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Visualizza Versione Completa : 25 luglio - S. Giacomo il Maggiore



Thomas Aquinas
24-06-04, 18:43
Santiago de Compostela

STORIA

San Giacomo (Maggiore), apostolo di Cristo conosciuto come Baanerges (Figlio del Tuono) predicò in Spagna, secondo la tradizione, dopo l’apparizione della Madonna sulla Colonna (pilastro).
Tornato in Palestina fu decapitato per ordine di Erode Agrippa ma i suoi discepoli imbarcarono il suo corpo nel porto di Gioppe e navigarono fino ad arrivare in Galizia, dove gli diedero sepoltura in un mausoleo ai piedi del Libredòn.

Le guerre e l’abbandono fecero sì che questo luogo del culto cristiano fosse dimenticato.

Al principio del secolo IX il vescovo di rio, Teodomiro, che in seguito volle essere sepolto vicino all’apostolo, riconobbe che le reliquie riscoperte erano quelle di Santiago e dei suoi discepoli Atanasio e Teodoro.
Alfonso Il visitò il luogo e ordinò che fosse eretta una prima e semplice basilica, successivamente sostituita da un’altra più grande sotto il regno del re Alfonso III.

Dopo il saccheggio di Almanzor del 991 e la ricostruzione del secondo tempio, il patrocinio di San Giacomo contro l’islam comincia a far sentire i suoi effetti: viene istituito il voto e si rinforza il ruolo del regno di Leòn, un cammino di stelle comincia a condurre i pellegrini verso occidente, i miracoli si susseguono.

Diego Pelàez comincia la cattedrale romanica (1015). Con Gelmirez si raggiunge l’apice del culto, il reliquiario viene benedetto e ottiene dignità arcivescovile.
Callisto Il istituisce la grazia dell’Anno Santo Compostellano, anteriore all’Anno Santo Romano, confermata dalla bolla di Alessandro III Regis Aeterni (1119).

Si ottiene anche un giubileo straordinario ogni volta che la festa dell’apostolo (25 luglio) cade di domenica, e questo succede con la periodicità di 6-5-6 e 11 anni. I più recenti sono quelli deI 1993 e del 1999.

Comincia così il periodo aureo dei pellegrinaggi nel quale Santiago si trasforma nel santuario più visitato del mondo cristiano superando di gran lunga Roma e Gerusalemme.
Santi, re, cavalieri, borghesi, artigiani e contadini, con o senza seguito, a piedi o a cavallo, tramandando diari di viaggio o anonimamente si avvicinarono a Compostella.

Un ambasciatore dell’emiro Ali Ben Yusuf si stupiva nel secolo XII di tale mobilitazione: "…è così grande il numero dei pellegrini che vanno a Compostella e di quelli che ne ritornano che appena rimane libera la strada verso occidente".

La lista delle nazioni che si riunivano nella cattedrale è numerosa, secondo il Còdex Colixtinus (Codice Callistino), il libro V del quale è una complessa guida medievale del pellegrinaggio dove vengono descritte le tappe del Cammino Francese, come erano i villaggi per i quali passava l’itinerario nel secolo XIII, la qualità dell’acqua, le numerose reliquie ed i corpi santi che possono essere visitati; particolare attenzione è data alla città di Santiago e alla sua Cattedrale.
Si pensa che ne sia l’autore il francese Aymeric Picaud.

Con la Riforma, lo spirito umanista, le guerre di religione, l’affluenza dei pellegrini diminuì. NeI 1588 l’arcivescovo San Clemente nascose precipitosamente le reliquie temendo un attacco inglese ed anche se il flusso dei turisti aumentò durante l’epoca trionfale barocca, quasi disparve nel XIX secolo.
Solo la tenacia del cardinale Payà, che scoprii resti durante alcuni scavi e la autenticazione spedita da Leòn XIII nella sua bolla Deus Omnipotens (1884) riuscirono a risvegliare l’antico fenomeno, del quale siamo eredi nonché i testimoni di un interesse sempre più crescente e spettacolare.

Negli anni 1982 e 1989 per la prima volta nella storia persino un Papa, Giovanni Paolo II, andò in pellegrinaggio a Compostella.

Per completare l’analisi non resta che riflettere sul senso del pellegrinaggio, perché molte e distinte sono le ragioni per cui milioni di persone si sono recate in pellegrinaggio a Compostella.

Dante, nella Vita Nuova dice che l’unico pellegrino è quello che va o che viene dalla casa di San Giacomo ed anche se a partire da un’epoca remota nacque una picaresca del cammino non possiamo dimenticare che la maggior parte dei pellegrini è animata da motivi spirituali, siano questi un voto, delle penitenze o semplicemente rendere omaggio all’apostolo, pregare davanti alle reliquie di tanti santi, riflettere (che rappresenta di per sé un cammino simbolico come quello della vita), o cercare "qualcosa".

I pellegrini di oggi raccontano con grande interesse le emozionanti esperienze che vivono durante il cammino e molti di loro, emulando i loro antecessori, scrivono diari o "itinerari" che spesso sono pubblicati in distinti paesi.
Tutti sono d’accordo nel mettere in risalto la varietà culturale delle distinte regioni e province che attraversano, i dettagli sull’ospitalità della gente che incontrano e specialmente le riflessioni quotidiane, le loro impressioni sul paesaggio, le esperienze ed i coloriti aneddoti che si susseguono durante la grande avventura giacobea.

NeI 1981 la rete degli itinerari giacobei a Santiago, grazie alla sua funzione di diffusione delle manifestazioni culturali e allo stesso tempo di creazione di un’identità comune tra i paesi del vecchio continente è stata riconosciuta dal consiglio Europea come Il Primo Itinerario Culturale Europeo.

IL CAMMINO FRANCESE

E’ il cammino giacobeo per eccellenza, il più conosciuto, il più transitato e quello che si trova in migliori condizioni.
Entra in Spagna attraverso Somport o Roncesvalles, e le due diramazioni si uniscono a Puente la Reina. Si possono rinvenire tratti di cammino nella zona di Navarra e la Rioja, come San Millàn de la Cogolla e Sto. Domingo de la Calzada.
Le terre di Castilla e Leòn sono ricche d’arte e di storia. Burgos con la sua Cattedrale, la Cartuja de Miraflores e il Monastero di Las Huelgas. Poi la pianura, che sembra non finire mai, dei gotici campi di Palencia, con tre nuclei romanici: Fròmista, Villalcàzar de Sirga e Carriòn de los Condes.
La bimillenaria città di Leòn, dove si trovano la cattedrale, con la superficie dì vetrate gotiche più grande del mondo e la "cappella sistina* del romanico. Astorga, la Croce di Ferro e Villafranca del Bierzo costituiscono l’anticamera della Galizia.

GALIZIA

O Cebreiro apre la porta della Galizia: qui restiamo sorpresi dalla presenza delle pallozas, antiche case della zona di Ancares e dintorni, che ricordano gli abitacoli fortificati per la loro forma ellittica ed il tetto di olmo (paglia di segale) cucito con saggina, che protegge molto efficacemente dal freddo e dalla neve.
Nonostante lo modestia del luogo, con le sue case di montagna e con le sue basse pallozas, è un punto cruciale del pellegrinaggio. Un antico ospedale ed un monastero, probabilmente fondati da San Giraldo di Aurillac, ospitavano i giacobiti. Nel Santuario si conservano i ricordi del miracolo eucaristico che si congiunge con il ciclo del re Artù e con il poema Parsifal.
Il 9 settembre si celebra la famosa festa del miracolo intorno all’originale Tempio di S.ta Marìa la Real; secondo la leggenda un vicino di Borxomaior si avvicinò un giorno di tormenta al santuario per ascoltare la santa messa ed il sacerdote vedendolo entrare disse dentro di sé: "Guarda questo, che viene in un giorno simile e così affaticato solo per vedere un po’ di pane e di vino". In questo momento si produsse il miracolo della transustanziazione perché quel sacerdote incredulo aprisse gli occhi.
Due secoli più tardi la regina Isabella la cattolica donò le ampolle d’argento per conservare la carne ed il sangue di Gesù; unitamente a queste si possono ammirare il calice romanica e l’effigie medievale della Madonna il cui Bambino Gesù, dice la leggenda, aprì i suoi occhi dallo stupore di fronte a tal miracolo, e così è rimasto fino ad oggi.
Un busto ci ricorda Elias Valitia, parroco di O Cebreiro durante molti anni e religioso entusiasta nel ricuperare il culto del Cammino di Santiago in questi ultimi tempi.
Tra antiche cime montagnose rotonde ed impressionanti si sale fino a S. Rocco e O Poio (1311 m.)
Il Liber Santi Jacobi descrive la Galizia come "uno terra frondosa, con fiumi, prati, orti straordinari, buoni frutti e fonti chiarissime, il fortunato paese dell’apostolo al quale deve tutti i suoi beni passando attraverso i villaggi di Linares, Hospital da Condesa e Fonfrìa.
Una volta scesi nella valle troviamo Triacastela, con il suo tempio medievale ed un semplice monumento al pellegrino; a partire da qui il cammino si biforca e possiamo optare per il sentiero più diretto verso Calvor o continuare per la bucolica valle deIl’Oribio e visitare così lo grande abbazia benedettina di San Xuliàn de Samos una delle più antiche e più importanti della Galizia.
Le sue origini risalgono ai tempi di S. Martìn Durmiense (VI sec) anche se la maggior parte dell’opera fu costruito ai tempi delle riedificazioni dei secoli XVII e XVIII; che ci appare improvvisamente a una svolta della valle dell’Oribio come luogo di pace. Probabilmente d’origine visigota, offre un insieme monumentale dal XVI secolo (Chiostro delle Nereidi) al XVIII (Chiostro grande e tempio).
Attraverso le sue gallerie sembra ancora di sentir risuonare i passi dell’erudito Padre Feijoo mentre i monaci di oggi recitano le loro orazioni mattutine ed elaborano i liquori di erbe con ricette elaborate con gran cura; attraverso entrambi i cammini si giunge a Sarria.

Questa cittadina si trova in una fertile pianura che il pellegrino Domenico Laffi (dopo aver varie volte percorso il Cammino di Santiago) definì come "bella e fruttifera, molto abbondante in frutti, dove ci sono molte case, orti e giardini". Il centro storico si trova in alto, intorno ad una torre dell’antica fortezza, con il convento della Maddalena e la chiesa di San Salvatore - La festa dell’anno (il 15 di maggio) o quelle ordinarie (il 6, il 20 ed il 28 di tutti i mesi) sono occasioni propizie per comprare le famose zampette di maiale, le salsicce ed i formaggi tipici del Cebreiro, o per degustare le tipiche impannate ed il polipo.
Prima di giungere al Mino vedremo l’originale tempio romanico di Santiago de Barbadelo con una torre integrata nella navata principale della chiesa e potremo rinfrescarci, d’estate, all’ombra dei molti boschi di querce della zona. In uno di questi si trova la fortificazione di San Michaelis, attraverso la quale passa il cammino.

Segue Portomarìn, che ho cambiato posto per la costruzione di una diga, e, se pure il luogo ha perso quello speciale atmosfera medievale, i suoi principali monumenti (S. Nicolàs e la facciata di S. Pedro) accolgono ancora con molto calore i pellegrini che arrivano, visto che sono stati ricostruiti pietra su pietra in un’altra zona. La loro festa viene celebrata la domenica di Pasqua e vi partecipano i cavalieri dell’Orden de la Alquitara.
Sono molto conosciute le sue torte e le sue famose queimadas elaborate con famose vinacce della zona. A Ligonde una semplice croce ricorda che lì si trova un cimitero di pellegrini.
Appena fuori dal cammino troviamo Vilar de Donas, monastero medievale con un alture di pietra nel quale viene rappresentato il miracolo eucaristico di O Cebreiro, un baldacchino, sepolture di cavalieri e alcuni bellissimi affreschi gotici con l’Annunciazione ed i busti delle donas, o signore che fondarono la casa.

Palas de Rei segna l’inizio dell’ultima tappa del Callistino.
Nel Campo dos Romeiros, nella parte inferiore della città, i pellegrini si riunivano prima di cominciare Io sforzo finale, mentre da lontano già si scorge Informa inconfondibile del leggendario Pico Sacro. Lasciamo la zona dell’ UIla con i suoi pazos (case signorili) immortalati nelle opere letterarie della contessa di Pardo Bazàn e dominata dall’ impressionante fortezza di Pambre una delle poche a resistere ai combattimenti degli Irmandinos nel XV secolo.
Una volta attraversato il tipico nucleo rurale di S. Xuliàn do Camillo, con la sua semplice chiesa romanica ed i suoi antichi canastros (hòrreos, granai di pietra sopra palafitte independenti dalle case principali) dove si conservava il mais, entriamo nella provincia della Coruna percorrendo a Leboreiro un’autentica via romana, una delle poche che restano, e che era usata dai pellegrini medievali.
Questo nucleo rurale conserva l’antico casona, che servì da ospedale ai pellegrini, e un tempio medievale.

Il Ponte Furelos già conosciuto nel XII secolo conduce a Mélide: questo ponte fu l’unico passaggio sul fiume dello stesso nome fino al 1862.
Con l’ospedale di San Giovanni, già menzionato, troviamo altri vari templi interessanti (S. Pietro, Sancti Spiritus, e di Santa Maria) ed un antico cruceiro molto rozzo (oggi non possiamo stimare l’enorme valore che ebbero nel passato queste costruzioni che erano considerate come opere pie).
Vi si trova un museo etnografico che raccoglie pezzi archeologici e oggetti tradizionali della regione (A terra de Melide), e quest’ultima mantiene oggi la stessa tradizione artigiana (cuoio, bocce, zoccoli).
Nei dintorni si possono visitare vari insiemi megalitici e fortificazioni: l’umile ma antico tempio pre-romanico di San Antolin de Yoques, la chiesa di Santa Maria di Mezonzo (Vilasantar), resto dell’antico monastero duplice nel quale predicò S. Pietro de Mezonzo, vescovo di Santiago nei difficili tempi di Almanzor, che compose la Salve Regina; vi troviamo anche l’importante monastero di Sobrado de los Monjes.

Castalleda fu il luogo dei forni di calce per la costruzione della cattedrale di Santiago, alla costruzione della quale i pellegrini contribuirono secondo le loro possibilità, portando nel loro carniere una pietra dei monti di Triacastela ed accentuando così la loro penitenza.
Nell’avvallamento di Ribadiso appare un’altra volta il frequente binomio ponte-ospedale, quest’ultimo in pessime condizioni.

In alto, Arzùa, centro di una regione di formaggi deliziosi dove la gente nel viale dei pioppi del centro della cittadina ha elevato un monumento alle venditrici di questi ultimi; la fiera annualeviene celebrata la prima domenica di marzo.
La cappella gotica della Maddalena costituisce l’unico resto del convento degli Agostiniani, dove albergavano i pellegrini.
Il nostro cammino giunge a termine, I pellegrini si bagnavano a Labacolla, in un piccolo torrente e correndo salivano in cima al Monte della Gioia per vedere chi era il primo ad ammirare le torri della cattedrale e ad essere eletto, secondo la tradizione, re del pellegrinaggio, fatto che si tramanda in molti cognomi.
Da questo Monxoi i cavalieri, scendendo dalle loro cavalcature, percorrevano a piedi l’ultimo tratto di cammino fino a Santiago e tutti rendevano grazie all’apostolo per aver potuto concludere il pellegrinaggio felicemente.

Un giorno di pioggia e di vento deI 1669 arrivò a Santiago il corteggio di Cosimo de’ Medici, granduca di Toscana. Quella che videro fu una città ancora medievale che parve loro rozza e grigia, come sprofondata tra i monti, con alcune case di legno molto umili, eccezion fatta per quattro o cinque grandi edifici.
Questa è solo una prova di come la città attuale, premiata dal Consiglio d’Europa e dichiarata patrimonio culturale dell’umanità daII’Unesco, si deve soprattutto alle grandi opere barocche che le conferiscono (a sua particolare fisionomia inviluppando completamente le strutture ed i monumenti anteriori.

Tutti gli itinerari entravano in distinti punti dello città, però l’itinerario classico che seguono i pellegrini del Cammino Francese comincia per los Cancheiros, dove si vendevano le conchiglie, e scende poi per la via di San Pedro, vicino al convento di Bonaval e per il cruceiro do Home Santo fino alla Porta do Camino.
Qui cominciava il recinto delle mura. Seguono la strada Casas Reales con le chiese di Santa Marta del Camino e (a Piazza Cervantes e la Azabacheria (quartiere dove si lavorava la lignite), altro nome collettivo che si riferisce alle antiche maestranze ed ai laboratori che lavorano ancora oggi questa materiale.
Si entra nella cattedrale attraverso la facciata nord, eccetto durante gli Anni Santi, durante i quali si uso la Porta Santa della Quintana.

Il rito del pellegrino, una volta entrato nella cattedrale, comincia con il Portico della Gloria dove si deve mettere la mano nella cavità formata da tante migliaia di persone che ci hanno preceduto.
Sul lato opposto della bifora daremo tre colpi di testa contro quella del Maestro Matteo, conosciuto popolarmente come Santo delle Testate perché si dice che trasmettesse la sua saggezza in questa modo.
Nella cripta si può visitare l’arco delle reliquie dell’apostolo per poi risalire ed abbracciare l’immagine di San Giacomo sull’altare maggiore.
Tutti i giorni o mezzogiorno si celebra la messa del pellegrino e con un po’ di fortuna si potrà veder valore il botafumeiro (enorme incensario) per la navata del transetto.
Sicuramente questo grande incensiere, il più grande del mondo, aromatizzava già le navate della cattedrale durante il medioevo anche se il suo disegno doveva essere più primitivo.
Non ci resta ora che richiedere la Compostela, un documento che attesta che abbiamo completato il cammino nel modo tradizionale.

Quando il pellegrino francese Manier arrivò a Compostella neI 1126 i pellegrini erano fortunati perché potevano mangiare cioccolato nella chiesa di S. Francesco, pranzare nella chiesa di S. Martino, delle Carmelite e dei Gesuiti e cenare in quella di San Domenico grazie alla carità del convento; per di più nel Hospital Real riservavano loro dei buoni letti; nel caso avessero avuta ancora fame c’erano le taverne del Franco per provare le sardine ed il vino della regione.
Anche se i tempi sono cambiati, il pellegrino attuale ha ancora il diritto con Io sua certificazione Compostellana di cibarsi per tre giorni nel Parador dei Re Cattolici e ritirarsi nel rifugio che gli sarà offerta nella chiesa di S. Francesco o nel Seminario Minore.

La città dell’apostolo è piena di monumenti e di richiami artisticamente interessanti, ed è il luogo ideale per le passeggiate calme, senza fretta eccessiva, scoprendo le strade della città; le sue piazze ed i suoi angoli sono un premio per lo sforzo realizzato durante tanti giorni.

Il pellegrino o il turista può degustare tutta la cucina galiziana a Compostella: pesce e frutti di mare (non dimentichiamo i singolari Santiaguinos o le conchiglie di San Giacomo, simbolo del pellegrinaggio), carni, i migliori vini del paese (ribeiro, ulla, valdeorras) e come dessert Io tipica torta di mandorle di Compostella.
Nelle strade del centro storico è frequente gustare tapas e consumare razioni nelle taverne.

Le feste più importanti sono quelle di luglio in onore dell’apostolo San Giacomo, la notte del 24 si brucia la facciata di legno situata nell’Obrodoiro e si assiste alla spettacolare esplosione dei fuochi artificiali.

Santiago fu sempre una città di artigiani e lo dimostra la sua famosa oreficeria (oggetti giacobei d’argento), gli originali oggetti di lignite i cui atelier hanno dota il loro nome ad una strada e ad una facciata della Cattedrale, gli intagli, la ceramica, le bambole, le candele egli ex-voto, la fucina, ecc. Intorno alla Cattedrale si concentra il commercio tradizionale.

FONTE (http://www.geocities.com/codadilupo_2000/sjago.htm)

Augustinus
25-07-04, 07:42
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/dettaglio/21250):

San Giacomo il Maggiore, Apostolo

25 luglio - Festa

Martire a Gerusalemme nel 42 d.C.

Nato a Betsaida, era fratello di Giovanni Evangelista e figlio di Zebedeo e di Salome. Seguì Gesù fin dall'inizio della sua predicazione e, vittima di una prima persecuzione giudaica dopo la Pentecoste per cui fu imprigionato e flagellato, morì nel 42 d.C. durante la persecuzione di Erode Agrippa.. Secondo una tradizione non anteriore al VI secolo, Giacomo fu il primo evangelizzatore della Spagna, dove fu sepolto a Compostela. Il sepolcro contenente le sue spoglie, traslate da Gerusalemme dopo il martirio, sarebbe stato scoperto al tempo di Carlomagno, nel 814. La tomba divenne meta di grandi pellegrinaggi medioevali, tanto che luogo prese il nome di Santiago (da Sancti Jacobi, in spagnolo Sant-Yago) e nel 1075 fu iniziata la costruzione della grandiosa basilica.

Detto il Maggiore (per distinguerlo dall'omonimo apostolo detto il Minore), Giacomo figlio di Zebedeo e Maria Sàlome e fratello dall'apostolo Giovanni Evangelista, nacque a Betsàida. Fu presente ai principali miracoli del Signore (Mc 5,37), alla Trasfigurazione di Gesù sul Tabor (Mt 17,1.) e al Getsemani alla vigilia della Passione. Pronto e impetuoso di carattere, come il fratello, con lui viene soprannominato da Gesù «Boànerghes» (figli del tuono) (Mc 3,17; Lc 9,52-56). Primo tra gli apostoli, fu martirizzato con la decapitazione in Gerusalemme verso l'anno 43/44 per ordine di Erode Agrippa. Il sepolcro contenente le sue spoglie, traslate da Gerusalemme dopo il martirio, sarebbe stato scoperto al tempo di Carlomagno, nel 814. La tomba divenne meta di grandi pellegrinaggi medioevali, tanto che il luogo prese il nome di Santiago (da Sancti Jacobi, in spagnolo Sant-Yago) e nel 1075 fu iniziata la costruzione della grandiosa basilica a lui dedicata. (Avvenire)

Patronato: Pellegrini, Cavalieri, Soldati, Malattie reumatiche

Etimologia: Giacomo = che segue Dio, dall'ebraico

Emblema: Cappello da pellegrino, Conchiglia, Stendardo

Martirologio Romano: Festa di san Giacomo, Apostolo, che, figlio di Zebedeo e fratello di san Giovanni evangelista, fu insieme a Pietro e Giovanni testimone della trasfigurazione del Signore e della sua agonia. Decapitato da Erode Agrippa in prossimità della festa di Pasqua, ricevette, primo tra gli Apostoli, la corona del martirio.

Martirologio tradizionale (25 luglio): San Giacomo Apostolo, fratello del beato Giovanni Evangelista: circa la festa di Pasqua decapitato da Erode Agrippa, primo fra gli Apostoli ricevette la corona del martirio. Le sue sacre ossa, da Gerusalemme trasferite in questo giorno nella Spagna, e riposte negli estremi suoi confini in Galizia, sono piamente onorate dalla notissima venerazione di quelle genti e dal numeroso concorso di Cristiani, che si recano colà per devozione e per voto.

E’ detto “Maggiore” per distinguerlo dall’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo. Lui e suo fratello Giovanni sono figli di Zebedeo, pescatore in Betsaida, sul lago di Tiberiade. Chiamati da Gesù (che ha già con sé i fratelli Simone e Andrea) anch’essi lo seguono (Matteo cap. 4). Nasce poi il collegio apostolico: "(Gesù) ne costituì Dodici che stessero con lui: (...) Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo di Zebedeo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanerghes, cioè figli del tuono" (Marco cap. 3). Con Pietro saranno testimoni della Trasfigurazione, della risurrezione della figlia di Giairo e della notte al Getsemani. Conosciamo anche la loro madre Salome, tra le cui virtù non sovrabbonda il tatto. Chiede infatti a Gesù posti speciali nel suo regno per i figli, che si dicono pronti a bere il calice che egli berrà. Così, ecco l’incidente: "Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono". E Gesù spiega che il Figlio dell’uomo "è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Matteo cap. 20).
E Giacomo berrà quel calice: è il primo apostolo martire, nella primavera dell’anno 42. "Il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni" (Atti cap. 12). Questo Erode è Agrippa I, a cui suo nonno Erode il Grande ha fatto uccidere il padre (e anche la nonna). A Roma è poi compagno di baldorie del giovane Caligola, che nel 37 sale al trono e lo manda in Palestina come re. Un re detestato, perché straniero e corrotto, che cerca popolarità colpendo i cristiani. L’ultima notizia del Nuovo Testamento su Giacomo il Maggiore è appunto questa: il suo martirio.
Secoli dopo, nascono su di lui tradizioni e leggende. Si dice che avrebbe predicato il Vangelo in Spagna. Quando poi quel Paese cade in mano araba (sec. IX), si afferma che il corpo di san Giacomo (Santiago, in spagnolo) è stato prodigiosamente portato nel nord-ovest spagnolo e seppellito nel luogo poi notissimo come Santiago de Compostela. Nell’angoscia dell’occupazione, gli si tributa un culto fiducioso e appassionato, facendo di lui il sostegno degli oppressi e addirittura un combattente invincibile, ben lontano dal Giacomo evangelico (a volte lo si mescola all’altro apostolo, Giacomo di Alfeo). La fede nella sua protezione è uno stimolo enorme in quelle prove durissime. E tutto questo ha un riverbero sull’Europa cristiana, che già nel X secolo inizia i pellegrinaggi a Compostela. Ciò che attrae non sono le antiche, incontrollabili tradizioni sul santo in Spagna, ma l’appassionata realtà di quella fede, di quella speranza tra il pianto, di cui il luogo resta da allora affascinante simbolo. Nel 1989 hanno fatto il “Cammino di Compostela” Giovanni Paolo II e migliaia di giovani da tutto il mondo.

Autore: Domenico Agasso

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http://www.morcellirepossi.it/immagini/foto/sanGiacomo.jpg Giuseppe Vermiglio, S. Giacomo Maggiore Apostolo, Chiari (BS)

http://www.kfki.hu/~arthp/art/a/andrea/sarto/3/s_james.jpg Andrea del Sarto, S. Giacomo Maggiore Apostolo, 1528 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://aevo.homeunix.org/muvi/museonazionaledabruzzo/imago/piano2/sala4/41665.jpg Giulio Cesare Bedeschini, S. Giacomo Maggiore Apostolo, prima metà sec. XVII, Museo Nazionale d'Abruzzo, L'Aquila

http://img150.imageshack.us/img150/5504/isi018fe4.jpg

http://www.aug.edu/augusta/iconography/mastersWeek/martirioSantiagoZurbaran.jpg http://img101.imageshack.us/img101/7348/santiago5ko6.jpg Francisco de Zurbarán, Martirio de Santiago, 1639, Museo del Prado, Madrid

Augustinus
25-07-04, 07:45
(Om. 65, 2-4; PG 58, 619-622)

I figli di Zebedeo chiedono al Cristo: «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (Mc 10, 37). Cosa risponde il Signore? Per far loro comprendere che nella domanda avanzata non vi è nulla di spirituale e che, se sapessero ciò che chiedono, non lo domanderebbero, risponde: «Non sapete ciò che domandate», cioè non ne conoscete il valore, la grandezza e la dignità, superiori alle stesse potenze celesti. E aggiunge: «Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?» (Mc 10, 38). Voi, sembra dir loro, mi parlate di onori e di dignità; io vi parlo, invece di lotte e di sudori. Non è questo il tempo dei premi, né la mia gloria si manifesta ora. Il presente è tempo di morte violenta, di guerre e di pericoli.
Osservate quindi come, rispondendo loro con un'altra domanda, li esorti e li attragga. Non chiede se sono capaci di morire, di versare il loro sangue, ma domanda: «Potete voi bere il calice» e per animarli aggiunge «che io devo bere?», in modo da renderli, con la partecipazione alle sue sofferenze, più coraggiosi. Chiama la sua passione «battesimo» per far capire che tutto il mondo ne avrebbe ricevuto una grande purificazione. I due discepoli rispondono: «Possiamo!». Promettono immediatamente, senza sapere ciò che chiedono, con la speranza che la loro richiesta sia soddisfatta. E Gesù risponde: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete» (Mc 10, 39). Preannunzia loro grandi beni: Voi, cioè, sarete degni di subire il martirio e soffrirete con me; finirete la vita con una morte eroica e parteciperete a questi miei dolori. «Ma sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato» (Mc 10, 40).
Dopo aver preparato l'animo dei due discepoli e dopo averli fortificati contro il dolore, allora corregge la loro richiesta.
«Gli altri dieci si sdegnarono con i due fratelli» (Mt 20, 24). Notate come tutti gli apostoli siano ancora imperfetti, sia i due che vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che hanno invidia di loro. Ma, come ho già detto, osservateli più tardi, e li vedrete esenti da tutte queste miserie. Giovanni stesso, che ora si fa avanti anche lui per ambizione, cederà in ogni circostanza il primato a Pietro, sia nella predicazione, sia nel compiere miracoli, come appare dagli Atti degli Apostoli. Giacomo, invece, non visse molto tempo dopo questi avvenimenti. Dopo la Pentecoste infatti sarà tale il suo fervore che, lasciato da parte ogni interesse terreno, perverrà ad una virtù così elevata da essere ritenuto maturo di ricevere subito il martirio.

http://www.dici.org/galerie/Du_Monte_a_Compostelle/HRez/0461_reliquaire_St_Jacques.jpg Urna delle reliquie dell'Apostolo S. Giacomo a Compostella

Augustinus
25-07-04, 07:52
In Natale sancti lacobi apostoli, Lib.II, hom. 18. PL 94, 228-233.

Poiché desiderava sanare le ferite della superbia umana, il nostro Creatore e Redentore, il Signore Gesù Cristo, pur essendo di natura divina, divenne simile agli uomini umilio sé stesso facendosi obbediente fino alla morte (Fil 2, 6.8).

Con l'esempio Gesù ci ha avvisati che se vogliamo arrivare al culmine della vera altezza, dobbiamo intraprendere il cammino dell'umiltà. Se bramiamo vedere la vera vita, il Maestro ci esorta a soffrire con pazienza le avversità del mondo presente e perfino la morte.

Gesù ci ha promesso i doni della gloria, ma ci ha preannunziato i rischi della battaglia. Ecco la sua promessa.

Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperare nulla a, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo(Lc 6, 35). Dunque, Gesù promette ai suoi la dorata, ricompensa della vita eterna; però segnala che prima è necessario passare per una porta stretta e uno scomodo sentiero.

Per giungere sulla cima d’un monte, bisogna affrontare, rudi fatiche; quanto sforzo sarà allora necessario per avere, la vita in cielo e riposare sul monte di Dio, di cui parla, il salmista (Sal 14, 1)? Quando i figli di Zebedeo sollecitano da Gesù di sedere accanto a lui nel suo Regno, il Signore ribatte offrendo loro il suo calice da bere. Li invita cioè a imitare l'agonia della sua passione, perché ricordino che i beni del cielo si acquistano in terra al duro prezzo dell'abiezione e della prova.

Si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostro per chiedergli qualcosa (Mt 20, 20).

Possiamo immaginare che una tale richiesta fosse provocata da eccessivo affetto materno o da desideri ancora egoistici da parte dei discepoli, forti di una parola del Maestro: Quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele (Mt 19, 28).

D'altronde Giacomo e Giovanni si sapevano amati in modo speciale dal Signore. L'evangelista ricorda che Gesù talvolta li prendeva in disparte con Pietro, per renderli partecipi di misteri che agli altri rimanevano nascosti.

L'amore di predilezione che Gesù testimonia a Pietro, Giacomo e Giovanni si manifesta nei nomi nuovi che loro dà. Simone merita di essere chiamato Pietro per la fortezza e la stabilità della sua fede inespugnabile. Giacomo e Giovanni si vedono soprannominati da Gesù "i figli dei tuono" perché insieme con Pietro udirono la voce del Padre quando Gesù si trasfigurò sul monte.

Ai figli di Zebedeo certo era stato rivelato molto di più sui misteri divini che non agli altri discepoli, ma a loro importava soprattutto aderire con cuore indiviso al Signore e sentirsi avvolti dal suo amore.

Per tali motivi, Giacomo e Giovanni supponevano che fosse possibile aspirare di sedere più da vicino al Signore nel Regno, specie perché Giovanni, per la sua verginità e la grande purezza di cuore, era tanto caro a Gesù da poggiare il capo sul petto di lui durante la cena.

Ma ascoltiamo ora che risposta dà a tale richiesta colui che conosce i meriti e distribuisce le dignità.

La semplicità tinta d'affetto e di fiducia, con cui i figli di Zebedeo chiedono di sedere accanto al Signore nel suo Regno, è certo degna di lode. Tuttavia sarebbe stato meglio che, coscienti della loro fragilità, essi avessero avuto la saggia umiltà di dire: Per me stare sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che abitare nelle tende degli empi (Sal 83, 11).

Non sanno quello che chiedono nel reclamare dal Signore l'eccellenza del premio prima di aver fornito la perfezione delle opere. Ma il divino Maestro insinua loro ciò che va cercato in priorità, rammentando che la strada della fatica è l'unico percorso che sfocia nel relativo compenso.

Egli dice loro: Potete bere il calice che io sto per bere (Mt 20, 22)? Il calice simboleggia le amarezze della passione. I giusti d'ogni tempo possono condividere le sofferenze del Signore, perché queste continuamente riaffiorano nella crudeltà dei miscredenti. Ogni uomo che le accetti con umiltà, con pazienza, persino con gioia a causa di Cristo, regnerà in alto con lui.

Ai figli di Zebedeo, bramosi dei primi posti, Gesù espone la necessità di seguire anzitutto l'esempio della sua passione per raggiungere finalmente il culmine della gloria desiderata.

L'apostolo Paolo offre il medesimo insegnamento di vita, quando scrive: Se siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione (Rm 6, 5).

Gesù dice ai figli di Zebedeo: Non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra ma e per coloro per i quali e stato preparato dal Padre mio (Mt 20, 23). Se quello che fa il Padre, anche il Figlio lo fa (Gv 5, 19), Gesù come può dire che non sta a lui concederlo se non perché egli è insieme Dio e uomo?

Nel vangelo Gesù talvolta parla con la voce della maestà divina, per cui è uguale al Padre, talvolta parla con la voce dell'umanità assunta, per la quale si è fatto uguale a noi.

Poiché nel testo odierno egli vuol dare agli uomini un esempio di umiltà, parla essenzialmente con la voce della sua natura umana.

Abbiamo visto che la madre viene con i figli a presentargli una richiesta. La donna lo interroga in quanto uomo che ignori quello che è occulto e non conosca il futuro, lui che nell'eternità della potenza divina sa tutto quello che deve accadere.

Questa donna si rivolge all'umanità di Gesù più che alla sua divinità, perché chiede che i figli possano sedere alla sua destra e alla sua sinistra. In quanto ha assunto un corpo, il Figlio ha infatti una destra e una sinistra; ma in quanto Dio, ciò non ha senso.

Poiché Gesù è interrogato in quanto uomo, risponde facendo astrazione della sua divinità impassibile e parla della passione che dovrà subire come uomo. Egli propone ai discepoli di imitare il suo itinerario doloroso e conferma la loro protesta di coinvolgimento attestando: il mio calice lo berrete (Mt 20, 23).

Nel commento di questo testo non va tralasciato che Gesù non fa distinzioni tra i due discepoli quando afferma che berranno il suo calice. Ora sappiamo che Giacomo terminò la vita con l'effusione del sangue, mentre Giovanni morì in un periodo di pace per la Chiesa.

Luca attesta chiaramente il martirio di Giacomo quando scrive: In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo fratello di Giovanni (At 12, 1-2).

Da parte sua, Eusebio, nella "Storia Ecclesiastica", riferisce alcuni particolari di quella passione: "Colui che aveva consegnato Giacomo al giudice. rimase sconvolto. Confessò di essere anch'egli cristiano, e ambedue furono condotti insieme al supplizio. Per via, quell'uomo chiese a Giacomo di perdonarlo. Dopo un istante di riflessione, Giacomo gli disse: 'La pace sia con te', e gli dette il bacio santo. Cosi ambedue furono decapitati".

Sappiamo che Giovanni era pronto per bere il calice di morte per il Signore. Negli Atti leggiamo di lui che insieme con gli apostoli fu lieto di aver subito gli oltraggi, il carcere e le percosse per amore del nome di Gesù (At 5, 41). Sappiamo pure che Gìovanni, a motivo della parola di Dio, fu relegato in esilio nell'isola di Patmos.

Quanto al supplizio ch'egli avrebbe sofferto sotto Domiziano, la tradizione vuole che sia stato gettato in una caldaia di olio bollente. Ma Giovanni ne usci sano e salvo,così com era integro di mente e di vita.

Sempre Domiziano mandò Giovanni in esilio; eppure quanto più l'Apostolo pareva privo di ogni soccorso terreno, tanto più i cittadini del cielo venivano a consolarlo.

Giovanni bevve realmente al calice del Signore tanto quanto suo fratello decapitato, giacché per le tante prove sostenute in difesa della verità, dimostrò che avrebbe prontamente affrontato la morte se si fosse presentata l'occasione.

Anche noi, cari fratelli, possiamo ricevere il calice di salvezza e ottenere la palma del martirio, pur senza soffrire catene, supplizi, carcere e persecuzione per la giustizia. Basterà trattare duramente il nostro corpo e tenerlo sottomesso, pregare Dio con cuore umile e pentito; basterà sopportare serenamente le offese del prossimo, amare chi non ci vuol bene, mostrarsi buoni con chi ci tratta male, impegnandoci a pregare per la loro vita e la loro salvezza. In una parola, rivestiamoci di pazienza e orniamoci del frutto di buone opere.

Seguiamo il consigio dell'Apostolo che ci esorta a offrire i nostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio (Rm 12, 1).

Se vivremo cosi, Dio ci ricompenserà, elargendoci la gloria riservata a coloro che per Cristo consegnarono le proprie membra al martirio.

Allora la nostra vita sarà preziosa agli occhi del Signore quanto la morte dei martiri. E quando i legami della carne si scioglieranno, meriteremo di entrare nelle dimore della Gerusalemme celeste. La, insieme con i cori dei beati, renderemo grazie al nostro Redentore che vive e regna con il Padre, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Augustinus
25-07-04, 08:00
Sermon pour la fète de Saint Jean ad Portam Latinam. Oeuvres Annecy, 1897, t. IX, 73-79.

Oggi la santa Chiesa celebra la festa di un apostolo. Invece di parlarci delle perfezioni, dei carismi e delle virtù di san Giacomo, il vangelo ci riferisce uno dei suoi grandi limiti, l'ambizione che lo agitava.

Ammiro la semplicità degli evangelisti nello scrivere questo episodio. Cosi possiamo vedere come lo Spirito di Dio sia opposto a quello del mondo. Quando infatti la gente del mondo vuol lodare i suoi campioni, ne segnala sempre le virtù, le perfezioni, i lati positivi, li insignisce di tutti i titoli e le qualità che li rendano più onorabili, tacendo però quanto potrebbe scalfirne la reputazione.

La nostra madre Chiesa fa esattamente il contrario. Ella ama teneramente i suoi figli, ma quando vuole lodarli o esaltare, riferisce senza attenuanti i peccati che essi commisero prima della conversione. In questo modo la Chiesa procura molto più onore e gloria alla maestà di Dio, che santificò questi uomini irradiando su di essi la sua infinita misericordia Dio infatti, dopo averli tratti fuori dalla miseria morale e dalla colpa, li ha colmati con le sue grazie e il suo amore mediante cui sono pervenuti alla santità.

L'apostolo san Giovanni aveva pochissimi limiti, così innocente com'era, e poi puro, casto, giovanissimo. Tuttavia, il vangelo ci riferisce che lui e suo fratello Giacomo avevano il desiderio assillante di sedere l'uno a destra e l'altro a sinistra di nostro Signore.

Possiamo credere che i due fratelli concertarono il modo per conquistare quella dignità, ma non la vollero chiedere apertamente. Si sa che gli ambiziosi non usano pretendere di persona quanto bramano, nel timore di essere giudicati per quello che sono.

I figli di Zebedeo escogitarono perciò un espediente: si rivolsero alla madre, perché fosse lei a presentare la petizione al Signore. Giacomo e Giovanni erano certi che Gesù avrebbe concesso quel favore a motivo dell'affetto che aveva per loro. In realtà, il Signore amava assai i due fratelli e in modo speciale san Giovanni, la cui dolcezza e purità glielo rendevano tanto caro.

Per ottenere più facilmente quanto desiderano, i due si rivolgono dunque alla madre; questa, tutta zelante per il bene e l'onore dei figli, va a presentarsi da nostro Signore, il loro buon maestro. Si prostra ai suoi piedi con umiltà per guadagnarselo e venire esaudita.

Di' che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno. L 'evangelista Marco specifica che i due fratelli soggiunsero: Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo (Mc 10, 35).

Vi prego di notare quanto sia grande la nostra miseria! Desideriamo che Dio faccia la nostra volontà e non vogliamo fare la sua quando non concorda con la nostra. A un attento esame troveremo che la maggioranza delle nostre richieste sono piene di imperfezione e mirano unicamente al nostro soddisfacimento.

Vi cito un caso: se stiamo pregando, vogliamo che prontamente il Signore ci parli, ci visiti, ci consoli. Gli diciamo di far questo, di darci quello, e se per il nostro bene lui non lo fa, eccoci inquieti e rannuvolati.

Quanto saremmo felici se regnasse in noi la santa volontà di Dio! Non commetteremmo più nessun peccato baderemmo di non vivere alla mercé dei nostri umori delle nostre inclinazioni disordinate, poiché la volontà divina è la regola di ogni autentica santità.

Il Signore risponde ai nostri due santi: " Potete bere il calice che io sto per bere? Non immaginatevi che esso consista nel raccogliere onori, dignità, posti prestigiosi e gratificanti. Niente di tutto questo. Bere al mio calice vuol dire condividere passione, pene, sofferenze, chiodi e spine; significa bere fiele e aceto, e alla fine morire sulla croce con me".

Dobbiamo stimare un favore e una fortuna grandissima portare la croce e venirvi inchiodati con il nostro dolce Salvatore!

I martiri bevvero quel calice in breve tempo. Alcuni lo vuotarono in un sorso, altri ci misero un'ora, chi due o tre giorni, chi un mese. Quanto a noi, se non berremo quel calice con un rapido martirio, possiamo almeno sorseggiarlo nel corso dell'intera esistenza terrena, mediante una continua abnegazione. Così fanno e devono fare tutti i religiosi e le religiose che Dio ha chiamato a questa speciale consacrazione per portare la sua croce e venire crocifissi con lui.

E' davvero un pesante martirio non fare mai la propria volontà, sottomettere continuamente il proprio modo di vedere, estirpare dal cuore ogni affetto impuro e quanto non è Dio. In breve, si tratta di non vivere più secondo le proprie inclinazioni o le proprie fantasie, per seguire la ragione e la volontà divina.

Augustinus
25-07-04, 08:18
http://img180.imageshack.us/img180/2829/09sjamesgd3.jpg http://www.wga.hu/art/t/tiepolo/gianbatt/3_1740s/09sjames.jpg Giovanni Battista Tiepolo, S. Giacomo il Maggiore conquista i Mori, 1749-50, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.wga.hu/art/b/bassano/jacopo/altarpie.jpg Jacopo da Bassano, Madonna con Bambino e Santi (SS. Giacomo il Maggiore e Giovanni Battista), 1545-50, Alte Pinakothek, Monaco

http://img255.imageshack.us/img255/4372/polypticfd2.jpg http://www.wga.hu/art/g/giambono/polyptic.jpg Michele Giambono, Polittico di S. Giacomo il Maggiore (S. Giacomo, attorniato, dai SS. Giovanni evangelista, Venerabile Felice Pelizzi, dell'Ordine dei Serviti, Michele Arcangelo e Ludovico di Tolosa), 1450 circa, Galleria dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/l/lotto/1527-30/06madon1.jpg http://img70.imageshack.us/img70/6749/06madon1ae9.jpg Lorenzo Lotto, Madonna con Bambino ed Angelo e SS. Caterina d'Alessandria e Giacomo il Maggiore, 1527-28, Kunsthistorisches Museum, Vienna

http://www.wga.hu/art/r/rusconi/james.jpg Camillo Rusconi, S. Giacomo il Maggiore, 1715-18, Basilica di San Giovanni in Laterano, Roma

Augustinus
25-07-04, 14:45
http://www.kfki.hu/~arthp/art/c/carreno/st_james.jpg http://img75.imageshack.us/img75/2032/jacqueszu6.jpg Juan Carreño De Miranda, S. Giacomo Maggiore ("matamoros", cioè "uccisore di mori") nella battaglia contro i Mori a Clavijo, 1660, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.kfki.hu/~arthp/art/p/pietro/cortona/madonna.jpg Pietro da Cortona, Madonna con Bambino e Santi (SS. Giovanni Battista, Giacomo il Maggiore, Francesco d'Assisi e Stefano papa), 1626-28, Museo dell'Accademia Etrusca, Cortona

http://www.kfki.hu/~arthp/art/p/pollaiol/piero/altar_3s.jpg Piero del Pollaiuolo, Altare con tre Santi, Vincenzo di Saragozza, Giacomo Maggiore ed Eustachio, 1467-68, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://www.wga.hu/art/t/tura/polyptyc/st_james.jpg Cosme Tura, S. Giacomo Maggiore, 1475, Musée des Beaux-Arts, Caen

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/X63I0G/97-000258.jpg Boeckhorst Johann detto Jan Lange, Martirio di S. Giacomo, XVII sec., musée des Beaux-Arts, Valenciennes

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/pra3.jpg http://img148.imageshack.us/img148/4417/santiagozy8.jpg Jusepe de Ribera, S. Giacomo Maggiore, 1631, Museo del Prado, Madrid

Augustinus
24-07-05, 17:02
Homilia IV, 2-5, in PG 61, 33-37.

Per dimostrare la potenza della croce, san Paolo esclama: Mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio! Parole di profondo significato. L’Apostolo vuoI dire che Dio è riuscito vincitore con mezzi opposti a quelli della sapienza del mondo; se ne deduce che la predicazione del vangelo non è opera umana.
Paolo intende questo: quando noi diciamo ai Giudei: “Credete!”, essi ci rispondono: “Risuscitate i morti, sanate gli ossessi, mostrateci prodigi”.
Che replichiamo noi? “Colui che vi predichiamo fu crocifisso ed è morto”.
Questa dichiarazione non è fatta per attirare i maldisposti, anzi a volte potrebbe respingere i simpatizzanti. Ebbene, invece non solo non li respinge, ma li attira, li soggioga, li vince.

I Greci da parte loro ci chiedono eloquenza, argomentazioni stringenti e noi in risposta predichiamo loro la croce che, se per i Giudei è impotenza, per i Greci è follia.
Non soltanto dunque neghiamo agli uni e agli altri quel che ci chiedono, ma offriamo anche il contrario; la croce, secondo la visuale umana, non è un prodigio, ma la negazione di ogni prodigio, una prova di debolezza anziché di forza, indizio di stoltezza e non di sapienza.
Ora, se coloro che cercano prodigi e sapienza, anziché trovarli trovano l’opposto, eppure restano persuasi, come non riconoscere ineffabile la potenza di colui che viene loro predicato?

Gli apostoli hanno trionfato non mediante prodigi, ma comportandosi in modo diametralmente opposto.
Nella guarigione del cieco nato, Cristo aveva fatto lo stesso. Per curarlo si servi d’un mezzo che sembrava fatto apposta per aggravare la sua cecità: gli mise sugli occhi un po’ di fango. Ebbene, come guarì il cieco con la mota, così convertì il mondo con la croce, ciò che era un aggravare lo scandalo invece di toglierlo.
Ora, è una grande prova di forza e di sapienza riuscire ad infondere la fede con ciò che dovrebbe piuttosto distruggerla. La croce non sembra offrire motivo di scandalo? Invece non solo non scandalizza, ma addirittura attira.
Davanti a questo sbalorditivo paradosso, Paolo esclama: Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. L’Apostolo riprende l’argomento degli avversari. Chiama stoltezza e debolezza la croce, non perché lo sia in realtà, ma perché tale era ritenuta. Ciò che i filosofi non poterono fare con i loro dotti ragionamenti, lo compì questa pretesa stoltezza.

La croce: quella si ha persuaso! Per opera di poveri ignoranti ha conquistato il mondo: non trattando problemi marginali, ma parlando di Dio, della fede vera, della morale evangelica, del giudizio futuro. E da gente rozza e ignorante trasse uomini sapienti.
Ecco in qual modo ciò che è stolto e debole in Dio è più sapiente e più forte di ciò che è tale secondo gli uomini. In che senso più forte? Perché la croce si è imposta a tutta la terra, e tutto ha attirato a sé con forza.
Mentre tutto congiurava per spegnere il nome di colui che è stato inchiodato su una croce, si è avverato proprio il contrario. Questo nome è divenuto di giorno in giorno più grande e glorioso, mentre quelli che lo osteggiavano sono finiti e caduti in oblio. Proprio così: tanti vivi in lotta contro un morto non sono riusciti a vincerlo.

Quando il non credente sostiene che sono pazzo, proprio allora prova che il demente è lui; quando mi accusa di stoltezza, allora la mia sapienza appare più grande di quella dei suoi filosofi.
Ciò che pubblicani e pescatori hanno potuto fare con la grazia di Dio, essi con tutti i loro filosofi, rètori, re, con tutte le forze del mondo coalizzate insieme non sono riusciti nemmeno ad immaginarlo.
Che cosa ci ha insegnato la croce? L’immortalità dell’anima, la risurrezione dei corpi, l’inconsistenza dei beni attuali, il desiderio di quelli futuri. Ha trasformato gli uomini in angeli, tutti sono diventati filosofi pronti a testimoniare ogni più forte virtù.

Pensando alle suddette conseguenze, Paolo esclamava: Ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.43 Ecco quello che rende ovvio il carattere divino della predicazione evangelica. Come poteva venire in mente a dodici poveri ignoranti che avevano passato la vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere una simile opera? Forse non avevano mai esordito in una città o in una piazza. Come allora potevano concepire d’affrontare la terra intera?
Che essi fossero paurosi e pusillanimi lo affermano chiaramente coloro che ne scrissero la vita, senza dissimulare nulla o nasconderne i difetti: ciò costituisce la migliore garanzia di veridicità.
Che dicono dunque degli apostoli? Nei vangeli si racconta che quando Cristo fu arrestato dopo tanti miracoli compiuti, tutti i suoi fuggirono e il loro capo rinnegò il Signore.

Come si spiega che gli apostoli, quando Cristo era ancora in vita, non abbiano saputo resistere a pochi Giudei? Come mai, lui morto e sepolto, e secondo gli increduli non risuscitato (e quindi nell’impossibilità d’incoraggiarli con la parola), si siano invece schierati contro il mondo intero? Non avrebbero piuttosto dovuto dire: “Ma che succede? Non ha potuto salvare se stesso, come potrà difendere noi? Non si è difeso da vivo, come potrà tenderci la mano da morto? In vita non è riuscito a conquistare una sola nazione e noi, in nome suo, dovremmo conquistare l’universo?”.
Gli apostoli come avrebbero potuto ragionevolmente, non dico metter mano a simile impresa, ma anche solo concepirne l’idea? E’ evidente che se non avessero visto Cristo risuscitato, e se non si fossero trovati di fronte’ a una prova incontestabile della sua potenza, non si sarebbero esposti a tanto rischio.

Dire che gli dèi sono demoni e non dèi, e che il vero Dio è uno finito crocifisso, sapete bene quali collere ha potuto accendere e quali guerre scatenare. Si trattava di una duplice innovazione: le divinità erano distrutte e un Crocifisso veniva proclamato.
Come i discepoli hanno potuto essere indotti a predicare una simile dottrina? Come hanno potuto sperare di venirne in qualche modo a capo? Chi potevano aver visto riuscire prima di loro in una simile impresa? Nessuno, perché il mondo pagano aveva divinizzato gli elementi della natura; i costumi in voga avevano introdotto usi empi, ben diversi da quelli annunziati da ogni discepolo di Cristo.
Eppure essi sfidano tutto e tutto abbattono; in un baleno percorrono il mondo intero come se avessero le ali, senza tenere alcun conto di pericoli e di morte, senza riflettere alle difficoltà dell’impresa, al loro numero limitato, alla moltitudine dei loro avversari. Non furono sgomenti dell’autorità, della potenza, dell’avvedutezza dei nemici.
Avevano un’alleata ben più potente di tutta quella coalizione di forze: la potenza del Crocefisso-Risorto.

Augustinus
24-07-05, 17:05
De fide, V , 5, in Sancti Ambrosii Episcopi Mediolanensis Opera, Mediolani, Bibliotheca Ambrosiana, 1984, t. XV, 362-366.

E’ la madre, senza dubbio, che si preoccupa perché i suoi figli siano onorati; non sa trattenersi, e tuttavia bisogna perdonarle l’indiscrezione di quel che chiede, perché è una madre anziana d’età, religiosa nel suo zelo, priva d’ogni conforto. In quel momento, quando avrebbe dovuto essere sostenuta o nutrita dall’aiuto dei suoi figli adulti, sopportava che essi fossero lontani, avendo anteposto alla propria gioia il vantaggio dei figli che seguivano Cristo.
Essi, chiamati dal Signore, al primo invito come leggiamo, subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono .
La donna, dunque, forse troppo tenera con i figli, sospinta dalla sollecitudine materna, supplicava il Salvatore, dicendo: Di’ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno. Sbagliava sì, ma perché un appassionato amore materno non sopporta ritardi. Anche se le sue richieste sono molto esigenti, è però scusabile nel suo desiderio, perché ella non è avida di denaro, ma di grazia. E non era impudente quella richiesta, perché ella non chiedeva per sé ma per i figli. Considerate la madre, pensate alla madre!

Gesù considerava nella donna l’affetto materno, che consolava la sua avanzata vecchiaia con la promozione data ai figli; sofferente e nostalgica per la loro mancanza, tuttavia ella sopportava l’assenza dei suoi carissimi figlioli.
Notate anche che è donna. Il sesso ritenuto più fragile non era ancora stato fortificato dalla passione del Signore. Considerate l’erede di quell’Eva, per la cui colpa tutte le donne divennero fragili. Il Signore non l’aveva ancora redenta con il proprio sangue; Gesù non aveva ancora lavato col suo sangue il femminile smodato desiderio, accresciuto dai sentimenti che qui contrastavano addirittura con la priorità dell’onore dovuto a Dio. Quella donna sbagliava dunque per una colpa ereditaria.
E che c’è di strano se una madre pregava per i suoi figli? (Questo, peraltro è più tollerabile che pregare per se stessi). Non leggiamo forse che anche gli apostoli, tra di loro, facevano a gara per essere il preferito? Chi era il medico di tutti non avrebbe potuto ferire, facendola arrossire di vergogna, una madre senza appoggio, e per di più afflitta nell’animo; non bisognava che quella donna, qualora le fosse stato superbamente negato quello che domandava, si dolesse come se fosse stata condannata per una richiesta eccessiva.

Il Signore, ben sapendo che si deve rendere onore all’affetto materno, rispose non alla donna, ma ai figli di lei, dicendo: Potete bere il calice che io sto per bere? E poiché quelli affermarono: Lo possiamo, Gesù soggiunse: Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio.
Come è paziente e pieno di clemenza il Signore! Quanto profonda è la sua sapienza, quanto buono è il suo amore! Vuole mostrare che i suoi discepoli chiedevano addirittura quello che non potevano ottenere. Gesù ne riserba la prerogativa al Padre, rendendogli onore, senza temere di togliere qualcosa al proprio diritto. Cristo infatti non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio.
Al tempo stesso, amava i suoi discepoli - leggiamo che li amò sino alla fine - e non volle che coloro ch’egli amava credessero che si opponeva a quanto gli chiedevano: santo e buono, preferì dissimulare una parte del suo diritto piuttosto che venir meno al suo amore. Infatti la carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si gonfia, non cerca il suo interesse.

Il fatto che Gesù risponde: Non sta a me concederlo va inteso come segno non di debolezza, ma di generosità. Infatti, - al dire dell’evangelista Marco - i figli di Zebedeo richiedono senza che sia presente la madre, e Gesù non dice niente al Padre: Non sta a me concederlo, ma è per coloro per i quali è stato preparato.
Quando invece la madre domanda per i propri figli, e cioè nel vangelo di Matteo, Gesù dice: Non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali e stato preparato dal Padre mio. In questo passo egli aggiunge: Dal Padre mio, perché l’affetto materno richiedeva una più indulgente comprensione.
Qualcuno potrebbe pensare che Cristo dicendo: Per coloro ai quali è stato preparato dal Padre mio, attribuisca di più al Padre o tolga qualcosa a sé. Ebbene: allora costui mi dica: È forse stato tolto qualcosa al Padre quando in Giovanni il Figlio dice del Padre: il Padre non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio?

Augustinus
24-07-05, 17:22
http://www.wga.hu/art/p/paret/virgin_c.jpg Luis Paret Y Alcazár, Vergine con Bambino con S. Giacomo il Maggiore, 1786, Museo de Bellas Artes, Bilbao

http://www.wga.hu/art/p/piazzett/st_james.jpg Giovanni Battista Piazzetta, S. Giacomo condotto al martirio, 1722-23, San Stae, Venezia

http://www.wga.hu/art/r/raphael/2firenze/2/37baldac.jpg Raffaello Sanzio, Madonna del Baldacchino (con i SS. Pietro, Bernardo, Giacomo il Maggiore ed Agostino), 1507-08, Galleria Palatina (Palazzo Pitti), Firenze

http://www.wga.hu/art/p/pontormo/1/05visdom.jpg Jacopo Pontormo, Madonna con Bambino e Santi (SS. Giovanni evangelista, Giuseppe, Francesco e Giacomo il Maggiore), 1518, San Michele Visdomini, Firenze

http://img196.imageshack.us/img196/8650/05211qr.jpg Vicente Requena "il giovane", S. Giacomo il Maggiore, 1597, Valencia

http://img196.imageshack.us/img196/1927/papacy692lk.jpg Domenico Ghirlandaio, SS. Giacomo Maggiore, Stefano e Pietro, XV sec.

http://www.kfki.hu/~arthp/art/d/durer/1/08/6apostl1.jpg Albrecht Dürer, S. Giacomo Maggiore, 1516, Galleria degli Uffizi, Firenze

Augustinus
24-07-05, 17:39
Festività mariana collegata a S. Giacomo: Nostra Signora del Pilar (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=144736)

SS. Pietro e Paolo apostoli e martiri (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=108019)

SS. Sette evangelizzatori della Spagna o uomini apostolici di Spagna (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=433421)

S. Giovanni apostolo ed evangelista (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=78675)

Trasfigurazione di N.S. Gesù Cristo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=144847)

Giovedì Santo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=155443)

Madonna delle milizie di Scicli (http://www.politicaonline.net/forum/showpost.php?p=5905280&postcount=34)

Augustinus
24-07-05, 17:42
Libro VIII, Cap. 2, §§ 392-412

CAPITOLO 2

Maria santissima assiste san Giacomo nel suo glorioso martirio e porta la sua anima in cielo, mentre il suo corpo è trasferito in Spagna; san Pietro è imprigionato e quindi misteriosamente liberato dal carcere.

392. Il nostro grande apostolo san Giacomo arrivò a Gerusalemme quando tutti i suoi abitanti insorgevano contro i seguaci del Redentore. Il drago e i suoi ministri avevano occultamente suscitato tale protesta, infettando più violentemente con il loro velenoso fiato i cuori dei perfidi giudei e accendendo in essi lo zelo per la loro legge e la gelosia della lieta novella proclamata da san Paolo, il quale, pur non essendosi trattenuto più di quindici giorni, aveva convertito molti in forza della virtù divina che agiva in lui, lasciando tutti colmi di stupore e di meraviglia. Quegli increduli, che si erano risollevati alla notizia della sua partenza, ben presto tornarono ad alterarsi per il sopraggiungere del nuovo predicatore, ugualmente ripieno di sapienza e di ardore per il nome di Gesù; Lucifero, che non ignorava la sua venuta, aizzava ed aumentava lo sdegno dei sommi sacerdoti e degli scribi, facendo in modo che fosse la causa di un ulteriore veleno che li turbasse e irritasse. Egli entrò in città annunciando con profondo fervore il Signore crocifisso e la sua morte e risurrezione, e in breve tempo portò alla fede alcuni uomini, tra i quali uno chiamato Ermogene e un altro chiamato Fileto, entrambi stregoni che avevano stretto un patto con satana: il primo era più dotto nella magia, mentre il secondo era suo discepolo. Di ambedue vollero servirsi i suoi nemici per piegarlo con una disputa o, se avessero fallito, per togliergli la vita con qualcuno dei loro malefici.

393. I demoni architettarono questa efferatezza per mezzo dei giudei, strumenti della loro iniquità, poiché non potevano avvicinarsi di persona, schiacciati dalla grazia che sentivano in lui. Al momento della controversia, Fileto fu il primo ad affrontare l'Apostolo, perché, se non fosse riuscito a convincerlo, sarebbe subentrato in sua vece il più esperto Ermogene. Propose i suoi sofisticati e falsi argomenti, ma il suo rivale li dileguò come i raggi del sole dissipano le tenebre, parlando con tanta luce ed efficacia che dovette arrendersi e aderire al Vangelo, di cui divenne da allora difensore; temendo però il suo maestro, supplicò il santo di proteggerlo da lui e dalle arti diaboliche con le quali lo avrebbe perseguitato per distruggerlo. Egli gli diede un piccolo panno che aveva ricevuto dalle mani di Maria beatissima e con tale reliquia gli permise di resistere ai sortilegi per diversi giorni, finché Ermogene stesso non iniziò la disputa.

394. Questi non poté esimersene, benché ne avesse timore, perché si era impegnato a discutere con lui per sconfiggerlo. Si preoccupò così di rafforzare le proprie tesi errate con ragionamenti più sottili rispetto a quelli addotti dal suo allievo, ma i suoi sforzi risultarono vani contro il potere e la scienza del cielo, che nel suo avversario erano come un torrente impetuoso. Fu superato e obbligato a confessare Cristo e i suoi misteri, come era accaduto a Fileto, e a causa di ciò i diavoli si adirarono e lo maltrattarono per il dominio che avevano avuto su di lui. Per respingerli, avendo appreso che il suo compagno se ne era liberato con quanto gli era stato regalato, chiese il medesimo favore e san Giacomo gli donò il bastone che usava; con esso li mise in fuga perché non l'affliggessero e neppure gli si accostassero.

395. Il futuro martire, nell'operare queste e altre conversioni, fu sostenuto dalle preghiere, dai gemiti e dai sospiri che la Madre offriva dal suo oratorio in Efeso, dove, come si è già detto, conosceva per visione tutto quello che gli apostoli e i credenti compivano e aveva particolare cura di lui poiché era prossimo al supplizio. I due perseverarono per qualche tempo nella fede, ma poi l'abbandonarono fino a perderla completamente in Asia, come consta dalla seconda lettera a Timoteo, in cui san Paolo lo informa che Bigello o Fileto e Ermogene si sono allontanati dalla verità. Sebbene il seme della parola fosse giunto a spuntare nei loro cuori, non affondò radici per opporsi alle tentazioni del principe del male, che avevano servito a lungo e con il quale avevano grande familiarità. Restarono sempre in loro i segni malvagi e le radici perverse dei vizi, che tornarono a prevalere facendoli precipitare.

396. Quando i giudei videro frustrata la loro vana fiducia, concepirono rinnovato sdegno contro Giacomo e decisero di eliminarlo condannandolo a morte come bramavano. Con il denaro si accattivarono Democrito e Lisia, centurioni della milizia romana, e segretamente concertarono che costoro l'avrebbero catturato con le persone che avevano a disposizione e per dissimulare il tradimento avrebbero finto un tumulto o una rissa in uno dei giorni e dei luoghi in cui egli avrebbe predicato, consegnandolo nelle loro mani; l'attuazione di tale crudeltà fu a carico di Abiatar, che in quell'anno era il sommo sacerdote, e di Giosia, uno scriba con le sue stesse idee. Come pensarono, così eseguirono. Essi si accesero d'ira perché, mentre l'Apostolo proclamava al popolo gli arcani della redenzione umana dimostrandoli con mirabile sapienza e con la testimonianza delle Scritture, gli uditori si mossero a lacrime di compunzione. Dato il segnale ai soldati, Abiatar ordinò a Giosia di prenderlo e questi gli buttò una corda al collo con l'accusa di sobillatore e promotore di una nuova religione contro l'impero.

397. Si avvicinarono Democrito e Lisia con la loro gente, e lo condussero da Erode, figlio di Archelao, che era stato preparato interiormente dall'astuzia di Lucifero ed esternamente dalla malizia e dall'astio dei giudei. Il re, che incitato da questo aveva cominciato contro i discepoli, da lui aborriti, la persecuzione di cui parla san Luca nel capitolo dodicesimo degli Atti, inviando truppe per opprimerli e arrestarli, decretò che fosse decapitato subito, come era reclamato. Fu inesprimibile il gaudio del prigioniero quando fu legato a somiglianza del suo Maestro e comprese ormai arrivato il momento, tanto atteso, di passare da questa vita a quella imperitura attraverso il martirio, come la Regina gli aveva preannunciato. Per tale beneficio fece umili e fervorosi atti di riconoscenza, e pubblicamente confessò e dichiarò ancora di credere in Gesù; ricordandosi, poi, di quello che le aveva domandato in Efeso, cioè che lo assistesse nel suo trapasso, la chiamò dal profondo.

398. La Vergine, che era attenta a tutto ciò che gli accadeva e con intensa preghiera lo accompagnava e favoriva, l'ascoltò dal suo oratorio e, stando assorta, osservò scendere una moltitudine immensa di spiriti superni di tutte le gerarchie: alcuni si diressero verso Gerusalemme circondandolo mentre veniva condotto al supplizio e altri si recarono da lei. Uno di quelli di grado superiore le disse: «Imperatrice delle altezze, il Signore dell'universo vi comanda di andare in fretta alla città santa per consolare il suo ministro e stargli accanto nell'estremo combattimento, nonché di esaudire i suoi pii desideri». Ella accondiscese con enorme gioia e gratitudine, magnificando l'Onnipotente per l'aiuto che concede a chi confida nella sua sconfinata misericordia e si pone sotto la sua protezione. Frattanto, il condannato era portato all'esecuzione e durante il tragitto compiva molti miracoli, sanando tutti coloro che soffrivano di varie malattie e liberando anche diversi indemoniati; infatti, allorché si era diffusa la voce che stava per essere ammazzato, numerosi bisognosi erano accorsi per rimediare alla loro condizione prima che mancasse il comune mezzo del loro conforto.

399. Contemporaneamente gli angeli fecero sedere Maria su un trono risplendente e la sollevarono sino al posto in cui era sul punto di essere giustiziato. Giacomo si inginocchiò per terra offrendosi in sacrificio e, alzati gli occhi al cielo, scorse nell'aria colei che stava invocando, vestita di divini splendori e di eccezionale bellezza, scortata dai suoi custodi. Davanti a uno spettacolo tanto straordinario arse di giubilo e fervore, e si commosse tutto in se stesso. Voleva gridare acclamandola vera Madre di Dio e signora di tutto, ma uno degli esseri supremi lo trattenne e dichiarò: «Servo dell'Eterno, conserva dentro di te questi preziosi sentimenti e non manifestare ai giudei la vicinanza e la grazia della nostra sovrana, perché non ne sono degni né sono capaci di capire, e anziché venerarla la odierebbero». Alle sue parole egli si contenne e in segreto, muovendo le labbra, le si rivolse così:

400. «Voi che avete generato il mio Salvatore, mia difesa, consolatrice degli afflitti, rifugio dei miseri, datemi la vostra benedizione, da me oltremodo sospirata in quest'ora. Presentate per me a vostro Figlio l'olocausto della mia vita, già acceso dalla brama di morire per l'onore del suo nome sull'altare delle vostre pure e candide mani, affinché sia accetto a colui che per me si immolò sulla croce. Affido il mio spirito in esse e attraverso di esse in quelle del mio Creatore». Dopo che ebbe pronunciato questo, guardando la Regina che parlava al suo cuore, gli venne tagliato il capo dal carnefice. Ella - o ammirabile benignità! - pose la sua anima accanto a sé e la portò nell'empireo dinanzi al suo Unigenito, arrecando speciale gaudio e gloria a tutti i cittadini del paradiso, che si congratularono con lei intonando inni di lode. L'Altissimo accolse quell'anima e la collocò in un luogo eminente tra i principi del suo popolo, e la Vergine, prostrata davanti al suo seggio di maestà infinita, compose un cantico come rendimento di grazie per il trionfo del primo apostolo martire. In questa occasione non contemplò la beatissima Trinità con visione intuitiva, ma astrattiva, e fu colmata di ulteriori benedizioni e favori per sé e per la Chiesa, per la quale fece grandi richieste. La benedissero anche tutti i santi, e quindi gli angeli la ricondussero al suo oratorio in Efeso, in cui uno di essi era rimasto con le sue sembianze mentre era assente. Quando vi giunse si stese al suolo, come era suo costume, ringraziando di nuovo per tutto ciò che era accaduto.

401. Quella notte i discepoli di san Giacomo raccolsero il suo corpo e di nascosto lo trasportarono al porto di Ioppe, dal quale per disposizione superna salparono con esso per la Galizia. Maria inviò loro uno dei suoi ministri perché li guidasse e li indirizzasse là dove era volontà celeste che sbarcassero ed essi avvertirono il suo aiuto, benché non lo vedessero, poiché per tutto il viaggio intervenne in loro soccorso, e spesso miracolosamente; quindi, è anche grazie a lei che la Spagna possiede a sua protezione il tesoro di quelle sacre membra, nello stesso modo in cui ebbe l'Apostolo ancora in vita come maestro e primo testimone della fede, che ben si radicò nei suoi abitanti. Egli spirò nel quarantunesimo anno del Signore, il venticinque marzo, cinque anni e sette mesi dopo la sua partenza da Gerusalemme per recarsi lì a predicare, e sette anni dopo la crocifissione del Redentore.

402. Questo consta dal capitolo dodicesimo degli Atti, dove san Luca dice che, per la soddisfazione mostrata dai giudei per la sua uccisione, Erode fece imprigionare anche Pietro con l'intenzione di decapitarlo appena trascorsa la Pasqua dell'agnello e degli azzimi, che viene celebrata nei quattordici giorni della luna di marzo. Poiché nell'anno quarantunesimo quei giorni corrispondevano agli ultimi di quel mese secondo il calcolo solare del quale ci serviamo, da ciò si comprende che il suo supplizio precedette di poco tale cattura, che avvenne il venticinque marzo e che poi seguirono la carcerazione e la Pasqua. La Chiesa non ne fa memoria nella data precisa, perché coincide con l'incarnazione e di solito anche con i misteri della passione; la festa è stata dunque trasferita al venticinque luglio, quando il suo corpo fu trasportato in Spagna.

403. La sua morte e la rapidità con cui l'iniquo re gliel'aveva procurata accrebbero ulteriormente l'empia crudeltà dei giudei, convinti che tormentandolo avrebbero avuto pronto lo strumento della vendetta. Lucifero e i suoi giudicarono la cosa nella medesima maniera e, come costoro con richieste e adulazioni, lo persuadevano con suggestioni a comandare l'arresto del vicario di Cristo, come in effetti fece per mantenersi la loro benevolenza per i suoi fini temporali. I demoni lo temevano molto per la forza che sperimentavano a loro danno e perciò segretamente accelerarono i tempi. Egli fu tenuto legato alle catene per essere giustiziato appena dopo la Pasqua e, sebbene il suo cuore fosse ben saldo, senza preoccupazione alcuna e con la stessa tranquillità che se fosse stato libero, tutti i fedeli della città erano in profondo affanno. A causa di questa sofferenza moltiplicarono le suppliche all'Altissimo affinché lo salvasse, perché la sua scomparsa avrebbe rappresentato un'immane rovina, e invocarono pure l'ausilio e la potente intercessione della Regina, dalla quale tutti aspettavano un rimedio.

404. Tale angustia non le era nascosta benché fosse in Efeso, poiché i suoi clementissimi occhi osservavano quanto succedeva per mezzo della visione chiara che aveva di tutto, ed ella intensificava la preghiera con sospiri, prostrazioni e lacrime di sangue, implorando la sua scarcerazione e la difesa dei devoti. Le sue orazioni penetrarono i cieli e giunsero a ferire il suo Unigenito, che scese personalmente e la trovò stesa al suolo con il volto verginale attaccato alla polvere. Rialzandola, le parlò con tenerezza: «Madre mia, moderate il vostro dolore e manifestatemi ciò a cui anelate, perché io ve lo concederò e otterrete grazia presso di me per conseguirlo».

405. Con la presenza e le affettuose parole di Gesù ricevette coraggio, consolazione e gioia, giacché le pene dei credenti erano la ragione del suo martirio e il vedere san Pietro detenuto e in attesa dell'esecuzione l'affliggeva oltre ogni immaginazione, come anche l'apprensione per le possibili conseguenze nella comunità primitiva. Rinnovò le sue domande e dichiarò: «Mio diletto, voi conoscete bene le angosce della vostra Chiesa, le cui grida sono arrivate al vostro orecchio e invadono il mio intimo affranto. Si propongono di uccidere il suo pastore: se permettete che questo avvenga adesso, il vostro piccolo gregge sarà disperso e i lupi infernali trionferanno su di voi come bramano. Or dunque, affinché io viva ordinate con autorità al mare e alla tempesta che i venti e le onde che investono questa piccola nave si quietino. Proteggete il capo del collegio apostolico e i vostri nemici restino confusi e, se sarà vostra volontà e a vostra gloria, si volgano verso di me le tribolazioni, perché io patirò per i vostri figli e lotterò contro gli avversari invisibili con l'aiuto della vostra destra».

406. Egli rispose: «Carissima, con la virtù e il potere che avete avuto da me, desidero che vi regoliate secondo il vostro volere: costruite e abbattete quanto ritenete sia conveniente, ma vi sia noto che contro di voi si rivolterà tutto il furore dei diavoli». La prudentissima Signora lo ringraziò per questo beneficio e, offrendosi di combattere la guerra di sua Maestà, affermò: «Dio mio, mia speranza, la vostra ancella è pronta a faticare per le anime che costarono il vostro sangue. Benché io sia polvere inutile, voi siete infinita sapienza e potenza, e se mi assiste il vostro favore non temerò il drago. Dal momento che nel vostro nome disponete che io decida e compia quello che è opportuno, intimo a Lucifero e ai suoi ministri, che stanno sconvolgendo i cristiani, di precipitare tutti nei loro antri e di ammutolire fino a quando la vostra provvidenza non darà loro licenza di risalire sulla terra». Le sue parole furono tanto efficaci che, nell'istante in cui le pronunciò ad Efeso, i demoni che erano a Gerusalemme piombarono negli abissi senza riuscire a resistere alla forza superna che operava in lei.

407. Essi intesero che quella sciagura proveniva dalla nostra Maestra, che chiamavano nemica perché non osavano nominarla. Confusi e atterriti, rimasero nelle loro caverne finché non fu loro consentito di risollevarsi per affrontarla in battaglia, come poi riferirò, e in questo tempo esaminarono quali mezzi potessero scegliere a tale scopo. Conseguito il trionfo contro il principe del male, per ottenerlo anche contro Erode e i giudei, Maria disse al Redentore: «Adesso, mio sovrano, se è vostro beneplacito un angelo andrà a liberare il vostro vicario». La proposta fu subito approvata e, per volontà di entrambi, come di supremi monarchi, uno degli spiriti più eccelsi che erano presenti si recò alla prigione.

408. Appena vi giunse, nella notte precedente il giorno in cui Pietro doveva essere giustiziato, lo scorse legato tra i due soldati che lo custodivano insieme ad altri che sorvegliavano la porta, profondamente addormentato come loro perché privo di angustie. Per svegliarlo dovette scuoterlo e quello, assonnato, udì che gli era comandato: «Alzati in fretta, mettiti la cintura, allacciati i sandali, prendi il mantello e vieni con me». Gli caddero le catene e, senza capire che cosa gli stesse avvenendo e di che tipo di visione si trattasse, seguì il messaggero divino, il quale prima di sparire gli fece attraversare alcune vie e gli rivelò che l'Altissimo lo aveva sciolto dai ceppi per intercessione della Vergine. Quando tornando in sé comprese il misterioso beneficio, ne rese grazie.

409. Gli parve bene porsi al sicuro, informando innanzitutto i discepoli e Giacomo il Minore, per eseguire ciò con il consiglio di tutti. Si diresse velocemente alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, cioè al cenacolo dove erano riuniti, non senza afflizione, molti fedeli. Picchiò al portone e una serva, di nome Rode, scese per domandare chi fosse. Ella riconobbe la sua voce e, ricolma di gioia, lasciandolo fuori corse a dare la notizia agli altri, che pensarono ad una sua fantasia; la fanciulla insisteva, ma essi, lontani dal supporre che il loro capo avesse potuto riacquistare la libertà, immaginarono che fosse il suo angelo. Intanto, egli in strada continuava a bussare e dunque finalmente gli fu aperto e fu accolto con enorme giubilo. Raccontò quanto era successo, affinché avvisassero in segreto Giacomo e gli altri fratelli. Prevedendo che immediatamente Erode lo avrebbe cercato scrupolosamente, decisero di allontanarlo dalla città quella notte stessa, per evitare che fosse di nuovo catturato. Allorché il re scoprì l'accaduto e non fu in grado di ritrovarlo, fece castigare le guardie e s'infuriò contro i cristiani, anche se, per la sua superbia e la sua empia condotta, Dio gli sbarrò la strada e lo punì severamente.

Insegnamento della Regina del cielo

410. Carissima, a causa degli effetti provocati in te dal singolare favore che Giacomo ricevette alla sua morte dalla mia pietà, voglio rivelarti un dono che l'Eterno mi confermò quando gli portai la sua anima nell'empireo. Altre volte ti ho accennato qualcosa riguardo a questo segreto, ma adesso lo capirai meglio affinché ti preoccupi di essere veramente mia affezionatissima figlia. In quell'occasione, il Padre mi parlò davanti a tutti i beati: «Colomba mia, eletta per mio compiacimento fra tutte le creature, sappiano gli spiriti superni e i santi che a mia lode, a vostra esaltazione e a vantaggio degli uomini vi do la mia parola che, se essi al momento del trapasso vi invocheranno e si rivolgeranno sinceramente a voi sul suo modello, sollecitando il vostro intervento presso di me, io inclinerò verso di loro la mia clemenza, li guarderò con occhi benevoli, li difenderò dai pericoli dell'ultima ora e scaccerò i crudeli nemici che in quel passaggio si sforzano di farli perire. Attraverso di voi elargirò loro considerevoli aiuti perché resistano e si pongano in stato di grazia se collaboreranno; voi me li presenterete ed essi otterranno il premio dalla mia destra generosa».

411. Tutta la Chiesa trionfante ed io con essa ringraziammo e magnificammo sua Maestà. Benché spetti ai ministri celesti il compito di condurre le anime al tribunale del giusto giudice appena vengono liberate dall'esilio terreno, ciò fu concesso anche a me, in modo sublime ed eminente, e sovente faccio uso dei miei privilegi, così come accadde con alcuni degli apostoli. Poiché ti vedo ansiosa di apprendere come potrai avere da me questo beneficio tanto prezioso, ti esorto a non privartene per ingratitudine o disattenzione. Innanzitutto lo guadagnerai con la purezza, che è quello che più bramo da te e dagli altri, giacché il mio grande ardore per l'Onnipotente mi costringe a desiderare da tutti, con infinita carità e tenerezza, l'osservanza della sua legge, perché nessuno si allontani dalla sua amicizia; questo è quanto devi anteporre alla vita, morendo piuttosto che peccare contro il tuo sommo Bene.

412. Obbediscimi, segui il mio insegnamento, impegnati nell'imitare quello che di me scopri e scrivi, non frapporre intervalli nell'amare e non dimenticare mai, neppure per un istante, il profondo affetto al quale ti legò la sua immensa misericordia. Sii grata per ciò di cui sei debitrice a lui e a me, che è al di là delle tue possibilità di comprensione finché sei viatrice. Sii fedele nel corrispondere, fervorosa nella devozione, pronta per quanto è più perfetto. Dilata il cuore e non permettere che si restringa con la pusillanimità, come il demonio pretenderebbe da te. Stendi la mano a imprese forti e ardue, confidando sempre nel Signore; non ti avvilire e non ti abbattere nelle avversità, non impedire il disegno di Dio in te né gli altissimi fini della sua gloria, tieni accesa la fede e la speranza nelle maggiori angustie e tentazioni. Per compiere tutto questo, trova ausilio nell'esempio dei miei servi e nella conoscenza che ti ho dato della felicissima sicurezza di coloro che sono sotto la protezione divina: con la fiducia e la dedizione verso di me, Giacomo ebbe nel martirio il particolare favore che ho spiegato e superò innumerevoli travagli, conquistando la corona; nella stessa maniera, Pietro stava tranquillo e sereno in prigione, senza mai perdere la pace interiore, e meritò che il mio Unigenito ed io avessimo una simile sollecitudine per la sua salvezza. I mondani figli delle tenebre non sono degni di tale soccorso, poiché si appoggiano sulle realtà visibili e sulla loro astuzia diabolica. Sollevati e scuotiti da questi inganni, aspira a quello che è più eccelso, perché sarà con te il braccio vigoroso che operò in me tante meraviglie.

Augustinus
25-07-05, 06:38
BENEDETTO XVI

ANGELUS

24 luglio 2005

Cari fratelli e sorelle!

Domani ricorre la festa dell’Apostolo San Giacomo, fratello di Giovanni, di cui si venerano le reliquie nel celebre santuario di Compostela, in Galizia, meta di innumerevoli pellegrini di ogni parte d’Europa. Ieri abbiamo ricordato Santa Brigida di Svezia, Patrona d’Europa. L’11 luglio scorso si è celebrato San Benedetto, altro grande Patrono del "vecchio continente". Guardando a questi Santi, viene spontaneo soffermarsi a riflettere sul contributo che il cristianesimo ha dato e continua ad offrire alla costruzione dell’Europa.

Vorrei farlo riandando col pensiero al pellegrinaggio che il Servo di Dio Giovanni Paolo II fece, nel 1982, a Santiago de Compostela, dove compì un solenne "Atto europeistico", nel corso del quale pronunciò queste memorabili parole: "Io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale, da Santiago ti rivolgo, o vecchia Europa, un grido pieno d’amore: Torna a te medesima, sii te stessa! Scopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Rivivi quei valori autentici che hanno fatto gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza tra gli altri continenti" (Insegnamenti, vol. V/3, 1982, p. 1260). Giovanni Paolo II lanciò allora il progetto di un’Europa consapevole della propria unità spirituale poggiante sul fondamento dei valori cristiani. Su questo tema egli tornò in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù del 1989, che si svolse proprio a Santiago de Compostela. Auspicò un’Europa senza frontiere, che non rinneghi le radici cristiane sulle quali è sorta e non rinunci all’autentico umanesimo del Vangelo di Cristo! (cfr Insegnamenti, vol. XII/2, 1989, p. 328). Quanto attuale resta questo suo appello, alla luce degli eventi recenti del continente europeo!

Tra meno di un mese, anch’io mi recherò pellegrino in una storica Cattedrale europea, quella di Colonia, dove i giovani si sono dati appuntamento per la loro XX Giornata Mondiale. Preghiamo perché le nuove generazioni, attingendo la loro linfa vitale da Cristo, sappiano essere nelle società europee fermento di un rinnovato umanesimo, nel quale fede e ragione cooperino in fecondo dialogo alla promozione dell’uomo e all’edificazione dell’autentica pace. Lo chiediamo a Dio per intercessione di Maria Santissima, che veglia come Madre e Regina sul cammino di tutte le nazioni.

Augustinus
25-07-05, 06:56
Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, 892-895

25 LUGLIO

SAN GIACOMO IL MAGGIORE, APOSTOLO

Un intimo amico del Signore.

San Giacomo è uno dei dodici Apostoli. È detto il "Maggiore" per distinguerlo da Giacomo il cugino di Gesù. Figlio di Zebedeo, era fratello di Giovanni l'evangelista. È noto che il Signore soprannominò i due fratelli "i figli del tuono", a motivo del loro temperamento ardente e senza dubbio anche perché un giorno essi gli avevano chiesto di far cadere il fuoco dal cielo su una città inospitale.

San Giacomo apparteneva a una famiglia di pescatori del lago di Tiberiade, che possedeva barche e servi. I vangeli raccontano in particolare la sua vocazione. Zebedeo, i figli e i servi stavano riparando le reti sulla riva, quando il Signore che passava in quei pressi chiamò a sé i due fratelli. All'istante essi abbandonarono tutto per seguirlo lasciando le reti, la barca e lo stesso padre. Questa grande generosità non si smentirà mai, e Gesù avrà per Giacomo e Giovanni lo stesso affetto privilegiato che aveva per Pietro. Saranno così i tre intimi confidenti dei suoi pensieri, gli unici che assisteranno alla risurrezione della figlia di Giairo, alla Trasfigurazione e all'agonia nell'orto degli Olivi.

Dopo la Pentecoste, san Giacomo il Maggiore predicò il vangelo nella Giudea e nella Samaria. Ma il suo apostolato fu di breve durata, e mentre il fratello Giovanni doveva essere l'ultimo degli Apostoli a lasciare questo mondo, egli fu il primo a versare il proprio sangue per il Signore. Erode Agrippa I lo fece decapitare. Clemente Alessandrino riferisce che la sua costanza e la sua carità convertirono lo stesso carnefice, il quale implorò il suo perdono mentre veniva trascinato al supplizio. Commosso, san Giacomo lo abbracciò dicendogli: "La pace sia con te"! E il carnefice morì decapitato anch'egli, e martire di Cristo.

La morte preziosa.

Non abbiamo a credere che questa morte, sopraggiunta prima dell'anno 44, abbia potuto sconcertare il piano dell'Altissimo sull'apostolato al quale era destinato san Giacomo. La vita dei santi non è mai incompleta; la loro morte, sempre preziosa (Sal 115,15), lo è ancor più quando per Dio sembra giungere prima del tempo. Allora appunto si può dire veramente che le loro opere li seguono (Ap 14,13), essendo Dio stesso tenuto sulla parola a far sì che nulla manchi alla loro pienezza: "Essi giudicheranno le genti, soggiogheranno i popoli, e il Signore regnerà per essi eternamente", diceva già il Libro della Sapienza (Sap 3,8). L'oracolo doveva realizzarsi per l'Apostolo che fu scelto per essere capo della crociata e protettore d'una grande nazione.

Patrono della Spagna.

Diventato infatti, per disposizione divina, il Patrono e il Protettore della Spagna [1], la sua intercessione invocata con perseveranza otterrà la liberazione dal giogo degli infedeli. È al grido di "San Giacomo! san Giacomo! Spagna, avanti!" che per parecchi secoli i cristiani faranno senza sosta la guerra santa ai musulmani, difenderanno con il loro coraggio e il loro sangue l'intera Europa e finiranno per ricacciare i Mori in Africa. E quando il lavoro della Crociata sarà terminato, è ancora sotto il suo patrocinio che gli Spagnoli, al seguito di Cristoforo Colombo, di Vasco de Gama, di Albuquerque e di altri conquistatori, partiranno verso le terre lontane allora scoperte, per portarvi il nome del Signore, e all'Apostolo faranno omaggio delle innumerevoli conversioni ottenute mediante i loro sforzi e che erano state un tempo raffigurate nelle pesche miracolose del lago di Tiberiade. E Giacomo potrebbe dire come san Paolo: " Non mi ritengo inferiore ai maggiori fra gli Apostoli, poiché, per la grazia di Dio, ho lavorato più di tutti loro" (2 Cor 11,5; 12,11; 1 Cor 15,10).

Preghiera per la Spagna.

Patrono della Spagna, non dimenticare il grande popolo che ti fu debitore insieme della sua nobiltà in cielo e della sua prosperità in questo mondo. Conserva in essa l'anima ardente di crociato; che abbia sempre a rallegrarsi di essere governata da uomini di Stato veramente cattolici, e rimanga uno dei più saldi bastioni della vera fede, uno dei più intrepidi difensori della Santa Sede e della Chiesa.

Attrattiva di san Giacomo.

Ma nello stesso tempo ricordati, o Apostolo, del culto speciale di cui ti onora tutta la Chiesa. Che cosa sono diventati i secoli in cui, per quanto grande si manifestasse la tua forza di espansione al di fuori, essa era sorpassata dal meraviglioso potere di attrarre tutto a te, che ti aveva comunicato il Signore (Gv 12,32)? Chi dunque, se non Colui che enumera gli astri del firmamento (Sal 146,4), potrebbe mai enumerare i santi, i penitenti, i re, i guerrieri, gli sconosciuti di ogni ceto, moltitudine infinita e rinnovantesi senza posa, che gravitò intorno al tuo santuario come sotto l'impero di quelle immutabili leggi che regolano al di sopra di noi i movimenti dei cieli; esercito senza posa in marcia verso quel campo della stella donde si irradiava il tuo potere sul mondo? E non era forse questo il senso della misteriosa visione concessa, nelle nostre antiche leggende, al grande imperatore dal quale veniva fondata l'Europa Cristiana, quando al termine d'una giornata di fatiche, dalle rive del mare di Frigia, contemplava la lunga fascia stellata che, dividendo il cielo, sembrava passare fra la Gallia, la Germania e l'Italia, per raggiungere di lì, attraverso la Guascogna, il paese Basco e la Navarra, le terre della lontana Galizia? Si narra che tu stesso sia apparso allora a Carlo e gli abbia detto: "Quella via di stelle segna la strada che si offre a te per liberare la mia tomba, e che seguiranno dopo di te tutti i popoli" [2]. E Carlo Magno, oltrepassando i monti, diede per la cristianità il segnale di quell'avanzata sulle terre saracene che si chiamò Crociata.

Le due tombe.

Ma quando consideriamo che due tombe furono, ai due punti estremi, i poli voluti da Dio di quel moto assolutamente impareggiabile nella storia dei popoli: - una, quella in cui Dio stesso si addormentò nella morte, e l'altra, o figlio di Zebedeo, quella che conserva la tua memoria a Compostella; - come non esclamare, con lo stupore del Salmista: I tuoi amici sono onorati fino al sommo, o Dio! (Sal 138,17)? Possa l'impulso dell'alto, di cui il ritorno ai grandi pellegrinaggi cattolici è uno dei segni più felici dei nostri tempi, riportare anche verso Compostella i figli dei tuoi pellegrini di un giorno! Per parte nostra almeno, insieme con san Luigi che mormorava ancora con le labbra vicine a chiudersi per sempre di fronte a Tunisi la Colletta della tua festa, ripeteremo per finire: "Sii, o Signore, per il tuo popolo, santificatore e custode; e che esso, fortificato dall'aiuto del tuo Apostolo Giacomo, possa piacerti nei suoi costumi e ti serva con cuore tranquillo".

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NOTE

[1] Esiste in Spagna, a proposito dell'apostolo san Giacomo, una duplice tradizione: quella del suo viaggio in questo paese, e un'altra relativa alla sua tomba venerata a Compostella dal secolo IX. Mons. Duchesne ha mostrato (Annales du Midi, vol. XII, p. 145-180; Anal. Bol. XIX, p. 353) che questa tradizione non ha alcun valore storico.

L'apostolato spagnolo di san Giacomo non appare, verso la fine del secolo VII, che in una versione latina del catalogo degli apostoli, opera di origine bizantina. La letteratura della Spagna non contiene alcuna allusione ad un fatto di così grande importanza per la storia di quel paese, e san Giuliano di Toledo che ha conosciuto il Breviarium Apostolorum rigetta risolutamente la sua affermazione per quanto riguarda il viaggio di san Giacomo in Spagna.

È all'anno 830, data della scoperta d'una tomba antica sul territorio di Amaea, che risale la credenza del Galizi riguardo alla tomba di san Giacomo, si credette di essere davanti ai resti dell'Apostolo.

Il culto popolare si impadronì di quel dato e la venerazione di cui la tomba era oggetto fin dall'860 non è mai cessata. Quanto alla traslazione nel 1139 del resti di san Giacomo in Galizia, tale tradizione non è sostenuta da documenti molto antichi. Non rimane comunque men vero che fin dal secolo X, gli stranieri cominciano a frequentare il santuario; nel secolo XII, non si possono più contare sulle strade che conducono a Compostella e la tomba di san Giacomo diventa uno dei luoghi di pellegrinaggio più celebri della cristianità. L'apostolo, un tempo rappresentato con il Vangelo in mano, sarà d'ora in poi raffigurato come un pellegrino, con la bisaccia decorata di un galletto e con un bastone in mano.

[2] Pesudo-Turpin, De Vita Car. Magni et Rolandi.

Augustinus
25-07-05, 07:14
http://img196.imageshack.us/img196/7686/sacchiexh1999c060707048fe.jpg Andrea Sacchi, Madonna di Loreto tra i SS. Francesco d'Assisi, Bartolomeo apostolo, Giuseppe, Giacomo Maggiore, XVII sec.

http://img196.imageshack.us/img196/5439/lanfrancoschleier0158062804kw.jpg Giovanni Lanfranco, Vergine con Bambino tra i SS. Antonio abate e Giacomo maggiore, XVII sec.

http://img196.imageshack.us/img196/1758/saints7171uy.jpg http://img143.imageshack.us/img143/5952/egallery710dz3.jpg Pompeo Girolamo Batoni, S. Giacomo il maggiore, 1740-43, Londra

http://img58.imageshack.us/img58/149/santiago8la4.jpg Innocenzo Tacconi, S. Giacomo maggiore, 1632, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

http://bigli.com/images/quadri/Assereto_246G.jpg Gioacchino Assereto, San Giacomo da Compostella, 1630 circa, Collezione privata, Milano

http://www.cattolicesimo.com/ImmSacre/Clavijo.jpg José Casado del Alisal, S. Giacomo Maggiore ("matamoros", cioè "uccisore di mori") nella battaglia contro i Mori a Clavijo, 1889

Augustinus
24-07-06, 22:01
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
25-07-06, 08:00
BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 21 giugno 2006

Giacomo, il Maggiore

Cari fratelli e sorelle,

proseguendo nella serie di ritratti degli Apostoli scelti direttamente da Gesù durante la sua vita terrena. Abbiamo parlato di san Pietro, di suo fratello Andrea. Oggi incontriamo la figura di Giacomo. Gli elenchi biblici dei Dodici menzionano due persone con questo nome: Giacomo figlio di Zebedeo e Giacomo figlio di Alfeo (cfr Mc 3,17.18; Mt 10,2-3), che vengono comunemente distinti con gli appellativi di Giacomo il Maggiore e Giacomo il Minore. Queste designazioni non vogliono certo misurare la loro santità, ma soltanto prendere atto del diverso rilievo che essi ricevono negli scritti del Nuovo Testamento e, in particolare, nel quadro della vita terrena di Gesù. Oggi dedichiamo la nostra attenzione al primo di questi due personaggi omonimi.

Il nome Giacomo è la traduzione di Iákobos, forma grecizzata del nome del celebre patriarca Giacobbe. L’apostolo così chiamato è fratello di Giovanni, e negli elenchi suddetti occupa il secondo posto subito dopo Pietro, come in Marco (3,17), o il terzo posto dopo Pietro e Andrea nel Vangeli di Matteo (10,2) e di Luca (6,14), mentre negli Atti viene dopo Pietro e Giovanni (1,13). Questo Giacomo appartiene, insieme con Pietro e Giovanni, al gruppo dei tre discepoli privilegiati che sono stati ammessi da Gesù a momenti importanti della sua vita.

Poiché fa molto caldo, vorrei abbreviare e menzionare qui solo due di queste occasioni. Egli ha potuto partecipare, insieme con Pietro e Giovanni, al momento dell’agonia di Gesù nell’orto del Getsemani e all’evento della Trasfigurazione di Gesù. Si tratta quindi di situazioni molto diverse e l’una dall’altra: in un caso, Giacomo con gli altri due Apostoli sperimenta la gloria del Signore, lo vede nel colloquio con Mosé ed Elia, vede trasparire lo splendore divino in Gesù; nell’altro si trova di fronte alla sofferenza e all’umiliazione, vede con i propri occhi come il Figlio di Dio si umilia facendosi obbediente fino alla morte. Certamente la seconda esperienza costituì per lui l’occasione di una maturazione nella fede, per correggere l’interpretazione unilaterale, trionfalista della prima: egli dovette intravedere che il Messia, atteso dal popolo giudaico come un trionfatore, in realtà non era soltanto circonfuso di onore e di gloria, ma anche di patimenti e di debolezza. La gloria di Cristo si realizza proprio nella Croce, nella partecipazione alle nostre sofferenze.

Questa maturazione della fede fu portata a compimento dallo Spirito Santo nella Pentecoste, così che Giacomo, quando venne il momento della suprema testimonianza, non si tirò indietro. All’inizio degli anni 40 del I secolo il re Erode Agrippa, nipote di Erode il Grande, come ci informa Luca, “cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa, e fece uccidere di spada Giacomo fratello di Giovanni” (At 12,1-2). La stringatezza della notizia, priva di ogni dettaglio narrativo, rivela, da una parte, quanto fosse normale per i cristiani testimoniare il Signore con la propria vita e, dall’altra, quanto Giacomo avesse una posizione di spicco nella Chiesa di Gerusalemme, anche a motivo del ruolo svolto durante l’esistenza terrena di Gesù. Una tradizione successiva, risalente almeno a Isidoro di Siviglia, racconta di un suo soggiorno in Spagna per evangelizzare quella importante regione dell'impero romano. Secondo un’altra tradizione, sarebbe invece stato il suo corpo ad essere trasportato in Spagna, nella città di Santiago di Compostella. Come tutti sappiamo, quel luogo divenne oggetto di grande venerazione ed è tuttora mèta di numerosi pellegrinaggi, non solo dall’Europa ma da tutto il mondo. E’ così che si spiega la rappresentazione iconografica di san Giacomo con in mano il bastone del pellegrino e il rotolo del Vangelo, caratteristiche dell’apostolo itinerante e dedito all’annuncio della “buona notizia”, caratteristiche del pellegrinaggio della vita cristiana.

Da san Giacomo, dunque, possiamo imparare molte cose: la prontezza ad accogliere la chiamata del Signore anche quando ci chiede di lasciare la “barca” delle nostre sicurezze umane, l’entusiasmo nel seguirlo sulle strade che Egli ci indica al di là di ogni nostra illusoria presunzione, la disponibilità a testimoniarlo con coraggio, se necessario, fino al sacrificio supremo della vita. Così Giacomo il Maggiore si pone davanti a noi come esempio eloquente di generosa adesione a Cristo. Egli, che inizialmente aveva chiesto, tramite sua madre, di sedere con il fratello accanto al Maestro nel suo Regno, fu proprio il primo a bere il calice della passione, a condividere con gli Apostoli il martirio.

E alla fine, riassumendo tutto, possiamo dire che il cammino non solo esteriore ma soprattutto interiore, dal monte della Trasfigurazione al monte dell’agonia, simbolizza tutto il pellegrinaggio della vita cristiana, fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, come dice il Concilio Vaticano II. Seguendo Gesù come san Giacomo, sappiamo, anche nelle difficoltà, che andiamo sulla strada giusta.

http://img104.imageshack.us/img104/408/santiago7bw0.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p00212a01nf2005.jpg Guido Reni, S. Giacomo il maggiore, 1618-23, Museo del Prado, Madrid

Augustinus
25-07-06, 14:45
http://img132.imageshack.us/img132/3903/santiago2og5.jpg http://www.juntadeandalucia.es/cultura/museos/media/fotos/MBASE-MBASE_os_11_E98P_lg.jpg Jusepe de Ribera, S. Giacomo Maggiore, 1634 circa, Museo de Bellas Artes de Sevilla, Siviglia

http://img221.imageshack.us/img221/8864/santiago3at0.jpg Jusepe de Ribera, S. Giacomo Maggiore, Quadreria dei Girolamini, Napoli

http://img222.imageshack.us/img222/3415/santiago4lp1.jpg Jusepe de Ribera, S. Giacomo Maggiore, Museo del Prado, Madrid

http://img127.imageshack.us/img127/8105/santiago6nt9.jpg Bartolomé Esteban Murillo, S. Giacomo Maggiore, Museo del Prado, Madrid

http://img109.imageshack.us/img109/7206/santiago7hv8.jpg Luca Giordano, S. Giacomo Maggiore alla battaglia contro i Mori a Clavijo, XVII sec., Iglesia de las Comendadoras, Madrid

http://img201.imageshack.us/img201/7311/santiago7yr2.jpg Josep Cusachs i Cusachs, S. Giacomo Apostolo, 1898, Academia de Caballería, Valladolid

http://img100.imageshack.us/img100/2677/santiago8cf5.jpg Manuel Ángel Álvarez, S. Giacomo Maggiore a Clavijo, 1897, Museo de Pontevedra

Augustinus
24-07-07, 08:09
http://img530.imageshack.us/img530/3766/santiagolgve8.jpg http://faculty-staff.ou.edu/L/A-Robert.R.Lauer-1/SantiagoMatamoros.JPG Autore anonimo, S. Giacomo Maggiore matamoros, XVIII sec., Museum of Art, New Orleans

http://www.secc.es/media/fotos/Santiago_06.jpg Juan Fernández Navarrete el Mudo, La decollazione di S. Giacomo, 1571, Monastero di San Lorenzo de El Escorial, Madrid

http://www.flg.es/fotos/5000/5703.jpg Maestro del Grifo, S. Giacomo pellegrino, XVI sec., Museo Lázaro Galdiano, Madrid

Augustinus
24-07-07, 15:29
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
25-07-07, 12:55
St. James the Greater

(Hebrew Yakob; Septuagint Iakob; N.T. Greek Iakobos; a favourite name among the later Jews).

The son of Zebedee and Salome (Cf. Matthew 27:56; Mark 15:40; 16:1). Zahn asserts that Salome was the daughter of a priest. James is styled "the Greater" to distinguish him from the Apostle James "the Less", who was probably shorter of stature. We know nothing of St. James's early life. He was the brother of John, the beloved disciple, and probably the elder of the two.

His parents seem to have been people of means as appears from the following facts.

Zebedee was a fisherman of the Lake of Galilee, who probably lived in or near Bethsaida (John 1:44), perhaps in Capharnaum; and had some boatmen or hired men as his usual attendants (Mark 1:20).
Salome was one of the pious women who afterwards followed Christ and "ministered unto him of their substance" (cf. Matthew 27:55, sq.; Mark 15:40; 16:1; Luke 8:2 sq.; 23:55-24:1).
St. John was personally known to the high-priest (John 18:16); and must have had wherewithal to provide for the Mother of Jesus (John 19:27).

It is probable, according to Acts 4:13, that John (and consequently his brother James) had not received the technical training of the rabbinical schools; in this sense they were unlearned and without any official position among the Jews. But, according to the social rank of their parents, they must have been men of ordinary education, in the common walks of Jewish life. They had frequent opportunity of coming in contact with Greek life and language, which were already widely spread along the shores of the Galilean Sea.

Relation of St. James to Jesus

Some authors, comparing John 19:25 with Matthew 28:56 and Mark 15:40, identify, and probably rightly so, Mary the Mother of James the Less and of Joseph in Mark and Matthew with "Mary of Cleophas" in John. As the name of Mary Magdalen occurs in the three lists, they identify further Salome in Mark with "the mother of the sons of Zebedee" in Matthew; finally they identify Salome with "his mother's sister" in John. They suppose, for this last identification, that four women are designated by John 19:25; the Syriac "Peshito" gives the reading: "His mother and his mother's sister, and Mary of Cleophas and Mary Magdalen." If this last supposition is right, Salome was a sister of the Blessed Virgin Mary, and James the Greater and John were first cousins of the Lord; this may explain the discipleship of the two brothers, Salome's request and their own claim to the first position in His kingdom, and His commendation of the Blessed Virgin to her own nephew. But it is doubtful whether the Greek admits of this construction without the addition or the omission of kai (and). Thus the relationship of St. James to Jesus remains doubtful.

His life and apostolate

The Galilean origin of St. James in some degree explains the energy of temper and the vehemence of character which earned for him and St. John the name of Boanerges, "sons of thunder" (Mark 3:17); the Galilean race was religious, hardy, industrious, brave, and the strongest defender of the Jewish nation.

When John the Baptist proclaimed the kingdom of the Messias, St. John became a disciple (John 1:35); he was directed to "the Lamb of God" and afterwards brought his brother James to the Messias; the obvious meaning of John 1:41, is that St. Andrew finds his brother (St. Peter) first and that afterwards St. John (who does not name himself, according to his habitual and characteristic reserve and silence about himself) finds his brother (St. James). The call of St. James to the discipleship of the Messias is reported in a parallel or identical narration by Matthew 4:18-22; Mark 1:19 sq.; and Luke 5:1-11. The two sons of Zebedee, as well as Simon (Peter) and his brother Andrew with whom they were in partnership (Luke 5:10), were called by the Lord upon the Sea of Galilee, where all four with Zebedee and his hired servants were engaged in their ordinary occupation of fishing. The sons of Zebedee "forthwith left their nets and father, and followed him" (Matthew 4:22), and became "fishers of men".

St. James was afterwards with the other eleven called to the Apostleship (Matthew 10:1-4; Mark 3:13-19; Luke 6:12-16; Acts 1:13). In all four lists the names of Peter and Andrew, James and John form the first group, a prominent and chosen group (cf. Mark 13:3); especially Peter, James, and John. These three Apostles alone were admitted to be present at the miracle of the raising of Jairus's daughter (Mark 5:37; Luke 8:51), at the Transfiguration (Mark 9:1; Matthew 17:1; Luke 9:28), and the Agony in Gethsemani (Matthew 26:37; Mark 14:33). The fact that the name of James occurs always (except in Luke 8:51; 9:28; Acts 1:13 -- Greek Text) before that of his brother seems to imply that James was the elder of the two. It is worthy of notice that James is never mentioned in the Gospel of St. John; this author observes a humble reserve not only with regard to himself, but also about the members of his family.

Several incidents scattered through the Synoptics suggest that James and John had that particular character indicated by the name "Boanerges," sons of thunder, given to them by the Lord (Mark 3:17); they were burning and impetuous in their evangelical zeal and severe in temper. The two brothers showed their fiery temperament against "a certain man casting out devils" in the name of the Christ; John, answering, said: "We [James is probably meant] forbade him, because he followeth not with us" (Luke 9:49). When the Samaritans refused to receive Christ, James and John said: "Lord, wilt thou that we command fire to come down from heaven, and consume them?" (Luke 9:54; cf. 9:49).

His martyrdom

On the last journey to Jerusalem, their mother Salome came to the Lord and said to Him: "Say that these my two sons may sit, the one on thy right hand, and the other on thy left, in thy kingdom" (Matthew 20:21). And the two brothers, still ignorant of the spiritual nature of the Messianic Kingdom, joined with their mother in this eager ambition (Mark 10:37). And on their assertion that they are willing to drink the chalice that He drinks of, and to be baptized with the baptism of His sufferings, Jesus assured them that they will share His sufferings (Mark 5:38-39).

James won the crown of martyrdom fourteen years after this prophecy, A.D. 44. Herod Agrippa I, son of Aristobulus and grandson of Herod the Great, reigned at that time as "king" over a wider dominion than that of his grandfather. His great object was to please the Jews in every way, and he showed great regard for the Mosaic Law and Jewish customs. In pursuance of this policy, on the occasion of the Passover of A.D. 44, he perpetrated cruelties upon the Church, whose rapid growth incensed the Jews. The zealous temper of James and his leading part in the Jewish Christian communities probably led Agrippa to choose him as the first victim. "He killed James, the brother of John, with the sword." (Acts 12:1-2). According to a tradition, which, as we learn from Eusebius (Hist. Eccl., II, ix, 2, 3), was received from Clement of Alexandria (in the seventh book of his lost "Hypotyposes"), the accuser who led the Apostle to judgment, moved by his confession, became himself a Christian, and they were beheaded together. As Clement testifies expressly that the account was given him "by those who were before him," this tradition has a better foundation than many other traditions and legends respecting the Apostolic labours and death of St. James, which are related in the Latin "Passio Jacobi Majoris", the Ethiopic "Acts of James", and so on.

St. James in Spain

The tradition asserting that James the Greater preached the Gospel in Spain, and that his body was translated to Compostela, claims more serious consideration.

According to this tradition St. James the Greater, having preached Christianity in Spain, returned to Judea and was put to death by order of Herod; his body was miraculously translated to Iria Flavia in the northwest of Spain, and later to Compostela, which town, especially during the Middle Ages, became one of the most famous places of pilgrimage in the world. The vow of making a pilgrimage to Compostela to honour the sepulchre of St. James is still reserved to the pope, who alone of his own or ordinary right can dispense from it. In the twelfth century was founded the Order of Knights of St. James of Compostela.

With regard to the preaching of the Gospel in Spain by St. James the greater, several difficulties have been raised:

St. James suffered martyrdom A.D. 44 (Acts 12:2), and, according to the tradition of the early Church, he had not yet left Jerusalem at this time (cf. Clement of Alexandria, "Strom.", VI; Apollonius, quoted by Eusebius, "Hist. Eccl." VI, xviii).
St. Paul in his Epistle to the Romans (A.D. 58) expressed the intention to visit Spain (Romans 15:24) just after he had mentioned (15:20) that he did not "build upon another man's foundation."
The argument ex silentio: although the tradition that James founded an Apostolic see in Spain was current in the year 700, no certain mention of such tradition is to be found in the genuine writings of early writers nor in the early councils; the first certain mention we find in the ninth century, in Notker, a monk of St. Gall (Martyrol., 25 July), Walafried Strabo (Poema de XII Apost.), and others.
The tradition was not unanimously admitted afterwards, while numerous scholars reject it. The Bollandists however defended it (see Acta Sanctorum, July, VI and VII, where other sources are given).

The authenticity of the sacred relic of Compostela has been questioned and is still doubted. Even if St. James the Greater did not preach the Christian religion in Spain, his body may have been brought to Compostela, and this was already the opinion of Notker. According to another tradition, the relics of the Apostle are kept in the church of St-Saturnin at Toulouse (France), but it is not improbable that such sacred relics should have been divided between two churches. A strong argument in favour of the authenticity of the sacred relics of Compostela is the Bull of Leo XIII, "Omnipotens Deus," of 1 November, 1884.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VIII, New York, 1910 (http://www.newadvent.org/cathen/08279b.htm)

Augustinus
25-07-08, 07:30
http://images.bridgeman.co.uk/cgi-bin/bridgemanImage.cgi/600.LMG.4502310.7055475/128875.JPG Carlo Maratta, S. Giacomo il maggiore, XVIII sec., Leeds Museums and Art Galleries, Temple Newsam House

http://www.metabunker.dk/wp-content/uploads/san_lio_james_major.jpg Tiziano Vecellio, S. Giacomo, 1565 circa, Chiesa di San Lío, Venezia

http://www.wga.hu/art/c/cano/st_james.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/Z456UR/92-001938-02.jpg Alonso Cano, S. Giacomo il Maggiore, 1635 circa, Musée du Louvre, Parigi

http://www.wga.hu/art/r/rubens/10religi/11religi.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p01648a01nf2005.jpg Peter Paul Rubens, S. Giacomo Maggiore, 1611 circa, Museo del Prado, Madrid

Augustinus
25-07-08, 07:50
http://img291.imageshack.us/img291/3235/poussinparisam1990p46pilar4xt.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/5PS4GY/94-053167.jpg Nicholas Poussin, La Venuta della Vergine a S. Giacomo ed ai suoi otto compagni, 1628-30, musée du Louvre, Parigi

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/18/1803grec.jpg El Greco, S. Giacomo il Maggiore, 1610-14, Museo de El Greco, Toledo

http://www.museodelprado.es/typo3temp/pics/591d9d9006.jpg El Greco, S. Giacomo il Maggiore, 1610-14, Museo del Prado, Madrid

http://blendedfolk.com/stjames01rembrandt.jpg http://img170.imageshack.us/img170/9295/sothebysrembrandtsantiatl3.jpg http://img509.imageshack.us/img509/5812/vasnetovhg6.jpg Rembrandt van Rijn, S. Giacomo il maggiore, 1661, collezione privata

Holuxar
25-07-18, 00:43
24 LUGLIO 2018: SANTA CRISTINA, Vergine e Martire, VIGILIA di SAN GIACOMO IL MAGGIORE, APOSTOLO; ventiquattresimo giorno del MESE dedicato alla devozione al PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO…



«Santa Cristina, vergine e martire, 24 luglio.»
Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico (http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm)
http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm

Guéranger, L'anno liturgico - San Giacomo il Maggiore, Apostolo (http://www.unavoce-ve.it/pg-25lug.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-25lug.htm
«25 LUGLIO: SAN GIACOMO IL MAGGIORE, APOSTOLO.»




Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.it)
http://tradidiaccepi.blogspot.it

https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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«SANTA CRISTINA
Vergine e Martire.
Paramenti rossi.
Nascita: III secolo, Tiro (Libano).
Morte: III secolo, Bolsena.
Attributi: mola, serpenti, frecce, palma.
Patrona di: Toffia, Palermo, Ciudad de Osma, Huerta de Abajo (Burgos), Bolsena.
SANTA MESSA
Due sono le Sante che portano questo nome: l'una venerata a Bolsena, l'altra di Tiro, veneratissima in Oriente ed in Occidente, come ne fan prova i mosaici a sant'Apollinare Nuovo a Ravenna. Come dice il Card. Schuster, nel suo Liber Sacramentorum, è questa seconda che la Chiesa oggi commemorava (Vol. VIII, p. 98).
Il Martirologio Romano riporta: "A Tiro, presso il lago di Bolsena, in Toscana, santa Cristina, Vergine e Martire. Poiché questa Vergine, credendo in Cristo, aveva spezzato gli idoli d’oro e d’argento del padre, e ne aveva distribuito i frammenti ai poveri, per ordine del padre stesso fu lacerata con flagelli, crudelissimamente tormentata con altri supplizi, e gettata nel lago con un sasso di gran peso, ma ne fu da un Angelo liberata; quindi, sotto un altro Giudice, successore di suo padre, sostenne costantemente i più acerbi tormenti; da ultimo, sotto il Preside Giuliano, dopo essere stata illesa per cinque giorni in un’ardente fornace, dopo aver superato per virtù di Cristo i serpenti, col taglio della lingua e colla trafittura delle frecce compì il corso del suo martirio".
* Cristina era una fanciulla di famiglia nobile e ricca. Viveva a "Tiro", in Italia, identificabile nell'odierna Bolsena. Molti la chiesero in sposa, ma i suoi genitori desideravano che essa restasse vergine e si dedicasse al culto degli dei. Per questo la rinchiusero in una torre servita da cameriere e con diversi idoli in oro ed in argento. La ragazza, che aveva conosciuto la fede cristiana, desiderava però alleviare le sofferenze dei poveri, perciò fece a pezzi gli idoli preziosi e li donò ad essi. Per il suo comportamento di rifiuto degli dei pagani, subì molti tormenti, a cui sopravvisse, fra cui quello di essere gettata nel lago di Bolsena legata ad una macina da mulino. La pietra, per intervento divino, restò a galla e la fanciulla vi salì sopra. Fu quindi uccisa, come una cerbiatta, trafitta da una freccia del prefetto Giuliano.»
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/37603483_1457798450988139_3051105669991104512_n.jp g?_nc_cat=0&oh=1dbcc01fd8c80e0a4ede7c710d952671&oe=5BD952D0


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/37603483_1457798450988139_3051105669991104512_n.jp g?_nc_cat=0&oh=1dbcc01fd8c80e0a4ede7c710d952671&oe=5BD952D0


«VIGILIA DI SAN GIACOMO
Apostolo.
Semplice.
Paramenti viola.
SANTA MESSA
Sardinia Tridentina: Vigilia di san Giacomo Apostolo (http://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/07/vigilia-di-san-giacomo-apostolo.html)
Come la maggior parte delle feste degli Apostoli, che un tempo erano di precetto, quella di san Giacomo è preceduta da una vigilia. Questo santo fu uno dei membri del collegio dei Dodici, e come i dodici di Giacobbe ricevette la sua porzione di eredità, e dovette evangelizzare una parte della Chiesa, un tempo raffigurata dalla terra promessa (Epistola). Egli ebbe, con suo fratello san Giovanni e con san Pietro, il privilegio d'esser testimonio della Trasfigurazione di Gesù e della sua agonia nell'Orto degli ulivi. Egli, primo fra gli Apostoli, ebbe l'onore di rendere testimonianza al Cristo con l'effusione del suo sangue nella città di Gerusalemme.
- Al Vangelo.
** Omelia di san Gregorio Papa.
Omelia 27 sui vangeli.
Nonostante tutte le sacre parole siano piene di comandamenti del Signore, com'è che riguardo all'amore, come di un comandamento singolare, il Signore dice, "il comandamento mio è questo, che vi amiate l'un l'altro", se non perché ogni comandamento riguarda solamente l'amore e tutti sono un comandamento unico? Perché qualsiasi cosa viene comandata, viene consolidata nella sola carità. Come infatti molti rami di un albero procedono da una sola radice, così molte virtù sono generate dalla sola carità. Ed il ramo della buona azione non ha alcun color verde, se non rimane nella radice della carità.
Quindi i comandamenti del Signore sono sia molti, sia uno solo: molti per la diversità dell'operazione, uno solo nella radice dell'amore. Ma in qual modo questo amore si debba mantenere, lo suggerisce Egli stesso, che in numerosi luoghi della sua Scrittura, comanda sia che gli amici vengano amati in Sé, che i nemici per Sé. Infatti ha veramente la carità, colui che sia ama l'amico in Dio, ed il nemico per Dio. Ora ci sono alcuni che amano i lori vicini ma per l'affetto della parentela e della carne: tuttavia le sacre parole non si oppongono a questi. Ma una cosa è quel che è applicato spontaneamente alla natura, una cosa quel che per i comandamenti del Signore è dovuto all'obbedienza dall'amore.
Questi certamente sia amano il prossimo, sia tuttavia non raggiungono quei sublimi premi dell'amore: poiché esercitano il loro amore non spiritualmente, ma carnalmente. Quindi quando il Signore diceva: "il comandamento mio è questo, che vi amiate l'un l'altro", subito aggiunse: "come io ho amato voi". Come se volesse dire: amate conforme al modo in cui vi amai. In tale cosa, carissimi fratelli, bisogna fare cauta attenzione, che l'antico nemico, mentre trae la nostra mente all'amore delle cose temporali, suscita contro di noi il prossimo più debole, perché tenti di portar via le stesse cose che amiamo.»
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Santa Cristina - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santa-cristina/)
http://www.sodalitium.biz/santa-cristina/
«24 luglio, Santa Cristina, Vergine e Martire.
“A Tiro, presso il lago di Bolsena, in Toscana, santa Cristina, Vergine e Martire. Poichè questa Vergine, credendo in Cristo, aveva spezzato gli idoli d’oro e d’argento del padre, e ne aveva distribuito i frammenti ai poveri, per ordine dei padre stesso fu lacerata con flagelli, crudelissimamente tormentata con altri supplizi, e gettata nel lago con un sasso di gran peso, ma ne fu da un Angelo liberata; quindi, sotto un altro Giudice, successore di suo padre, sostenne costantemente i più acerbi tormenti; da ultimo, sotto il Preside Giuliano, dopo essere stata illesa per cinque giorni in un’ardente fornace, dopo aver superato per virtù di Cristo i serpenti, col taglio della lingua e colla trafittura delle frecce compì il corso del suo martirio”.
Deh, Signore, ci ottenga misericordia la beata vergine e martire Cristina, la quale ti fu sempre accetta e per il merito della castità e per il coraggio col quale ti ha confessato.»
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http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

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“Sodalitium - IMBC.”
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“Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
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«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
IX domenica d. Pentecoste (Santa Messa)
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IX domenica dopo Pentecoste (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=1Z1fnDzl4eQ
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
http://www.domusmarcellefebvre.it/
Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»




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“Non Una Cum - Roman catholics sedevacantists.”
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Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
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«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]. Pas de "motu proprio" chez nous : nous célebrons la Sainte Messe selon le missel de Saint Pie V.»
24 juillet : Sainte Christine, Vierge et Martyre (? 300) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/24-juillet-sainte-christine)
“24 juillet : Sainte Christine, Vierge et Martyre († 300).”
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“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Ed ora grazie, Vi rendiamo, o Padre e Signor nostro diletto, per tutte le inestimabili misericordie che ci avete in questo giorno concesso. Ah! che Vi renderemo noi per tutte le innumerevoli grazie? Lodi e ringraziamenti, o Gesù diletto, perché ci avete dato un altro giorno di vita. Perché ci avete pasciute/o con la grazia dei Santi Sacramenti. Perché ci avete assistito per l’osservanza della Vostra legge. Perché ci avete preservato da molti mali. Perché ci avete dato molti beni spirituali e temporali: Grazie Vi rendiamo per il pane quotidiano, grazie soprattutto per la pazienza infinita con la quale avete sopportato i nostri mancamenti e per la perseveranza che ci avete dato nel Vostro Santo servizio.”
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https://www.sursumcorda.cloud/settimanale/indici-sursum-corda/1787-indice-del-numero-122-di-sursum-corda-22-luglio-2018.html





24 luglio (http://www.preghiereperlafamiglia.it/_luglio/24-luglio.htm)
http://www.preghiereperlafamiglia.it/_luglio/24-luglio.htm
“IL SANGUE DI CRISTO E LA SOFFERENZA
24° GIORNO
MEDITAZIONE
Gesù non ha dato il suo Sangue solo per redimerci. Se invece di poche gocce, che sarebbero bastate per la redenzione, ha voluto versarlo tutto, sopportando un mare di dolori, lo ha fatto per aiutarci, ammaestrarci e confortarci nei nostri dolori. Il dolore è un triste retaggio del peccato e nessuno ne va immune. Gesù, proprio perché coperto dei nostri peccati, ha sofferto. Sulla via di Emmaus disse ai due discepoli che era necessario che il Figlio dell'Uomo patisse per poter entrare nella gloria. Egli perciò volle conoscere tutti i dolori e le miserie della vita. Povertà, lavoro, fame, freddo, distacco dagli affetti più santi, infermità, ingratitudine, tradimento, persecuzioni, martirio, morte! Cos'è dunque la nostra sofferenza nei confronti dei dolori di Cristo? Nei nostri dolori guardiamo Gesù insanguinato e riflettiamo quale senso davanti a Dio hanno le calamità e le sofferenze. Ogni sofferenza è permessa da Dio per la salvezza dell'anima nostra; è un tratto della divina misericordia. Quanti sono stati richiamati alla via della salvezza, attraverso la via del dolore! Quanti già lontani da Dio, colpiti dalla sventura, hanno sentito il bisogno di pregare, di tornare in chiesa, di inginocchiarsi ai piedi del Crocifisso per ritrovare in lui la forza e la speranza! Ma anche se soffrissimo ingiustamente, ringraziamo il Signore, perché le croci che Dio ci manda, dice S. Pietro, sono la corona di gloria che non appassisce mai.
ESEMPIO
In un ospedale di Parigi un uomo colpito da una malattia ripugnante, soffre indicibilmente. Tutti lo hanno abbandonato, perfino i parenti e gli amici più cari. Solo la suora di carità è al suo capezzale. In un momento di più atroce sofferenza e sconforto, il malato grida: «Una rivoltella! Sarà l'unico rimedio efficace contro il mio male!». La suora gli porge invece il crocifisso e gli mormora dolcemente: «No, fratello, questo è l'unico rimedio per la vostra sofferenza e per quelle di tutti i malati!» Il malato lo baciò e gli occhi gli si inumidirono di lacrime. Quale significato avrebbe il dolore senza la fede? Perché soffrire? Chi ha la fede trova nel dolore forza e rassegnazione: chi ha la fede trova nel dolore una fonte di meriti; chi ha la fede vede in ogni sofferente Cristo che soffre.
Fioretto. - Accetterò dalle mani del Signore, ogni tribolazione; conforterò chi soffre e visiterò qualche malato.
Giaculatoria. - Eterno Padre ti offro il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo per la consacrazione del lavoro e del dolore, per i poveri, gli infermi e i tribolati.”

24° giorno: Il Sangue di Cristo e la sofferenza (http://www.stellamatutina.eu/24-giugno-il-sangue-di-cristo-e-la-sofferenza/)
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«24 luglio 2018: Santa Cristina di Bolsena, vergine e martire.
A Toffia in Sabina (Rieti) riposa il corpo di una Santa Cristina. A seguito riportiamo quanto scritto nella guida "Toffia in tasca" scritta da Maria Petrucci (1997). "Nel primo altare di destra si venera il corpo di S. Cristina martire o forse quello di una sua compagna di martirio. In uno scritto, si ritiene che le spoglie della martire siano state traslate prima a Farfa, nell'813, tolte da un cimitero cristiano sulla via Cassia, e può darsi che durante le frequenti invasioni saracene il sacro corpo sia stato portato a Toffia, luogo sicuro e fortificato. Ma è scritto anche che le sante spoglie furono deposte a Toffia nel 1258, con l'occupazione del Castello di Marta sul lago di Bolsena, dal conte Pietro Vico, dopo averle tolte ai signori di Bisanzio, oltre al pagamento di lire 700 di Perugia. Fino al 1924 il corpo della santa era sotto l'altare maggiore, e attraverso una finestrella con cancello di ferro si poteva leggere la scritta: "HIC IACET CORPUS S. CRISTINAE VIRGINIS ET MARTIRIS"; poi era stato trasportato nella Chiesa di S. Maria Nuova dal parroco di allora Raffaele Panetta, e nel 1934, quando fu rimesso a porto il quadro di S. Lorenzo martire, venne nuovamente deposto in questo luogo. Ogni anno a Toffia il 24 luglio, in onore della santa, a turno alcune donne del paese (festarole) organizzano una festa con distribuzione di dolci e bevande; in tempi remoti sembra che in questo giorno rinverdisse il fiore che la santa aveva tra le mani". Bene, fin qui quanto scritto dall'artista Petrucci (capitolo sulla chiesa di S.Lorenzo martire). La guida "Toffia in tasca" riporta dunque che la Santa riposa nella chiesa di San Lorenzo a Toffia. Ai nostri giorni invece il corpo della Santa si trova nella parrocchiale di S. Maria Nuova; è stato portato in questa chiesa perché nell'edificio di culto intitolato a San Lorenzo ci pioveva. Ma la Santa che riposa a Toffia è Santa Cristina di Bolsena? Sappiano che la Santa appena citata subì il martirio all'età di 11 anni, e il corpo di S. Cristina che si trova a Toffia è grande come quello di una bambina di 10 - 11 anni. Il corpo della santa è ben visibile sulla destra, dentro ad una "bara" trasparente. Sappiamo anche che a Toffia il culto di S. Cristina è molto radicato. La Santa patrona di Bolsena è indicata nel Martirologio al 24 luglio; nella cittadina viterbese è festeggiata lo stesso giorno in cui si festeggia a Toffia. Comunque non si tratta certamente della stessa Santa, perchè a Bolsena (dove è veneratissima) il corpo di S. Cristina c'è.
[ Testo di Andrea Del Vescovo ]
Cristina era una fanciulla di famiglia nobile e ricca. Viveva a "Tiro", in Italia, identificabile nell'odierna Bolsena. Molti la chiesero in sposa, ma i suoi genitori desideravano che essa restasse vergine e si dedicasse al culto degli dei. Per questo la rinchiusero in una torre servita da cameriere e con diversi idoli in oro ed in argento. La ragazza, che aveva conosciuto la fede cristiana, desiderava però alleviare le sofferenze dei poveri, perciò fece a pezzi gli idoli preziosi e li donò ad essi. Per il suo comportamento di rifiuto degli dei pagani, subì molti tormenti, a cui sopravvisse, fra cui quello di essere gettata nel lago di Bolsena legata ad una macina da mulino. La pietra, per intervento divino, resto a galla e la fanciulla vi salì sopra. Fu quindi uccisa, come una cerbiatta, trafitta da una freccia del prefetto Giuliano.»
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"In memoria di Matilde di Canossa, eroina del Papato Romano e difenditrice della libertà della Chiesa, passata all'eternità il 24 luglio 1115."
https://www.radiospada.org/2018/04/vita-est-militia-matilde-di-canossa-viceregina-ditalia/



“24 luglio 2018: VIGILIA di San Giacomo apostolo.”
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AVE MARIA!!!
PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNOR GESÙ CRISTO, MISERERE NOBIS!!!
Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!

Holuxar
25-07-18, 23:39
25 LUGLIO 2018: SAN GIACOMO, APOSTOLO, SAN CRISTOFORO, Martire; venticinquesimo giorno del MESE dedicato alla devozione al PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO…



«25 LUGLIO: SAN GIACOMO IL MAGGIORE, APOSTOLO.»
Guéranger, L'anno liturgico - San Giacomo il Maggiore, Apostolo (http://www.unavoce-ve.it/pg-25lug.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-25lug.htm

"Commemorazione di San Cristoforo, martire, lo stesso giorno."




Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.it)
http://tradidiaccepi.blogspot.it

https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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“SAN GIACOMO
Apostolo.
Doppio di II classe.
Paramenti rossi.
http://www.unavoce-ve.it/pg-25lug.htm
Nascita: Betsaida, ?
Morte: Gerusalemme, 43 o 44.
Santuario principale: Cattedrale di Santiago di Compostela, Santiago di Compostela (Galizia, Spagna).
Attributi: Bastone, Bisaccia, Bordone da pellegrino, Cappello da pellegrino, Conchiglia, Stendardo.
Patrono di: Diocesi di Caltagirone, Diocesi di Pistoia.
Cile, Croazia, Guatemala, Nicaragua, Spagna. Cavalleria dell'Esercito Spagnolo. Calzettai, Cappellai, Cavalieri, Drogheri, Farmacisti, Pellegrini, Profumieri, Soldati, Veterinari, Viaggiatori.
Viene invocato: contro i reumatismi, per la benedizione e la protezione dei raccolti, per il bel tempo atmosferico.
SANTA MESSA
San Giacomo era fratello di san Giovanni, e figlio di Zebedeo. Egli è soprannominato il Maggiore. Un giorno sua madre, accostatasi al Salvatore, gli chiese per i suoi due figli, il favore «che sedessero l'uno alla sua destra e l'altro alla sua sinistra nel suo regno» (Vangelo). Il Cristo ne profetizzò allora il martirio. San Giacomo «siederà in trono a giudicare le dodici tribù di Israele» (Communio), ma prima dovrà bere lo stesso calice di Gesù (Vangelo) e avere, come tutti gli Apostoli, una vita di sofferenze e di persecuzioni, come quella che descrive l'Epistola. Dopo l'Ascensione di Gesù Cristo al Cielo, dice l'Ufficio di questo giorno, Giacomo predicò l'Evangelo nella Giudea e nella Samaria. Erode Agrippa, desideroso di piacere ai Giudei, lo condannò alla pena capitale. Ebbe la testa tagliata verso l'anno 43-44, poco tempo prima della festa di Pasqua. Per timore, sembra, degli Arabi, padroni di Gerusalemme, dicesi che il corpo di questo santo sia stato più tardi trasportato a Campostella, in Spagna, dove il suo culto è in grande onore. Il 25 luglio ci ricorda la data di questa traslazione. Il suo nome è iscritto nel Canone della Messa insieme a quello di San Giovanni suo fratello (1° elenco).
* Giacomo, Galileo, figlio di Zebedeo e fratello germano dell'Apostolo Giovanni, chiamato col fratello tra i primi Apostoli, abbandonò il padre e le reti per seguire il Signore, e tutti due furono chiamati dallo stesso Gesù Boanerges, cioè figli del tuono. Egli fu uno dei tre Apostoli, che il Salvatore amò di più, e che volle avere come testimoni della sua trasfigurazione, del miracolo che fece allorché risuscitò la figlia del capo della sinagoga, e quando si ritirò sul monte degli Olivi per pregare il Padre, prima d'essere preso dai Giudei.
Dopo l'ascensione di Gesù al cielo, egli predicò la sua divinità nella Giudea e nella Samaria, convertendo moltissimi alla fede cristiana. Partito poi per la Spagna, vi convertì alcuni a Cristo; di questi in seguito san Pietro ne ordinò sette vescovi e li inviò per primi in Spagna. Quindi ritornato a Gerusalemme, avendo guadagnato, fra gli altri, alla verità della fede il mago Ermogene, e proclamando liberamente la divinità di Gesù Cristo, Erode Agrippa, divenuto re sotto l'imperatore Claudio, per conciliarsi i Giudei, condannò Giacomo alla pena capitale. Colui che l'aveva condotto al tribunale, vedendo il coraggio col quale andava al martirio, si dichiarò cristiano anche lui.
Mentre venivano portati al supplizio, egli chiese perdono a Giacomo; e Giacomo, baciandolo: «La pace sia con te» gli disse. Pertanto vennero tutti due decapitati; poco prima Giacomo aveva guarito un paralitico. Il suo corpo fu poi trasportato a Compostella, dove è in sommo onore, accorrendovi pellegrini da tutte le parti del mondo per motivo di pietà e di voti. Per celebrare la memoria del suo natale, la Chiesa ha scelto quest'oggi, ch'è il giorno della sua traslazione, perché fu verso la festa di Pasqua ch'egli, primo degli Apostoli, rese testimonianza a Gesù Cristo con l'effusione del suo sangue a Gerusalemme.
- All'Epistola.
San Paolo si rivolge ironicamente ai Corinti, che vogliono piacere a Dio, lasciandosi guidare dalla saggezza come l'intende il mondo. I Corinti pretendevano infatti di unire due cose inconciliabili: la saggezza umana e il cristianesimo, e chiamavano insensati quelli che rinunciavano a ciò che il mondo ricerca. Il Santo Apostolo li contrappone ai veri cristiani che soffrono generosamente per il Cristo e che non cercano di piacere agli uomini, ma piuttosto di essere uno spettacolo che Dio e gli Angeli ammirano. Così fece l'Apostolo san Giacomo.
- Al Vangelo.
** Omelia di san Giovanni Crisostomo.
Omelia 66 su Matteo.
Nessuno si conturbi, se diciamo che gli Apostoli erano ancora tanto imperfetti, poiché il mistero della croce non era stato ancora consumato, né era stata ancora infusa nei loro cuori la grazia dello Spirito. Che se desideri conoscere la loro virtù, considera quali furono dopo ricevuta la grazia dello Spirito, e vedrai ch'essi superarono ogni malvagia inclinazione. Ed è per questo che si rivela ora la loro imperfezione, perché tu possa apprezzare meglio come furono d'un colpo trasformati dalla grazia. Ch'essi non abbiano chiesto nulla di spirituale, né abbiano avuto alcun pensiero del regno celeste, è evidente. Tuttavia esaminiamo come s'accostano, e che cosa gli dicano: «Vogliamo, dicono, che tu ci conceda quanto ti domanderemo» (Marc. 10, 35). Al che Cristo risponde: «Che volete?» non ignorandolo, certo, ma per obbligarli a spiegarsi, affine di scoprire la piaga e applicarvi così il rimedio.
Ma essi, arrossendo per la vergogna e confusi d'essere scesi a sentimenti umani, preso Cristo in disparte, gli fanno la domanda di nascosto dagli altri discepoli. Difatti essi camminarono avanti agli altri, dice l'Evangelista, per non essere intesi; e così espressero finalmente ciò che volevano. E volevano ottenere, com'io presumo, che, avendo udito come i discepoli si sarebbero assisi su dodici troni, occupassero essi i primi di questi troni: giacché sapevano certo di essere amati più degli altri; ma temendo che Pietro fosse loro preferito, osarono dire: «Ordina che seggano uno alla tua destra e l'altro alla sinistra» (Matth. 20, 22). E insistono dicendo: «Ordina». Ed egli che risponde? Per far intendere loro che non domandavano nulla di spirituale, e che non sapevano neppure cosa si domandassero, poiché non avrebbero osato domandarlo se l'avessero saputo: «Non sapete, dice, quel che domandate» (Matth. 20, 22): non sapete quanto ciò sia grande, quanto meraviglioso, eccedente persino le più alte virtù del cielo.
E aggiunse: «Potete voi bere il calice che berrò io, e battezzarvi col battesimo onde son battezzato io?» (Matth. 20, 22). Nota come li rimuove subito da questa speranza, ragionando loro di cose affatto opposte. Voi, dice, mi parlate di onori e di corone; e io vi parlo di lotte e di sudori. Non è questo il tempo delle ricompense, né cotesta mia gloria si manifesterà ora; adesso è tempo di persecuzione e di pericoli. Osserva poi come colla stessa interrogazione li esorta e alletta. Poiché non disse: Potete sostenere i cattivi trattamenti, potete versare il vostro sangue? ma solamente: «Potete voi bere il calice?». E per attirarli soggiunge: «Che berrò io?» affin di disporli meglio a soffrire colla stessa prospettiva di partecipare alle sue sofferenze.
https://sardiniatridentina.blogspot.com/2017/07/san-giacomo-il-maggiore-apostolo.html?m=0
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“SAN CRISTOFORO
Martire.
Paramenti rossi.
Morte: 250 circa.
Attributi: Gigante che porta sulle spalle Gesù bambino, cinocefalo.
Patrono di: pellegrini, autieri, viaggiatori, piloti, camionisti, ferrovieri, facchini; invocato contro la peste e la morte improvvisa
SANTA MESSA
Il Martirologio romano ricorda oggi il natale di san Cristoforo, il quale sarebbe appartenuto ad una città di nome Samon (?) in Licia. Egli, sotto Décio, battuto con verghe di ferro, e per la superna virtù di Cristo liberato dalle fiamme ardenti, da ultimo, trafitto da colpi di frecce, colla decapitazione compì il martirio. È uno dei quattordici Santi Ausiliatori.
Nelle Sante Messe lette di San Giacomo Apostolo si fa commemorazione di San Cristoforo martire con Oratio, Secreta e Postcommunio seguenti:
Oratio
Orémus.
Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, qui beáti Christóphori Mártyris tui natalícia cólimus, intercessióne ejus in tui nóminis amóre roborémur.
Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.
R. Amen.
Preghiamo.
Signore Dio onnipotente, per l'intercessione del beato Cristoforo martire tuo, di cui celebriamo l'anniversario, concedici la grazia di essere fortificati nel tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.
Secreta
Munéribus nostris, quǽsumus, Dómine, precibúsque suscéptis: et coeléstibus nos munda mystériis, et cleménter exáudi.
Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.
R. Amen.
Signore, te ne preghiamo, accetta i nostri doni e le nostre preci, purificaci per la virtù di questi santi misteri ed esaudiscici.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.
Postcommunio
Da, quǽsumus, Dómine, Deus noster: ut, sicut tuórum commemoratióne Sanctórum temporáli gratulámur offício; ita perpétuo læténtur aspéctu.
Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.
R. Amen.
Signore Dio nostro, concedici, te ne preghiamo; che come ci rallegriamo di un rito temporale in ricordo dei tuoi santi, così possiamo godere della loro eterna compagnia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.”
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San Giacomo Apostolo - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/san-giacomo-apostolo/)
http://www.sodalitium.biz/san-giacomo-apostolo/
«25 luglio, San Giacomo Apostolo.
“San Giacomo Apostolo, fratello del beato Giovanni Evangelista: circa la festa di Pasqua decapitato da Erode Agrippa, primo fra gli Apostoli ricevette la corona del martirio. Le sue sacre ossa, da Gerusalemme trasferite in questo giorno nella Spagna, e riposte negli estremi suoi confini in Galizia, sono piamente onorate dalla notissima venerazione di quelle genti e dal numeroso concorso di Cristiani, che si recano colà per devozione e per voto”.
O parente di Gesù Cristo secondo la carne, e molto più secondo lo spirito, Apostolo favorito e famigliare del Signore, dal quale fosti chiamato tra i primi e Tu seguisti lasciando i tuoi parenti, tutti i beni e le speranze della terra. Per Lui, primo tra gli Apostoli tu desti la vita, e col tuo sangue confermasti la dottrina del Vangelo che avevi predicato. Quante volte, o Apostolo glorioso, apparisti sui campi di battaglia ai cristiani, lottando con essi contro i nemici di Cristo e della Sua Croce! Quante volte li hai sbaragliati e vinti, dando miracolosamente la vittoria a coloro che si ritenevano già sconfitti! O forza dei cristiani! O rifugio di coloro che t’invocano e sperano in Te: salvaci dai nostri pericoli! Il Signore ci dia, per Sua intercessione, il Suo santo amore e timore, giustizia, pace e vittoria su tutti i nostri nemici visibili ed invisibili, e soprattutto ci conceda di poterlo eternamente vedere e possedere insieme agli Angeli del Paradiso. Così sia.»
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http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

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“Sodalitium - IMBC.”
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“Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
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«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
IX domenica d. Pentecoste (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=2pU0mGRVtZs
IX domenica dopo Pentecoste (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=1Z1fnDzl4eQ
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
http://www.domusmarcellefebvre.it/
Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»




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“Non Una Cum - Roman catholics sedevacantists.”
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“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Vergine Santissima Immacolata Vi ringraziamo per tutte le grazie e misericordie che ci avete ottenuto in questo giorno con la Vostra potente intercessione.”
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«25 luglio 1898. L’essenza stessa e la natura della religione implicano in realtà la necessità del sacrificio. In questo infatti risiede la parte essenziale del culto divino, nel riconoscere e riverire Dio come il supremo dominatore di tutte le cose, sotto il cui potere ci troviamo noi e tutte le nostre cose. Non vi è infatti altra ragione e causa del sacrificio, che proprio per questo è detto "cosa divina": eliminati i sacrifici, nessuna religione può sussistere e nemmeno essere pensata. La legge dell’evangelo non è inferiore alla legge antica: è anzi di molto superiore, perché essa ha pienamente portato a compimento ciò che quella aveva iniziato. Molto tempo prima che Cristo nascesse, i sacrifici praticati nell’Antico Testamento prefiguravano infatti il sacrificio compiuto sulla croce; dopo la sua ascensione al cielo, quel medesimo sacrifìcio viene continuato con il sacrificio eucaristico. Errano pertanto grandemente coloro che lo respingono come se fosse una diminuzione della verità e della forza del sacrificio che Cristo ha compiuto inchiodato alla croce: "essendosi offerto una sola volta per espiare i peccati di molti" (Eb 9,28). Quella è stata una purificazione degli uomini del tutto perfetta e assoluta: e non è affatto un’altra, ma è la stessa, quella contenuta nel sacrifìcio eucaristico. Poiché infatti era necessario che un rito sacrificale accompagnasse in ogni tempo la religione, il divino disegno del Redentore fu che il sacrificio consumato una volta per tutte sulla croce, diventasse perpetuo e perenne. La ragione di questa perpetuità è contenuta nella santissima eucaristia, che non presenta soltanto una vana figura o memoria della cosa, ma la stessa verità, quantunque in un modo diverso: per questo l’efficacia di questo sacrificio, sia per ottenere sia per espiare, deriva totalmente dalla morte di Cristo: "Poiché da dove sorge il sole fin dove tramonta, il mio nome è grande fra le genti; e in ogni luogo si sacrifica e si offre al mio nome un’oblazione pura; perché grande è il mio nome fra le genti" (Mal 1,11).
Da SS Leone XIII
Caritatis studium
Lettera Enciclica
25 luglio 1898.»

"Carlo Di Pietro - Sursum Corda
II magistero della Chiesa in Scozia.
Nel medesimo documento il Pontefice enuncia la dottrina cattolica contro l'ecumenismo e loda l'eroe scozzese Wallace."

https://www.sursumcorda.cloud/settimanale/indici-sursum-corda/1787-indice-del-numero-122-di-sursum-corda-22-luglio-2018.html




Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]. Pas de "motu proprio" chez nous : nous célebrons la Sainte Messe selon le missel de Saint Pie V.»
25 juillet : Saint Jacques le Majeur, Apôtre (? 44) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/25-juillet-saint-jacques)
“25 juillet : Saint Jacques le Majeur, Apôtre († 44).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/5515/3220/7143/07_25_saint_jacques.jpg


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«25 LUGLIO 2018: SAN GIACOMO IL MAGGIORE, APOSTOLO.»
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“25 luglio 2018: San Cristoforo, martire di origine cananea, Reprobo, che assume col battesimo il nome di Cristoforo, diventa predicatore a Samon in Licia, dove opera numerose conversioni. Proprio in Licia, fu arrestato, torturato e quindi martirizzato intorno all'anno 250 durante la persecuzione voluta dall'imperatore Decio.”
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“Il 25 luglio del 306 Costantino viene acclamato Augusto d'Occidente dalle sue truppe. Sarà il primo Imperatore Cristiano e, dopo il trionfo su Massenzio del 312, concederà alla Chiesa la libertà e l'appoggio.”
https://www.radiospada.org/2018/04/vita-est-militia-costantino-il-grande/


“Gli ammiragli Diaz, Cao e Abreu issano il Padrão.
Durante i loro numerosi viaggi, i portoghesi, come tutti, ponevano dei segni e delle croci dovunque andassero a segno che quelle terre ora entravano nella giurisdizione di Lisbona. Invece di semplici croci o bandiere, tuttavia, i portoghesi erano usi innalzare il Padrão.
Diversi esemplari se ne trovano in Asia, Africa e nelle Americhe.
Ma cos'era il Padrão?
Costituito da una colonna, un cubo ed una croce, il Padrão era prima di tutto un simbolo religioso. Esso sì segnava il possesso delle terre ma ricordava la missione dei portoghesi.
La struttura era semplice: una colonna veniva scolpita e al posto del capitello veniva collocato un cubo sulle cui 4 facce erano incisi gli stemmi del Reino do Portugal. Sulla sommità del cubo, infine, veniva piazzata una croce spoglia, marmorea, senza fronzoli.
Il messaggio era chiaro: i portoghesi non erano qui come avventurieri singoli ma per conto dei loro stessi monarchi (il cubo).
E questi monarchi erano obbligati a compiere la missione di evangelizzazione di tutti i popoli (la croce che sormonta il cubo), insegnando il Vangelo in tutta la sua reale crudezza, senza ammorbidirlo (la croce spoglia).”
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San Giacomo il Maggiore (http://www.santiebeati.it/dettaglio/21250)
http://www.santiebeati.it/immagini/Thumbs/21250/21250AA.JPG


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25 Luglio - San Giacomo Apostolo (http://www.preghiereperlafamiglia.it/san-giacomo-apostolo.htm)
“25 LUGLIO SAN GIACOMO APOSTOLO.
Martire a Gerusalemme nel 42 d.C.
Detto il Maggiore (per distinguerlo dall'omonimo apostolo detto il Minore), Giacomo figlio di Zebedeo e Maria Sàlome e fratello dall'apostolo Giovanni Evangelista, nacque a Betsàida. Fu presente ai principali miracoli del Signore (Mc 5,37), alla Trasfigurazione di Gesù sul Tabor (Mt 17,1.) e al Getsemani alla vigilia della Passione. Pronto e impetuoso di carattere, come il fratello, con lui viene soprannominato da Gesù «Boànerghes» (figli del tuono) (Mc 3,17; Lc 9,52-56). Primo tra gli apostoli, fu martirizzato con la decapitazione in Gerusalemme verso l'anno 43/44 per ordine di Erode Agrippa. Il sepolcro contenente le sue spoglie, traslate da Gerusalemme dopo il martirio, sarebbe stato scoperto al tempo di Carlomagno, nel 814. La tomba divenne meta di grandi pellegrinaggi medioevali, tanto che il luogo prese il nome di Santiago (da Sancti Jacobi, in spagnolo Sant-Yago) e nel 1075 fu iniziata la costruzione della grandiosa basilica a lui dedicata. (Avvenire)”



25 luglio (http://www.preghiereperlafamiglia.it/_luglio/25-luglio.htm)
http://www.preghiereperlafamiglia.it/_luglio/25-luglio.htm
“DIAMO IL NOSTRO SANGUE A CRISTO.
25° GIORNO
MEDITAZIONE
«Nella misura che avrete partecipato alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché quando la sua gloria sarà manifestata, voi sarete nell'allegrezza» (S. Pietro). S. Paolo poi dice che le nostre sofferenze sono il completamento di ciò che manca alla Passione di Gesù. È proprio nel dolore che si riconosce il vero cristiano. L'uomo tiepido o incredulo, si dispera, maledice, impreca; il cristiano invece è addirittura lieto di poter soffrire qualcosa per Colui, che tanto ha sofferto per noi e gode di poter offrire a Dio i propri dolori a beneficio del Corpo Mistico, al quale ogni cristiano appartie¬ne. Perciò i discepoli del Signore, quando erano perseguitati, andavano pieni di gaudio, perché erano stati fatti degni di contumelie per il nome di Cristo. Diamo anche noi il nostro sangue a Cristo! Dobbiamo forse andare in cerca di carnefici? No, non è necessario. Ma quan¬do a Dio piacerà visitarci con la sofferenza e sapremo ringraziarlo allora gli offriremo il nostro sangue. La Chiesa ha sempre circondato di particolare amore i sofferenti, perché sa che essi hanno una grande ricchezza da offrire a Cristo: le loro pene. Sono milioni le anime che soffrono, un esercito di veri martiri volontari, sui quali la Chiesa conta come sul pilastro più saldo della sua forza. Gli ospedali, i lebbrosari, gli orfanotrofi, tutti i tuguri e i giacigli, dove si soffre, formano il tesoro più grande della Chiesa; lì si posa lo sguardo di Dio e si placa il suo sdegno per i crimini dell'umanità.
ESEMPIO
Nei primi decenni del nostro secolo il Messico fu oppresso da un regime di terrore e dispotismo e la Chiesa accanitamente perseguitata. Centinaia furono gli episodi di eroismo dei cattolici, senza distinzione di età, sesso o condizione sociale: fanciulle, donne, uomini semplici, laici, sacerdoti affollarono le carceri e diedero coraggiosamente il sangue per la fede cristiana. Nella cittadina di Falisco fu arrestato Fiorentino Alvarez, giovane di 18 anni, e gli fu imposto di gridare pubblicamente: «Abbasso Gesù Cristo!». Rispose con fermezza: «Sono cattolico, non posso e non voglio». «Sei dunque un rivoluzionario, nemico dello Stato e sarai fucilato». «No, rispose il giovane, sono soltanto cattolico ed amo la mia patria». Lo legarono dietro un camion e lo trascinarono velocemente per le vie fermandosi dinanzi alla sua casa. La madre, straziata alla vista del figlio insanguinato, lo strinse al petto e gli disse: «Figlio mio sai quanto ti amo e quanto soffro nel vederti in questo stato, però ti dico: Sii forte, non rinnegare Cristo, la fede è più preziosa della vita». I soldati, inviperiti, si diedero a percuotere madre e figlio, ma essi ad ogni percossa gridavano più forte: «Viva Cristo Re!», finché il giovane spirò fra le braccia della madre. Sulla terra il nome di Fiorentino Alvarez è stato scritto a caratteri d'oro nel Martirologio della Chiesa messicana; in cielo Dio lo ha accolto nella fulgida schiera dei suoi martiri. Quale esempio per tanti giovani di oggi che non solo si vergognano di essere cristiani ma addirittura lottano contro la Chiesa, sposa del Sangue di Cristo!
Fioretto. - Nei tuoi dolori ringrazia e benedici il Signore, che ti rende degno di soffrire qualcosa per Lui.
Giaculatoria. - O Gesù, accetta tutte le mie pene; te le offro in unione col tuo Prezioso Sangue!”


25° giorno: Diamo il nostro sangue a Cristo (http://www.stellamatutina.eu/25-giorno-diamo-il-nostro-sangue-cristo/)
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Guéranger, L'anno liturgico - San Giacomo il Maggiore, Apostolo (http://www.unavoce-ve.it/pg-25lug.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-25lug.htm
«25 LUGLIO
SAN GIACOMO IL MAGGIORE, APOSTOLO.
Un intimo amico del Signore.
San Giacomo è uno dei dodici Apostoli. È detto il "Maggiore" per distinguerlo da Giacomo il cugino di Gesù. Figlio di Zebedeo, era fratello di Giovanni l'evangelista. È noto che il Signore soprannominò i due fratelli "i figli del tuono", a motivo del loro temperamento ardente e senza dubbio anche perché un giorno essi gli avevano chiesto di far cadere il fuoco dal cielo su una città inospitale.
San Giacomo apparteneva a una famiglia di pescatori del lago di Tiberiade, che possedeva barche e servi. I vangeli raccontano in particolare la sua vocazione. Zebedeo, i figli e i servi stavano riparando le reti sulla riva, quando il Signore che passava in quei pressi chiamò a sé i due fratelli. All'istante essi abbandonarono tutto per seguirlo lasciando le reti, la barca e lo stesso padre. Questa grande generosità non si smentirà mai, e Gesù avrà per Giacomo e Giovanni lo stesso affetto privilegiato che aveva per Pietro. Saranno così i tre intimi confidenti dei suoi pensieri, gli unici che assisteranno alla risurrezione della figlia di Giairo, alla Trasfigurazione e all'agonia nell'orto degli Olivi.
Dopo la Pentecoste, san Giacomo il Maggiore predicò il vangelo nella Giudea e nella Samaria. Ma il suo apostolato fu di breve durata, e mentre il fratello Giovanni doveva essere l'ultimo degli Apostoli a lasciare questo mondo, egli fu il primo a versare il proprio sangue per il Signore. Erode Agrippa I lo fece decapitare. Clemente Alessandrino riferisce che la sua costanza e la sua carità convertirono lo stesso carnefice, il quale implorò il suo perdono mentre veniva trascinato al supplizio. Commosso, san Giacomo lo abbracciò dicendogli: "La pace sia con te"! E il carnefice morì decapitato anch'egli, e martire di Cristo.
La morte preziosa.
Non abbiamo a credere che questa morte, sopraggiunta prima dell'anno 44, abbia potuto sconcertare il piano dell'Altissimo sull'apostolato al quale era destinato san Giacomo. La vita dei santi non è mai incompleta; la loro morte, sempre preziosa (Sal 115,15), lo è ancor più quando per Dio sembra giungere prima del tempo. Allora appunto si può dire veramente che le loro opere li seguono (Ap 14,13), essendo Dio stesso tenuto sulla parola a far sì che nulla manchi alla loro pienezza: "Essi giudicheranno le genti, soggiogheranno i popoli, e il Signore regnerà per essi eternamente", diceva già il Libro della Sapienza (Sap 3,8). L'oracolo doveva realizzarsi per l'Apostolo che fu scelto per essere capo della crociata e protettore d'una grande nazione.
Patrono della Spugna.
Diventato infatti, per disposizione divina, il Patrono e il Protettore della Spagna [1], la sua intercessione invocata con perseveranza otterrà la liberazione dal giogo degli infedeli. È al grido di "San Giacomo! san Giacomo! Spagna, avanti!" che per parecchi secoli i cristiani faranno senza sosta la guerra santa ai musulmani, difenderanno con il loro coraggio e il loro sangue l'intera Europa e finiranno per ricacciare i Mori in Africa. E quando il lavoro della Crociata sarà terminato, è ancora sotto il suo patrocinio che gli Spagnoli, al seguito di Cristoforo Colombo, di Vasco de Gama, di Albuquerque e di altri conquistatori, partiranno verso le terre lontane allora scoperte, per portarvi il nome del Signore, e all'Apostolo faranno omaggio delle innumerevoli conversioni ottenute mediante i loro sforzi e che erano state un tempo raffigurate nelle pesche miracolose del lago di Tiberiade. E Giacomo potrebbe dire come san Paolo: " Non mi ritengo inferiore ai maggiori fra gli Apostoli, poiché, per la grazia di Dio, ho lavorato più di tutti loro" (2Cor 11,5; 12,11; 1Cor 15,10).
Preghiera per la Spagna.
Patrono della Spagna, non dimenticare il grande popolo che ti fu debitore insieme della sua nobiltà in cielo e della sua prosperità in questo mondo. Conserva in essa l'anima ardente di crociato; che abbia sempre a rallegrarsi di essere governata da uomini di Stato veramente cattolici, e rimanga uno dei più saldi bastioni della vera fede, uno dei più intrepidi difensori della Santa Sede e della Chiesa.
Attrattiva di san Giacomo.
Ma nello stesso tempo ricordati, o Apostolo, del culto speciale di cui ti onora tutta la Chiesa. Che cosa sono diventati i secoli in cui, per quanto grande si manifestasse la tua forza di espansione al di fuori, essa era sorpassata dal meraviglioso potere di attrarre tutto a te, che ti aveva comunicato il Signore (Gv 12,32)? Chi dunque, se non Colui che enumera gli astri del firmamento (Sal 146,4), potrebbe mai enumerare i santi, i penitenti, i re, i guerrieri, gli sconosciuti di ogni ceto, moltitudine infinita e rinnovantesi senza posa, che gravitò intorno al tuo santuario come sotto l'impero di quelle immutabili leggi che regolano al di sopra di noi i movimenti dei cieli; esercito senza posa in marcia verso quel campo della stella donde si irradiava il tuo potere sul mondo? E non era forse questo il senso della misteriosa visione concessa, nelle nostre antiche leggende, al grande imperatore dal quale veniva fondata l'Europa Cristiana, quando al termine d'una giornata di fatiche, dalle rive del mare di Frigia, contemplava la lunga fascia stellata che, dividendo il cielo, sembrava passare fra la Gallia, la Germania e l'Italia, per raggiungere di lì, attraverso la Guascogna, il paese Basco e la Navarra, le terre della lontana Galizia? Si narra che tu stesso sia apparso allora a Carlo e gli abbia detto: "Quella via di stelle segna la strada che si offre a te per liberare la mia tomba, e che seguiranno dopo di te tutti i popoli" [2]. E Carlo Magno, oltrepassando i monti, diede per la cristianità il segnale di quell'avanzata sulle terre saracene che si chiamò Crociata.
Le due tombe.
Ma quando consideriamo che due tombe furono, ai due punti estremi, i poli voluti da Dio di quel moto assolutamente impareggiabile nella storia dei popoli: - una, quella in cui Dio stesso si addormentò nella morte, e l'altra, o figlio di Zebedeo, quella che conserva la tua memoria a Compostella; - come non esclamare, con lo stupore del Salmista: I tuoi amici sono onorati fino al sommo, o Dio! (Sal 138,17)? Possa l'impulso dell'alto, di cui il ritorno ai grandi pellegrinaggi cattolici è uno dei segni più felici dei nostri tempi, riportare anche verso Compostella i figli dei tuoi pellegrini di un giorno! Per parte nostra almeno, insieme con san Luigi che mormorava ancora con le labbra vicine a chiudersi per sempre di fronte a Tunisi la Colletta della tua festa, ripeteremo per finire: "Sii, o Signore, per il tuo popolo, santificatore e custode; e che esso, fortificato dall'aiuto del tuo Apostolo Giacomo, possa piacerti nei suoi costumi e ti serva con cuore tranquillo".
[1] Esiste in Spagna, a proposito dell'apostolo san Giacomo, una duplice tradizione: quella del suo viaggio in questo paese, e un'altra relativa alla sua tomba venerata a Compostella dal secolo IX. Mons. Duchesne ha mostrato (Annales du Midi, vol. XII, p. 145-180; Anal. Bol. XIX, p. 353) che questa tradizione non ha alcun valore storico.
L'apostolato spagnolo di san Giacomo non appare, verso la fine del secolo VII, che in una versione latina del catalogo degli apostoli, opera di origine bizantina. La letteratura della Spagna non contiene alcuna allusione ad un fatto di così grande importanza per la storia di quel paese, e san Giuliano di Toledo che ha conosciuto il Breviarium Apostolorum rigetta risolutamente la sua affermazione per quanto riguarda il viaggio di san Giacomo in Spagna.
È all'anno 830, data della scoperta d'una tomba antica sul territorio di Amaea, che risale la credenza del Galizi riguardo alla tomba di san Giacomo, si credette di essere davanti ai resti dell'Apostolo.
Il culto popolare si impadronì di quel dato e la venerazione di cui la tomba era oggetto fin dall'860 non è mai cessata. Quanto alla traslazione nel 1139 del resti di san Giacomo in Galizia, tale tradizione non è sostenuta da documenti molto antichi. Non rimane comunque men vero che fin dal secolo X, gli stranieri cominciano a frequentare il santuario; nel secolo XII, non si possono più contare sulle strade che conducono a Compostella e la tomba di san Giacomo diventa uno dei luoghi di pellegrinaggio più celebri della cristianità. L'apostolo, un tempo rappresentato con il Vangelo in mano, sarà d'ora in poi raffigurato come un pellegrino, con la bisaccia decorata di un galletto e con un bastone in mano.
[2] Pesudo-Turpin, De Vita Car. Magni et Rolandi.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 892-895.»





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Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!