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Visualizza Versione Completa : 30 agosto - Beato Alfredo Ildefonso Schuster, cardinale



Colombo da Priverno
30-08-04, 14:40
http://santiebeati.it/immagini/Original/90231/90231F.JPG

All'alba del 30 agosto 1954 moriva il beato Arcivescovo di Milano, card. Ildefonso Schuster.
Per sottolineare quest'importante anniversario, questa sera
(ore 18 a Venegono) il card. Tettamanzi presiederà una solenne concelebrazione.
Segnalo le belle pagine dedicate dal sito della

diocesi ambrosiana (http://www.chiesadimilano.it/or4/or?uid=ADMIesy.main.index&oid=162216) .

Dreyer
30-08-04, 18:06
Lepanto ha trattato il tema prima di me..bene.

Ricordiamo il card. Schuster, "un pastore per il suo popolo".

La mia tesi di laurea che sto ultimando è proprio dedicata alla sua illuminata figura.

Inoltre l'8 settembre prossimo cadrà il 75° anniversario dell'entrata in Milano del card. Schuster come arcivescovo successore dei santi Ambrogio e Carlo.

Beate Alafrede Schuster, ora pro nobis.

Augustinus
31-08-04, 08:24
Originally posted by Dreyer
Lepanto ha trattato il tema prima di me..bene.

Ricordiamo il card. Schuster, "un pastore per il suo popolo".

La mia tesi di laurea che sto ultimando è proprio dedicata alla sua illuminata figura.

Inoltre l'8 settembre prossimo cadrà il 75° anniversario dell'entrata in Milano del card. Schuster come arcivescovo successore dei santi Ambrogio e Carlo.

Beate Alafrede Schuster, ora pro nobis.

Beh ... Ludovico, dato che ci siamo, perchè non posti qualcosa di interessante sul Beato???? :)

Dreyer
31-08-04, 10:59
Il massimo che posso postare sono i suoi discorsi anticomunisti, visto che è l'argomento della mia tesi...

se vi interessa, ditemelo...:)

Augustinus
31-08-04, 11:57
Originally posted by Dreyer
Il massimo che posso postare sono i suoi discorsi anticomunisti, visto che è l'argomento della mia tesi...

se vi interessa, ditemelo...:)

Tutto può essere utile ... ;)

Dreyer
31-08-04, 12:12
O Cristo, o Comunismo

Lettera pastorale nel sesto anniversario della morte di Pio XI di s. m.

X Febbraio MCMXLV
___________

Ai Ven. Parroci dell’Archidiocesi

I. – L’ambiente religioso degli stabilimenti industriali
Avrete sicuramente rilevato, o Ven. Fratelli, che, soprattutto in questi ultimi anni, le Supreme Autorità Ecclesiastiche, mentre si adoperavano a far riconoscere alla classe degli operai e dei lavoratori quei diritti al lavoro, al salario familiare, alla casa, alla proprietà che sono la necessaria tutela della loro libertà di Cristiani e di cittadini, si mostravano insieme giustamente preoccupate delle condizioni religiose e morali dei grandi stabilimenti in cui il lavoro agglomera giornalmente parecchie migliaia di persone d’ogni sesso ed età allontanandole dalla propria famiglia.
Confluiscono ogni mattina ai nostri grandi stabilimenti uomini, donne, ragazze e giovinetti.
Stanchi, esasperati dalle strettezze domestiche, sono costretti a star lontani dalla sposa e dai cari che essi non rivedono che la sera dopo il lavoro. Ingenui ragazzi tredicenni, ignare giovinette, debbono trascorrere tutti insieme la giornata lavorativa con adulti e con gente procace, esposti a tutti gli incentivi dell’età, del senso e della propaganda attivissima che vi vanno facendo le diverse fazioni che si sono assunte il triste compito di scristianizzare l’Italia per conto degli stranieri.

* * *

Statistiche e relazioni vanno d’accordo nel descriverci quegli enormi conglomerati umani siccome delle vere fucine di esplosivi. La propaganda irreligiosa là dentro, non solo è nemica alla Fede, contro la quale va ripetendo sempre e dovunque gli stessi spropositi contro Dio e la sua Provvidenza, contro la Verginità di Maria Immacolata, contro la missione della Chiesa, contro l’opera del Papa e del Clero ecc.; peggio ancora per la morale, là dentro, all’udire ed al vedere continuamente ciò che non si può vedere, si perde subito il senso stesso dell’onestà e della purezza, così ché sfacciatamente si ostenta anche da parte dei ragazzi la più orribile corruzione.
Aiutano questa propaganda irreligiosa albi e fotografie del vizio, importate d’oltre Alpe, stampe, fogli volanti, ecc., largamente diffusi fra gli operai, i quali non di rado vengono incitati al male dai loro stessi capi ufficio. In breve, al pari dei pagani di cui scriveva San Paolo ai Romani, là dentro la vita ha un semplice significato edonistico, e nulla più.
Il matrimonio cristiano con le sue alte finalità e con le sue leggi perpetue è una follia d’altri tempi e generazioni.

* * *

II. – Le dighe della religione
Contro questa corruzione nei grandi ambienti degli stabilimenti, da parte della Chiesa si è cercato anzitutto di opporre degli argini, istituendo soprattutto varie opere di assistenza religiosa e benefica negli stabilimenti medesimi.
La Compagnia di S: Paolo, i diversi Cappellani del lavoro, le Conferenze aziendali ed interne di S. Vincenzo de Paoli, gli zelatori, ossia i Raggi ( iniziativa dell’A.C. nelle fabbriche, nota mia) stessi, - come li dicono – istituiti e promossi fra i medesimi operai per trasformarli in altrettanti zelatori del pensiero cristiano fra i compagni di lavoro, dicono abbastanza delle sollecitudini della Chiesa di fronte al pericolo ed al danno spirituale delle anime. Quest’ultima istituzione dei Raggi si va sempre più allargando e dà degli ottimi risultati. (…)

VI. – I doveri dei «Padroni»
Il compito della Chiesa per il risanamento di codesti stabilimenti verrà molto facilitato il giorno in cui si potrà avere l’appoggio delle Pubbliche Autorità e la collaborazione dei direttori di codeste aziende industriali.
Se invece di preoccuparsi esclusivamente della produzione del guadagno, tutti i Padroni sentissero un po’ più il loro stretto dovere di procurare i veri interessi economici, morali e religiosi dei loro dipendenti, quegli ambienti di corruzione facilmente si trasformerebbero in altrettante cittadelle e roccheforti della Fede e della stessa ricchezza nazionale.
Basterebbe che i Padroni intronizzassero in casa loro Gesù Cristo ed esigessero che tutti i loro dipendenti lo rispettassero come Dio e Salvatore del genere umano.

* * *

VII. – Comunismo integrale e comunismo larvato
Oggi, tutti i governi si mostrano fortemente preoccupati del progresso che va facendo il comunismo nelle masse popolari.
Anche qui non conviene illudersi. Ora, sotto il nome di comunismo, non s’intende più semplicemente un sistema economico, ma si vede la semplice negazione di tutto intero l’ordine spirituale, tutto riducendo al trionfo della materia. Alla stessa Provvidenza si sostituisce ora il materialismo storico.
I diversi governi hanno fin qui creduto di poter opporre alla marea comunista una diga in grazia di tutto un sistema di leggi in favore del proletariato. L’intenzione può bensì essere degna d’encomio, ma il rimedio non è questo, perché non è questa la malattia di cui soffre oggi la società.
Oggi comunismo non significa più semplicemente un sistema economico, come ancora lo concepiscono parecchi credenti che tempo addietro vollero intitolarsi: Comunisti Cristiani.
Oggi il Comunismo integrale è essenzialmente un sistema religioso, che vuole distruggere i valori dello spirito in grazie del più puro ed assoluto materialismo. Dio, Patria e Famiglia nel sistema Comunista integrale non hanno più senso alcuno. L’anima del mondo è il materialismo storico.

* * *

VIII. – O Cristo, o Comunismo
Per combattere questa speciale forma di occulto Satanismo, avversario non meno della Religione, che di tutte le Patrie, non c’è che Cristo. Egli solo può vincere Satana ed incatenarlo ai suoi piedi, come ce lo spiega Abacuc nel suo Cantico: (Deus) stetit et mensus est terram; ante faciem Eius ibit mors. Et egredietur diabolus ante pedes eius…
Le sole forze umane non bastano a trattenere l’avanzata travolgente del Comunismo. Forse, tra mezzo secolo apparirà ancora più evidente la natura essenzialmente religiosa della guerra che fin d’ora scuote il mondo: o Comunismo, o Cristo. Chi non vuole soccombere al materialismo assoluto, si schieri con Cristo vincitore.
«Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat». (…)

Milano, vigilia dell’apparizione della Madonna di Lourdes, 10 febbraio 1945

† ILDEFONSO, Card. Arcivescovo

(pardon ma ho riportato solo i passi utili per la mia tesi)

Dreyer
01-09-05, 18:44
Se a qualcuno risultasse utile, prossimamente posso riportare altri discorsi del Beato:)

Augustinus
01-09-05, 21:53
Originally posted by Dreyer
Se a qualcuno risultasse utile, prossimamente posso riportare altri discorsi del Beato:)

Sarebbe cosa assai gradita :) :) :)

Dreyer
02-09-05, 19:07
La persecuzione contro la Chiesa

Nella storia della Chiesa, non ho mai trovato una persecuzione così vasta, così scientificamente perfida, così sanguinosa e crudele, come quella che da parte dei Marxisti oggi infierisce contro la Famiglia Cattolica e la sua Gerarchia.
Tre Cardinali prigionieri, varie migliaia di Vescovi, di Sacerdoti, di sacre Vergini seviziati, massacrati, carcerati, condannati ai lavori forzati, o nei campi di concentramento: questo non lo si riscontra punto nelle storie delle antiche persecuzioni, perché era riservato agli odierni Titani, avversari di Dio e della sua Chiesa, di superare di molto i vecchi Erodi, Neroni, Diocleziani e Giuliani.

* * *

Scrivendo ciò, non vogliamo parlar male degli uomini.
Più che da parte dei satelliti di Satana, l’odio e la guerra provengono dall’antico Dragone, il quale, giusta l’Apocalissi, osteggia: «Il resto della semenza della donna», ossia i figli della Vergine Immacolata e della Chiesa.
Di qui la urgente necessità di riformare anzitutto la nostra vita, conformandola allo spirito del Santo Vangelo; quindi il bisogno di ricorrere all’aiuto di Colei che, debellatrice perpetua di Satana, viene salutata dalla tradizione ecclesiastica siccome Ausiliatrice dei Cristiani.

* * *

Mentre da ogni parte dell’Orbe insorgono nobili proteste contro l’odierna persecuzione, abbiamo risolto di dedicare a Maria Ausiliatrice uno dei futuri nuovi templi parrocchiali nella periferia di Milano, non troppo lungi dalla Fiera Campionaria.
È il proposito concepito testé a Torino nel nostro pellegrinaggio alla Basilica costruita da don Bosco a Valdocco. Quand’egli ne iniziò la fabbrica, consegnò al capomastro la somma di quarantacinque centesimi. Sarei troppo presuntuoso, se volessi sorpassarlo in generosità. Consegnerò quindi al futuro nuovo Preposto i cent. 45, pregando l’Ausiliatrice ad aggiungervi il resto.

Milano, nella festa della Maternità di Maria, 11 ottobre 1953.

Dreyer
02-09-05, 19:08
Per una visione panoramica dell’odierno Cattolicismo

Discorso pronunciato in Duomo
la I domenica di Avvento MCMLIII

Negli scorsi giorni, fra l’ottava dei Santi, meditavo sopra una strofa dell’inno vespertino giusta il Breviario Romano:

«Gentem auferte perfidam
Credentium de finibus:
Ut Christo laudes debitas
Persolvemus aeterniter».

«Allontanate dalle regioni della
Cristianità tutti gli infedeli, per-
ché senza impedimento possiamo
Rendere a Cristo il debito culto».

Il carme data fin dal secolo IX, quando cioè si poteva ancor parlare d’una unica Cristianità, tuttochè allora fosse minacciata dai Saraceni. Il Vate perciò supplica, che dai confini d’Europa gl’Infedeli vengano ricacciati indietro, sino alloro paese d’origine, in Asia.

S’INDIETREGGIA

Paragono ora quelle condizioni della Cristianità medioevale colle odierne, e mi sent ouna stretta a lcuore, constatando come, dopo d’aver perduto gran parte dell’Oriente a cagione dell’Islam e dello Scisma, dal secolo XVI in poi la Chiesa Cattolica in Europa non abbai fatto che perdere- almeno geograficamente- altro terreno.
Queste perdite vengono parzialmente compensate dalle conquiste missionarie negli altri continenti; ma è ben poca cosa in paragone di ciò che non si ha più: soprattutto, se si considera che anche nelle nazioni che tuttora vengono denominate cristiane, in realtà, i veramente cattolici rappresentano una scarsa minoranza.
Penso, per esempio, alla Francia, dove dicono che in Parigi stessa i battezzati assommano a un milione; non dobbiamo neppure dimenticare le condizioni religiose della Spagna e della nostra Italia, dove in parecchie regioni l’anticlericalismo dapprima, indi il socialismo e poi il comunismo hanno fatto strage, soprattutto fra le classi popolari.
Quanta parte dell’Italica Gioventù oggi vien su senza nessun ideale! La Patria non la sentono più da dopo la guerra. Dio meno ancora, perché poco lo conoscono. Lo sport li interessa assi più del Vangelo e della bandiera tricolore.

LE SORTI DELLA D. C.

L’avvenire, politicamente parlando, non si prospetta migliore. Quando si ripensa che durante questi ultimi anni, il partito Comunista si è tuttavia ingrossato di circa due milioni d’adepti, c’è da temere che la robusta e ben equipaggiata organizzazione Russa si disponga ormai a nuove e più vaste conquiste nel vecchio e nel nuovo mondo.
Non conviene quindi farsi illusioni. Dopo l’antico straripamento dell’Islam sui vari stati asiatici e africani, la storia non conosce alcun altro movimento anticristiano più universale e più pericoloso dell’odierno Marxismo. Ce lo descriveva stamane, alla Messa, S: Paolo nell’Epistola ai fedeli di Tessalonica.
Le antiche eresie infatti, impugnavano questo o quel dogma particolare della Dottrina della Chiesa, appellandosi magari allo stesso Cristo, come fece appunto Lutero.
Il Comunismo invece, proclamando apertamente che qualsiasi forma di religione costituisce l’oppio del popolo – contra omne quo colitur, aut dicitur Deus… - vuol distruggere le stesse fondamenta di qualunque Fede, sia essa protestante, oppure cattolica.
Esso, come ben previde S. Paolo, si oppone semplicemente a tutto quello che è, o viene almeno concepito siccome divino «Θεον».

CONDIZIONI ANTITETICHE IN RUSSIA

È strano che una mentalità così spiccatamente occidentale, come è il materialismo marxista, abbia potuto affascinare degli asiatici, quali sono i Russi, più propensi al sentimento mistico dello spirituale, che alla fredda dialettica ed alla meccanica degli occidentali.
Per noi è un fenomeno non facilmente spiegabile: come mai una nazione d’oltre 200 milioni di sudditi asiatici sia diventata tutto ad una volta Bolscevica: a meno però che anche quelle masse gigantesche semplicemente subiscano il Comunismo dei capi, così come qualche anno fa il nostro popolo Italiano subiva il fenomeno e la mistica fascista. Ho dei motivi per ritenere, che anche per la Russa il sistema comunista costituisca una violenta imposizione dei capi, e che valga perciò anche là la nota legge: «Nil violentum durabile». Ciò che è violento non può durare.

MOLOCH CHE DIVORA I SUOI

Circa il Comunismo, mi piace di aggiungere qui un’altra osservazione. A differenza delle antiche eresie che oppugnavano questa a quella parte del patrimonio teologico cristiano, il sistema Marxista invece è totalitario, perché si propone di distruggere tutta addirittura l’attuale forma di civiltà così politica, che religiosa, economica ,artistica. In grazia della rivoluzione universale, dovrà sorgere un nuovo ordine sociale, fondato sul più integrale materialismo. Poco importa a Lenin che vengano immolati per il suo sistema oltre 15 milioni di vittime. Quei che restano goderanno i frutti di questo macello!
Negli ingranaggi di quella macchina infernale, tritacarne del diavolo, l’uomo si ridurrà allora ad una settantina circa di chilogrammi di materiale carneo, come appare fin d’oggi in Russia, tutto nello stato ateo, nulla fuori dello stato materialista. Montata una volta la macchina e messa in moto, non è più in potere di alcuno di arrestarne il corso.
Come vediamo dai giornali quotidiani, l’un dopo l’altro cadono i grande rappresentanti del sistema, ma il Comunismo rimane e procede spietatamente avanti, ameno che una grande rivoluzione ed una sanguinosa guerra non vengano bruscamente ad arrestarlo.
Gli stati satelliti invocano sventuratamente una rivoluzione ed una guerra liberatrice.

IL CLIMA DI COLTURA COMUNISTA

Si parla d’oltre 700 milioni di adepti al Marxismo Russo, e ci si richiede, come mai un sistema così antidemocratico abbai potuto affascinare le varie popolazioni?
Se ne accusa il pauperismo; ma, osservo, che i poveri ci sono sempre stati, e non per questo il mondo si era mai volto la Comunismo. La povertà odierna indubbiamente vi ha contribuito, ma disposata civilmente alla scristianizzazione delle masse.

PROFILASSI SOCIALE E CURA

La diagnosi del male ci mette ora sulla via per indagare i rimedi. Sono di due generi, spirituale ed economico.
A questi deve urgentemente provvedere lo Stato democratico cominciando dall’arginare la diffusione dell’epidemia, né più, né meno di quello che si fa in clima di contagio.
Quando – come finora – si lasciano liberi i Comunisti di lanciare ogni mattina al popolo circa un milione di copie dei loro quotidiani; quando un nome d’una erronea concezione della democrazia, si lascia libero il partito di congiurare e di organizzarsi non meno contro la Religione, che contro la Patria Italiana in servizio della Russia, riescono quasi inefficaci le molteplici provvidenze sociali del Governo e la stessa predicazione Evangelica della Chiesa.
Se si vuole arrestare d estinguere l’incendio, bisogna anzitutto impedire che altri vi getti su dei barili di benzina e di petrolio.
È così che si spiega come in questi ultimi cinque anni il partito comunista abbia potuto liberamente aumentare di circa due milioni di adepti.

* * *

Lascio ai competenti d’indicare le diverse provvidenze statali per combattere la disoccupazione, la crisi degli alloggi, l’opprimente urbanesimo ecc., la strapotenza dei grandi direttori delle aziende industriali, che possono arbitrariamente disporre della vita economica nazionale.
Certamente, il diritto di proprietà è uno dei fondamenti della società civile; ma la ricchezza ha pure essa la sua missione sociale, perché Dio ha creato il mondo per tutti i figli suoi, e non già per una ristretta classe di privilegiati.

L’APPORTO DELLA CHIESA PER LA SALVEZZA DELLO STATO CRISTIANO

Parallelamente alle provvidenze statali a combattere il pauperismo e le sue conseguenze comuniste, agisce la Chiesa, più che nel campo dell’assistenza misericordiosa nel quale è sempre a corto di mezzi, in quello formativo delle coscienze cristiane. «Princeps huius mundi eiicientur fora»…. È così che la Chiesa distrugge il regno delle tenebre, divenendo essa stessa luce del mondo.
A chi ben medita sul Vangelo delle Beatitudini, Gesù Cristo, pur invitando a venire a sé i poveri e gli affaticati della vita, non promette loro di arricchirli o di togliere loro da dosso la croce; ma concede semplicemente la grazia di portarla volentieri per amor suo, ripromettendo a suo tempo la ricompensa finale in cielo.
Già nel mondo, ci saranno sempre i martiri, perseguitati per l’Evangelio, ed i poveri. Non facciamoci delle illusioni.
L’opera della Chiesa nell’arginazione della marea comunista può massimamente consistere nell’educare le masse ad aspirare ed a meritare nell’eternità una vita migliore.
Senza questa certa speranza del cielo, il soggiorno in questa terra diverrebbe un inferno.

LE BARRICATE DELLA CRISTIANITA’

E vengo alla conclusione. Il momento è decisivo ed il pericolo è grave. A superarlo, l’azione separata così della Chiesa, come dello Stato non basterebbero punto. Si esige assolutamente la mutua collaborazione, pur conservando distinti i campi. Allo Stato, un’ottima legislazione democratica e le provvidenze sociali; alla Chiesa, invece, la missione evangelica di ammaestrare i popoli e di rieducarli a Civiltà Cristiana. Si tenga tuttavia conto, che trattasi di un’impresa essenzialmente soprannaturale, da compiersi colla Divina Grazia. Le energie naturali non sono da tanto.
Sacerdoti del Signore, che veggo adunati qui innanzi all’altare; questo è il vostro momento, come in altri tempi fu il momento di San Benedetto e di Gregorio Magno, che crearono il Medio Evo Cristiano.
Anche voi siete chiamati a creare ed a battezzare il nuovo secolo delle macchine, dei grattacieli, dell’energia, dell’energia nucleare, giusta quanto è detto nel Salmo XXI. Annunciabitur Domino generatio centura, populo qui nascetur…
Voi compirete questa grande missione, ormai tradizionale nella Chiesa, ma ad una condizione. Non basta che facciate da Apostoli. Si richeide invece che siate dei Santi Apostoli; ed allora varrà anche per voi la promessa evangelica: Qui credit in me, opera quae Ego facio, et ipse faciet, et maiora horum faciet».
Chi crede in me, compirà gli stessi prodigi che compio io; anzi, ne farà di maggiori».

Duomo di Milano, 15 novembre 1953. I Domenica di Avvento.

† ILDEFONSO, Card. Arc.

Augustinus
02-09-05, 22:07
Ottimo Ludovico. Grazie del tuo contributo. ;) :) :) :)
Se vuoi, posta ancora qui i discorsi del Beato Cardinale Schuster. :)

Dreyer
03-09-05, 22:25
Condannare l’errore ma amare i fratelli

Al Rev. Sig. Can. D. Carlo Martani, Ass. Diocesano, e all’Ill. Sig. Giovanni M. dei Marchesi Cornaggia Medici, presidente diocesano dell’Azione Cattolica

Il processo contro l’Arcivescovo di Strigonia, così disponendo Dio, va diventando il processo contro il Comunismo stesso innanzi all’Areopago delle Nazioni inorridite.
Oramai, anche quelli che in buona fede opinavano di poter distinguere tra il contenuto economico e quello religioso del materialismo marxista, hanno dovuto convincersi che quel sistema forma tutto un blocco dottrinale omogeneo e coerente, che non ammette fermate a mezza strada. Rinnegati Dio e i valori spirituali, non esistono neppure dei valori morali, né diritti di sporta come pei popoli, così per gli individui. Ciò che conta è solo la forza bruta che deve dominare il cosmo.
È stato osservato, che la propaganda rossa ha potuto meglio far presa nelle campagne, in proporzione dell’ignoranza delle donne e dei contadini. Di fronte però ai fatti di questi giorni, anche quelli che hanno votato per i rossi sentono ormai la responsabilità di un tale voto, e giustificano il giudizio della Chiesa, a riguardo della loro assoluzione sacramentale.

In mezzo a questa ondata internazionale di sdegno contro il Comunismo, sentiamo tuttavia il dovere di ricordare ai fedeli con le parole stesse del Patriarca San Benedetto il genuino pensiero della Cattolica Chiesa: «Oderit vitia, diligat fratres», «Riprovi l’errore, ami i fratelli».

Anche quando la Chiesa condanna l’errore, lo fa per amore del fratello, come fa appunto il bravo medico quando combatte il morbo per amore dell’infermo e per salvarlo.

La Russia non si identifica punto col Comunismo, il quale anzi male si adatta al carattere religiosamente mistico dell’anima Slava, sospinta a Dio più dal cuore che dalla dialettica di altri popoli.

La Chiesa quindi intensamente ama la Russia ed i popoli Orientali, che riguarda siccome figli geograficamente lontani, ma che conservano pressoché intatto l’avito patrimonio religioso, e domani potranno arrecare un notevole apporto di religiosità in seno al Cristianesimo.
Oggi, la Radio deve parlar male del Vaticano; in Chiesa tuttavia i loro stessi Metropoliti e sacerdoti esaltano Pietro e Paolo siccome i Corifei degli Apostoli, e proclamano i Papi Silvestro, Leone, Gregorio, Martino, ecc. quali degni eredi di Pietro e della sua Missione Universale. Strano sdoppiamento di coscienza.

Il prossimo venerdì 11 febbraio, ventennale della Conciliazione, ricorda altresì l’anniversario dell’apparizione della Immacolata a Lourdes.

Tutti i Pastori d’anime profittino della bella circostanza, per promuovere nelle rispettive Chiese una devota giornata Mariana di riparazione e di propiziazione per la Russia. Anche la «Santa Russia» professa una tenerissima devozione alla Madonna. Noi quindi ricorriamo alla Santa Vergine perché per mezzo di questa tradizionale devozione Mariana, il Salvatore salvi il buon popolo Russo, e con esso concilii la pace e la unità delle Nazioni.

Dio ci benedica tutti.

Milano, 8 febbraio 1949.

Dreyer
03-09-05, 22:26
L’esercito crociato contro le forze del male

Discorso pronunciato dall’Em.mo Card. Schuster all’Arco della Pace il 5 giugno 1949

Il Patriarca Giacobbe, dopo una intera notata trascorsa in mistica lotta con un Angelo, giunto ormai al mattino gli disse: «Tu vuoi andartene? Ebbene, non ti lascerò partire, se prima non mi avrai lasciato la tua benedizione».
Così diciamo noi pure alla Vergine Pellegrina che sta per entrare nel vicino Carmelo.

Sono ben dieci anni, o Vergine Pellegrina, che questo buon popolo ambrosiano si stringe a Te d’intorno e Ti segue ovunque ti rechi.
Cominciamo nel lontano 1940 colla Crociata Mariana del S. Rosario e col Album d’Oro che poi deponemmo sulla guglia del Duomo ai piedi della Madonnina, perché la Vergine Liberatrice preservasse dallo sterminio la Metropoli e la Regione Lombarda. Lo ricordi, o Madre? Ricordi ancora quella colomba che ci inviasti al Tuo altare in Duomo il dì 8 dicembre 1944?
Nella seguente primavera del 1945, mentre il cielo di Milano diveniva sempre più fosco, e la Metropoli, per decreto dei Capi, doveva mutarsi in un ben congegnato sistema di fortini, all’improvviso spuntò in cielo l’iride della Pace e il 26 aprile 1945, festa della Madonna del Buon Consiglio, le campane delle nostre Chiese annunziarono la nostra liberazione dall’esercito straniero, dalla Croce uncinata.

Incominciò allora, come rito di ringraziamento, quella che venne popolarmente chiamata la peregrinatio Mariana della Vergine Pellegrina. Durante questo biennio, Tu, o Maria, ripercorresti, l’una dopo l’altra, tutte le nostre parrocchie, dai confini Svizzeri al Ticino; osservasti le nostre miserie, piangesti i nostri assenti dietro la cortina di acciaio, deplorasti i nostri morti, accogliesti i nostri voti, compiangesti i nostri pericoli.
«Che meraviglia,- ha detto un giorno il Signore agli Apostoli nel Cenacolo- che meraviglia, se perseguiteranno voi, dal momento che hanno perseguitato ancor me vostro Maestro e mi hanno mandato a morte?»
In quest’odio del mondo contro il cielo, non si ha avuto riguardo neppure alla madre…
«Noi colle bombe la manderemo all’ospedale» si disse un giorno da un gruppo di figli ingrati. Purtroppo vi riuscirono.
Ti venne spezzato un braccio; e mentre il sangue di fanciulle innocenti macchiò la tua candida tunica, una trentina di esse dovettero venir ricoverate nell’ospedale di Magenta. Il popolo le salutò quelle care bambine: le martiri della Madonna.

La lotta già descritta dal tuo primo figlio ed Evangelista Giovanni nella Divina Apocalisse tra la Donna redimita di dodici stelle ed il dragone infernale, si fa sempre più serrata e decisiva. Non esistono mezzi termini; non sono possibili le transazioni. La lotta è corpo a corpo.
Contro il canto della Fede: «Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat» si eleva dall’opposto settore un altro grido blasfemo: «Non est Deus. Abbasso Dio, viva il marxismo materialista incarnato nello Stato ateo».
Questi tentano ormai di soggiogare tutta quanta la terra, dal momento che per questo rinunziano ai valori dello spirito ed al cielo.
I Tuoi fedeli, invece, Vergine, tropo deboli di fronte al tremendo schieramento avversario, ripetono col pastorello David innanzi al gigante Golia: «Tu vieni contro di me colle armi della tua possanza materiale. Io invece mi ti presento, confidando nel nome del Signore».
L’esito della lotta non può esser dubbio, dal momento che il Cristo l’ha promesso al maggior Piero: «Le potenze dell’Averno non prevarranno mai contro la Chiesa».

Anche noi, o Vergine Liberatrice, confidiamo nel nome del Dio degli Eserciti e nella tua materna protezione.
Questa notte in Duomo abbiamo confermato il patto che stringe a Te d’intorno tutto l’esercito Crociato dei tuoi figli. L’intera Archidiocesi Ambrosiana Ti si riconsacra.
Su quel sacro patto e sulle tue falangi, o Maria, invochiamo la tua materna benedizione.
A ben rivederci, o Madre, di qui a venticinque anni, o sulla terra tra i tuoi militi, o sicuramente in cielo. Amen.

Dreyer
03-09-05, 22:27
Prossimamente altri brani, sempre aventi come oggetto il comunismo. :)

Augustinus
29-08-07, 17:00
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/dettaglio/90231):

Beato Alfredo Ildefonso Schuster Cardinale arcivescovo di Milano

30 agosto

Roma, 18 gennaio 1880 - Venegono, Varese, 30 agosto 1954

Nacque a Roma il 18 gennaio 1880, divenne monaco esemplare e, il 19 marzo 1904, venne ordinato sacerdote nella basilica di San Giovanni in Laterano. Gli furono affidati incarichi gravosi, che manifestavano però la stima e la fiducia nei suoi confronti. A soli 28 anni era maestro dei novizi, poi procuratore generale della Congregazione cassinese, poi priore claustrale e infine abate ordinario di San Paolo fuori le mura. L'amore per lo studio, che fanno di lui un vero figlio di san Benedetto, non verrà meno a causa dei suoi impegni che sempre più occuperanno il suo tempo e il suo ministero. Grande infatti fu la sua passione per l'archeologia, l'arte sacra, la storia monastica e liturgica. Il 15 luglio1929 fu creato cardinale da papa Pio XI e il 21 luglio fu consacrato arcivescovo di Milano nella suggestiva cornice della Cappella Sistina. Ebbe inizio così il suo ministero di vescovo nella Chiesa ambrosiana fino al 30 agosto 1954, data della sua morte, avvenuta presso il seminario di Venegono, da lui fatto costruire come un'abbazia in cima ad un colle. Fu proclamato beato da Giovanni Paolo II il 12 maggio 1996. (Avvenire)

Etimologia: Alfredo = consiglio degli elfi, spiriti, dal tedesco

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Venegono vicino a Varese, transito del beato Alfredo Ildefonso Schuster, vescovo, che, da abate di San Paolo di Roma elevato alla sede di Milano, uomo di mirabile sapienza e dottrina, svolse con grande sollecitudine l’ufficio di pastore per il bene del suo popolo.

Nato a Roma il 18 gennaio 1880 da Giovanni, caposarto degli zuavi pontifici, e da Maria Anna Tutzer, fu battezzato il 20 gennaio. Rimasto all’età di undici anni orfano di padre, e viste le sue doti per studio e la sua pietà, fu fatto entrare dal barone Pfiffer d’Altishofen nello studentato di S. Paolo fuori le mura. Ebbe come maestri il Beato Placido Riccardi e don Bonifacio Oslander che l’educarono alla preghiera , all’ascesi e allo studio (si laureò in filosofia al Collegio Pontificio di Sant’Anselmo a Roma).
Fu monaco esemplare e il 19 marzo 1904 venne ordinato sacerdote in San Giovanni in Laterano. Gli furono affidati incarichi gravosi, che manifestavano però in se la stima e la fiducia nei suoi confronti. A soli 28 anni era maestro dei novizi, poi procuratore generale della Congregazione Cassinese, successivamente priore claustrale e infine abate ordinario di San Paolo fuori le mura (1918). L’amore per lo studio, che fanno di lui un vero figlio di San Benedetto, non verrà meno a causa dei suoi innumerevoli impegni che sempre più occuperanno il suo tempo e il suo ministero. Grande infatti fu la sua passione per l’archeologia, l’arte sacra, la storia monastica e liturgica.
Gli infiniti impegni lo porteranno dalla cattedra di insegnante alla visita, come Visitatore Apostolico, dei Seminari. Il 26 giugno 1929 fu nominato da papa Pio XI arcivescovo di Milano; il 15 luglio lo nomina cardinale e il 21 luglio lo consacra vescovo nella suggestiva cornice della Cappella Sistina. Ebbe inizio così il suo ministero di vescovo nella Chiesa Ambrosiana. Prese come modello il suo predecessore il Santo vescovo Carlo Borromeo e di lui imitò anzitutto lo zelo nel difendere la purezza della fede, nel promuovere la salvezza delle anime, incrementandone la pietà attraverso la vita sacramentale e la conoscenza della dottrine cristiana. A testimonianza di ciò sono le numerose lettere al clero e al popolo, le assidue visite pastorali, le minuziose e dettagliate prescrizioni specialmente in ordine al decoro del culto divino, i frequenti sinodi diocesani e i due congressi eucaristici. La sua presenza tra il popolo fu continua e costante. Per questo non mancò mai ai riti festivi in Duomo, moltiplicò le consacrazioni di chiese e altari, le traslazioni di sacre reliquie, eccetera. Allo stremo delle forze si era lasciato persuadere dai medici di trascorrere un periodo di riposo. Scelse come luogo il seminario di Venegono, da lui fatto costruire come un’abbazia in cima ad un colle, mistica cittadella di preghiera e studio.
Qui si spense il 30 agosto 1954 congedandosi dai suoi seminaristi con queste parole: “ Voi desiderate un ricordo da me. Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega. La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma se un Santo autentico, o vivo o morto, passa, tutti accorrono al suo passaggio. Ricordate le folle intorno alla bara di don Orione? Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi. ha paura, invece, della nostra santità”.
Pochi giorni dopo, l’impressionante corteo che accompagnava la salma del cardinale Schuster da Venegono a Milano confermava che “ quando passa un Santo, tutti accorrono al suo passaggio”. Il processo di beatificazione ebbe inizio nel 1957 e si concluse nel 1995 con l’approvazione del miracolo ottenuto per sua intercessione: la guarigione di suor Maria Emilia Brusati, da glaucoma bilaterale. La proclamazione solenne di beatificazione è del 12 maggio 1996. La memoria liturgica è il 30 agosto.

Bibliografia

- Lecisotti, Il Cardinale Schuster, 2 voll., Abbazia di Viboldone
- Beltrame Quattrocchi, Al di sopra dei gagliardetti..., Marietti
- Suor Amalia, Schuster. Racconti come fioretti, Istituto di Propaganda Libraria.
- Majo, Schuster. Una vita per Milano, NED
- Schuster, Al diletto popolo..., EP
- Schuster, La nostalgia del chiostro..., Piemme
- Apeciti, Ciò che conta è amare..., ITL Centro Ambrosiano.

PREGHIERA

Padre origine di ogni bene, noi ti lodiamo e ti ringraziamo perché nel beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster ci hai donato e fatto conoscere un pastore mansueto e infaticabile, uomo “tutto preghiera”, testimone della pace che tu solo sai donare.
Signore Gesù, Figlio di Dio, tu sei stato per il cardinal Schuster modello di vita:
per tuo amore fu servo appassionato di tutti, consumando ogni giorno della sua esistenza perché ciascuno potesse trovare te, Signore della vita, della pace e della gioia. Il suo esempio ci stimoli e la sua preghiera ci accompagni , perché anche noi doniamo la vita al servizio di ogni essere umano.
Spirito dell’amore, che ci rendi santi, concedici di raccogliere il suo invito alla santità. Rendici capaci, come lui lo è stato, di amare i poveri, i dimenticati, i perseguitati; donaci la forza di dialogare con tutti, con la fiducia di scoprire in ogni cuore il seme germogliante del tuo amore. Amen.

Autore: Don Marco Grenci

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Diaconus
30-08-07, 10:05
EL CARDENAL SCHUSTER [1]

Entre las múltiples facetas de su vida, como monje benedictino y como Cardenal Arzobispo de Milán, sobresale como liturgista por su Liber Sacramentorum.
Nació en Roma el 18 en. 1880.
Su padre era oriundo de Baviera y vino a Roma para alistarse como suboficial en los Zuavos Pontificios, y, al quedar viudo, se casó en segundas nupcias con Ana María Tutzer, oriunda de Bolzano, de la cual tuvo dos hijos, el futuro cardenal, que en el Bautismo recibió el nombre de Alfredo, y Julia, más tarde religiosa de la Caridad.
En nov. de 1891, Alfredo ingresó en la Abadía de San Pablo de Roma como niño oblato, con intención de hacerse monje y sacerdote.
Comenzó el Noviciado el 13 nov. 1896 y cambió su nombre por el de Ildefonso.
La crónica de San Pablo lo describe como novicio «dócil, piadoso y estudioso, pero de salud precaria».
Hizo su profesión monástica el 13 nov. 1899.
Frecuentó las clases del Pontificio Ateneo de San Anselmo de Roma, donde consiguió el grado de Doctor en Filosofía.
Fue ordenado sacerdote el 19 mar. 1904.

En 1908 fue nombrado Maestro de Novicios de la Abadía de San Pablo y el 5 abr. 1918 fue elegido Abad-Ordinario de la misma Abadía.

Su capacidad intelectual y su laboriosidad le permitieron, junto con esos cargos de responsabilidad, ejercer el profesorado en la Pontificia Scuola Superiore di Musica Sacra, en el Pontificio Istituto Orientale y en el Pontificio Ateneo de San Anselmo.

Benedicto XV le nombró Consultor de las SS. Congregaciones de Ritos y Religiosos, y Pío XI le llamó a formar parte de la de Estudios y Universidades (hoy Congr. de la Enseñanza) y lo envió como Visitador Apostólico de diversos Seminarios y Colegios Extranjeros de Roma.

Fue miembro de la Directiva del Collegium Cultorum Martyrum y de la Commissione Pontificia di Arqueología Sacra y obtuvo por oposición el título de Consejero de la Arcadia Romana.
En el Congreso de Abades de 1920 fue nombrado por aclamación miembro del Consejo del Primado de su Orden; fue también Procurador General de la Congr. monástica Casinense.
El 16 jul. 1929 Pío XI le impuso la birreta cardenalicia y el 22 de ese mismo mes y año lo consagró Arzobispo de Milán.

Se saben cuáles fueron sus sentimientos en aquel momento: «El arzobispo es ante todo una víctima. Tendré la gloria de dar el corazón, la sangre y la vida por la santa Iglesia en Milán y de seguir los pasos de aquellos héroes de santidad cuya Cátedra santa voy a ocupar indignamente».

Su acción pastoral fue extraordinaria en momentos muy difíciles.
En su elogio fúnebre el entonces card. Roncalli, luego papa Juan XXIII, dijo en la Misa exequial de Milán: «superó la actividad de San Carlos, la actividad exterior del mismo cardenal Ferrari de tan cara, santa y bendita memoria... Nadie podrá atentar contra la perfecta buena fe del cardenal Schuster, contra su lealtad noble y grande, contra la pureza de su piedad misericordiosa».
Murió el 30 ag. 1954.
Ha dejado publicadas muchas obras y artículos. Merece una atención especial su Liber sacramentorum, en 9 volúmenes, publicados en Turín entre 1919-29; empleó en ella unos 15 años; ha sido traducida a las lenguas principales (en español, en Barcelona 1934 por Herder, 2a ed. en 1956). Se trata de un rico y completo comentario al Misal Romano, con estudios profundos sobre temas litúrgicos, tratados con ciencia, erudición, unción religiosa y sentido pastoral. Otras obras suyas son: L'imperiale Abbazia di Farfa, tip. Vaticana, 1921; Profilo biografico del monaco D. Placido Riccardi, Roma 1922; Per la cittá Santa sulle orme di María, Roma 1925; S. Benedicti Regula Monasteriorum, Alba 1945; La vita monastica nel pensiero di S. Benedetto, Viboldone 1949; Un pensiero quotidiano sulla Regula di S. Benedetto, 8 vol., Viboldone 1950-51; etc. Publicó también numerosos artículos en «Rivista Storico-Benedittina», «Revue Bénédictine», «Rivista Liturgica», «Ressegna Gregoriana», «Revue Liturgique et Monastique», «Opus Dei», etc. Sus notables y reconocidas virtudes han suscitado un gran movimiento de veneración hacia él; ha sido incoado su proceso de beatificación y canonización.

M. GARRIDO BONAÑO

BIBL.: E. TERRANEO, La giornata del Card. Schuster, Milán 1958; ÍD, Il Servo di Dio Card. Ildefonso Schuster, Milán 1962; VARIOS, Lettere del l'amicizia di Ildefonso Schuster, Módena 1965; T. LECCISOTTI, II Cardinale Schuster, Milán 1969.

FONTE (http://www.canalsocial.net/GER/ficha_GER.asp?id=2990&cat=biografiasuelta)

Diaconus
30-08-07, 10:06
Beatificación del cardenal Alfredo Ildefonso Schuster, arzobispo de Milán

Un monje contra Mussolini

Mañana, domingo 12 de mayo, Juan Pablo II beatificará al que fue arzobispo de Milán durante la mayor parte del gobierno de Mussolini. Junto al cardenal Schuster, Juan Pablo II proclamará beatos a otros cinco Siervos de Dios: Felipe Smaldone, sacerdote fundador de las Salesianas de los Sagrados Corazones; Genaro Sarnelli, sacerdote de la Congregación del Santísimo Redentor; María Rafaela Cimatti, de las religiosas Hospitalarias de la Misericordia; y dos españolas: Cándida María de Jesús Cipitria a una gran ventana por donde entraba una muy clara luz»

Italia, 1929. Nos encontramos en plena era fascista. El arzobispo de la diócesis más grande del país, Milán, ha muerto. Un mes más tarde, el 11 de febrero, la Santa Sede e Italia firman el Tratado de Letrán, por el que el Vaticano recupera su autonomía. El Papa sabía que con este pacto Mussolini trataba de ganarse, si no la colaboración de la Iglesia, al menos el silencio. Pío XI, después de revisar mil veces las listas de los obispos de Italia, tomó una decisión inesperada: nombró arzobispo de Milán a Alfredo Ildefonso Schuster, abad del monasterio benedictino de San Pablo extramuros, en Roma. El fascismo acogió la noticia con gran alegría; pensaban que un monje sería fácil de manejar.
Según indicaba el Concordato, el nuevo arzobispo juró ante el rey de Italia. Ya dos meses más tarde (8 de septiembre de 1929), alertaba al Secretario de Estado vaticano sobre la violencia que provocaba el fascismo. En 1931 lanzó una carta muy dura contra el régimen para protestar contra las agresiones a la Acción Católica, y se negó a bendecir solemnemente la Estación Central de Milán, obligando así a estar ausentes de la ceremonia de inauguración al rey Víctor Manuel III y a Benito Mussolini. En 1933, un informador de la policía secreta escribía: «A pesar de las apariencias (Schuster) es un enemigo convencido e irreconciliable del fascismo. No hay prelado que sea más contrario al régimen que el arzobispo de Milán. Mussolini debería alejarlo de Milán».
En 1938, condenó con solemnidad las leyes raciales. El 13 de noviembre pronunció estas palabras en la catedral: «Ha nacido en el extranjero, pero se extiende por doquier una especie de herejía… Es el así llamado racismo». En esa misma homilía ponía en guardia ante las ideologías arias y el crecimiento de la industria bélica alemana (Schuster era hijo de un alemán), que pronto provocarían una guerra. En 1939, pronunció un discurso que nadie se atrevió a publicar. Decía el cardenal: «Entre el cristianismo basado en el Decálogo y en el Credo, de origen divino, y este nuevo Estado hegeliano, totalitario, existe un antagonismo total».
Durante la Segunda GuerraMundial, Schuster se convirtió en la última tabla de salvación para los perseguidos por el nazismo. Hizo todo lo que pudo por salvar a condenados a muerte: católicos activos, grandes intelectuales no cristianos y judíos.
El 10 de agosto de 1944, las tropas alemanas fusilaron a quince partisanos. Los abandonaron en el suelo, a modo de aviso a la población; un espectáculo macabro. Cuando el cardenal lo supo, escribió una protesta a la embajada alemana. Por la tarde, al ver que su aviso no sirvió de nada, declaró que, si los cadáveres no eran removidos de inmediato, él mismo los recogería personalmente. Los alemanes le obedecieron, pero el comandante de las tropas les avisó: «Un día de éstos, arresto al cardenal». Ocho meses más tarde sucedió una escena parecida: en la misma plaza fueron arrojados, y después colgados, los cadáveres de Mussolini, de Claretta Petacci y de otros jerarcas fascistas. Los colaboradores del cardenal le escucharon alzar la voz por primera vez en su vida: «O retiran esos cadáveres, o los quito yo mismo».
Entre los viejos muros del monasterio de San Pablo en Roma, donde pasó la mayor parte de su vida el cardenal, encuentro al padre Paolino Beltrame-Quattorochi, postulador de la causa de beatificación del arzobispo de Milán. Este monje conoció al entonces abad Schuster, hace setenta y dos años. «¿Cuál es la virtud que enseña al mundo de hoy el cardenal Schuster?», le pregunto. «Le respondo con una frase del cardenal: “La santidad no está en las oraciones ni en la penitencia, sino en el amor”. Vivió siempre la voluntad de Dios en cada momento, estaba auténticamente enamorado de Él».

Jesús Colina

FONTE (http://www.alfayomega.es/estatico/anteriores/alfayomega23/desdelafe/reportaje0.htm)

Augustinus
30-08-08, 09:58
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/89/IMG_6910._-_Milano_-_Duomo_-_Corpo_Idelfonso_Schuster_-_Foto_Giovanni_Dall%27Orto_-_8-Mar-2007.jpg http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/d/d0/IMG_5898_-_Milano_-_Duomo_-_Corpo_Idelfonso_Schuster_-_Foto_Giovanni_Dall'Orto_-_21-Feb-2007.jpg/800px-IMG_5898_-_Milano_-_Duomo_-_Corpo_Idelfonso_Schuster_-_Foto_Giovanni_Dall'Orto_-_21-Feb-2007.jpg Urna del Beato Schuster, Duomo, Milano

http://files.splinder.com/c50573e977804a3aabb8db7ca8ac6845.jpeg Volto incorrotto del Beato nel giorno della sua riesumazione nel 1984, purtroppo oggi ricoperto da una maschera argentea allo scopo di celarne la santità - dimostrata dall'incorruzione del corpo. Il volto, trasmettente grande serenità, sembrava quasi che dormisse

Augustinus
30-08-08, 10:14
Davvero un santo vescovo e cardinale. Purtroppo, dopo di lui, Milano non ha avuto più arcivescovi degni di questo nome. Il suo successore, il discusso e discutibile Montini, non dimostrandosi all'altezza del compito affidatogli dal Venerabile Pio XII, si limitò a "scaricare" sul Beato Schuster le sue responsabilità e la sua inettitudine (sebbene al suo ingresso in diocesi apparentemente ne tessesse gli elogi), affermando che la diocesi milanese sarebbe stata lasciata dal Beato in una situazione disastrosa ed assai precaria. Ancora più spiritualmente deleteri furono gli episcopati del card. Colombo, di Martini ed, oggi, del pretino bigio, "don Dionigio". Dalla morte del Beato, Milano è priva di una guida santa .... ciò davvero rattrista il cuore. :i :i :i

Augustinus
30-08-08, 10:17
Scritti del Card. A. Ildefonso Schuster, Venegono Inferiore, 1959, 25

Voi desiderate un ricordo da me. Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega. La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma se un Santo autentico, o vivo o morto, passa, tutti accorrono al suo passaggio. Ricordate le folle intorno alla bara di don Orione? Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi. ha paura, invece, della nostra santità

Augustinus
30-08-08, 10:21
http://img84.imageshack.us/img84/8407/schusterbr2.jpg Fotografia di un giovane arcivescovo Schuster

http://img53.imageshack.us/img53/6254/piusxischustergb5.jpgPio XI consacra vescovo il futuro cardinal Schuster nella Cappella Sistina

http://img162.imageshack.us/img162/8682/schusterbenwe4.jpg Cerimonia in rito ambrosiano nel Duomo di Milano con benedizione del card. Schuster

Augustinus
30-08-08, 10:26
Lettere dell’amicizia, 83

Non vi è altra cosa su questa terra che attendere all’unione con Dio. Tutto il resto è nulla.

Augustinus
30-08-08, 10:31
A.I. Schuster, Pagine vive su la liturgia, la catechesi e la spiritualità, a cura di Inos Biffi, Milano, 2004, pp. 13-14

Poema sacro, al quale veramente hanno posto mano cielo e terra, e in cui l’umanità redenta nel Sangue dell’Agnello senza macchia, sulle ali dello spirito, si libra a volo altissimo, sin presso il trono di Dio. Esso è qualche cosa più d’una semplice elevazione; giacché la Sacra Liturgia non solo rappresenta ed esprime l’ineffabile ed il divino, ma per mezzo dei Sacramenti e delle sue formule eucologiche lo produce, a dir così, e lo compie nelle anime dei fedeli, ai quali comunica la grazia della Redenzione.

Augustinus
30-08-08, 10:32
http://www.storiadeisordi.it/public/Image/schuter.jpg

Augustinus
30-08-08, 10:35
GIOVANNI PAOLO II

OMELIA

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI SEI SERVI DI DIO

Sagrato della Basilica Vaticana - Domenica, 12 maggio 1996

"Se mi amate osserverete i miei comandamenti" (cf. Gv 14, 15).

1. Quest’oggi, sesta domenica del tempo di Pasqua, la Chiesa ci invita a lodare Dio, confermando con la solenne liturgia di Beatificazione la venerazione verso i Servi di Dio Alfredo Ildefonso Schuster, Filippo Smaldone, Gennaro Maria Sarnelli, Maria Raffaella Cimatti, Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola, María Antonia Bandrés y Elósegui.

È ad essi che si riferiscono le parole dell’odierno Vangelo: "Se mi amate osserverete i miei comandamenti". I nuovi Beati hanno osservato la Parola di Cristo e in questo modo Gli hanno dimostrato il loro amore (cf. Gv 14, 15.21).

Si è compiuto in loro quanto il Signore aveva promesso ai discepoli: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14, 23).

Questi Servi di Dio furono tempio vivente della Santissima Trinità; adesso si trovano nella sua dimora per l’eternità: "In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi" (Gv 14,20).

Hanno adorato Cristo nei loro cuori, come insegna san Pietro, "pronti sempre a rispondere" a chiunque domandasse ragione della speranza che "era in loro". Con dolcezza, rispetto e retta coscienza si sono dimostrati pronti - se questa era la volontà di Dio - a "soffrire operando il bene", piuttosto che fare il male (cf. 1 Pt 3, 15-17).

Quanto annuncia la liturgia pasquale si è in loro pienamente attuato, secondo la specifica vocazione di ciascuno.

2. "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui (Gv 14,23); (cf. Canto al Vangelo).

L’amore per Cristo, espresso in un instancabile servizio alla Chiesa, costituisce il cuore della spiritualità e della attività apostolica di Alfredo Ildefonso Schuster, per lunghi anni infaticabile Pastore dell’Arcidiocesi di Milano. "Uomo di preghiera, di studio e d’azione - lo definì Mons. Giovanni Battista Montini nel discorso tenuto in occasione dell’ingresso nell’Arcidiocesi -, di non altro sollecito che della salvezza spirituale del suo popolo" ("Rivista diocesana Milanese", gennaio 1955, 9).

Lo spirito di preghiera e di contemplazione, proprio della tradizione benedettina nella quale era stato formato, animò il suo ministero pastorale. La spiritualità monastica, sorretta dalla quotidiana meditazione della Sacra Scrittura, venne così come dilatata sia nell’attiva collaborazione con la Santa Sede sia nel generoso servizio alla Comunità Ambrosiana, "da lui sino alla fine edificata e confortata con la celebrazione assidua e devota dei Sacri Misteri e l’esempio di una vita limpida e coerente" ("Messale ambrosiano", Prefazio della memoria).

Il Cardinale Schuster offrì al Clero milanese un luminoso esempio di come possano essere armonizzate la contemplazione e l’azione pastorale. Egli continua ancora oggi ad indicare ad ogni sacerdote e ad ogni persona chiamata a lavorare nella vigna del Signore, il supremo valore dell’amore verso Dio, fondamento della comunione fraterna e dell’apostolato. "Alla fine - egli scrisse - ciò che conta per la vera grandezza della Chiesa e dei suoi figli è l’amore" (Scritti, p. 27).

3. "Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui" (Gv 14, 21). La carità verso Dio e verso il prossimo è stata intensamente vissuta ed incarnata anche dal sacerdote leccese Filippo Smaldone, la cui esistenza fu contrassegnata da costante attenzione verso i poveri e da straordinario slancio apostolico. Questo grande testimone della carità intuì di dover adempiere la propria missione nel Mezzogiorno d’Italia, rivolgendosi in modo particolare alla cura ed alla educazione dei non udenti per inserirli attivamente nella società.

La sua intensa e solida spiritualità sacerdotale, nutrita di preghiera, di meditazione e di penitenza anche corporale, lo spinse ad un servizio sociale aperto a quelle intuizioni precorritrici che l’autentica carità pastorale sa suscitare.

Questo generoso Sacerdote, perla del Clero meridionale, fondatore delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori, impegnate in modo prioritario nell’educazione dei Sordomuti, viene oggi proposto alla venerazione della Chiesa universale, affinché tutti i fedeli, seguendone l’esempio, sappiano testimoniare il Vangelo della carità nel nostro tempo, in particolare mediante la sollecitudine verso i più bisognosi.

4. "Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori" (1 Pt 3, 15). Queste parole della Lettera di san Pietro ben pongono in luce l’intensa e feconda attività apostolica che Gennaro Maria Sarnelli, Redentorista, svolse sia attraverso la predicazione al popolo che con i numerosi scritti. L’intima comunione personale che egli intratteneva con Cristo fu la costante sorgente del suo instancabile zelo pastorale.

La sua vicenda umana e religiosa, come quella di sant’Alfonso Maria de Liguori di cui fu amico e collaboratore, si espresse in modo particolare, in una spiccata sensibilità verso i poveri, avvicinati ed accolti nella luce della loro realtà di figli di Dio.

La sua fu un’azione evangelizzatrice caratterizzata da grande dinamismo: egli seppe conciliare l’impegno missionario con l’attività di scrittore e col ministero, non meno impegnativo, di consigliere e guida spirituale. Pur procedendo secondo gli schemi culturali del tempo, il nuovo Beato non trascurò mai di cercare forme rinnovate di evangelizzazione per rispondere alle sfide emergenti. E per questo, pur essendo vissuto in un periodo storico sotto molti aspetti distante dal nostro, Gennaro Maria Sarnelli può essere indicato alla comunità cristiana di oggi, alle soglie del nuovo millennio, quale esempio di apostolo aperto ad accogliere ogni utile innovazione per un annuncio più incisivo del perenne messaggio della salvezza.

5. "Sia benedetto Dio... non mi ha negato la sua misericordia" (Sal 65, 20). La Misericordia divina è la chiave di lettura della spiritualità semplice e profonda di Maria Raffaella Cimatti, religiosa delle Suore Ospedaliere della Misericordia. Alla infinita misericordia di Dio, di cui parla il salmista, ella ispirò la sua azione, specialmente nel servizio ai poveri ed ai sofferenti. Questa donna, che oggi viene elevata agli onori degli altari, consumò se stessa nella totale consacrazione a Dio e nel silenzioso e diuturno servizio agli ammalati. Visse con spirito di sacrificio e con sempre pronta disponibilità sia le umili mansioni quotidiane, sia l’ascolto e l’accoglienza di quanti a lei ricorrevano in cerca di consiglio o di conforto, sia i compiti di responsabilità ai quali fu ripetutamente chiamata.

Nel nostro tempo, segnato non di rado dall’indifferenza e dalla tentazione di chiudersi di fronte alle necessità del prossimo, questa umile religiosa costituisce un luminoso esempio di femminilità pienamente realizzata nel dono di sé. Essa annuncia e testimonia la speranza evangelica, manifestando a quanti soffrono nel corpo e nello spirito il volto di "Dio, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione" (2 Cor 1, 4).

Quindi il Santo Padre ha continuato in lingua spagnola. Delle sue parole pubblichiamo qui di seguito una nostra traduzione italiana:

6. Osservare i comandamenti di Gesù è la prova suprema dell’Amore per Lui (cf. Gv 14, 21). Così lo intense Madre Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola, che già in gioventù diceva: "sono solo per Dio" e al momento della sua morte affermava: "dei quarant’anni della mia vita religiosa non ricordo un solo momento che non sia stato dedicato a Dio". La sua profonda esperienza dell’amore di Dio per ognuna delle sue creature la portò a corrispondere con generosità e dedizione. Plasmò la sua carità verso il prossimo nella fondazione della Congregazione delle Figlie di Gesù, con il carisma dell’educazione cristiana dell’infanzia e della gioventù. Le attenzioni che prodigava alle sue religiose, ai benefattori delle sue opere, ai sacerdoti, alle allieve, ai bisognosi, fino a renderle universali, sono una manifestazione visibile del suo amore verso Dio, della sua radicale sequela di Gesù e della sua totale consacrazione alla causa del suo Regno.

Madre Cándida disse un giorno a un’allieva del suo Collegio di Tolosa: "tu sarai Figlia di Gesù". La giovane era María Antonia Bandrés Elósegui, che oggi è elevata con la Fondatrice agli onori degli altari. Innamorata di Gesù, fece sì che anche gli altri lo amassero. Come catechista, formatrice di operaie, missionaria nel desiderio essendo già religiosa, consumò la sua breve esistenza condividendo, amando e servendo gli altri. Nella sua malattia, unita a Cristo, ci ha lasciato un esempio eloquente di partecipazione all’opera salvifica della croce.

La testimonianza delle vite di queste due nuove Beate colma di gioia la Chiesa e deve portare la loro Congregazione, presente in tanti Paesi dell’Europa, dell’America e dell’Asia a seguire i loro ricchi insegnamenti, il modello del loro dono di sé e la perseveranza nella loro fedeltà al carisma ricevuto dallo Spirito.

7. "Acclamate a Dio da tutta la terra,
cantate alla gloria del suo nome,
date a lui splendida lode.
Dite a Dio: Stupende sono le tue opere" (Sal 65, 1-3).

Tra le meraviglie che Dio compie continuamente, riveste singolare importanza l’opera meravigliosa della santità, perché riguarda direttamente la persona umana.

La santità è la pienezza della vita: Gloria Dei vivens homo. La gloria di Dio è l’uomo vivente. Vita autem hominis visio Dei: ma la vita dell’uomo è la visione di Dio (cf. S. Ireneo, Adv. haer., IV, 20, 7).

Grandi sono le tue opere, o Signore! Nella vita e nella fede di Maria, Madre della Chiesa; nella vita e nella fede di questi nostri fratelli e sorelle, oggi proclamati Beati, contempliamo le meraviglie del tuo amore.

Insieme con loro acclamiamo: Gloria e lode a te, o Cristo, Redentore del mondo. Amen!

Augustinus
30-08-08, 10:37
GIOVANNI PAOLO II

DISCORSO AI PELLEGRINI CONVENUTI A ROMA PER LA BEATIFICAZIONE
DEL CARDINALE ALFREDO ILDEFONSO SCHUSTER

Aula Paolo VI - Lunedì, 13 maggio 1996

Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Fratelli e Sorelle nel Signore!

1. Sono lieto di incontrarvi in questa occasione festosa ed insieme familiare, il giorno dopo la solenne Beatificazione del Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster. Porgo a tutti il mio cordiale benvenuto. Saluto in modo particolare il vostro Arcivescovo, il Signor Cardinale Carlo Maria Martini, i Presuli presenti e, con loro, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, il Sindaco, le Autorità civili e tutti coloro che, in vario modo, hanno collaborato alla buona riuscita del vostro pellegrinaggio.

L’odierna circostanza vi offre l’opportunità di ritornare con grata memoria alla vita di colui che per 25 anni è stato amato e venerato Pastore della vostra Chiesa, sedendo sulla Cattedra episcopale che fu del santo patrono Ambrogio, del quale vi state preparando a celebrare solennemente il 16° centenario della morte, il 4 aprile del prossimo anno.

Del Card. Schuster tracciò un profilo incisivo il successore, l’allora Arcivescovo Giovanni Battista Montini, in occasione del suo ingresso nell’Arcidiocesi ambrosiana: "Noi, - disse - avidi di conforto e di speranza, rievochiamo ora la tutelare figura di lui, gracile e forte; assorto continuamente "nei pensieri contemplativi", ma rapido e sicuro a decifrare l’essenziale d’ogni scena esteriore; proteso sempre e frettoloso all’opera sua, ma sempre dolce e indulgente per ogni ricorso al suo consiglio e alla sua autorità; austero e libero".

2. Il Beato Alfredo Ildefonso fu uomo "austero e libero" insieme, grazie alla profonda e solida spiritualità maturata alla scuola di san Benedetto, del quale assunse il programma: "Ora, labora et noli contristari". Sotto la guida del Beato Placido Riccardi, egli formò la propria vita come studente, novizio, monaco ed abate nel più genuino spirito benedettino. Col passare degli anni la preghiera divenne sempre più importante per lui, consentendogli di immergersi in quel Dio che solo poteva colmare la sua sete di amore. Quando era davanti al tabernacolo, il suo sguardo era come rapito. Da questa unione con il Signore egli traeva forza per sostenere la fatica da cui era scandita la sua giornata e dare il meglio di sé in ogni momento. Ebbe a scrivere: "Non vi è altra cosa su questa terra che attendere all’unione con Dio. Tutto il resto è nulla" (Schuster, Lettere dell’amicizia, 83).

Egli si distinse anche per un’intensa capacità di lavoro: ne è testimonianza la dedizione agli studi di storia e liturgia, che continuò a coltivare anche tra gli impegni incalzanti del ministero episcopale. Tutto avveniva in un clima di profonda serenità e gioia, atteggiamento interiore al quale egli, da vero figlio di san Benedetto, attribuiva un significato soprannaturale.

Sorge quasi naturale la domanda: come ha egli potuto conciliare attività e contemplazione e conservare un armonico equilibrio tra ansia apostolica e pace interiore? Ciò fu possibile perché egli riconobbe il primato di Cristo, al cui amore - secondo la massima della Regola - nulla si deve anteporre (cf. 4,21; 72,11). Si comprende allora l’ampio spazio da lui dato alla contemplazione e, in modo speciale, alla Liturgia e al Testo Sacro, la cui lettura assidua - la "lectio divina"! -non si stancava di raccomandare soprattutto ai sacerdoti e alle persone consacrate.

3. Il programma di san Benedetto "Ora, labora et noli contristari" può essere assunto come traccia per interpretare il suo lungo ministero episcopale a servizio del popolo ambrosiano.

"Ora", innanzitutto: la preghiera intensa, diffusa nella giornata, nutrita di respiro ecclesiale divenne il fondamento del suo instancabile ministero. Il popolo, vedendolo pregare, sentiva di trovarsi di fronte ad un santo.

L’altro punto del programma era il benedettino "labora": il Beato Alfredo Ildefonso volle che la sua vita fosse consumata dallo zelo pastorale, espresso in molteplici forme e modalità. Ricordo le cinque visite pastorali alle numerose parrocchie della vasta Arcidiocesi milanese; la partecipazione alla Santa Messa Capitolare della Cattedrale in ogni domenica e solennità; i cinque sinodi diocesani; il concilio provinciale nono; i sinodi minori, celebrati quasi ogni anno; i congressi eucaristici, mariani, catechistici, liturgici, delle Confraternite del Santissimo Sacramento e degli Oratori, vere testimonianze corali di fede; la celebrazione di particolari centenari, mezzo per appropriate catechesi; la presenza ovunque ci fosse da consolare o da portare aiuto, anche mediante concrete iniziative caritative ed assistenziali, soprattutto, ma non solo, durante il secondo conflitto mondiale, per la cui conclusione si adoperò con fiducioso coraggio e cristiana pietà; la costruzione di parecchie nuove chiese, per le necessità religiose sempre crescenti del popolo di Dio.

Sostenitore convinto del ruolo formativo degli oratori e della necessità dell’insegnamento della dottrina cristiana, volle che lo stesso zelo pastorale animasse il clero ed i laici, soprattutto coloro che appartenevano all’Azione Cattolica, da lui difesa con fermezza da ogni tentativo di ingerenza politica. Un’amorevole e vigile attenzione dedicò al Seminario diocesano, la cui sede principale di Venegono Inferiore, da lui voluta ed inaugurata, conserva con venerazione la stanza in cui concluse la sua vita terrena, stanza in cui anch’io ho avuto la grazia di sostare nel 1983.

Terzo elemento della sua spiritualità fu il "noli contristari": la gioia, la fiducia, la speranza, furono le componenti di un atteggiamento spirituale in lui così evidente da "contagiare" anche chi gli si avvicinava. Giunto al termine della sua laboriosa giornata terrena, scriveva ai giovani dell’Azione Cattolica: "Che dirvi, miei cari giovani, che già non vi ho detto? ... Dio ci benedica tutti e siate sempre ottimisti" ("Rivista Diocesana Milanese" 43 (1954), 269).

4. Tutta la sua esistenza si potrebbe riassumere nell’immagine di un cammino verso la santità. Ai seminaristi, pochi giorni prima della sua pia morte, disse: "La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione; ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega" (Scritti del Card. A. Ildefonso Schuster, Venegono Inferiore, 1959, 25). Ed i funerali, ai quali il popolo milanese prese parte in massa con commosso raccoglimento, offrirono delle sue parole un’eloquente testimonianza.

Carissimi Fratelli e Sorelle, possa la Beatificazione di questo figlio di Roma e Pastore della Chiesa Ambrosiana costituire per voi e per l’intera vostra Comunità Arcidiocesana uno straordinario evento di gioia. Sia spinta a sempre più coraggioso rinnovamento spirituale, per il quale non vi mancherà certo l’intercessione del nuovo Beato.

Ritornando alla vostra terra, al vostro bel Duomo che ne custodisce le spoglie mortali, insieme a quelle del mio e vostro patrono san Carlo Borromeo, del Beato Andrea Carlo Ferrari e di altri santi Vescovi milanesi, partecipate a tutti la gioia sperimentata in questi giorni. Soprattutto imitate la vita, lo spirito di preghiera, l’amore generoso, lo zelo apostolico del Cardinale Schuster.

Con questi auspici, imparto di cuore a voi ed alla veneranda ed attiva Arcidiocesi Ambrosiana una speciale Benedizione Apostolica.

Prima di concludere, vorrei ancora ringraziare il Cardinale Carlo Maria Martini, vostro Arcivescovo e successore del Cardinale Schuster, per aver voluto rievocare la misericordia divina manifestatasi, riguardo alla mia persona, quindici anni fa. Era il 13 maggio, come oggi.

Augustinus
30-08-08, 10:41
MONS. PIERO MARINI

UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE DEL SOMMO PONTEFICE

INTERVENTO AL CONGRESSO DI STUDI STORICI NEL 50° ANNIVERSARIO
DELLA MORTE DEL BEATO ALFREDO ILDEFONSO SCHUSTER
PRESSO L'ABBAZIA DI FARFA

6 novembre 2004

ALCUNI SGUARDI AL MONACO-ARCIVESCOVO ALFREDO ILDEFONSO SCHUSTER

Il 30 agosto 1954

Il 30 agosto 1954, giorno in cui morì il Beato Schuster, avevo appena dodici anni e non era ancora trascorso un anno da quando ero entrato nel seminario di Bobbio. Ricordo la notizia piuttosto come un fatto di cronaca che come emozione legata ad un avvenimento vissuto. Il ricordo di Schuster tuttavia negli anni del seminario rimase sempre vivo in me grazie ad un compagno di studi, Mons. Elia Volpi attualmente Parroco nella Chiesa della Candelaria a Rio de Janeiro, innamorato del monaco-arcivescovo di Milano. Egli spesso mi mostrava qualche ricordino e qualche foto dello Schuster che conservava gelosamente. Mi è pertanto rimasto sempre impresso nella memoria il suo volto esile, delicato, sereno e trasparente che comunicava profonda serenità e invitava alla interiorità e allo spirituale. In quegli anni la mia conoscenza di Schuster era tutta racchiusa nell’immagine di quel volto: di lui sapevo solo che era stato Arcivescovo di Milano e monaco benedettino.

Il 12 maggio 1996

In occasione della Beatificazione del Servo di Dio, domenica 12 maggio 1996, ho avuto modo di soffermarmi di nuovo sul suo volto. Dai vari incontri preparatori e dalla biografia del nuovo Beato mi sono reso conto che il volto conosciuto da bambino non era solo quello di un Arcivescovo e di un monaco, ma anche di un liturgo, di un pastore d’anime, di uno studioso di liturgia, di storia, di catechesi, di spiritualità, di archeologia e di arte. La conoscenza tuttavia venne contenuta entro i limiti imposti dall’occupazione per i vari servizi inerenti la preparazione del Rito, e dalla dispersione della attenzione che doveva essere rivolta anche ad altri cinque Servi di Dio beatificati insieme con lo Schuster.

Il 6 novembre 2004

L’invito a partecipare al Convegno di Farfa, 6-7 novembre 2004, è stata per me una ulteriore provvidenziale occasione per approfondire la conoscenza della ricchezza umana e spirituale della personalità di Schuster.

Predilezione per la Badia benedettina di Farfa

Anzitutto, dalla lettura di alcuni suoi scritti ho potuto conoscere la predilezione che Schuster aveva per il monastero di Farfa, ed ho compreso il motivo della scelta della sede del convegno. La predilezione per Farfa era motivata non solo dalla pace e dalla solitudine che Schuster amava tanto e che caratterizzava il monastero, ma anche e soprattutto dai rapporti umani e spirituali che erano nati tra lui e alcune realtà del monastero. Qui viveva il suo confratello il Beato Placido Riccardi, custode del Santuario di Maria; qui il caro amico morì assistito con tanto amore e con tanta fede dall’abate Schuster. Il secondo amore che legava Schuster a Farfa era quello tenero e filiale verso l’immagine bizantina della Vergine venerata nel Santuario; per questo egli amava chiamare i monaci di Farfa “i monaci di Maria”.

L’amore di Schuster per Farfa si manifestò anche con atti e gesti concreti. Basta ricordare la pubblicazione: L’Imperiale abbazia di Farfa: contributo alla storia del Ducato romano nel Medioevo, Roma 1921, e l’invio a Farfa, nello stesso anno, di un gruppo di 9 monaci da parte di Schuster, allora abate di San Paolo, per ridare vita al monastero.

Problematiche liturgico-ecclesiali

Più interessanti sono alcune problematiche e alcuni interrogativi di Schuster sulla Liturgia e sulla Chiesa. Si tratta infatti di interrogativi e di problematiche che, a quaranta anni dal Concilio, sono tornate di attualità e si impongono a tutti noi e alla vita odierna della Chiesa.

Indico alcune tematiche e riporto alcuni testi dello Schuster di particolare attualità (1).

- Liturgia e devozioni

“La Sacra Liturgia non solo rappresenta ed esprime l’ineffabile e il divino, ma per mezzo dei sacramenti e delle sue formule eucologiche lo produce, a dir così, e lo compie nelle anime dei fedeli…” (p. 15-16).

“C’è… una preghiera speciale che è per eccellenza la preghiera della Chiesa, ed ha quindi anche un nome particolare: essa si chiama Liturgia…” (p. 36).

“Prima di ogni altra cosa, anzi sopra ogni altra cosa, o Venerabili Confratelli, noi siamo essenzialmente degli adoratori: Sic nos existimet homo ut ministros Christi (1 Cor 4,1)… appresso dobbiamo essere parimenti i ministri del popolo, il sale della terra, i pescatori d’uomini, ecc.; ma prima fa d’uopo assolutamente che siamo dei veri servi di Dio: Ministros Christi… in iis quae sunt ad Deum (Eb 5, 1).

Questo divinum servitium, ovvero Opus Dei… comprende tutto quel complesso di sacrifici, di salmodie, di sacramenti e di preghiere che fanno parte della S. Liturgia e che rappresentano ciò che propriamente si potrebbe chiamare la pietà o la devozione della chiesa” (p. 36, 37, 38).

“Discrezione colle devozioni! Le devozioni non sono sinonimo di pietà, la quale invece si identifica colla Devozione. Le devozioni stanno alla devozione come i frutti stanno all’albero” (p. 118).

“E’ inutile e pericoloso sfruttare il cuore, quando la fede manca dei suoi preamboli razionali…Pur troppo, noi ci prestiamo a tale svuotamento della Religione, e ci accontentiamo facilmente delle folle oceaniche, dei nostri Congressi, delle processioni, delle Feste Centenarie” (p. 140).

- Chiesa e Santità

“Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione; ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega…Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi: ha paura invece della nostra santità” (2).

“Perché la bufera non travolga la barca, non giovano né la diplomazia, né le ricchezze, né la potenza secolare, ma solo la santità apostolica, tacita come il lievito, umile, povera” (pag. 138).

“Gli Ordini religiosi vivono dei loro ricordi storici. I Seminari di molta parte d’Italia mancano di veri educatori. Si sente il bisogno di vaste riforme, ma bisogna pregare perché Dio ne faccia sentire la necessità ai Supremi Piloti della Nave” (p. 136).

“L’atmosfera di Dio è quella della Fede, della grazia, dell’orazione, mentre ora, anche i Religiosi, preferiscono un’atmosfera di razionalità, di attivismo, di accomodamento allo spirito del secolo. [Don Giovanni Calabria] Dica ai suoi di rimanere sempre pusillus grex. Sintanto che i soldati di Gedeone furono troppi, Dio non se ne volle servire” (pag. 145).

Schuster: epifania corporea della Liturgia

Il Convegno che celebriamo è occasione per fissare di nuovo il nostro sguardo sulla figura esile e delicata del Beato Schuster. Guardare a lui significa riprendere l’interesse e lo studio per la liturgia, e collocarla sempre più al centro della nostra vita, dando il primato alla interiorizzazione, alla contemplazione e alla riscoperta della autentica spiritualità liturgica. Guardare a lui significa dunque amare la Liturgia, amare la Chiesa ed avere il coraggio della verità perché la Liturgia come la Chiesa “sempre est reformanda”.

Guardare a lui rivestito delle vesti sacre della celebrazione significa interrogarci sulla nostra testimonianza come liturghi e adoratori addetti al divinum servitium nella comunità cristiana.

La grandezza di Schuster infatti più che nei suoi scritti, consiste nella sua testimonianza di maestro della preghiera della Chiesa e nella sua capacità di manifestare attraverso il corpo e di estendere alla vita quotidiana lo spirito attinto nella liturgia celebrata.

“Si vedeva un santo a colloquio con l’invisibile potenza di Dio. Non si poteva guardalo senza essere scossi da un brivido religioso” (testimonianza di Giovanni Colombo, Scritti del Card. A. Ildefonso Schuster, Hildephonsiana - La Scuola Cattolica, Vengono Inferiore (VA) 1959, 28-29).

“La gente semplice accorreva… a contemplare quest’uomo esiguo e fragile che, nelle vesti del liturgo, diventava un gigante... la sua testimonianza sacerdotale, diventava per tutti la più autentica e valida delle mistagogie” (testimonianza di Giacomo Biffi, p. 14-15).

«Sono stato “affascinato” dalla sua personalità soprattutto quando celebrava la Liturgia. Tuttora, è come se avessi nella mente e nel cuore un album di fotografie che ritraggono l’Arcivescovo in diversi atteggiamenti: quando sedeva in trono, quando predicava avendo dinnanzi il messale cui si ispirava nell’omelia, quando mi amministrò la Cresima, quando parlò ai chierici, qualche giorno prima di morire» (testimonianza di Luigi Manganini, p. 9-10).

Il Beato Schuster, aiuti tutti noi, sommersi da tanti documenti e distratti da tante parole, a fare del nostro pregare e del nostro celebrare una vera e autentica epifania del primato di Dio nella nostra vita e nella santa Chiesa.

Piero Marini
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NOTE

(1) I testi qui citati si possono leggere nel volume di Inos Biffi, Pagine vive su la liturgia, la catechesi e la spiritualità, ed. NED, Milano 2004.

(2) Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, Beatificazione, piazza S. Pietro, 12 maggio 1996, p. 107.

FONTE (http://www.vatican.va/news_services/liturgy/2004/documents/ns_lit_doc_20041106_marini-schuster_it.html)