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Visualizza Versione Completa : 2 ottobre - SS. Angeli custodi



Augustinus
01-10-04, 16:05
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=24750):

Santi Angeli Custodi

2 ottobre - Memoria

Nella storia della salvezza, Dio affida agli Angeli l'incarico di proteggere i patriarchi, i suoi servi e tutto il popolo eletto. Pietro in carcere viene liberato dal suo Angelo. Gesù a difesa dei piccoli dice che i loro Angeli vedono sempre il volto del Padre che sta nei Cieli. (Mess. Rom.).
Figure celesti presenti nell'universo religioso e culturale della Bibbia - così come di molte religioni antiche - e quasi sempre rappresentati come esseri alati (in quanto forza mediatrice tra Dio e la Terra), gli angeli trovano l'origine del proprio nome nel vocabolo greco anghelos =messaggero. Non a caso, nel linguaggio biblico, il termine indica una persona inviata per svolgere un incarico, una missione. Ed è proprio con questo significato che la parola ricorre circa 175 volte nel Nuovo Testamento e 300 nell'Antico Testamento, che ne individua anche la funzione di milizia celeste, suddivisa in 9 gerarchie: Cherubini, Serafini, Troni, Dominazioni, Potestà, Virtù celesti, Principati, Arcangeli, Angeli. Oggi il tema degli Angeli, quasi scomparso dai sermoni liturgici, riecheggia stranamente nei pulpiti dei media in versione new age, nei film e addirittura negli spot pubblicitari, che hanno voluto recepirne esclusivamente l'aspetto estetico e formale.

Martirologio Romano: Memoria dei santi Angeli Custodi, che, chiamati in primo luogo a contemplare il volto di Dio nel suo splendore, furono anche inviati agli uomini dal Signore, per accompagnarli e assisterli con la loro invisibile ma premurosa presenza.

Martirologio tradizionale (2 ottobre): Festa dei santi Angeli Custodi.

Il nuovo Calendario universale della Chiesa ha conservato, a questa data, non la festa, ma la memoria degli Angioli Custodi.
Abbiamo già parlato, il 5 maggio, dell'unico Santo che ripete, nei calendari, il nome di Angelo, il carmelitano Martire in Sicilia. Ma tra i moltissimi fedeli che ripetono questo nome così diffuso non mancheranno quelli che preferiscono celebrare il loro onomastico nel giorno dedicato proprio agli Angioli, non di nome ma di fatto.
Un tempo questa festa veniva celebrata il 29 settembre, insieme con quella di San Michele, custode e protettore per eccellenza. Tre giorni fa, a quella data, abbiamo ricordato i tre Arcangeli principali, e diciamo così prototipi, ognuno con il loro nome: Michele, Gabriele e Raffaele.
L'uso di una festa particolare dedicata agli Angioli Custodi si diffuse nella Spagna nel '400, e nel secolo successivo in Portogallo, più tardi ancora in Austria. Nel 1670, il Papa Clemente X ne fissò la data al 2 ottobre.
La devozione per gli Angioli è più antica di quella per i Santi: prese particolare importanza nel Medioevo quando i monaci solitari ricercarono la compagnia di queste invisibili creature e le sentirono presenti nella loro vita di silenzioso raccoglimento.
Dopo il concilio di Trento, la devozione per gli Angioli fu meglio definita e conobbe nuova diffusione. Nella vita attuale, però, gli uomini trascurano sempre di più la propria angelica compagnia, e non avvertono ormai la presenza di un puro spirito, testimone costante dei pensieri e delle azioni umane.
Di solito si parla dell'Angiolo Custode soltanto ai bambini, e per questo anche l'iconografia si è fissata sulla figura dell'Arcangiolo Raffaele, che guida e conduce il giovane Tobiolo.
Gli adulti, invece, dimenticano facilmente il loro adulto testimone e consigliere, il loro invisibile compagno di viaggio, il muto testimone della loro vita. E anche questo aumenta il senso della desolazione e addirittura dell'angoscia che caratterizza il nostro tempo, nel 4uale si sono lasciate cadere, come infantili fantasie, tante consolanti e sostenitrici verità di fede.
R infatti verità di fede che ogni cristiano, dal Battesimo, riceve il proprio Angiolo Custode, che lo accompagna, lo ispira e lo guida, per tutta la vita, fino alla morte, esemplare perfetto della condotta che si dovrebbe tenere nei riguardi di Dio e degli uomini.
L'Angiolo Custode è dunque il luminoso specchio sul quale ogni cristiano dovrebbe riflettere la propria condotta giornaliera.
Per questo la Chiesa ha dettato una delle più belle preghiere che dice: " Angiolo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Così sia ".

Fonte: Archivio Parrocchia

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Sempre dallo stesso sito:

La memoria dei Santi Angeli, oggi espressamente citati nel “Martirologio Romano” della Chiesa Cattolica, come Angeli Custodi, si celebra dal 1670 il 2 ottobre, data fissata da papa Clemente X (1670-1676); la Chiesa Ortodossa li celebra l’11 gennaio.
Ma chi sono gli Angeli e che rapporto hanno nella storia del genere umano? Prima di tutto l’esistenza degli Angeli è un dogma di fede, definito più volte dalla Chiesa (Simbolo Niceno, Simbolo Costantinopolitano, IV Concilio Lateranense (1215), Concilio Vaticano I (1869-70)).
Tutto ciò che riguarda gli Angeli, ha costituito una scienza propria detta ‘angiologia’; e tutti i Padri della Chiesa e i teologi, hanno nelle loro argomentazioni, espresso ed elaborato varie interpretazioni e concetti, riguardanti la loro esistenza, creazione, spiritualità, intelligenza, volontà, compiti, elevazione e caduta.
Come si vede la materia è così vasta e profonda, che è impossibile in questa scheda succinta, poter esporre esaurientemente l’argomento, ci limiteremo a dare qualche cenno essenziale.

Esistenza e creazione

La creazione degli angeli è affermata implicitamente almeno in un passo del Vecchio Testamento, dove al Salmo 148 (Lode cosmica), essi sono invitati con le altre creature del cielo e della terra a benedire il Signore: “Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti suoi angeli, lodatelo, voi tutte sue schiere… Lodino tutti il nome del Signore, perché al suo comando ogni cosa è stata creata”.
Nel nuovo Testamento (Col. 1.16) si dice: “per mezzo di Cristo sono state create tutte le cose nei cieli e sulla terra”. Quindi anche gli angeli sono stati creati e se pure la tradizione è incerta sul tempo e nell’ordine di questa creazione, essa è ritenuta dai Padri indubitabile; certamente prima dell’uomo, perché alla cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva, era presente un angelo, posto poi a guardia dell’Eden, per impedirne il ritorno dei nostri progenitori.

Spiritualità

La spiritualità degli angeli, è stato oggetto di considerazioni teologiche fra i più grandi Padri della Chiesa; s. Giustino e s. Ambrogio attribuivano agli angeli un corpo, non come il nostro, ma luminoso, imponderabile, sottile; s. Basilio e s. Agostino furono esitanti e si espressero non chiaramente; s. Giovanni Crisostomo, s. Gerolamo, s. Gregorio Magno, asserirono invece l’assoluta spiritualità; il già citato Concilio Lateranense IV, quindi il Magistero della Chiesa, affermò che gli Angeli sono spirito senza corpo.
L’angelo per la sua semplicità e spiritualità è immortale e immutabile, privo di quantità non può essere localmente presente nello spazio, però si rende visibile in un luogo per esplicare il suo operato; non può moltiplicarsi entro la stessa specie e s. Tommaso d’Aquino afferma che tante sono le specie angeliche quanti sono gli stessi angeli, l’uno diverso dall’altro.
Nella Bibbia si parla di angeli come di messaggeri ed esecutori degli ordini divini; nel Nuovo Testamento essi appaiono chiaramente come puri spiriti.
Nella credenza ebraica essi furono talvolta avvicinati a esseri materiali, ai quali si offriva ospitalità, che essi ricambiavano con benedizioni, promesse di prosperità, ecc.

Intelligenza e volontà

L’Angelo in quanto essere spirituale non può essere sprovvisto della facoltà dell’intelligenza e della volontà; anzi in lui debbono essere molto più potenti, in quanto egli è puro di spirito; sulla prontezza e infallibilità dell’intelligenza angelica, come pure sull’energia, la tenace volontà, la libertà superiore, il grande Dottore Angelico, s. Tommaso d’Aquino, ha scritto ampiamente nella sua “Summa Theologica”, alla quale si rimanda per un approfondimento.

Elevazione

La Sacra Scrittura suggerisce più volte che gli Angeli godono della visione del volto di Dio, perché la felicità alla quale furono destinati gli spiriti celesti, sorpassa le esigenze della natura ed è soprannaturale.
E nel Nuovo Testamento frequentemente viene stabilito un paragone fra uomini, santi e angeli, come se la meta cui sono destinati i primi, altro non sia che una partecipazione al fine già conseguito dagli angeli buoni, i quali vengono indicati come ‘santi’, ‘figli di Dio’, ‘angeli di luce’ e che sono ‘innanzi a Dio’, ‘al cospetto di Dio o del suo trono’; tutte espressioni che indicano il loro stato di beatitudine; essi furono santificati nell’istante stesso della loro creazione.

Caduta

Il Concilio Lateranense IV, definì come verità di fede che molti Angeli, abusando della propria libertà caddero in peccato e diventarono cattivi.
San Tommaso affermò che l’Angelo poté commettere solo un peccato d’orgoglio, lo spirito celeste deviò dall’ordine stabilito da Dio e non accettandolo, non riconobbe al disopra della sua perfezione, la supremazia divina, quindi peccato d’orgoglio cui conseguì immediatamente un peccato di disobbedienza e d’invidia per l’eccellenza altrui.
Altri peccati non poté commetterli, perché essi suppongono le passioni della carne, ad esempio l’odio, la disperazione. Ancora s. Tommaso d’Aquino specifica, che il peccato dell’Angelo è consistito nel volersi rendere simile a Dio.
La tradizione cristiana ha dato il nome di Lucifero al più bello e splendente degli angeli e loro capo, ribellatosi a Dio e precipitato dal cielo nell’inferno; l’orgoglio di Lucifero per la propria bellezza e potenza, lo portò al grande atto di superbia con il quale si oppose a Dio, traendo dalla sua parte un certo numero di angeli.
Contro di lui si schierarono altri angeli dell’esercito celeste capeggiati da Michele, ingaggiando una grande e primordiale lotta nella quale Lucifero con tutti i suoi, soccombette e fu precipitato dal cielo; egli divenne capo dei demoni o diavoli nell’inferno e simbolo della più sfrenata superbia.
Il nome Lucifero e la sua identificazione con il capo ribelle degli angeli, derivò da un testo del profeta Isaia (14, 12-15) in cui una satira sulla caduta di un tiranno babilonese, venne interpretata da molti scrittori ecclesiastici e dallo stesso Dante (Inf. XXIV), come la descrizione in forma poetica della ribellione celeste e della caduta del capo degli angeli.
“Come sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell’aurora! Come sei stato precipitato a terra, tu che aggredivi tutte le nazioni! Eppure tu pensavi in cuor tuo: Salirò in cielo, al di sopra delle stelle di Dio innalzerò il mio trono… salirò sulle nubi più alte, sarò simile all’Altissimo. E invece sei stato precipitato nell’abisso, nel fondo del baratro!”

L’esercito celeste

La figura dell’Angelo come simbolo delle gerarchie celesti, in genere appare fin dai primi tempi del cristianesimo, collocandosi in prosecuzione della tradizione ebraica e come trasformazione dei tipi precristiani delle Vittorie e dei Geni alati, che avevano anche la funzione mediatrice, tra le supreme divinità e il mondo terrestre.
Attraverso l’insegnamento del “De celesti hierarchia” dello pseudo Dionigi l’Areopagita, essi sono distribuiti in tre gerarchie, ognuna delle quali si divide in tre cori.
La prima gerarchia comprende i serafini, i cherubini e i troni; la seconda le dominazioni, le virtù, le potestà; la terza i principati, gli arcangeli e gli angeli.
I cori si distinguono fra loro per compiti, colori, ali e altri segni identificativi, sempre secondo lo pseudo Areopagita, i più vicini a Dio sono i serafini, di colore rosso, segno di amore ardente, con tre paia di ali; poi vengono i cherubini con sei ali cosparse di occhi come quelle del pavone; le potestà hanno due ali dai colori dell’arcobaleno; i principati sono angeli armati rivolti verso Dio e così via.
Più distinti per la loro specifica citazione nella Bibbia, sono gli Arcangeli, i celesti messaggeri, presenti nei momenti più importanti della Storia della Salvezza; Michele presente sin dai primordi a capo dell’esercito del cielo contro gli angeli ribelli, apparve anche a papa s. Gregorio Magno sul Castel S. Angelo a Roma, lasciò il segno della sua presenza nel Santuario di Monte S. Angelo nel Gargano; Gabriele il messaggero di Dio, apparve al profeta Daniele; a Zaccaria annunciante la nascita di s. Giovanni Battista, ma soprattutto portò l’annuncio della nascita di Cristo alla Vergine Maria; Raffaele è citato nel Libro di Tobia, fu guida e salvatore dai pericoli del giovane Tobia, poi non citato nella Bibbia, c’è Uriele, nominato due volte nel quarto libro apocrifo di Ezra, il suo nome ricorre con frequenza nelle liturgie orientali, s. Ambrogio lo poneva fra gli arcangeli, accompagnò il piccolo s. Giovanni Battista nel deserto, portò l’alchimia sulla terra.

L’angelo nell’arte

Ricchissima è l’iconografia sugli angeli, la cui condizione di esseri spirituali, senza età e sesso, ha fatto sbizzarrire tutti gli artisti di ogni epoca, nel raffigurarli secondo la dottrina, ma anche con il proprio estro artistico.
Gli artisti, specie i pittori, vollero esprimere nei loro angeli un sovrumano stato di bellezza, avvolgendoli a volte in vesti sacerdotali o in classiche tuniche, a volte come genietti dell’arte romana, quasi sempre con le ali e con il nimbo (nuvoletta); dal secolo IV e V li ritrassero in aspetto giovanile, efebico, solo nell’epoca barocca apparirà il tipo femminile.
Gli angeli furono raffigurati non solo in atteggiamento adorante, come nelle magnifiche Natività o nelle Maestà medioevali, ma anche in atteggiamento addolorato e umano nelle Deposizioni, vedasi i gesti di disperazione per la morte di Gesù, degli angeli che assistono alla deposizione dalla croce, nel famoso dipinto di Giotto “Compianto di Cristo morto” (Cappella degli Scrovegni, Padova).
Poi abbiamo angeli musicanti e che cantano in coro, che suonano le trombe (tubicini); gli angeli armati in lotta con il demonio; angeli che accompagnano lo svolgersi delle opere di misericordia, ecc.

L’angelo nella Bibbia

Specifici episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, indicano la presenza degli Angeli: la lotta con l’angelo di Giacobbe (Genesi 32, 25-29); la scala percorsa dagli angeli, sognata da Giacobbe (Genesi, 28, 12); i tre angeli ospiti di Abramo (Genesi, 18); l’intervento dell’angelo che ferma la mano di Abramo che sta per sacrificare Isacco; l’angelo che porta il cibo al profeta Elia nel deserto.
L’annuncio ai pastori della nascita di Cristo; l’angelo che compare in sogno a Giuseppe, suggerendogli di fuggire con Maria e il Bambino; gli angeli che adorano e servono Gesù dopo le tentazioni nel deserto; l’angelo che annunciò alla Maddalena e alle altre donne, la resurrezione di Cristo; la liberazione di s. Pietro, dal carcere e dalle catene a Roma; senza dimenticare la cosmica e celeste simbologia angelica dell’Apocalisse di s. Giovanni Evangelista.

L’Angelo Custode

Infine l’Angelo Custode, l’esistenza di un angelo per ogni uomo, che lo guida, lo protegge, dalla nascita fino alla morte, è citata nel Libro di Giobbe, ma anche dallo stesso Gesù, nel Vangelo di Matteo, quando indicante dei fanciulli dice: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”.
La Sacra Scrittura parla di altri compiti esercitati dagli angeli, come quello di offrire a Dio le nostre preghiere e sacrifici, oltre quello di accompagnare l’uomo nella via del bene.

Il nome di ‘angelo’ nel discorrere corrente, ha assunto il significato di persona di eccezionale virtù, di bontà, di purezza, di bellezza angelica e indica perfezione.

Autore: Antonio Borrelli

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Augustinus
01-10-04, 16:07
Disc. 12 sul salmo 90: Tu che abiti, 3, 6-8; Opera omnia, ed. Cisterc. 4 [1966] 458-462

«Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi» (Sal 90, 11). Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi verso i figli degli uomini. Ringrazino e dicano tra le genti: grandi cose ha fatto il Signore per loro. O Signore, che cos'è l'uomo, per curarti di lui o perché ti dai pensiero per lui? Ti dai pensiero di lui, di lui sei sollecito, di lui hai cura. Infine gli mandi il tuo Unigenito, fai scendere in lui il tuo Spirito, gli prometti anche la visione del tuo volto. E per dimostrare che il cielo non trascura nulla che ci possa giovare, ci metti a fianco quegli spiriti celesti, perché ci proteggano, e ci istruiscano e ci guidino.
«Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi». Queste parole quanta riverenza devono suscitare in te, quanta devozione recarti, quanta fiducia infonderti! Riverenza per la presenza, devozione per la benevolenza, fiducia per la custodia. Sono presenti, dunque, e sono presenti a te, non solo con te, ma anche per te. Sono presenti per proteggerti, sono presenti per giovarti.
Anche se gli angeli sono semplici esecutori di comandi divini, si deve essere grati anche a loro perché ubbidiscono a Dio per il nostro bene.
Siamo dunque devoti, siamo grati a protettori così grandi, riamiamoli, onoriamoli quanto possiamo e quanto dobbiamo.
Tutto l'amore e tutto l'onore vada a Dio, dal quale deriva interamente quanto è degli angeli e quanto è nostro. Da lui viene la capacità di amare e di onorare, da lui ciò che ci rende degni di amore e di onore.
Amiamo affettuosamente gli angeli di Dio, come quelli che saranno un giorno i nostri coeredi, mentre nel frattempo sono nostre guide e tutori, costituiti e preposti a noi dal Padre. Ora, infatti, siamo figli di Dio. Lo siamo, anche se questo attualmente non lo comprendiamo chiaramente, perché siamo ancora bambini sotto amministratori e tutori e, conseguentemente, non differiamo per nulla dai servi. Del resto, anche se siamo ancora bambini e ci resta un cammino tanto luogo e anche tanto pericoloso, che cosa dobbiamo temere sotto protettori così grandi?
Non possono essere sconfitti né sedotti e tanto meno sedurre, essi che ci custodiscono in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti. Perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo loro vicini e restiamo nella protezione del Dio del cielo.

Augustinus
01-10-04, 16:14
http://www.wga.hu/art/d/dolci/g_angel.jpg Carlo Dolci, Angelo custode, 1675, Museo della Cattedrale, Prato

http://www.wga.hu/art/p/piazzett/guardian.jpg Giovanni Battista Piazzetta, Angelo custode con i SS. Gaetano di Thiene ed Antonio di Padova, 1729 circa, Chiesa di S. Vitale, Venezia

http://www.wga.hu/art/p/pietro/cortona/gu_angel.jpg Pietro da Cortona, Angelo custode, 1656, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

http://www.artunframed.com/images/artmis21/mann99.jpg http://sunsite.icm.edu.pl/cjackson/m/mann1.jpg J.H.S. Mann, Angeli custodi, 1860

http://img57.imageshack.us/img57/6445/angeloar8.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/GVUYL/90-002088.jpg Henri Decaisne, L'Angelo custode, 1835-36, Musée du Louvre, Parigi

Augustinus
16-06-07, 08:06
Cresce la mistica e la devozione per gli angeli

ROMA, giovedì, 14 giugno 2007 (ZENIT.org).- Si è conclusa con un grande successo di pubblico e con la partecipazione di un folto numero di studiosi e giornalisti, la Terza Edizione del Meeting sugli Angeli promossa dall’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo sul tema “Gli Angeli dei Mistici” svoltasi a Campagna, in provincia di Salerno (1-2 giugno 2007).

Messaggi e richieste di informazione sull’evento sono stati recapitati agli organizzatori anche da Paesi esteri, Spagna e America Latina in particolare.

Intervistato da ZENIT, l’ideatore ed animatore dell’iniziativa, nonché Presidente dell’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo, don Marcello Stanzione, si è detto ottimista sul consolidamento e sulla diffusione della devozione verso gli angeli.

Don Marcello ha raccontato che tra le relazioni ce ne è stata una riguardante la vita del beato Giacomo Alberione, “una persona che è sempre stato considerato come un manager, con una grandissima capacità organizzativa, infatti ha fondato le edizioni san Paolo e dieci congregazioni religiose. Ma è poco noto che fosse devotissimo agli angeli”.

“Una Grande capacità di lavoro e una grandissima devozione agli angeli, vanno spesso insieme. Don Alberione ha così espresso il suo alto misticismo, la sua spiritualità nella concretezza delle opere”, ha aggiunto poi.

“Chi è devoto agli angeli infatti non vive di aria fritta – ha sottolineato don Marcello – al contrario per imitazione degli angeli si dà molto da fare per diffondere il Regno di Dio”.

“Uno degli aspetti più belli degli angeli – ha continuato il sacerdote – è la loro laboriosità il loro zelo, per la causa di Dio. In questo senso don Alberione come modello di mistico incarnato nella realtà della sua epoca, ha anticipato i tempi scoprendo l’importanza nell’utilizzo dei mass media per l’evangelizzazione”.

Secondo don Marcello “gli angeli non sono entità eteree fuori dal mondo ma invitano all’azione, per questo moltissime persone sono affascinate dagli angeli. San Tommaso d’Aquino per esempio, era chiamato appunto il doctor angelicus”.

“Da una interessantissima relazione – ha proseguito – abbiamo scoperto che Suor Faustina Kowalska era devotissima agli angeli. La devozione verso gli angeli è infatti molto collegata alla Divina Misericordia, anzi gli angeli sono un dono della Misericordia di Dio”.

Circa la mistificazione e l’utilizzo improprio degli angeli da parte di culti new age e di spiritualità paganeggianti, don Marcello ha affermato che “purtroppo la devozione agli angeli viene mistificata dai figli delle tenebre, che sono più scaltri e confondono sacro e profano. Noi dobbiamo pregare come hanno fatto i padri gesuiti tra il XVI ed il XVIII secolo, quando hanno diffuso una grande devozione agli angeli”.

“Per questo motivo – ha precisato il sacerdote – oggi bisogna far crescere cattolici moderni che diffondono la spiritualità degli angeli, che è sempre attuale e bella”.

Don Marcello ha poi affermato che grazie alla Casa editrice “Il Segno” di Udine sono già da ora disponibili i libri contenenti gli Atti di tutti e tre i meeting sugli angeli: “San Michele. L'Archistratega di Dio”; “Il ritorno degli Angeli oggi: tra devozione e mistificazione “; “Gli Angeli dei mistici”.

“I libri – ha affermato don Marcello - possono fare moltissimo, e si sta creando una rete di persone che studia, prega e diffonde la conoscenza della spiritualità angelica. Una spiritualità che va di pari passo con quella mariana”.

“Per esempio il beato Bartolo Longo, che ha fatto gli scavi di Pompei, era molto devoto a San Michele, ed ha consacrato il Santuario della Madonna di Pompei proprio a San Michele Arcangelo”, ha concluso.

Fonte: Zenit, 14.6.2007 (http://www.zenit.org/article-11121?l=italian)

Augustinus
01-10-07, 16:52
Guardian Angel

(See also FEAST OF THE GUARDIAN ANGELS.)

That every individual soul has a guardian angel has never been defined by the Church, and is, consequently, not an article of faith; but it is the "mind of the Church", as St. Jerome expressed it: "how great the dignity of the soul, since each one has from his birth an angel commissioned to guard it." (Comm. in Matt., xviii, lib. II).

This belief in guardian angels can be traced throughout all antiquity; pagans, like Menander and Plutarch (cf. Eusebius, "Praep. Evang.", xii), and Neo-Platonists, like Plotinus, held it. It was also the belief of the Babylonians and Assyrians, as their monuments testify, for a figure of a guardian angel now in the British Museum once decorated an Assyrian palace, and might well serve for a modern representation; while Nabopolassar, father of Nebuchadnezzar the Great, says: "He (Marduk) sent a tutelary deity (cherub) of grace to go at my side; in everything that I did, he made my work to succeed."

In the Bible this doctrine is clearly discernible and its development is well marked. In Genesis 28-29, angels not only act as the executors of God's wrath against the cities of the plain, but they deliver Lot from danger; in Exodus 12-13, an angel is the appointed leader of the host of Israel, and in 32:34, God says to Moses: "my angel shall go before thee." At a much later period we have the story of Tobias, which might serve for a commentary on the words of Psalm 90:11: "For he hath given his angels charge over thee; to keep thee in all thy ways." (Cf. Psalm 33:8 and 34:5) Lastly, in Daniel 10 angels are entrusted with the care of particular districts; one is called "prince of the kingdom of the Persians", and Michael is termed "one of the chief princes"; cf. Deuteronomy 32:8 (Septuagint); and Ecclesiasticus 17:17 (Septuagint).

This sums up the Old Testament doctrine on the point; it is clear that the Old Testament conceived of God's angels as His ministers who carried out his behests, and who were at times given special commissions, regarding men and mundane affairs. There is no special teaching; the doctrine is rather taken for granted than expressly laid down; cf. 2 Maccabees 3:25; 10:29; 11:6; 15:23.

But in the New Testament the doctrine is stated with greater precision. Angels are everywhere the intermediaries between God and man; and Christ set a seal upon the Old Testament teaching: "See that you despise not one of these little ones: for I say to you, that their angels in heaven always see the face of my Father who is in heaven." (Matthew 18:10). A twofold aspect of the doctrine is here put before us: even little children have guardian angels, and these same angels lose not the vision of God by the fact that they have a mission to fulfil on earth.

Without dwelling on the various passages in the New Testament where the doctrine of guardian angels is suggested, it may suffice to mention the angel who succoured Christ in the garden, and the angel who delivered St. Peter from prison. Hebrews 1:14 puts the doctrine in its clearest light: "Are they not all ministering spirits, sent to minister for them, who shall receive the inheritance of salvation?" This is the function of the guardian angels; they are to lead us, if we wish it, to the Kingdom of Heaven.

St. Thomas teaches us (Summa Theologica I:113:4) that only the lowest orders of angels are sent to men, and consequently that they alone are our guardians, though Scotus and Durandus would rather say that any of the members of the angelic host may be sent to execute the Divine commands. Not only the baptized, but every soul that cometh into the world receives a guardian spirit; St. Basil, however (Homily on Psalm 43), and possibly St. Chrysostom (Homily 3 on Colossians) would hold that only Christians were so privileged. Our guardian angels can act upon our senses (I:111:4) and upon our imaginations (I:111:3) -- not, however, upon our wills, except "per modum suadentis", viz. by working on our intellect, and thus upon our will, through the senses and the imagination. (I:106:2; and I:111:2). Finally, they are not separated from us after death, but remain with us in heaven, not, however, to help us attain salvation, but "ad aliquam illustrationem" (I:108:7, ad 3am).

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, New York, 1910 (http://www.newadvent.org/cathen/07049c.htm)

Augustinus
01-10-07, 16:55
Feast of Guardian Angels

This feast, like many others, was local before it was placed in the Roman calendar. It was not one of the feasts retained in the Pian breviary, published in 1568; but among the earliest petitions from particular churches to be allowed, as a supplement to this breviary, the canonical celebration of local feasts, was a request from Cordova in 1579 for permission to have a feast in honour of the guardian angels. (Bäumer, "Histoire du Breviaire", II, 233.) Bäumer, who makes this statement on the authority of original documents published by Dr. Schmid (in the "Tübinger Quartalschrift", 1884), adds on the same authority that "Toledo sent to Rome a rich proprium and received the desired authorization for all the Offices contained in it, Valencia also obtained the approbation in February, 1582, for special Offices of the Blood of Christ and the Guardian Angels."

So far the feast of Guardian Angels remained local. Paul V placed it (27 September, 1608) among the feasts of the general calendar as a double "ad libitum" (Bäumer, op. cit., II, 277). Nilles gives us more details about this step. "Paul V", he writes, "gave an impetus to the veneration of Guardian Angels (long known in the East and West) by the authorization of a feast and proper office in their honour. At the request of Ferdinand of Austria, afterwards emperor, he made them obligatory in all regions subject to the Imperial power; to all other places he conceded them ad libitum, to be celebrated on the first available day after the Feast of the Dedication of St. Michael the Archangel. It is believed that the new feast was intended to be a kind of supplement to the Feast of St. Michael, since the Church honoured on that day (29 September) the memory of all the angels as well as the memory of St. Michael (Nilles, "Kalendarium", II, 502). Among the numerous changes made in the calendar by Clement X was the elevation of the Feast of Guardian Angels to the rank of an obligatory double for the whole Church to be kept on 2 October, this being the first unoccupied day after the feast of St. Michael (Nilles, op. cit., II, 503). Finally Leo XIII (5 April, 1883) favoured this feast to the extent of raising it to the rank of a double major.

Such in brief is the history of a feast which, though of comparatively recent introduction, gives the sanction of the Church's authority to an ancient and cherished belief. The multiplicity of feasts is in fact quite a modern development, and that the guardian angels were not honoured with a special feast in the early Church is no evidence that they were not prayed to and reverenced. There is positive testimony to the contrary (see Bareille in Dict. de Theol. Cath., s.v. Ange, col. 1220). It is to be noted that the Feast of the Dedication of St. Michael is amongst the oldest feasts in the Calendar. There are five proper collects and prefaces assigned to this feast in the Leonine Sacramentary (seventh century) under the title "Natalis Basilicae Angeli in Salaria" and a glance at them will show that this feast included a commemoration of the angels in general, and also recognition of their protective office and intercessory power. In one collect God is asked to sustain those who are labouring in this world by the protecting power of his heavenly ministers (supernorum ... praesidiis ... ministrorum). In one of the prefaces, God is praised and thanked for the favour of angelic patronage (patrociniis ... angelorum). In the collect of the third Mass the intercessory power of saints and angels is alike appealed to (quae [oblatio] angelis tuis sanctisque precantibus et indulgentiam nobis referat et remedia procuret aeterna" (Sacramentarium Leonianum, ed. Feltoe, 107-8). These extracts make it plain that the substantial idea which underlies the modern feast of Guardian Angels was officially expressed in the early liturgies. In the "Horologium magnum" of the Greeks there is a proper Office of Guardian Angels (Roman edition, 329-334) entitled "A supplicatory canon to man's Guardian Angel composed by John the Monk" (Nilles, II, 503), which contains a clear expression of belief in the doctrine that a guardian angel is assigned to each individual. This angel is thus addressed "Since thou the power (ischyn) receivest my soul to guard, cease never to cover it with thy wings" (Nilles, II, 506).

For 2 October there is a proper Office in the Roman Breviary and a proper Mass in the Roman Missal, which contains all the choice extracts from Sacred Scripture bearing on the three-fold office of the angels, to praise God, to act as His messengers, and to watch over mortal men. "Let us praise the Lord whom the Angels praise, whom the Cherubim and Seraphim proclaim Holy, Holy, Holy" (second antiphon of Lauds). "Behold I will send my angel, who shall go before thee, and keep thee in thy journey, and bring thee into the place that I have prepared. Take notice of him, and hear his voice" (Exodus 23; capitulum ad Laudes). The Gospel of the Mass includes that pointed text from St. Matthew 18:10: "See that you despise not one of these little ones: for I say to you that their angels in heaven always see the face of my Father who is in heaven." Although 2 October has been fixed for this feast in the Roman calendar, it is kept, by papal privilege, in Germany and many other places on the first Sunday (computed ecclesiastically) of September, and is celebrated with special solemnity and generally with an octave (Nilles, II, 503). (See ANGEL; INTERCESSION.)

Bibliography

NILLES, Kalendarium Manuale utriusque Ecclesiae Orientalis et Occidentalis (Innsbruck, 1896); BAUMER, Geschichte des Breviers, Fr. tr. BIRON (Paris, 1905); Sacramentarium Leonianum, ed. FELTOE (Cambridge, 1896); Roman Missal and Breviary.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, New York, 1910 (http://www.newadvent.org/cathen/07050a.htm)

Augustinus
02-10-07, 07:23
Prendete la bella abitudine di pensare sempre all'Angelo Custode. Egli prega per voi,offre a Dio tutte le vostre buone opere che compite,i vostri desideri santi e puri (Padre Pio)

Augustinus
02-10-07, 07:30
http://www.museosdeandalucia.es/cultura/museos/media/fotos/MCA_os_37_Angelguarda_Giordano(20028)_lg.jpg http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/2e/%C3%81ngel_de_la_Guarda.jpg Luca Giordano, L'Angelo custode, XVIII sec., Museo de Cádiz, Cadice

Diaconus
02-10-07, 13:06
Desde la infancia a la muerte, la vida de humana esta rodeada de su custodia. "Cada fiel tiene a su lado un ángel como protector y pastor para conducirlo a la vida".
Desde esta tierra, la vida cristiana participa, por la fe, en la sociedad bienaventurada de los ángeles y de los hombres, unidos en Dios. CIC 336

La vida humana comienza en el momento de la concepción. Es en ese momento que Dios crea nuestra alma y se deduce que es entonces cuando se nos asigna el ángel custodio.
Los ángeles custodios están encargados de velar por cada uno de nosotros, protegiéndonos de los peligros y alentando nuestra vida en Cristo.
Deberíamos ser agradecidos con nuestro ángel e invocar su protección y guía.

FUNDAMENTOS BÍBLICOS

Exodo 23, 20-23a: Así habla el Señor: «Yo voy a enviar un ángel delante de ti, para que te proteja en el camino y te conduzca hasta el lugar que te he preparado. Respétalo y escucha su voz. No te rebeles contra él, porque no les perdonará las transgresiones, ya que mi Nombre está en él. Si tú escuchas realmente su voz y haces todo lo que yo te diga, seré enemigo de tus enemigos y adversario de tus adversarios. Entonces mi ángel irá delante de ti.»

Mateo 18,10: Guardaos de menospreciar a uno de estos pequeños; porque yo os digo que sus ángeles, en los cielos, ven continuamente el rostro de mi Padre que está en los cielos.

San Basilio: "Todo fiel tiene junto a sí un ángel como tutor y pastor, para llevarlo a la vida" (cf. San Basilio, Adv, Eunomium, III, 1; véase también Santo Tomás, S. Th., I, q. 11, a. 3).

La Iglesia celebra la fiesta de los ángeles custodios desde el Siglo XVII. Fue instituida por el Papa Clemente X.

Diaconus
02-10-07, 13:07
LOS SANTOS ÁNGELES CUSTODIOS[1] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?p=6405109&posted=1#_ftn1)

"La existencia de los ángeles está atestiguada casi por cada una de las páginas de la Sagrada Escritura."
Así habla San Gregorio Magno, a quien se da el título de Doctor de la milicia celeste. Podemos añadir nosotros que el mismo alto origen ha de reconocerse para el culto de estos celestiales espíritus.
La devoción a los ángeles aparece casi con espontaneidad en los primeros años de,nuestra vida y ya no nos abandona jamás.
En una inscripción del cementerio de San Calixto se lee: Arcessitus ab angelis, que viene a decir: "fue llamado por los ángeles" para presentarle al Señor. "Salid al encuentro suyo, ángeles del Señor, para ofrecer su alma en la presencia del Altísimo", canta la Iglesia en el oficio de difuntos.

La fiesta de los ángeles custodios tiene ya existencia multisecular.
Se ha recordado que ya en el siglo V se celebraba en España y en Francia, como fiesta particular.
Suprimida por San Pío V, fue restablecida por un decreto de Paulo V el año 1608, fijándola para el primer día libre después de San Miguel.
Clemente X fue quien la introdujo definitivamente en la liturgia de toda la Iglesia, determinando que se celebrara el día 2 de octubre.

El nombre de "ángel" significa mensajero.
Es nombre que significa ministerio y oficio.
Pero la perfección de su naturaleza va de acuerdo con ese sublime oficio, que ellos ejercen de una manera más permanente que los demás seres de la creación.
Son los "mensajeros" de Dios, por excelencia.
Son seres creados, intelectuales, superiores a los hombres, dotados por el Señor de especial virtud y poder.

La humana filosofía apenas había columbrado, de una manera borrosa, la existencia de los ángeles.
La fuente primera de nuestra devoción es la Revelación divina, contenida en la Sagrada Escritura.
Con ella en la mano evitamos el primer error en que cayeron algunos teólogos combatidos por Orígenes, que, influidos por la filosofía pagana, tuvieron a los ángeles por "dioses".
Están al servicio de Dios, pero son seres creados por su omnipotencia.
Merecen nuestra veneración por su grandeza sobrenatural, por la gracia que les adorna, por su amor al Señor, demostrado en la prueba, que no supieron superar Lucifer y sus secuaces, los cuales, por su soberbia, fueron convertidos en demonios y padecen las penas eternas del infierno, que fue creado para ellos.

En la vida de Cristo Nuestro Señor y en la vida de la Iglesia primitiva los ángeles ejercen su misión de mensajeros con frecuencia. A veces se designa a los ángeles por su nombre, como a San Gabriel, San Rafael, San Miguel; a veces simplemente se les designa con el genérico apelativo de "el ángel del Señor"; a veces cumplen su misión individualmente, como el ángel que bajaba a la piscina de Betzata, en la puerta Probática, para agitar el agua y comunicar una virtud maravillosa de curación de cualquier enfermedad que tuviere el primero que descendía a sus ondas.
Otras veces son dos los ángeles enviados, como los que vió la Magdalena, vestidos de blanco, sentados uno a la cabecera y otro a los pies del lugar donde había estado el cuerpo de Jesús muerto, antes de la resurrección.
Otras veces la Escritura alude a legiones de ángeles, como aquellas "doce legiones" que hubiera enviado el Padre celestial si Cristo hubiera formulado tal petición.
Y no falta alguna ocasión en que la Escritura habla de "millares de millares", como aquellos que aparecen en el Apocalipsis alrededor del trono triunfal del Salvador del mundo.
Dada la armonía perfecta del mundo, como obra del Creador, podemos pensar en la escala ascendente que va del maravilloso mundo físico que nos va descubriendo en su portentosa complejidad la física nuclear, al mundo de los vivientes, más perfecto aún, siguiendo por esa misteriosa unión de lo somático y lo psíquico, lo material y lo espiritual, representado por la persona humana.
Los ángeles son las criaturas que colman esta ascensión hacia el cielo. Por eso decimos que son superiores a los hombres.
La Escritura los llama "estrellas de la aurora e hijos de Dios".

Dice fray Luis de León que se les llama "estrellas de la aurora porque sus entendimientos, más claros que estrellas, echaron rayos de sí, saliendo a la luz del ser en la aurora del mundo. Y se les llama hijos de Dios porque, entre lo que El crió, es lo que más se le parece en la perfección de su naturaleza".

Los ángeles han sido creados por Dios, como el universo entero, para su gloria. Es decir, "para alabar, hacer reverencia y servir" al Creador.
Cumplen esta finalidad siendo la corona gloriosa del Señor, como le vieron tantos artistas, capitaneados por Lucas della Robbia, el escultor florentino, autor del grupo más delicioso de los ángeles cantores.
Estas representacion!es artísticas no son arbitrarias, sino que siguen la línea de los libros santos, como el del Apocalipsis, donde se lee: "Vi y oí la voz de muchos ángeles en rededor del trono, y de los vivientes y de los ancianos; y era su número miríadas de miríadas, y millares de millares, que decían a grandes voces: Digno es el Cordero, que ha sido degollado, de recibir el poder, la riqueza, la sabiduría, la fortaleza, el honor, la gloria y la bendición. Y todas las criaturas que existen en el cielo, y sobre la tierra, y debajo de la tierra, y en el mar, y todo cuanto hay en ellos, oí que decían: Al que está sentado en el trono y al Cordero, la bendición, el honor, la gloria y el imperio por los siglos de los siglos".
Por ello decimos que los ángeles forman la corte celestial, que primariamente mira al honor de Dios Creador y Redentor.

Y precisamente porque todo su anhelo es alabar, hacer reverencia y servir a Dios Nuestro Señor, los ángeles se convierten, por disposición divina, en ángeles custodios.
Cuando tengamos el concepto exacto de la religión, que no se ha hecho primariamente para nuestra felicidad, sino para la gloria del Señor, comprenderemos por qué cumplen las criaturas angélicas con este oficio de mensajeros de Dios cerca de nosotros, y de custodios de nuestra pobre vida, destinada, como la suya, "para alabar, hacer reverencia y servir" al Creador.
Quieren los ángeles que formemos a su lado en la corte celestial, que conservemos y aumentemos la gracia, que nos da derecho a cantar en sus coros; a repetir, por toda la eternidad, la melodía inefable de los que son gloriosos porque supieron buscar la gloria de Dios.

En el libro del Exodo, cuando se acaba de promulgar la ley santa, el Señor, que habla en estilo directo a cada uno de los israelitas, anuncia solemnemente la asistencia de los ángeles custodios con estas palabras "Yo mandaré a mi ángel ante ti, para que te defienda en el camino y te haga llegar al lugar que te he dispuesto".
Para los israelitas este texto significa la asistencia y la custodia de los ángeles en la peregrinación por el desierto hasta llegar a la tierra prometida.
Significa también la asistencia y la custodia de los ángeles para el viaje de esta vida terrenal y la llegada a la gloria del cielo.
El acontecimiento histórico del paso de Israel por el desierto fue la ocasión para que el Señor promulgara su Ley y para que se nos anunciara este auxilio de los ángeles custodios en las dificultades que la vida terrena entraña.

Por lo demás, la tutela de los ángeles se anuncia en muchos otros pasajes de la Escritura, pero quizá en ninguno con tanta fuerza expresiva como en el salmo 90, donde dice: "Te encomendará a sus ángeles, para que te guarden en todos tus caminos. Y ellos te llevarán en sus manos para que no tropieces en las piedras. Pisarás sobre áspides y víboras, hollarás al león y al dragón".

San Bernardo comenta así este pasaje bíblico, exponiendo la custodia de los ángeles en la doctrina general de la providencia de Dios para la salvación de los hombres.
"Aplicas al hombre, ¡oh Señor!, tu corazón y solícito lo cuidas.
Le envías tu Unigénito, diriges a él tu Espíritu, le prometes tu gloria.
Y para que nada haya en el cielo que deje de participar en nuestro cuidado, envías a aquellos bienaventurados espíritus a ejercer su ministerio para bien nuestro, los destinas a nuestra guarda, les mandas que sean nuestros ayos.
Poco era para ti haber hecho ángeles tuyos a los espíritus: háceslos también ángeles de los pequeñuelos, pues escrito está: Los ángeles de éstos están viendo siempre la cara del Padre.
A estos espíritus tan bienaventurados háceslos ángeles tuyos para con nosotros y nuestros para contigo".

Los Santos Padres de la Iglesia han predicado esta doctrina, aplicando a los ángeles de la gu,arda distintos títulos en los que se expresa la importancia de su ministerio.

Eusebio de Cesarea les llama "tutores" de los hombres,
San Hilario, ''mediadores'';
San Basilio, "compañeros de nuestro camino";
San Gregorio Niseno, "escudo protector",
Simeón Metafrastes, "muralla que rodea por todas partes la fortaleza de nuestra alma, defendiéndola de los asaltos del enemigo";
San Cirilo Alejandrino, "maestros que nos enseñan la adoración y el culto de Dios".
No es posible seguir.
Hacemos notar solamente que San Agustín y San Gregorio Magno no han perdido ocasión para exaltar el valor de la intervención angélica en nuestra vida.

Y la sagrada liturgia en este día de su fiesta les ha saludado con las siguientes palabras: "Cantamos a los ángeles custodios de los hombres, que puso el Padre, junto,a nuestra frágil naturaleza, como celestiales compañeros para que no sucumbiéramos ante las insidiosas acometidas de los enemigos".
Si consideramos atentamente la letra de la Escritura divina, observaremos que se habla en sus páginas de diversos órdenes de ángeles. Isaías ve a los "serafines" cantando, y uno de ellos purifica los labios del profeta con un carbón encendido.

El Génesis nos dice que un "querubín" fue puesto por Dios como guardián del paraíso, y el Exodo que fueron dos los "querubines" los que estaban en el arca santa desde donde promete el Señor hablar a su pueblo.

San Pablo nombra a los "principados, potestades y dominaciones", así como los "tronos, virtudes y arcángeles".
Existe, pues, una jerarquía celeste con ángeles de orden y oficio superior y ángeles de orden y oficio inferior.
Todos, ciertamente, excelsos y muy superiores a nuestra humana naturaleza.

Ante esto se han preguntado los teólogos si entra en la providencia ordinaria de Dios destinar para custodia de los hombres a los ángeles de las categorías superiores o se encomienda este oficio a los ángeles de las categorías inferiores.

La lectura de los textos sagrados nos persuade que ángeles de todas las categorías, aun de las superiores, San Gabriel, San Rafael, San Miguel, los serafines y querubines, han cumplido misiones cerca de los hombres, como se comprueba ccn la vida de la Santísima Virgen y San Juan Bautista, el pueblo de Israel, el profeta Isaías, el santo patriarca Tobías, por no citar sino los pasajes más salientes.

Pero es posible que los ángeles de los órdenes inferiores sean los que normalmente se designan para ejercer la custodia de los hombres, y así se puede creer que en las jerarquías angélicas unas cumplen la misión de asistir ante el trono del Señor y otras se destinan para la custodia del universo creado, en el que sobresalen los hombres como primero y principal objeto de esa cuidadosa guardia.

Los primeros son ángeles "asistentes" al trono celestial: los otros, "ejecutores" de la Providencia en el auxilio a la humanidad caída.
Las misiones y disposiciones más destacadas, como la de la encarnación del Verbo anunciada por San Gabriel y otras semejantes, saldrían fuera de la regla ordinaria y general.

Cuando se habla de los ángeles custodios nos referimos primariamente a los que ejercen la salvadora tutela de las personas individuales.
Cada uno de nosotros tiene su ángel de la guarda.
Dios quiere que todos los hombres se salven y que lleguen al conocimiento de la verdad. Al decir todos los hombres no excluimos a ninguno.
Tenemos, por tanto, por más congruente a esta voluntad salvífica de Dios el extender con la misma universalidad el ministerio tutelar de los ángeles.
Todas las almas han sido redimidas por Cristo, todas están en el camino de la salvación, todas son defendidas y protegidas por los ángeles.
Y muchas almas, nacidas en la paganía y misteriosamente salvadas por la iluminación de !a fe, deben esto a los ángeles de su guarda.
Lo sabremos el día en que se haga la cuenta universal del paso de los hombres por la tierra.
Pero lo columbramos ya desde ahora, siguiendo el pensamiento de los teólogos sobre la salvación de los infieles negativos, que guardan la ley natural.
El ministerio de los ángeles juega en ellos un papel principal. Este ángel nuestro nos acompaña siempre, no nos abandona jamás en esta vida.
En la otra, para quienes hayan alcanzado la gloria, aún quedan vinculados a su triunfo.

Hemos aludido a las narraciones de la Biblia para fundamentar nuestra doctrina sobre los ángeles.
Ahora transcribimos una referencia de los Actos de los Apóstoles, donde, al mismo tiempo, podemos ver a un ángel en acción y palpar la fe de la Iglesia primitiva en la custodia de los ángeles.
San Pedro estaba custodiado en la cárcel y Herodes pensaba exhibirlo al pueblo.
La noche anterior a este día del triunfo del perseguidor, San Pedro se hallaba dormido entre dos soldados, sujeto con dos cadenas y guardada la puerta de la prisión por centinelas.
"Un ángel del Señor se presento en el calabozo, que quedó iluminado, y, golpeando a Pedro en el costado, le despertó diciendo: Levántate pronto; y se cayeron las cadenas de sus manos. El ángel añadió: Cíñete y cálzate tus sandalias. Hízolo así y agregó: Envuélvete en tu manto y sígueme. Y salió en pos de él. No sabía Pedro si era realidad lo que el ángel hacía; más bien la parecía que fuese una visión.
Atravesando la primera y la segunda guarda llegaron a la puerta de hierro que conduce a la ciudad. La puerta se les abrió por sí misma y salieron y avanzaron por una calle, desapareciendo luego el ángel. Entonces Pedro, vuelto en si, dijo: Ahora me doy cuenta de que realmente el Señor ha enviado su ángel y me ha arrancado de las manos de Herodes y de toda la expectación del pueblo judío".

San Pedro llegó a la casa de Maria, la madre de Juan Marcos, y llamo a la puerta.
Sabían ellos que Pedro estaba en la cércel, pero, al oír su voz, sin creer aún en el prodigio de su liberación, pensaron: "Será su ángel".
Así vivió la Iglesia primitiva esta verdad alentadora de la custodia de los ángeles, que reclaman también su parte en la feliz difusión del mensaje evangélico.

Todos los hombres tienen su ángel custodio.
Pero, además, lo tienen los reinos y comarcas.
De San Miguel, como ángel del pueblo de Dios, se habla en el libro del profeta Daniel.
Y el pueblo gentil de los persas tenia su ángel.
Asi podemos aceptar la doctrina de San Jerónimo, que nos dice que, "cuando el Altísimo separaba a las razas y se constituían los términos de cada pueblo, numeraba los ángeles que les habían de custodiar".

Y si esto se dice de los pueblos, lo diremos, con tanta mayor razón, de la Iglesia católica, difundida de Oriente a Occidente, y de las Iglesias particulares, de las diócesis y colectividades religiosas.
Y de esto tenemos un ejemplo patente, según toda la tradición de los Santos Padres griegos, en las cartas que se escriben a los ángeles de las siete Iglesias del Asia proconsular en el libro del Apocalipsis.
Los ángeles aparecen aquí unidos en su suerte y en sus aspiraciones a las mismas Iglesias, a los obispos y a los fieles.
Ellos reciben y transmiten las alabanzas y las reprensiones que forman parte de los mensajes.
Salvando siempre todas las distancias, podriamos decir que, como Cristo quiso aparecer como vestido de nuestras flaquezas, asi los ángeles de estas Iglesias de Asia, y lo mismo diremos de todas las demás del mundo, parecen ante el Señor unidos a las circunstancias de aquellas cristiandades que en tantas cosas eran dignas de alabanza y en otras habian caido de su primitivo esplendor.

Dice a este propósito el gran obispo de Milán San Ambrosio: "No solamente destinó Dios a los obispos para defender su grey, sino también a los ángeles".

Y añade San Gregorio de Nacianzo: "No dudo que los ángeles son rectores y patronos de las iglesias, como nos enseña el Apocalipsis de San Juan".

Los ángeles custodios deben ser venerados e invocados.
"Acátale, escucha su voz, no le resistas', dice el libro del Exodo.

Tres frases de San Bernardo resumirán adecuadamente esta doctrina: "Anda siempre con circunspección -dice el Santo-, como quien tiene presente a los ángeles en todos los caminos".
"Amemos afectuosamente a sus ángeles como a quienes han de ser un día coherederos nuestros, siendo ahora abogados y tutores puestos por el Padre y colocados por El sobre nosotros. Asi amar a los ángeles es amar a Dios mismo. Al amor se añade la confianza. "
Aunque somos tan pequeños y nos queda tan largo y tan peligroso camino, ¿qué temeremos teniendo tales custodios?
Fieles son, prudentes son, poderosos son.
Siempre, pues, que vieres levantarse alguna tentación, amenazar alguna tribulación, invoca a tu guarda, a tu conductor, al protector que Dios te asignó para el tiempo de la necesidad y de la tribulación.
No duerme, aunque por breve tiempo disimule alguna vez; no sea que con peligro salgas de sus manos si ignoras que ellas te sustentan.

He aquí la oración propia del día: "¡Oh Dios, que con inefable providencia te has dignado enviar a tus santos ángeles para nuestra guarda!, concede a los que te pedimos el vernos defendidos por su protección, gozar eternamente de su compañía. Por Cristo nuestro Señor. Así sea".

[1] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?p=6405109&posted=1#_ftnref1)Eugenio Beitia, mercaba.org/SANTORAL

Diaconus
02-10-07, 13:09
Que te guarden en tus caminos[1] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?p=6405116&posted=1#_ftn1)



A sus ángeles ha dado órdenes para que te guarden en tus caminos.
Den gracias al Señor por su misericordia por las maravillas que hace con los hombres.
Den gracias y digan entre los gentiles: «El Señor ha estado grande con ellos».
Señor, ¿qué es el hombre para que le des importancia, para que te ocupes de él?
Porque te ocupas ciertamente de él, demuestras tu solicitud y tu interés para con él.
Llegas hasta enviarle tu Hijo único, le infundes tu Espíritu, incluso le prometes la visión de tu rostro.
Y, para que ninguno de los seres celestiales deje de tomar parte en esta solicitud por nosotros, envías a los espíritus bienaventurados para que nos sirvan y nos ayuden, los constituyes nuestros guardianes, mandas que sean nuestros ayos.

A sus ángeles ha dado órdenes para que te guarden en tus caminos.
Estas palabras deben inspirarte una gran reverencia, deben infundirte una gran devoción y conferirte una gran confianza.
Reverencia por la presencia de los ángeles, devoción por su benevolencia, confianza por su custodia.
Porque ellos están presentes Junto a ti, y lo están para tu bien.
Están presentes para protegerte, lo están en beneficio tuyo. Y, aunque lo están porque Dios les ha dado esta orden, no por ello debemos dejar de estarles agradecidos, pues que cumplen con tanto amor esta orden y nos ayudan en nuestras necesidades, que son tan grandes.
Seamos, pues, devotos y agradecidos a unos guardianes tan eximios; correspondamos a su amor, honrémoslos cuanto podamos y según debemos.
Sin embargo, no olvidemos que todo nuestro amor y honor ha de tener por objeto a aquel de quien procede todo, tanto para ellos como para nosotros, gracias al cual podemos amar y honrar, ser amados y honrados.
En él, hermanos, amemos con verdadero afecto a sus ángeles, pensando que un día hemos de participar con ellos de la misma herencia y que, mientras llega este día, el Padre los ha puesto junto a nosotros, a manera de tutores y administradores.
En efecto, ahora somos ya hijos de Dios, aunque ello no es aún visible, ya que, por ser todavía menores de edad, estamos bajo tutores y administradores, como si en nada nos distinguiéramos de los esclavos.

Por lo demás, aunque somos menores de edad y aunque nos queda por recorrer un camino tan largo y tan peligroso, nada debemos temer bajo la custodia de unos guardianes tan eximios.
Ellos, los que nos guardan en nuestros caminos, no pueden ser vencidos ni engañados, y menos aún pueden engañarnos.
Son fieles, son prudentes, son poderosos: ¿por qué espantarnos?
Basta con que los sigamos, con que estemos unidos a ellos, y viviremos así a la sombra del Omnipotente.

[1] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?p=6405116&posted=1#_ftnref1)De los sermones de san Bernardo (http://www.corazones.org/santos/bernardo_claraval.htm) abad, Sermón 12 sobre el salmo 90

Diaconus
02-10-07, 13:12
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

I. Gli angeli

L'esistenza degli angeli - una verità di fede

328 L'esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l'unanimità della Tradizione.

Chi sono?

329 Sant'Agostino dice a loro riguardo: “Angelus officii nomen est, non naturae. Quaeris nomen huius naturae, spiritus est; quaeris officium, angelus est: ex eo quod est, spiritus est, ex eo quod agit, angelus - La parola angelo designa l'ufficio, non la natura. Se si chiede il nome di questa natura si risponde che è spirito; se si chiede l'ufficio, si risponde che è angelo: è spirito per quello che è, mentre per quello che compie è angelo” [Sant'Agostino, Enarratio in Psalmos, 103, 1, 15]. In tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio. Per il fatto che “vedono sempre la faccia del Padre. . . che è nei cieli” (Mt 18,10), essi sono “potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola” (Sal 103,20).

330 In quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali [Cf Pio XII, Lett. enc. Humani generis: Denz. -Schönm., 3891] e immortali [Cf Lc 20,36 ]. Superano in perfezione tutte le creature visibili. Lo testimonia il fulgore della loro gloria [Cf Dn 10,9-12].

Cristo “con tutti i suoi angeli”

331 Cristo è il centro del mondo angelico. Essi sono “i suoi angeli”: “Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli. . . ” (Mt 25,31). Sono suoi perché creati per mezzo di lui e in vista di lui: “Poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui” (Col 1,16). Sono suoi ancor più perché li ha fatti messaggeri del suo disegno di salvezza: “Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?” (Eb 1,14).

332 Essi, fin dalla creazione [Cf Gb 38,7] e lungo tutta la storia della salvezza, annunciano da lontano o da vicino questa salvezza e servono la realizzazione del disegno salvifico di Dio: chiudono il paradiso terrestre, [Cf Gen 3,24] proteggono Lot. [Cf Gen 19 ] salvano Agar e il suo bambino, [Cf Gen 21,17] trattengono la mano di Abramo; [Cf Gen 22,11] la Legge viene comunicata “per mano degli angeli” (At 7,53), essi guidano il Popolo di Dio, [Cf Es 23,20-23] annunziano nascite [Cf Gdc 13] e vocazioni, [Cf Gdc 6,11-24; Is 6,6] assistono i profeti, [Cf 1 Re 19,5] per citare soltanto alcuni esempi. Infine, è l'angelo Gabriele che annunzia la nascita del Precursore e quella dello stesso Gesù [Cf Lc 1,11; Lc 1,26].

333 Dall'Incarnazione all'Ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall'adorazione e dal servizio degli angeli. Quando Dio “introduce il Primogenito nel mondo, dice: lo adorino tutti gli angeli di Dio” ( Eb 1,6). Il loro canto di lode alla nascita di Cristo non ha cessato di risuonare nella lode della Chiesa: “Gloria a Dio. . . ” ( Lc 2,14). Essi proteggono l'infanzia di Gesù, [Cf Mt 1,20; Mt 2,13; Mt 1,19] servono Gesù nel deserto, [Cf Mc 1,12; Mt 4,11] lo confortano durante l'agonia, [Cf Lc 22,43] quando egli avrebbe potuto da loro essere salvato dalla mano dei nemici [Cf Mt 26,53 ] come un tempo Israele [Cf 2 Mac 10,29-30; 2 Mac 11,8]. Sono ancora gli angeli che “evangelizzano” ( Lc 2,10) annunziando la Buona Novella dell'Incarnazione [Cf Lc 2,8-14 ] e della Risurrezione [Cf Mc 16,5-7 ] di Cristo. Al ritorno di Cristo, che essi annunziano, [Cf At 1,10-11 ] saranno là, al servizio del suo giudizio [Cf Mt 13,41; Mt 25,31; Lc 12,8-9 ].

Gli angeli nella vita della Chiesa

334 Allo stesso modo tutta la vita della Chiesa beneficia dell'aiuto misterioso e potente degli angeli [Cf At 5,18-20; At 8,26-29; At 10,3-8; At 12,6-11; 334 At 27,23-25].

335 Nella Liturgia, la Chiesa si unisce agli angeli per adorare il Dio tre volte santo; [Messale Romano, “Sanctus”] invoca la loro assistenza (così nell'“In Paradisum deducant te angeli. . . ” - In Paradiso ti accompagnino gli angeli - della Liturgia dei defunti, o ancora nell'“Inno dei Cherubini” della Liturgia bizantina), e celebra la memoria di alcuni angeli in particolare (san Michele, san Gabriele, san Raffaele, gli angeli custodi).

336 Dal suo inizio [Cf Mt 18,10] fino all'ora della morte [Cf Lc 16,22] la vita umana è circondata dalla loro protezione [Cf Sal 34,8; Sal 91,10-13] e dalla loro intercessione [Cf Gb 33,23-24; Zc 1,12; 336 Tb 12,12]. “Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita” [San Basilio di Cesarea, Adversus Eunomium, 3, 1: PG 29, 656B]. Fin da quaggiù, la vita cristiana partecipa, nella fede, alla beata comunità degli angeli e degli uomini, uniti in Dio.

IN SINTESI

350 Gli angeli sono creature spirituali che incessantemente glorificano Dio e servono i suoi disegni salvifici nei confronti delle altre creature: “Ad omnia bona nostra cooperantur angeli - Gli angeli cooperano ad ogni nostro bene” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I, 114, 3, ad 3].

351 Gli angeli circondano Cristo, loro Signore. Lo servono soprattutto nel compimento della sua missione di salvezza per tutti gli uomini.

352 La Chiesa venera gli angeli che l'aiutano nel suo pellegrinaggio terreno, e che proteggono ogni essere umano.

Augustinus
02-10-08, 07:48
http://collection.aucklandartgallery.govt.nz/collection/images/display/M1982/M1982_1_2_584.jpg Jacques Callot, SS. Angeli custodi, 1630-36, Auckland Art Gallery, Auckland, Nuova Zelanda

Augustinus
02-10-08, 15:58
DIE 2 OCTOBRIS

SS. ANGELORUM CUSTODUM

Duplex majus

Introitus

Ps. 102, 20

BENEDÍCITE Dóminum, omnes Angeli ejus: poténtes virtúte, qui fácitis verbum ejus, ad audiéndam vocem sermónum ejus. Ps. ibid., 1. Bénedic, ánima mea, Dómino: et ómnia, quae intra me sunt, nómini sancto ejus. V/. Glória Patri. Benedícite.

Oratio

DEUS, qui ineffábili providéntia sanctos Angelos tuos ad nostram custódiam míttere dignáris: largíre supplícibus tuis; et eórum semper protectióne deféndi, et aetérna societáte gaudére. Per Dóminum.

Léctio libri Exodi

Exodi 23, 20-23

HAEC dicit Dóminus Deus: Ecce ego mittam Angelum meum, qui praecédat te, et custódiat in via, et introdúcat in locum, quem parávi. Obsérva eum, et audi vocem ejus, nec contemnéndum putes: quia non dimíttet cum peccáveris, et est nomen meum in illo. Quod si audíeris vocem ejus, et féceris ómnia, quae loquor, inimícus ero inimícis tuis, et afflígam affligéntes te: praecedétque te Angelus meus.

Graduale. Ps. 90, 11-12. Angelis suis mandávit de te, ut custódiant te in ómnibus viis tuis. V/. In mánibus portábunt te, ne umquam offéndas ad lápidem pedem tuum.

Allelúja, allelúja. V/. Ps. 102, 21. Benedícite Dómino, omnes virtútes ejus: minístri ejus, qui fácitis voluntátem ejus. Allelúja.

¶ In Missis votivis post Septuagesimam, omissis Allelúja, et Versu sequenti, dicitur:

Tractus. Ps. 102, 20. Benedicite Dóminum, omnes Angeli ejus: poténtes virtúte, qui fácitis verbum ejus. V/. Ibid., 21, 22. Benedícite Dómino, omnes virtútes ejus: minístri ejus, qui fácitis voluntátem ejus. V/. Benedícite Dómino, ómnia ópera ejus: in omni loco dominatiónis ejus, bénedic, anima mea, Dómino.

Tempore autem Paschali omittitur Graduale, et ejus loco dicitur:

Allelúja, allelúja. V/. Ps. 137, 1-2. In conspéctu Angelórum psallam tibi : adorábo ad templum sanctum tuum, et confitébor nómini tuo. Allelúja. V/. Matth. 28, 2. Angelus Dómini descéndit de cælo, et accédens revólvit lápidem, et sedébat super eum. Allelúja.

http://www.unavoce-ve.it/crux.gif Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaéum

Matth. 18, 1-10

IN ILLO témpore: Accessérunt discípuli ad Jesum, dicéntes: Quis putas, major est in regno caelórum ? Et ádvocans Jesus párvulum státuit eum in médio eórum, et dixit: Amen dico vobis, nisi convérsi fuéritis, et efficiámini sicut párvuli, non intrábitis in regnum caelórum. Quicúmque ergo humiliáverit se sicut párvulus iste, hic est major in regno caelórum. Et qui suscéperit unum párvulum talem in nómine meo, me súscipit. Qui autem scandalizáverit unum de pusíllis istis, qui in me credunt, éxpedit ei, ut suspendátur mola asinária in collo ejus, et demergátur in profúndum maris. Vae mundo a scándalis. Necésse est enim ut véniant scándala: verúmtamen vae hómini illi, per quem scándalum venit. Si autem manus tua, vel pes tuus scandalízat te, abscíde eum, et prójice abs te: bonum tibi est ad vitam íngredi débilem vel claudum, quam duas manus, vel duos pedes habéntem, mitti in ignem aetérnum. Et si óculus tuus scandalízat te, érue eum, et prójice abs te: bonum tibi est cum uno óculo in vitam intráre, quam duos óculos habéntem mitti in gehénnam ignis. Vidéte ne contemnátis unum ex his pusíllis: dico enim vobis, quia Angeli eórum in caelis semper vident fáciem Patris mei, qui in caelis est.

Credo.

Offertorium. Ps. 102, 20 et 21. Benedícite Dóminum, omnes Angeli ejus: minístri ejus, qui fácitis verbum ejus, ad audiéndam vocem sermónum ejus.

Secreta

SÚSCIPE, Dómine, múnera, quae pro sanctórum Angelórum tuórum veneratióne deférimus: et concéde propítius; ut perpétuis eórum praesídiis, a praeséntibus perículis liberémur, et ad vitam perveniámus aetérnam. Per Dóminum.

Communio. Dan. 3, 58. Benedícite, omnes Angeli Dòmini, Dóminum: hymnum dícite, et superexáltate eum in saécula.

Postcommunio

SÚMPSIMUS, Dómine, divína mystéria, sanctórum Angelórum tuórum festivitáte laetántes: quaésumus; ut eórum protectióne ab hóstium júgiter liberémur insídiis, et contra ómnia advérsa muniámur. Per Dóminum.

FONTE (http://www.clerus.org/bibliaclerusonline/pt/oa.htm#b3e)

Augustinus
02-10-08, 16:13
Da dom Prosper Guéranger, L’Année Liturgique - Le Temps après la Pentecôte, Paris-Poitiers, 1901, IV ediz., t. V, p. 364-372

LE II OCTOBRE.

LES SAINTS ANGES GARDIENS.

Bien que la solennité du XXIX septembre ait pour but d'honorer tous les bienheureux esprits des neuf chœurs, la piété des fidèles s'est portée dans les derniers siècles à désirer qu'un jour spécial fût consacré par la terre à célébrer les Anges gardiens. Différentes Eglises ayant pris l'initiative de cette fête, qu'elles plaçaient sous divers rites à diverses dates de l'année, Paul V (1), tout en l'autorisant, crut devoir la laisser facultative; Clément X (2) mit fin à cette variété au sujet de la fête nouvelle, en la fixant obligatoirement du rite double (3) au II octobre, premier jour libre après la Saint-Michel, dont elle demeure ainsi comme une dépendance.

Il est de foi qu'en cet exil, Dieu confie aux Anges la garde des hommes appelés à le contempler ainsi qu'eux-mêmes dans la commune patrie; c'est le témoignage des Ecritures, l'affirmation unanime de la Tradition. Les conclusions les plus assurées de la théologie catholique étendent le bénéfice de cette protection précieuse à tous les membres de la race humaine, sans distinction de justes ou de pécheurs, d'infidèles ou de baptisés. Ecarter les dangers, soutenir l'homme dans sa lutte contre le démon, faire naître en lui de saintes pensées, le détourner du mal et parfois le châtier, prier pour lui et présenter à Dieu ses propres prières: tel est le rôle de l'Ange gardien. Mission à ce point spéciale, que le même Ange ne cumule pas la garde simultanée de plusieurs; à ce point assidue, qu'il suit son protégé du premier jour au dernier de sa mortelle existence, recueillant l'âme au sortir de cette vie pour la conduire, des pieds du juge suprême, à la place méritée par elle dans les cieux ou au séjour temporaire de purification et d'expiation.

C'est dans le voisinage plus immédiat de notre nature, parmi les rangs pressés du dernier des neuf chœurs, que se recrute surtout la milice sainte des Anges gardiens. Dieu, en effet, réserve les Séraphins, les Chérubins, les Trônes, à l'honneur de former son auguste cour. Les Dominations président des abords de son trône au gouvernement de l'univers; les Vertus veillent à la fixité des lois de la nature, à la conservation des espèces, aux mouvements des cieux; les Puissances retiennent enchaîné l'enfer. La race humaine, dans son ensemble et ses grands corps sociaux, les nations, les églises, est confiée aux Principautés; tandis que le rôle des Archanges, préposés aux communautés moindres, semble être aussi de transmettre aux Anges les ordres du ciel, avec l'amour et la lumière descendant pour nous de la première et suprême hiérarchie. Profondeurs de la Sagesse de Dieu (4)! Ainsi donc l'admirable ensemble de ministères ordonné entre les différents chœurs des esprits célestes aboutit, comme fin, à cette garde immédiatement remise aux plus humbles, la garde de l'homme, pour qui subsiste l'univers. C'est l'affirmation de l'Ecole (5); c'est le mot de l'Apôtre: Tout esprit n'a-t-il pas pour mission de servir les futurs héritiers du salut (6)?

Mais Dieu, tout magnifique qu'il daigne se montrer pour l'humanité entière, ne sait pas moins que les gouvernements de ce monde honorer d'une garde spéciale les princes de son peuple, privilégiés de sa grâce, ou régissant pour lui la terre; au témoignage des Saints, une perfection suréminente, une mission plus haute dans l'Etat ou l'Eglise, assurent à qui en est revêtu l'assistance d'un esprit également supérieur, sans que l'Ange de la première heure, si l'on peut ainsi parler, soit nécessairement pour cela relevé de sa propre garde. Il s'en faut d'ailleurs que, sur le terrain des opérations du salut, le titulaire céleste du poste à lui confié dès l'aube puisse redouter jamais de se voir isolé; à sa demande, à l'ordre d'en haut, les troupes de ses bienheureux compagnons, qui remplissent la terre et les cieux, sont toujours prêtes à lui prêter main forte. Il est pour ces nobles esprits, sous l'œil du Dieu dont ils aspirent par tous moyens à seconder l'amour, de secrètes alliances amenant parfois sur terre entre leurs clients mêmes des rapprochements dont le mystère se révélera au jour de l'éternité.

«Mystère profond, dit Origène, que le partage des âmes entre les Anges destinés à leur garde; divin secret, relevant de l'économie universelle qui repose sur l'Homme-Dieu! Ce n'est point non plus sans d'ineffables dispositions que se répartissent entre les Vertus des cieux les services de la terre, les départements multiples de la nature: fontaines et fleuves, vents et forêts, plantes, êtres animés des continents ou des mers, dont les rôles s'harmonisent par le fait des Anges dirigeant au but commun leurs offices variés (7). «Telle subsiste, en sa puissante unité, l'œuvre du Créateur.

Et sur ces mots de Jérémie: Jusques à quand pleurera la terre (8)? Origène reprend, soutenu de l'autorité de saint Jérôme, son traducteur en la circonstance (9): «C'est par chacun de nous que la terre se réjouit ou qu'elle pleure; et non seulement la terre, mais l'eau, le feu, l'air, tous les éléments, qu'il ne faut point entendre ici de la matière insensible, mais des Anges préposés à toutes choses sur terre. Il y a un Ange de la terre, et c'est lui, avec ses compagnons, qui pleure de nos crimes. Il y a un Ange des eaux, à qui s'applique le Psaume: Les eaux vous ont vu, et elles ont été dans la crainte; le trouble a saisi les abîmes; voix des grandes eaux, voix de l'orage: l'éclair comme la flèche a sillonné la nue» (10).

Ainsi considérée, la nature est grande. Moins dépourvue que nos générations sans vérité comme sans poésie, l'antiquité ne voyait pas autrement l'univers. Son erreur fut d'adorer ces puissances mystérieuses, au détriment du seul Dieu sous lequel fléchissent ceux qui portent le monde (11).

«Air, terre, océan, tout est plein d'Anges, dit saint Ambroise à son tour (12). Assiégé par une armée, Elisée demeurait sans crainte; car il voyait d'invisibles cohortes qui l'assistaient. Puisse le Prophète ouvrir aussi tes yeux; et que l'ennemi, fût-il légion, ne t'effraie pas: tu te crois investi, et tu es libre; il y en a moins contre nous que pour nous» (13).

Revenons à l'Ange particulièrement détaché près de nous tous, et méditons cet autre témoignage: «Il ne dort pas, on ne le trompe pas, le noble gardien de chacun d'entre nous. Ferme ta porte, et fais la nuit; mais souviens-toi que tu n'es jamais seul: lui, pour voir tes actions, n'a pas besoin de lumière». Qui parle ainsi? non quelque Père de l'Eglise, mais un païen, l'esclave philosophe Epictète (14).

De préférence toutefois et pour finir, écoutons aujourd'hui comme fait l'Eglise l'Abbé de Clairvaux, dont l'éloquence se donne ici carrière: «En tous lieux, sois respectueux de ton Ange. Que la reconnaissance pour ses bienfaits excite ton culte pour sa grandeur. Aime ce futur cohéritier, tuteur présentement désigné par le Père à ton enfance. Car bien que fils de Dieu, nous ne sommes pour l'heure que des enfants, et longue et périlleuse est la route. Mais Dieu a commandé à ses Anges de te garder en toutes tes voies; ils te porteront dans leurs mains, dans la crainte que tu ne heurtes ton pied contre la pierre; tu marcheras sur l'aspic et le basilic, et tu fouleras aux pieds le lion et le dragon (15). Oui donc; là où la route est praticable pour un enfant, ils borneront leur concours à te guider, à te soutenir comme on fait les enfants. L'épreuve menacera-t-elle de dépasser tes forces? ils te porteront dans leurs mains. Ces mains des Anges! combien d'impasses redoutées, franchies grâce à elles comme sans y penser, et ne laissant à l'homme par delà que l'impression d'un cauchemar soudainement évanoui!» (16).
Mais où l'Ange triomphe, c'est dans la rencontre chantée au Cantique sacré. «Lui, l'un des compagnons de l'Epoux, dit saint Bernard, envoyé pour cela des cieux à l'élue, négociateur, témoin du mystère accompli, comme il tressaille, et dit: Je vous rends grâces, Dieu de majesté, qui avez exaucé le désir de son cœur! Or, c'était lui qui, sur la route, ami persévérant, ne cessait de murmurer à l'oreille de l'âme: Mets tes délices dans le Seigneur, et il t'exaucera (17); et de nouveau: Attends le Seigneur, et garde ses sentiers (18); puis, encore: S'il tarde, attends toujours, car il viendra sûrement et bientôt (19). Ce pendant qu'il remontrait au Seigneur: Comme le cerf aspire à l'eau des fontaines, ainsi cette âme aspire après vous, ô Dieu (20)! soyez-lui pitoyable, écoutez ses cris, visitez sa désolation. Et maintenant, paranymphe fidèle, confident d'ineffables secrets, il n'est point jaloux. Il va du bien-aimé à la bien-aimée, offrant les vœux, rapportant les dons; il excite l'une, il apaise l'autre; dès ce monde parfois il les met en présence, soit qu'il ravisse l'Epouse, soit qu'il amène l'Epoux: car il est de la maison et connu dans le palais; il ne redoute point de rebut, lui qui voit tous les jours la face du Père» (21).

Unissons-nous à l'Eglise offrant aux Anges gardiens cette Hymne des Vêpres du jour.


HYMNE.

Nous célébrons les Anges qui gardent les humains. Le Père céleste les donnés pour compagnons à notre faible nature, de crainte qu'elle ne succombât dans les embûches ennemies.

Car, depuis que l'ange mauvais fut justement précipité de ses honneurs, l’envie le ronge et il s'efforce de perdre ceux que le Seigneur appelle aux cieux.

Vous donc volez vers nous, gardien qui jamais ne dormez; écartez de la terre à vous confiée les maladies de l'âme et toute menace pour la paix de ses habitants.

Soit toujours louange et amour à la Trinité sainte, dont la puissance éternelle gouverne ce triple monde des cieux, de la terre et de l'abîme, dont la gloire domine les siècles. Amen.

Avant rétablissement de la fête spéciale des saints Anges gardiens, on chantait cette Séquence à la Messe du XXIX septembre en quelques églises.


SEQUENCE.

Appelons de nos vœux les paranymphes du Roi suprême, les défenseurs du troupeau du Christ; ce sont les monts dont il est dit qu'ils entourent le trône, privilège qu'ils possèdent entre tous.

C'est la triple hiérarchie des cieux, sous la Sagesse unique développant ses rameaux, s'épanouissant à la trine lumière; nous purifiant, nous éclairant, elle nous parfait: ainsi notre âme se dégage du péché.

Leur contemplation les rapproche, leur mission ne les éloigne pas: c'est au dedans de Dieu qu'ils courent, contenant l'ennemi, guidant les justes; ils gardent leurs dévots clients, les protégeant, les consolant dans leurs peines.

Leur béatitude déjà consommée n'empêche pas que, députés vers nous cependant, ils ne rapportent à Dieu nos prières; ils n'abandonnent pas les saints de ce monde, désirant voir par eux se combler leurs vides et s'accroître leur société fortunée.

Bienheureux citoyens qui, remplissant leur rôle sur terre, ne perdent rien des joies de la vraie patrie! Supplions-les avec confiance de nous aider près de Dieu toujours.

Amen.

Saints Anges, soyez bénis de ce que les crimes des hommes ne lassent point votre charité; parmi tant d'autres bienfaits, nous vous rendons grâces pour celui de maintenir la terre habitable, en daignant y rester toujours. La solitude, souvent, menace de se faire lourde au cœur des fils de Dieu, dans ces grandes villes et sur ces routes du monde où ne se coudoient qu'inconnus ou ennemis; mais si le nombre des justes a baissé, le vôtre ne diminue pas. Au sein de la multitude enfiévrée comme au désert, il n'est pas d'être humain qui n'ait près de lui son Ange, représentant de la Providence universelle sur les méchants comme sur les bons. Bienheureux esprits, nous n'avons avec vous qu'une patrie, qu'une pensée, qu'un amour: pourquoi les bruits confus d'une foule frivole agiteraient-ils la vie des deux que nous pouvons mener dès maintenant avec vous? Le tumulte des places publiques vous empêche-t-il d'y former vos chœurs, ou le Très-Haut d'en percevoir les harmonies? Vivant nous aussi par la foi dans le secret de cette face du Père (22), dont l'incessante contemplation vous ravit (23), nous voulons de même chanter en tous lieux au Seigneur, unir aux vôtres en tout temps nos adorations. Ainsi pénétrés des mœurs angéliques, la vie présente n'aura pour nous nul trouble, l'éternité nulle surprise.

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NOTE

1. 1608.

2. 1670.

3. Double majeur depuis 1883.

4. Rom. XI, 33.

5. Suarez. De Angelis, Lib. VI, c. XVIII, 5.

6. Heb. I, 14.

7. Origen. in Josue, Hom. XXIII.

8. Jerem. XII, 4.

9. Origen. in Jerem. Hom. X, juxta Hieron VIII.

10. Psalm. LXXVI, 17-18.

11. Job. IX, 13.

12. Ambr. in Psalm. CXVIII, Sermo I, 9, 11, 12.

13. IV Reg. VI, 16.

14. Ap. Arrian. Diss. I, 14.

15. Psalm. XC, 11 -13.

16. Bernard, in Psalm. XC, Sermo XII.

17. Psalm. XXXVI, 4.

18. Ibid 34.

19. Habac. II, 3.

20. Psalm. XLI, 2.

21. Bernard, in Cantic. Sermo XXXI.

22. Psalm. XXX, 21: Col. III, 3.

23. Matth. XVIII, 10.

Augustinus
02-10-08, 16:21
http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/KFMOSV/02-008398.jpg Scuola bolognese, Angelo custode e bambino, XVII sec., musée Magnin, Digione

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/G7GO5/97-011994.jpg Antiveduto Grammatica, Angelo custode, XVI-XVIII sec., musée de Brou, Bourg-en-Bresse

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/QZAD3S/92-002089-02.jpg http://cartelfr.louvre.fr/pub/fr/image/30967_p0003610.002.jpg Domenico Feti, L'Angelo custode protegge un bambino dalle insidie diaboliche, 1615-18, musée du Louvre, Parigi

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/GIQS7W/00-005632.jpg Guercino, L'Angelo custode protegge un bambino dalle insidie diaboliche, XVII sec., musée Magnin, Digione

http://www.baylor.edu/content/imglib/4879.jpg Guercino, Angelo custode, 1640-42, Pinacoteca, Fano

http://img148.imageshack.us/img148/7109/angelood9.jpg Guercino, Angelo custode, XVII sec.

hessler
02-10-08, 18:03
http://www.madonnaceleste.com/angelo_custode.jpg

grazie, amico mio, per tutto quello che fai per me!

Augustinus
02-10-08, 20:45
http://www.christian-wallpaper.com/backgrounds/guardian-angel-protecting-children-near-a-ledge.jpg

Holuxar
02-10-17, 21:23
2 OTTOBRE 2017: I SANTI ANGELI CUSTODI…




Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 2 ottobre. I santi Angeli Custodi (http://www.unavoce-ve.it/pg-2ott.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-2ott.htm
"2 OTTOBRE I SANTI ANGELI CUSTODI
Storia della festa.
Sebbene la festa del 29 settembre abbia lo scopo di onorare tutti gli spiriti beati dei nove cori angelici, negli ultimi secoli la pietà dei fedeli sentì il desiderio di consacrare un giorno speciale per far festa agli Angeli custodi. Alcune Chiese, presa l'iniziativa, celebravano la festa in date diverse dell'anno e Paolo V, nel 1608, il 27 settembre, pur autorizzando la festa non credette di farne obbligo e restò facoltativa. Clemente X, il 20 settembre del 1670 volle l'uniformità e fissò la festa al 2 ottobre, primo giorno libero dopo quella di san Michele, e in quella data rimane.
Dottrina della Chiesa.
Che Dio affida gli uomini chiamati a contemplarlo in cielo alla custodia degli Angeli, finché vivono su questa terra di esilio, è verità di fede e lo testimonia la Scrittura, come lo afferma unanime la Tradizione. Le conclusioni più sicure della teologia cattolica estendono il beneficio di tanto preziosa protezione a tutti gli uomini, senza distinzione di razza, siano essi infedeli o battezzati, giusti o peccatori. Ufficio dell'Angelo custode è di allontanare il pericolo, sostenere l'uomo nella lotta contro il demonio, suscitare in lui santi pensieri, allontanarlo dal male, correggerlo, pregare per lui e presentarne a Dio le preghiere. Questo compito è tanto delicato che l'Angelo non ha la custodia simultanea di più persone e, al termine della vita, raccoglie l'anima che ebbe in custodia per portarla, dopo il giudizio, al posto che ha meritato, in cielo o al luogo di temporanea purificazione ed espiazione.
I nove cori.
Gli Angeli custodi sono reclutati fra gli spiriti più vicini all'uomo nell'ultimo dei nove cori. Dio riserva ai Serafini, ai Cherubini e ai Troni l'onore di formare la sua corte, mentre le Dominazioni, presso il suo trono presiedono al governo dell'universo, le Virtù vegliano sulla stabilità delle leggi della natura, sulla conservazione delle specie e sui movimenti dei cieli, le Potenze mantengono in catene l'inferno. Il genere umano nel suo insieme e nei suoi vari raggruppamenti sociali, come nazioni e chiese, è affidato ai Principati, mentre gli Arcangeli, preposti alle comunità di minore importanza, sembrano avere anche il compito di trasmettere agli Angeli gli ordini del cielo, insieme con l'amore e la luce, che per noi discende dalla più alta gerarchia. Come è immensa la Sapienza di Dio! (Rom. 11, 33). L'ammirabile insieme di ministeri, ordinato nei vari cori degli spiriti celesti sboccia come fine alla custodia diretta affidata ai più umili; la custodia cioè dell'uomo per il quale sussiste l'universo. Così aveva affermato la Scolastica (Suarez, De Angelis, l. VI, XVIII, 5) e così aveva affermato l'Apostolo: Non ha ogni spirito la missione di servire i futuri eredi della salute? (Ebr. 1 , 14).
Compito degli Angeli custodi.
"Gli Angeli, dice san Lorenzo Giustiniani, considerano le varie azioni di ciascuno di noi, ci esortano, ci sospingono, ci sollevano dopo le nostre cadute e vegliano a difesa della Chiesa militante. Salgono e scendono continuamente dal cielo alla terra e dalla terra al cielo, sempre contenti, sempre premurosi, per offrire a Dio le nostre opere, le nostre lacrime, le nostre preghiere. Dall'altare di Dio, che è l'umanità di Cristo, ci portano il fuoco della carità, l'ardore della fede, la speranza di aver parte un giorno nella gloria dei Santi. Ci mostrano il trionfo dei martiri, per accrescere il coraggio; la porta del cielo aperta, per indurci a disprezzare il mondo; la continua presenza di Dio, per riempirci di rispetto; l'immensità del paradiso per destarne in noi il desiderio. Più trovano occasione di esercitare verso di noi il loro ufficio più sono felici e zelanti, lontani da qualsiasi invidia, per il nostro progresso nel bene, lontani dallo sminuire i nostri meriti, si impegnano per la nostra perfezione, ci istruiscono sui nostri doveri, ci incoraggiano a compierli. Hanno un solo desiderio e un solo fine: la gloria dell'Onnipotente e la nostra salvezza. Sono gli Amici della Sapienza e abitano presso il Verbo, esenti da tutte le miserie e da tutte le imperfezioni. Esercitando il loro ministero in mezzo al mondo, non contraggono alcuna sozzura, non lamentano alcuna fatica. Circoscritti nello spazio, restano tuttavia sempre in presenza di Dio e, pur servendo gli uomini, non cessano di offrire a Dio il sacrificio della lode più affettuosa e le esigenze del loro ministero non li distolgono dal rendere al Re immortale gli omaggi e la gloria che gli devono" (L'agonia trionfante).
Dio, sempre grandioso con l'umanità intera, non onora meno dei governi di questo mondo i principi del suo popolo, privilegiati della grazia o reggenti in suo nome il mondo. Secondo l'affermazione dei Santi, una perfezione superiore, una missione più alta nello Stato o nella Chiesa assicurano a chi ne e rivestito l'assistenza di uno spirito egualmente superiore senza che 1'Angelo della prima ora, se si può dire così, sia liberato del suo impegno di custodia. E d'altra parte non avviene che, sul terreno delle operazioni per la salvezza, il titolare del posto affidato a principio possa temere di trovarsi solo, perche a sua richiesta, ad un ordine dell'alto le schiere dei suoi beati compagni, che riempiono terra e cielo, sono sempre pronti a prestare man forte. Sotto l'occhio di Dio, del quale aspirano a secondare in tutti i modi l'amore tra questi nobili spiriti, vi sono segrete alleanze che portano talvolta sulla terra tra i loro clienti ad intese delle quali solo nell'eternità scopriremo il segreto.
Gli Angeli nella creazione.
"Mistero profondo, dice Origene, la distribuzione delle anime agli Angeli destinati alla loro custodia: segreto divino, che dipende dall'economia universale che poggia sull'Uomo-Dio! Non senza ineffabili disposizioni si dividono tra le Virtù dei cieli i servizi della terra e i ministeri molteplici della natura: fonti e fiumi, venti e foreste, piante e esseri animati dei continenti o dei mari) il compito dei quali armonizza, perché gli Angeli dirigono al fine comune i compiti privati" (Comm. su Giosuè, Omelia XXIII). Così sussiste nella sua possente unità l'opera del Creatore.
E sulle parole di Geremia: Fino a quando piangerà la terra? (Gerem. 12, 4) Origene continua (Omelia X, juxta Hieron. VIII): "Per ciascuno di noi la terra gioisce o piange e non solo la terra, ma l'acqua, il fuoco, l'aria e tutti gli elementi, ma non bisogna intendere che piangano o gioiscano gli elementi sensibili bensì gli Angeli preposti sulla terra ad ogni cosa. Vi è un Angelo della terra e questo Angelo piange con i suoi compagni per i nostri delitti. Vi è un Angelo dell'acqua e a lui si applicano le parole del Salmo: Le acque ti hanno visto e hanno avuto paura: il terrore ha preso gli abissi: voce delle grandi acque, voce dell'uragano: il lampo come freccia ha solcato le nuvole" (Sal. 76, 17-I8).
Veduta così, la natura è grande. Meno sprovvista della nostra generazione senza verità e senza poesia, l'antichità vedeva così l'universo e l'errore fu di adorare queste potenze misteriose, dimenticando l'unico Dio sotto il quale si piegano quelli che portano il mondo (Giob. 9, 13).
"Aria, terra, oceano; tutto è pieno d'Angeli, dice a sua volta sant'Ambrogio (Comm. al Salmo CXVIII ; Discorso 1.0, 9, 11, 12). Assediato da un'armata, Eliseo non aveva paura, perché vedeva invisibili coorti che lo difendevano. Possa il Profeta aprire i tuoi occhi e il nemico, sia pure legione, non ti spaventi: ti credi investito, ma sei libero: sono in meno contro di noi che in nostro favore" (IV Re 6, 16).
Culto verso l'Angelo custode.
E ora, con la Chiesa, ascoltiamo l'abate di Chiaravalle che spiega qui la sua eloquenza: "Sii dappertutto rispettoso verso il tuo Angelo e la riconoscenza per i suoi benefici sviluppi il tuo culto per la sua grandezza. Ama questo futuro coerede, ora, nella tua infanzia, tuo tutore designato dal Padre. Sebbene figli di Dio, siamo per ora bambini e la strada che dobbiamo percorrere è lunga e pericolosa, ma Dio ha comandato ai suoi Angeli di custodirti in tutte le tue vie; ti porteranno nelle loro mani, per timore che tu possa urtare con il piede nella pietra, camminerai sull' aspide e sul basilisco, calpesterai il leone e il dragone (Sal. 90, 11-13). Allora, dove la strada è praticabile per un bambino, gli Angeli limiteranno il loro intervento a guidarti e a sostenerti, come si fa per i bambini, ma, se si presenterà una prova che superi le tue forze, ti porteranno sulle loro mani. Le mani degli Angeli! Quante difficoltà superate grazie alle mani degli Angeli quasi senza accorgersene, lasciano appena l'impressione di un incubo subito svanito"(Comm. al Salmo 90, Disc. XII).
Riconoscenza verso gli Angeli.
Angeli santi, siate benedetti, perché la vostra carità non si stanca, nonostante i delitti degli uomini e, come per tanti altri benefici, vi ringraziamo per quello di conservare abitabile la terra degnandovi di restarvi abitualmente. Nelle grandi città e sulle vie del mondo sopra le quali non si incontrano che sconosciuti o nemici, la solitudine si fa sentire pesante al cuore dei figli di Dio, ma, se il numero dei giusti si è fatto scarso, il vostro numero non è diminuito. In mezzo alle moltitudini agitate come nei deserti, ogni essere umano ha vicino il suo Angelo, rappresentante della universale Provvidenza verso i cattivi e verso i buoni. Beati spiriti, noi abbiamo comune con voi una patria, un pensiero, un amore: perché dovremmo permettere che il vocìo confuso della folla frivola agiti la vita che noi possiamo già vivere con voi? Il tumulto delle piazze vi impedisce forse di formare i vostri cori o impedisce all'Altissimo di ascoltarne le armonie? Vogliamo anche noi cantare il Signore in tutti i luoghi, unire le nostre adorazioni alle vostre, vivendo noi pure, per la fede, davanti al Padre (Sal. 30, 21; Col. 3, 3) che voi contemplate rapiti (Mt. 18 , 10). Conosciute così le abitudini degli Angeli, la vita presente non avrà più per noi turbamenti e la vita eterna non avrà più sorprese.
da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 1129-1133."





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Santi Angeli Custodi - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santi-angeli-custodi/)
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“2 ottobre, Santi Angeli Custodi.
Preghiera all’Angelo Custode di San Francesco di Sales – Sant’Angelo, Tu mi proteggi fin dalla nascita. A te affido il mio cuore: dallo al mio Salvatore Gesù, poiché appartiene a Lui solo. Tu sei anche il mio consolatore nella morte! Fortifica la mia fede e la mia speranza, accendi il mio cuore d’amore divino! Fa che la mia vita passata non mi affligga, che la mia vita presente non mi turbi, che la mia vita futura non mi spaventi. Fortifica la mia anima nelle angosce della morte; insegnami ad essere paziente, conservami nella pace! Ottienimi la grazia di gustare come ultimo cibo il Pane degli angeli! Fa che le mie ultime parole siano: Gesù, Maria e Giuseppe; che il mio ultimo respiro sia un respiro d’amore e che la tua presenza sia il mio ultimo conforto. Così sia.”


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Ottobre , mese del Santo Rosario - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/ottobre-mese-del-santo-rosario/)
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“Ottobre, mese del Santo Rosario 2 ottobre 2017
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova Insorgenza
Ottobre, mese del Santo Rosario:
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OTTOBRE MESE DEL SANTO ROSARIO
Devozione della Chiesa per Maria
La Liturgia nel corso dell’anno ci ha mostrato più volte che Gesù e Maria sono così uniti nel piano divino della Redenzione che si incontrano sempre insieme ed è impossibile separarli sia nel culto pubblico che nella devozione privata. La Chiesa, che proclama Maria Mediatrice di tutte le grazie, la invoca continuamente per ottenere i frutti della Redenzione che con il Figlio ha acquistati. Comincia sempre l’anno liturgico col tempo di Avvento, che è un vero mese di Maria, invita i fedeli a consacrarle il mese di maggio, ha disposto che il mese di ottobre sia il mese del Rosario e le feste di Maria nel Calendario Liturgico sono così numerose che non passa un giorno solo dell’anno, senza che Maria in qualche luogo della terra sia festeggiata sotto un titolo o sotto un altro, dalla Chiesa universale, da una diocesi o da un Ordine religioso.
La festa del Rosario
La Chiesa riassume nella festa di oggi tutte le solennità dell’anno e, con i misteri di Gesù e della Madre sua, compone come un’immensa ghirlanda per unirci a questi misteri e farceli vivere e una triplice corona, che posa sulla testa di Colei, che il Cristo Re ha incoronata Regina e Signora dell’Universo, nel giorno del suo ingresso in cielo.
Misteri di gioia che ci riparlano dell’Annunciazione, della Visitazione, della Natività, della Purificazione di Maria, di Gesù ritrovato nel tempio; Misteri di dolore, dell’agonia, della flagellazione, della coronazione di spine, della croce sulle spalle piagate e della crocifissione; Misteri di gloria, cioè della Risurrezione, dell’Ascensione del Salvatore, della Pentecoste, dell’Assunzione e dell’incoronazione della Madre di Dio. Ecco il Rosario di Maria.
Storia della festa
La festa del Rosario fu istituita da san Pio V, in ricordo della vittoria riportata a Lepanto sui Turchi. È, cosa nota come nel secolo XVI dopo avere occupato Costantinopoli, Belgrado e Rodi, i Maomettani minacciassero l’intera cristianità. Il Papa san Pio V, alleato con il re di Spagna Filippo II e la Repubblica di Venezia, dichiarò la guerra e Don Giovanni d’Austria, comandante della flotta, ebbe l’ordine di dar battaglia il più presto possibile. Saputo che la flotta turca era nel golfo di Lepanto, l’attaccò il 7 ottobre dei 1571 presso le isole Echinadi. Nel mondo intero le confraternite del Rosario pregavano intanto con fiducia. I soldati di Don Giovanni d’Austria implorarono il soccorso del cielo in ginocchio e poi, sebbene inferiori per numero, cominciarono la lotta. Dopo 4 ore di battaglia spaventosa, di 300 vascelli nemici solo 40 poterono fuggire e gli altri erano colati a picco mentre 40.000 turchi erano morti. L’Europa era salva.
Nell’istante stesso in cui seguivano gli avvenimenti, san Pio V aveva la visione della vittoria, si inginocchiava per ringraziare il cielo e ordinava per il 7 ottobre di ogni anno una festa in onore della Vergine delle Vittorie, titolo cambiato poi da Gregorio XIII in quello di Madonna del Rosario.
Il Rosario
L’uso di recitare Pater e Ave Maria risale a tempi remotissimi, ma la preghiera meditata del Rosario come noi l’abbiamo oggi è attribuita a san Domenico. È per lo meno certo che egli molto lavorò con i suoi religiosi per la propagazione del Rosario e che ne fece l’arma principale nella lotta contro gli eretici Albigesi, che nel secolo XIII infestavano il sud della Francia.
La pia pratica tende a far rivivere nell’anima nostra i misteri della nostra salvezza, mentre con la loro meditazione si accompagna la recita di decine di Ave Maria, precedute dal Pater e seguite dal Gloria Patri. A prima vista la recita di molte Ave Maria può parere cosa monotona, ma con un poco di attenzione e di abitudine, la meditazione, sempre nuova e più approfondita, dei misteri della nostra salvezza, porta grandiosità e varietà. D’altra parte si può dire che nel Rosario si trova tutta la religione e come la somma di tutto il cristianesimo.
Il Rosario è una somma di fede: riassunto cioè delle verità che noi dobbiamo credere, che ci presenta sotto forma sensibile e vivente. Le espone unendovi la preghiera, che ottiene la grazia per meglio comprenderle e gustarle.
Il Rosario è una somma di morale: Tutta la morale si riassume nel seguire e imitare Colui, che è “la Via, la Verità, la Vita” e con la preghiera dei Rosario noi otteniamo da Maria la grazia e la forza di imitare il suo divino Figliolo.
Il Rosario è una somma di culto: Unendoci a Cristo nei misteri meditati, diamo al Padre l’adorazione in spirito e verità, che Egli da noi attende e ci uniamo a Gesù e Maria per chiedere, con loro e per mezzo loro, le grazie delle quali abbiamo bisogno.
Il Rosario sviluppa le virtù teologali e ci offre il mezzo di irrobustire la nostra carità, fortificando le virtù della speranza e della fede, perché “con la meditazione frequente di questi misteri l’anima si infiamma di amore e di riconoscenza di fronte alle prove di amore che Dio ci ha date e desidera con ardore le ricompense celesti, che Cristo ha conquistate per quelli che saranno uniti a Lui, imitando i suoi esempi e partecipando ai suoi dolori. In questa forma di orazione la preghiera si esprime con parole, che vengono da Dio stesso, dall’Arcangelo Gabriele e dalla Chiesa ed è piena di lodi e di domande salutari, mentre si rinnova e si prolunga in ordine, determinato e vario nello stesso tempo, e produce frutti di pietà sempre dolci e sempre nuovi” (Enciclica Octobri mense del 22 settembre 1891).
Il Rosario unisce le nostre preghiere a quelle di Maria nostra Madre. “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi poveri peccatori”. Ripetiamo con rispetto il saluto dell’Angelo e umilmente aggiungiamo la supplica della confidenza filiale. Se la divinità, anche se incarnata e fatta uomo, resta capace di incutere timore, quale timore potremmo avere di questa donna della stessa nostra natura, che ha in eterno il compito di comunicare alle creature le ricchezze e le misericordie dell’Altissimo? Confidenza filiale. Sì, perché l’onnipotenza di Maria viene dal fatto di essere Madre di Gesù, l’Onnipotente, e ha diritto alla nostra confidenza, perché è nello stesso tempo nostra Madre, non solo in virtù del testamento dettato da Gesù sulla Croce, quando disse a Giovanni: “Ecco tua Madre”, e a Maria: “Ecco tuo figlio”, ma ancora perché nell’istante dell’Incarnazione, la Vergine concepì, insieme con Gesù, tutta l’umanità, che egli incorporava a sé.
Membri del Corpo mistico di cui Cristo è il capo, siamo stati formati con Gesù nel seno materno della Vergine Maria e vi restiamo fino al giorno della nostra nascita alla vita eterna.
Maternità spirituale, ma vera, che ci mette con la Madre in rapporti di dipendenza e di intimità profondi, rapporti di bambino nel seno della Madre.
Qui è il segreto della nostra devozione per Maria: è nostra Madre e come tale sappiamo di poter tutto chiedere al suo amore, perché siamo suoi figli!
Ma, se la madre, appunto perché madre, pensa necessariamente ai suoi figli, i figli, per l’età, sono facili a distrarsi e il Rosario è lo strumento benedetto che conserva la nostra intimità con Maria e ci fa penetrare sempre più profondamente nel suo cuore.
Strumento divino il Rosario che la Vergine porta in tutte le sue apparizioni da un secolo in qua e che non cessa di raccomandare. Strumento della devozione cattolica per eccellenza, in cui l’umile donna senza istruzione e il sapiente teologo sono a loro agio, perché vi trovano il cammino luminoso e splendido, la via mariana, che conduce a Cristo e, per Cristo, al Padre.
Così considerato il Rosario realizza tutte le condizioni di una preghiera efficace, ci fa vivere nell’intimità di Maria e, essendo essa Mediatrice, suo compito è di condurci a Dio, di portare le nostre preghiere fino al cuore di Dio. Per Maria diciamo i Pater, che inquadrano le decine di Ave Maria, e, siccome quella è la preghiera di Cristo e contiene tutto ciò che Dio volle che noi gli chiedessimo, noi siamo sicuri di essere esauditi.
La fede di Maria
La fede di Maria fu perfetta e non dubitò della verità divina neppure nel momento in cui chiedeva all’Angelo come si poteva compiere il messaggio. Gabriele rivelò il modo verginale della concezione promessa, sollecitando il consenso della Vergine per l’unione ipostatica, perché, per l’onore della Vergine e per l’onore della natura umana, Dio voleva avere da Maria il posto che avrebbe occupato nella sua creazione. E allora fu pronunziata con libertà e con consapevolezza la parola, che farà eco fino all’eternità: “Io sono l’umile ancella dei Signore: sia fatto secondo la sua volontà” (Dom Delatte: Opere citate).
Preghiera alla Vergine del Rosario
Ti saluto, o Maria, nella dolcezza del tuo gioioso mistero e all’inizio della beata Incarnazione, che fece di te la Madre dei Salvatore e la madre dell’anima mia. Ti benedico per la luce dolcissima che hai portato sulla terra.
O Signora di ogni gioia, insegnaci le virtù che danno la pace ai cuori e, su questa terra, dove il dolore abbonda, fa che i figli camminino nella luce di Dio affinché, la loro mano nella tua mano materna, possano raggiungere e possedere pienamente la meta cui il tuo cuore li chiama, il Figlio del tuo amore, il Signore Gesù.
Ti saluto, o Maria, Madre del dolore, nel mistero dell’amore più grande, nella Passione e nella morte del mio Signore Gesù Cristo e, unendo le mie lacrime alle tue, vorrei amarti in modo che il mio cuore, ferito come il tuo dai chiodi che hanno straziato il mio Salvatore, sanguinasse come sanguinano quelli del Figlio e della Madre. Ti benedico, o Madre del Redentore e Corredentrice, nel purpureo splendore dell’Amore crocifisso, ti benedico per il sacrificio, accettato al tempio ed ora consumato con l’offerta alla giustizia di Dio del Figlio della tua tenerezza e della tua verginità, in olocausto perfetto.
Ti benedico, perché il sangue prezioso che ora cola per lavare i peccati degli uomini, ebbe la sua sorgente nel tuo Cuore purissimo.
Ti supplico, o Madre mia, di condurmi alle vette dall’amore che solo l’unione più intima alla Passione e alla morte dell’amato Signore può far raggiungere.
Ti saluto, Maria, nella gloria della tua Regalità. Il dolore della terra ha ceduto il posto a delizie infinite e la porpora sanguinante ti ha tessuto il manto meraviglioso, che si addice alla Madre dei Re dei re e alla Regina degli Angeli. Permetti che levi i miei occhi verso di te durante lo splendore dei tuoi trionfi, o mia amabile Sovrana, e diranno i miei occhi, meglio di qualsiasi parola, l’amore del figlio il desiderio di contemplarti con Gesù nell’eternità, perché tu se!, Bella, perché sei Buona, o Clemente, o Pia, o Dolce Vergine Maria!
Dom Prosper Guéranger (L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste)”
Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 7 ottobre. Festa del Santo Rosario (http://www.unavoce-ve.it/pg-7ott.htm)
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“2 OTTOBRE 2017: I SANTI ANGELI CUSTODI.”

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“Il 2 ottobre 1264 muore Papa Urbano IV Pantaleon, Sovrano pontefice.”


“Muore il 2 ottobre 1633 S.E.R. il cardinale Scipione Cafarelli Borghese (1577-1633), cardinale nel 1605, Arciprete di san Giovanni in Laterano nel 1608, Arcivescovo di Bologna dal 1610 al 1612, prefetto dei Brevi Apostolici nel 1612 e Prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica nel 1618, Arciprete della Basilica Vaticana nel 1620, partecipò ai conclavi del 1621 e del 1623.”







Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/)
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“2 Octobre : les Saints Anges Gardiens.”

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“Litanie aux Saints Anges Gardiens.”
Litanie aux Saints Anges Gardiens (http://le-petit-sacristain.blogspot.it/2015/10/litanie-aux-saints-anges-gardiens.html)
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Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 2 ottobre. I santi Angeli Custodi (http://www.unavoce-ve.it/pg-2ott.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-2ott.htm
"2 OTTOBRE I SANTI ANGELI CUSTODI."





Luca, Sursum Corda!

Holuxar
02-10-18, 23:49
2 OTTOBRE 2018: FESTA DEI SANTI ANGELI CUSTODI…



«2 OTTOBRE I SANTI ANGELI CUSTODI.»
Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 2 ottobre. I santi Angeli Custodi (http://www.unavoce-ve.it/pg-2ott.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-2ott.htm




Santi Angeli Custodi - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santi-angeli-custodi/)
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«2 ottobre, Santi Angeli Custodi.
Preghiera all’Angelo Custode di San Francesco di Sales – Sant’Angelo, Tu mi proteggi fin dalla nascita. A te affido il mio cuore: dallo al mio Salvatore Gesù, poiché appartiene a Lui solo. Tu sei anche il mio consolatore nella morte! Fortifica la mia fede e la mia speranza, accendi il mio cuore d’amore divino! Fa che la mia vita passata non mi affligga, che la mia vita presente non mi turbi, che la mia vita futura non mi spaventi. Fortifica la mia anima nelle angosce della morte; insegnami ad essere paziente, conservami nella pace! Ottienimi la grazia di gustare come ultimo cibo il Pane degli angeli! Fa che le mie ultime parole siano: Gesù, Maria e Giuseppe; che il mio ultimo respiro sia un respiro d’amore e che la tua presenza sia il mio ultimo conforto. Così sia.»
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"Sante Messe - Sodalitium"
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"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
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“Sodalitium - IMBC.”
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“Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
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"Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)"
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«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
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CATECHISMO- PIO X - domusmarcellefebvre110815
Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»




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“Carlo Di Pietro - Sursum Corda.
Disponibile alla lettura l'ultimo numero di SVRSVM CORDA® (n° 132 del 30 settembre 2018).
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“Preghiera di Papa Leone XIII a San Michele Arcangelo per difendere la Chiesa.
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Dipinto della Vergine Maria e del Bambinello con San Michele e San Giorgio.”
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«2 ottobre 1827. Per quanto sta in Noi, non rinunceremo mai a chiedere a Dio, "Padre della luce", di illuminare gli animi di coloro che si impegnano a divulgare la scienza in armonia con la Religione, in modo che raggiungano felicemente l'esito desiderato. Ma in verità siamo persuasi che, oltre l'aiuto di Dio, questi tentativi otterranno i migliori risultati se le novità profane saranno confutate con molta pazienza e dottrina. Pertanto, in nome del Signore Gesù, esortiamo tutti gli uomini iscritti o che si iscriveranno in seguito alla "Società cattolica dei buoni libri", e tutti gli scrittori che si dedicheranno a scrivere libri conformi ai desideri della stessa Società, perché tengano presenti quelle parole rivolte ai cattolici da Sant'Agostino: "Fate tesoro di questi princìpi o precetti di sana dottrina da applicare e predicare con zelante mansuetudine: amate gli uomini, uccidete gli errori; senza superbia credete nella verità; senza infierire, combattete per la verità. Pregate per coloro che rimproverate e confutate".
Da SS Leone XII Fructus quos.»
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“2 ottobre, Santi Angeli Custodi.”
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«Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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“I SANTI ANGELI CUSTODI
Doppio maggiore.
Paramenti bianchi.
Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 2 ottobre. I santi Angeli Custodi (http://www.unavoce-ve.it/pg-2ott.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-2ott.htm
Questa festa, già celebrata dagli Spagnoli nel secolo XVI, al 1° marzo, fu da Paolo V con decreto del 27 settembre 1608 estesa a tutta la Chiesa. Clemente X l'assegnò al 2 ottobre. Già in possesso della gloria, gli Angeli hanno come loro primo fine l'adorazione della Divinità (Introito, Offertorio, Communio). Perciò, nel Prefazio, la Chiesa ci fa chiedere a Dio di poterci unire al loro cantico di lode (cfr. Is. 6:1-3). Ma, secondo quanto significa il loro nome, gli Angeli sono anche messaggeri dei divini voleri (Offertorio). Insegnano i Santi Padri, ch'essi presiedono a tutte le cose create, e San Paolo dichiara ch'essi «hanno la missione di servire quanti hanno da conseguire la salvezza» (Ebr. 1:14). Per questo sono detti Angeli custodi (Orazione). Generalmente si pensa che i regni, le provincie, le famiglie, le diocesi, le chiese, le comunità religiose abbiano ciascuna il loro Angelo tutelare. Non v'è dubbio per quello che riguarda ciascun giusto; così la Chiesa applica alle anime che appartengono alla Nuova Legge, ciò che è scritto del popolo dell'Antico Testamento. «Ecco che io manderò il mio Angelo, che cammini innanzi a te, e ti custodisca nel viaggio, e ti introduca nel paese, che io ho preparato» (Epistola). La missione del nostro Angelo Custode è di proteggerci e difenderci, perché mediante la sua protezione, pure vivendo fra gli assalti dei nemici della nostra anima e in mezzo a mille avversità, noi possiamo pervenire alla terra promessa della vita eterna (Orazione, Secreta, Postcommunio). Questo compagno fedele merita la nostra riconoscenza e la venerazione che si conviene a un Santo che già gode della visione beatifica (Vangelo).
• Sermone di san Bernardo Abate.
Sul Salmo Qui habitat.
«Ha dato ordine ai suoi Angeli per te» (Sal 90:11). Meravigliosa degnazione, e tenerezza di carità veramente grande! Difatti: Chi? A chi? Per chi? Che cosa ha ordinato? Consideriamolo attentamente, fratelli, e fissiamocelo bene in mente questo ordine sì importante. Chi ha dato l'ordine? Di chi sono gli Angeli? A chi obbediscono essi? La volontà di chi eseguiscono? «Egli ha dato ordine ai suoi Angeli per te, che ti custodiscano in tutte le tue vie» (Sal 90:11). Né indugiano, anzi ti portano nelle loro mani. La sovrana Maestà dunque ha ordinato agli Angeli, e ai suoi Angeli. Cioè a quegli spiriti sublimi, altrettanto beati che vicini a lui e uniti e veramente famigliari, ha dato ordine per te. Chi sei tu? «Cos'è l'uomo che tu ti ricordi di lui? O il figlio dell'uomo da farne conto?» (Sal 8.5; 143:4). Come se «l'uomo non fosse putredine, e il figlio dell'uomo un verme!» (Gb 25:6). Ma qual ordine pensi ch'egli abbia dato per te? Che ti custodiscano.
Quanto rispetto ti deve imprimere questa parola, quanta devozione ispirare, quanta confidenza infondere! Rispetto per la sua presenza, devozione per la benevolenza, confidenza per la custodia. Cammina con cautela, perché gli Angeli, secondo ch'è stato loro ordinato, ti accompagnano in tutte le tue vie. In qualsiasi dimora, in qualsiasi angolo, porta rispetto al tuo Angelo. Tu non osare in sua presenza ciò che non oseresti davanti a me. Dubiti forse della sua presenza, perché non lo vedi? Che faresti se lo udissi? Che se lo toccassi? Che se lo sentissi? Bada che non soltanto colla vista si comprova la presenza delle cose.
Pertanto, fratelli, amiamo in Dio con tenero affetto i suoi Angeli, coi quali dobbiamo essere un giorno suoi coeredi, e che intanto il Padre ha posto accanto a noi come guide e protettori. Di che temere con tali custodi? Essi non possono essere né superati né sedotti, e meno ancora possono sedurci, essi che ci custodiscono in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti: di che paventiamo? Basta che li seguiamo, siamo attaccati ad essi, e allora saremo sotto la protezione del Dio del cielo. Ogni volta dunque che ti senti stretto da violenta tentazione e minacciato da grave tribolazione, invoca il tuo custode, la tua guida, il tuo aiuto nella necessità e nella tribolazione; gridagli forte e digli: «Signore salvaci, siamo perduti» (Mt 8:25).
SANTA MESSA
- Al Vangelo.
• Omelia di sant'Ilario Vescovo.
Commento su Matteo, can. 18 dopo il principio.
Il Signore ci insegna che solo riprendendo la natura di bambini entreremo nel regno dei cieli: cioè, distruggendo colla semplicità del bambino i vizi dei corpi e delle anime nostre. Egli poi chiama bambini tutti quelli che credono per la fede alla sua parola. I pargoli infatti obbediscono al padre, amano la madre, non sanno desiderare male al prossimo, non si curano delle ricchezze; non insolentiscono, non odiano, non mentono, credono a ciò che si dice, e quello che odono lo credono vero. Quindi bisogna ritornare alla semplicità dei pargoli, perché in questo stato, portiamo in noi l'immagine dell'umiltà del Signore.
«Guai al mondo per gli scandali» (Mt 18:7). L'umiliazione della passione è scandalo per il mondo. Ecco quel che sopratutto trattiene gli uomini nell'ignoranza, il non voler riconoscere sotto la ignominia della croce il Signore dell'eterna gloria. E che di più pericoloso per il mondo, che il non aver ricevuto Cristo? E perciò ha detto esser necessario che vi siano degli scandali, perché, per realizzare il mistero che ci deve rendere la vita eterna, l'umiliazione della croce deve essere completa in lui.
«Guardatevi dal disprezzare alcuno di questi piccini che credono in me» (Mt 18:10). A quelli principalmente che veramente hanno creduto nel Signore, egli ha imposto il vincolo strettissimo del mutuo amore. Gli Angeli dei piccini infatti vedono Dio ogni giorno: «perché il Figlio dell’uomo è venuto a salvare ciò che era perduto» (Mt 18:11). Così il Figlio dell'uomo salva, gli Angeli vedono Dio, e gli Angeli dei piccini presiedono alle preghiere dei fedeli. Che gli Angeli presiedano è dottrina certissima. Gli Angeli dunque offrono ogni giorno a Dio le preghiere dei piccini salvati da Cristo. Perciò è pericoloso disprezzare colui, i cui desideri e domande sono rapportate a Dio eterno e invisibile mediante l'ambito ministero degli Angeli, che formano la sua corte.
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«ISTRUZIONE SOPRA L'ANGELO CUSTODE [da Manuale di Filotea di Mons. Giuseppe Riva, 1901]
Dopo Dio e Maria, non v’ha né in cielo, né in terra chi più si interessi per la nostra salute; e chi per conseguenza noi dobbiamo riverir maggiormente, dell’Angelo Custode? Datoci esso per nostra guida, per nostro compagno, per nostra difesa, fino dal principio della nostra esistenza, non ci abbandona mai finché non abbia ritornata l’anima nostra alle mani del Creatore. Chi può dire la sollecitudine con cui provvede alla nostra sicurezza così temporale come eterna? Dappertutto egli è con noi, di giorno e di notte, nella città o nella campagna, nella solitudine e fra i tumulti, nelle occupazioni e nel riposo; quindi ci consola nelle afflizioni, ci difende nei pericoli, ci illumina nei dubbj, ci soccorre in tutti i bisogni.
Risovveniamoci per un momento di quanto fece per Tobia l’Arcangelo Raffaele. Gli si esibì per compagno nel viaggio che doveva intraprendere alla capitale della Media, lo liberò dalla morte quando alla sponda del Tigri venne minacciato da un mostro; andò egli stesso da Gabelo per riscuoterne il credito; gli procurò una sposa che fece la sua felicità; gli insegnò la maniera di trionfare di quel demonio che le aveva già uccisi sette mariti: lo riconsegnò sano e salvo alla casa paterna: restituì al vecchio suo padre la vista da tanto tempo perduta; e gli rivelò tutti i disegni di misericordia dall’Altissimo, inseguiti in favore di sua famiglia.
Ora tutto questo non è che un’immagine di ciò che fa per ciascuno in particolare l’Angelo Custode. Esso ci precede, dice la Scrittura, in tutte le strade, e allontana da noi quello che ci potrebbe essere occasione d'inciampo e di caduta. Vero amico, non ci abbandona anche quando noi sprezziamo i suoi consigli e offendiamo la maestà di sua presenza, commettendo qualche peccato: anzi è allora che alza più forte la voce e colle minacce, coi rimorsi non cessa mai di stimolarci a sorgere dalle miserie in cui siamo caduti. Intanto perora presso il Signore la nostra causa, e implora la sospensione di quei flagelli che la giustizia divina potrebbe scaricare sopra di noi.
Basta che noi lo preghiamo di qualche cosa perché egli all’istante ci esaudisca. Anzi, basta professargli divozione sincera per essere da lui sovvenuti, non solamente a norma delle nostre speranze, ma anche al di là di tutti i nostri desiderj. Così l’Apostolo San Pietro si vide dall’Angelo Custode rotte le catene, spalancate le porte, e condotto a mano fino al di fuori della prigione di Erode. Noi sappiamo che avviatosi Sant'Onofrio per il deserto ove dimorò per 60 anni, fu dal suo Angelo accompagnato fino a quella grotta che il Signore gli aveva destinata per domicilio, ed ivi dal medesimo spesse volte comunicato. Santa Susanna, che poi fu martire, venne dall’Angelo difesa contro gli iniqui attentati del lussurioso Diocleziano. Santa Quinteria era dal suo Angelo avvisata di ciò che doveva fare. Santa Brigida, scozzese, non solo vide tante volte il suo Angelo Custode, ma lo udì cantare in sua presenza inni soavissimi di paradiso. San Raimondo di Peñafort era quotidianamente svegliato dal suo Angelo al primo segno del mattutino, e Santa Francesca Romana ne godea continua la compagnia e la conversazione, né le spariva dagli occhi se non quando essa era ricaduta in qualche fallo; il che faceva per avvertirla di ritornare subito col pentimento al primitivo suo stato. Mentre Sant’Isidoro si tratteneva in chiesa ad udir Messa, il suo Angelo Custode lavorava per lui alla campagna, affinché non avessero i mal devoti padroni a lagnarsi di sua tardanza. Santa Balbina e Santa Costanza furono dai proprj Angioli assistite nelle loro malattie. San Stanislao Kostka, entrato senza saperlo, in una chiesa di eretici, fu da un Angelo comunicato in presenza di Santa Barbara. San Fermo e San Rustico erano dagli Angioli provveduti di cibo nelle loro prigioni, dove per la fede trovavansi condannati a morire di fame. Tante insomma e tali sono le grazie che fanno gli Angioli ai loro clienti, che è cosa impossibile il numerarle dinstintamente.
Quello però che deve farci arrossire si è, che sia così scarsa la nostra corrispondenza, così fredda la nostra divozione verso di loro. Suvvia pertanto, emendiamo il passato con un avvenire migliore. Ringraziamo di cuore la divina bontà che sia giunta a tal segno di degnazione da assegnarci un Principe della sua Corte per nostro speciale custode: ma ricordiamoci che esso ci è dato affinché noi lo teniamo come testimonio, lo ascoltiamo come maestro, lo amiamo come amico, lo ringraziamo come benefattore, e lo riveriamo come Angelo. Si avvivi una volta la nostra confidenza nella sua protezione. A lui ricorriamo in qualunque necessità, e saremo certamente esauditi. Salutiamolo senza mai dimenticarcene, specialmente alla mattina, perché ci assista in tutte le occorrenze della successiva giornata; alla sera perché ci difenda contro le insidie notturne. Invochiamolo nell’uscire di casa perché rimuova dai nostri occhi ogni sorta di vanità; al ritornarvi perché ci ajuti in tutte le domestiche faccende; nell’andare in chiesa perché tenga raccolte tutte le potenze dell’anima, non che i sensi del corpo, alla presenza di Dio; al principio delle nostre azioni perché riescano non solamente ben fatte, ma anche meritorie; nelle nostre preghiere perché le offra come un incenso di grato odore al cospetto dell’Altissimo. Guardiamoci però sopra tutto dal mancargli della debita riverenza col commettere sotto i suoi occhi ciò che arrossiremmo di fare al cospetto dei nostri simili. A caratteri indelebili egli tiene nel suo libro registrate le nostre azioni, ed egli diverrà senza dubbio il nostro più terribile accusatore presso il divin tribunale, se, lungi dal secondare, avremo disprezzate le sue ispirazioni e i suoi consigli, o se, malgrado i suoi rimproveri e le sue minacce, noi avremo voluto camminare dietro le notre passioni.
È stata una pratica di molti Santi l’implorare il soccorso degli Angeli Custodi delle persone con cui essi dovevano trattare, e che potevano molto ajutarli per aver un felice successo negli affari che dovevano maneggiare con quelle. Così un Vescovo può utilissimamente implorare il soccorso dell’Angelo della sua diocesi, un Curato quello della sua parrocchia, un Confessore quello del suo penitente, un predicatore quello del suo uditorio, un amico quello del suo amico. L’aver così intelligenza con essi per il bene delle anime è un cooperare con essi alla salute delle persone che sono confidate alla loro cura, ed un occuparsi nelle opere di Dio in ispirito di unità coi ministri invisibili che vi impiega egli stesso. Non vi rincresca, o Filotea, di consacrare all’invocazione particolare del loro patrocinio qualche momento di ogni settimana, specialmente del Martedì che è il giorno comunemente assegnato a tale scopo. Vi prego di incominciare, e il frutto abbondante che ne ritrarrete vi impegnerà senza dubbio a proseguire. Ogni giorno poi non lasciate mai di salutare il vostro Angelo alla mattina, alla sera, e frequentemente nella giornata colla brevissima, e divotissima orazione della Chiesa l'Angele Dei, etc. a cui vanno annesse le seguenti Indulgenze.
• INDULGENZE PER L’ANGELE DEI.
Pio VI, il 2 Ottobre 1795, accorda ogni volta che si recita con cuore almeno contrito e devotamente 100 giorni d’Indulgenza. - Indulgenza Plenaria nella festa dei Santi Angeli Custodi (2 ottobre) a chi l'avra recitata mattina e sera tutto l’anno, purché in tal giorno confessato e comunicato visiti qualche Chiesa, o pubblico Oratorio pregando pel Sommo Pontefice. - Lo stesso Pontefice, l'11 giugno 1796, accorda Indulgenza Plenaria in articulo mortis a chi in vita l’avrà frequentemente recitata. Finalmente Pio VII, il 15 maggio 1821, non solo conferma le suddette Indulgenze ma ancora concede Indulgenza Plenaria una volta al mese a chi l’avrà recitata per tutto il mese in un giorno ad arbitrio, purché confessato e comunicato visiti una pubblica Chiesa e preghi secondo la mente di Sua Santità.
• ORAZIONE AL SANTO ANGELO CUSTODE.
Spirito beato, che Dio assegnò per custode del mio corpo e dell’anima mia, per direttore di mia condotta, cooperatore di mia salute, mia scorta e mio sostegno nella strada della virtù, quanti anni sono che mi guidate nel mezzo di tutti i pericoli senza mai ritirarvi per le mie infedeltà, né abbandonarmi pe' miei peccati! Eppure io non ho avuto per voi che della ingratitudine, pensando sol raramente alla carità che avete per me, e nulla facendo per riconoscerla! Io potrei ben dire come il giovine Tobia diceva all’Angelo Raffaele, che quand’anche dessi tutto me stesso a voi per divenire vostro schiavo, non potrei riconoscere degnamente i benefizj da voi ricevuti, perché tutti i servigi che Tobia ricevette da quella santa guida, non sono che la figura e l’ombra dei buoni officj che mi avete prestati fino adesso, e che mi presterete fino al momento di entrare, come spero, nella casa del mio vero Padre. Se non che, la ricompensa che desiderate da me, come l’Arcangelo Raffaele, si è che io benedica il Dio del Cielo, e che Gli renda gloria innanzi agli uomini perché ha fatto risplendere sopra di me la sua misericordia, e che io Lo benedica e Lo glorifichi, non con semplici parole, ma col camminare la strada dei suoi comandamenti, col consacrare tutto a Lui il mio cuore e le potenze dell’anima mia. Ajutatemi, Angelo di Dio, a riconoscere in questa maniera tutto il bene che ho ricevuto da Lui per mezzo del vostro ministero; degnatevi di continuare verso di me le vostre caritatevoli cure. Correggete col vostro lume, che è un raggio di lume eterno, tutti i falsi lumi della mia ragione e tutte le illusioni dello spirito delle tenebre, se accade che esse mi facciano prendere per veri i falsi beni. Rimettete con salutari rimproveri sulla retta strada il mio cuore quando venisse a traviare. Difendetemi nelle tentazioni, e guardatemi da tutte le insidie de’ miei nemici visibili ed invisibili, e da tutte le ingannevoli dolcezze del peccato. Degnatevi anche di offrir me stesso a Dio, e colle vostre preghiere inchinate a mio favore la sua bontà. Insegnatemi ad offrirgli delle preghiere che meritino d'alzarsi sino al suo trono, e che voi possiate presentargli con confidenza. Impetratemi quel rispetto e quella divozione che vi tiene così umiliato alla sua presenza e sì penetrato della sua santità; e l’esempio della vostra prontezza e della vostra fedeltà nell’eseguire tutti quanti i suoi voleri mi renda fedele a praticare tutto ciò che riguarda la sua legge e i suoi disegni sopra di me con un amore ed una obbedienza che mi possa procurare la felicità di contemplarlo un giorno nel Cielo, e di essere saziato con voi del pane invisibile della verità, nella pienezza della carità. Così sia.
• INNO DELLA CHIESA AMBROSIANA AL SANTO ANGELO CUSTODE.
Custos preces mortalium
Audi canoras, Angele,
Quos magnus orbis Conditor
Tuae dedit custodiae.
Nos saevientis igneo
Draconis ore libera,
Nostrum genus qui noxiae
Fructu fefellit arboris.
Si quando tentet devium
Decepta pianta tramitem,
Humana caeli dirige
Ad semitam vestigia.
Momenta nostri singula
Defende, tutor Spiritus,
Et deserentem corpora
Astris repone patriis.
Deo Patri sit gloria,
Ejusque soli Filio,
Cum Spiritu Paraclito
Nunc et per omne saeculum.
Amen.

Traduzione.
Ascolta canti e suppliche
Custode santo angelo.
Il Creatore degli uomini
Ci affida a te in custodia.
Dal fuoco e dalla furia,
Del diavolo ci liberi:
Lui sempre il frutto indica
Per ingannare gli uomini.
Se mai con passo ambiguo
Ci svia con malizia;
Se false vie ci tentano
Benigno al cielo guidaci.
O angelo, difendici
Nei nostri casi singoli,
E chi la vita lascia,
Lassù nel ciel riportalo.
A Dio Padre sia gloria
E all'Unigenito Figlio,
Insieme allo Spirito Paraclito
Ora e per tutti i secoli.
Amen.»
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Ottobre , mese del Santo Rosario - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/ottobre-mese-del-santo-rosario/)
http://www.centrostudifederici.org/ottobre-mese-del-santo-rosario/
“Ottobre , mese del Santo Rosario 2 ottobre 2017
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova Insorgenza
Ottobre, mese del Santo Rosario: http://www.sodalitium.biz/ottobre-mese-del-santo-rosario/
OTTOBRE MESE DEL SANTO ROSARIO
Devozione della Chiesa per Maria
La Liturgia nel corso dell’anno ci ha mostrato più volte che Gesù e Maria sono così uniti nel piano divino della Redenzione che si incontrano sempre insieme ed è impossibile separarli sia nel culto pubblico che nella devozione privata. La Chiesa, che proclama Maria Mediatrice di tutte le grazie, la invoca continuamente per ottenere i frutti della Redenzione che con il Figlio ha acquistati. Comincia sempre l’anno liturgico col tempo di Avvento, che è un vero mese di Maria, invita i fedeli a consacrarle il mese di maggio, ha disposto che il mese di ottobre sia il mese del Rosario e le feste di Maria nel Calendario Liturgico sono così numerose che non passa un giorno solo dell’anno, senza che Maria in qualche luogo della terra sia festeggiata sotto un titolo o sotto un altro, dalla Chiesa universale, da una diocesi o da un Ordine religioso.
La festa del Rosario
La Chiesa riassume nella festa di oggi tutte le solennità dell’anno e, con i misteri di Gesù e della Madre sua, compone come un’immensa ghirlanda per unirci a questi misteri e farceli vivere e una triplice corona, che posa sulla testa di Colei, che il Cristo Re ha incoronata Regina e Signora dell’Universo, nel giorno del suo ingresso in cielo.
Misteri di gioia che ci riparlano dell’Annunciazione, della Visitazione, della Natività, della Purificazione di Maria, di Gesù ritrovato nel tempio; Misteri di dolore, dell’agonia, della flagellazione, della coronazione di spine, della croce sulle spalle piagate e della crocifissione; Misteri di gloria, cioè della Risurrezione, dell’Ascensione del Salvatore, della Pentecoste, dell’Assunzione e dell’incoronazione della Madre di Dio. Ecco il Rosario di Maria.
Storia della festa
La festa del Rosario fu istituita da san Pio V, in ricordo della vittoria riportata a Lepanto sui Turchi. È, cosa nota come nel secolo XVI dopo avere occupato Costantinopoli, Belgrado e Rodi, i Maomettani minacciassero l’intera cristianità. Il Papa san Pio V, alleato con il re di Spagna Filippo II e la Repubblica di Venezia, dichiarò la guerra e Don Giovanni d’Austria, comandante della flotta, ebbe l’ordine di dar battaglia il più presto possibile. Saputo che la flotta turca era nel golfo di Lepanto, l’attaccò il 7 ottobre dei 1571 presso le isole Echinadi. Nel mondo intero le confraternite del Rosario pregavano intanto con fiducia. I soldati di Don Giovanni d’Austria implorarono il soccorso del cielo in ginocchio e poi, sebbene inferiori per numero, cominciarono la lotta. Dopo 4 ore di battaglia spaventosa, di 300 vascelli nemici solo 40 poterono fuggire e gli altri erano colati a picco mentre 40.000 turchi erano morti. L’Europa era salva.
Nell’istante stesso in cui seguivano gli avvenimenti, san Pio V aveva la visione della vittoria, si inginocchiava per ringraziare il cielo e ordinava per il 7 ottobre di ogni anno una festa in onore della Vergine delle Vittorie, titolo cambiato poi da Gregorio XIII in quello di Madonna del Rosario.
Il Rosario
L’uso di recitare Pater e Ave Maria risale a tempi remotissimi, ma la preghiera meditata del Rosario come noi l’abbiamo oggi è attribuita a san Domenico. È per lo meno certo che egli molto lavorò con i suoi religiosi per la propagazione del Rosario e che ne fece l’arma principale nella lotta contro gli eretici Albigesi, che nel secolo XIII infestavano il sud della Francia.
La pia pratica tende a far rivivere nell’anima nostra i misteri della nostra salvezza, mentre con la loro meditazione si accompagna la recita di decine di Ave Maria, precedute dal Pater e seguite dal Gloria Patri. A prima vista la recita di molte Ave Maria può parere cosa monotona, ma con un poco di attenzione e di abitudine, la meditazione, sempre nuova e più approfondita, dei misteri della nostra salvezza, porta grandiosità e varietà. D’altra parte si può dire che nel Rosario si trova tutta la religione e come la somma di tutto il cristianesimo.
Il Rosario è una somma di fede: riassunto cioè delle verità che noi dobbiamo credere, che ci presenta sotto forma sensibile e vivente. Le espone unendovi la preghiera, che ottiene la grazia per meglio comprenderle e gustarle.
Il Rosario è una somma di morale: Tutta la morale si riassume nel seguire e imitare Colui, che è “la Via, la Verità, la Vita” e con la preghiera dei Rosario noi otteniamo da Maria la grazia e la forza di imitare il suo divino Figliolo.
Il Rosario è una somma di culto: Unendoci a Cristo nei misteri meditati, diamo al Padre l’adorazione in spirito e verità, che Egli da noi attende e ci uniamo a Gesù e Maria per chiedere, con loro e per mezzo loro, le grazie delle quali abbiamo bisogno.
Il Rosario sviluppa le virtù teologali e ci offre il mezzo di irrobustire la nostra carità, fortificando le virtù della speranza e della fede, perché “con la meditazione frequente di questi misteri l’anima si infiamma di amore e di riconoscenza di fronte alle prove di amore che Dio ci ha date e desidera con ardore le ricompense celesti, che Cristo ha conquistate per quelli che saranno uniti a Lui, imitando i suoi esempi e partecipando ai suoi dolori. In questa forma di orazione la preghiera si esprime con parole, che vengono da Dio stesso, dall’Arcangelo Gabriele e dalla Chiesa ed è piena di lodi e di domande salutari, mentre si rinnova e si prolunga in ordine, determinato e vario nello stesso tempo, e produce frutti di pietà sempre dolci e sempre nuovi” (Enciclica Octobri mense del 22 settembre 1891).
Il Rosario unisce le nostre preghiere a quelle di Maria nostra Madre. “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi poveri peccatori”. Ripetiamo con rispetto il saluto dell’Angelo e umilmente aggiungiamo la supplica della confidenza filiale. Se la divinità, anche se incarnata e fatta uomo, resta capace di incutere timore, quale timore potremmo avere di questa donna della stessa nostra natura, che ha in eterno il compito di comunicare alle creature le ricchezze e le misericordie dell’Altissimo? Confidenza filiale. Sì, perché l’onnipotenza di Maria viene dal fatto di essere Madre di Gesù, l’Onnipotente, e ha diritto alla nostra confidenza, perché è nello stesso tempo nostra Madre, non solo in virtù del testamento dettato da Gesù sulla Croce, quando disse a Giovanni: “Ecco tua Madre”, e a Maria: “Ecco tuo figlio”, ma ancora perché nell’istante dell’Incarnazione, la Vergine concepì, insieme con Gesù, tutta l’umanità, che egli incorporava a sé.
Membri del Corpo mistico di cui Cristo è il capo, siamo stati formati con Gesù nel seno materno della Vergine Maria e vi restiamo fino al giorno della nostra nascita alla vita eterna.
Maternità spirituale, ma vera, che ci mette con la Madre in rapporti di dipendenza e di intimità profondi, rapporti di bambino nel seno della Madre.
Qui è il segreto della nostra devozione per Maria: è nostra Madre e come tale sappiamo di poter tutto chiedere al suo amore, perché siamo suoi figli!
Ma, se la madre, appunto perché madre, pensa necessariamente ai suoi figli, i figli, per l’età, sono facili a distrarsi e il Rosario è lo strumento benedetto che conserva la nostra intimità con Maria e ci fa penetrare sempre più profondamente nel suo cuore.
Strumento divino il Rosario che la Vergine porta in tutte le sue apparizioni da un secolo in qua e che non cessa di raccomandare. Strumento della devozione cattolica per eccellenza, in cui l’umile donna senza istruzione e il sapiente teologo sono a loro agio, perché vi trovano il cammino luminoso e splendido, la via mariana, che conduce a Cristo e, per Cristo, al Padre.
Così considerato il Rosario realizza tutte le condizioni di una preghiera efficace, ci fa vivere nell’intimità di Maria e, essendo essa Mediatrice, suo compito è di condurci a Dio, di portare le nostre preghiere fino al cuore di Dio. Per Maria diciamo i Pater, che inquadrano le decine di Ave Maria, e, siccome quella è la preghiera di Cristo e contiene tutto ciò che Dio volle che noi gli chiedessimo, noi siamo sicuri di essere esauditi.
La fede di Maria
La fede di Maria fu perfetta e non dubitò della verità divina neppure nel momento in cui chiedeva all’Angelo come si poteva compiere il messaggio. Gabriele rivelò il modo verginale della concezione promessa, sollecitando il consenso della Vergine per l’unione ipostatica, perché, per l’onore della Vergine e per l’onore della natura umana, Dio voleva avere da Maria il posto che avrebbe occupato nella sua creazione. E allora fu pronunziata con libertà e con consapevolezza la parola, che farà eco fino all’eternità: “Io sono l’umile ancella dei Signore: sia fatto secondo la sua volontà” (Dom Delatte: Opere citate).
Preghiera alla Vergine del Rosario
Ti saluto, o Maria, nella dolcezza del tuo gioioso mistero e all’inizio della beata Incarnazione, che fece di te la Madre dei Salvatore e la madre dell’anima mia. Ti benedico per la luce dolcissima che hai portato sulla terra.
O Signora di ogni gioia, insegnaci le virtù che danno la pace ai cuori e, su questa terra, dove il dolore abbonda, fa che i figli camminino nella luce di Dio affinché, la loro mano nella tua mano materna, possano raggiungere e possedere pienamente la meta cui il tuo cuore li chiama, il Figlio del tuo amore, il Signore Gesù.
Ti saluto, o Maria, Madre del dolore, nel mistero dell’amore più grande, nella Passione e nella morte del mio Signore Gesù Cristo e, unendo le mie lacrime alle tue, vorrei amarti in modo che il mio cuore, ferito come il tuo dai chiodi che hanno straziato il mio Salvatore, sanguinasse come sanguinano quelli del Figlio e della Madre. Ti benedico, o Madre del Redentore e Corredentrice, nel purpureo splendore dell’Amore crocifisso, ti benedico per il sacrificio, accettato al tempio ed ora consumato con l’offerta alla giustizia di Dio del Figlio della tua tenerezza e della tua verginità, in olocausto perfetto.
Ti benedico, perché il sangue prezioso che ora cola per lavare i peccati degli uomini, ebbe la sua sorgente nel tuo Cuore purissimo.
Ti supplico, o Madre mia, di condurmi alle vette dall’amore che solo l’unione più intima alla Passione e alla morte dell’amato Signore può far raggiungere.
Ti saluto, Maria, nella gloria della tua Regalità. Il dolore della terra ha ceduto il posto a delizie infinite e la porpora sanguinante ti ha tessuto il manto meraviglioso, che si addice alla Madre dei Re dei re e alla Regina degli Angeli. Permetti che levi i miei occhi verso di te durante lo splendore dei tuoi trionfi, o mia amabile Sovrana, e diranno i miei occhi, meglio di qualsiasi parola, l’amore del figlio il desiderio di contemplarti con Gesù nell’eternità, perché tu se!, Bella, perché sei Buona, o Clemente, o Pia, o Dolce Vergine Maria!
Dom Prosper Guéranger (L’anno liturgico, II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste)”
Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 7 ottobre. Festa del Santo Rosario (http://www.unavoce-ve.it/pg-7ott.htm)





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“2 OTTOBRE 2018: I SANTI ANGELI CUSTODI.”
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“Il 2 ottobre 1264 muore Papa Urbano IV Pantaleon, Sovrano pontefice.”
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“Muore il 2 ottobre 1633 S.E.R. il cardinale Scipione Cafarelli Borghese (1577-1633), cardinale nel 1605, Arciprete di san Giovanni in Laterano nel 1608, Arcivescovo di Bologna dal 1610 al 1612, prefetto dei Brevi Apostolici nel 1612 e Prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica nel 1618, Arciprete della Basilica Vaticana nel 1620, partecipò ai conclavi del 1621 e del 1623.”
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“Litanie aux Saints Anges Gardiens.”
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"Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 2 ottobre. I santi Angeli Custodi (http://www.unavoce-ve.it/pg-2ott.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-2ott.htm
2 OTTOBRE I SANTI ANGELI CUSTODI
Storia della festa.
Sebbene la festa del 29 settembre abbia lo scopo di onorare tutti gli spiriti beati dei nove cori angelici, negli ultimi secoli la pietà dei fedeli sentì il desiderio di consacrare un giorno speciale per far festa agli Angeli custodi. Alcune Chiese, presa l'iniziativa, celebravano la festa in date diverse dell'anno e Paolo V, nel 1608, il 27 settembre, pur autorizzando la festa non credette di farne obbligo e restò facoltativa. Clemente X, il 20 settembre del 1670 volle l'uniformità e fissò la festa al 2 ottobre, primo giorno libero dopo quella di san Michele, e in quella data rimane."





SANTI ANGELI CUSTODI PREGATE PER TUTTI NOI ED INTERCEDETE PER LA NOSTRA BUONA MORTE!!!
Regina Sacratissimi Rosarii Ora Pro Nobis!!!
Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!