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Visualizza Versione Completa : il Duce a Prato



Aryan
13-08-04, 04:51
Vincolo di Sangue

Oggi, a Prato, per le estreme solenni onoranze a Federico Florio, converranno i fascisti di tutta la Toscana, i cittadini di tutta Prato — quelli almeno, e devono essere la maggioranza, che nutrono sensi d'italianità — e, spiritualmente, i fascisti di tutta Italia.

Il nostro Caduto, vero martire della fede fascista, è degno dell'universale rimpianto. Egli apparteneva alla schiera degli eletti. Tutta la sua giovinezza era stata meravigliosa di ardimento e di spirito di sacrificio. Non ci fu, in questi ultimi tempi, battaglia in cui fossero in gioco l'onore e l'interesse d'Italia, senza che Federico Florio non si trovasse al suo posto di responsabilità, di coraggio, di gloria. Dopo la grande guerra, dopo l'impresa di Fiume, anch'egli era venuto al Fascismo, come lo sbocco naturale e fatale di tutta la rinascita nazionale iniziatasi nel maggio del 1915.

Comandante delle squadre pratesi, egli era l'oggetto dell'odio bestiale e criminale di tutta la canaglia sovversiva. Lo hanno ucciso. L'assassino è un disertore. Basta questa constatazione per giudicare e condannare una politica di Governo che crede di poter rimanere al disopra della mischia nella quale, da una parte, stanno i disertori e dall'altra coloro che hanno difeso, a prezzo di sangue, la esistenza della Nazione.

Non v'è dubbio che assistiamo ad una recrudescenza della delinquenza social-comunista. Queste prime settimane del 1922 sono rosse di sangue fascista. Tutte le circolari Bonomi, tutte le misure di polizia hanno condotto al disarmo dei difensori della Nazione ed all'armamento dei nemici della Nazione. Se le cose non mutano, se la situazione non cambia, si appalesa come necessario e fatale che il Fascismo ritorni ad applicare i suoi metodi di attacco e di rappresaglia. Ma, intendiamoci. Se il Fascismo sarà forzato a ciò, se il Fascismo, per salvare la Nazione e la vita dei suoi gregarî, dovrà riprendere le armi, lo farà, stavolta, su scala vastissima. Non più lo stillicidio della bastonatura individuale, che è antifascista, ma un'azione di stile generale, che dovrà essere in qualche modo risolutiva. Azione intelligente. Bisognerà colpire i punti essenziali del nemico. Bisognerà distruggere i centri vitali del nemico. Bisognerà annientare i focolai dell'infezione dell'antifascismo.

Questo è il monito, questo, anzi, è il comandamento che sale dalle fosse dei nostri innumerevoli Morti. C'è qualcuno in Italia che ad ogni episodio clamoroso della storia fascista pregusta la soddisfazione del nostro sfacelo. Le occasioni sono passate. È passata la polemica sulla tendenzialità repubblicana — in Italia, sia detto fra parentesi, finché ci saranno repubblicani del calibro degli attuali, la Monarchia continuerà a guadagnare proseliti e partigiani — è passata la crisi — che fu a nostro avviso la più grave — delle giornate di Roma; è passata la crisi della costituzione formale e programmatica del partito. Che questa ripresa sporadica della barbarie social-comunista possa anche lontanamente incrinare la compagine del Fascismo, è assurdo, anche nella sola ipotesi. Il vero è nel contrario.

La realtà è, che al disopra delle tessere, degli statuti, dei regolamenti, dei programmi, al disopra dei simboli e delle parole, al disopra della teoria e della pratica, al disopra dell'ideale e della politica, un cemento formidabile tiene legate le falangi fasciste; un vincolo sacro infrangibile tiene serrati i fedeli del Littorio: il cemento, il vincolo sacro dei nostri Morti. Sono centinaia. Adolescenti, giovinetti, uomini maturi. Nessun partito d'Italia, nessun movimento nella storia recente italiana può essere confrontato al Fascismo; nessun ideale è stato come quello fascista, consacrato dal sangue di tanti giovinetti. Se il Fascismo non fosse una fede, come darebbe lo stoicismo e il coraggio ai suoi gregarî? Solo una fede, che ha raggiunto le altitudini religiose, solo una fede può suggerire le parole uscite dalle labbra ormai esangui di Federico Florio. Esse sono un documento. Esse sono un testamento. Sono semplici e gravi come un versetto del Vangelo. I fascisti di tutta Italia le raccolgano e le meditino, in silenzio, continuando a camminare, sempre più risoluti, verso la mèta. Nessun ostacolo ci fermerà.

Benito Mussolini
"Vincolo di sangue" in Il Popolo d’Italia, 20 gennaio 1922.

marcocontifir
06-02-07, 17:42
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