PDA

Visualizza Versione Completa : L'acqua è un bene prezioso!



Gianmario
06-07-04, 15:12
Fonte: Area di Maggio (copiata a mano :eek: :eek: )

Vendere acqua al mondo
di Antonio Albanese

http://www.ariannaeditrice.it/saggi/oroblu.jpg

"All'improvviso tutto è chiaro: il mondo sta finendo le riserve di acqua dolce". Questo è il grido d'allarme lanciato da due studiosi nordamericani Maude Barlow e Tony Clarke in Oro Blu. La battaglia contro il furto mondiale dell'acqua (Arianna editrice, pp.284, 14 euro; www.ariannaeditrice.it) e fin qui nulla di nuovo. Chia abbia letto le opere di Vandana Shiva, e del gruppo di studiosi a lei vicino, sa bene qual è la risorsa più preziosa, e sa altrettanto bene che le prossime guerre si faranno non per il petrolio ma per l'acqua, "nuova" e basilare, risorsa strategica e geopolitica.
Quello che invece si stenta a comprendere è la qualità "politica" dell'acqua: per tutti noi è come l'aria, c'è sempre stata ed è sempre stata a disposizione di tutti, si tratta di uno di quei beni che vengono definiti commons , cioè beni comuni, universali e non commercializzabili perchè essenziali alla vita. Ebbene dal 2000, nel silenzio generale, non è più così. In quell'anno si tenne il Forum mondiale sull'acqua dell'Aia, e in quell'occasione l'acqua fu definita una merce , senza che i rappresentanti governativi di 140 nazioni si opposero, anzi...
In questo modo si aprì la strada al progetto delle grandi corporation transnazionali di vendere l'acqua agli assetati del mondo. Secondo la Banca Mondiale e le Nazioni unite, "l'acqua è un bisogno umano, non un diritto umano. Non è una questione di semantica, ma la diversa interpretazione è cruciale. Un bisogno umano può essere soddisfatto in molti modi, specialmente per le persone abbienti, ma nessuno può vendere un diritto umano". Nella sua logica, il ragionamento non fa una grinza. E le grandi compagnie hanno l'avallo della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale nella realizzazione di questo ambizioso progetto. Il loro ragionamento è chiaro: "L'acqua dovrebbe essere trattata alla stregua di ogni altro bene commerciale e il suo uso e la sua distribuzione dovrebbero essere stabiliti dalle regole del profitto".
Se pensiamo alla siccità, al dramma dei popoli assettati, ci viene subito in mente l'Africa. Ma ormai anche il cosiddetto ricco Occidente ne soffre: non ultimi gli stessi Stati Uniti. Nel 2001, nel Kentucky, più della metà delle 120 contee dello Stato fu in emergenza idrica; soffrì la sete, in altri termini. Se è questa la situazione negli USA, figurarsi in altre zone del mondo come il Medio Oriente e l'Africa. "Secondo le Nazioni unite, attualmente nel mondo ci sono 31 paesi che stanno affrontando una crisi idrica e la scarsità d'acqua. Più di un miliardo di persone non ha accesso ad acqua potabile e quasi tre miliardi non dispongono di servizi fognari e di smaltimento rifiuti".
Per noi, vissuti in un ambiente in cui l'acqua è sempre stata a portata di mano e di facile utilizzo, un mondo senza il prezioso elemento, un mondo simile al pianeta Dune descritto da Frank Herbert nell'omonimo ciclo, è fuori da qualunque possibile immaginazione; ma continuando a usarla a ritmo attuale, avvisano Barlow e Clarke, "ne rimarremo sprovvisti in breve".
In questo scenario si muovono le compagnie transanazionali, 45 mila in tutto, le cui prime 200 hanno un fatturato complessivo superiore alla somma delle economie di ben 182 delle 191 nazioni del mondo e hanno un reddito annuale quasi doppio rispetto a quello dei quattro quinti degli abitanti più poveri del pianeta. "Oggi, delle 100 principali economie mondiali, 53 sono rappresentate da compagnie transnazionali invece che da Stati-Nazione (...) il fatturato e i profitti delle prime 200 corporation del mondo hanno drammaticamente superato la crescita economica mondiale". Secondo Fortune del Maggio 2000: "L'acqua promette di essere per il XXI secolo quello che il petrolio è stato per il XX: una mecre preziosa, in grado di determinare la ricchezza delle nazioni (...) Se state cercando un rifugio sicuro in borsa, qualcuno che prometta guadagni stabili consistenti per tutto il secolo venturo, provate l'ultima novità in campo: l'acqua".
Tutti noi ricordiamo lo scandalo della Enron, ma pochi sanno che il fallimento del colosso statunitense fu preannunciato dal fallimento di una sua controllata, la Azurix, il cui presidente e responsabile esecutivo, Rebecca Mark del gruppo Enron, "non si sarebbe data tregua finchè tutta l'acqua del Pianeta non fosse privatizzata". Otto mesi dopo il collasso della Azurix, la Enron presentava richiesta di fallimento.
Ridefinire il modo con cui i consumatori si dissetano, questo è il loro obiettivo, in apparenza assurdo nella realtà mefistofelico.
E in tutto questo gioco dove sta la pubblica opinione? E' stata completamente e silenziosamente fatta fuori da un perverso intreccio di interessi economici e politici che rischiano di far saltare equilibri idrogeologici millenari.
Concludiamo con alcune cifre: "La quanità totale di acqua sulla Terra è di circa 1,4 miliardi di chilometri cubi (...) Se tutta l'acqua del Pianeta venisse solidificata in un cubo, ogni lato del cubo sarebbe lungo circa 1120 chilometri (...) La quantità di acqua dolce sulla Terra è di circa 36 milioni di chilometri cubi, appena il 2,6% del totale. Di questi solo 11 milioni di chilometri cubi, lo 0,77%, sono da considerare parte del ciclo idrico (...) Alla fine, gli esseri umani possono fare affidamento solo sui 34 mila chilometri cubi di pioggia, che costituiscono il "deflusso" annuo che ritorna al mare per mezzo dei fiumi, e sull'acqua del sottosuolo. Questa è la sola acqua considerata "disponibile" per il consumo umano, perchè può essere utilizzata senza incidere sulle limitate riserve idriche".
Per voi l'acqua è un diritto o un bisogno?

Gianmario
06-07-04, 15:19
Questa sera alla riunione di AG proporrò all'assemblea di fare un volantinaggio sul consumo dell'acqua, anche perchè Alessandria consuma in media 120 mq di acqua pro capite all'anno (la media UE è di circa 60 mq) cioè uno sproposito, e l'Italia è il terzo consumatore di acqua mondiale dopo Usa e forse Canada.
Invito gli altri frequentatori del forum a proporre iniziative simili anche nelle loro città!

Davide (POL)
08-07-04, 17:57
In Origine postato da Gianmario
Fonte: Area di Maggio (copiata a mano :eek: :eek: )

Vendere acqua al mondo
di Antonio Albanese

http://www.ariannaeditrice.it/saggi/oroblu.jpg

"All'improvviso tutto è chiaro: il mondo sta finendo le riserve di acqua dolce". Questo è il grido d'allarme lanciato da due studiosi nordamericani Maude Barlow e Tony Clarke in Oro Blu. La battaglia contro il furto mondiale dell'acqua (Arianna editrice, pp.284, 14 euro; www.ariannaeditrice.it) e fin qui nulla di nuovo. Chia abbia letto le opere di Vandana Shiva, e del gruppo di studiosi a lei vicino, sa bene qual è la risorsa più preziosa, e sa altrettanto bene che le prossime guerre si faranno non per il petrolio ma per l'acqua, "nuova" e basilare, risorsa strategica e geopolitica.
Quello che invece si stenta a comprendere è la qualità "politica" dell'acqua: per tutti noi è come l'aria, c'è sempre stata ed è sempre stata a disposizione di tutti, si tratta di uno di quei beni che vengono definiti commons , cioè beni comuni, universali e non commercializzabili perchè essenziali alla vita. Ebbene dal 2000, nel silenzio generale, non è più così. In quell'anno si tenne il Forum mondiale sull'acqua dell'Aia, e in quell'occasione l'acqua fu definita una merce , senza che i rappresentanti governativi di 140 nazioni si opposero, anzi...
In questo modo si aprì la strada al progetto delle grandi corporation transnazionali di vendere l'acqua agli assetati del mondo. Secondo la Banca Mondiale e le Nazioni unite, "l'acqua è un bisogno umano, non un diritto umano. Non è una questione di semantica, ma la diversa interpretazione è cruciale. Un bisogno umano può essere soddisfatto in molti modi, specialmente per le persone abbienti, ma nessuno può vendere un diritto umano". Nella sua logica, il ragionamento non fa una grinza. E le grandi compagnie hanno l'avallo della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale nella realizzazione di questo ambizioso progetto. Il loro ragionamento è chiaro: "L'acqua dovrebbe essere trattata alla stregua di ogni altro bene commerciale e il suo uso e la sua distribuzione dovrebbero essere stabiliti dalle regole del profitto".
Se pensiamo alla siccità, al dramma dei popoli assettati, ci viene subito in mente l'Africa. Ma ormai anche il cosiddetto ricco Occidente ne soffre: non ultimi gli stessi Stati Uniti. Nel 2001, nel Kentucky, più della metà delle 120 contee dello Stato fu in emergenza idrica; soffrì la sete, in altri termini. Se è questa la situazione negli USA, figurarsi in altre zone del mondo come il Medio Oriente e l'Africa. "Secondo le Nazioni unite, attualmente nel mondo ci sono 31 paesi che stanno affrontando una crisi idrica e la scarsità d'acqua. Più di un miliardo di persone non ha accesso ad acqua potabile e quasi tre miliardi non dispongono di servizi fognari e di smaltimento rifiuti".
Per noi, vissuti in un ambiente in cui l'acqua è sempre stata a portata di mano e di facile utilizzo, un mondo senza il prezioso elemento, un mondo simile al pianeta Dune descritto da Frank Herbert nell'omonimo ciclo, è fuori da qualunque possibile immaginazione; ma continuando a usarla a ritmo attuale, avvisano Barlow e Clarke, "ne rimarremo sprovvisti in breve".
In questo scenario si muovono le compagnie transanazionali, 45 mila in tutto, le cui prime 200 hanno un fatturato complessivo superiore alla somma delle economie di ben 182 delle 191 nazioni del mondo e hanno un reddito annuale quasi doppio rispetto a quello dei quattro quinti degli abitanti più poveri del pianeta. "Oggi, delle 100 principali economie mondiali, 53 sono rappresentate da compagnie transnazionali invece che da Stati-Nazione (...) il fatturato e i profitti delle prime 200 corporation del mondo hanno drammaticamente superato la crescita economica mondiale". Secondo Fortune del Maggio 2000: "L'acqua promette di essere per il XXI secolo quello che il petrolio è stato per il XX: una mecre preziosa, in grado di determinare la ricchezza delle nazioni (...) Se state cercando un rifugio sicuro in borsa, qualcuno che prometta guadagni stabili consistenti per tutto il secolo venturo, provate l'ultima novità in campo: l'acqua".
Tutti noi ricordiamo lo scandalo della Enron, ma pochi sanno che il fallimento del colosso statunitense fu preannunciato dal fallimento di una sua controllata, la Azurix, il cui presidente e responsabile esecutivo, Rebecca Mark del gruppo Enron, "non si sarebbe data tregua finchè tutta l'acqua del Pianeta non fosse privatizzata". Otto mesi dopo il collasso della Azurix, la Enron presentava richiesta di fallimento.
Ridefinire il modo con cui i consumatori si dissetano, questo è il loro obiettivo, in apparenza assurdo nella realtà mefistofelico.
E in tutto questo gioco dove sta la pubblica opinione? E' stata completamente e silenziosamente fatta fuori da un perverso intreccio di interessi economici e politici che rischiano di far saltare equilibri idrogeologici millenari.
Concludiamo con alcune cifre: "La quanità totale di acqua sulla Terra è di circa 1,4 miliardi di chilometri cubi (...) Se tutta l'acqua del Pianeta venisse solidificata in un cubo, ogni lato del cubo sarebbe lungo circa 1120 chilometri (...) La quantità di acqua dolce sulla Terra è di circa 36 milioni di chilometri cubi, appena il 2,6% del totale. Di questi solo 11 milioni di chilometri cubi, lo 0,77%, sono da considerare parte del ciclo idrico (...) Alla fine, gli esseri umani possono fare affidamento solo sui 34 mila chilometri cubi di pioggia, che costituiscono il "deflusso" annuo che ritorna al mare per mezzo dei fiumi, e sull'acqua del sottosuolo. Questa è la sola acqua considerata "disponibile" per il consumo umano, perchè può essere utilizzata senza incidere sulle limitate riserve idriche".
Per voi l'acqua è un diritto o un bisogno?



UNA RECENSIONE




Jules Boykoff e Kaia Sand
Fonte: CNS Ecologia Politica n. 1-2, gennaio – luglio 2003, Anno XIII, fascicolo 53
ecologiapolitica@quipo.it - www.ecologiapolitica.it
8 luglio 2004


Blue Gold di Maude Marlow e Tony Clarke è un manuale sull'acqua in pericolo. Secondo gli autori
"l'umanità sta esaurendo, deviando e inquinando le risorse di acqua fresca del pianeta così rapidamente e radicalmente che ogni specie sulla Terra - compresa la nostra - corre un pericolo mortale (pag.5). Il libro è una sintesi rigorosa e lungimirante che ci conduce dalla distesa di sorgenti incontaminate, dalle riviste accademiche a quelle commerciali, dai papers di lavoro ai quotidiani, dalle pubblicazioni del Servizio Pubblico Internazionale ai rapporti delle Nazioni unite, dai libri di Sandra Postel e Vandana Shiva alle riviste a larga diffusione come Harper's e National Geografic.Con uno stile semplice, gli autori rispondono all'affermazione della rivista Fortune che "l'acqua promette di essere nel XXI secolo ciò che il petrolio è stato per il XX: la merce preziosa che determinerà la ricchezza delle nazioni." Barlow e Clarke in modo puntuale e persuasivo hanno messo in discussione l'assunto che sta dietro questa presa di posizione, argomentando che l'acqua non dovrebbe essere considerata una merce privata, ma in primo luogo un diritto inalienabile, un bene comune. Blue Gold, le cui origini risalgono ad un opuscolo del Forum internazionale sulla globalizzazione, che ha lo stesso titolo, fa molte cose: studia le relazioni dialettiche interne al consumo di acqua nell'epoca della globalizzazione guidata dalle multinazionali; analizza l'acqua in modo sistematico, astraendo dal terreno capitalistico strutturale, per considerare la resistenza dei suoli rispetto ai problemi del sottosuolo;
fa chiarezza sulle costruzioni mentali retoriche che permettono di separare l'acqua come merce e
dall'acqua come diritto inalienabile.

Il libro è diviso in tre sezioni. Nella prima, “La crisi", Barlow e Clarke pongono l'acqua come
questione teorica centrale. Così riescono a mettere in moto il vortice concettuale necessario a prendere in considerazione le diverse relazioni con l'acqua che, congiuntamente, ne hanno determinato la crisi. Gli autori dimostrano come il consumo eccessivo di acqua, che si accompagna al suo degrado, sta riducendo le nostre riserve di acqua dolce, che è meno della metà dell'1% di tutta l'acqua presente sulla Terra. Barlow e Clarke precisano che il consumo eccessivo di acqua non è dovuto solo alla crescita della
popolazione, ma all'incremento dei consumi pro-capite nei paesi più ricchi. Per esempio, a confronto del Nord America, gli europei e gli asiatici ne usano, a persona, approssimativamente la metà; i sudamericani circa un terzo; e gli africani poco più di un decimo. Barlow e Clarke ammoniscono che mentre la crisi globale dell'acqua "ha un impatto devastante sulla qualità della vita di miliardi di cittadini del mondo, stretti fra dalla duplice realtà della scarsità d'acqua e dell'inquinamento idrico", e scatena anche "una competizione feroce fra le società, le classi sociali e le nazioni". (p.51)

Nella seconda parte, "La Politica", gli autori smascherano i "signori dell'acqua", le multinazionali
come Vivendi, Suez, ed Enron che - di concerto con i governi nazionali e locali, che da tempo sono sotto la pressione degli aggiustamenti strutturali - premono per un modello di privatizzazione che incoraggia attualmente il consumo delle scorte d'acqua in via di esaurimento, e cioè di un modello che può portare al “cartello globale dell'acqua”. Più oltre, gli autori mettono sotto accusa l'economia neoliberista e il "Consenso di Washington”, e puntano il dito contro il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, e l'Organizzazione mondiale del commercio, quali principali vettori della politica neoliberista in materia di acqua; affermano che il sistema della globalizzazione guidata dalle multinazionali – e delle istituzioni che esse creano - ha grandemente aggravato la crisi dell'acqua.
Tutti noi sappiamo che l'acqua e l'olio non si mischiano. Il maggior contributo di Barlow e Clarke è che essi argomentano in modo convincente che neppure l'acqua ed il libero mercato capitalistico possono mischiarsi. Dimostrano come l'acqua è un altro aspetto di quei beni comuni che, in regime neoliberista, scivolano surrettiziamente nel feticismo mercantile. Mentre in altri libri recenti, come Last Oasis di Sandra Postel, e Water di Marq de Villiers, si è riusciti a dimostrare quanto sia impellente la scarsità di acqua, Blue Gold documenta il processo di privatizzazione dell'acqua nella società di capitalismo avanzato. Secondo Blue Gold, “è cruciale per il movimento dell'acqua unire assieme i temi e i soggetti ambientalisti con i temi ed i soggetti della giustizia sociale. Altrimenti, è del tutto possibile che le due stanze si facciano la guerra una con l'alta, in un ambiente politico di scarsità. (p.246).
Posizioni come queste non destano sorpresa in persone come Barlow e Clarke: la prima è da lungo tempo un’attivista contro la globalizzazione delle multinazionali, ed è a capo (come volontaria) del Council of Canadians, la maggiore organizzazione per la giustizia sociale del Canada. Il secondo è a capo del comitato sulle multinazionali del Forum Internazionale sulla Globalizzazione, ed è anche direttore dell'Istituto Polaris del Canada.

Nella terza ed ultima parte di Blue Gold, Barlow e Clarke incoraggiano i lettori a tornare alla lotta e tracciano un piano su come procedere. Traggono ispirazione dai movimenti degli attivisti di base di tutto il mondo: da quello di Cochabamba, in Bolivia, che è riuscito a cacciare la Bechtel Corporation e a riportare l'acqua sotto il controllo locale, fino al movimento dei cittadini che in Wisconsin hanno bloccato la Nestlé, che pompava l'acqua di falda per le sue bottiglie di acqua Perrier. Per organizzare la discussione su ciò che va fatto, gli autori costruiscono una piattaforma etica in dieci punti, che metta in risalto l'idea che l'acqua fa parte dei beni comuni ecologici, che deve essere conservata, protetta, e ricuperata. Dopo aver fissato l’istanza etica, patrocinano forme di resistenza le più ampie possibili contro istituzioni quali il Fondo monetari, la Banca mondiale e il Wto, e delineano piani di azione specifici per i governi locali, le costituzioni e le leggi nazionali, le convenzioni internazionali sull'acqua. Sostenendo che "non di sarà equità per l'acqua, finché sopravvivono le iniquità sociali del nostro mondo", essi spiegano che si può lottare per l'acqua senza lottare per l'acqua. (p.246).

Il capitolo finale, “The Way Forward”, espone una miriade di modi per accerchiare "i guerrieri
dell'acqua", nella consapevolezza che le nostre necessità di acqua richiedono cambiamenti strutturali. Il libro si chiude con ambizione e ottimismo, poiché i suoi autori lanciano un appello per cancellare l'ingiustizia globale. Anche se, a breve termine, si concentrano sul cambiamento dell’agenda mondiale dell’acqua” da portare al prossimo Forum mondiale dell’acqua, che si terrà a Montreal, Canada, nel marzo 2006 (p.250).
Sebbene questo libro non sia un lavoro di ricerca totalmente originale, esso è una sintesi stringente rivolta ad una larga platea. David Harvey ha scritto: "L'eterogenea frammentarietà dei movimenti di base richiede un linguaggio comune e un discorso politico coerente, affinché possano esprimere un movimento capace di avere un impatto universale." Blue Gold fa del suo meglio per fornire questo linguaggio comune, mentre il suo potenziale impatto, una volta che si sia esteso ai movimenti per la giustizia sociale esistenti nel mondo reale, resta da realizzare.


Note:
Traduzione da Capitalism Nature Socialism, marzo 2003
David A.McDonald, a cura di, Environmental Justice in South Africa, Ohio University Press

Il Condor
29-07-04, 14:50
In Origine postato da Gianmario
Fonte: Area di Maggio (copiata a mano :eek: :eek: )

Vendere acqua al mondo
di Antonio Albanese

http://www.ariannaeditrice.it/saggi/oroblu.jpg

Solo demagogia di basso profilo :p

Di acqua potabile ce ne e', e ce ne sara' sempre, in sovrabbondanza. Basti pensare alla possibilita' di dissalare l'acqua marina, se e quando l'acqua dolce diventera' insufficiente ;)


In Origine postato da Gianmario

Per voi l'acqua è un diritto o un bisogno?
Ovviamente e' un bisogno, e' una Merce :D

O forse qualcuno di voi vorrebbe lavorare gratis in un Acquedotto ? :p

Wyatt Earp
03-08-04, 23:06
In Origine postato da Il Condor
Solo demagogia di basso profilo :p

Di acqua potabile ce ne e', e ce ne sara' sempre, in sovrabbondanza. Basti pensare alla possibilita' di dissalare l'acqua marina, se e quando l'acqua dolce diventera' insufficiente ;)


Qua da me bagnano il campo di calcio con l'acqua potabile...ma credo che lo stesso avvenga in tutti i campi di calcio.
E poi,con che acqua si lavano le macchine negli autolavaggi?
Del resto lavare le macchine all'aperto con l'acqua dei fossi è illegale,i vigili possono farti la multa se ti vedono.
Anche per me è demagogia...
Sono comunque d'accordissimo con l'evitare di sprecare acqua,sono di quelli che quando si lavano i denti o si fanno la barba,non tengono il rubinetto dell'acqua aperto.
Poi dopo,passo davanti al campo di calcio,vedo il getto che spruzza acqua potabile e mi chiedo "ma a che cazzo serve che io chiuda l'acqua mentre mi lavo i denti????"
Saluti Padani

Il Condor
09-08-04, 12:05
In Origine postato da Wyatt Earp
Qua da me bagnano il campo di calcio con l'acqua potabile...ma credo che lo stesso avvenga in tutti i campi di calcio.
E poi,con che acqua si lavano le macchine negli autolavaggi?
Del resto lavare le macchine all'aperto con l'acqua dei fossi è illegale,i vigili possono farti la multa se ti vedono.
Anche per me è demagogia...
Sono comunque d'accordissimo con l'evitare di sprecare acqua,sono di quelli che quando si lavano i denti o si fanno la barba,non tengono il rubinetto dell'acqua aperto.
Poi dopo,passo davanti al campo di calcio,vedo il getto che spruzza acqua potabile e mi chiedo "ma a che cazzo serve che io chiuda l'acqua mentre mi lavo i denti????"
Saluti Padani
Qua a Firenze dove vivo l'acqua potabile e' prodotta con la depurazione delle acqua dell'Arno, e penso sia cosi' in molti posti. Quindi non capisco proprio a cosa serva il risparmiare acqua (oltre ad avere bollette dell'acqua meno care, ovvio), visto che l'acqua consumata poi va nella fogna, da qui torna al fiume e quindi al mare. Mentre l'acqua "risparmiata" resta nel fiume e poi va comunque al mare ;)