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Visualizza Versione Completa : 6 luglio - S. Maria Goretti



Augustinus
06-07-04, 00:15
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=28150):

Santa Maria Goretti, Vergine e martire

6 luglio - Memoria Facoltativa

Corinaldo (Ancona), 16 ottobre 1890 - Nettuno, Roma, 6 luglio 1902

Nacque a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890, figlia dei contadini Luigi Goretti e Assunta Carlini, Maria era la seconda di sei figli. I Goretti si trasferirono presto nell'Agro Pontino. Nel 1900 suo padre morì, la madre dovette iniziare a lavorare e lasciò a Maria l'incarico di badare alla casa e ai suoi fratelli. A undici anni Maria fece la Prima Comunione e maturò il proposito di morire prima di commettere dei peccati. Alessandro Serenelli, un giovane di 18 anni, s' innamorò di Maria. Il 5 luglio del 1902 la aggredì e tentò di violentarla. Alle sue resistenze la uccise accoltellandola. Maria morì dopo un'operazione, il giorno successivo, e prima di spirare perdonò Serenelli. L'assassino fu condannato a 30 anni di prigione. Si pentì e si convertì solo dopo aver sognato Maria che gli diceva avrebbe raggiunto il Paradiso. Quando fu scarcerato dopo 27 anni chiese perdono alla madre di Maria. Maria Goretti fu proclamata santa nel 1950 da Pio XII. (Avvenire)

Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico

Emblema: Palma

Martirologio Romano: Santa Maria Goretti, vergine e martire, che trascorse una difficile fanciullezza, aiutando la madre nelle faccende domestiche; assidua nella preghiera, a dodici anni, per difendere la sua castità da un aggressore, fu uccisa a colpi di pugnale vicino a Nettuno nel Lazio.

Martirologio tradizionale (6 luglio): A Nettuno, nel Lazio, santa Maria Goretti, piissima fanciulla, crudelissimamente uccisa per la difesa della propria verginità, che il Papa Pio dodicesimo solennemente annoverò nel catalogo delle sante Vergini e costituì celeste Patrona, con sant'Agnese, delle Associazioni delle Figlie di Maria.

Dopo il gran numero di vergini martiri, del lontano tempo delle persecuzioni contro i cristiani, che oltre a rifiutare l’adorazione degli idoli, rifiutavano soprattutto le offerte ed i desideri sessuali dei loro carnefici, come ad esempio s. Lucia, s. Agata, s. Cecilia, s. Agnese, ecc. ci fu un lungo tempo in cui nella Chiesa non comparvero figure eclatanti di martiri per la purezza.
Ma nel nostro tempo la Chiesa ha posto sugli altari figure esemplari di giovani donne e adolescenti, che nella difesa della virtù della purezza, oggi tanto ignorata, persero la loro vita in modo violento, diventando così delle martiri.
È il caso della beata Pierina Morosini († 1957) di Fiobbio (Bergamo); della beata Carolina Kozka († 1914) della Polonia; della beata Antonia Mesina († 1935) di Orgosolo (Nuoro); della Serva di Dio Concetta Lombardo († 1948) di Staletti (Catanzaro), ecc., prima di loro ci fu la dodicenne Maria Goretti, oggetto di questa scheda, beatificata nel 1947 e proclamata santa nel 1950 da papa Pio XII durante quell’Anno Santo.
Forse ai nostri giorni parlare della difesa estrema della purezza, fa un po’ sorridere, visto il lassismo imperante, la sfrenatezza dei costumi, il sesso libero fra molti giovani; ma fino a qualche decennio fa la purezza era un bene e una virtù, a cui specialmente tutte le ragazze tenevano, come dono naturale da difendere e preservare per un amore più completo e benedetto dal sacramento del Matrimonio, oppure come dono da offrire a Dio in una vita consacrata.
Con il riconoscimento ufficiale della Chiesa di questa forma di martirio, quello che fino allora poteva considerarsi, secondo il linguaggio di oggi, come uno stupro finito tragicamente per la resistenza della vittima, assunse una luce nuova di martirio, visto la personale spiritualità della vittima, il concetto di difesa della purezza come dono di Dio, il ribellarsi coscientemente fino alla morte; piace qui ricordare s. Domenico Savio che nella sua pura adolescenza, diceva: “La morte ma non il peccato”.
In quest’ottica va inquadrata la vicenda terrena di Maria Goretti, nata a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890 e battezzata lo stesso giorno, fu poi cresimata, secondo l’uso dei tempi in piccola età, il 4 ottobre 1896 quando il vescovo Giulio Boschi, giunse in visita pastorale nel paesino.
Nel 1897, i genitori Luigi Goretti e Assunta Carlini che avevano oltre la primogenita Maria, altri quattro figli, essendo braccianti agricoli e stentando nel vivere quotidiano con la numerosa famiglia, decisero di trovare lavoro altrove; mentre tanti compaesani tentavano l’avventura dell’emigrazione nelle Americhe, essi scelsero di spostarsi nell’Agro Pontino nel Lazio, che essendo infestato dalla malaria, pochissimi sceglievano di trasferirsi lì.
Giunsero dapprima nella tenuta del senatore Scelsi a Paliano, come mezzadri insieme ad un’altra famiglia già residente i Serenelli, pure di origine marchigiana, composta solo da padre e figlio, essendo la madre morta da tempo.
Poi i rapporti con il proprietario si guastarono, ed i Serenelli ed i Goretti dovettero lasciare Paliano e fortunatamente trovarono, sempre come mezzadri, un’altra sistemazione nella tenuta del conte Lorenzo Mazzoleni a Ferriere di Conca, nelle Paludi Pontine; zona che prima della bonifica, iniziata nel 1925 e completata soltanto nel 1939, fungeva da diga naturale fra la parte settentrionale e l’immenso acquitrino a sud; non era certamente un luogo salutare, perché d’estate era invaso dalle zanzare e dalla malaria; il chinino unico farmaco efficace, era soprattutto usato per scopo terapeutico, ma non serviva per lo scopo preventivo.
Mentre i genitori si adoperavano nel lavoro massacrante dei campi, Maria accudiva alle faccende domestiche, tenendo in ordine la casa colonica e badando ai fratellini più piccoli. Dopo alcuni anni, il 6 maggio 1900, il padre non ritornò a casa, stroncato dalla malaria ai margini della palude, Maria aveva allora 10 anni; prese a confortare la mamma rimasta sola con la famiglia e con un lavoro da svolgere superiore alle sue forze; nonostante che il raccolto fosse buono quell’anno, la famiglia rimase in debito con il conte Mazzoleni dei diritti di mezzadria, di ben 15 lire dell’epoca.
Il proprietario dopo aver invitato la madre a lasciare quel lavoro e la casa, perché era impossibile mantenere il rapporto lavorativo legato ad un mercato esigente e ad un raccolto abbondante e sicuro; ma dietro la disperata richiesta di mamma Assunta di restare, perché con cinque figli non aveva dove andare, il conte acconsentì purché nel rimanere si associasse ai Serenelli, che abitavano nella stessa cascina e coltivavano altri terreni.
La soluzione sembrò ideale, i Serenelli padre e figlio coltivavano i campi e Assunta accudiva i figli e le due case, oltre ai lavori sull’aia; mentre Maria si dedicava alla vendita delle uova e dei colombi nella lontana Nettuno, al trasporto dell’acqua che non era in casa come oggi, alla preparazione delle colazioni per i lavoratori nei campi, al rammendo del vestiario.
Non aveva più potuto andare a scuola, che già frequentava saltuariamente; era definita dalla gente dei dintorni “un angelo di figliola”; recitava il rosario, era molto religiosa come d’altronde tutta la famiglia.
Aveva insistito di fare la Prima Comunione a meno di undici anni, invece dei dodici come si usava allora; con grandi sacrifici riuscì a frequentare il catechismo, e così nel maggio del 1902 poté ricevere la Santa Comunione.
Fino ad allora la sua fu una vita di stenti, duro lavoro, sacrifici, poche Messe alle quali assisteva nella chiesa della vicina Conca, oggi Borgo Montello, ma che da giugno a settembre chiudeva, quando i conti Mazzoleni partivano per sfuggire alla malaria e alle zanzare che proliferavano con il caldo. Allora sacrificando ore al sonno, si recava a Messa a Campomorto distante parecchi km.
Intanto i rapporti fra il Serenelli padre e Assunta Goretti si incrinarono, in quanto egli essendo vedovo fece ben presto capirle che se voleva mangiare lei e la sua famiglia, doveva sottomettersi alle sue richieste non proprio oneste.
Siccome Assunta non era disposta a cedere, il Serenelli cominciò a controllare tutto, persino le uova nel pollaio e a passarle gli alimenti con il contagocce. Maria intanto giunta ai dodici anni, cominciava a svilupparsi nel fisico, diventando di bell’aspetto, ma il suo animo era semplice e puro e non aveva avuto tempo di sognare per il suo futuro, tutta presa ad aiutare nel lavoro, sostenere e incoraggiare la mamma, accudire i fratelli piccoli.
Il figlio del Serenelli, Alessandro, aveva intanto raggiunto i 18 anni, di fisico robusto era l’orgoglio del padre, non solo perché sapeva lavorare sodo nei campi, ma cosa rara in quei tempi fra i contadini, sapeva leggere e scrivere; quando si recava in paese, ritornava sempre con qualche rivista poco raccomandabile, che portata in casa, suscitava le proteste di Assunta, ma il padre lo giustificava dicendo che doveva esercitarsi nella lettura.
Alessandro ormai guardava Maria con occhi diversi da qualche anno prima e cominciava a cercare di avere degli approcci non buoni, insidiandola varie volte, sempre respinto dalla ragazza; un giorno fece apertamente delle proposte peccaminose e al rifiuto di Maria, temendo che ne parlasse in famiglia, la minacciò di morte se lo avesse fatto.
Maria per non aggravare i già tesi rapporti fra le due famiglie, stette zitta, rimanendo meravigliata dalla situazione che non capiva, perché aveva sempre considerato Alessandro come un fratello. Il 5 luglio 1902 i Serenelli ed i Goretti erano intenti alla sbaccellatura delle fave secche e Maria seduta sul pianerottolo che guardava l’aia, rammendava una camicia del giovane Alessandro.
Ad un certo punto questi lasciò il lavoro e con un pretesto si avviò alla casa; giunto sul pianerottolo invitò Maria ad entrare dentro, ma lei non si mosse, allora la prese per un braccio e con una certa forza la trascinò dentro la cucina che era la prima stanza dove s’entrava.
Il racconto è dello stesso Alessandro Serenelli, fatto al Tribunale Ecclesiastico; Maria Goretti capì le sue intenzioni e prese a dirgli: “No, no, Dio non vuole, se fai questo vai all’inferno”. Ancora una volta respinto, il giovane andò su tutte le furie e preso un punteruolo che aveva con sé, cominciò a colpirla; Maria lo rimproverava e si divincolava e lui ormai cieco nel suo furore, prese a colpirla con violenza sulla pancia e lei ancora diceva: “Che fai Alessandro? Tu così vai all’inferno…”, quando vide le chiazze di sangue sulle sue vesti, la lasciò, ma capì di averla ferita mortalmente.
Le grida della ragazza a malapena sentite dagli altri, fecero accorrere la madre, che la trovò in una pozza di sangue, fu trasportata nell’ospedale di Orsenico di Nettuno, dove a seguito della copiosa perdita di sangue e della sopravvenuta peritonite provocata dalle 14 ferite del punteruolo, i medici non riuscirono a salvarla.
Ancora viva e cosciente, perdonò al suo assassino, dicendo all’affranta madre che l’assisteva: “Per amore di Gesù gli perdono; voglio che venga con me in Paradiso”; fu iscritta sul letto di morte tra le Figlie di Maria, ricevé gli ultimi Sacramenti e spirò placidamente il giorno dopo, 6 luglio 1902.
Alessandro arrestato e condannato al carcere, già nel 1910 si era pentito e aveva sognato “Marietta”, come veniva chiamata, in Paradiso che raccoglieva fiori e glieli donava con il suo inconfondibile sorriso.
Quando uscì dal carcere nel 1928, andò da mamma Assunta a chiederle perdono e in segno di riconciliazione
si accostarono entrambi alla Comunione, nella notte di Natale di quell’anno.
Il 31 maggio 1935 nella Diocesi di Albano si apriva il primo processo per la sua beatificazione, che avvenne come già detto, il 27 aprile 1947 con Pio XII, lo stesso papa la canonizzò il 24 giugno 1950, di fronte ad una folla immensa, dopo essersi congratulato con la madre, che ammalata e seduta su una sedia a rotelle, assisté al rito da una finestra del Vaticano.
Il suo corpo di novella martire moderna, riposa nella cappella a lei dedicata, nel santuario della Madonna delle Grazie a Nettuno, custodito dai Padre Passionisti e meta di innumerevoli pellegrinaggi da tutto il mondo cattolico; la sua festa si celebra il 6 luglio.

Autore: Antonio Borrelli

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Augustinus
06-07-04, 00:22
Sono vecchio di quasi 80 anni e prossimo a chiudere la mia giornata. Dando uno sguardo al passato, riconosco che nella mia giovinezza infilai una falsa strada, la via del male che mi condusse alla rovina. [...] A 20 anni consumai il delitto passionale, del quale oggi inorridisco al solo ricordo. Maria Goretti, ora santa, fu l'angelo buono che la Provvidenza aveva messo dinanzi ai miei passi per salvarmi. [...] La piccola Maria fu veramente la mia luce, la mia protettrice: col suo aiuto mi portai bene nei 27 anni di carcere e cercai di vivere onestamente [...]. [...] Ora aspetto sereno il momento di essere ammesso alla visione di Dio, di riabbracciare i miei cari, di essere vicino al mio angelo protettore e alla sua cara mamma Assunta. Coloro che leggeranno questa mia lettera vogliano trarre il felice insegnamento di fuggire il male, seguire il bene sempre. Fin da fanciulli pensino che la religione con i suoi precetti non è qualcosa di cui si può fare a meno ma è il vero conforto, l'unica via sicura in tutte le circostanze anche le più dolorose della vita. Pace e bene

Augustinus
06-07-04, 00:27
E' luglio, il sole splende caldo nel cielo. E' il periodo della trebbiatura e l'aria di festa che aleggia a Cascina Antica, trova una voce nelle urla allegre dei bambini che si rincorrono nell'aia. Dopo la breve pausa per il pranzo Alessandro prega Assunta di rammendargli una camicia, la mamma chiede a Marietta di occuparsene. La figlia non risponde, ma sbrigate le faccende di casa e sistemato la sorellina obbedisce, ma resta sul pianerottolo delle scale. Tutti nei campi sono impegnati nel lavoro della trebbiatura, un frastuono gioioso riempe le stanze dei casolari. Il vecchio Serenelli rientra quasi subito, la malaria ha già iniziato il suo decorso. Ad un tratto Alessandro serenelli abbandona la sua barozza?????, farfuglia una scusa e prega mamma Assunta di prendere il suo posto per qualche minuto. Torna alla Cascina Antica, saluta il padre, sale le scale passando davanti a Marietta e si dirige verso il magazzino. Cerca il punteruolo con cui Luigi Goretti riparava le scope, lo trova e lo sistema in un punto preciso della cucina. Ha già deciso tutto: se lei lo rifiuterà per la terza volta pagherà con la vita. Si avvicina a Maria chiedendole di entrare dentro casa, ma la piccola non risponde e non si muove. La prende per un braccio e la trascina all'interno, ma quando lei si rifiuta di assecondarlo prende il punteruolo e comincia a colpirla ovunque, accanendosi sul ventre. Esaurito il raptus omicida Alessandro, ben conscio di averla ferita a morte, getta il punteruolo in un cassone e si chiude in camera ad aspettare l'arrivo delle guardie. Marietta è agonizzante, non riesce a gridare, il frastuono proveniente da fuori sopraffà i suoi deboli gemiti. E' la piccola Teresa che, risvegliatasi di soprassalto comincia a piangere e ad attirare l'attenzione di mamma Assunta. L'assenza inspiegabile di Marietta comincia a destare qualche sospetto, così manda Mariano a vedere cosa sta accadendo. Il primo a trovare Marietta in terra è Giovanni Serenelli che chiama prima Assunta e poi Mario Cimarelli anche lui impegnato nel lavoro dei campi. Mario è il primo a sollevare il corpicino di Maria, che giace a terra svenuta. In un primo tempo si pensa che Alessandro l'abbia violentata, ma quando la mamma le solleva le vesti si rende conto chiaramente che la realtà è ancora più drammatica. A questo punto Assunta viene portata via in preda alla disperazione, e Marietta che cominciava a riprendere i sensi chiede di essere lasciata sola con Teresa dalla quale si lascia cambiare le vesti insanguinate, raccontandole anche l'accaduto. Nel giro di un'ora arrivano sul posto i carabinieri e il dott. Bartoli, il medico condotto da Nettuno, e il dott. Baliva della Croce Rossa di Carano. Nel frattempo la notizia si è sparsa per tutta la Palude e decine di persone si dirigono verso la Cascina Antica decise a fare giustizia sommaria. Marietta viene portata via in barella fra la commozione generale dei contadini che al suo passaggio si tolgono il cappello. Quando i carabinieri irrompono nella stanza dove Alessandro era rimasto chiuso per tutto questo tempo, il giovane non oppone alcuna resistenza, si lascia legare le mani e portare via. A stento i carabinieri riescono a strapparlo alla rabbia della gente. Verrà portato nel carcere di Regina Coeli di Roma. Confesserà tutto ai carabinieri ammettendo di averla uccisa perché non voleva soddisfare il suo desiderio. Al processo verrà condannato a 30 anni di lavori forzati, eviterà l'ergastolo solo perché minorenne.
Quella sera nessuno dormirà a Cascina Antica, i fratellini di Maria verranno ospitati a casa dei Cimarelli, mentre mamma Assunta seguirà la figlia a Nettuno. Giovanni Serenelli, licenziato dal conte, farà ritorno alla sua Paternò. E' sera quando l'ambulanza attraversa Nettuno e arriva all'ospedale Orsenigo. Sono passate quasi cinque ore dal delitto. Prima di essere condotta in sala operatoria d'urgenza, Marietta, sotto consiglio dei medici, viene confessata dal cappellano dell'ospedale, P. Martino Guijrro, dal quale riceve anche il santo viatico e l'estrema unzione. Resta in sala operatoria fino alle 22.00. Le sue condizioni sono talmente gravi che non è possibile anestetizzarla, eppure, racconteranno esterrefatti i medici, non un grido di dolore esce dalla sua bocca. Marietta rimane perfettamente lucida, e le sue uniche parole sono invocazioni alla Madonna. Quando esce dalla sala operatoria, vedendo la mamma, le chiede subito notizie dei suoi fratellini. Poiché non è permesso ad Assunta di restare a dormire nell'ospedale, viene ospitata dalla famiglia Donati vicino all'ospedale. La mattina, non appena fatto giorno, torna subito dalla sua bambina che ancora cosciente la rassicura sulle sue condizioni preoccupandosi ancora volta per i suoi fratellini. Ma ormai la setticemia sta compiendo inesorabile il suo corso, e la febbre comincia a salire in maniera vertiginosa. Eppure resta alla piccola Maria la forza di scrivere la pagina più bella e commovente della sua storia: il perdono del suo uccisore.
All' esplicita domanda del parroco Temistocle Signori la Santa risponde precisa: "Sì, per amore di Gesù gli perdono, e voglio che venga con me in Paradiso". Poi le condizioni di Maria peggiorano all'improvviso, i suoi ultimi pensieri sono per i suoi cari. Sono le 15,45 del 6 luglio 1902, Marietta ha 11 anni, 8 mesi e 21 giorni. Il "piccolo fiore di campo è maturo per i giardini del cielo.
La storia della piccola Maria commuove l'opinione pubblica, sul Messaggero di Roma verrà dato ampio risalto alla notizia. Una folla traboccante partecipa ai funerali di Maria Goretti l'8 luglio celebrati nella cappella dell'ospedale dal parroco di Nettuno Temistocle Signori. La piccola bara portata in trionfo verrà tumulata nel cimitero di Nettuno. La mamma non può assistere ai funerali perché costretta a tornare a Conca dai suoi figli, ma il resoconto le verrà fornito dal conte Mazzoleni. I Goretti rimasero ospiti dei Cimarelli fino alla fine del processo contro Alessandro Serenelli, al termine del quale Assunta, su esplicita domanda del Presidente del Tribunale, perdona pubblicamente l'uccisore della figlia . Nel 1903 torna a Corinaldo più povera di quando era partita, insieme ai due figlioli. Le due bambine vengono ospitate in due istituti religiosi femminili a Roma.

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Augustinus
06-07-04, 00:39
Congregazione per le cause dei santi

A PROPOSITO DI MARIA GORETTI

(La numerazione progressiva a margine senza formattazione è riportata dalla serie degli EV)

25

Verso la fine di gennaio dello scorso anno è comparso nelle librerie il volume Povera santa, povero assassino - La vera storia di Maria Goretti, scritto dallo storico Giordano Bruno Guerri e pubblicato dalla casa editrice Mondadori, Milano (1985).

Detto volume in parte può collocarsi tra le biografie di santi, beati o servi di Dio scritte da persone agnostiche in materia di fede, con l'assicurazione che le loro ricerche - proclamate come originali e condotte con assoluto rigore scientifico - comportano risultanze ben diverse da quelle offerte dall'agiografia tradizionale, nonché, per così dire, definitive per la conoscenza della vita e del messaggio di quei medesimi protagonisti. Ma soprattutto si presenta come un documento di denunzia nei confronti d'una santità - quella di Maria Goretti - che si dichiara inventata per mezzo d'un processo fondato su dei falsi.

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Queste parole, o per essere più precisi "i falsi di un processo canonico ed i veri motivi che convinsero la Chiesa a inventare una santità" possono infatti leggersi nella quarta pagina di copertina del volume in questione. D'altro canto esso, fatto oggetto, anche anteriormente alla sua pubblica diffusione, di particolare attenzione da parte della stampa, nonché di numerosi dibattiti - il primo dei quali organizzato dalla casa editrice e preannunciato come una specie di processo alla canonizzazione stessa - è diventato una sorta di"caso" intorno al quale discutere anche i metodi di lavoro delle postulazioni, dei tribunali e della Congregazione per le cause dei santi.

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Di fronte al turbamento che la vicenda andava procurando nei fedeli e nelle persone intellettualmente oneste, la congregazione medesima, il 5 febbraio 1985, ritenne opportuno costituire un'apposita "commissione", nel senso che deputò un gruppo di esperti nelle discipline teologiche, storiche e giuridiche al compito di replicare al contenuto del citato volume, offrendo nel contempo al più vasto pubblico una sintesi dei fondamenti teologici della santità, nonché della metodologia e della prassi usate nei processi di canonizzazione.

Di ciò venne data notizia con un comunicato pubblicato, in pari data, su L'Osservatore Romano, mediante il quale si dichiarava che le risultanze dei lavori di detta "commissione" sarebbero state rese pubbliche.

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Da parte interessata venne affermato che il comunicato or ora ricordato anticipava - con il sollevare gravi riserve nei confronti di molte affermazioni contenute nell'opera del Guerri - le conclusioni della "commissione", ancor prima che essa si riunisse; inoltre, e per chiari fini propagandistici, si giunse ad asserire che il libro in esame aveva costretto la Chiesa a riesaminare il processo di canonizzazione della piccola martire della paludi pontine. Affermazioni queste prive d'ogni fondamento: innanzi tutto perché qualunque persona con una certa conoscenza delle fonti concernenti il detto processo non poteva, già sulla base d'una semplice lettura del volume del Guerri, non rilevare - come fu fatto dallo stesso cardinale prefetto Pietro Palazzini e da altri in alcune interviste rilasciate a vari organi d'informazione - gli errori e le inesattezze del libro medesimo; in secondo luogo perché alla "commissione" (e non poteva essere diversamente) era stato assegnato il compito d'offrire, mediante una confutazione, il ristabilimento della verità dei fatti.

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Del resto, se, fin dal suo apparire, al libro in esame non sono certo mancate le osservazioni critiche, anche da parte "laica", soltanto un confronto diretto tra gli atti della Causa di canonizzazione ed il volume del Guerri avrebbe potuto fare piena luce sulla falsità di tante asserzioni in esso contenute, come pure sulla metodologia storica usata che, sotto molti aspetti, non ha nulla a che vedere con una metodologia scientifica, manifestando piuttosto le "qualità" tipiche della storia romanzata.

Nell'assolvere il proprio compito, ed allo scopo di far conoscere la grave mancanza di serietà scientifica del libro in esame, non già in modo generico, ma preciso e dettagliato, la "commissione" si è quindi basata soprattutto sugli atti del processo penale a suo tempo istruito contro l'assassino di Maria Goretti, sulle deposizioni giurate dei numerosi testi ascoltati nei processi canonici, sui documenti che fanno parte degli atti processuali e sui voti scritti di coloro che presero parte alle discussioni che si susseguirono, a varie fasi e riprese, presso l'allora Sacra Congregazione dei riti. I giudizi della "commissione" si fondano solo eccezionalmente sulle diverse biografie di Maria Goretti, che sono di valore molto eterogeneo, utilizzate invece ampiamente dal Guerri, peraltro a modo suo e ad onta dei giudizi sprezzanti emessi nei loro confronti.

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Nell'esposizione delle risultanze del proprio lavoro, la "commissione" ha ritenuto opportuno raccogliere in una sorta di "libro bianco" i riscontri effettuati sugli atti ufficiali e sui documenti, fornendo ovviamente i riferimenti tanto ai medesimi quanto alle asserzioni contenute nel volume in esame. La doverosa aggiunta di questo apparato scientifico è in forte contrasto con la metodologia del Guerri il quale si dispensa dal documentare le sue affermazioni, rendendo così difficile, per non dire praticamente impossibile, una verifica per chi non abbia sotto mano i documenti autentici. Abbiamo detto "molte affermazioni", perché si è volutamente concentrata l'attenzione sugli aspetti più salienti delle tesi del Guerri.

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Con ciò si vuol rilevare che la "commissione" non pubblica la discussione di numerose digressioni ed affermazioni gratuite che non hanno diretta attinenza con la sostanza della questione. Ma questo silenzio non comporta una tacita approvazione delle altre opinioni e giudizi che Guerri propone con tanta sicumera e che tanti storici, sociologi e psicologi di fama hanno già agevolmente contraddetto nei mesi sin qui trascorsi o potrebbero agevolmente contraddire. Nè la "commissione" ha inteso scrivere una nuova biografia di s. Maria Goretti. Tra quelle già esistenti, infatti, ve ne sono anche di apprezzabili, in particolare quella intitolata S. Maria Goretti nelle paludi pontine ad opera dei padri Fortunato Ciomei e Simone Sconocchia c.p., ed edita a cura della Basilica della Madonna delle Grazie e di S. Maria Goretti di Nettuno (5 ediz., 1981), nonché - per l'analisi concernente la psicologia dell'età evolutiva - quella scritta dal p. Giovanni Alberti c.p. (Maria Goretti, Città Nuova, Nettuno 1981), e certamente non mancheranno in futuro studiosi di valore che torneranno ad offrire al vasto pubblico l'autentica immagine della piccola martire, come può desumersi da una ricerca seria e spassionata, alla quale anche il lavoro compiuto da questa "commissione" potrà in qualche modo essere di contributo.

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La "commissione" ha invece inteso svelare:
A) che l'uso operato dal Guerri di fonti di primaria importanza quali gli atti del processo penale a carico di Alessandro Serenelli e gli atti dei processi per la cononizzazione di Maria Goretti è lacunoso, inesatto e sovente erroneo, di guisa che nei confronti di essi viene operata un'autentica manipolazione che sfocia nella falsificazione.
B) che la ricostruzione di realtà ed avvenimenti legati al martirio di Maria Goretti è spesso - e sempre per quel che attiene alla sostanza - condotta sulla base ora di presupposti, ora di supposizioni offerte poi come certezze e neppure congruenti tra di loro (e nell'ambito d'una visione che umilia sentimenti e valori) nonché costellata anch'essa da inesattezze ed errori talvolta gravi e comunque inaccettabili in un'opera storica.

A tale riguardo l'esposizione fa riferimento ai seguenti punti:


1. L'ambiente generale.
2. L'ambiente familiare e la personalità di Maria Goretti.
3. La figura di Alessandro Serenelli, assassino di Maria Goretti.
4. La questione delle "tentazioni".
5. La questione delle "minacce".
6. La questione del movente dell'uccisione di Maria Goretti.
7. L'irrealtà d'un presunto consenso di Maria Goretti alle profferte del Serenelli.

33

Affinché appaia la fondatezza della nostra critica, indichiamo con precisione i principali errori contenuti nel libro in esame. A tale scopo indichiamo in primo luogo la pagina del libro del Guerri e a fianco - fra parentesi - quella delle "Annotazioni" contenenti la configurazione delle sue asserzioni.

1. Errori nella lettura e nell'interpretazione degli atti del processo penale a carico di Alessandro Serenelli, assassino di Maria Goretti: 131-133 (14) - 131 (14-15) - 132 (15) - 131 (15-16) - 131 (16) - 131 (17) - 132 (17-18) - 132 (18) - 133 (18-20).

2. Errori nella lettura e nell'interpretazione degli atti dei processi di canonizzazione di Maria Goretti: 141 (20) - 153 (20-21) - 153-154 (21-22) - 154 (22) - 157 (22) - 161 (22-23) - 167-168 (23-24) - 171 (24-25) - 171-172 (25-26) - 172-173 (26-29) - 173 (29-30) - 173 (30-31) - 173 (31) - 173-175 (31) - 173-174 (32) - 174 (32-33) - 174 (33-34) - 174-175 (34-35) - 175 (35) -175 (35) - 175 (35-36) - 175( 36) - 176 (36-37) - 179 (37-38) -179 (38-39) - 181 (39-40) - 183 (40) - 184-185 (41) - 187 (41) -189 (41-44).

3. Errori circa alcuni aspetti fondamentali del martirio di Maria Goretti: - 1) La ricostruzione dell'ambiente generale: 15-77 (48-51). 8 2) La ricostruzione dell'ambiente familiare e la personalità di Maria Goretti: 11 (51) - 76 (51-52) - 76-77 (52-54) - 77 (54-55) - 81 (55-56) - 82 (56) - 82 (56-57) - 83 (57) - 86 (57-58) - 177-178 (58-63) - 86 (63-64) - 88(64) - 89 (65) - 89-90 (65-66) - 90 (66) - 91-92 (66-69) - 92 (69-70) - 92 (70-72) - 97 (72). - 3) La figura di Alessandro Serenelli, l'assassino di Maria Goretti 100-101 (72-73) - 104 (73-74) - 114 (74-75) - 158-159 (75-77) - 160-161 (77-78) - 160-162 (78-82) -162 (82-83) -165-166 (83) - 166 (83-84) - 193 (85-86). - 4) La questione delle "tentazioni": 110 (86-92) - 111 (92-94 - 111 (93-94) - 114-115 (94). - 5) La questione delle "minacce": 110 (94-97). - 6) La questione del movente dell'uccisione di Maria Goretti: 113-114 (98-107). - 7) La questione di un presunto consenso di Maria Goretti alle profferte del Serenelli: 117-119 (108-126).

34

Come apparirà da quanto esposto nelle "Annotazioni" di questo volume, l'opera del Guerri non può in alcun modo essere considerata come l'esposizione della "vera storia di Maria Goretti". Conseguentemente essa è una pretestuosa denuncia di "falsi" operati dalla Chiesa nel processo canonico. Risulterà pure con chiarezza quanto prive di fondamento e anche ingiuriose siano le illazioni del Guerri circa i "veri motivi che convinsero la Chiesa a inventare una santità". Il tutto permetterà di rendersi conto della inanità degli argomenti addotti dal Guerri ed in base ai quali egli ha cercato di smantellare, distruggere e anche - è doveroso dirlo - vilipendere una giovane santa, povera sì, ma ricca di quello che Dio solo sa dare ai piccoli in questo mondo: la fede e l'amore.

35

A completamento di quanto sopra fanno quindi seguito: 1) alcune chiarificazioni teologiche sulla santità cristiana e circa l'unione fra i fedeli ed i santi; 2) alcune informazioni storiche sul culto dei santi ed in merito alla procedura seguita dalla Chiesa nelle canonizzazioni.

Con ciò la "commissione" ritiene di aver assolto il compito commessole ed affida il proprio lavoro ad ogni persona che, anche se non consapevole che la vita è un dono di Dio ed una missione da compiere, è comunque "di buona volontà", affinché si formi il proprio ponderato giudizio.

Roma, 2 febbraio 1986.

Augustinus
06-07-04, 00:50
Dal sito CONTRO LA LEGGENDA NERA (http://www.kattoliko.it/leggendanera/personaggi/messori_goretti.htm):

Dopo Padre Pio, l’ora della santa bambina più amata
di Vittorio Messori

Cerimonie e fiaccolate a cento anni dal martirio di Maria Goretti. Quando Berlinguer la portò a esempio

Il 5 luglio saranno passati cento anni da quel pomeriggio di afa velenosa, malarica, nella desolata cascina di Ferriere di Conca, nelle Paludi Pontine. Il tentativo di stupro nella cucina comune, la disperata resistenza della piccola Maria, il punteruolo di Alessandro Serenelli che per quattordici volte penetra, spinto da una furia parossistica, nell’addome e nel petto. Null’altro, in apparenza, che un fattaccio di cronaca nera, non infrequente nella vecchia società contadina. Invece, fu l’inizio imprevedibile di un’epopea mondiale. Il Santuario di Nettuno dove giacciono i resti di Maria Goretti è tra i più frequentati da folle sempre crescenti e provenienti da ogni continente. L’immagine - di fantasia: non si hanno sue fotografie - della fanciulla bionda con i gigli della purezza è appesa in milioni di case ed è custodita in innumerevoli portafogli. Ogni mese, sulla rivista dei Padri Passionisti, custodi della basilica sulle coste laziali, pagine e pagine sono dedicate alla segnalazione di grazie e prodigi ottenuti per intercessione di questa bambina che aveva undici anni, nove mesi, ventun giorni quando spirò nello squallido lazzaretto di una provincia miserabile. "Cielo sulla palude", il film che Augusto Genina le dedicò nel 1949, è una buona pellicola, non il consueto sottoprodotto per le sale di oratorio ed ebbe (in qualche caso continua ad avere) spettatori commossi in tutto il mondo.

Quando, a metà degli anni Ottanta, Giordano Bruno Guerri pubblicò sul caso un libro provocatorio sin dal titolo ("Povera santa, povero assassino"), gli animi si eccitarono: io stesso, sul palco di un teatro milanese, nel ruolo di difensore, ricordo bene gli applausi e i fischi di una folla tumultuante. Per l’imminente centenario di quella morte, che per la Chiesa fu un martirio, si muoveranno cardinali, giungeranno teologi illustri per un convegno, sono previste cerimonie e fiaccolate con l’intervento di m inistri e non mancherà uno speciale messaggio del Papa stesso. C’era imbarazzo, nel Partito comunista, quando si ricordava che - a metà degli anni Cinquanta - il giovane Enrico Berlinguer aveva raccomandato ai militanti suoi coetanei di guardare come a un esempio di coerenza da imitare, alla testimonianza di quella piccola santa contadina. Per tale esortazione, Berlinguer dovette subire per anni le ironie dei compagni. A noi sembra, invece, che il futuro segretario generale del Pci non abbia sbagliato in quel richiamo, solo apparentemente sorprendente, a Maria Goretti . In effetti, anche restando su un piano del tutto "laico", che cosa c’è di più attuale che la disperata difesa di una bambina dall’aggressione brutale di un violentatore? E c’è forse qualcuno - quale che sia la sua fede o la sua incredulità - che, oggi soprattutto, non senta la nobiltà vertiginosa delle ultime parole dell’agonizzante: "Dite ad Alessandro che non solo gli perdono ma che offro la mia morte perché il Signore lo porti con me in Paradiso"? E tra tanti propositi, così spesso frustrati, di recuper o di chi ha sbagliato, non fa forse riflettere la vita volontariamente penitente in carcere, per 27 anni, dell’assassino e il suo ritirarsi infine in un convento cappuccino, dove finì col morire addirittura in odore di santità? Quella stessa Chiesa che aveva elevato la vittima alla gloria degli altari, accolse con amore di madre anche l’omicida e lo guidò sui sentieri impervi del riscatto e della redenzione. Non c’è, pure qui, un esempio su cui riflettere per i figli di culture e di ideologie spietate che non conoscono il perdono e che innalzano muri tra "loro" e gli "altri"? Nel gran parlare, poi, così spesso demagogico, di esclusi, emarginati, poveri, è forse indifferente che alla venerazione del mondo intero sia stata innalzata l’ultima tra gli ultimi, la figlia orfana di un bracciante venuto da Corinaldo a morire di malaria nell’inferno delle paludi? Sono domande che ci sembra legittimo porre a coloro che non lesinano ironie sul culto tributato dalla Chiesa a una bambina non ancora dodicenne che preferì morire piuttosto che rinunciare alla dignità che un poveraccio quasi alla pari di lei, in un raptus sessuale, voleva sottrarle. Non dimenticando, poi, che se Maria Goretti è sugli altari, questo non è avvenuto per strategie o per calcolo clericali, ma per irresistibile pressione di popolo. C’è qualche cosa di misterioso nell’istinto che, subito, spinse le folle ad invocare l’aiuto di questa oscura piccola che, da parte sua, rispose alle invocazioni con un’autentica pioggia di grazie. Quando, il 24 giugno del 1950, Pio XII procedette alla canonizzazione, piazza San Pietro era stracolma di una folla immensa che nessuno aveva organizzato e che era accorsa festosa, spontaneamente. E nessuno, se non l’istinto di fede, convoglia verso il Santuario di Nettuno le grandi masse che vi si succedono. La santità è "democratica": anche, soprattutto, quella che la Chiesa ha riconosciuto alla piccola marchigiana che diede la sua testimonianza sotto il cielo dell’immensa palude.

© Corriere della Sera - 22 giugno 2002

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/goretti.jpg

Augustinus
06-07-04, 06:55
SACRA VIRGINITAS
ENCICLICA DI PIO XII SULLA
LA CONSACRATA VERGINITÀ

25 marzo 1954 (1)

Ai venerabili Fratelli Patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi ed altri Ordinari in Pace ed in Comunione con la Sede Apostolica

Venerabili Fratelli, Salute ed apostolica benedizione

INDICE: Introduzione: Una candida legione; Elogio paterno. - I. Vera idea della condizione verginale: Per il regno dei cieli; «Spose di Cristo»; Seguire l'Agnello; Verginità e apostolato; Spirituale libertà; Superiorità morale; Onore della chiesa. - II. Contro alcuni errori: Dominio dei sensi, Operai della chiesa, Verginità feconda. - III. La verginità è un sacrificio: Virtù difficile; Aiuti divini; Vigilare e pregare; Fuggire le occasioni; Il pudore cristiano; Mezzi soprannaturali; L'esempio di Maria. - IV. Timori e speranze: Dare figli alla chiesa; Nuovi martiri cristiani.

INTRODUZIONE

La sacra verginità e la castità perfetta consacrata al servizio di Dio sono certamente, per la chiesa, tra i tesori più preziosi che il suo Autore le abbia lasciato, come in eredità.

Per questo motivo i santi padri sottolineavano che la verginità perpetua è un bene eccelso di carattere essenzialmente cristiano. Essi osservano a buon diritto che, se i pagani dell'antichità richiedevano dalle vestali un tale tenore di vita, questo era temporaneo;(2) e quando nell'Antico Testamento si comanda di conservare e praticare la verginità, si trattava soltanto di una condizione preliminare al matrimonio (cf. Es 22,16-17; Dt 22,23-29; Eccle 42,9); sant'Ambrogio(3) aggiunge: «Noi leggiamo che anche nel tempio di Gerusalemme vi erano delle vergini. Ma che cosa dice l'apostolo? "Tutte queste cose avvenivano ad essi in figura" (1Cor 10,11) per preannunciare il futuro».

E, certamente, fin dai tempi apostolici questa virtù cresce e fiorisce nel giardino della chiesa. Quando negli Atti degli apostoli (At 21,9) si dice che le quattro figlie del diacono Filippo furono vergini, più che la loro giovinezza, si vuole indicare uno stato di vita. Non molto tempo dopo, Sant'Ignazio di Antiochia ricorda nel suo saluto le vergini,(4) che costituivano già, insieme con le vedove, un elemento importante della comunità cristiana di Smirne. Nel II sec. - come attesta s. Giustino - «molti e molte, di sessanta e settant'anni, si conservano intatti sin dall'infanzia, per l'insegnamento di Cristo».(5) Poco alla volta si accrebbe il numero di uomini e donne che avevano consacrato a Dio la loro castità; e nello stesso tempo il loro compito nella chiesa acquistò importanza maggiore, come più diffusamente abbiamo esposto nella Nostra costituzione apostolica Sponsa Christi.(6)

Inoltre i santi padri - come Cipriano, Atanasio, Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Girolamo e Agostino e non pochi altri - nei loro scritti celebrarono la verginità con altissimi elogi. Questa dottrina dei santi padri, arricchita nel corso dei secoli dai dottori della chiesa e dai maestri dell'ascetica cristiana, influisce certo molto tra i cristiani d'ambo i sessi nel suscitare e confermare il proposito di consacrarsi a Dio con la perfetta castità e di perseverare in essa fino alla morte.

Il numero dei fedeli così consacrati a Dio, dall'origine della chiesa fino ai nostri giorni, è incalcolabile: gli uni hanno conservato intatta la loro verginità, gli altri hanno votato al Signore la loro vedovanza dopo la morte del consorte; altri, infine, hanno scelto una vita casta dopo aver fatto penitenza dei loro peccati; ma tutti hanno questo di comune tra loro: che si sono impegnati ad astenersi per sempre, per amore di Dio, dai piaceri della carne. Ciò che i santi padri hanno proclamato circa la gloria e il merito della verginità, sia a tutte queste anime consacrate di invito, di sostegno e di forza a perseverare fermamente nel sacrificio e a non sottrarre e prendere per sé una parte anche minima dell'olocausto offerto sull'altare di Dio.

La castità perfetta è la materia di uno dei tre voti che costituiscono lo stato religioso(7) ed è richiesta nei chierici della chiesa latina ordinati negli ordini maggiori(8) e nei membri degli istituti secolari,(9) ma è praticata pure da numerosi laici, uomini e donne che, pur vivendo al di fuori dello stato pubblico di perfezione, rinunziano completamente, di proposito o per voto privato, al matrimonio e ai piaceri della carne per poter servire più liberamente il loro prossimo e unirsi a Dio più facilmente e intimamente.

A tutti i dilettissimi figli e figlie, che in qualsiasi modo hanno consacrato a Dio il loro corpo e la loro anima, rivolgiamo il Nostro cuore paterno e li esortiamo vivamente a confermarsi nel loro santo proposito e a restarvi diligentemente fedeli.

Vi sono, però, oggi alcuni che, allontanandosi in questa materia dal retto sentiero, esaltano tanto il matrimonio da anteporlo alla verginità; essi disprezzano la castità consacrata a Dio e il celibato ecclesiastico. Per questo crediamo dovere del Nostro apostolico ufficio proclamare e difendere, al presente in modo speciale, l'eccellenza del dono della verginità, per difendere questa verità cattolica contro tali errori.

I.

VERA IDEA DELLA CONDIZIONE VERGINALE

Anzitutto vogliamo osservare che la parte essenziale del suo insegnamento circa la verginità, la chiesa l'ha ricevuta dalle labbra stesse dello Sposo divino.

Quando infatti i discepoli si mostrarono colpiti dai gravissimi obblighi e fastidi del matrimonio che il Maestro aveva loro esposto, gli dissero: «Se tale è la condizione dell'uomo verso la moglie, non conviene sposarsi» (Mt 19,10). Gesù Cristo rispose che non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è concesso; alcuni infatti sono impossibilitati al matrimonio per difetto di natura, altri per la violenza e la malizia degli uomini, altri invece si astengono da esso spontaneamente e di propria volontà «per il regno dei cieli»; e concluse: «Chi può comprendere, comprenda» (Mt 19,11-12).

Il Maestro divino allude non agli impedimenti fisici per il matrimonio ma al proposito della libera volontà di astenersi per sempre dalle nozze e dai piaceri del corpo. Facendo il paragone tra coloro che spontaneamente rinunciano ai piaceri del corpo e quelli che sono costretti a rinunciarvi dalla natura o dalla violenza umana, non c'insegna forse il divin Redentore che la castità deve essere perpetua, affinché sia realmente perfetta?

I santi padri, inoltre, e i dottori della chiesa hanno insegnato apertamente che la verginità non è una virtù cristiana se non la si abbraccia «per il regno dei cieli» (Mt 19,12), cioè per poter attendere più facilmente alle cose celesti, per conseguire più sicuramente l'eterna salvezza, per poter condurre infine più speditamente, con diligente operosità, anche gli altri al regno dei cieli.

Non possono, quindi, arrogarsi il merito della verginità quei cristiani e quelle cristiane che si astengono dal matrimonio o per egoismo o per sfuggirne gli oneri, come avverte sant'Agostino,(10) o anche per ostentare con superbia farisaica l'integrità dei loro corpi: il concilio di Gangra (Asia Minore) condanna chi si astiene dal matrimonio come da uno stato abominevole, e non per la bellezza e la santità della verginità.(11)

L'apostolo delle genti, ispirato dallo Spirito Santo, ammonisce: «Chi non è sposato, è sollecito delle cose di Dio, del modo di piacere a lui... E la donna non sposata e vergine pensa alle cose di Dio per essere santa di corpo e di spirito» (1Cor 7,32.34). Ecco lo scopo principale, la prima ragione della verginità cristiana: aspirare unicamente alle cose divine e dirigervi la mente e lo spirito; voler piacere a Dio in tutto; pensare a lui intensamente, e consacrargli totalmente corpo e spirito.

I santi padri hanno sempre interpretato in questa maniera la parola di Cristo e la dottrina dell'apostolo delle genti: fin dai primi tempi della chiesa si stimava verginità la consacrazione fatta a Dio del corpo e dell'anima. San Cipriano richiede dalle vergini «che, per essersi consacrate a Dio, si astengano da ogni piacere carnale, consacrino a Dio il corpo e l'anima ... e non siano sollecite di abbigliarsi o di piacere ad alcuno, tranne che al loro Signore».(12) Il vescovo di Ippona precisa: «La verginità non è onorata perché tale, ma perché consacrata a Dio ... e noi non lodiamo le vergini perché tali, ma perché sono vergini consacrate a Dio con devota continenza». (13) I prìncipi dei teologi, san Tommaso d'Aquino(14) e san Bonaventura(15) si richiamano all'autorità di sant'Agostino per insegnare che la verginità non ha la fermezza della virtù, se non si fonda sul voto di conservarla sempre illibata. Difatti la dottrina di Cristo intorno all'astinenza perpetua del matrimonio viene praticata nel modo più ampio e perfetto da coloro che si obbligano con voto perpetuo alla sua osservanza: né si può giustamente affermare che sia migliore e più perfetto il proposito di coloro che intendono riservarsi la possibilità di liberarsi dall'impegno.

I santi padri hanno considerato questo vincolo di castità perfetta come una specie di matrimonio spirituale fra l'anima e Cristo; alcuni di essi, anzi, sono giunti fino a paragonare con l'adulterio la violazione del voto fatto.(16) Perciò sant'Atanasio scrive che la chiesa cattolica è solita chiamare le vergini: spose di Cristo.(17) E sant'Ambrogio, scrivendo concisamente della vergine esclama: «La vergine è sposa di Dio».(18) Gli scritti del dottore di Milano attestano,(19) già al VI secolo, la grande somiglianza tra il rito della consacrazione delle vergini e quello della benedizione nuziale, ancora in uso oggi.(20)

Perciò i santi padri esortano le vergini ad amare il loro Sposo divino più di quanto amerebbero il proprio marito e a conformare sempre i loro pensieri e le loro azioni alla sua volontà.(21) «Amate di tutto cuore il più bello dei figli degli uomini - scrive loro sant'Agostino - voi ne avete tutta la facoltà: il vostro cuore è libero dai legami del matrimonio... Dal momento che avreste dovuto portare un grande amore ai vostri sposi, quanto più dovete amare Colui per amore del quale voi avete rinunziato agli sposi? Sia fisso nel vostro cuore Colui che per voi è stato infisso sulla croce».(22) Tali sono, d'altra parte, i sentimenti e le risoluzioni che la chiesa stessa richiede dalle vergini il giorno della loro consacrazione, quando le invita a pronunciare le parole rituali: «Ho disprezzato il regno del mondo e tutto il fasto del secolo per amore di nostro Signore Gesù Cristo, che ho conosciuto, che ho amato, e nel quale ho amorosamente creduto».(23) È quindi solo l'amore di lui che spinge con dolcezza la vergine a consacrare interamente il suo corpo e la sua anima al divin Redentore, secondo le bellissime espressioni che san Metodio d'Olimpo fa dire a una di esse: «O Cristo, tu sei tutto per me. Io mi conservo pura per te e, portando una lampada splendente, vengo incontro a te, o Sposo mio».(24) Sì, è l'amore di Cristo che spinge la vergine a ritirarsi, e per sempre, dentro le mura del monastero per contemplarvi e amare con maggiore speditezza e facilità il suo Sposo celeste, e la stimola potentemente a impegnarsi con tutte le forze fino alla morte nelle opere di misericordia in favore del prossimo.

Riguardo poi agli uomini «che non si sono contaminati con donne, poiché sono vergini» (Ap 14,4) l'apostolo san Giovanni afferma che essi seguono l'Agnello dovunque egli vada. Meditiamo l'esortazione che fa loro sant'Agostino: «Seguite l'Agnello, perché la carne dell'Agnello è anch'essa vergine... voi avete ben ragione di seguirlo, con la verginità del cuore e della carne, dovunque vada. Che cos'è infatti seguire se non imitare? perché Cristo ha sofferto per noi, lasciandoci un esempio, come dice san Pietro apostolo, "affinché seguiamo le sue orme" (1Pt 2,21)».(25) Tutti questi discepoli infatti e tutte queste spose di Cristo hanno abbracciato lo stato di verginità, come dice san Bonaventura, per la conformità allo Sposo Cristo, al quale esso rende conformi i vergini».(26) La loro ardente carità verso Cristo non poteva contentarsi di semplici vincoli di affetto con lui: essa aveva assoluto bisogno di manifestarsi con l'imitazione delle sue virtù e, in modo speciale, con la conformità alla sua vita tutta consacrata al bene e alla salvezza del genere umano. Se i sacerdoti, se i religiosi e le religiose, se tutti quelli che in un modo o nell'altro hanno consacrato la vita al servizio di Dio, osservano la castità perfetta, questo è in definitiva perché il loro divino Maestro è rimasto egli stesso vergine fino alla morte. «È proprio il Figlio unico di Dio - esclama san Fulgenzio - e Figlio unico della Vergine, l'unico Sposo di tutte le sacre vergini, frutto, ornamento e ricompensa della santa verginità, che lo ha dato alla luce e spiritualmente lo sposa e dal quale è resa feconda senza lesione dell'integrità, ornata per rimanere sempre bella, incoronata per regnare gloriosa nell'eternità».(27)

Qui crediamo opportuno, venerabili fratelli, spiegare più diffusamente e con maggiore accuratezza per quali ragioni l'amore di Cristo spinga le anime generosamente a rinunciare al matrimonio e quali legami segreti esistano fra la verginità e la perfezione della carità cristiana. L'insegnamento di Cristo, ricordato più sopra, faceva già capire che la perfetta rinunzia al matrimonio libera gli uomini da oneri pesanti e da gravi doveri. Ispirato dallo Spirito di Dio, l'apostolo dei gentili ne dà la ragione in questi termini: «Io vorrei che voi foste senza inquietudini... Chi invece è sposato, si preoccupa delle cose del mondo, del modo di piacere alla moglie ed è diviso» (1Cor 7,32-33). Si deve tuttavia notare che l'apostolo non biasima gli uomini perché si preoccupano delle loro consorti, né le spose perché cercano di piacere al marito; ma afferma piuttosto che il loro cuore è diviso tra l'amore del coniuge e l'amore di Dio e che sono troppo oppressi dalle preoccupazioni e dagli obblighi della vita coniugale, per potersi dare facilmente alla meditazione delle cose divine. Poiché s'impone loro la legge chiara e imperiosa del matrimonio: «saranno due in una carne sola» (Gn 2,24; cf. Mt 19,5). Gli sposi infatti sono legati l'uno all'altro negli avvenimenti tristi e in quelli lieti (cf. 1Cor 7,39). Si comprende quindi facilmente perché le persone, che desiderano consacrarsi al servizio di Dio, abbraccino lo stato di verginità come una liberazione, per potere cioè servire più perfettamente Dio e dedicarsi con tutte le forze al bene del prossimo. Per citare infatti alcuni esempi, come avrebbero potuto affrontare tanti disagi e fatiche quell'ammirabile predicatore dell'evangelo che fu san Francesco Saverio, quel misericordioso padre dei poveri che fu san Vincenzo de' Paoli, un san Giovanni Bosco, insigne educatore dei giovani, una santa Francesca Saverio Cabrini, instancabile «madre degli emigranti», se avessero dovuto pensare alle necessità materiali e spirituali del proprio coniuge e dei propri figli?

Vi è però un'altra ragione per la quale le anime che ardentemente desiderano consacrarsi al servizio di Dio e alla salvezza del prossimo, scelgono lo stato di verginità. Essa è addotta dai santi padri, quando trattano dei vantaggi di una completa rinunzia ai piaceri della carne allo scopo di gustar meglio le elevazioni della vita spirituale. Senza dubbio - come essi hanno chiaramente notato - tali piaceri, legittimi nel matrimonio, non sono per sé da condannarsi; anzi il casto uso del matrimonio è nobilitato e santificato da un sacramento speciale. Tuttavia, bisogna egualmente riconoscere che in seguito alla caduta di Adamo le facoltà inferiori della natura resistono alla retta ragione e talora spingono l'uomo ad agire contro i suoi dettami. Secondo l'espressione del dottore angelico, l'uso del matrimonio «trattiene l'animo dal darsi interamente al servizio di Dio».(28)

Proprio perché i sacri ministri possano godere di questa spirituale libertà di corpo e di anima e per evitare che si immischino in affari terreni, la chiesa latina esige da essi che si assumano volontariamente l'obbligo della castità perfetta.(29) «Se poi una tale legge - come affermava il Nostro predecessore d'immortale memoria Pio XI - non vincola nella stessa misura i ministri della chiesa orientale, anche presso di essi il celibato ecclesiastico è in onore, e in certi casi - soprattutto quando si tratta dei gradi più alti della gerarchia - è necessariamente richiesto e imposto».(30)

I ministri sacri, però, non rinunciano al matrimonio unicamente perché si dedicano all'apostolato, ma anche perché servono all'altare. Se i sacerdoti dell'Antico Testamento già dovevano astenersi dall'uso del matrimonio mentre servivano nel tempio per non contrarre un'impurità legale, come gli altri uomini (cf. Lv 15,16-17; 22,4; 1Sam 21,5-7),(31) quanto maggiore non è la necessità della perpetua castità per i ministri di Gesù Cristo, i quali offrono ogni giorno il sacrificio eucaristico? Riguardo a questa perfetta continenza dei sacerdoti ecco quanto dice in forma interrogativa san Pier Damiani: «Se il nostro Redentore ha amato tanto il fiore del pudore intatto che non solo volle nascere dal seno di una Vergine, ma volle essere affidato anche alle cure di un custode vergine, ciò quando, ancora fanciullo, vagiva nella culla, a chi, dunque, ditemi, vuole egli confidare il suo corpo, ora che egli regna, immenso, nei cieli?».(32)

Per questo motivo soprattutto, secondo l'insegnamento della chiesa, la santa verginità supera in eccellenza il matrimonio. Già il divin Redentore ne aveva fatto un consiglio di vita più perfetta ai discepoli (cf. Mt 19,10-11). E l'apostolo san Paolo, dopo aver detto di un padre che dà a marito la sua figlia «egli fa bene», aggiunge subito: «Chi però non la dà a marito, fa meglio ancora» (1Cor 7,38). Nel corso del suo paragone tra il matrimonio e la verginità, l'apostolo più di una volta mostra il suo pensiero, soprattutto quando dice: «Io vorrei che tutti voi foste come me... dico poi ai celibi e alle vedove: è conveniente per essi restare come sono io» (1Cor 7,7-8; cf.1 et 26). Se dunque la verginità, come abbiamo detto, è superiore al matrimonio, questo avviene senza dubbio, perché essa mira a conseguire un fine più eccelso;(33) essa poi è un mezzo efficacissimo per consacrarsi interamente al servizio di Dio, mentre il cuore di chi è legato alle cure del matrimonio resta più o meno «diviso» (cf. 1Cor 7,33).

L'eccellenza della verginità risalterà ancor maggiormente se ne consideriamo l'abbondanza dei frutti: «poiché dal frutto si riconosce l'albero» (Mt 12,33).

Il Nostro animo si riempie di immensa e soave letizia al pensiero della falange innumerevole di vergini e di apostoli che, dai primi tempi della chiesa fino ai giorni nostri, hanno rinunciato al matrimonio per consacrarsi più liberamente e più completamente alla salvezza del prossimo per amore di Cristo, e hanno sviluppato iniziative veramente mirabili nel campo della religione e della carità. Non vogliamo certo disconoscere i meriti di quelli che militano nell'Azione cattolica, né i frutti del loro apostolato: con le loro opere, essi possono spesso raggiungere delle anime che sacerdoti e religiosi o religiose non avrebbero potuto avvicinare. Ma, senza alcun dubbio, si deve far risalire a questi ultimi la maggior parte delle opere di carità. Costoro, infatti, con grande generosità seguono e dirigono la vita degli uomini in ogni età e condizione; e quando vengono meno per la stanchezza o per malattia, lasciano ad altri, come in eredità, la continuazione della loro missione. Così avviene che il bambino, appena nato, trova sovente delle mani verginali che l'accolgono e non gli fanno mancare quanto l'intenso amore materno potrebbe dargli; fatto grandicello e giunto all'età della ragione, è affidato a educatori o educatrici che vegliano alla sua istruzione cristiana, allo sviluppo delle sue facoltà e alla formazione del suo carattere. Se si ammala, troverà sempre qualcuno che, spinto dall'amore di Cristo, lo curerà premurosamente. L'orfanello, il misero, il prigioniero, non mancheranno di conforto e aiuto: i sacerdoti, i religiosi, le sacre vergini vedranno in lui un membro sofferente del corpo mistico di Gesù Cristo, memori delle parole del divin Redentore: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero pellegrino e mi avete ospitato, nudo e mi avete rivestito, malato e mi avete visitato, prigioniero e siete venuti a trovarmi... In verità vi dico, tutto ciò che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l'avete fatto a me» (Mt 25,35-36.40). Che diremo in lode di tanti missionari, che si consacrano, a costo delle maggiori fatiche e lontani dalla loro patria, alla conversione delle masse infedeli? Che delle spose di Cristo, le quali dànno loro una preziosa collaborazione? A tutti e a ciascuno di essi ripetiamo volentieri le parole della Nostra
esortazione apostolica Menti Nostrae: «Per la legge del celibato, il sacerdote, ben lontano dal perdere interamente la paternità, l'accresce all'infinito, perché egli genera figliuoli, non per questa vita terrena e caduca, ma per la celeste ed eterna».(34)

La verginità non è solamente feconda per le opere esteriori a cui permette di dedicarsi più facilmente e più pienamente; essa lo è anche per le forme più perfette di carità verso il prossimo, quali sono le ardenti preghiere e i gravi disagi volontariamente e generosamente sopportati a questo scopo. A ciò hanno consacrato tutta la loro vita i servi di Dio e le spose di Cristo, quelli specialmente che vivono nei monasteri.

Infine, la verginità consacrata a Cristo è per se stessa una tale espressione di fede nel regno dei cieli e una tale prova d'amore verso il divin Redentore, che non c'è da meravigliarsi nel vederla arrecare frutti così abbondanti di santità. Numerosissimi sono le vergini e gli apostoli, votati alla castità perfetta, che sono l'onore della chiesa per l'alta santità della loro vita. La verginità, infatti, dà alle anime una forza spirituale capace di condurle fino al martirio e questo è l'insegnamento della storia che propone alla nostra ammirazione tante schiere di vergini, da Agnese di Roma a Maria Goretti.

A tutta ragione la verginità è detta virtù angelica; san Cipriano scrivendo alle vergini afferma giustamente: «Quello che noi saremo un giorno, voi già cominciate ad esserlo. Voi fin da questo secolo godete la gloria della risurrezione, passate attraverso il mondo senza contagiarvene. Finché perseverate caste e vergini, siete eguali agli angeli di Dio».(35) All'anima assetata di purezza e arsa dal desiderio del regno dei cieli, la verginità viene presentata «come una gemma preziosa», per la quale un tale «vendette tutto ciò che aveva e la comprò» (Mt 13,46). Coloro che sono sposati e perfino quelli che stanno immersi nel fango dei vizi, quando vedono le vergini, ammirano spesso lo splendore della loro bianca purezza e si sentono spinti verso un ideale che superi i piaceri del senso. Lo afferma l'Aquinate scrivendo: «Alla verginità ... si attribuisce la bellezza più sublime»,(36) e questo è senza dubbio il motivo per cui le vergini sono di esempio a tutti. Difatti tutti costoro, uomini e donne, con la loro perfetta castità non dimostrano forse chiaramente che il dominio dell'anima sul corpo è un effetto dell'aiuto divino e un segno di provata virtù?

Ci piace ancora sottolineare un altro frutto soavissimo della verginità: le vergini manifestano e rendono pubblica la perfetta verginità della stessa loro madre la chiesa, e la santità dei loro vincoli strettissimi con Cristo. A ciò sapientemente si ispirano le espressioni del pontefice nel rito della consacrazione delle vergini e nelle preghiere rivolte al Signore: «Affinché vi siano anime più sublimi che, disdegnando nel matrimonio i piaceri della carne, ne cerchino il significato recondito, e invece di imitare ciò che si fa nel matrimonio, amino quanto in esso è simboleggiato».(37)

Gloria altissima per le vergini è, certo, l'essere delle immagini viventi in quella perfetta integrità, che unisce la chiesa al suo Sposo divino. Esse inoltre offrono un segno mirabile della fiorente santità e di quella spirituale fecondità, in cui eccelle la società fondata da Gesù Cristo, alla quale è motivo di una gioia quanto mai intensa. A questo proposito sono magnifiche le espressioni di san Cipriano: «La verginità è un fiore che germoglia dalla chiesa, decoro e ornamento della grazia spirituale, gioia della natura, capolavoro di lode e di gloria, immagine di Dio che riverbera la santità del Signore, porzione più eletta del gregge di Cristo. Se ne rallegra la chiesa, la cui gloriosa fecondità in esse abbondantemente fiorisce: e quanto più cresce lo stuolo delle vergini tanto più grande è il gaudio della Madre».(38)

II.

CONTRO ALCUNI ERRORI

La dottrina che stabilisce l'eccellenza e la superiorità della verginità e del celibato sul matrimonio, come già dicemmo, annunciata dal divin Redentore e dall'apostolo delle genti, fu solennemente definita dogma di fede nel concilio di Trento(39) e sempre concordemente insegnata dai santi padri e dai dottori della chiesa. I Nostri predecessori, e Noi stessi, ogni qualvolta se ne presentava l'occasione, l'abbiamo più e più volte spiegata e vivamente inculcata. Tuttavia, poiché di recente vi sono stati alcuni che hanno impugnato con serio pericolo e danno dei fedeli questa dottrina tramandataci dalla chiesa, Noi, spinti dall'obbligo del Nostro ufficio, abbiamo creduto opportuno nuovamente esporla in questa enciclica, indicando gli errori, proposti spesso sotto apparenza di verità.

Anzitutto, si discostano dal senso comune, che la chiesa ebbe sempre in onore, coloro che considerano l'istinto sessuale come la più importante e maggiore inclinazione dell'organismo umano e ne concludono che l'uomo non può contenere per tutta la vita un tale istinto, senza grave pericolo di perturbare il suo organismo, soprattutto i nervi, e di nuocere quindi all'equilibrio della personalità.

Come giustamente osserva san Tommaso, l'istinto più profondamente radicato nel nostro animo è quello della propria conservazione, mentre l'inclinazione sessuale viene in secondo luogo. Spetta inoltre all'impulso direttivo della ragione, privilegio singolare della nostra natura, regolare tali istinti fondamentali e nobilitarli dirigendoli santamente.(40)

È vero, purtroppo, che le facoltà del nostro corpo e le passioni, sconvolte in seguito al primo peccato di Adamo, tendono al dominio non solo dei sensi ma anche dell'anima, offuscando l'intelligenza e debilitando la volontà. Ma la grazia di Gesù Cristo, principalmente attraverso i sacramenti, ci viene data proprio perché, vivendo la vita dello spirito, teniamo a freno il corpo (cf. Gal 5,25; 1Cor 9,27). La virtù della castità non pretende da noi l'insensibilità agli stimoli della concupiscenza, ma esige che la sottomettiamo alla retta ragione e alla legge di grazia, tendendo con tutte le forze a ciò che nella vita umana e cristiana vi è di più nobile.

Per acquistare poi questo perfetto dominio sui sensi del corpo, non basta astenersi solamente dagli atti direttamente contrari alla castità, ma è assolutamente necessario rinunciare volentieri e con generosità a tutto ciò che, anche lontanamente, offende questa virtù: l'anima potrà allora regnare pienamente sul corpo e condurre una vita spirituale tranquilla e libera. Come non vedere, alla luce dei principi cattolici, che la castità perfetta e la verginità, lungi dal nuocere allo sviluppo e progresso naturale dell'uomo e della donna li accrescono e li nobilitano?

Abbiamo recentemente condannato con tristezza l'opinione che presenta il matrimonio come il solo mezzo di assicurare alla personalità umana il suo sviluppo e la sua perfezione naturale.(41) Alcuni infatti sostengono che la grazia, concessa dal sacramento ex opere operato, santifica l'uso del matrimonio fino a farne uno strumento più efficace ancora che la verginità, per unire le anime a Dio, poiché il matrimonio cristiano è un sacramento, mentre la verginità non lo è. Noi denunziamo in questa dottrina un errore pericoloso. Certo, il sacramento accorda agli sposi la grazia d'adempiere santamente i loro doveri coniugali e consolida i vincoli dell'amore reciproco che li unisce, ma non fu istituito per rendere l'uso del matrimonio quasi il mezzo in sé più atto ad unire a Dio l'anima degli sposi col vincolo della carità.(42) Quando l'apostolo san Paolo riconosce agli sposi il diritto di astenersi per qualche tempo dall'uso del matrimonio per attendere alla preghiera (cf. 1Cor 7,5), non viene precisamente a dire che una tale rinunzia procura all'anima maggiore libertà per attendere alle cose divine e pregare?

Infine non si può affermare - come fanno alcuni - che il «mutuo aiuto»(43) ricercato dagli sposi nel matrimonio, sia un aiuto più perfetto per giungere alla santità che la solitudine del cuore delle vergini e dei celibi. Difatti, nonostante la loro rinuncia a un tale amore umano, le anime consacrate alla castità perfetta non impoveriscono per questo la propria personalità umana, poiché ricevono da Dio stesso un soccorso spirituale immensamente più efficace che il «mutuo aiuto» degli sposi. Consacrandosi interamente a Colui che è il loro principio e comunica loro la sua vita divina, non si impoveriscono, ma si arricchiscono. Chi, con maggiore verità che i vergini, può applicare a sé la mirabile espressione dell'apostolo san Paolo: «Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me»? (Gal 2,20).

Questa è la ragione per cui la chiesa sapientemente ritiene che si deve mantenere il celibato dei sacerdoti, poiché sa bene quale sorgente di grazie spirituali esso costituisca per una sempre più intima unione con Dio.

Crediamo opportuno ricordare brevemente un altro errore ancora: alcuni allontanano i giovani dai seminari e le giovani dagli istituti religiosi sotto pretesto che la chiesa abbia oggi maggior bisogno dell'aiuto e dell'esercizio delle virtù cristiane da parte di fedeli uniti in matrimonio e viventi in mezzo agli altri uomini, che non da parte di sacerdoti e di vergini, che per il voto di castità vivono come appartati dalla società. Tale opinione, venerabili fratelli, è evidentemente quanto mai falsa e perniciosa.

Non è Nostra intenzione, certamente, negare che gli sposi cattolici con una vita esemplarmente cristiana possano produrre frutti abbondanti e salutari in ogni luogo e in ogni circostanza con l'esercizio delle virtù. Chi però consigliasse, come preferibile alla consacrazione totale a Dio, la vita matrimoniale, invertirebbe e confonderebbe il retto ordine delle cose. Senza dubbio, venerabili fratelli, Noi auspichiamo ardentemente che si istruiscano convenientemente quanti aspirano al matrimonio e i giovani sposi, non solo sul grave dovere di educare rettamente e diligentemente i figli, ma anche sulla necessità di aiutare gli altri, secondo le possibilità, con la professione della fede e l'esempio della virtù. Dobbiamo, tuttavia, per dovere del Nostro ufficio condannare energicamente coloro che si applicano a distogliere i giovani dall'entrare in seminario, negli ordini o congregazioni religiose o dall'emissione dei santi voti, insegnando loro che sposandosi faranno un bene spirituale maggiore con la pubblica professione della loro vita cristiana, come padri e madri di famiglia. Si farebbe molto meglio a esortare col maggiore impegno possibile i molti laici sposati, affinché cooperino con premura alle imprese d'apostolato laico, piuttosto che cercare di distogliere dal servizio di Dio nello stato di verginità quei giovani, troppo rari, purtroppo, oggi, che desiderano consacrarvisi. Molto opportunamente scrive a questo proposito sant'Ambrogio: «È stato sempre proprio della grazia sacerdotale spargere il seme della castità e suscitare l'amore per la verginità».(44)

Inoltre giudichiamo opportuno avvertire che è completamente falsa l'asserzione, secondo cui le persone consacrate a una vita di castità perfetta diventano quasi estranee alla società. Le sacre vergini che spendono tutta la loro vita al servizio dei poveri e dei malati, senza distinzione di razza, di condizione sociale e di religione, non partecipano forse intimamente alle loro miserie e alle loro sofferenze, e non li compatiscono forse con la tenerezza di una mamma? E il sacerdote non è forse il buon pastore che, sull'esempio del divin Maestro, conosce le sue pecorelle e le chiama per nome? (cf. Gv 10,14; 10,3). Ebbene, è proprio in forza della castità perfetta, da loro abbracciata, che questi sacerdoti, religiosi e religiose possono dedicarsi interamente a tutti gli uomini e amarli del medesimo amore di Cristo. E anche quelli di vita contemplativa contribuiscono certamente molto al bene della chiesa, con le supplici preghiere e con l'offerta della loro immolazione per la salvezza altrui; sono anzi sommamente da lodare perché, nelle circostanze presenti, si consacrano all'apostolato e alle opere di carità secondo le norme da Noi date nella lettera apostolica Sponsa Christi,(45) né possono quindi venir considerati come estranei alla società, dal momento che doppiamente ne promuovono il bene spirituale.

III.

LA VERGINITÀ È UN SACRIFICIO

Passiamo ora, venerabili fratelli, alle conseguenze pratiche della dottrina della chiesa circa l'eccellenza della verginità.

Innanzi tutto, bisogna dire chiaramente che, dalla superiorità della verginità sul matrimonio, non segue che essa sia mezzo necessario alla perfezione cristiana. È possibile giungere alla santità anche senza consacrare a Dio la propria castità, come lo prova l'esempio di tanti santi e sante, fatti oggetto di culto pubblico dalla chiesa, i quali furono coniugi fedeli, eccellenti padri e madri di famiglia; e non è raro incontrare anche oggi persone coniugate, che tendono alla perfezione, con grande impegno.

Si osservi, inoltre, che Dio non impone la verginità a tutti i cristiani, come insegna l'apostolo san Paolo: «Intorno alle vergini non ho nessun comando di Dio, ma do un consiglio» (1Cor 7,25). La castità perfetta, quindi, non è che un consiglio, un mezzo capace di condurre più sicuramente e più facilmente alla perfezione evangelica e al regno dei cieli quelle anime «a cui è stato concesso» (Mt 19,11). «Essa non è imposta, ma proposta», nota sant'Ambrogio.(46)

La castità perfetta come, da parte dei cristiani, esige una libera scelta prima della loro offerta totale al Signore, così, da parte di Dio, richiede un dono e una grazia. Già lo stesso divin Redentore l'aveva annunciato: «Non tutti comprendono questa parola, ma solo quelli a cui è concesso. ... Chi può comprendere, comprenda» (Mt 19,11.12). Commentando le parole di Cristo, san Girolamo invita «ciascuno a valutare le proprie forze, e vedere se gli sarà possibile adempiere gli obblighi della verginità e della castità. Di per sé, infatti, la castità è soave e attira a sé tutti. Ma bisogna ben misurare le forze, affinché chi può comprendere, comprenda. È come se la voce del Signore chiamasse i suoi soldati e li invitasse alla ricompensa della verginità. Chi può comprendere, comprenda: chi può combattere, combatta, vinca e trionfi».(47)

La verginità è una virtù difficile. Perché la si possa abbracciare, non basta solamente aver fatta la risoluzione ferma e decisa d'astenersi per sempre dai piaceri leciti del matrimonio: bisogna anche saper padroneggiare e domare con una vigilanza e una lotta costanti le rivolte della carne e le passioni del cuore; fuggire le allettative del mondo e vincere le tentazioni del demonio. Aveva ben ragione san Giovanni Crisostomo di affermare: «La radice e il frutto della verginità è una vita crocifissa».(48) Al dire di sant'Ambrogio, la verginità è quasi un sacrificio e la vergine è «l'ostia del pudore, la vittima della castità».(49) San Metodio d'Olimpo giunge a paragonare le vergini ai martiri(50) e san Gregorio Magno insegna che la castità perfetta sostituisce il martirio: «Il tempo delle persecuzioni è passato, ma la nostra pace ha un suo martirio: anche se non mettiamo più il nostro collo sotto il ferro, tuttavia noi uccidiamo con la spada dello spirito i desideri carnali della nostra anima».(51) La castità consacrata a Dio esige, quindi, anime forti e nobili, pronte al combattimento e alla vittoria, «per il regno dei cieli» (Mt 19,12).

Prima di incamminarsi per questo arduo sentiero, chi per propria esperienza si sentisse impari alla lotta, ascolti umilmente l'avvertimento di san Paolo: «Coloro che non possono contenersi, si sposino: è meglio sposarsi che bruciare» (1Cor 7,9). Per molti, infatti, la continenza perpetua sarebbe un peso troppo grave, per poterla ad essi consigliare. Così i sacerdoti, direttori spirituali di giovani che credono di avere una vocazione sacerdotale o religiosa hanno lo stretto dovere di esortarli a studiare attentamente le loro disposizioni e di non lasciarli entrare per tale via, qualora presentino poche speranze di poter camminare fino alla fine con sicurezza e buon esito. Tali sacerdoti esaminino prudentemente le attitudini dei giovani e - se parrà opportuno - chiedano il consiglio dei medici. Se, infine, restasse ancora qualche serio dubbio, soprattutto nei riguardi della loro vita passata, intervengano con fermezza per farli desistere dall'abbracciare lo stato di castità perfetta o per impedire la loro ammissione agli ordini sacri o alla professione religiosa.

Benché la castità consacrata a Dio sia una virtù ardua, la sua pratica fedele, perfetta, è possibile alle anime che, dopo aver bene considerato ogni cosa, hanno risposto con cuore generoso all'invito di Gesù Cristo e fanno quanto è loro possibile per conservarla. Infatti, per l'impegno assunto nello stato di verginità o di celibato esse riceveranno da Dio una grazia sufficiente per poter mantenere la loro promessa. Perciò, se vi fosse qualcuno che non sentisse d'aver ricevuto il dono della castità (anche dopo averne fatto voto),(52) non cerchi di mettere innanzi la sua incapacità di soddisfare all'obbligazione assunta. «Perché "Dio non comanda l'impossibile, ma, comandando, ammonisce di fare quanto puoi e di chiedere quello che non puoi"(53) e ti aiuta affinché possa».(54) Ricordiamo questa verità, tanto consolante, anche a quei malati che sentono infiacchita la loro volontà in seguito ad esaurimenti nervosi e ai quali certi medici, talora anche cattolici, consigliano troppo facilmente di farsi dispensare dai loro obblighi, sotto pretesto di non poter osservare la castità senza nuocere al proprio equilibrio psichico. Quanto invece più utile e più opportuno sarebbe aiutare tali infermi a rinforzare la volontà e convincerli che la castità non è impossibile neppure per essi! «Fedele è Dio, il quale non permetterà che siate tentati sopra le vostre forze, ma con la tentazione provvederà anche il buon esito dandovi il potere di vincere» (1Cor 10,13).

I mezzi raccomandati dal divin Redentore stesso per difendere efficacemente la nostra virtù sono: una vigilanza continua, con la quale facciamo quanto ci è possibile da parte nostra e una costante preghiera con la quale chiediamo a Dio ciò che noi non possiamo fare a causa della nostra debolezza: «Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione, lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26,41).

Una tale vigilanza, che si estenda ad ogni tempo e circostanza della nostra vita, ci è assolutamente necessaria: «la carne, infatti ha desideri contrari allo spirito, e lo spirito desideri contrari alla carne» (Gal 5,17). Se alcuno cedesse, anche leggermente, alle lusinghe del corpo, facilmente si sentirebbe trascinato a quelle «opere della carne» (cf. Gal 5,19-21), enumerate dall'apostolo, che costituiscono i vizi più abominevoli dell'umanità.

Perciò dobbiamo anzitutto vigilare sui movimenti delle passioni e dei sensi, dobbiamo dominarli anche con una volontaria asprezza di vita e con le penitenze corporali, in modo da renderli sottomessi alla retta ragione e alla legge di Dio: «Quelli che sono di Cristo, hanno crocifisso la loro carne con i suoi vizi e le sue concupiscenze» (Gal 5,24). Lo stesso apostolo delle genti confessa di sé: «Maltratto il mio corpo e lo rendo schiavo, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso diventi reprobo» (1Cor 19,27). Tutti i santi e le sante hanno vegliato attentamente sui movimenti dei sensi e delle loro passioni e li hanno rintuzzati, talora con somma asprezza, secondo il consiglio del divin Maestro: «Ma io dico a voi, che chiunque avrà guardato una donna con cattivo desiderio, in cuor suo ha già peccato con lei. Se il tuo occhio destro ti scandalizza, stràppalo e bùttalo via da te: è meglio per te che perisca una delle tue membra piuttosto che mandare tutto il tuo corpo all'inferno» (Mt 5,28-29). Con tale raccomandazione è chiaro quello che richiede da noi il divin Redentore: non dobbiamo, cioè, neppur col pensiero cedere mai al peccato e dobbiamo allontanare energicamente da noi tutto ciò che possa macchiare, anche leggermente, questa bellissima virtù. E in questo nessuna diligenza è troppa; nessuna severità è esagerata. Se la salute malferma o altre cause non permettono a qualcuno maggiori austerità corporali, non lo dispensino mai tuttavia dalla vigilanza e dalla mortificazione interiore.

A questo proposito giova anche ricordare quello che i santi padri(55) e i dottori della chiesa(56) insegnano: è più facile vincere le lusinghe e le attrattive della passione, evitandole con una pronta fuga, che affrontandole direttamente. A custodia della castità, dice san Girolamo, serve più la fuga che la lotta aperta: «Per questo io fuggo, per non essere vinto».(57) E tale fuga consiste non solo nell'allontanare premurosamente le occasioni del peccato, ma soprattutto nell'innalzare la mente, durante queste lotte, a Colui al quale abbiamo consacrato la nostra verginità. «Rimirate la bellezza di Colui che vi ama»,(58) ci raccomanda sant'Agostino.

Tutti i santi e le sante hanno sempre considerato la fuga e l'attenta vigilanza per allontanare con diligenza ogni occasione di peccato come mezzo migliore per vincere in questa materia: purtroppo, però, sembra che oggi non tutti pensino così. Alcuni sostengono che tutti i cristiani, e soprattutto i sacerdoti, non devono essere segregati dal mondo, come nei tempi passati, ma devono essere presenti al mondo e, perciò, è necessario metterli allo sbaraglio ed esporre al rischio la loro castità, affinché dimostrino se hanno o no la forza di resistere. Quindi i giovani chierici devono tutto vedere, per abituarsi a guardare tutto tranquillamente e rendersi così insensibili ad ogni turbamento. Per questo permettono loro facilmente di guardare tutto ciò che capita, senza alcuna regola di modestia; di frequentare i cinematografi, persino quando si tratta di pellicole proibite dai censori ecclesiastici; sfogliare qualsiasi rivista, anche oscena; leggere qualsiasi romanzo, anche se messo all'Indice o proibito dalla stessa legge naturale. E concedono questo perché dicono che ormai le masse di oggi vivono unicamente di tali spettacoli e di tali libri; e, chi vuole aiutarle, deve capire il loro modo di pensare e di vedere. Ma è facile comprendere quanto sia errato e pericoloso questo sistema di educare il giovane clero per guidarlo alla santità del suo stato. «Chi ama il pericolo, perirà in esso» (Eccli 3,27). Viene opportuno l'avviso di sant'Agostino: «Non dite di avere anime pure, se avete occhi immodesti, perché l'occhio immodesto è indizio di cuore impuro».(59)

Un metodo di formazione così funesto, poggia su un ragionamento molto confuso. Certo, Cristo nostro Signore disse dei suoi apostoli: «Io li ho mandati nel mondo» (Gv 17,18); ma prima aveva anche detto di essi: «Essi non sono del mondo, come neppure io sono del mondo» (Gv 17,16), e aveva pregato con queste parole il suo Padre divino: «Non ti chiedo che li tolga dal mondo, ma che li liberi dal male» (Gv 17,15). La chiesa quindi, che è guidata dai medesimi principi, ha stabilito norme opportune e sapienti per allontanare i sacerdoti dai pericoli in cui facilmente possono incorrere, vivendo nel mondo;(60) con tali norme la santità della loro vita viene messa sufficientemente al riparo dalle agitazioni e dai piaceri della vita laicale.

A più forte ragione i giovani chierici, per essere formati alla vita spirituale e alla perfezione sacerdotale e religiosa, devono venire segregati dal tumulto secolaresco, prima di essere inseriti nella lotta della vita; restino pure a lungo nel seminario o nello scolasticato per ricevervi un'educazione diligente e accurata, imparando poco alla volta e con prudenza a prendere contatto con i problemi del nostro tempo, conforme a quanto scrivemmo nella Nostra esortazione apostolica Menti Nostrae.(61) Quale giardiniere esporrebbe alle intemperie delle giovani piante esotiche, col pretesto di sperimentarle? Ora, i seminaristi e i giovani religiosi sono pianticelle tenere e delicate, da tenersi ben protette e da allenare progressivamente alla lotta.

Gli educatori del giovane clero faranno opera ben più lodevole e utile, inculcando a questi giovani le leggi del pudore cristiano. Non è forse il pudore la migliore difesa della verginità, tanto da potersi chiamare la prudenza della castità? Esso avverte il pericolo imminente, impedisce di esporsi al rischio e impone la fuga in occasioni, a cui si espongono i meno prudenti. Il pudore non ama le parole disoneste o volgari e detesta una condotta anche leggermente immodesta; fa evitare attentamente la familiarità sospetta con persone di altro sesso, poiché riempie l'anima di un profondo rispetto verso il corpo, che è membro di Cristo (cf. 1Cor 6,15) e tempio dello Spirito Santo (cf. 1Cor 6,19). L'anima veramente pudica ha in orrore il minimo peccato di impurità e tosto si ritrae al primo risveglio della seduzione.

Il pudore inoltre suggerisce e mette in bocca ai genitori e agli educatori i termini appropriati per formare la coscienza dei giovani in materia di purezza. «Pertanto - come in una recente allocuzione abbiamo ricordato - tale pudore non deve essere spinto fino ad un silenzio assoluto, sino ad escludere dalla formazione morale qualsiasi prudente e riservato accenno a tale problema».(62) Tuttavia, troppo spesso, ai giorni nostri, alcuni educatori si credono in dovere di iniziare fanciulli e fanciulle innocenti a segreti della procreazione, in una maniera che offende il loro pudore. Ora proprio il pudore cristiano esige in questa materia una giusta misura.

Esso poi è alimentato dal timore di Dio, quel timore filiale che si basa su una profonda umiltà e che ispira orrore per il minimo peccato. San Clemente I, Nostro predecessore, già l'aveva affermato: «Chi è casto nel suo corpo, non se ne vanti, ben sapendo che da un altro gli viene il dono della continenza».(63) Nessuno forse, meglio di sant'Agostino, ha dimostrato l'importanza dell'umiltà cristiana per salvaguardare la verginità: «La perpetua continenza, e molto più la verginità, sono uno splendido dono dei santi di Dio; ma con somma vigilanza bisogna vegliare che la superbia non lo corrompa... Quanto maggiore è il bene che io vedo, tanto più temo che la superbia non lo rapisca. Tale dono della verginità nessuno lo custodisce meglio di Dio che l'ha concesso; e "Dio è carità" (1Gv 4,8). La custode, quindi, della verginità è la carità, ma l'abitazione di tale custode è l'umiltà».(64)

Un altro consiglio ancora è da ricordarsi: per conservare la castità non bastano né la vigilanza né il pudore. Bisogna anche ricorrere ai mezzi soprannaturali: alla preghiera, ai sacramenti della penitenza e dell'eucaristia e ad una devozione ardente verso la santissima Madre di Dio.

La castità perfetta, non dimentichiamolo, è un eccelso dono di Dio. «Esso è stato dato (cf. Mt 19,11) - osserva acutamente san Girolamo - a quelli che l'hanno chiesto, a quelli che l'hanno voluto, a quelli che si sono preparati a riceverlo. Perché a chi chiede sarà dato, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto (cf. Mt 7,8)».(65) Sant'Ambrogio aggiunge che la fedeltà delle vergini al loro Sposo divino dipende dalla preghiera.(66) E, come insegna sant'Alfonso de' Liguori, così ardente nella sua pietà, nessun mezzo è più necessario e più sicuro per vincere le tentazioni contro la bella virtù, che un ricorso immediato a Dio.(67)

Alla preghiera, tuttavia, bisogna aggiungere la pratica frequente del sacramento della penitenza: esso è una medicina spirituale che ci purifica e ci guarisce. Così pure bisogna nutrirsi del pane eucaristico: il Nostro predecessore d'immortale memoria Leone XIII lo additava come il migliore «rimedio contro la concupiscenza».(68) Quanto più un'anima è pura e casta, tanto più ha fame di questo Pane, da cui attinge forza contro ogni seduzione impura e col quale si unisce più intimamente al suo Sposo divino: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui» (Gv 6,57).

Ma per custodire illibata e perfezionare la castità, esiste un mezzo la cui meravigliosa efficacia è confermata dalla ripetuta esperienza dei secoli: e, cioè, una devozione solida e ardentissima verso la vergine Madre di Dio. In un certo modo, tutti gli altri mezzi si riassumono in tale devozione: chiunque vive la devozione mariana sinceramente e profondamente, si sente spinto certamente a vegliare, a pregare, ad accostarsi al tribunale della penitenza e all'eucaristia. Perciò esortiamo con cuore paterno i sacerdoti, i religiosi e le religiose a mettersi sotto la speciale protezione della santa Madre di Dio, Vergine delle vergini; ella, che - secondo la parola di sant'Ambrogio(69) - è «la maestra della verginità» e la madre potentissima soprattutto delle anime consacrate al servizio di Dio.

Sant'Atanasio osserva che la verginità è entrata nel mondo per Maria,(70) e sant'Agostino insegna: «La dignità verginale ebbe i suoi esordi con la Madre di Dio».(71) Seguendo il pensiero di sant'Atanasio,(72) sant'Ambrogio propone alle vergini la vita di Maria vergine come modello: «O figliuole, imitate Maria!(73) La vita di Maria rappresenti per voi, come in un quadro, la verginità; in tale vita contemplate la bellezza della castità e l'ideale della virtù. Prendetene l'esempio per la vostra vita: poiché in essa, come in un modello, sono espresse le lezioni della santità; vedrete ciò che avete da correggere, copiare, conservare... Essa è l'immagine della verginità. Maria, infatti, fu tale che basta la vita di lei sola a formare l'insegnamento per tutti...(74) Sia, dunque, Maria a regolare la vostra vita».(75) «Tanto grande fu la grazia sua, che ella non riservava solo per sé il dono della verginità, ma anche a quelli che vedeva conferiva il pregio dell'integrità».(76) Sant'Ambrogio aveva ben ragione di esclamare: «O ricchezze della verginità di Maria!».(77) A motivo di tali ricchezze, ancora oggi alle sacre vergini, ai religiosi e ai sacerdoti è quanto mai utile contemplare la verginità di Maria, per osservare con più fedeltà e perfezione la castità del loro stato.

La meditazione delle virtù della beata Vergine non vi basti, tuttavia, dilettissimi figli e figlie: ricorrete a lei con una confidenza assoluta, e seguite il consiglio di san Bernardo che esorta: «Chiediamo la grazia e chiediamola per mezzo di Maria».(78) In modo particolare durante quest'anno mariano affidate a Maria la cura della vostra vita spirituale e della perfezione, seguendo l'esempio di san Girolamo che asseriva: «Per me la verginità è una consacrazione in Maria e in Cristo».(79)

IV.

TIMORI E SPERANZE

Nelle gravi difficoltà, che la chiesa sta attraversando, è di grande consolazione al Nostro cuore di pastore supremo, venerabili fratelli, vedere la stima e l'onore tributati alla verginità, che fiorisce nel mondo intero, anche oggi, come sempre nel passato, nonostante gli errori ai quali abbiamo accennato e che vogliamo credere passeggeri.

Non nascondiamo, tuttavia, che alla Nostra gioia fa ombra una certa tristezza, perché vediamo che, in non poche nazioni, va man mano diminuendo il numero di coloro che, rispondendo alla chiamata divina, abbracciano lo stato della verginità. Ne abbiamo già accennato sufficientemente le cause principali, e non c'è motivo di ripeterle. Confidiamo piuttosto che gli educatori della gioventù, caduti in questi errori, si ravvedano al più presto, li ripudino e si sforzino di ripararli. Essi aiuteranno con tutto l'impegno i giovani che si sentono chiamati da una forza soprannaturale al sacerdozio o alla vita religiosa e li assisteranno del loro meglio perché possano raggiungere questo alto ideale della loro vita. Piaccia al Signore che novelle e folte schiere di sacerdoti, di religiosi e di religiose sorgano al più presto proporzionate in numero e santità ai bisogni presenti della chiesa, per coltivare la vigna del Signore.

Inoltre, come esige la coscienza del Nostro ministero apostolico, esortiamo i genitori ad offrire volentieri al servizio di Dio quei loro figli che vi si sentissero chiamati. Se questo costa a loro, se ne provano tristezza o amarezza, meditino le riflessioni indirizzate da sant'Ambrogio alle madri di famiglia di Milano: «Parecchie fanciulle io ho conosciuto, che volevano essere consacrate vergini, ma le loro madri vietavano loro perfin di uscire... Se le vostre figlie volessero amare un uomo, potrebbero legittimamente scegliersi chi loro piace. E così, chi ha il diritto di scegliere un uomo, non ha il diritto di scegliere Dio?».(80)

Ripensino, quindi, i genitori al grande onore di avere un figlio sacerdote o una figlia che ha consacrato allo Sposo divino la sua verginità. «Voi avete capito, o genitori! - esclama ancora sant'Ambrogio a riguardo delle sacre vergini -. La vergine è un dono di Dio, un'oblazione del padre; è il sacerdozio della castità. La vergine è l'ostia della madre, il cui sacrificio quotidiano placa la collera divina».(81)

Non vogliamo terminare questa lettera enciclica, venerabili fratelli, senza volgere in modo speciale il Nostro pensiero e il Nostro cuore verso le anime consacrate a Dio che, in non poche nazioni, soffrono dure e terribili persecuzioni. Prendano esse esempio da quelle vergini della primitiva chiesa, che con invitto coraggio subirono il martirio per la loro verginità.(82)

Perseverino tutti con fortezza d'animo nella loro santa risoluzione di servire a Cristo «fino alla morte» (Fil 2,8). Si ricordino del grande valore che le loro sofferenze fisiche e morali e le loro preghiere hanno al cospetto di Dio per l'avvento del suo regno nelle loro nazioni e nella chiesa intera. Si confortino, infine, nella certezza che «chi segue l'Agnello ovunque vada» (Ap 14,4), canterà eternamente un «cantico nuovo» (Ap 14,3), che nessun altro potrà cantare.

Il Nostro cuore paterno si volge con paterna commozione verso quei sacerdoti, quei religiosi e quelle religiose, che coraggiosamente confessano la loro fede fino al martirio. Noi preghiamo per essi come anche per tutte le anime consacrate, in ogni parte del mondo, al servizio divino, perché Dio le confermi, le fortifichi, e le consoli, e vi invitiamo ardentemente, venerabili fratelli, insieme con i vostri fedeli, a pregare in unione con Noi, al fine di ottenere a tali anime le consolazioni celesti e i soccorsi divini.

Frattanto, a voi, venerabili fratelli, a tutti i sacerdoti e religiosi, a tutte le sacre vergini, in modo speciale a tutti quelli «che soffrono persecuzioni per la giustizia» (Mt 5,10), e a tutti i vostri fedeli, impartiamo di gran cuore l'apostolica benedizione, come pegno delle grazie divine e attestato della Nostra paterna benevolenza.

Roma, presso San Pietro, nella festa dell'Annunciazione della santissima Vergine, il 25 marzo 1954, anno XVI del Nostro pontificato.

PIO PP. XII
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(1) PIUS PP. XII, Litt. enc. Sacra virginitas de sacra virginitate, [Ad venerabi les Fratres Patriarchas, Primates, Archiepiscopos, Episcopos aliosque locorum Ordinarios, pacem et communionem cum Apostolica Sede habentes], 25 martii 1954: AAS 46(1954), pp. 161-191.

(2) Cf. S. AMBROSIUS, De virginibus, lib. I, c. 4, n.15: PL 16,193; De virginitate, c. 3, n. 13: PL 16, 269.

(3) S. AMBROSIUS, De virginibus, lib. I, c. 3, n. 12: PL 16, 192.

(4) S. IGNATIUS ANTIOCH., Ep. ad Smyrn., c. 13: ed. Funk-Diekamp, Patres Apostolici, vol. I, p. 286.

(5) S. IUSTINUS, Apol. I pro christ., c. 15: PG 6, 349.

(6) Cf. Const. apost. Sponsa Christi: AAS 43(1951), pp. 5-8.

(7) Cf. CIC, can. 487.

(8) Cf. CIC, can. 132 § 1.

(9) Cf. Const. apost. Provida Mater, art. III, § 2: AAS 39(1947), p. 121.

(10) S. Augustinus, De sancta virginitate, c. 22: PL 40, 407.

(11) Cf. can. 9: Mansi, Coll. concil., II, 1096.

(12) S. CYPRIANUS, De habitu virginum, 4: PL 4, 443.

(13) S. AUGUSTINUS, De sancta virginitate, cc. 8 et 11: PL 40, 400 et 401.

(14) S. THOMAS, Summa theol., II-II, q. 152, a. 3, ad 4.

(15) S. BONAVENTURA, De perfectione evangelica, q. 3, a. 3 sol. 5.

(16) Cf. S. CYPRIANUS, De habitu virginum, c. 20: PL 4, 459.

(17) Cf. S. ATHANASIUS, Apol. ad Constant. 33: PG 25, 640.

(18) S. AMBROSIUS, De virginibus, lib. I, c. 8, n. 52: PL 16, 202.

(19) Cf. S. AMBROSIUS, De virginibus, lib. III, cc. 1-3, nn. 1-14: PL 16, 219-224; De institutione virginis, c. 17, nn. 104-114: PL 16, 333-336.

(20) Cf. Sacramentarium Leonianum, XXX: PL 55, 129; Pontificale Romanum, De benedictione et consecratione virginum.

(21) Cf. S. CYPRIANUS, De habitu virginum, cc. 4 et 22: PL 4, 443-444 et 462; S. AMBROSIUS, De virginibus, lib. I, c. 7, n. 37: PL 16, 199.

(22) S. AUGUSTINUS, De sancta virginitate, cc. 54-S5: PL 40, 428.

(23) Pontificale Romanum, De benedictione et consecratione virginum.

(24) S. METHODIUS OLYMPI, Convivium decem virginum, orat. XI, c. 2: PG 16, 209.

(25) S. AUGUSTINUS, De sancta virginitate, c. 27: PL 40, 411.

(26) S. BONAVENTURA, De perfectione evangelica, q. 3, a. 3.

(27) S. FULGENTIUS, Epist. 3, c. 4, n. 6: PL 65, 326.

(28) S. THOMAS, Summa theol., II-II, q. 186, a. 4.

(29) Cf. CIC. can. 132 § 1.

(30) Cf. Litt. enc. Ad catholici sacerdotii: AAS 28(1936), pp. 24-25; EE 5/1042.

(31) Cf. S. SIRICIUS Papa, Ep. ad Himer., 7: PL 56, 558-559.

(32) S. PETRUS DAM., De coelibatu sacerdotum, c. 3: PL 145, 384.

(33) Cf. S. THOMAS, Summa theol., II-II, q. 152, aa. 3-4.

(34) AAS 42(1950), pp. 663; EE 6/1819.

(35) S. CYPRIANUS, De habitu virginum, 22: PL 4, 462; cf. S. AMBROSIUS, De virginibus, lib. I. c. 8. n. 52: PL 16, 202.

(36) S. THOMAS, Summa theol., II-II, q. 152, a. 5.

(37) Pontificale Romanum, De benedictione et consecratione virginum.

(38) S. CYPRIANUS, De habitu virginum, 3: PL 4, 443.

(39) Sess. XXIV, can. 10: COD 755.

(40) Cf. S. THOMAS, Summa theol., I-II, q. 94, a. 2.

(41) Cf. Allocutio ad Moderatrices supremas Ordinum et Institutorum Religiosarum, 15 sept. 1952: AAS 44(1952), p. 824.

(42) Cf. Decretum S. Officii De matrimonii finibus, 1 apr. 1944: AAS 36 (1944), p. 103; DS 3838.

(43) Cf. CIC, can. 1013 § 1.

(44) S. AMBROSIUS, De virginitate, c. 5, n. 26: PL 16, 272.

(45) Cf. AAS 43(1951), p. 20.

(46) S. AMBROSIUS, De viduis, c. 12, n. 72: PL 16,256; cf. S. CYPRIANUS, De habitu virginum, c. 23: PL 4, 463.

(47) S. HIERONYMUS, Comment. in Matth., XIX, 12: PL 26,136.

(48) S. IOANNES CHRYSOSTOMUS, De virginitate, 80: PG 48, 592.

(49) S. AMBROSIUS, De virginibus, lib. I, c. 11, n. 65: PL 16,206.

(50) Cf. S. METHODIUS OLYMPI, Convivium decem virginum, orat. VII, c. 3: PG 18, 128-129.

(51) S. GREGORIUS MAGNUS, Hom. in Evang., lib. I, hom. 3, n. 4: PL 76, 1089.

(52) Cf. CONC. TRID., sess. XXIV, can. 9: COD 755(12-13).

(53) Cf. S. AUGUSTINUS, De natura et gratia, c. 43, n. 50: PL 44, 271.

(54) CONC. TRID., sess. VI, c. 11: COD 675(16-18).

(55) f. S. CAESARIUS ARELAT., Sermo 41: ed. G. Morin, Maredsous 1937, vol. I, p. 172.

(56) Cf. S. THOMAS, In Ep. I ad Cor. , VI, lect. 3; S. FRANCISCUS SALESIUS, Introduction à la vie dévote, part. IV, c. 7; S. ALPHONSUS A LIGUORI, La vera sposa di Gesù Cristo, c. 1, n. 16; c. 15, n. 10.

(57) S. HIERONYMUS, Contra Vigilant., 16: PL 23, 352.

(58) S. AUGUSTINUS, De sancta virginitate, c. 54: PL 40, 428.

(59) S. AUGUSTINUS, Epist. 211, n. 10: PL 33, 961.

(60) Cf. CIC, cann. 124-142. Cf. PIUS X, Exhort. ad clerum cath. Haerent animo: ASS 41(1908), pp. 565-573; EE 4/app.; PIUS XI, Litt. enc. Ad catholici sacerdotii: AAS 28(1936), pp. 23-30; EE 5/1038-1051; PIUS XII, Adhort. apost. Menti Nostrae: AAS 42(1950), pp. 692-694; EE 6/1899-1907.

(61) Cf. AAS 42(1950), pp. 690-691; 6/1894-1897.

(62) Alloc. Magis quam mentis, 23 sept. 1951: AAS 43(1951), p. 736.

(63) S. CLEMENS ROM., Ad Corinthios, XXXVIII, 2: ed. Funk-Diekamp, Patres Apostolici, vol. I, p. 148.

(64) S. AUGUSTINUS, De sancta virginitate, cc. 33 et 51: PL 40, 415 et 426; cf. cc. 31-32 et 38: PL 40, 412-415 et 419.

(65) S. HIERONYMUS, Comm. in Matth., XIX, 11: PL 26, 135.

(66) Cf. S. AMBROSIUS, De virginibus, lib. III, c. 4, nn. 18-20: PL 16, 225.

(67) Cf. S. ALPHONSUS A LIG., Pratica di amar Gesù Cristo, c. 17, nn. 7-16.

(68) LEO XIII, Enc. Mirae caritatis, 28 maii 1902: Acta Leonis XIII, XXII (1902-03), p. 124; EE 3.

(69) S, AMBROSIUS, De institutione virginis, c. 6, n. 46: PL 16, 320.

(70) Cf. S. ATHANASIUS, De virginitate: ed. Th. Lefort, Muséon, XLII, 1929. p. 247.

(71) S. AUGUSTINUS, Serm. 51, c. 16, n. 26: PL 38, 348.

(72) S. ATHANASIUS, De virginitate: ed. Th. Lefort, Muséon, XLII, p. 244.

(73) S. AMBROSIUS, De institutione virginis, c. 14, n. 87: PL 16,328.

(74) S. AMBROSIUS, De virginibus, lib. II, c. 2, nn. 6 et 15: PL 16, 208 et 210.

(75) S. AMBROSIUS, De virginibus, lib. II, c. 3, n. 19: PL 16, 211.

(76) S. AMBROSIUS, De institutione virginia, c. 7, n. 50: PL 16, 319.

(77) S. AMBROSIUS, De institutione virginia, c. 13, n. 81: PL 16, 339.

(78) S. BERNARDUS, In nativitate B. Mariae Virginia, Sermo de aquaeductu, n. 8: PL 183, 341-342.

(79) S. HIERONYMUS, Epist. 22, n. 18: PL 22, 405.

(80) S. AMBROSIUS, De virginibus, lib. I, c. 10, n. 58: PL 16, 205.

(81) S. AMBROSIUS, De virginibus, lib. I, c. 7, n. 32: PL 16, 198.

(82) Cf. S. AMBROSIUS, De virginibus, lib. II, c. 4, n. 32: PL 16, 215-216.

Augustinus
06-07-04, 07:03
PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 14 settembre 1969

Quest'oggi, nel pomeriggio, a Dio piacendo, Noi Ci recheremo a Nettuno per venerare Santa Maria Goretti nel santuario, dedicato alla Madonna delle Grazie, ora ricostruito, che ne custodisce le reliquie. Si tratta di una breve e semplice visita, senz’altra cerimonia che la celebrazione della santa Messa. Ma abbiamo accettato volentieri l’invito dei Padri Passionisti e del Sindaco, con un’intenzione speciale: quella di dare Noi pure la Nostra testimonianza alla virtù, che il martirio della giovanissima Santa (aveva dodici anni) ha illustrata; una virtù che oggi si ha quasi timore a nominare, l’innocenza, la purità.

Ci sembra infatti che ve ne sia bisogno. Bisogno per l’onore del nome cristiano, per la tutela della dignità umana, per la salute del costume civile, per la sincerità dell’amore, per l’onestà e la felicità della famiglia, per la forza morale della gioventù.

Tutti purtroppo sappiamo in proposito cose spiacevoli. Sappiamo, ad esempio, come la immodestia degli abiti abbia per sé la esigenza della moda, e come la procacità e perfino la pornografia delle illustrazioni di certa stampa, la pubblicità e la esibizione di molti spettacoli tendano intenzionalmente a eccitare basse passioni e a profanare la vita, non solo nelle sue vicende esteriori e nei suoi vincoli più sacri, ma altresì nella sua psicologia interiore, nel suo cuore, reso così, non più sorgente di limpidi sentimenti, ma d’immonde fantasie e di viziosi e turpi pensieri, e talora perciò di sciagurati delitti.

È doloroso osservare questa autodegradazione dell’uomo, e vedere come per la salute fisica e per l’igiene pubblica vi siano tanti ottimi e severi interventi della società, mentre per la salute morale invece vi sia così eccessiva tolleranza, quasi che la salute morale non fosse un bene necessario per la società stessa, e non fosse un coefficiente indispensabile per un’educazione forte, libera e responsabile delle giovani generazioni.

Ma non mancano gli esempi confortatori, e tra questi uno è stato posto al vertice della santità; per questo Noi andremo col popolo cristiano a rendergli onore.

Preghiamo intanto la Madonna, la Purissima, che riaccenda in noi lo spirito dell’onesto costume.

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http://www.preghiamo.it/gorettireliquia.jpg

Augustinus
06-07-04, 07:07
PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 22 giugno 1975

Carissimi Fedeli Romani e Voi, non meno Carissimi, Pellegrini che arrivate a questa Roma degli Apostoli Pietro e Paolo, da ogni parte del mondo! Noi ci sentiamo obbligati a salutarvi con tutto il cuore, cioè con quella carità, che è propria dell'unità voluta da Cristo per l'umanità redenta nella sua fede e dal suo Sangue, e che vuol essere allargata ad ampiezza universale, cioè cattolica. Grazie, grazie, fratelli e figli nella grande, visibile e misteriosa famiglia, ch'è la nostra santa Chiesa cattolica, e, ancor più che famiglia, mistico Corpo di Cristo Signore, Salvatore, Maestro, Pastore, Vita nostra reale e ineffabile! Grazie della vostra presenza, grazie per la fatica di arrivare fino qua. Ieri, fra un gruppo di Pellegrini, uno vi era, che noi battezzammo a Namugongo nel 1969, durante la grande liturgia all'aperto, neofita venuto dalla foresta, e qui ancora ornato dal ciuffo delle penne multicolori: egli aveva venduto la sua mucca, unico suo tesoro, per potersi unire al gruppo dei Pellegrini, e che in ginocchio non finiva di baciare la nostra mano, e di dirsi felice, nella sua lingua, d'aver potuto, oltre ogni previsione, rivederci. L'Africa non poteva avere per noi rappresentante più autentico! e, in altra Udienza successiva, che riempiva tutta la Basilica di S. Pietro, ecco il Popolo della Campania e di Napoli, giovani specialmente e lavoratori, guidati dal Cardinale Arcivescovo in una splendida e vivace moltitudine di popolo fedele!

È così continuamente, in questo periodo; mercoledì, all'udienza Generale, che solo la Piazza del Bernini può contenere, venticinque Nazioni erano rappresentate! Oggi è fra voi, a quanto ci ha annunciato il Vescovo di Senigallia, un grande Pellegrinaggio diocesano, in onore di Santa Maria Goretti, che a Corinaldo, nella diocesi medesima, ebbe i natali e visse la sua infanzia, e che proprio venticinque anni fa (il 24 giugno 1950) fu canonizzata: gloria alla eroica piccola santa dell'innocenza cristiana e voti per l'irradiazione del suo esempio e del suo culto! Grazie quindi, grazie, fratelli e figli carissimi, di codesta adesione al giubileo di quest'Anno Santo! Voi tutti date spontanea testimonianza alla religione di Cristo ed ai suoi valori, indispensabili e imperituri: oh! possiate sperimentarne i benefici nella vostra vita, presente e futura! Voi riaffermate la vostra fedeltà a questa Chiesa cattolica, umana e quindi sempre bisognosa di rinnovamento; essa, sì, è, come si dice, istituzionale, è storica, ed è oppressa da tante ostilità e difficoltà, ma essa è necessario e salutare sacramento di salvezza; forte sempre dell'invincibile assistenza di Cristo (Cfr. Matth. 16, 18), e della cosciente e generosa adesione dei suoi figli! Grazie, grazie a tutti! invocata ora la Madonna, e nella fiducia del patrocinio dei Santi Pietro e Paolo, vi daremo a tutti la nostra Benedizione Apostolica.

Augustinus
06-07-04, 07:10
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DELLA MORTE
DI SANTA MARIA GORETTI

Al venerato Fratello
Mons. AGOSTINO VALLINI
Vescovo di Albano

1. Cento anni or sono, il 6 luglio 1902, nell'ospedale di Nettuno moriva Maria Goretti, barbaramente pugnalata il giorno prima nel piccolo borgo di Le Ferriere, nell'Agro pontino. Per la sua vicenda spirituale, per la forza della sua fede, per la capacità di perdonare il suo aguzzino, essa si pone tra le sante più amate del secolo ventesimo. Opportunamente, pertanto, la Congregazione della Passione di Gesù Cristo, a cui è affidata la cura del Santuario nel quale riposano le spoglie della Santa, ha voluto celebrare con particolare solennità la ricorrenza.

Santa Maria Goretti fu una ragazza alla quale lo Spirito di Dio donò il coraggio di restare fedele alla vocazione cristiana sino al supremo sacrificio della vita. La giovane età, la mancanza di istruzione scolastica e la povertà dell'ambiente in cui viveva non impedirono alla grazia di manifestare in lei i suoi prodigi. Anzi, proprio in tali condizioni apparve in modo eloquente la predilezione di Dio per le persone umili. Tornano alla mente le parole con le quali Gesù benedice il Padre celeste per essersi svelato ai piccoli e ai semplici, piuttosto che ai sapienti e ai dotti del mondo (cfr Mt 11, 25).

È stato giustamente osservato che il martirio di santa Maria Goretti aprì quello che sarebbe stato chiamato il secolo dei martiri. E proprio in tale prospettiva, al termine del Grande Giubileo dell'Anno 2000 ho sottolineato come "la viva coscienza penitenziale non ci ha impedito di rendere gloria al Signore per quanto ha operato in tutti i secoli, e in particolare nel secolo che ci siamo lasciati alle spalle, assicurando alla Chiesa una grande schiera di santi e di martiri" (Novo millennio ineunte, 7).

2. Maria Goretti, nata a Corinaldo, nelle Marche, il 16 ottobre 1890, dovette ben presto intraprendere, con la sua famiglia, la via dell'emigrazione, giungendo, dopo varie tappe, a Le Ferriere di Conca nell'Agro pontino. Nonostante i disagi della povertà, che non le permisero neppure di andare a scuola, la piccola Maria viveva in un ambiente familiare sereno e unito, animato da fede cristiana, dove i figli si sentivano accolti come un dono e venivano educati dai genitori al rispetto per sé e per gli altri, oltre che al senso del dovere compiuto per amore di Dio. Ciò consentì alla bambina di crescere serena alimentando in sé una fede semplice, ma profonda. La Chiesa ha sempre riconosciuto alla famiglia il ruolo di primo e fondamentale luogo di santificazione per quanti ne fanno parte, a cominciare dai figli.

In tale contesto familiare Maria assimilò una salda fiducia nel provvido amore di Dio, fiducia manifestatasi particolarmente nel momento della morte del padre, colpito dalla malaria. "Mamma, fatti coraggio, Dio ci aiuterà", ebbe a dire la piccola in quei momenti difficili, reagendo con forza al grave vuoto prodotto in lei dalla morte del papà.

3. Nell'omelia per la canonizzazione, il Papa Pio XII di v.m. indicò Maria Goretti come "la piccola e dolce martire della purezza" (cfr Discorsi e Radiomessaggi, XII [1950-1951], 121), perché, nonostante la minaccia di morte, non venne meno al comandamento di Dio.

Quale fulgido esempio per la gioventù! La mentalità disimpegnata, che pervade non poca parte della società e della cultura del nostro tempo, fatica talora a comprendere la bellezza e il valore della castità. Dal comportamento di questa giovane Santa emerge una percezione alta e nobile della propria e dell'altrui dignità, che si riverberava nelle scelte quotidiane conferendo loro pienezza di senso umano. Non v'è forse in ciò una lezione di grande attualità? Di fronte a una cultura che sopravvaluta la fisicità nei rapporti tra uomo e donna, la Chiesa continua a difendere e a promuovere il valore della sessualità come fattore che investe ogni aspetto della persona e che deve quindi essere vissuto in un atteggiamento interiore di libertà e di reciproco rispetto, alla luce dell'originario disegno di Dio. In tale prospettiva, la persona si scopre destinataria di un dono e chiamata a farsi, a sua volta, dono per l'altro.

Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte osservavo che "nella visione cristiana del matrimonio, la relazione fra un uomo e una donna, - relazione reciproca e totale, unica e indissolubile - risponde al disegno originario di Dio, offuscato nella storia dalla 'durezza del cuore', ma che Cristo è venuto a restaurare nel suo splendore originario, svelando ciò che Dio ha voluto fin 'dal principio' (Mt 19, 8). Nel matrimonio, elevato alla dignità di Sacramento, è espresso poi il 'grande mistero' dell'amore sponsale di Cristo per la sua Chiesa (cfr Ef 5, 32)" (n. 47).

È innegabile che molte sono le minacce odierne all'unità e alla stabilità della famiglia. Fortunatamente, però, accanto ad esse si riscontra una rinnovata coscienza dei diritti dei figli ad essere allevati nell'amore, custoditi da ogni genere di pericoli e formati in modo da poter affrontare a loro volta la vita con fiducia e fortezza.

4. Meritevole di particolare attenzione, nella testimonianza eroica della Santa di Le Ferriere, è poi il perdono offerto all'uccisore e il desiderio di poterlo ritrovare, un giorno, in paradiso. Si tratta di un messaggio spirituale e sociale di straordinario rilievo per questo nostro tempo.

Il recente Grande Giubileo dell'Anno 2000, tra gli altri aspetti, è stato caratterizzato da un profondo richiamo al perdono, nel contesto della celebrazione della misericordia di Dio. L'indulgenza divina per le miserie umane si pone come esigente modello di comportamento per tutti i credenti. Il perdono, nel pensiero della Chiesa, non significa relativismo morale o permissivismo. Al contrario, esso richiede il pieno riconoscimento della propria colpa e l'assunzione delle proprie responsabilità, come condizione per ritrovare vera pace e riprendere fiduciosamente il proprio cammino sulla strada della perfezione evangelica.

Possa l'umanità introdursi con decisione nella via della misericordia e del perdono! L'uccisore di Maria Goretti riconobbe la colpa commessa, domandò perdono a Dio e alla famiglia della Martire, espiò con convinzione il proprio crimine e per tutta la vita si mantenne in queste disposizioni di spirito. La mamma della Santa, per parte sua, gli offrì senza reticenze il perdono della famiglia nell'aula del tribunale dove si tenne il processo. Non sappiamo se sia stata la mamma a insegnare il perdono alla figlia o il perdono offerto dalla Martire sul letto di morte a determinare il comportamento della mamma. È tuttavia certo che lo spirito del perdono animava i rapporti all'interno dell'intera famiglia Goretti, e per questo con tanta spontaneità poté esprimersi sia nella Martire che nella mamma.

5. Quanti conoscevano la piccola Maria, nel giorno del suo funerale ebbero a dire: "È morta una santa!". Il suo culto è andato diffondendosi in ogni Continente, suscitando ovunque ammirazione e sete di Dio. In Maria Goretti risplende la radicalità delle scelte evangeliche, non impedita, anzi avvalorata dagli inevitabili sacrifici richiesti dalla fedele appartenenza a Cristo.

Addito l'esempio di questa Santa specialmente ai giovani, che sono la speranza della Chiesa e dell'umanità. In prossimità, ormai, della XVII Giornata Mondiale della Gioventù, desidero ricordare loro quanto scrivevo nel Messaggio ad essi indirizzato in preparazione di questo tanto atteso evento ecclesiale: "Nel cuore della notte ci si può sentire intimoriti e insicuri; si attende allora con impazienza l'arrivo dell'aurora. Cari giovani, tocca a voi essere le sentinelle del mattino (cfr Is 21, 11-12), che annunciano l'avvento del sole, che è Cristo risorto!" (n. 3).

Camminare sulle orme del divino Maestro comporta sempre una decisa presa di posizione per Lui. Occorre impegnarsi a seguirlo dovunque Egli vada (cfr Ap 14, 4). In questo cammino, tuttavia, i giovani sanno di non essere soli. Santa Maria Goretti e i tanti adolescenti, che nel corso dei secoli hanno pagato con il martirio l'adesione al Vangelo, sono accanto ad essi per infondere nei loro animi la forza di restare saldi nella fedeltà. È così che potranno essere le sentinelle di un radioso mattino, illuminato dalla speranza. La Vergine Santissima, Regina dei Martiri, interceda per loro!

Nell'elevare questa preghiera, mi unisco spiritualmente a tutti coloro che prenderanno parte alle celebrazioni giubilari nel corso di quest'anno centenario ed invio a Lei, venerato Pastore diocesano, ai benemeriti Padri Passionisti impegnati nel Santuario di Nettuno, ai devoti di Santa Maria Goretti e in particolare ai giovani una speciale Benedizione Apostolica, auspicio di abbondanti favori celesti.

Dal Vaticano, 6 Luglio 2002

IOANNES PAULUS II

Augustinus
06-07-04, 07:11
GIOVANNI PAOLO II

ANGELUS

Domenica, 7 luglio 2002

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Cento anni fa, il sei luglio mille novecento due, moriva Maria Goretti, ferita gravemente il giorno prima dalla cieca violenza di chi l’aveva aggredita. Il mio venerato predecessore, il servo di Dio Pio XII, la proclamò santa nel 1950, proponendola a tutti quale modello di coraggiosa fedeltà alla vocazione cristiana, sino al supremo sacrificio della vita.

Ho voluto ricordare tale importante ricorrenza con uno speciale Messaggio diretto al Vescovo di Albano, sottolineando l'attualità di questa Martire della purezza, che auspico sia maggiormente conosciuta dagli adolescenti e dai giovani.

Santa Maria Goretti è un esempio per le nuove generazioni, minacciate da una mentalità di disimpegno, che stenta a comprendere l'importanza di valori sui quali non è mai lecito scendere a compromessi.

2. Pur essendo povera e priva di istruzione scolastica, Maria, non ancora dodicenne, possedeva una personalità forte e matura, formata dall'educazione religiosa ricevuta in famiglia. Questo la rese capace non solo di difendere la propria persona con eroica castità, ma addirittura di perdonare il suo uccisore.

Il suo martirio ricorda che l'essere umano non si realizza seguendo gli impulsi del piacere, ma vivendo la propria vita nell'amore e nella responsabilità.

So bene quanto voi, cari giovani, siate sensibili a questi ideali. In attesa di incontrarvi tra due settimane a Toronto, vorrei oggi ripetervi: non lasciate che la cultura dell'avere e del piacere addormenti le vostre coscienze! Siate "sentinelle" sveglie e vigilanti, per essere autentici protagonisti d'una nuova umanità.

3. Ci rivolgiamo ora alla Madonna, di cui Santa Maria Goretti portava il nome. La più pura tra le creature aiuti gli uomini e le donne del nostro tempo, specialmente i giovani, a riscoprire il valore della castità e a vivere le relazioni interpersonali nel rispetto reciproco e nell'amore sincero.

Augustinus
06-07-04, 07:17
GIOVANNI PAOLO II

ANGELUS

Domenica, 6 luglio 2003

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Si conclude oggi, 6 luglio, la celebrazione del centenario della morte di santa Maria Goretti, "piccola e dolce martire della purezza", come ebbe a definirla il mio venerato predecessore Pio XII. Il suo corpo mortale riposa nella chiesa di Nettuno, nella diocesi di Albano, e la sua bell’anima vive nella gloria di Dio. Che cosa dice ai giovani di oggi questa ragazza fragile, ma cristianamente matura, con la sua vita e soprattutto con la sua morte eroica? Marietta - così veniva familiarmente chiamata - ricorda alla gioventù del terzo millennio che la vera felicità esige coraggio e spirito di sacrificio, rifiuto di ogni compromesso con il male e disposizione a pagare di persona, anche con la morte, la fedeltà a Dio e ai suoi comandamenti.

Quanto attuale è questo messaggio! Oggi si esaltano spesso il piacere, l'egoismo o addirittura l'immoralità, in nome di falsi ideali di libertà e di felicità. Bisogna riaffermare con chiarezza che la purezza del cuore e del corpo va difesa, perché la castità "custodisce" l'amore autentico.

2. Santa Maria Goretti aiuti tutti i giovani a sperimentare la bellezza e la gioia della beatitudine evangelica: "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" (Mt 5,8).

La purezza di cuore, come ogni virtù, esige un quotidiano allenamento della volontà e una costante disciplina interiore. Richiede anzitutto l’assiduo ricorso a Dio nella preghiera.

Le molteplici occupazioni e i ritmi accelerati della vita rendono talora difficile coltivare questa importante dimensione spirituale. Le vacanze estive, però, che per alcuni cominciano proprio in questi giorni, se non vengono ‘bruciate’ nella dissipazione e dal semplice divertimento, possono diventare un'occasione propizia per ridare respiro alla vita interiore.

3. Mentre auguro di trarre profitto dal riposo estivo per crescere spiritualmente, affido la gioventù a Maria, splendente di bellezza. Lei, che ha sorretto Maria Goretti nella prova, aiuti tutti, specialmente gli adolescenti e i giovani, a scoprire il valore e l'importanza della castità per costruire la civiltà dell'amore.

Augustinus
06-07-04, 07:19
CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA NEL SANTUARIO DI NETTUNO

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO

Venerdì, 25 aprile 2003

Il Simbolo degli Apostoli riassume in dodici articoli la realtà della nostra Fede. Esso è il più antico catechismo che noi conosciamo e che ci porta a professare la nostra fede in Dio Padre, Creatore del cielo e della terra, nel suo Figlio Unigenito Gesù, nello Spirito Santo e nella Santa Chiesa Cattolica. A tale proposito esso ci fa ripetere con fede: "Credo la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica".

Oggi noi, riuniti nel glorioso Santuario di S. Maria Goretti, vogliamo come prima cosa rinnovare tale atto di fede nella Santa Chiesa di Cristo, contemplandone un aspetto caratteristico, quale è quello della santità.

Dal nostro cuore si eleva poi un inno di riconoscenza al Signore che sa suscitare nella sua Chiesa figure sempre nuove di eroismo cristiano, in tutte le categorie sociali ed in tutte le epoche della storia.

Un inno di gratitudine

Un grande Padre della Chiesa ha scritto che "Dio, coronando i nostri meriti, corona i suoi doni" (S. Agostino). Ed in realtà la fede ci insegna che tutto è dono di Dio, che con il suo Santo Spirito santifica la sua Chiesa, creando in ogni tempo figure meravigliose di santità, di fronte alle quali gli uomini rimangono estasiati e cantano le glorie dell'onnipotenza divina.

Così noi vogliamo fare oggi, chiudendo le celebrazioni centenarie del martirio della nostra Santa, gloria della comunità di Albano e della Chiesa cattolica del mondo intero.

Il clima della gioia pasquale, che ci accompagna in questo tempo liturgico, rende poi facile elevare a Dio tale canto di riconoscenza. Per questo, nel Salmo responsoriale abbiamo anche noi esclamato come il Re Davide: "Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci e esultiamo in esso" (Sal 117, 24).

Il cielo sulla palude

Con questi sentimenti di gaudio interiore e con questa visione di speranza per il futuro, questa sera vogliamo concludere le celebrazioni del primo Centenario del martirio della nostra Santa. In realtà, più ne scrutiamo la vita e più vediamo che essa è stata un vero raggio di cielo sulla realtà della palude umana.

Certo, il male esiste nel mondo, ma i santi ci dimostrano che più forte del male è la grazia di Dio. Il Vangelo di S. Giovanni ci riferisce l'amara constatazione di Gesù: "La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce" (cfr Gv 3, 19).

Il nostro grande poeta Giacomo Leopardi ha premesso queste parole di Cristo al suo bel canto dedicato alla ginestra. In un suo viaggio alle falde del Vesuvio, egli rimase attonito di fronte alla colata di cenere e di lava che un tempo vi aveva seminato desolazione e morte e si soffermò poi su un'odorosa ginestra che cercava di sopravvivere in quella dura realtà.
Anche noi sovente possiamo contemplare dei fiori profumati di santità che brillano fra le miserie umane: sono i santi, in particolare sono i martiri di ogni tempo.

Una ragazza straordinaria

Maria Goretti è una di queste figure eroiche della santa Chiesa di Dio: 12 anni di vita, ma di una vita piena di tanti nobili ideali, di una grandezza d'animo che ancor oggi ci stupisce. È il merito della famiglia cristiana da cui proveniva. È il frutto della sua risposta alla grazia di Dio. Il nostro caro p. Alberti ha scritto nella biografia di Marietta (così la chiamavano in famiglia) che essa non è la santa "dei cinque minuti" (G. Alberti, Maria Goretti, Roma 2000, p. 243), poiché la santità non si improvvisa, ma è il frutto di uno sforzo continuo, di un'accoglienza quotidiana degli impulsi dello Spirito, che abita nel cuore dei credenti.

A leggere la vita di questa ragazza meravigliosa, si rimane sorpresi dalla profondità della sua vita interiore. C'è la fede nella Provvidenza Divina, sì che essa può dire alla mamma Assunta nell'ora del dolore: "Mamma, non ti preoccupare, Dio non ci abbandonerà". C'è l'amore verso la famiglia, che la spinge a dire dopo la morte del padre: "Adesso penserò io a mandare avanti la casa". C'è il desiderio imperioso di ricevere il Signore: "Mamma - essa esclamava - mamma, quando potrò fare la Prima Comunione?". C'è una visione profonda del senso della vita e dell'eternità, quando essa dice ad Alessandro Serenelli: "Ma che fai, Alessandro. Dio non è contento, vai all'inferno". C'è infine il senso vero dell'amore cristiano che sa anche perdonare, quando esclama prima di morire, parlando di chi l'aveva trafitta: "Per amore di Gesù lo perdono di cuore" (Ibidem, pp. 247-248). È questo il capolavoro di grazia, che Dio ha operato in questa terra benedetta. È questa la Santa che Nettuno presenta alla gioventù di oggi, ricordandole che l'ideale cristiano è possibile e che con la grazia di Dio si può viverlo intensamente.

Un'epopea gloriosa

Così fu ieri nella Roma pagana con Agnese e Cecilia, con Tarcisio e Pancrazio. Così è oggi con Maria Goretti e tante eroiche figure d'attualità. Fra queste vorrei anche ricordare una giovane della mia terra piemontese, trucidata nel 28 agosto del 1944, durante l'ultima guerra mondiale, per opera di un soldato tedesco che voleva impossessarsi di lei: parlo di Teresa Bracco, martire della purezza come Maria Goretti, beatificata dal Papa Giovanni Paolo II, durante il suo ultimo viaggio apostolico a Torino, il 24 maggio del 1998.

Anche in questo caso, leggendo la vita di Teresa stroncata nel fiore dei suoi vent'anni, si nota che il suo eroismo fu la conseguenza logica di una profonda formazione cristiana, all'interno di una famiglia piena di fede e di una comunità cristiana fervorosa, qual era quella di S. Giulia, sparsa fra le Langhe boscose dell'Alto Monferrato (cfr G. Galliano, Teresa Bracco. Un fiore ed una luce sugli orrori della guerra, Asti 1998).

È la stessa epopea di santità che continua nella Chiesa di Cristo, per opera dello Spirito Santo "che è Signore e dà la vita".

E celebrando questa Santa Messa di ringraziamento in una chiesa dei Padri Passionisti come non ricordare anche il centenario della morte di un'altra Santa, S. Gemma Galgani, che pure nel 1903, all'età di appena 25 anni terminò la sua breve esistenza terrena. Leggendone la vita, si rimane estasiati di fronte ai doni di cui Dio l'aveva colmata. A Lucca la chiamavano "la ragazzina della grazia". Povera, umile e semplice, giunse ad essere una delle mistiche più grande dei tempi moderni: sono le meraviglie che Dio opera in coloro che si aprono alla Sua grazia.

Nei martiri, poi, la potenza di Dio si manifesta in modo ancor più evidente. A ragione ognuno di loro potrebbe ripetere le parole dell'Apostolo Paolo ai Filippesi: "Tutto posso in Colui che mi dà la forza" (Fil 4, 13).

Il trionfo dell'amore

Nel caso di Maria Goretti la potenza della grazia divina si è manifestata non solo nella sua fortezza d'animo, ma anche nello splendido gesto del perdono accordato al giovane Alessandro Serenelli. La ragazza delle Ferriere aveva appreso dalla sua santa mamma che non si poteva separare l'amore di Dio da quello del prossimo. E pur nelle sofferenze lancinanti dell'agonia, esse seppe pregare per il suo persecutore. È il capolavoro di quella tenerezza cristiana, che è il fiore più bello dell'amore. È la bellezza della nostra piccola grande Santa. Un noto scrittore russo ha scritto che la bellezza salverà il mondo (Dostoièwskyi). Forse si dovrebbe completare la frase dicendo che è la bellezza dell'amore che salverà il mondo. Sì, perché è l'amore che davvero ci salva!

Una preghiera alla Santa

Fratelli e Sorelle nel Signore, con sentimenti di gratitudine a Dio per le meraviglie che Egli ha operato in S. Maria Goretti, noi oggi concludiamo le celebrazioni del primo Centenario del suo martirio. Dal 24 giugno 1950 noi la veneriamo sui nostri altari, e cioè da quando il Papa Pio XII la proclamò santa, in una memorabile cerimonia svoltasi sul sagrato della Basilica di San Pietro, dinanzi ad una grande moltitudine di fedeli.

In quel vespro luminoso, il compianto Sommo Pontefice l'iscrisse nell'albo dei Santi ed affidò poi alla sua intercessione la gioventù d'oggi, con parole che ancora ci commuovono, anche se redatte nello stile proprio del secolo scorso (cfr L'Osservatore Romano, 26 giugno 1950).

Da parte mia vorrei concludere queste mie parole, ripetendo quell'accorata preghiera di Pio XII:

"Salve, o soave ed amabile Santa!
Martire sulla terra ed Angelo in cielo,
dalla tua gloria volgi lo sguardo
su questo popolo che ti ama,
che ti venera, che ti glorifica,
che ti esalta.

Sulla tua fronte tu porti
chiaro e fulgente
il nome vittorioso di Cristo (Ap 3, 12);
sul tuo volto virgineo
è la forza dell'amore,
la costanza della fedeltà
allo Sposo Divino;
tu sei Sposa di sangue,
per ritrarre in te l'immagine di Lui.

A te, potente presso l'Agnello di Dio,
affidiamo questi nostri figli e figlie
qui presenti
e quanti altri sono a noi
spiritualmente uniti.
Essi ammirano il tuo eroismo,
ma anche più vogliono essere
tuoi imitatori
nel fervore della fede e nella
incorruttibile illibatezza dei costumi.

A te i padri e le madri ricorrono
affinché tu li assista
nella loro missione educativa.
In te per le Nostre mani trova rifugio
la fanciullezza e la gioventù tutta,
affinché sia protetta
da ogni contaminazione,
e possa incedere
per il cammino della vita
nella serenità e nella letizia
dei puri di cuore. Così sia!"

E così sia anche per tutti noi!

Amen.

Augustinus
06-07-04, 07:22
Il Santuario di Loreto conserva interessanti memorie
di Santa Maria Goretti (1890-1902), alcune legate alla sua famiglia,
altre al suo culto.

Il quadro di S. Maria Goretti nella Cappella dell'Immacolata.

La quinta cappella laterale della navata destra della basilica lauretana è dedicata all'Immacolata e mostra un pregevole mosaico settecentesco della titolare, desunto da un dipinto di Carlo Maratta (1625-1713). Nel 1932, su proposta di p. Bonaventura da Elcito, direttore della congregazione Universale della S. Casa, fu scelta come cappella della Gioventù Cattolica Femminile, con il plauso della presidente Armida Barelli, la quale accettò con entusiasmo l'impegno di offrire sei quadri delle rispettive patrone dell'Associazione, da collocare ai lati della stessa cappella. I dipinti furono eseguiti da Tito Ridolfi nel 1933, il quale raffigurò: Maria Bambina, S. Agnese, S. Rosa da Viterbo, S. Giovanna d'Arco, S. Teresa del Bambin Gesù e B. Imelda Lambertini.
Nel 1952, dopo la canonizzazione di Maria Goretti, p. Angelo da Anghiari, direttore della Congregazione Universale della S. Casa, si rivolse allo stesso Tito Ridolfi per ottenerne la pittura di un quadro della santa martire. Il Ridolfi, in una lettera del 18 febbraio 1952, così si esprimeva:
"Non le nascondo che sarei molto lieto di poter dipingere la immagine di S. Maria Goretti in aggiunta alle sei sante Patrone già da me eseguite per la Cappella della Gioventù Femminile di Azione Cattolica. Bramerei sapere di quale dimensione e forma, se rettangolare od ovale, se su tavola o tela, se sottoquadro della pala d'altare".
Dalla corrispondenza epistolare risulta che il Ridolfi si recò direttamente a Loreto per accordarsi sul da fare. Fu scelta la soluzione di sostituire il quadro di S. Teresa del Bambin Gesù - che già aveva fin dal 1933 una cappella laterale propria, nella navata sinistra della basilica - con la progettata immagine di S. Maria Goretti.
Il Ridolfi inviò il bozzetto a p. Angelo. Questi fece i seguenti e interessanti rilievi, che possono essere utili anche per la conoscenza dei tratti fisionomici della santa martire, di cui non esistono fotografie. Nella lettera del 30 marzo 1952, sotto il paragrafo Rilievi storici, il cappuccino annotava:
"Tanto la mamma Assunta, quanto la sorella Ersilia, come pure Alessandro [Serenelli, l'uccisore della santa] sono d'accordo nel dare i seguenti connotati, a riguardo di S. Maria Goretti.
1 - Non era così sviluppata, cioè era più bambina (aveva 11 anni e 8 mesi). 2 - Aveva capelli biondi e ricci. 3 - Portava le trecce e la crocchia. 4 - Aveva gli occhi castani - scuri. 5- Era alta, per la sua età (m 1,50); 6 - La faccia non era rotonda, ma un po' allungata. 7 - Il quadro fatto dalla francescana di Maria, su indicazioni della sorella, essa pure francescana, è quello che si avvicina di più. 8 - È ritenuto fedele il quadro di S. Maria Goretti fatto pure da una francescana, che si venera a Roma nella parrocchia di S. Rocco. 9 - La mamma e la sorella Ersilia ritengono molto bello e fedele il quadro fatto da Barberis. 10 - Accludo la foto del viso della Mamma e del quadro fatto dalla francescana missionaria che potrà servirle" (Archivio fotografico della Congregazione Universale S. Casa, Cappella dell'Immacolata).
Il Ridolfi cercò di attenersi, nei limiti del possibile, alle indicazioni del p. Angelo ed in breve eseguì il dipinto, spedendolo subito da Roma a Loreto. Il quadro fu inaugurato il 13 ottobre 1952, in occasione del Congresso Nazionale delle Casalinghe. Intervenne anche un folto gruppo della Gioventù Femminile Marchigiana di Azione Cattolica. In particolare fu notato un gruppo di circa cento "beniamine" provenienti da Corinaldo, patria della martire.
Un momento di commozione pervase l'animo delle giovani quando dal microfono fu annunciato che in basilica era presente Ersilia, sorella della santa, con alcuni nipotini di lei, e che mamma Assunta Goretti, impossibilitata a partecipare per la sua età di 87 anni, inviava al santuario di Loreto una reliquia ex carne della figlia, accompagnata da un messaggio affettuoso e materno alle giovani. Tra l'altro disse: "Benedico proprio di cuore tutte le giovani d'Italia, e particolarmente quelle venute a Loreto; mi raccomando alle loro preghiere e dico loro: attenta, gioventù!... Attente, attente! Siate vigili e buone. L'esempio ce lo avete davanti: Mariettina" - così chiamava la figlia, canonizzata da Pio XII (cfr. L'Osservatore Romano, 15 ottobre 1953, p. 2).
Il quadro raffigura la santa martire a persona intera, inginocchiata su globi di nubi vaporose, con lo sguardo rivolto al cielo, con la mano destra che porta al petto un mazzetto di gigli, simbolo della purezza, e con la mano aperta del braccio sinistro, disteso in atto di invocare la protezione divina sulle giovani di Azione Cattolica. I colori tenui, tendenti al rosa, conferiscono all'immagine una particolare dolcezza.

http://img382.imageshack.us/img382/5729/goretti2yu3.jpg

L'urna delle spoglie mortali di S. Maria Goretti a Loreto.

Non risulta che la santa sia stata mai a Loreto, dove invece ha pellegrinato la mamma Assunta (1865-1954) almeno due volte: prima del 1921, in data imprecisata, e il 29 agosto 1949 con il treno unitalsiano della diocesi di Senigallia. In quell'occasione mamma Assunta fu circondata dall'affetto della gente, che restava ammirata dal suo spontaneo e commosso rievocare il giorno della canonizzazione della figlia in Piazza S. Pietro.
È documentato che anche Alessandro Serenelli, l'uccisore della santa, fu pellegrino a Loreto almeno una volta, quando vi si recò con i frati dell'infermeria dei cappuccini di Macerata, dove trascorse gli ultimi anni di vita nella preghiera e nel nascondimento.
Se S. Maria Goretti non si è recata Loreto in vita, vi è stata però due volte con le sue venerate spoglie dopo la morte. La prima volta la sua urna vi è stata trasportata il 14 ottobre 1987. Proveniva dal santuario di Nettuno ed era diretta a quello di Corinaldo. Alle ore 11,30 le spoglie della santa sono state accolte a Porta Romana dall'arcivescovo Loris F. Capovilla, attorniato dai religiosi, religiose, fedeli loretani e da un nutrito gruppo di pellegrini, tra i quali si distinguevano i rappresentanti del personale dell'Unitalsi di Napoli. L'urna è stata trasportata processionalmente, lungo Corso Boccalini, in basilica, dove, dopo il saluto del sindaco di Loreto Ancilla Tombolini, ha pronunciato un bel discorso l'arcivescovo Capovilla. La breve cerimonia è stata animata dal simpatico omaggio floreale dei bambini di Loreto. Poco dopo l'urna, accompagnata processionalente a Porta Marina, è stata portata nel monastero delle passioniste, da dove, dopo breve tempo, ha ripreso il viaggio verso Corinaldo.
La seconda sosta delle spoglie mortali della santa a Loreto ha avuto luogo il 10 aprile 1991, accolta da mons. Pasquale Macchi, dal clero, dai religiosi e religiose e dai cittadini di Loreto, guidati dal sindaco Ancilla Tombolini. La cerimonia, scandita da canti, preghiere e riflessioni, è stata breve ma toccante, soprattutto quando si è rinnovata l'offerta floreale dei bambini di Loreto. Anche questa volta l'urna, prima di partire per Corinaldo, ha sostato brevemente nel monastero della passioniste.
Un filo d'oro, dunque, lega l'amabile figura della martire corinaldese al santuario della Vergine di Loreto, Patrona della sua regione di origine.

Tratto da questa Fonte (http://www.santuarioloreto.it/msg_sc5.htm)

Dreyer
06-07-04, 16:16
In onore della grande Santa bambina, definita giustamente la sant'Agnese del XX secolo, posto qui qualche sua immagine, nell'intento anche di riflettere sull'ondata di fango che il demonio suscita nei nostri tempi e nell'amore chedobbiamo avere per la divina virtù della castità di mente e di corpo.

http://www.marypages.com/gorett1.jpg

Nata a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890, morta a Nettuno (Roma) il 6 luglio 1902, beatificata da Pio XII nel 1947 e canonizzata dallo stesso Papa nel 1950.

Sancta Maria Goretti, ora pro nobis.

Dreyer
06-07-04, 16:21
Il Santo Padre Paolo VI in visita al santuario di Nettuno dove riposano i resti mortali della Santa.

http://www.freundeskreis-maria-goretti.de/fmg/img/3.4.3.jpg

Il francobollo realizzato dalle Poste italiane per il centenario del beato transito della Martire delle paludi pontine.

http://www.comunicazioni.it/it/Img/3/Goretti_13-07-02s.jpg

La venerata salma girò tutt'Italia fermandosi anche qui a Milano.

Dreyer
06-07-04, 16:24
Un particolare del viso della Santa.

http://www.tfp.org/TFPForum/catholic_perspective/images/st_maria_goretti.jpg

Dreyer
07-07-04, 16:45
"No, Alessandro...tu vai all'inferno!" (S. Maria Goretti)

Dreyer
07-07-04, 16:46
"O Gesù, piuttosto che offenderTi mi faccio ammazzare!" (S. Maria Goretti)

Dreyer
07-07-04, 16:49
"Alessandro...no, Gesù non vuole!" (S. Maria Goretti)

Sancta Maria Goretti ora pro nobis!

Augustinus
05-07-05, 22:42
In rilievo

Augustinus :) :) :)

Dreyer
06-07-05, 21:25
Come ogni anno, ai piedi della Santa vergine e martire fanciulla depongo un mazzo di rose ideali in segno di terna devozione.

http://www.uvm.edu/~hag/presentations/roses/roses-long-stem-red.jpg

Santa Maria Goretti, prega per me!

TheDruid (POL)
07-07-05, 21:16
http://www.politicaonline.net/forum/images/icons/rose.gif

Augustinus
05-07-06, 23:34
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
06-07-06, 12:23
Come tutti sanno, questa vergine inerme dovette sostenere un'asprissima lotta: improvvisamente contro di lei si scatenò una torbida e cieca bufera, che cercò di macchiare e violare il suo angelico candore. Impegnata in tanta battaglia avrebbe potuto ripetere al redentore divino le parole dell'aureo libro dell'Imitazione di Cristo: «Se sarò tentata e tormentata da molte tribolazioni, non temerò finché sarà con me la tua grazia. Essa é la mia forza; essa mi dona consiglio e aiuto. E più forte di tutti i nemici».
Così sostenuta dalla grazia divina, a cui corrispondeva generosamente, donò la sua vita, ma non perse la gloria della verginità.
In questa vita di umile fanciulla, che brevemente abbiamo tratteggiato, possiamo ammirare non solo uno spettacolo degno del cielo, ma ancora degno di essere considerato e ammirato in questo nostro secolo. Imparino i padri e le madri come bisogna educare rettamente, santamente e fortemente i figli affidati loro da Dio e come bisogna conformarli ai precetti della religione cattolica, in modo che, quando la loro virtù si troverà in pericolo, possano, con l'aiuto della grazia, uscirne vittoriosi, integri, incotaminati.
Impari la spensierata fanciullezza, la balda giovinezza a non tendere miseramente ai fugaci piaceri del senso, non agli affascinanti allettamenti dei vizi, ma piuttosto impari ad aspirare, anche tra le difficoltà, a quella
cristiana perfezione che tutti possiamo raggiungere con la volontà decisa, sostenuta dalla grazia soprannaturale, con lo sforzo, la preghiera. Non tutti certamente siamo chiamati a subire il martirio, ma tutti siamo chiamati a raggiungere la virtù cristiana. La virtù richiede forza, ché, se non arriva al grado eroico di questa fanciulla, non di meno richiede un'attenzione diuturna, diligente da non tralasciarsi mai fino alla fine della vita. Perciò piò chiamarsi quasi un lento e continuato martirio, a consumare il quale ci ammonisce la divina parola di Gesù Cristo: «Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono» (Mt 11, 12).
A questo, dunque, tendiamo tutti, sostenuti dalla celeste grazia: a questo ci inviti la santa vergine e martire Maria Goretti. Dal cielo, dove gode una beatitudine eterna, ottenga dal divin redentore con le sue preghiere che tutti noi, secondo la nostra condizione, seguiamo il suo luminoso esempio con volontà forte e la condotta coerente.

Augustinus
06-07-06, 12:29
http://www.michaeljournal.org/images/goretti.jpg

http://www.homestead.com/windhorse/files/st_maria_goretti150.jpg

http://www.aumcreations.com/cosmicconnections/Christianity/St.Maria_Goretti.jpg

http://www.collezionismoeantiquariato.it/stampe/st_religiose/img_religiose/maria_goretti.jpg

http://www.santamariagoretti.it/fotogallery/reliquia.jpg

Dreyer
06-07-06, 18:18
http://www.flowers-flowers.com/images/roses1.jpg

Al Giglio di Corinaldo, il tuo devoto.

Augustinus
10-07-06, 14:26
Christus castitas (http://christuscastitas.altervista.org/index.html)

Emule di Maria Goretti (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=311646)

Marisa Porcellana, martire della purezza (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=311642)

Diaconus
03-07-07, 10:50
http://www.diocesi.latina.it/annuario/santuari/casa%20martirio.JPG
L'antico casale di proprietà dei conti Gori Mazzoleni, occupato dalla Famiglia Goretti dopo il trasferimento nell'Agro Pontino, risale al Sec XVIII: al suo interno Maria Goretti subì il martirio il 5 luglio 1905. "Cascina Antica" con il casale adiacente e il terreno annesso vennero acquistati nel 1951 dalla congregazione dei Passionisti: ridotta in pessime condizioni, fu restaurata nel 1952 grazie alla generosità del cardinale Francis Spellman, arcivescovo di New York, e di altri. In occasione della visita alla Diocesi di Latina di Giovanni Paolo II (29 settembre 1991) il santuario è stato nuovamente restaurato, con fondi stanziati dal comune di Latina e dal comm. L. Pellino.

Diaconus
03-07-07, 10:53
VISITA PASTORALE A LATINA
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI FEDELI
Casa Santuario di Santa Maria Goretti (Le Ferriere)
Domenica, 29 settembre 1991


Carissimi fratelli e sorelle,
1. Sono venuto tra voi, qui a Le Ferriere di Conca, nell’Agro Pontino, per rendere omaggio a Santa Maria Goretti, la fanciulla che seppe testimoniare, col sacrificio della vita, piena fedeltà a Cristo, il Signore che “dona la benedizione e la vita per sempre” (Sal 133).
Sono venuto in pellegrinaggio a cento anni dalla sua nascita, per rinnovare il vivo ringraziamento della Chiesa al Padre celeste per l’eroica fede di questa giovane Martire, che il papa Pio XII, nel giorno solenne della sua esaltazione alla gloria dei Santi, qualificò come “l’Agnese del secolo XX”. Maria Goretti, imitando le vergini dei primi secoli, affrontò la morte pur di conservare integra la sua verginità.
Così, una piccola contadina diviene per noi un modello: modello di vita cristiana, modello di autentica santità. Ad imitazione infatti di Gesù, questa vostra conterranea - tale la possiamo definire perché, pur essendo nata a Corinaldo, in provincia di Ancona, qui visse e qui consumò il suo sacrificio - rese gloria al nome del Signore testimoniando col sangue i prodigi di Dio, che rivela nei deboli la sua potenza e dona agli inermi la forza del martirio (cf. Prefazio dei Santi Martiri).
2. Nel ricordo di Maria Goretti, rivolgo a voi tutti, raccolti attorno alla sua umile abitazione oggi ristrutturata e divenuta meta di numerosi pellegrinaggi, il mio affettuoso pensiero.
Saluto innanzitutto con affetto il Vescovo di Latina, Mons. Domenico Pecile, e quello della Diocesi di Albano, Mons. Dante Bernini. Saluto poi il Signor Sindaco di Latina, che ha voluto essere presente a questo incontro familiare.
Con stima e gratitudine saluto, quindi, il Superiore Generale della Congregazione della Passione di Gesù Cristo, Padre José Agustin Orbegozo Jáuregui, il parroco Padre Mariano Pagliaro e i Padri Passionisti ai quali è affidata la cura pastorale della Parrocchia di Le Ferriere e del Santuario di Nettuno. Saluto le Suore Passioniste di San Paolo della Croce che custodiscono questa casa di Maria Goretti, divenuta centro di preghiera e di animazione spirituale.
Ho saputo con piacere che in questi anni è molto aumentato il numero dei pellegrini, provenienti dall’Italia e dall’Estero per rendere omaggio a Santa Maria Goretti in questa casa del martirio. Ad essi si aggiunge oggi il gruppo di giovani ed adulti, che hanno percorso in bicicletta il tragitto da Corinaldo, casa natale, a Le Ferriere, casa del martirio, ripercorrendo lo stesso cammino che fece nel 1896 la famiglia Goretti. Saluto con affetto questi pellegrini della “staffetta del centenario” che, con la loro iniziativa, hanno inteso riproporre un ideale viaggio dalla nascita al martirio di Maria Goretti.
3. È soprattutto a voi, abitanti di questo Borgo e delle località limitrofe, che vorrei indirizzare il mio affettuoso pensiero. Tra voi è ancor vivo il ricordo di questa fanciulla che, in tempi ben più duri degli attuali, conobbe le difficoltà di un’esistenza precaria, povera, segnata dalla spossante fatica del lavoro nei campi, ma saldamente ancorata alle nobili tradizioni familiari e ai fondamentali valori umani e cristiani. Seguendone l’esempio, restate anche voi fedeli a tali valori: il rispetto per la vita, la mutua solidarietà, la disponibilità all’ospitalità e all’accoglienza dell’immigrato, l’amore per la legge divina, il sacro timor di Dio. Questo è il patrimonio prezioso che avete ereditato dai vostri antenati, anch’essi emigrati, qui, come la famiglia Goretti, da altre Regioni d’Italia.
Abbiate sempre dinanzi a voi la testimonianza della piccola Maria, che avete particolarmente cara, perché vedete in essa “una di voi”. Conservate gelosamente il messaggio ideale e spirituale che vi ha lasciato e siate per quanti giungono qui in pellegrinaggio l’esempio vivente di una tradizione che continua, ispirandosi alla perenne novità del Vangelo.
4. Esempio nel martirio, Maria Goretti, dopo aver aiutato il suo assalitore nel cammino della fedeltà cristiana, continua ancor oggi a sostenere quanti vogliono abbracciare il Vangelo, accogliendone le severe, ma liberanti esigenze morali. Essa incoraggia specialmente voi, giovani, adolescenti, fanciulli; sospinge e sprona chi a lei ricorre, nella lotta contro il male e nella ricerca dell’autentico bene, nella fedele ricerca di Cristo.
Santa Maria Goretti, Martire fedele e luminoso esempio di santità quotidiana, resa gloriosa dal sigillo dell’Agnello immolato, aiutaci tutti; aiuta soprattutto i giovani, che ammirano il tuo eroismo, e desiderano imitarti nel fervore della fede e nella purezza dei costumi.
Di cuore tutti vi benedico.


© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

Diaconus
03-07-07, 10:55
VISITA PASTORALE A LATINA
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA BENEDIZIONE DEL MONUMENTO
IN ONORE DI SANTA MARIA GORETTI
Piazza Santa Maria Goretti - Domenica, 29 settembre 1991


Carissimi, mi congratulo con voi per questa domenica e per questa solenne circostanza. Ma mi congratulo con voi soprattutto per le strade della Provvidenza, la Provvidenza divina, che ha inviato in questo territorio, all’inizio o piuttosto alla vigilia di un nuovo sviluppo, una sua apostola, piccola, giovane. È venuta dalle Marche, ma la sua breve vita, dodici anni, si è compiuta qui, in questa terra, e così si è aperta una storia di diversi protagonisti che hanno portato avanti il progresso dello sviluppo civico, economico, sociale, culturale di questa terra, di questa città di Latina.
Con tutti loro c’è anche un’altra protagonista, questa giovane martire che ha inaugurato un cammino che conduce oltre questa terra, conduce fino al Regno dei Cieli e rimane con noi come testimonianza, tanto necessaria a noi che, attraverso i processi dello sviluppo materiale diventiamo troppo legati a questo regno della terra.
C’è una che ci parla, una che ci dice che lo sviluppo vero dell’uomo, della persona umana, di ciascuno di noi conduce oltre questa terra, conduce al Regno dei Cieli. Ecco, la piccola santa Agnese del ventesimo secolo, come diceva Pio XII, è stata data a voi come dono di Dio, e insieme con voi io ringrazio la Provvidenza divina per questo dono straordinario.
Ringrazio anche tutti voi che avete preparato questo incontro e che vi avete partecipato, ringrazio l’artista scultore che ha fatto questa statua, ringrazio il coro, ringrazio tutta la vostra comunità cittadina, tutti i concittadini di Santa Maria Goretti, da oggi ancora di più perché è stata dichiarata la vostra Patrona celeste. Concittadini terrestri di una concittadina celeste.
Che il Signore vi benedica. A tutti vorrei offrire questa benedizione apostolica come segno della benedizione divina.


© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

Diaconus
03-07-07, 11:08
S. Maria Goretti è nata a Corinaldo.

In campagna, poco distante dal centro storico, è ubicata la casa natale della Santa, al suo interno, dove era localizzata la cantina, c'è ora una piccola cappella dedicata a santa Maria Goretti ed è conservata una sua reliquia.
Il Santuario diocesano di Santa Maria Goretti, situato alla sommità del centro storico, è facilmente individuabile per lo svettare del campanile, è ospitato all'interno della chiesa settecentesca di san Nicola da Bari facente parte del complesso monastico degli Agostiniani.
Nell'altare centrale in marmo bianco di Carrara, vicino ad una scultura lignea rappresentante santa Maria Goretti è collocata un'urna in argento contenente l'osso del braccio della Santa, con il quale la Martire tentò di difendersi dal suo aggressore Alessandro Serenelli.

http://www.santamariagoretti.it/itinerari/casacorin.jpg

Diaconus
03-07-07, 11:11
Santa Maria Goretti, Figlia di Maria




http://www.nettunocitta.it/spiritualit%E0/santa%20maria%20goretti/immagini%20sm/07-LUGLIO3-(1).jpg

Il quadro è a Nettuno, avendolo regalato per la Cappella della Tenda del Perdono e vi è stato collocato dalle Suore la sera di Venerdì Santo di quest'anno: si trova a destra appena entrando, tra lo spigolo della stanza e la finestra.


L'essere nell'Anno del Rosario e nello speciale Mese di Maria ci spingono a ricordare un particolare momento delle ultime decisive ore che Santa Maria Goretti visse nel nostro antico Ospedale di Nettuno, ossia la sua iscrizione tra le Figlie di Maria.
Quando la giovinetta, della quale stanno per concludersi le manifestazioni per il centenario della sua gloriosa morte, venne brutalmente aggredita in località Le Ferriere, il mezzadro Mario Cimarelli si precipitò a cercare aiuto a Nettuno e dal nostro Ospedale accorse il dottor Francesco Bartoli, che dopo una medicazione provvisoria decise di trasportarla in Ospedale per tentare di salvarla con un intervento chirurgico .
Ella entrò in Ospedale verso le 20 del 5 luglio 1902 e vi morì alle 15,45 del 6 luglio. Appena arrivata accorse da lei il nostro cappellano, fra Martino Guijarro , che vedutala in pericolo di vita, la confessò e poi tornò a visitarla più volte in quella ventina d'ore di degenza.
Fra Martino rimase edificato dal coraggio con cui Marietta, non ancora dodicenne, aveva saputo difendere la virtù e nel conversare con lei le parlò d'una martire romana della sua stessa età e che aveva dimostrato la sua stessa eroica fermezza, Santa Agnese , sulla cui tomba lungo la via Nomentana le era stata poi innalzata una Basilica.
Proprio in tale Basilica un Canonico Regolare Lateranense, l'abate Alberto Passèri , che ne era in quel tempo Parroco, aveva avviato il 23 gennaio 1864 tre le alunne della Scuola Popolare aperta dalla Marchesa Costanza Lepri un'associazione giovanile mariana alle cui iscritte egli proponeva come fulgido modello di fortezza la martire Agnese, che in così tenera età aveva saputo affrontare il martirio pur di difendere la sua fede e la sua purezza.
Per la spiritualità mariana del sodalizio l'abate Passèri si ispirò all'analogo sodalizio delle Figlie di Maria Immacolata , la cui prima sezione italiana era sorta proprio a Roma, appena due anni prima, nella Parrocchia di San Giovanni de' Fiorentini e che avevano come insegna la famosa "medaglia miracolosa" che la Madonna aveva chiesto a Santa Caterina Labouré di diffondere quando nel 1830 le apparve a Parigi nella Cappella della Casa Madre delle Vincenziane, in Rue du Bac.
L'abate Passèri adottò fondamentalmente la stessa medaglia, ma aggiungendovi, ai piedi dell'Immacolata, Sant'Agnese che le presenta alcune giovinette; inoltre cambiò l'invocazione nel bordo della medaglia, ponendovi invece di quella all'Immacolata Concezione una che diceva: "Mater tuos oculos ad nos converte", ossia "Madre, rivolgi a noi i tuoi occhi" .
Il 30 settembre 1864 il Cardinal Vicario approvò le Costituzioni delle Figlie di Maria, ponendole sotto il patrocinio dell'Immacolata e di Sant'Agnese; ed il 16 febbraio 1866 Pio IX, considerando il continuo espandersi dell'associazione ed il sorgere di molte altre ad essa ispirate, fu ben lieto di concedere a quella sorta nella Basilica di Sant'Agnese il titolo di Primaria e di accordare in perpetuo al Parroco pro tempore della Basilica sia la facoltà di aggregare canonicamente ogni altra che ne facesse richiesta, sia di comunicare loro le indulgenze concesse alla Primaria.
Successivamente Pio IX, con decreto del 4 febbraio 1870, trasferì in perpetuo tale facoltà dal parroco di Sant'Agnese al suo Abate Generale, che risiedeva però nell'altra Chiesa romana dei Canonici Regolari Lateranensi, quella di San Pietro in Vincoli, la quale perciò divenne la sede dell'Archivio Centrale delle Figlie di Maria.
In mezzo secolo furono più di undicimila i gruppi, in grande prevalenza italiani ma talora anche esteri e particolarmente sudamericani, che chiesero l'aggregazione all'Abate Generale. Ma in seguito, soprattutto dopo l'ultima guerra mondiale, in Italia andarono sempre più diminuendo fino a scomparire, poiché i parroci preferirono fonderli con quelli della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, fondata nel 1918 dalla Serva di Dio Armida Barelli e diffusasi capillarmente grazie al costante incoraggiamento dei Papi e grazie poi alla caduta del fascismo, che soprattutto a partire dal 1931 aveva fatto di tutto per scompaginare l'Azione Cattolica.
Ai tempi di Santa Maria Goretti il parroco di Anzio, il conventuale padre Leone Turco, aveva creato una fiorente sezione di Figlie di Maria ed aveva a norma delle Costituzioni autorizzato il cappellano del nostro Ospedale di Nettuno ad accogliere nuove aspiranti, benedicendo e consegnando loro la medaglia, che era considerata come tessera d'appartenenza. Era una medaglia di formato più piccolo, legata ad un nastro verde, ma dopo alcuni mesi di prova le aspiranti venivano accettate stabilmente e durante la cerimonia di professione ricevevano dal parroco la medaglia definitiva, legata ad un nastro celeste.
Fra Martino propose dunque a Marietta di divenire Figlia di Maria e le spiegò che alla medaglia era legata l'indulgenza plenaria in articulo mortis. La giovinetta accolse con entusiasmo l'invito di fra Martino poiché era assai devota di Maria e l'aveva continuamente invocata durante l'estenuante intervento in Sala Operatoria , compiuto per ragioni terapeutiche senza anestesia generale; e portata in stanza, ella, come testimoniò poi la madre , di continuo "teneva fisso lo sguardo al quadro della Madonna che era appeso alla parete".
Vedendola così infiammata d'amore alla Madonna e sinceramente interessata alla proposta di consacrarsi a Lei, fra Martino le ripeté formalmente:
- Marietta, sei contenta di essere iscritta tra le Figlie di Maria?
- Tanto, tanto!
- Ebbene, io manderò il tuo nome a Roma alla sede di San Pietro in Vincoli. E intanto ti do la cara Medaglia di Figlia di Maria! Va bene così?...
- Bene, molto bene!
Dopo averle messo al collo il nastro verde con la medaglia di aspirante e recitato l'atto di consacrazione alla Vergine Immacolata, fra Martino le chiese di nuovo:
- Sei contenta ora, Mariettina?
La risposta della fanciulla fu un lungo, ripetuto bacio alla medaglia .
Una sopraggiunta peritonite, contro la quale non esisteva alcun rimedio in quell'epoca preantibiotica, stroncò dopo poche ore la vita di Marietta.
Fra Martino avvertì del trapasso il parroco di Anzio, che intervenne al funerale con "un grande numero di Figlie di Maria" , sul cui periodico comparve un profilo della martire scritto dall'agile penna di G. Balducci: l'articolo terminava invitando le Figlie di Maria ad imitare le virtù della Goretti .
In effetti, la fama della fanciulla andò aumentando d'anno in anno, tanto che nel 1929 il corpo, inizialmente tumulato nel Cimitero di Nettuno, fu trasferito nel Santuario della Madonna delle Grazie, tenuto dai Passionisti, processionalmente accompagnato anche in tale occasione dalle Figlie di Maria. All'esumazione della salma venne ritrovata sul suo petto la piccola medaglia, ormai tutta annerita , datale da fra Martino e che oggi è esposta nel Museo del Santuario.
Il progressivo confluire delle Figlie di Maria nei gruppi d'Azione Cattolica fece conoscere la Goretti anche nell'ambito di questa associazione, la cui Presidente Centrale Armida Barelli fin dal 1930 non solo prese a scrivere sulla propria rivista "Squilli di Resurrezione" articoli per diffonderne la devozione, ma ne fece anche stampare biografie e fu tra le prime ad inviare lettere postulatorie al Santo Padre perché fosse iniziata la Causa di Beatificazione di colei che lei amava definire la "Santa Agnese del secolo XX" .
In considerazione della crescente fama di santità della Goretti, la Diocesi di Albano il 31 maggio 1935 diede inizio al Processo Informativo, che si concluse il 16 ottobre 1936. Da esso risultò confermata la fama del martirio, per cui il primo giugno 1938 la Santa Sede approvò l'Introduzione della Causa di Beatificazione.
Nel frattempo divampò la guerra ed i Passionisti per salvare la salma dai bombardamenti la trasferirono nella loro Basilica romana dei Santi Giovanni e Paolo, riportandola a Nettuno solo dopo che Pio XII, conclusasi felicemente la Causa, proclamò Beata la Goretti il 27 aprile 1947. Per tale fausto avvenimento la salma fu collocata in un'urna in vetro e bronzo ed il Direttore della Sede Primaria delle Figlie di Maria fu incaricato di metterle al collo il nastro celeste con la medaglia dell'associazione .
Fra Martino non ebbe la gioia di assistere alla Beatificazione, essendo tragicamente morto il 9 luglio 1914 per un banale incidente a Frascati, ma erano presenti nella Basilica Vaticana ben 64 suoi Confratelli, convenuti a Roma per il Capitolo Generale dell'Ordine .
Appena tre anni dopo, il 24 giugno 1950, Pio XII proclamò Santa la Goretti con una grandiosa cerimonia, celebrata per la prima volta sul sagrato di Piazza San Pietro per poter accogliere la folla strabocchevole di oltre mezzo milione di fedeli .
La Presidente Centrale delle Figlie di Maria, Maria Crivellari, alla vigilia della Canonizzazione era stata incaricata di vestire la Santa con l'uniforme della sua associazione, ossia l'abito bianco, la fascia celeste ed al collo il nastro con una medaglia che fu coniata appositamente.
Quando poi l'urna, al fine di favorire l'afflusso dei fedeli, fu esposta per una settimana nella grandiosa Basilica romana di Santa Maria degli Angeli, nel recarvela le fecero da scorta le Figlie di Maria, anche loro, come per le grandi occasioni, in abito bianco e fascia celeste; un dettaglio grazioso è che due tra quelle poste immediatamente accanto all'urna furono scelte tra le aspiranti, poiché tale era stata in realtà la Goretti, anche se da santa le avevano messo ad honorem la medaglia da professa.
Fra Giuseppe MAGLIOZZI

Fonte:www.santamariagoretti.it (http://www.santamariagoretti.it/luoghi.html)

Diaconus
03-07-07, 11:19
Lettera dell'Abbazia San Giuseppe di Clairval
F. 21150 Flavigny- Francia
www.clairval.com (http://www.clairval.com/)

Carissimo Amico dell'Abbazia di San Giuseppe,
Poco più di un secolo fa, il 6 luglio 1902, si spegneva Maria Goretti, "l'Agnese del ventesimo secolo", come la chiamò Papa Pio XII in occasione della canonizzazione, il 26 giugno 1950. Ma Dio, come dice san Paolo, ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti; Dio ha scelto ciò che nel mondo è umile e disprezzato e ciò che è nulla... perchè nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio (1 Cor. 1, 27-29). In occasione di un pellegrinaggio nel luogo del martirio della giovane santa, il 29 settembre 1991, Papa Giovanni Paolo II sottolineava: "Dio ha scelto, ha glorificato una semplice contadinella, di origine povera. L'ha glorificata con la potenza del suo Spirito... Carissimi fratelli e sorelle! guardate Maria Goretti... È diventata letizia per la Chiesa e fonte di speranza per noi".
Maria nasce il 16 ottobre 1890 a Corinaldo, provincia d'Ancona (Italia), in una famiglia povera di beni terreni, ma ricca di fede e di virtù: tutti i giorni, preghiere in comune e rosario; la domenica, Messa e santa Comunione. Maria è la terza dei sette figli di Luigi Goretti e di Assunta Carlini. Fin dal giorno dopo la nascita, viene battezzata e consacrata alla Santa Vergine. Riceverà il sacramento della Cresima all'età di sei anni.
Dopo la nascita del quarto figlio, Luigi Goretti, troppo povero per sopravvivere nel suo paese d'origine, emigra con la famiglia verso le vaste pianure, all'epoca ancora malsane, della campagna romana. Si stabilisce a Le Ferriere di Conca, al servizio del Conte Mazzoleni. Lì, Maria non tarda a rivelare un'intelligenza ed un giudizio precoci. Non farà mai un capriccio, mai una disubbidienza, non dirà mai una bugia. È veramente l'angelo della famiglia.
In capo ad un anno di lavoro spossante, Luigi è colpito da una malattia che lo stronca in dieci giorni. Per Assunta ed i figli, comincia un lungo calvario. Maria piange spesso la morte del padre ed approfitta di ogni occasione per inginocchiarsi davanti al cancello del cimitero: il papà si trova forse in Purgatorio, e siccome essa non ha i mezzi per far dire Messe per il riposo della sua anima, si sforza di supplire con preghiere. Non bisognerebbe pensare che la bambina pratichi la bontà naturalmente. I suoi progressi stupefacenti sono il frutto della preghiera. Sua madre dirà che il rosario le era diventato in un certo modo necessario, ed infatti lo porta sempre attorcigliato attorno al polso. Attinge alla contemplazione del crocifisso un intenso amore per Dio ed un profondo orrore per il peccato.
"Voglio Gesù"
Maria anela al giorno in cui riceverà la santa Eucaristia. Secondo l'abitudine dell'epoca, dovrà aspettare fino all'età di undici anni. "Mamma, chiede un giorno, quando farò la Comunione?... Voglio Gesù. - Come la puoi fare? Non sai il catechismo, non sai leggere, non abbiamo denaro per comprarti il vestito, le scarpe, il velo e non abbiamo un attimo di libertà. - Mamma, ma allora non la farò mai la prima Comunione! e io non voglio più stare senza Gesù! - Cosa vuoi mai che faccia? Non posso vederti andare a fare la Comunione come una piccola ignorante". Finalmente, Maria troverà modo di prepararsi, grazie all'aiuto di una persona dei dintorni. Tutto il paese si darà da fare per fornirle i vestiti da Comunicanda. Riceve l'Eucaristia il 29 maggio 1902.
Il fatto di aver ricevuto il Pane degli Angeli aumenta in Maria l'amore per la purezza, e le fa prendere la risoluzione di conservare a qualsiasi prezzo quest'angelica virtù. Un giorno, dopo aver sentito uno scambio di parole sconvenienti fra un ragazzo ed una delle sue compagne, dice indignata a sua madre: "Mamma, come parla male quella ragazza! - Fa' ben attenzione a non partecipare mai a simili conversazioni. - Non posso neanche pensarci, mamma; piuttosto che farlo, preferirei..." e la parola "morire" le rimane sulle labbra. Un mese dopo, la voce del suo sangue finirà la frase...
Entrando al servizio del Conte Mazzoleni, Luigi Goretti si è associato con Giovanni Serenelli e suo figlio Alessandro. Le due famiglie hanno appartamenti separati, ma una cucina in comune. Luigi non ha tardato a rimpiangere la vicinanza di Giovanni Serenelli, persona talmente diversa dai suoi, bevitore e senza ritegno nelle parole. Dopo la morte del marito, Assunta ed i suoi figli sono caduti sotto il giogo dispotico dei Serenelli. Maria, che ha capito la situazione, si sforza di sostenere sua madre: "Coraggio, mamma, non aver paura, stiamo diventando grandi. Basta che Nostro Signore ci dia la salute. La Provvidenza ci aiuterà. Lotteremo, lotteremo!"
Sempre nei campi per provvedere ai bisogni dei figli, la Signora Goretti non ha il tempo di occuparsi nè della casa, nè dell'istruzione religiosa dei più piccoli. Maria si occupa di tutto, per quel tanto che può. Non si siede a tavola se non dopo aver servito tutti e prende per sè solo i resti. La sua compiacenza si estende anche ai Serenelli. Dal canto suo, Giovanni, la cui moglie è deceduta all'ospedale psichiatrico d'Ancona, si occupa ben poco del figlio Alessandro, solido marcantonio di diciannove anni, sboccato, vizioso, che si diverte a tappezzare la sua stanza di immagini oscene ed a leggere libri cattivi. Sul letto di morte, Luigi Goretti ha presentito il pericolo che rappresenta per i suoi figli la compagnia dei Serenelli, ed ha ripetuto senza posa alla moglie: "Assunta, torna a Corinaldo!" Purtroppo, Assunta è piena di debiti e vincolata da un contratto d'affitto di fondo rustico.
"Non farlo... È un peccato!"
Al contatto dei Goretti, qualche sentimento religioso si è risvegliato in Alessandro. Si associa talvolta al rosario che essi recitano in famiglia; nei giorni festivi, assiste alla Messa, si confessa perfino di tanto in tanto. Eppure, fa proposte oscene all'innocente Maria che, all'inizio, non capisce. Poi, intuendo la perversità del giovane, la ragazza sta in guardia e respinge le lusinghe tanto quanto le minacce. Supplica sua madre di non lasciarla più sola in casa, ma non osa esporle chiaramente i motivi del suo spavento, perchè Alessandro l'ha avvertita: "Se riveli qualcosa a tua madre, ti ammazzo". Il suo unico ricorso è la preghiera. La vigilia della morte, Maria chiede ancora, piangendo, alla madre, di non lasciarla sola. Non ottenendo altre spiegazioni, la Signora Goretti crede che si tratti di un capriccio e non dà importanza alla supplica reiterata.
Il 5 luglio 1902, si battono le fave sull'aia, ad una quarantina di metri dalla casa d'abitazione. Alessandro conduce un carro tirato da buoi e lo fa girare e rigirare sulle fave stese sul suolo. Verso le tre del pomeriggio, mentre Maria è sola in casa, Alessandro domanda: "Assunta, le dispiacerebbe guidare per un istante i buoi al posto mio?" Senza nessun sospetto, la donna accetta. Maria, seduta sulla soglia della cucina, rammenda una camicia che Alessandro le ha dato dopo la colazione, e sorveglia nello stesso tempo la sorellina, Teresina, che dorme accanto a lei.
"Maria! grida Alessandro - Cosa vuoi? - Voglio che tu mi segua. - Perchè? - Seguimi! - Dimmi quel che vuoi, altrimenti non ti seguo". Davanti a tanta resistenza, il ragazzo la prende violentemente per un braccio e la trascina nella cucina, di cui sbarra la porta. La bambina grida, ma la sua voce non giunge all'esterno. Non riuscendo a far cedere la sua vittima, Alessandro la imbavaglia e brandisce un pugnale. Maria trema ma non cede. Furente, il ragazzo prova a strapparle con violenza i vestiti. Maria si libera dal bavaglio e grida: "Non farlo... È un peccato... Andrai all'inferno". Poco preoccupato del giudizio di Dio, l'infelice alza l'arma: "Se non vuoi, ti ammazzo". Davanti alla sua resistenza, la colpisce a più riprese. La bambina grida: "Dio mio! Mamma!" e cade a terra. Credendola morta, l'assassino butta il coltello ed apre la porta per fuggire, quando la sente ancora gemere. Torna sui suoi passi, raccoglie l'arma e la trafigge di nuovo da parte a parte, poi sale nella sua stanza e vi si barrica. Maria ha ricevuto quattordici ferite gravi; è svenuta.
Teresina, svegliata dal rumore, lancia un grido stridente, che la Signora Goretti sente. Spaventata, dice al giovane figlio Mariano: "Va' subito a cercare Maria; dille che Teresina la chiama". In quel momento, Giovanni Serenelli sale per le scale e, vedendo l'orribile spettacolo che si presenta ai suoi occhi, esclama: "Assunta e anche tu Mario, venite!" Mario Cimarelli, un operaio della fattoria, sale i gradini a quattro a quattro. La mamma arriva a sua volta: "Mamma! geme Maria che ha ripreso i sensi. - Che cosa è successo? - È Alessandro che mi ha fatto male!" Si chiamano il medico ed i carabinieri, che arrivano appena in tempo per impedire che i vicini, sovreccitati, mettano a morte Alessandro seduta stante.
"Gli perdono per amore di Gesù"
Dopo un percorso lungo e molto penoso in ambulanza, si arriva all'ospedale, verso le ore venti. I medici si stupiscono che la bambina non sia morta a seguito delle ferite: sono stati colpiti il pericardio, il cuore, il polmone sinistro, il diaframma, l'intestino. Vedendo che è spacciata, chiamano il cappellano. Maria si confessa, perfettamente lucida. Poi, i medici le prodigano cure per due ore, senza anestesiarla. Maria non si lamenta. Non smette di pregare e di offrire le sue sofferenze alla Santissima Vergine, Madre del dolore. Si concede a sua madre di rimanere al suo capezzale. Maria trova la forza di consolarla: "Mamma, cara mamma, ora sto bene!... Come stanno i fratellini e le sorelline?"
Maria è divorata dalla sete: "Mamma, dammi una goccia d'acqua. - Mia povera Maria, il dottore non vuole, ti farebbe ancora più male". Stupita, Maria continua: "È mai possibile che non possa avere una goccia d'acqua!" Guarda allora Gesù sulla Croce che, anche lui, aveva detto: "Ho sete!" e si rassegna. Il cappellano dell'ospedale la assiste paternamente. Al momento di darle la Santa Comunione, la interroga: "Maria, perdoni di tutto cuore al tuo assassino?" Essa reprime una repulsione istintiva, poi risponde: "Sì, gli perdono per amore di Gesù... e voglio che venga anche lui con me in Paradiso... Lo voglio accanto a me... Che Dio gli perdoni, perchè io gli ho già perdonato..." È con questi sentimenti, quelli di Cristo stesso sul Calvario, che riceve l'Eucaristia e l'Estrema Unzione, serena, tranquilla, umile nell'eroismo della sua vittoria. La fine si avvicina. La si sente chiamare: "Papà". Finalmente, dopo un ultimo appello a Maria, entra nella gioia immensa del Paradiso, il 6 luglio 1902, alle tre del pomeriggio.
"Perdete il vostro tempo, Monsignore"
Tre mesi dopo il dramma, ha luogo il processo di Alessandro. Per consiglio del suo avvocato, confessa: "Mi piaceva. L'ho spinta al male due volte e non ho potuto ricavarne nulla. Per dispetto, ho preparato il pugnale di cui mi sono servito". Viene condannato a trent'anni di lavori forzati. Finge di non pentirsi affatto del suo delitto. Talvolta, lo si sente gridare: "Allegro, Serenelli, ancora ventinove anni e sei mesi e tornerai alla vita civile!" Ma Maria, dall'alto del Cielo, non lo dimentica. Qualche anno dopo, Monsignr Blandini, vescovo della diocesi in cui si trova la prigione, ha l'ispirazione di visitare l'assassino per portarlo a pentirsi. "Perdete il vostro tempo, Monsignore, afferma il secondino, è un duro!" Alessandro riceve il vescovo borbottando. Ma, al ricordo di Maria, del suo perdono eroico, della bontà e dalla misericordia infinita di Dio, si lascia toccare dalla grazia. Quando il prelato se ne va, piange nella solitudine della sua cella, con grande stupore dei secondini.
Una notte, Maria gli appare in sogno, vestita di bianco, nei giardini fioriti del Paradiso. Sconvolto, Alessandro scrive a Monsignor Blandini: "Mi pento tanto più del mio delitto, che sono conscio di aver tolto la vita ad una povera ragazza innocente che, fino all'ultimo momento, ha voluto salvare il suo onore, sacrificandosi, piuttosto che cedere alla mia volontà criminale. Domando pubblicamente perdono a Dio ed alla povera famiglia, per il grande delitto commesso. Voglio sperare che otterrò anch'io il perdono, come tanti altri su questa terra". Il suo pentimento sincero e la buona condotta in prigione gli valgono di essere liberato quattro anni prima del termine della pena. Trova allora un posto di giardiniere in un convento di cappuccini e vi si mostra esemplare. È ammesso al Terz'Ordine di San Francesco.
Grazie alle sue buone disposizioni, Alessandro è chiamato a testimoniare al Processo di Beatificazione di Maria. È qualcosa di molto delicato e di molto penoso per lui. Ma confessa: "Devo riparare e fare tutto quel che posso per la sua glorificazione. Il male è tutto dalla mia parte. Mi sono lasciato andare alla passione brutale. Essa è una santa, una vera martire. È una fra le prime in Paradiso, dopo quel che ha dovuto soffrire per causa mia".
A Natale del 1937, si reca a Corinaldo, dove Assunta Goretti si è ritirata con i figli, unicamente per riparare e chiedere perdono alla madre della vittima. Non appena davanti a lei, chiede piangendo: "Assunta, mi perdona? - Maria ti ha perdonato, non potrei perdonarti anch'io?" balbetta questa. Nel giorno di Natale, gli abitanti di Corinaldo non sono poco stupiti e commossi di veder avvicinarsi alla Tavola Eucaristica, l'uno accanto all'altra, Alessandro e Assunta.
"Guardatela!"
L'influenza di Maria Goretti continua ai nostri giorni. Papa Giovanni Paolo II la propone come modello ai giovani: "La nostra vocazione alla santità, che è la vocazione di chiunque sia battezzato, è incoraggiata dall'esempio della giovane martire. Guardatela, soprattutto voi adolescenti, voi giovani. Siate, come lei, capaci di difendere la purezza del cuore e del corpo; sforzatevi di lottare contro il male e il peccato, alimentando la vostra comunione con il Signore attraverso la preghiera, l'esercizio quotidiano della mortificazione e la scrupolosa osservanza dei comandamenti" (29 settembre 1991).
La totale osservanza dei comandamenti è un frutto dell'amore. "L'amore di Dio e l'amore del prossimo sono inseparabili dall'osservanza dei comandamenti dell'Alleanza", ricordava il Papa nell'Enciclica Veritatis splendor (6 agosto 1993, n. 76). Da questo sappiamo che conosciamo Dio, dice San Giovanni: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice di conoscerlo, ma non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo, e la verità non è in lui... L'amore di Dio consiste nell'osservare i suoi comandamenti (1 Giov. 2, 3-4; 5, 3). È sempre possibile osservare i comandamenti, con il soccorso della grazia divina. "Dio non comanda cose impossibili, ma comandando, ti invita a fare quel che puoi e a domandare quel che non puoi e ti aiuta a potere. I suoi comandamenti non sono gravosi (1 Giov. 5, 3), il suo giogo è dolce ed il suo carico leggero (ved. Matt. 11, 30)" (Concilio di Trento, VIª sessione, cap. 11). La virtù della speranza viene offerta senza posa all'uomo. È nella Croce di Gesù, nel dono dello Spirito Santo e nei sacramenti (specialmente quelli della Penitenza e dell'Eucaristia) che egli trova la forza di essere fedele al suo Creatore, anche nelle più gravi difficoltà (ved. Veritatis splendor, 103).
La realtà e la potenza del soccorso divino si manifestano in un modo particolarmente tangibile nei martiri. Elevandoli agli onori degli altari, "la Chiesa ha canonizzato la loro testimonianza e dichiarato vero il loro giudizio, secondo cui l'amore di Dio implica obbligatoriamente il rispetto dei comandamenti, anche nelle circostanze più gravi, ed il rifiuto di trasgredirli, anche nell'intenzione di salvare la propria vita" (Veritatis splendor, 91). Certamente, poche persone sono chiamate a subire il martirio del sangue. Ma, "di fronte alle numerose difficoltà che la fedeltà all'ordine morale può far affrontare, anche nelle circostanze più ordinarie, ogni cristiano è chiamato, con la grazia di Dio implorata nella preghiera, ad un impegno talvolta eroico, sostenuto dalla virtù della forza attraverso cui - come insegna San Gregorio Magno - può arrivare fino ad "amare le difficoltà di questo mondo in vista delle ricompense eterne"" (Id., 93).
Così, il Papa raccomanda ai giovani: "Non abbiate paura di andare controcorrente, di respingere gli idoli del mondo... Con il peccato, ci si distoglie da Dio, nostro unico bene, e si sceglie di schierarsi dalla parte degli "idoli" che ci conducono alla morte ed alla condanna eterna, all'inferno". Maria Goretti "ci incoraggia a sperimentare la gioia dei poveri che sanno rinunciare a tutto, pur di non perdere l'unica cosa necessaria: l'amicizia di Dio... Cari giovani, ascoltate la voce di Cristo che chiama anche voi sulla strada angusta della santità" (29 settembre 1991).
Santa Maria Goretti ci ricorda che questa strada angusta passa per la fedeltà alla virtù della castità. Ai nostri giorni, la castità è spesso schernita e disprezzata. Il Cardinale López Trujillo scrive: "Per certi, che si trovano negli ambienti in cui si offende e si discredita la castità, vivere castamente può esigere una lotta dura, talvolta eroica. Ad ogni modo, con la grazia di Cristo, che nasce dal suo amore di Sposo per la Chiesa, tutti possono vivere castamente, anche se si trovano in condizioni poco favorevoli" (Verità e significato della sessualità umana, Consiglio Pontificio per la Famiglia, 8 dicembre 1995, n. 19).
Un lento e lungo martirio
La preservazione della castità implica che siano rifiutati certi pensieri, parole ed opere peccaminose, come pure che siano evitate le occasioni di peccare. "Che l'infanzia ridente e la giovinezza ardente apprendano a non lasciarsi andare perdutamente alle gioie effimere e vane della voluttà, nè ai piaceri di vizi inebrianti che distruggono l'innocenza tranquilla, ingenerano una cupa tristezza, indeboliscono, presto o tardi, le forze dell'anima e del corpo", ammoniva Papa Pio XII, in occasione della canonizzazione di Santa Maria Goretti. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda: "O l'uomo comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice" (CCC, 2339). Pertanto, è necessario seguire una regola di vita che "richiede forza, una costante attenzione, nonchè una coraggiosa rinuncia alle seduzioni del mondo. Dobbiamo far prova di una vigilanza incessante, da cui non dobbiamo distoglierci per nessuna ragione... fino al termine del nostro percorso terreno. Si tratta di una lotta contro se stessi che possiamo assimilare ad un lento e lungo martirio. Il Vangelo ci esorta chiaramente a tale lotta: Il Regno dei Cieli soffre violenza, ed i violenti se ne impadroniscono (Matt. 11, 12)" (Giovanni Paolo II, id.).
Per creare un clima favorevole alla castità, è importante praticare la modestia ed il pudore nello sguardo, nel parlare, nell'agire e nel vestirsi. Attraverso queste virtù, la persona viene rispettata ed amata per se stessa, invece di esser guardata e trattata come oggetto di piacere. Così, i genitori veglieranno a che certe mode non violino la soglia di casa, in particolare attraverso un cattivo uso dei mass media. I bambini e gli adolescenti saranno incoraggiati a stimare ed a praticare la padronanza di sè ed il ritegno, a vivere con ordine, a fare sacrifici personali con uno spirito d'amore per Dio e di generosità per gli altri, senza soffocare i sentimenti e le inclinazioni, ma canalizzandoli verso una vita virtuosa (Ved. Consiglio Pontificio per la Famiglia, id., nn. 56-58). Seguendo l'esempio di Santa Maria Goretti, i giovani scopriranno "il valore della verità che libera l'uomo dalla schiavitù delle realtà materiali", e potranno "assaporare il gusto della bellezza autentica e del bene che vince il male" (Giovanni Paolo II, id.).
Santa Maria Goretti intercedi per noi. Poichè la purificazione del cuore, indispensabile per essere ammessi a vedere Dio in Cielo, "esige la preghiera, la pratica della castità, la purezza dell'intenzione e dello sguardo" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2532), ottienici queste grazie, che ci condurranno alla Vita eterna!
Dom Antoine Marie osb

Diaconus
03-07-07, 11:25
PER CHI VUOLE APPROFONDIRE:

www.santamariagoretti.it (http://www.santamariagoretti.it/)
il sito web del santuario di Corinaldo (AN)

www.santuarionettuno.it (http://www.santuarionettuno.it/)
il sito web del Santuario-Basilica Madonna delle Grazie e Santa Maria Goretti affidato ai Passionisti di Nettuno

Augustinus
05-07-07, 18:58
In rilievo

Aug. :) :) :)

Diaconus
05-07-07, 20:13
From a homily by Venerable Pope Pius XII at the canonization of Saint Maria Goretti:
"It is well known how this young girl had to face a bitter struggle with no way to defend herself. Without warning a vicious stranger burst upon her, bent on raping her and destroying her childlike purity. In that moment of crisis she could have spoken to her Redeemer in the words of that classic, The Imitation of Christ: "Though tested and plagued by a host of misfortunes, I have no fear so long as your grace is with me. It is my strength, stronger than any adversary; it helps me and give me guidance." With splendid courage she surrendered herself to God and his grace and so gave her life to protect her virginity.
"The life of a simple girl - I shall concern myself only with highlights - we can see as worthy of heaven. Even today people can look upon it with admiration and respect. Parents can learn from her story how to raise their God-given children in virtue, courage, and holiness; they can learn to train them in the Catholic faith so that, when put to the test, God's grace will support them and they will come through undefeated, unscathed, and untarnished.
"From Maria's story carefree children and young people with their zest for life can learn not to be led astray by attractive pleasures which are not only ephemeral and empty but also sinful. Instead they can fix their sights on achieving Christian moral perfection, however difficult that course may prove. With determination and God's help all of us can attain that goal by persistent effort and prayer.
"Not all of us are expected to die a martyr's death, but we are all called to the pursuit of Christian virtue.
"So let us all, with God's grace, strive to reach the goal that the example of the virgin martyr, Saint Maria Goretti, sets before us. Through her prayers to the Redeemer may all of us, each in his own way, joyfully try to follow the inspiring example of Maria Goretti who now enjoys eternal happiness in heaven."

Diaconus
05-07-07, 20:14
http://www.stmariagoretti.org/school/images/StMariaGoretti.jpg

Diaconus
05-07-07, 20:16
http://www.santamariagoretti.it/itinerari/testamento.jpg

Diaconus
05-07-07, 20:26
http://www.differdange.lu/images/sujet/Culture/vitreokok.gif


Vetrata della Chiera parrocchiale in Differdingen

Diaconus
05-07-07, 20:41
María nació el 16 de octubre de 1890, en Corinaldo, provincia de Ancona, Italia. Hija de Luigi Goretti y Assunta Carlini, tercera de siete hijos de una familia pobre de bienes terrenales pero rica en fe y virtudes, cultivadas por medio de la oración en común, rosario todos los días y los domingos Misa y sagrada Comunión. Al día siguiente de su nacimiento fue bautizada y consagrada a la Virgen. A los seis años recibirá el sacramento de la Confirmación.
Después del nacimiento de su cuarto hijo, Luigi Goretti, por la dura crisis económica por la que atravesaba, decidió emigrar con su familia a las grandes llanuras de los campos romanos, todavía insalubres en aquella época.
Se instaló en Ferriere di Conca, poniéndose al servicio del conde Mazzoleni, es aquí donde María muestra claramente una inteligencia y una madurez precoces, donde no existía ninguna pizca de capricho, ni de desobediencia, ni de mentira. Es realmente el ángel de la familia.
Tras un año de trabajo agotador, Luigi contrajo una enfermedad fulminante, el paludismo, que lo llevó a la muerte después de padecer diez días. Como consecuencia de la muerte de Luigi, Assunta tuvo que trabajar dejando la casa a cargo de los hermanos mayores. María lloraba a menudo la muerte de su padre, y aprovecha cualquier ocasión para arrodillarse delante de su tumba, para elevar a Dios sus plegarias para que su padre goce de la gloria divina.
Junto a la labor de cuidar de sus hermanos menores, María seguía rezando y asistiendo a sus cursos de catecismo. Posteriormente, su madre contará que el rosario le resultaba necesario y, de hecho, lo llevaba siempre enrollado alrededor de la muñeca. Así como la contemplación del crucifijo, que fue para María una fuente donde se nutría de un intenso amor a Dios y de un profundo horror por el pecado.

Amor intenso al Señor

María desde muy chica anhelaba recibir la Sagrada Eucaristía. Según era costumbre en la época, debía esperar hasta los once años, pero un día le preguntó a su madre: -Mamá, ¿cuándo tomaré la Comunión?. Quiero a Jesús. -¿Cómo vas a tomarla, si no te sabes el catecismo? Además, no sabes leer, no tenemos dinero para comprarte el vestido, los zapatos y el velo, y no tenemos ni un momento libre. -¡Pues nunca podré tomar la Comunión, mamá! ¡Y yo no puedo estar sin Jesús! -Y, ¿qué quieres que haga? No puedo dejar que vayas a comulgar como una pequeña ignorante.
Ante estas condiciones, María se comenzó a preparar con la ayuda de una persona del lugar, y todo el pueblo la ayuda proporcionándole ropa de comunión. De esta manera, recibió la Eucaristía el 29 de mayo de 1902.
La comunión constante acrecienta en ella el amor por la pureza y la anima a tomar la resolución de conservar esa angélica virtud a toda costa. Un día, tras haber oído un intercambio de frases deshonestas entre un muchacho y una de sus compañeras, le dice con indignación a su madre: -Mamá, iqué mal habla esa niña! -Procura no tomar parte nunca en esas conversaciones. -No quiero ni pensarlo, mamá; antes que hacerlo, preferiría...Y la palabra morir queda entre sus labios. Un mes después, sucedería lo que ella sentenció.

Pureza eterna

Al entrar al servicio del conde Mazzoleni, Luigi Goretti se había asociado con Giovanni Serenelli y su hijo Alessandro. Las dos familias viven en apartamentos separados, pero la cocina es común. Luigi se arrepintió enseguida de aquella unión con Giovanni Serenelli, persona muy diferente de los suyos, bebedor y carente de discreción en sus palabras.
Después de la muerte de Luigi, Assunta y sus hijos habían caído bajo el yugo despótico de los Serenelli, María, que ha comprendido la situación, se esfuerza por apoyar a su madre: -Ánimo, mamá, no tengas miedo, que ya nos hacemos mayores. Basta con que el Señor nos conceda salud. La Providencia nos ayudará. ¡Lucharemos y seguiremos luchando!
Desde la muerte de su marido, Assunta siempre estuvó en el campo y ni siquiera tiene tiempo de ocuparse de la casa, ni de la instrucción religiosa de los más pequeños.
María se encarga de todo, en la medida de lo posible. Durante las comidas, no se sienta a la mesa hasta que no ha servido a todos, y para ella sirve las sobras. Su obsequiosidad se extiende igualmente a los Serenelli. Por su parte, Giovanni, cuya esposa había fallecido en el hospital psiquiátrico de Ancona, no se preocupa para nada de su hijo Alessandro, joven robusto de diecinueve años, grosero y vicioso, al que le gusta empapelar su habitación con imágenes obscenas y leer libros indecentes. En su lecho de muerte, Luigi Goretti había presentido el peligro que la compañía de los Serenelli representaba para sus hijos, y había repetido sin cesar a su esposa: -Assunta, regresa a Corinaldo! Por desgracia Assunta está endeudada y comprometida por un contrato de arrendamiento.
Después de tener mayor contacto con la familia Goretti, Alessandro comenzó a hacer proposiciones deshonestas a la inocente María, que en un principio no comprende.
Más tarde, al adivinar las intenciones perversas del muchacho, la joven está sobre aviso y rechaza la adulación y las amenazas. Suplica a su madre que no la deje sola en casa, pero no se atreve a explicarle claramente las causas de su pánico, pues Alessandro la ha amenazado: -Si le cuentas algo a tu madre, te mato. Su único recurso es la oración. La víspera de su muerte, María pide de nuevo llorando a su madre que no la deje sola, pero, al no recibir más explicaciones, ésta lo considera un capricho y no concede ninguna importancia a aquella reiterada súplica.
El 5 de julio, a unos cuarenta metros de la casa, están trillando las habas en la tierra. Alessandro lleva un carro arrastrado por bueyes. Lo hace girar una y otra vez sobre las habas extendidas en el suelo. Hacia las tres de la tarde, en el momento en que María se encuentra sola en casa, Alessandro dice:
-"Assunta, ¿quiere hacer el favor de llevar un momento los bueyes por mí?" Sin sospechar nada, la mujer lo hace. María, sentada en el umbral de la cocina, remienda una camisa que Alessandro le ha entregado después de comer, mientras vigila a su hermanita Teresina, que duerme a su lado.
-"¡María!, grita Alessandro. -¿Qué quieres? -Quiero que me sigas. -¿Para qué? -¡sígueme!
-Si no me dices lo que quieres, no te sigo".
Ante semejante resistencia, el muchacho la agarra violentamente del brazo y la arrastra hasta la cocina, atrancando la puerta. La niña grita, pero el ruido no llega hasta el exterior. Al no conseguir que la víctima se someta, Alessandro la amordaza y esgrime un puñal. María se pone a temblar pero no sucumbe. Furioso, el joven intenta con violencia arrancarle la ropa, pero María se deshace de la mordaza y grita:
-No hagas eso, que es pecado... Irás al infierno.
Poco cuidadoso del juicio de Dios, el desgraciado levanta el arma:
-Si no te dejas, te mato.
Ante aquella resistencia, la atraviesa a cuchilladas. La niña se pone a gritar:
-¡Dios mío! ¡Mamá!, y cae al suelo.
Creyéndola muerta, el asesino tira el cuchillo y abre la puerta para huir, pero, al oírla gemir de nuevo, vuelve sobre sus pasos, recoge el arma y la traspasa otra vez de parte a parte; después, sube a encerrarse a su habitación.
María recibió catorce heridas graves y quedó inconsciente. Al recobrar el conocimiento, llama al señor Serenelli: -¡Giovanni! Alessandro me ha matado... Venga. Casi al mismo tiempo, despertada por el ruido, Teresina lanza un grito estridente, que su madre oye. Asustada, le dice a su hijo Mariano: -Corre a buscar a María; dile que Teresina la llama.
En aquel momento, Giovanni Serenelli sube las escaleras y, al ver el horrible espectáculo que se presenta ante sus ojos, exclama: -¡Assunta, y tú también, Mario, venid! . Mario Cimarelli, un jornalero de la granja, trepa por la escalera a toda prisa. La madre llega también: -¡Mamá!, gime María. -¡Es Alessandro, que quería hacerme daño! Llaman al médico ya los guardias, que llegan a tiempo para impedir que los vecinos, muy excitados, den muerte a Alessandro en el acto.

Sufrimiento redentor

Al llegar al hospital, los médicos se sorprendieron de que la niña todavía no haya sucumbido a sus heridas, pues ha sido alcanzado el pericardio, el corazón, el pulmón izquierdo, el diafragma y el intestino. Al diagnosticar que no tiene cura, llamaron al capellán. María se confiesa con toda claridad. Luego, durante dos horas, los médicos la cuidaron sin dormirla.
María no se lamenta, y no deja de rezar y de ofrecer sus sufrimientos a la santísima Virgen, Madre de los Dolores. Su madre consiguió que le permitan permanecer a la cabecera de la cama. María aún tiene fuerzas para consolarla: -Mamá, querida mamá, ahora estoy bien... ¿Cómo están mis hermanos y hermanas?
En un momento, María le dice a su mamá: -Mamá, dame una gota de agua. -Mi pobre María, el médico no quiere, porque sería peor para ti. Extrañada, María sigue diciendo:
-¿Cómo es posible que no pueda beber ni una gota de agua? Luego, dirige la mirada sobre Jesús crucificado, que también había dicho ¡Tengo sed!, y entendió.
El sacerdote también está a su lado, asistiéndola paternalmente. En el momento de darle la Sagrada Comunión, le preguntó: -María, ¿perdonas de todo corazón a tu asesino? Ella le respondió: -Sí, lo perdono por el amor de Jesús, y quiero que él también venga conmigo al paraíso. Quiero que esté a mi lado... Que Dios lo perdone, porque yo ya lo he perdonado.
Pasando por momentos análogos por los que pasó el Señor Jesús en la Cruz, María recibió la Eucaristía y la Extremaunción, serena, tranquila, humilde en el heroísmo de su victoria.
Después de breves momentos, se le escucha decir: "Papá". Finalmente, María entra en la gloria inmensa de la Comunión con Dios Amor. Es el día 6 de julio de 1902, a las tres de la tarde.

La conversión de Alessandro

En el juicio, Alessandro, aconsejado por su abogado, confesó: -"Me gustaba. La provoqué dos veces al mal, pero no pude conseguir nada. Despechado, preparé el puñal que debía utilizar". Por ello, fue condenado a 30 años de trabajos forzados. Aparentaba no sentir ningún remordimiento del crimen tanto así que a veces se le escuchaba gritar:
-"¡Anímate, Serenelli, dentro de veintinueve años y seis meses serás un burgués!". Sin embargo, unos años más tarde, Mons. Blandini, Obispo de la diócesis donde está la prisión, decide visitar al asesino para encaminarlo al arrepentimiento. -"Está perdiendo el tiempo, monseñor -afirma el carcelero-, ¡es un duro!"
Alessandro recibió al obispo refunfuñando, pero ante el recuerdo de María, de su heroico perdón, de la bondad y de la misericordia infinitas de Dios, se deja alcanzar por la gracia. Después de salir el Prelado, llora en la soledad de la celda, ante la estupefacción de los carceleros.
Después de tener un sueño donde se le apareció María, vestida de blanco en los jardines del paraíso, Alessandro, muy cuestionado, escribió a Mons. Blandino: "Lamento sobre todo el crimen que cometí porque soy consciente de haberle quitado la vida a una pobre niña inocente que, hasta el último momento, quiso salvar su honor, sacrificándose antes que ceder a mi criminal voluntad. Pido perdón a Dios públicamente, ya la pobre familia, por el enorme crimen que cometí. Confío obtener también yo el perdón, como tantos otros en la tierra". Su sincero arrepentimiento y su buena conducta en el penal le devuelven la libertad cuatro años antes de la expiración de la pena. Después, ocupará el puesto de hortelano en un convento de capuchinos, mostrando una conducta ejemplar, y será admitido en la orden tercera de san Francisco.
Gracias a su buena disposición, Alessandro fue llamado como testigo en el proceso de beatificación de María. Resultó algo muy delicado y penoso para él, pero confesó: "Debo reparación, y debo hacer todo lo que esté en mi mano para su glorificación. Toda la culpa es mía. Me dejé llevar por la brutal pasión. Ella es una santa, una verdadera mártir. Es una de las primeras en el paraíso, después de lo que tuvo que sufrir por mi causa".
En la Navidad de 1937, Alessandro se dirigió a Corinaldo, lugar donde Assunta Goretti se había retirado con sus hijos. Lo hace simplemente para hacer reparación y pedir perdón a la madre de su víctima. Nada más llegar ante ella, le pregunta llorando. -"Assunta, ¿puede perdonarme? -Si María te perdonó -balbucea-, ¿cómo no voy a perdonarte yo?" El mismo día de Navidad, los habitantes de Corinaldo se ven sorprendidos y emocionados al ver aproximarse a la mesa de la Eucaristía, uno junto a otro, a Alessandro y Assunta.

Augustinus
05-07-08, 17:08
Santa Maria Goretti

Maria Teresa Goretti (Corinaldo, 16 ottobre 1890 – Nettuno, 6 luglio 1902) è una santa italiana venerata come martire dalla Chiesa cattolica. Vittima di omicidio a seguito di tentato stupro, fu canonizzata nel 1950 da papa Pio XII con il nome di santa Maria Goretti.

L'infanzia

La famiglia Goretti, originaria di Corinaldo nelle Marche, era composta dai coniugi Luigi Goretti e Assunta Carlini e dai loro sette figli: Maria Teresa era la terzogenita. La vita della giovane Maria, fino al suo omicidio, non fu diversa da quella dei figli di molti lavoratori agricoli che dovettero lasciare le proprie terre per cercare sostentamento altrove: bassa o quasi nulla scolarizzazione, semianalfabetismo (quando non analfabetismo vero e proprio) e lavoro casalingo o nei campi fin dall’adolescenza.

Il martirio

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/ee/Cascina_Antica.jpg La Casa di Santa Maria Goretti, detta la "Cascina Antica" (a destra), Le Ferriere, dove Maria Goretti fu uccisa

La casa dove Maria Goretti fu uccisaÈ in tale contesto sociale che maturò il tentativo di stupro e, a seguire, l’omicidio della giovane contadina. I Goretti, in cerca di una migliore occupazione, si trasferirono dapprima a Paliano (nei pressi di Frosinone), ove conobbero i Serenelli, altra famiglia marchigiana con la quale strinsero rapporti di collaborazione e buon vicinato. In seguito i Goretti e i Serenelli si trasferirono insieme alle Ferriere di Conca nei pressi di Nettuno, cittadina sulla costa laziale in provincia di Roma. Nel 1900 Luigi Goretti morì di malaria e anche il capofamiglia dei Serenelli rimase presto vedovo; la collaborazione tra le due famiglie si fece ancora più stretta, dato che a sbrigare le faccende domestiche di casa Serenelli provvedevano le donne di casa Goretti, compresa la giovane Maria.
La costante frequentazione della dodicenne Maria in casa Serenelli spinse uno dei figli, Alessandro, all’epoca diciottenne, a tentare approcci di natura anche sessuale nei suoi confronti, che raggiunsero il culmine nell’estate del 1902: il 5 luglio, dopo un ennesimo tentativo fallito di ottenere riscontro alle sue proposte, Serenelli tentò di violentare la giovane e, avendo trovato resistenza, la ferì più volte con un punteruolo. La ragazza venne trasportata all'ospedale Orsenigo di Nettuno; la morte non sopravvenne subito, ma il giorno successivo, per le complicazioni a seguito di un intervento chirurgico senza anestesia sfociato in peritonite. La cronaca narra che, dopo aver ricevuto i conforti religiosi, Maria Goretti perdonò il suo assalitore. Le solenni esequie vennero celebrate l'8 luglio 1902 nella Cappella dell'Ospedale, oggi Chiesa Parrocchiale della Parrocchia Santa Barbara Vergine e Martire di Nettuno, conosciuta sotto il nome di Chiesa della Divina Provvidenza.

Il pentimento del suo assassino

Alessandro Serenelli fu condannato a 30 anni di reclusione. Secondo quanto da egli stesso raccontato anni dopo, avrebbe tentato una riconciliazione con la famiglia e i propri dettami religiosi dopo avere sognato la sua vittima che gli offriva dei gigli che si trasformavano in fiammelle. Nel 1929, dopo 27 anni di reclusione, Serenelli fu scarcerato e chiese il perdono dei familiari di Maria Goretti. La madre glielo accordò. Dopo tale episodio, Serenelli trascorse il resto della sua vita come lavorante laico in un convento di Cappuccini ad Ascoli Piceno e morì il 6 maggio 1970, a 88 anni, in un convento di Macerata.

La canonizzazione

Già durante il Fascismo Maria Goretti iniziò a divenire oggetto di culto tra gli strati meno istruiti della popolazione, in particolare proprio quelli rurali, e lo stesso regime cercò di cavalcare questa devozione popolare per favorire la nascita di un’icona cara ai contadini; una volta caduto prima il fascismo e poi la monarchia sabauda, nel 1950, in pieno periodo di affermazione di un nuovo ruolo femminile in seno alla famiglia e alla società, l’immagine di Maria Goretti fu adottata a simbolo di una visione tradizionale della donna, obbediente e dedita alla maternità e al lavoro domestico e, in tale chiave, additata a esempio anche dalla Chiesa cattolica: la canonizzazione avvenuta a opera di Pio XII precedette di poco la proclamazione del dogma dell’assunzione di Maria.

L'11 dicembre 1949 Pio XII riconobbe come miracolose due guarigioni attribuite all'intercessione di Maria Goretti: quella di Giuseppe Cupe da un grave ematoma (8 maggio 1947) e quella di Anna Grossi Musumarra da pleurite (11 maggio dello stesso anno).

La cerimonia di canonizzazione si tenne il 24 giugno 1950 a piazza San Pietro nella Città del Vaticano e il giorno di commemorazione istituito fu il 6 luglio, anniversario della morte della giovane contadina. A motivare la sua canonizzazione sarebbe stato, a parte la resistenza opposta al tentativo di stupro e il citato perdono concesso al suo assalitore, il proposito fatto a 11 anni al momento di ricevere la prima comunione che, secondo l’agiografia del personaggio, sarebbe stato «di morire prima di commettere dei peccati»[1].

Il corpo e le reliquie di Maria Goretti sono conservati a Nettuno, nel santuario di Nostra Signora delle Grazie.

Filmografia

Cielo sulla palude (Italia, 1949, regia di Augusto Genina).

Bibliografia

Beatificationis seu declarationis martyrii Mariae Goretti, Roma, 1938-1939 (atti della causa di beatificazione).
Compendium vitae virtutum ac miracolorum Beatae Mariae Theresiae Goretti, Typis Polyglottis Vaticani, 1950 (atti della causa di canonizzazione).
A proposito di Maria Goretti: santità e canonizzazioni: atti della Commissione di studio istituita dalla Congregazione per le cause dei santi il 5 febbraio 1985, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1986.
Giovanni Alberti, Maria Goretti, Città Nuova Editrice, 1980. ISBN 8883861507.
Giordano Bruno Guerri. Povera santa, povero assassino. La vera storia di Maria Goretti. Milano, Mondadori, 2000. ISBN 8804481196.

Note

1. La causa di canonizzazione, seguita dal postulatore Mauro Liberati, è citata in bibliografia.

Fonte: wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Santa_Maria_Goretti)

robdealb91
05-07-08, 18:32
esistono sue icone? io le ho cercate, ma ho trovato poca roba....grazie!

Diaconus
06-07-08, 11:58
http://img246.imageshack.us/img246/259/28150des1.jpg

Santa Maria Goretti

Diaconus
06-07-08, 12:01
http://www.alabiso.org/M.Goretti1.jpg

Diaconus
06-07-08, 12:06
http://www.artegiussani.com/Portals/0/immagini/Santa%20Maria%20Goretti.jpg

Diaconus
06-07-08, 12:10
La nuova statua bronzea di Santa Maria Goretti, sarà consegnata al santuario di Nostra Signora delle Grazie di Nettuno. La cerimonia è prevista per il 3 febbraio alle ore 10,00. L'opera è stata donata alla comunità di Nettuno grazie al patrocino dei Passionisti e dell'Associazione senza fini di lucro Santa Maria Goretti. Eseguita dal famoso artista passionista Tito Amodei, sostituirà l'attuale effige di cera e stoffa. All'interno della raffigurazione bronzea saranno poste le reliquie della Santa. La statua porta la firma dello scultore italiano Amodei, classe 1926, entrato giovanissimo, a soli 15 anni, nella comunità dei Padri passionisti. Si diplomò all'accademia di belle arti di Firenze, dove fu allievo di Primo Conti. Divenuto sacerdote iniziò nel 1964 l'attività espositiva, principalmente nel campo della scultura, ma anche come pittore e incisore. Tra le sue opere figurano interventi decorativi per monumenti pubblici (monumento ai caduti di Colli al Volturno) o santuari (santuario di San Gabriele dell'Addolorata).
Le sue sculture sono in bronzo, oppure eseguite su grandi strutture in legno. Amodei ha promosso l'arte sacra attraverso conferenze e pubblicazioni, promuovendo un dibattito aperto alle più innovative forme espressive e portando nella pratica artistica il messaggio del concilio Vaticano II. Nel 1970 ha fondato il centro di sperimentazione artistica "Sala 1" che ha svolto attività culturale ed espositiva negli anni '70 e '80. Nel 2006 si è svolta una mostra antologica dedicata alla sua opera presso gli ambienti
dell'Altare della Patria.

http://www.anzionettuno.info/public/fotonews/sMariaGorettiBronzo.jpg (http://www.anzionettuno.info/public/fotonews/sMariaGorettiBronzo.jpg)
Fonte:www.anzionettuno.info (http://www.anzionettuno.info)

Diaconus
06-07-08, 12:15
http://www.comunicazioni.it/binary/min_comunicazioni/filatelia_emissioni/Santa%20Maria%20Goretti%2006-07-02.jpg

Francobollo commemorativo di Santa Maria Goretti, nel centenario della morte.

robdealb91
06-07-08, 14:21
grazie mille diaconus! io avevo visto su di un'agiografia di Maria un'icona moderna in cui lei, oltre la croce e la palma el martirio regge il modellino di una casa, asimboleggiare la sua santità di servizio...ma non l'ho trovata più...in ogni casi grazie ancora!

Diaconus
07-07-08, 12:31
http://www.santamariagoretti.it/fotogallery/statua.jpg

Qui S. Maria Goretti sta sorreggendo il santuario a lei dedicato a Corinaldo. L'icona con la casa non l'ho mai vista.

codino
07-07-08, 14:11
Diaconus, sbaglio o sei particolarmente devoto a questa Santa?

robdealb91
07-07-08, 15:26
bè, checchè ne pensino guerri e l'UAAR, è una santa stupenda!

Holuxar
07-07-18, 00:02
6 LUGLIO 2018: SAN THOMAS MOORE, SANTA MARIA GORETTI, OTTAVA DEI SANTI PIETRO E PAOLO APOSTOLI; sesto giorno del MESE dedicato alla devozione al PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO…



http://www.sodalitium.biz/della-festa-pietro-e-paolo/

http://www.sodalitium.biz/mese-del-preziosissimo-sangue/


Santa Maria Goretti - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santa-maria-goretti/)
http://www.sodalitium.biz/santa-maria-goretti/
«6 luglio, Santa Maria Goretti, Martire (Corinaldo, 16 ottobre 1890 – Nettuno, 6 luglio 1902).
“A Nettuno, nel Lazio, santa Maria Goretti, piissima fanciulla, crudelissimamente uccisa per la difesa della propria verginità, che il Papa Pio dodicesimo solennemente annoverò nel catalogo delle sante Vergini”.
O piccola Maria Goretti che sacrificasti la vita per conservare illibata la tua verginità e che, morente, perdonasti al tuo uccisore promettendo di pregare per lui dal Cielo, aiutaci a superare noi stessi nel difficile cammino di questo mondo così profondamente sconvolto dalle più violente passioni. Ottienici la grazia della purezza dei costumi e quella di un grande amore verso i nostri fratelli. Tu, che uscita da un’umile famiglia di contadini, per la tua eroica vittoria sul male e il glorioso martirio volasti al Cielo con l’aureola della santità, ottienici la pace, la fede, il lavoro fecondo in una nuova atmosfera di carità, ottenendo per noi dal Signore tutte le grazie necessarie per il nostro bene spirituale e materiale, per la nostra vita terrena e per quella eterna. In particolare ottienici la grazia che in questo momento ci sta molto a cuore. Così sia.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/maria-goretti-183x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/maria-goretti-183x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/46.pdf
«Accetto la morte in nome di Gesù e della Chiesa”. Vita di S. Tommaso Becket… pag. 10»

https://www.agerecontra.it/2018/06/della-festa-dei-santi-pietro-e-paolo/
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/stained-glass78a-300x276.jpg


http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
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«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
http://www.domusmarcellefebvre.it/
CATECHISMO- PIO X - domusmarcellefebvre110815
Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»




https://www.agerecontra.it/

http://www.cmri.org/ital-index.html

http://www.centrostudifederici.org/

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http://www.crisinellachiesa.it/

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https://www.facebook.com/pietroferrari1973/

“Non Una Cum - Roman catholics sedevacantists.”
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"Serto di fiori aulentissimi in onore di Santa Maria Goretti Di Piergiorgio Seveso."
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Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.it)
http://tradidiaccepi.blogspot.it

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«Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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“I VENERDÌ DEL MESE DI LUGLIO.
DIVOZIONE AL PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO.
1. Invito a questa Divozione.
Basta esser cristiano per professare una special divozione al Sangue divino di Gesù Cristo. Desso infatti è nientemeno che il prezzo con cui tutti gli uomini furono riscattati dalla schiavitù dell'inferno, quel mosto misterioso colla cui aspersione l'anima nostra si purificò d'ogni macchia e divenne oggetto di compiacenza agli occhi di Dio, quella mediazione che è sempre efficace ad ottenere misericordia, più che non fosse il sangue di Abele a domandare vendetta; quella fonte sempre patente da cui ognuno può trarre con gaudio acque di misericordia e di grazia. Di qui è che il Grisostomo la chiamava "Salvezza delle anime", san Tommaso "Chiave dei tesori celesti", sant'Ambrogio "Oro prezioso d'infinito valore", san Bernardo "Tromba che altamente risuona misericordia e clemenza", e santa Maria Maddalena de' Pazzi "Pegno e Caparra di vita eterna".
Egli è perciò che Eugenio IV, Paolo III, Paolo IV, Gregorio XIII accordarono numerosi privilegi alla confraternita del prezioso Sangue eretta nella Chiesa di Santa Maria in Vado in Roma. Questa pia Unione venne poi confermata in perpetuo nel 1585 da Sisto V. Venuta però in qualche decadenza una sì pia istituzione, si adoperò per rilevarla il canonico Gaspare del Buffalo, di cui vassi ora inoltrando in Roma il processo di canonizzazione (N.d.A. canonizzato da Pio XII nel 1954). Né furono vani i suoi sforzi, perocché in poco d'ora vide divenute famigliarissime in Roma e in molti altri paesi le sante pratiche da lui suggerite, specialmente quella delle Sette Offerte costituenti la corona del Preziosissimo Sangue, nonché quella di un mese intero, e specialmente quello di giugno, parzialmente destinato a questo culto.
A questo dilatamento, che va sempre crescendo, contribuì non poco l'istituto dei Missionarj detti del Preziosissimo Sangue, fondati dallo stesso Canonico, non che Mons. Strambio vescovo di Macerata che ne fu sempre divotissimo. Nelle vicinanze di Roma, nei villaggi di Genzano, di Laricia, di Nemi, niente è più comune che il trovar scritto sopra le porte: Viva il Sangue di Gesù Cristo. Ciò ricorda l'efficacia della predicazione di Gaspare del Buffalo che riesciva a radicare da per tutto il culto ch'ei professava pel primo, e quindi mettere tutte le case sotto la protezione del Sangue di Gesù Cristo, come le case degli Ebrei in Egitto erano sotto il patrocinio del Sangue dell'Agnello che bastava, da sé solo, a preservarle dalla spada dell'Angelo sterminatore.
Professate dunque ancor voi una divozione particolare al Sangue SS. di Gesù Cristo, e una felice esperienza vi obbligherà a confessare col Crisostomo, che questo Sangue adorabile è un fiume misterioso che irriga tutta la terra, e la feconda e la adorna d'ogni più bella specie di alberi, ciascheduno dei quali produce a suo tempo i frutti più belli e più saporosi. (...) (da Mons. Giuseppe Riva, Manuale di Filotea, Bertarelli, Milano 1901)”
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“SANTA MARIA GORETTI
Vergine e Martire.
Doppio di I classe (ove patrona).
Doppio (altrove).
Paramenti rossi.
Nascita: Corinaldo, 16 ottobre 1890.
Morte: Nettuno, 6 luglio 1902.
Canonizzazione: Piazza San Pietro, il 24 giugno 1950 da papa Pio XII.
Santuario principale: Santuario di Nostra signora delle Grazie e di Santa Maria Goretti, Nettuno.
Attributi: Palma.
Patrona di: Latina, Agro pontino, Figlie di Maria, gioventù.
SANTA MESSA
Maria Goretti è l'Agnese del secolo XX, la Martire della Purezza e della Bontà. Per la difesa della sua castità fu trafitta a morte da Alessandro Serenelli, il quale poi, perdonato dalla fanciulla prima di spirare, si convertirà. Maria passava alla gloria celeste il 6 luglio 1902. Pio XII la beatificò (1947) e la canonizzò (1950). Alla sua canonizzazione assistettero la madre, i fratelli, le sorelle e l'assassino redento.
https://sardiniatridentina.blogspot.com/2017/07/santa-maria-goretti-vergine-e-martire.html?m=1
* BIOGRAFIA COMPLETA DELLA SANTA
Nacque a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890, figlia dei contadini Luigi Goretti e Assunta Carlini, Maria era la seconda di sei figli. I Goretti si trasferirono presto nell'Agro Pontino. Nel 1900 suo padre morì, la madre dovette iniziare a lavorare e lasciò a Maria l'incarico di badare alla casa e ai suoi fratelli. A undici anni Maria fece la Prima Comunione e maturò il proposito di morire prima di commettere dei peccati. Alessandro Serenelli, un giovane di 18 anni, s' innamorò di Maria. Il 5 luglio del 1902 la aggredì e tentò di violentarla. Alle sue resistenze la uccise accoltellandola.Maria morì dopo un'operazione, il giorno successivo, e prima di spirare perdonò Serenelli. L'assassino fu condannato a 30 anni di prigione. Si pentì e si convertì solo dopo aver sognato Maria che gli diceva avrebbe raggiunto il Paradiso. Quando fu scarcerato dopo 27 anni chiese perdono alla madre di Maria. Maria Goretti fu proclamata santa nel 1950 da Pio XII. (...)
Santa Maria Goretti (http://www.santiebeati.it/dettaglio/28150)
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“IN OCTAVA SACTORUM APOSTOLORUM PETRI ET PAULI
(Ottava dei Santi Apostoli Pietro e Paolo)
Doppio maggiore.
Paramenti rossi.
SANTA MESSA
Oggi termina, con una Messa speciale, il concerto di lodi che da otto giorni la Chiesa innalza ai due Apostoli Pietro e Paolo, i cui nomi sono eterni (Introito, Epistola).
* Sermone di san Giovanni Crisostomo.
Presso Metafraste.
Quali grazie vi renderemo, o beati Apostoli, per tante fatiche che avete sostenuto per noi? Mi sovvengo di te, o Pietro, e ne rimango stupito: mi ricordo di te, o Paolo, e, fuori di me, mi struggo in lacrime. Non so che dire, non so profferir parola, contemplando le vostre sofferenze. Quante prigioni avete santificato? Quante catene avete onorato? Quanti tormenti sostenuto? Quante maledizioni tollerate? Come avete portato lontano il Cristo? Come avete allietate le Chiese colla vostra predicazione? Le vostre lingue sono strumenti benedetti: le vostre membra sono state coperte di sangue per la Chiesa. Voi avete imitato Cristo in tutto: «In tutta la terra si è sparsa la vostra voce, e le vostre parole son giunte sino ai confini dell'orbe terrestre» (Ps. 18,5).
Godi, o Pietro, cui fu concesso di assaporare il legno della croce di Cristo. E a somiglianza del Maestro tu volesti essere crocifisso, ma non diritto, come Cristo Signore, sibbene colla testa verso terra, quasi per incamminarti dalla terra al cielo. Beati i chiodi che hanno trapassato membra sì sante. Tu con ogni fiducia rimettesti l'anima tua nelle mani del Signore, tu che servisti assiduamente lui, la Chiesa sua sposa, tu che, il più fedele di tutti gli Apostoli, amasti il Signore con tutto l'ardore del tuo spirito.
Godi anche tu, o beato Paolo, che avesti recisa la testa dalla spada, e le cui virtù non si possono spiegare con parole. Quale spada poté mai trapassare la santa tua gola, questo strumento, dico, del Signore, ammirato dal cielo e riverito dalla terra? Qual luogo raccolse il tuo sangue, che apparve bianco come latte sulla veste di chi ti percosse? E che addolcendo miracolosamente l'anima di quel barbaro, lo convertì alla fede insieme coi suoi compagni? Questa spada sia per me come una corona, e i chiodi di Pietro come gemme incastonate in un diadema.
- Al Vangelo.
** Omelia di san Girolamo Prete.
Libro 2 Commento al cap. 14 di Matteo.
Il Signore comandò ai discepoli di passare dall'altra riva e li obbligò a montare in barca. Con questa maniera di parlare si fa vedere che essi si allontanarono a malincuore dal Signore, non volendo per amor del Maestro, separarsene neppure un momento. «Ed egli, licenziate le turbe, salì solo su un monte a pregare» (Matth. 14,23). Se si fossero trovati con lui i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, che avevano visto la gloria della sua trasfigurazione, forse sarebbero saliti sul monte con lui; ma la turba non può seguirlo sulle alture, s'egli non l'ha istruita presso il mare, sul lido, e nutrita nel deserto.
Quanto poi all'essere salito solo a pregare, non riferirlo a colui che con cinque pani saziò cinquemila persone, senza contare i piccoli e le donne; ma a colui, che, udita la morte di Giovanni, si ritirò nella solitudine: non già perché noi ammettiamo due persone nel Signore, ma perché distinguiamo le operazioni che fa come Dio e che fa come uomo. «Frattanto la barca in mezzo al mare era sbattuta dalle onde» (Matth.14,24). Ben a ragione gli Apostoli si erano allontanati a malincuore e per forza dal Signore, credendo di far naufragio in sua assenza.
Finalmente, mentre il Signore se ne sta sulla cima del monte, d'un tratto si leva un vento contrario, e sconvolge il mare, e gli Apostoli corrono pericolo; e la tempesta continua a minacciarli di naufragio, finché non giunge Gesù. «Ma circa le tre del mattino egli andò verso di loro camminando sul mare» (Matth. 14,25). Le stazioni e vigilie militari si dividevano in spazi di tre ore. Dicendo dunque, che il Signore andò verso di loro circa le tre del mattino, ci mostra che stettero in pericolo tutta la notte; e ciò per significare che sul finir della notte, cioè alla fine del mondo, egli porgerà aiuto ai suoi.”
https://tradidiaccepi.blogspot.com/2017/07/ottava-dei-santi-apostoli-pietro-e-paolo.html?m=1
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Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
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6 juillet : Sainte Maria Goretti, Vierge et martyre (1890-1902) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/6-juillet-sainte-maria-goretti)
“6 Juillet : Sainte Maria Goretti, Vierge et martyre (1890-1902).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/3315/3038/4903/07_06_sainte_maria_goretti.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/3315/3038/4903/07_06_sainte_maria_goretti.jpg


6 juillet : Saint Thomas More, Martyr (1487-1535) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/6-juillet-saint-thomas-more)
6 juillet : Saint Thomas More, Martyr (1487-1535)
http://liguesaintamedee.ch/application/files/6415/3038/4908/07_06_saint_thomas_more.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/6415/3038/4908/07_06_saint_thomas_more.jpg





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“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare sant’Isaia Profeta, il quale, sotto il Re Manàsse, morì segato in due parti, e fu sepolto sotto la quercia di Rogel, vicino alla corrente delle acque. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti di questo Santo, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, sant’Isaia Profeta possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”

“+ O piccola Maria Goretti che sacrificasti la vita per conservare illibata la tua verginità e che, morente, perdonasti al tuo uccisore promettendo di pregare per lui dal Cielo, aiutaci a superare noi stessi nel difficile cammino di questo mondo così profondamente sconvolto dalle più violente passioni. Ottienici la grazia della purezza dei costumi e quella di un grande amore verso i nostri fratelli. Tu, che uscita da un’umile famiglia di contadini, per la tua eroica vittoria sul male e il glorioso martirio volasti al Cielo con l’aureola della santità, ottienici la pace, la fede, il lavoro fecondo in una nuova atmosfera di carità, ottenendo per noi dal Signore tutte le grazie necessarie per il nostro bene spirituale e materiale, per la nostra vita terrena e per quella eterna. In particolare ottienici la grazia che in questo momento ci sta molto a cuore. Così sia. +”
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“Quando i missionari cattolici entrarono la prima volta nel Perù, successe, fra tanti altri, anche questo fatto. Un barbaro principe, a capo d’una di quelle selvagge tribù, portava la desolazione in mezzo a quei poveretti che si erano convertiti alla fede cristiana. Quel principe, non so per quale gusto infernale, si compiaceva d’insultare e di profanare le sacre immagini che i missionari davano ai fedeli. Quando poteva avere in mano un’immagine a cui fare sfregio, egli sguazzava in una feroce allegria. Al suo passaggio i poveri cristiani fuggivano e salvavano, come potevano, gli oggetti di devozione.Prosegue:
https://www.sursumcorda.cloud/articoli/racconti-miracolosi/1754-racconti-miracolosi-n-68-il-barbaro-principe-del-peru-convertito-dal-crocifisso.html
- Racconti miracolosi n° 68. Il barbaro Principe del Perù convertito dal Crocifisso.”
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https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/36743290_1769844289718639_9134332644639637504_n.jp g?_nc_cat=0&oh=b1474e8d48ab203f5a87c85370ea67da&oe=5BA38ED6


“Mio Dio, io Vi prometto di aver sino al mio ultimo respiro, ogni volta che batterà il mio cuore, che passerò innanzi ad una Chiesa, o dinanzi ad una Croce, che sarò tentata/o, che incontrerò persone, andando, venendo, lavorando, ricreandomi, l’intenzione di offrirvi tante volte quanti sono i secondi della giornata, i granelli di sabbia sulla terra, gli atomi nell’aria: i meriti di Nostro Signore Gesù Cristo, i suoi digiuni, le sue penitenze, la sua dolorosa passione, il suo sangue adorabile, le sue umiliazioni, e la sua morte.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/36621656_1767145616655173_4398079457798127616_n.jp g?_nc_cat=0&oh=b83ae510da2e66f066557c50450edcc4&oe=5BEAF181


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/36621656_1767145616655173_4398079457798127616_n.jp g?_nc_cat=0&oh=b83ae510da2e66f066557c50450edcc4&oe=5BEAF181







06 Luglio - Santa Maria Goretti (http://www.preghiereperlafamiglia.it/santa-maria-goretti.htm)
http://www.preghiereperlafamiglia.it/santa-maria-goretti.htm
“06 LUGLIO SANTA MARIA GORETTI Corinaldo, 16 ottobre 1890 - Nettuno, 6 luglio 1902.
Nacque a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890, figlia dei contadini Luigi Goretti e Assunta Carlini, Maria era la seconda di sei figli. I Goretti si trasferirono presto nell'Agro Pontino. Nel 1900 suo padre morì, la madre dovette iniziare a lavorare e lasciò a Maria l'incarico di badare alla casa e ai suoi fratelli. A undici anni Maria fece la Prima Comunione e maturò il proposito di morire prima di commettere dei peccati. Alessandro Serenelli, un giovane di 18 anni, s' innamorò di Maria. Il 5 luglio del 1902 la aggredì e tentò di violentarla. Alle sue resistenze la uccise accoltellandola. Maria morì dopo un'operazione, il giorno successivo, e prima di spirare perdonò Serenelli. L'assassino fu condannato a 30 anni di prigione. Si pentì e si convertì solo dopo aver sognato Maria che gli diceva avrebbe raggiunto il Paradiso. Quando fu scarcerato dopo 27 anni chiese perdono alla madre di Maria. Maria Goretti fu proclamata santa nel 1950 da Pio XII. (Avvenire)
PREGHIERA A SANTA MARIA GORETTI
Salve, o soave ed amabile santa! Martire sulla terra ed Angelo in cielo! Dalla tua gloria volgi lo sguardo su questo popolo che ti ama, che ti venera, che ti glorifica, che ti esalta. Sulla tua fronte tu porti chiaro e fulgente il nome vittorioso di Cristo; sul tuo volto virgineo è la forza dell’amore, la costanza della fedeltà allo sposo divino; tu sei sposa di sangue, per ritrarre in te l’immagine di Lui. A te, potente presso l’agnello di Dio, affidiamo questi i nostri figli e figlie. Essi ammirano il tuo eroismo, ma anche vogliono essere tuoi imitatori nel fervore della fede e nella incorruttibile illibatezza dei costumi. A te i padri e le madri ricorrono, affinché tu li assita nella loro missione educativa. In te per le nostre mani trova rifugio la fanciullezza, e la gioventù tutta, affinchè sia protetta da ogni contaminazione e possa incedere per il cammino della vita nella serenità e nella letizia dei puri di cuore. Così sia. (Papa Pio XII).”


06 luglio (http://www.preghiereperlafamiglia.it/_luglio/06-luglio.htm)
http://www.preghiereperlafamiglia.it/_luglio/06-luglio.htm
“IL SANGUE CHE PACIFICA CON DIO
6° GIORNO
MEDITAZIONE
Dopo il diluvio universale Noé offrì a Dio un sacrificio di lode e di grazie ed ecco che l'arcobaleno appare all'orizzonte, come per avvolgere in un solo amplesso il cielo e la terra. Dio, placato, giurò che mai avrebbe distrutto i viventi sulla terra. Il sacrificio offerto da Noé era soltanto la figura dell'immolazione di Cristo, che, col sacrificio del proprio Sangue, avrebbe pacificato l'umanità con Dio. Cos'è il peccato se non un atto di guerra dell'uomo contro il suo Creatore? L'atto di guerra genera inimicizia. È l'uomo che, ribellandosi a Dio, diventa suo nemico, ne provoca l'ira ed i castighi. Il Sangue di Gesù è stato versato per cancellare questo stato di guerra. I quattro angeli dell'Apocalisse che Dio manda per punire il mondo, odono una voce: «Non versate il calice della vendetta, perché prima si devono segnare coloro che ne dovranno essere preservati». «E chi sono costoro?» domandano gli angeli. La voce risponde: «Coloro che lavarono le proprie anime nel Sangue dell'Agnello». Quanta bontà del Signore verso di noi! Non solo ci ha purificati col suo Sangue, ma ha voluto anche dimenticare tutte le nostre colpe e ci ha proclamati suoi figli prediletti. Rispondiamo anche noi con l'amore a tanto amore. Quale nera ingratitudine sarebbe la nostra se osassimo offenderlo e tradirlo col peccato, proprio mentre egli, con paterno amplesso ci stringe al suo Cuore.
ESEMPIO
I santi, che più degli altri conoscono il valore di un'anima, si sono adoperati in tutti i modi per salvare non solo la propria, ma anche quelle del prossimo. Un apostolo instancabile fu S. Francesco Saverio, della Compagnia di Gesù, da S. Gaspare scelto a protettore dei Missionari e delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo. Egli abbandonò gli onori e le comodità del suo nobile casato, entrò nella Compagnia di Gesù e solcò gli oceani per portare la fede di Cristo nelle Indie e in Giappone. Il Crocifisso era la sua spada conquistatrice. Un giorno, viaggiando sul mare in burrasca, gli fu strappato dalla furia delle onde, ma lo riebbe inaspettatamente da un grosso granchio il giorno dopo, mentre era in preghiera sulla spiaggia. Dopo l'India e il Giappone, assetato ancora di anime, tentò di penetrare in Cina, ma non poté coronare il suo sogno, perché Dio volle chiamarlo al premio di tante fatiche. Morì nell'Isola di Sanciano, di fronte a Canton, il 3 dicembre 1552. Quel braccio, che battezzò migliaia di infedeli, è esposto nella chiesa del Gesù in Roma.
Fioretto. - Se per disgrazia cadrò in peccato, penserò alla grande dolcezza che si prova quando si è in pace con Dio, gli chiederò subito perdono e mi confesserò al più presto.
Giaculatoria. - Agnello di Dio, che col tuo Sangue togli i peccati del mondo, abbi pietà di me.”


6° giorno: Il sangue che pacifica con Dio (http://www.stellamatutina.eu/6-giorno-il-sangue-che-pacifica-con-dio/)
http://www.stellamatutina.eu/6-giorno-il-sangue-che-pacifica-con-dio/
“6° giorno: Il sangue che pacifica con Dio.”




https://it.wikipedia.org/wiki/Tommaso_Moro
“Thomas More, latinizzato in Thomas Morus e poi italianizzato in Tommaso Moro (Londra, 7 febbraio 1478 – Londra, 6 luglio 1535), è stato un umanista, scrittore e politico cattolico inglese; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica, canonizzato come martire da papa Pio XI nel 1935.”




Associazione legittimista Trono e Altare: Martiri del Cattolicesimo Inglese : SAN TOMMASO MORO (http://associazione-legittimista-italica.blogspot.com/2012/09/martiri-del-cattolicesimo-inglese-san.html)
http://associazione-legittimista-italica.blogspot.com/2012/09/martiri-del-cattolicesimo-inglese-san.html
"Martiri del Cattolicesimo Inglese : SAN TOMMASO MORO
San Tommaso Moro
Thomas More, italianizzato in Tommaso Moro (Londra, 7 febbraio 1478 – Londra, 6 luglio 1535).
Questo magistrato, martire della fedeltà alla Santa Sede, nacque a Londra il 7-2-1478 dal giudice Giovanni. Dopo i primi studi, fu posto come paggio nella casa dell'arcivescovo di Canterbury, cancelliere del Regno e maestro insigne di Oxford, Giovanni Morton, il quale, intravedendo nel talento di lui l'eccezionale avvenire che lo attendeva, lo mandò (1492) a compiere gli studi umanistici presso l'università di Oxford. Il More poté beneficiare dei più celebri maestri del tempo, tra cui l'austero canonico Giovanni Colet da lui scelto come confessore.
Il padre non condivideva l'amore del figlio per le lettere. Dapprima gli lesinò i soldi. "È perciò - scriverà il figlio - che non potei adagiarmi in alcun vizio, ne in alcun piacere e che non spesi il tempo in divertimenti vani e indegni. Non sapevo che cosa fosse la lussuria e non ho mai imparato a scialacquare il denaro: in una parola, altro non amavo e ad altro non pensavo che ai mie studi". Lo richiamò quindi a Londra (1494) per i corsi di giurisprudenza. Tommaso ubbidì senza discutere e si perfezionò a tal punto nell'arte delle pandette che, a ventitré anni, fu chiamato a difendere le prime cause e a venticinque fu eletto membro del Parlamento. Non abbandonò frattanto il greco, il latino e il francese, e alla lettura dei classici e dei Padri della Chiesa aggiunse lo studio della matematica e della filosofia. Il ciclo di conferenze ad alto livello tenuto nella chiesa di S. Lorenzo sul De Civitate Dei contribuì a renderlo noto a tutto il mondo intellettuale di Londra. Il suo "hobby" preferito tra tante occupazioni, oltre il suono della viola e del flauto, era l'osservazione delle forme e delle abitudini degli animali e degli uccelli di cui aveva riempito la casa. Detestò il gioco del tennis, dei dadi e delle carte, ma si dilettò di tutte le più serie occupazioni umane e coltivò l'amicizia. Dall'incontro a Londra con Erasmo di Rotterdam (1499), principe degli umanisti, in viaggio verso Oxford, nacque una stima che non venne mai meno. "Se volete una modello perfetto di amicizia - scriverà Erasmo - non ne troverete uno più perfetto di More. In compagnia è così gentile e dolce, che anche i più malinconici diventano allegri, e non vi è dolore che egli non sappia alleviare".
Il segreto di questo suo benefico influsso risiedeva nell'intensità della sua vita spirituale. Sappiamo difatti che fin d'allora egli portava il cilicio, usava la disciplina e digiunava; di notte si alzava alle due per studiare e pregare fino alle sette; la mattina, rivestito di cotta, ascoltava la messa e faceva sovente la comunione. La sua carità non conobbe limiti nel soccorrere i miserabili. Quando la posizione sociale gli vieterà di scendere personalmente nei bassifondi, farà portare loro monete d'oro da qualcuno dei suoi familiari, li chiamerà alla propria mensa e prenderà addirittura in affitto una casa accanto alla sua per mantenervi poveri e malati. Quando giunse il tempo di decidersi sul genere di vita da abbracciare, il More andò ad abitare nella foresteria della Certosa. Dopo quattro anni di riflessioni decise di essere un marito casto anziché un sacerdote impuro.
Nel 1505 sposò Jane Colet che gli diede quattro figli. Rimasto vedovo (1511), si risposò dopo un mese con Alice Middleton, stagionata vedova di un mercante e per giunta petulante e ambiziosa. Nonostante tutto, quell'unione fu felice. "Di rado - fu costretto ad ammettere lo stesso Erasmo - si trova un marito che ha ottenuto dalla moglie, con autorità e severità, tanta compiacenza quanta il More ne ha ottenuta per mezzo dell'adulazione scherzosa...". E aggiunse: "Allo stesso modo egli comanda a tutti coloro che appartengono alla casa, dove non vi è litigio alcuno. Se ne sorgono, egli interviene immediatamente, e li fa cessare, senza serbare né far serbare rancore".
Ai suoi figli volle che fosse impartita un'educazione basata sulla cultura, ma soprattutto sulla religione. Al loro precettore un giorno scrisse: "Benché io, a tutti i tesori dei re, preferisca il sapere, sono tuttavia convinto che anche la più grande fama acquisita con la scienza, se non è accompagnata da una vita buona, altro non è che splendida infamia". Per la sua opposizione all'eccessiva esazione del re Enrico VIII, suo padre fu gettato nella torre di Londra e vi fu trattenuto finché non ebbe pagato una forte multa.
Quando salì al trono Enrico VIII, il More se ne acquistò talmente il favore che nel 1510 fu eletto vicesceriffo di Londra, cioè consulente legale del consiglio comunale, e nel 1515 fu inviato nelle Fiandre quale ambasciatore, dove seppe difendere così bene i colossali interessi commerciali inglesi che, quando ritornò, meritò una pensione a vita di cento sterline. Nauseato dalle controversie dei mercanti e dall'avidità degli uomini, si era divertito allora a scrivere l'Utopia, una critica all'organizzazione sociale inglese e alle consuetudini machiavelliche della politica europea. Nel suo stato immaginario, in un'isola immaginaria, con la comunanza dei beni permetteva il divorzio, il suicidio e l'eutanasia. A suo dire il libro non rappresentò che un prodotto di momenti non controllati.
Nel 1517 Tommaso ricevette l'ordine di partire per Calais allo scopo di saggiare il terreno, come ambasciatore, per la stipulazione di un trattato segreto con Francesco I, re di Francia. L'esito favorevole lo incatenò irrimediabilmente, contro sua voglia, alla vita politica. Enrico VIII lo scelse, difatti (1518), quale membro del Consiglio privato della corona di cui faceva parte Giovanni Fisher, vescovo di Rochester, e poi maestro delle suppliche. Erasmo commenterà: "Egli non è salito per questo in superbia. Anzi, ricorda i suoi amici più umili, e ogni tanto ritorna alla letteratura, che tanto ama... Ha un grande desiderio di far del bene, e il suo cuore è così compassionevole che, più atti di carità egli compie, più ne vorrebbe compiere. Soccorre gli uni con denaro, protegge gli altri con la sua autorità, e altri ancora promuove col suo appoggio. Se non può agire altrimenti, aiuta almeno con i consigli e non allontana mai nessuno senza aver fatto qualcosa per lui. Sembra proprio che sia stato designato alla sua carica per sollevare tutti i bisognosi".
Nel 1521 il More, nominato cavaliere, fu trasferito dall'ufficio di Maestro delle Suppliche a quello di Sottotesoriere, le cui attribuzioni corrispondevano press'a poco a quelle odierne di Cancelliere dello scacchiere. Il re lo volle costantemente a portata di mano, sia a corte che nei suoi viaggi per l'interno del paese, finché, per le insistenze del cardinale Tommaso Wolsey, gran cancelliere d'Inghilterra, fu eletto alla carica di Presidente della Camera dei Comuni (1524), e l'anno successivo ebbe il titolo di cancelliere del ducato di Lancaster.
Nel primo periodo del suo regno Enrico VIII si mostrò fervente e sincero sostenitore dell'antica fede. Contro Lutero, scomunicato da Leone X nel 1520, scrisse un'opera in difesa dei sette sacramenti che gli valse le ire dell'eresiarca e il titolo di Difensore della fede da parte del papa (1521). In seguito, però, la sfrenata passione per la dama di corte Anna Bolena lo portò a desiderare il ripudio di Caterina d'Aragona, vedova di suo fratello Arturo, che aveva sposato con la dispensa d'affinità di primo grado, e dalla quale aveva avuto soltanto una figlia, Maria. Verso la fine del 1527 il re chiese al More il suo parere sull'annullamento del matrimonio, ma non trovò che una netta opposizione. Deciso a sposare Bolena ad ogni costo per avere un erede maschio al trono, costrinse il cardinale Wolsey a lasciare il cancellierato perché non era riuscito ad agganciare il papa ai suoi disegni. Al suo posto chiamò Tommaso More nella speranza di fargli cambiare proposito. Il santo accettò a malincuore. Era il primo laico che occupava quella carica (1529). Invitato ancora una volta a riconsiderare la questione del ripudio di Caterina, mantenne il proprio atteggiamento e si limitò agli stretti doveri di cancelliere. La sua posizione si fece più delicata quando il re, agli inizi del 1531, pretese essere riconosciuto capo supremo della Chiesa d'Inghilterra. Nel riferire al parlamento le giustificazioni del re riguardo alla propria condotta, non andò oltre al puro compito di portavoce. Il 12-5-1532 l'arcivescovo di Canterbury Warham, in seguito a pressione reale, presentò l'atto di sottomissione del clero con la clausola: "Con quei limiti che la legge di Cristo consente". Lo stesso giorno il More si dimise per motivi di salute, e si ritirò a vivere nella sua casa di Chelsea.
Per diciotto mesi il re lo lasco tranquillo, poi decise di piegarlo. L'ex-cancelliere, compreso fra gli aderenti alla visionaria Elisabetta Barton, che aveva profetizzato disgrazie a Enrico VIII se avesse cercato di contrarre un nuovo matrimonio, fu interrogato da una commissione (6-3-1534), ma non piegò e, tornato nella sua casa di campagna, si difese, anche per scritto, da tutte le accuse. Il 7-4-1534 fu chiamato a giurare l'atto di successione: si dichiarò disposto a giurare la successione della discendenza di Anna Bolena, e non il resto che implicava il riconoscimento del divorzio e il ripudio dell'autorità papale. Fu allora imprigionato nella Torre di Londra dove restò fino al 1-7-1535 quando, processato per alto tradimento, fu condannato a morte per decapitazione.
Fino alla fine Tommaso More mostrò un'incrollabile fedeltà alla sua coscienza di cattolico anche quando, la figlia prediletta o la moglie, lo consigliavano a cedere almeno esternamente. Un giorno dichiarò loro risolutamente "di anteporre l'eterna salvezza ai pochi anni di vita che gli sarebbero rimasti". Al momento del supplizio (6-7-1535) chiamò gli spettatori attoniti a testimoni che, com'egli moriva leale e buon servitore del sovrano, così prima di tutto era servo di Dio, e affrontava il supremo sacrificio della vita nella fede e per la fede della santa Chiesa Cattolica. Il suo intimo amico Giovanni Fisher due settimane prima aveva fatto lo stesso.
Avanzò quindi verso il ceppo, davanti al quale s'inginocchiò per la recita del Miserere. Poi si rialzò in piedi, e quando il boia gli si avvicinò per chiedergli perdono, lo baciò affettuosamente e gli mise in mano una moneta d'oro. Poi gli disse: "Tu mi rendi oggi il più grande servizio che un mortale mi possa rendere. Solo sta attento: il mio collo è corto. Vedi di non sbagliare il colpo. Ne andrebbe della tua riputazione". Non si lasciò legare. Da sé si bendò gli occhi con uno straccetto che s'era portato appresso. Quindi, senza fretta, si coricò lungo disteso, appoggiando il collo sul ceppo, che era molto basso. Inaspettatamente si rialzò con un sorriso sul labbro, raccolse con una mano la barba e se la collocò di lato celiando: "Questa per lo meno non ha commesso alcun tradimento".
La morte di Tommaso More destò grande commozione nel mondo. Erasmo esclamò: "In Moro mihi videor extinctus! Mi par di morire con lui!". Gli ambasciatori inglesi ricevettero dal loro governatore istruzioni affinchè si sforzassero di dimostrare che "tutto si era svolto nella più perfetta legalità...". Il More fu canonizzato con Giovanni Fisher il 19-5-1935 da Pio XI tra il riconoscimento persino degli ambienti anglicani ammirati del loro eroismo religioso.
Leone XIII ne aveva confermato il culto il 9-12-1886."





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“6 luglio 2018: OTTAVA dei Santi Pietro e Paolo.”
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“L'omaggio di Radio Spada a Santa Maria Goretti, martire della purezza. (Festa 6 luglio). Assassinata il 6 luglio 1902, beatificata il 27 aprile 1947, canonizzzata infallbilmente da Papa Pio XII il 24 giugno 1950.”
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“Roma, notte fra il 5 e il 6 luglio 1809 : Arresto e deportazione di Pio VII.
Alzatosi Pio VII dalla sedia, in aria maestosa ed autorevole, ricordandosi di esser Principe temporale e Vicario di Gesù Cristo, esclamò: “Non posso, non debbo, non voglio: ho promesso a Dio di conservare alla Chiesa i suoi Stati ed i suoi diritti, e non mancherò mai al pronunciato giuramento ... Ho detto che veruna cosa mi rimuoverà. Eccomi pronto a versare l’ultima stilla del mio sangue ed a perdere in quest’istante la vita, prima di violare la promessa da me fatta a Dio”.
(Erasmo Pistolesi, Vita del Sommo Pontefice Pio VII, Roma, 1824, Tomo II, p. 276)”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/36759685_2186531981376459_2714829208390991872_n.jp g?_nc_cat=0&oh=4948750983a10326b9b728ff26c5f84c&oe=5BA8268C


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/36759685_2186531981376459_2714829208390991872_n.jp g?_nc_cat=0&oh=4948750983a10326b9b728ff26c5f84c&oe=5BA8268C


“Il 6 luglio 1758 Clemente XIII della Torre Rezzonico viene esaltato al Sommo Pontificato.”
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https://www.radiospada.org/2016/06/thomas-more-un-martire-per-lutopia/
https://www.radiospada.org/2015/08/san-tommaso-moro-martire-dellindissolubilita-del-matrimonio-in-vista-del-sinodo-sulla-famiglia/
“San Tommaso Moro, martire dell’indissolubilità del Matrimonio. (...)
Fu per la dolce fermezza nel non rinnegare questi principi basilari della morale domestica cristiana che San Tommaso Moro fu decapitato il 6 luglio 1535, quindici giorni dopo di un altro santo martire del matrimonio e della supremazia della Chiesa sul potere temporale, il vescovo Giovanni Fisher.
I due santi martiri passarono gli ultimi anni della loro vita a marcire nella torre di Londra da dove Tommaso scrisse il “De Tristitia Christi” conosciuto come “Gesù al Getsemani”, libro che testimonia la Passione che dovette affrontare per amore della verità, per amore della giustizia, per amore di Gesù Cristo. Sul patibolo San Tommaso, padre di famiglia di vita integerrima, autentico cristiano e fedele suddito della corona chiese agli astanti di pregare per il Re, e al boia che piangeva per essersi trovato a dover mettere a morte un santo disse: “Non ti affliggere, con questo colpo d’ascia tu mi mandi in Paradiso” e con triste ironia aggiunse: “colpisci bene perché ho il collo corto”. (...) Dunque, non ci resta che scegliere. Santi Tommaso Moro e Giovanni Fisher: pregate per noi.”

“Sir Thomas More. cattolico romano, assassinato il 6 luglio 1535 per ordine del novello Decio, Enrìco VIII Tudor.
Beatificato da Papa Leone XIII il 29 dicembre 1886, canonizzato infallibilmente da Papa Pio XI il 19 maggio 1935.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/36686039_2186247044738286_247127307200757760_n.jpg ?_nc_cat=0&oh=19e248fed6e7af83288dcde9a833840d&oe=5BA5ED0D


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/36686039_2186247044738286_247127307200757760_n.jpg ?_nc_cat=0&oh=19e248fed6e7af83288dcde9a833840d&oe=5BA5ED0D





ONORE A THOMAS MOORE e a tutti i MARTIRI CATTOLICI INGLESI, all'epoca vittime della setta sovversiva anglicana ed oggi di quella ancor più infame vaticano-secondista che ne oltraggia la Memoria con la sua eresia pseudo-ecumenista nemica della vera Fede cattolica per la quale costoro sacrificarono la loro vita!!!
Preghiamo per la conversione degli anglicani, dei vaticano-secondisti e di tutti i non-cattolici, questa è la vera carità!!!
SAN THOMAS MOORE, PREGA PER NOI!!!
SANCTA MARIA GORETTI, ORA PRO NOBIS!!!
AVE MARIA!!!
PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNOR GESÙ CRISTO, MISERERE NOBIS!!!
Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!