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/m/master/flemalle/triptych/triptic1.jpg Maestro di Flémalle, SS. Trinità, 1410 circa, Städelsches Kunstinstitut, Francoforte

http://www.wga.hu/art/m/master/flemalle/1/madonny.jpg Maestro di Flémalle, SS. Trinità, 1433-35, Hermitage, San Pietroburgo

http://www.wga.hu/art/m/maulbert/112sketc.jpg Franz Anton Maulbertsch, SS. Trinità, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.wga.hu/art/p/pereda/trinity.jpg Antonio de Pereda, SS. Trinità, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.wga.hu/art/r/rublyov/trinity.jpg Andrey Rublyov o Rublev, SS. Trinità, 1411 circa, Tretyakov Gallery, Mosca

Augustinus
06-06-04, 10:14
http://www.wga.hu/art/r/ribera/1/trinity.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p01069a01nf2005.jpg Jusepe de Ribera, SS. Trinità, 1635-36, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/s/solimena/triumph.jpg Francesco Solimena, SS. Trinità, Vergine Maria S. Domenico in gloria, Sacrestia di S. Domenico Maggiore, Napoli

http://www.wga.hu/art/t/tiepolo/gianbatt/2_1730s/09clemen.jpg Giambattista Tiepolo, Papa S. Cliemente I in adorazione della SS. Trinità, 1737-38, Alte Pinakothek, Monaco

http://img135.imageshack.us/img135/476/1600trinitatl3.jpg Guercino, SS. Trinità, XVII sec., Collezione privata

http://www.santaliberata.org/arte/images/21-Trinita%20850.jpg Sebastiano Vini, SS. Trinità tra i SS. Giacomo Maggiore e Sebastiano e un donatore, 1571, Cerreto Guidi (FI)

http://www.wga.hu/art/r/raphael/4stanze/1segnatu/2/disputa1.jpg http://www.wga.hu/art/r/raphael/4stanze/1segnatu/2/disputad.jpg Raffaello Sanzio, Disputa sul SS. Sacramento, 1510-11, Stanza della Segnatura, Palazzi Pontifici, Vatican

Augustinus
06-06-04, 11:07
Dal sito UNAM SANCTAM (http://www.softstudio.net/rocco/unamsanctam/INTRO.HTM) (non più attivo):

Deus Trinus et Unus
Unità e Trinità di Dio

Il primo mistero fondamentale della nostra fede è l'Unità e Trinità di Dio. Dio è Tre Persone Uguali e distinte, Trino nelle persone ed Uno nella sostanza. Di fede definita.

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Da premettere: definizione dei termini natura, sostanza, supposito, ipostasi, persona, sussistenza.

Sostanza. E' una realtà considerata come esistente in sè e non in altro. Aristotele direbbe che è l'ente spogliato degli accidenti, cioè di qualità e attributi predicabili ma non costitutivi essenziali. Si definisce: "id cui competit esse in se et non in alio tamquam in subjecto" [un essere destinato ad esistere in sè]. La sostanza si divide in prima e seconda. La sostanza prima esiste in concreto nell'individuo stesso nei suoi elementi costitutivi; la sostanza seconda è quella astratta, ossia la ragione universale, comune a più individui.

Essenza. E' ciò per cui un essere è costituito in una specie determinata. Si definisce: "Id quo res aliqua est id quod est" [ciò per cui una qualche cosa è ciò che è]. E' detta anche quidditas, perché risponde alla domanda: quid sit res, cos'è la cosa. Significa il che cosa è quell'essere, cioè la ragione specifica dell'essere.

Natura. E' la stessa sostanza vista dal punto di vista dinamico, come ciò che si sviluppa e agisce secondo le proprie caratteristiche essenziali, quelle caratteristiche che lo rendono una essenza determinata.

Supposito. Da Boezio è definito "l'individuo nel genere della sostanza" e da San Tommaso: "distinto sussistente in una natura". E' definito anche quale sussistenza, in quanto esiste in sè e non in altro; res naturae, in quanto fa da supposito ad una natura considerata nella sua universalità: un uomo è detto res naturae dalla natura umana e ipostasi dal momento che fa da supposito agli accidenti.

Individuo. E' un ente concreto, relae di predicati che è in sè indiviso e diviso da altro: "in se indivisum et divisum ab alio".

Ipostasi. Ypòstasis significa, letteralmente, “ciò che sta sotto”, ovvero “sostegno”,”appoggio”, “base”, “fondamento” e, dunque, nel linguaggio della metafisica (specie nei platonici, negli stoici e nei tardi aristotelici), l’ipostasi passa a significare l’essenza e/o la sostanza. Ma il termine classico per indicare la sostanza è ousìa (presente in Platone e in Aristotele). Plotino determinerà tecnicamente il significato specifico della ipostasi in rapporto alla sostanza (ousìa): egli, infatti, considera l’ipostasi un particolare modo d’essere della sostanza e, precisamente, la sostanza nel momento in cui (tramite l’irradiazione) dà vita al processo produttivo e, dunque, diviene “altro” rispetto al principio da cui deriva. Tale voce non appare dall'inizio della cristianità con lo stesso significato in uso nella teologia successiva a sant'Agostino e quale poi avrà definitivamente con la Scolastica. Negli scrittori pagani compare in opposizione al significato di apparenza. Nell'uso del linguaggio ecclesiastico prima del Concilio Niceno I ipostasi, natura, sostanza ed essenza (greco ousia) sono utilizzati indifferentemente. Dal Concilio di Calcedonia in poi ipostasi significa costantemente sussistenza o supposito. La nozione di persona differisce da quella di ipostasi perché nessuna ipostasi è detta persona se non è razionale. Nel nome di ipostasi è designata "substantia quae tota in se et sibi est et nulla ratione alterius vel in alio" (quella sostanza che è tutta in se stessa e per sé e non ha la ragione del suo essere di altro o in un altro). In primo luogo tuttavia l'ipostasi non solo realmente è tale ma intellettualmente "quoque tota in se est", in quanto per mezzo della coscienza di se (conscientia sui) perfettamente può ritornare in sè stessa e dirsi "IO";in secondo luogo perché essendo razionale non solo compie operazioni vitali nell'esecuzione e nella forma, ma è in grado di determinare l'esecuzione, la forma e il fine della propria azione. Infine l'ipostasi intellettuale increata (Dio) è il fine ultimo verso il quale tutto l'universo si muove e le ipostasi create sono capaci di partecipazione all'increata da cui hanno origine, quindi sono capaci di Dio. Come corollario l'ipostasi razionale creata è anche subjectum iuris.

Dunque, per riassumere, la persona è "una sostanza individua di natura razionale" o, in In 3 Sent., d. 5,q.1,a.3: "distinto sussistente nella natura intellettuale". Implica quindi la natura individuata, la sussistenza per cui la natura sussiste e gli accidenti che ineriscono alla sostanza individuata.

Le caratteristiche principali della persona sono tre: sostanza completa, incomunicabile, centro di attribuzione delle operazioni e passioni. Natura e persona, dunque, sono distinte con una inadeguata distinzione reale.

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Per comprenderlo meglio leggiamo il De Trinitate di S. Agostino, il miglior scritto sull'argomento che influenzò tutti i suoi successori.

Omnes quos legere potui qui ante me scripserunt de Trinitate quae Deus est, divinorum Librorum veterum et novorum catholici tractatores, hoc intenderunt secundum Scripturas docere, quod Pater et Filius et Spiritus Sanctus unius eiusdemque substantiae inseparabili aequalitate divinam insinuent unitatem, ideoque non sint tres dii sed unus Deus, quamvis Pater Filium genuerit, et ideo Filius non sit qui Pater est; Filiusque a Patre sit genitus, et ideo Pater non sit qui Filius est; Spiritusque Sanctus nec Pater sit nec Filius, sed tantum Patris et Filii Spiritus, Patri et Filio etiam ipse coaequalis et ad Trinitatis pertinens unitatem. Non tamen eamdem Trinitatem natam de virgine Maria et sub Pontio Pilato crucifixam et sepultam tertio die resurrexisse et in caelum ascendisse , sed tantummodo Filium. Nec eamdem Trinitatem descendisse in specie columbae super Iesum baptizatum , aut die Pentecostes post ascensionem Domini sonitu facto de caelo quasi ferretur flatus vehemens et linguis divisis velut ignis sedisse super unumquemque eorum, sed tantummodo Spiritum Sanctum . Nec eamdem Trinitatem dixisse de caelo: Tu es Filius meus , sive cum baptizatus est a Iohanne sive in monte quando cum illo erant tres discipuli , aut quando sonuit vox dicens: Et clarificavi et iterum clarificabo, sed tantummodo Patris vocem fuisse ad Filium factam quamvis Pater et Filius et Spiritus Sanctus sicut inseparabiles sunt, ita inseparabiliter operentur. Haec et mea fides est, quando haec est catholica fides.

Filius verus Deus, eiusdem cum Patre substantiae.

6. 9. Qui dixerunt Dominum nostrum Iesum Christum non esse Deum, aut non esse verum Deum, aut non cum Patre unum et solum Deum, aut non vere immortalem quia mutabilem, manifestissima divinorum testimoniorum et consona voce convicti sunt. Unde sunt illa: In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum. Manifestum enim quod Verbum Dei Filium Dei unicum accipimus, de quo post dicit: Et Verbum caro factum est et habitavit in nobis, propter nativitatem incarnationis eius quae facta est in tempore ex Virgine. In eo autem declarat non tantum Deum esse, sed etiam eiusdem cum Patre substantiae, quia cum dixisset: Et Deus erat Verbum. Hoc erat, inquit, in principio apud Deum; omnia per ipsum facta sunt, et sine ipso factum est nihil. Neque enim dicit omnia "nisi quae facta sunt", id est omnem creaturam. Unde liquido apparet ipsum factum non esse per quem facta sunt omnia. Et si factus non est, creatura non est; si autem creatura non est, eiusdem cum Patre substantiae est. Omnis enim substantia, quae Deus non est, creatura est; et quae creatura non est, Deus est. Et si non est Filius eiusdem substantiae cuius Pater, ergo facta substantia est; si facta substantia est, non omnia per ipsum facta sunt; at si omnia per ipsum facta sunt, unius igitur eiusdemque cum Patre substantiae est. Et ideo non tantum Deus sed et verus Deus. Quod idem Ioannes apertissime in Epistula sua dicit: Scimus quod Filius Dei venerit et dederit nobis intellectum ut cognoscamus verum Deum et simus in vero Filio eius Iesu Christo. Hic est verus Deus et vita aeterna .

Unus solus Deus quod est ipsa Trinitas habet immortalitatem.

6. 10. Hinc etiam consequenter intellegitur non tantummodo de Patre dixisse apostolum Paulum: Qui solus habet immortalitatem, sed de uno et solo Deo, quod est ipsa Trinitas. Neque enim ipsa vita aeterna mortalis est secundum aliquam mutabilitatem; ac per hoc Filius Dei, quia vita aeterna est, cum Patre etiam ipse intellegitur ubi dictum est: Qui solus habet immortalitatem. Eius enim vitae aeternae et nos participes facti , pro modulo nostro immortales efficimur. Sed aliud est ipsa cuius participes efficimur vita aeterna, aliud nos qui eius participatione vivemus in aeternum. Si enim dixisset: Quem temporibus propriis ostendit Pater beatus et solus potens, Rex regum et Dominus dominantium, qui solus habet immortalitatem, nec sic inde separatum Filium oporteret intellegi. Neque enim quia ipse Filius alibi loquens voce Sapientiae (ipse est enim Dei Sapientia ), ait: Gyrum caeli circuivi sola , separavit a se Patrem. Quanto magis ergo non est necesse ut tantummodo de Patre praeter Filium intellegatur quod dictum est: Qui solus habet immortalitatem, cum ita dictum sit: Ut serves, inquit, mandatum sine macula, irreprehensibile, usque in adventum Domini nostri Iesu Christi, quem temporibus propriis ostendet beatus et solus potens, Rex regum et Dominus dominantium, qui solus habet immortalitatem et lucem habitat inaccessibilem; quem nemo hominum vidit nec videre potest; cui est honor et gloria in saecula saeculorum, amen . In quibus verbis nec Pater proprie nominatus est nec Filius nec Spiritus Sanctus, sed beatus et solus potens, Rex regum et Dominus dominantium, quod est unus et solus et verus Deus, ipsa Trinitas.

Invisibilis Filius et Trinitas.

6. 11. Nisi forte quae sequuntur perturbabunt hunc intellectum, quia dixit: Quem nemo hominum vidit nec videre potest, cum hoc etiam ad Christum pertinere secundum eius divinitatem accipiatur quam non viderunt Iudaei, qui tamen carnem viderunt et crucifixerunt. Videri autem divinitas humano visu nullo modo potest, sed eo visu videtur quo iam qui vident non homines sed ultra homines sunt. Recte ergo ipse Deus Trinitas intellegitur beatus et solus potens, ostendens adventum Domini nostri Iesu Christi temporibus propriis. Sic enim dictum est: Solus habet immortalitatem, quomodo dictum est: Qui facit mirabilia solus . Quod velim scire de quo dictum accipiant. Si de Patre tantum, quomodo ergo verum est quod ipse Filius dicit: Quaecumque enim Pater facit, haec eadem et Filius facit similiter ? An quidquam est inter mirabilia mirabilius quam resuscitare et vivificare mortuos? Dicit autem idem Filius: Sicut Pater suscitat mortuos et vivificat, sic et Filius quos vult vivificat. Quomodo ergo solus Pater facit mirabilia, cum haec verba nec Patrem tantum nec Filium tantum permittant intellegi, sed utique Deum unum verum solum, id est Patrem et Filium et Spiritum Sanctum?

Per Filium omnia facta sunt.

6. 12. Item dicit idem Apostolus: Nobis unus Deus Pater ex quo omnia, et nos in ipso; et unus Dominus Iesus Christus per quem omnia, et nos per ipsum. Quis dubitet eum omnia "quae creata sunt" dicere, sicut Ioannes: Omnia per ipsum facta sunt ? Quaero itaque de quo dicit alio loco: Quoniam ex ipso et per ipsum et in ipso sunt omnia; ipsi gloria in saecula saeculorum . Si enim de Patre et Filio et Spiritu Sancto ut singulis personis singula tribuantur, ex ipso, ex Patre; per ipsum, per Filium; in ipso, in Spiritu Sancto; manifestum quod Pater et Filius et Spiritus Sanctus unus Deus est, quando singulariter intulit: Ipsi gloria in saecula saeculorum. Unde enim coepit hunc sensum; non ait: O altitudo divitiarum "sapientiae et scientiae Patris aut Filii aut Spiritus Sancti", sed sapientiae et scientiae Dei! Quam inscrutabilia sunt iudicia eius et investigabiles viae eius! Quis enim cognovit mentem Domini? Aut quis consiliarius eius fuit? Aut quis prior dedit illi, ut retribuetur ei? Quoniam ex ipso et per ipsum et in ipso sunt omnia; ipsi gloria in saecula saeculorum. Amen. Si autem hoc de Patre tantummodo intellegi volunt, quomodo ergo omnia per Patrem sunt sicut hic dicitur, et omnia per Filium sicut ad Corinthios ubi ait: Et unus Dominus Iesus Christus per quem omnia, et sicut in Evangelio Ioannis: Omnia per ipsum facta sunt? Si enim alia per Patrem, alia per Filium, iam non omnia per Patrem nec omnia per Filium. Si autem omnia per Patrem et omnia per Filium, eadem per Patrem quae per Filium. Aequalis ergo est Patri Filius, et inseparabilis operatio est Patris et Filii. Quia si vel Filium fecit Pater quem non fecit ipse Filius, non omnia per Filium facta sunt. At omnia per Filium facta sunt. Ipse igitur factus non est ut cum Patre faceret omnia quae facta sunt. Quamquam nec ab ipso verbo tacuerit Apostolus et apertissime omnino dixerit: Qui cum in forma Dei esset, non rapinam arbitratus est esse aequalis Deo, hic Deum proprie Patrem appellans, sicut alibi: Caput autem Christi Deus .

Spiritus Sanctus est verus Deus, Patri et Filio prorsus aequalis.

6. 13. Similiter et de Spiritu Sancto collecta sunt testimonia quibus ante nos qui haec disputaverunt abundantius usi sunt, quia et ipse Deus et non creatura. Quod si non creatura, non tantum Deus (nam et homines dicti sunt dii ), sed etiam verus Deus. Ergo Patri et Filio prorsus aequalis et in Trinitatis unitate consubstantialis et coaeternus . Maxime vero illo loco satis claret quod Spiritus Sanctus non sit creatura ubi iubemur non servire creaturae sed Creatori , non eo modo quo iubemur per caritatem servire invicem , quod est graece , sed eo modo quo tantum Deo servitur, quod est graece . Unde idolatrae dicuntur qui simulacris eam servitutem exhibent quae debetur Deo. Secundum hanc enim servitutem dictum est: Dominum Deum tuum adorabis et illi soli servies . Nam hoc distinctius in graeca Scriptura invenitur, enim habet. Porro si tali servitute creaturae servire prohibemur quandoquidem dictum est: Dominum Deum tuum adorabis et illi soli servies - unde et Apostolus detestatur eos qui coluerunt et servierunt creaturae potiusquam Creatori -, non est utique creatura Spiritus Sanctus cui ab omnibus sanctis talis servitus exhibetur dicente Apostolo: Nos enim sumus circumcisio, Spiritui Dei servientes, quod est in graeco . Plures enim codices etiam latini sic habent: qui Spiritui Dei servimus; graeci autem omnes aut paene omnes. In nonnullis autem exemplaribus latinis invenimus non: Spiritui Dei servimus; sed: Spiritu Deo servimus. Sed qui in hoc errant et auctoritati graviori cedere detractant, numquid et illud varium in codicibus reperiunt: Nescitis quia corpora vestra templum in vobis est Spiritus Sancti quem habetis a Deo? Quid autem insanius magisque sacrilegum est quam ut quisquam dicere audeat membra Christi templum esse creaturae minoris secundum ipsos quam Christus est? Alio enim loco dicit: Corpora vestra membra sunt Christi. Si autem quae membra sunt Christi templum est Spiritus Sancti, non est creatura Spiritus Sanctus, quia cui corpus nostrum templum exhibemus necesse est ut huic eam servitutem debeamus qua non nisi Deo serviendum est, quae graece appellatur . Unde consequenter dicit: Glorificate ergo Deum in corpore vestro .

Filius in forma servi minor Patre ac se ipso.

7. 14. His et talibus divinarum Scripturarum testimoniis quibus, ut dixi, priores nostri copiosius usi expugnaverunt haereticorum tales calumnias vel errores, insinuatur fidei nostrae unitas et aequalitas Trinitatis. Sed quia multa in sanctis Libris propter incarnationem Verbi Dei, quae pro salute nostra reparanda facta est ut mediator Dei et hominum esset homo Christus Iesus , ita dicuntur ut maiorem Filio Patrem significent vel etiam apertissime ostendant, erraverunt homines minus diligenter scrutantes vel intuentes universam seriem Scripturarum, et ea quae de Christo Iesu secundum hominem dicta sunt ad eius substantiam quae ante incarnationem sempiterna erat et sempiterna est transferre conati sunt. Et illi quidem dicunt minorem Filium esse quam Pater est quia scriptum est ipso Domino dicente: Pater maior me est . Veritas autem ostendit secundum istum modum etiam se ipso minorem Filium. Quomodo enim non etiam se ipso minor factus est qui semetipsum exinanivit formam servi accipiens ? Neque enim sic accepit formam servi ut amitteret formam Dei in qua erat aequalis Patri. Si ergo ita accepta est forma servi ut non amitteretur forma Dei, cum et in forma servi et in forma Dei idem ipse sit Filius unigenitus Dei Patris, in forma Dei aequalis Patri , in forma servi mediator Dei et hominum homo Christus Iesus, quis non intellegat quod in forma Dei etiam ipse se ipso maior est, in forma autem servi etiam se ipso minor est? Non itaque immerito Scriptura utrumque dicit, et aequalem Patri Filium, et Patrem maiorem Filio. Illud enim propter formam Dei, hoc autem propter formam servi sine ulla confusione intellegitur. Et haec nobis regula per omnes sacras Scripturas dissolvendae huius quaestionis ex uno capitulo Epistulae Pauli apostoli promitur ubi manifestius ista distinctio commendatur. Ait enim: Qui cum in forma Dei esset, non rapinam arbitratus est esse aequalis Deo, sed semetipsum exinanivit formam servi accipiens, in similitudine hominum factus et habitu inventus ut homo. Est ergo Dei Filius Deo Patri natura aequalis, habitu minor. In forma enim servi quam accepit minor est Patre; in forma autem Dei in qua erat etiam antequam hanc accepisset aequalis est Patri. In forma Dei Verbum per quod facta sunt omnia; in forma autem servi factus ex muliere, factus sub lege ut eos qui sub lege erant redimeret. Proinde in forma Dei fecit hominem; in forma servi factus est homo. Nam si Pater tantum sine Filio fecisset hominem, non scriptum esset: Faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram. Ergo quia forma Dei accepit formam servi, utrumque Deus et utrumque homo; sed utrumque Deus propter accipientem Deum, utrumque autem homo propter acceptum hominem. Neque enim illa susceptione alterum eorum in alterum conversum atque mutatum est; nec divinitas quippe in creaturam mutata est ut desisteret esse divinitas, nec creatura in divinitatem ut desisteret esse creatura.

Filius subiectus Patri suscepta humana natura.

8. 15. Illud autem quod ait idem Apostolus: Cum autem ei omnia subiecta fuerint, tunc et ipse Filius subiectus erit ei qui illi subiecit omnia, aut ideo dictum est ne quisquam putaret habitum Christi, qui ex humana creatura susceptus est, conversum iri postea in ipsam divinitatem vel, ut certius expresserim, deitatem, quae non est creatura sed est unitas Trinitatis incorporea et incommutabilis, et sibimet consubstantialis et coaeterna natura. Aut si quisquam contendit, ut aliqui senserunt, ita dictum: Et ipse Filius subiectus erit ei qui illi subiecit omnia, ut ipsam subiectionem, commutationem et conversionem credat futuram creaturae in ipsam substantiam vel essentiam Creatoris, id est, ut quae fuerat substantia creaturae fiat substantia Creatoris, certe vel hoc concedit quod non habet ullam dubitationem nondum hoc fuisse factum cum Dominus diceret: Pater maior me est. Dixit enim hoc non solum antequam ascendisset in caelum, verum etiam antequam passus resurrexisset a mortuis. Illi autem qui putant humanam in eo naturam in deitatis substantiam mutari atque converti, et ita dictum: Tunc et ipse Filius subiectus erit ei qui illi subiecit omnia, ac si diceretur: "Tunc et ipse Filius hominis et a Verbo Dei suscepta humana natura commutabitur in eius naturam qui ei subiecit omnia", tunc futurum putant cum (post diem iudicii) tradiderit regnum Deo et Patri. Ac per hoc etiam secundum istam opinionem adhuc Pater maior est quam servi forma quae de Virgine accepta est. Quod si et aliqui hoc affirmant, quod iam fuerit in Dei substantiam mutatus homo Christus Iesus, illud certe negare non possunt quod adhuc natura hominis manebat quando ante passionem dicebat: Quoniam Pater maior me est. Unde nulla cunctatio est secundum hoc esse dictum quod forma servi maior est Pater, cui in forma Dei aequalis est Filius. Nec quisquam cum audierit quod ait Apostolus: Cum autem dixerit quia omnia subiecta sunt, manifestum quia praeter eum qui subiecit illi omnia, ita existimet de Patre intellegendum quod subiecerit omnia Filio ut ipsum Filium sibi omnia subiecisse non putet. Quod Apostolus ad Philippenses ostendit dicens: Nostra autem conversatio in caelis est; unde et Salvatorem exspectamus Dominum Iesum Christum, qui transfigurabit corpus humilitatis nostrae conforme ut fiat corpori gloriae suae, secundum operationem suam qua possit etiam sibi subicere omnia. Inseparabilis enim est operatio Patris et Filii. Alioquin nec ipse Pater sibi subiecit omnia, sed Filius ei subiecit qui ei regnum tradidit et evacuat omnem principatum et omnem potestatem et virtutem. De Filio quippe ista dicta sunt: Cum tradiderit, inquit, regnum Deo et Patri, cum evacuaverit omnem principatum et omnem potestatem et virtutem. Ipse enim subiecit qui evacuat.

Filius non sic traditurus regnum Patri, ut adimat sibi.

8. 16. Nec sic arbitremur Christum traditurum regnum Deo et Patri ut adimat sibi. Nam et hoc quidam vaniloqui crediderunt. Cum enim dicitur: Tradiderit regnum Deo et Patri, non separatur ipse quia simul cum Patre unus Deus est. Sed divinarum Scripturarum incuriosos et contentionum studiosos fallit verbum quod positum est, donec. Ita namque sequitur: Oportet enim illum regnare donec ponat omnes inimicos suos sub pedibus suis, tamquam cum posuerit non sit regnaturus. Nec intellegunt ita dictum sicut est illud: Confirmatum est cor eius; non commovebitur donec videat super inimicos suos. Non enim cum viderit, iam commovebitur. Quid ergo est: Cum tradiderit regnum Deo et Patri, quasi modo non habeat regnum Deus et Pater? Sed quia omnes iustos in quibus nunc regnat ex fide viventibus mediator Dei et hominum homo Christus Iesus perducturus est ad speciem quam visionem dicit idem Apostolus facie ad faciem, ita dictum est: Cum tradiderit regnum Deo et Patri, ac si diceretur: "Cum perduxerit credentes ad contemplationem Dei et Patris". Sicut enim dicit: Omnia mihi tradita sunt a Patre meo; et nemo novit Filium nisi Pater, neque Patrem quis novit nisi Filius et cui voluerit Filius revelare; tunc revelabitur a Filio Pater cum evacuaverit omnem principatum et omnem potestatem et virtutem, id est ut necessaria non sit dispensatio similitudinum per angelicos principatus et potestates et virtutes. Ex quarum persona non inconvenienter intellegitur dici in Cantico canticorum ad sponsam: Similitudines auri faciemus tibi cum distinctionibus argenti quoadusque rex in recubitu suo est; id est quoadusque Christus in secreto suo est, quia vita nostra abscondita est cum Christo in Deo. Cum Christus, inquit, apparuerit vita vestra, tunc et vos cum ipso apparebitis in gloria. Quod antequam fiat, videmus nunc per speculum in aenigmate, hoc est in similitudinibus; tunc autem facie ad faciem.

Contemplatio Dei nobis promittitur ut actionum omnium finis.

8. 17. Haec enim nobis contemplatio promittitur actionum omnium finis atque aeterna perfectio gaudiorum. Filii enim Dei sumus, et nondum apparuit quid erimus. Scimus quia cum apparuerit, similes ei erimus quoniam videbimus eum sicuti est. Quod enim dixit famulo suo Moysi: Ego sum qui sum; haec dices filiis Israel: Qui est misit me ad vos ; hoc contemplabimur cum vivemus in aeternum. Ita quippe ait: Haec est autem vita aeterna ut cognoscant te unum verum Deum et quem misisti Iesum Christum. Hoc fiet cum venerit Dominus et illuminaverit occulta tenebrarum, cum tenebrae mortalitatis huius corruptionisque transierint. Tunc erit mane nostrum de quo in Psalmo dicitur: Mane adstabo tibi et contemplabor . De hac contemplatione intellego dictum: Cum tradiderit regnum Deo et Patri, id est, cum perduxerit iustos in quibus nunc ex fide viventibus regnat mediator Dei et hominum homo Christus Iesus ad contemplationem Dei et Patris. Si desipio hic, corrigat me qui melius sapit; mihi aliud non videtur. Neque enim quaeremus aliud cum ad illius contemplationem pervenerimus, quae nunc non est quamdiu gaudium nostrum in spe est. Spes autem quae videtur non est spes. Quod enim videt quis, quid et sperat? Si autem quod non videmus speramus, per patientiam exspectamus , quoadusque rex in recubitu suo est. Tunc erit quod scriptum est: Adimplebis me laetitia cum vultu tuo. Illa laetitia nihil amplius requiretur quia nec erit quod amplius requiratur. Ostendetur enim nobis Pater et sufficiet nobis. Quod bene intellexerat Philippus ut diceret: Domine, ostende nobis Patrem et sufficit nobis. Sed nondum intellexerat eo quoque modo idipsum se potuisse dicere: "Domine, ostende nobis te et sufficit nobis". Ut enim hoc intellegeret, responsum est ei a domino: Tanto tempore vobiscum sum et non cognovistis me? Philippe, qui me vidit, vidit et Patrem. Sed quia volebat eum ex fide vivere antequam illud posset videre, secutus est et ait: Non credis quia ego in Patre et Pater in me? Quamdiu enim sumus in corpore, peregrinamur a Domino. Per fidem enim ambulamus, non per speciem. Contemplatio quippe merces est fidei, cui mercedi per fidem corda mundantur, sicut scriptum est: Mundans fide corda eorum. Probatur autem quod illi contemplationi corda mundentur illa maxime sententia: Beati mundicordes quoniam ipsi Deum videbunt. Et quia haec est vita aeterna, dicit Deus in Psalmo: Longitudinem dierum replebo eum, et ostendam illi salutare meum. Sive ergo audiamus: "Ostende nobis Filium", sive audiamus: Ostende nobis Patrem, tantundem valet quia neuter sine altero potest ostendi. Unum quippe sunt, et ipse ait: Ego et Pater unum sumus. Denique propter ipsam inseparabilitatem sufficienter aliquando nominatur vel Pater solus vel Filius solus adimpleturus nos laetitia cum vultu suo.

Spiritus solus sufficit ad beatitudinem nostram, quia separari a Patre et Filio non potest.

8. 18. Nec inde separatur utriusque Spiritus, id est, Patris et Filii Spiritus. Qui Spiritus Sanctus proprie dicitur: Spiritus veritatis quem hic mundus accipere non potest. Hoc est enim plenum gaudium nostrum quo amplius non est, frui Trinitate Deo ad cuius imaginem facti sumus. Propter hoc aliquando ita loquitur de Spiritu Sancto tamquam solus ipse sufficiat ad beatitudinem nostram; et ideo solus sufficit quia separari a Patre et Filio non potest, sicut Pater solus sufficit quia separari a Filio et Spiritu Sancto non potest, et Filius ideo sufficit solus quia separari a Patre et Spiritu Sancto non potest. Quid enim sibi vult quod ait: Si diligitis me, mandata mea servate, et ego rogabo Patrem, et alium advocatum dabit vobis ut vobiscum sit in aeternum, Spiritum veritatis quem hic mundus accipere non potest, id est dilectores mundi? Animalis enim homo non percipit quae sunt Spiritus Dei. Sed adhuc videri potest ideo dictum: Et ego rogabo Patrem, et alium advocatum dabit vobis, quasi non sufficiat solus Filius. Illo autem loco ita de illo dictum est tamquam solus omnino sufficiat: Cum venerit ille Spiritus veritatis, docebit vos omnem veritatem. Numquid ergo separatur hinc Filius tamquam ipse non doceat omnem veritatem, aut quasi hoc impleat Spiritus Sanctus quod minus potuit docere Filius? Dicant ergo, si placet, maiorem esse Filio Spiritum Sanctum quem minorem illo solent dicere. An quia non dictum est: "Ipse solus", aut: "Nemo, nisi ipse, vos docebit omnem veritatem"; ideo permittunt ut cum illo docere credatur et Filius? Apostolus ergo separavit Filium ab sciendis his quae Dei sunt, ubi ait: Sic et quae Dei sunt nemo scit nisi Spiritus Dei! ut iam isti perversi possint ex hoc dicere quod et Filium non doceat quae Dei sunt nisi Spiritus Sanctus, tamquam maior minorem; cui Filius ipse tantum tribuit ut diceret: Quia haec locutus sum vobis, tristitia cor vestrum implevit. Sed ego veritatem dico: Expedit vobis ut ego eam; nam si non abiero, advocatus non veniet ad vos.

In una persona interdum intelleguntur omnes.

9. 18. Hoc autem dixit non propter inaequalitatem Verbi Dei et Spiritus Sancti, sed tamquam impedimento esset praesentia Filii hominis apud eos quominus veniret ille qui minor non esset quia non semetipsum exinanivit sicut Filius formam servi accipiens. Oportebat ergo ut auferretur ab oculis eorum forma servi quam intuentes hoc solum esse Christum putabant quod videbant. Inde est et illud quod ait: Si diligeretis me, gauderetis utique quoniam eo ad Patrem, quia Pater maior me est, id est propterea me oportet ire ad Patrem quia dum me ita videtis, et ex hoc quod videtis aestimatis minor sum Patre, atque ita circa creaturam susceptumque habitum occupati aequalitatem quam cum Patre habeo non intellegitis. Inde est et illud: Noli me tangere; nondum enim ascendi ad Patrem meum. Tactus enim tamquam finem facit notionis. Ideoque nolebat in eo esse finem intenti cordis in se ut hoc quod videbatur tantummodo putaretur. Ascensio autem ad Patrem erat ita videri sicut aequalis est Patri ut ibi esset finis visionis quae sufficit nobis. Aliquando item de Filio solo dicitur quod ipse sufficiat et in eius visione merces tota promittitur dilectionis et desiderii nostri. Sic enim ait: Qui habet mandata mea et custodit ea, ille est qui me diligit. Qui autem me diligit, diligetur a Patre meo; et ego diligam eum et ostendam me ipsum illi. Numquid hic quia non dixit: "Ostendam illi et Patrem", ideo separavit Patrem? Sed quia verum est: Ego et Pater unum sumus, cum Pater ostenditur, et Filius ostenditur qui in illo est; et cum Filius ostenditur, etiam Pater ostenditur qui in illo est. Sicut ergo cum ait: Et ostendam illi me ipsum, intellegitur quia ostendit et Patrem, ita et in eo quod dicitur: Cum tradiderit regnum Deo et Patri, intellegitur quia non adimit sibi. Quoniam cum perducet credentes ad contemplationem Dei et Patris, profecto perducet ad contemplationem suam qui dixit: Et ostendam illi me ipsum. Et ideo consequenter cum dixisset illi Iudas: Domine, quid factum est quia ostensurus es te nobis et non huic mundo? Respondit Iesus et dixit illi: Si quis me diligit, sermonem meum servabit; et Pater meus diliget illum, et ad illum veniemus et mansionem apud illum faciemus. Ecce quia non solum se ipsum ostendit ei a quo diligitur, quia simul cum Patre venit ad eum et mansionem facit apud eum.

TRADUZIONE

Tutti gli interpreti cattolici dei Libri sacri dell’Antico Testamento e del Nuovo che hanno scritto prima di me sulla Trinità di Dio e che io ho potuto leggere, questo intesero insegnare secondo le Scritture: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo con la loro assoluta parità in una sola e medesima sostanza mostrano l’unità divina e pertanto non sono tre dèi, ma un Dio solo , benché il Padre abbia generato il Figlio e quindi non sia Figlio colui che è Padre; benché il Figlio sia stato generato dal Padre e quindi non sia Padre colui che è Figlio; benché lo Spirito Santo, non sia né Padre né Figlio ma solo lo Spirito del Padre e del Figlio, pari anch’egli al Padre e al Figlio, appartenente con essi all’unità della Trinità Tuttavia non la Trinità medesima nacque dalla vergine Maria, fu crocifissa e sepolta sotto Ponzio Pilato, risorse il terzo giorno ed ascese al cielo , ma il Figlio solamente. Così non la Trinità medesima scese in forma di colomba su Gesù nel giorno del suo battesimo o nel giorno della Pentecoste, dopo l’ascensione del Signore, si posò su ciascuno degli Apostoli, con il suono che scendeva dal cielo come fragore di vento impetuoso e mediante distinte lingue di fuoco, ma lo Spirito Santo solamente . Né infine la medesima Trinità pronunciò dal cielo le parole: Tu sei il Figlio mio , quando Gesù fu battezzato da Giovanni, o sul monte quando erano con lui i tre discepoli , oppure quando risuonò la voce dicendo: L’ho glorificato e ancora lo glorificherò , ma era la voce del Padre solamente che si rivolgeva al Figlio, sebbene il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo operino inseparabilmente, come sono inseparabili nel loro stesso essere. Questa è la mia fede, perché questa è la fede cattolica.

Chi disse che il Signore Dio nostro Gesù Cristo non è Dio o non è vero Dio o non è unico e solo Dio con il Padre o non è veramente immortale perché mutevole, fu convinto d’errore dalla evidentissima e unanime testimonianza delle Scritture, dove leggiamo: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio . È chiaro che nel Verbo di Dio noi riconosciamo il Figlio unico di Dio, del quale Giovanni dice più avanti: E il Verbo si fece carne ed abitò fra noi , perché si è incarnato nascendo nel tempo dalla Vergine. In questo passo Giovanni afferma non soltanto che il Verbo è Dio ma anche che è consustanziale al Padre, perché dopo aver detto: E il Verbo era Dio, aggiunge: Questi era in principio presso Dio e tutte le cose per mezzo di lui furono fatte e niente fu fatto senza di lui . E poiché quando dice: tutte le cose, intende significare tutte le cose che furono fatte, ossia tutte le creature, si può con certezza affermare che non è stato fatto Colui per mezzo del quale furono fatte tutte le cose. E se non è stato fatto, non è creatura; se non è creatura, è consustanziale al Padre. Infatti ogni sostanza che non è Dio è creatura, e quella che non è creatura è Dio. Ma, se il Figlio non è della medesima sostanza del Padre, evidentemente è una sostanza creata; ma se è tale, non tutte le cose furono fatte per mezzo di lui. Se però ogni cosa per mezzo di lui fu fatta, allora egli è una sola e medesima sostanza con il Padre. E perciò non è soltanto Dio ma anche vero Dio. È quanto Giovanni dice con somma chiarezza nella sua Epistola: Sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza perché conosciamo il vero Dio, e siamo nel suo vero Figlio Gesù Cristo. Questi è il vero Dio e la vita eterna.

Da ciò consegue che l’apostolo Paolo non si riferiva solo al Padre quando disse: Il solo che possiede l’immortalità, ma parlava dell’unico e solo Dio, che è la Trinità stessa. Infatti la vita eterna non può essere mortale per mutazione, ma il Figlio di Dio è la vita eterna; perciò anch’egli è compreso con il Padre nelle parole: Il solo che possiede l’immortalità E noi stessi, fatti partecipi della sua vita eterna, diventiamo immortali nel modo a noi concesso. Ma una cosa è la vita eterna di cui diventiamo partecipi, altra cosa siamo noi che, per quella partecipazione, vivremo in eterno. Nemmeno se l’apostolo Paolo avesse scritto: "Nei tempi stabiliti lo manifesterà il Padre, beato e solo sovrano, Re dei re, Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità", dovremmo escludere il Figlio. Infatti il Figlio dicendo in veste di Sapienza (egli è infatti la Sapienza di Dio ): Da sola ho percorso la volta del cielo , non ha escluso il Padre. Quanto meno è dunque necessario intendere come dette solo del Padre e non anche del Figlio le parole: Il solo che possiede l’immortalità, parole che fanno parte del seguente passo: Osserva questi precetti senza macchia e senza rimprovero fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo che nei tempi stabiliti sarà manifestato dal beato ed unico sovrano, Re dei re, il Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità ed abita in una luce inaccessibile, che nessun uomo ha visto né mai può vedere. A lui onore e gloria nei secoli dei secoli . In questo passo non si nomina propriamente né il Padre né il Figlio né lo Spirito Santo, ma il beato ed unico sovrano, il Re dei re, il Signore dei signori, cioè l’uno e solo vero Dio, la Trinità medesima.

Invisibilità del Figlio e di tutta la Trinità

6. 11. Tuttavia ciò che segue farà forse nascere difficoltà contro questa interpretazione. L’Apostolo infatti aggiunge: Colui che nessun uomo vide né può vedere . Ma anche queste parole vanno riferite a Cristo considerato nella sua divinità, che non fu visibile ai Giudei, sebbene essi abbiano visto e crocifisso la sua carne. La divinità infatti da nessun occhio umano può essere vista. La vede solo l’occhio che si possiede quando non si è più uomini ma superiori agli uomini. Giustamente dunque si riconosce il Dio Trinità nelle parole: Beato e solo potente che manifesta la venuta del Signore nostro Gesù Cristo nei tempi stabiliti. Dice infatti l’Apostolo: Il solo che possiede l’immortalità nello stesso senso in cui è stato scritto nei Salmi: Colui che solo opera meraviglie . Vorrei sapere a chi riferiscano i miei avversari questa affermazione. Se infatti si tratta solamente del Padre, in che modo può essere vero ciò che dice il Figlio: Qualunque cosa fa il Padre, la fa similmente anche il Figlio ? Forse vi è tra le meraviglie cosa più prodigiosa che risuscitare e vivificare i morti? E lo stesso Figlio tuttavia dice: Come il Padre risuscita i morti e li vivifica, così anche il Figlio vivifica chi vuole In che modo dunque il Padre solo opera meraviglie, se queste parole non permettono il riferimento a lui solo né al Figlio soltanto, ma all’unico solo vero Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo?

Il Figlio creatore di tutte le cose

6. 12. Così, quando il medesimo Apostolo dice: Per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale provengono tutte le cose e noi siamo in lui, e un solo Signore Gesù Cristo per mezzo del quale tutte le cose sono state create, e noi siamo per mezzo di lui , chi potrebbe dubitare che si riferisce a tutte le cose create nello stesso senso in cui Giovanni dice: Tutte le cose per mezzo di lui sono state fatte ? Domando dunque di chi parli l’Apostolo in un altro passo: Poiché da lui, per mezzo di lui e in lui sono tutte le cose: a lui la gloria nei secoli dei secoli . Se infatti egli vuol parlare del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo in modo che le singole parole si riferiscano alle singole Persone: cioè da lui, dal Padre, per mezzo di lui, per mezzo del Figlio, in lui, nello Spirito Santo, è chiaro che Padre, Figlio e Spirito Santo sono un Dio solo, giacché conclude al singolare: a lui gloria nei secoli dei secoli. E all’inizio di questo passo non dice: O abisso della ricchezza, della sapienza e della scienza, riferendosi al Padre o al Figlio o allo Spirito Santo, ma della sapienza e della scienza di Dio! E quanto imperscrutabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie! Chi conobbe il pensiero del Signore? E chi è stato il suo consigliere? O chi gli ha dato per primo per aver diritto ad essere retribuito? Poiché da lui e per mezzo di lui e in lui sono tutte le cose: a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen . Se pretendono di intendere questo testo come se parlasse unicamente del Padre, come mai allora secondo queste parole le cose sono state create dal Padre, mentre secondo l’Epistola ai Corinti furono create dal Figlio: Un solo Signore Gesù Cristo per mezzo del quale tutte le cose sono , e come dice Giovanni nel suo Vangelo: Tutte le cose per mezzo di lui furono fatte ? Se infatti alcune cose sono state fatte per mezzo del Padre ed altre per mezzo del Figlio, non si può affermare che tutte sono state fatte per mezzo del Padre né tutte per mezzo del Figlio. Ma se tutte sono state fatte per mezzo del Padre e tutte per mezzo del Figlio, le stesse cose sono state fatte per mezzo del Padre e per mezzo del Figlio. Il Figlio è dunque uguale al Padre e l’operare del Padre è inseparabile da quello del Figlio: perché, se il Padre ha fatto perfino il Figlio dal quale non è stato fatto il Padre, non tutte le cose sono state fatte per mezzo del Figlio, ma è attestato invece che tutte le cose sono state fatte per mezzo del Figlio. Egli dunque non è stato fatto, ed ha fatto insieme al Padre tutte le cose che sono state fatte. In verità l’Apostolo non tacque queste parole decisive, poiché disse nel modo più aperto: Colui che, sussistendo in natura di Dio, non considerò rapina la sua uguaglianza con Dio . E qui con il termine Dio designa propriamente il Padre, nel senso in cui altrove dice: Il Capo di Cristo è Dio .

Anche lo Spirito Santo è vero Dio, perfettamente uguale al Padre e al Figlio

6. 13. Anche per quanto riguarda lo Spirito Santo si raccolsero testimonianze - e quelli che ci precedettero nella trattazione di questi argomenti se ne sono largamente serviti - secondo le quali lo Spirito Santo è Dio, non una creatura. E se non è una creatura, non soltanto è Dio (anche gli uomini furono detti dèi ) ma anche vero Dio. Pertanto perfettamente uguale al Padre e al Figlio e consustanziale e coeterno ad essi nell’unità della Trinità . Che lo Spirito Santo non sia una creatura risulta chiaramente soprattutto da quel passo importantissimo in cui ci viene comandato di servire non alla creatura ma al Creatore . Non si tratta di un servizio come quello che la carità ci impone gli uni verso gli altri - in greco - ma di quello che è dovuto al solo Dio e che in greco si esprime con , vocabolo da cui deriva il nome idolatra, attribuito a chi presta agli idoli il culto dovuto a Dio. A questo culto si riferisce il comandamento: Adorerai il Signore Dio tuo e lui solo servirai . Il testo greco è più espressivo ed usa . Ora, se ci è proibito di rendere alla creatura questa specie di culto per il comandamento: Adorerai il Signore Dio tuo e lui solo servirai - di qui l’esecrazione dell’Apostolo per coloro che adorano e servono la creatura invece del Creatore - non può essere assolutamente creatura lo Spirito Santo al quale tutti i cristiani prestano tale tipo di servizio, come attesta l’Apostolo: I circoncisi siamo noi che serviamo lo Spirito di Dio , dove il testo greco usa . Anche molti codici latini hanno: Noi che serviamo lo Spirito di Dio; quelli greci tutti o quasi. Però in alcuni esemplari latini non si trova: Serviamo lo Spirito di Dio, ma: Serviamo Dio con lo spirito. Ma coloro che qui cadono in errore e si rifiutano nei riguardi di questo testo di dar credito ad una lezione più autorevole trovano forse variato nei codici anche questo passo: Non sapete che i vostri corpi sono il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che voi ricevete da Dio ? Ora che cosa di più insensato e sacrilego che qualcuno osi dire che le membra di Cristo sono il tempio di una creatura che secondo i nostri avversari è inferiore a Cristo? Infatti in un altro passo l’Apostolo afferma: I vostri corpi sono le membra di Cristo . Se dunque quelle che sono le membra di Cristo sono il tempio dello Spirito Santo, lo Spirito Santo non è una creatura, perché colui al quale offriamo quale tempio il nostro corpo deve ricevere necessariamente quell’adorazione che si deve solo a Dio, e che è precisata dalla lingua greca con il vocabolo . Per questo motivo l’apostolo Paolo conclude: Glorificate dunque Dio nel vostro corpo.

Il Figlio come uomo inferiore al Padre ed anche a se stesso

7. 14. Queste testimonianze ed altre di tale natura hanno permesso ai nostri predecessori che, come ho detto, ne hanno fatto largo uso, di sgominare le imposture e gli errori degli eretici; esse rivelano alla nostra fede l’unità e l’uguaglianza della Trinità. Ma nelle Sacre Scritture vi sono molti passi a motivo dell’incarnazione del Verbo di Dio - incarnazione avvenuta per la nostra salvezza cosicché il mediatore tra Dio e gli uomini fosse l’uomo Gesù Cristo - passi che fanno pensare o anche esplicitamente affermano che il Padre è superiore al Figlio. Per questo alcuni troppo poco attenti nello scrutare il senso e nell’afferrare l’insieme delle Scritture hanno tentato di riferire ciò che fu detto di Gesù Cristo in quanto uomo alla sua natura che era eterna prima dell’incarnazione e che è sempre eterna. Su questa base essi pretendono che il Figlio sia inferiore al Padre, poiché il Signore stesso ha detto: Il Padre è più grande di me. Ma la verità mostra che in questo senso il Figlio è inferiore anche a se stesso. Come infatti non sarebbe divenuto tale colui che umiliò sè stesso assumendo la natura di servo? Infatti non assunse la natura di servo così da perdere quella di Dio nella quale era uguale al Padre. Pertanto, se la natura di servo fu assunta in modo tale che egli non perdette la sua natura divina - poiché come servo e come Dio egli è lo stesso e unico Figlio di Dio Padre, uguale al Padre nella sua natura divina, e mediatore di Dio e degli uomini nella sua natura di servo, l’uomo Gesù Cristo - è chiaro che considerato nella sua natura divina anche lui è superiore a se stesso, mentre è a se stesso inferiore se considerato nella natura di servo. La Scrittura molto giustamente dunque si esprime in duplice modo, affermando che il Figlio è uguale al Padre e che il Padre è superiore al Figlio. Nel primo caso riconosce una conseguenza della sua natura divina, nel secondo una conseguenza della sua natura di servo, fuori d’ogni confusione. Un capitolo di una Epistola dell’apostolo Paolo fornisce questa regola da seguire per risolvere il problema in questione attraverso tutto il complesso delle Sante Scritture. In quel capitolo si raccomanda molto chiaramente la distinzione accennata: Colui che sussistendo in natura di Dio, non considerò rapina la sua uguaglianza con Dio, ma umiliò sé stesso prendendo la natura di servo, divenuto simile agli uomini, ritrovato in stato d’uomo. Per natura dunque il Figlio di Dio è uguale al Padre, per stato inferiore a lui. Nella natura di servo, che ha assunto, è inferiore al Padre, nella natura divina nella quale sussisteva, anche prima di assumere quella di servo, è uguale al Padre. Nella natura di Dio è il Verbo per mezzo del quale tutte le cose furono fatte, nella natura di servo fu formato da donna, formato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano soggetti alla Legge. Perciò nella natura di Dio ha fatto l’uomo, nella natura di servo si è fatto uomo. Se il Padre solamente e non anche il Figlio avesse fatto l’uomo, non sarebbe scritto: Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza. Poiché dunque la natura di Dio ha assunto la natura di servo, Dio è l’uno e l’altro, come l’uomo è l’uno e l’altro. Ma Dio lo è, perché ha assunto l’uomo; l’uomo lo è perché è stato assunto da Dio. Infatti nell’incarnazione nessuna delle due nature si è mutata nell’altra: la divinità non fu certamente mutata nella creatura, cessando di essere divinità, né la creatura divenne divinità, cessando di essere creatura.

Il Figlio come uomo è sottomesso al Padre

8. 15. Le parole dello stesso Apostolo: Quando tutte le cose gli saranno state sottomesse, allora il Figlio stesso si sottometterà a colui il quale ogni cosa gli sottomise, possono servire contro l’opinione secondo cui lo stato preso da Cristo nella natura umana si sarebbe poi convertito nella stessa divinità, o meglio deità, la quale non è creatura ma la stessa unità incorporea, immutabile e per natura consustanziale e coeterna con se stessa, della Trinità; oppure se qualcuno pretende che le parole: allora il Figlio di Dio si sottometterà a colui il quale ogni cosa gli sottomise possano intendersi, come alcuni hanno inteso, nel senso che questa sottomissione sarà la trasformazione e conversione della creatura nella stessa sostanza o essenza del Creatore, cioè che quella che era la sostanza della creatura diverrebbe la sostanza del Creatore, allora costui conceda almeno questo che è certissimo: tale trasformazione non era ancora avvenuta quando il Signore diceva: Il Padre è maggiore di me. Infatti egli disse queste parole non solo prima di ascendere al cielo ma anche prima della sua passione e risurrezione dai morti. Ora chi ammette che in Cristo la natura umana si muti e si trasformi nella sostanza della deità e chi sostiene che le parole: Allora il Figlio stesso si sottometterà a colui il quale ogni cosa gli sottomise significhino: Allora lo stesso Figlio dell’uomo e la natura umana assunta dal Verbo di Dio si trasformerà nella natura di colui che tutto gli sottomise, suppone che ciò avverrà quando (dopo il giorno del giudizio) avrà consegnato il regno a Dio Padre . Ma anche a stare a questa interpretazione, resta ben fermo che il Padre è superiore alla natura di servo, che il Figlio ha ricevuto dalla Vergine. Anche se alcuni sostengono che l’uomo Gesù Cristo si è già mutato nella sostanza di Dio, costoro non possono certamente negare che la natura umana sussisteva ancora, prima della passione, quando diceva: Il Padre è più grande di me, per cui ci pare non ci sia più alcun motivo di esitazione circa il senso di quelle parole: il Padre è superiore alla natura di servo del Figlio, che è uguale al Padre nella natura divina. Leggendo queste parole dell’Apostolo: Quando dice che tutto è stato sottomesso, è chiaro che si deve eccettuare colui che tutto gli ha sottomesso, nessuno pensi di interpretarle nel senso che il Padre abbia sottomesso tutte le cose al Figlio, come se anche lo stesso Figlio non avesse sottomesso a sé tutte le cose. Lo spiega chiaramente l’Apostolo ai Filippesi: La nostra dimora è nei cieli, da dove aspettiamo, come Salvatore, il Signore Gesù Cristo che trasformerà il corpo della nostra umiliazione, rendendolo simile al corpo della sua gloria, secondo l’operazione con cui può rendere a sé soggette tutte le cose. L’operare del padre e l’operare del Figlio sono inseparabili; altrimenti neppure il Padre ha sottomesso a sé tutte le cose. Gliele ha sottomesse il Figlio che ha consegnato a lui il regno e distrugge ogni principato, ogni potestà, ogni virtù. Proprio del Figlio fu detto: Quando consegnerà il regno a Dio Padre dopo aver distrutto ogni principato, ogni potestà, ogni virtù. Colui che sottomette è lo stesso che distrugge.

Il Figlio non consegnerà il regno al Padre, privandosene lui stesso

8. 16. Non cadremo nell’errore di credere che Cristo consegnerà il regno a Dio Padre per privarsene lui stesso, anche se alcuni sciocchi l’hanno creduto. La Scrittura che dice: Consegnerà il regno a Dio Padre, non indica una separazione del Figlio dal Padre, perché il Figlio è un solo Dio con il Padre. Ma a trarre in inganno chi è indifferente alle Scritture ma per contro è amico delle dispute, c’è l’espressione: fino a che. Infatti il testo continua così: È necessario che egli regni fino a che ponga tutti i nemici sotto i suoi piedi, quasi che il suo regno dovesse aver fine quando ciò sarà accaduto. Questi non vedono che questa frase ha lo stesso senso di quest’altra: Il suo cuore è stabile e non temerà finché vedrà abbattuti i suoi nemici, dove non si vuol dire evidentemente che da quel momento egli dovrà incominciare a temere. Che significa dunque: Quando consegnerà il regno a Dio Padre? Che questi ancora non lo possiede? No, di certo. Significa invece che l’uomo Gesù Cristo, mediatore di Dio e degli uomini, condurrà tutti i giusti, sui quali ora regna, per la loro vita nella fede, a quella contemplazione che lo stesso Apostolo chiama visione a faccia a faccia. Perciò l’espressione: Quando consegnerà il regno a Dio Padre, equivale a quest’altra: "Quando condurrà i credenti a contemplare Dio Padre". Come infatti dice il Signore: Ogni cosa mi fu consegnata dal Padre mio: nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo vorrà rivelare; allora il Figlio rivelerà il Padre, quando avrà abbattuto ogni principato, ogni potestà e virtù, quando cioè non sarà più necessario distribuire i simboli per mezzo degli ordini angelici, dei principati, delle potestà, delle virtù. È di essi che si può convenientemente intendere questo testo del Cantico dei cantici: Ti faremo ornamenti d’oro ageminati d’argento, fino a che il re è nel suo convito, cioè finché Cristo rimane nascosto perché la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio; quando Cristo, vostra vita, comparirà, allora voi pure apparirete con lui nella gloria Prima che ciò avvenga, noi vediamo per specchio, in enigma, cioè per mezzo di simboli, ma allora vedremo a faccia a faccia

La contemplazione di Dio ci è promessa come fine di tutte le nostre azioni

8. 17. Questa contemplazione ci è promessa come fine di tutte le nostre azioni e pienezza eterna del nostro gaudio. Infatti siamo figli di Dio ed ancora non è stato mostrato ciò che saremo. Ma sappiamo che quando ciò sarà manifesto, saremo simili a lui, perché lo vedremo come è veramente . Ciò che ha dichiarato al suo servo Mosè: Io sono colui che sono; e annuncerai questo ai figli d’Israele: Colui che è mi ha mandato a Voi, questo contempleremo quando vivremo eternamente. Similmente disse il Signore: La vita eterna è questa, che conoscano te unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Questo avverrà quando il Signore sarà venuto e avrà illuminato ciò che si nasconde nelle tenebre, quando sarà dissipata l’oscurità di questo stato mortale e corruttibile. Sarà il nostro mattino, quello di cui parla il Salmista: Al mattino mi disporrò dinanzi a te e ti contemplerò. Le parole dell’Apostolo: Quando consegnerà il regno a Dio Padre si riferiscono, mi sembra, a questa contemplazione, cioè al momento in cui l’uomo Gesù Cristo, mediatore di Dio e degli uomini, avrà condotto tutti i giusti, sui quali ora regna per la loro vita nella sua fede, alla contemplazione di Dio Padre. Se qui cado in errore mi corregga chi ha meglio compreso. A me non sembra che ci siano altre interpretazioni. Tuttavia non cercheremo altro quando saremo giunti alla contemplazione che non possiamo avere ora, finché la nostra gioia è tutta riposta nella speranza. Ma la speranza che si scorge non è speranza: come infatti ciò che uno scorge può anche sperarlo? Ma se speriamo in ciò che non vediamo è per mezzo della pazienza che noi l’aspettiamo , finché il re si trova nel suo convito . Si compirà allora quanto è scritto: Mi riempirai di gioia con la tua presenza . Dopo questa gioia non si cercherà più nulla, perché non vi sarà altro da cercare; il Padre si mostrerà a noi e questo ci basterà. È ciò che aveva ben capito Filippo quando diceva: Signore, mostraci il Padre e questo ci basterà . Ma non aveva ancora capito che avrebbe potuto dire allo stesso modo: "Signore, mostraci te stesso e questo ci basterà". E perché capisse questo il Signore gli rispose: Da tanto tempo sono con voi e non mi conoscete? Filippo, chi vede me, vede anche il Padre . Ma poiché voleva che egli vivesse di fede prima che la visione gli fosse possibile, aggiunse: Non credi tu che io sono nel Padre e il Padre in me? Infatti finché siamo presenti nel corpo, noi siamo lontani dal Signore, perché camminiamo per fede, non per visione. La contemplazione è certamente la ricompensa della fede, è il premio a cui i cuori si preparano purificandosi con la fede, come è scritto: Avendo purificato i loro cuori per mezzo della fede . Che i cuori si purifichino per quella contemplazione è testimoniato soprattutto da questo passo: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio . E poiché questa è la vita eterna, Dio dice nel Salmo: Lo sazierò di una lunga durata di giorni e gli mostrerò la mia salvezza Pertanto allorché ascoltiamo: "Mostraci il Figlio", ascoltiamo: Mostraci il Padre . È la stessa cosa, perché nessuno dei due può essere mostrato senza l’altro. Sono appunto una sola cosa, così come ha detto anche il Signore: Io e il Padre siamo una sola cosa Per questa inseparabilità può essere sufficiente attribuire talvolta alla sola presenza del Padre o del Figlio la pienezza della nostra felicità .

Lo Spirito Santo basta alla nostra beatitudine, perché inseparabile dal Padre e dal Figlio

8. 18. Da questa unità non può essere separato lo Spirito di ambedue, cioè lo Spirito del Padre e del Figlio. È questo lo Spirito Santo, che la Scrittura propriamente chiama: Spirito di verità che il mondo non può ricevere. Ora la nostra gioia perfetta della quale nulla c’è di più alto, è godere di Dio Trinità che ci ha fatto a sua immagine. Per questo talvolta si parla dello Spirito Santo come se bastasse lui solo alla nostra beatitudine, e davvero basta, in quanto non può essere separato dal Padre e dal Figlio, allo stesso modo in cui basta il Padre solo, perché indivisibile dal Figlio e dallo Spirito Santo, e basta il Figlio solo, perché non si può separare dal Padre e dallo Spirito Santo. Che senso hanno queste parole del Signore: Se mi amate, osservate i miei comandamenti ed io pregherò il Padre ed egli vi darà un nuovo difensore perché sia con voi in eterno, lo Spirito di verità che questo mondo (cioè chi ama questo mondo) non può ricevere ? L’uomo carnale infatti non comprende le cose dello Spirito di Dio. Ma ancora può sembrare che in base all’espressione: Ed io pregherò il Padre ed egli vi darà un nuovo difensore il Figlio solo non basti per la nostra felicità. In un altro passo poi si dice dello stesso Spirito, come se solo bastasse pienamente: Quando verrà lo Spirito di verità, vi insegnerà tutta la verità. Ma forse si vuole con questo testo escludere il Figlio come se non insegnasse egli stesso tutta la verità, o come se lo Spirito Santo dovesse colmare le lacune dell’insegnamento del Figlio? I nostri avversari sostengano pure, allora, se così loro piace, che lo Spirito Santo è superiore al Figlio, mentre sono soliti considerarlo inferiore. Forse concedono che si debba credere che anche il Figlio insegna insieme con lo Spirito Santo, in quanto la Scrittura non dice: "Lo Spirito solamente", oppure: "Nessuno all’infuori di lui vi insegnerà la verità"? L’Apostolo ha dunque escluso il Figlio dalla conoscenza di queste cose di Dio quando disse: Così nessuno conosce le cose di Dio, eccetto lo Spirito di Dio, cosicché a questo punto questi insensati possano concludere affermando che il Figlio per quanto riguarda i segreti di Dio va a scuola dallo Spirito Santo come uno più piccolo da uno più grande. Il Figlio stesso spinge la sua deferenza verso lo Spirito Santo fino a dire: Perché vi ho detto queste cose la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è meglio per voi che io me ne vada; se non me ne andrò il difensore non verrà a voi.

A volte quando si parla di una Persona divina si intendono implicitamente anche le altre

9. Ma il Signore ha detto questo non a motivo dell’ineguaglianza tra il Verbo di Dio e lo Spirito Santo, ma perché la presenza del Figlio dell’uomo tra i discepoli impediva, per così dire, la venuta di Colui che non gli era inferiore perché non si era esinanito prendendo la natura di servo, come ha fatto invece il Figlio. Era necessario dunque che fosse sottratta ai loro sguardi la natura di servo la cui vista faceva loro credere che Cristo non fosse nient’altro che quello che vedevano. Ecco perché Gesù dice: Se mi amate, vi rallegrerete con me che io vada al Padre, perché il Padre è più grande di me, che era quanto dire: bisogna che io vada al Padre perché fino a quando mi vedete in questa condizione e, basandovi su ciò che vedete, mi giudicate inferiore al Padre e pertanto, distolti dalla creatura che sono e dall’aspetto esterno da me assunto, non potete comprendere la mia uguaglianza con il Padre. È per questo che il Signore dice: Non mi toccare, ancora non sono salito al Padre mio . Infatti il tatto in un certo modo segna il limite della nostra conoscenza; pertanto il Signore non voleva che lo slancio del cuore verso di lui si fermasse a quello, così da ritenere vero solo ciò che si vedeva. Invece l’ascendere al Padre equivaleva per lui ad apparire uguale al Padre, così com’è, per divenire in cielo l’oggetto di quella visione che ci basta. A volte la Scrittura si esprime come se il Figlio solo bastasse e tutta la ricompensa del nostro amore e del nostro desiderio consistesse nella visione di lui. Così egli dice infatti: Chi accoglie ed osserva i miei comandamenti, questi mi ama. E chi ama me sarà amato dal Padre mio e io pure lo amerò e gli manifesterò me stesso. E forse, perché non ha detto: "Gli mostrerò anche il Padre", ha separato il Padre da sé? Ma poiché è vero che: Io e il Padre siamo una cosa sola, allorché si manifesta il Padre è manifestato anche il Figlio che è in lui, e quando si manifesta il Figlio è manifestato anche il Padre che è nel Figlio. Perciò, come quando dice: Gli manifesterò me stesso, intendiamo che manifesta anche il Padre, così quando è scritto altrove: Quando consegnerà il regno a Dio Padre, si intende che Cristo non si priva del regno perché quando condurrà i fedeli alla contemplazione di Dio Padre li condurrà certamente anche alla contemplazione di se stesso, egli che dice: Gli manifesterò me stesso. È per questo che alla domanda di Giuda: Come mai ti manifesti a noi e non al mondo? Gesù rispose: Se uno mi ama, osserverà le mie parole ed il Padre mio lo amerà ed a lui verremo e dimoreremo in lui. Ecco che non mostra solo se stesso a chi lo ama, perché viene a lui e vi prende dimora con il Padre.

[S. AUGUSTINUS AURELIUS HYPPONIENSIS, De Trinitate, Liber I]

Ineccepibile la expositio fidei di S. Gregorio Taumaturgo: “Un solo Dio, Padre del Verbo vivente, della sapienza sussistente, della potenza, dell’impronta eterna, perfetto Genitore di perfetto, Padre del Figlio Unigenito. Un solo Signore, unico dall’unico, Dio da Dio… Figlio vero da vero Dio, invisibile dall’invisibile, incorruttibile dall’incorruttibile, immortale dall’immortale, eterno dall’eterno. Ed un solo Spirito Santo, che riceve la sostanza da Dio e che per il Figlio apparve agli uomini, immagine del Figlio, perfetta del perfetto, vita, principio dei viventi, santità che conferisce la santificazione; nel quale si manifestano Dio Padre e Dio Figlio. Trinità perfetta, indivisa nella gloria, nell’eternità e nel regno. Non vi è dunque nella Trinità alcunché di creato, di inferiorità o di aggiunto dall’esterno, come se prima non esistesse e dopo sia venuto all’esistenza, perché né il Figlio fu mai assente al padre, né lo Spirito Santo al Figlio, ma vi fu sempre la stessa Trinità senza trasformazione e cambiamento”.

Dio che la mente umana poteva immaginare come una Monade sempiterna, si rivela come Una Triade indivisa: il Padre fonte e origine della divinità genera eternamente il Figlio, e da entrambi procede eternamente lo Spirito Santo. E Sant’Atanasio completa quel suo compendio di splendida sintesi sulla consostanzialità del Figlio: “la generazione del Verbo non è come quella umana, la quale è posteriore all’esistenza del Padre; né come un uomo da un uomo è stato generato il Figlio, sì da essere posteriore all’esistenza del Padre, ma è il generato di Dio, ed essendo il Figlio proprio di Dio sempre esistente, anche egli esiste dall’eternità. E’ proprio degli uomini generare nel tempo, perché la loro natura è imperfetta, ma il generato di Dio è eterno, perché sempre perfettissima fu la natura di Dio”; terminando con l’esposizione sulla medesima natura dello Spirito Santo, Dio da Dio: “Se con la partecipazione dello Spirito Santo noi diveniamo partecipi della natura divina (2Pt 1,4), ben insensato sarebbe chiunque dicesse che lo Spirito appartiene alla natura creata e non a quella di Dio. Per questo, infatti, coloro in cui esso si trova sono divinizzati. Se Egli divinizza, nessuno può dubitare che la sua natura non sia quella di Dio”.

Il Padre è nel Figlio, il Figlio nello Spirito, lo Spirito nel Padre nel pervadersi l’un l’altro della propria essenza, pur restando Padre, Figlio, Spirito Santo. Le tre ipostasi consustanziali vivono una comunione così intensa, mettendo in comune tutto, tranne l’essere Padre, Figlio e Spirito Santo, a tal punto da essere un solo Dio, una sola “carne” (si passi l’espressione impropria).

Augustinus
06-06-04, 11:10
Sempre dal sito UNAM SANCTAM (http://www.softstudio.net/rocco/unamsanctam/INTRO.HTM)

LE PROCESSIONI IN DIO
Esistenza delle processioni reali in Dio

La parola processione nel linguaggio comune ha vari significati. Etimologicamente (πρόβασις da προβαίνέιν ) indica il moto locale, cioè il passaggio da un luogo all'altro. In senso più largo può significare qualsiasi mutazione o successione, anche se non implica moto locale. Può infine significare l'origine di una cosa da un'altra sia nell'ordine fisico che in quello morale. Ha questo senso nelle frasi: il raggio procede dal sole, l'effetto dalla causa, l'atto dalla facoltà, il generato dal generante.

In Dio, poiché non vi può - essere né moto locale, né mutazione, la parola processione significa l'origine di una persona dall'altra. Nel creato distinguiamo un duplice modo di procedere o di aver origine. Ci sono infatti azioni, che procedono dal principio operante, come l'intendere dal soggetto intelligente; e operati o effetti, che procedono dal soggetto operante, come la statua dal1'artefice. Vi è dunque 1'origine come operazione e come operato. Questa ultima si dice anche secondo 1'operazione, in quanto l'operato procede in ragione dell'operazione, della quale è il termine. L'origine come operato è duplice: immanente, se l'operato resta nel principio da cui procede, come ad esempio l'idea, operato del nostro intendere, rimane nell'intelletto; transeunte, se l'operato è al di fuori del principio da cui procede, come la statua è al di fuori dello scultore (1).
Questa suddivisione vale solo per l'origine come operato, perché le origini come operazioni sono sempre immanenti, in quanto l'agire è sempre nel soggetto.
In ogni processione reale, ciò che procede si distingue realmente dal principio da cui procede. Nella processione di operazione, tale distinzione è accidentale; nella processione di operato invece la distinzione tra agente c operato può essere sostanziale o accidentale, secondo che l'operato sia una sostanza estrinseca al soggetto, come ad esempio la statua, oppure un accidente intrinseco al soggetto, come il nostro verbo mentale.
Noi consideriamo qui le processioni divine immanenti: quelle ad extra sono studiate negli altri trattati teologici.

TESI. In Dio ci sono processioni reali immanenti. Esse però non sono processioni di operazioni o di operati, ma devono intendersi come processioni per modo di operato.

Valore: de fide catholica.

La tesi contiene due problemi: l'esistenza c il modo di concepire le processioni divine.

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Errori. Negarono l'esistenza in Dio di processioni reali immanenti tutti gli eretici, che non ammettono la distinzione reale c la consustanzialità delle persone divine. Due sono gli errori principali del tutto opposti.

Per il sabellianesimo 1'unica persona divina è diversamente denominata secondo i rapporti a extra, è detta cioè Padre in quanto creatore, Figlio in quanto redentore, Spirito Santo in quanto santificatore. Non vi sono dunque in Dio processioni reali.

L'arianesimo e il macedonianesimo invece intesero in senso transeunte le processioni divine, delle quali parla la S. Scrittura. Negarono pertanto la divinità del Verbo e dello Spirito Santo: il Verbo sarebbe la prima creatura del Padre c lo Spirito Sarto sarebbe una creatura del Verbo.

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Che in Dio vi siano processioni reali immanenti e che tali processioni non debbano essere concepite come processioni di operato è una verità di fede cattolica. I simboli Quicumque c niceno-costantinopolitano affermano la processione del Figlio dal Padre e la processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio. Inoltre professano la consostanzialità delle tre persone divine: il Figlio e lo Spirito Santo procedono, ma non sono creati.

Simbolo Quicumque: "Questa è la fede cattolica, che adoriamo un solo Dio nella Trinità, e la Trinità nell'unità, senza confusione di persone e senza distinzione di sostanza; altra è infatti la persona del Padre, altra quella del Figlio, altra quella dello Spirito Santo; ma del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo una sola è la divinità, uguale la gloria, coeterna la maestà... il Figlio è dal Padre solo, non fatto, nè creato, ma generato. Lo Spirito Santo è dal Padre e dal Figlio, non fatto, né creato, ma procedente"(DB. 39).

Simbolo niceno-costantinopolitano: "Crediamo ... in un solo Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, nato dal Padre... Dio vero da Dio vero: nato, non fatto, consustanziale al Padre. E nello Spirito Santo, Signore e vivificatore, procedente dal Padre (che procede dal Padre e dal Figlio) (DB. 86). Cfr., il conc. IV del Laterano (DB. 428) c il conc. di Firenze (DB. 691).

Dimostrazione

1. Sono in Dio processioni reali immanenti.

a) La S. Scrittura, parlando di Dio, usa i termini generazione c processione (Mt. 3, 17; Gv. 15, 16; 15, 26 ecc.), che significano processioni. Orbene tali processioni debbono intendersi come reali ed immanenti. Intendendole infatti modalisticamente, si verrebbe a negare la pluralità delle persone divine, chiaramente affermata dalla S. Scrittura. Inoltre se tali processioni non fossero immanenti, verrebbe distrutta la consustanzialità delle persone divine, la quale si trova asserita con uguale chiarezza nella S. Scrittura. Bisogna dunque porre in Dio processioni reali ed immanenti.

b) La Tradizione cattolica non solo ha sempre professato le processioni divine del Figlio e dello Spirito Santo, ma ha anche strenuamente difeso la realtà di tali processioni e la consustanzialità delle tre persone contro le negazioni degli eretici.

c) Ragioni di convenienza. Per la giusta valutazione degli argomenti, che stiamo per esporre, notiamo, che essi hanno valore se si suppone la rivelazione del mistero trinitario.

Dall'analogia delle processioni immanenti nelle creature ragionevoli. "In chiunque intende, per ciò stesso che intende, c'è qualcosa che procede in lui ed è il concetto (1'idea) della cosa intesa" (2): alla conoscenza poi segue un impulso per cui l'oggetto amato è nel soggetto amante: tale impulso procede dall'amato come termine dell'amore. Ma Dio si conosce e si ama perfettamente. Quindi bisogna porre in Lui le processioni immanenti del verbo e dell'amore.

Il Verbo e l'Amore procedenti in Dio, oltre ad essere intimamente uniti a Lui, debbono essere sostanziali, perché nulla di accidentale può essere in Dio. Se siano però persone distinte, può dedursi dall'argomento esposto, solo se si suppone già la rivelazione del mistero trinitario.

Dalla pluralità delle persone divine. Dalla rivelazione conosciamo che in Dio vi sono tre persone. Orbene questa pluralità non si può spiegare senza le processioni immanenti, perché non può provenire dalla natura divina, la quale è unica. Con le processioni invece si spiega la distinzione personale, perché le processioni implicano opposte relazioni di origine è conseguentemente la distinzione tra il principio e il termine. Si comprende così che il Padre, in quanto principio, del Figlio, è a Lui opposto ed è una persona distinta dal Figlio. Similmente il Padre c il Figlio, in quanto principio dello Spirito Santo, sono a Lui opposti c distinti da Lui.

Dalla fecondità divina. In Dio vi è, in modo eminente, Ogni perfezione delle creature; ma la fecondità, che si esplica con la processione di un vivente da un altro vivente, è una perfezione o almeno un indizio di perfezione. Bisogna dunque porla in Dio, escludendo però le imperfezioni proprie delle creature. Nelle creature corporee la processione è transeunte ed il termine è sostanziale, come ad esempio nella generazione. Nelle creature spirituali la processione è immanente ed il termine è accidentale, come ad esempio il nostro verbo mentale.
In Dio la processione è immanente ed il termine è sostanziale.
Cirillo Alessandrino a quelli che negavano l'esistenza del Figlio in Dio, perché Dio è già perfetto senza il Figlio, così rispondeva: "Invero è perfetto il Padre nella sua maestà.... ed è perfetto non solo perché è Dio, ma anche perché è Padre. Infatti se togli a Dio l'essere padre, togli alla natura divina la fecondità, e non sarebbe perfetto, essendo privo del potere di generare. Pertanto una prova della perfezione è la fecondità ed il segno che dimostra la perfezione del Padre è il Figlio, che fin dall'eternità procede da Lui... Adunque la fecondità è naturale al Padre, il quale è perfetto, perché genera, pur senza essere bisognoso di alcun bene" (3).

2. Le processioni divine non sono processioni di operazioni, né di operati, ma sono processioni per modo di operato.

Dimostrata in Dio l'esistenza di processioni reali, passiamo a determinare il modo, nel quale debbono intendersi. E' necessario infatti escludere le imperfezioni, che si riscontrano nelle creature.

a) Innanzitutto le processioni divine non possono intendersi come vere processioni di operazioni, perché queste implicano imperfezione nel loro, principio o soggetto. L'operazione infatti è l'attuazione della facoltà operativa, la quale passa dalla potenza all'atto c si muove ad acquistare la sua perfezione, che prima di agire non aveva. Ora, Dio, per la sua infinita perfezione, per la sua attualità (cioè il suo essere atto puro scevro di potenza, n.d.r.) ed immutabilità, non può passare dalla potenza all'atto. Essendo infinitamente perfetto, Egli possiede già attualmente ogni perfezione. In Lui quindi non può verificarsi una vera processione di operazione. In Dio l'essere, l'intendere e il volere si identificano realmente.

b) Le processioni divine non possono intendersi come vere processioni di operato, perché ogni operato è causato e nulla di causato o prodotto può essere in Dio. Ad evitare il pericolo di errori, significhiamo le processioni divine con l'espressione per modo di operato, per indicare che il procedente in Dio, senza essere causato, corrisponde a quello che in noi è l'operato.
La processione divina pertanto dice solo ordine di origine del termine al principio, senza alcuna dipendenza e inferiorità, e importa una reale distinzione delle persone nell'unica essenza.

La processione divina quindi si suole definire: l'origine di una persona dall'altra, come da puro principio (senza alcuna dipendenza), con la comunicazione della stessa unica essenza.

La ragione umana, con le sole sue forze, senza la rivelazione, non può arrivare a concepire la processione immanente per modo di operato e anche dopo di averne ricevuto la conoscenza dalla rivelazione, non riesce ancora a comprenderla. Possiamo però illustrarla mediante le analogie, prese dalle processioni di operato secondo le operazioni immanenti dell'intelletto e della volontà. "Ora, essendo Dio al disopra di tutte le cose, ciò che si dice di Lui non va inteso per analogia con le creature inferiori, ma con le superiori, cioè con le sostanze intellettuali; e per di più anche le similitudini desunte da esse sono insufficienti a rappresentare le cose divine. Perciò la processione (divina) non va presa nella stesso senso di quella che si verifica nei corpi con moto locale, o con la azione transitiva di una causa su oggetti esteriori, come quella del fuoco sulla cosa scaldata; ma piuttosto come una emanazione intellettuale, quale è quella del verbo mentale che resta nella mente che lo esprime (4). Illustreremo in seguito queste analogie psicologiche.

Per le obiezioni contro le processioni divine cfr. S. Tommaso, 1, q. 27, a. 1

NOTA

Benché in Dio, essere semplicissimo, l'operazione dell'intelletto non si distingua da quella della volontà, tuttavia Egli è eminenter intelligente e volente. La ragione formale però dell'intendere si distingue da quella dell'amare. Quindi nell'essere eminenter intelligente e volente bisogna distinguere una duplice virtualità, quella cioè dell'intelletto e quella della volontà. Orbene non ripugna che un atto, nel quale si distinguano formalmente due virtualità, abbia due termini realmente distinti. Ciascuna virtualità infatti può essere la ragione sufficiente di ciascun termine (5).

da un trattato sulla Trinità di Antonio Piolanti.

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(1) "Essendo ogni processione la conseguenza di qualche azione, come dalla azione che tende a un oggetto esteriore deriva una processione all'esterno; così dall'azione che resta nell'agente si ha una processione che resta nell'interno stesso dell'agente. E questo si vede molto chiaramente nell'intelletto, la cui azione, cioè l'intendere, rimane in chi intende. Difatti, in chiunque intende, per ciò stesso che intende, c'è qualcosa che procede in lui, ed è il concetto (l'idea) della cosa intesa, la quale sgorga dall'attività della mente e alla nozione (specie impressa) della cosa intesa. E' questo concetto, o idea, che viene espresso esternamente con la voce: e vien detto verbo mentale e ne è segno il verbo orale o parola". S. TOMMASO, 1, q. 27, a. 1.

2) Cfr. S. TomMASO, 1, q. 27, a. 1. Le parole dell'Angelico non vanno intese di qualsiasi conoscenza, bensì della conoscenza connaturale, mediante la quale la creatura intellettuale intende se stessa (CONET, disp. 11, a. 1, n. 6).

(3) Thesaurus de sancta et consubstantiali Trinitate, 5 (MG. 75, 64).

(4) S. TOMMASO, 1, q. 27, a. 1.

(5) CALTIFR, op. cit., P. 167.

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V. anche per approfondimenti Sul «Filioque» (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=134558)

Augustinus
06-06-04, 11:14
Quaestio 27

Proœmium

Consideratis autem his quae ad divinae essentiae unitatem pertinent, restat considerare de his quae pertinent ad Trinitatem personarum in divinis. Et quia personae divinae secundum relationes originis distinguuntur, secundum ordinem doctrinae prius considerandum est de origine, sive de processione, secundo, de relationibus originis; tertio, de personis. Circa processionem quaeruntur quinque. Primo, utrum processio sit in divinis. Secundo, utrum aliqua processio in divinis generatio dici possit. Tertio, utrum praeter generationem aliqua alia processio possit esse in divinis. Quarto, utrum illa alia processio possit dici generatio. Quinto, utrum in divinis sint plures processiones quam duae.

Articulus 1

arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod in Deo non possit esse aliqua processio. Processio enim significat motum ad extra. Sed in divinis nihil est mobile, neque extraneum. Ergo neque processio.

arg. 2 Praeterea, omne procedens est diversum ab eo a quo procedit. Sed in Deo non est aliqua diversitas, sed summa simplicitas. Ergo in Deo non est processio aliqua.

arg. 3 Praeterea, procedere ab alio videtur rationi primi principii repugnare. Sed Deus est primum principium, ut supra ostensum est. Ergo in Deo processio locum non habet.

Sed contra est quod dicit dominus, Ioan. VIII, ego ex Deo processi.

Respondeo dicendum quod divina Scriptura, in rebus divinis, nominibus ad processionem pertinentibus utitur. Hanc autem processionem diversi diversimode acceperunt. Quidam enim acceperunt hanc processionem secundum quod effectus procedit a causa. Et sic accepit Arius, dicens filium procedere a patre sicut primam eius creaturam, et spiritum sanctum procedere a patre et filio sicut creaturam utriusque. Et secundum hoc, neque filius neque spiritus sanctus esset verus Deus. Quod est contra id quod dicitur de filio, I Ioan. ult., ut simus in vero filio eius, hic est verus Deus. Et de spiritu sancto dicitur, I Cor. VI, nescitis quia membra vestra templum sunt spiritus sancti? Templum autem habere solius Dei est. Alii vero hanc processionem acceperunt secundum quod causa dicitur procedere in effectum, inquantum vel movet ipsum, vel similitudinem suam ipsi imprimit. Et sic accepit Sabellius, dicens ipsum Deum patrem filium dici, secundum quod carnem assumpsit ex virgine. Et eundem dicit spiritum sanctum, secundum quod creaturam rationalem sanctificat, et ad vitam movet. Huic autem acceptioni repugnant verba domini de se dicentis, Ioan. V, non potest facere a se filius quidquam; et multa alia, per quae ostenditur quod non est ipse pater qui filius. Si quis autem diligenter consideret, uterque accepit processionem secundum quod est ad aliquid extra, unde neuter posuit processionem in ipso Deo. Sed, cum omnis processio sit secundum aliquam actionem, sicut secundum actionem quae tendit in exteriorem materiam, est aliqua processio ad extra; ita secundum actionem quae manet in ipso agente, attenditur processio quaedam ad intra. Et hoc maxime patet in intellectu, cuius actio, scilicet intelligere, manet in intelligente. Quicumque enim intelligit, ex hoc ipso quod intelligit, procedit aliquid intra ipsum, quod est conceptio rei intellectae, ex vi intellectiva proveniens, et ex eius notitia procedens. Quam quidem conceptionem vox significat, et dicitur verbum cordis, significatum verbo vocis. Cum autem Deus sit super omnia, ea quae in Deo dicuntur, non sunt intelligenda secundum modum infimarum creaturarum, quae sunt corpora; sed secundum similitudinem supremarum creaturarum, quae sunt intellectuales substantiae; a quibus etiam similitudo accepta deficit a repraesentatione divinorum. Non ergo accipienda est processio secundum quod est in corporalibus, vel per motum localem, vel per actionem alicuius causae in exteriorem effectum, ut calor a calefaciente in calefactum; sed secundum emanationem intelligibilem, utpote verbi intelligibilis a dicente, quod manet in ipso. Et sic fides Catholica processionem ponit in divinis.

Ad primum ergo dicendum quod obiectio illa procedit de processione quae est motus localis, vel quae est secundum actionem tendentem in exteriorem materiam, vel in exteriorem effectum, talis autem processio non est in divinis, ut dictum est.

Ad secundum dicendum quod id quod procedit secundum processionem quae est ad extra, oportet esse diversum ab eo a quo procedit. Sed id quod procedit ad intra processu intelligibili, non oportet esse diversum, imo, quanto perfectius procedit, tanto magis est unum cum eo a quo procedit. Manifestum est enim quod quanto aliquid magis intelligitur, tanto conceptio intellectualis est magis intima intelligenti, et magis unum, nam intellectus secundum hoc quod actu intelligit, secundum hoc fit unum cum intellecto. Unde, cum divinum intelligere sit in fine perfectionis, ut supra dictum est, necesse est quod verbum divinum sit perfecte unum cum eo a quo procedit, absque omni diversitate.

Ad tertium dicendum quod procedere a principio ut extraneum et diversum, repugnat rationi primi principii, sed procedere ut intimum et absque diversitate, per modum intelligibilem, includitur in ratione primi principii. Cum enim dicimus aedificatorem principium domus, in ratione huius principii includitur conceptio suae artis, et includeretur in ratione primi principii, si aedificator esset primum principium. Deus autem, qui est primum principium rerum, comparatur ad res creatas ut artifex ad artificiata.

Articulus 2

Ad secundum sic proceditur. Videtur quod processio quae est in divinis, non possit dici generatio. Generatio enim est mutatio de non esse in esse, corruptioni opposita; et utriusque subiectum est materia. Sed nihil horum competit divinis. Ergo non potest generatio esse in divinis.

Praeterea, in Deo est processio secundum modum intelligibilem, ut dictum est. Sed in nobis talis processio non dicitur generatio. Ergo neque in Deo.

Praeterea, omne genitum accipit esse a generante. Esse ergo cuiuslibet geniti est esse receptum. Sed nullum esse receptum est per se subsistens. Cum igitur esse divinum sit esse per se subsistens, ut supra probatum est, sequitur quod nullius geniti esse sit esse divinum. Non est ergo generatio in divinis.

Sed contra est quod dicitur in Psalmo II, ego hodie genui te.

Respondeo dicendum quod processio verbi in divinis dicitur generatio. Ad cuius evidentiam, sciendum est quod nomine generationis dupliciter utimur. Uno modo, communiter ad omnia generabilia et corruptibilia, et sic generatio nihil aliud est quam mutatio de non esse ad esse. Alio modo, proprie in viventibus, et sic generatio significat originem alicuius viventis a principio vivente coniuncto. Et haec proprie dicitur nativitas. Non tamen omne huiusmodi dicitur genitum, sed proprie quod procedit secundum rationem similitudinis. Unde pilus vel capillus non habet rationem geniti et filii, sed solum quod procedit secundum rationem similitudinis, non cuiuscumque, nam vermes qui generantur in animalibus, non habent rationem generationis et filiationis, licet sit similitudo secundum genus, sed requiritur ad rationem talis generationis, quod procedat secundum rationem similitudinis in natura eiusdem speciei, sicut homo procedit ab homine, et equus ab equo. In viventibus autem quae de potentia in actum vitae procedunt, sicut sunt homines et animalia, generatio utramque generationem includit. Si autem sit aliquod vivens cuius vita non exeat de potentia in actum, processio, si qua in tali vivente invenitur, excludit omnino primam rationem generationis; sed potest habere rationem generationis quae est propria viventium. Sic igitur processio verbi in divinis habet rationem generationis. Procedit enim per modum intelligibilis actionis, quae est operatio vitae, et a principio coniuncto, ut supra iam dictum est, et secundum rationem similitudinis, quia conceptio intellectus est similitudo rei intellectae, et in eadem natura existens, quia in Deo idem est intelligere et esse, ut supra ostensum est. Unde processio verbi in divinis dicitur generatio, et ipsum verbum procedens dicitur filius.

Ad primum ergo dicendum quod obiectio illa procedit de generatione secundum rationem primam, prout importat exitum de potentia in actum. Et sic non invenitur in divinis, ut supra dictum est.

Ad secundum dicendum quod intelligere in nobis non est ipsa substantia intellectus, unde verbum quod secundum intelligibilem operationem procedit in nobis, non est eiusdem naturae cum eo a quo procedit. Unde non proprie et complete competit sibi ratio generationis. Sed intelligere divinum est ipsa substantia intelligentis, ut supra ostensum est, unde verbum procedens procedit ut eiusdem naturae subsistens. Et propter hoc proprie dicitur genitum et filius. Unde et his quae pertinent ad generationem viventium, utitur Scriptura ad significandam processionem divinae sapientiae, scilicet conceptione et partu, dicitur enim ex persona divinae sapientiae, Proverb. VIII, nondum erant abyssi, et ego iam concepta eram; ante colles ego parturiebar. Sed in intellectu nostro utimur nomine conceptionis, secundum quod in verbo nostri intellectus invenitur similitudo rei intellectae, licet non inveniatur naturae identitas.

Ad tertium dicendum quod non omne acceptum est receptum in aliquo subiecto, alioquin non posset dici quod tota substantia rei creatae sit accepta a Deo, cum totius substantiae non sit aliquod subiectum receptivum. Sic igitur id quod est genitum in divinis, accipit esse a generante, non tanquam illud esse sit receptum in aliqua materia vel subiecto (quod repugnat subsistentiae divini esse); sed secundum hoc dicitur esse acceptum, inquantum procedens ab alio habet esse divinum, non quasi aliud ab esse divino existens. In ipsa enim perfectione divini esse continetur et verbum intelligibiliter procedens, et principium verbi; sicut et quaecumque ad eius perfectionem pertinent, ut supra dictum est.

Articulus 3

Ad tertium sic proceditur. Videtur quod non sit in divinis alia processio a generatione verbi. Eadem enim ratione erit aliqua alia processio ab illa alia processione, et sic procederetur in infinitum, quod est inconveniens. Standum est igitur in primo, ut sit una tantum processio in divinis.

Praeterea, in omni natura invenitur tantum unus modus communicationis illius naturae, et hoc ideo est, quia operationes secundum terminos habent unitatem et diversitatem. Sed processio in divinis non est nisi secundum communicationem divinae naturae. Cum igitur sit una tantum natura divina, ut supra ostensum est, relinquitur quod una sit tantum processio in divinis.

Praeterea, si sit in divinis alia processio ab intelligibili processione verbi, non erit nisi processio amoris, quae est secundum voluntatis operationem. Sed talis processio non potest esse alia a processione intellectus intelligibili, quia voluntas in Deo non est aliud ab intellectu, ut supra ostensum est. Ergo in Deo non est alia processio praeter processionem verbi.

Sed contra est quod spiritus sanctus procedit a patre, ut dicitur Ioan. XV. Ipse autem est alius a filio, secundum illud Ioan. XIV, rogabo patrem meum, et alium Paracletum dabit vobis. Ergo in divinis est alia processio praeter processionem verbi.

Respondeo dicendum quod in divinis sunt duae processiones, scilicet processio verbi, et quaedam alia. Ad cuius evidentiam, considerandum est quod in divinis non est processio nisi secundum actionem quae non tendit in aliquid extrinsecum, sed manet in ipso agente. Huiusmodi autem actio in intellectuali natura est actio intellectus et actio voluntatis. Processio autem verbi attenditur secundum actionem intelligibilem. Secundum autem operationem voluntatis invenitur in nobis quaedam alia processio, scilicet processio amoris, secundum quam amatum est in amante, sicut per conceptionem verbi res dicta vel intellecta, est in intelligente. Unde et praeter processionem verbi, ponitur alia processio in divinis, quae est processio amoris.

Ad primum ergo dicendum quod non est necessarium procedere in divinis processionibus in infinitum. Processio enim quae est ad intra in intellectuali natura, terminatur in processione voluntatis.

Ad secundum dicendum quod quidquid est in Deo, est Deus, ut supra ostensum est, quod non contingit in aliis rebus. Et ideo per quamlibet processionem quae non est ad extra, communicatur divina natura, non autem aliae naturae.

Ad tertium dicendum quod, licet in Deo non sit aliud voluntas et intellectus, tamen de ratione voluntatis et intellectus est, quod processiones quae sunt secundum actionem utriusque, se habeant secundum quendam ordinem. Non enim est processio amoris nisi in ordine ad processionem verbi, nihil enim potest voluntate amari, nisi sit in intellectu conceptum. Sicut igitur attenditur quidam ordo verbi ad principium a quo procedit, licet in divinis sit eadem substantia intellectus et conceptio intellectus; ita, licet in Deo sit idem voluntas et intellectus, tamen, quia de ratione amoris est quod non procedat nisi a conceptione intellectus, habet ordinis distinctionem processio amoris a processione verbi in divinis.

Articulus 4

Ad quartum sic proceditur. Videtur quod processio amoris in divinis sit generatio. Quod enim procedit in similitudine naturae in viventibus, dicitur generatum et nascens. Sed id quod procedit in divinis per modum amoris, procedit in similitudine naturae, alias esset extraneum a natura divina, et sic esset processio ad extra. Ergo quod procedit in divinis per modum amoris, procedit ut genitum et nascens.

Praeterea, sicut similitudo est de ratione verbi, ita est etiam de ratione amoris, unde dicitur Eccli. XIII, quod omne animal diligit simile sibi. Si igitur ratione similitudinis verbo procedenti convenit generari et nasci, videtur etiam quod amori procedenti convenit generari.

Praeterea, non est in genere quod non est in aliqua eius specie. Si igitur in divinis sit quaedam processio amoris, oportet quod, praeter hoc nomen commune, habeat aliquod nomen speciale. Sed non est aliud nomen dare nisi generatio. Ergo videtur quod processio amoris in divinis sit generatio.

Sed contra est quia secundum hoc sequeretur quod spiritus sanctus, qui procedit ut amor, procederet ut genitus. Quod est contra illud Athanasii, spiritus sanctus a patre et filio non factus nec creatus nec genitus, sed procedens.

Respondeo dicendum quod processio amoris in divinis non debet dici generatio. Ad cuius evidentiam, sciendum est quod haec est differentia inter intellectum et voluntatem, quod intellectus fit in actu per hoc quod res intellecta est in intellectu secundum suam similitudinem, voluntas autem fit in actu, non per hoc quod aliqua similitudo voliti sit in voluntate, sed ex hoc quod voluntas habet quandam inclinationem in rem volitam. Processio igitur quae attenditur secundum rationem intellectus, est secundum rationem similitudinis, et intantum potest habere rationem generationis, quia omne generans generat sibi simile. Processio autem quae attenditur secundum rationem voluntatis, non consideratur secundum rationem similitudinis, sed magis secundum rationem impellentis et moventis in aliquid. Et ideo quod procedit in divinis per modum amoris, non procedit ut genitum vel ut filius, sed magis procedit ut spiritus, quo nomine quaedam vitalis motio et impulsio designatur, prout aliquis ex amore dicitur moveri vel impelli ad aliquid faciendum.

Ad primum ergo dicendum quod quidquid est in divinis, est unum cum divina natura. Unde ex parte huius unitatis non potest accipi propria ratio huius processionis vel illius, secundum quam una distinguatur ab alia, sed oportet quod propria ratio huius vel illius processionis accipiatur secundum ordinem unius processionis ad aliam. Huiusmodi autem ordo attenditur secundum rationem voluntatis et intellectus. Unde secundum horum propriam rationem sortitur in divinis nomen utraque processio, quod imponitur ad propriam rationem rei significandam. Et inde est quod procedens per modum amoris et divinam naturam accipit, et tamen non dicitur natum.

Ad secundum dicendum quod similitudo aliter pertinet ad verbum, et aliter ad amorem. Nam ad verbum pertinet inquantum ipsum est quaedam similitudo rei intellectae, sicut genitum est similitudo generantis, sed ad amorem pertinet, non quod ipse amor sit similitudo, sed inquantum similitudo est principium amandi. Unde non sequitur quod amor sit genitus, sed quod genitum sit principium amoris.

Ad tertium dicendum quod Deum nominare non possumus nisi ex creaturis, ut dictum est supra. Et quia in creaturis communicatio naturae non est nisi per generationem, processio in divinis non habet proprium vel speciale nomen nisi generationis. Unde processio quae non est generatio, remansit sine speciali nomine. Sed potest nominari spiratio, quia est processio spiritus.

Articulus 5

Ad quintum sic proceditur. Videtur quod sint plures processiones in divinis quam duae. Sicut enim scientia et voluntas attribuitur Deo, ita et potentia. Si igitur secundum intellectum et voluntatem accipiuntur in Deo duae processiones, videtur quod tertia sit accipienda secundum potentiam.

Praeterea, bonitas maxime videtur esse principium processionis, cum bonum dicatur diffusivum sui esse. Videtur igitur quod secundum bonitatem aliqua processio in divinis accipi debeat.

Praeterea, maior est fecunditatis virtus in Deo quam in nobis. Sed in nobis non est tantum una processio verbi, sed multae, quia ex uno verbo in nobis procedit aliud verbum; et similiter ex uno amore alius amor. Ergo et in Deo sunt plures processiones quam duae.

Sed contra est quod in Deo non sunt nisi duo procedentes, scilicet filius et spiritus sanctus. Ergo sunt ibi tantum duae processiones.

Respondeo dicendum quod processiones in divinis accipi non possunt nisi secundum actiones quae in agente manent. Huiusmodi autem actiones in natura intellectuali et divina non sunt nisi duae, scilicet intelligere et velle. Nam sentire, quod etiam videtur esse operatio in sentiente, est extra naturam intellectualem, neque totaliter est remotum a genere actionum quae sunt ad extra; nam sentire perficitur per actionem sensibilis in sensum. Relinquitur igitur quod nulla alia processio possit esse in Deo, nisi verbi et amoris.

Ad primum ergo dicendum quod potentia est principium agendi in aliud, unde secundum potentiam accipitur actio ad extra. Et sic secundum attributum potentiae non accipitur processio divinae personae, sed solum processio creaturarum.

Ad secundum dicendum quod bonum, sicut dicit Boetius in libro de Hebd., pertinet ad essentiam et non ad operationem, nisi forte sicut obiectum voluntatis. Unde, cum processiones divinas secundum aliquas actiones necesse sit accipere, secundum bonitatem et huiusmodi alia attributa non accipiuntur aliae processiones nisi verbi et amoris, secundum quod Deus suam essentiam, veritatem et bonitatem intelligit et amat.

Ad tertium dicendum quod, sicut supra habitum est, Deus uno simplici actu omnia intelligit, et similiter omnia vult. Unde in eo non potest esse processio verbi ex verbo, neque amoris ex amore, sed est in eo solum unum verbum perfectum, et unus amor perfectus. Et in hoc eius perfecta fecunditas manifestatur.

http://www.preghiereagesuemaria.it/immaginisacre/santissima_trinita.jpg

Augustinus
20-06-04, 23:54
O Trinità eterna, o deità, natura divina che avvalorò il prezzo del sangue del Figlio tuo! Tu, Trinità eterna, Sei un mare profondo, in cui quanto più ci si immerge, più lo si trova, e quanto più lo si trova, più lo si cerca. Tu sei insaziabile, perché tuffandosi l'anima nel tuo abisso, non si sazia, ma in te permane nella fame di te, e di te ha sete, Trinità eterna, desiderando vederti, con il lume, nella tua luce. Come il cervo brama la fonte d'acqua viva, così l'anima desidera uscire dal carcere oscuro del corpo e vedere te in verità. O quanto tempo ancora sarà nascosta ai miei occhi la tua faccia?

O Trinità eterna, fuoco e abisso di carità, dissolvi ormai la nube del mio corpo! La conoscenza di te, che mi hai donato nella tua verità, mi costringe a desiderare di lasciare la gravezza del mio corpo e di dare la vita a gloria e lode del tuo nome. Perché io ho gustato e veduto, con il lume dell'intelletto, nel tuo lume, l'abisso tuo, Trinità eterna, e la bellezza della tua creatura

Per questo, guardando me in te, vidi che io sono tua immagine, partecipe, per tuo dono, della potenza tua, Padre eterno, e della sapienza tua nel mio intelletto, sapienza che è appropriata al tuo unigenito Figliuolo. Lo Spirito Santo, poi, che procede da te e dal Figliuolo tuo, mi ha data la volontà con cui posso amarti.

Tu, Trinità eterna, sei creatore e io, che sono tua creatura, ho conosciuto, nella rigenerazione che hai fatto di me nel sangue del tuo Figlio, che tu sei innamorato della bellezza della tua creatura. O abisso, deità eterna, mare profondo! E che potevi darmi di più, se mi hai dato te stesso?

Tu sei fuoco che sempre ardi e non consumi; fuoco che incenerisci nel tuo calore ogni amor proprio dell'anima; fuoco che togli ogni freddezza, fuoco che illumini. Con il tuo lume mi hai fatto conoscere la tua verità: tu sei quel lume superiore a ogni altra luce che illumini l'occhio dell'intelletto, con tanta abbondanza e perfezione da accrescere in chiarezza il lume della fede. In questa fede vedo che la mia anima ha vita, e in questa luce riceve te, fonte di luce.

Augustinus
20-06-04, 23:54
Sono il Creatore del cielo e della terra, Dio vero con il Padre e con lo Spirito Santo, perché il Padre è Dio e lo Spirito Santo è Dio: non tre divinità, bensì tre Persone in un Dio. Potresti domandarmi: "Perché ci sono tre Persone e un Dio solo?" Rispondo che non c'è altro Dio se non la potenza, la sapienza e la bontà stesse, da cui derivano qualsiasi forma di potenza sotto il cielo e nel cielo, e qualsiasi forma concepibile o immaginabile di saggezza e di pietà.

Ora, Dio è uno e trino, uno in natura e trino nelle Persone, perché il Padre è la potenza e la saggezza da cui ogni cosa deriva ed è preceduta; egli è potente, non perché riceva potenza da qualcos'altro, ma perché la riceve da se stesso, da sempre. Anche il Figlio, come il Padre, è potenza e saggezza, ma trae potenza non da se stesso bensì dal Padre, in modo vigoroso e ineffabile, ed è principio del Principe che non è mai separato dal Padre. Anche lo Spirito Santo è potenza e saggezza, e poiché procede dal Padre e dal Figlio, ha pari potenza e maestà.

Dunque, ci sono un Dio e tre Persone, e un'operazione di tre Persone, una volontà, una gloria e una potenza. Egli è talmente un'essenza unica che esiste comunque una distinzione fra le Persone, in quanto tutto il Padre è nel Figlio e nello Spirito Santo, il Figlio è nel Padre e nello Spirito Santo, e lo Spirito Santo è in entrambi, in una natura divina, non anteriore o posteriore, ma in un modo ineffabile dove non esistono né precedenza né posteriorità e dove nessuno è maggiore dell'altro. Per questo sta scritto, a ragion veduta, che Dio è mirabile e sommamente lodevole.

Augustinus
20-06-04, 23:55
Un certo momento la presenza di Dio penetrò in tutto il mio essere. La mia mente venne singolarmente illuminata in modo da conoscere la Sua Essenza; Dio mi fece conoscere la Sua vita interiore. Vidi in ispirito le Tre Persone Divine, ma la loro Essenza è unica. Egli è Solo, Uno, Unico, ma in Tre Persone, ognuna delle quali non è più piccola né più grande; non c'è fra Loro differenza né in bellezza né in santità, poiché sono Uno. Uno, sono assolutamente Uno. il Suo amore mi ha portato a questa conoscenza e mi ha unito a Sé. Quando ero unita con una, ero unita anche con la seconda e con la terza, poiché quando ci uniamo con una, per ciò stesso ci uniamo anche con le altre due Persone, così come lo siamo con una. Una è la Loro volontà, Uno Dio, benché Trino nelle Persone. Quando Una delle Tre Persone si dona ad un'anima, in forza dell'unica volontà, è unita con le Tre Persone ed è inondata di felicità, che proviene dalla Santissima Trinità. Di tale felicità si nutrono i Santi. La felicità che scaturisce dalla SS.ma Trinità rende felice tutto il creato, fa sgorgare la vita, che vivifica ed anima ogni essere che ha inizio da Lui. In quei momenti la mia anima ha provato delizie divine così intense, che mi è difficile esprimere.

Augustinus
20-06-04, 23:56
...si presentarono a me le tre persone della Santa Trinità, che riempirono di grande consolazione la mia anima. Non sono in grado di spiegare quel che mi accadde; posso solo dire che mi parve che il Padre eterno, mostrandomi una grandissima croce irta di spine, insieme a tutti gli altri strumenti della passione, mi disse: "Tieni, figlia mia, ti faccio lo stesso dono che ho fatto al mio amato Figlio". " E io", mi disse il mio signore Gesù Cristo, "ti ci crocifiggerò come io sono stato crocifisso e ti terrò compagnia". La terza di quelle adorabili persone mi disse che lui era solo amore e che mi avrebbe consumata purificandomi. Il mio animo rimase in una pace e in una gioia inconcepibili e l'impressione che mi fecero quelle divine Persone non si è cancellata mai più. Mi apparvero sotto forma di tre giovani vestiti di bianco risplendenti di luce, tutti della stessa età, grandezza e bellezza. Allora non capii, come ho capito in seguito, le grandi sofferenze che tutto ciò comportava.

Augustinus
20-06-04, 23:58
Per mezzo di intellettuale intelligenza, volle Dio darmi in qualche maniera a conoscere l’augustissimo mistero della sua Trinità sacrosanta. Accomodandosi, per sua infinita bontà, al mio scarso talento, mi si fece vedere sotto la seguente figura. Stavo tutta intenta a quell’angolo anzidetto, sperando ogni momento il felice ingresso in quella seconda mansione, quando ad un tratto Dio, di propria mano, mi sollevò sopra l’alto di un muro. Sollevata sopra di questa altura, Dio mi si manifestò sotto la figura di una immensa luce. Era questa luce immensa figurata in tre globi, di una bellezza senza pari; in questa immensa luce la povera anima mia conosceva, per quanto ne è capace, l’infinita essenza di Dio uno e trino. Nel conoscere cose tanto alte e magnifiche, che non ho termini per spiegare, la povera anima mia, piena di rispetto e venerazione e di santo timore, si annientava in se stessa, e profondamente venerava l’augustissimo mistero della santissima Trinità. Questa immensa luce generava fuori di sé cose tanto belle, che io, per la mia insufficienza, non so ridire; ma quello che con mio stupore osservai, era che le opere generate da questa luce tornavano alla medesima luce. Per mezzo di interna illustrazione conobbi che queste sono le opere meravigliose della sua infinita potenza, della sua infinita sapienza, della sua infinita bontà. Per mezzo della suddetta luce Dio mi degnò di un grado molto particolare di unione.

Nel tempo che l’anima era sopraffatta e dall’ammirazione e dalla compiacenza, nell’atto che gli rendeva gli ossequi più veraci, l’amore mi stemperava affatto in lacrime di dolcezza e di santo affetto. In questo tempo vidi dai tre globi anzidetti scoppiare tre raggi di luce purissima, che venne ad investirmi; nell’investirmi generò nel mio cuore gli effetti più puri, più santi, più giusti che mai dir si possa. Al momento trasformarono il mio spirito in Dio. Prodotto che Dio ebbe in me questo bene, tornò a farlo suo, e in questa maniera fu medesimato il mio spirito in Dio. I buoni effetti che sperimentai non mi è possibile manifestarli. Credo certo però che sarà più facile a vostra paternità reverendissima il comprenderli di quello che io, per la mia insufficienza, spiegarli; giacché, a gloria del mio Dio, devo confessare che dopo che avessi detto quanto mai si possa dire da qualunque dottore, mai dirò quanto è in realtà.

Oh, quanto è mai grande l’amore che mi dimostrò il mio Dio in questa comunicazione! Non è spiegabile.

Augustinus
20-06-04, 23:58
Il 13 giugno 1929, suor Lucia ebbe una visione della santissima Trinità: «Una notte sola mi inginocchiai alla balaustra, in mezzo alla cappella a recitare prostrata le preghiere dell'Angelo. Sentendomi stanca, mi alzai e continuai a recitarle con le braccia incrociate. L'unica luce era quella della lampada. Improvvisamente tutta la cappella si illuminò di una luce soprannaturale, e sull'altare apparve una Croce di luce che arrivava fino al tetto. In una luce più chiara, nella parte superiore della Croce, si vedeva un volto di uomo con il corpo fino alla cintola [il Padre], sul petto una colomba di luce [lo Spirito Santo], e inchiodato sulla croce il corpo di un altro uomo [il Figlio]. Un poco sotto la cintola, sospesi nell'aria si vedevano un calice e una grande Ostia sulla quale cadevano alcune gocce di sangue che scorrevano sul volto del Crocifisso e da una ferita del costato. Scivolando sull'Ostia, queste gocce cadevano nel calice. Sotto il braccio destro della croce stava la Madonna (era la Madonna di Fátima con il suo Cuore Immacolato nella mano sinistra, senza spada né rose, ma con una corona di spine e fiamme)... Sotto il braccio sinistro [della croce] alcune grandi lettere, come fossero di acqua cristallina che scorreva sull'altare, formavano queste parole: Grazia e Misericordia. Compresi che mi veniva mostrato il mistero della santissima Trinità, e ricevetti su questo mistero lumi che non mi è permesso rivelare.

Augustinus
20-06-04, 23:59
Un giorno, mentre recitavo il salmo "Quicumque vult", riuscii a capire così chiaramente esservi un Dio solo in tre Persone, che ne rimasi assai sorpresa e consolata. Ciò mi aiutò molto a meglio conoscere la grandezza di Dio e le sue meraviglie; così, quando penso alla santissima Trinità o ne sento parlare, mi sembra di capirne qualcosa e ne sono felice.

Augustinus
21-06-04, 00:00
...il nostro buon Dio vuole ormai levarle [all'anima; N.d.R.] le squame dagli occhi, affinché veda e comprenda qualcosa della grazia che egli le concede, ma in un modo singolare. Una volta che essa sia introdotta in questa mansione, per mezzo di una visione intellettuale, tutt’e tre le Persone della Santissima Trinità le si mostrano per una certa rappresentazione della verità, nel divampare di un incendio che investe subito il suo spirito come una nube risplendente. Le tre Persone si vedono distintamente e l’anima, per una nozione ammirabile che le viene comunicata, comprende con assoluta certezza che tutt’e tre sono una sola sostanza, una sola potenza, una sola sapienza, un solo Dio. Così, ciò che crediamo per fede, l’anima qui lo percepisce, si può dire, con la vista, anche se non si vede nulla né con gli occhi del corpo né con quelli dell’anima, perché non si tratta di visione immaginaria. Allora tutt’e tre le divine Persone si comunicano ad essa, le parlano e le fanno intendere le parole dette dal Signore nel Vangelo: che egli verrà, con il Padre e lo Spirito santo, a dimorare nell’anima che lo ama e osserva i suoi comandamenti.

Augustinus
21-06-04, 00:01
Innanzi tutto, conservatemi questo prezioso deposito, per il quale io vivo e combatto, con il quale voglio morire, che mi rende capace di sopportare ogni male e di disprezzare tutti i piaceri: intendo dire la professione di fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Io oggi ve la affido. Con essa fra poco vi immergerò nell'acqua e da essa vi trarrò. Ve la dono, questa professione, come compagna e patrona di tutta la vostra vita. Vi do una sola Divinità e Potenza, che è Uno in Tre, e contiene i Tre in modo distinto. Divinità senza differenza di sostanza o di natura, senza grado superiore che eleva, o inferiore che abbassa... Di tre infiniti è l'infinita connaturalità. Ciascuno considerato in sé è Dio tutto intiero... Dio le Tre Persone considerate insieme... Ho appena appena incominciato a pensare all'Unità ed eccomi immerso nello splendore della Trinità. Ho appena incominciato a pensare alla Trinità ed ecco che l'Unità mi sazia.

Augustinus
21-05-05, 14:01
In rilievo

Augustinus :) :) :)

Augustinus
22-05-05, 12:43
Mio Dio, non voglio che in nulla sia scalfita in me la fede nella tua onnipotenza, che mi oltrepassa in sommo grado. Perciò non posso pretendere di concepire l'origine del tuo unico Figlio; sarebbe voler accamparmi a giudice del mio Creatore e del mio Dio.
La sua nascita precede i tempi eterni. Quello che può esistere prima dell'eternità deve per forza superare la nozione stessa di eternità. E' appunto il tuo caso e il caso del tuo Unigenito; egli non è una parte, un prolungamento tuo; neppure, come succede nelle realtà create, il Figlio tuo è una nozione priva di sostanza, ma è il Figlio, il Figlio nato da te, Dio Padre; è davvero Dio. Generato da te, condivide l'unità della tua propria natura. Proclamare che è dopo di te vuol dire che è con te, dato che tu sei l'autore eterno della sua eterna origine. Siccome è davvero tuo, non puoi essere separato da lui.

Grande in me è la venerazione verso tutto ciò che ti riguarda. Sapendo che tu solo sei l'Ingenito e che l'Unigenito è generato da te, non dirò tuttavia che lo Spirito Santo è generato, e neanche lo dirò mai creato. Io temo l'ingiuria che può giungere a te per causa di questa espressione.
Il tuo Santo Spirito scruta e conosce, secondo l'Apostolo, le tue profondità, e fattosi mio avvocato, dice a te quello che io non riuscirei mai a dire (cf Rm 8, 26); e io, invece, oserei chiamare creato la potenza della sua natura che da te procede attraverso il tuo Unigenito, non solo, ma addirittura ingiuriarla? Niente che non ti appartenga può entrare in te, né può essere misurato l'abisso della tua immensa maestà, da una forza diversa ed estranea a te. Qualunque cosa penetra in te è tua: né ti è estranea la potenza di colui che può scrutarti.

Mi è impossibile parlare di colui che ti dice per me parole inesprimibili. Quindi, come nella generazione del tuo Unigenito prima di tutti i secoli cessa ogni ambiguità di discorso e ogni difficoltà di comprensione, e resta soltanto che è stato generato da te: così, pur non afferrando con i sensi il procedere del Santo Spirito da te attraverso il Figlio, tuttavia lo percepisco con la coscienza. Infatti sono del tutto incapace di capire le cose spirituali, come dice il tuo Unigenito: "Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito" (Gv 3, 7-8). Pur avendo ricevuto la fede nella mia rigenerazione io non la comprendo, e pur ignorandola tuttavia la posseggo. Infatti sono rinato senza l'intervento dei miei sensi, ma con la potenza di una vita nuova.
Lo Spirito poi non ha regole particolari, ma dice ciò che vuole, quando vuole e dove vuole. Se dunque non so il motivo per cui è vicino o lontano, pur rimanendo consapevole della sua presenza, come potrò collocare la sua natura fra le cose create e come potrò limitarla con la pretesa di definire la sua origine? Tutte le cose sono state create per mezzo del Figlio, il Verbo che fin dal principio era Dio presso di te, o Dio, come dice il tuo Giovanni. E Paolo passa in rassegna tutte le cose che in lui sono state create nei cieli e sulla terra: quelle visibili e quelle invisibili. E mentre ricorda che tutto è stato creato in Cristo e per Cristo, dello Spirito Santo giudica sufficiente per sé affermare che è il tuo Spirito.

Perciò su queste cose avrò gli stessi sentimenti di quegli uomini che ti sei scelti in modo particolare, così che non dirò nulla circa il tuo Unigenito che secondo il loro giudizio superi la mia comprensione, eccetto il fatto che è nato: come pure non dirò nulla sul tuo Santo Spirito che secondo loro vada oltre le possibilità dell'intelligenza umana, eccetto che è il tuo Spirito. Né voglio perdermi in una inutile schermaglia di parole, ma piuttosto restare nella perenne professione di una fede incrollabile.
Conserva puri, te ne prego, questi principi della mia fede e fino al mio ultimo respiro dà voce alla mia coscienza, perché mi mantenga sempre fedele a ciò che ho professato nel Simbolo della mia rigenerazione, quando sono stato battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; possa sempre adorare te, nostro vero Padre, insieme con il Figlio tuo e meritare così il tuo Santo Spirito, che promana da te attraverso il tuo Unigenito.
Poiché basta alla mia fede il mio Signore Gesù Cristo, che dice: "Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie" (Gv 17, 10). Egli che sempre rimane Dio in te, da te e presso di te, è benedetto nei secoli eterni. Amen.

Augustinus
22-05-05, 12:44
In Dio, bene sommo e assolutamente perfetto, c'è anche la bontà nella forma completa ed eccellente. Ma là dove è la pienezza dì tutto quello che esiste di buono, non può mancare l'amore autentico, supremo. Però, finché uno non vuole bene all'altro così come a sé stesso, questa carità particolare, limitata a sé, dimostra di non aver ancora raggiunto il vertice della dilezione.
Ma come potrebbe una Persona divina amare degnamente un'altra quanto sé stessa se non ci fosse un'altra Persona uguale a lei per nobiltà? Per eguagliare in elevatezza una Persona divina bisogna per forza essere Dio. Perché nella vera divinità ci potesse essere la pienezza dell'amore, era necessario che a una Persona divina ne fosse associata un'altra di eguale dignità, cioè che anch'essa fosse divina.

Ognuno rifletta bene dentro dì sé: in modo indiscutibile riconoscerà che non vi è nulla di meglio dell'amore, niente che dia più gioia. Ce lo insegna proprio la natura e ne facciamo continuamente l'esperienza.
E' chiaro: nella pienezza della bontà autentica non può essere assente il bene ottimale, così come nella felicità perfetta non può mancare quel che soddisfa al massimo grado. In conclusione, la somma felicità esige l'amore.
Tuttavia, perché nel sommo bene arda la carità, bisogna che per forza sia presente chi dia e chi riceva il dono dell'amore. La caratteristica propria della carità, la condizione stessa perché esista, è la risposta totale d'amore da parte di colui che è amato senza frontiere. Non ci può essere festa d'amore se non vi è reciprocità.

L'apice dell'amore autentico sta nel volere che l'altro sia amato come siamo amati noi. Nell'amore scambievole pieno di fuoco nulla è tanto stupendo e anche tanto raro: bramare che colui il quale sopra tutto e tutti tu ami, e dal quale sei amato con la stessa somma misura, ami un altro d'uguale dilezione. La prova della carità completa è il desiderio che sia comunicato ad altri l'amore da cui siamo avvolti. Certamente, per chi ama di tutto cuore e con la stessa intensità desidera essere amato, la gioia perfetta è questa: realizzare quel suo ardente voto di ottenere l'affetto al quale egli aspira. Perciò trapela una carità ancora imperfetta nel rifiuto di rallegrarsi perché ad altri sia partecipata la nostra gioia più cara.
Non poter ammettere comunanza d'amore è segno di evidente meschinità. Ma saperla accettare rivela grande amore. Tuttavia, se questo è già molto, varrà ben di più accogliere gioiosamente di condividere il proprio affetto. Arrivare poi a desiderare questo è il massimo, secondo una graduatoria sempre più eccellente. Diamo allora il massimo a ciò che è massimo, l'ottimo a ciò che è ottimo.

Fin qui abbiamo considerato due esseri legati da reciproco amore. Ma perché la perfezione di ambedue gli amanti sia completa, si esige per la stessa ragione che anche un altro possa condividere l'affetto con cui ognuno dei due è amato. Se non vuoi ciò che richiede la bontà perfetta, come potrai avere la pienezza della bontà? E volere la bontà perfetta senza poterla raggiungere, dove fa approdare la pienezza della potenza? Perciò la conclusione è lampante: la carità al sommo grado, quindi la bontà in pienezza, sono escluse dal rifiuto di chi non vuole o non può associare anche un altro nella sua dilezione o comunicargli la propria gioia più preziosa.
Perciò quelli che sono amati sommamente e meritano di esserlo, devono entrambi reclamare con medesimo desiderio un amico comune ad entrambi, in perfetta concordia. Vedete bene perciò che la compiutezza della carità richiede una trinità di persone, senza di cui la carità non può esistere nella sua pienezza integrale. Così la perfezione totale e assoluta è intimamente connessa con la perfetta carità non meno che con la vera Trinità. Non c'è soltanto pluralità, ma Trinità autentica nella vera Unità e vera Unità nell'autentica Trinità.

Augustinus
22-05-05, 12:46
Mi è stato comunicato che alcuni fratelli discutono talvolta e si domandano come mai il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano tre insieme e anche uno. Se considerate il problema, vi accorgerete quanto la disquisizione sia pericolosa. Un vaso di creta sì mette a discutere sul suo Creatore, mentre non giunge neppure a scandagliare la propria natura. Da curioso cerca di cogliere il mistero della Trinità santissima, che neppure gli angeli in cielo possono scrutare. Che dicono infatti gli angeli? Chi è questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re dello gloria (Sal 23, 10). Anche Isaia scrive: "Chi è costui che viene da Edom, da Bozra con le vesti tinte di rosso?" (Is 63, 1). Vediamo dunque che gli angeli lodano la bellezza di Dio, ma nulla dicono sulla sua essenza. Perciò restiamo anche noi semplici e modesti.
Quando vuoi scrutare la natura divina, quando desideri sapere ciò che Dio sia, allora nota che tu nulla ne sai. Ma di ciò non devi turbarti, perché gli angeli stessi non ne sanno nulla, e nessuna altra creatura ne sa qualcosa.

Il pagano vede una pietra e la stima Dio; il filosofo considera il firmamento e crede di percepire in esso il suo Dio. Altri scorgono il sole, che sembra loro la divinità. Considera, perciò, quanto tu superi in saggezza questa gente, quando dici: Una pietra non può essere Dio; il sole, che segue il suo corso per comando di un altro, non può essere Dio. Nella confessione della tua ignoranza si nasconde una gran sapienza. E i pagani sono insipienti proprio perché stimano di sapere e invece la loro conoscenza è un errore.
Oltre a ciò, tu non tieni presente il tuo nome: tu vieni detto un credente, non un raziocinante. Se sono credente, vuol dire che credo ciò che non capisco. E proprio per questo sono sapiente, perché sono consapevole della mia ignoranza. Al giorno del giudizio non sarò condannato se dovrò dire: Non ho penetrato l'essenza del mio Creatore. Ma se sostengo un'affermazione temeraria, la presunzione avrà il suo castigo, mentre l'ignoranza otterrà misericordia.

Desidero anche citare la Scrittura, per appoggiarmi non tanto sul mio pensiero, ma piuttosto sull'autorità del nostro Signore e Salvatore. Che disse egli poco prima della sua ascensione, agli apostoli a cui parlava come maestro e signore? Nessuno potrà mai parlare della propria natura come lui che è Dio stesso. Per noi è sufficiente sapere della Trinità quanto il Signore si è degnato comunicarci. Che disse dunque agli apostoli? Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Odo tre nomi, eppure si parla di uno solo. Il Signore non dice: nei nomi, ma: nel nome. Eppure Gesù pronunzia tre nomi, Come può riassumerli in uno con le parole: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo? Il nome del Padre, del Figlio e dello Spirito è uno; ma è il nome che veramente spetta alla Trinità. Quando si dice: Nel nome di Dio Padre, nel nome di Dio Figlio e nel nome di Dio Spirito Santo, Padre, Figlio e Spirito Santo sono l'unico nome della divinità. E se mi domandi come mai tre possano venir chiamati con un nome solo, io non lo so e ammetto con schiettezza la mia ignoranza, perché Cristo non ci ha rivelato nulla su di ciò.

Fratelli, si parla tanto sulla Trinità. Però ai fedeli basti aver ascoltato poche parole su questo mistero. In convento impegniamoci piuttosto a trionfare sull'avversario; ricerchiamo come digiunare; come piangere sui nostri peccati. Preferiamo indagare come il pensiero ci imprigioni nelle spire del peccato, riflettiamo come reggere con pazienza di fronte ad ogni ingiuria e a non opporci al fratello che ci offende. Cerchiamo di vincerlo nell'umiltà che ci ha insegnato Cristo lui che soffrendo non minacciava vendetta (1 Pt 2, 23). Invece quando si affaccerà alla mente il quesito: Che cosa è Dio? E qual è la ragione della Trinità? ci basti credere che ciò è. Non indaghiamo temerariamente le ragioni, ma con timore e tremore preghiamo Dio senza sosta. Mostriamogli la nostra scienza, che consiste nell'elevargli giorno e notte lodi gioiose.

Augustinus
22-05-05, 13:47
Da Dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 352-368

PROPRIO DEL TEMPO

FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ

Ragioni della festa e della sua tarda istituzione.

Abbiamo visto gli Apostoli nel giorno della Pentecoste ricevere lo Spirito Santo e, fedeli all'ordine del Maestro (Mt 28,19) partire subito per andare ad ammaestrare tutte le genti, e battezzare gli uomini nel nome della Santissima Trinità. Era dunque giusto che la solennità che ha per scopo di onorare il Dio unico in tre persone seguisse immediatamente quella della Pentecoste alla quale è unita da un misterioso legame. Tuttavia, solo dopo lunghi secoli essa è venuta a prender posto nell'Anno liturgico, che si va completando nel corso del tempo.

Tutti gli omaggi che la Liturgia rende a Dio hanno per oggetto la divina Trinità. I tempi sono per essa così come l'eternità; essa è l'ultimo termine di tutta la nostra religione. Ogni giorno ed ogni ora le appartengono. Le feste istituite per commemorare i misteri della nostra salvezza finiscono sempre ad essa. Quelle della Santissima Vergine e dei Santi sono altrettanti mezzi che ci guidano alla glorificazione del Signore unico nell'essenza e triplice nelle persone; quanto all'Ufficio divino della Domenica in particolare, esso offre ogni settimana l'espressione formulata in modo particolare, dell'adorazione e dell'omaggio verso questo mistero, fondamento di tutti gli altri e sorgente di ogni grazia.

Si comprende così perché la Chiesa abbia tardato tanto ad istituire una festa speciale in onore della Santissima Trinità. Mancava del tutto la ragione ordinaria che motiva l'istituzione delle feste. Una festa è la fissazione di un fatto che è avvenuto nel tempo e di cui è giusto perpetuare il ricordo e la risonanza: ora, da tutta l'eternità, prima di qualsiasi creazione, Dio vive e regna, Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Questa istituzione non poteva dunque consistere se non nel fissare sul Calendario un giorno particolare in cui i cristiani si sarebbero uniti in un modo per così dire più diretto nella solenne glorificazione del mistero dell'Unità e della Trinità in una stessa natura divina.

Storia della festa.

Il pensiero si presentò dapprima ad alcune di quelle anime pie e raccolte che ricevono dall'alto il presentimento delle cose che lo Spirito Santo compirà più tardi nella Chiesa. Fin dal secolo VIII, il dotto monaco Alcuino, ripieno dello spirito della Liturgia, credette giunto il momento di redigere una Messa votiva in onore del mistero della Santissima Trinità. Sembra pure che vi sia stato spinto da un desiderio dell'apostolo della Germania, san Bonifacio. La Messa costituiva semplicemente un aiuto alla pietà privata, e nulla lasciava prevedere che ne sarebbe derivata un giorno l'istituzione di una festa. Tuttavia la devozione a questa Messa si estese a poco a poco, e la vediamo accettata in Germania dal Concilio di Seligenstadt, nel 1022.

Ma a quell'epoca in una chiesa del Belgio era già in uso una festa propriamente detta della Santissima Trinità. Stefano, vescovo di Liegi, aveva istituito solennemente la festa della Santissima Trinità nella sua Chiesa nel 920, e fatto comporre un Ufficio completo in onore del mistero. A quei tempi non esisteva ancora la disposizione del diritto comune che riserva alla Santa Sede l'istituzione delle nuove feste, e Richiero, successore di Stefano nella sede di Liegi, tenne in piedi l'opera del suo predecessore.

Essa si estese a poco a poco, e pare che l'Ordine monastico le sia stato subito favorevole; vediamo infatti fin dai primi anni del secolo XI, Bernone, abate di Reichenau, occuparsi della sua propagazione. A Cluny, la festa si stabilì abbastanza presto nel corso dello stesso secolo, come si può vedere dall'Ordinario di quel monastero redatto nel 1091, in cui essa si trova menzionata come istituita già da un certo tempo.

Sotto il pontificato di Alessandro II (1061-1073), la Chiesa Romana, che ha spesso sanzionato, adottandoli, gli usi delle chiese particolari, dovette esprimere un giudizio su questa nuova festa. Il Pontefice, in una delle sue decretali, pur costatando che la festa è già diffusa in molti luoghi, dichiara che la Chiesa Romana non l'ha accettata per il fatto che ogni giorno l'adorabile Trinità è senza posa invocata con la ripetizione delle parole: Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto, e in tante altre formule di lode.

Tuttavia la festa continuava a diffondersi, come attesta il Micrologio; e nella prima parte del secolo XII, l'abate Ruperto affermava già la convenienza di quella istituzione, esprimendosi al riguardo come faremmo oggi noi: "Subito dopo aver celebrato la solennità della venuta dello Spirito Santo, cantiamo la gloria della Santissima Trinità nell'Ufficio della Domenica che segue, e questa disposizione è molto appropriata poiché subito dopo la discesa di quel divino Spirito cominciarono la predicazione e la fede e, nel battesimo, la fede, la confessione del nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Dei divini Uffici, l. xii, c. i).

In Inghilterra l'istituzione della festa della Santissima Trinità ebbe come autore principale il martire san Tommaso di Cantorbery. Fu nel 1162 che egli la istituì nella sua Chiesa, in ricordo della sua consacrazione episcopale che aveva avuto luogo la prima Domenica dopo la Pentecoste. Per la Francia troviamo nel 1260 un concilio di Arles presieduto dall'arcivescovo Florentin, che nel suo sesto canone inaugura solennemente la festa aggiungendovi il privilegio d'una Ottava. Fin dal 1230 l'ordine dei Cistercensi, diffuso nell'intera Europa, l'aveva istituita per tutte le sue case; e Durando di Mende, nel suo Razionale, lascia concludere che il maggior numero delle Chiese latine, durante il secolo XIII usava già la celebrazione di questa festa. Fra tali Chiese ve ne erano alcune che la ponevano non alla prima bensì all'ultima Domenica dopo la Pentecoste e altre che la celebravano due volte: una prima all'inizio della serie delle Domeniche che seguono la solennità di Pentecoste, e una seconda volta alla Domenica che precede immediatamente l'Avvento. Questo uso era mantenuto in modo particolare dalle Chiese di Narbona, di Le-Mans e di Auxerre.

Si poteva sin d'allora prevedere che la Santa Sede avrebbe finito per sanzionare una istituzione che la cristianità desiderava di vedere stabilita dappertutto. Giovanni XXII, che occupò la cattedra di san Pietro fino al 1334, completò l'opera con un decreto nel quale la Chiesa Romana accettava la festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutte le Chiese.

Se si cerca ora il motivo che ha portato la Chiesa, guidata in tutto dallo Spirito Santo, ad assegnare così un giorno speciale nell'anno per rendere un solenne omaggio alla divina Trinità, quando tutte le nostre adorazioni, tutti i nostri ringraziamenti, tutti i nostri voti salgono in ogni tempo verso di essa, lo si troverà nella modificazione che si andava introducendo allora nel calendario liturgico. Fin verso il 1000, le feste dei santi universalmente onorati erano molto rare. Da quell'epoca appaiono in maggior numero, ed era da prevedere che si sarebbero moltiplicate sempre di più. Sarebbe giunto il tempo - e sarebbe durato per secoli - in cui l'Ufficio della Domenica che è consacrata in modo speciale alla Santissima Trinità, avrebbe ceduto spesso il posto a quello dei Santi riportati dal corso dell'anno. Si rendeva dunque necessario, per legittimare in qualche modo questo culto dei servi nel giorno consacrato alla suprema Maestà, che almeno una volta nell'anno la Domenica offrisse l'espressione piena e diretta di quella religione profonda che l'intero culto della santa Chiesa professa verso il sommo Signore, che si è degnato di rivelarsi agli uomini nella sua unità ineffabile e nella sua eterna Trinità.

L'essenza della fede.

L'essenza della fede cristiana consiste nella conoscenza e nell'adorazione di Dio unico in tre persone. Da questo mistero scaturiscono tutti gli altri, e se la nostra fede se ne nutre quaggiù come del suo supremo alimento, aspettando che la sua visione eterna ci rapisca in una beatitudine senza fine, è perché è piaciuto al sommo Signore di dichiararsi quale egli è al nostro umile intelletto, pur restando nella sua "luce inaccessibile" (1Tm 6,16). La ragione umana può arrivare a conoscere l'esistenza di Dio come creatore di tutti gli esseri, può farsi un'idea delle sue perfezioni contemplando le sue opere, ma la nozione dell'intima essenza di Dio non poteva giungere a noi se non attraverso la rivelazione che egli si è degnato di farcene.

Ora, volendo il Signore manifestarci misericordiosamente la sua essenza onde unirci più strettamente a sé e prepararci in qualche modo alla visione che deve offrirci di se stesso faccia a faccia nell'eternità, ci ha guidati successivamente di luce in luce, fin quando fossimo abbastanza illuminati per adorare l'Unità nella Trinità e la Trinità nell'Unità. Nel corso dei secoli che precedono l'Incarnazione del Verbo eterno, Dio sembra preoccupato soprattutto di inculcare agli uomini l'idea della sua unità, poiché il politeismo diventa sempre più il male del genere umano, e la nozione stessa della causa spirituale e unica di tutte le cose si sarebbe spenta sulla terra se la Somma Bontà non avesse operato costantemente per conservarla.

Il Figlio rivela il Padre.

Bisognava che giungesse la pienezza dei tempi; allora Dio avrebbe mandato in questo mondo il suo Figlio unigenito generato da lui fin dall'eternità. Egli ha realizzato questo disegno della sua munificenza, "e il Verbo fatto carne ha abitato in mezzo a noi" (Gv 1,14). Vedendo la sua gloria, che è quella del Figlio unigenito del Padre (ibidem), abbiamo conosciuto che in Dio vi è Padre e Figlio. La missione del Figlio sulla terra, nel rivelarci se stesso, ci insegnava che Dio è eternamente Padre, poiché tutto ciò che è in Dio è eterno. Senza questa rivelazione che è per noi un anticipo della luce che attendiamo dopo questa vita, la nostra conoscenza di Dio sarebbe rimasta molto imperfetta. Bisognava che vi fosse infine relazione fra la luce della fede e quella della visione che ci è riservata, e non bastava più all'uomo sapere che Dio è uno.

Ora noi conosciamo il Padre, dal quale, come ci dice l'Apostolo, deriva ogni paternità anche sulla terra (Ef 3,15). Per noi il Padre non è più soltanto il potere creatore che produce gli esseri al di fuori di sé; il nostro occhio, guidato dalla fede, penetra fin nel seno della divina essenza, ed ivi contempliamo il Padre che genera un Figlio simile a sé. Ma, per insegnarcelo, il Figlio è disceso fino a noi. Egli lo dice espressamente: "Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale piace al Figlio rivelarlo" (Mt 11,27). Gloria dunque al Figlio che si è degnato di manifestarci il Padre, e gloria al Padre che il Figlio ci ha rivelato!

Così la scienza intima di Dio ci è venuta dal Figlio che il Padre nel suo amore ci ha donato (Gv 3,16); e onde elevare i nostri pensieri fino alla sua natura divina, questo Figlio di Dio che si è rivestito della nostra natura umana nella sua Incarnazione, ci ha insegnato che il Padre e lui sono uno (ivi 17,22), che sono una stessa essenza nella distinzione delle persone. L'uno genera, l'altro è generato; l'uno si afferma potenza, l'altro sapienza e intelletto.

La potenza non può essere senza l'intelletto, né l'intelletto senza la potenza, nell'essere sommamente perfetto; ma l'uno e l'altro richiedono un terzo termine.

Il Padre e il Figlio mandano lo Spirito Santo.

Il Figlio, che è stato mandato dal Padre, è salito al cielo con la natura umana che ha unita a sé per l'eternità, ed ecco che il Padre e il Figlio mandano agli uomini lo Spirito che procede dall'uno e dall'altro. Con questo nuovo dono, l'uomo giunge a conoscere che il Signore Iddio è in tre persone. Lo Spirito, legame eterno dei primi due, è la volontà, l'amore, nella divina essenza. In Dio dunque è la pienezza dell'essere, senza principio, senza successione e senza progressi, poiché nulla gli manca. In questi tre termini eterni della sua sostanza increata egli è l'atto puro e infinito.

La Liturgia, lode della Trinità.

La sacra Liturgia, che ha per oggetto la glorificazione di Dio e la commemorazione delle sue opere, segue ogni anno le fasi di queste manifestazioni nelle quali il sommo Signore si è dichiarato interamente a dei semplici mortali. Sotto i colori scuri dell'Avvento, abbiamo attraversato il periodo di attesa durante il quale il radioso triangolo lasciava appena penetrare alcuni raggi attraverso le nubi. Il mondo implorava il liberatore, un Messia; e lo stesso Figlio di Dio doveva essere questo liberatore, questo Messia. Perché comprendessimo a fondo gli oracoli che ce lo annunciavano, era necessario che egli venisse. Ci è nato un pargolo (Is 9,6) e abbiamo avuto la chiave delle profezie. Adorando il Figlio, abbiamo adorato anche il Padre che ce lo mandava nella carne e al quale è consostanziale. Quel Verbo di vita che abbiamo visto, che abbiamo sentito, che le nostre mani hanno toccato (1Gv 1,1) nell'umanità, che si era degnato di assumere, ci ha convinti che è veramente una persona, che è distinta dal Padre, poiché l'uno manda e l'altro è mandato. Nella seconda persona divina abbiamo trovato il mediatore che ha riunito la creazione al suo autore, il redentore dei nostri peccati, la luce delle nostre anime, lo Sposo che esse sospirano.

Terminata la serie dei misteri che le sono propri, abbiamo celebrato la venuta dello Spirito santificatore, annunciato come Colui che doveva venire a perfezionare l'opera del Figlio di Dio. L'abbiamo adorato e riconosciuto distinto dal Padre e dal Figlio, che ce lo mandavano con la missione di restare con noi (Gv 14,16). Si è manifestato nelle operazioni divine che gli sono proprie, poiché sono l'oggetto della sua venuta. Esso è l'anima della santa Chiesa, e la conserva nella verità che il Figlio le ha insegnata. È il principio della santificazione delle anime nostre, in cui vuoi porre la sua dimora. In una parola, il mistero della Santissima Trinità è diventato per noi non solo un dogma imposto al nostro pensiero dalla rivelazione, ma una verità praticamente conosciuta da noi per la ineffabile munificenza delle tre divine persone, adottati come siamo dal Padre, fratelli e coeredi del Figlio, mossi e abitati dallo Spirito Santo.

MESSA

Per quanto il sacrificio della Messa sia sempre celebrato in onore della Santissima Trinità, oggi la Chiesa, nei suoi canti, nelle sue preghiere e nelle sue letture, glorifica in modo più preciso il grande mistero che costituisce il fondamento della fede cristiana. Si fa tuttavia la commemorazione della prima Domenica dopo la Pentecoste, per non interrompere l'ordine della Liturgia. La Chiesa usa in questa solennità il colore bianco in segno di letizia e per esprimere la semplicità della purezza dell'essenza divina.

EPISTOLA (Rm 11,33-36). - O profondità delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono incomprensibili i suoi giudizi ed imperscrutabili le sue vie! Chi ha conosciuto il pensiero del Signore? E chi gli è stato consigliere? Chi gli ha dato per il primo, per averne da ricevere il contraccambio? Da lui e per lui e in lui son tutte le cose. A lui gloria nei secoli. Così sia.

I disegni di Dio.

Non possiamo fermare il nostro pensiero sui consigli divini senza provare una specie di vertigine. L'eterno e l'infinito confondono la nostra debole ragione, e questa ragione nello stesso tempo li riconosce e li confessa. Ora, se i disegni di Dio sulle creature già sorpassano il nostro intelletto, come potrà esserci nota l'intima natura di quell'essere supremo? Tuttavia noi distinguiamo e glorifichiamo in questa essenza increata il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Il Padre ha rivelato se stesso mandandoci il suo Figlio, oggetto della eterna compiacenza; il Figlio ci ha manifestato la sua personalità assumendo la nostra carne che il Padre e lo Spirito Santo non hanno assunta insieme con lui; lo Spirito Santo, mandato dal Padre e dal Figlio, è venuto a compiere in noi la missione da essi ricevuta. Il nostro occhio si immerge in queste sacre profondità e il nostro cuore si intenerisce pensando che, se conosciamo Dio, è appunto con i suoi benefici che egli ha formato in noi la nozione di ciò che è. Custodiamo con amore questa fede, e attendiamo con fiducia il momento in cui essa cesserà per far posto alla visione eterna di quello che avremo creduto quaggiù.

VANGELO (Mt 28, 18-20). - In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: Mi è stato dato ogni potere, in cielo e in terra. Andate dunque ad ammaestrare tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo.

La fede nella Trinità.

Il mistero della Santissima Trinità manifestato dalla missione del Figlio di Dio in questo mondo e dalla promessa del prossimo invio dello Spirito Santo, è dichiarato agli uomini nelle solenni parole che Gesù pronuncia prima di salire al cielo. Egli dice: "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo" (Mc 16,17); ma aggiunge che il battesimo sarà dato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. D'ora in poi è necessario che l'uomo non solo confessi l'unità di Dio abiurando il politeismo, ma che adori la Trinità delle persone nell'unità dell'essenza. Il grande segreto del cielo è una verità divulgata ora per tutta la terra.

Ringraziamento.

Ma se confessiamo umilmente Dio conosciuto quale è in se stesso, dobbiamo anche rendere l'omaggio d'una eterna riconoscenza alla gloriosa Trinità. Essa non si è solo degnata di imprimere le sue divine sembianze sulla nostra anima, facendola a sua immagine; ma, nell'ordine soprannaturale, si è impossessata del nostro essere e l'ha elevato ad una incommensurabile grandezza. Il Padre ci ha adottati nel suo Figlio incarnato; il Verbo illumina il nostro intelletto con la sua luce; lo Spirito Santo ci ha eletti per sua abitazione: e appunto questo esprime la forma del santo battesimo. Con quelle parole pronunciate su di noi insieme con l'infusione dell'acqua, tutta la Trinità ha preso possesso della sua creatura. Noi ricordiamo tale miracolo ogni qualvolta invochiamo le tre divine persone facendoci il segno della croce. Quando le nostre spoglie mortali saranno portate nella casa di Dio per ricevervi le ultime benedizioni e gli addii della Chiesa terrena, il sacerdote supplicherà il Signore di non entrare in giudizio con il suo servo; e per attirare su quel cristiano già entrato nella sua eternità gli sguardi della misericordia divina, egli mostrerà al supremo Giudice che quel membro del genere umano "fu segnato durante la vita con il sigillo della S. Trinità". Veneriamo in noi quell'augusta impronta che sarà eterna. La riprovazione stessa non la cancellerà. Sia dunque essa la nostra speranza, il nostro nobile titolo, e viviamo a gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Lode alla Santissima Trinità.

Unità indivisibile, Trinità distinta in una sola natura, sommo Dio, che ti sei rivelato agli uomini, degnati di sopportare che noi osiamo esprimere alla tua presenza le nostre adorazioni, ed effondere il ringraziamento che trabocca dai nostri cuori, quando ci sentiamo inondati dai tuoi ineffabili lumi. Unità divina, Trinità divina, noi non ti abbiamo ancora contemplata, ma sappiamo che tu sei poiché ti sei degnata di manifestarti. Questa terra che noi abitiamo sente ogni giorno affermare chiaramente l'augusto mistero la cui visione costituisce il principio della beatitudine degli esseri glorificati nel tuo seno. La stirpe umana ha dovuto aspettare per lunghi secoli prima che la divina formula le fosse pienamente rivelata; ma la generazione alla quale apparteniamo ne è in possesso, e confessa con slancio l'Unità e la Trinità nella tua essenza infinita. Una volta la parola dello Scrittore sacro, simile al lampo che solca le nubi e lascia dietro di sé l'oscurità più profonda, attraversava l'orizzonte del pensiero. Egli diceva: "Ignoro la vera Sapienza, non possiedo la scienza di ciò che è santo. Chi mai è salito al cielo e ne è ridisceso? Chi è colui che tiene nelle mani la tempesta? Chi trattiene le acque come in un involucro? Chi ha fissato i confini della terra? Sai tu quale è il suo nome? Conosci il nome del figlio suo?" (Prov 30,2-4).

Signore Iddio, grazie alla tua infinita misericordia noi conosciamo oggi il tuo nome: tu ti chiami il Padre, e colui che eternamente generi si chiama il Verbo, la Sapienza. Sappiamo anche che dal Padre e dal Figlio procede lo Spirito d'amore. Il Figlio, rivestito della nostra carne, ha abitato questa terra ed è vissuto in mezzo agli uomini; quindi è disceso lo Spirito, che rimane con noi fino alla consumazione dei destini della famiglia umana quaggiù. Ecco perché osiamo confessare l'Unità e la Trinità; poiché avendo inteso la testimonianza divina abbiamo creduto; e "poiché abbiamo creduto, parliamo con tutta sicurezza" (Sal 115,10; 2Cor 4,13). I tuoi Serafini, o Dio, sono stati intesi dal Profeta cantare: "Santo, Santo, Santo è il Signore degli eserciti" (Is 4,3). Noi non siamo che uomini mortali, ma più fortunati di Isaia, senza essere profeti come lui, possiamo pronunciare le parole angeliche e dire: "Santo è il Padre, Santo è il Figlio, Santo è lo Spirito". Essi si sostenevano in volo con due delle ali che possedevano; con altre due si velavano rispettosamente il volto e le ultime due coprivano loro i piedi. Anche noi, fortificati dallo Spirito divino che ci è stato dato, cerchiamo di sollevare sulle ali del desiderio il peso della nostra mortalità; copriamo con il pentimento la responsabilità delle nostre colpe, e velando sotto la nube della fede il debole occhio del nostro intelletto, riceviamo nell'intimo la luce che ci è infusa. Docili alle parole rivelate, ci conformiamo a ciò che esse ci insegnano; essi ci apportano la nozione, non solo distinta ma luminosa, del mistero che costituisce la sorgente e il centro di tutti gli altri. Gli Angeli e i Santi ti contemplano in cielo, con quella ineffabile timidezza che il profeta ci ha descritta mostrandoci il loro sguardo velato sotto le loro ali. Noi non vediamo ancora, non potremmo vedere, ma sappiamo, e questa scienza illumina i nostri passi e ci stabilisce nella verità. Ci guardiamo dallo "scrutare la maestà", per paura "di essere schiacciati sotto la gloria" (Prov 25,27); ma ripensando umilmente a ciò che il cielo si è degnato di rivelarci dei suoi segreti, osiamo dire:

Lode all'unico Dio.

Gloria a te, ESSENZA unica, atto puro, essere necessario, infinito senza divisione, indipendente, completo da tutta l'eternità, tranquillo e sommamente beato. In te noi riconosciamo insieme con l'inviolabile Unità, fondamento di tutte le grandezze, tre persone che sussistono distintamente ma nella loro produzione e nella loro distinzione hanno in comune la stessa natura, in modo che la sussistenza personale che costituisce ciascuna di esse e le distingue l'una dall'altra non apporta fra loro alcuna disuguaglianza. O beatitudine infinita in questa società delle tre persone che contemplano in se stesse le ineffabili perfezioni dell'essenza che le riunisce, e la proprietà di ciascuna delle tre che anima divinamente quella natura che nulla potrebbe limitare o turbare! O miracolo di quella essenza infinita allorché si degna di agire fuori di se stessa, creando altri esseri nella sua potenza e nella sua bontà, operando le tre persone d'accordo, in modo che quella che interviene in una maniera che le è propria, lo fa in virtù di una volontà comune! Un amore speciale sia dunque mostrato alla divina persona che, nell'azione comune alle tre, si degna di rivelarsi in modo speciale alle creature; e nello stesso tempo siano rese grazie alle altre due che si uniscono in una medesima volontà, quella che si manifesta in nostro favore!

Lode al Padre.

Gloria a te, o PADRE, Antico dei giorni (Dn 7,9), innascibile, senza principio ma che comunichi essenzialmente e necessariamente al Figlio e allo Spirito Santo la divinità che risiede in te! Tu sei Dio e sei Padre. Chi ti conosce come Dio e ti ignora come Padre, non ti conosce quale tu sei. Produci, generi, ma è nel tuo seno che sei generatore, poiché nulla di quanto è fuori di te è Dio. Tu sei l'essere, la potenza; ma non sei stato mai senza un Figlio. Tu dici a te stesso tutto quello che sei, ti traduci, e il frutto della fecondità del tuo pensiero, uguale a te, è una seconda persona che esce da te: è il tuo Figliuolo, il tuo Verbo, la tua parola increata. Una volta hai parlato, e la tua parola è eterna come te, come il tuo pensiero di cui è l'espressione infinita. Così lo splendore che brilla ai nostri occhi non è mai stato senza il suo splendore. Questo splendore è da lui, è con lui; emana da lui senza diminuirlo, così come non si isola da lui. Perdona, o Padre, al nostro debole intelletto di cogliere un paragone dagli esseri che tu hai creati. E se consideriamo noi stessi che siamo stati creati da te a tua immagine, non sentiamo forse che il nostro stesso pensiero, per essere distinto nella nostra mente, ha bisogno del termine che lo fissa e lo determina?

O Padre, noi ti abbiamo conosciuto mediante quel Figlio che tu eternamente generi, e che si è degnato di rivelarsi a noi. Egli ci ha insegnato che tu sei Padre e che egli è Figlio, e nello stesso tempo tu sei con lui una stessa cosa (Gv 10,30). Se un Apostolo esclama: "Signore, mostraci il Padre », egli risponde: « Chi vede me, vede il Padre mio" (Gv 14,8-9). O Unità della natura divina, in cui il Figlio, distinto dal Padre, non è tuttavia da meno del Padre! O compiacenza del Padre nel Figlio, mediante il quale egli ha coscien_za di se stesso; compiacenza d'amore intimo che egli dichiara alle nostre orecchie mortali sulle rive del Giordano e sulla vetta del Tabor (Mt. 3, 17; 2Pt 1,17).

O Padre, noi ti adoriamo, ma ti amiamo pure: poiché un Padre deve essere amato dai suoi figli, e noi siamo appunto tuoi figli. Un Apostolo non ci insegna forse che ogni paternità procede da te, non solo in cielo, ma anche in terra (Ef 3,15)? Nessuno è padre, nessuno ha l'autorità paterna nella famiglia, nello Stato, nella Chiesa, se non da te, in te e ad imitazione di te. Di più, tu hai voluto che "fossimo non soltanto chiamati tuoi figli, ma che tale qualità fosse reale in noi" (Gv 3,1); non per generazione come è del tuo unico Verbo, ma per una adozione che ci rende suoi "coeredi" (Rm 8,17). Il tuo divin Figlio dice parlando di te: "Io onoro il Padre mio" (Gv 8,49); anche noi ti onoriamo, o sommo Padre, Padre d'immensa maestà, e dal profondo del nostro nulla, nell'attesa dell'eternità, ti glorifichiamo insieme con i santi Angeli e i Beati della nostra stirpe. Che il tuo occhio paterno ci protegga, che si degni di compiacersi anche in quei figli che tu hai previsti, che hai eletti, che hai chiamati alla fede e che osano insieme con l'Apostolo chiamarti "il Padre delle misericordie e il Dio di ogni consolazione" (2 Cor 1,3).

Lode al Figlio.

Gloria a te, o FIGLIO, o Verbo, o Sapienza del Padre! Emanato dalla sua essenza divina, il Padre ti ha dato nascita "prima dell'aurora" (Sal 109,3); egli ti ha detto: "Oggi ti ho generato" (Sal 2,7), e quel giorno che non ha né vigilia né domani è l'eternità. Tu sei Figlio e Figlio unigenito, e questo nome esprime una stessa natura con colui che ti produce; esclude la creazione, e ti mostra consustanziale al Padre, dal quale esci con una perfetta somiglianza. Tu esci dal Padre senza uscire dall'essenza divina, essendo coeterno al tuo principio, poiché in Dio nulla vi è di nuovo e nulla di temporale. In te, la filiazione non è una dipendenza, poiché il Padre non può essere senza il Figlio come il Figlio senza il Padre. Se è nobile per il Padre produrre il Figlio, non è meno nobile per il Figlio esaurire e terminare in sé stesso con la sua filiazione la potenza generatrice del Padre.

O Figlio di Dio, tu sei il Verbo del Padre. Parola increata, tu gli sei intimo come il suo pensiero, che è il suo stesso essere. In te quell'essere si traduce interamente nella sua infinità, in te si conosce. Tu sei il frutto immateriale prodotto dall'intelletto divino del Padre, l'espressione di tutto ciò che egli è sia che ti custodisca misteriosamente "nel suo seno" (Gv 1,18), sia che ti produca al di fuori. Quali termini potremo usare per definirti nella tua magnificenza, o Figlio di Dio?! Lo Spirito Santo si degna di venirci in aiuto nei libri che ha ispirato ed osiamo perciò dire col linguaggio che ci suggerisce: "Tu sei lo splendore della gloria del Padre, la forma della sua sostanza (Ebr 1,3). Tu sei lo splendore dell'eterna luce, lo specchio senza imperfezione della maestà di Dio, la rifrazione della sua eterna bontà" (Sap 7,26). Con la santa Chiesa riunita a Nicea, osiamo dirti ancora: "Tu sei Dio da Dio, lume da lume, Dio vero da Dio vero". Con i Padri e i Dottori aggiungiamo: "Tu sei la lampada eternamente accesa alla lampada eterna. La tua luce non diminuisce affatto quella che si comunica a te, e in te essa non ha nulla di inferiore a quella che l'ha prodotta".

Ma quando questa ineffabile fecondità che dà un Figlio eterno al Padre, al Padre e al Figlio un terzo termine, ha voluto manifestarsi al di fuori della divina essenza, e non potendo produrre più nulla che le fosse uguale si è degnata di chiamare dal nulla la natura intellettuale e ragionevole, come quella che più si avvicinava al suo principio, e la natura materiale come la meno lontana dal nulla, la produzione intima della tua persona nel seno del Padre, o Figlio unigenito di Dio, si è rivelata al mondo nell'atto creatore. Il Padre ha fatto tutte le cose, ma "le ha fatte nella sua Sapienza" cioè è in te che "le ha fatte" (Sal 103,24). Questa missione di operare che hai ricevuta dal Padre, deriva dalla generazione eterna con la quale egli ti produce da se stesso. Tu sei stato lanciato dal tuo misterioso riposo, e le creature visibili e invisibili sono uscite dal nulla dietro il tuo comando. Agendo in un intimo accordo con il Padre, hai diffuso sui mondi, creandoli, qualcosa di quella bellezza e di quell'armonia di cui sei il riflesso nell'essenza divina. Ma la tua missione non era esaurita dalla creazione. L'angelo e l'uomo, esseri intelligenti e liberi, erano chiamati a vedere e a possedere Dio in eterno. Per essi, l'ordine naturale non era sufficiente; bisognava che venisse aperta una via soprannaturale per condurli al loro fine. Questa via, eri tu stesso, o Figlio unigenito di Dio. Assumendo in te la natura umana, tu ti univi all'opera tua, risollevavi fino a Dio l'angelo e l'uomo, e nella tua natura finita apparivi come il tipo supremo della creazione che il Padre aveva compiuta per mezzo tuo. O mistero ineffabile! Tu sei il Verbo increato, e insieme "il primogenito di ogni creatura" (Col 1,15) che doveva essere manifestato a suo tempo, ma che avevi preceduto nell'intenzione divina tutti gli esseri che sono stati creati perché fossero i suoi sudditi.

La stirpe umana, chiamata a possederti nel suo seno come il divino intermediario, la ruppe con Dio: il peccato la precipitò nella morte. Chi poteva ormai risollevarla e restituirla al suo sublime destino? Ancora soltanto tu, o Figlio unigenito del Padre! Non avremmo mai osato sperarlo; ma "il Padre ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito" (Gv 3,16), non più soltanto come mediatore, ma come redentore di noi tutti. O nostro fratello maggiore, tu gli chiedevi "che ti restituisse la tua eredità" (Sal 16,5), e questa eredità hai dovuto riscattarla. Il Padre allora ti affidò la missione di Salvatore per la nostra razza perduta. Il tuo sangue sulla croce fu il prezzo del nostro riscatto, e siamo rinati a Dio e ai nostri onori d'un tempo; per questo ci facciamo vanto, noi tuoi redenti, o Figlio di Dio, di chiamarti NOSTRO SIGNORE.

Liberati dalla morte, purificati dal peccato, ti sei degnato di restituirci tutte le nostre grandezze. Tu infatti sei ormai il CAPO, e noi siamo le tue membra. Tu sei il RE, e noi siamo i tuoi fortunati sudditi. Tu sei il PASTORE, e noi siamo le pecore del tuo unico ovile. Tu sei lo SPOSO, e la Chiesa madre nostra è la tua sposa. Tu sei il PANE vivo disceso dal cielo, e noi siamo i tuoi invitati. O Figlio di Dio, o Emmanuele, o figlio dell'uomo, benedetto il Padre che ti ha mandato; ma benedetto con lui anche tu, che hai adempiuto la sua missione, e che ti sei degnato di dirci che "le tue delizie sono nello stare con i figli degli uomini" (Prov 8,31)!

Lode allo Spirito Santo.

Gloria, a te, o SPIRITO SANTO, che emani per sempre dal Padre e dal Figlio nell'unità della divina sostanza! L'atto eterno con il quale il Padre conosce se stesso produce il Figlio che è l'immagine infinita del Padre, e il Padre è preso d'amore per quello splendore uscito da lui da prima dei secoli. Il Figlio, contemplando il principio da cui emana eternamente, concepisce per tale principio un amore uguale a quello di cui è l'oggetto. Chi potrebbe mai descrivere questo ardore, questa mutua aspirazione che è l'attrazione e il moto d'una persona verso l'altra, nell'immobilità eterna dell'essenza?! Tu sei quell'amore, o Spirito divino, che esci dal Padre e dal Figlio come da uno stesso principio, distinto dall'uno e dall'altro, ma che forma il legame che li unisce nelle ineffabili delizie della divinità: Amore vivo, personale, che procede dal Padre attraverso il Figlio, termine estremo che completa la natura divina e definisce eternamente la Trinità. Nel seno impenetrabile del gran Dio, la personalità ti deriva insieme dal Padre di cui sei l'espressione con un nuovo modo di produzione (Gv 15,26) e dal Figlio che, ricevendo dal Padre, ti dà da se stesso (Gv 16,14-15), poiché l'amore infinito che li unisce eternamente è dei due e non di uno solo. Mai il Padre fu senza il Figlio, mai il Figlio fu senza il Padre; ma neppure mai il Padre e il Figlio sono stati senza di te, o Spirito Santo! Eternamente essi si sono amati, e tu sei l'amore infinito che regna in essi, e al quale essi comunicano la loro divinità. La tua processione dall'uno e dall'altro esaurisce la virtù produttiva dell'essenza increata, e così le divine persone realizzano il numero tre; al di fuori di esse, non vi è che il creato.

Era necessario che nella divina essenza vi fosse non solo la potenza e l'intelletto, ma anche il volere dal quale procede l'azione. Il volere e l'amore sono una sola e medesima cosa, e tu sei, o divino Spirito, quel volere e quell'amore. Quando la gloriosa Trinità opera al di fuori di se stessa, l'atto concepito dal Padre, espresso dal Figlio, si compie per tuo mezzo. Pure per tuo mezzo l'amore che il Padre e il Figlio hanno l'uno per l'altro, e che si personifica in te, si estende agli esseri che saranno creati. Mediante il suo Verbo il Padre li conosce; mediante te, o Spirito amore, li ama, sicché tutta la creazione procede dalla bontà divina.

Emanando dal Padre e dal Figlio, senza perdere l'uguaglianza che hai eternamente con essi, sei mandato dall'uno e dall'altro verso la creatura. Il Figlio, mandato dal Padre, riveste per l'eternità la natura umana, e la sua persona, con le operazioni che le sono proprie, ci appare distinta da quella del Padre. Così pure, o Spirito Santo, noi ti riconosciamo distinto dal Padre e dal Figlio, quando discendi per compiere su di noi la missione che ti è stata assegnata dall'uno e dall'altro. Tu ispiri i profeti (2Pt 1,21), intervieni in Maria nella divina Incarnazione (Lc 1,35), ti posi sul fiore di Iesse (Is 9,2), conduci Gesù al deserto (Lc 4,1), lo glorifichi con i miracoli (Mt 12,28). La sua Sposa, la santa Chiesa, ti riceve anch'essa e tu l'ammaestri in ogni verità (Gv 16, 13), e rimani in lei, come suo amico, fino all'ultimo giorno del mondo (Mt 28,20). Le anime nostre sono segnate del tuo sigillo (Ef 1,13; 4,30), tu le animi della vita soprannaturale (Gal 5,25); abiti finanche nei nostri corpi, che diventano il tuo tempio (1Cor 6,19); e infine sei per noi il dono di Dio (Inno della Pentecoste), la fonte che zampilla sino alla vita eterna (Gv 4, 14; 7,39). Ti siano dunque rese distinte grazie, o Spirito divino, per le distinte operazioni che compi in nostro favore!

Ringraziamento alla Santissima Trinità.

Ed ora, dopo aver adorato l'una dopo l'altra le divine persone, passando in rassegna i loro benefici sul mondo, osiamo ancora elevare il nostro occhio mortale verso quella triplice Maestà che risplende nell'unità della tua essenza, o sommo Signore, e confessiamo ancora una volta, insieme con sant'Agostino, quello che abbiamo saputo da te su te stesso. "Tre è il loro numero: uno che ama colui che è da lui, uno che ama colui che è, e infine lo stesso amore" [1]. Ma dobbiamo ancora compiere un dovere di riconoscenza, celebrando l'ineffabile modo con cui ti sei degnato di imprimere in noi l'immagine di te stesso. Avendo risolto fin dall'eternità di farci compartecipi tuoi, (1Gv 1,3), ci hai preparati secondo un'immagine tolta dal tuo essere divino (Gen 1,27). Tre facoltà nella nostra unica anima rendono testimonianza della nostra origine che è da te; ma questo fragile specchio del tuo essere, che è la gloria della nostra natura, non era che un preludio ai disegni del tuo amore. Dopo averci dato l'essere naturale, avevi risolto nel tuo consiglio, o divina Trinità, di comunicarci anche l'essere soprannaturale. Nella pienezza dei tempi, il Padre ci manda il suo Figlio, e questo Verbo increato reca la luce al nostro intelletto; il Padre e il Figlio ci mandano lo Spirito, e lo Spirito reca l'amore alla nostra volontà; e il Padre che non può essere mandato viene da se stesso, e si dà all'anima nostra di cui trasforma la potenza. È nel santo Battesimo, nel nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo, che si compie nel cristiano questa produzione delle tre divine persone, in corrispondenza ineffabile con le facoltà elargite all'anima nostra, come l'abbozzo del capolavoro che solo l'azione soprannaturale di Dio può portare a termine.

O unione mediante la quale Dio è nell'uomo e l'uomo è in Dio! Unione mediante la quale giungiamo all'adozione del Padre, alla fraternità con il Figlio, all'eredità eterna. Ma questa abitazione di Dio nella creatura è stato l'amore eterno a formarla gratuitamente, e si mantiene fino a quando l'amore di reciprocità non viene a mancare nell'uomo. Il peccato mortale avrebbe la forza di distruggerla; la presenza delle divine persone che avevano fissato la loro dimora nell'anima (Gv 14,23) e che vorrebbero restare unite ad essa, cesserebbe nell'istante stesso in cui si spegnesse la grazia santificante. Dio allora non sarebbe più nell'anima se non per la sua immensità, e l'anima non lo possederebbe più. Allora Satana ristabilirebbe in essa il regno della sua odiosa trinità: "la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita" (1Gv 2,16). Guai a chiunque osasse sfidare Dio con una rottura così sanguinosa, e sostituire in questo modo il male al sommo bene! È la gelosia del Signore disprezzato, espulso, che ha spalancato gli abissi dell'inferno e acceso le fiamme eterne.

Ma questa rottura è dunque senza più possibile riconciliazione? Sì, se si tratta dell'uomo peccatore, incapace di riallacciare con la Santissima Trinità le relazioni che una gratuita previdenza aveva preparate e che una incomprensibile bontà aveva portate a termine. Ma la misericordia di Dio, che è, come ci insegna la Chiesa nella sacra Liturgia (Colletta della X domenica dopo la Pentecoste), l'attributo più alto della sua potenza, può operare un tale prodigio, e lo opera ogni qualvolta un peccatore si converte. A questa operazione della augusta Trinità che si degna così di discendere nuovamente nel cuore del peccatore pentito, un gaudio immenso, ci dice il Vangelo, si impossessa degli Angeli e dei Santi fin nelle altezze dei cieli (Lc 15,10), poiché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo hanno reso manifesto il loro amore e cercato la loro gloria rendendo giusto colui che era stato peccatore, e venendo ad abitare in quella pecorella or ora smarrita, in quel prodigo che il giorno prima faceva il guardiano dei porci, in quel ladrone che poco fa, sulla croce, insultava ancora insieme con il suo compagno l'innocente crocifisso.

Adorazione e amore a voi, dunque, o Padre, Figlio e Spirito Santo, Trinità perfetta che ti sei degnata di rivelarti ai mortali, Unità eterna e incommensurabile che hai liberato i padri nostri dal giogo dei falsi dèi. Gloria a te, come era nel principio, prima di tutti gli esseri creati; come è adesso, in quest'ora in cui attendiamo la vera vita che consiste nel contemplarti faccia a faccia; come sarà nei secoli dei secoli, quando l'eternità beata ci avrà riuniti nel tuo seno infinito. Amen.

PREGHIAMO

O Dio onnipotente ed eterno, che per mezzo della vera fede hai concesso di conoscere la gloria dell'eterna tua Trinità e di adorare la grandezza della tua Unità, fa' che questa fede fermissima ci faccia forti in tutte le avversità della vita.

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NOTE

[1] Non amplius quam tria sunt: unus diligens eum qui de illo est, et unus diligens eum de quo est, et ipsa dilectio (De Trin. l. vi c. vii).

Augustinus
10-06-06, 13:19
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
10-06-06, 13:36
SS. Trinità (http://www.preghiereagesuemaria.it/la%20ss%20trinita.htm)

Augustinus
11-06-06, 08:24
Pentecoste (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=93148)

Corpus Domini (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=104469)

Trasfigurazione di N.S. Gesù Cristo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=144847)

Battesimo di Gesù (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=149216)

Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=74789)

SS. Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=139817)

S. Tommaso d'Aquino Dottore della Chiesa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=144345)

S. Agostino d'Ippona, vescovo e dottore della Chiesa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=116833)

S. Gregorio Magno, Papa e dottore della Chiesa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=117810)

S. Leone I detto Magno, Papa e dottore della Chiesa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=73206)

S. Ambrogio vescovo e dottore della Chiesa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=76555)

Augustinus
11-06-06, 10:43
http://img101.imageshack.us/img101/8959/caensdyb7ji.jpg Scuola del Rubens, S. Agostino medita sul mistero della SS. Trinità, Museo del Prado, Madrid

Augustinus
02-06-07, 08:21
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/dettaglio/20270):

Santissima Trinità

(celebrazione mobile)

Martirologio Romano: Solennità della santissima e indivisa Trinità, in cui professiamo e veneriamo Dio uno e trino e la Trinità nell’unità.

La solennità della Santissima Trinità è la festa del "Dio unico in Tre Persone". Con questo è già detto tutto, ma tutto resta ancora da capire, accogliere con amore, adorare nella contemplazione. Il tema ha una importanza centrale sul fronte missionario. Si afferma, con facilità, che tutti i popoli - anche i non cristiani - sanno che Dio esiste e che anche i 'pagani' credono in Dio. Questa verità condivisa – pur con alcune differenze, riserve e la necessità di purificare immagini e rapporti - è la base che rende possibile il dialogo fra le religioni, e in particolare il dialogo fra i cristiani e i seguaci di altre religioni. Sulla base di un Dio unico comune a tutti, è possibile tessere un'intesa fra i popoli in vista di azioni concertate a favore della pace, in difesa di diritti umani, per la realizzazione di progetti di sviluppo e crescita umana e sociale. Su questo fronte abbiamo visto gesti coraggiosi e positivi di intesa e collaborazione, promossi anche da grandi Papi, come Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II; ma sempre nella chiara consapevolezza che tutto questo è soltanto una parte dell'azione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo.

Per un cattolico l'orizzonte di relazioni fondate sull'esistenza di un Dio unico non è sufficiente, e tanto meno lo è per un missionario cosciente della straordinaria rivelazione ricevuta per mezzo di Gesù Cristo, rivelazione che abbraccia tutto il mistero di Dio, nella sua unità e trinità. Il Vangelo che il missionario porta al mondo, oltre a rafforzare e perfezionare la comprensione del monoteismo, apre all'immenso, sorprendente mistero del Dio-comunione di Persone. La parola 'mistero' è da intendersi più per ciò che rivela che per quello che nasconde. In questa materia è meglio lasciare la parola ai mistici. Per S. Giovanni della Croce "c'è ancora molto da approfondire in Cristo. Questi infatti è come una miniera ricca di immense vene di tesori, dei quali, per quanto si vada a fondo, non si trova la fine; anzi in ciascuna cavità si scoprono nuovi filoni di ricchezze". Rivolgendosi alla Trinità, S. Caterina da Siena esclama: "Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo, e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile; e l'anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna".

La rivelazione cristiana del Dio trino offre parametri nuovi sul mistero di Dio. Sia in se stesso, sia nei suoi rapporti con l'uomo e il creato, come pure per le relazioni fra le persone umane. Un anonimo ha trasmesso il seguente dialogo, scarno ma essenziale, tra un musulmano e un cristiano.
- Diceva un musulmano: "Dio, per noi, è uno; come potrebbe avere un figlio?"
- Rispose un cristiano: "Dio, per noi, è amore; come potrebbe essere solo?"
Si tratta di una forma stilizzata di 'dialogo interreligioso', che manifesta una verità fondamentale del Dio cristiano, capace di arricchire anche il monoteismo ebraico, musulmano e delle altre religioni. Infatti, il Dio rivelato da Gesù (Vangelo) è soprattutto Dio-amore (cf. Gv 3,16; 1Gv 4,8). È un Dio unico, in una piena comunione di Persone. Egli si rivela a noi soprattutto come un "Dio misericordioso e pietoso" (I lettura); "Dio ricco di misericordia" (Ef 2,4).

È questo il vero volto di Dio che tutti i popoli hanno il diritto e il bisogno di conoscere * dai missionari della Chiesa. Per questo, afferma il Concilio, "la Chiesa pellegrinante è missionaria per sua natura, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il progetto di Dio Padre" (Ad Gentes 2). Nei primi numeri dello stesso Decreto il Concilio spiega l'origine e il fondamento trinitario della missione universale della Chiesa, offrendo, tra l'altro, una delle più alte sintesi teologiche di tutto il Concilio.

Autore: Padre Romeo Ballan

Augustinus
02-06-07, 08:21
http://santiebeati.it/immagini/Original/20270/20270AU.JPG

http://santiebeati.it/immagini/Original/20270/20270H.JPG

Augustinus
02-06-07, 17:57
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
03-06-07, 08:18
http://www.wga.hu/art/b/botticel/91late/030trini.jpg Sandro Botticelli, SS. Trinità tra i SS. Maddalena, Giovanni Battista, Raffaele e Tobia (Pala delle Convertite), 1491-93, Courtauld Institute Galleries, Londra

http://www.wga.hu/art/b/botticel/3barnaba/2predell.jpg Sandro Botticelli, Visione di S. Agostino, 1488 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://www.wga.hu/art/m/murillo/3/314muril.jpg Bartolomé Esteban Murillo, Le due Trinità, 1675-82, National Gallery, Londra

http://www.wga.hu/art/g/gozzoli/4gimigna/2/12scene.jpg Benozzo Gozzoli, Il ciclo della parabola della SS. Trinità di S. Agostino, 1464-65, Cappella absidale, Chiesa di S. Agostino, San Gimignano

http://www.wga.hu/art/g/grebber/inviting.jpg Pieter de Grebber, Dio Padre invita il Figlio a sedersi alla sua destra, 1645, Museum Catharijneconvent, Utrecht

http://www.wga.hu/art/l/lopez/father/trinity.jpg Vincente López Y Portana, Adorazione della Trinità, 1791-92, collezione privata

http://www.wga.hu/art/r/rubens/10religi/02religi.jpg http://img227.imageshack.us/img227/7977/rubensthetrinityadoredbys8.jpg Pieter Pauwel Rubens, La famiglia Gonzaga adora la SS. Trinità, 1604-05, Palazzo Ducale, Mantova

Augustinus
03-06-07, 08:33
http://www.wga.hu/art/w/wit/holy_fam.jpg Jacob de Wit, Sacra Famiglia con SS. Trinità, 1726, Amstelkring Museum, Amsterdam

http://cgfa.sunsite.dk/c/coter1.jpg Colijn de Coter, SS. Trinità con Cristo morto sorretto da Angeli o Trono di Grazia, 1500 circa, Musée du Louvre, Parigi

Augustinus
17-05-08, 18:22
SERMONE XXIX. - PER LA DOMENICA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ

Amore delle tre divine persone verso l'uomo.

Euntes ergo docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti (Matth. 28, 19).

Scrisse il pontefice s. Leone, che la natura di Dio è la stessa bontà per essenza: Deus cuius natura bonitas. Or la bontà è naturalmente diffusiva di se stessa: Bonum est sui diffusivum. Ed in fatti si vede coll'esperienza anche tra gli uomini che le persone di buon cuore sono piene di amore verso tutti, e desiderano di far parte a tutti de' beni che godono. Iddio per tanto, che è bontà infinita, è tutto amore verso di noi sue creature; onde da s. Giovanni fu chiamato lo stesso amore, la stessa carità: Deus caritas est (Ioan. 4, 8), ed ha perciò un desiderio sommo di farci partecipi de' suoi beni. Ben c'insegna la fede quanto tutte le tre divine Persone si sono impiegate in amare l'uomo, e farlo ricco dei doni divini. Quando Gesù Cristo disse agli Apostoli: Docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti, non solamente volle che avessero istruite le genti del mistero della ss. Trinità, ma che avessero ancora fatto lor conoscere l'amore che questa Trinità porta all'uomo. Perciò voglio oggi, anime cristiane, darvi a considerare

Nel punto I. L'amore che ci ha portato il Padre nel crearci;

Nel punto II. L'amore del Figlio nel redimerci;

Nel punto III. L'amore dello Spirito santo nel santificarci. Vediamolo.

PUNTO I. L'amore che ci ha portato il Padre nel crearci.

In caritate perpetua dilexi te, ideo attraxi te miserans (Ier. 31, 3). Figlio mio, dice Dio, io ti ho amato sin dall'eternità, ho voluto usarti la misericordia di cavarti dal niente. Dunque, cristiano mio, fra tutti coloro che ti hanno amato, Iddio è stato il primo ad amarti. Su questa terra i primi ad amarti sono stati i tuoi genitori, ma essi non ti hanno amato, se non dopo che ti han conosciuto. Ma prima che tu avessi l'essere, Dio già ti amava. Non vi era in questo mondo né tuo padre, né tua madre, e Dio già ti amava, anzi non era ancora creato il mondo, e Dio ti amava. E quanto tempo prima di crearsi il mondo ti amava Dio? Forse mille anni o mille secoli prima? Non serve a numerare anni e secoli; Dio ti ha amato sin dall'eternità: In caritate perpetua dilexi te. Egli da che è stato Dio, sempre ti ha amato: da che ha amato se stesso, ha amato ancora te. Questo pensiero faceva dire alla vergine s. Agnese: Ab alio amatore praeventa sum. Allorché le creature dimandavano il suo amore, ella rispondeva loro: no, creature, io non posso preferirvi al mio Dio. Egli è stato il primo ad amarmi, è giusto dunque che io nel mio amore lo preferisca a tutti.

Sicché, fratello mio, Iddio da un'eternità ti ha amato, e solo per amore ti ha tratto fuori dal numero di tanti uomini che poteva creare in vece tua, e lasciando essi nel loro nulla, ha dato l'essere a te, e ti ha posto nel mondo. Per tuo amore ancora ha fatte tante altre belle creature, acciocché ti servissero e ti ricordassero l'amore che ti ha portato, e che tu gli dei per gratitudine: Coelum et terra, diceva s. Agostino, et omnia mihi dicunt, ut amem te. Quando il santo mirava il sole, le stelle, i monti, il mare, i fiumi, gli pareva che tutti gli parlassero e dicessero: Agostino, ama Dio, mentr'egli ci ha creati per te, affinché tu l'amassi. L'abate Rancé fondatore della Trappa quando vedeva le colline, i fonti, i fiori, diceva che tutte queste creature gli ricordavano l'amore che Dio gli avea portato. S. Teresa dicea parimente che queste creature le rinfacciavano la sua ingratitudine verso Dio. S. Maria Maddalena de' Pazzi, tenendo in mano qualche bel fiore o frutto, sentivasi da quello ferire, come da una saetta, il cuore d'amore verso Dio, dicendo tra sé: Dunque il mio Dio ha pensato da un'eternità a crear questo fiore, questo frutto per amor mio, acciocché io lo amassi!

Di più l'eterno Padre, vedendo che noi per le nostre colpe eravamo condannati all'inferno, per l'amore che ci ha portato, ha mandato il suo Figlio in terra a morire sopra una croce per liberarci dall'inferno, e portarci seco in paradiso: Sic Deus dilexit mundum, ut Filium suum unigenitum daret (Ioan. 3, 16). Amore che l'apostolo chiama troppo amore: Propter nimiam caritatem suam, qua dilexit nos, et cum essemus mortui peccatis, vivificavit nos in Christo (Ephes. 2, 4 et 5).

Di più vedi l'amore speciale che ti ha portato in farti nascere in paesi cristiani, ed in grembo della vera chiesa che è la cattolica. Quanti nascono tra i gentili, tra i giudei, tra i maomettani, o tra gli eretici, i quali tutti si dannano! Considera che a rispetto del gran numero di costoro, pochi, neppure la decima parte, sono quelli che tra gli uomini hanno la sorte di nascere dove regna la vera fede; e tra questi pochi Iddio ha eletto noi. Oh che dono immenso è questo dono della fede! Quanti milioni di anime tra gl'increduli sono privi di sacramenti, di prediche, degli esempj de' buoni compagni e di tutti gli altri aiuti che vi sono nella nostra chiesa per salvarci! E il Signore ha voluto concedere a noi tutti questi grandi aiuti senza alcun nostro merito, anzi prevedendo i nostri demeriti, poiché quando egli pensava a crearci ed a farci queste grazie, già prevedeva i nostri peccati e le ingiurie che avevamo da fargli.

PUNTO II. L'amore che ci ha portato il Figlio di Dio nel redimerci.

Pecca Adamo il nostro primo padre col cibarsi del pomo vietato, e vien condannato il misero alla morte eterna con tutti noi suoi discendenti. Iddio vedendo perduto tutto il genere umano, determina di mandare un Redentore a salvare gli uomini. Chi andrà a far questa redenzione? Un angelo, un serafino? No, lo stesso Figlio di Dio, sommo e vero Dio come il Padre si offerisce a venire in terra, a prender ivi carne umana, e morire per la salute degli uomini. Oh stupore, oh prodigio dell'amor divino! L'uomo disprezza Dio, scrisse s. Fulgenzio, e si separa da Dio; e Dio viene in terra a ritrovar l'uomo ribelle per l'amore che gli porta! Homo Deum contemnens, a Deo discessit; Deus hominem diligens, ad homines venit (Serm. in Nativ. Christi)! Poiché a noi, disse s. Agostino, non era già permesso di andare al Redentore, egli non ha sdegnato di venire a noi: Quia ad mediatorem venire non poteramus, ipse ad nos venire dignatus est. E perché Gesù Cristo ha voluto venire a noi? Dice lo stesso santo Dottore, per farci sapere il grande amor che ci porta: Propterea Christus advenit, ut cognosceret homo, quantum eum diligat Deus.

Quindi scrisse l'apostolo: Benignitas et humanitas apparuit Salvatoris nostri Dei (Tit. 3, 4). Legge il testo greco: Singularis Dei erga homines apparuit amor. Scrive san Bernardo su questo medesimo testo, che prima che Dio apparisse in terra fatt'uomo, non poteano gli uomini giungere a conoscere quanto fosse grande la divina bontà; perciò il Verbo eterno prese carne umana, acciocché apparendo da uomo, fosse dagli uomini questa bontà conosciuta: Priusquam appareret humanitas, latebat benignitas; sed unde tanta agnosci poterat? Venit in carne, ut, apparente humanitate, agnosceretur benignitas (Serm. 1, in Epiph.). E qual maggiore amore e bontà potea dimostrarci il Figlio di Dio, che farsi uomo, oh Dio! farsi verme come noi, affin di non vederci perduti? Qual maraviglia sarebbe il vedere un principe fatto verme per salvare i vermi del suo regno! E che diremo noi in vedere un Dio fatt'uomo come noi, per salvarci dalla morte eterna? Verbum caro factum est (Ioan. 1, 14). Un Dio fatto carne! Se la fede non ce ne assicurasse, chi mai potrebbe crederlo? Ecco dunque, dice san Paolo, un Dio quasi ridotto niente: Semetipsum exinanivit formam servi accipiens, et habitu inventus ut homo (Philip. 2, 7). Il testo greco in vece di exinanivit, dice evacuavit, dandoci ad intendere l'apostolo che quegli il quale era pieno di maestà e potenza divina, ha voluto abbassarsi a prender la condizione umile e debole della natura umana, assumendo la forma, cioè la natura di servo, e facendosi simile agli uomini anche nella figura esterna, come ogni altr'uomo volgare, quantunque, nota il Grisostomo, egli non fosse semplice uomo, ma uomo e Dio. S. Pietro di Alcantara, udendo un giorno cantar da un diacono quelle parole di s. Giovanni: Et Verbum caro factum est, dando un forte grido, uscì fuori di sé, e stando in estasi, volò per aria sino a giungere nella chiesa davanti il ss. sacramento.

Ma non si contentò il Verbo incarnato, questo Dio innamorato, solo di essersi fatto uomo per amore degli uomini, volle di più vivere tra noi come l'ultimo, il più vile ed il più afflitto degli uomini, secondo già lo previde il profeta: Non est species ei, neque decor; et vidimus eum... despectum et novissimum virorum, virum dolorum (Isa. 53, 2 et 3). L'uomo di dolori, sì perché la vita di Gesù C. fu una vita tutta piena di dolori: Virum dolorum. Egli fu un uomo formato a posta per esser cruciato sempre da' dolori; e tale fu tutta la vita del nostro Redentore dalla nascita sino alla morte.

E perché era egli venuto per farsi amare dall'uomo, come espresse con quelle parole: Ignem veni mittere in terram, et quid volo, nisi ut accendatur (Luc. 12, 49)? Volle nel fine di sua vita darci i segni e le prove più grandi dell'amore che ci portava: Cum dilexisset suos, qui erant in mundo, in finem dilexit eos (Ioan. 13, 1). Onde non solo si umiliò sino a morire per noi, ma volle scegliersi una morte la più amara e obbrobriosa fra tutte le morti: Humiliavit semetipsum, factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis (Philip. 2, 8). Chi tra gli ebrei moriva crocifisso restava maledetto e vituperato presso tutti: Maledictus qui pendet in ligno (Deut. 21, 23). E così volle finire la vita il nostro Redentore morendo svergnognato in croce, in mezzo ad una tempesta d'ignominie e di dolori, siccome predisse per Davide: Veni in altitudinem maris, et tempestas demersit me (Psal. 68, 3).

Scrive s. Giovanni: In hoc cognovimus caritatem Dei, quoniam ille animam suam pro nobis posuit (1 Ioan. 3, 16). Ed in verità come poteva Iddio dimostrarci maggiormente il suo amore, che con dare per noi la sua vita divina? E com'è possibile, vedere un Dio morto in croce per nostro amore, e non amarlo? Caritas enim Christi urget nos (2 Cor. 5, 14). Con queste parole s. Paolo ci avverte, che non tanto quel che ha fatto e patito Gesù Cristo, quanto l'amore che ci ha dimostrato nel patire e morire per noi, ci obbliga e ci forza ad amarlo. Egli è morto per tutti, lo stesso apostolo soggiunge, acciocché ognuno di noi non viva più a se stesso, ma solo a colui che per amor nostro ha data la vita: Pro nobis omnibus mortuus est Christus, ut et qui vivunt, iam non sibi vivant, sed ei qui pro ipsis mortuus est (2 Cor. 5, 15). E al medesimo fine di cattivarsi tutto il nostro amore, dopo aver data per noi la vita, ha voluto di più lasciarci se stesso in cibo, quando disse: Accipite et comedite hoc est corpus meum (Matth. 26, 26). Cosa, che se la fede non ce ne assicurasse, chi mai potrebbe crederla? Ma di questo altro prodigio dell'amor divino nel ss. sacramento, ne parleremo nella domenica seguente. Passiamo ora a considerare brevemente il terzo punto.

PUNTO III. L'amore che ci ha portato lo Spirito S. nel santificarci.

L'eterno Padre, non contento di averci donato Gesù Cristo suo figlio, affinché ci salvasse colla sua morte, volle donarci ancora lo Spirito santo, acciocché abitasse nelle anime nostre, e le tenesse continuamente accese di santo amore. Gesù stesso poi, non ostanti i maltrattamenti ricevuti in questa terra dagli uomini, scordato delle loro ingratitudini, dopo essere asceso in cielo, c'inviò di là lo Spirito santo, affinché colle sue sante fiamme ci accendesse la divina carità e ci santificasse; e perciò lo Spirito santo, quando discese nel cenacolo volle apparire in forma di lingue di fuoco: Et apparuerunt illis dispertitae linguae tamquam ignis (Act. 2, 3). Onde poi ci fa pregare la chiesa: Illo nos igne, quaesumus, Domine, Spiritus inflammet, quem Dominus Iesus Christus misit in terram et voluit vehementer accendi. E questo poi è stato quel santo fuoco che ha infiammati i santi a fare grandi cose per Dio, ad amare i loro più crudeli nemici, a desiderare i disprezzi, a spogliarsi delle ricchezze ed onori del mondo, e sino ad abbracciare con allegrezza i tormenti e la morte.

Lo Spirito santo è quel laccio divino che stringe il Padre col Figlio, ed egli medesimo è quello, che per mezzo dell'amore stringe le anime nostre con Dio; giacché questo è l'effetto dell'amore, come dice s. Agostino: Caritas est virtus coniungens nos Deo. I legami del mondo sono legami di morte, ma i legami dello Spirito santo sono legami di vita eterna, mentre ci uniscono con Dio, che è la vera ed unica nostra vita.

Intendiamo inoltre che tutti i lumi, le ispirazioni, le chiamate di Dio e tutti gli atti buoni che nella nostra vita abbiamo fatti, di dolore de' nostri peccati, di confidenza della misericordia di Dio, di amore, di rassegnazione, tutti sono stati doni dello Spirito santo. Aggiunge l'apostolo: Similiter autem et Spiritus adiuvat infirmitatem nostram, nam quid oremus, sicut oportet, nescimus: sed ipse Spiritus postulat pro nobis gemitibus inenarrabilibus (Rom. 8, 26). Sicché lo Spirito santo è quegli che anche prega per noi, perché, non sapendo noi le preghiere che dobbiamo fare a Dio per la nostra salute, lo Spirito santo c'insegna a pregare.

In somma tutta la ss. Trinità si è impiegata a dimostrarci l'amore che Dio ci porta, acciocché noi gli siamo grati in amarlo: Cum amat Deus, scrive s. Bernardo, nihil aliud vult quam amari. È troppo giusto dunque che noi amiamo quel Dio, che è stato il primo ad amarci, e ad obbligarci con tante finezze ad amarlo: Nos ergo diligamus Deum, quoniam Deus prior dilexit nos (Ioan. 4, 19). Oh che gran tesoro è l'amore! È un tesoro infinito; perché l'amore ci fa acquistare l'amicizia di Dio: Infinitus est thesaurus, quo qui usi sunt participes facti sunt amicitiae Dei (Sap. 7, 14). Ma per acquistar questo tesoro è necessario che stacchiamo il cuore dalle cose terrene. Scrivea s. Teresa: Distacca il cuore dalle creature, e troverai Dio. In un cuore pieno di terra non vi trova luogo l'amore divino. Perciò preghiamo sempre il Signore nelle nostre orazioni, nelle comunioni, nelle visite al ss. sacramento, che ci doni il suo santo amore, perché lo stesso amore ci farà perdere l'affetto delle cose di questa terra: Quando la casa va a fuoco, dice s. Francesco di Sales, tutte le robe si gettano per la finestra. E volea dire che quando un'anima s'infiamma d'amor divino, da se stessa si distacca da tutte le cose create. E il p. Paolo Segneri iuniore solea dire che l'amor divino è un ladro che ci spoglia di tutti gli affetti terreni, e ci fa dire: E che altro voglio io, se non voi solo, o mio Signore?

Fortis ut mors dilectio (Cant. 8, 6). L'amore è forte come la morte. Viene a dire che siccome non vi è forza creata che resista alla morte, quando è giunta l'ora di venire; così per un'anima amante di Dio non vi è difficoltà che non sia superata dall'amore. Quando si tratta di piacere all'amato, l'amore vince tutto, dolori, perdite, ignominie: Nihil tam durum, quod non amoris igne vincatur. Questo amore operava che i santi martiri, stando ne' tormenti, sugli eculei, sulle graticole infocate, giubilavano e ringraziavano Dio di dar loro a patire per di lui amore: e gli altri santi, ove son mancati i tiranni che li tormentassero, essi per dar gusto a Dio, coi digiuni, colle macerazioni e penitenze si son fatti carnefici di loro stessi. Scrive s. Agostino che nel fare quel che si ama non si prova fatica, e se si prova, la stessa fatica è amata: In eo quod amatur, aut non laboratur aut ipse labor amatur.

Fonte: S. Alfonso M. De' Liguori, Sermoni compendiati per tutte le domeniche dell'anno, Sermone sulla Domenica della SS. Trinità, Napoli, 1771, ora in OPERE ASCETICHE, in “Opere di S. Alfonso Maria de Liguori”, a cura di Pier Giacinto Marietti, Vol. III, Torino, 1880, pp. 469-474 (http://www.intratext.com/IXT/ITASA0000/__P31W.HTM)

Augustinus
17-05-08, 19:49
http://www.wga.hu/art/s/signorel/various/8trinity.jpg Luca Signorelli, SS. Trinità, Vergine Maria e quattro Santi (Arcangeli Michele e Gabriele, SS. Agostino e Atanasio), 1510, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://www.wga.hu/art/t/tiziano/05_1550s/02trinit.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p00432a01nf2003.jpg Tiziano Vecellio, La Trinità in gloria, 1551-54 circa, Museo del Prado, Madrid

Holuxar
11-06-17, 19:45
Domenica 11 giugno 2017: FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ…




"FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ."
http://www.unavoce-ve.it/pg-trinita.htm
Guéranger, L'anno liturgico - Festa della Santissima Trinità (http://www.unavoce-ve.it/pg-trinita.htm)




Santa Messa domenicale odierna, 11 giugno 2017, di Don Floriano Abrahamowicz a Paese (TV) per la festa della Santissima Trinità:



SS. Trinità (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=3DTrHzy0dMQ
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php




SS. Trinità - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/ss-trinita/)
http://www.sodalitium.biz/ss-trinita/
“11 giugno 2017, festa della Santissima Trinità.
Adorabile Trinità, Dio solo in tre persone, ci prostriamo innanzi a Voi! Gli angeli irradianti dalla vostra luce non possono sostenerne lo splendore; si velano la faccia e si umiliano al cospetto della vostra infinita Maestà. Permettete ai miseri abitanti della terra di unire le loro adorazioni a quelle degli spiriti celesti. Padre, Creatore del mondo, siate benedetto dall’opera delle vostre mani! Verbo Incarnato, Redentore del mondo, ricevete le lodi di coloro per i quali avete sparso il vostro Sangue preziosissimo! Spirito Santo, sorgente di grazia e principio di amore, siate glorificato nelle anime che sono vostro tempio! Ma ohimè! Signore, odo le bestemmie degli increduli che non vi vogliono conoscere, degli empi che vi oltraggiano, dei peccatori che disprezzano la vostra legge, il vostro amore, i vostri doni. O Padre potentissimo, noi detestiamo tanta audacia e vi offriamo, con le nostre deboli preghiere, la adorazione perfetta del vostro Cristo! O Gesù dite ancora al Padre celeste che perdoni loro, perchè non sanno ciò che fanno! Spirito Santo, cambiate ad essi il cuore ed infiammate il nostro di uno zelo ardente per l’onore di Dio. Padre, Figlio e Spirito Santo regnate finalmente con l’amore così in terra come in cielo. Salgano dovunque verso di Voi inni di benedizione, incenso di preghiere, ossequi di fedeltà. La Santissima Trinità sia sempre lodata, servita e onorata da tutte le creature in Gesù Cristo nostro Signore. Così sia.”


https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/1013-atto-di-riparazione-al-sacratissimo-cuore-di-gesu.html
www.sursumcorda.cloud
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare san Barnaba Apostolo, il quale, di nazione Cipriota, ordinato dai discepoli Apostolo delle genti insieme a Pàolo, percorse con lui molte regioni, esercitando l’ufficio della predicazione evangelica a lui affidato; finalmente, andato a Cipro, vi onorò il suo Apostolato con un glorioso martirio. Il suo corpo, al tempo dell’imperatore Zenóne, fu ritrovato per rivelazione dello stesso Barnaba, insieme ad una copia del Vangelo di san Mattéo, trascritta di sua mano dallo stesso Bàrnaba. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Apostolo, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Barnaba possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”


Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
“Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
“11 juin : Saint Barnabé, Apôtre (Ier siècle).”
“Dimanche pour la fête de la Très Sainte Trinité.”
“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour la fête de la Très Sainte Trinité (2016).
http://prieure2bethleem.org/predica/2016_05_22_mai.mp3”





11° giorno: Cuore generoso - Cuore avaro (http://www.stellamatutina.eu/11-giorno-cuore-generoso-cuore-avaro/)
11° giorno: Cuore generoso – Cuore avaro
CUORE GENEROSO
La generosità del Cuore di Gesù è espressa da quel lamento doloroso che Egli potrebbe rivolgere a ciascuno di noi: «Popolo mio, che cos’altro avrei potuto fare per la mia vigna, che non feci?» (Is 5,5).
Nessuno è più generoso di chi dona tutto se stesso in modo da non ricusare più nulla per sé. Ebbene, la generosità di Gesù noi possiamo leggerla in ogni evento della sua vita. Dalla nascita alla morte. Nella vita privata e pubblica. Da solo e con i suoi.
Nasce in una stalla e in un’umile famiglia sconosciuta a tutti.
Vive a Nazaret nel nascondimento più fitto, tanto da meravigliare, un giorno, gli stessi abitanti del piccolissimo villaggio.
Svolge la sua missione pubblica senza avere letteralmente «ove posare il capo» (Mt 8,20).
Sceglie come suoi collaboratori dodici rozzi pescatori e uomini impreparati.
Vuole restare fra noi, e non trova di meglio che mettersi in un frammento di pane, per donarsi a tutti con la massima semplicità.
Vuole morire per noi, e sceglie la morte più spaventosa e più ignominiosa: condannato come un malfattore.
Che cosa poteva fare di più per noi e non l’ha fatto?
Aveva ragione santa Teresina di dire che «chi ama, non conta più».
Soprattutto l’Eucaristia rimane il sublime capolavoro del Cuore di Gesù: ogni qualvolta riceviamo la Santa Comunione o assistiamo alla distribuzione della Santa Comunione, dovremmo piangere di commozione a vedere la generosità dell’amore di Gesù che si è spogliato di se stesso fino a perdere anche ogni figura umana, per donarsi a noi nella maniera più povera, più umile, più dolce.
Cuore di Gesù! Infinitamente ricco, ti sei fatto il più povero di tutti per donarti a noi, insegnandoci che la vera ricchezza è la carità, giacché Dio, infinita ricchezza, è carità.
(...)
San Francesco morì spoglio di ogni bene terreno, ma ricchissimo di beni eterni, come Gesù ci raccomanda: «Non accumulate tesori sulla terra, dove la ruggine e la tignola consumano e dove i ladri sfondano e rubano: ma accumulatevi tesori nel cielo, dove né ruggine né tignola consumano, e dove i ladri non sfondano né rubano» (Mt 1,19-20).
Quando noi cerchiamo di soddisfarci con le cose create possedendo beni di terra, il nostro cuore non può essere mai veramente soddisfatto. Anzi! «Ci hai fatti per te, Signore, – pregava sant’Agostino – e il nostro cuore è inquieto finché non riposi in Te».
Proprio così. Il Cuore di Gesù voglia rendere generoso il nostro cuore nel disfarsi delle cose create che alimentano l’egoismo e l’inquietudine; voglia rendere il nostro cuore povero di beni terreni, e ricchissimo del desiderio di donare e di donarsi.
Proposito: Per amore del Cuore di Gesù fare un’opera di carità ad un povero o a una famiglia povera.
FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010."



11 giugno (http://www.preghiereperlafamiglia.it/_giugno/11-giugno.htm)
"L'ORA SANTA
11° GIORNO
Pater noster.
Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
Intenzione. - Riparare le irriverenze che si fanno nelle Chiese.
L'ORA SANTA
(...) In questo mese del Sacro Cuore approfondiamo l'alto significato dell'Ora Santa, per apprezzarla e per farla con frequenza e devozione.
(...) Impariamo da questo episodio a superare le difficoltà che certe volte possono sorgere, allorché il Signore c'ispira di offrirgli un'Ora Santa.
Fioretto. Raccogliersi in qualche momento della giornata per fare un po' di Ora Santa.
Giaculatoria. Gesù, accresci in me la fede, la speranza e la carità!
(Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli)."




Guéranger, L'anno liturgico - Festa della Santissima Trinità (http://www.unavoce-ve.it/pg-trinita.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-trinita.htm
“PROPRIO DEL TEMPO
FESTA DELLA
SANTISSIMA TRINITÀ
Ragioni della festa e della sua tarda istituzione.
Abbiamo visto gli Apostoli nel giorno della Pentecoste ricevere lo Spirito Santo e, fedeli all'ordine del Maestro (Mt 28,19) partire subito per andare ad ammaestrare tutte le genti, e battezzare gli uomini nel nome della Santissima Trinità. Era dunque giusto che la solennità che ha per scopo di onorare il Dio unico in tre persone seguisse immediatamente quella della Pentecoste alla quale è unita da un misterioso legame. Tuttavia, solo dopo lunghi secoli essa è venuta a prender posto nell'Anno liturgico, che si va completando nel corso del tempo.
Tutti gli omaggi che la Liturgia rende a Dio hanno per oggetto la divina Trinità. I tempi sono per essa così come l'eternità; essa è l'ultimo termine di tutta la nostra religione. Ogni giorno ed ogni ora le appartengono. Le feste istituite per commemorare i misteri della nostra salvezza finiscono sempre ad essa. Quelle della Santissima Vergine e dei Santi sono altrettanti mezzi che ci guidano alla glorificazione del Signore unico nell'essenza e triplice nelle persone; quanto all'Ufficio divino della Domenica in particolare, esso offre ogni settimana l'espressione formulata in modo particolare, dell'adorazione e dell'omaggio verso questo mistero, fondamento di tutti gli altri e sorgente di ogni grazia.
Si comprende così perché la Chiesa abbia tardato tanto ad istituire una festa speciale in onore della Santissima Trinità. Mancava del tutto la ragione ordinaria che motiva l'istituzione delle feste. Una festa è la fissazione di un fatto che è avvenuto nel tempo e di cui è giusto perpetuare il ricordo e la risonanza: ora, da tutta l'eternità, prima di qualsiasi creazione, Dio vive e regna, Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Questa istituzione non poteva dunque consistere se non nel fissare sul Calendario un giorno particolare in cui i cristiani si sarebbero uniti in un modo per così dire più diretto nella solenne glorificazione del mistero dell'Unità e della Trinità in una stessa natura divina.
Storia della festa.
Il pensiero si presentò dapprima ad alcune di quelle anime pie e raccolte che ricevono dall'alto il presentimento delle cose che lo Spirito Santo compirà più tardi nella Chiesa. Fin dal secolo VIII, il dotto monaco Alcuino, ripieno dello spirito della Liturgia, credette giunto il momento di redigere una Messa votiva in onore del mistero della Santissima Trinità. Sembra pure che vi sia stato spinto da un desiderio dell'apostolo della Germania, san Bonifacio. La Messa costituiva semplicemente un aiuto alla pietà privata, e nulla lasciava prevedere che ne sarebbe derivata un giorno l'istituzione di una festa. Tuttavia la devozione a questa Messa si estese a poco a poco, e la vediamo accettata in Germania dal Concilio di Seligenstadt, nel 1022.
Ma a quell'epoca in una chiesa del Belgio era già in uso una festa propriamente detta della Santissima Trinità. Stefano, vescovo di Liegi, aveva istituito solennemente la festa della Santissima Trinità nella sua Chiesa nel 920, e fatto comporre un Ufficio completo in onore del mistero. A quei tempi non esisteva ancora la disposizione del diritto comune che riserva alla Santa Sede l'istituzione delle nuove feste, e Richiero, successore di Stefano nella sede di Liegi, tenne in piedi l'opera del suo predecessore.
Essa si estese a poco a poco, e pare che l'Ordine monastico le sia stato subito favorevole; vediamo infatti fin dai primi anni del secolo XI, Bernone, abate di Reichenau, occuparsi della sua propagazione. A Cluny, la festa si stabilì abbastanza presto nel corso dello stesso secolo, come si può vedere dall'Ordinario di quel monastero redatto nel 1091, in cui essa si trova menzionata come istituita già da un certo tempo.
Sotto il pontificato di Alessandro II (1061-1073), la Chiesa Romana, che ha spesso sanzionato, adottandoli, gli usi delle chiese particolari, dovette esprimere un giudizio su questa nuova festa. Il Pontefice, in una delle sue decretali, pur costatando che la festa è già diffusa in molti luoghi, dichiara che la Chiesa Romana non l'ha accettata per il fatto che ogni giorno l'adorabile Trinità è senza posa invocata con la ripetizione delle parole: Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto, e in tante altre formule di lode.
Tuttavia la festa continuava a diffondersi, come attesta il Micrologio; e nella prima parte del secolo XII, l'abate Ruperto affermava già la convenienza di quella istituzione, esprimendosi al riguardo come faremmo oggi noi: "Subito dopo aver celebrato la solennità della venuta dello Spirito Santo, cantiamo la gloria della Santissima Trinità nell'Ufficio della Domenica che segue, e questa disposizione è molto appropriata poiché subito dopo la discesa di quel divino Spirito cominciarono la predicazione e la fede e, nel battesimo, la fede, la confessione del nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Dei divini Uffici, l. xii, c. i).
In Inghilterra l'istituzione della festa della Santissima Trinità ebbe come autore principale il martire san Tommaso di Cantorbery. Fu nel 1162 che egli la istituì nella sua Chiesa, in ricordo della sua consacrazione episcopale che aveva avuto luogo la prima Domenica dopo la Pentecoste. Per la Francia troviamo nel 1260 un concilio di Arles presieduto dall'arcivescovo Florentin, che nel suo sesto canone inaugura solennemente la festa aggiungendovi il privilegio d'una Ottava. Fin dal 1230 l'ordine dei Cistercensi, diffuso nell'intera Europa, l'aveva istituita per tutte le sue case; e Durando di Mende, nel suo Razionale, lascia concludere che il maggior numero delle Chiese latine, durante il secolo XIII usava già la celebrazione di questa festa. Fra tali Chiese ve ne erano alcune che la ponevano non alla prima bensì all'ultima Domenica dopo la Pentecoste e altre che la celebravano due volte: una prima all'inizio della serie delle Domeniche che seguono la solennità di Pentecoste, e una seconda volta alla Domenica che precede immediatamente l'Avvento. Questo uso era mantenuto in modo particolare dalle Chiese di Narbona, di Le-Mans e di Auxerre.
Si poteva sin d'allora prevedere che la Santa Sede avrebbe finito per sanzionare una istituzione che la cristianità desiderava di vedere stabilita dappertutto. Giovanni XXII, che occupò la cattedra di san Pietro fino al 1334, completò l'opera con un decreto nel quale la Chiesa Romana accettava la festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutte le Chiese.
Se si cerca ora il motivo che ha portato la Chiesa, guidata in tutto dallo Spirito Santo, ad assegnare così un giorno speciale nell'anno per rendere un solenne omaggio alla divina Trinità, quando tutte le nostre adorazioni, tutti i nostri ringraziamenti, tutti i nostri voti salgono in ogni tempo verso di essa, lo si troverà nella modificazione che si andava introducendo allora nel calendario liturgico. Fin verso il 1000, le feste dei santi universalmente onorati erano molto rare. Da quell'epoca appaiono in maggior numero, ed era da prevedere che si sarebbero moltiplicate sempre di più. Sarebbe giunto il tempo - e sarebbe durato per secoli - in cui l'Ufficio della Domenica che è consacrata in modo speciale alla Santissima Trinità, avrebbe ceduto spesso il posto a quello dei Santi riportati dal corso dell'anno. Si rendeva dunque necessario, per legittimare in qualche modo questo culto dei servi nel giorno consacrato alla suprema Maestà, che almeno una volta nell'anno la Domenica offrisse l'espressione piena e diretta di quella religione profonda che l'intero culto della santa Chiesa professa verso il sommo Signore, che si è degnato di rivelarsi agli uomini nella sua unità ineffabile e nella sua eterna Trinità.
L'essenza della fede.
L'essenza della fede cristiana consiste nella conoscenza e nell'adorazione di Dio unico in tre persone. Da questo mistero scaturiscono tutti gli altri, e se la nostra fede se ne nutre quaggiù come del suo supremo alimento, aspettando che la sua visione eterna ci rapisca in una beatitudine senza fine, è perché è piaciuto al sommo Signore di dichiararsi quale egli è al nostro umile intelletto, pur restando nella sua "luce inaccessibile" (1Tm 6,16). La ragione umana può arrivare a conoscere l'esistenza di Dio come creatore di tutti gli esseri, può farsi un'idea delle sue perfezioni contemplando le sue opere, ma la nozione dell'intima essenza di Dio non poteva giungere a noi se non attraverso la rivelazione che egli si è degnato di farcene.
Ora, volendo il Signore manifestarci misericordiosamente la sua essenza onde unirci più strettamente a sé e prepararci in qualche modo alla visione che deve offrirci di se stesso faccia a faccia nell'eternità, ci ha guidati successivamente di luce in luce, fin quando fossimo abbastanza illuminati per adorare l'Unità nella Trinità e la Trinità nell'Unità. Nel corso dei secoli che precedono l'Incarnazione del Verbo eterno, Dio sembra preoccupato soprattutto di inculcare agli uomini l'idea della sua unità, poiché il politeismo diventa sempre più il male del genere umano, e la nozione stessa della causa spirituale e unica di tutte le cose si sarebbe spenta sulla terra se la Somma Bontà non avesse operato costantemente per conservarla.
Il Figlio rivela il Padre.
Bisognava che giungesse la pienezza dei tempi; allora Dio avrebbe mandato in questo mondo il suo Figlio unigenito generato da lui fin dall'eternità. Egli ha realizzato questo disegno della sua munificenza, "e il Verbo fatto carne ha abitato in mezzo a noi" (Gv 1,14). Vedendo la sua gloria, che è quella del Figlio unigenito del Padre (ibidem), abbiamo conosciuto che in Dio vi è Padre e Figlio. La missione del Figlio sulla terra, nel rivelarci se stesso, ci insegnava che Dio è eternamente Padre, poiché tutto ciò che è in Dio è eterno. Senza questa rivelazione che è per noi un anticipo della luce che attendiamo dopo questa vita, la nostra conoscenza di Dio sarebbe rimasta molto imperfetta. Bisognava che vi fosse infine relazione fra la luce della fede e quella della visione che ci è riservata, e non bastava più all'uomo sapere che Dio è uno.
Ora noi conosciamo il Padre, dal quale, come ci dice l'Apostolo, deriva ogni paternità anche sulla terra (Ef 3,15). Per noi il Padre non è più soltanto il potere creatore che produce gli esseri al di fuori di sé; il nostro occhio, guidato dalla fede, penetra fin nel seno della divina essenza, ed ivi contempliamo il Padre che genera un Figlio simile a sé. Ma, per insegnarcelo, il Figlio è disceso fino a noi. Egli lo dice espressamente: "Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale piace al Figlio rivelarlo" (Mt 11,27). Gloria dunque al Figlio che si è degnato di manifestarci il Padre, e gloria al Padre che il Figlio ci ha rivelato!
Così la scienza intima di Dio ci è venuta dal Figlio che il Padre nel suo amore ci ha donato (Gv 3,16); e onde elevare i nostri pensieri fino alla sua natura divina, questo Figlio di Dio che si è rivestito della nostra natura umana nella sua Incarnazione, ci ha insegnato che il Padre e lui sono uno (ivi 17,22), che sono una stessa essenza nella distinzione delle persone. L'uno genera, l'altro è generato; l'uno si afferma potenza, l'altro sapienza e intelletto.
La potenza non può essere senza l'intelletto, né l'intelletto senza la potenza, nell'essere sommamente perfetto; ma l'uno e l'altro richiedono un terzo termine.
Il Padre e il Figlio mandano lo Spirito Santo.
Il Figlio, che è stato mandato dal Padre, è salito al cielo con la natura umana che ha unita a sé per l'eternità, ed ecco che il Padre e il Figlio mandano agli uomini lo Spirito che procede dall'uno e dall'altro. Con questo nuovo dono, l'uomo giunge a conoscere che il Signore Iddio è in tre persone. Lo Spirito, legame eterno dei primi due, è la volontà, l'amore, nella divina essenza. In Dio dunque è la pienezza dell'essere, senza principio, senza successione e senza progressi, poiché nulla gli manca. In questi tre termini eterni della sua sostanza increata egli è l'atto puro e infinito.
La Liturgia, lode della Trinità.
La sacra Liturgia, che ha per oggetto la glorificazione di Dio e la commemorazione delle sue opere, segue ogni anno le fasi di queste manifestazioni nelle quali il sommo Signore si è dichiarato interamente a dei semplici mortali. Sotto i colori scuri dell'Avvento, abbiamo attraversato il periodo di attesa durante il quale il radioso triangolo lasciava appena penetrare alcuni raggi attraverso le nubi. Il mondo implorava il liberatore, un Messia; e lo stesso Figlio di Dio doveva essere questo liberatore, questo Messia. Perché comprendessimo a fondo gli oracoli che ce lo annunciavano, era necessario che egli venisse. Ci è nato un pargolo (Is 9,6) e abbiamo avuto la chiave delle profezie. Adorando il Figlio, abbiamo adorato anche il Padre che ce lo mandava nella carne e al quale è consostanziale. Quel Verbo di vita che abbiamo visto, che abbiamo sentito, che le nostre mani hanno toccato (1Gv 1,1) nell'umanità, che si era degnato di assumere, ci ha convinti che è veramente una persona, che è distinta dal Padre, poiché l'uno manda e l'altro è mandato. Nella seconda persona divina abbiamo trovato il mediatore che ha riunito la creazione al suo autore, il redentore dei nostri peccati, la luce delle nostre anime, lo Sposo che esse sospirano.
Terminata la serie dei misteri che le sono propri, abbiamo celebrato la venuta dello Spirito santificatore, annunciato come Colui che doveva venire a perfezionare l'opera del Figlio di Dio. L'abbiamo adorato e riconosciuto distinto dal Padre e dal Figlio, che ce lo mandavano con la missione di restare con noi (Gv 14,16). Si è manifestato nelle operazioni divine che gli sono proprie, poiché sono l'oggetto della sua venuta. Esso è l'anima della santa Chiesa, e la conserva nella verità che il Figlio le ha insegnata. È il principio della santificazione delle anime nostre, in cui vuoi porre la sua dimora. In una parola, il mistero della Santissima Trinità è diventato per noi non solo un dogma imposto al nostro pensiero dalla rivelazione, ma una verità praticamente conosciuta da noi per la ineffabile munificenza delle tre divine persone, adottati come siamo dal Padre, fratelli e coeredi del Figlio, mossi e abitati dallo Spirito Santo.
MESSA
Per quanto il sacrificio della Messa sia sempre celebrato in onore della Santissima Trinità, oggi la Chiesa, nei suoi canti, nelle sue preghiere e nelle sue letture, glorifica in modo più preciso il grande mistero che costituisce il fondamento della fede cristiana. Si fa tuttavia la commemorazione della prima Domenica dopo la Pentecoste, per non interrompere l'ordine della Liturgia. La Chiesa usa in questa solennità il colore bianco in segno di letizia e per esprimere la semplicità della purezza dell'essenza divina.
EPISTOLA (Rm 11,33-36). - O profondità delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono incomprensibili i suoi giudizi ed imperscrutabili le sue vie! Chi ha conosciuto il pensiero del Signore? E chi gli è stato consigliere? Chi gli ha dato per il primo, per averne da ricevere il contraccambio? Da lui e per lui e in lui son tutte le cose. A lui gloria nei secoli. Così sia.
I disegni di Dio.
Non possiamo fermare il nostro pensiero sui consigli divini senza provare una specie di vertigine. L'eterno e l'infinito confondono la nostra debole ragione, e questa ragione nello stesso tempo li riconosce e li confessa. Ora, se i disegni di Dio sulle creature già sorpassano il nostro intelletto, come potrà esserci nota l'intima natura di quell'essere supremo? Tuttavia noi distinguiamo e glorifichiamo in questa essenza increata il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Il Padre ha rivelato se stesso mandandoci il suo Figlio, oggetto della eterna compiacenza; il Figlio ci ha manifestato la sua personalità assumendo la nostra carne che il Padre e lo Spirito Santo non hanno assunta insieme con lui; lo Spirito Santo, mandato dal Padre e dal Figlio, è venuto a compiere in noi la missione da essi ricevuta. Il nostro occhio si immerge in queste sacre profondità e il nostro cuore si intenerisce pensando che, se conosciamo Dio, è appunto con i suoi benefici che egli ha formato in noi la nozione di ciò che è. Custodiamo con amore questa fede, e attendiamo con fiducia il momento in cui essa cesserà per far posto alla visione eterna di quello che avremo creduto quaggiù.
VANGELO (Mt 28,18-20). - In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: Mi è stato dato ogni potere, in cielo e in terra. Andate dunque ad ammaestrare tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo.
La fede nella Trinità.
Il mistero della Santissima Trinità manifestato dalla missione del Figlio di Dio in questo mondo e dalla promessa del prossimo invio dello Spirito Santo, è dichiarato agli uomini nelle solenni parole che Gesù pronuncia prima di salire al cielo. Egli dice: "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo" (Mc 16,17); ma aggiunge che il battesimo sarà dato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. D'ora in poi è necessario che l'uomo non solo confessi l'unità di Dio abiurando il politeismo, ma che adori la Trinità delle persone nell'unità dell'essenza. Il grande segreto del cielo è una verità divulgata ora per tutta la terra.
Ringraziamento.
Ma se confessiamo umilmente Dio conosciuto quale è in se stesso, dobbiamo anche rendere l'omaggio d'una eterna riconoscenza alla gloriosa Trinità. Essa non si è solo degnata di imprimere le sue divine sembianze sulla nostra anima, facendola a sua immagine; ma, nell'ordine soprannaturale, si è impossessata del nostro essere e l'ha elevato ad una incommensurabile grandezza. Il Padre ci ha adottati nel suo Figlio incarnato; il Verbo illumina il nostro intelletto con la sua luce; lo Spirito Santo ci ha eletti per sua abitazione: e appunto questo esprime la forma del santo battesimo. Con quelle parole pronunciate su di noi insieme con l'infusione dell'acqua, tutta la Trinità ha preso possesso della sua creatura. Noi ricordiamo tale miracolo ogni qualvolta invochiamo le tre divine persone facendoci il segno della croce. Quando le nostre spoglie mortali saranno portate nella casa di Dio per ricevervi le ultime benedizioni e gli addii della Chiesa terrena, il sacerdote supplicherà il Signore di non entrare in giudizio con il suo servo; e per attirare su quel cristiano già entrato nella sua eternità gli sguardi della misericordia divina, egli mostrerà al supremo Giudice che quel membro del genere umano "fu segnato durante la vita con il sigillo della S. Trinità". Veneriamo in noi quell'augusta impronta che sarà eterna. La riprovazione stessa non la cancellerà. Sia dunque essa la nostra speranza, il nostro nobile titolo, e viviamo a gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Lode alla Santissima Trinità.
Unità indivisibile, Trinità distinta in una sola natura, sommo Dio, che ti sei rivelato agli uomini, degnati di sopportare che noi osiamo esprimere alla tua presenza le nostre adorazioni, ed effondere il ringraziamento che trabocca dai nostri cuori, quando ci sentiamo inondati dai tuoi ineffabili lumi. Unità divina, Trinità divina, noi non ti abbiamo ancora contemplata, ma sappiamo che tu sei poiché ti sei degnata di manifestarti. Questa terra che noi abitiamo sente ogni giorno affermare chiaramente l'augusto mistero la cui visione costituisce il principio della beatitudine degli esseri glorificati nel tuo seno. La stirpe umana ha dovuto aspettare per lunghi secoli prima che la divina formula le fosse pienamente rivelata; ma la generazione alla quale apparteniamo ne è in possesso, e confessa con slancio l'Unità e la Trinità nella tua essenza infinita. Una volta la parola dello Scrittore sacro, simile al lampo che solca le nubi e lascia dietro di sé l'oscurità più profonda, attraversava l'orizzonte del pensiero. Egli diceva: "Ignoro la vera Sapienza, non possiedo la scienza di ciò che è santo. Chi mai è salito al cielo e ne è ridisceso? Chi è colui che tiene nelle mani la tempesta? Chi trattiene le acque come in un involucro? Chi ha fissato i confini della terra? Sai tu quale è il suo nome? Conosci il nome del figlio suo?" (Pr 30,2-4).
Signore Iddio, grazie alla tua infinita misericordia noi conosciamo oggi il tuo nome: tu ti chiami il Padre, e colui che eternamente generi si chiama il Verbo, la Sapienza. Sappiamo anche che dal Padre e dal Figlio procede lo Spirito d'amore. Il Figlio, rivestito della nostra carne, ha abitato questa terra ed è vissuto in mezzo agli uomini; quindi è disceso lo Spirito, che rimane con noi fino alla consumazione dei destini della famiglia umana quaggiù. Ecco perché osiamo confessare l'Unità e la Trinità; poiché avendo inteso la testimonianza divina abbiamo creduto; e "poiché abbiamo creduto, parliamo con tutta sicurezza" (Sal 115,10; 2Cor 4,13). I tuoi Serafini, o Dio, sono stati intesi dal Profeta cantare: "Santo, Santo, Santo è il Signore degli eserciti" (Is 4,3). Noi non siamo che uomini mortali, ma più fortunati di Isaia, senza essere profeti come lui, possiamo pronunciare le parole angeliche e dire: "Santo è il Padre, Santo è il Figlio, Santo è lo Spirito". Essi si sostenevano in volo con due delle ali che possedevano; con altre due si velavano rispettosamente il volto e le ultime due coprivano loro i piedi. Anche noi, fortificati dallo Spirito divino che ci è stato dato, cerchiamo di sollevare sulle ali del desiderio il peso della nostra mortalità; copriamo con il pentimento la responsabilità delle nostre colpe, e velando sotto la nube della fede il debole occhio del nostro intelletto, riceviamo nell'intimo la luce che ci è infusa. Docili alle parole rivelate, ci conformiamo a ciò che esse ci insegnano; essi ci apportano la nozione, non solo distinta ma luminosa, del mistero che costituisce la sorgente e il centro di tutti gli altri. Gli Angeli e i Santi ti contemplano in cielo, con quella ineffabile timidezza che il profeta ci ha descritta mostrandoci il loro sguardo velato sotto le loro ali. Noi non vediamo ancora, non potremmo vedere, ma sappiamo, e questa scienza illumina i nostri passi e ci stabilisce nella verità. Ci guardiamo dallo "scrutare la maestà", per paura "di essere schiacciati sotto la gloria" (Pr 25,27); ma ripensando umilmente a ciò che il cielo si è degnato di rivelarci dei suoi segreti, osiamo dire:
Lode all'unico Dio.
Gloria a te, ESSENZA unica, atto puro, essere necessario, infinito senza divisione, indipendente, completo da tutta l'eternità, tranquillo e sommamente beato. In te noi riconosciamo insieme con l'inviolabile Unità, fondamento di tutte le grandezze, tre persone che sussistono distintamente ma nella loro produzione e nella loro distinzione hanno in comune la stessa natura, in modo che la sussistenza personale che costituisce ciascuna di esse e le distingue l'una dall'altra non apporta fra loro alcuna disuguaglianza. O beatitudine infinita in questa società delle tre persone che contemplano in se stesse le ineffabili perfezioni dell'essenza che le riunisce, e la proprietà di ciascuna delle tre che anima divinamente quella natura che nulla potrebbe limitare o turbare! O miracolo di quella essenza infinita allorché si degna di agire fuori di se stessa, creando altri esseri nella sua potenza e nella sua bontà, operando le tre persone d'accordo, in modo che quella che interviene in una maniera che le è propria, lo fa in virtù di una volontà comune! Un amore speciale sia dunque mostrato alla divina persona che, nell'azione comune alle tre, si degna di rivelarsi in modo speciale alle creature; e nello stesso tempo siano rese grazie alle altre due che si uniscono in una medesima volontà, quella che si manifesta in nostro favore!
Lode al Padre.
Gloria a te, o PADRE, Antico dei giorni (Dn 7,9), innascibile, senza principio ma che comunichi essenzialmente e necessariamente al Figlio e allo Spirito Santo la divinità che risiede in te! Tu sei Dio e sei Padre. Chi ti conosce come Dio e ti ignora come Padre, non ti conosce quale tu sei. Produci, generi, ma è nel tuo seno che sei generatore, poiché nulla di quanto è fuori di te è Dio. Tu sei l'essere, la potenza; ma non sei stato mai senza un Figlio. Tu dici a te stesso tutto quello che sei, ti traduci, e il frutto della fecondità del tuo pensiero, uguale a te, è una seconda persona che esce da te: è il tuo Figliuolo, il tuo Verbo, la tua parola increata. Una volta hai parlato, e la tua parola è eterna come te, come il tuo pensiero di cui è l'espressione infinita. Così lo splendore che brilla ai nostri occhi non è mai stato senza il suo splendore. Questo splendore è da lui, è con lui; emana da lui senza diminuirlo, così come non si isola da lui. Perdona, o Padre, al nostro debole intelletto di cogliere un paragone dagli esseri che tu hai creati. E se consideriamo noi stessi che siamo stati creati da te a tua immagine, non sentiamo forse che il nostro stesso pensiero, per essere distinto nella nostra mente, ha bisogno del termine che lo fissa e lo determina?
O Padre, noi ti abbiamo conosciuto mediante quel Figlio che tu eternamente generi, e che si è degnato di rivelarsi a noi. Egli ci ha insegnato che tu sei Padre e che egli è Figlio, e nello stesso tempo tu sei con lui una stessa cosa (Gv 10,30). Se un Apostolo esclama: "Signore, mostraci il Padre", egli risponde: "Chi vede me, vede il Padre mio" (Gv 14,8-9). O Unità della natura divina, in cui il Figlio, distinto dal Padre, non è tuttavia da meno del Padre! O compiacenza del Padre nel Figlio, mediante il quale egli ha coscien¬za di se stesso; compiacenza d'amore intimo che egli dichiara alle nostre orecchie mortali sulle rive del Giordano e sulla vetta del Tabor (Mt 3,17; 2Pt 1,17).
O Padre, noi ti adoriamo, ma ti amiamo pure: poiché un Padre deve essere amato dai suoi figli, e noi siamo appunto tuoi figli. Un Apostolo non ci insegna forse che ogni paternità procede da te, non solo in cielo, ma anche in terra (Ef 3,15)? Nessuno è padre, nessuno ha l'autorità paterna nella famiglia, nello Stato, nella Chiesa, se non da te, in te e ad imitazione di te. Di più, tu hai voluto che "fossimo non soltanto chiamati tuoi figli, ma che tale qualità fosse reale in noi" (Gv 3,1); non per generazione come è del tuo unico Verbo, ma per una adozione che ci rende suoi "coeredi" (Rm 8,17). Il tuo divin Figlio dice parlando di te: "Io onoro il Padre mio" (Gv 8,49); anche noi ti onoriamo, o sommo Padre, Padre d'immensa maestà, e dal profondo del nostro nulla, nell'attesa dell'eternità, ti glorifichiamo insieme con i santi Angeli e i Beati della nostra stirpe. Che il tuo occhio paterno ci protegga, che si degni di compiacersi anche in quei figli che tu hai previsti, che hai eletti, che hai chiamati alla fede e che osano insieme con l'Apostolo chiamarti "il Padre delle misericordie e il Dio di ogni consolazione" (2Cor 1,3).
Lode al Figlio.
Gloria a te, o FIGLIO, o Verbo, o Sapienza del Padre! Emanato dalla sua essenza divina, il Padre ti ha dato nascita "prima dell'aurora" (Sal 109,3); egli ti ha detto: "Oggi ti ho generato" (Sal 2,7), e quel giorno che non ha né vigilia né domani è l'eternità. Tu sei Figlio e Figlio unigenito, e questo nome esprime una stessa natura con colui che ti produce; esclude la creazione, e ti mostra consustanziale al Padre, dal quale esci con una perfetta somiglianza. Tu esci dal Padre senza uscire dall'essenza divina, essendo coeterno al tuo principio, poiché in Dio nulla vi è di nuovo e nulla di temporale. In te, la filiazione non è una dipendenza, poiché il Padre non può essere senza il Figlio come il Figlio senza il Padre. Se è nobile per il Padre produrre il Figlio, non è meno nobile per il Figlio esaurire e terminare in sé stesso con la sua filiazione la potenza generatrice del Padre.
O Figlio di Dio, tu sei il Verbo del Padre. Parola increata, tu gli sei intimo come il suo pensiero, che è il suo stesso essere. In te quell'essere si traduce interamente nella sua infinità, in te si conosce. Tu sei il frutto immateriale prodotto dall'intelletto divino del Padre, l'espressione di tutto ciò che egli è sia che ti custodisca misteriosamente "nel suo seno" (Gv 1,18), sia che ti produca al di fuori. Quali termini potremo usare per definirti nella tua magnificenza, o Figlio di Dio?! Lo Spirito Santo si degna di venirci in aiuto nei libri che ha ispirato ed osiamo perciò dire col linguaggio che ci suggerisce: "Tu sei lo splendore della gloria del Padre, la forma della sua sostanza (Ebr 1,3). Tu sei lo splendore dell'eterna luce, lo specchio senza imperfezione della maestà di Dio, la rifrazione della sua eterna bontà" (Sap 7,26). Con la santa Chiesa riunita a Nicea, osiamo dirti ancora: "Tu sei Dio da Dio, lume da lume, Dio vero da Dio vero". Con i Padri e i Dottori aggiungiamo: "Tu sei la lampada eternamente accesa alla lampada eterna. La tua luce non diminuisce affatto quella che si comunica a te, e in te essa non ha nulla di inferiore a quella che l'ha prodotta".
Ma quando questa ineffabile fecondità che dà un Figlio eterno al Padre, al Padre e al Figlio un terzo termine, ha voluto manifestarsi al di fuori della divina essenza, e non potendo produrre più nulla che le fosse uguale si è degnata di chiamare dal nulla la natura intellettuale e ragionevole, come quella che più si avvicinava al suo principio, e la natura materiale come la meno lontana dal nulla, la produzione intima della tua persona nel seno del Padre, o Figlio unigenito di Dio, si è rivelata al mondo nell'atto creatore. Il Padre ha fatto tutte le cose, ma "le ha fatte nella sua Sapienza" cioè è in te che "le ha fatte" (Sal 103,24). Questa missione di operare che hai ricevuta dal Padre, deriva dalla generazione eterna con la quale egli ti produce da se stesso. Tu sei stato lanciato dal tuo misterioso riposo, e le creature visibili e invisibili sono uscite dal nulla dietro il tuo comando. Agendo in un intimo accordo con il Padre, hai diffuso sui mondi, creandoli, qualcosa di quella bellezza e di quell'armonia di cui sei il riflesso nell'essenza divina. Ma la tua missione non era esaurita dalla creazione. L'angelo e l'uomo, esseri intelligenti e liberi, erano chiamati a vedere e a possedere Dio in eterno. Per essi, l'ordine naturale non era sufficiente; bisognava che venisse aperta una via soprannaturale per condurli al loro fine. Questa via, eri tu stesso, o Figlio unigenito di Dio. Assumendo in te la natura umana, tu ti univi all'opera tua, risollevavi fino a Dio l'angelo e l'uomo, e nella tua natura finita apparivi come il tipo supremo della creazione che il Padre aveva compiuta per mezzo tuo. O mistero ineffabile! Tu sei il Verbo increato, e insieme "il primogenito di ogni creatura" (Col 1,15) che doveva essere manifestato a suo tempo, ma che avevi preceduto nell'intenzione divina tutti gli esseri che sono stati creati perché fossero i suoi sudditi.
La stirpe umana, chiamata a possederti nel suo seno come il divino intermediario, la ruppe con Dio: il peccato la precipitò nella morte. Chi poteva ormai risollevarla e restituirla al suo sublime destino? Ancora soltanto tu, o Figlio unigenito del Padre! Non avremmo mai osato sperarlo; ma "il Padre ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito" (Gv 3,16), non più soltanto come mediatore, ma come redentore di noi tutti. O nostro fratello maggiore, tu gli chiedevi "che ti restituisse la tua eredità" (Sal 16,5), e questa eredità hai dovuto riscattarla. Il Padre allora ti affidò la missione di Salvatore per la nostra razza perduta. Il tuo sangue sulla croce fu il prezzo del nostro riscatto, e siamo rinati a Dio e ai nostri onori d'un tempo; per questo ci facciamo vanto, noi tuoi redenti, o Figlio di Dio, di chiamarti NOSTRO SIGNORE.
Liberati dalla morte, purificati dal peccato, ti sei degnato di restituirci tutte le nostre grandezze. Tu infatti sei ormai il CAPO, e noi siamo le tue membra. Tu sei il RE, e noi siamo i tuoi fortunati sudditi. Tu sei il PASTORE, e noi siamo le pecore del tuo unico ovile. Tu sei lo SPOSO, e la Chiesa madre nostra è la tua sposa. Tu sei il PANE vivo disceso dal cielo, e noi siamo i tuoi invitati. O Figlio di Dio, o Emmanuele, o figlio dell'uomo, benedetto il Padre che ti ha mandato; ma benedetto con lui anche tu, che hai adempiuto la sua missione, e che ti sei degnato di dirci che "le tue delizie sono nello stare con i figli degli uomini" (Pr 8,31)!
Lode allo Spirito Santo.
Gloria, a te, o SPIRITO SANTO, che emani per sempre dal Padre e dal Figlio nell'unità della divina sostanza! L'atto eterno con il quale il Padre conosce se stesso produce il Figlio che è l'immagine infinita del Padre, e il Padre è preso d'amore per quello splendore uscito da lui da prima dei secoli. Il Figlio, contemplando il principio da cui emana eternamente, concepisce per tale principio un amore uguale a quello di cui è l'oggetto. Chi potrebbe mai descrivere questo ardore, questa mutua aspirazione che è l'attrazione e il moto d'una persona verso l'altra, nell'immobilità eterna dell'essenza?! Tu sei quell'amore, o Spirito divino, che esci dal Padre e dal Figlio come da uno stesso principio, distinto dall'uno e dall'altro, ma che forma il legame che li unisce nelle ineffabili delizie della divinità: Amore vivo, personale, che procede dal Padre attraverso il Figlio, termine estremo che completa la natura divina e definisce eternamente la Trinità. Nel seno impenetrabile del gran Dio, la personalità ti deriva insieme dal Padre di cui sei l'espressione con un nuovo modo di produzione (Gv 15,26) e dal Figlio che, ricevendo dal Padre, ti dà da se stesso (Gv 16,14-15), poiché l'amore infinito che li unisce eternamente è dei due e non di uno solo. Mai il Padre fu senza il Figlio, mai il Figlio fu senza il Padre; ma neppure mai il Padre e il Figlio sono stati senza di te, o Spirito Santo! Eternamente essi si sono amati, e tu sei l'amore infinito che regna in essi, e al quale essi comunicano la loro divinità. La tua processione dall'uno e dall'altro esaurisce la virtù produttiva dell'essenza increata, e così le divine persone realizzano il numero tre; al di fuori di esse, non vi è che il creato.
Era necessario che nella divina essenza vi fosse non solo la potenza e l'intelletto, ma anche il volere dal quale procede l'azione. Il volere e l'amore sono una sola e medesima cosa, e tu sei, o divino Spirito, quel volere e quell'amore. Quando la gloriosa Trinità opera al di fuori di se stessa, l'atto concepito dal Padre, espresso dal Figlio, si compie per tuo mezzo. Pure per tuo mezzo l'amore che il Padre e il Figlio hanno l'uno per l'altro, e che si personifica in te, si estende agli esseri che saranno creati. Mediante il suo Verbo il Padre li conosce; mediante te, o Spirito amore, li ama, sicché tutta la creazione procede dalla bontà divina.
Emanando dal Padre e dal Figlio, senza perdere l'uguaglianza che hai eternamente con essi, sei mandato dall'uno e dall'altro verso la creatura. Il Figlio, mandato dal Padre, riveste per l'eternità la natura umana, e la sua persona, con le operazioni che le sono proprie, ci appare distinta da quella del Padre. Così pure, o Spirito Santo, noi ti riconosciamo distinto dal Padre e dal Figlio, quando discendi per compiere su di noi la missione che ti è stata assegnata dall'uno e dall'altro. Tu ispiri i profeti (2Pt 1,21), intervieni in Maria nella divina Incarnazione (Lc 1,35), ti posi sul fiore di Iesse (Is 9,2), conduci Gesù al deserto (Lc 4,1), lo glorifichi con i miracoli (Mt 12,28). La sua Sposa, la santa Chiesa, ti riceve anch'essa e tu l'ammaestri in ogni verità (Gv 16, 13), e rimani in lei, come suo amico, fino all'ultimo giorno del mondo (Mt 28,20). Le anime nostre sono segnate del tuo sigillo (Ef 1,13; 4,30), tu le animi della vita soprannaturale (Gal 5,25); abiti finanche nei nostri corpi, che diventano il tuo tempio (1Cor 6,19); e infine sei per noi il dono di Dio (Inno della Pentecoste), la fonte che zampilla sino alla vita eterna (Gv 4, 14; 7,39). Ti siano dunque rese distinte grazie, o Spirito divino, per le distinte operazioni che compi in nostro favore!
Ringraziamento alla Santissima Trinità.
Ed ora, dopo aver adorato l'una dopo l'altra le divine persone, passando in rassegna i loro benefici sul mondo, osiamo ancora elevare il nostro occhio mortale verso quella triplice Maestà che risplende nell'unità della tua essenza, o sommo Signore, e confessiamo ancora una volta, insieme con sant'Agostino, quello che abbiamo saputo da te su te stesso. "Tre è il loro numero: uno che ama colui che è da lui, uno che ama colui che è, e infine lo stesso amore" [1]. Ma dobbiamo ancora compiere un dovere di riconoscenza, celebrando l'ineffabile modo con cui ti sei degnato di imprimere in noi l'immagine di te stesso. Avendo risolto fin dall'eternità di farci compartecipi tuoi, (1Gv 1,3), ci hai preparati secondo un'immagine tolta dal tuo essere divino (Gen 1,27). Tre facoltà nella nostra unica anima rendono testimonianza della nostra origine che è da te; ma questo fragile specchio del tuo essere, che è la gloria della nostra natura, non era che un preludio ai disegni del tuo amore. Dopo averci dato l'essere naturale, avevi risolto nel tuo consiglio, o divina Trinità, di comunicarci anche l'essere soprannaturale. Nella pienezza dei tempi, il Padre ci manda il suo Figlio, e questo Verbo increato reca la luce al nostro intelletto; il Padre e il Figlio ci mandano lo Spirito, e lo Spirito reca l'amore alla nostra volontà; e il Padre che non può essere mandato viene da se stesso, e si dà all'anima nostra di cui trasforma la potenza. È nel santo Battesimo, nel nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo, che si compie nel cristiano questa produzione delle tre divine persone, in corrispondenza ineffabile con le facoltà elargite all'anima nostra, come l'abbozzo del capolavoro che solo l'azione soprannaturale di Dio può portare a termine.
O unione mediante la quale Dio è nell'uomo e l'uomo è in Dio! Unione mediante la quale giungiamo all'adozione del Padre, alla fraternità con il Figlio, all'eredità eterna. Ma questa abitazione di Dio nella creatura è stato l'amore eterno a formarla gratuitamente, e si mantiene fino a quando l'amore di reciprocità non viene a mancare nell'uomo. Il peccato mortale avrebbe la forza di distruggerla; la presenza delle divine persone che avevano fissato la loro dimora nell'anima (Gv 14,23) e che vorrebbero restare unite ad essa, cesserebbe nell'istante stesso in cui si spegnesse la grazia santificante. Dio allora non sarebbe più nell'anima se non per la sua immensità, e l'anima non lo possederebbe più. Allora Satana ristabilirebbe in essa il regno della sua odiosa trinità: "la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita" (1Gv 2,16). Guai a chiunque osasse sfidare Dio con una rottura così sanguinosa, e sostituire in questo modo il male al sommo bene! È la gelosia del Signore disprezzato, espulso, che ha spalancato gli abissi dell'inferno e acceso le fiamme eterne.
Ma questa rottura è dunque senza più possibile riconciliazione? Sì, se si tratta dell'uomo peccatore, incapace di riallacciare con la Santissima Trinità le relazioni che una gratuita previdenza aveva preparate e che una incomprensibile bontà aveva portate a termine. Ma la misericordia di Dio, che è, come ci insegna la Chiesa nella sacra Liturgia (Colletta della X domenica dopo la Pentecoste), l'attributo più alto della sua potenza, può operare un tale prodigio, e lo opera ogni qualvolta un peccatore si converte. A questa operazione della augusta Trinità che si degna così di discendere nuovamente nel cuore del peccatore pentito, un gaudio immenso, ci dice il Vangelo, si impossessa degli Angeli e dei Santi fin nelle altezze dei cieli (Lc 15,10), poiché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo hanno reso manifesto il loro amore e cercato la loro gloria rendendo giusto colui che era stato peccatore, e venendo ad abitare in quella pecorella or ora smarrita, in quel prodigo che il giorno prima faceva il guardiano dei porci, in quel ladrone che poco fa, sulla croce, insultava ancora insieme con il suo compagno l'innocente crocifisso.
Adorazione e amore a voi, dunque, o Padre, Figlio e Spirito Santo, Trinità perfetta che ti sei degnata di rivelarti ai mortali, Unità eterna e incommensurabile che hai liberato i padri nostri dal giogo dei falsi dèi. Gloria a te, come era nel principio, prima di tutti gli esseri creati; come è adesso, in quest'ora in cui attendiamo la vera vita che consiste nel contemplarti faccia a faccia; come sarà nei secoli dei secoli, quando l'eternità beata ci avrà riuniti nel tuo seno infinito. Amen.
PREGHIAMO
O Dio onnipotente ed eterno, che per mezzo della vera fede hai concesso di conoscere la gloria dell'eterna tua Trinità e di adorare la grandezza della tua Unità, fa' che questa fede fermissima ci faccia forti in tutte le avversità della vita.
[1] Non amplius quam tria sunt: unus diligens eum qui de illo est, et unus diligens eum de quo est, et ipsa dilectio (De Trin. l. vi c. vii).
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 352-368.”





Luca, Sursum Corda!

Holuxar
27-05-18, 23:39
DOMENICA 27 MAGGIO 2018: ventisettesimo giorno del Mese Mariano di Maggio, San Beda il Venerabile, confessore e dottore, San Giovanni I, Papa e martire: FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ (con memoria della prima domenica dopo Pentecoste)…



«FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ.»
"Guéranger, L'anno liturgico - Festa della Santissima Trinità."
Guéranger, L'anno liturgico - Festa della Santissima Trinità (http://www.unavoce-ve.it/pg-trinita.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-trinita.htm

Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico (http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm)
http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm
“San Beda il Venerabile, confessore e dottore, 27 maggio.”
“San Giovanni I, papa e martire, lo stesso giorno.”



Home - Stellamatutina.eu - Sito di cultura cattolica in piena e totale obbedienza al Magistero Petrino. (http://www.stellamatutina.eu/)
Maggio mese di Maria: 27° giorno - L'umiltà (http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-27-giorno/)
http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-27-giorno/
“Maggio mese di Maria: 27° giorno. L’UMILTÀ.”



"Pascendi Dominici Gregis."
https://www.youtube.com/channel/UCo944XvpNSfgXjCViAIOOqg/




SANTA MESSA domenicale celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (TV) stamattina DOMENICA 27 MAGGIO 2018: FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ…


«27 maggio 2018 Santissima Trinità
https://www.youtube.com/watch?v=FJvHw1TfbUc
27 maggio 2018 Santissima Trinità (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=-6GzSMipt2s
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/)
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php»



SANTE MESSE domenicali celebrate dai sacerdoti dell'Istituto Mater Boni Consilii - IMBC:


Sante Messe - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/sante-messe/)
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

Verona (provincia) - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/sante-messe/verona-provincia/)
S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/)
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/
«Per supplire alla mancanza di messe “non una cum” nella zona di Verona e di Vicenza, il nostro Istituto celebrerà la Santa Messa in provincia di VR, per ora in maniera occasionale.»

Oratorio Sant'Ambrogio ? Milano ? Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11) (http://www.oratoriosantambrogiombc.it/)
"Oratorio Sant'Ambrogio – Milano
Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)."

Ordinazione sacerdotale a Verrua Savoia - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/ordinazione-sacerdotale-verrua-savoia/)
http://www.sodalitium.biz/ordinazione-sacerdotale-verrua-savoia/
http://www.sodalitium.biz/un-novello-sacerdote/
"Sabato 26 maggio 2018 a Verrua Savoia Mons. Donald Sanborn ha impartito l’ordinazione sacerdotale a don Damien Dutertre del Most Holy Trinity Seminary. I membri dell’Istituto sacerdotale di Mons. Sanborn, come nel nostro Istituto, aderiscono tutti alla Tesi di Cassiciacum (foto gentilmente inviata da: True Restoration)."
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/image1-300x225.jpeg

"I.M.B.C. - Istituto Mater Boni Consilii."
https://www.youtube.com/user/sodalitium
"Omelie dell'I·M·B·C a Ferrara."
https://www.youtube.com/channel/UCQZ3TmSl2G-HXEQsb7zruAw


SS. Trinità - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/ss-trinita/)
http://www.sodalitium.biz/ss-trinita/
«27 maggio 2018, festa della Santissima Trinità.
Adorabile Trinità, Dio solo in tre persone, ci prostriamo innanzi a Voi! Gli angeli irradianti dalla vostra luce non possono sostenerne lo splendore; si velano la faccia e si umiliano al cospetto della vostra infinita Maestà. Permettete ai miseri abitanti della terra di unire le loro adorazioni a quelle degli spiriti celesti. Padre, Creatore del mondo, siate benedetto dall’opera delle vostre mani! Verbo Incarnato, Redentore del mondo, ricevete le lodi di coloro per i quali avete sparso il vostro Sangue preziosissimo! Spirito Santo, sorgente di grazia e principio di amore, siate glorificato nelle anime che sono vostro tempio! Ma ohimè! Signore, odo le bestemmie degli increduli che non vi vogliono conoscere, degli empi che vi oltraggiano, dei peccatori che disprezzano la vostra legge, il vostro amore, i vostri doni. O Padre potentissimo, noi detestiamo tanta audacia e vi offriamo, con le nostre deboli preghiere, la adorazione perfetta del vostro Cristo! O Gesù dite ancora al Padre celeste che perdoni loro, perchè non sanno ciò che fanno! Spirito Santo, cambiate ad essi il cuore ed infiammate il nostro di uno zelo ardente per l’onore di Dio. Padre, Figlio e Spirito Santo regnate finalmente con l’amore così in terra come in cielo. Salgano dovunque verso di Voi inni di benedizione, incenso di preghiere, ossequi di fedeltà. La Santissima Trinità sia sempre lodata, servita e onorata da tutte le creature in Gesù Cristo nostro Signore. Così sia.»
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Della festa della SS. Trinità - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/della-festa-della-ss-trinita/)
http://www.sodalitium.biz/della-festa-della-ss-trinita/
«CATECHISMO MAGGIORE DI SAN PIO X.
Della festa della Santissima Trinità.
104 D. Quando si celebra dalla Chiesa la festa della Santissima Trinità?
R. La Santissima Trinità si onora dalla Chiesa in ogni giorno dell'anno e principalmente nelle domeniche; ma se ne fa una festa particolare nella prima domenica dopo la Pentecoste.
105 D. Perché nella prima domenica dopo la Pentecoste si celebra dalla Chiesa questa festa particolare della Santissima Trinità?
R. Nella prima domenica dopo la Pentecoste si celebra dalla Chiesa la festa della Santissima Trinità, affinché comprendiamo che il fine dei misteri di Gesù Cristo e della discesa dello Spirito Santo, è stato di condurci a conoscere la Trinità Santissima, e ad onorarla in ispirito e verità.
106 D. Che cosa vuol dire Santissima Trinità?
R. Santissima Trinità vuol dire: Dio uno in tre persone realmente distinte: Padre, Figliuolo e Spirito Santo.
107 D. Dio è purissimo spirito: perché dunque si rappresenta la Santissima Trinità in forma visibile?
R. Dio è purissimo spirito; ma le tre Persone divine si rappresentano con certe imagini per far conoscere alcune proprietà od azioni che loro si attribuiscono, od il modo in cui qualche volta sono apparse.
108 D. Perché Dio Padre si rappresenta in forma di vecchio?
R. Dio Padre si rappresenta in forma di vecchio per significare così l'eternità divina, e perché Egli è la prima Persona della Santissima Trinità e il principio delle altre due Persone.
109 D. Perché il Figliuolo si rappresenta in forma di uomo?
R. Il Figliuolo di Dio si rappresenta in forma di uomo, perché Egli è anche vero uomo, avendo assunta l'umana natura per la nostra salute.
110 D. Perché lo Spirito Santo si rappresenta in forma di colomba?
R. Lo Spirito Santo si rappresenta in forma di colomba, perché in questa forma discese sopra Gesù Cristo quando fu battezzato da S. Giovanni.
111 D. Che dobbiamo noi fare nella festa della Santissima Trinità?
R. Nella festa della Santissima Trinità dobbiamo fare cinque cose:
1. adorare il mistero di Dio Uno e Trino;
2. ringraziare la Santissima Trinità di tutti i benefici temporali e spirituali che riceviamo;
3. consacrare tutti noi stessi a Dio, e assoggettarci intieramente alla sua divina provvidenza;
4. pensare che nel Battesimo siamo entrati nella Chiesa, e divenuti membri di Gesù Cristo per l'invocazione e per la virtù del nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo;
5. risolvere di far sempre con divozione il segno della Croce, che esprime questo mistero, e di recitare con fede viva e con intenzione di glorificare la Santissima Trinità quelle parole che la Chiesa ripete così sovente: Sia gloria al Padre, al Figliuolo e allo Spirito Santo.»
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Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.it)
http://tradidiaccepi.blogspot.it
https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ, 27 MAGGIO 2018.
Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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“LA SANTÍSIMA TRINIDAD
ORACIÓN A LA SANTÍSIMA TRINIDAD por la carmelita descalza Isabel de la Trinidad.”
Como ovejas sin Pastor: LA SANTÍSIMA TRINIDAD, Doctrina y Oración (http://sicutoves.blogspot.com.es/2018/05/la-santisima-trinidad-doctrina-y-oracion.html?m=1)
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“MAYO, MES DEDICADO A NUESTRA SEÑORA LA VIRGEN MARÍA. DÍA 27: "Santuario y Tabernáculo de la Santísima Trinidad".
Para realizar el Ejercicio del Mes de Mayo: Como ovejas sin Pastor: MAYO, MES DEDICADO A NUESTRA SEÑORA LA VIRGEN MARÍA. DÍA 27: "Santuario y Tabernáculo de la Santísima Trinidad" (http://sicutoves.blogspot.com.es/2018/05/mayo-mes-dedicado-nuestra-senora-la_27.html?m=0”)
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“CATECHESI SULLA SANTISSIMA TRINITÀ. da: Mons. Giuseppe Riva, Manuale di Filotea, Milano 1901.”
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https://militesvirginismariae.wordpress.com/
“Sermon pour la fête de la Très Sainte Trinité (Abbé V.-M. Zins) 27 mai 2018
https://militesvirginismariae.wordpress.com/2018/05/27/sermon-pour-la-fete-de-la-tres-sainte-trinite-abbe-v-m-zins/
Sermon pour la fête de la Très Sainte Trinité (Abbé V.-M. Zins)”
https://militesvirginismariae.files.wordpress.com/2017/09/symbole-dathanase1.jpg


https://militesvirginismariae.files.wordpress.com/2017/09/symbole-dathanase1.jpg


http://www.fatima.be/fr/sanctus/prieres/images/cate035.jpg





Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Dimanche pour la Fête de la Sainte Trinité.”
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“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Dimanche pour la Fête de la Sainte Trinité.
http://prieure2bethleem.org/predica/2016_05_22_mai.mp3”

http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/27-mai-saint-bede
"27 mai : Saint Bède le Vénérable, Confesseur et Docteur (673-735)."
http://liguesaintamedee.ch/application/files/7315/2665/9305/05_27_saint_bede.jpg

Le Saint Esclavage de Jésus en Marie - Études Antimodernistes (http://www.etudesantimodernistes.fr/2018/05/le-saint-esclavage-de-jesus-en-marie.html)
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/33576269_639825439683473_292301545586819072_n.jpg? _nc_cat=0&oh=d11f69f1e055263deb70eb94c82a01a9&oe=5B914FD1

Motets au Saint Sacrement :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/prieres-chants/chants/motets-au-saint-sacrement)
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/33060402_637569596575724_4364935263894372352_n.jpg ?_nc_cat=0&oh=d617b45abebf3a27518bc5f66c0e1327&oe=5BC39533


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www.sursumcorda.cloud
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https://www.sursumcorda.cloud/settimanale/indici-sursum-corda.html
«Numero 114 di SVRSVM CORDA® del 27 maggio 2018.
- Comunicato numero 114. Giovanni declinante e Gesù ascendente;
- Adeguamento al Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali (GDPR 2016/679);
- Preghiera a San Filippo Neri, Confessore;
- Preghiera a San Gregorio VII, Papa;
- Gli anatemi del Concilio di Costantinopoli II, numeri 5 e 6;
- Preghiera a Maria Ausiliatrice;
- Vita e detti dei Padri del deserto: Isidoro di Scete;
- San Tommaso: il re deve necessariamente avere difese fortissime;
- Preghiera a Santa Rita per le famiglie;
- San Tommaso: il principato dispotico, quando si identifica col regale;
- Dizionario di teologia dommatica. I Valdesi;
- Dizionario di teologia dommatica. Il Tomismo.
Già leggibili sul sito:
- Teologia Politica 103. Coesistenza internazionale nel timore e nell’errore;
- Racconti miracolosi n° 62. Il giovane catecumeno resuscitato da San Martino.»
www.sursumcorda.cloud
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“Ordinazione sacerdotale di Don Damien Dutertre del Most Holy Trinity Seminary. In foto con Mons. Sanborn e Mons. Selway. IMBC Verrua Savoia.”
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“O Dolcissimo mio Gesù, mia delizia e mia vita, deh! Per la Vostra misericordia fatemi Santa/o! Ve ne prego o Gesù per ogni palpito d’amore del Vostro Cuore Adorato; deh! Fatemi Santa/o!... Si tratta proprio della Vostra Gloria, dello scopo amorevole della Vostra Passione, della Vostra brama più ardente! Se io mi salvo, non vi sarà forse in cielo un’anima di più, che canta in eterno le Vostre lodi? Oh! Dunque, fatemi Santa/o! Sono io un membro di quella Vostra Sposa, la Chiesa, che Voi Vi acquistaste col Vostro Sangue Divino: deh! Non soffrite in Essa un/a figlia/o cattiva/o come me poverella/o; ma per amor della Vostra Chiesa, fatemi Santa/o.”
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https://fidecatholica.wordpress.com/category/milice-du-christ/sacrements-centres-de-messe/
“Liste et carte mondiale des messes catholiques (non una cum V2/sédévacantistes) – Afrique, Asie, Amérique, Europe et Océanie.”
https://fidecatholica.wordpress.com/


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Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale (http://www.radiospada.org)
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«27 maggio 2018: FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ (con memoria della prima domenica dopo Pentecoste).»
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«27 maggio 2018: San Beda il Venerabile.
Monkton in Jarrow (Inghilterra) 672-673 - Jarrow, 25 maggio 735.
Fu seguace di San Benedetto Biscop e di S. Ceolfrido, dedicandosi solo alla preghiera, allo studio e all'insegnamento del monastero di Jarrow. Fu anche amanuense e il Codex Amiatinus, uno dei più preziosi e antichi codici della Volgata, conservato nella biblioteca Laurenziana di Firenze, sarebbe stato eseguito sotto la sua guida. Della sua vasta produzione letteraria restano opere esegetiche, ascetiche, scientifiche e storiche. Tra queste c'è L'Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum, un monumento letterario universalmente riconosciuto da cui emerge la Romanità (universalità) della Chiesa. Studioso di tempra eccezionale e gran lavoratore, ha lasciato nei suoi scritti l'impronta del suo spirito umile sincero, del suo discernimento sicuro e della sua saggezza. »
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/33740344_2129092627120395_4884631477850996736_n.jp g?_nc_cat=0&oh=dd733a705e47c27ca12441d7d7270605&oe=5BC372ED


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«27 maggio 2018: San Giovanni I, Papa e martire.
Giovanni I, papa, santo, martire, della Tuscia, 13 agosto 523 - 18 maggio 526. Morì a Ravenna e dopo quattro anni fu traslato a Roma e sepolto, il 27 maggio, nel pavimento della basilica di S. Pietro in Vaticano.
M.R.: 18 maggio - A Ravenna il natale di san Giovanni primo, Papa e Martire, che dall’Ariano Re d’Italia Teodorico fu colà chiamato con inganno, e dove, a lungo torturato nel carcere per la fede ortodossa, finì di vivere. La sua festa si celebra il ventisette di questo mese, giorno nel quale il suo sacro corpo, trasportato a Roma, fu sepolto nella Basilica di san Pietro, Principe degli Apostoli.
27 maggio - San Giovanni primo, Papa e Martire, il cui giorno natalizio si commemora il diciotto di questo mese, ma la sua festa si celebra specialmente in questo giorno, per la traslazione del suo corpo.
[ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]»
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«[AD FONTES] Il video della consacrazione episcopale di Monsignor Pivarunas.
https://www.radiospada.org/2018/05/ad-fontes-il-video-della-consacrazione-episcopale-di-monsignor-pivarunas/
Nota di Radio Spada: delle prime consacrazioni episcopali della Linea Thuc (intendiamo quelle del 1981 Guerard-Carmona-Zamora e quelle genericamente degli anni Ottanta) rimangono poche fotografie sperdute nella grande web. Poche sbiadite immagini, realizzate dai laici presenti. che rendono la povertà dei luoghi, l’eccezionalità delle circostanze in cui si realizzarono quelle consacrazioni episcopali così importanti per il nostro mondo e, permetteteci, anche per il cattolicesimo romano tutto. Certamente, e ne siamo convinti, si conservano altre immagini ma sono confinate in antiche pubblicazioni cartacee o in archivi personali: tutte però ci trasmetterebbero la medesima sensazione, quella di una realtà molto monodimensionale. molto lontana, quasi remota. La scarsità della documentazione ha permesso e ovviamente ingenerato illazioni di ogni genere, racconti mitici e decettivi, dicerie e comode calunnie. Ovviamente la realtà è invece data dalla pressochè generale accettazione della realtà ed efficacia di queste consacrazioni, sia nel mondo “tradizionalista” che in quello modernista. Per trovare sinora qualcosa di più consistente, dal punto di vista iconico, e veramente completo dobbiamo andare al 24 settembre 1991, giorno della consacrazione episcopale dell’americano Mark Pivarunas (Congregatio Mariae Reginae Immaculatae): di quella lunga e splendida cerimonia tenutasi a Mount Saint Michael (Spokane) in Nebraska è stato realizzato un videotape completo. Era consacratore Monsignor Carmona y Rivera, già consacrato vescovo nel glorioso appartamento di Tolone nel 1981 e destinato nel giro di poche settimane ad improvvisa morte, dovuta ad un incidente stradale. Ringraziamo il sito Foro Catolico per averci segnalato l’esistenza di questo video che era già presente su Youtube, arricchendolo con interessanti annotazioni sulla genealogia episcopale di Monsignor Thuc. I nostri lettori, anche solo per interesse documentario, potranno gustare e analizzare passo passo la cerimonia completa in uno stile grafico anni Ottanta e con una qualità d’immagine, amabilmente vintage (stile Takegi e Ketra “Da sola – In the night”, lo scriviamo per i nostri lettori millenials).
Buona visione! (Luca Fumagalli e Piergiorgio Seveso)
Fonte: https://forocatolico.wordpress.com/2018/05/22/consagracion-del-obispo-mark-anthony-pivarunas-cmri-septiembre-24-de-1991/»






Guéranger, L'anno liturgico - Festa della Santissima Trinità (http://www.unavoce-ve.it/pg-trinita.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-trinita.htm
«PROPRIO DEL TEMPO
FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ»





Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.
Ave Maria!
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
Luca, Sursum Corda!

Holuxar
17-06-19, 00:40
16 GIUGNO 2019: sedicesimo giorno del Mese dedicato al SACRO CUORE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO; DOMENICA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ…



«FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ»
Guéranger, L'anno liturgico - Festa della Santissima Trinità (http://www.unavoce-ve.it/pg-trinita.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-trinita.htm





SANTA MESSA DOMENICALE celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (TV) stamattina DOMENICA 16 GIUGNO 2019: FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ…


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
Domenica della ss. Trinità (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=Lzd7hoDgFBk
Domenica di Pentecoste (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=QQlB5gTdzPI
Domenica di Pentecoste 2019 - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=UEvB9s3xZN0
Domenica dell'ott. dell'Ascensione (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=gfVR56Rm-9A
Domenica dell'ottava dell'Ascensione - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=AIlnBCH2M-A
V domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=Xo3vvej3nT8
V domenica dopo Pasqua - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=gMHZKktvVXE
IV domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=BnTn5tCbAgw
IV domenica dopo Pasqua (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=UnnMVHLXOr4
III Domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=FrXb3TtbouM
II Domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=71aZwW6lBYU
II Domenica dopo Pasqua - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=BuGlDuSs0LQ
Domenica in Albis (Santa Messa e Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=UG870mk5GHo
Lunedì Pasqua - dell' Angelo (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=wPkpeDbQdo8
Santa Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=G-lviMz3pWY
Santa Pasqua 2019 - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=lwCe33a3TUo
Sabato Santo (Veglia Pasquale)
https://www.youtube.com/watch?v=jphVO0FHUMw
Venerdì Santo
https://www.youtube.com/watch?v=6v8gLX5hNW0
Giovedi Santo
https://www.youtube.com/watch?v=80W3peGsC9I
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».




SANTE MESSE "NON UNA CUM" CELEBRATE DAI SACERDOTI DELL' I.M.B.C. ("ISTITUTO MATER BONI CONSILII") IN TUTTA ITALIA:


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"Torino - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/torino/

"Modena - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/modena/

"Rimini - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/rimini/

"Pescara - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/pescara/

"Potenza - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/potenza/

"Roma - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/roma/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”



SS. Trinità - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/ss-trinita/)
http://www.sodalitium.biz/ss-trinita/
«16 giugno 2019, festa della Santissima Trinità.
Adorabile Trinità, Dio solo in tre persone, ci prostriamo innanzi a Voi! Gli angeli irradianti dalla vostra luce non possono sostenerne lo splendore; si velano la faccia e si umiliano al cospetto della vostra infinita Maestà. Permettete ai miseri abitanti della terra di unire le loro adorazioni a quelle degli spiriti celesti. Padre, Creatore del mondo, siate benedetto dall’opera delle vostre mani! Verbo Incarnato, Redentore del mondo, ricevete le lodi di coloro per i quali avete sparso il vostro Sangue preziosissimo! Spirito Santo, sorgente di grazia e principio di amore, siate glorificato nelle anime che sono vostro tempio! Ma ohimè! Signore, odo le bestemmie degli increduli che non vi vogliono conoscere, degli empi che vi oltraggiano, dei peccatori che disprezzano la vostra legge, il vostro amore, i vostri doni. O Padre potentissimo, noi detestiamo tanta audacia e vi offriamo, con le nostre deboli preghiere, la adorazione perfetta del vostro Cristo! O Gesù dite ancora al Padre celeste che perdoni loro, perchè non sanno ciò che fanno! Spirito Santo, cambiate ad essi il cuore ed infiammate il nostro di uno zelo ardente per l’onore di Dio. Padre, Figlio e Spirito Santo regnate finalmente con l’amore così in terra come in cielo. Salgano dovunque verso di Voi inni di benedizione, incenso di preghiere, ossequi di fedeltà. La Santissima Trinità sia sempre lodata, servita e onorata da tutte le creature in Gesù Cristo nostro Signore. Così sia.»
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«Della festa della SS. Trinità - Sodalitium
Della festa della SS. Trinità - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/della-festa-della-ss-trinita/)
http://www.sodalitium.biz/della-festa-della-ss-trinita/
CATECHISMO MAGGIORE DI SAN PIO X.
Della festa della Santissima Trinità.
104 D. Quando si celebra dalla Chiesa la festa della Santissima Trinità?
R. La Santissima Trinità si onora dalla Chiesa in ogni giorno dell'anno e principalmente nelle domeniche; ma se ne fa una festa particolare nella prima domenica dopo la Pentecoste.
105 D. Perché nella prima domenica dopo la Pentecoste si celebra dalla Chiesa questa festa particolare della Santissima Trinità?
R. Nella prima domenica dopo la Pentecoste si celebra dalla Chiesa la festa della Santissima Trinità, affinché comprendiamo che il fine dei misteri di Gesù Cristo e della discesa dello Spirito Santo, è stato di condurci a conoscere la Trinità Santissima, e ad onorarla in ispirito e verità.
106 D. Che cosa vuol dire Santissima Trinità?
R. Santissima Trinità vuol dire: Dio uno in tre persone realmente distinte: Padre, Figliuolo e Spirito Santo.
107 D. Dio è purissimo spirito: perché dunque si rappresenta la Santissima Trinità in forma visibile?
R. Dio è purissimo spirito; ma le tre Persone divine si rappresentano con certe imagini per far conoscere alcune proprietà od azioni che loro si attribuiscono, od il modo in cui qualche volta sono apparse.
108 D. Perché Dio Padre si rappresenta in forma di vecchio?
R. Dio Padre si rappresenta in forma di vecchio per significare così l'eternità divina, e perché Egli è la prima Persona della Santissima Trinità e il principio delle altre due Persone.
109 D. Perché il Figliuolo si rappresenta in forma di uomo?
R. Il Figliuolo di Dio si rappresenta in forma di uomo, perché Egli è anche vero uomo, avendo assunta l'umana natura per la nostra salute.
110 D. Perché lo Spirito Santo si rappresenta in forma di colomba?
R. Lo Spirito Santo si rappresenta in forma di colomba, perché in questa forma discese sopra Gesù Cristo quando fu battezzato da S. Giovanni.
111 D. Che dobbiamo noi fare nella festa della Santissima Trinità?
R. Nella festa della Santissima Trinità dobbiamo fare cinque cose:
1. adorare il mistero di Dio Uno e Trino;
2. ringraziare la Santissima Trinità di tutti i benefici temporali e spirituali che riceviamo;
3. consacrare tutti noi stessi a Dio, e assoggettarci intieramente alla sua divina provvidenza;
4. pensare che nel Battesimo siamo entrati nella Chiesa, e divenuti membri di Gesù Cristo per l'invocazione e per la virtù del nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo;
5. risolvere di far sempre con divozione il segno della Croce, che esprime questo mistero, e di recitare con fede viva e con intenzione di glorificare la Santissima Trinità quelle parole che la Chiesa ripete così sovente: Sia gloria al Padre, al Figliuolo e allo Spirito Santo.»
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http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Dreifaltigkeit_01-1-300x200.jpg







“SS. Trinità.”
https://forum.termometropolitico.it/298370-ss-trinita.html
https://forum.termometropolitico.it/298370-ss-trinita-4.html
“Santissima Trinitá.”
https://forum.termometropolitico.it/191868-santissima-trinita.html







https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/64535923_1900848476683132_8433960891845705728_n.jp g?_nc_cat=108&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=c7e3c871389e0fa12ebf8a1a5a88511b&oe=5DC2332F



https://tradidiaccepi.blogspot.com/

https://sardiniatridentina.blogspot.com/
http://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/05/santissima-trinita.html?m=1
«FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ.
Santissima Trinità
Dio ci ha rivelato di Sé stesso che è Uno nella sostanza e Trino nelle persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Recita la Chiesa Romana all’ora di Prima: “La fede cattolica è questa: che veneriamo un unico Dio nella Trinità e la Trinità nell'unità. Senza confondere le persone, e senza separare la sostanza” (Simbolo Atanasiano). Davanti a mistero cotanto profondo ed imperscrutabile dobbiamo solamente emettere l’atto di fede e ringraziare devotamente il nostro Dio che ci ha misericordiosamente creati e redenti e fatti suoi col battesimo. La festa della Santissima Trinità fu introdotta nel IX secolo da Stefano vescovo di Liegi. Roma, regnante Papa Giovanni XXII, la estese a tutta la Chiesa nel 1334.»


"L'ANGOLO PATRISTICO.
Dal libro di san Fulgenzio Vescovo, della fede a Pietro.
Fra le opere di Agostino, tomo 3.
La fede che i santi Patriarchi e Profeti ricevettero da Dio prima dell'incarnazione del Figlio suo, che i santi Apostoli appresero dal Signore stesso incarnato, che lo Spirito Santo insegnò loro e ch'essi non solo predicarono colla parola, ma consegnarono nei loro scritti a salutare istruzione dei posteri: questa fede proclama, insieme coll'unità di Dio, la sua Trinità, cioè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ma non sarebbe vera Trinità, se una sola e stessa persona si dicesse Padre, Figlio e Spirito Santo.
Se infatti, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, come sono una sola sostanza, così fossero una sola persona, non ci sarebbe più luogo a professare una vera Trinità. D'altra parte ci sarebbe sì Trinità, ma questa Trinità non sarebbe più un solo Dio, se il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo fossero separati fra loro per la diversità delle loro nature, come sono distinti per le proprietà personali. Ma com'è verità che quest'unico vero Dio per sua natura non solo è Dio unico, ma è anche Trino, così questo vero Dio è Trino nelle persone, e uno nell'unità della natura.
Per questa unità di natura il Padre è tutto nel Figlio e nello Spirito Santo, il Figlio tutto nel Padre e nello Spirito Santo, e lo Spirito Santo tutto nel Padre e nel Figlio. Nessuno di essi sussiste separatamente fuori degli altri due: perché nessuno precede gli altri nell'eternità, o li supera in grandezza, o li sorpassa in potere: poiché il Padre, per quanto riguarda l'unità della sua natura divina, non è né anteriore né maggiore del Figlio e dello Spirito Santo; né l'eternità o immensità del Figlio può, quasi anteriore o maggiore, per necessità della natura divina precedere o sorpassare l'immensità e l'eternità dello Spirito Santo.

Omelia di san Gregorio Nazianzeno.
Trattato della fede, dopo il principio.
Qual cattolico ignora che il Padre è veramente Padre, il Figlio è veramente Figlio, e lo Spirito Santo è veramente Spirito Santo? Siccome il Signore stesso dice ai suoi Apostoli: «Andate, battezzate tutte le Genti nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo». Ecco quella divinità perfetta nell'unità d'un'unica sostanza, alla quale professiamo di credere. Perché noi non ammettiamo punto in Dio divisione come nelle sostanze corporee; ma a causa della potenza della natura divina, ch'è immateriale, professiamo di credere e alla distinzione reale delle persone che nominiamo, e all'unità della natura divina.
E non diciamo, come alcuni hanno immaginato, il Figlio di Dio essere una estensione di qualche parte di Dio: né intendiamo già un verbo senza realtà come un suono di voce: ma crediamo che le tre denominazioni e le tre persone hanno una stessa essenza, una stessa maestà e potenza. Noi confessiamo dunque un Dio solo: perché l'unità della maestà ci vieta di nominare più dei.
Infine, noi nominiamo distintamente, conforme al linguaggio cattolico, il Padre e il Figlio; ma non possiamo né dobbiamo dire due Dii. Non già che il Figlio di Dio non sia Dio, anzi è vero Dio da Dio vero; ma perché sappiamo che il Figlio di Dio non ha altro principio che l'unico suo Padre, perciò diciamo che non c'è che un Dio. Questo è quanto ci hanno tramandato i Profeti, e gli Apostoli: questo quanto ha insegnato il Signore medesimo quando disse: «Io e il Padre mio siamo uno» (Joann. 10:20). Dicendo «Uno» esprime, come dicevo, l'unità della divinità; e «Siamo» indica la pluralità delle persone.

Dalle «Lettere» di sant'Atanasio, vescovo.
(Lett. 1 a Serap. 28-30; PG 26, 594-595. 599)
Non sarebbe cosa inutile ricercare l'antica tradizione, la dottrina e la fede della Chiesa cattolica, quella s'intende che il Signore ci ha insegnato, che gli apostoli hanno predicato, che i padri hanno conservato. Su di essa infatti si fonda la Chiesa, dalla quale, se qualcuno si sarà allontanato, per nessuna ragione potrà essere cristiano, né venir chiamato tale.
La nostra fede è questa: la Trinità santa e perfetta è quella che è distinta nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, e non ha nulla di estraneo o di aggiunto dal di fuori, né risulta costituita del Creatore e di realtà create, ma è tutta potenza creatrice e forza operativa. Una è la sua natura, identica a se stessa. Uno è il principio attivo e una l'operazione. Infatti il Padre compie ogni cosa per mezzo del Verbo nello Spirito Santo e, in questo modo, è mantenuta intatta l'unità della santa Trinità. Perciò nella Chiesa viene annunziato un solo Dio che è al di sopra di ogni cosa, agisce per tutto ed è in tutte le cose (cfr. Eph. 4:6). È al di sopra di ogni cosa ovviamente come Padre, come principio e origine. Agisce per tutto, certo per mezzo del Verbo. Infine opera in tutte le cose nello Spirito Santo.
L'apostolo Paolo, allorché scrive ai Corinzi sulle realtà spirituali, riconduce tutte le cose ad un solo Dio Padre come al principio, in questo modo: «Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; e vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti» (1Cor. 12:4-6).
Quelle cose infatti che lo Spirito distribuisce ai singoli, sono date dal Padre per mezzo del Verbo. In verità tutte le cose che sono del Padre sono pure del Figlio. Onde quelle cose che sono concesse dal Figlio nello Spirito sono veri doni del Padre. Parimenti quando lo Spirito è in noi, è anche in noi il Verbo dal quale lo riceviamo, e nel Verbo vi è anche il Padre, e così si realizza quanto è detto: «Verremo io e il Padre e prenderemo dimora presso di lui» (Joann. 14:23). Dove infatti vi è la luce, là vi è anche lo splendore; e dove vi è lo splendore, ivi c'è parimenti la sua efficacia e la sua splendida grazia.
Questa stessa cosa insegna Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, con queste parole: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2Cor. 13:13). Infatti la grazia è il dono che viene dato nella Trinità, è concesso dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Come dal Padre per mezzo del Figlio viene data la grazia, così in noi non può avvenire la partecipazione del dono se non nello Spirito Santo. E allora, resi partecipi di esso, noi abbiamo l'amore del Padre, la grazia del Figlio e la comunione dello stesso Spirito."
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«SIMBOLO "QUICUMQUE" O "DI SANT'ATANASIO".
Il Simbolo “Quicumque” è una professione di fede composta verso il secolo V attribuita a sant’Atanasio (295-373), il vescovo di Alessandria che si oppose strenuamente agli eretici Ariani: pertanto è detta Simbolo Atanasiano o più precisamente Pseudo-atanasiano. La Chiesa Romana lo fa recitare nel Breviario nell’Ufficio di Prima della Domenica.»
http://tradidiaccepi.blogspot.com/2018/05/simbolo-quiqumque-o-di-santatanasio.html?m=1


«CATECHISMO MAGGIORE DI SAN PIO X
Della festa della Santissima Trinità.»
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https://www.facebook.com/Carlismo-167938566658143/
“Giugno, mese del Sacro Cuore di Gesù.
«Regnerò in Spagna, e con più venerazione che in altre parti». (Promessa del Sacro Cuore a Bernardo de Hoyos).”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62211128_2219884368130209_7251872431835447296_n.jp g?_nc_cat=105&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=d077b191676f1108e8ce96c22d9aad91&oe=5D82DC3E







https://www.agerecontra.it/2019/06/numero-165-di-sursum-corda-exsul-familia-in-italiano/
“Sul sito è disponibile il numero 165 (del giorno 16 giugno 2019) di Sursum Corda®.
Il settimanale si può scaricare gratuitamente nella sezione download dedicata ai soli Associati e Sostenitori. Clicca qui per gli ultimi articoli leggibili gratuitamente sul sito: – Exsul Familia in italiano.
La Magna Charta di Pio XII sull’immigrazione; – Comunicato numero 165. La vera docenza di Gesù su matrimonio e divorzio; – Lasciate che i fanciullini vengano a me; – Preghiera al Santo Martire Quirico e sua madre Giulitta (16.6); – Teologia morale. Modestia nel vestire e igiene della persona; – Racconti miracolosi n° 84. Mamma Diana e il Beato Angelo da Acri; – Ai Santi Martiri Basilide, Cirino, Nabore e Nazario (12.6); – Novena alla Santa Vergine Consolata (dal 11.6 al 19.6); – Orazione per la Spagna a San Giovanni Facondo (12.6); – Preghiera a San Barnaba, Apostolo (11.6); – Preghiera a Sant’Antonio martello degli eretici (13.6); – Preghiera Santa Margherita, Vedova e Regina (10.6); – Preghiere di dom Guéranger a San Basilio Magno (14.6); – Vieni, Santo Spirito, mandaci dal cielo un raggio della tua luce fonte.”
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“Adorabile Trinità, Dio solo in tre persone --->
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/1025-adorabile-trinita-dio-solo-in-tre-persone.html”
“Vieni, Santo Spirito, mandaci dal cielo un raggio della tua luce...”
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/2228-vieni-santo-spirito-mandaci-dal-cielo-un-raggio-della-tua-luce.html
“Mese di giugno. Litanie del Sacro Cuore di Gesù.”
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«Carlo Di Pietro
Disponibile il numero 165 di SVRSVM CORDA® del 16 giugno 2019 ---> https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-165.html
- Exsul Familia in italiano. La Magna Charta di Pio XII sull'immigrazione;
- Comunicato numero 165. La vera docenza di Gesù su matrimonio e divorzio;
- Lasciate che i fanciullini vengano a me;
- Preghiera al Santo Martire Quirico e sua madre Giulitta (16.6);
- Teologia morale. Modestia nel vestire e igiene della persona;
- Racconti miracolosi n° 84. Mamma Diana e il Beato Angelo da Acri;
- Ai Santi Martiri Basilide, Cirino, Nabore e Nazario (12.6);
- Novena alla Santa Vergine Consolata (dal 11.6 al 19.6);
- Orazione per la Spagna a San Giovanni Facondo (12.6);
- Preghiera a San Barnaba, Apostolo (11.6);
- Preghiera a Sant’Antonio martello degli eretici (13.6);
- Preghiera Santa Margherita, Vedova e Regina (10.6);
- Preghiere di dom Guéranger a San Basilio Magno (14.6);
- Vieni, Santo Spirito, mandaci dal cielo un raggio della tua luce.»
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“Preghiera ai Santi Martiri Quirico e Giulitta (16.6) --->
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/2245-preghiera-ai-santi-martiri-quirico-e-giulitta-16-6.html”


“O eccesso d'amore! Ostia sagrosanta, io v'adoro dentro di me. È troppo poco un cuore per amarvi, Gesù mio; e troppo poco è una lingua per lodare la vostra bontà. O mio Salvatore, quanto vi sono obbligato, per aver visitato così povera creatura! Io tutto m'offerisco a voi in riconoscimento di tanto beneficio.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62566560_2287166721319724_2869205558668296192_n.jp g?_nc_cat=106&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=ccea214c9a7e500fc7913bc9c51df094&oe=5DC3E47A


"La vera umiltà---> https://youtu.be/n9mF_GM9unc"

"Video: 1818, i piani dell'Alta Vendita Suprema per arrivare all'elezione di un "papa" inebriato di ideologie massoniche, ovvero la genesi e l'evoluzione del "Vaticano secondo", da Roncalli a Bergoglio ---> https://youtu.be/Yq80fiJvVAc
[VIDEO] Complotto contro la Chiesa e la società civile - La Massoneria e l'Alta Vendita Suprema
https://www.youtube.com/watch?v=7nzZpaUVT7c
da La Civiltà Cattolica, 1875, Vol. VII della Serie Nona, Anno Vigesimosesto
Video a cura di Carlo Di Pietro."
“[VIDEO] Ecumenismo Smascherato - Condanne della Chiesa all'eresia chiamata «ecumenismo».
https://m.youtube.com/watch?v=ZQ8VnQMEwL0
Per affrontare, con dati oggettivi e senza compromessi, il problema del Vaticano Secondo e dei modernisti che occupano la maggior parte delle nostre chiese --> La questione del cosiddetto "papa eretico" ed il problema dell'autorità nella Chiesa -->
Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
https://www.sursumcorda.cloud/massime-e-meditazioni/la-questione-del-papa-eretico.html

https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html
https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri/chi-%C3%A8-maria-catechismo-mariano-detail.html
“Padre Gabriele Maria Roschini, Chi è Maria? Catechismo mariano, Sursum Corda, Potenza 2017.
Catechismo mariano composto da 235 articoli, semplici ma eruditi. Un’esposizione chiara, ordinata e sintetica di tutto ciò che riguarda la storia, il dogma ed il culto mariano, secondo la forma classica di domande e risposte.”

“Raccolta di preghiere non contaminate dall'eresia dell'ecumenismo. Diceva Sant'Alfonso: "Chi prega si salva, chi non prega si danna" ->”
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere.html
«Preghiera di San Pio X per i Sacerdoti.»
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/







http://www.radiospada.org
http://www.edizioniradiospada.com
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“16 giugno 2019: FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ.”
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https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62603125_2732754956754156_7550549718934224896_n.jp g?_nc_cat=110&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=6e9fcefb8873e079a60030d8a87a9ba3&oe=5D8AC8C7


“16 giugno 2019: MEMORIA DELLA DOMENICA PRIMA DOPO LA PENTECOSTE.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/64673104_2732758663420452_3567038427444543488_n.jp g?_nc_cat=102&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=25088460ce36955a3efd6c594902b36f&oe=5D7ED9AC


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/64673104_2732758663420452_3567038427444543488_n.jp g?_nc_cat=102&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=25088460ce36955a3efd6c594902b36f&oe=5D7ED9AC


“Il 16 giugno 1846 Pio IX Mastai Ferretti viene esaltato al Sommo Pontificato.”
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https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62604038_2732770743419244_5004462890770497536_n.jp g?_nc_cat=101&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=0f59c6557a6d6f1f983102f63fc3c457&oe=5D87B14A







www.agerecontra.it | Sito del Circolo Cattolico "Christus Rex"
http://www.agerecontra.it/

"Centro Studi Giuseppe Federici - sito ufficiale"
http://www.centrostudifederici.org/

"sito dedicato alla crisi dottrinale nella Chiesa cattolica"
http://www.crisinellachiesa.it/

"Sito ufficiale del Centro Culturale San Giorgio"
http://www.centrosangiorgio.com/


C.M.R.I. - "Congregatio Mariae Reginae Immacolata" ("Congregation of Mary Immaculate Queen" "Congregazione di Maria Regina Immacolata"):
http://www.cmri.org/ital-index.html





https://www.truerestoration.org/


https://novusordowatch.org/


": Quidlibet : ? A Traditionalist Miscellany — By the Rev. Anthony Cekada"
http://www.fathercekada.com/

"Home | Traditional Latin Mass Resources"
http://www.traditionalmass.org/

http://www.traditionalcatholicpriest.com/





"Como ovejas sin Pastor"
http://sicutoves.blogspot.com/


https://moimunanblog.com/





“Pro Fide Catholica | Le site de Laurent Glauzy”
https://profidecatholica.com/


https://johanlivernette.wordpress.com/


https://lacontrerevolution.wordpress.com/


https://sedevacantisme.wordpress.com/


"Sede Vacante -"
http://www.catholique-sedevacantiste.fr/


http://wordpress.catholicapedia.net/


https://fidecatholica.wordpress.com/


https://militesvirginismariae.wordpress.com/


http://www.fatima.be/fr/sanctus/prieres/images/cate035.jpg




Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

Messes :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/messes)
http://liguesaintamedee.ch/messes

16 juin : Saint Jean-François Régis, Confesseur (1597-1640) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/16-juin-saint-jean-francois-regis)
“16 juin : Saint Jean-François Régis, Confesseur (1597-1640).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/3415/2856/4465/06_16_saint_jean_francois_regis.gif


http://liguesaintamedee.ch/application/files/3415/2856/4465/06_16_saint_jean_francois_regis.gif


“Nous passons du mois de Marie (mai) au moi du Sacré-Cœur (juin).”
https://scontent-frt3-2.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/61535902_880767522255929_2734125727652773888_n.jpg ?_nc_cat=107&_nc_ht=scontent-frt3-2.xx&oh=3dd220c8e11b7c472a54b1c63e06bc77&oe=5D9EFE4D

“Mois de juin : mois dédié au Sacré-Coeur de NSJC. Litanies:
Litanies du Sacré-c?ur (http://le-petit-sacristain.blogspot.com/2016/06/litanies-du-sacre-coeur.html) ”
https://scontent-frt3-2.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/61979798_880826828916665_3189825726308155392_n.jpg ?_nc_cat=110&_nc_ht=scontent-frt3-2.xx&oh=c047166f3194d583e9c6617718161aa0&oe=5D8BE389

“Apostolat de la prière: juin 2019
En réparation pour les lois iniques et les péchés publics contre le Règne Social du Sacré Cœur de Jésus.”
http://www.sodalitium.eu/wp-content/uploads/2016/08/Billet.juin19.pdf
https://scontent-frt3-2.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/61354082_880458195620195_2891817118372724736_n.jpg ?_nc_cat=108&_nc_ht=scontent-frt3-2.xx&oh=f65cf7c7c218c34c2a1e00abdea7c70a&oe=5D5AD45D


https://www.introibo.fr/Commentaires-liturgiques-de-la#inter1
“Fête de la Très Sainte Trinité.”

“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour la fête de la Sainte Trinité : La circuminsession.
http://prieure2bethleem.org/predica/2017_06_11.mp3”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62413675_889773174688697_634495999674417152_n.jpg? _nc_cat=111&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=b963f875542bab4a8254c7f88da92986&oe=5D888947


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/62413675_889773174688697_634495999674417152_n.jpg? _nc_cat=111&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=b963f875542bab4a8254c7f88da92986&oe=5D888947


https://le-petit-sacristain.blogspot.com/2019/06/meditation-sur-la-tres-sainte-trinite-au-nom-du-pere-et-du-fils-et-du-saint-esprit.html
“Méditation sur la Très-Sainte Trinité : Au Nom du Père, et du Fils, et du Saint-Esprit.”
https://1.bp.blogspot.com/-7qH7sNfDmKc/XQO93GamT_I/AAAAAAAAEq8/4pWb9sPV18oo4GydMYfjTfWANKR5LCIGACLcBGAs/s1600/Hendrick_van_balen_sainte_trinit%25C3%25A9_detail. jpg


https://1.bp.blogspot.com/-7qH7sNfDmKc/XQO93GamT_I/AAAAAAAAEq8/4pWb9sPV18oo4GydMYfjTfWANKR5LCIGACLcBGAs/s1600/Hendrick_van_balen_sainte_trinit%25C3%25A9_detail. jpg




Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.
«O Santissima Trinità, vi adoro! Mio Dio, mio Dio, Vi amo nel Santissimo Sacramento!»
COR JESU SACRATISSIMUM, MISERERE NOBIS!!!
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!

Holuxar
07-06-20, 23:22
DOMENICA 7 GIUGNO 2020: settimo giorno del MESE dedicato alla DEVOZIONE al SACRO CUORE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO; FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ…




«FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ»
Guéranger, L'anno liturgico - Festa della Santissima Trinità (http://www.unavoce-ve.it/pg-trinita.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-trinita.htm





SS. Trinità - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/ss-trinita/)
http://www.sodalitium.biz/ss-trinita/
«7 giugno 2020, festa della Santissima Trinità.
Adorabile Trinità, Dio solo in tre persone, ci prostriamo innanzi a Voi! Gli angeli irradianti dalla vostra luce non possono sostenerne lo splendore; si velano la faccia e si umiliano al cospetto della vostra infinita Maestà. Permettete ai miseri abitanti della terra di unire le loro adorazioni a quelle degli spiriti celesti. Padre, Creatore del mondo, siate benedetto dall’opera delle vostre mani! Verbo Incarnato, Redentore del mondo, ricevete le lodi di coloro per i quali avete sparso il vostro Sangue preziosissimo! Spirito Santo, sorgente di grazia e principio di amore, siate glorificato nelle anime che sono vostro tempio! Ma ohimè! Signore, odo le bestemmie degli increduli che non vi vogliono conoscere, degli empi che vi oltraggiano, dei peccatori che disprezzano la vostra legge, il vostro amore, i vostri doni. O Padre potentissimo, noi detestiamo tanta audacia e vi offriamo, con le nostre deboli preghiere, la adorazione perfetta del vostro Cristo! O Gesù dite ancora al Padre celeste che perdoni loro, perchè non sanno ciò che fanno! Spirito Santo, cambiate ad essi il cuore ed infiammate il nostro di uno zelo ardente per l’onore di Dio. Padre, Figlio e Spirito Santo regnate finalmente con l’amore così in terra come in cielo. Salgano dovunque verso di Voi inni di benedizione, incenso di preghiere, ossequi di fedeltà. La Santissima Trinità sia sempre lodata, servita e onorata da tutte le creature in Gesù Cristo nostro Signore. Così sia».
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/45582087a653dc09890cafe1c6f990f3-1.jpg
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http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/wp2e3d4780_05_06-300x264.jpg



http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/45582087a653dc09890cafe1c6f990f3-1.jpg



«Della festa della SS. Trinità - Sodalitium
Della festa della SS. Trinità - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/della-festa-della-ss-trinita/)
http://www.sodalitium.biz/della-festa-della-ss-trinita/
CATECHISMO MAGGIORE DI SAN PIO X.
Della festa della Santissima Trinità.
Sia gloria al Padre, al Figliuolo e allo Spirito Santo»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Dreifaltigkeit_01-1-300x200.jpg



Messa IMBC in streaming - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/)
http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/


http://www.sodalitium.biz/category/santo-del-giorno/


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/


“Sodalitium - IMBC”
https://www.youtube.com/user/sodalitium


“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/


http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)”





SANTA MESSA DOMENICALE celebrata da DON FLORIANO ABRAHAMOWICZ alla “DOMUS MARCEL LEFEBVRE” di PAESE (TV) stamattina DOMENICA 7 GIUGNO 2020: FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ…


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
Festa della SS. Trinità (I dom. d. Pentec.) (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=PcCze8MlT14
Festa della SS. Trinità (I dom. d. Pentec.) (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=HXxgkGfnE10
Martedì di Pentecoste (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=skmprzD1LO0
Martedì di Pentecoste (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=YgeHz1iNT78
Lunedì di Pentecoste (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=ShVmLaaZcMY
Lunedì di Pentecoste (Omelia)
Domenica di Pentecoste (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=PyQlSF1qgtg
Domenica di Pentecoste (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=Txw0Kv4pmEA
Domenica nell’ottava dell’Ascensione (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=iSrvPyAttQo
Domenica nell’ottava dell’Ascensione (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=bXos08q8m_c
Festa dell'Ascensione (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=VNSErDRMohU
Festa dell'Ascensione (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=WexLjhcWp7I
Vigilia dell'Ascensione. S. Messa preceduta dalla processione
https://www.youtube.com/watch?v=Unq6IZKhegY
Martedi delle Rogazioni: S. Messa preceduta dalla processione.
https://www.youtube.com/watch?v=5eymLoBvcPw
Lunedi delle Rogazioni: S. Messa preceduta dalla processione.
https://www.youtube.com/watch?v=SLtt1lgF-Ag
V domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=P9tQCXVxcR4
V domenica dopo Pasqua (Omelia)
IV domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=tbYI76JMEl8
IV domenica dopo Pasqua (Omelia)
Invenzione della Santa Croce; III domenica dopo Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=UNX2Qp9foZQ
Invenzione della Santa Croce; III domenica dopo Pasqua (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=cOa9s9XQ_FM
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso».





https://www.facebook.com/donugo.casasanpiox/
«7 giugno 2020, festa della Santissima Trinità».

«Padre Joseph-Marie Mercier ricorda che oggi è l'anniversario della morte di padre Pierre Verrier (+ 7 giugno 2011). Ordinato sacerdote nel 1949, padre Verrier non celebrò mai il nuovo rito e per questo motivo nel 1970 fu allontanato dalla parrocchia dove era parroco. Nel 1982 fondò il Priorato "Notre-Dame de Bethléem" à Faverney (Franca Contea). Preghiamo per l'anima di questo difesore della Fede cattolica e della liturgia romana. La foto l'ho scattatta a Faverney nell'estate del 2005».








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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda»

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“Adorabile Trinità, Dio solo in tre persone --->”
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«Sursum Corda numero 205. La presenza del male e la Divina Provvidenza ---> https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-205.html
Indice dei contenuti:
- Comunicato numero 205. La presenza del male e la Divina Provvidenza;
- Adorabile Trinità, Dio solo in tre persone;
- Altra preghiera ai Santi Marcellino e Pietro, Martiri (2.6);
- Fuori i Documenti. Il Papa, la guerra e le menzogne dei compagni;
- I sette doni dello Spirito Santo;
- Le Logge israelitiche segrete piamente illustrate;
- Le Rogazioni o Litanie Minori in PDF;
- Manuale degli Oblati secolari di San Benedetto Abate;
- Non abbiamo bisogno. Enciclica di Papa Pio XI contro il Fascismo;
- Novena a Sant'Antonio di Padova (dal 4.6 al 12.6);
- Occultismo e Modernismo (P. Gioacchino Ambrosini);
- Orazione a San Bonifacio, Vescovo e Martire (5.6);
- Orazione a San Desiderio, Vescovo e Martire (23.5);
- Orazione a Santa Rita da Cascia, Vedova (22.5);
- Orazione ai Santi Sinesio e Teopompo, Martiri (21.5);
- Preghiera a Maria Ausiliatrice (24.5);
- Preghiera a San Beda il Venerabile (27.5);
- Preghiera a San Bernardino da Siena (20.5);
- Preghiera a San Felice, Confessore (18.5);
- Preghiera a San Filippo Neri, Confessore (26.5);
- Preghiera a San Francesco Caracciolo, Confessore (4.6);
- Preghiera a San Gerardo, Vescovo (30.5 e 30.10);
- Preghiera a San Giovanni Battista de' Rossi, Confessore (23.5);
- Preghiera a San Giovanni I, Papa e Martire (27.5);
- Preghiera a San Gregorio VII, Papa e Confessore (25.5);
- Preghiera a San Norberto, Vescovo (6.6);
- Preghiera a San Pietro Celestino, Papa (19.5);
- Preghiera a Sant’Agostino di Canterbury, Vescovo (28.5);
- Preghiera a Sant’Angela Merici, Vergine (1.6);
- Preghiera a Sant’Antonio Maria Gianelli, Vescovo (7.6);
- Preghiera a Sant’Erasmo, Vescovo e Martire (2.6);
- Preghiera a Sant’Urbano, Pontefice (25.5);
- Preghiera a Santa Clotilde, Regina (3.6);
- Preghiera a Santa Giovanna d'Arco, Vergine (30.5);
- Preghiera a Santa Maria Maddalena de Pazzi (29.5);
- Preghiera a Santa Petronilla, Vergine (31.5);
- Preghiera a Santa Rita da Cascia (22.5);
- Preghiera ai Santi Marcellino e Pietro, Martiri (2.6);
- Preghiera al Santo Spirito nella Festa di Pentecoste;
- Preghiere all'Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo;
- San Bernardino da Siena sui rapporti contro natura;
- Un Sacerdote fra gli operai della diga del Goillet;
- Vette, colline, pianure. Opuscolo Lux».
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“Mese di giugno. Litanie del Sacro Cuore di Gesù”
«Sacratissimo Cuore di Gesù - Sursum Corda Associazione»
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“Vieni, Santo Spirito, mandaci dal cielo un raggio della tua luce...”
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“La verità sul Santuario di Loreto. Traslazione della Santa Casa --->”
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“Catechismo della Dottrina Cristiana (Papa San Pio X) --->”
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“Ordinario della Messa (Latino-Italiano) con spiegazione --->”
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"Preghiere e tradizionali pie pratiche cristiane. Chiediamo a Nostro Signore di ottenere la vera fede e di perseverare"
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“7 giugno 2020: FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ (con memoria e ultimo vangelo della prima domenica dopo Pentecoste)”



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«Quicúmque vult salvus esse, ante ómnia opus est, ut téneat cathólicam fidem:
Quam nisi quisque íntegram inviolatámque serváverit, absque dúbio in ætérnum períbit.
Fides autem cathólica hæc est: ut unum Deum in Trinitáte, et Trinitátem in unitáte venerémur.
Neque confundéntes persónas, neque substántiam separántes.
Alia est enim persóna Patris, ália Fílii, ália Spíritus Sancti:
Sed Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti una est divínitas, æquális glória, coætérna majéstas.
Qualis Pater, talis Fílius, talis Spíritus Sanctus.
Increátus Pater, increátus Fílius, increátus Spíritus Sanctus.
Imménsus Pater, imménsus Fílius, imménsus Spíritus Sanctus.
Ætérnus Pater, ætérnus Fílius, ætérnus Spíritus Sanctus.
Et tamen non tres ætérni, sed unus ætérnus.
Sicut non tres increáti, nec tres imménsi, sed unus increátus, et unus imménsus.
Simíliter omnípotens Pater, omnípotens Fílius, omnípotens Spíritus Sanctus.
Et tamen non tres omnipoténtes, sed unus omnípotens.
Ita Deus Pater, Deus Fílius, Deus Spíritus Sanctus.
Ut tamen non tres Dii, sed unus est Deus.
Ita Dóminus Pater, Dóminus Fílius, Dóminus Spíritus Sanctus.
Et tamen non tres Dómini, sed unus est Dóminus.
Quia, sicut singillátim unamquámque persónam Deum ac Dóminum confitéri christiána veritáte compéllimur: ita tres Deos aut Dóminos dícere cathólica religióne prohibémur.
Pater a nullo est factus: nec creátus, nec génitus.
Fílius a Patre solo est: non factus, nec creátus, sed génitus.
Spíritus Sanctus a Patre et Fílio: non factus, nec creátus, nec génitus, sed procédens.
Unus ergo Pater, non tres Patres: unus Fílius, non tres Fílii: unus Spíritus Sanctus, non tres Spíritus Sancti.
Et in hac Trinitáte nihil prius aut postérius, nihil majus aut minus: sed totæ tres persónæ coætérnæ sibi sunt et coæquáles.
Ita ut per ómnia, sicut jam supra dictum est, et únitas in Trinitáte, et Trínitas in unitáte veneránda sit.
Qui vult ergo salvus esse, ita de Trinitáte séntiat.
Sed necessárium est ad ætérnam salútem, ut Incarnatiónem quoque Dómini nostri Jesu Christi fidéliter credat.
Est ergo fides recta ut credámus et confiteámur, quia Dóminus noster Jesus Christus, Dei Fílius, Deus et homo est.
Deus est ex substántia Patris ante sǽcula génitus: et homo est ex substántia matris in sǽculo natus.
Perféctus Deus, perféctus homo: ex ánima rationáli et humána carne subsístens.
Æquális Patri secúndum divinitátem: minor Patre secúndum humanitátem.
Qui licet Deus sit et homo, non duo tamen, sed unus est Christus.
Unus autem non conversióne divinitátis in carnem, sed assumptióne humanitátis in Deum.
Unus omníno, non confusióne substántiæ, sed unitáte persónæ.
Nam sicut ánima rationális et caro unus est homo: ita Deus et homo unus est Christus.
Qui passus est pro salúte nostra: descéndit ad ínferos: tértia die resurréxit a mórtuis.
Ascéndit ad cælos, sedet ad déxteram Dei Patris omnipoténtis: inde ventúrus est judicáre vivos et mórtuos.
Ad cujus advéntum omnes hómines resúrgere habent cum corpóribus suis; et redditúri sunt de factis própriis ratiónem.
Et qui bona egérunt, ibunt in vitam ætérnam: qui vero mala, in ignem ætérnum.
Hæc est fides cathólica, quam nisi quisque fidéliter firmitérque credíderit, salvus esse non póterit. Amen.


Chiunque voglia salvarsi, deve anzitutto possedere la fede cattolica:Colui che non la conserva integra ed inviolata perirà senza dubbio in eterno.
La fede cattolica è questa: che veneriamo un unico Dio nella Trinità e la Trinità nell’unità.
Senza confondere le persone, e senza separare la sostanza.
Una è infatti la persona del Padre, altra quella del Figlio, ed altra quella dello Spirito Santo.
Ma Padre, Figlio e Spirito Santo sono una sola divinità, con uguale gloria e coeterna maestà.
Quale è il Padre, tale è il Figlio, tale lo Spirito Santo.
Increato il Padre, increato il Figlio, increato lo Spirito Santo.
Immenso il Padre, immenso il Figlio, immenso lo Spirito Santo.
Eterno il Padre, eterno il Figlio, eterno lo Spirito Santo
E tuttavia non vi sono tre eterni, ma un solo eterno.
Come pure non vi sono tre increati, né tre immensi, ma un solo increato e un solo immenso.
Similmente è onnipotente il Padre, onnipotente il Figlio, onnipotente lo Spirito Santo.
E tuttavia non vi sono tre onnipotenti, ma un solo onnipotente.
Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio.
E tuttavia non vi sono tre dei, ma un solo Dio.
Signore è il Padre, Signore è il Figlio,Signore è lo Spirito Santo.
E tuttavia non vi sono tre Signori, ma un solo Signore.
Poiché come la verità cristiana ci obbliga a confessare che ciascuna persona è singolarmente Dio e Signore: così la religione cattolica ci proibisce di parlare di tre Dei o Signori.
Il Padre non è stato fatto da alcuno: né creato, né generato.
Il Figlio è dal solo Padre: non fatto, né creato, ma generato.
Lo Spirito Santo è dal Padre e dal Figlio: non fatto, né creato, né generato, ma da essi procedente.
Vi è dunque un solo Padre, non tre Padri: un solo Figlio, non tre Figli: un solo Spirito Santo, non tre Spiriti Santi.
E in questa Trinità non v’è nulla che sia prima o dopo, nulla di maggiore o minore: ma tutte e tre le persone sono l’una all’altra coeterne e coeguali.
Cosicché in tutto, come già detto prima, va venerata l’unità nella Trinità e la Trinità nell’unità.
Chi dunque vuole salvarsi, pensi in tal modo della Trinità.
Ma per l’eterna salvezza è necessario, credere fedelmente anche all’Incarnazione del Signore nostro Gesù Cristo.
La retta fede vuole, infatti, che crediamo e confessiamo, che il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, è Dio e uomo.
È Dio, perché generato dalla sostanza del Padre fin dall’eternità: è uomo, perché nato nel tempo dalla sostanza della madre.
Perfetto Dio, perfetto uomo: sussistente dall’anima razionale e dalla carne umana.
Uguale al Padre secondo la divinità: inferiore al Padre secondo l’umanità.
E tuttavia, benché sia Dio e uomo, non è duplice ma è un solo Cristo.
Uno solo, non per conversione della divinità in carne, ma per assunzione dell’umanità in Dio.
Totalmente uno, non per confusione di sostanze, ma per l’unità della persona.
Come infatti anima razionale e carne sono un solo uomo, così Dio e uomo sono un solo Cristo.
Che patì per la nostra salvezza: discese agli inferi: il terzo giorno è risuscitato dai morti.
È salito al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: e di nuovo verrà a giudicare i vivi e i morti.
Alla sua venuta tutti gli uomini dovranno risorgere con i loro corpi: e dovranno rendere conto delle proprie azioni.
Coloro che avranno fatto il bene andranno alla vita eterna: coloro, invece, che avranno fatto il male, nel fuoco eterno.
Questa è la fede cattolica, e non potrà essere salvo se non colui che l’abbraccerà fedelmente e fermamente. Amen».


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“Santissima Trinità nella Crocifissione”
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“SS. Trinità”
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“Santissima Trinitá”
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«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis»

«ORAZIONE ALLA SANTISSIMA TRINITÀ.
O Dio, uno nella natura e trino nelle Persone, Padre, Figlio e Spirito Santo, causa prima e fine ultimo di tutte le creature, Bene infinito, incomprensibile e ineffabile, mio Creatore, mio Redentore e mio Santificatore, io credo in Voi, spero in Voi e vi amo con tutto il cuore.
Voi nella vostra felicità infinita, preferendomi, senza alcun mio merito, ad innumerevoli altre creature, che meglio di me avrebbero corrisposto ai vostri benefici, aveste per me un palpito d'amore fin dall'eternità e, suonata la mia ora nel tempo, mi traeste dal nulla all'esistenza terrena e mi donaste la grazia, pegno della vita eterna.
Dall'abisso della mia miseria vi adoro e vi ringrazio. Sulla mia culla fu invocato il vostro Nome come professione di fede, come programma di azione, come meta unica del mio pellegrinaggio quaggiù; fate, o Trinità Santissima, che io mi ispiri sempre a questa fede e attui costantemente questo programma, affinché, giunto al termine del mio cammino, possa fissare le mie pupille nei fulgori beati della vostra gloria.
INDULGENZE (Preces et pia opera 1952, n. 64): Ai fedeli, che nella festa della SS. Trinità avranno recitato piamente l'orazione sopra riportata, si concede: Indulgenza di tre anni; Indulgenza plenaria alle consuete condizioni (S. Pen. Ap., 10 maggio 1941).
Ant. ad Laudes. Benedícta sit * sancta, creátrix et gubernátrix ómnium, sancta et indivídua Trínitas, nunc, et semper, et per infiníta sǽcula sæculórum. - Benedetta sia * la santa ed indivisibile Trinità che ha creato e governa tutto, ora e sempre e per gl'infiniti secoli dei secoli.
Ant. ad II Vesperas. Te Deum * Patrem ingénitum, te Fílium unigénitum, te Spíritum Sanctum Paráclitum, sanctam et indivíduam Trinitátem, toto corde et ore confitémur, laudámus, atque benedícimus: tibi glória in sǽcula. - Te, Dio * Padre non generato, te, Figlio unigenito, te, Spirito Santo Paraclito, con tutto il cuore e colla bocca vi confessiamo per una santa ed indivisibile Trinità, vi lodiamo e benediciamo: gloria a te nei secoli».



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https://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/05/santissima-trinita.html?m=1
«FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ
Santissima Trinità
Dio ci ha rivelato di Sé stesso che è Uno nella sostanza e Trino nelle persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Recita la Chiesa Romana all’ora di Prima: “La fede cattolica è questa: che veneriamo un unico Dio nella Trinità e la Trinità nell'unità. Senza confondere le persone, e senza separare la sostanza” (Simbolo Atanasiano). Davanti a mistero cotanto profondo ed imperscrutabile dobbiamo solamente emettere l’atto di fede e ringraziare devotamente il nostro Dio che ci ha misericordiosamente creati e redenti e fatti suoi col battesimo. La festa della Santissima Trinità fu introdotta nel IX secolo da Stefano vescovo di Liegi. Roma, regnante Papa Giovanni XXII, la estese a tutta la Chiesa nel 1334»

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«SIMBOLO "QUICUMQUE" O "DI SANT'ATANASIO".
Il Simbolo “Quicumque” è una professione di fede composta verso il secolo V attribuita a sant’Atanasio (295-373), il vescovo di Alessandria che si oppose strenuamente agli eretici Ariani: pertanto è detta Simbolo Atanasiano o più precisamente Pseudo-atanasiano. La Chiesa Romana lo fa recitare nel Breviario nell’Ufficio di Prima della Domenica»
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“Giugno, mese del Sacro Cuore di Gesù.
«Regnerò in Spagna, e con più venerazione che in altre parti». (Promessa del Sacro Cuore a Bernardo de Hoyos)”








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«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur”

“In memoriam : Révérand Père Pierre Verrier († 7 juin 2011), fondateur du Prieuré de Notre-Dame de Bethléem Prieuré Notre-Dame de Bethléem à Faverney (http://prieure2bethleem.org) ”

“Nous passons du mois de Marie (mai) au moi du Sacré-Cœur (juin)”
“Mois de juin : mois dédié au Sacré-Coeur de NSJC. Litanies”
“Apostolat de la prière: juin 2020.
En réparation pour les lois iniques et les péchés publics contre le Règne Social du Sacré Cœur de Jésus”

“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour la fête de la Sainte Trinité : La circuminsession.
http://prieure2bethleem.org/predica/2017_06_11.mp3”



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“Méditation sur la Très-Sainte Trinité : Au Nom du Père, et du Fils, et du Saint-Esprit”
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“Fête de la Très Sainte Trinité”
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Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.
«O Santissima Trinità, vi adoro! Mio Dio, mio Dio, Vi amo nel Santissimo Sacramento!»
COR JESU SACRATISSIMUM, MISERERE NOBIS!!!
Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis! - Adveniat Regnum tuum!
Cuore Eucaristico di Gesù, accrescete in noi la fede, la speranza, la carità.
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!