PDA

Visualizza Versione Completa : 4 maggio (27 agosto) - S. Monica, madre di S. Agostino



Augustinus
27-08-04, 08:21
In onore di questa grande Santa, che pregò e pianse per la conversione del figlio e che ebbe più di quanto richiedeva, giacchè vide Agostino lasciare tutto per Dio, apro questo thread.

Augustinus

*****

http://santiebeati.it/immagini/Original/24200/24200F.JPG

Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=24200):

Santa Monica Madre di S. Agostino

27 agosto - Memoria

Tagaste, attuale Song-Ahras, Algeria, c. 331 - Ostia, Roma, 27 agosto 387

Monica con l'assidua fiduciosa preghiera e le sue lacrime di implorazione ottenne la trasformazione spirituale del figlio Agostino. Nel libro delle 'Confessioni' è delineata la sua figura di madre cristiana e di contemplativa, attenta ai bisogni degli umili e dei poveri. Il colloquio fra Monica e Agostino ci apre la profondità del suo spirito tutto proteso verso la patria del cielo. (Mess. Rom.)

Nacque a Tagaste, antica città della Numidia, nel 332. Da giovane studiò e meditò la Sacra Scrittura. Madre di Agostino d'Ippona, fu determinante nei confronti del figlio per la sua conversione al cristianesimo. A 39 anni rimase vedova e si dovette occupare di tutta la famiglia. Nella notte di Pasqua del 387 poté vedere Agostino, nel frattempo trasferitosi a Milano, battezzato insieme a tutti i familiari, ormai cristiano convinto profondamente. Poi Agostino decise di trasferirsi in Africa e dedicarsi alla vita monastica. Nelle «Confessioni» Agostino narra dei colloqui spirituali con sua madre, che si svolgevano nella quiete della casa di Ostia, tappa intermedia verso la destinazione africana, ricevendone conforto ed edificazione; ormai più che madre ella era la sorgente del suo cristianesimo. Monica morì, a seguito di febbri molto alte (forse per malaria), a 56 anni, il 27 agosto del 387. Ai figli disse di seppellire il suo corpo dove volevano, senza darsi pena, ma di ricordarsi di lei, dovunque si trovassero, all'altare del Signore. (Avvenire)

Patronato: Donne sposate, Madri, Vedove

Etimologia: Monica = la solitaria, dal greco

Martirologio Romano: Memoria di santa Monica, che, data ancora giovinetta in matrimonio a Patrizio, generò dei figli, tra i quali Agostino, per la cui conversione molte lacrime versò e molte preghiere rivolse a Dio, e, anelando profondamente al cielo, lasciò questa vita a Ostia nel Lazio, mentre era sulla via del ritorno in Africa.

Martirologio tradizionale (4 maggio): Presso Ostia santa Monica, madre del beato Agostino, la cui vita gloriosa fu da lui scritta nel libro nono delle Confessioni.

(9 aprile): A Roma la Traslazione del corpo di santa Monica, madre del beato Agostino Vescovo, che da Ostia portato a Roma, sotto il Papa Martino quinto, fu onorevolmente riposto nella chiesa dello stesso beato Agostino.

A Monica si adatta alla perfezione, la definizione che Chiara Lubich fa di Maria nei “Scritti spirituali” (Città Nuova ed.) chiamandola ‘sede della sapienza, madre di casa’; perché Monica fu il tipo di donna che seppe appunto imitare Maria in queste virtù, riuscendo ad instillare la sapienza nel cuore dei figli, donando al mondo quel genio che fu Aurelio Agostino, vescovo e Dottore della Chiesa.
Nacque a Tagaste, antica città della Numidia, nel 332 in una famiglia di buone condizioni economiche e profondamente cristiana; contrariamente al costume del tempo, le fu permesso di studiare e lei ne approfittò per leggere la Sacra Scrittura e meditarla.
Nel pieno della giovinezza fu data in sposa a Patrizio, un modesto proprietario di Tagaste, membro del Consiglio Municipale, non ancora cristiano, buono ed affettuoso ma facile all’ira ed autoritario.
Per il suo carattere, pur amando intensamente Monica, non le risparmiò asprezze e infedeltà; tuttavia Monica riuscì a vincere, con la bontà e la mansuetudine, sia il caratteraccio del marito, sia i pettegolezzi delle ancelle, sia la suscettibilità della suocera.
A 22 anni le nacque il primogenito Agostino, in seguito nascerà un secondo figlio, Navigio ed una figlia di cui s’ignora il nome, ma si sa che si sposò, poi rimasta vedova divenne la badessa del monastero femminile di Ippona.
Le notizie che riportiamo sono tratte dal grande libro, sempre attuale e ricercato anche nei nostri tempi, le “Confessioni”, scritto dal figlio Agostino, che divenne così anche il suo autorevole biografo. Da buona madre diede a tutti con efficacia, una profonda educazione cristiana; dice s. Agostino che egli bevve il nome di Gesù con il latte materno; il bambino appena nato fu iscritto fra i catecumeni, anche se secondo l’usanza del tempo non fu battezzato, in attesa di un’età più adulta; crebbe con l’insegnamento materno della religione cristiana, i cui principi saranno impressi nel suo animo, anche quando era in preda all’errore.
Monica aveva tanto pregato per il marito affinché si ammansisse ed ebbe la consolazione, un anno prima che morisse, di vederlo diventare catecumeno e poi battezzato sul letto di morte nel 369.
Monica aveva 39 anni e dové prendere in mano la direzione della casa e l’amministrazione dei beni, ma la sua preoccupazione maggiore era il figlio Agostino, che se da piccolo era stato un bravo ragazzo, da giovane correva in modo sfrenato dietro i piaceri del mondo, mettendo in dubbio persino la fede cristiana, così radicata in lui dall’infanzia; anzi egli aveva tentato, ma senza successo, di convincere la madre ad abbandonare il cristianesimo per il manicheismo, riuscendoci poi con il fratello Navigio.
Il Manicheismo era una religione orientale fondata nel III secolo d.C. da Mani, che fondeva elementi del cristianesimo e della religione di Zoroastro, suo principio fondamentale era il dualismo, cioè l’opposizione continua di due principi egualmente divini, uno buono e uno cattivo, che dominano il mondo e anche l’animo dell’uomo.
Le vicende della vita di Monica sono strettamente legate a quelle di Agostino, così come le racconta lui stesso; lei rimasta a Tagaste continuò a seguire con trepidazione e con le preghiere il figlio, trasferitosi a Cartagine per gli studi, e che contemporaneamente si dava alla bella vita, convivendo poi con un’ancella cartaginese, dalla quale nel 372, ebbe anche un figlio, Adeodato.
Dopo aver tentato tutti i mezzi per riportarlo sulla buona strada, Monica per ultimo gli proibì di ritornare nella sua casa. Pur amando profondamente sua madre, Agostino non si sentì di cambiare vita, ed essendo terminati con successo gli studi a Cartagine, decise di spostarsi con tutta la famiglia a Roma, capitale dell’impero, di cui la Numidia era una provincia; anche Monica decise di seguirlo, ma lui con uno stratagemma la lasciò a terra a Cartagine, mentre s’imbarcavano per Roma.
Quella notte Monica la passò in lagrime sulla tomba di s. Cipriano; pur essendo stata ingannata, ella non si arrese ed eroicamente continuò la sua opera per la conversione del figlio; nel 385 s’imbarcò anche lei e lo raggiunse a Milano, dove nel frattempo Agostino, disgustato dall’agire contraddittorio dei manichei di Roma, si era trasferito per ricoprire la cattedra di retorica.
Qui Monica ebbe la consolazione di vederlo frequentare la scuola di s. Ambrogio, vescovo di Milano e poi il prepararsi al battesimo con tutta la famiglia, compreso il fratello Navigio e l’amico Alipio; dunque le sue preghiere erano state esaudite; il vescovo di Tagaste le aveva detto: “È impossibile che un figlio di tante lagrime vada perduto”.
Restò al fianco del figlio consigliandolo nei suoi dubbi e infine, nella notte di Pasqua del 387, poté vederlo battezzato insieme a tutti i familiari; ormai cristiano convinto profondamente, Agostino non poteva rimanere nella situazione coniugale esistente; secondo la legge romana, egli non poteva sposare la sua ancella convivente, perché di ceto inferiore e alla fine con il consiglio di Monica, ormai anziana e desiderosa di una sistemazione del figlio, si decise di rimandare, con il suo consenso, l’ancella in Africa, mentre Agostino avrebbe provveduto per lei e per il figlio Adeodato, rimasto con lui a Milano.
A questo punto Monica pensava di poter trovare una sposa cristiana adatta al ruolo, ma Agostino, con sua grande e gradita sorpresa, decise di non sposarsi più, ma di ritornare anche lui in Africa per vivere una vita monastica, anzi fondando un monastero.
Ci fu un periodo di riflessione, fatto in un ritiro a Cassiciaco presso Milano, con i suoi familiari ed amici, discutendo di filosofia e cose spirituali, sempre presente Monica, la quale partecipava con sapienza ai discorsi, al punto che il figlio volle trascrivere nei suoi scritti le parole sapienti della madre, con gran meraviglia di tutti, perché alle donne non era permesso interloquire.
Presa la decisione, partirono insieme con il resto della famiglia, lasciando Milano e diretti a Roma, poi ad Ostia Tiberina, dove affittarono un alloggio, in attesa di una nave in partenza per l’Africa.
Nelle sue ‘Confessioni,’ Agostino narra dei colloqui spirituali con sua madre, che si svolgevano nella quiete della casa di Ostia, ricevendone conforto ed edificazione; ormai più che madre ella era la sorgente del suo cristianesimo; Monica però gli disse anche che non provava più attrattiva per questo mondo, l’unica cosa che desiderava era che il figlio divenisse cristiano, ciò era avvenuto, ma non solo, lo vedeva impegnato verso una vita addirittura di consacrato al servizio di Dio, quindi poteva morire contenta.
Nel giro di cinque-sei giorni, si mise a letto con la febbre, perdendo a volte anche la conoscenza; ai figli costernati, disse di seppellire quel suo corpo dove volevano, senza darsi pena, ma di ricordarsi di lei, dovunque si trovassero, all’altare del Signore. Agostino con le lagrime agli occhi le dava il suo affetto, ripetendo “Tu mi hai generato due volte”.
La malattia (forse malaria) durò nove giorni e il 27 agosto del 387, Monica morì a 56 anni. Donna di grande intuizione e di straordinarie virtù naturali e soprannaturali, si ammirano in lei una particolare forza d’animo, un’acuta intelligenza, una grande sensibilità, raggiungendo nelle riunioni di Cassiciaco l’apice della filosofia.
Rispettosa e paziente con tutti, resisté solo al figlio tanto amato, che voleva condurla al manicheismo; era spesso sostenuta da visioni, che con sicuro istinto, sapeva distinguere quelle celesti da quelle di pura fantasia.
Il suo corpo rimase per secoli, venerato nella chiesa di S. Aurea di Ostia, fino al 9 aprile del 1430, quando le sue reliquie furono traslate a Roma nella chiesa di S. Trifone, oggi di S. Agostino, poste in un artistico sarcofago, scolpito da Isaia da Pisa, sempre nel sec. XV.
Santa Monica, considerata modello e patrona delle madri cristiane, è molto venerata; il suo nome è fra i più diffusi fra le donne. La sua festa si celebra il 27 agosto, il giorno prima di quella del suo grande figlio il vescovo di Ippona s. Agostino, che per una singolare coincidenza, morì il 28 agosto 430.

Autore: Antonio Borrelli

http://www.antiquariat-grundmann.de/Luxuspapier/Andachtsgraphik/Andachtsbildchen/Heilige_Weiblich/AGHL-MonikaMfLithoKuhlen.jpg

Augustinus
27-08-04, 08:23
Era ormai vicino il giorno in cui ella sarebbe uscita da questa vita, giorno che tu conoscevi mentre noi lo ignoravamo. Per tua disposizione misteriosa e provvidenziale, avvenne una volta che io e lei ce ne stessimo soli, appoggiati al davanzale di una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava, là presso Ostia, dove noi, lontani dal frastuono della gente, dopo la fatica del lungo viaggio, ci stavamo preparando ad imbarcarci. Parlavamo soli con grande dolcezza e, dimentichi del passato, ci protendevamo verso il futuro, cercando di conoscere alla luce della Verità presente, che sei tu, la condizione eterna dei santi, quella vita cioè che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d'uomo (cfr. 1 Cor 2, 9). Ce ne stavamo con la bocca anelante verso l'acqua che emana dalla tua sorgente, da quella sorgente di vita che si trova presso di te. Dicevo cose del genere, anche se non proprio in tal modo e con queste precise parole. Tuttavia, Signore, tu sai che in quel giorno, mentre così parlavamo e, tra una parola e l'altra, questo mondo con tutti i suoi piaceri perdeva ai nostri occhi ogni suo richiamo, mia madre mi disse: «Figlio, quanto a me non trovo ormai più alcuna attrattiva per questa vita. Non so che cosa io stia a fare ancora quaggiù e perché mi trovi qui. Questo mondo non è più oggetto di desideri per me. C'era un solo motivo per cui desideravo rimanere ancora un poco in questa vita: vederti cristiano cattolico, prima di morire. Dio mi ha esaudito oltre ogni mia aspettativa, mi ha concesso di vederti al suo servizio e affrancato dalle aspirazioni di felicità terrene. Che sto a fare qui?».
Non ricordo bene che cosa io le abbia risposto in proposito. Intanto nel giro di cinque giorni o poco più si mise a letto con la febbre. Durante la malattia un giorno ebbe uno svenimento e per un pò di tempo perdette i sensi. Noi accorremmo, ma essa riprese prontamente la conoscenza, guardò me e mio fratello in piedi presso di lei, e disse, come cercando qualcosa: «Dove ero»?
Quindi, vedendoci sconvolti per il dolore, disse: «Seppellire qui vostra madre». Io tacevo con un nodo alla gola e cercavo di trattenere le lacrime. Mio fratello, invece, disse qualche parola per esprimere che desiderava vederla chiudere gli occhi in patria e non in terra straniera. Al sentirlo fece un cenno di disapprovazione per ciò che aveva detto. Quindi rivolgendosi a me disse: «Senti che cosa dice?». E poco dopo a tutti e due: «Seppellirete questo corpo, disse, dove meglio vi piacerà; non voglio che ve ne diate pena. Soltanto di questo vi prego, che dovunque vi troverete, vi ricordiate di me all'altare del Signore».
Quando ebbe espresso, come poté, questo desiderio, tacque. Intanto il male si aggrava ed essa continuava a soffrire.
In capo a nove giorni della sua malattia, l'anno cinquantaseiesimo della sua vita, e trentatreesimo della mia, quell'anima benedetta e santa se ne partì da questa terra.

http://img376.imageshack.us/img376/5145/monica20copyit4.gif

Augustinus
27-08-04, 11:38
http://www.kfki.hu/~arthp/art/m/montagna/madonna.jpg Bartolomeo Montagna, Madonna con Bambino in trono e Santi, 1498, Pinacoteca di Brera, Milano. I Santi sono Andrea, Monica, Orsola, Sigismondo

http://www.kfki.hu/~arthp/art/g/gozzoli/4gimigna/2/13scene.jpg Benozzo Gozzoli, Morte di S. Monica, 1464-65, Abside Cappella, Chiesa di S. Agostino, San Gimignano

http://www.kfki.hu/~arthp/art/g/gozzoli/4gimigna/saints/1monica.jpg Benozzo Gozzoli, S. Monica, 1464-65, Abside Cappella, Chiesa di S. Agostino, San Gimignano

http://img381.imageshack.us/img381/1203/me000002925739ge.jpg Ary Scheffer, S. Agostino e sua madre, S. Monica, 1855, Musée du Louvre, Chassériau, Parigi

http://www.kfki.hu/~arthp/art/v/verocchi/painting/s_monica.jpg Andrea del Verrocchio, S. Monica, XV sec., Chiesa di S. Spirito, Firenze

Augustinus
26-08-05, 12:54
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
27-08-05, 16:56
S. Agostino d'Ippona (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=116833&perpage=20&pagenumber=1)

Augustinus
26-08-06, 20:36
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
27-08-06, 07:28
http://img178.imageshack.us/img178/5506/monicapp2.jpg Pietro de Benedetto dei Franceschi, S. Monica, pala del Polittico di S. Agostino, XV sec., Collezione Frick, New York

http://img244.imageshack.us/img244/2333/monica2wo2.jpg Luis Tristán, S. Monica, 1616, Museo del Prado, Madrid

http://img167.imageshack.us/img167/3782/crayer1bsa2.jpg Gaspard de Crayer, Vergine con Bambino tra i SS. Domenico, Antonio abate, Agostino, Monica, Dorotea e Barbara, 1638 - 48, Musée du Louvre, Parigi

http://img98.imageshack.us/img98/3500/qua2jl4.jpg Guercino, Vergine in trono e Bambino tra i SS. Pancrazio e Monica, 1615, Cento

Augustinus
27-08-06, 07:49
Santa Monica

Madre di Sant'Agostino

A Monica si adatta alla perfezione, la definizione che Chiara Lubich fa di Maria nei “Scritti spirituali” (Città Nuova ed.) chiamandola ‘sede della sapienza, madre di casa'; perché Monica fu il tipo di donna che seppe appunto imitare Maria in queste virtù, riuscendo ad instillare la sapienza nel cuore dei figli, donando al mondo quel genio che fu Aurelio Agostino, vescovo e Dottore della Chiesa.
Nacque a Tagaste, antica città della Numidia, nel 332 in una famiglia di buone condizioni economiche e profondamente cristiana; contrariamente al costume del tempo, le fu permesso di studiare e lei ne approfittò per leggere la Sacra Scrittura e meditarla.
Nel pieno della giovinezza fu data in sposa a Patrizio, un modesto proprietario di Tagaste, membro del Consiglio Municipale, non ancora cristiano, buono ed affettuoso ma facile all'ira ed autoritario.
Per il suo carattere, pur amando intensamente Monica, non le risparmiò asprezze e infedeltà; tuttavia Monica riuscì a vincere, con la bontà e la mansuetudine, sia il caratteraccio del marito, sia i pettegolezzi delle ancelle, sia la suscettibilità della suocera.
A 22 anni le nacque il primogenito Agostino, in seguito nascerà un secondo figlio, Navigio ed una figlia di cui s'ignora il nome, ma si sa che si sposò, poi rimasta vedova divenne la badessa del monastero femminile di Ippona.

Le notizie che riportiamo sono tratte dal grande libro, sempre attuale e ricercato anche nei nostri tempi, le “Confessioni”, scritto dal figlio Agostino, che divenne così anche il suo autorevole biografo. Da buona madre diede a tutti con efficacia, una profonda educazione cristiana; dice s. Agostino che egli bevve il nome di Gesù con il latte materno; il bambino appena nato fu iscritto fra i catecumeni, anche se secondo l'usanza del tempo non fu battezzato, in attesa di un'età più adulta; crebbe con l'insegnamento materno della religione cristiana, i cui principi saranno impressi nel suo animo, anche quando era in preda all'errore.

Monica aveva tanto pregato per il marito affinché si ammansisse ed ebbe la consolazione, un anno prima che morisse, di vederlo diventare catecumeno e poi battezzato sul letto di morte nel 369.
Monica aveva 39 anni e dové prendere in mano la direzione della casa e l'amministrazione dei beni, ma la sua preoccupazione maggiore era il figlio Agostino, che se da piccolo era stato un bravo ragazzo, da giovane correva in modo sfrenato dietro i piaceri del mondo, mettendo in dubbio persino la fede cristiana, così radicata in lui dall'infanzia; anzi egli aveva tentato, ma senza successo, di convincere la madre ad abbandonare il cristianesimo per il manicheismo, riuscendoci poi con il fratello Navigio.

Il Manicheismo era una religione orientale fondata nel III secolo d.C. da Mani, che fondeva elementi del cristianesimo e della religione di Zoroastro, suo principio fondamentale era il dualismo, cioè l'opposizione continua di due principi egualmente divini, uno buono e uno cattivo, che dominano il mondo e anche l'animo dell'uomo.
Le vicende della vita di Monica sono strettamente legate a quelle di Agostino, così come le racconta lui stesso; lei rimasta a Tagaste continuò a seguire con trepidazione e con le preghiere il figlio, trasferitosi a Cartagine per gli studi, e che contemporaneamente si dava alla bella vita, convivendo poi con un'ancella cartaginese, dalla quale nel 372, ebbe anche un figlio, Adeodato.

Dopo aver tentato tutti i mezzi per riportarlo sulla buona strada, Monica per ultimo gli proibì di ritornare nella sua casa. Pur amando profondamente sua madre, Agostino non si sentì di cambiare vita, ed essendo terminati con successo gli studi a Cartagine, decise di spostarsi con tutta la famiglia a Roma, capitale dell'impero, di cui la Numidia era una provincia; anche Monica decise di seguirlo, ma lui con uno stratagemma la lasciò a terra a Cartagine, mentre s'imbarcavano per Roma.

Quella notte Monica la passò in lagrime sulla tomba di s. Cipriano; pur essendo stata ingannata, ella non si arrese ed eroicamente continuò la sua opera per la conversione del figlio; nel 385 s'imbarcò anche lei e lo raggiunse a Milano, dove nel frattempo Agostino, disgustato dall'agire contraddittorio dei manichei di Roma, si era trasferito per ricoprire la cattedra di retorica.

Qui Monica ebbe la consolazione di vederlo frequentare la scuola di s. Ambrogio, vescovo di Milano e poi il prepararsi al battesimo con tutta la famiglia, compreso il fratello Navigio e l'amico Alipio; dunque le sue preghiere erano state esaudite; il vescovo di Tagaste le aveva detto: “È impossibile che un figlio di tante lagrime vada perduto”.
Restò al fianco del figlio consigliandolo nei suoi dubbi e infine, nella notte di Pasqua del 387, poté vederlo battezzato insieme a tutti i familiari; ormai cristiano convinto profondamente, Agostino non poteva rimanere nella situazione coniugale esistente; secondo la legge romana, egli non poteva sposare la sua ancella convivente, perché di ceto inferiore e alla fine con il consiglio di Monica, ormai anziana e desiderosa di una sistemazione del figlio, si decise di rimandare, con il suo consenso, l'ancella in Africa, mentre Agostino avrebbe provveduto per lei e per il figlio Adeodato, rimasto con lui a Milano.
A questo punto Monica pensava di poter trovare una sposa cristiana adatta al ruolo, ma Agostino, con sua grande e gradita sorpresa, decise di non sposarsi più, ma di ritornare anche lui in Africa per vivere una vita monastica, anzi fondando un monastero.
Ci fu un periodo di riflessione, fatto in un ritiro a Cassiciaco presso Milano, con i suoi familiari ed amici, discutendo di filosofia e cose spirituali, sempre presente Monica, la quale partecipava con sapienza ai discorsi, al punto che il figlio volle trascrivere nei suoi scritti le parole sapienti della madre, con gran meraviglia di tutti, perché alle donne non era permesso interloquire.
Presa la decisione, partirono insieme con il resto della famiglia, lasciando Milano e diretti a Roma, poi ad Ostia Tiberina, dove affittarono un alloggio, in attesa di una nave in partenza per l'Africa.

Nelle sue ‘Confessioni,' Agostino narra dei colloqui spirituali con sua madre, che si svolgevano nella quiete della casa di Ostia, ricevendone conforto ed edificazione; ormai più che madre ella era la sorgente del suo cristianesimo; Monica però gli disse anche che non provava più attrattiva per questo mondo, l'unica cosa che desiderava era che il figlio divenisse cristiano, ciò era avvenuto, ma non solo, lo vedeva impegnato verso una vita addirittura di consacrato al servizio di Dio, quindi poteva morire contenta.
Nel giro di cinque-sei giorni, si mise a letto con la febbre, perdendo a volte anche la conoscenza; ai figli costernati, disse di seppellire quel suo corpo dove volevano, senza darsi pena, ma di ricordarsi di lei, dovunque si trovassero, all'altare del Signore. Agostino con le lagrime agli occhi le dava il suo affetto, ripetendo “Tu mi hai generato due volte”.

La malattia (forse malaria) durò nove giorni e il 27 agosto del 387, Monica morì a 56 anni. Donna di grande intuizione e di straordinarie virtù naturali e soprannaturali, si ammirano in lei una particolare forza d'animo, un'acuta intelligenza, una grande sensibilità, raggiungendo nelle riunioni di Cassiciaco l'apice della filosofia.
Rispettosa e paziente con tutti, resisté solo al figlio tanto amato, che voleva condurla al manicheismo; era spesso sostenuta da visioni, che con sicuro istinto, sapeva distinguere quelle celesti da quelle di pura fantasia.

Il suo corpo rimase per secoli, venerato nella chiesa di S. Aurea di Ostia, fino al 9 aprile del 1430, quando le sue reliquie furono traslate a Roma nella chiesa di S. Trifone, oggi di S. Agostino, poste in un artistico sarcofago, scolpito da Isaia da Pisa, sempre nel sec. XV.

Santa Monica, considerata modello e patrona delle madri cristiane, è molto venerata; il suo nome è fra i più diffusi fra le donne. La sua festa si celebra il 27 agosto, il giorno prima di quella del suo grande figlio il vescovo di Ippona s. Agostino, che per una singolare coincidenza, morì il 28 agosto 430.

FONTE (http://www.nonsolobiografie.it/biografia_santa_monica.html)

Augustinus
27-08-06, 13:54
BENEDETTO XVI

ANGELUS

Castel Gandolfo, Domenica, 27 agosto 2006

Cari fratelli e sorelle,

ricordiamo oggi santa Monica e domani ricorderemo il figlio sant’Agostino: le loro testimonianze possono essere di grande conforto ed aiuto per tante famiglie anche del nostro tempo. Monica, nata a Tagaste nell’attuale Tunisia, l'odierna Song-Ahras, da una famiglia cristiana, visse in modo esemplare la sua missione di sposa e di madre, aiutando il marito Patrizio a scoprire la bellezza della fede in Cristo e la forza dell’amore evangelico, capace di vincere il male col bene. Dopo la morte di lui, avvenuta precocemente, Monica si dedicò con coraggio alla cura dei tre figli, tra i quali Agostino che inizialmente la fece soffrire con il suo temperamento piuttosto ribelle. Come dirà poi lo stesso Agostino, sua madre lo generò due volte; la seconda richiese un lungo travaglio spirituale, fatto di preghiera e di lacrime, ma coronato alla fine dalla gioia di vederlo non solo abbracciare la fede e ricevere il Battesimo, ma anche dedicarsi interamente al servizio di Cristo. Quante difficoltà anche oggi nei rapporti familiari e quante mamme sono angustiate perché i figli s’avviano su strade sbagliate! Monica, donna saggia e solida nella fede, le invita a non scoraggiarsi, ma a perseverare nella missione di spose e di madri, mantenendo ferma la fiducia in Dio e aggrappandosi con perseveranza alla preghiera.

Quanto ad Agostino, tutta la sua esistenza fu un’appassionata ricerca della verità. Alla fine, non senza un lungo tormento interiore, scoprì in Cristo il senso ultimo e pieno della propria vita e dell’intera storia umana. Nell’adolescenza, attratto dalla bellezza terrena, "si gettò" su di essa – come egli stesso confida (cfr Confess. 10,27-38) – in maniera egoistica e possessiva con comportamenti che crearono non poco dolore alla sua pia madre. Ma attraverso un percorso faticoso, grazie anche alle preghiere di lei, Agostino si aprì sempre più alla pienezza della verità e dell’amore, fino alla conversione, avvenuta a Milano sotto la guida del vescovo sant’Ambrogio. Egli rimarrà così modello del cammino verso Dio, suprema Verità e sommo Bene. "Tardi ti ho amato – egli scrive nel noto libro delle Confessioni –, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ecco: tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo ... Eri con me e io non ero con te … Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità" (ibid.). Ottenga sant’Agostino il dono di un sincero e profondo incontro con Cristo a tutti quei giovani che, assetati di felicità, la cercano percorrendo sentieri sbagliati e si perdono in vicoli ciechi.

Santa Monica e sant’Agostino ci invitano a rivolgerci con fiducia a Maria, sede della Sapienza. A Lei affidiamo i genitori cristiani, perché come Monica, accompagnino con l’esempio e con la preghiera il cammino dei figli. Alla Vergine Madre di Dio raccomandiamo la gioventù affinché, come Agostino, tenda sempre verso la pienezza della Verità e dell’Amore, che è Cristo: Egli solo può saziare i desideri profondi del cuore umano.

Augustinus
27-08-06, 17:55
LA MADRE DI AGOSTINO: S. Monica

"Era la serva dei tuoi servi. Chiunque di loro la conosceva, trovava in lei motivo per lodarti, onorarti e amarti grandemente, avvertendo la tua presenza nel suo cuore dalla testimonianza dei frutti di una condotta santa. Era stata sposa di un solo uomo, aveva ripagato il suo debito ai genitori, aveva governato santamente la sua casa, aveva la testimonianza delle buone opere, aveva allevato i suoi figli partorendoli tante volte, quante li vedeva allontanarsi da te" (S. Agostino - Confessioni 10,22)

Presentazione

La storia, anche quella attuale, è piena di esempi di donne e di madri che con il loro coraggio, dedizione, forza interiore, hanno compiuto autentici prodigi di amore. Una di queste, tra le più conosciute, è Monica, la mamma di S. Agostino. Senza la sua costanza, le sue lacrime, le sue preghiere, la sua passione per il figlio, la Chiesa e l'umanità oggi non avrebbero quel genio e quel santo che è Agostino.

Nata nel 331 in una famiglia profondamente cattolica e andata sposa a Patrizio, che era pagano, Monica si trovò a vivere i problemi e le gioie quotidiane, i momenti più esaltanti e quelli più angoscianti di una donna: l'amore e la maternità (ebbe due figli e una figlia); la "lotta" quotidiana con i figli nel compito sublime e difficile della loro educazione; le infedeltà coniugali del marito, uomo tenero e sensibile, ma volubile e facile all'ira; la fierezza e la preoccupazione per la "carriera" del figlio Agostino; la morte del marito (Patrizio muore nel 371, un anno dopo essersi convertito al cristianesimo); il dovere di sostenere con il suo lavoro la famiglia; gli interrogativi della fede personale e della fede da trasmettere ai propri figli; la constatazione amara del proprio fallimento di mamma cristiana, quando si vede ritornare a casa il figlio Agostino, professore sì, ma che ha rinunciato alla fede cristiana...

Con questa esistenza grandiosa e travagliata Monica è ancora oggi esempio a chi si dibatte in problemi personali, coniugali, familiari e di fede.

Mentre da una parte bussa con insistenti preghiere e calde lacrime al cuore di Dio, Monica mette in atto ogni mezzo che gli suggeriscono l'istinto e l'amore materno, per far rinascere in Agostino la fede.

Il momento più bello della sua vita lo vive nella notte del 24 aprile del 387, quando assiste Agostino che riceve il battesimo da S. Ambrogio, a Milano.

La sua fede e la sua costanza meritano però da Dio qualcosa di più: Agostino non solo diventa cattolico, ma decide di consacrarsi totalmente a Dio.

"Che resto a fare ancora quaggiù? Il Signore mi ha concesso più di quanto gli chiedevo", mormora Monica estasiata, in un momento di intimo colloquio spirituale con il figlio, affacciati tutti e due ad una finestra di Ostia Tiberina in un lucente tramonto autunnale.

Pochi giorni dopo, a 56 anni, la sua vita si spegne al tempo per andare a brillare in cielo. Mamma-coraggio!

Monica di Tagaste: una madre che salva

Il presente articolo è tratto pressoché integralmente dal volume "Monica di Tagaste - Una madre che salva" pubblicato dalla Comunità Agostiniana di San Nicola da Tolentino nel 1986, in occasione del XVI centenario della conversione di Agostino.

Sta giungendo alla conclusione il XVI Centenario della Conversione di S. Agostino. I convegni di studio e le celebrazioni che si sono succedute nell'anno in ogni parte d'Italia, nonché i libri e gli scritti a vario livello, editi per l'occasione, hanno fatto venire alla ribalta un altro personaggio che sembrava vivere soltanto di luce riflessa: S. Monica, la madre di Agostino.

Ci è sembrato opportuno parlare di lei, non solo perché della conversione del figlio fu la principale artefice, con le sue preghiere e lacrime, ma soprattutto perché è un modello insuperato anche oggi per tante madri che piangono la morte dei figli: morte o sofferenza fisica, spesso; morte spirituale o allontanamento da Dio e dalla Chiesa, il più delle volte. Monica è quindi una grande figura che brilla di luce propria, anzi è un personaggio che assurge a valore di simbolo: è la figlia di Eva che ieri come oggi cerca con lamenti i figli che con lamenti ha partorito (Conf. 5,8,15), è l'eterna Rachele che piange i suoi figli e non vuol essere consolata, perché non sono più (Mt. 2,18). Nello stesso tempo la sua esperienza dà a tutte le madri che piangono una prospettiva di speranza e di gioia: Dio è capace di risuscitare questi figli, come il giovinetto della vedova di Naim, e di restituirli alla madre (Lc. 7,11 ss.).

Se Agostino è un santo attuale perché rispecchia nella sua umana esperienza i problemi e le ansie di tanti uomini d'oggi, Monica, impersonando la situazione di tante madri angustiate per la sorte dei figli, non lo è certamente da meno.

Parleremo di lei, come abbiamo fatto per Agostino ("Storia di un ritorno"), nel modo più semplice e divulgativo - aiutati dalle illustrazioni e dalla presentazione grafica - senza pretendere di dire qualcosa di nuovo, ma con la speranza di farla sentire più vicina a tante mamme di oggi che condividono con Monica l'angoscia per i figli smarriti, di presentare un modello di comportamento e far crescere la fiducia verso il Padre celeste che non abbandona mai i suoi figli.

LA COMUNITÀ AGOSTINIANA DI SAN NICOLA

"Sulla via del ritorno in Africa ‑ scrive Agostino ‑ presso Ostia Tiberina mia madre morì. Era nel 56° anno della sua vita, 33° della mia" (Conf. 9, 8.17; 12.,28). Avevano deci*so di tornare in Africa dopo il Battesimo di Agostino, avvenuto a Milano la notte del 24‑25 aprile 387, e la morte di Monica avvenne prima che il figlio cominciasse il 34° anno di età. E sappiamo che il 13 novembre era il giorno del suo compleanno. Quindi Monica morì nel 387, in un mese che cade tra maggio e novembre. Poiché, a causa della stagione, era chiusa la navigazione tra l'Italia e l'Africa, possiamo fissare con relativa sicurezza il mese di otto*bre. L'anno 1987 ricorda quindi il XVI Centenario della morte di questa grande donna.

È un centenario che si intreccia con quello della Conversione di S. Agostino e ad essa è legato non solo per successione di tempo, ma anche per concatenazione logica, almeno nella logica di Dio. Lo percepisce Monica stessa: "Cosa faccio ancora qui? ‑ è sempre Agostino che narra ‑ Le mie speranze sulla terra sono ormai esaurite. Una sola cosa c'era che mi faceva desiderare di rimanere quaggiù ancora per poco: il vederti cristiano cattolico prima di morire. Il mio Dio mi ha soddisfatta ampiamente, poiché ti vedo addirittura di*sprezzare la felicità terrena per servire Lui. Cosa faccio qui?" (Conf. 9, 10.26).

Tutto quello che sappiamo della vita di S. Monica lo dobbiamo alla commossa rievoca*zione che ne fa il figlio Agostino, principalmente nelle Confessioni, ma anche in altre sue opere. A noi è risparmiata anche la fatica, e non sarebbe piccola, di andare a cercare i pas*si disseminati in tanti volumi: il P. Agostino Trapè, il più profondo e appassionato cono*scitore del Santo di Ippona, ha raccolto per noi tutti i passi agostiniani riguardanti S. Mo*nica nel piccolo ma prezioso libro: "S. Agostino, MIA MADRE" (Città Nuova 1983), al quale rimandiamo coloro che desiderano un'informazione più completa.

I. Monica, una madre esemplare

1. L'infanzia

Monica nacque nel 331 in Africa, e precisamente a Tagaste nell'altopiano della Numidia (ora Souk Ahràs, in Algeria). Fondata dai Romani, insieme a tante altre, dopo la distruzione di Cartagine, era una piccola città, ma andava fiera per il ricordo della civiltà punica, l'opulenza della civiltà romana, l'efficacia della civiltà cristiana. Tre caratteristiche che hanno lasciato un'impronta nella personalità di Monica. Troviamo infatti in lei la tenacia della razza punica, l'operosa concretezza dei Romani, l'ardimento della fede cristiana.

La sua famiglia era benestante e stimata: aveva servi in casa e piccoli possedimenti. Si potrebbe definire di classe media, secondo la concezione di allora. Era cristiana di origine, romana di cultura e di lingua (anche i bambini parlavano latino e non il punico), profondamente cristiana. Agostino la definisce una famiglia "credente, membro sano della Chiesa cattolica" (Conf. 9, 8.1). Sappiamo che nello scisma donatista, che sconvolse l'Africa romana nei secoli III e IV, la città di Tagaste aveva aderito "tutta" all'eresia. Ma con ogni probabilità fece eccezione la famiglia di Monica, altrimenti Agostino non avrebbe usato quella espressione. È certo comunque che, quando la città tornò alla comunione della Chiesa ‑ verso la metà del IV sec., anche per effetto delle leggi imperiali ‑ e divenne una roccaforte dell'unità cattolica contro lo scisma, la famiglia di Monica era tra le più salde e le più ferventi.

L'educazione della fanciulla ebbe luogo dunque non solo in una famiglia cattolica, ma anche ‑ il che non è meno importante ‑ in una chiesa locale viva e unita nella fede.

Non sappiamo se i genitori abbiano portato la loro figlioletta al fonte battesimale quand'era ancora piccola o in età più matura ‑ la prassi di allora ammetteva tutte e due le possibilità ‑, ma è certo che si preoccuparono di darle fin da bambina una solida formazione cristiana. Quel che restò maggiormente impresso nella mente e nel cuore di Monica furono però non tanto gli insegnamenti dei genitori, ma quelli di una vecchia serva di casa, cristiana dalle idee chiare e dal carattere deciso, alle cui cure particolari l'avevano affidata. Era nella famiglia da molti anni ‑ aveva portato sulle spalle il padre di Monica bambino ‑ e godeva la piena fiducia dei padroni. Costei oltre alla pietà, inculcò nell'animo della padroncina la sobrietà, la modestia, la mortificazione. Monica ricordava ‑ e narrava ai figli con ammirazione ‑ che fuori dell'ora dei pasti non le permetteva di bere nemmeno l'acqua, il che, in Africa, non era un sacrificio da poco. "Adesso ‑ diceva - bevete l'acqua perché non avete vino; ma quando andrete spose, avrete a disposizione la cantina, e allora l'acqua vi sembrerà insipida" (Conf. IX, 8. 17). Agostino ricorda anche un principio educativo che attribuisce alla vecchia domestica, ma forse proviene dal suo intuito pedagogico. "Scopo della sua educazione ‑ dice ‑ era di non far riuscire gradevole ciò che non è onorevole" (Ib.).

Qui si inserisce un episodio di Monica fanciulla, raccontato da lei stessa ai figli per insegnamento, e che Agostino, per amore di verità e per trarne motivo di lodare il Signore, riporterà nelle Confessioni. Molti anni dopo l'eretico Giuliano ne approfitterà per ferire il Vescovo di Ippona, ormai vecchio, ma sempre temibile avversario. È un episodio, a ben guardare, niente affatto disonorevole, ma che dimostra, al contrario, la volontà forte e il carattere fiero e deciso della fanciulla. Si può riassumere in poche righe. I genitori le avevano affidato il compito onorifico di andare in cantina ad attingere vino per la famiglia. Avvenne che attingendo vino con il boccale, prima di versarlo nel fiasco, cominciò a gustarne un sorso... poi due, poi tre. Tanto che finì per berne dei mezzi bicchieri. Ma all'improvviso le arrivò una sferzata che la fece smettere una volta per tutte. La serva che la accompagnava in cantina ‑ e che tollerava tacitamente il fatto ‑ un giorno, venuta a diverbio con la padroncina, le lanciò in faccia il titolo di beona. L'esagerazione e l'offesa erano evidenti. Monica non reagì e non si difese: sentì però la sferzata e provò una profonda vergogna di sé. Con un atto energico troncò quell'incipiente abitudine, subito e per sempre.

2. Giovane sposa

Non sappiamo in che età Monica andò sposa. Risulta soltanto che aveva 23 anni quando nacque Agostino, il primogenito. Egli infatti ci riferisce che quando sua madre morì aveva 56 anni, mentre lui ne stava finendo 33.

Non si può dire che il suo matrimonio fosse dei più fortunati: trova un marito pagano, irascibile e donnaiolo, una suocera gelosa e sospettosa, una casa dove le serve sono pettegole e trovano chi le ascolta.

Il marito si chiamava Patrizio. Il fatto che fosse pagano non dipendeva certamente da profonde convinzioni: semplicemente non era stato educato da cristiano e lui non aveva scelto di diventarlo. La religione non faceva parte dei suoi interessi. Che genitori cristiani consentissero che la loro figlia educata cristianamente sposasse un pagano, non deve destar meraviglia. I matrimoni misti erano frequenti a quel tempo in Africa, dove la popolazione era in maggioranza cristiana e i pagani non erano più, come per il passato, ostili al cristianesimo. Tanto più se, una volta sposati, accettavano che le mogli vivessero secondo la loro fede e lasciavano che educassero cristianamente i loro figli, come nel caso di Patrizio.

Era Patrizio un cittadino di Tagaste molto stimato, membro dell' "illustrissimo" consiglio municipale. Già, il consiglio della cittadina, non si sa per quali meriti, si fregiava del titolo di "illustrissimo". Uomo facile all'ira e un po' libertino, ma in fondo ‑ a volte molto in fondo ‑ un uomo buono e affettuoso. Ama molto sua moglie e sa sacrificarsi per il bene dei figli. Le amiche di Monica, conoscendo bene il carattere del marito, si meravigliano di non trovarle in volto lividure o altri segni di violenza, come l'avevano spesso esse stesse con mariti più trattabili. Il merito naturalmente era soprattutto di Monica che sapeva tacere nei momenti di collera del consorte e sapeva aspettare il momento opportuno, a collera sbollita, per fargli intendere con calma e dolcezza la ragione. Il silenzio e la pazienza era la regola d'oro che consigliava alle amiche e penso che valga per le spose di ogni epoca e latitudine. Di fronte ai tradimenti che il marito non si preoccupava nemmeno molto di nascondere (chissà se avrà mai detto: "Tu sai che amo solo te, cara"), Monica reagiva non con l'indignazione, i rimproveri, le scenate, ma con l'attesa fiduciosa e la preghiera. L'attesa che si convertisse alla fede cattolica nella quale avrebbe imparato la virtù della castità, e la preghiera continua perché il Signore gli concedesse il dono della fede. Questo atteggiamento, unito alle tante altre virtù di Monica, le conciliarono dice Agostino ‑ "l'affetto rispettoso ed ammirato" di Patrizio (Conf. IX, 9.19). Più tardi riuscirà a condurlo anche alla fede. Quando morì infatti, nel 371 (Agostino aveva 17 anni), aveva ricevuto il Battesimo, dopo essere stato per un anno tra i catecumeni.

Ci sia permessa una parentesi. Quel matrimonio mal combinato, anche se le virtù della sposa l'avevano trasformato in un dono di grazia per il marito, dovette lasciare un'impressione di amarezza e di disagio nell'animo di Agostino. Diventato vescovo, non permise mai che una fanciulla cristiana affidata alle sue cure (il vescovo era allora il tutore degli orfani) andasse sposa a un pagano (Epp. 152‑155).

Gli stessi metodi Monica usò per conquistare la benevolenza della suocera. Nemmeno questa battaglia fu facile. Alla naturale diffidenza di una donna che si vede portare in casa una rivale più giovane, la quale le ha già sottratto (pensa) l'affetto del figlio ed è pronta a sottrarle l'ufficio di padrona di casa, si aggiungeva nella madre di Patrizio una natura sospettosa. La sua diffidenza era poi alimentata dalle malelingue delle domestiche che avevano il loro vantaggio nel mettere le padrone l'una contro l'altra. Ma Monica, scoperto il loro gioco, seppe mostrare verso la suocera tanta serena amabilità e deferenza che, un po' alla volta, l'anziana signora giunse a capire quale tesoro di nuora le fosse capitato e a chiedere lei stessa a suo figlio una severa lezione per le serve che avevano seminato zizzania. E Patrizio ‑ conclude Agostino ‑ "sia per deferenza verso la madre, sia per la difesa della concordia in famiglia, punì con le verghe le colpevoli e minacciò i più severi castighi a chiunque avesse osato ancora parlare male di Monica" (Conf. IX, 9.20). Buon per lui che non esistevano a quel tempo camere del lavoro o sindacati. Comunque nessuna osò più farlo e da allora le due donne vissero ‑ era il caso di notarlo ‑ "in una dolce amorevolezza" (Ibidem).

3. Operatrice di pace

Lo spirito di fraternità cristiana che riuscì a far trionfare in famiglia, Monica lo portava anche fuori. Era un suo particolare dono mettere pace fra persone in discordia. Quante volte le capitava di assistere a litigi (quando aspettavano il loro turno per riempire le brocche al pozzo o alla fontana?) o di ascoltare discorsi malevoli fra amiche sul conto di una persona assente. Lei non solo evitava chiacchiere e maldicenze, ma cercava sempre di scusare o interpretare nel senso più onesto il comportamento della persona chiacchierata. Soprattutto evitava di riferire le parole adirate udite da una persona contro un'altra, a meno che il suo intervento, con parole più appropriate, non favorisse la riconciliazione. È una virtù di poco conto? Agostino confessa che non avrebbe dato a questa dote di sua madre tanta importanza "se una triste esperienza non mi avesse mostrato turbe innumerevoli di persone, che per l'inesplicabile e orrendo contagio di un peccato molto diffuso, riferiscono ai nemici adirati le parole di nemici adirati, non solo, ma aggiungono anche parole che non furono pronunciate. Invece per un uomo davvero umano dovrebbe essere poca‑cosa astenersi dal suscitare e rinfocolare con discorsi maliziosi le inimicizie fra gli altri uomini, se non si studia anche di estinguerle con discorsi buoni. Mia madre faceva proprio questo, istruita da te, il maestro interiore, nella scuola del cuore" (Conf. 9, 9.21).

Credo che molti abbiano avuto tristi esperienze del genere.

II. Madre cristiana

1. Non solo Agostino

Dal matrimonio di Patrizio e Monica il 13 novembre del 354 (era domenica) nacque Agostino che, come tutto induce a credere, fu il primogenito. Ma ebbero almeno un altro figlio, Navigio, e una figlia di cui non ci è stato tramandato il nome.

Di Navigio sappiamo che nel 385 raggiunse il fratello a Milano, accompagnando, nel lungo viaggio dall'Africa, la madre Monica, l'innominata donna di Agostino e il nipote Adeodato. Era scapolo, battezzato, e probabilmente era vissuto senza problemi nell'educazione cristiana che aveva ricevuto. Rimase a Milano con la piccola colonia africana fino al battesimo di Agostino e di Adeodato (24 aprile 387), poi, nel viaggio di ritorno in Africa, assistette, ad Ostia, alla morte della madre Monica. Tornato a Tagaste, non seguì il fratello nel monastero da lui fondato, ma scelse di sposarsi. Sappiamo infatti che ebbe delle figlie che si consacrarono al Signore (Possidio, Vita di S. Agostino, 26, 1).

Della figlia sappiamo ancora meno. Il nome di Perpetua, che a volte le viene attribuito, deriva da una presunta lettera di Agostino alla sorella, lettera spuria e molto posteriore. In compenso sappiamo che si sposò (per questo non era a Milano con la madre e i fratelli) e, rimasta vedova, si consacrò a Dio nel monastero delle religiose di Ippona, fondato dal suo grande fratello, e lo resse per molti anni come superiora (Possidio, Ib. 26, 1). Agostino parla con venerazione di sua sorella come di "una santa superiora" in una lettera indirizzata al monastero da lei diretto, dopo la sua morte, lettera che conteneva la "Regola monastica" in versione femminile (Ep. 211, 4). Queste le uniche notizie espresse, da cui però si può ricavare: che fu un'anima privilegiata per essere vissuta tanto tempo a fianco e alla scuola spirituale del vescovo d'Ippona; che fu lei ad educare la prima generazione di religiose agostiniane; che fu ‑ possiamo ben supporlo ‑ l'angelo consolatore del fratello, immerso in tante cure pastorali, scandali e preoccupazioni. "Sono solito godere di voi scrive alle religiose di Ippona ‑ tra tanti scandali di cui abbonda questo mondo -, pensando alla vostra numerosa comunità, al vostro casto amore, alla vostra santa vita, alla speciale grazia largitavi da Dio per essere tutte un'anima sola e un cuore solo protese verso di Lui... Considerando questi beni che voi possedete, il mio cuore, tra le molte tempeste dalle quali è agitato a causa d'altri mali, suole trovare un qualche riposo" (Ep. 211, 2‑3). Pur senza nome, questa donna fu per Agostino quel che Scolastica sarà per Benedetto; e meriterebbe anche lei un posto nella storia dei pionieri della vita religiosa in Occidente.

E anche questo va ascritto a merito di Monica e all'educazione che seppe impartire ai suoi figli (non solo ad Agostino): non solo fu santa, ma fu madre e formatrice di santi.

Ora però, continuando a parlare di questa grande donna, dobbiamo limitarci a considerarla nei suoi rapporti col figlio Agostino, il suo prediletto, proprio perché, tra i figli, fu colui che le darà maggiori preoccupazioni. Del resto chi l'ha resa grande santa e figura emblematica per tante madri di ieri e di oggi non sono stati i due minori rimasti sempre nell'ovile, ma la pecorella smarrita, cioè il suo amato primogenito.

2. Agostino bevve il nome di Gesù col latte materno

Avendo lei la responsabilità dell'educazione dei figli ‑ il marito Patrizio gliel'ha accordata volentieri ‑ la sua maggiore preoccupazione fu la loro formazione cristiana. "Li partorì tante volte ‑ dirà Agostino con una espressione forte - quante volte li vedeva allontanarsi da Dio" (Conf. 9, 9.22). Eppure una tale madre non fece battezzare suo figlio da bambino. Lo iscrisse tra i catecumeni, gli istillò profondamente nel cuore il nome di Gesù, ma non lo fece battezzare. Quando ancora fanciullo, per una occlusione intestinale, sembrava in fin di vita, Agostino chiese insistentemente il battesimo, fu tutto predisposto per amministrarlo, ma poi, passato il pericolo, anche il battesimo fu rimandato. Ci chiediamo il perché. Agostino, pur non approvando, fa capire che rimandare il battesimo era una consuetudine dei cristiani di allora. Si aveva tanta fede nell'efficacia di tale sacramento per cancellare i peccati che sembrava uno spreco amministrarlo soltanto per togliere il peccato originale. Era meglio, si pensava da molti, aspettare che si fossero calmati i flutti delle passioni (normalmente col matrimonio), poi il battesimo avrebbe cancellato, insieme al peccato di origine, anche i peccati personali. Forse in Monica c'era anche un'altra ragione che l'autore delle Confessioni non ha voluto dire: lei temeva per la vita cristiana del figlio a causa degli esempi del padre, ancora pagano e di facili costumi.

In compenso l'educazione cristiana che gli impartì fu continua, profonda, efficacissima. In forza di tale educazione, Agostino fu sempre cristiano nel cuore, anche quando abbandonò orgogliosamente la Chiesa cattolica. Credette sempre, anche allora, in Dio, nella Provvidenza, nella vita futura, e conservò sempre un tenero e forte amore per Gesù Cristo. Quando si infiammò nella lettura dell'Ortensio di Cicerone, l'unico rammarico fu che non conteneva il nome di Gesù. Le idee intorno alla persona di lui gli erano state sconvolte dalle dottrine manichee, ma l'amore nel cuore restò. Quando si convertì non fece che tornare a quella fede "che mi era stata inculcata fin dalla fanciullezza e che mi era penetrata fin nelle midolla. Essa mi attraeva senza che me ne avvedessi" (Contra Acad. 2, 2.5). Meno efficaci sembrano essere stati gli insegnamenti di Monica per quanto riguarda il comportamento morale del figlio. In tale campo Agostino adolescente guardava più al padre che alla madre. "I suoi ammonimenti ‑ confessa - mi sembravano preoccupazioni di donnicciola, cui mi sarei vergognato di obbedire" (Conf. 2, 3.7). Eppure, anche in tale materia, l'influsso di Monica si è fatto certamente sentire. Basti pensare che quando Agostino, a Cartagine, si accompagnò con una donna (l'innominata madre di Adeodato) riterrà come titolo di merito il fatto di esserle rimasto sempre fedele. Sapeva bene che tanti legittimi sposi (a quel tempo soltanto?) non potevano gloriarsi di tanta fedeltà.

L'efficacia di questa educazione non dipese soltanto dalle parole di Monica ‑ le mamme sanno trovare sempre, quando vogliono, le parole persuasive per educare i figli ‑ ma soprattutto dall'esempio della sua vita: una vita di fede autentica che si rifletteva nel comportamento quotidiano. Di lei vedova scrive il figlio: "Casta e sobria, assidua nell'elemosina, devota e sottomessa ai tuoi santi; che non lasciava passare giornata senza recare l'offerta al tuo altare, che due volte a giorno, mattino e sera, visitava la tua chiesa, e non per confabulare vanamente e chiacchierare con le altre vecchie, ma per udire le tue parole e farti udire le sue orazioni" (Conf. 5, 9.16).

Si può essere certi che non diversa era la sua condotta prima che restasse vedova. Sappiamo inoltre che era fedele nella pratica del digiuno, e che a Milano si fece un dovere di sapere se dovesse digiunare secondo l'uso di Tagaste o secondo quello della chiesa milanese. Anche nell'uso ‑ che spesso sconfinava in abuso ‑ di portare vivande sui sepolcri dei martiri dava esempio di pietà, di sobrietà, di carità. Quale rispetto poi avesse e quale sottomissione verso l'autorità del vescovo risulta da questi due fatti: accettò senza replicare la risposta di Ambrogio sul digiuno, e si conformò senza discutere alla proibizione di portare vivande sulle tombe dei martiri, nonostante fosse una consuetudine largamente diffusa in Africa.

Due fatti sintomatici che rivelano una disposizione interiore sincera e illuminata. Alla scuola di una santità così autentica è impossibile che l'educazione materna non metta molte e profonde radici nell'animo dei figli.

3. Interesse per gli studi del figlio

Sia Patrizio che Monica si preoccuparono che il figlio Agostino, di cui avevano intuito l'intelligenza, potesse proseguire negli studi. Dopo le scuole medie frequentate a Madaura, una città non lontana da Tagaste, Patrizio volle avviarlo agli studi universitari. Pensò dunque a Cartagine. Ma il passo era troppo lungo per le sue modeste risorse. Ciò nonostante lo tentò ugualmente, impegnandosi con sacrifici a trovare i mezzi necessari. Questo fatto lo rese oggetto di ammirazione da parte degli amici, molti dei quali, pur avendo possibilità finanziarie ben più grandi, non si preoccupavano affatto degli studi dei figli (o forse, aggiungiamo noi, non vedevano nei figli una intelligenza tale da giustificare gli eventuali sacrifici).

Anche Monica, nella sua lungimiranza, voleva che Agostino continuasse gli studi a Cartagine. Per ragioni diverse dal marito, ma lo voleva fermamente. Questi pensava solo all'onore della famiglia e alla gloria umana; lei invece ad uno scopo religioso. Era convinta, e con ragione, che la scienza non solo non è un ostacolo, ma è un aiuto per arrivare a Dio. Per questa convinzione, morto il marito, continuò a mantenerlo agli studi con notevoli sacrifici, anche se aiutata dalla munificenza di Romaniano, gran signore di Tagaste e amico del figlio. Questa intuizione dei benefici della cultura ci rivelano un aspetto tra i più moderni della personalità di Monica. Non è solo la madre che piange per i traviamenti del figlio: è la madre lungimirante che fa di tutto per aprire al figlio la via del sapere. Agostino ‑ a torto questa volta - gliene farà quasi un rimprovero: sua madre non avrebbe indirizzato la virilità prorompente del figlio verso l'alveo sicuro del matrimonio perché temeva avrebbe intralciato la carriera degli studi. Beh, il matrimonio è qualche altra cosa oltre che rimedio alla concupiscenza. Oltre tutto aveva 17 anni. Crediamo proprio che Monica abbia visto più giustamente del figlio.

III. Madre che salva

1. La grande missione di Monica

A 19 anni, mentre si trovava a Cartagine, Agostino abbandonò la fede di sua madre, sbatté la porta in faccia alla Chiesa cattolica e aderì al manicheismo. Cercava la verità e si convinse di averla trovata presso quella setta oscura e sovversiva. Fu illuso dal fatto che si presentava come la vera interpretazione del cristianesimo, di un cristianesimo puro, spirituale, evangelico. Abbandonando la Chiesa cattolica non pensò affatto di allontanarsi da Cristo, anzi, pensò di avvicinarsi a Lui.

Ma ciò che sfuggi al figlio diciannovenne, non sfuggì alla madre. Monica comprese che quella setta, così ferocemente anticattolica, non aveva nulla di cristiano e predicava un cumulo di errori. Sembra proprio di vedere una setta che fa scalpore ai nostri giorni: i Testimoni di Geova. Si assomigliano in tutto: nel culto della ragione, nel negare qualsiasi mistero, nel furore anticattolico, nel fanatismo e persino nell'apparente austerità dei loro seguaci. Quando Agostino li conoscerà meglio, si ricrederà anche a questo proposito.

Da questo momento Monica comprese che la sua missione era ormai una sola: ricondurre quel figlio intelligente e generoso sulla via della vera fede, che vuol dire ferma adesione a Cristo e alla Chiesa. A questa missione dedicò tutta la sua esistenza. Furono 14 anni di lento, crescente martirio.

Il programma che si propose e a cui restò fedele con eroica costanza, fu questo: pregare, stare vicino al figlio, cercare chi potesse convincerlo dell'errore. E attendere con fiducia l'ora di Dio.

Conosceva bene le parole di Gesù: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto" (Mt. 7, 7). Ad esse si affidò con la disperazione del naufrago. Sfogò davanti al Signore tutta la passione di credente e di madre. Più con le lacrime che con le parole. Agostino, ripetutamente, quando parla delle preghiere della madre per la sua conversione, insiste sulle sue lacrime. "Mia madre versava più lacrime di quanto ne versino le madri alla morte fisica dei figli"; "le sue lacrime rigavano a fiotti la terra sotto i suoi occhi dovunque pregava"; "quella vedova casta, al pianto e ai gemiti sempre pronta, persisteva a far lamento per me davanti a Te in tutte le ore delle sue orazioni" (Conf. 3, 11.19‑20).

In realtà il dramma di Monica nasceva da due forze potentissime: la fede e l'amore materno. La fede la faceva convinta del grande errore del figlio, l'amore materno le rendeva insopportabile il pensiero di perderlo eternamente se fosse morto in quello stato. Ricordando il pericolo corso a Roma di morire doppiamente, cioè di morte fisica e di morte spirituale, a causa della grave malattia che lo aveva colpito mentre era nell'errore e nel peccato, Agostino fa questo commento: se ciò fosse avvenuto "il cuore di mia madre, colpito da una tale ferita, non si sarebbe più ripreso. Non so esprimere adeguatamente ‑ continua - i suoi sentimenti verso di me e quanto il travaglio nel partorirmi in spirito fosse maggiore di quello con cui mi aveva partorito nella carne" (Conf. 5, 10.18).

2. Vicino al figlio

Alle preghiere e alle lacrime, Monica aggiunse l'impegno costante di restare vicino al figlio. In un primo momento, in verità, il suo atteggiamento fu diverso. Quando lo vide tornare da Cartagine laureato ‑ il sogno lungamente vagheggiato da Monica e dal defunto Patrizio la sua gioia fu distrutta dal saperlo lontano dalla Chiesa cattolica e manicheo. In più aveva con sé una donna che non era la sua legittima moglie. Monica ebbe uno scatto di fierezza e lo cacciò di casa. Il giovane professore dovette rifugiarsi presso l'amico e mecenate Romaniano. Non si pensi che il gesto fosse dettato dalla presenza della donna: la società di allora non era così puritana, e del resto, una volta che Agostino avesse ricevuto il Battesimo, la situazione poteva essere sanata. Il vero motivo era l'eresia. Ora che in casa tutti erano cattolici, il figlio maggiore, su cui riponeva tante speranze, la deludeva così profondamente. Forse, avrà pensato, un comportamento deciso e intransigente lo farà riflettere, tanto più che non è venuto meno l'amore per sua madre. O forse, sapendolo efficace propagatore dell'eresia, Monica avrà pensato a difendere gli altri figli e i membri della famiglia dalla sua propaganda. Ma con quale strazio nel cuore deve aver preso la drastica decisione! E quanto deve averci riflettuto in seguito, giorno e notte. Si arguisce anche dal sogno consolatore che contribuì a farle cambiar decisione. Un giovane sorridente le si avvicinava e chiedeva il motivo della sua mestizia e delle lacrime che versava. Alla risposta che lei piangeva per la perdizione del figlio, il giovane la invita a guardarsi intorno e allora vide che il figlio era vicino a lei, sulla stessa tavola in cui lei si trovava. Raccontò il sogno ad Agostino ‑ un buon pretesto per riavvicinarlo ‑ e non si lasciò confondere dall'interpretazione beffarda che tentò di dare: "No, non mi ha detto: là dov'è lui sarai anche tu, ma dove sei tu sarà anche lui" (Conf. 3, 11.19). Di fatto decise di riprenderlo in casa e di dividere con lui la sua mensa. Si era convinta, in altre parole, che il metodo della contrapposizione aperta non serviva. Con quel figlio ‑ ma forse vale per tutti i figli ‑ l'amore sarebbe stato più efficace della fierezza, al metodo della severità era preferibile quello della dolcezza, della persuasione, della pazienza.

E da quel momento non si separò più da lui. Lo seguì a Cartagine e poi ovunque, appena poté, senza temere, lei umile donna, i pericoli del mare, le fatiche e i disagi di lunghi viaggi, le incognite di terre e persone straniere. Il momento più doloroso per Monica fu quando Agostino, con l'inganno, non le permise di seguirlo alla sua partenza per Roma. Dopo tanti anni il vescovo di Ippona ricorderà con commozione: "Mi seguì fino al mare: quando mi strinse violentemente, nella speranza di dissuadermi dal viaggio o di proseguire con me, la ingannai fingendo di non voler lasciar solo un amico che attendeva il sorgere del vento per salpare. Mentii a mia madre, a quella madre!" (Conf. 5, 8.15). Il P. Carlo Cremona, l'autore del fortunato libro Agostino d'Ippona (Rusconi, 1986), immagina che l'anziano vescovo, arrivato a questo punto delle sue Confessioni, non abbia retto alla commozione e abbia smesso di scrivere per parecchi giorni. Era il ricordo più doloroso della sua vita di figlio sempre schietto con sua madre. Preferiva discutere e contrastare apertamente che mentire. L'inganno di quella notte di settembre del 383 sarebbe rimasto come marchio incancellabile nella sua memoria. Certo, pianse quella notte Monica, forse accusò suo figlio di crudeltà e ingratitudine, ma non si diede per vinta. Appena sistemate in Africa le cose della famiglia, col figlio Navigio, il nipote Adeodato e sua madre, si imbarcò per Roma e da lì lo raggiunse a Milano. Noi facciamo presto a dirlo: se pensiamo cosa significava viaggiare a quel tempo per mare o per terra (prima di partire anche per viaggi assai più brevi molti facevano testamento), possiamo meglio comprendere il coraggio e la determinazione di questa donna veramente eccezionale.

Da Milano, dove giunse nella tarda primavera del 385, fino alla morte non lascerà più il suo Agostino. Sempre a fianco di lui, buona, paziente, servizievole, pronta sempre a prevenirne i desideri. E il Signore la ricompensa: vede infatti il figlio distaccarsi gradatamente dall'eresia e avvicinarsi alla fede cattolica, la tavola di salvezza su cui lei pazientemente lo aspettava.

3. Fiducia nel vescovo di Milano Ambrogio

Un altro punto dell'azione di Monica per la conversione del figlio era quello di trovare chi potesse convincerlo di errore. Insisteva con ogni persona che ritenesse capace di farlo. Quante ne avrà supplicate a Tagaste e a Cartagine o dovunque potesse arrivare la sua voce, non sappiamo. Sappiamo però che la sua insistenza fu sempre inutile. Nessuno era impaziente di misurarsi col giovane professore, troppo noto per la sua dialettica. "Vincevo quasi sempre ‑ dirà di se stesso ‑ disputando con cristiani poco pratici, i quali tuttavia facevano a gara nel difendere come potevano la propria fede" (De duabus an. 9).

Tra i tanti episodi dell'insistenza materna, Agostino ci ha tramandato quello di un vescovo che doveva essere particolarmente adatto a convincerlo di errore, dato che da giovane era stato anche lui manicheo, aveva letto i loro libri e si era convinto dei loro errori. Ma nemmeno lui volle misurarsi col giovane pro*fessore. Esortò Monica a pregare per lui e ad aver fiducia: con la sua intelligenza avrebbe scoperto presto da solo l'empietà di quella dottrina. Ma poiché continuava ad insistere, le disse quelle parole che furono prese come un oracolo celeste: "Va pure. Possa tu aver lunga vita, com'è vero che il figlio di tante la*crime non può perire" (Conf. 3, 12.21).

A Milano Monica si affidò com*pletamente al vescovo Ambrogio. Non che lui fosse di parere diverso da quello del vescovo africano. In*fatti parlò molto poco con l'ormai celebre professore universitario che giungeva da Roma, inviato dal pre*fetto Simmaco, suo grande avversa*rio, e preceduto dalla fama di mani*cheo. Gli incontri con Agostino fu*rono rari e improntati per lo più a sentimenti di reciproca cortesia. Non ci furono colloqui prolungati, né discussioni o azione diretta di persuasione. Tuttavia la personalità di Ambrogio e i suoi discorsi al po*polo, che Agostino ascoltava avida*mente, produssero subito effetti be*nefici.

Monica, arrivata a Milano, si accorse subito del fascino che il ve*scovo esercitava sul figlio. Questo bastò perché si affezionasse profon*damente ad Ambrogio e l'amasse come un angelo del Signore, desti*nato a condurre verso la luce della verità il suo Agostino. Ambrogio d'altra parte notò subito la grande pietà di Monica e spesso se ne con*gratulava col figlio, incontrandolo, e ne tesseva gli elogi. Non v'era mi*glior metodo per attirarsi anche le simpatie del giovane.

Viene spontaneo chiedersi: avrà Monica aperto ad Ambrogio il suo cuore ferito? L'avrà messo a parte delle sue ansie e delle sue speranze? Possiamo supporlo, ma la storia non ce lo dice. Pensiamo tuttavia che, da donna intuitiva, aveva capi*to che il processo di conversione nel figlio era cominciato, e proprio per merito di Ambrogio, e che suo do*vere era restare in un discreto, ri*spettoso silenzio, aspettando con crescente fiducia l'ora del Signore. Agostino intanto aveva abbandona*to il manicheismo, una dottrina che stimava meno di tanti filosofi, ed era tornato tra i catecumeni della Chiesa cattolica. Era la prima notizia lieta per Monica, dopo tanti an*ni di lacrime. L'ora di Dio non era lontana.

4. Progetti umani e progetti divini

Fidarsi di Dio e del suo servo Ambrogio, attendere con pazienza e pregare con fervore crescente, era*no atteggiamenti normali in Moni*ca, ma che non escludevano i suoi progetti personali e le iniziative che riteneva vantaggiose per il figlio, una volta approdato al porto della fede. In questo periodo infatti si preoccupa e si dà da fare perché Agostino contragga un regolare ma*trimonio. È convinta che, una volta sposato, il lavacro del Battesimo, a cui si andava sempre più disponen*do, lo avrebbe rinnovato e ne avreb*be fatto un buon cristiano. Ci im*battiamo qui in un punto oscuro della vita di Monica e di Agostino. A noi sembra che sarebbe stato nor*male, anzi doveroso, che Monica pensasse di regolare col matrimonio cristiano l'unione già esistente tra Agostino e la donna che lo aveva se*guito da Cartagine. Erano ormai in*sieme da 14 anni, c'era stata fedeltà reciproca e c'era tuttora l'amore. Inoltre da quell'unione era nato quell'angelo di bontà e d'intelligen*za che era Adeodato. Eppure quella donna, rimasta per noi senza nome, era un impedimento al matrimonio. Lo dice esplicitamente Agostino: "Mi fu strappata dal fianco come impedimento al matrimonio, e il mio cuore a lei affezionato, ne fu lacerato profondamente e sanguinò a lungo" (Conf. 6, 15.25). Ma per*ché era di impedimento al matrimo*nio? Purtroppo siamo costretti ad indovinare.

Non possiamo pensare seria*mente a sentimenti di avversione da parte di Monica, anche se è il primo pensiero che viene in mente. Agosti*no, nonostante il rispetto per la ma*dre, non si sarebbe certamente pie*gato a un simile motivo. Del resto non si vede perché quella donna do*vesse meritare l'avversione di Moni*ca. Era stata non di ostacolo, ma di aiuto a suo figlio dandogli la gioia di amare ed essere amato e impe*dendogli di cadere nel triste vaga*bondaggio del vizio. Inoltre non do*veva essere ignobile d'animo né lon*tana dai sentimenti cristiani di Mo*nica se, tornata in Africa, si consa*crò totalmente a Dio. Doveva esser*ci dunque un motivo diverso, un motivo vero ed oggettivo, o che tale sia apparso non solo a Monica e ad Agostino, ma anche alla comitiva africana, compreso il rigido Alipio. Quest'ultimo specialmente non avrebbe permesso che il suo grande amico prendesse una decisione che urtava il suo senso morale. Di ipote*si se ne sono fatte molte, ma la spie*gazione più verosimile di tale deci*sione sembra la seguente. La madre di Adeodato doveva essere, come sembra, di bassa condizione sociale, forse addirittura di condizione ser*vile. In tal caso la legge romana ne proibiva il matrimonio con un citta*dino di elevata condizione, com'era Agostino. L'interessata doveva sa*perlo, e quindi la decisione di torna*re in Africa ‑ decisione dolorosa ma necessaria ‑ fu presa, con tutta probabilità, di comune accordo.

Sgombrato il campo da tale ostacolo ‑ vero o presunto (esiste*va anche a quel tempo il matrimo*nio solo religioso o di coscienza) ‑ Monica si diede da fare per trovare una giovane milanese che avesse le doti desiderate. Fu trovata. Il partito piacque. Si avanzò la domanda e si ottenne la promessa. Sembra che Agostino, più che fare da protagonista, sia stato spettatore in questa vicenda. Se ha compiuto direttamente dei passi, li ha fatti dietro sollecitazione della madre e degli amici. "Mi si sollecitava instancabilmente a prendere moglie ‑ confessa ‑. Si insisteva, e la fanciulla fu richiesta" (Conf. 6, 13.23). Siccome però era molto giovane ‑ le mancavano quasi due anni per avere l'età da marito ‑ si decise di aspettare. Anche qui Agostino parla da osservatore: "Piaceva a tutti ‑ dice ‑ e così si aspettava" (Ibidem).

In realtà questo matrimonio non sembra nascere sotto buoni auspici. Monica non era tranquilla e meno ancora sembrava convinto il promesso sposo. Si ricorse allora alla preghiera per avere dal Signore un segno... ma il segno non venne. "Su mia richiesta e per sua stessa inclinazione ‑ scrive il Santo ‑ mia madre ti supplicava quotidianamente con l'ardente grido del cuore perché tu le facessi in sogno qualche rivelazione sul mio futuro matrimonio, ma non volesti mai esaudirla. Aveva sì delle visioni, però inconsistenti e bizzarre, prodotte dalla tensione del suo spirito umano in angustie per quell'evento. Me le descriveva senza la fiducia in lei abituale quando aveva una tua rivelazione, bensì con disprezzo. A suo dire ella sapeva discernere da non so quale sapore, che a parole era incapace di spiegare, la differenza tra le tue rivelazioni e i sogni della sua anima" (Conf. 6, 13.23). Viene spontaneo domandarsi: cos'è che rendeva inquieti madre e figlio? Forse il misterioso timore che quel matrimonio non sarebbe stato felice? O forse l'inconscia intuizione che sarebbe stato un impedimento alla libera ricerca della sapienza? Agostino discuteva spesso di questo argomento con l'amico Alipio e cercava di convincerlo ‑ in realtà cercava di convincere se stesso ‑ che il matrimonio non impediva di consacrarsi allo studio della sapienza. I fatti però gli davano torto. Il tentativo di un cenobio filosofico con gli amici, nel quale ognuno avrebbe avuto la necessaria libertà di dedicarsi allo studio della sapienza, andò in frantumi per la presenza delle donne: alcuni infatti erano sposati, altri avevano intenzione di sposarsi.

In ogni modo questi tentennamenti della madre e del figlio servirono ai piani della Provvidenza. Monica si muoveva in una prospettiva umana; lavorava per ottenere ciò che aveva sempre desiderato e chiesto al Signore: un figlio che fosse insieme buon cristiano e stimato professore. Ma i piani di Dio che andavano maturando erano diversi. In questi piani rientrano i due fatti che hanno Monica per protagonista: l'allontanamento della donna cartaginese e l'attesa per il matrimonio con la giovane di Milano. Ci fu qualche durezza da parte di Monica nel persuadere il figlio a rimandare in Africa la madre di Adeodato? Ci fu dell'ambizione nel desiderare per lui una sposa di condizioni elevate, colta e ricca? Non ci sarebbe da meravigliarsi: anche i santi hanno avuto i loro difetti. Ma se questi sentimenti ci furono, di essi si servì il Signore per attuare i suoi piani: portare Agostino non solo a diventare cristiano, ma ad abbracciare la perfezione dei consigli evangelici. E infatti mentre Monica, Agostino, gli amici attendevano il giorno delle nozze, la situazione cambiò radicalmente.

IV. Madre che trionfa

1. Conversione di Agostino ed esultanza di Monica

La storia del ritorno di Agostino alla fede dell'infanzia e alla Chiesa cattolica è affascinante, ma è stata narrata in altro luogo. Diremo solo che si trattò di una duplice vittoria: sugli errori e sulle passioni. Vinse faticosamente lo scetticismo che lo portava a disperare di poter raggiungere la verità, il materialismo che gli rendeva impossibile l'esatta nozione di Dio e dell'anima, il naturalismo che l'induceva a confidare nelle sole sue forze. Riconobbe la divinità di Cristo, l'autorità della Chiesa (la "stella polare"), la necessità della grazia. Intellettualmente poteva dirsi giunto al porto. Ma come avrebbe dovuto impostare la sua vita da ora in avanti? Certo, avrebbe potuto sposarsi, come desideravano la madre e gli amici, aspirare ad una comoda carica governativa e, nei ritagli di tempo, dedicarsi alla ricerca della sapienza, cioè ad approfondire la sua fede in Dio. Ma c'era anche nel suo cuore una profonda aspirazione: quella di lasciare ogni terrena aspirazione e vanità e consacrarsi a Dio per dedicare tutto il tempo, senza ostacoli e distrazioni, alla ricerca della sapienza. Era un antico desiderio concepito a 19 anni e mai rinnegato. Ora, a 32, risorgeva più chiaro e più imperioso.

Ma occorreva superare molti ostacoli, spezzare molte catene. Tre soprattutto: l'amore al denaro, agli onori, alla donna. Il denaro, in verità, era l'ostacolo più piccolo. Fin dal tempo della lettura dell'Ortensio si era abituato a cercarlo solo nella misura ritenuta indispensabile per condurre una vita tranquilla. La speranza invece di una brillante carriera occupava ancora i suoi pensieri. In quanto alla donna ‑ a una donna ‑ non credeva di poterne fare a meno.

Nel giardino di Milano, seduto sotto il fico, la schiena appoggiata al tronco, Agostino non è il pensatore che si dibatte contro gli errori, ma l'uomo con le sue abitudini che lotta per l'ideale evangelico della continenza perfetta. Il momento risolutivo, causato dalla cantilena "prendi e leggi" che lo chiama a prendere in mano le lettere di S. Paolo, non riguarda la conversione alla fede, che era già avvenuta, ma la conversione alla pratica dei consigli evangelici, la rinuncia cioè al matrimonio e alla carriera. Monica, la prima a cui fu data la notizia della decisione presa, intuì quel che era accaduto, esultò e benedisse il Signore. Aveva chiesto per tanti anni, con tante lacrime, che il suo Agostino tornasse alla fede cattolica e vivesse da buon cristiano, ed ora capiva che il Signore le aveva concesso molto di più: sentiva che quel figlio ora era deciso a non cercare più né moglie, né beni terreni, ma a dedicarsi solo alla sapienza, cioè a Cristo e al suo Regno.

Ma ascoltiamo Agostino stesso che narra. "Immediatamente ci rechiamo da mia madre ‑ insieme a lui c'è Alipio ‑ e le riveliamo la decisione presa. Ne gioisce. Le raccontiamo lo svolgimento dei fatti: esulta e trionfa. E cominciò a benedirti perché puoi fare più di quanto chiediamo e comprendiamo. Vedeva che le avevi concesso a mio riguardo molto di più di quanto ti aveva chiesto con tutti i suoi gemiti e le sue lacrime pietose... E mutasti il suo dolore in gaudio molto più abbondante dei suoi desideri, molto più prezioso e puro di quello atteso dai nipoti della mia carne" (Conf. 8, 12.30).

Quest'incontro tra il figlio che narra senza tentennamenti l'accaduto e la madre che l'ascolta con trionfante letizia, è un momento dei più ricchi e fecondi nella storia spirituale della cristianità. Termina con essa una grande missione e ne comincia un'altra ancora più grande; termina la missione di Monica, la madre che salva, e incomincia quella di Agostino, l'amante della sapienza, il difensore della fede cattolica, l'investigatore profondo dei misteri di Dio.

2. A Cassiciaco: massaia e maestra

La conversione di un uomo come Agostino, stimato alla corte imperiale, famoso come professore, conosciuto nell'alta società milanese, avrebbe fatto enorme scalpore se lui stesso non si fosse preoccupato di usare tutti gli accorgimenti per non farla trapelare. Non volle interrompere nemmeno le abituali lezioni anche perché erano ormai vicine le vacanze della vendemmia. Passate le vacanze, fece sapere ai milanesi che si procurassero un altro professore perché lui non poteva più continuare nella sua professione "per la difficoltà di respiro e per il male di petto" (Conf. 9, 5.13). La ragione era vera, ma non era la sola, ne la principale. Tra la fine di ottobre e i primi di novembre si ritirò a Cassiciaco insieme alla madre, al fratello Navigio, al figlio Adeodato, all'amico Alipio, ai cugini Lastidiano e Rustico e a due suoi concittadini e discepoli, Trigezio e Licenzio, nella villa messa a disposizione dal comune amico Verecondo. Era il primo tentativo di comunità che finalmente riusciva a concretizzare. Nella pace campestre della Brianza, in vista delle Alpi, con gli unici rumori provenienti dallo stormire delle foglie, dal sussurro del vicino ruscello e dal cinguettio degli uccelli, Agostino trascorre l'autunno e l'inverno in uno stato interiore ed esteriore di grande pace e serenità. Si vuole preparare al battesimo, insieme ad Alipio e al figlio Adeodato, ma coinvolgendo tutta la comitiva africana, in un clima di intensa spiritualità. Insieme a loro occupa gran parte del tempo in dispute filosofiche: di una filosofia soggetta ormai alla fede e desiderosa di approfondirne il contenuto. "Il 13 novembre ‑ racconta Agostino ‑ ricorreva il mio compleanno. Dopo un pranzo tanto frugale che non impedì il lavoro della mente, feci adunare nella sala delle terme tutti coloro che non solo quel giorno ma ogni giorno vivevano con me. S'era presentato come luogo appartato, adatto all'occorrenza. Partecipavano, e non ho timore di presentarli per ora con i loro nomi alla singolare tua benevolenza, prima di tutto mia madre, ai cui meriti spetta, come credo, tutto quello che sto vivendo, Navigio mio fratello, Trigezio e Licenzio miei concittadini e discepoli. Volli che non mancassero neanche Lastidiano e Rustico, miei cugini, sebbene non avessero frequentato nemmeno il maestro di grammatica. Ritenni che il loro buon senso fosse sufficiente all'argomento che intendevo trattare. Con noi era anche mio figlio Adeodato, il più piccolo di tutti. Egli ha tuttavia un ingegno che, salvo errore dovuto all'affetto, promette grandi cose" (De beata vita, 1, 6).

In questa comitiva Monica è un po' la madre di tutti: ora è solerte ed energica massaia che prepara i pasti e invita i disputanti a mettersi a tavola ‑ se necessario, ve li spinge con tanta foga da costringerli ad interrompere la discussione ‑; ora prende parte anche lei alla discussione dando risposte così sagge da suscitare l'ammirazione di tutti. In una di tali dispute, dice Agostino, "c'era anche mia madre. Ne avevo già notato, a causa della lunga convivenza e di una continua attenzione, le belle doti e l'anima ardente per le cose di Dio. Ma durante una disputa importante che ebbi con i miei commensali mi si manifestò la sua intelligenza in maniera tale da farmi ritenere che non ve n'era altra più idonea alla vera filosofia" (De ordine, 2, 1.1). E riporta alcune sue risposte piene di saggezza. Come quando dichiara che la verità è il ci*bo dell'anima; o senza saperlo defi*nisce la felicità quasi con le parole stesse di Cicerone; o sostiene che senza la sapienza nessuno può esse*re felice; o ricorda, infine, che sol*tanto la fede, la speranza e la carità possono condurci alla vita felice. Egli è gioiosamente colpito da tanta sapienza, afferma che sua madre "ha raggiunto la vetta della filoso*fia" e si dichiara suo discepolo.

La "filosofia" di Monica, come ben si comprende, non è altro che la sapienza del vangelo, sapienza con*quistata non con lo studio, ma con la virtù, la preghiera, la docilità allo Spirito. La possiede ormai in grado eminente e può insegnarla anche a chi si ritiene dotto e colto. Ricca di amor di Dio e del prossimo, che è il cardine della sapienza del vangelo, lei può fare a meno della scienza dei filosofi. Agostino, oltre a dichiarar*si suo discepolo, affida alle sue pre*ghiere il raggiungimento dell'ideale di sapienza cui aspira.

3. Sulla via del ritorno

All'inizio della Quaresima (quell'anno cadeva il 10 marzo) Agostino, Monica e tutta la comitiva lasciarono la campagna di Cassiciaco per far ritorno a Milano. La notte tra il 24 e il 25 aprile del 387, Sabato santo, "il figlio di tante lacrime" ricevette il battesimo dal vescovo S. Ambrogio, insieme ad Alipio e al quindicenne Adeodato. Possiamo immaginare la gioia e la commozione di Monica. Per tanti anni ha desiderato solo di vedere questo figlio prediletto tornare alla Chiesa cattolica. Col battesimo ciò si era verificato. Il vederlo poi così pieno di fede e col proposito di dedicarsi totalmente a Dio, superava ogni sua speranza e desiderio. Forse avrà pensato, secondo l'espressione del Manzoni, che quando il Signore tarda ad esaudire la preghiera dei suoi servi è perché vuol prepararli a ricevere un dono ancora maggiore.

Ai primi di settembre del 387 tutta la comitiva si mise in viaggio per il ritorno in Africa. Forse in questa decisione ebbe un certo peso il desiderio di Monica, la quale, compiuta ormai la sua missione, desiderava far ritorno ai suoi monti e chiudere i giorni là dove quella missione era cominciata e dove riposava il marito Patrizio. Dovevano imbarcarsi al porto di Ostia prima dell'autunno del 387. Ma vari impegni, non esclusa una certa inerzia mista a nostalgia per la città della sua rinascita spirituale, impedirono ad Agostino di muovere i passi in tempo utile onde imbarcarsi con uno dei mercantili in rotta per l'Africa, prima della stagione invernale proibitiva per la navigazione. Arrivarono tardi ad Ostia, e quindi vi rimasero bloccati. Le condizioni del mare avrebbero impedito la navigazione fino alla primavera dell'anno seguente. Si sistemarono in una pensione e Agostino approfitterà di quel periodo per conoscere la chiesa di Roma e i monasteri che vi erano sorti.

4. La santa morte

Per Monica, compiuta ormai la sua missione, non c'era più ragione di restare sulla terra. "Cosa ci faccio quaggiù? ‑ dirà al figlio quando non sapeva ancora di essere giunta alla fine ‑ C'era una cosa sola che mi faceva desiderare di rimanere alquanto in questa vita: quella di vederti, prima di morire, cristiano cattolico. Il mio Dio ha adempiuto largamente questo mio voto concedendomi di vedere che disprezzi la felicità terrena e ti consacri al suo servizio. Che faccio più io qui?" (Conf. 9, 10.26).

Ma prima di passare all'altra sponda, alla sponda dell'eternità, il Signore le concesse di pregustarne per un momento le gioie. La pagina delle Confessioni in cui Agostino descrive la cosiddetta Estasi di Ostia è certamente tra le pagine più belle della letteratura cristiana. Un giorno, ad Ostia Tiberina, madre e figlio stavano appoggiati al davanzale di una finestra prospiciente il giardino della casa che li ospitava. Erano soli e parlavano insieme con grande dolcezza. Parlavano della vita eterna dei santi. Cercando di capire quale fosse la loro felicità, dimenticarono la terra, gli affetti terreni e la turba delle immagini, dimenticarono se stessi. E salivano intanto verso la fonte della sapienza, che è Dio, e l'attinsero per un istante, non più che un palpito del cuore, e sospirarono. Quindi, lasciate lì le primizie dello spirito, ridiscesero al suono delle povere parole umane, che hanno inizio e fine.

Pochi giorni dopo quell'ascensione interiore verso la patria celeste, Monica si preparò a tornarvi per sempre. Fu colpita dalla febbre, si mise a letto e, avvertita la fine imminente, si preparò all’incontro con Dio. Nessuna preoccupazione di morire e d'essere sepolta lontano dalla sua terra, dove s'era preparata con cura il sepolcro accanto a quello del marito. Solo una raccomandazione ai suoi: che, dovunque fossero, si ricordassero di lei all'altare del Signore. Le sue parole, dettate da un cristianesimo profondamente vissuto, ci sono state tramandate: suonano fede, distacco, fiducia, amore. Alla domanda dei figli se non l’impauriva l’idea di lasciare il corpo in terra straniera, tanto lontana dal suo paese, esclamò: "Nulla è lontano da Dio, e non c'è da temere che alla fine del mondo egli non ritrovi il luogo da cui risuscitarmi" (Conf. 9, 11.28).

Al termine del libro nono delle Confessioni, perché si adempisse in proporzioni più ampie il desiderio materno di avere preghiere dopo la morte, Agostino chiede anche ai lettori di ricordarsi dei suoi genitori all'altare del Signore. "Ispira, Signore mio e Dio mio, ispira i servi tuoi, i fratelli miei, che servo col cuore, la voce e gli scritti, affinché quanti leggono queste parole si ricordino davanti al tuo altare di Monica, tua serva, e di Patrizio già suo marito, mediante la cui carne mi introducesti in questa vita. Si ricordino con sentimento pietoso di coloro che in questa luce passeggera furono miei genitori, sotto di te nostro Padre e dentro la Chiesa cattolica nostra madre, miei fratelli e miei concittadini nella Gerusalemme eterna, cui sospira il tuo popolo durante il suo pellegrinaggio dalla partenza al ritorno" (Conf. 9, 13.37).

Al nono giorno della malattia Monica morì e fu sepolta ad Ostia. Aveva 56 anni. Era l'anno 387, con tutta probabilità il mese di ottobre. Agostino non pianse, perché una tal morte non doveva essere accompagnata dalle lacrime. Ma sentì un dolore profondo, incontenibile. Ad occhi asciutti l'accompagnò al sepolcro, assistette "al sacrificio del nostro riscatto, offerto in suffragio" ‑ la S. Messa ‑ e tornò nella casa che l'ospitava. Ma poi non resse più e diede libero sfogo alle lacrime. Amava troppo sua madre, troppo ne era stato amato perché il cuore non cercasse nelle lacrime un sollievo al dolore.

5. La sua memoria è in benedizione

"Era stata sposa di un sol uomo, aveva ripagato il suo debito ai genitori, aveva governato santamente la sua casa, aveva la testimonianza delle buone opere, aveva allevato i suoi figli partorendoli tante volte, quante li vedeva allontanarsi da te" (Conf. 9, 9.22). Non si trattava soltanto della dipartita di una persona cara, di una madre come tutte. Per Agostino sua madre era stata più che una madre. Dirà ancora: "Se le anime dei morti si interessassero degli affari di questo mondo e ci parlassero quando li vediamo in sogno, la mia santa madre non mi abbandonerebbe una sola notte; lei che mi ha seguito per terra e per mare, per vivere sempre con me. Mi riesce impossibile credere che la sua felicità, l'abbia resa tanto crudele, al punto di non consolare nella sua tristezza e nella sua angoscia questo figlio che era il suo solo amore e che lei non ha mai potuto sopportare di vedere mesto" (De cura pro mortuis gerenda, 16).

Sul sepolcro di quella madre Agostino sarà tornato più volte a pregare durante quell'anno circa trascorso a Roma, e su di esso certamente chinò la fronte per l'ultima volta prima di partire per l'Africa nel mese di luglio o di agosto del 388. Agostino visse ancora 43 anni, ma non tornò più a Roma. Non rivide più, quindi, quel sepolcro a cui il grande amore che nutriva per sua madre aveva legato per sempre il pensiero e il cuore. Lo rividero però, e su di esso tornarono a pregare, molti dei suoi amici. Come Alipio, l'amico fraterno, che più volte ebbe occasione di tornare a Roma.

Su di esso nel primo decennio del V secolo ‑ Agostino era vescovo ad Ippona e la sua fama cominciava a spargersi in tutto il mondo cristiano ‑ Anicio Auchenio Basso fece incidere un'iscrizione metrica che, tradotta, suona così: Qui lasciò le ceneri la tua castissima madre / o Agostino, nuova luce ai tuoi meriti. / Tu, sacerdote fedele alle celesti prerogative della pace, / ammaestri nei costumi i popoli a te affidati. / Gloria somma v'incorona: la lode delle vostre opere; / la virtuosissima madre più beata a causa del figlio.

Un frammento della lastra marmorea su cui erano incisi questi versi fu scoperto nel 1945 in un cortile a fianco della chiesa di S. Aurea ad Ostia, e lo si può vedere in una cappella laterale della stessa chiesa. Il P. Casamassa, che ne fu il fortunato scopritore, ritiene probabile che la lastra appartenesse già al sepolcro di S. Monica quando vi fu inciso l'epitaffio, e che sia perciò quella stessa che vi fece apporre S. Agostino.

Le reliquie del corpo di S. Monica, il 9 aprile del 1430 furono solennemente trasferite da Ostia a Roma, nella chiesa di S. Trifone ‑ che poi rifatta e ingrandita si chiamerà di S. Agostino ‑ dove sono tuttora venerate. Il pontefice Martino V, allora regnante, autorizzò la traslazione con una Bolla nella quale si legge, tra l'altro: "... abbiamo concesso licenza di trasferire il corpo della beata Monica, madre di S. Agostino, dalla nostra città di Ostia, dove era stato sepolto e custodito, alla chiesa dei frati di S. Agostino, e di seppellirlo e custodirlo in detta chiesa; e di fatto con la dovuta riverenza il 9 aprile (1430), domenica delle Palme, vi fu trasferito e sepolto" (Bullarium Ordinis erem. S. Aug., Roma 1628, p. 258).

Dopo questa data il culto di S. Monica si è diffuso rapidamente e largamente ad opera soprattutto dei Canonici Regolari e dei Frati di S. Agostino, o Agostiniani, che guardavano alle istituzioni monastiche africane come a loro ispirazione e modello. Una Confraternita di sole donne intitolata a S. Monica venne istituita a Roma e riconosciuta da Eugenio IV nel 1440. Il suo scopo era quello di mantenere vivo il culto della Santa e di aiutare, con opere di assistenza, le madri in difficoltà.

La Chiesa universale celebrava la festa di S. Monica il 4 maggio. Nel nuovo calendario la festa è stata trasferita al 27 agosto, vigilia di quella di S. Agostino. Gli Agostiniani hanno chiesto e ottenuto di continuare a celebrarla, per ragioni pratiche, il 4 maggio.

La Santa è invocata soprattutto come protettrice delle madri cristiane, di quelle in particolare, e sono tante, che si trovano in difficoltà per l'allontanamento dei figli.

È a loro che dedichiamo con l'augurio della nostra preghiera il presente fascicolo.

TAGASTE AL TEMPO DI SANTA MONICA

Tagaste, paese natale di Monica, era uno dei numerosi centri disseminati nell'Africa del Nord dai Romani. È noto che questi, vinta Cartagine,. cominciarono la prodigiosa trasformazione di quelle vaste regioni tracciando un'ampia rete di strade, costruendo città, erigendo ville, promuovendo l'agricoltura, diffondendo dovunque la cultura, i commerci, il benessere.

Non era una grande città. Infatti non aveva che il primo grado dell'istruzione pubblica, le scuole del primus magistero, per dirla in modo approssimativo col nostro linguaggio, le scuole elementari. Né aveva importanza particolare, se non quella di essere il crocevia di molte strade dell'entroterra mediterraneo: ve ne passava una delle tre che da Ippona portavano a Cartagine; vi passava quella che da Cartagine andava a Cirta, a Sitifis, alla lontana Cesarea di Mauritania; come pure quella che da Ippona volgeva verso il sud, fino a Theveste (Tébessa). La mansio di Tagaste era dunque conosciuta e permetteva ai cittadini di questo piccolo centro di venire a contatto col movimento commerciale e culturale di gran parte dell'Africa romana.

Sorgeva nell'ampio e fertile altopiano della Numidia, a 675 m. di altezza, in luogo ameno. La circondavano boschi profumati, vigne ed oliveti; era ricca di cereali, di frutta, di pastorizia. Verso Est si apriva la grande vallata del Mejerda ‑ la Bagrada degli antichi ‑ che scendeva lungo 250 km. fino a Cartagine. A Sud si estendeva l'immenso altopiano fino alle montagne dell'Aurès, oltre le quali, quasi sull'orlo del Sahara, una catena di fortezze proteggeva, ma non sempre efficacemente, i confini e le proprietà della pax romana; ad Ovest l'altipiano di Cirta (l'odierna Costantina) fino alle due Mauritanie; a Nord, dietro le colline, la valle di Seybouse ‑ l'Ubus dei Romani ‑ che raggiungeva il mare presso Ippona la Reale, distante non più di 100 km.

La Tagaste romana giace sepolta sotto le bianche case dell'odierna Souk‑Ahras (Algeria) o sotto il verde degli uliveti in qualcuna delle vicine colline. Ma gli scavi che hanno rimesso in luce le superbe rovine di altre città dell'antica Numidia, ci permettono di farci un'idea delle sue vie, delle sue case, dei suoi monumenti ‑ il foro, le terme, il teatro, il circo ‑ e ci permette altresì di capire (e in parte di scusare) quell'enfatico titolo di "illustrissimo" di cui si fregiava il consiglio municipale.

P. A. Trapè, S. AGOSTINO (Esperienze 1976)

AGOSTINO DIFENDE LA MEMORIA DI SUA MADRE

Giuliano di Eclano, uno dei più strenui difensori del Pelagianesimo, combatté Agostino, il Dottore della Grazia, senza esclusione di colpi. Avendo letto Le Confessioni, osò offendere sua madre ripetendo l'epiteto che a Monica fanciulla aveva rivolto la serva adirata. Agostino, ormai vecchio, ne fu profondamente ferito e rispose con queste commoventi parole: "Che tu abbia lacerato con ingiurie anche la memoria di mia madre, di mia madre che non ti ha fatto alcun male, che mai ha disputato contro di te, è un segno che sei stato vinto dal cattivo genio della maldicenza, né hai avuto paura di ciò che sta scritto: I maledici non possederanno il regno di Dio (I Cor. 6,10) ... lo invece reputo degni di onore i tuoi genitori, cristiani cattolici, e mi rallegro con loro che siano morti prima di vederti eretico".

Opus imperf. contra Iulianum 1, 68

ADEODATO

“Tu, Signore, lo avevi fatto bene”

E’ un giovane che appare e scompare, come una meteora luminosa, nella vita di S. Agostino, e al cui breve splendore contribuì certamente Monica, e non solo dal momento nel quale la madre, partendo per l'Africa, lasciò il figlio a Milano. Le poche notizie che abbiamo ci fanno intravedere quasi di scorcio qualcosa di meraviglioso, che sa di miracolo. Eccole in breve.

Nacque a Cartagine nel 372, non desiderato, ma accolto con amore. Seguì i genitori nel loro pellegrinare a Tagaste, a Cartagine, a Roma, a Milano. Dopo la conversione del padre, si ritirò con lui a Cassiciaco, nella Brianza, con lui ritornò a Milano all'inizio del 387, con lui ricevette il Battesimo. Ad Ostia Tiberina assistette tra le lacrime alla morte dell'amatissima nonna. Nell'agosto del 388 s'imbarcò con i suoi per Cartagine, e da qui raggiunse Tagaste dove si unì al gruppo dei primi Agostiniani che, consacrati a Dio, diedero inizio alla gioiosa esperienza della vita comune. Questa prima comunità sarà da lui rallegrata col candore dell'innocenza e lo splendore dell'ingegno: due qualità che possedeva in modo straordinario. La morte lo colse tra il 389 e il 391.

A Cassiciaco, nonostante la tenera età, prese parte alla discussione sulla vita beata. Alla domanda: "chi è che possiede Dio?" diede una risposta che meritò l'adesione della nonna e dello zio Navigio. Rispose: "Chi ha l'animo puro". Altri avevano detto: "Chi vive bene; chi ubbidisce ai suoi comandamenti". Risposte vere ma più generiche. La risposta di Adeodato conteneva un chiaro riferimento alla beatitudine evangelica dei puri di cuore e rivelava il frutto dell'educazione che andava ricevendo. Agostino ammirava stupito l'ingegno del figlio. A Tagaste, a 16 anni, fu interlocutore del celebre dialogo "II maestro". I pensieri che gli vengono attribuiti sono realmente suoi. Ce lo assicura lo stesso Agostino il quale, parlando del suo battesimo, dedica al figlio questo commosso ricordo: "Prendemmo con noi anche il fanciullo Adeodato, mio figlio carnale, frutto del mio peccato. Tu lo avevi fatto bene. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importantissimi e dotti personaggi. Ti riconosco i tuoi doni, Signore Dio mio, creatore di tutto, abbastanza potente per dare forma alle nostre deformità; poiché di mio in quel fanciullo non avevo che il peccato, e se veniva allevato da noi nella tua disciplina, fu per tua ispirazione, non di altri. Ti riconosco i tuoi doni. In uno dei miei libri, intitolato II maestro, mio figlio appunto conversa con me. Tu sai che tutti i pensieri introdotti in quel libro dalla persona del mio interlocutore sono suoi, di quando aveva sedici anni. Di molte altre sue doti, ancor più straordinarie, ho avuto la prova. La sua intelligenza m'ispirava terrore. Ma chi, al di fuori di te, poteva essere l'artefice di tante meraviglie?

Presto hai sottratto la sua vita alla terra, e il mio ricordo di lui è tanto più sereno in quanto non ho nulla da temere per la sua fanciullezza, per l'adolescenza e per l'intera sua vita. Ce lo associammo dunque come nostro coetaneo nella tua grazia, da educare nella tua disciplina" (Conf. 9, 6.14).

L'ESTASI DI OSTIA

Sono soli, Agostino e Monica, su un balcone che dà all'interno di un giardino. In un desiderio di spirituale intimità egli dice: "Madre mia, sono felice. Parlami di Dio". Gli occhi di Monica, già fissi verso un cielo limpido, si dilatano di gioia. Ma non risponde. Siedono, ora, l'una accanto all'altro, la mano nella mano, un braccio appoggiato al parapetto, tutti e due un po' curvi, ma i volti sollevati in alto. Dal mondo esterno arriva appena un brusio di voci amalgamate. "Parlami del tuo Dio, madre mia!"

"È anche il tuo! Non senti che di due esseri, di noi due, ne fa uno?" risponde Monica.

Parlano sempre più lentamente, come persone che si stiano assonnando alla realtà che li circonda. Le sillabe somigliano a gocce stillate da un canale pigro. Sempre più sommessa, come un lieve palpito delle labbra, la loro voce. Un capirsi misterioso eppure chiaro, attraverso impulsi di luce. E avvertono una progressiva levità dei corpi, quasi sollevati alla libertà dello spazio. Dal mondo esterno, sempre meno rumore, quasi ovattato, fino a che tutto si allontana e si avvolge nel silenzio. "Non so se con il corpo o fuori del corpo..." direbbe Paolo.

Sembra loro di avanzare lentamente verso una zona di luce misteriosa e di poter interrogare, con avidità, le cose che incontrano su un loro grande segreto, difficile da rivelare. Interrogano la terra con le sue bellezze, e la terra risponde: "Dio? Non sono io...".

II mare, gli abissi, i viventi: "Non siamo noi, cercate sopra di noi".

E il cielo, il sole, la luna, le stelle: "Neanche noi siamo Dio...".

Lo spirito interiore supplica: "Ditemi, almeno, qualcosa di Lui...".

Un coro di voci cosmiche risponde gioiosamente: "Egli ci ha fatte!" (cfr. Conf. X, 6.9).

Un grido e poi un profondissimo silenzio, un vasto chiarore di soffusi colori.

Non si accorgono di essere rapiti in un'esperienza mistica, assorbiti in una realtà che non è quella loro abituale. Avvertono solo una dolcezza inesprimibile che lentissimamente invade la loro anima, una musica che non è musica, un profumo che non è profumo, un amplesso d'amore che non è amplesso. Sensazioni che non erano precisamente queste, ma simili, di altra intensità, dì altra natura, esperienze nuove. Luce, voce, profumo, cibo, amplesso! Messaggi nuovi, di un Essere Unico, diciamo di Dio in persona. Rifulge una luce che nessun luogo può limitare, risuona una voce che il tempo non disperde, si espande un profumo che il vento non rapisce, si gusta un sapore che la voracità non diminuisce, stringe un amplesso che la sazietà della carne non discioglie: questo! E, questo, nella limpida consapevolezza di amare quel Dio (cfr. Conf. X, 6.8).

E la domanda si dirige, ora, alla propria identità, alle parti che la compongono, spirito e corpo. La stessa risposta: "Non siamo noi Dio!".

Sentono di salire e salire ancora, cieli sempre più limpidi, tenuemente colorati di rosa, di azzurrino, lievissimi, come veli di seta. Analizzano e interrogano incontrando, come angeli vaganti, le potenze dell'anima: intelletto, volontà, memoria, fantasia, energia... Un cielo ove si nascondono le idee di tutte le cose; le potenze, ognuna con un proprio atto, una propria funzione che corrisponde ad una propria bellezza, non circoscritta, ma tendente ad un'armonia del tutto e il tutto proteso verso un recesso di luce dove abita il personaggio misterioso, Lui, Lui: Dio? Proprio Dio...

Non si erano accorti di essersi violentemente abbracciati, madre e figlio, come se questi volesse rientrare nel seno materno e la madre riassorbire in sé il frutto delle sue viscere, in una simbiosi non più naturale, ma realizzata in un impeto di amore divino. Non più sforzo, anche minimo, per raggiungere una vetta più in alto, ma volo di contemplazione intorno alla cima luminosa del loro ascendere, volteggiando con ebbrezza: vedere ed amare! Parlano con gli aneliti del cuore soltanto e s'intendono, sospirano con tutto l'impeto del loro essere, vogliono posarsi sul picco lucente di quella bellezza. Per il tempo di un battito d'occhio, non di più (cfr. Conf. IX, 10.24). Questo loro posarsi nel seno di Dio fu esperienza viva, concreta, inenarrabile. Ma per il tempo d'un battito d'occhio... Attingere un istante e sospirare d'amore... Lasciar quivi le primizie dello spirito... Giammai poter più dimenticare... Poi ridiscendere.

Prima riavvertono la tensione dei pensieri, poi, a poco a poco, il rumore delle labbra, quasi lamenti di una sofferenza stupenda, ove la parola comincia e finisce; infine il rumore del mondo, come uno che ha avuto l'esperienza dei silenzi spaziali e ritorna al frastuono delle cose terrene.

LE FONTI PER LA VITA DI S. MONICA

La vita di S. Monica è conosciuta per la narrazione che ne fa il figlio S. Agostino: una narrazione di assoluta fedeltà storica (non tace i lati negativi), scritta con la commozione di un figlio che sa di dover tutto a sua madre ("omne quod vivo"), con uno stile vivo e affascinante.

Le opere in cui Agostino parla di sua madre sono:

1) Le Confessioni (NBA I) soprattutto nel Libro IX (dal n. 6 al 13). Ma in tutta l'opera Monica è sempre presente e spesso ricordata. Sono state contate più di 40 citazioni esplicite.

2) Dialoghi (NBA III/1). Si riferiscono gesti e parole di Monica: nel De beata vita (La felicità): 1,6; 2,8; 2,10; 2,16; 4,27; 4,34; 4,35. Nel De ordine (L'ordine): 2,20,25; 2,1,1; 1,11,31‑33; 2,17,45‑46; 2,20,52. Nel Contra Academicos (La controversia accademica): 2,5, 13.6,14.

3) De cura pro mortuis gerenda (P.L. 40): 16,61.

4) De dono perseverantiae (P.L. 44): 20,53; 91.

5) Le lettere (NBA XXI‑XXIII): 36,14,32; 81.

6) Opus imperfectum contra Iulianum (P.L. 45): 1,68; 118.

Fuori di queste fonti non ne esistono altre, se si eccettua il breve cenno che ne fa Possidio (Vita di S. Agostino, Paoline 1955, p. 43), accenno peraltro che ha bisogno di essere precisato dalle Confessioni. Non ha senso ricorrere ad una presunta lettera di S. Agostino alla sorella, sicuramente posteriore al santo e quindi spuria, o alle lezioni di Breviari medioevali. Quindi il nome di Faconda attribuito alla madre di Monica, o quello di Perpetua alla sorella di Agostino, sono soltanto frutto di fantasia.

LA TOMBA DI S. MONICA NELLA CHIESA DI S. AGOSTINO A ROMA

La monumentale chiesa di S. Agostino, in Campo Marzio a Roma, è uno dei primi esempi di chiese rinascimentali. Carica di monumenti, vi hanno lavorato Raffaello, Caravaggio, Sansovino, Bernini e altri. Santuario mariano di Roma per la veneratissima Madonna del Parto, è anche santuario di S. Monica perché qui riposano le sue spoglie fatte trasportare da Ostia Tiberina dal papa Martino V. Il corpo della Santa è racchiuso in un sarcofago di marmo verde nella elegante cappella al lato sinistro dell'altare maggiore. Ma tale disposizione non è quella originaria: essa rimonta al restauro fatto eseguire nel 1760. Prima di tale data esisteva un grandioso mausoleo fatto erigere dall'umanista Maffeo Vegio. Di tale mausoleo oggi non rimangono che frammenti: l'urna con la statua della Santa, opera di Isaia da Pisa, i quattro Dottori della Chiesa e alcuni bassorilievi del più puro quattrocento.

La pala dell'altare, opera del Gottardi dì Faenza (sec. XVIII), rappresenta la Madonna della Cintura (o della Consolazione), con S. Agostino e S. Monica. Sempre del 700 sono gli affreschi del Gagliardi, che celebrano la vita di S. Monica, e vengono a completare quelli della volta eseguiti da Giovan Battista Ricci di Novara.

Fr. Mario Gentili

FONTE (http://www.aug.org/italia/santi/santi_monica_barrasx.htm)

Augustinus
03-05-07, 16:11
Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 616-619

4 MAGGIO

SANTA MONICA, VEDOVA *

Maria e Salome.

Nel gruppo di persone che fu vicino a Gesù risorto, due donne, due mamme, attireranno oggi la nostra attenzione: Maria, madre di Giacomo il Minore e Taddeo; e Salome, madre di Giacomo il Maggiore e di Giovanni, il prediletto del Signore. Si sono recate al sepolcro con la Maddalena, al mattino della Risurrezione, portando gli aromi; hanno ascoltato la parola degli Angeli e, mentre tornano, Gesù si è improvvisamente presentato ad esse, le ha salutate, e si è degnato dar loro a baciare i suoi sacri piedi. Adesso ricompensa il loro amore, manifestandosi ad esse frequentemente fino a che venga quel giorno, e sarà presto, in cui dovrà dar il suo addio sul monte degli Ulivi, ove si troveranno insieme con Maria e con gli Apostoli.

Onoriamo queste due fedeli compagne della Maddalena, modelli d'amore verso il divino Risuscitato, e glorifichiamole per aver dato alla Santa Chiesa quattro Apostoli.

Santa Monica.

Ecco che ora, a fianco di Maria e di Salome, ci viene presentata un'altra donna, un'altra madre, pure presa dall'amore di Gesù, che offre alla Chiesa il figlio delle sue lacrime, un Dottore, un Pontefice, uno dei santi più illustri che siano stati generati dalla nuova legge. Questa donna, questa madre, è Monica, due volte mamma di Agostino. La grazia ha largito questo capolavoro alla terra d'Africa; e gli uomini l'avrebbero ignorata fino all'ultimo dei giorni, se la penna del grande Vescovo d'Ippona, guidata dal suo cuore santamente filiale, non avesse rivelato ai secoli futuri questa donna, la cui vita non fu che umiltà ed amore, e che, d'ora in avanti, immortale anche quaggiù, sarà proclamata il modello e la protettrice delle madri cristiane.

Le lacrime di Monica.

Una delle attrattive principali del libro delle Confessioni è quella che sorge dall'effusione di Agostino sulle virtù e la dedizione di Monica. Durante tutto lo sviluppo dello scritto, con quale tenera riconoscenza egli esalta la costanza di questa madre che, testimone dei traviamenti del figlio, "lo piangeva, più che non piangono le altre madri la morte corporale dei loro figliuoli" (Confess. l., III, c. 91).

Il Signore che, di tanto in tanto, lascia splendere un raggio di speranza nelle anime che prova, mostrò a Monica con una visione la riunione futura del figlio con la madre; e sant'Ambrogio aveva autorevolmente affermato alla medesima che il figlio di tante lacrime non poteva perire. Ma le tristi realtà del presente opprimevano il suo cuore, e l'amore materno si univa alla fede per turbarla nei riguardi di quel figliolo che la sfuggiva, e che vedeva allontanarsi, infedele tanto a Dio quanto alla sua tenerezza. Nondimeno le amarezze di questo cuore così devoto formavano una base di espiazione che doveva più tardi essere applicata al colpevole; la preghiera ardente e continua, unita alla sofferenza, preparava la seconda nascita di Agostino. Egli stesso ci dice "con quanto più affanno lo partorisse allo spirito che non aveva fatto alla carne "(Confess. l., V, c. 9).

Dopo lunghi anni d'angoscia, la madre ha potuto finalmente ritrovare a Milano quel figlio che l'aveva così duramente ingannata nel giorno in cui era fuggito lontano da lei per andarsene a Roma, alla ventura. Essa lo trova tuttora nell'incertezza sulla fede del cristianesimo, ma già disgustato degli errori che l'avevano sedotto. Agostino aveva fatto un passo verso la verità, pur non riconoscendola ancora. "Da allora - egli ci dice - l'anima di mia madre non portava più il lutto per un figlio perduto senza speranza; ma il suo pianto seguitava a sgorgare per ottenere da Dio la sua Risurrezione. Se non avevo ancora trovato il vero, mi ero almeno liberato dal falso. Anzi, o mio Dio, perché era certa che le avresti compiuto la grazia che le avevi promessa intera, dolcissimamente e con tutta fidanza mi rispose: "Credo in Cristo che prima ch'io chiuda quest'occhi, ti veda fedele cattolico" (Confess. l., VI, c. 1).

La conversione di Agostino.

Monica aveva incontrato a Milano sant'Ambrogio, del quale Dio voleva servirsi per completare il ritorno del figlio. "Ella voleva bene al Santo Vescovo - ci dice ancora Agostino - per l'obbligo che egli aveva della mia salute; ed egli pure le aveva posto affetto nel vederla di vita sì pia, sì assidua alle buone opere e alla Chiesa: e così quando mi vedeva, usciva a dirne gran bene, rallegrandosi con me di tal madre" (Confess. l., VI, c. 2). Finalmente giunse l'ora della grazia: Agostino, ispirato dalla luce della fede, pensò ad arruolarsi nella Chiesa cristiana; però lo stimolo dei sensi, al quale aveva ceduto per tanto tempo, lo tratteneva ancora sulle sponde del fonte battesimale. Le preghiere e le lacrime di Monica ottennero dalla divina misericordia quest'ultimo tocco che abbattè le ultime resistenze del figlio.

Dio non lasciava tuttavia imperfetta la sua opera. Trafitto da quel dardo vittorioso, Agostino si risollevava, aspirando non più soltanto alla professione della fede cristiana, ma alla virtù della continenza. Il mondo con le sue attrattive non contava più nulla per quell'anima oggetto di un intervento così potente. Nei giorni passati, Monica si occupava ancora con sollecitudine a preparare una sposa per il suo figliolo, sperando, così, evitarne l'incostanza; e invece, improvvisamente, questo figlio si presenta a lei, accompagnato dal suo amico Alipio, per dichiararle che, nel suo slancio verso il supremo bene, egli si vota, d'ora in poi, alla ricerca di ciò che è più perfetto. Ma ascoltiamo ancora lo stesso Agostino: "Andiamo di filato a dire il fatto a mia madre, che ne prende allegrezza; le raccontiamo come la cosa era andata; n'esulta e trionfa; ed esce in benedizioni a Te che sei potente ad esaudire oltre le nostre domande, oltre i nostri pensieri! Poiché nel fatto mio Tu le avevi conceduto più che non osava chiedere nei suoi gemiti e pietosi lamenti, e cambiasti il pianto di lei in allegrezza assai più abbondante che non aveva sperato e molto più cara e più casta che non si riprometteva dai figlioli della mia carne" (Confess. l., VIII, c. 12). Trascorsero pochi giorni, e ben presto uno spettacolo sublime si offrì all'ammirazione degli Angeli e degli uomini nella Chiesa di Milano: Ambrogio battezzava Agostino sotto gli occhi di Monica.

L'estasi di Ostia.

La pia donna aveva compiuto la sua missione; il suo figliolo era rinato alla società ed alla santità, ed ella aveva arricchito la Chiesa del più illustre dei suoi Dottori. Si avvicinava il momento in cui, dopo il lavoro di una lunga giornata, doveva essere chiamata a godere del riposo eterno in colui, per l'amore del quale si era tanto affaticata ed aveva tanto sofferto. Il figlio e la madre, prossimi ad imbarcarsi per l'Africa, si trovavano ad Ostia, aspettando la nave che doveva trasportare entrambi. "Noi eravamo soli, lei e me - dice Agostino - appoggiati ad una finestra, che godeva la vista del giardino della casa, parlavamo con ineffabile dolcezza, nell'oblio del passato, tuffandoci negli orizzonti dell'avvenire, e cercavamo, tra noi due di capire, quale sarà per i santi questa vita eterna che l'occhio non ha mai visto, che l'orecchio non ha mai udito, e dove non giunge il cuore dell'uomo. E parlando cosi, nel nostro slancio verso quella vita, noi la toccammo un istante, con un balzo del nostro cuore; ma ben presto sospirammo, lasciandovi incatenate le primizie dello spirito e ridiscendemmo nel brusio della voce, nella parola che comincia e che finisce. Allora ella mi disse: 'Figliolo mio, per me nessuna cosa più ormai mi diletta quaggiù! Che cosa mi faccia io qui e perché io ci sia non so. Non ho più nulla a sperare nel mondo. Una sola cosa era che mi faceva desiderare di vivere ancora un poco, vederti cristiano cattolico prima di morire. Dio m'ha fatto più e meglio, dacché ti vedo disprezzare la felicità terrena e servire a lui. Che faccio io qui?'" (Confess. l., IX, c. 10). Il richiamo di un'anima così santa non doveva tardare; essa esalò l'ultimo respiro, quale celeste profumo, pochi giorni dopo, lasciando un ricordo incancellabile nel cuore del figlio, una cara memoria nella Chiesa, un modello perfetto dell'amore materno, in ciò che vi ha di più puro, alle madri cristiane.

VITA. - Monica nacque nel 332 nell'Africa del Nord. Data in matrimonio ad un pagano di Tagaste, lo convertì al cristianesimo con la sua dolcezza e le sue virtù. Morto il marito nel 371, si consacrò all'educazione della figliuola e dei due figli, soprattutto del preferito, Agostino. Ma questo, fin dall'età di quindici anni, si era sviato negli errori del manicheismo e nella bassezza delle passioni. Per evitare i consigli della madre, partì segretamente per Roma e Milano. Monica ve lo raggiunse e, dopo molte sofferenze, preghiere e lacrime, ebbe la gioia, nella Pasqua del 387, di assistere al suo Battesimo. Mentre si preparava a ritornare con lui in Africa, morì ad Ostia, qualche mese dopo. Il suo corpo vi restò fino al 1162. Un canonico regolare di Arouaise, nel passo di Calais, lo trafugò, e poi, lo trasportò nel suo monastero. Siccome non si conosceva la data del trapasso di Monica, i canonici di Arouaise, che festeggiavano il 5 maggio la conversione di Agostino, celebrarono nella vigilia la festa di colei di cui avevano avuto le reliquie.

La missione di una madre.

O madre illustre tra tutte le altre, la cristianità onora in te uno dei tipi più perfetti dell'umanità rigenerata da Cristo. Prima del Vangelo, durante i lunghi secoli in cui la donna fu tenuta nell'avvilimento, la maternità non potè avere che un'azione timida, e assai spesso volgare, sull'uomo: la sua missione ordinariamente si limitava alle cure fisiche; e se il nome di qualche madre ha trionfato dall'oblio, è unicamente perché esse avevano saputo preparare i loro figli per la gloria passeggera di questo mondo. Non s'incontrano, in quegli antichi tempi profani, mamme che si siano assunto il compito d'indirizzare al bene i figlioli; che li abbiano seguiti nei loro passi, per sostenerli nella lotta contro l'errore e le passioni, per risollevarsi dalle cadute; non se ne trovano che si siano votate alla preghiera e alle lacrime continue, per ottenere il loro ritorno alla verità e alla virtù. Solamente il cristianesimo ha rivelato alla madre e la sua missione e il suo potere.

Le lacrime.

Come hai saputo dimenticar te stessa, o Monica, in questa ricerca incessante della salvezza di un figlio! È per lui che vivi, dopo Dio; vivere in quel modo per il tuo figliuolo, non è vivere anche per il Signore, che si è degnato volere il tuo aiuto per salvarlo? Che t'importa la gloria e il successo di Agostino nel mondo, quando pensi ai pericoli eterni che egli corre, quando tremi di vederlo eternamente separato da Dio e da te? Allora non c'è sacrificio, non c'è dedizione di cui non sia capace questo cuore di madre, verso la rigorosa giustizia di cui la tua generosità non intende frustrare i diritti. Durante lunghi giorni e lunghe notti, aspetti pazientemente l'ora del Signore; l'ardore della tua preghiera si raddoppia; sperando contro ogni speranza, arrivi a sentire, nel fondo del cuore, l'umile e solida fiducia che il figlio di tante lacrime, non perirà. Ed è allora che il Signore "preso da compassione" per te, come lo fu per l'addolorata Madre di Naim, fa sentir la sua voce, alla quale nulla resiste. "Giovinetto, te lo dico io, alzati!" (Lc 7,13), e rende, pieno di vita, a sua madre quello di cui essa piangeva il trapasso, ma dal quale non aveva voluto separarsi.

La ricompensa.

Quale ricompensa per il tuo cuore materno, o Monica! Il Signore non si è accontentato di renderti Agostino pieno di vita; dal fondo degli abissi degli errori e delle passioni, ecco che lo eleva, senza vie intermedie, fino al bene più perfetto. La tua richiesta era che divenisse cristiano e cattolico, che spezzasse finalmente i vincoli umilianti e funesti; ed ora la grazia l'ha condotto fino alla serena regione dei consigli evangelici. La tua missione è oltremodo compiuta, Madre felice! Sali adesso al cielo: è là che, attendendo la riunione eterna, d'ora in poi contemplerai la santità e l'azione di questo figlio la cui salvezza è opera tua e la cui gloria, così radiosa e così pura, circonda fin da quaggiù il tuo nome di una dolce aureola.

Preghiera.

Dalla felicità di cui godi, insieme con quel figlio che ti deve la vita del tempo e dell'eternità, volgi uno sguardo, o Monica, su tante madri cristiane che stanno compiendo in questo momento, sulla terra, la dura e nobile missione che tu stessa assolvesti. Anche i loro figlioli sono morti, della morte che porta il peccato, ed esse vorrebbero, a forza d'amore, rendere loro la sola vera vita. Dopo la Madre della misericordia, è a te che si rivolgono, o Monica; a te, le cui preghiere e lacrime furono così potenti e feconde. Prendi la loro causa tra le tue mani; un cuore così tenero e pieno di dedizione, non può mancare di compatire quelle angoscio di cui esso stesso provò per tanto tempo tutto il rigore. Degnati aggiungere la tua intercessione ai loro voti; adotta questi nuovi figli che esse ti presentano, e saranno rassicurate.

Sostieni il loro coraggio, insegna loro a sperare; fortificale nei sacrifici a prezzo dei quali Dio concede il ritorno di quelle anime care. Esse, allora, capiranno che la conversione di un'anima è un miracolo di ordine più elevato di quello della risurrezione di un morto; esse sentiranno che la divina giustizia, per rinunziare ai suoi diritti, esige un compenso, e che questo sta a loro di fornirglielo. Il cuore si spoglierà di quel segreto egoismo che si nasconde, così spesso, anche nei sentimenti in apparenza più puri. Che esse domandino a se stesse, se si rallegrerebbero quanto te, o Monica, vedendo i figli tornati al bene, sfuggir ancora una volta per darsi al Signore. Se così fosse, che esse non abbiano timore, poiché sono potenti davanti al cuore di Dio: presto o tardi la grazia tanto desiderata discenderà dal cielo sul figliol prodigo, ed egli ritornerà a Dio ed alla madre sua.

---------------------------------------------------------------------------
NOTE

* Nella riforma del calendario, la festa è stata fissata al 27 agosto, giorno della sua nascita al Cielo.

merello
03-05-07, 16:40
Personaggio esemplare. (non a caso è santa...!)

Augustinus
26-08-07, 16:59
St. Monica

Widow; born of Christian parents at Tagaste, North Africa, in 333; died at Ostia, near Rome, in 387.

We are told but little of her childhood. She was married early in life to Patritius who held an official position in Tagaste. He was a pagan, though like so many at that period, his religion was no more than a name; his temper was violent and he appears to have been of dissolute habits. Consequently Monica's married life was far from being a happy one, more especially as Patritius's mother seems to have been of a like disposition with himself. There was of course a gulf between husband and wife; her almsdeeds and her habits of prayer annoyed him, but it is said that he always held her in a sort of reverence. Monica was not the only matron of Tagaste whose married life was unhappy, but, by her sweetness and patience, she was able to exercise a veritable apostolate amongst the wives and mothers of her native town; they knew that she suffered as they did, and her words and example had a proportionate effect.

Three children were born of this marriage, Augustine the eldest, Navigius the second, and a daughter, Perpetua. Monica had been unable to secure baptism for her children, and her grief was great when Augustine fell ill; in her distress she besought Patritius to allow him to be baptized; he agreed, but on the boy's recovery withdrew his consent. All Monica's anxiety now centred in Augustine; he was wayward and, as he himself tells us, lazy. He was sent to Madaura to school and Monica seems to have literally wrestled with God for the soul of her son. A great consolation was vouchsafed her — in compensation perhaps for all that she was to experience through Augustine — Patritius became a Christian. Meanwhile, Augustine had been sent to Carthage, to prosecute his studies, and here he fell into grievous sin. Patritius died very shortly after his reception into the Church and Monica resolved not to marry again. At Carthage Augustine had become a Manichean and when on his return home he ventilated certain heretical propositions she drove him away from her table, but a strange vision which she had urged her to recall him. It was at this time that she went to see a certain holy bishop, whose name is not given, but who consoled her with the now famous words, "the child of those tears shall never perish." There is no more pathetic story in the annals of the Saints than that of Monica pursuing her wayward son to Rome, wither he had gone by stealth; when she arrived he had already gone to Milan, but she followed him. Here she found St. Ambrose and through him she ultimately had the joy of seeing Augustine yield, after seventeen years of resistance. Mother and son spent six months of true peace at Cassiacum, after which time Augustine was baptized in the church of St. John the Baptist at Milan. Africa claimed them however, and they set out on their journey, stopping at Cività Vecchia and at Ostia. Here death overtook Monica and the finest pages of his "Confessions" were penned as the result of the emotion Augustine then experienced.

St. Monica was buried at Ostia, and at first seems to have been almost forgotten, though her body was removed during the sixth century to a hidden crypt in the church of St. Aureus. About the thirteenth century, however, the cult of St. Monica began to spread and a feast in her honour was kept on 4 May. In 1430 Martin V ordered the relics to be brought to Rome. Many miracles occurred on the way, and the cultus of St. Monica was definitely established. Later the Archbishop of Rouen, Cardinal d'Estouteville, built a church at Rome in honour of St. Augustine and deposited the relics of St. Monica in a chapel to the left of the high altar. The Office of St. Monica however does not seem to have found a place in the Roman Breviary before the sixteenth century.

In 1850 there was established at Notre Dame de Sion at Paris an Association of Christian mothers under the patronage of St. Monica; its object was mutual prayer for sons and husbands who had gone astray. This Association was in 1856 raised to the rank of an archconfraternity and spread rapidly over all the Catholic world, branches being established in Dublin, London, Liverpool, Sydney, and Buenos Aires. Eugenius IV had established a similar Confraternity long before.

Bibliography

ST. AUGUSTINE, Confession, IX, reprinted in SURIUS. GUALTERUS, Canon Regular of Ostia, who was especially charged with the work of removing the relics from Ostia by Martin V, wrote a life of the saint with an account of the translation. He appended to the life a letter which used to be attributed to St. Augustine but which is undoubtedly spurious; it purports to be written to his sister Perpetua and describes their mother's death. The BOLLANDISTS decide for the contemporary character of the letter whilst denying it to St. Augustine. BARONIUS, Ann. Eccl., ad an. 389; BOUGAUD, Histoire de S. Monique.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. X, 1911, New York (http://www.newadvent.org/cathen/10482a.htm)

Augustinus
26-08-07, 17:16
http://santiebeati.it/immagini/Original/24200/24200P.JPG

Augustinus
26-08-07, 17:17
http://img403.imageshack.us/img403/4522/senzanomescandito10fe2.jpg

Augustinus
04-05-08, 06:45
In rilievo

Aug. :) :) :)

Holuxar
04-05-18, 23:07
4 MAGGIO 2018: quarto giorno di Maggio Mese Mariano ed inizio Novena di preparazione al 13 Maggio, Solennità della Beata Vergine Maria di Fatima, DA RECITARSI DAL 4 AL 12 MAGGIO; SANTA MONICA, VEDOVA e Madre di Sant’Agostino; LA S. SINDONE DI N.S. GESÙ CRISTO…



«4 MAGGIO: SANTA MONICA, VEDOVA.»
Dom Guéranger, L'anno liturgico - Santa Monica vedova (http://www.unavoce-ve.it/pg-4mag.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-4mag.htm



Maggio mese di Maria: 4° giorno - La morte (http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-4-giorno/)
http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-4-giorno/



https://www.radiospada.org/wp-content/uploads/2017/05/Novena-alla-Madonna-di-Fatima.pdf
“13 Maggio Beata Vergine Maria di Fatima.
Novena di preparazione
DA RECITARSI DAL 4 AL 12 MAGGIO.
Ogni giorno si termina con un’Ave Maria e l’invocazione Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi.”



Il Santoriale del mese di Maggio, il mese di Maria « www.agerecontra.it (http://www.agerecontra.it/2017/05/il-santoriale-del-mese-di-maggio-il-mese-di-maria/)
http://www.agerecontra.it/2017/05/il-santoriale-del-mese-di-maggio-il-mese-di-maria/




Santa Monica - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santa-monica/)
http://www.sodalitium.biz/santa-monica/
«4 maggio, Santa Monica, Vedova (Tagaste, 331 – Ostia, 27 agosto 387).
“Presso Ostia santa Monica, madre del beato Agostino, la cui vita gloriosa fu da lui scritta nel libro nono delle Confessioni”.
Moglie e madre dalle virtù evangeliche inenarrabili, cui il Buon Dio ha concesso la Grazia, per mezzo della sua fede incrollabile davanti ogni tribolazione ed alla sua costante preghiera fiduciosa, di vedere convertito suo marito Patrizio e suo figlio Agostino, accompagni e guidi noi, spose e madri nel nostro arduo cammino verso la santità. Santa Monica, tu che hai raggiunto le vette dell’Altissimo, dall’alto veglia e intercedi per noi che annaspiamo nella polvere tra mille e mille difficoltà. A te affidiamo i nostri figli, fa di loro una bella copia del tuo Agostino e donaci la gioia di vivere con loro momenti di spiritualità intensa quale voi viveste ad Ostia, per essere insieme dove voi siete.
Raccogli ogni nostra lacrima, annaffia il legno della Croce del nostro Gesù affinché da esso possa sgorgare abbondanti grazie celesti e d eterne! Santa Monica prega e intercedi per tutti noi. Così sia.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/13173099_10207722285353007_7973699863659543825_o-300x213.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/13173099_10207722285353007_7973699863659543825_o-300x213.jpg




Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/)
http://liguesaintamedee.ch/
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
4 mai : Sainte Monique, Mère de saint Augustin (332-388) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/4-mai-sainte-monique)
http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/4-mai-sainte-monique
“4 Mai : Sainte Monique, Mère de saint Augustin (332-388).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/9915/2485/9427/05_04_sainte_monique.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/9915/2485/9427/05_04_sainte_monique.jpg





www.sursumcorda.cloud
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare santa Monica, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti di questa santa, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, santa Monica possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”
“Santa Monica pregate per noi.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/31543743_1693648874004848_331526103216685056_n.jpg ?_nc_cat=0&oh=0d5815699de7a4be4b9c7aeb786129c3&oe=5B99D58A


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/31543743_1693648874004848_331526103216685056_n.jpg ?_nc_cat=0&oh=0d5815699de7a4be4b9c7aeb786129c3&oe=5B99D58A


“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Condanne della Chiesa all'eresia chiamata ecumenismo - Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza - Comunicato n. 43/18 del 4 maggio 2018, Santa Monica - Condanne della Chiesa all'eresia chiamata ecumenismo - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/6627-2/)
Argomenti:
- Introduzione;
- Una, Santa, Cattolica ed Apostolica;
- Extra Ecclesiam nulla salus;
- Libertà di coscienza;
- Libertà religiosa;
- Indifferentismo ed ateismo;
- Irenismo;
- Pace universale;
- Pax Christi in Regno Christi;
- Religione unica ed universale;
- Mortalium animos;
- Orientalis Ecclesiae;
- Comunicazione nelle cose sacre;
- Breve conclusione.
Invito alla lettura: Condanne della Chiesa all'eresia chiamata ecumenismo - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/6627-2/) -
https://www.sursumcorda.cloud/massime-e-meditazioni/condanne-della-chiesa-all-ecumenismo.html ”


Condanne della Chiesa all'eresia chiamata ecumenismo - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/6627-2/)
http://www.centrostudifederici.org/6627-2/
“Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza Comunicato n. 43/18 del 4 maggio 2018, Santa Monica
Condanne della Chiesa all’eresia chiamata ecumenismo.
Segnaliamo un ottimo lavoro di Sursum Corda, a cura di Carlo Di Piero sul magistero della Chiesa contro l’ecumenismo. Condanne della Chiesa all’eresia chiamata ecumenismo.
Introduzione: https://www.sursumcorda.cloud/massime-e-meditazioni/condanne-della-chiesa-all-ecumenismo.html ”





https://www.facebook.com/pietroferrari1973/
“Pietro Ferrari
A. M. «Santa Monica, madre di Sant'Agostino, aveva versato tante lacrime e pregato Dio con tanto fervore per la conversione di suo figlio, che vide realizzarsi la parola di Sant'Ambrogio che gli assicurò che il figlio delle tante lacrime non poteva perire. Lo seguiva per esortarlo a rinunciare ai suoi disordini ed all'eresia dei Manichei dovunque. Infine, quando lo vide convertito, esclamò: "Adesso muoio contenta, figlio mio, perché non mi resta più niente a desiderare sulla terra." Si riposò nel Signore in 339.».”


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/31899015_1527548847373098_3947390436141694976_n.jp g?_nc_cat=0&oh=9d9678b8a2fa7c3f5d513b6bc4828bb3&oe=5B8B631D







Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale (http://www.radiospada.org)
http://www.radiospada.org
Edizioni Radio Spada - Home (http://www.edizioniradiospada.com)
http://www.edizioniradiospada.com
https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
“4 MAGGIO 2018: SANTA MONICA, VEDOVA.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/31870323_2104558689573789_5316763058217943040_n.jp g?_nc_cat=0&oh=2a17ff303a462fc9861363870427ac5f&oe=5B6035B9


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/31870323_2104558689573789_5316763058217943040_n.jp g?_nc_cat=0&oh=2a17ff303a462fc9861363870427ac5f&oe=5B6035B9


“[VITA EST MILITIA] Principe Eugenio di Savoja
https://www.radiospada.org/2018/05/vita-est-militia-principe-eugenio-di-savoja/
Nota di Radio Spada; continua oggi, nella festa di Santa Monica vedova, questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici.”
https://i0.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2018/05/eugenio1.jpg?resize=1024%2C823&ssl=1


https://i0.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2018/05/eugenio1.jpg?resize=1024%2C823&ssl=1


https://www.radiospada.org/2018/05/il-matrimonio-tra-cielo-e-terra-nelle-parole-di-mons-r-h-benson/


“4 maggio : LA S. SINDONE DI N. S. GESÙ CRISTO.
Torino «custodisce come prezioso tesoro la “Santa Sindone”, che mostra a nostra commozione e conforto l'immagine del Corpo esanime e del divino volto affranto di Gesù» (Pio XII, Radiomessaggio a per il XIV Congresso nazionale di Torino, 13 settembre 1953). In quel telo di lino san Giuseppe d'Arimatea ravvolse il Corpo del Cristo al momento di seppellirlo. La luce soprannaturale che rifulse il mattino di Pasqua fissò perennemente sul lino l’immagine del Copro morto del Redentore con tutte e singole le piaghe della Passione. Già venerata a Gerusalemme, passò ad Edessa nel secolo VI e infine a Costantinopoli nel secolo X. Arrivata in Europa nel secolo XIII, dopo la Quarta Crociata del 1204, Venuta in possesso della Casa Sovoia nel 1453, fu custodita a Chambery fino al 1694 quando fu traslata nella Cattedrale di Torino. Nel 1506 Giulio II ne permetteva il culto pubblico, approvandone la Messa e l'Ufficio proprii. Leone X estendeva tale festa all'intera Savoia (al di là dei monti) e Gregorio XIII al Piemonte (al di qua dei monti). La festa della Sacratissima Sindone si fa come devozione il Venerdì della Seconda Settimana di Quaresima e come solennità propria il 4 maggio. Nel 1983 Umberto II di Savoia cedeva il possesso della Reliquia alla Sede Apostolica, affidandone però la custodia agli Arcivescovo pro tempore di Torino.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/31906981_2104662019563456_1302212038080069632_n.jp g?_nc_cat=0&oh=bcfa30c4b7b8401f5cdb7eeaa1e5e953&oe=5B9C1A82


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/31906981_2104662019563456_1302212038080069632_n.jp g?_nc_cat=0&oh=bcfa30c4b7b8401f5cdb7eeaa1e5e953&oe=5B9C1A82





https://forum.termometropolitico.it/309423-4-maggio-27-agosto-s-monica-madre-di-s-agostino-2.html
https://forum.termometropolitico.it/350212-maggio-mese-tradizionalmente-mariano-8.html





http://www.unavoce-ve.it/pg-4mag.htm




AVE MARIA!!!
Luca, Sursum Corda!

Holuxar
05-05-19, 00:43
4 MAGGIO 2019: quarto giorno di Maggio Mese Mariano ed inizio della NOVENA di preparazione al 13 Maggio, Solennità della Beata Vergine Maria di FATIMA, da recitarsi dal 4 al 12 Maggio, SANTA MONICA, VEDOVA E MADRE DI SANT’AGOSTINO, SAN FLORIANO MARTIRE (Auguri a Don Floriano Abrahamowicz per il suo onomastico - fatti anche di persona stasera dopo la Santa Messa per il primo sabato del mese - oggi 4 maggio San Floriano di Lorch, Martire…); TRASLAZIONE DELLE RELIQUIE DI SAN GENNARO, SACRATISSIMA SINDONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO…



«4 MAGGIO SANTA MONICA, VEDOVA»
Dom Guéranger, L'anno liturgico - Santa Monica vedova (http://www.unavoce-ve.it/pg-4mag.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-4mag.htm




“Maggio mese di Maria: 4° giorno - La morte.
Maggio mese di Maria: 4° giorno ? Stellamatutina.eu ? Sito di cultura cattolica in piena e totale obbedienza al Magistero Petrino. (http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-4-giorno/)
http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-4-giorno/
FONTE: Maggio mese di Maria, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010."





San Floriano di Lorch (http://www.santiebeati.it/dettaglio/51775)
http://www.santiebeati.it/dettaglio/51775
«San Floriano di Lorch Martire 4 maggio m. 4 maggio 304.
La notizia più antica su questo santo si trova in un atto di donazione dell'ottavo secolo. Verso la metà dello stesso secolo fu composta una «Passio», che ricalca quella di sant'Ireneo vescovo di Sirmio, ma che ha delle particolarità proprie; poco dopo il suo nome fu inserito nei codici del Martirologio Geronimiano e nel Martirologio di Lione. Attraverso quindi i martirologi storici la sua festa è passata anche nel Romano, in cui è ricordata il 4 maggio, data tradizionale della sua morte. Secondo il racconto della passio, Floriano era un veterano dell'esercito romano che viveva a Mantem presso Krems. Avendo saputo che Aquilino, preside del Norico Ripense, durante la persecuzione di Diocleziano, aveva arrestato a Lorch quaranta cristiani, desiderando di condividerne la sorte si recò in quella città. Prima di entrarvi, però, si imbatté in alcuni soldati, ai quali manifestò di essere cristiano; fu perciò arrestato e condotto dal preside, il quale non riuscendo a farlo sacrificare agli dei, lo fece flagellare e quindi lo condannò a essere gettato nel fiume Enns con una pietra al collo: la sentenza fu eseguita il 4 maggio 304. Il corpo del martire fu, in seguito, ritrovato e seppellito da una certa Valeria. Emblema: Palma, Macina, Brocca d'acqua, Vessillo Martirologio Romano: A Lorch nel Norico ripense, nell’odierna Germania, san Floriano, martire, che sotto l’imperatore Diocleziano, per ordine del governatore Aquilino, fu precipitato da un ponte nel fiume Ens con un sasso legato al collo. La più antica notizia di lui si trova in un atto di donazione del sec. VIII, con il quale il presbitero Reginolfo offriva ad una chiesa alcune possessioni site "in loco nuncupante ad Puoche ubi preciosus martyr Florianus corpore requiescit". Verso la metà dello stesso secolo fu composta una passio, che ricalca quella di s. Ireneo vescovo di Sirmio, ma che ha delle particolarità proprie; poco dopo il suo nome fu inserito nei codd. del Martirologio Geronimiano (seconda redazione della fine del sec. VIII) e nel Martirologio di Lione. Attraverso quindi i martirologi storici la sua festa è passata anche nel Romano, in cui è ricordata il 4 maggio, data tradizionale della sua morte. Secondo il racconto della passio, Floriano era un veterano dell'esercito romano che viveva a Mantem presso Krems. Avendo saputo che Aquilino, preside del Norico Ripense, durante la persecuzione di Diocleziano, aveva arrestato a Lorch quaranta cristiani, desiderando di condividerne la sorte si recò in quella città. Prima di entrarvi, però, si imbatté in alcuni soldati, ai quali manifestò di essere cristiano; fu perciò arrestato e condotto dal preside, il quale non riuscendo a farlo sacrificare agli dei, lo fece flagellare e quindi lo condannò ad essere gettato nel fiume Enns con una pietra al collo: la sentenza fu eseguita il 4 maggio 304. Il corpo del martire fu, in seguito, ritrovato e seppellito da una certa Valeria. Sul sepolcro fu costruita una chiesa che, affidata dapprima ai Benedettini, passò poi ai Canonici Regolari Lateranensi ed è ora il centro di una fiorente Congregazione. Nel 1183 alcune reliquie di Floriano furono portate dal vescovo Egidio di Modena a Cracovia dove il duca Casimiro di Polonia edificò in onore del martire una splendida basilica. Il suo culto è molto popolare in Austria e in Baviera ed egli è invocato contro le inondazioni e gli incendi.
Autore: Agostino Amore.»
http://www.santiebeati.it/immagini/Thumbs/51775/51775A.JPG
http://www.santiebeati.it/immagini/Thumbs/51775/51775B.JPG
http://www.santiebeati.it/immagini/Thumbs/51775/51775C.JPG


http://www.santiebeati.it/immagini/Thumbs/51775/51775A.JPG





"4 maggio - S. Floriano di Lorch, martire"
https://forum.termometropolitico.it/577221-4-maggio-s-floriano-di-lorch-martire.html
“4 maggio (27 agosto) - S. Monica, madre di S. Agostino.”
https://forum.termometropolitico.it/309423-4-maggio-27-agosto-s-monica-madre-di-s-agostino-2.html
“Sacra Sindone.”
https://forum.termometropolitico.it/552043-studi-sulla-sacra-sindone.html
“Torino. Prossima ostensione della S. Sindone.”
https://forum.termometropolitico.it/667365-torino-prossima-ostensione-della-s-sindone-3.html
https://forum.termometropolitico.it/1345-la-sacra-sindone-e-la-sindonologia-14.html
“Sacro Volto di Manoppello.”





Home - Museo della Sindone (http://sindone.it/museo/it/home-3/)
http://sindone.it/museo/it/home-3/
Centro Internazionale di Sindonologia Archivi - Museo della Sindone (http://sindone.it/museo/it/tag/centro-internazionale-di-sindonologia-it/)
«Celebrazioni e momenti di meditazione in tutta Italia e in Europa sono in programma per venerdì 4 maggio, festa liturgica della Sindone, istituita nel 1506 da papa Giulio II. (...)
La festa della Sindone risale a oltre cinque secoli fa. Il 9 maggio del 1506, nel terzo anno del suo pontificato, Giulio II approvò la solennità in risposta alla richiesta presentata dal Duca Carlo II di Savoia e da sua madre duchessa Claudia e stabilì come data il 4 maggio, giorno successivo alla commemorazione del ritrovamento della Sacra Croce. Per Giulio II questa sua disposizione consentiva di “venerare le reliquie dell’umanità di Cristo unite alla Sua Divinità”.»
http://sindone.it/museo/wp-content/gallery/4-maggio-18/4Mag17_aicods-ordini-dinastici-conferenza-sacra-sindone-2.jpg
https://it.aleteia.org/2015/04/22/qual-e-stato-il-rapporto-dei-papi-con-la-sindone/





https://www.radiospada.org/wp-content/uploads/2017/05/Novena-alla-Madonna-di-Fatima.pdf
“13 Maggio Beata Vergine Maria di Fatima.
Novena di preparazione DA RECITARSI DAL 4 AL 12 MAGGIO. Ogni giorno si termina con un’Ave Maria e l’invocazione Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi.”





“Il Santoriale del mese di Maggio, il mese di Maria « www.agerecontra.it”
http://www.agerecontra.it/wp-content/uploads/2017/05/it-Maggio-imag-text.pdf





Santa Monica - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santa-monica/)
http://www.sodalitium.biz/santa-monica/
«4 maggio, Santa Monica, Vedova (Tagaste, 331 – Ostia, 27 agosto 387) .
“Presso Ostia santa Monica, madre del beato Agostino, la cui vita gloriosa fu da lui scritta nel libro nono delle Confessioni”.
Moglie e madre dalle virtù evangeliche inenarrabili, cui il Buon Dio ha concesso la Grazia, per mezzo della sua fede incrollabile davanti ogni tribolazione ed alla sua costante preghiera fiduciosa, di vedere convertito suo marito Patrizio e suo figlio Agostino, accompagni e guidi noi, spose e madri nel nostro arduo cammino verso la santità. Santa Monica, tu che hai raggiunto le vette dell’Altissimo, dall’alto veglia e intercedi per noi che annaspiamo nella polvere tra mille e mille difficoltà. A te affidiamo i nostri figli, fa di loro una bella copia del tuo Agostino e donaci la gioia di vivere con loro momenti di spiritualità intensa quale voi viveste ad Ostia, per essere insieme dove voi siete. Raccogli ogni nostra lacrima, annaffia il legno della Croce del nostro Gesù affinché da esso possa sgorgare abbondanti grazie celesti ed eterne!
Santa Monica prega e intercedi per tutti noi. Così sia.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/monica-300x213.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/monica-300x213.jpg



SANTE MESSE "NON UNA CUM" CELEBRATE DAI SACERDOTI DELL' I.M.B.C. ("ISTITUTO MATER BONI CONSILII") E DA DON FLORIANO IN TUTTA ITALIA:


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"Torino - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/torino/

"Modena - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/modena/

"Rimini - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/rimini/

"Pescara - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/pescara/

"Potenza - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/potenza/

"Roma - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/roma/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”




«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
Domenica in Albis (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=UG870mk5GHo
Domenica in Albis (Omelia)
Lunedì Pasqua - dell' Angelo (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=wPkpeDbQdo8
Santa Pasqua (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=G-lviMz3pWY
Santa Pasqua 2019 - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=lwCe33a3TUo
Sabato Santo (Veglia Pasquale)
https://www.youtube.com/watch?v=jphVO0FHUMw
Venerdì Santo
https://www.youtube.com/watch?v=6v8gLX5hNW0
Giovedi Santo
https://www.youtube.com/watch?v=80W3peGsC9I
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».







https://www.sursumcorda.cloud/
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
https://www.sursumcorda.cloud/settimanale/indici-sursum-corda.html
«Carlo Di Pietro - Sursum Corda.
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare santa Monica, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti di questa santa, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, santa Monica possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
Santa Monica pregate per noi.»



https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html

“Per affrontare, con dati oggettivi e senza compromessi, il problema del Vaticano Secondo e dei modernisti che occupano la maggior parte delle nostre chiese --> La questione del cosiddetto "papa eretico" ed il problema dell'autorità nella Chiesa -->
Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
https://www.sursumcorda.cloud/massime-e-meditazioni/la-questione-del-papa-eretico.html

"La vera umiltà---> https://youtu.be/n9mF_GM9unc "

https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri/chi-%C3%A8-maria-catechismo-mariano-detail.html
“Padre Gabriele Maria Roschini, Chi è Maria? Catechismo mariano, Sursum Corda, Potenza 2017.
Catechismo mariano composto da 235 articoli, semplici ma eruditi. Un’esposizione chiara, ordinata e sintetica di tutto ciò che riguarda la storia, il dogma ed il culto mariano, secondo la forma classica di domande e risposte.”
https://www.sursumcorda.cloud/images/stories/virtuemart/product/virtuemart-catechismo-roschini-fronte.jpg
https://www.sursumcorda.cloud/images/stories/virtuemart/product/virtuemart-catechismo-roschini-retro.jpg

https://www.sursumcorda.cloud/articoli/catechismo-san-pio-x-commentato/2164-che-cosa-significa-santificare-la-festa-cosa-deve-fare-il-fedele.html

«Preghiera di San Pio X per i Sacerdoti.»
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/





Condanne della Chiesa all'eresia chiamata ecumenismo - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/6627-2/)
http://www.centrostudifederici.org/6627-2/
«Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza.
Comunicato n. 43/18 del 4 maggio 2018, Santa Monica.
Segnaliamo un ottimo lavoro di Sursum Corda, a cura di Carlo Di Piero sul magistero della Chiesa contro l’ecumenismo.
Invito alla lettura:

https://www.sursumcorda.cloud/massime-e-meditazioni/condanne-della-chiesa-all-ecumenismo.html
Condanne della Chiesa all’eresia chiamata ecumenismo.
Argomenti:
- Introduzione;
- Una, Santa, Cattolica ed Apostolica;
- Extra Ecclesiam nulla salus;
- Libertà di coscienza;
- Libertà religiosa;
- Indifferentismo ed ateismo;
- Irenismo;
- Pace universale;
- Pax Christi in Regno Christi;
- Religione unica ed universale;
- Mortalium animos;
- Orientalis Ecclesiae;
- Comunicazione nelle cose sacre;
- Breve conclusione.
Una, Santa, Cattolica ed Apostolica.»



70° anniversario della tragedia di Superga - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/70-anniversario-della-tragedia-superga/)
http://www.centrostudifederici.org/70-anniversario-della-tragedia-superga/
«70° anniversario della tragedia di Superga 4 maggio 2019.
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
70° anniversario della tragedia di Superga
Il 4 maggio 1949 i giocatori del Grande Torino, insieme a tecnici, dirigenti, giornalisti e l’equipaggio perivano nella sciagura aerea sul colle di Superga, a Torino, di ritorno da Lisbona.
Il messaggio di Papa Pio XII ai familiari delle vittime
“Anime benedette dei nostri fratelli vittime di un destino atroce vi raggiunga la nostra preghiera ed il grido del nostro invincibile dolore” (da: “FIGC, bollettino straordinario in memoria dei Caduti di Superga, 4 maggio 1949”).
I funerali nel Duomo di Torino celebrati dal card. Fossati:
“(…) Il Cardinale Arcivescovo (Maurilio Fossati) attende al sommo della scala circondato dai canonici del Capitolo metropolitano. La spiazza sotto lui è gremita ormai in ogni angolo. L’ufficio funebre, “l’absolutio super tumulum”, ha inizio. Si sgranano sommessamente le preghiere, punteggiate qua e là dal coro dei cantori del Duomo, ora lieve e carezzevole, ora forte e impetuoso come un inno di trionfo. “Libera me, Domine, de morte aeterna, in die illa tremenda…”; le parole bellissime della liturgia scendono sulle salme allineate nel buio, sulla folle immobile. Il Cardinale leva l’aspersorio, benedice più volte con gesti calmi e solenni, verso quella massa nera che racchiude i trentun feretri e il popolo, in un solo abbraccio. Sul libro delle orazioni trema la luce di una candela: l’unica luce, viva, e palpitante, in tutta la piazza. “In Paradisum deducant te angeli” mormora a voce bassissima il coro, nell’istante in cui il Prelato alza ancora una volta la mano nel gesto del commiato e della estrema benedizione. Il rito funebre è terminato sui versi dolci e pieni di speranza dell’antifona, e la massa nera, i feretri, e il popolo, trattiene ancora il respiro, oppressa da una indicibile commozione (…)” (“La Stampa”, sabato 7 maggio 1949).»
http://www.centrostudifederici.org/wp-content/uploads/2019/05/18278718_10210851929352151_4315688430597916620_o.j pg





https://www.facebook.com/pietroferrari1973/
“Pietro Ferrari
A. M. «Santa Monica, madre di Sant'Agostino, aveva versato tante lacrime e pregato Dio con tanto fervore per la conversione di suo figlio, che vide realizzarsi la parola di Sant'Ambrogio che gli assicurò che il figlio delle tante lacrime non poteva perire. Lo seguiva per esortarlo a rinunciare ai suoi disordini ed all'eresia dei Manichei dovunque. Infine, quando lo vide convertito, esclamò: "Adesso muoio contenta, figlio mio, perché non mi resta più niente a desiderare sulla terra." Si riposò nel Signore in 339.».”







https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/57418970_1833479290086718_7545025295774908416_n.jp g?_nc_cat=111&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=5d3132214a3f67775a9a6a241786c4eb&oe=5D29BA78


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/57418970_1833479290086718_7545025295774908416_n.jp g?_nc_cat=111&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=5d3132214a3f67775a9a6a241786c4eb&oe=5D29BA78



Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.com/)
http://tradidiaccepi.blogspot.com/

https://tradidiaccepi.blogspot.com/2018/03/la-sacratissima-sindone-di-nostro.html?m=1
“LA SACRATISSIMA SINDONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO.
Doppio maggiore.
Paramenti rossi.
Torino «custodisce come prezioso tesoro la Santa Sindone, che mostra a nostra commozione e conforto l'immagine del Corpo esanime e del divino volto affranto di Gesù» (Pio XII, Radiomessaggio a per il XIV Congresso nazionale di Torino, 13 settembre 1953). In quel telo di lino san Giuseppe d'Arimatea ravvolse il Corpo del Cristo al momento di seppellirlo. La luce soprannaturale che rifulse il mattino di Pasqua fissò perennemente sul lino l’immagine del Copro morto del Redentore con tutte e singole le piaghe della Passione. Già venerata a Gerusalemme, passò ad Edessa nel secolo VI e infine a Costantinopoli nel secolo X. Arrivata in Europa nel secolo XIII, dopo la Quarta Crociata del 1204, venne in possesso della Casa Savoia nel 1453. Fu custodita a Chambery fino al 1694 quando fu traslata nella Cattedrale di Torino. Nel 1983 Umberto II di Savoia cedeva il possesso della Reliquia alla Sede Apostolica, affidandone però la custodia agli Arcivescovi pro tempore di Torino, Nel 1506 Giulio II ne permetteva il culto pubblico, approvandone la Messa e l'Ufficio proprii. Leone X estendeva tale festa all'intera Savoia (al di là dei monti) e Gregorio XIII al Piemonte (al di qua dei monti). La festa della Sacratissima Sindone si fa come devozione il Venerdì della Seconda Settimana di Quaresima e come solennità propria il 4 maggio.”
https://4.bp.blogspot.com/-ahKU6DRhnJU/WixZevz8VSI/AAAAAAAAAN0/jeOJnwWcMQwfRc2wo1_wnGHpX8Qq6GyswCLcBGAs/s1600/12742470_1679539759000525_640862074967584015_n.jpg
https://3.bp.blogspot.com/-XtbM0eur4rs/WixZRKMMfyI/AAAAAAAAANw/nKbfg4QNhuo2fTgk4_C6zTe-HqZP3DAeACLcBGAs/s1600/320px-Shroudofturin.jpg


https://4.bp.blogspot.com/-ahKU6DRhnJU/WixZevz8VSI/AAAAAAAAAN0/jeOJnwWcMQwfRc2wo1_wnGHpX8Qq6GyswCLcBGAs/s1600/12742470_1679539759000525_640862074967584015_n.jpg


https://3.bp.blogspot.com/-XtbM0eur4rs/WixZRKMMfyI/AAAAAAAAANw/nKbfg4QNhuo2fTgk4_C6zTe-HqZP3DAeACLcBGAs/s1600/320px-Shroudofturin.jpg



https://tradidiaccepi.blogspot.com/2019/05/sabato-precedente-la-prima-domenica-di.html?m=1
“Sabato precedente la prima Domenica di Maggio: LA TRASLAZIONE DELLE RELIQUIE DI SAN GENNARO.
Doppio maggiore.
Paramenti rossi.
Dal Proprium della Archidiocesi Napoletana: «Quando il beato Vescovo Gennaro fu decapito a Pozzuoli per la confessione di Cristo, il suo sangue venerabile che per la verità della fede cristiana aveva costantissimmamente effuso, fu piamente raccolto e custodito in due ampolle di vetro. Poscia invero, quando alla Chiesa fu restituita la pace, san Severo, essendo già stata edificata a Napoli la basilica di san Gennaro, trasportò religiosissimamente a Napoli il corpo sacratissimo del Martire, partecipandovi gran copia di clero e popolo Napoletano, fra cui anche alcuni parenti del beato Gennaro. E depose il corpo nella basilica. Le ampolle del sangue invero, conversate fino ad oggi, magnificamente mostrano al popolo un miracolo. Infatti quando vengono accostate a quel Capo che fu troncato per Cristo, il sangue miracolosamente si vede liquefarsi quasi fosse effuso di recente».”
https://2.bp.blogspot.com/-cn1MHxBpgUg/XMw17xPJSKI/AAAAAAAABXQ/GPh_rno7ZQMU6ciYPophzeX50HiP95KmwCLcBGAs/s1600/getImage.jpg


https://2.bp.blogspot.com/-cn1MHxBpgUg/XMw17xPJSKI/AAAAAAAABXQ/GPh_rno7ZQMU6ciYPophzeX50HiP95KmwCLcBGAs/s1600/getImage.jpg



https://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/05/santa-monica-vedova.html?m=0
“• Commemorazione di Santa Monica, Vedova.
Santa Monica è la madre di sant'Agostino ed è lo stesso Dottore d'Ippona a raccontarci la mirabile vita della madre nel libro IX delle sue Confessioni.
Nata in Africa, santa Monica sposò un pagano, ch'ella convertì con le sue virtù. Rimasta vedova, si dedicò a suo figlio Agostino, il cui spirito era corrotto dall'errore manicheo e il cuore dai costumi dissoluti. «Notte e giorno ella pregò» (Epistola) e «pianse più lagrime di quante ne versano le altre madri su di una bara» (Confessioni di S. Agostino, I.III). Ella, piena del timor di Dio (Introito), e consapevole della necessità del sacrifizio, espiò col suo dolore le colpe di Agostino. «Avresti potuto, o Signore, egli scrive, disprezzare il cuore contrito e umiliato d'una vedova casta e sobria? Avresti potuto respingere i pianti di colei che non ti chiedeva né denaro, né alcuna altra cosa temporale, ma solo la salvezza dell'anima di suo figlio?».
«Dio gradì nella sua misericordia le lagrime della carità della beata Monica» (Orazione), e quelle due anime condividono ora la gioia (Communio) del Cristo.
Santa Monica rese l'anima al Creatore a Ostia l'anno 387. Il suo corpo, dapprima seppellito ad Ostia, riposa nella chiesa romana di Sant'Agostino dal 9 aprile 1430.”
https://2.bp.blogspot.com/-CHVi3ItbmWQ/WuRzZLR1mmI/AAAAAAAABsg/tJs772ig-RIhQs65dgxp8OI0CaUze_IOQCLcBGAs/s1600/31390021_1710676842345408_8690561939123732480_n.jp g


https://2.bp.blogspot.com/-CHVi3ItbmWQ/WuRzZLR1mmI/AAAAAAAABsg/tJs772ig-RIhQs65dgxp8OI0CaUze_IOQCLcBGAs/s1600/31390021_1710676842345408_8690561939123732480_n.jp g







http://www.radiospada.org
http://www.edizioniradiospada.com
https://www.facebook.com/radiospadasocial/

“4 MAGGIO 2019: SANTA MONICA, VEDOVA.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/59039631_2655962844433368_8976599652866457600_n.jp g?_nc_cat=104&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=ec70076cbf8f22a62e932d5398e896cd&oe=5D732CDA


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/59039631_2655962844433368_8976599652866457600_n.jp g?_nc_cat=104&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=ec70076cbf8f22a62e932d5398e896cd&oe=5D732CDA


https://www.radiospada.org/2019/05/la-necessita-della-devozione-mariana-in-cinque-esempi/
«La necessità della devozione mariana in cinque esempi. di Redazione RS il 4 Maggio 2019.
La Vergine Santissima è la “Onnipotente per grazia”. Per divina disposizione, in nostro favore Ella può tutto: per i suoi meriti infiniti, per l’amore che l’ha unita e l’unisce al Figlio divino, per l’amore che Egli le ha portato e le porta, per la potenza cui Dio l’ha sublimata: onde giustamente cantò il Poeta “qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ ali”. E non si tratta solo di parole … Sant’Alfonso, nel suo immortale Le glorie di Maria, offre ai Lettori vari Esempi per inculcare quanto sia potente l’intercessione della Madonna e quando sia necessario alla nostra salvezza esserLe devoti e seriamente tali.»
https://i1.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/05/2bccf9334ab4b6e89cf6bc6ea0d807e6.jpg?w=540&ssl=1
https://i0.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/05/43779123_1680977415542720_7126892592909334410_n.jp g?resize=570%2C713&ssl=1
https://i2.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/05/c.jpg?w=600&ssl=1
https://i0.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/05/14691989_898663750264506_980869174011399082_o.jpg? resize=570%2C740&ssl=1
https://i2.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/05/Bouguereau_-_Virgin_of_Consolation-1.jpg?resize=570%2C813&ssl=1
https://www.radiospada.org/tag/devozione-mariana/


https://i1.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/05/2bccf9334ab4b6e89cf6bc6ea0d807e6.jpg?w=540&ssl=1


https://i0.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/05/43779123_1680977415542720_7126892592909334410_n.jp g?resize=570%2C713&ssl=1


https://i2.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/05/c.jpg?w=600&ssl=1



https://www.radiospada.org/2015/04/sacra-sindone-parla-il-fisico-dellenea-vi-svelo-la-verita/
“Sacra Sindone, parla il Fisico dell’ENEA: ‘Vi svelo la verità’.”
https://i1.wp.com/radiospada.org/wp-content/uploads/2015/04/sacra-sindone.jpg
https://www.radiospada.org/tag/sacra-sindone/


https://i1.wp.com/radiospada.org/wp-content/uploads/2015/04/sacra-sindone.jpg


https://www.radiospada.org/2016/07/nostra-signora-dafrica-pregate-per-noi-e-per-i-musulmani/
“Notre Dame d’Afrique, priez pour nous et pour les Musulmans.
Nostra Signora d’Africa, pregate per noi e per i Musulmani.”





www.agerecontra.it | Sito del Circolo Cattolico "Christus Rex"
http://www.agerecontra.it/

"Centro Studi Giuseppe Federici - sito ufficiale"
http://www.centrostudifederici.org/

"sito dedicato alla crisi dottrinale nella Chiesa cattolica"
http://www.crisinellachiesa.it/

"Sito ufficiale del Centro Culturale San Giorgio"
http://www.centrosangiorgio.com/


http://www.cmri.org/ital-index.html





https://www.truerestoration.org/


https://novusordowatch.org/


": Quidlibet : ? A Traditionalist Miscellany — By the Rev. Anthony Cekada"
http://www.fathercekada.com/

"Home | Traditional Latin Mass Resources"
http://www.traditionalmass.org/





"Como ovejas sin Pastor"
http://sicutoves.blogspot.com/


https://moimunanblog.com/





“Pro Fide Catholica | Le site de Laurent Glauzy”
https://profidecatholica.com/


https://johanlivernette.wordpress.com/


https://lacontrerevolution.wordpress.com/


https://sedevacantisme.wordpress.com/


"Sede Vacante -"
http://www.catholique-sedevacantiste.fr/


http://wordpress.catholicapedia.net/


https://fidecatholica.wordpress.com/


https://militesvirginismariae.wordpress.com/




https://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”


Messes :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/messes)
http://liguesaintamedee.ch/messes


“4 mai : [Genève, Lausanne, et dans les anciens états de Savoie] fête du Saint Suaire.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/59415255_863369377329077_6791221976565284864_n.jpg ?_nc_cat=102&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=0c148a514e3f091809c06d0b2f5d55f8&oe=5D311E2C


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/59415255_863369377329077_6791221976565284864_n.jpg ?_nc_cat=102&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=0c148a514e3f091809c06d0b2f5d55f8&oe=5D311E2C


4 mai : Sainte Monique, Mère de saint Augustin (332-388) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/4-mai-sainte-monique)
http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/4-mai-sainte-monique
“4 mai : Sainte Monique, Mère de saint Augustin (332-388).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/9915/2485/9427/05_04_sainte_monique.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/9915/2485/9427/05_04_sainte_monique.jpg


«Mois de mai : mois de Marie.
Nous conseillons cette page qui explique bien comment prier le Rosaire.
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/57317231_859179997748015_1327450331063255040_n.jpg ?_nc_cat=105&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=69a2eab481e8bc5d4bd1e6cbb2c0cc60&oe=5D733A16
Notre-Dame de Fatima : Prieres (http://www.fatima.be/fr/sanctus/prieres/rosaire.php) »




AVE MARIA!!! REGINA COELI, LAETARE, ALLELUIA!!!
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!