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Visualizza Versione Completa : 30 settembre - S. Girolamo, Dottore della Chiesa



Augustinus
29-09-04, 23:56
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=24650):

San Girolamo (o Gerolamo) (Sofronio Eusebio Girolamo), Sacerdote e dottore della Chiesa

30 settembre - Memoria

Stridone (confine tra Dalmazia e Pannonia), ca. 347 - Betlemme, 420

Fece studi enciclopedici ma, portato all'ascetismo, si ritirò nel deserto presso Antiochia, vivendo in penitenza. Divenuto sacerdote a patto di conservare la propria indipendenza come monaco, iniziò un'intensa attività letteraria. A Roma collaborò con papa Damaso, e, alla sua morte, tornò a Gerusalemme dove partecipò a numerose controversie per la fede, fondando poco lontano dalla Chiesa della Natività, il monastero in cui morì. Di carattere focoso, soprattutto nei suoi scritti, non fu un mistico e provocò consensi o polemiche, fustigando vizi e ipocrisie. Scrittore infaticabile, grande erudito e ottimo traduttore, a lui si deve la Volgata in latino della Bibbia, a cui aggiunse dei commenti, ancora oggi importanti come quelli sui libri dei Profeti.

Patronato: Archeologi, Bibliotecari, Studiosi

Etimologia: Girolamo = di nome sacro, dal greco

Emblema: Cappello da cardinale, Leone

Martirologio Romano: Memoria di san Girolamo, sacerdote e dottore della Chiesa: nato in Dalmazia, nell’odierna Croazia, uomo di grande cultura letteraria, compì a Roma tutti gli studi e qui fu battezzato; rapito poi dal fascino di una vita di contemplazione, abbracciò la vita ascetica e, recatosi in Oriente, fu ordinato sacerdote. Tornato a Roma, divenne segretario di papa Damaso e, stabilitosi poi a Betlemme di Giuda, si ritirò a vita monastica. Fu dottore insigne nel tradurre e spiegare le Sacre Scritture e fu partecipe in modo mirabile delle varie necessità della Chiesa. Giunto infine a un’età avanzata, riposò in pace.

Martirologio tradizionale (30 settembre): A Betlemme di Giuda la deposizione di san Girolamo Prete, Confessore e Dottore della Chiesa, il quale, versato in tutte le scienze e fattosi imitatore di esemplari Monaci, colla spada della sua dottrina debellò molti mostri di eresie; finalmente, essendo vissuto fino all'età decrepita, si riposò in pace, e fu sepolto vicino al Presepio del Signore. Il suo corpo, trasferito poi a Roma, fu riposto nella Basilica di santa Maria Maggiore.

(9 maggio): Così pure a Roma la Traslazione di san Girolamo Prete, Confessore e Dottore della Chiesa, da Betlemme di Giuda alla Basilica di santa Maria Maggiore.

Con quest’uomo intrattabile hanno un debito enorme la cultura e i cristiani di tutti i tempi. Ha litigato con sprovveduti, dotti, santi e peccatori; fu ammirato e detestato. Ma rimane un benefattore delle intelligenze e la Chiesa lo venera come uno dei suoi padri più grandi. Nato da famiglia ricca, riceve il battesimo a Roma, dove va a studiare. Studierà per tutta la vita, viaggiando dall’Europa all’Oriente con la sua biblioteca di classici antichi, sui quali si è formato. Nel 375, dopo una malattia, Gerolamo passa alla Bibbia, con passione crescente. Studia il greco ad Antiochia; poi, nella solitudine della Calcide (confini della Siria), si dedica all’ebraico. Riceve il sacerdozio ad Antiochia nel 379 e nel 382 è a Roma. Qui, papa Damaso I lo incarica di rivedere il testo di una diffusa versione latina della Scrittura, detta Itala, realizzata non sull’originale ebraico, bensì sulla versione greca detta dei Settanta. A Roma fa anche da guida spirituale a un gruppo di donne della nobiltà. E intanto scaglia attacchi durissimi a ecclesiastici indegni (un avido prelato riceve da lui il nome “Grasso Cappone”).
Alla morte di Damaso I (384), va in Palestina con la famiglia della nobile Paola. Vive in un monastero a Betlemme, scrivendo testi storici, dottrinali, educativi e corrispondendo con gli amici di Roma con immutata veemenza. Perché così è fatto. E poi perché, francamente, troppi ipocriti e furbi inquinano ora la Chiesa, dopo che l’imperatore Teodosio (ca. 346-395) ha fatto del cristianesimo la religione di Stato, penalizzando gli altri culti.
Intanto prosegue il lavoro sulla Bibbia secondo l’incarico di Damaso I. Ma, strada facendo, lo trasforma in un’impresa mai tentata. Sente che per avvicinare l’uomo alla Parola di Dio bisogna andare alla fonte. E così, per la prima volta, traduce direttamente in latino dall’originale ebraico i testi protocanonici dell’Antico Testamento. Lavora sulla pagina e anche sul terreno, come dirà: "Mi sono studiato di percorrere questa provincia (la Giudea) in compagnia di dotti ebrei". Rivede poi il testo dei Vangeli sui manoscritti greci più antichi e altri libri del Nuovo Testamento. Gli ci vorrebbe più tempo per rifinire e perfezionare l’enorme lavoro. Ma, così come egli lo consegna ai cristiani, esso sarà accolto e usato da tutta la Chiesa: nella Bibbia di tutti, Vulgata, di cui le sue versioni e revisioni sono parte preponderante, la fede è presentata come nessuno aveva fatto prima dell’impetuoso Gerolamo.
E impetuoso rimane, continuando nelle polemiche dottrinali con l’irruenza di sempre, perfino con sant’Agostino, che invece gli risponde con grande amabilità. I suoi difetti restano, e la grandezza della sua opera pure. Gli ultimi suoi anni sono rattristati dalla morte di molti amici, e dal sacco di Roma compiuto da Alarico nel 410: un evento che angoscia la sua vecchiaia.

Autore: Domenico Agasso

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Augustinus
29-09-04, 23:59
Epistola 125, 8-9.11, in PL 22, 1076-1079.

Gli altri la pensino pure come vogliono; per me la città è un carcere e il deserto un paradiso. Perché desideriamo la calca delle città, noi che portiamo il nome di solitari? Mosè, prima di venir messo a capo del popolo dei Giudei, viene istruito per quarant'anni nel deserto: da pastore di pecore diventa pastore di popoli. Gli apostoli, da pescatori nel lago di Genezaret, divennero pescatori di uomini. Avevano un padre, una rete e una barca, ma come si misero al seguito di Gesù abbandonarono immediatamente tutto, portarono ogni giorno la loro croce, senza neppure un bastone in mano. Ti dico tutto questo, perché, se anche ti solletica il desiderio di diventare chierico, tu sappia ciò che dovrai insegnare. Sarai capace di offrire a Cristo una vittima adulta e responsabile? Non voler essere soldato prima d'aver fatto il coscritto, o maestro prima che scolaro. Mediocre come sono e con le mie limitate capacità, non tocca a me giudicare gli altri e dire qualcosa di poco bello sui ministri della Chiesa. Facciano solo quello che Dio si aspetta dal loro ministero!

Mi limiterò a trattare dei primi passi e della condotta che deve tenere un monaco. Anzitutto: devi vivere da solo, oppure con altri in un monastero? Preferirei che tu fossi in una comunità, per non far da maestro a te stesso e non intraprendere senza guida una strada mai fatta, col rischio di imboccare subito una direzione sbagliata. Da solo ti esponi a camminare o troppo o meno di quanto occorra, stancandoti eccessivamente se corri, o finendo con l'addormentarti se rallenti. Nel deserto s'insinua facilmente la superbia: per poco che il solitario abbia digiunato, si crede un grand'uomo. Dimentica chi è in realtà, la sua origine e il posto che è venuto a cercare; poi, comincia a divagarsi interiormente ed esteriormente. Condanno per questo la vita eremitica? Nient'affatto; anzi, più volte ne ho tessuto l'elogio. Ma vorrei che dalla palestra dei monasteri uscissero soldati che non hanno paura della vita dura, soldati che abbiano dato lunga prova di saperla condurre. Vorrei vedere uomini che si ritengono inferiori a tutti per essere primi fra tutti; uomini tali che né la fame né la sazietà siano mai riusciti a piegare, e che siano felici nella povertà; uomini che tengano un atteggiamento, un linguaggio, un aspetto, un'andatura che siano insegnamento morale.

Se vuoi abbracciare la vita consacrata a Dio, preferisco che tu non abiti con tua madre. Eviterai di rattristarla con un rifiuto quando ti offre cibi prelibati, o di buttar olio sul fuoco accettandoli. E c'è anche un altro motivo: perché non ti succeda di vedere quello che poi durante la notte alimenterà la tua fantasia. Tieni sempre fra le mani e sotto gli occhi la Bibbia; impara il salterio parola per parola; prega incessantemente; la tua mente sia in stato di veglia, e non aperta a pensieri vani. Corpo e spirito siano orientati entrambi al Signore. Domina ira con la pazienza; ama la scienza della Scrittura e non amerai i vizi della carne. La tua mente non si abbandoni alle varie passioni, le quali, se s'installano nel cuore e s'impadroniscono di te, ti condurranno alle colpe più gravi. Attendi a qualche lavoro manuale, perché il diavolo ti trovi sempre occupato. Ricordati che gli apostoli, pur avendo il diritto di vivere del vangelo, lavoravano con le loro mani per non essere di peso a nessuno; anzi, essi porgevano ristoro agli altri, dai quali avevano diritto di cogliere beni materiali in cambio di quelli spirituali. Perché non dovresti procurarti con il lavoro il necessario al tuo sostentamento?

Puoi intrecciare una cesta con i giunchi, intessere canestri di vimini flessibili, sarchiare la terra. Traccia solchi regolari nei tuo campicello, e dopo averci seminato i legumi e disposto con ordine le piante, portaci l'acqua per l'irrigazione. Potrai cosi assistere allo spettacolo descritto da questi magnifici versi: "Ecco, dal ciglio d'un sentiero scosceso fa sgorgare l'onda; questa cadendo fra sassi levigati sprigiona un roco mormorio e con i suoi zampilli irrora le zolle riarse". Innesta gli alberi sterili con gemme o polloni, e in poco tempo potrai cogliere i dolci frutti del tuo lavoro. Costruisci arnie per le api, secondo il consiglio del libro dei Proverbi (Prv 6, 8), e impara da questi insetti l'ordine e la disciplina regale che devono regnare in un monastero. Intessi anche reti per la pesca, trascrivi dei libri: cosi la mano ti procurerà il cibo e la lettura sazierà l'anima.Ricordati sempre che l'ozioso è in balia delle passioni. I monasteri d'Egitto seguono la consuetudine di non accettare mai chi rifiuti il lavoro manuale. Questa tradizione, più che a procurare il cibo, mira a sostentare l'anima perché non si perda in pericolose fantasie e possa perveni alla salvezza.

Augustinus
30-09-04, 00:02
Sermones ad fratres in eremo, 60, in PL 40, 1343-1344.

Ti ricordo, o monaco, che eri libero di fare come volevi prima di impegnarti con la professione monastica. Orma la tua stessa voce ti ha legato a me. Chi ti costrinse? T’usai forse violenza? Non eri libero? Era in tuo potere promettere o no Hai promesso. Orma sei mio e non lascerò quello che mi appartiene. Non ha più la possibilità di far marcia indietro. Era in tuo diritto impegnarti, ma non lo è sciogliere la promessa. Se ti ritratti, non sarai più nella stessa situazione in cui ti trovavi avanti di impegnarti. Prima, eri un uomo libero, persino un membro della mia famiglia. Mi stavi accanto, ma non come un servo, poiché non eri al mio servizio; eri mio soltanto per i vincoli di sangue che ti univano a me. Se adesso rifiuti l'impegno preso, non ti considererò più come un parente, ma come un servo fuggiasco. Perché ti dico tutto questo? Perché siamo liberi di impegnarci a servire Dio, ma non è in nostro potere ritrarci dall'impegno assunto. Hai promesso? Avrai la tua ricompensa. Hai rinnegato? Avrai il tuo castigo. Ricompensa o castigo sono le conseguenze di come ti collochi davanti alla professione monastica.

Ti propongo di scegliere tra la vita e la morte. Scegli quello che vuoi. Ti dico tutto questo, perché tu non creda a che ti sia lecito abbandonare i tuoi voti. Non metterti a dire: "Tutti quelli che si sposano, che vivono nelle città, che sono funzionari o commercianti, sono tutti in pericolo. Soltanto i monaci si salvano". Non c'è da far paragoni tra loro e noi, giacché si tratta di stati diversi. I secolari conoscono la propria debolezza e non promisero quello che non potevano assumere. Sono si, cristiani, ma secondo lo stato di laico, ad esempio, negoziante, di soldato. Cornelio era centurione, eppure si salvò. Tu eri secolare, e sei diventato monaco. Ormai devi lavorare alla tua salvezza nella condizione di monaco, altrimenti non troverai la vita. Non c'è via di mezzo. Se vuoi abbandonare la vita monastica e ritornare alla vita del mondo, il Signore non ti giudicherà come se tu fossi un secolare, ma come un monaco che mancò al suo dovere, come un prevaricatore. Non ti è lecito rinnegare i tuoi voti.

Se cadi in peccato, dopo aver abbandonato il tuo impegno monastico, può essere che tu dica: "Che farò, ora che non sono più veramente un monaco e neppure ancora davvero un secolare? ". Bada di non aggiungere al primo un peccato ancora più grave. Se la tua vocazione è di essere monaco, sii penitente come monaco e non come secolare. Ammettiamo che, dopo essere fuggito dal padrone che ti batteva, tu ti penta. Non pensare di dover continuare a fuggire. Per essere monaco pentito, devi tornare dal tuo padrone. Non dire mai: "Mi pento di essere fuggito, ma ormai sono costretto a restare un fuggitivo". Santi o peccatori, nulla giustifica che si cambi vocazione. Se sei un santo, sei un monaco felice;se invece sei peccatore, sei un monaco miserabile. Ma rimani sempre un monaco e non puoi cambiare vocazione, pur avendone perdutala dignità.

Nessuno pensi di aver la facoltà di cambiare vocazione. Vi dico questo in generale, e lo dico anche per me. Aggiungo inoltre che le mie parole hanno un valore relativo, non sono un comando. Ammettiamo che due monaci siano caduti entrambi in peccato. L'uno si è dichiarato puramente e semplicemente secolare; per esempio, si sposa, perché disse che non gliela faceva, non se la sentiva di continuare a essere monaco. L'altro invece piange quello che commise, giorno e notte implora la misericordia del Signore. Non dico che fece bene a peccare, ma in confronto a quello che si disonorò pubblicamente, e un santo. Perché tutto questo discorso? Non certo per incoraggiare i peccatori a far il male quanto vogliono, ma per mettere bene in chiaro che la vocazione rimane, nonostante il peccato. Dio è abbastanza potente per liberare, me e te, da tutti i lacci del demonio.

Augustinus
30-09-04, 00:04
Tractatus in Marci evangelium, VI, ad Mc 9,1-7, in PLS 11, 153-155.157.

Chi si ferma alla lettera della Scrittura, rimane fisso al suolo; guarda in giù come animale privo d'intelligenza e non può vedere Gesù nelle sue vesti candide. Chi invece segue la parola di Dio, sale sul monte, perché si eleva verso le realtà più alte; davanti a lui Gesù si trasfigura e le sue vesti diventano splendenti. Se ci fermiamo alla lettera, che vi è di scintillante, di splendido, di sublime in quello che leggiamo? Se invece ci mettiamo a leggere secondo lo spirito, le vesti delle parole da cui è avvolta la Scrittura, si illuminano d'un tratto e luccicano candide come neve: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle cosi bianche (Mc 9, 3). Considera una qualsiasi profezia o parabola evangelica. Se leggi restando attaccato alla lettera, che avrà di luminoso o di sfavillante? Ma se ponendoti alla sequela degli apostoli, cerchi di cogliere lo spirito del testo, le parole che rivestono la Scrittura si trasfigurano d'un tratto e divengono luminosissime.

Se gli apostoli non avessero veduto Gesù trasfigurato con le vesti d'una bianchezza sfolgorante, non avrebbero nemmeno potuto scorgere Mosè ed Elia che parlavano con lui. Finché comprendiamo la Scrittura secondo la lettera che uccide, al modo dei Giudei, non vediamo Mosè ed Elia discorrere con Gesù, poiché essi non possono conoscere il vangelo. Chi invece segue il Signore e merita di contemplarlo trasfigurato con le vesti sfolgoranti, questi comprende secondo lo spirito quello che sta scritto. Allora, ecco venire Mosè ed Elia, cioè la legge e i profeti, a parlare con Gesù, cioè con il vangelo. Essi parlavano della sua dipartita, che avrebbe portato a compimento a Gerusaleme (Lc 9, 31), vuoi dire che la legge e i profeti annunziano la passione del Signore. Vedi quanto è importante capire la Scrittura secondo lo spirito? Anche Mosè ed Elia appaiono scintillanti di gloria, ma senza di Gesù sono uomini comuni, privi di fulgore. Quando leggi Mosè ed Elia, cioè la legge e i profeti, ma non intendi in Cristo ciò che hanno scritto, non puoi capire che annunziano la passione del Signore. Per te Mosè ed Elia non salgono sul monte, non indossano bianche tuniche di gloria, ma poveri cenci.

Fino allora Pietro, Giacomo e Giovanni avevano scorto Mosè ed Elia senza Gesù. Quando li vedono discorrere con il Signore, anch'essi in candide vesti ossia capiscono quanto annunziavano la legge e i profeti si rendono conto di stare sul monte. Anche noi siamo sulle altezze quando comprendiamo la Scrittura secondo lo spirito. Se leggo il Pentateuco fermandomi al senso letterale, precipito in basso; ma se lo comprendo secondo lo spirito, salgo sulle vette. Osserva come i tre discepoli, quando si accorgono di stare sul monte, cioè di capire secondo lo spirito, disprezzano le realtà terrene e umane, mentre desiderano le verità celesti e divine. Non vogliono più scendere in terra, ma permanere nel mondo dello spirito. Maestro, è bello per noi stare qui (Lc 9, 33). Anch'io, quando leggo le Scritture e le capisco secondo lo spirito, non voglio più scendere in basso; anelo a piantare nel mio cuore una tenda per Cristo, una per la legge, una per i profeti.

Quando leggo il vangelo e scorgo in esso le testimonianze tratte dalla legge e dai profeti, considero soltanto Cristo; vedo cioè Mosè, i profeti, ma solo per capire che essi parlano di Cristo. E quando sarò giunto allo splendore di Cristo, quando lo guarderò nell'abbagliante luce del Sole fulgente, non potrà vedere la debole luce della lampada. Forse che se accendi una lampada di giorno, essa da luce? Se il sole splende, la luce della lampada non è manifesta. Cosi, paragonati a Cristo presente, la legge e i profeti non danno affatto luce. Non li sottovaluto; anzi li lodo con tutte le mie forze, perché annunziano Cristo; ma leggo la legge e i profeti con l'obiettivo di non fermarmi ad essi, ma di arrivare tra mite loro a Cristo.

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Augustinus
30-09-04, 00:06
Nn. 1. 2; CCL 73, 1-3

Adempio al mio dovere, ubbidendo al comando di Cristo: «Scrutate le Scritture» (Gv 5, 39), e: «Cercate e troverete» (Mt 7, 7), per non sentirmi dire come ai Giudei: «Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture, né la potenza di Dio» (Mt 22, 29). Se, infatti, al dire dell'apostolo Paolo, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio, colui che non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo.
Perciò voglio imitare il padre di famiglia, che dal suo tesoro sa trarre cose nuove e vecchie, e così anche la Sposa, che nel Cantico dei Cantici dice: O mio diletto, ho serbato per te il nuovo e il vecchio (cfr. Ct 7, 14 volg.). Intendo perciò esporre il profeta Isaia in modo da presentarlo non solo come profeta, ma anche come evangelista e apostolo. Egli infatti ha detto anche di sé quello che dice degli altri evangelisti: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che annunzia la pace» (Is 52, 7). E Dio rivolge a lui, come a un apostolo, la domanda: Chi manderò, e chi andrà da questo popolo? Ed egli risponde: Eccomi, manda me (cfr. Is 6, 8).
Ma nessuno creda che io voglia esaurire in poche parole l'argomento di questo libro della Scrittura che contiene tutti i misteri del Signore. Effettivamente nel libro di Isaia troviamo che il Signore viene predetto come l'Emmanuele nato dalla Vergine, come autore di miracoli e di segni grandiosi, come morto e sepolto, risorto dagli inferi e salvatore di tutte le genti. Che dirò della sua dottrina sulla fisica, sull'etica e sulla logica? Tutto ciò che riguarda le Sacre Scritture, tutto ciò che la lingua può esprimere e l'intelligenza dei mortali può comprendere, si trova racchiuso in questo volume. Della profondità di tali ministeri dà testimonianza lo stesso autore quando scrive: «Per voi ogni visione sarà come le parole di un libro sigillato: si dà a uno che sappia leggere, dicendogli: Leggio. Ma quegli risponde: Non posso, perché è sigillato. Oppure si dà il libro a chi non sa leggere, dicendogli: Leggio, ma quegli risponde: Non so leggere» (Is 29, 11-12).
(Si tratta dunque di misteri che, come tali, restano chiusi e incomprensibili ai profani, ma aperti e chiari ai profeti. Se perciò dai il libro di Isaia ai pagani, ignari dei libri ispirati, ti diranno: Non so leggerlo, perché non ho imparato a leggere i testi delle Scritture. I profeti però sapevano quello che dicevano e lo comprendevano). Leggiamo infatti in san Paolo: «Le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti» (1 Cor 14, 32), perché sia in loro facoltà di tacere o di parlare secondo l'occorrenza.
I profeti, dunque, comprendevano quello che dicevano, per questo tutte le loro parole sono piene di sapienza e di ragionevolezza. Alle loro orecchie non arrivavano soltanto le vibrazioni della voce, ma la stessa parola di Dio che parlava nel loro animo. Lo afferma qualcuno di loro con espressioni come queste: L'angelo parlava in me (cfr. Zc 1, 9), e: (lo Spirito) «grida nei nostri cuori: Abbà, Padre» (Gal 4, 6), e ancora: «Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore» (Sal 84, 9).

Augustinus
30-09-04, 00:42
http://www.wga.hu/art/a/andrea/castagno/3_1450s/05trinit.jpg Andrea del Castagno, SS. Trinità con S. Girolamo e due Sante, 1453 circa, Chiesa della SS. Annunziata, Firenze

http://www.wga.hu/art/a/antonell/stjerome.jpg Antonello da Messina, S. Girolamo nel suo studio, 1460, National Gallery, Londra

http://www.wga.hu/art/b/barocci/stjerome.jpg Federico Fiori Barocci, S. Girolamo , 1598, Galleria Borghese, Roma

http://www.wga.hu/art/b/bassano/jacopo/s_jerome.jpg Jacopo da Bassano, S. Girolamo , 1556, Gallerie dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1470-79/pesaro/068pred5.jpg Giovanni Bellini, S. Girolamo , Pala di Pesaro, 1471-74, Musei Civici, Pesaro

http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1500-09/zaccaria/183madon.jpg http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1500-09/zaccaria/183madoy.jpg Giovanni Bellini, Altare di S. Zaccaria, 1505, Chiesa di San Zaccaria, Venezia. I Santi sono Zaccaria, Caterina, Lucia e Girolamo

http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1480-89/099jerom.jpg Giovanni Bellini, S. Girolamo , 1480-85, National Gallery, Londra

Augustinus
30-09-04, 00:43
http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1500-09/182jerom.jpg Giovanni Bellini, S. Girolamo , 1505, National Gallery of Art, Washington

http://www.wga.hu/art/b/bellini/giovanni/1510-/205criso.jpg Giovanni Bellini, SS. Girolamo, Cristoforo e Ludovico di Tolosa, 1513, S. Giovanni Crisostomo, Venezia

http://www.wga.hu/art/b/bigot/jerome.jpg Trophîme Bigot, S. Girolamo, 1630 circa, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

http://www.wga.hu/art/b/blanchar/jerome.jpg Jacques Blanchard, S. Girolamo, 1632, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.wga.hu/art/b/bosch/5panels/08jerome.jpg Hieronymus Bosch, S. Girolamo in preghiera, 1505 circa, Museum voor Schone Kunsten, Ghent

http://www.wga.hu/art/b/botticel/8smarco/10smarco.jpg http://www.wga.hu/art/b/botticel/8smarco/11smarco.jpg Sandro Botticelli, Incoronazione della Vergine e Santi (SS. Giovanni Evangelista, Agostino, Girolamo ed Eligio), 1490-92, Galleria degli Uffizi, Firenze

Augustinus
30-09-04, 00:44
http://www.wga.hu/art/b/botticel/91late/01lament.jpg Sandro Botticelli, Lamentazione sul Cristo morto e Santi, 1490 circa, Alte Pinakothek, Monaco. I Santi sono le due Marie, Girolamo, Pietro e Paolo

http://www.wga.hu/art/b/botticel/91late/050jerom.jpg Sandro Botticelli, L'ultima Comunione di S. Girolamo, 1495 circa, Metropolitan Museum of Art, New York

http://www.wga.hu/art/b/botticel/8smarco/24predel.jpg Sandro Botticelli, S. Girolamo in penitenza, 1490-92, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://www.wga.hu/art/b/botticel/91late/10transf.jpg Sandro Botticelli, Trasfigurazione con i SS. Girolamo ed Agostino, 1500 circa, Galleria Pallavicini, Roma

http://www.wga.hu/art/c/caravagg/07/43jerome.jpg Caravaggio, S. Girolamo, 1605-06, Monastero, Montserrat

http://www.wga.hu/art/c/caravagg/07/44jerome.jpg Caravaggio, S. Girolamo, 1606, Galleria Borghese, Roma

http://www.wga.hu/art/c/caravagg/10/59jerom.jpg Caravaggio, S. Girolamo, 1607, St John Museum, La Valletta

Augustinus
30-09-04, 00:44
http://www.wga.hu/art/c/carpacci/3schiavo/1/2jerome.jpg Vittore Carpaccio, S. Girolamo ed il leone, 1502, Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, Venezia

http://www.wga.hu/art/c/carpacci/3schiavo/1/3funera.jpg Vittore Carpaccio, Funerale di S. Girolamo, 1502, Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, Venezia

http://www.wga.hu/art/c/cima/03orang.jpg http://img233.imageshack.us/img233/1354/morangevq6.jpg Cima da Conegliano, Madonna dell'albero di arance con i SS. Girolamo e Ludovico di Tolosa, 1495 circa, Gallerie dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/c/correggi/madonna/day.jpg Correggio, Madonna con S. Girolamo (Il Giorno), 1522 circa, Galleria Nazionale, Parma

http://www.wga.hu/art/r/reni/2/stjerome.jpg Guido Reni, S. Girolamo, 1635, Kunsthistorisches Museum, Vienna

http://www.wga.hu/art/c/costa/stjerome.jpg Lorenzo Costa, S. Girolamo, 1485, Basilica di S. Petronio, Bologna

Augustinus
30-09-04, 12:47
http://www.wga.hu/art/c/crivelli/carlo/saints.jpg Carlo Crivelli, SS. Agostino e Girolamo, 1490 circa, Gallerie dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/d/durer/1/09/8jerome.jpg Albrecht Dürer, S. Girolamo, 1521, Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona

http://www.wga.hu/art/d/durer/2/12/1_1500/02jerome.jpg Albrecht Dürer, S. Girolamo, 1492, Kupferstichkabinett, Öffentliche Kunstsammlung, Basilea

http://www.wga.hu/art/d/durer/2/13/1/008.jpg Albrecht Dürer, S. Girolamo penitente, 1496 circa, Metropolitan Museum of Art, New York

http://www.wga.hu/art/d/durer/2/15/2jerome.jpg Albrecht Dürer, S. Girolamo penitente, 1512, Museum of Fine Arts, Boston

http://www.wga.hu/art/d/durer/1/01/06jerome.jpg Albrecht Dürer, S. Girolamo penitente, 1495 circa, National Gallery, Londra

http://www.wga.hu/art/e/eyck_van/jan/02page/31jerom.jpg Jan van Eyck, S. Girolamo, 1442, Detroit Institute of Art, Detroit

http://www.wga.hu/art/f/francia/2crucif1.jpg Francesco Francia, Crocifissione con i SS. Giovanni e Girolamo, 1485, Collezioni Comunali d'Arte, Bologna

Augustinus
30-09-04, 12:47
http://www.wga.hu/art/g/ghirland/domenico/1early/1cercin2.jpg Domenico Ghirlandaio, S. Girolamo, 1471, Chiesa parrocchiale di Sant'Andrea, Cercina

http://www.wga.hu/art/g/ghirland/domenico/3fresco/1jerome.jpg Domenico Ghirlandaio, S. Girolamo nel suo studio, 1480, Ognissanti, Firenze

http://www.wga.hu/art/g/gozzoli/1early/11madonn.jpg Benozzo Gozzoli, Madonna con Bambino tra i SS. Giovanni Battista, Pietro, Girolamo e Paolo, 1456, Galleria Nazionale dell'Umbria, Perugia

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/21/2104grec.jpg El Greco, S. Girolamo penitente, 1610-14, National Gallery of Art, Washington

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/21/2102grec.jpg El Greco, S. Girolamo, 1600-14, Metropolitan Museum of Art, New York

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/14/1406grec.jpg El Greco, S. Girolamo come cardinale, 1600 circa, National Gallery, Londra

http://www.wga.hu/art/h/hemessen/jan/stjerome.jpg Jan Sanders van Hemessen, S. Girolamo, Rockox House, Antwerp

Augustinus
30-09-04, 12:48
http://www.wga.hu/art/l/la_tour/georges/1/01jerome.jpg George de La Tour, S. Girolamo legge, 1621-23, Royal Collection, Hampton Court

http://www.wga.hu/art/l/la_tour/georges/1/04jerome.jpg George de La Tour, S. Girolamo penitente, 1630 circa, Nationalmuseum, Stoccolma

http://www.wga.hu/art/l/la_tour/georges/1/04jeromf.jpg George de La Tour, S. Girolamo, 1630-35, Musée de Grenoble, Grenoble

http://www.wga.hu/art/l/leonardo/01/8jerome.jpg Leonardo da Vinci, S. Girolamo, 1480 circa, Pinacoteca Vaticana, Vaticano, Roma

http://www.wga.hu/art/l/lippi/flippino/2/4sjerome.jpg Filippino Lippi, S. Girolamo, 1490 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://www.wga.hu/art/l/lippi/filippo/1460/5funeral.jpg Fra Filippo Lippi, Funerale di S. Girolamo, 1460-65, Duomo, Prato

http://www.wga.hu/art/l/lotto/1506/05madonn.jpg Lorenzo Lotto, Madonna con Bambino e SS. Girolamo, Pietro, Chiara e Francesco, 1506, National Gallery of Scotland, Edinburgo

http://www.wga.hu/art/l/lotto/1506/03madonn.jpg Lorenzo Lotto, Madonna con Bambino e SS. Pietro, Cristina, Liberale e Girolamo, 1505, Chiesa di Santa Cristina, Treviso

Augustinus
30-09-04, 12:49
http://www.wga.hu/art/l/lotto/1506/07jerome.jpg Lorenzo Lotto, S. Girolamo penitente, 1506, Musée du Louvre, Parigi

http://www.wga.hu/art/l/lotto/1507-10/06jerome.jpg Lorenzo Lotto, S. Girolamo penitente, 1509-10, Museo di Castel Sant'Angelo, Roma

http://www.wga.hu/art/m/masaccio/jerome.jpg Masaccio, SS. Girolamo e Giovanni Battista, 1428, National Gallery, Londra

http://www.wga.hu/art/m/master/theoderi/stjerome.jpg Maestro Teodorico, S. Girolamo, 1360-65, National Gallery, Praga

http://www.wga.hu/art/m/memling/5late/37nogr5.jpg Hans Memling, SS. Girolamo ed Egidio, 1491, Museum für Kunst- und Kulturgedichte, Lubecca

http://www.wga.hu/art/m/memling/3mature5/28jerome.jpg Hans Memling, S. Girolamo, 1485-90, Öffentliche Kunstsammlung, Basilea

http://www.wga.hu/art/m/memling/3mature5/29jerome.jpg Hans Memling, S. Girolamo, 1485-90, Collezione privata

http://www.wga.hu/art/m/montagna/stjerome.jpg Bartolomeo Montagna, S. Girolamo, 1500 circa, Pinacoteca di Brera, Milano

Augustinus
30-09-04, 12:49
http://www.wga.hu/art/p/pacher/2father3.jpg Michael Pacher, S. Girolamo, 1483 circa, Alte Pinakothek, Monaco

http://www.wga.hu/art/p/parmigia/v_jerome.jpg Parmigianino, Visione di S. Girolamo, 1527, National Gallery, Londra

http://www.wga.hu/art/p/patenier/rockylan.jpg Joachim Patenier, S. Girolamo, Museum Mayer van den Bergh, Antwerp

http://www.wga.hu/art/p/perugino/madonna/mad_tezi.jpg Pietro Perugino, Madonna con Bambino e quattro Santi (SS. Nicola da Tolentino e Girolamo; Bernardino da Siena e Sebastiano), Pala Terzi, 1500, Galleria Nazionale dell'Umbria, Perugia

http://www.wga.hu/art/p/piero/francesc/girolamo.jpg Piero della Francesca, S. Girolamo ed un donatore, 1451, Gallerie dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/p/piero/francesc/jerome.jpg Piero della Francesca, S. Girolamo in penitenza, 1450, Staatliche Museen, Berlino

http://www.wga.hu/art/p/pinturic/crucifix.jpg Pinturicchio, Crocifissione con i SS. Girolamo e Cristoforo, 1471 circa, Galleria Borghese, Roma

Augustinus
30-09-04, 13:51
http://www.wga.hu/art/p/pittoni/jerome.jpg Giambattista Pittoni, SS. Girolamo e Pietro d'Alcantara, National Gallery of Scotland, Edinburgo

http://www.wga.hu/art/r/raphael/1early/03citta.jpg Raffaello Sanzio, Crocifissione con la Vergine ed i SS. Girolamo Maria Maddalena e Giovanni evangelista, Pala di Città di Castello, 1502-03, National Gallery, Londra

http://www.wga.hu/art/r/raphael/5roma/2/02fish.jpg Raffaello Sanzio, Vergine con S. Raffaele e Tobiolo col pesce e Girolamo, 1512-14, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/r/raphael/5roma/1/07folig.jpg Raffaello Sanzio, Madonna di Foligno, 1511-12, Pinacoteca, Vaticano. I Santi sono Giovanni Battista, Francesco d'Assisi e Girolamo. In basso a destra è Sigismondo de' Conti

http://www.wga.hu/art/r/reymersw/stjerome.jpg Marinus van Reymerswaele, S. Girolamo, 1541, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten, Antwerp

http://www.wga.hu/art/r/reymersw/jerome.jpg Marinus van Reymerswaele, S. Girolamo, 1541, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/r/ribera/1/jerome.jpg Jusepe de Ribera, S. Girolamo, 1637, Galleria Doria-Pamphili, Roma

Augustinus
30-09-04, 13:52
http://www.wga.hu/art/r/rosso/1/3madenth.jpg Rosso Fiorentino, Madonna in trono e quattro santi (SS. Giovanni Battista, Antonio Abate, Stefano e Girolamo), 1518, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://www.wga.hu/art/s/sassetta/eucharis/8jerome.jpg Sassetta, S. Girolamo, 1423, Pinacoteca Nazionale, Siena

http://www.wga.hu/art/s/sirani/elisabet/jerome.jpg Elisabetta Sirani, S. Girolamo, Collezione privata

http://www.wga.hu/art/s/spada/jerome.jpg Lionello Spada, S. Girolamo, 1610 circa, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

http://www.wga.hu/art/s/stoss/1open/6jerome.jpg Veit Stoss, S. Girolamo, Altare di S. Maria, 1477-89, Chiesa di S. Maria, Cracovia

http://img249.imageshack.us/img249/7554/pietaeq3.jpg http://www.wga.hu/art/t/tiziano/07_1570s/10pieta.jpg Tiziano Vecellio, Pietà con i SS. Girolamo Maria Maddalena, 1576, Gallerie dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/t/tiziano/06_1560s/01jerome.jpg Tiziano Vecellio, S. Girolamo, 1560 circa, Pinacoteca di Brera, Milano

Augustinus
30-09-04, 13:52
http://mystudios.com/art/italian/titian/titian-st-jerome.jpg Tiziano Vecellio, S. Girolamo, Collezione Thyssen-Bornemisza

http://img249.imageshack.us/img249/2898/saints1sd5.jpg http://www.wga.hu/art/t/tintoret/2_1550s/03camer1.jpg Tintoretto, SS. Girolamo e Andrea, 1552 circa, Gallerie dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/m/master/xunk_it/xunk_it3/ma_child.jpg Maestro italiano sconosciuto, Madonna con Bambino in trono con santi e donatori, 1496, Pinacoteca di Brera, Milano. I Santi sono Ambrogio ed Agostino, Giovanni Crisostomo e Girolamo. I donatori sono Ludovico il Moro, Duca di Milano, e la moglie, Beatrice d'Este con i loro figli Ercole Massimiliano e Francesco

http://www.wga.hu/art/v/valdes/s_jerome.jpg Juan de Valdés Leal, S. Girolamo, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/v/vittoria/stjerome.jpg Alessandro Vittoria, S. Girolamo, 1565, Santa Maria Gloriosa dei Frari, Venezia

http://www.wga.hu/art/v/vouet/1/8jerome.jpg Simon Vouet, S. Girolamo, 1620 circa, National Gallery of Art, Washington

Augustinus
30-09-04, 14:16
http://www.wga.hu/art/t/tura/various/stjerome.jpg Cosme Tura, S. Girolamo, 1474, National Gallery, Londra

http://www.wga.hu/art/l/lotto/1524-26/01cather.jpg Lorenzo Lotto, Matrimonio mistico di S. Caterina con i SS. Girolamo, Giorgio e Sebastiano, Antonio abate e Nicola di Bari, 1524, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

http://spaightwoodgalleries.com/Media/Old_Masters/Bloemaert_St_Jerome_pen_cr2.jpg Abraham Bloemaert, S. Girolamo in penitenza, XVII sec.

http://nga.gov.au/theitalians/Images/LRG/161164.jpg Paris Bordone, Riposo durante la fuga in Egitto con S. Girolamo, 1550 circa, Simon Dickinson, Londra

http://www.royalacademy.org.uk/collection/photo/large/19/PL000619.jpg Lord Leighton, S. Girolamo, 1869, Royal Academy, Londra

http://img509.imageshack.us/img509/2787/reniexh88cat64063004is9.jpg Guido Reni, Un angelo appare a S. Girolamo, 1630 circa, Duomo, Piacenza

http://img509.imageshack.us/img509/4864/reniexh88p258063004lm6.jpg Guido Reni, Madonna con Bambino tra i SS. Girolamo e Tommaso, XVII sec., Pinacoteca vaticana, Roma

http://www.ng-slo.si/imagelib/source/umetnine/NGS1701.jpg Anton Jožef Lerchinger, S. Girolamo, 1701, Narodni galeriji, Lubiana

Augustinus
29-09-05, 17:07
http://www.comune.rimini.it/binary/comune_rimini/monumenti_foto/Guercino_SanGirolamo_500x80.1133454791.jpg Guercino, S. Girolamo nel deserto, Oratorio di S. Giovannino, Rimini

http://img208.imageshack.us/img208/2571/girolamops0.jpg Guercino, S. Girolamo nel deserto, 1650 circa, Hermitage, san Pietriburgo

http://www.exibart.com/profilo/imgpost/rev/861/rev42861(1)-ori.jpg Guercino, S. Girolamo nell'atto di sigillare una sua lettera, XVII sec.

http://cartelfr.louvre.fr/pub/fr/image/31061_p0003693.002.jpg Guercino, S. Girolamo nel deserto, 1621-23, musée du Louvre, Parigi

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/ce/Guercino_%28copia%29_San_Gerolamo_nel_deserto.jpg Ambito del Guercino, S. Girolamo nel deserto, copia di dipinto del Louvre, halböffentliche Sammlung, Schloss Weißenstein, Pommersfelden

http://cartelfr.louvre.fr/pub/fr/image/38340_RF200846.001.jpg Adriaen Thomasz. Key - Willem Key, S. Girolamo mentre medita, 1565-70, musée du Louvre, Parigi

Augustinus
29-09-05, 17:15
Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1118-1124

30 SETTEMBRE

SAN GIROLAMO, SACERDOTE CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA

L'eremita.

"Non conosco Vitale, non voglio Melezio e ignoro Paolino (Lett. XV, al. LVII), mio è soltanto chi aderisce alla cattedra di Pietro" (Lett. XV, al. LVIII). Così, verso il 376, dalle solitudini della Siria, turbate da rivalità episcopali, che da Antiochia agitavano tutto l'Oriente, scriveva a Papa Damaso un monaco sconosciuto, implorando luce per la sua anima redenta dal sangue del Signore (ibidem).

Girolamo era originario della Dalmazia. Lontano da Stridone, terra semibarbara in cui era nato, ne conservava l'asprezza come linfa vigorosa. Lontano da Roma, dove gli studi di belle lettere e filosofia non avevano saputo preservarlo dalle più tristi cadute. Il timore del giudizio di Dio l'aveva condotto al deserto della Calcide. Sotto un cielo di fuoco, per quattro anni macerò il suo corpo con spaventevoli penitenze e cominciò a sacrificare i suoi gusti ciceroniani allo studio della lingua primitiva dei Libri santi. Era questa, per la sua anima appassionata di classiche bellezze, una migliore e più meritevole penitenza. Il lavoro intrapreso era allora ben più duro che ai nostri giorni, perché oggi lessici, grammatiche e lavori di ogni genere hanno resa più facile la ricerca. Quante volte, scoraggiato, disperò del successo! Però egli aveva già sperimentata la verità della sentenza, che avrebbe formulato più tardi: "Amate la scienza delle Scritture e non amerete i vizi della carne" (Lett. CXXV, al. IV, a Rustico). Partendo perciò dall'alfabeto ebraico, andava compitando continuamente sillabe sibilanti e aspirate (ibidem), l'eroica conquista delle quali gli ricordò sempre quanto gli erano costate, per la durezza da allora impressa - è affermazione sua - alla pronunzia del latino (Lett. XXIX, al. CXXX, a Marcella). Egli impegnò nel lavoro tutta l'energia della sua natura focosa, vi si consacrò per tutta la vita [1].

Dio riconobbe in modo magnifico l'omaggio reso in quel modo alla sua parola e, invece del solo risanamento morale, che aveva sperato, Girolamo raggiunse la santità eccezionale, che oggi noi in lui onoriamo e dalle lotte del deserto, per altri in apparenza sterili, usciva uno di quegli uomini dei quali è stato detto: Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo (Mt 5,13-14). Dio metteva a tempo giusto sul candeliere questa luce, per rischiarare tutti quelli che sono nella casa (ivi 15).

Il segretario del Papa.

Roma rivedeva molto trasformato il brillante studente di altri tempi, proclamato ormai degno del sacerdozio, per la santità, la scienza e l'umiltà (Lett. XLV, al. XCIX, ad Asella). Damaso, dottore vergine della Chiesa vergine (Lett. XLVIII, al. L, a Pammachio), lo incaricava di rispondere a suo nome alle consultazioni dell'Oriente e dell'Occidente (Lett. CXXIII, al. XI, ad Ageruchia), e otteneva che cominciasse i grandi lavori scritturali, che dovevano rendere il suo nome immortale e assicurarlo alla riconoscenza del popolo cristiano, con la revisione del Nuovo Testamento latino sul testo originale greco.

Il vendicatore di Maria.

Intanto Girolamo si rivelava polemista incomparabile con la confutazione di Elvidio, che osava mettere in dubbio la perpetua verginità di Maria, Madre di Dio. In seguito, Gioviniano, Vigilanzio, Pelagio ed altri ancora dovevano provarne il vigore. E Maria, ricompensando il suo onore così vendicato, gli conduceva tutte le anime nobili, perché le guidasse nella via della virtù, che sono l'onore della terra e perché, con il sale delle Scritture, le preservasse dalla corruzione di cui l'impero stava ormai morendo.

Il direttore di anime.

Ecco un fenomeno strano per lo storico che non ha fede: attorno a questo Dalmata, mentre la Roma dei Cesari agonizza, brillano i nomi più belli di Roma antica. Creduti estinti, quando la gloria della città regina si era offuscata nelle mani dei plebei arricchiti; nel momento critico in cui, purificata dalle fiamme appiccate dai Barbari, la capitale da essi data al mondo sta per riprendere il suo destino, essi ricompaiono, come per diritto di nascita, a fondare Roma un'altra volta per la sua vera eternità. La lotta ormai è un'altra, ma il loro posto rimane in testa all'armata che salverà il mondo. Sono rari fra noi i saggi, i potenti, i nobili, diceva l'Apostolo quattro secoli prima (1Cor 1,26) e Girolamo protesta; nei nostri tempi sono numerosi, numerosi in mezzo ai monaci (Lett. LXVI, al. XXVI, a Pammachio).

La falange patrizia costituisce la parte migliore dell'armata monastica, al suo sorgere in occidente, e le comunica per sempre il suo carattere di antica grandezza, ma nei suoi ranghi, con titolo eguale a quello dei padri e dei fratelli, si vedono le vergini e le vedove, talvolta le spose, insieme e lo sposo. È Marcella la prima ad ottenere la direzione di Girolamo e sarà Marcella che, scomparso il maestro, diventerà, nonostante la sua umiltà, l'oracolo consultato da tutti nelle difficoltà relative alle Scritture [2]. Seguono Marcella: Furia, Fabiola, Paola, nomi che ricordano i grandi avi, i Camilli, i Fabii, gli Scipioni.

Per il principe del mondo, Satana (Gv 14,30), che credeva ormai sue per sempre le glorie dell'antica città, è troppo e le ore del Santo nella città sono contate. Figlia di Paola, Eustochio aveva meritato di vedersi indirizzato il manifesto sublime, ma pieno di tempesta, in cui Gerolamo, esaltando la verginità, non ha paura di sollevare contro di sé con verve mordente la congiura di falsi monaci, di vergini folli e di chierici indegni (Lett. XXII, a Eustochio, sulla custodia della verginità). Invano la prudente Marcella prevede l'uragano, Girolamo non l'ascolta e osa dire ciò che altri osano fare (Lett. XXVII, al. CXX, a Marcella), ma ha fatto i conti senza la morte di Damaso, che sopravviene in quel momento.

A Betlemme.

Trascinato dal turbine, il giustiziere ritorna al deserto: non più Calcide, ma la quieta Betlemme, dove i ricordi dell'infanzia del Signore attirano questo forte tra i forti, dove Paola e la figlia vengono a stabilirsi, per non perdere i suoi insegnamenti, che preferiscono a tutto, per addolcire la sua amarezza, per medicare le ferite del leone dalla voce possente, che continua a destare echi in Occidente. Onore a queste valorose! La loro fedeltà, la loro sete di sapere, le loro pie importunità procureranno al mondo un tesoro che non ha prezzo: la traduzione autentica dei Libri santi (Conc. Trid. Sess. IV) che l'imperfezione dell'antica versione Italica e le sue varianti, diventate senza numero, hanno resa necessaria davanti ai Giudei, che accusano la Chiesa di aver falsato la Scrittura.

Ogni nuova traduzione destava nuove critiche, non sempre mosse dall'odio: riserve di paurosi, allarmati per l'autorità dei Settanta, grandissima nella sinagoga e nella Chiesa, rifiuti interessati di possessori di manoscritti dalle pagine di porpora, dalle splendide unciali, dalle lettere miniate in argento e oro, che sarebbero stati deprezzati. "Si tengano la loro metallurgia e ci lascino i nostri poveri quaderni - grida san Girolamo esasperato". "Siete proprio voi che mi costringete a subire tante sciocchezze e tante ingiurie, dice alle ispiratrici del suo lavoro, ma, per tagliar alla radice il male, sarebbe meglio impormi il silenzio". Ma la madre e la figlia non la pensavano a quel modo e Girolamo si adattava. "Quia vos cogitis... cogor... cogitis... " (passim).

Tutte le sante amicizie di un tempo facevano parte, da lontano, di questa attività studiosa e Girolamo a nessuno rifiutava il concorso della sua scienza e si scusava amabilmente del fatto che una metà del genere umano gli sembrava più privilegiata: "Principia, figlia mia in Gesù Cristo, io so che molti trovano cosa non buona che io qualche volta scriva a donne; mi si lasci dire ai miei detrattori: Non risponderei a donne, se mi interrogassero sulle Scritture gli uomini" (Lett. LXV, al. CXL, a Principia).

Un messaggio desta esultanza nei monasteri fondati in Efrata: da un fratello di Eustochio e da Leta, figlia cristiana di Albino, sacerdote pagano, è nata a Roma un'altra Paola. Consacrata allo Sposo prima ancora della nascita, balbetta in braccio al sacerdote di Giove l'Alleluia dei cristiani e sa che, oltre i monti e oltre il mare, ha un altro nonno e una zia totalmente consacrata a Dio e vuol partire. Girolamo scrive alla madre gioiosa: "Mandatela e io le sarò maestro e balio, la porterò sulle mie vecchie spalle, aiuterò la sua bocca balbettante a formare le parole, fiero più ancora di Aristotele, perché egli allevava soltanto un re di Macedonia e io invece preparerò al Cristo un'ancella, una sposa, una regina, destinata ad aver posto nei cieli" (Lett. CVII, al. VII, a Leta).

Gli ultimi giorni.

E Betlemme vide la dolce bambina. Giovanissima ancora, assumeva la responsabilità di continuarvi l'opera dei suoi e, presso il vegliardo morente, fu l'angelo del passaggio da questo mondo alla eternità.

L'ora dei profondi distacchi aveva preceduto il momento supremo. La prima Paola partì cantando: Ho preferito vivere umile nella casa di Dio che abitare nelle tende dei peccatori (Sal 83,11. Lett. CVIII, al. XXVII, a Eustochio). Di fronte alla prostrazione mortale, che parve annientare per sempre Girolamo (Lett. XCIX, al. XXXI, a Teofilo) Eustochio, affranta, respinse le sue lacrime e, per le pressioni della figlia, riprese a vivere, per mantenere le promesse fatte alla madre. La vediamo completare le traduzioni, riprendere i commenti del testo, passare da Isaia al Profeta Ezechiele quando sul mondo e su di essa cade il dolore inesprimibile del tempo: "Roma è caduta, si è spenta la luce della terra, in una città sola si è accasciato il mondo. Che cosa fare, se non tacere e pensare ai morti?".

Bisognava però pensare più ancora ai moltissimi fuggitivi, che, spogliati di tutto, giungevano ai Luoghi santi e Girolamo, l'implacabile lottatore, non sapeva risparmiare il suo cuore e le sue lacrime ad alcuno degli sventurati. Più ancora che insegnare la Scrittura, desiderando praticarla, dedicava il suo tempo all'ospitalità e per lo studio restava solo la notte ai suoi occhi quasi ciechi. Ma gli studi gli erano tuttavia carissimi, dimenticava in essi le miserie del giorno e si riempiva di gioia nel rispondere ai desideri della figlia che Dio gli aveva dato. Si leggano le prefazioni ai quattordici libri di Ezechiele e si vedrà quale parte ebbe la vergine di Cristo nell'opera strappata alle angosce del tempo, alle infermità di Girolamo e alle sue ultime lotte contro l'eresia. Si è detto che l'eresia profittava dello scompiglio del mondo per manifestare nuove audacie. Forti dell'appoggio del vescovo di Gerusalemme, i Pelagiani si armarono una notte di torcia e di spada e si gettarono all'assassinio e all'incendio sul monastero di Girolamo e sulle vergini, che dopo la morte di Paola riconoscevano per madre Eustochio. Virilmente affiancata dalla nipote, Paola la giovane, la santa raccolse le sue figliuole e riuscì ad aprirsi un passaggio in mezzo alle fiamme. Ma l'ansietà della terribile notte aveva consumate le sue forze e Girolamo la seppellì presso la mangiatoia del Dio Bambino, come la madre e, lasciando incompiuto il suo commento a Geremia, si dispose egli pure a morire.

VITA. - San Girolamo nacque a Stridone in Dalmazia tra il 340 e il 345 da genitori che lo inviarono poi a Roma a studiarvi grammatica e retorica. Preso per qualche tempo dai piaceri e dal desiderio di successi, presto ne fu stanco e chiese il battesimo a Papa Liberio. Dopo un soggiorno alla corte imperiale di Treviri, si ritirò ad Aquileia, e, poco appresso, partì per l'Oriente. Dimorò ad Antiochia nella Quaresima del 374 o 375 e, caduto gravemente infermo, promise di non leggere più libri profani. Guarito, parti per il deserto di Calcide, a sud-est di Antiochia, dove visse in romitaggio e imparò l'Ebraico. Tornato ad Antiochia, fu ordinato sacerdote e si portò a Costantinopoli, dove incontrò san Gregorio di Nazianzo. Nel 382 era a Roma e Papa Damaso lo scelse per segretario, gli consigliò di studiare la Sacra Scrittura e di rivedere la traduzione dei Vangeli e del Salterio. Allo studio unì la predicazione e la direzione spirituale. Dopo la morte del Papa, avvenuta nel 384, lasciò Roma e con Paola ed Eustochio, visitò la Palestina, l'Egitto e si stabilì a Betlemme nel 386. Paola costruì un monastero per lui e per i suoi compagni e un altro per sé e per le sue figlie. La sua vita fu da allora tutta conservata allo studio della Scrittura, alla traduzione dei Libri santi, alla direzione spirituale con Conferenze e Lettere. Morì nel 419 o nel 420, a 92 anni e il suo corpo è venerato a Roma, nella Chiesa di S. Maria Maggiore.

Il Santo.

Tu completi, o santo illustre, la brillante costellazione dei Dottori nel cielo della santa Chiesa. Già si annunzia l'aurora del giorno eterno e il Sole di giustizia apparirà presto sulla valle del giudizio. Modello di penitenza, insegnaci il timore, che preserva o ripara, guidaci nelle vie austere dell'espiazione. Monaco, storico di grandi monaci, padre di solitari, come te attirati a Betlemme dal profumo dell'Infanzia divina, mantieni lo spirito di lavoro e di preghiera nell'Ordine monastico in cui parecchie famiglie hanno preso da te il nome. Flagello degli eretici, stringici alla fede romana, zelatore del gregge, preservaci dai lupi e dai mercenari, vendicatore di Maria, ottieni che fiorisca sempre sulla terra la verginità.

Il Dottore.

La tua gloria o Girolamo, partecipa della gloria dell'Agnello. La chiave di Davide (Ap 3,7) ti fu data per aprire i sigilli molteplici delle Scritture e, sotto il velo delle parole, mostrarci Gesù. Oggi la Chiesa della terra canta le tue lodi per questo e per questo ti presenta ai suoi figli come l'interprete ufficiale del Libro ispirato, che la guida al suo destino. Gradisci, col suo omaggio, la nostra personale gratitudine. Per le tue preghiere, possa il Signore ridarci il rispetto e l'amore che la sua divina parola merita e, per i tuoi meriti, si moltiplichino attorno al sacro deposito i dotti e le loro sapienti ricerche. Ma tutti sappiano che, se si vuole capire Dio, lo si ascolta in ginocchio. Dio si accetta, non si discute anche se, nella interpretazione diversa che possono avere i suoi messaggi, è lecita la ricerca, sotto il controllo della Chiesa, per scoprire il vero; anche se è cosa lodevole scrutarne senza fine la profondità augusta. Beato chi ti segue in questo studio santo! L'hai detto tu: "Vivere in mezzo a tanti tesori, sprofondarsi in essi, non saper altro, non cercar altro, non è forse questo abitare già in cielo, mentre siamo ancora sulla terra? Impariamo nel tempo ciò che dovremo conoscere per l'eternità" (Lett. LIV, a Paolino).

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NOTE

[1] Hebraeam linguam, quam ego ab adolescentia multo labore ac sudore ex parte didici, et infatigabili meditatione non desero, ne ipse ab ea deserar (Lett. CVIII, l. XXVII, a Eustochio).

[2] Lett. CXXVII, l. XVI, a Principia. Et quia valde prudens erat, sic ad interrogata respondebat, ut etiam sua non sua diceret .... ne virili sexui, et interdum sacerdotibus de obscuris et ambiguis sciscitantibus, tacere videretur iniuriam.

Caterina63
30-09-06, 09:50
Amici...segnaliamo per quanti non lo sapessero che proprio nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, sono conservate le reliquie di San Girolamo:

Nella testata sinistra dell’arcone dell’abside si trova un mosaico con san Girolamo che spiega le Scritture alle sue discepole Paola e Eustochio; nella testata destra, san Matteo che predica agli ebrei. Questi due mosaici ricordano che proprio nella basilica di Santa Maria Maggiore la tradizione venera alcune reliquie di san Matteo e il corpo di san Girolamo, quest’ultimo sarebbe stato qui traslato da Betlemme, al tempo dell’invasione araba. In questa basilica dedicata alla Madre di Dio e all’Incarnazione del Verbo, ben riposa il corpo di San Girolamo che ha talmente amato l’Incarnazione di Cristo, da scegliere di vivere nei pressi della grotta della Natività per studiare, pregare e tradurre le Scritture. Sua è la splendida espressione lapidaria, citata dalla Dei Verbum: "Ignoratio Scripturarum, ignoratio Christi est, l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo".

http://www.santamelania.it/approf/luogiub/lugcap4.htm

:-:-01#19
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"Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero" (Santa Caterina da Siena)

Caterina63
30-09-06, 09:51
In una lettera all’amico Paolino da Nola Girolamo si lamenta dei "dilettanti" che si arrogano il diritto di emettere sentenze sulla Bibbia :-01#44 :

«Agricolae, caementarii, fabri, metallorum lignorum que caesores, lanarii quoque et fullones et ceteri, qui variam supellectilem et vilia opuscula fabricantur, absque doctore non possunt esse, quod cupiunt. Sola scripturarum ars est, quam sibi omnes passim vindicent: scribimus indocti docti que poemata passim. Hanc garrula anus, hanc delirus senex, hanc soloecista verbosus, hanc universi praesumunt, lacerant, docent, antequam discant […] et, ne parum hoc sit, quadam facilitate verborum, immo audacia disserunt aliis, quod ipsi non intellegunt. Taceo de meis similibus, qui si forte ad scripturas sanctas post saeculares litteras venerint […] sed ad sensum suum incongrua aptant testimonia, quasi grande sit et non vitiosissimum dicendi genus depravare sententias et ad voluntatem suam scripturam trahere repugnantem […] Puerilia sunt haec et circulatorum ludo similia, docere, quod ignores, immo, et cum clitomacho loquar, nec hoc quidem scire, quod nescias.»

(Epistula LIII ad Paulinum presbyterum, 7)

Ed. J. Divjak, Tournai, 1981

Augustinus
29-09-07, 16:52
St. Jerome

Born at Stridon, a town on the confines of Dalmatia and Pannonia, about the year 340-2; died at Bethlehem, 30 September, 420.

He went to Rome, probably about 360, where he was baptized, and became interested in ecclesiastical matters. From Rome he went to Trier, famous for its schools, and there began his theological studies. Later he went to Aquileia, and towards 373 he set out on a journey to the East. He settled first in Antioch, where he heard Apollinaris of Laodicea, one of the first exegetes of that time and not yet separated from the Church. From 374-9 Jerome led an ascetical life in the desert of Chalcis, south-west of Antioch. Ordained priest at Antioch, he went to Constantinople (380-81), where a friendship sprang up between him and St. Gregory of Nazianzus. From 382 to August 385 he made another sojourn in Rome, not far from Pope Damasus. When the latter died (11 December, 384) his position became a very difficult one. His harsh criticisms had made him bitter enemies, who tried to ruin him. After a few months he was compelled to leave Rome. By way of Antioch and Alexandria he reached Bethlehem, in 386. He settled there in a monastery near a convent founded by two Roman ladies, Paula and Eustochium, who followed him to Palestine. Henceforth he led a life of asceticism and study; but even then he was troubled by controversies which will be mentioned later, one with Rufinus and the other with the Pelagians.

CHRONOLOGY

The literary activity of St. Jerome, although very prolific, may be summed up under a few principal heads: works on the Bible; theological controversies; historical works; various letters; translations. But perhaps the chronology of his more important writings will enable us to follow more easily the development of his studies.

A first period extends to his sojourn in Rome (382), a period of preparation. From this period we have the translation of the homilies of Origen on Jeremias, Ezechiel, and Isaias (379-81), and about the same time the translation of the Chronicle of Eusebius; then the "Vita S. Pauli, prima eremitae" (374-379).

A second period extends from his sojourn in Rome to the beginning of the translation of the Old Testament from the Hebrew (382-390). During this period the exegetical vocation of St. Jerome asserted itself under the influence of Pope Damasus, and took definite shape when the opposition of the ecclesiastics of Rome compelled the caustic Dalmatian to renounce ecclesiastical advancement and retire to Bethlehem. In 384 we have the correction of the Latin version of the Four Gospels; in 385, the Epistles of St. Paul; in 384, a first revision of the Latin Psalms according to the accepted text of the Septuagint (Roman Psalter); in 384, the revision of the Latin version of the Book of Job, after the accepted version of the Septuagint; between 386 and 391 a second revision of the Latin Psalter, this time according to the text of the "Hexapla" of Origen (Gallican Psalter, embodied in the Vulgate). It is doubtful whether he revised the entire version of the Old Testament according to the Greek of the Septuagint. In 382-383 "Altercatio Luciferiani et Orthodoxi" and "De perpetua Virginitate B. Mariae; adversus Helvidium". In 387-388, commentaries on the Epistles to Philemon, to the Galatians, to the Ephesians, to Titus; and in 389-390, on Ecclesiastes.

Between 390 and 405, St. Jerome gave all his attention to the translation of the Old Testament according to the Hebrew, but this work alternated with many others. Between 390-394 he translated the Books of Samuel and of Kings, Job, Proverbs, Ecclesiastes, the Canticle of Canticles, Esdras, and Paralipomena. In 390 he translated the treatise "De Spiritu Sancto" of Didymus of Alexandria; in 389-90, he drew up his "Quaestiones hebraicae in Genesim" and "De interpretatione nominum hebraicorum." In 391-92 he wrote the "Vita S. Hilarionis", the "Vita Malchi, monachi captivi", and commentaries on Nahum, Micheas, Sophonias, Aggeus, Habacuc. In 392-93, "De viris illustribus", and "Adversus Jovinianum"; in 395, commentaries on Jonas and Abdias; in 398, revision of the remainder of the Latin version of the New Testament, and about that time commentaries on chapters 13-23 of Isaias; in 398, an unfinished work "Contra Joannem Hierosolymitanum"; in 401, "Apologeticum adversus Rufinum"; between 403-406, "Contra Vigilantium"; finally from 398 to 405, completion of the version of the Old Testament according to the Hebrew.

In the last period of his life, from 405 to 420, St. Jerome took up the series of his commentaries interrupted for seven years. In 406, he commented on Osee, Joel, Amos, Zacharias, Malachias; in 408, on Daniel; from 408 to 410, on the remainder of Isaias; from 410 to 415, on Ezechiel; from 415-420, on Jeremias. From 401 to 410 date what is left of his sermons; treatises on St. Mark, homilies on the Psalms, on various subjects, and on the Gospels; in 415, "Dialogi contra Pelagianos".

CHARACTERISTICS OF ST. JEROME'S WORK

St. Jerome owes his place in the history of exegetical studies chiefly to his revisions and translations of the Bible. Until about 391-2, he considered the Septuagint translation as inspired. But the progress of his Hebraistic studies and his intercourse with the rabbis made him give up that idea, and he recognized as inspired the original text only. It was about this period that he undertook the translation of the Old Testament from the Hebrew. But he went too far in his reaction against the ideas of his time, and is open to reproach for not having sufficiently appreciated the Septuagint. This latter version was made from a much older, and at times much purer, Hebrew text than the one in use at the end of the fourth century. Hence the necessity of taking the Septuagint into consideration in any attempt to restore the text of the Old Testament. With this exception we must admit the excellence of the translation made by St. Jerome.

His commentaries represent a vast amount of work but of very unequal value. Very often he worked exceedingly rapidly; besides, he considered a commentary a work of compilation, and his chief care was to accumulate the interpretations of his predecessors, rather than to pass judgment on them. The "Quaestiones hebraicae in Genesim" is one of his best works. It is a philological inquiry concerning the original text. It is to be regretted that he was unable to continue, as had been his intention, a style of work entirely new at the time. Although he often asserted his desire to avoid excessive allegory, his efforts in that respect were far from successful, and in later years he was ashamed of some of his earlier allegorical explanations. He himself says that he had recourse to the allegorical meaning only when unable to discover the literal meaning. His treatise, "De Interpretatione nominum hebraicorum", is but a collection of mystical and symbolical meanings.

Excepting the "Commentarius in ep. ad Galatas", which is one of his best, his explanations of the New Testament have no great value. Among his commentaries on the Old Testament must be mentioned those on Amos, Isaias, and Jeremias. There are some that are frankly bad, for instance those on Zacharias, Osee, and Joel.

To sum up, the Biblical knowledge of St. Jerome makes him rank first among ancient exegetes. In the first place, he was very careful as to the sources of his information. He required of the exegete a very extensive knowledge of sacred and profane history, and also of the linguistics and geography of Palestine. He never either categorically acknowledged or rejected the deuterocanonical books as part of the Canon of Scripture, and he repeatedly made use of them. On the inspiration, the existence of a spiritual meaning, and the freedom of the Bible from error, he holds the traditional doctrine. Possibly he has insisted more than others on the share which belongs to the sacred writer in his collaboration in the inspired work. His criticism is not without originality. The controversy with the Jews and with the Pagans had long since called the attention of the Christians to certain difficulties in the Bible. St. Jerome answers in various ways. Not to mention his answers to this or that difficulty, he appeals above all to the principle, that the original text of the Scriptures is the only one inspired and free from error. Therefore one must determine if the text, in which the difficulties arise, has not been altered by the copyist. Moreover, when the writers of the New Testament quoted the Old Testament, they did so not according to the letter but according to the spirit. There are many subtleties and even contradictions in the explanations Jerome offers, but we must bear in mind his evident sincerity. He does not try to cloak over his ignorance; he admits that there are many difficulties in the Bible; at times he seems quite embarrassed. Finally, he proclaims a principle, which, if recognized as legitimate, might serve to adjust the insufficiencies of his criticism. He asserts that in the Bible there is no material error due to the ignorance or the heedlessness of the sacred writer, but he adds: "It is usual for the sacred historian to conform himself to the generally accepted opinion of the masses in his time" (P.L., XXVI, 98; XXIV, 855).

Among the historical works of St. Jerome must be noted the translation and the continuation of the "Chronicon Eusebii Caesariensis", as the continuation written by him, which extends from 325 to 378, served as a model for the annals of the chroniclers of the Middle Ages; hence the defects in such works: dryness, superabundance of data of every description, lack of proportion and of historical sense. The "Vita S. Pauli Eremitae" is not a very reliable document. The "Vita Malchi, monachi" is a eulogy of chastity woven through a number of legendary episodes. As to the "Vita S. Hilarionis", it has suffered from contact with the preceding ones. It has been asserted that the journeys of St. Hilarion are a plagiarism of some old tales of travel. But these objections are altogether misplaced, as it is really a reliable work. The treatise "De Viris illustribus" is a very excellent literary history. It was written as an apologetic work to prove that the Church had produced learned men. For the first three centuries Jerome depends to a great extent on Eusebius, whose statements he borrows, often distorting them, owing to the rapidity with which he worked. His accounts of the authors of the fourth century however are of great value.

The oratorical consist of about one hundred homilies or short treatises, and in these the Solitary of Bethlehem appears in a new light. He is a monk addressing monks, not without making very obvious allusions to contemporary events. The orator is lengthy and apologizes for it. He displays a wonderful knowledge of the versions and contents of the Bible. His allegory is excessive at times, and his teaching on grace is Semipelagian. A censorious spirit against authority, sympathy for the poor which reaches the point of hostility against the rich, lack of good taste, inferiority of style, and misquotation, such are the most glaring defects of these sermons. Evidently they are notes taken down by his hearers, and it is a question whether they were reviewed by the preacher.

The correspondence of St. Jerome is one of the best known parts of his literary output. It comprises about one hundred and twenty letters from him, and several from his correspondents. Many of these letters were written with a view to publication, and some of them the author even edited himself; hence they show evidence of great care and skill in their composition, and in them St. Jerome reveals himself a master of style. These letters, which had already met with great success with his contemporaries, have been, with the "Confessions" of St. Augustine, one of the works most appreciated by the humanists of the Renaissance. Aside from their literary interest they have great historical value. Relating to a period covering half a century they touch upon most varied subjects; hence their division into letters dealing with theology, polemics, criticism, conduct, and biography. In spite of their turgid diction they are full of the man's personality. It is in this correspondence that the temperament of St. Jerome is most clearly seen: his waywardness, his love of extremes, his exceeding sensitiveness; how he was in turn exquisitely dainty and bitterly satirical, unsparingly outspoken concerning others and equally frank about himself.

The theological writings of St. Jerome are mainly controversial works, one might almost say composed for the occasion. He missed being a theologian, by not applying himself in a consecutive and personal manner to doctrinal questions. In his controversies he was simply the interpreter of the accepted ecclesiastical doctrine. Compared with St. Augustine his inferiority in breadth and originality of view is most evident.

His "Dialogue" against the Luciferians deals with a schismatic sect whose founder was Lucifer, Bishop of Cagliari in Sardinia. The Luciferians refused to approve of the measure of clemency by which the Church, since the Council of Alexandria, in 362, had allowed bishops, who had adhered to Arianism, to continue to discharge their duties on condition of professing the Nicene Creed. This rigorist sect had adherents almost everywhere, and even in Rome it was very troublesome. Against it Jerome wrote his "Dialogue", scathing in sarcasm, but not always accurate in doctrine, particularly as to the Sacrament of Confirmation.

The book "Adversus Helvidium" belongs to about the same period. Helvidius held the two following tenets:

Mary bore children to Joseph after the virginal birth of Jesus Christ;
from a religious viewpoint, the married state is not inferior to celibacy.

Earnest entreaty decided Jerome to answer. In doing so he discusses the various texts of the Gospel which, it was claimed, contained the objections to the perpetual virginity of Mary. If he did not find positive answers on all points, his work, nevertheless, holds a very creditable place in the history of Catholic exegesis upon these questions.
The relative dignity of virginity and marriage, discussed in the book against Helvidius, was taken up again in the book "Adversus Jovinianum" written about ten years later. Jerome recognizes the legitimacy of marriage, but he uses concerning it certain disparaging expressions which were criticized by contemporaries and for which he has given no satisfactory explanation. Jovinian was more dangerous than Helvidius. Although he did not exactly teach salvation by faith alone, and the uselessness of good works, he made far too easy the road to salvation and slighted a life of asceticism. Every one of these points St. Jerome took up.

The "Apologeticum adversus Rufinum" dealt with the Origenistic controversies. St. Jerome was involved in one of the most violent episodes of that struggle, which agitated the Church from Origen's lifetime until the Fifth Ecumenical Council (553). The question at issue was to determine if certain doctrines professed by Origen and others taught by certain pagan followers of Origen could be accepted. In the present case the doctrinal difficulties were embittered by personalities between St. Jerome and his former friend, Rufinus. To understand Origen were by far the most complete exegetical collection then in existence, and the one most accessible to students. Hence a very natural tendency to make use of them, and it is evident that St. Jerome did so, as well as many others. But we must carefully distinguish between writers who made use of Origen and those who adhered to his doctrines. This distinction is particularly necessary with St. Jerome, whose method of work was very rapid, and consisted in transcribing the interpretations of former exegetes without passing criticism on them. Nevertheless, it is certain that St. Jerome greatly praised and made use of Origen, that he even transcribed some erroneous passages without due reservation. But it is also evident that he never adhered thinkingly and systematically to the Origenistic doctrines.

Under these circumstances it came about that when Rufinus, who was a genuine Origenist, called on him to justify his use of Origen, the explanations he gave were not free from embarrassment. At this distance of time it would require a very subtle and detailed study of the question to decide the real basis of the quarrel. However that may be, Jerome may be accused of imprudence of language and blamed for a too hasty method of work. With a temperament such as his, and confident of his undoubted orthodoxy in the matter of Origenism, he must naturally have been tempted to justify anything. This brought about a most bitter controversy with his wily adversary, Rufinus. But on the whole Jerome's position is by far the stronger of the two, even in the eyes of his contemporaries. It is generally conceded that in this controversy Rufinus was to blame. It was he who brought about the conflict in which he proved himself to be narrow-minded, perplexed, ambitious, even timorous. St. Jerome, whose attitude is not always above reproach, is far superior to him.

Vigilantius, the Gascon priest against whom Jerome wrote a treatise, quarrelled with ecclesiastical usages rather than matters of doctrine. What he principally rejected was the monastic life and the veneration of saints and of relics.

In short, Helvidius, Jovinian, and Vigilantius were the mouthpieces of a reaction against asceticism which had developed so largely in the fourth century. Perhaps the influence of that same reaction is to be seen in the doctrine of the monk Pelagius, who gave his name to the principal heresy on grace: Pelagianism. On this subject Jerome wrote his "Dialogi contra Pelagianos". Accurate as to the doctrine of original sin, the author is much less so when he determines the part of God and of man in the act of justification. In the main his ideas are Semipelagian: man merits first grace: a formula which endangers the absolute freedom of the gift of grace.

The book "De situ et nominibus locorum hebraicorum" is a translation of the "Onomasticon" of Eusebius, to which the translator has joined additions and corrections. The translations of the "Homilies" of Origen vary in character according to the time in which they were written. As time went on, Jerome became more expert in the art of translating, and he outgrew the tendency to palliate, as he came across them, certain errors of Origen. We must make special mention of the translation of the homilies "In Canticum Canticorum", the Greek original of which has been lost.

St. Jerome's complete works can be found in P.L., XXII-XXX.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VIII, 1910, New York (http://www.newadvent.org/cathen/08341a.htm)

Augustinus
30-09-07, 17:54
http://www.museosdeandalucia.es/cultura/museos/media/fotos/MBASE_os_31_e183p_lg.jpg Juan de Valdés Leal, Tentazioni di S. Girolamo, 1657, Museo de Bellas Artes, Siviglia

http://www.museosdeandalucia.es/cultura/museos/media/fotos/MBASE_os_32_e178p_lg.jpg Juan de Valdés Leal, Flagellazione di S. Girolamo, 1657, Museo de Bellas Artes, Siviglia

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/20/Francisco_de_Zurbar%C3%A1n_021.jpg Francisco de Zurbarán, Flagellazione di S. Girolamo, 1639, Monastero de los Jerónimos, Guadalupe

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/ab/Francisco_de_Zurbarán_023.jpg/736px-Francisco_de_Zurbarán_023.jpg Francisco de Zurbarán, Tentazione di S. Girolamo, 1639, Monastero de los Jerónimos, Guadalupe

Augustinus
30-09-07, 17:55
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/28/Francisco_de_Zurbar%C3%A1n_041.jpg http://img218.imageshack.us/img218/8563/girolamodk7.jpg Francisco de Zurbarán, S. Girolamo, 1640 circa, Fine Arts Gallery, San Diego

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/35/Francisco_de_Zurbar%C3%A1n_042.jpg Francisco de Zurbarán, S. Girolamo, 1626-27, Museo de Bellas Artes, Siviglia

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/06/Francisco_de_Zurbar%C3%A1n_043.jpg Francisco de Zurbarán, S. Girolamo a colloquio con S. Paola Romana e S. Eustochio, 1638-40, National Gallery of Art, Washington

http://rijksmuseum.nl/images/aria/sk/z/sk-a-3903.z Aertgen van Leyden, S. Girolamo, XVI sec., Rijksmuseum, Amsterdam

Augustinus
30-09-07, 17:57
http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/I/museil20/Forli/FC040/FC040_01/049.JPG Giuseppe Maria Galeppini, S. Girolamo, 1646, Pinacoteca Civica "Melozzo degli Ambrogi", Forlì

http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/I/museil20/Budrio/Budrio/991126/1353/img0034.jpg Ubaldo Gandolfi, S. Girolamo penitente nel deserto ha la visione delle trombe del Giudizio, 1760-70, Pinacoteca Civica "D. Inzaghi", Budrio

http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/I/museil20/ravenna/pinlomb/66231653/0587/IMG0090.JPG Ambito emiliano, S. Girolamo in meditazione, XVII sec., Museo d'Arte della Città, Ravenna

http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/I/museil20/Rimini/RN028/RN028_02/196PQ.JPG Giovanni Battista Pittoni, S. Girolamo penitente dinanzi al Crocifisso, 1720-23, Museo della Città, Rimini

http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/I/museil20/Rimini/RN028/RN028_02/616PQ.JPG Lattanzio da Rimini, Sacra conversazione tra la Vergine con Bambino ed i SS. Girolamo e Giovanni Battista, 1501-15, Museo della Città, Rimini

Augustinus
30-09-07, 17:58
http://www.insecula.com/Photosnew/00/00/09/96/ME0000099685_3.jpg Antonio Vivarini, S. Girolamo, 1441, Metropolitan Museum of Art, New York

http://www.insecula.com/Photosnew/00/00/10/46/ME0000104655_3.jpg Simon Marmion, S. Girolamo con un donatore inginocchiato, 1475-80, Philadelphia Museum of Art, Philadelphia

http://www.insecula.com/Photosnew/00/00/05/81/ME0000058136_3.JPG Francesco Fontebasso, La Vergine appare a S. Girolamo, 1740-60, Musée du Louvre, Parigi

http://www.insecula.com/Photosnew/00/00/05/86/ME0000058681_3.JPG Pieter Cornélisz van Slingelandt, S. Girolamo in preghiera nella grotta, 1656, Musée du Louvre, Parigi

http://www.insecula.com/Photosnew/00/00/05/78/ME0000057842_3.JPG Luca Signorelli, S. Girolamo penitente in estasi, 1505-10, Musée du Louvre, Parigi

http://cgfa.sunsite.dk/p/apollaiuolo5.jpg Antonio Pollaiuolo, S. Girolamo, XV sec., Palazzo Pitti, Firenze

http://www.wga.hu/art/p/pereda/jerome.jpg http://cgfa.sunsite.dk/p/pereda2.jpg Antonio de Pereda, S. Girolamo, 1643, Museo del Prado, Madrid

Augustinus
30-09-07, 23:05
http://img222.imageshack.us/img222/7650/saintjeromeod9.jpg Bernardo Cavallino, S. Girolamo, XVII sec., collezione privata

http://img223.imageshack.us/img223/7660/saintjeromeinthewildernnw0.jpg Lorenzo Sabatini, S. Girolamo nel deserto, XVI sec., collezione privata

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/8f/Agostino_Carracci.jpg Agostino Carracci, Ultima Comunione di S. Girolamo, 1592, Pinacoteca Nazionale, Bologna

http://img47.imageshack.us/img47/5115/p21g118zd6.jpg http://img228.imageshack.us/img228/8594/sangirolamo2bh9.jpg http://img218.imageshack.us/img218/3332/hxart067domenichinobh3.jpg Domenichino, Ultima Comunione di S. Girolamo, 1614, Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano, Roma

http://img228.imageshack.us/img228/9923/sangirolamons4.jpg Domenichino, S. Girolamo e l'angelo, XVII sec., Museo del Prado, Madrid

Augustinus
09-11-07, 16:56
BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 7 novembre 2007

San Girolamo

Cari fratelli e sorelle!

Fermeremo oggi la nostra attenzione su san Girolamo, un Padre della Chiesa che ha posto al centro della sua vita la Bibbia: l’ha tradotta nella lingua latina, l’ha commentata nelle sue opere, e soprattutto si è impegnato a viverla concretamente nella sua lunga esistenza terrena, nonostante il ben noto carattere difficile e focoso ricevuto dalla natura.

Girolamo nacque a Stridone verso il 347 da una famiglia cristiana, che gli assicurò un’accurata formazione, inviandolo anche a Roma a perfezionare i suoi studi. Da giovane sentì l'attrattiva della vita mondana (cfr Ep. 22,7), ma prevalse in lui il desiderio e l'interesse per la religione cristiana. Ricevuto il battesimo verso il 366, si orientò alla vita ascetica e, recatosi ad Aquileia, si inserì in un gruppo di ferventi cristiani, da lui definito quasi «un coro di beati» (Chron. ad ann. 374) riunito attorno al Vescovo Valeriano. Partì poi per l'Oriente e visse da eremita nel deserto di Calcide, a sud di Aleppo (cfr Ep. 14,10), dedicandosi seriamente agli studi. Perfezionò la sua conoscenza del greco, iniziò lo studio dell'ebraico (cfr Ep. 125,12), trascrisse codici e opere patristiche (cfr Ep. 5,2). La meditazione, la solitudine, il contatto con la Parola di Dio fecero maturare la sua sensibilità cristiana. Sentì più pungente il peso dei trascorsi giovanili (cfr Ep. 22,7), e avvertì vivamente il contrasto tra mentalità pagana e vita cristiana: un contrasto reso celebre dalla drammatica e vivace "visione", della quale egli ci ha lasciato il racconto. In essa gli sembrò di essere flagellato al cospetto di Dio, perché «ciceroniano e non cristiano» (cfr Ep. 22,30).

Nel 382 si trasferì a Roma: qui il Papa Damaso, conoscendo la sua fama di asceta e la sua competenza di studioso, lo assunse come segretario e consigliere; lo incoraggiò a intraprendere una nuova traduzione latina dei testi biblici per motivi pastorali e culturali. Alcune persone dell’aristocrazia romana, soprattutto nobildonne come Paola, Marcella, Asella, Lea ed altre, desiderose di impegnarsi sulla via della perfezione cristiana e di approfondire la loro conoscenza della Parola di Dio, lo scelsero come loro guida spirituale e maestro nell’approccio metodico ai testi sacri. Queste nobil donne impararono anche il greco e l’ebraico.

Dopo la morte di Papa Damaso, Girolamo lasciò Roma nel 385 e intraprese un pellegrinaggio, dapprima in Terra Santa, silenziosa testimone della vita terrena di Cristo, poi in Egitto, terra di elezione di molti monaci (cfr Contra Rufinum 3,22; Ep. 108,6-14). Nel 386 si fermò a Betlemme, dove, per la generosità della nobildonna Paola, furono costruiti un monastero maschile, uno femminile e un ospizio per i pellegrini che si recavano in Terra Santa, «pensando che Maria e Giuseppe non avevano trovato dove sostare» (Ep. 108,14). A Betlemme restò fino alla morte, continuando a svolgere un'intensa attività: commentò la Parola di Dio; difese la fede, opponendosi vigorosamente a varie eresie; esortò i monaci alla perfezione; insegnò la cultura classica e cristiana a giovani allievi; accolse con animo pastorale i pellegrini che visitavano la Terra Santa. Si spense nella sua cella, vicino alla grotta della Natività, il 30 settembre 419/420.

La preparazione letteraria e la vasta erudizione consentirono a Girolamo la revisione e la traduzione di molti testi biblici: un prezioso lavoro per la Chiesa latina e per la cultura occidentale. Sulla base dei testi originali in greco e in ebraico e grazie al confronto con precedenti versioni, egli attuò la revisione dei quattro Vangeli in lingua latina, poi del Salterio e di gran parte dell'Antico Testamento. Tenendo conto dell'originale ebraico e greco, dei Settanta, la classica versione greca dell’Antico Testamento risalente al tempo precristiano, e delle precedenti versioni latine, Girolamo, affiancato poi da altri collaboratori, poté offrire una traduzione migliore: essa costituisce la cosiddetta "Vulgata", il testo "ufficiale" della Chiesa latina, che è stato riconosciuto come tale dal Concilio di Trento e che, dopo la recente revisione, rimane il testo “ufficiale” della Chiesa di lingua latina. E’ interessante rilevare i criteri a cui il grande biblista si attenne nella sua opera di traduttore. Li rivela egli stesso quando afferma di rispettare perfino l’ordine delle parole delle Sacre Scritture, perché in esse, dice, “anche l’ordine delle parole è un mistero” (Ep. 57,5), cioè una rivelazione. Ribadisce inoltre la necessità di ricorrere ai testi originali: «Qualora sorgesse una discussione tra i Latini sul Nuovo Testamento, per le lezioni discordanti dei manoscritti, ricorriamo all'originale, cioè al testo greco, in cui è stato scritto il Nuovo Patto. Allo stesso modo per l'Antico Testamento, se vi sono divergenze tra i testi greci e latini, ci appelliamo al testo originale, l'ebraico; così tutto quello che scaturisce dalla sorgente, lo possiamo ritrovare nei ruscelli» (Ep. 106,2). Girolamo, inoltre, commentò anche parecchi testi biblici. Per lui i commentari devono offrire molteplici opinioni, «in modo che il lettore avveduto, dopo aver letto le diverse spiegazioni e dopo aver conosciuto molteplici pareri – da accettare o da respingere –, giudichi quale sia il più attendibile e, come un esperto cambiavalute, rifiuti la moneta falsa» (Contra Rufinum 1,16).

Confutò con energia e vivacità gli eretici che contestavano la tradizione e la fede della Chiesa. Dimostrò anche l'importanza e la validità della letteratura cristiana, divenuta una vera cultura ormai degna di essere messa confronto con quella classica: lo fece componendo il De viris illustribus, un'opera in cui Girolamo presenta le biografie di oltre un centinaio di autori cristiani. Scrisse pure biografie di monaci, illustrando accanto ad altri itinerari spirituali anche l'ideale monastico; inoltre tradusse varie opere di autori greci. Infine nell'importante Epistolario, un capolavoro della letteratura latina, Girolamo emerge con le sue caratteristiche di uomo colto, di asceta e di guida delle anime.

Che cosa possiamo imparare noi da San Girolamo? Mi sembra soprattutto questo: amare la Parola di Dio nella Sacra Scrittura. Dice San Girolamo: “Ignorare le Scritture è ignorare Cristo”. Perciò è importante che ogni cristiano viva in contatto e in dialogo personale con la Parola di Dio, donataci nella Sacra Scrittura. Questo nostro dialogo con essa deve sempre avere due dimensioni: da una parte, dev'essere un dialogo realmente personale, perché Dio parla con ognuno di noi tramite la Sacra Scrittura e ha un messaggio ciascuno. Dobbiamo leggere la Sacra Scrittura non come parola del passato, ma come Parola di Dio che si rivolge anche a noi e cercare di capire che cosa il Signore voglia dire a noi. Ma per non cadere nell'individualismo dobbiamo tener presente che la Parola di Dio ci è data proprio per costruire comunione, per unirci nella verità nel nostro cammino verso Dio. Quindi essa, pur essendo sempre una Parola personale, è anche una Parola che costruisce comunità, che costruisce la Chiesa. Perciò dobbiamo leggerla in comunione con la Chiesa viva. Il luogo privilegiato della lettura e dell'ascolto della Parola di Dio è la liturgia, nella quale, celebrando la Parola e rendendo presente nel Sacramento il Corpo di Cristo, attualizziamo la Parola nella nostra vita e la rendiamo presente tra noi. Non dobbiamo mai dimenticare che la Parola di Dio trascende i tempi. Le opinioni umane vengono e vanno. Quanto è oggi modernissimo, domani sarà vecchissimo. La Parola di Dio, invece, è Parola di vita eterna, porta in sé l'eternità, ciò che vale per sempre. Portando in noi la Parola di Dio, portiamo dunque in noi l'eterno, la vita eterna.

E così concludo con una parola di San Girolamo a San Paolino di Nola. In essa il grande Esegeta esprime proprio questa realtà, che cioè nella Parola di Dio riceviamo l'eternità, la vita eterna. Dice San Girolamo: «Cerchiamo di imparare sulla terra quelle verità la cui consistenza persisterà anche nel cielo» (Ep. 53,10).

Augustinus
09-11-07, 23:19
BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 14 novembre 2007

San Girolamo (2)

Cari fratelli e sorelle!

Continuiamo oggi la presentazione della figura di san Girolamo. Come abbiamo detto mercoledì scorso, egli dedicò la sua vita allo studio della Bibbia, tanto che fu riconosciuto da un mio Predecessore, il Papa Benedetto XV, come «dottore eminente nell'interpretazione delle Sacre Scritture». Girolamo sottolineava la gioia e l'importanza di familiarizzarsi con i testi biblici: «Non ti sembra di abitare - già qui, sulla terra - nel regno dei cieli, quando si vive fra questi testi, quando li si medita, quando non si conosce e non si cerca nient'altro?» (Ep. 53,10). In realtà, dialogare con Dio, con la sua Parola, è in un certo senso presenza del Cielo, cioè presenza di Dio. Accostare i testi biblici, soprattutto il Nuovo Testamento, è essenziale per il credente, perché «ignorare la Scrittura è ignorare Cristo». E' sua questa celebre frase, citata anche dal Concilio Vaticano II nella Costituzione Dei Verbum (n. 25).

Veramente "innamorato" della Parola di Dio, egli si domandava: «Come si potrebbe vivere senza la scienza delle Scritture, attraverso le quali si impara a conoscere Cristo stesso, che è la vita dei credenti?» (Ep. 30,7). La Bibbia, strumento «con cui ogni giorno Dio parla ai fedeli» (Ep. 133,13), diventa così stimolo e sorgente della vita cristiana per tutte le situazioni e per ogni persona. Leggere la Scrittura è conversare con Dio: «Se preghi, - egli scrive a una nobile giovinetta di Roma - tu parli con lo Sposo; se leggi, è Lui che ti parla» (Ep. 22,25). Lo studio e la meditazione della Scrittura rendono l'uomo saggio e sereno (cfr In Eph., prol.). Certo, per penetrare sempre più profondamente la Parola di Dio è necessaria un'applicazione costante e progressiva. Così Gerolamo raccomandava al sacerdote Nepoziano: «Leggi con molta frequenza le divine Scritture; anzi, che il Libro Santo non sia mai deposto dalle tue mani. Impara qui quello che tu devi insegnare (Ep. 52,7). Alla matrona romana Leta dava questi consigli per l'educazione cristiana della figlia: «Assicurati che essa studi ogni giorno qualche passo della Scrittura... Alla preghiera faccia seguire la lettura, e alla lettura la preghiera... Che invece dei gioielli e dei vestiti di seta, essa ami i Libri divini» (Ep. 107,9.12). Con la meditazione e la scienza delle Scritture si «mantiene l'equilibrio dell'anima» (Ad Eph., prol.). Solo un profondo spirito di preghiera e l'aiuto dello Spirito Santo possono introdurci alla comprensione della Bibbia: «Nell'interpretazione della Sacra Scrittura noi abbiamo sempre bisogno del soccorso dello Spirito Santo» (In Mich. 1,1,10,15).

Un appassionato amore per le Scritture pervase dunque tutta la vita di Girolamo, un amore che egli cercò sempre di destare anche nei fedeli. Raccomandava ad una sua figlia spirituale: «Ama la Sacra Scrittura e la saggezza ti amerà; amala teneramente, ed essa ti custodirà; onorala e riceverai le sue carezze. Che essa sia per te come le tue collane e i tuoi orecchini» (Ep. 130,20). E ancora: «Ama la scienza della Scrittura, e non amerai i vizi della carne» (Ep. 125,11).

Per Girolamo un fondamentale criterio di metodo nell'interpretazione delle Scritture era la sintonia con il magistero della Chiesa. Non possiamo mai da soli leggere la Scrittura. Troviamo troppe porte chiuse e scivoliamo facilmente nell’errore. La Bibbia è stata scritta dal Popolo di Dio e per il Popolo di Dio, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. Solo in questa comunione col Popolo di Dio possiamo realmente entrare con il “noi” nel nucleo della verità che Dio stesso ci vuol dire. Per lui un'autentica interpretazione della Bibbia doveva essere sempre in armonica concordanza con la fede della Chiesa cattolica. Non si tratta di un’esigenza imposta a questo Libro dall’esterno; il Libro è proprio la voce del Popolo di Dio pellegrinante e solo nella fede di questo Popolo siamo, per così dire, nella tonalità giusta per capire la Sacra Scrittura. Perciò Girolamo ammoniva: “Rimani fermamente attaccato alla dottrina tradizionale che ti è stata insegnata, affinché tu possa esortare secondo la sana dottrina e confutare coloro che la contraddicono» (Ep. 52,7). In particolare, dato che Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa su Pietro, ogni cristiano – egli concludeva - deve essere in comunione «con la Cattedra di san Pietro. Io so che su questa pietra è edificata la Chiesa» (Ep. 15,2). Conseguentemente, senza mezzi termini, dichiarava: «Io sono con chiunque sia unito alla Cattedra di san Pietro» (Ep. 16).

Girolamo ovviamente non trascura l'aspetto etico. Spesso anzi egli richiama il dovere di accordare la vita con la Parola divina e solo vivendola troviamo anche la capacità di capirla. Tale coerenza è indispensabile per ogni cristiano, e particolarmente per il predicatore, affinché le sue azioni, quando fossero discordanti rispetto ai discorsi, non lo mettano in imbarazzo. Così esorta il sacerdote Nepoziano: «Le tue azioni non smentiscano le tue parole, perché non succeda che, quando tu predichi in chiesa, qualcuno nel suo intimo commenti: "Perché dunque proprio tu non agisci così?". Carino davvero quel maestro che, a pancia piena, disquisisce sul digiuno; anche un ladro può biasimare l'avarizia; ma nel sacerdote di Cristo la mente e la parola si devono accordare» (Ep. 52,7). In un'altra lettera Girolamo ribadisce: «Anche se possiede una dottrina splendida, resta svergognata quella persona che si sente condannare dalla propria coscienza» (Ep. 127,4). Sempre in tema di coerenza, egli osserva: il Vangelo deve tradursi in atteggiamenti di vera carità, perché in ogni essere umano è presente la Persona stessa di Cristo. Rivolgendosi, ad esempio, al presbitero Paolino (che divenne poi Vescovo di Nola e Santo), Girolamo così lo consiglia: «Il vero tempio di Cristo è l'anima del fedele: ornalo, questo santuario, abbelliscilo, deponi in esso le tue offerte e ricevi Cristo. A che scopo rivestire le pareti di pietre preziose, se Cristo muore di fame nella persona di un povero?» (Ep. 58,7). Girolamo concretizza: bisogna «vestire Cristo nei poveri, visitarlo nei sofferenti, nutrirlo negli affamati, alloggiarlo nei senza tetto» (Ep. 130,14). L'amore per Cristo, alimentato con lo studio e la meditazione, ci fa superare ogni difficoltà: «Amiamo anche noi Gesù Cristo, ricerchiamo sempre l'unione con lui: allora ci sembrerà facile anche ciò che è difficile» (Ep. 22,40).

Girolamo, definito da Prospero di Aquitania «modello di condotta e maestro del genere umano» (Carmen de ingratis, 57), ci ha lasciato anche un insegnamento ricco e vario sull'ascetismo cristiano. Egli ricorda che un coraggioso impegno verso la perfezione richiede una costante vigilanza, frequenti mortificazioni, anche se con moderazione e prudenza, un assiduo lavoro intellettuale o manuale per evitare l'ozio (cfr Epp. 125,11 e 130,15), e soprattutto l'obbedienza a Dio: «Nulla... piace tanto a Dio quanto l'obbedienza..., che è la più eccelsa e l'unica virtù» (Hom. de oboedientia: CCL 78,552). Nel cammino ascetico può rientrare anche la pratica dei pellegrinaggi. In particolare, Girolamo diede impulso a quelli in Terra Santa, dove i pellegrini venivano accolti e ospitati negli edifici sorti accanto al monastero di Betlemme, grazie alla generosità della nobildonna Paola, figlia spirituale di Girolamo (cfr Ep. 108,14).

Non può essere taciuto, infine, l'apporto dato da Girolamo in materia di pedagogia cristiana (cfr Epp. 107 e 128). Egli si propone di formare «un'anima che deve diventare il tempio del Signore» (Ep. 107,4), una «preziosissima gemma» agli occhi di Dio (Ep. 107,13). Con profondo intuito egli consiglia di preservarla dal male e dalle occasioni peccaminose, di escludere amicizie equivoche o dissipanti (cfr Ep. 107,4 e 8-9; cfr anche Ep. 128,3-4). Soprattutto esorta i genitori perché creino un ambiente di serenità e di gioia intorno ai figli, li stimolino allo studio e al lavoro, anche con la lode e l'emulazione (cfr Epp. 107,4 e 128,1), li incoraggino a superare le difficoltà, favoriscano in loro le buone abitudini e li preservino dal prenderne di cattive perché – e qui cita una frase di Publilio Siro sentita a scuola - «a stento riuscirai a correggerti di quelle cose a cui ti vai tranquillamente abituando» (Ep. 107,8). I genitori sono i principali educatori dei figli, i primi maestri di vita. Con molta chiarezza Girolamo, rivolgendosi alla madre di una ragazza ed accennando poi al padre, ammonisce, quasi esprimendo un'esigenza fondamentale di ogni creatura umana che si affaccia all'esistenza: «Essa trovi in te la sua maestra, e a te guardi con meraviglia la sua inesperta fanciullezza. Né in te, né in suo padre veda mai atteggiamenti che la portino al peccato, qualora siano imitati. Ricordatevi che... potete educarla più con l'esempio che con la parola» (Ep. 107,9). Tra le principali intuizioni di Girolamo come pedagogo si devono sottolineare l'importanza attribuita a una sana e integrale educazione fin dalla prima infanzia, la peculiare responsabilità riconosciuta ai genitori, l'urgenza di una seria formazione morale e religiosa, l'esigenza dello studio per una più completa formazione umana. Inoltre un aspetto abbastanza disatteso nei tempi antichi, ma ritenuto vitale dal nostro autore, è la promozione della donna, a cui riconosce il diritto ad una formazione completa: umana, scolastica, religiosa, professionale. E vediamo proprio oggi come l’educazione della personalità nella sua integralità, l’educazione alla responsabilità davanti a Dio e davanti all’uomo, sia la vera condizione di ogni progresso, di ogni pace, di ogni riconciliazione ed esclusione della violenza. Educazione davanti a Dio e davanti all’uomo: è la Sacra Scrittura che ci offre la guida dell’educazione e così del verso umanesimo.

Non possiamo concludere queste rapide annotazioni sul grande Padre della Chiesa senza far cenno all’efficace contributo da lui recato alla salvaguardia degli elementi positivi e validi delle antiche culture ebraica, greca e romana nella nascente civiltà cristiana. Girolamo ha riconosciuto ed assimilato i valori artistici, la ricchezza dei sentimenti e l'armonia delle immagini presenti nei classici, che educano il cuore e la fantasia a nobili sentimenti. Soprattutto, egli ha posto al centro della sua vita e della sua attività la Parola di Dio, che indica all'uomo i sentieri della vita, e gli rivela i segreti della santità. Di tutto questo non possiamo che essergli profondamente grati, proprio nel nostro oggi.

Augustinus
15-11-07, 10:27
NATALE DEL SIGNORE (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=149208)

Maria Madre di Dio (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=144740)

Annunciazione della Beata Vergine Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=144748)

Immacolata Concezione di Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=149653)

S. Ambrogio, Vescovo e Dottore della Chiesa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=76555)

S. Gregorio I detto Magno, Papa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=117810)

S. Agostino d'Ippona, vescovo e dottore della Chiesa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=116833)

Link esterni:

Opera omnia di S. Girolamo (http://www.abbaye-saint-benoit.ch/saints/jerome/index.htm) (in francese)

http://www.abbaye-saint-benoit.ch/saints/jerome/File0001.jpg

Augustinus
30-09-08, 12:49
DIE 30 SEPTEMBRIS

SANCTI HIERONYMI

PRESBYTERI, CONFESSORIS ET ECCLESIAE DOCTORIS

Duplex

Missa In médio, de Communi Doctorum, cum Orationibus ut infra, et dicitur Credo.

Oratio

DEUS, qui Ecclésiae tuae in exponéndis sacris Scriptúris beátum Hierónymum Confessórem tuum, Doctórem máximum providére dignátus es: praesta, quaésumus; ut, ejus suffragántibus méritis, quod ore simul et ópere dócuit, te adjuvánte, exercére valeámus. Per Dóminum.

Secreta

DONIS caeléstibus da nobis, quaésumus, Dómine, líbera tibi mente servíre: ut múnera quae deférimus, interveniénte beáto Hierónymo Confessóre tuo, et medélam nobis operéntur, et glóriam. Per Dóminum.

Postcommunio

REPLÉTI alimónia caelésti, quaésumus, Dómine: ut, interveniénte beáto Hierónymo Confessóre tuo, misericórdiae tuae grátiam cónsequi mereámur. Per Dóminum nostrum.

FONTE (http://www.clerus.org/bibliaclerusonline/pt/oa.htm#b22)

Augustinus
01-10-08, 07:44
http://collection.aucklandartgallery.govt.nz/collection/images/display/M1982/M1982_1_2_585.jpg Jacques Callot, S. Girolamo, 1630-36, Auckland Art Gallery, Auckland, Nuova Zelanda

http://www.wga.hu/art/v/veronese/03_1560s/4enthron.jpg http://img407.imageshack.us/img407/9739/madonnalc0.jpg Paolo Veronese, Madonna in trono e Santi (SS. Giovannino, Giuseppe, Girolamo, Francesco d'Assisi e Caterina), 1562-64, Gallerie dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/w/weyden/rogier/17other/5jerome.jpg Rogier van der Weyden, S. Girolamo ed il leone, 1450 circa, Detroit Institute of Arts, Detroit

Holuxar
30-09-16, 19:48
30 settembre 2016: San Girolamo, sacerdote, confessore e dottore della Chiesa...






San Girolamo - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/san-girolamo/)
“30 settembre, San Girolamo, Confessore e Dottore.
O glorioso San Girolamo, per quell’amabile zelo che ti condusse allo studio profondo delle Sacre Scritture conferendoti tanta luce; per quello spirito di sacrificio e di mortificazione, per le pratiche di pietà e per le più edificanti virtù per renderti sempre più utile alla Chiesa cattolica; e per tutti i Divini favori di cui puoi disporre in cielo; sii protettore benevolo ed ottieni a noi tutti la grazia di meditare continuamente la verità della fede, di non cercare mai sulla terra che essere graditi a Dio, e di infervorarci sempre più negli esercizi della penitenza e delle buone opere, per assicurarci la nostra eterna salvezza. Così sia.”


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/tumblr_m9zvnbHrmE1qbhp9xo1_1280-241x300.jpg






“Carlo Di Pietro - Giornalista e Scrittore (https://www.facebook.com/carlomariadipietro/?fref=nf)
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare il sommo Dottore san Gerolamo, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito.
Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, il sommo Dottore san Gerolamo possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
#sdgcdpr (https://www.facebook.com/hashtag/sdgcdpr?source=feed_text&story_id=1135580046478403)”



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Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale (http://www.radiospada.org/)
“30 SETTEMBRE 2016: SAN GIROLAMO, SACERDOTE CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA”



https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/14495465_1449445168418481_3314931524472556025_n.jp g?oh=f5f794cb00fa761de1974d5e97f0d6ba&oe=587414AA





“Il 30 settembre 1061 Papa Alessandro II da Baggio viene esaltato al Sommo Pontificato”
“Il 30 settembre 1970 muore, a 91 anni, S.E.R. il cardinale Benedetto Aloisi Masella, creato cardinale il 18 febbraio 1946 da Papa Pio XII”








Dom Guéranger, L'anno liturgico - 30 settembre. San Girolamo, Confessore e Dottore della Chiesa (http://www.unavoce-ve.it/pg-30set.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-30set.htm

Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico (http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm)

Sant'Egidio, Abate, 1 settembre

Commemorazione dei dodici Fratelli martiri, lo stesso giorno

Santo Stefano, re, 2 settembre

San Pio X, papa e confessore, 3 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-3set.htm)

San Lorenzo Giustiniani, confessore, 5 settembre

Natività della Beata Vergine Maria, 8 Settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-8set.htm)

San Gorgonio, martire, 9 Settembre

San Nicola da Tolentino, confessore, 10 settembre

Santi Proto e Giacinto, martiri, 11 settembre

Il Santo Nome di Maria, 12 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-12set.htm)

Esaltazione della Santa Croce, 14 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-14set.htm)

Festa dei Sette Dolori della Beata Vergine, 15 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-15set.htm)

San Nicodemo, martire, lo stesso giorno

Santi Cornelio e Cipriano, martiri, 16 settembre

Commemorazione dei santi martiri Eufemia, Lucia e Geminiano, lo stesso giorno

Le stimmate di san Francesco d'Assisi, 17 settembre

San Giuseppe da Copertino, confessore, 18 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-18set.htm)

San Gennaro, vescovo e martire, e i suoi compagni martiri, 19 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-19set.htm)

Sant'Eustachio e compagni, martiri, 20 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-20set.htm)

San Matteo, apostolo ed evangelista, 21 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-21set.htm)

San Tommaso da Villanova, vescovo e confessore, 22 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-22set.htm)

Commemorazione di san Maurizio e compagni, martiri, lo stesso giorno (http://www.unavoce-ve.it/pg-22set-2.htm)

San Lino, papa e martire, 23 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-23set.htm)

Commemorazione di santa Tecla, vergine e martire, lo stesso giorno (http://www.unavoce-ve.it/mr-23sept-2=lat.htm)

Madonna della Mercede, 24 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-24set.htm)

San Cipriano, martire e santa Giustina, vergine e martire, 26 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-26set.htm)

Santi Cosma e Damiano, martiri, 27 Settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-27set.htm)

San Venceslao, Duca e martire, 28 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-28set.htm)

Dedicazione di S. Michele Arcangelo, 29 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-29set.htm)

San Girolamo, confessore e dottore, 30 settembre (http://www.unavoce-ve.it/pg-30set.htm)







Luca, Sursum Corda!

Holuxar
01-10-18, 18:19
30 SETTEMBRE 2018: DOMENICA DICIANNOVESIMA DOPO LA PENTECOSTE; SAN GIROLAMO, SACERDOTE CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA…



«30 SETTEMBRE: SAN GIROLAMO, SACERDOTE CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA.»
Dom Guéranger, L'anno liturgico - 30 settembre. San Girolamo, Confessore e Dottore della Chiesa (http://www.unavoce-ve.it/pg-30set.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-30set.htm




Santa Messa celebrata da Don Floriano Abrahamowicz alla “Domus Marcel Lefebvre” a Paese (TV) stamattina 30 SETTEMBRE 2018, XIX DOMENICA DOPO LA PENTECOSTE:


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
XIX domenica d. Pentecoste (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=YA1t30gCdK8
XIX domenica d. Pentecoste (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=zVMy50OkfHk
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»




San Girolamo - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/san-girolamo/)
http://www.sodalitium.biz/san-girolamo/
«30 settembre, San Girolamo, Confessore e Dottore.
“A Betlemme di Giuda la deposizione di san Girolamo Prete, Confessore e Dottore della Chiesa, il quale, versato in tutte le scienze e fattosi imitatore di esemplari Monaci, colla spada della sua dottrina debellò molti mostri di eresie; finalmente, essendo vissuto fino all’età decrepita, si riposò in pace, e fu sepolto vicino al Presepio del Signore. Il suo corpo, trasferito poi a Roma, fu riposto nella Basilica di santa Maria Maggiore”.
O glorioso San Girolamo, per quell’amabile zelo che ti condusse allo studio profondo delle sacre scritture conferendoti tanta luce; per quello spirito di sacrificio e di mortificazione, per le pratiche di pietà e per le più edificanti virtù per renderti sempre più utile alla Chiesa cattolica; e per tutti i Divini favori di cui puoi disporre in cielo; sii protettore benevolo ed ottieni a noi tutti la grazia di meditare continuamente la verità della fede, di non cercare mai sulla terra che essere graditi a Dio, e di infervorarci sempre più negli esercizi della penitenza e delle buone opere, per assicurarci la nostra eterna salvezza. Così sia.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/girolamo-1-241x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/girolamo-1-241x300.jpg


"Sante Messe - Sodalitium."
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium."
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

"Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)"
http://www.oratoriosantambrogiombc.it/







https://tradidiaccepi.blogspot.com/


https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/42800860_1550127461755237_2105250826556538880_n.jp g?_nc_cat=101&oh=5daf5a2380b3c939c9a736e0673be0c7&oe=5C6222E6


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/42800860_1550127461755237_2105250826556538880_n.jp g?_nc_cat=101&oh=5daf5a2380b3c939c9a736e0673be0c7&oe=5C6222E6


“SAN GEROLAMO (o GIROLAMO)
Sacedote, Confessore e Dottore della Chiesa.
Doppio.
Paramenti bianchi.
Dom Guéranger, L'anno liturgico - 30 settembre. San Girolamo, Confessore e Dottore della Chiesa (http://www.unavoce-ve.it/pg-30set.htm)
Nato a Stridone in Dalmazia verso il 347 circa, da famiglia cristiana, Sofronio Eusebio Gerolamo andò a Roma ventenne per completare la sua istruzione, presso il celebre grammatico Donato e si diede con ardore allo studio. Si abbandonò anche alle sue passioni giovanili; ma non tardò a deplorare i suoi trascorsi e ricevette il battesimo dal papa Liberio, verso il 364-365. Incominciò allora una prima serie di viaggi. Andò prima a Treviri e là risolse di farsi monaco; ritornò ad Aquileia, ove frequentò Rufino e una piccola società di giovani amanti nello stesso tempo della virtù e della scienza; poi, verso il 373, partì per l'Oriente. Dopo aver udito ad Antiochia Apollinare di Laodicea, si ritirò nel deserto di Calcide e vi condusse vita austerissima di ancoreta. Là si occupò a leggere la Scrittura ed incominciò lo studio dell'ebraico. Dopo qualche anno le controversie teologiche lo trassero dal deserto. Ritornò ad Antiochia, vi fu ordinato prete dal vescovo Paolino, del quale accettò la comunione e, nel 381 si recò a Costantinopoli, ove conobbe san Gregorio Nazianzeno, e finalmente nel 382 accompagnò a Roma Paolino d'Antiochia e sant'Epifanio. Allora la sua vita prese un indirizzo definitivo. Segretario di san Damaso Papa, che gli domandò continuamente nuovi lavori, Gerolamo accumulò traduzioni e commenti; infatti, san Damaso Papa gli affidò nella fattispecie la traduzione Latina delle Scritture poi detta Vulgata. Nella casa di Marcella creò e diresse un piccolo circolo di donne, eminenti per nascita e virtù, cui spiegava la Scrittura, e le spinse nelle vie della rinuncia cristiana. Il mondo si commosse ed una parte del clero romano stesso si sollevò contro le audacie della sua critica scritturale. Morto papa Damaso nel 384, Gerolamo dovette cedere alla tempesta. Partì per l'Oriente nel 385 con Paola ed Eustochio, visitò Alessandria e l'Egitto e, nel 386, si stabilì definitivamente a Betlemme, in una grotta che si era preparata non lontano dal monastero di Paola. Là passò l'ultima e più feconda parte della sua vita, studiando, dettando, moltiplicando gli scritti d'ogni genere. Dal 386 al 392 la vita scorse calma e nell'insieme felice; dal 392 al 404 venne turbata dalle questioni origeniste e dalle scaramucce contro Gioviniano e Vigilanzio; dal 405 al 420 fu resa triste dalle malattie e dalla povertà, dalla morte dei suoi amici e dalle minacce dei barbari; il vecchio atleta tenne fronte a tutto e lavorò senza posa, finché la morte spezzò la sua penna il 30 settembre 420 a Betlemme, e fu sepolto vicino al Presepio del Signore. Il suo corpo, trasferito poi a Roma, fu riposto nella Basilica di santa Maria Maggiore.
San Gerolamo non fu né pensatore, né un teologo come sant'Agostino, né un oratore, né pastore di popoli come sant'Ambrogio, o san Leone: fu un erudito, il più erudito dei padri latini, non eccettuato sant'Agostino. Tale erudizione si estendeva anche alla letteratura profana, avendone letto almeno tutte le pubblicazioni latine; ma abbracciava specialmente la letteratura cristiana, i cui monumenti, greci o latini, gli eran tutti noti. Conosceva bene le tre lingue, latina, greca, ebraica, e abbastanza bene la caldaica od aramaica; oltre a ciò la storia e la geografia biblica, la storia ecclesiastica e le vite dei Padri. Consacrò particolarmente le sue cognizioni ad i suoi sforzi a tradurre e spiegare la Scrittura.
(TIXERONT, Manuale di Patrologia, Lice, Torino, pag. 266 ss.)
Bonifacio VIII proclamò san Gerolamo Dottore della Chiesa Universale.
• Gerolamo, figlio di Eusebio, nato a Stridone nella Dalmazia, sotto l'imperatore Costanzo, fu battezzato a Roma, adolescente, ed istruito nelle scienze liberali da Donato e da altri uomini dottissimi. Quindi, avido di sapere, visitò la Francia, dove strinse relazione con alcuni uomini pii e versati nelle sacre Scritture, e vi copiò di sua mano molti libri sacri. Poco dopo, passato in Grecia, già istruito nella filosofia e nella retorica, si perfezionò nell'intimità coi più famosi teologi. Ma fu sopratutto discepolo assiduo di Gregorio Nazianzeno a Costantinopoli: ed egli stesso dichiara che deve a questo dottore la sua scienza nelle sacre lettere. Poi visitò per devozione la culla di Cristo Signore, e percorse l'intera Palestina; questo pellegrinaggio, mettendolo in relazione cogli Ebrei più eruditi, gli giovò molto, come attesta lui stesso, a capire il senso della sacra Scrittura.
In seguito si ritirò in una vasta solitudine della Siria, dove passò quattro anni nello studio dei libri santi e nella contemplazione della beatitudine celeste, mortificandosi con un'astinenza continua, macerando la carne e versando copiose lacrime. Ordinato prete da Paolino, vescovo di Antiochia, partì per Roma al fine di conferire con Papa Damaso su controversie di certi vescovi con Paolino ed Epifanio, e gli fu di aiuto nella redazione delle sue lettere alle chiese. Ma sentendo rinascere il desiderio dell'antica solitudine, ritornò in Palestina, adottando nel monastero fondato da Paola Romana, a Betlemme, presso la culla di Cristo Signore, un tenore di vita affatto celeste; e benché provato da varie malattie e sofferenze, pure dominava le infermità del corpo dedicandosi senza posa a pii lavori, allo studio e alla composizione di opere.
Da tutte parti si ricorreva a lui come ad un oracolo nelle questioni della sacra Scrittura: Papa Damaso, sant'Agostino lo consultarono spesso sui passi più difficili della Scrittura, a motivo della sua scienza eminente e della conoscenza che aveva non solo della lingua Greca e Latina, ma dell'Ebraica altresì e della Caldaica; e perché, per testimonianza dello stesso sant'Agostino, aveva letto le opere di quasi tutti gli scrittori. Perseguitò gli eretici con scritti vigorosissimi; e i pii cattolici ebbero sempre il suo appoggio. Tradusse in Latino dall'Ebraico l'Antico Testamento; per ordine di Damaso corresse il Nuovo sull'originale Greco, e ne commentò una gran parte. Inoltre tradusse in Latino molte opere di uomini dotti, e con altri monumenti del suo genio illustrò la disciplina cristiana. Giunto a grande vecchiezza, illustre per santità e dottrina, se ne andò in cielo sotto l'imperatore Onorio. Il suo corpo, sepolto a Betlemme, fu in seguito trasportato a Roma nella basilica di santa Maria al Presepio.
SANTA MESSA
- All'Introito.
La Chiesa loda il Signore per aver conferito ai Santi Dottori la sapienza, l'intelligenza e la santità con cui spandere dovunque il lume della dottrina evangelica.
- All'Epistola.
I Dottori della Chiesa hanno messo in pratica i consigli che Paolo dava a Timoteo. Predicarono in ogni maniera la dottrina di Gesù Cristo, reagendo contro quella curiosità morbosa che rende certe anime avide ad intendere teorie nuove ed erronee in fatto di religione. Avendo combattuta la buona battaglia, come l'Apostolo, per il Vangelo e conservato intatto il deposito sacro della dottrina cristiana, ricevono in cielo la corona destinata a compensarli della loro santità apostolica.
- Al Vangelo.
I Dottori sono il sale che deve preservare le anime dalla corruzione: sono la luce che illumina gli uomini immersi nelle tenebre dell'errore e del peccato. Predicando con la loro dottrina e il loro esempio, glorificano Dio, il quale solo dà la grazia di compiere bene il proprio dovere. E siccome l'osservanza delle minime prescrizioni della legge riceve la sua ricompensa, essi sono grandi nel regno dei cieli.
• Omelia di san Gerolamo Prete.
Libro 1, Commento al cap. 5 di Matteo.
Gli Apostoli e i Dottori sono chiamati sale, perché la loro dottrina è il condimento di tutto il genere umano. «Ora, se il sale diventerà insipido, con che si salerà» (Mt 5,13). Se il dottore sbaglia, da qual altro dottore sarà egli corretto? «Non serve più a nulla, se non ad essere gettato via e calpestato dalla gente» (Mt 5,13). La comparazione è presa dall'agricoltura. Infatti, il sale è necessario per condire i cibi e salare le carni, ma non ha altra utilità. Sebbene leggiamo nelle Scritture, che ci furono delle città, in cui la vendetta dei vincitori fece spargere del sale, affinché non vi spuntasse più filo di vegetazione.
Si guardino, dunque, i dottori e i vescovi, e riflettano che «i grandi soffriranno grandi tormenti» (Sap 6,7); e che se si perdono non c'è più rimedio, e la caduta dei grandi trascina all'inferno. «Voi siete la luce del mondo. Non può rimaner nascosta una città situata su un monte; né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sul candeliere; perché faccia luce a tutti quelli che sono in casa» (Mt 5,14). Egli insegna qui l'ardire della predicazione, che cioè gli Apostoli non si nascondano per paura, rassomigliando così a una lucerna sotto il moggio; ma che si producano con tutta libertà, e predichino sulle terrazze quanto appresero in segreto.
«Non state a credere che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; non sono venuto per abolirli, ma per completarli» (Mt 5,17). Sia compiendo egli stesso quanto altri avevano profetato di sé, sia perfezionando colla sua predicazione quanto era stato appena abbozzato e lasciato imperfetto a motivo della debolezza degli uditori, riprovando la collera, sopprimendo la pena del taglione, e condannando la concupiscenza che si cela nella mente. «Finché non passerà il cielo e la terra» (Mt 5,18). Ci si promettono nuovi cieli e nuova terra, che farà il Signore Dio. Quindi se dovrà farsi una nuova creazione, scomparirà di conseguenza la vecchia.
https://sardiniatridentina.blogspot.com/2017/09/san-girolamo-prete-confessore-e-dottore.html?m=0
• Dal «Prologo al commento del Profeta Isaia» di san Gerolamo, sacerdote.
(Nn. 1. 2; CCL 73, 1-3)
L'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo.
Adempio al mio dovere, ubbidendo al comando di Cristo: «Scrutate le Scritture» (Gv 5, 39), e: «Cercate e troverete» (Mt 7, 7), per non sentirmi dire come ai Giudei: «Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture, né la potenza di Dio» (Mt 22, 29). Se, infatti, al dire dell'apostolo Paolo, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio, colui che non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo.
Perciò voglio imitare il padre di famiglia, che dal suo tesoro sa trarre cose nuove e vecchie, e così anche la Sposa, che nel Cantico dei Cantici dice: O mio diletto, ho serbato per te il nuovo e il vecchio (cfr. Ct 7, 14 volg.). Intendo perciò esporre il profeta Isaia in modo da presentarlo non solo come profeta, ma anche come evangelista e apostolo. Egli infatti ha detto anche di sé quello che dice degli altri evangelisti: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che annunzia la pace» (Is 52, 7). E Dio rivolge a lui, come a un apostolo, la domanda: Chi manderò, e chi andrà da questo popolo? Ed egli risponde: Eccomi, manda me (cfr. Is 6, 8).
Ma nessuno creda che io voglia esaurire in poche parole l'argomento di questo libro della Scrittura che contiene tutti i misteri del Signore. Effettivamente nel libro di Isaia troviamo che il Signore viene predetto come l'Emmanuele nato dalla Vergine, come autore di miracoli e di segni grandiosi, come morto e sepolto, risorto dagli inferi e salvatore di tutte le genti. Che dirò della sua dottrina sulla fisica, sull'etica e sulla logica? Tutto ciò che riguarda le Sacre Scritture, tutto ciò che la lingua può esprimere e l'intelligenza dei mortali può comprendere, si trova racchiuso in questo volume. Della profondità di tali misteri dà testimonianza lo stesso autore quando scrive: «Per voi ogni visione sarà come le parole di un libro sigillato: si dà a uno che sappia leggere, dicendogli: Lèggilo. Ma quegli risponde: Non posso, perché è sigillato. Oppure si dà il libro a chi non sa leggere, dicendogli: Lèggilo, ma quegli risponde: Non so leggere» (Is 29, 11-12).
Si tratta dunque di misteri che, come tali, restano chiusi e incomprensibili ai profani, ma aperti e chiari ai profeti. Se perciò dai il libro di Isaia ai pagani, ignari dei libri ispirati, ti diranno: Non so leggerlo, perché non ho imparato a leggere i testi delle Scritture. I profeti però sapevano quello che dicevano e lo comprendevano. Leggiamo infatti in san Paolo: «Le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti» (1 Cor 14, 32), perché sia in loro facoltà di tacere o di parlare secondo l'occorrenza.
I profeti, dunque, comprendevano quello che dicevano, per questo tutte le loro parole sono piene di sapienza e di ragionevolezza. Alle loro orecchie non arrivavano soltanto le vibrazioni della voce, ma la stessa parola di Dio che parlava nel loro animo. Lo afferma qualcuno di loro con espressioni come queste: L'angelo parlava in me (cfr. Zc 1, 9), e: (lo Spirito) «grida nei nostri cuori: Abbà, Padre» (Gal 4, 6), e ancora: «Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore» (Sal 84, 9).”
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“Multi enim sunt vocáti, pauci vero elécti.”
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“Il Re celebrò le nozze del Figliuolo.”
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“NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DEI SANTI ANGELI CUSTODI.
(23 Settembre - 1 Ottobre).
℣. Deus, ☩ in adiutorium meum intende.
℞. Domine, ad adiuvandum me festina.
Gloria Patri.
[℣. Provvedi, ☩ o Dio, al mio soccorso.
℞. Signore, affrettati ad aiutarmi.
Gloria al Padre.]
Settimo giorno.
Zelantissimo mio Avvocato, santo Angelo mio Custode, che con incessanti preghiere perorate nel cielo la causa della mia eterna salute, e allontanate dal mio capo i meritati flagelli, io vi saluto e vi ringrazio unitamente a tutto il coro dei Troni eletti a sostenere il soglio dell'Altissimo e a stabilire gli uomini nel bene incominciato, e istantemente vi prego di coronare la vostra carità coll'ottenermi il dono inestimabile della finale perseveranza, affinché nella morte io passi felicemente dalle miserie di questo esiglio ai gaudj eterni della patria celeste.
Angele Dei.
℣. Ora pro nobis, beate Dei Angele.
℞. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus.
Deus, qui ineffabili providentia sanctos Angelos tuos ad nostram custodiam mittere dignaris, largire supplicibus tuis, et eorum semper protectione defendi, et æterna societate gaudere.
Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.
℞. Amen.
[℣. Prega per noi, beato angelo di Dio.
℞. Affinché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo.
Dio, che nell'ineffabile provvidenza, ti degni di mandare i tuoi santi Angeli a nostra custodia, concedine, ti supplichiamo, e di esser sempre difesi dalla loro protezione e di godere in eterno della loro compagnia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
℞. Amen.]”
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https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
“Carlo Di Pietro - Sursum Corda.
Disponibile alla lettura l'ultimo numero di SVRSVM CORDA® (n° 132 del 30 settembre 2018). Link: https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-132.html
Indice:
- Comunicato numero 132. Altre testimonianze della divinità di Gesù;
- Preghiera latina a San Michele Arcangelo;
- Altra preghiera all’Arcangelo Michele;
- Gli anatemi del Concilio di Costanza, condanna a Gerolamo da Praga;
- San Tommaso: Dio permette certe dominazioni per punire i malvagi;
- Canto a San Venceslao, Duca e Martire;
- Vita e detti dei Padri del deserto: Padre Ierace;
- Dizionario di teologia dommatica. Esorcismo ed Esorcistato;
- Dizionario di teologia dommatica. L’energumeno;
- Dizionario biblico. L’indemoniato;
- Preghiera ai Santi Cosma e Damiano;
- Pubblicato il libro «Racconti miracolosi»;
- Raccolta di prodotti per i poveri, settembre 2018;
- Video: La vera e la falsa amicizia (Dottrina cattolica);
- Teologia Politica 120. Dottrina della Chiesa unica salvezza contro l’ideologia comunista e moderni surrogati.
https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-132.html”
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“Atto di affidamento a San Michele Arcangelo;
Preghiera a San Michele Arcangelo;
Piccola Novena a San Michele Arcangelo;
Devozione a San Michele ed al Preziosissimo Sangue di Gesù;
Preghiera del Papa Leone XIII per difendere la Chiesa;
Supplica a San Michele;
Preghiera di protezione di Leone XIII.”







https://www.radiospada.org
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“30 settembre 2018: DOMENICA DICIANNOVESIMA DOPO LA PENTECOSTE.”
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“30 SETTEMBRE 2018: SAN GIROLAMO, SACERDOTE CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA.”
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“Papa Alessandro II da Baggio esaltato al Sommo Pontificato il 30 settembre 1061.”
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“Il 30 settembre 1970 muore, a 91 anni, S.E.R. il cardinale Benedetto Aloisi Masella, creato cardinale il 18 febbraio 1946 da Papa Pio XII.”
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Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/)
http://liguesaintamedee.ch/
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Dix-neuvième Dimanche après la Pentecôte.”
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“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le dix-neuvième Dimanche après la Pentecôte : Sur l’esprit de pauvreté
http://prieure2bethleem.org/predica/2015_10_04_octobre.mp3”
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https://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/30-septembre-saint-jerome
“30 septembre : Saint Jérôme, Prêtre, Docteur de l'Église (340-420).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/5115/3755/7470/09_30_saint_jerome.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/5115/3755/7470/09_30_saint_jerome.jpg







Dom Guéranger, L'anno liturgico - 30 settembre. San Girolamo, Confessore e Dottore della Chiesa (http://www.unavoce-ve.it/pg-30set.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-30set.htm
«30 SETTEMBRE: SAN GIROLAMO, SACERDOTE CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA.
L'eremita.
"Non conosco Vitale, non voglio Melezio e ignoro Paolino (Lett. XV, al. LVII), mio è soltanto chi aderisce alla cattedra di Pietro" (Lett. XV, al. LVIII). Così, verso il 376, dalle solitudini della Siria, turbate da rivalità episcopali, che da Antiochia agitavano tutto l'Oriente, scriveva a Papa Damaso un monaco sconosciuto, implorando luce per la sua anima redenta dal sangue del Signore (ibidem).
Girolamo era originario della Dalmazia. Lontano da Stridone, terra semibarbara in cui era nato, ne conservava l'asprezza come linfa vigorosa. Lontano da Roma, dove gli studi di belle lettere e filosofia non avevano saputo preservarlo dalle più tristi cadute. Il timore del giudizio di Dio l'aveva condotto al deserto della Calcide. Sotto un cielo di fuoco, per quattro anni macerò il suo corpo con spaventevoli penitenze e cominciò a sacrificare i suoi gusti ciceroniani allo studio della lingua primitiva dei Libri santi. Era questa, per la sua anima appassionata di classiche bellezze, una migliore e più meritevole penitenza. Il lavoro intrapreso era allora ben più duro che ai nostri giorni, perché oggi lessici, grammatiche e lavori di ogni genere hanno resa più facile la ricerca. Quante volte, scoraggiato, disperò del successo! Però egli aveva già sperimentata la verità della sentenza, che avrebbe formulato più tardi: "Amate la scienza delle Scritture e non amerete i vizi della carne" (Lett. CXXV, al. IV, a Rustico). Partendo perciò dall'alfabeto ebraico, andava compitando continuamente sillabe sibilanti e aspirate (ibidem), l'eroica conquista delle quali gli ricordò sempre quanto gli erano costate, per la durezza da allora impressa - è affermazione sua - alla pronunzia del latino (Lett. XXIX, al. CXXX, a Marcella). Egli impegnò nel lavoro tutta l'energia della sua natura focosa, vi si consacrò per tutta la vita [1].
Dio riconobbe in modo magnifico l'omaggio reso in quel modo alla sua parola e, invece del solo risanamento morale, che aveva sperato, Girolamo raggiunse la santità eccezionale, che oggi noi in lui onoriamo e dalle lotte del deserto, per altri in apparenza sterili, usciva uno di quegli uomini dei quali è stato detto: Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo (Mt 5,13-14). Dio metteva a tempo giusto sul candeliere questa luce, per rischiarare tutti quelli che sono nella casa(ivi 15).
Il segretario del Papa.
Roma rivedeva molto trasformato il brillante studente di altri tempi, proclamato ormai degno del sacerdozio, per la santità, la scienza e l'umiltà (Lett. XLV, al. XCIX, ad Asella). Damaso, dottore vergine della Chiesa vergine (Lett. XLVIII, al. L, a Pammachio), lo incaricava di rispondere a suo nome alle consultazioni dell'Oriente e dell'Occidente (Lett. CXXIII, al. XI, ad Ageruchia), e otteneva che cominciasse i grandi lavori scritturali, che dovevano rendere il suo nome immortale e assicurarlo alla riconoscenza del popolo cristiano, con la revisione del Nuovo Testamento latino sul testo originale greco.
Il vendicatore di Maria.
Intanto Girolamo si rivelava polemista incomparabile con la confutazione di Elvidio, che osava mettere in dubbio la perpetua verginità di Maria, Madre di Dio. In seguito, Gioviniano, Vigilanzio, Pelagio ed altri ancora dovevano provarne il vigore. E Maria, ricompensando il suo onore così vendicato, gli conduceva tutte le anime nobili, perché le guidasse nella via della virtù, che sono l'onore della terra e perché, con il sale delle Scritture, le preservasse dalla corruzione di cui l'impero stava ormai morendo.
Il direttore di anime.
Ecco un fenomeno strano per lo storico che non ha fede: attorno a questo Dalmata, mentre la Roma dei Cesari agonizza, brillano i nomi più belli di Roma antica. Creduti estinti, quando la gloria della città regina si era offuscata nelle mani dei plebei arricchiti; nel momento critico in cui, purificata dalle fiamme appiccate dai Barbari, la capitale da essi data al mondo sta per riprendere il suo destino, essi ricompaiono, come per diritto di nascita, a fondare Roma un'altra volta per la sua vera eternità. La lotta ormai è un'altra, ma il loro posto rimane in testa all'armata che salverà il mondo. Sono rari fra noi i saggi, i potenti, i nobili, diceva l'Apostolo quattro secoli prima (1Cor 1,26) e Girolamo protesta; nei nostri tempi sono numerosi, numerosi in mezzo ai monaci (Lett. LXVI, al. XXVI, a Pammachio).
La falange patrizia costituisce la parte migliore dell'armata monastica, al suo sorgere in occidente, e le comunica per sempre il suo carattere di antica grandezza, ma nei suoi ranghi, con titolo eguale a quello dei padri e dei fratelli, si vedono le vergini e le vedove, talvolta le spose, insieme e lo sposo. È Marcella la prima ad ottenere la direzione di Girolamo e sarà Marcella che, scomparso il maestro, diventerà, nonostante la sua umiltà, l'oracolo consultato da tutti nelle difficoltà relative alle Scritture [2]. Seguono Marcella: Furia, Fabiola, Paola, nomi che ricordano i grandi avi, i Camilli, i Fabii, gli Scipioni.
Per il principe del mondo, Satana (Gv 14,30), che credeva ormai sue per sempre le glorie dell'antica città, è troppo e le ore del Santo nella città sono contate. Figlia di Paola, Eustochio aveva meritato di vedersi indirizzato il manifesto sublime, ma pieno di tempesta, in cui Gerolamo, esaltando la verginità, non ha paura di sollevare contro di sé con verve mordente la congiura di falsi monaci, di vergini folli e di chierici indegni (Lett. XXII, a Eustochio, sulla custodia della verginità). Invano la prudente Marcella prevede l'uragano, Girolamo non l'ascolta e osa dire ciò che altri osano fare (Lett. XXVII, al. CXX, a Marcella), ma ha fatto i conti senza la morte di Damaso, che sopravviene in quel momento.
A Betlemme.
Trascinato dal turbine, il giustiziere ritorna al deserto: non più Calcide, ma la quieta Betlemme, dove i ricordi dell'infanzia del Signore attirano questo forte tra i forti, dove Paola e la figlia vengono a stabilirsi, per non perdere i suoi insegnamenti, che preferiscono a tutto, per addolcire la sua amarezza, per medicare le ferite del leone dalla voce possente, che continua a destare echi in Occidente. Onore a queste valorose! La loro fedeltà, la loro sete di sapere, le loro pie importunità procureranno al mondo un tesoro che non ha prezzo: la traduzione autentica dei Libri santi (Conc. Trid. Sess. IV) che l'imperfezione dell'antica versione Italica e le sue varianti, diventate senza numero, hanno resa necessaria davanti ai Giudei, che accusano la Chiesa di aver falsato la Scrittura.
Ogni nuova traduzione destava nuove critiche, non sempre mosse dall'odio: riserve di paurosi, allarmati per l'autorità dei Settanta, grandissima nella sinagoga e nella Chiesa, rifiuti interessati di possessori di manoscritti dalle pagine di porpora, dalle splendide unciali, dalle lettere miniate in argento e oro, che sarebbero stati deprezzati. "Si tengano la loro metallurgia e ci lascino i nostri poveri quaderni - grida san Girolamo esasperato". "Siete proprio voi che mi costringete a subire tante sciocchezze e tante ingiurie, dice alle ispiratrici del suo lavoro, ma, per tagliar alla radice il male, sarebbe meglio impormi il silenzio". Ma la madre e la figlia non la pensavano a quel modo e Girolamo si adattava. "Quia vos cogitis... cogor... cogitis... " (passim).
Tutte le sante amicizie di un tempo facevano parte, da lontano, di questa attività studiosa e Girolamo a nessuno rifiutava il concorso della sua scienza e si scusava amabilmente del fatto che una metà del genere umano gli sembrava più privilegiata: "Principia, figlia mia in Gesù Cristo, io so che molti trovano cosa non buona che io qualche volta scriva a donne; mi si lasci dire ai miei detrattori: Non risponderei a donne, se mi interrogassero sulle Scritture gli uomini" (Lett. LXV, al. CXL, a Principia).
Un messaggio desta esultanza nei monasteri fondati in Efrata: da un fratello di Eustochio e da Leta, figlia cristiana di Albino, sacerdote pagano, è nata a Roma un'altra Paola. Consacrata allo Sposo prima ancora della nascita, balbetta in braccio al sacerdote di Giove l'Alleluia dei cristiani e sa che, oltre i monti e oltre il mare, ha un altro nonno e una zia totalmente consacrata a Dio e vuol partire. Girolamo scrive alla madre gioiosa: "Mandatela e io le sarò maestro e balio, la porterò sulle mie vecchie spalle, aiuterò la sua bocca balbettante a formare le parole, fiero più ancora di Aristotele, perché egli allevava soltanto un re di Macedonia e io invece preparerò al Cristo un'ancella, una sposa, una regina, destinata ad aver posto nei cieli" (Lett. CVII, al. VII, a Leta).
Gli ultimi giorni.
E Betlemme vide la dolce bambina. Giovanissima ancora, assumeva la responsabilità di continuarvi l'opera dei suoi e, presso il vegliardo morente, fu l'angelo del passaggio da questo mondo alla eternità.
L'ora dei profondi distacchi aveva preceduto il momento supremo. La prima Paola partì cantando: Ho preferito vivere umile nella casa di Dio che abitare nelle tende dei peccatori (Sal 83,11. Lett. CVIII, al. XXVII, a Eustochio). Di fronte alla prostrazione mortale, che parve annientare per sempre Girolamo (Lett. XCIX, al. XXXI, a Teofilo) Eustochio, affranta, respinse le sue lacrime e, per le pressioni della figlia, riprese a vivere, per mantenere le promesse fatte alla madre. La vediamo completare le traduzioni, riprendere i commenti del testo, passare da Isaia al Profeta Ezechiele quando sul mondo e su di essa cade il dolore inesprimibile del tempo: "Roma è caduta, si è spenta la luce della terra, in una città sola si è accasciato il mondo. Che cosa fare, se non tacere e pensare ai morti?".
Bisognava però pensare più ancora ai moltissimi fuggitivi, che, spogliati di tutto, giungevano ai Luoghi santi e Girolamo, l'implacabile lottatore, non sapeva risparmiare il suo cuore e le sue lacrime ad alcuno degli sventurati. Più ancora che insegnare la Scrittura, desiderando praticarla, dedicava il suo tempo all'ospitalità e per lo studio restava solo la notte ai suoi occhi quasi ciechi. Ma gli studi gli erano tuttavia carissimi, dimenticava in essi le miserie del giorno e si riempiva di gioia nel rispondere ai desideri della figlia che Dio gli aveva dato. Si leggano le prefazioni ai quattordici libri di Ezechiele e si vedrà quale parte ebbe la vergine di Cristo nell'opera strappata alle angosce del tempo, alle infermità di Girolamo e alle sue ultime lotte contro l'eresia. Si è detto che l'eresia profittava dello scompiglio del mondo per manifestare nuove audacie. Forti dell'appoggio del vescovo di Gerusalemme, i Pelagiani si armarono una notte di torcia e di spada e si gettarono all'assassinio e all'incendio sul monastero di Girolamo e sulle vergini, che dopo la morte di Paola riconoscevano per madre Eustochio. Virilmente affiancata dalla nipote, Paola la giovane, la santa raccolse le sue figliuole e riuscì ad aprirsi un passaggio in mezzo alle fiamme. Ma l'ansietà della terribile notte aveva consumate le sue forze e Girolamo la seppellì presso la mangiatoia del Dio Bambino, come la madre e, lasciando incompiuto il suo commento a Geremia, si dispose egli pure a morire.
VITA. - San Girolamo nacque a Stridone in Dalmazia tra il 340 e il 345 da genitori che lo inviarono poi a Roma a studiarvi grammatica e retorica. Preso per qualche tempo dai piaceri e dal desiderio di successi, presto ne fu stanco e chiese il battesimo a Papa Liberio. Dopo un soggiorno alla corte imperiale di Treviri, si ritirò ad Aquileia, e, poco appresso, partì per l'Oriente. Dimorò ad Antiochia nella Quaresima del 374 o 375 e, caduto gravemente infermo, promise di non leggere più libri profani. Guarito, parti per il deserto di Calcide, a sud-est di Antiochia, dove visse in romitaggio e imparò l'Ebraico. Tornato ad Antiochia, fu ordinato sacerdote e si portò a Costantinopoli, dove incontrò san Gregorio di Nazianzo. Nel 382 era a Roma e Papa Damaso lo scelse per segretario, gli consigliò di studiare la Sacra Scrittura e di rivedere la traduzione dei Vangeli e del Salterio. Allo studio unì la predicazione e la direzione spirituale. Dopo la morte del Papa, avvenuta nel 384, lasciò Roma e con Paola ed Eustochio, visitò la Palestina, l'Egitto e si stabilì a Betlemme nel 386. Paola costruì un monastero per lui e per i suoi compagni e un altro per sé e per le sue figlie. La sua vita fu da allora tutta conservata allo studio della Scrittura, alla traduzione dei Libri santi, alla direzione spirituale con Conferenze e Lettere. Morì nel 419 o nel 420, a 92 anni e il suo corpo è venerato a Roma, nella Chiesa di S. Maria Maggiore.
Il Santo.
Tu completi, o santo illustre, la brillante costellazione dei Dottori nel cielo della santa Chiesa. Già si annunzia l'aurora del giorno eterno e il Sole di giustizia apparirà presto sulla valle del giudizio. Modello di penitenza, insegnaci il timore, che preserva o ripara, guidaci nelle vie austere dell'espiazione. Monaco, storico di grandi monaci, padre di solitari, come te attirati a Betlemme dal profumo dell'Infanzia divina, mantieni lo spirito di lavoro e di preghiera nell'Ordine monastico in cui parecchie famiglie hanno preso da te il nome. Flagello degli eretici, stringici alla fede romana, zelatore del gregge, preservaci dai lupi e dai mercenari, vendicatore di Maria, ottieni che fiorisca sempre sulla terra la verginità.
Il Dottore.
La tua gloria o Girolamo, partecipa della gloria dell'Agnello. La chiave di Davide (Ap 3,7) ti fu data per aprire i sigilli molteplici delle Scritture e, sotto il velo delle parole, mostrarci Gesù. Oggi la Chiesa della terra canta le tue lodi per questo e per questo ti presenta ai suoi figli come l'interprete ufficiale del Libro ispirato, che la guida al suo destino. Gradisci, col suo omaggio, la nostra personale gratitudine. Per le tue preghiere, possa il Signore ridarci il rispetto e l'amore che la sua divina parola merita e, per i tuoi meriti, si moltiplichino attorno al sacro deposito i dotti e le loro sapienti ricerche. Ma tutti sappiano che, se si vuole capire Dio, lo si ascolta in ginocchio. Dio si accetta, non si discute anche se, nella interpretazione diversa che possono avere i suoi messaggi, è lecita la ricerca, sotto il controllo della Chiesa, per scoprire il vero; anche se è cosa lodevole scrutarne senza fine la profondità augusta. Beato chi ti segue in questo studio santo! L'hai detto tu: "Vivere in mezzo a tanti tesori, sprofondarsi in essi, non saper altro, non cercar altro, non è forse questo abitare già in cielo, mentre siamo ancora sulla terra? Impariamo nel tempo ciò che dovremo conoscere per l'eternità" (Lett. LIV, a Paolino).
[1] Hebraeam linguam, quam ego ab adolescentia multo labore ac sudore ex parte didici, et infatigabili meditatione non desero, ne ipse ab ea deserar (Lett. CVIII, l. XXVII, a Eustochio).
[2] Lett. CXXVII, l. XVI, a Principia. Et quia valde prudens erat, sic ad interrogata respondebat, ut etiam sua non sua diceret .... ne virili sexui, et interdum sacerdotibus de obscuris et ambiguis sciscitantibus, tacere videretur iniuriam.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1118-1124.»




Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!