S.P.Q.R.
26-07-04, 16:11
La secessione ecologica (e rossa)
Si afferma che la lega Nord che si batte per la devolution, attenta, con questa legge, all'unità nazionale: vuole la scissione della Padania. Ma è la Toscana, la regione più rossa di Italia, che, in concreto, avvalendosi di norme della Comunità europea di dubbia interpretazione, si prepara alla scissione in un settore particolarmente importante, quello dell'ambiente........
La Toscana vende all'estero i propri crediti in materia di inquinamento
Si afferma che la lega Nord che si batte per la devolution, attenta, con questa legge, all'unità nazionale: vuole la scissione della Padania. Ma è la Toscana, la regione più rossa di Italia, che, in concreto, avvalendosi di norme della Comunità europea di dubbia interpretazione, si prepara alla scissione in un settore particolarmente importante, quello dell'ambiente, in cui dovrebbero prevalere principi di unità nazionale, essendo questo un bene di tutti i cittadini.
L'Italia, in base al protocollo di Kyoto, è impegnata a ridurre le emissioni inquinanti del 6,5 per cento entro il 2012, un compito difficile considerando che la nostra quota di partenza di consumi energetici era bassa (nel 1998 era di 4 tonnellate di carbone pro capite contro 5,7 di Francia, Germania e Gran Bretagna e 10 degli Usa). Ma il presidente della regione Toscana, Claudio Martini, mediante la direttiva europea n. 2993 del 1987, che consente appunto il commercio dei buoni energetici, cioè dei disinquinamenti, fra regioni della Comunità, si prepara a vendere il disinquinamento. Questo verrà attuato da vari enti toscani per regioni di altri paesi della comunità europea, per i quali questo compito è meno gradevole: come Catalogna, Paesi Baschi, le Fiandre, Londra, interessati a comprare titoli di disinquinamento anziché a compierlo.
L'introito dell'operazione potrebbe essere di dieci milioni di euro, per 550 tonnellate di anidride carbonica in meno emesse nell'aria e certificate dai tecnici dell'ambiente.
La Toscana incasserebbe questo denaro in cambio della libertà di inquinare acquistata da catalani, baschi, fiamminghi o inglesi, sulla base di un principio strettamente capitalistico, per cui si può fare commercio anche di valori etici, come i danni ambientali.
Ma l'Italia dovrebbe accrescere, in altre regioni, il proprio sforzo per rientrare nei parametri di Kyoto. E se tutte le nostre regioni vendessero all'estero i loro buoni-inquinamento, lo Stato italiano sarebbe nei guai. Per farcela a rispettare i parametri di Kyoto - più difficoltosi di quelli di Maastricht - dovrebbe comprare, a sua volta, buoni sul mercato internazionale. Meglio rossi che schiavi dell'unità nazionale.
di Giuliano Ferrara
Il Foglio (16/07/2004)
Si afferma che la lega Nord che si batte per la devolution, attenta, con questa legge, all'unità nazionale: vuole la scissione della Padania. Ma è la Toscana, la regione più rossa di Italia, che, in concreto, avvalendosi di norme della Comunità europea di dubbia interpretazione, si prepara alla scissione in un settore particolarmente importante, quello dell'ambiente........
La Toscana vende all'estero i propri crediti in materia di inquinamento
Si afferma che la lega Nord che si batte per la devolution, attenta, con questa legge, all'unità nazionale: vuole la scissione della Padania. Ma è la Toscana, la regione più rossa di Italia, che, in concreto, avvalendosi di norme della Comunità europea di dubbia interpretazione, si prepara alla scissione in un settore particolarmente importante, quello dell'ambiente, in cui dovrebbero prevalere principi di unità nazionale, essendo questo un bene di tutti i cittadini.
L'Italia, in base al protocollo di Kyoto, è impegnata a ridurre le emissioni inquinanti del 6,5 per cento entro il 2012, un compito difficile considerando che la nostra quota di partenza di consumi energetici era bassa (nel 1998 era di 4 tonnellate di carbone pro capite contro 5,7 di Francia, Germania e Gran Bretagna e 10 degli Usa). Ma il presidente della regione Toscana, Claudio Martini, mediante la direttiva europea n. 2993 del 1987, che consente appunto il commercio dei buoni energetici, cioè dei disinquinamenti, fra regioni della Comunità, si prepara a vendere il disinquinamento. Questo verrà attuato da vari enti toscani per regioni di altri paesi della comunità europea, per i quali questo compito è meno gradevole: come Catalogna, Paesi Baschi, le Fiandre, Londra, interessati a comprare titoli di disinquinamento anziché a compierlo.
L'introito dell'operazione potrebbe essere di dieci milioni di euro, per 550 tonnellate di anidride carbonica in meno emesse nell'aria e certificate dai tecnici dell'ambiente.
La Toscana incasserebbe questo denaro in cambio della libertà di inquinare acquistata da catalani, baschi, fiamminghi o inglesi, sulla base di un principio strettamente capitalistico, per cui si può fare commercio anche di valori etici, come i danni ambientali.
Ma l'Italia dovrebbe accrescere, in altre regioni, il proprio sforzo per rientrare nei parametri di Kyoto. E se tutte le nostre regioni vendessero all'estero i loro buoni-inquinamento, lo Stato italiano sarebbe nei guai. Per farcela a rispettare i parametri di Kyoto - più difficoltosi di quelli di Maastricht - dovrebbe comprare, a sua volta, buoni sul mercato internazionale. Meglio rossi che schiavi dell'unità nazionale.
di Giuliano Ferrara
Il Foglio (16/07/2004)