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Visualizza Versione Completa : Egitto misterioso



Tomás de Torquemada
25-08-02, 19:52
Dal sito http://www.treseizero.org/

La Geometria di Giza
La disposizione planimetrica delle piramidi di Giza e della Sfinge viene presa in esame: si scoprono correlazioni geometriche che tradiscono la conoscenza di numeri "speciali" (il numero pi greco e i numeri irrazionali, fra cui il numero aureo), nonché l'esistenza di un progetto generale straordinariamente accurato

di Loris Bagnara

http://www.treseizero.org/it/frame.php?doc=docs/2002/12/38/index.php

Tomás de Torquemada
27-08-02, 22:50
Dal sito www.ilnuovo.it

Un robot risolverà il mistero di Cheope
La grande piramide potrebbe contenere nuove sconosciute sale. Pyramid Rover, una macchina equipaggiata di telecamere e radar, sonderà un condotto nella parte sud dell'edificio

LONDRA – L’ultimo mistero della piramide di Cheope potrebbe essere risolto da un mini robot. Pyramid Rover, messo a punto all’università di Cambridge, esplorerà dal mese di settembre un passaggio largo solo 20 centimetri che tormenta gli archeologi dalla sua scoperta nel 1872. L’eccezionale evento sarà trasmesso in diretta il 17 settembre alle 2 di notte sul National Geographic Channel, visibile anche in Italia via satellite, e una replica verrà riproposta la sera del 17 alle 20.

La piramide è attraversata diagonalmente da due piccoli tunnel che partono dalle due grandi sale centrali, quella del re (che contiene la tomba di Cheope) e quella della regina. Il loro uso è tuttora ignoto. Non potevano essere prese d’aria, poiché non comunicano con l’esterno. Alcuni egittologi hanno ipotizzato che abbiano un valore simbolico e puntino verso le stelle di Sirio e della costellazione di Orione. Altri pensano che fossero stati costruiti per permettere alle anime dei sepolti di salire verso il cielo, ma è documentato che la camera della regina non ha mai ospitato nessun cadavere. Gli archeologi pensano che uno dei due condotti, il più lungo, che si origina dalla camera della regina, possa portare ad una nuova stanza nella piramide finora sconosciuta.

Pyramid Rover salirà per circa 70 metri lungo il condotto, fino ad un punto dove il tunnel è bloccato da un coperchio di calcare con due maniglie di rame. Il robot è equipaggiato con un radar capace di penetrare fino ad un metro di cemento armato, ma nel calcare poroso della piramide di Cheope la sensibilità del radar dovrebbe essere molto più forte. Incorporato nella macchina è anche un dispositivo a ultrasuoni che può misurare lo spessore della roccia.

“Personalmente non penso che ci sia una una nuova camera al di là del blocco – spiega Kate Spence del McDonald Institute for Archeological Research di Cambridge – ma anche se non c’è nulla, anche se hanno solo smesso di costruire al di sopra di quel punto, questa esplorazione rimane estremamente affascinante”.

Il robot continua l’esplorazione da dove un altro robot, Upnaut 2, l’ha interrotta all’inizio degli anni ’90. Pyramid Rover è basato su modelli usati per cercare sopravvissuti e resti di corpi umani sotto le macerie del World Trade Center.

Tomás de Torquemada
30-08-02, 22:58
Dal sito http://www.centro-commercio.com

L'Egitto misterioso

La religione Egiziana precede tutte le religioni "dei misteri" e si sviluppa attorno ad un mistero. Le spiegazioni che ci sono state fornite fino ad oggi lasciano ancora molto da capire, e le interpretazioni sul sistema di convinzioni, molto a desiderare. Una consistente perdita di materiale si aggiunge alla difficoltà di comprendere una religione così complessa. E’ anche vero che la missione dell’interpretazione di queste credenze è diventata secondaria in tempi recenti, per la prevalenza accordata alle questioni filologiche e storiche.

Lo studio delle possibili origini della religione Egiziana, potrebbe svilupparsi come naturale conseguenza dello studio del sistema di credenze del neolitico. Ma è molto più di questo. E’, in parte, una ricerca sulla primitiva capacità dell’uomo di osservare, misurare, e predire i cambiamenti celesti che risultano dal fenomeno chiamato della precessione degli equinozi. Ed è anche una ricerca sulle scritture religiose dei tempi storici e la ricerca di indicazioni sui continui mutamenti nei cieli.

Gli studi sulla preistoria suggeriscono che i primi uomini non si dedicassero all’osservazione del cielo in modo regolare, ancora meno a registrare e trasmettere questo genere di informazioni. E’ stato sostenuto che nei primi tempi della storia, gli antichi osservatori del cielo non avrebbero notato neppure i mutamenti apportati dalla precessione. Ma noi sappiamo che un’attività di osservazione semplice, seppure accurata e protratta nel tempo, sarebbe sufficiente per comprendere la presenza del movimento precessionale ed il modo in cui esso si sviluppa: e la considerazione che la religione dei primi egiziani si fondasse su questa specifica conoscenza, ci porta a non poter ignorare il peso che essa può avere avuto.

Tutte le posizioni stellari cambiano a causa della precessione, anche se molti individuano come unica conseguenza il migrare del polo nord celeste intorno ad un cerchio nel cielo, e come sua conseguenza il fatto che la stella designata come polare muti nel corso dei millenni. Più immediatamente, l’esistenza del moto precessionale si può evincere dalla data in cui una stella sorge nuovamente, dopo la sua assenza stagionale, specie per quelle stelle che sembrano viaggiare sulla stessa rotta del sole, o vicino ad essa. La "prima levata" o "levata eliaca" si verifica subito prima dell’alba. Orione, una volta, ritornava nei cieli all’inizio della primavera, ma oggi gli osservatori debbono attendere i cieli della tarda estate perché la costellazione riappaia. Se partiamo dal presupposto che le antiche culture basassero le certezze dei loro miti sui risultati osservabili della precessione, le continue differenze nel cielo dovevano riflettere le composizioni religiose scritte durante i tre millenni e rotti di storia Faraonica in Egitto.

Quali miti si possono essere originati da queste osservazioni? Potrebbero queste informazioni essere considerate tanto importanti da essere state preservate già dai tempi della tradizione orale?

E’ risaputo che il movimento dei cieli era una parte necessaria dell’educazione dei sacerdoti dai primi tempi della storia. Le stelle annunciavano l’arrivo dell’alba: l’apparire del dio Sole. Ogni importante momento del corso del sole era accompagnato da un rituale prescritto, e certe date erano ricordate e festeggiate con riti speciali. Sappiamo che, in tempi storici, una posizione importante tra i sacerdoti egiziani era quella dell’ "osservatore delle ore" o imy-wnwt, e questo sacerdote può essere immaginato seguire in tutto il suo peregrinare celeste, la stella o la costellazione che annunciava l’imminente sorgere del sole. Di prima importanza era stabilire il periodo esatto del tempo prima dell’alba; trascorrere le ore della notte a preparare i cibi e le cerimonie… tutto doveva essere pronto per lo speciale momento.

L’alba purificava il sacerdote, il sostituto del re, che avrebbe rimosso la statua del dio dal "buco dei buchi". Era una cerimonia di grande solennità, e doveva svolgersi nel preciso istante in cui il sole compariva all’orizzonte.

La magnificente armonia del cielo si muove con grande regolarità, e niente sulla terra può rivaleggiare questa precisione. Ciò nonostante, casi di irregolarità, come le eclissi, ed il risultato del lento moto retrogrado della precessione, mentre portavano sicuramente terrore in alcuni, avrebbero significato, per i prescelti, situazioni da motivare e giustificare adducendo plausibili ragioni.

Una volta appurato che il fenomeno precessionale era un fenomeno normale, gli antichi pensatori dovettero cercare in qualche modo di misurarlo e comprenderne il preciso funzionamento, e le prove suggeriscono che è quello che hanno fatto.

I miti non sarebbero altro che vettori di informazione sui movimenti celesti e su eventi ciclici molto ben conosciuti, e tramandati per lungo tempo prima di essere posti per iscritto. Quando si è cominciato a leggere le più antiche scritture della storia, gli studiosi hanno avuto l’impressione che alcune siano state scritte da uomini dotti e colti, e altre da uomini spaventati e superstiziosi. Ma un testo che racchiudesse in sé le conoscenze, astronomiche e matematiche, fondamentali per la religione, ed essenziali per datare i giorni sacri e stabilire quindi i riti religiosi, non è mai stato trovato. Solo dopo lunghi studi e ricerche si è compreso che per riscoprire queste conoscenze, era necessario decifrare l’intricato vocabolario della mitologia.

L’osservazione del cielo aveva luogo ed era registrata nei templi, ma non si può certo credere che non fosse già praticata e registrata prima che i templi fossero costruiti. Quando non si aveva ancora una scrittura, la trasmissione della conoscenza e dei dati dipendeva dall’effettività del linguaggio parlato e dalla memoria dei pochi. Leggiamo in Platone che quando il dio egiziano della parola concesse al Faraone il dono della scrittura, questo non fu ricevuto con grande entusiasmo. Il Faraone disse che l’arte di ricordare si sarebbe persa, adesso che ognuno poteva portare le sue conoscenze scritte sulla carta. Ma una volta affermatasi la scrittura, la conoscenza della parola fu affidata agli scribi, e la costruzione di ogni parola considerata lo specchio della mente divina. Le somiglianze ovvie, come quelle rivelate nei giochi di parole, non sembravano essere considerate accidentali, e la conoscenza dei sacerdoti era necessaria per scoprire il significato divino di tutte le sottili connessioni. Questo appare dalle loro scritture: si operavano delle distinzioni mediante la ricerca di relazioni di una parola con altra parola, e della designazione con altra designazione.

Gli antichi egizi solevano ricordare il loro passato e ritenevano che più la scrittura fosse antica, più era sacra. La religione aumentava in complessità ed inglobava in sé idee e forme, che quando si incontrano nei testi sono scambiate per contraddittorie commistioni di discorsi senza senso sulle origini degli dei e sul destino dei morti, accanto all’incantata convinzione di possedere un potere in se stessi.

E’ stato detto che gli egiziani non sarebbero stati egiziani se non avessero preservato a lungo il nuovo con il vecchio. E’ anche stato detto che: "la religione egiziana attrae come i fuochi fatui per causa del suo mistero e a dispetto della sua assurdità".

Questo perché solo in tempi recenti si è stati capaci di studiare le scritture di questi illuminati personaggi del passato. La Stele di Rosetta fu scoperta nel Luglio del 1799 ma non fu prima del 1822, che grazie al diligente ed ispirato lavoro di Thomas Young e Jean Francois Champollion, divenne possibile decifrare gli enigmatici geroglifici.

Nel diciannovesimo secolo, si avevano ovunque testi religiosi ancora non tradotti, la maggior parte dei quali, incisi sulle fiancate dei monumenti sparsi per il paese; altre erano scritte su rotoli di papiro, a lungo sotterrati e solo successivamente riportati alla luce dal lavoro degli archeologi. Nel 1880 i lavoratori della piana di Saqqara, 32 miglia a sud ovest del Cairo, penetrarono nella piramide di Pepi I, un faraone della sesta dinastia, e nel 1881 si scoprì la piramide di Unas, della quinta dinastia. Entrambe aggiunsero grande quantità di testi.

Questi edifici piramidali differiscono in modo sostanziale dalle più note costruzioni di Giza, che le hanno precedute. Le tombe costruite dagli ingegneri della quarta dinastia non hanno decorazioni di alcun tipo sui muri interni. Quelle di Unas e di Pepi erano invece ricche di iscrizioni meravigliose. I loro corridoi e camere sono ricoperte di scritti che riga dopo riga si sovrappongono perpendicolarmente, con tracce di dipinti ancora perfettamente conservati e con immagini finemente decorate. Poco era conosciuto a quel tempo della grammatica o del vocabolario egizio, ma una traduzione preliminare di G. Maspero non si fece attendere.

Immediatamente dopo queste due, altre quattro nuove piramidi furono scoperte a Saqqara, e si trovarono testi similari iscritti sulle loro pareti. Queste iscrizioni furono chiamate collettivamente i "Testi delle Piramidi", la più antica e completa raccolta al mondo di testi religiosi. Fin dalla loro scoperta, le traduzioni e grammatiche sono proliferate e la conoscenza del linguaggio Egiziano è diventata la branca di una vera e propria disciplina scientifica.

Ma contestualmente alla scoperta dei Testi, si è verificata una cospicua perdita di interesse nell’interpretazione della religione essa stessa. Nel 1948, Henri Frankfort, noto professore e ricercatore di Archeologia Orientale all’Università di Chicago, scrisse:

La religione egiziana è cresciuta in interesse per il mondo occidentale molto prima che i geroglifici fossero decifrati. La favolosa antichità della civiltà egiziana e le sue stupende rovine hanno sempre suggerito che ci fosse un retroterra di profonda conoscenza… ma la decifrazione dei documenti ha deluso secoli di aspettative… i testi introducono ad un’apparente giungla di teorie religiose, così impenetrabile alla nostra comprensione che gli Egittologi hanno evitato in modo crescente la missione della loro interpretazione.

Frankfort sottolineava come l’indirizzo impartito ai nuovi studi in materia di egittologia, preferiva credere che la religione fosse sempre una conseguenza del potere politico, e così ne tralasciava lo studio.

Nel 1952 fu pubblicata una versione inglese dei Testi delle Piramidi di Samuel A. Mercer. Nel 1954, il primo di sei volumi di una traduzione di vari testi religiosi tratti da tombe e papiri, fu offerta da Alexandre Piankoff. Nel 1969 i testi di tutte le cinque piramidi furono tradotti in inglese da R.O. Faulkner. La pubblicazione avvenne nel 1972.

Nel 1954 Piankoff scrisse:
L’egittologia è una scienza giovane. Dai tempi dalla decifrazione delle iscrizioni geroglifiche da parte di Champollion, è stata già portata avanti un’evoluzione tempestosa. Per esempio, l’approccio allo studio della religione egiziana è passato senza transizione da un estremo ad un altro. Per i primi egittologi la religione era altamente misteriosa e mistica… quindi è venuta un’improvvisa reazione: gli studiosi hanno perso tutto il loro interesse nella religione e hanno cominciato a vedere i testi religiosi solamente con fonti di materiale per le loro ricerche storico-filologiche.

Alexandre Piankoff morì nel 1966 con gli ultimi due volumi della sua traduzione avanti abbastanza per essere pubblicati postumi nel 1968 e nel 1974. Anche il lavoro sul Libro dei Morti di Thomas G. Allen fu pubblicato postumo.

Fino a quando la ricerca filologica sarà al centro della ricerca generale, in che modo si potranno incoraggiare gli studiosi ad attribuire valore a questioni puramente speculative come le origini delle credenze religiose? Solo recentemente alcune riviste specializzate hanno iniziato a volgersi in questa direzione.

Nel libro "La morte degli dei nell’antico Egitto", Jane B. Sellers porta avanti un’ investigazione attenta sui testi degli antichi egizi e le loro connessioni con i fenomeni astronomici, e suggerisce che la precisa conservazione, in modo sia scritto che orale, di questi dati, ha come necessario punto di partenza Osiride, il dio dei morti egiziano. Gli osservatori del cielo del neolitico registravano e studiavano il complesso movimento dei cieli. Una nuova consapevolezza relativamente al processo logico di adattamento ai cambiamenti celesti (cambiamenti sui quali era basata la storia originale della morte e della nuova nascita di Osiride) ci darebbe una differente visione delle attività intellettuali delle culture antiche. Del resto la religione egiziana è sempre stata vista come la forza dell’Egitto, ma è una religione le cui origini sono completamente sconosciute. Se queste potessero essere identificate, non solo gli scritti, ma l’intera antica cultura, i disegni e le pitture, i riti funerari ed i festeggiamenti, l’architettura ed il governo, potrebbero essere finalmente compresi.

La Sellers sostiene, sulla base delle prove esistenti (in primo luogo l’orologio stellare degli egiziani) che i primi osservatori del cielo, fossero innanzitutto osservatori dell’orizzonte. Altri autori, tra cui Hancock e Bouval, credono invece che i primi egiziani osservassero i transiti. La configurazione celeste che supporta la data del 10.500 a.C. per il cosiddetto "Primo Tempo" degli egiziani, è interessante. Ma questa configurazione non ha niente a che vedere con la data per l’origine della storia egiziana, quando cioè Osiride fu immerso nella sua stessa acqua.

La Sellers ritiene che quando Hancock e Bouval riportano che:

"Alla luce delle nostre conoscenze è difficile immaginare che il riferimento ad Osiride che arriva "sulla Terra" possa significare qualcosa di diverso da una costruzione fisica del "corpo di Osiride sulla terra" sulla riva occidentale del Nilo – nella forma della Grande Piramide"

stiano ignorando deliberatamente sia un espressione Egiziana per "morire", sia la spiegazione precessionale della mancata comparsa di Orione sull’orizzonte est.

C’è un altro punto che Jane B. Sellers sottolinea chiaramente. Il numero 72 viene considerato da molti autori come centrale nella matematica e negli studi sulle proporzioni egizi. Ma la Sellers invita a non dimenticare che tale numero viene introdotto da Plutarco quando tratta la storia di Osiride. Al tempo in cui visse Plutarco (dal 45 al 120 d.C.) i sacerdoti egiziani, da cui Plutarco aveva ricevuto le testimonianze, sapevano che questa storia aveva riguardo al movimento retrogrado della precessione, un movimento che però, per il 120 d.C. era ampiamente conosciuto, grazie ad Ipparco. Questo è effettivamente differente che dire che il numero 72 era contenuto nella tradizione Egiziana.

Primariamente, Jane B.Sellers vuole convincere i lettori sull’origine dei due miti principali della religione egiziana e vuole sperare che i lettori saranno ben preparati a considerare perché le principali caratteristiche di così tanti dei miti del mondo sembrino avere tanto in comune. Dechend e Santillana hanno dato a ciò grande risalto, e sebbene non abbiano mai investigato a fondo i miti dell’antico Egitto, nelle prime pagine del loro libro può essere letta questa affermazione provocatoria:

"L’intensità, la ricchezza, e la coincidenza dei dettagli del pensiero comune, hanno portato alla convinzione che il racconto sulle origini del mondo, sulla sognata prima età del mondo, sia nato nel Vicino Oriente"

Lo studio del pensiero degli antichi è al tempo stesso affascinante e frustrante. Le teorie relative ai popoli prima della letteratura, devono essere comprese con un grado minore di certezze, e la più profonda convinzione di dovere aspirare solo ad un buon grado di probabilità.

Le origini dei miti egizi sono sconosciute e queste origini giacciono possibilmente sepolte o nascoste nell’età comunemente definita preistorica. In questa età la memoria era un elemento importante che avrebbe potuto perpetuare le tradizioni, mediante il racconto e la ripetizione orale; ed il movimento degli oggetti celesti era molto più misterioso di quanto non sia oggi.

Nel 1969 Giorgio De Santillana ha descritto nel "Mulino di Amleto", una summa dei miti di uno spazio di tempo, il primo riconoscimento di un reame ancora incontaminato. Professore di storia e filosofia e scienze al MIT realizzò, come fece Frazer, l’inevitabile fatto che non riusciremmo mai a penetrare totalmente la mente e il ragionamento degli antichi. Non potremmo mai condividere gli stessi quesiti e interrogativi, o l’orrore agghiacciante che gli eventi inesplicabili scatenavano negli uomini di quel tempo, affrettando il loro battito cardiaco e sconvolgendo la loro mente.

De Santillana ed il suo co-autore Herta Von Dechend, Professore di Storia e scienze all’università di Francoforte, presentarono una complessa analisi dei grandi miti del mondo. Giunsero alla conclusione che tutti avessero un’origine comune e che il fenomeno noto come precessione degli equinozi fosse la base per molte delle storie antiche, strettamente intrecciata alla morte degli dei e alla loro susseguente risurrezione. Ora Santillana è morto, ma la sua teoria vive ancora. Philips Morrison, professore di fisica al Mit, rileggendo il "Mulino di Amleto" (nel 1969) scrisse per Scientific American:

"Questa è la chiave che ci consentirà di aprire molti cancelli"

Ma nessuno ha usato ancora questa chiave o l’ha applicata specificamente ai miti dell’antico Egitto.

Nel suo giudizio critico al "Mulino di Amleto", Morrison scrive ancora:
"L’esistenza di un’età dell’oro è la componente dei desideri dell’uomo, parte del suo inconscio; ma ci fu un periodo veramente luminoso, attorno al 6000a.C., e non sulla terra, ma in cielo. In quel tempo l’area del cielo dove il piano dell’eclittica attraversa l’equatore celeste era occupata contemporaneamente dalla Via Lattea e dalle stelle lucenti della Cintura di Orione. A dispetto di ciò il libro di Santillana da solo un rapido sguardo alla religione degli egiziani, una religione che indicava Orione come un aspetto di Osiride, uno degli dei più importanti nel pantheon egizio. Suggerisco che la mancata apparizione di Orione, dovuta al moto processionale, diede luogo, attraverso i secoli ad una tradizione orale circa la morte del dio. Credo che la morte di Osiride, essendo la morte di un dio celeste, fosse una morte più preoccupante e inspiegabile di quella di una figura storica. Il fatto che questi eventi fossero celestiali, ha reso la sua risurrezione non solo possibile, ma addirittura certa.

Nell’enigmatica e confusa religione di questi abitanti delle rive del Nilo, ci sono due eventi di primaria importanza; la morte e la rinascita di Osiride e il sacrificio fatto per Osiride da suo figlio, dell’importantissimo occhio di Horus. Nonostante il sacrificio dell’occhio di suo figlio, (e la sua promessa di vita eterna per tutti coloro che fossero stati bene equipaggiati per averla) possa sembrare particolarmente egiziana, la storia ha vaghe eco in tutti i miti del mondo.

Se la tradizione collegata a Osiride e Horus, si è originata nei millenni prima della scrittura, e se l’ origine è stata determinata dal maestoso movimento nei cieli, allora la ricerca deve trovare un supporto testuale di queste tesi.

Tale supporto dovrebbe riflettere il fatto che nel lasso di tempo tra i primi insediamenti conosciuti nella Valle del Nilo, fino alla dismissione della religione egiziana, dunque almeno sei millenni, il ritardato arrivo, causato dalla precessione, di importanti stelle, avrebbe dovuto riguardare anche altri gruppi chiave di stelle, dopo il trauma iniziale della scomparsa di Orione. Se il mito riflette le conseguenze della precessione, il collegamento tra le antiche convinzioni circa la risurrezione e i cambiamenti occorsi nel cielo, si vanno rafforzando. Il lungo periodo dell’antica storia egiziana prevedere un inusuale terreno di prova per una simile teoria."

I Testi delle Piramidi dell’Antico Regno e altre scritture funerarie, come il Libro dei Morti, il Libro delle Caverne e la Litania del Re, dovrebbero essere esaminati prestando attenzione al fatto che gli antichi guardavano al cielo per cercare i loro dei, e che questo fosse un evento infinitamente più importante per la formazione della loro religione, che qualunque cosa potesse accadere sulla terra. La religione egiziana dei tempi storici può essere considerata incentrata sul mito del Sole; ma nell’era predinastica, il più importante oggetto di venerazione a Eliopoli, più tardi luogo centrale per il culto del dio-sole Ra, era quello delle stelle.

L’egittologo Jhon A.Wilson spiegò che nelle prime scritture mortuarie, i Testi delle Piramidi, la destinazione dei morti era l’area delle stelle circumpolari che giravano attorno alla stella del Nord. Questo è vero, ma quando si leggono questi testi, appare evidente che un importante e forse intermediaria speranza fosse per i defunti rinascere ancora come Sahu-Orione. Ciò non toglie che l’ultima speranza per i morti fosse quella di risuscitare sotto forma di stella, che non sarebbe mai più perita, come "Akhus". Il morto diventa "Akhu" attraverso il rituale funerario quando diventa uno "Spiriti prefigurato ben equipaggiato. Si credeva che l’ Akhus possedesse la luce, e la luce era vista come una pre-condizione per la vita.

Questi "esseri luminosi" avrebbero poi occupato l’area circumpolare – chiamata DUAT- un’area mai toccata dalla morte. Le stelle circumpolari non scompaiono mai per un’assenza stagionale, né sono toccate dagli effetti della precessione, per la loro particolare posizione nel cielo.

Nei Testi delle Piramidi la storia di Osiride sembra essere riportata per quello che oggi sarebbe una verità "data". Questa storia era accettata per fede, e le sue origini erano vaghe e misteriose. Tanto che, recentemente, alcuni egittologi hanno insistito nel dire che il culto di Osiride non esistesse fino alla Quinta Dinastia (2501-2342), poiché le prime menzioni di questo Dio si troverebbero solo nei Testi delle Piramidi, nella tomba dell’ultimo legislatore della Quinta dinastia e nella tomba di un re della Sesta. Molti altri elementi conducono invece alla differente conclusione che la storia di Osiride si perda nei secoli di una distante antichità, molto prima di questa data. La scoperta a Helwan di un simbolo molto antico di Djed, e del volto di Iside (la controparte femminile di Osiride) mostrano che durante il periodo arcaico (dalla I alla II dinastia) il culto di Osiride fosse già esistente.

Gli egiziani avevano necessità di una visione dell’Universo come immutabile. I loro tentativi di registrare e spiegare le deviazioni delle cose sono state tristemente male interpretate dai ricercatori. Questa è la storia, al meglio di come può essere presentata:

Osiride è il legislatore d’Egitto, Iside è sua moglie / sorella e Seth il fratello cattivo. Seth uccide Osiride e butta il suo corpo chiuso in un sarcofago dentro il Nilo. Iside riesce a recuperare il sarcofago e nasconderlo; ma Seth lo trova e taglia il suo corpo in 14 pezzi e li disperde per il territorio dl’Egitto. Iside piangente vaga per tutto il territorio alla ricerca dei pezzi del corpo di suo marito, e quindi, con l’aiuto di Nefiti, sua sorella, di Anubi, il dio dalla testa di sciacallo e di Thoth, dio della conoscenza e della parola, mette insieme i pezzi del corpo smembrato, avvolgendolo in bendaggi di limo e pronunciando sacre parole e riti magici. Quindi Iside avvolge il corpo di Osiride con le sue ali e riesce a farlo rivivere il tempo sufficiente a concepire Horus.

Nonostante diventi predominante nel mito ad un livello di molto successivo, sembra che l’episodio dello smembramento non figuri nella tradizione più primitiva. I 14 pezzi in cui il corpo è stato diviso, possono rappresentare i 14 giorni di crescita della luna, e anche i 14 giorni della sua riduzione progressiva. I testi matematici successivi mostrano questa frazione, che è basata essenzialmente sulla aritmetica Egiziana, e si pensa che ogni parte rappresentasse una frazione del tutto.

Osiride è ora diventato legislatore dei morti, non potendo mai più occupare il suo trono precedente. Comunque, nelle scritture e nei disegni sui muri dei templi Tolemaici, il ritrovamento del corpo è salutato al pianto di "Evviva, è risorto". Infatti, i testi più antichi che abbiamo, i Testi delle Piramidi, parlano del legislatore morto dicendo "sorgente come Osiride". Lui è risorto ma la sua natura è mutata, ed il suo posto sulla terra è ora occupato da suo figlio.

Iside si isola per tutta la durata della gravidanza ed il bambino Horus viene partorito in un luogo segreto. Questi cresce fino all’età adulta ed in un evento descritto come "il giorno della battaglia", Horus combatte contro l’assassino di suo padre.

Questa battaglia è dettagliatamente raccontata dagli scribi come un evento avvolto nel mistero. Nel Libro dei Morti, specialmente nella linea 17, importante perché ci da un racconto dettagliato della battaglia, le glosse aggiunte dagli scribi successivi chiedono "cosa è successo quindi?" e "Chi è lui?". Le glosse e le interpretazioni delle innumerevoli generazioni di sacerdoti, sono state accettate come un modo per ricercare la verità.

Horus perde il suo occhio nella battaglia e Seth perde i testicoli, Horus e Seth ingaggiano una susseguente contesa per il periodo di otto anni durante i quali gli altri dei sono stati profondamente incerti nel tentativo di decidere chi dei due avesse ragione di occupare il posto vacante di Osiride.

E’ sconcertante che alcuni egittologi accettino la data del conflitto tra Horus e Seth più prontamente di quanto non facciano per le origini della storia di Osiride. Un primitivo prototipo di un falco su una serekh, tipica rappresentazione del dio Horus, è datata a quella che è chiamata la cultura Naqada I, 4000a.C. La serekh è una struttura con una facciata a nicchia, un dettaglio architettonico creduto essere stato una prima innovazione della cultura dell’est, impiegata nei palazzi dei primi re o nelle loro tombe a mastaba.

Una raffigurazione di Seth è stata trovata in un cimitero predinastico datato molto indietro nel tempo, e artefatti come vasellame, piatti, e altri utensili, tutti attestano la possibilità che esistesse un culto molto primitivo di entrambe le divinità. Certamente, al tempo del secondo insediamento Neqada (3500 a.C. circa) il significato religioso di un falcone non può essere revocato in dubbio.

La battaglia tra Horus e Seth è detto sia stata determinata dalla disputa su chi dovesse succedere sul trono di Osiride, e suggerisce l’esistenza di una storia su Osiride antica almeno quanto il culto di Horus. L'antico testo riporta che Horus prese l’occhio che aveva sacrificato per Osiride e glielo portò nell’aldilà. Dando a suo padre il suo occhio, gli diede eterna vita e Osiride poté dirsi "ben equipaggiato".

Nel papiro Chester Beatty, dal regno di Ramesses V, datato 1160-1154 a.C. (circa mille anni dopo i Testi delle Piramidi), troviamo un racconto del conflitto tra Horus e Seth. Qui si dice che la contesa tra i due continuò per otto anni.

Anche in questo caso, dunque, si potrebbe supporre che la battaglia abbia avuto qualcosa a che fare con accadimenti osservati nel cielo, con il lento ma verificabile moto della precessione; quindi, se la storia degli dei è collegata agli eventi celesti, qualcosa deve essersi verificato nei cieli sopra l’Egitto, e protratto per un periodo di circa 8 anni. Ma può essere prospettata un’altra soluzione. I miti egizi indicano anche che ad un ceto punto l’occhio di Horus fu perso, certi testi riferiscono di una ricerca simile a quella per il corpo di Osiride; ma l’occhio venne ritrovato, ed è allora che Horus lo portò a suo padre, Osiride. Nella risurrezione di Osiride gli egiziani volevano leggere la speranza di una vita eterna per se stessi, dopo la morte. Il defunto assume il titolo di Osiride, se la famiglia o gli amici faranno per lui ciò che è stato fatto per Osiride, ad esempio mediante la dazione di offerte, (in luogo del sacrificio dell’occhio) affinché il defunto viva per sempre.

Silvia
31-08-02, 18:01
Originally posted by Tomás de Torquemada

Un robot risolverà il mistero di Cheope
La grande piramide potrebbe contenere nuove sconosciute sale. Pyramid Rover, una macchina equipaggiata di telecamere e radar, sonderà un condotto nella parte sud dell'edificio...



Il Pyramid Rover riprenderà l’esplorazione da dove l’aveva interrotta un altro robot, l'Upuaut II, che all'inizio degli anni '90 scoprì una misteriosa botola...


I MISTERI DELLA GRANDE PIRAMIDE di Alfredo Lissoni

Recenti scavi e ritrovamenti sembrano dimostrare che all'interno della Grande Piramide di Cheope si trovino delle stanze segrete, custodi dell'esistenza di un'antichissima, perduta civiltà. Ma le autorità del Cairo mettono a tacere ogni cosa.

Nel marzo del 1993 un robot meccanizzato di fabbricazione tedesca, l'Upuaut II ('colui che apre la via', in egiziano antico) scopriva, al termine di un lungo cunicolo sotterraneo all'interno della piramide di Cheope, una piccola porta di marmo o calcare, con fissate sopra due maniglie di rame. In quel momento la spedizione archeologica tedesca guidata dall'ingegnere di robotica Rudolf Gantenbrink di Monaco esultò. Era stata scoperta una stanza segreta all'interno della Grande Piramide. Chissà quali misteri erano celati dietro quella porta. Si trattava di una scoperta eccezionale!
Ma ecco che, improvvisamente, le autorità egiziane revocavano agli occidentali il permesso di proseguire gli scavi, espellendoli dal Paese. "Le piramidi sono patrimonio dell'Egitto e non dell'Occidente", pare abbia dichiarato il Direttore Generale degli scavi archeologici di Giza, il dottor Zahi Hawass del Cairo, che da allora ha negato a tutti gli occidentali il permesso di scavare o di effettuare rilevamenti nelle piramidi.
"Non c'è nulla dietro la porta trovata dal robot di Gantenbrink", ha detto Hawass alla stampa. Pure, durante un viaggio in America alla ricerca di fondi, Zahi Hawass si lasciò scappare in via confidenziale: "Il ritrovamento di quella porta è la più importante scoperta della storia dell'Egitto. Abbiamo trovato dei manufatti che costringeranno l'Occidente a riscrivere la storia passata..."
Da allora più nulla si è saputo della misteriosa 'camera segreta' all'interno della Grande Piramide, che la tradizione vuole tomba del faraone Cheope (2625 a.C.). Ma si sa per certo che da quel momento l'Egitto ha vietato l'accesso a tutte le spedizioni occidentali, proibendo addirittura di filmare o fotografare nei pressi del sito, a Giza.

Ma quale sarebbe il grande segreto custodito all'interno della Grande Piramide? Forse il ritrovamento di manufatti anteriori all'origine ufficiale dell'uomo, risalenti all'epoca del mitico continente di Atlantide. Una scoperta del genere retrodaterebbe la storia dell'umanità così come noi la conosciamo e, ovviamente, priverebbe l'orgoglioso Egitto del primato di "culla della civiltà".


TRE SCIENZIATI POCO ORTODOSSI

Di quest'idea è un team di archeologi dilettanti inglesi, particolarmente colpito dai divieti di Zahi Hawass, e scacciati dall'Egitto come indesiderabili. Costoro sono gli studiosi Robert Bauval, John West e Graham Hancock, moderni eredi di Indiana Jones, archeologi eretici e non ortodossi convinti che la culla dell'umanità non fosse affatto il Medioriente, ma l'Atlantide. Bauvall e soci sono sponsorizzati da un'associazione New Age americana legata al culto del celebre veggente Edgar Cayce (1877-1945), un profeta guaritore del Kentucky che si diceva in grado, in trance, di viaggiare a ritroso nel tempo, per scrutare la storia passata dell'umanità.
Cayce aveva profetizzato, per il 1998, la scoperta di una camera segreta all'interno della piramide di Cheope, contenente una stanza segreta dei costruttori di Atlantide. E chi si dice assolutamente convinto di quest'idea è proprio Bauval, autore del volume Il mistero di Orione (Mondadori, 1997), in cui si afferma, in maniera molto seria e scientifica, che il sito di Giza sia stato edificato nel 10.500 a.C. dagli atlantidei, orientando astronomicamente le tre piramidi in direzione della costellazione di Orione. Sempre secondo Bauvall, al di sotto della Sfinge si troverebbe un'antichissima Sala delle Documentazioni di Atlantide, contenente tutta la saggezza perduta dell'immaginario continente; altrettanto curioso è l'archeologo Graham Hancock, che dopo aver visto il film di Indiana Jones è corso alla ricerca dell'arca dell'alleanza di Mosè, la cassa contenente le Tavole della Legge del popolo ebraico, scoprendola in un monastero ad Axum in Etiopia; Hancock è convinto che Il Santo Graal, il calice dell'Ultima Cena in cui bevve Cristo e alla cui ricerca si misero, nel Medioevo, i cavalieri di re Artù, altro non fosse che l'arca di Mosè. Non meno bizzarro è John West che, nel 1993, si è recato con una spedizione in Egitto ed ha analizzato la Sfinge. Risultato: essa presenta segni di un'erosione fluviale vecchia di almeno 10.000 anni. Quindi, non può essere stata edificata 4500 anni fa dagli egiziani, ma da una civiltà assai più antica: gli atlantidei.
Queste scoperte, che se confermate toglierebbero all'Egitto qualunque paternità sul sito di Giza, non sono piaciute a Zahi Hawass, che ha prontamente espulso i tre Indiana Jones britannici.


LA PIRAMIDE SECONDO PINCHERLE

In realtà idee del genere non sono una novità, in quanto il primo a formularle in maniera seria e documentata fu un italiano (ma si sa, all'estero i nostri studi vengono costantemente ignorati).
Il bolognese Mario Pincherle, ingegnere con il pallino dell'archeologia, già negli anni Settanta si era detto convinto che la Grande Piramide fosse in stretta relazione con la civiltà atlantidea e che nascondesse un grande potere, quello dello zed.
Lo zed era un'antichissima torre di granito, costruita da una civiltà perduta e sacra al dio egizio Osiride, capace di captare ed amplificare le energie benefiche dell'universo, ritrasmettendole su tutto il globo. "Un tempo", sostiene Pincherle, "lo zed si trovava sulla cima della piramide a gradoni di Zoser; in seguito al progressivo imbarbarimento dell'umanità, dovuto al diluvio universale ovvero alla fine di Atlantide, esso è stato nascosto ed occultato all'interno della piramide di Cheope, murato in un'intercapedine nascosta. Ciò si ricava dal fatto che la Grande Piramide è costruita con massi piccoli, alla base, e pietre più grandi, in cima, e infine edificata due volte, come a nascondere qualche cosa. La parte interna, come ho potuto notare durante una mia spedizione archeologica, è in ricco granito levigato, in onore del prezioso reperto che custodisce. All'esterno, invece, quasi a scoraggiare ladri e predatori di tombe, essa è molto misera, è in scadente pietra calcarea di fattura poco pregevole. Sappiamo che la Grande Piramide non fu mai una tomba, difatti il corpo del faraone Cheope non vi venne mai né sepolto, né trovato. Dunque, doveva servire a qualcos'altro. Probabilmente a coprire e nascondere lo zed, che un tempo si trovava in cima ad un'altra grande piramide, quella a gradoni di Zoser, molto più antica di quella di Giza. La torre zed è più antica della Grande Piramide ed è antidiluviana, e quindi atlantidea".


PROVE NASCOSTE

Questa convinzione Pincherle l'ha maturata scoprendo e decifrando un antichissimo testo etiopico, il 'Libro di Enoch', in cui si narra la storia di un patriarca ebraico antidiluviano che, giunto in Egitto, "vide un'alta e grande torre di granito duro". "Lo zed dunque esisteva", ribadisce Pincherle, "e ce lo conferma un testimone oculare. E quando ho esplorato la Grande Piramide ho scoperto, al suo interno, degli sfiatatoi nascosti, dei condotti di ventilazione che evidentemente conducono ad una camera segreta, la 'stanza di Osiride' da cui si accede allo zed".
Anche il giornalista scientifico inglese Colin Wilson condivide il fatto che la Grande Piramide non possa essere frutto della civiltà egizia, all'epoca tecnologicamente arretrata. "Come han potuto gli schiavi egizi", dichiara Wilson, "sollevare con semplici corde e bastoni blocchi di pietra di sei tonnellate? E come potevano portarli in cima alla Grande Piramide, lungo gradini che a volte non eran più grandi di 15 centimetri? Per spostare poi oltre due milioni e mezzo di mattoni in questo modo, ci sarebbero voluti almeno 150 anni. Possibile che il faraone Cheope avesse tutto questo tempo a disposizione? Negli anni Ottanta i giapponesi cercarono di costruire un modello in scala della Grande Piramide, per un'esposizione, ma anche con le più sofisticate apparecchiature dell'era moderna non vi riuscirono. E il progetto venne abbandonato..."

Dal sito: http://www.misteri.org

:)

Silvia
03-09-02, 17:53
Visita virtuale alle piramidi di Giza (http://www.pbs.org/wgbh/nova/pyramid/explore/)

:)

Silvia
18-09-02, 21:51
Originally posted by Tomás de Torquemada


Un robot risolverà il mistero di Cheope
La grande piramide potrebbe contenere nuove sconosciute sale. Pyramid Rover, una macchina equipaggiata di telecamere e radar, sonderà un condotto nella parte sud dell'edificio

http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,148739,00.html

La grande piramide di Cheope sfida gli archeologi e trattiene i suoi misteri, rafforzandoli. Ieri mattina, in diretta, sotto gli occhi delle telecamere della National Geographic Society americana pronte a documentare possibili scoperte, un imprevisto ha raggelato i volti dei ricercatori e del Consiglio supremo delle antichità del governo egiziano, riunito all' interno della mitica piramide. Una nuova porta sconosciuta, mai intuita o rilevata dagli scienziati, ha sbarrato la strada al robottino a due teste, una con la trivella e l' altra con il visore, impegnato nella difficile esplorazione di una camera finora inviolata. Da un anno si lavorava per affrontare e superare l' ostacolo, scoperto nel 1993 da un robot tedesco alla sommità di un cunicolo largo appena 20 centimetri. Questo sale obliquamente dalla camera della regina dirigendosi verso la parete esterna. Ma dopo 65 metri una porta sbarra l' accesso a un vano misterioso all' interno del quale non si sa che cosa possa esserci. Così nacque l' operazione congiunta tra National Geographical Society e governo del Cairo, con la commessa agli ingegneri della società «iRobot» di Boston per la costruzione di un piccolo robottino del costo di 250 mila dollari, capace non solo di arrampicarsi attraverso il cunicolo come aveva già fatto il confratello tedesco, ma anche di forare la porta, attraversare il varco con una fibra ottica e vedere ciò che l' interno della camera nascondeva. Dalla camera della regina si alza, verso Nord, anche un altro cunicolo (che però è cieco) mentre altri due partono dalla soprastante camera del re arrivando sino alle facce del monumento. Secondo gli egittologi dovevano permettere il passaggio verso altri mondi. Ma studiando la piramide si individuò anche la presenza, all' estremità del cunicolo sud, della misteriosa camera in cui doveva arrivare il robot americano lungo 30 centimetri. Ma una seconda barriera ha bloccato la strada e reso più fitto il mistero. «Noi non siamo dispiaciuti - dice Tim Kelly, presidente della divisione cinematografica della National Geographic -. In fondo, la scoperta rende ancora più interessante l' avventura. La nostra missione ha avuto comunque successo. Ora bisogna continuare». «Servono altre ispezioni - dice Zahi Hawass, direttore del Consiglio supremo delle antichità -. Ci vorranno almeno 12 mesi».
La Grande piramide di Cheope è la più famosa della famiglia di tre piramidi della piana di Giza, vicino al Cairo. Nei secoli i predoni le hanno «visitate » più volte, rubando i reperti che ornavano le tombe dei faraoni. Ma qualcosa da scoprire c' è ancora. Mentre sempre si discute sull' abilità degli egizi nel costruire le tre perfette forme geometriche pietrificate: le discussioni arrivano sino alle stelle, dove alcuni studiosi avrebbero trovato riferimenti «certi» rispetto al significato «vero» della nascita delle piramidi.

Giovanni Caprara su Il Corriere della Sera di oggi

Silvia
30-09-02, 20:44
Originally posted by Silvia


La piramide di Cheope sfida gli archeologi e conserva gelosamente i suoi segreti, rafforzandoli: forata la porta nel condotto, un’altra porta ha sbarrato la strada al Pyramid Rover, il robottino a due teste (una con la trivella e l’altra con il visore) impegnato nella difficile esplorazione di una camera finora inviolata. :(



Aggiornamento: nella parte Nord della piramide di Cheope è venuta alla luce una terza porta, identica a quella scoperta un paio di settimane fa e mostrata a tutto il mondo in tv, grazie al progetto della rivista National Geographic. La scoperta, ha spiegato il segretario generale del consiglio superiore delle antichità, Zahi Hawass, rende superate tutte le mappe esistenti della struttura interna della Grande Piramide, che andranno ridisegnate.

.. da un’Ansa del 23 settembre...

Silvia
30-09-02, 21:09
Ancora una notizia (stasera voglio esagerare... ;) )

Forse è stato risolto il giallo di Tutankhamon, il faraone bambino scomparso oltre tremila anni fa, a soli diciotto anni: sarebbe stato assassinato dal suo primo ministro... Un giallo storico a cui si cerca di dare risposta fin dal 1922 quando, nella Valle dei Re, venne scoperta la tomba del giovane faraone. La svolta decisiva alle indagini risale però al 1968, quando un’équipe di scienziati condusse il primo studio approfondito sul cadavere, conservato in modo accettabile grazie al processo di mummificazione eseguito immediatamente dopo il decesso.
Un team di egittologi affiancato da un moderno gruppo di investigatori, tra cui l’ex agente dell’Fbi Greg Cooper, ha ora sottoposto il corpo del faraone a nuovi test, che hanno confermato quanto messo in evidenza dai raggi x effettuati nel 1968: alla base del cranio è visibile una massa scura e, al suo interno, è stato ritrovato un frammento osseo, segno che il faraone è stato colpito violentemente alla nuca… Le analisi hanno inoltre rivelato che Tutankhamon soffriva di una malformazione, la sindrome di Klippel-Feil, una saldatura delle vertebre del collo che gli impediva qualsiasi movimento del capo. Il faraone, dunque, salito al trono a soli 9 anni, era affetto da un handicap che lo rendeva ancora più vulnerabile.
L’assassinio fu probabilmente determinato dai tentativi del giovane re di sottrarsi all’influsso dei cortigiani, che decisero di eliminarlo prima di essere allontanati dalla gestione del potere… E il colpevole più probabile, sostiene l’ex agente Cooper, sarebbe proprio Ay, il primo ministro.

Con un po’ di pazienza, fra tremila anni, forse sapremo qualcosa anche di Ustica... ( :D :) )

Tomás de Torquemada
21-10-02, 02:13
Dal sito http://www.edicolaweb.net/

OPERAZIONE "DASHUR"
di Oscar Zapién Jimeno
1978: a 30 Km dal sito archeologico di Menfi si innesca una crisi per il possesso di un misterioso oggetto sepolto sotto la piramide di Dashur. Cronaca degli scontri tra l’esercito di Gerusalemme e gli Egiziani

Condurre una revisione esaustiva della bibliografia ufologica in spagnolo è sicuramente una chimera. Desideriamo comunque gettare nuova luce su alcuni casi che tempo addietro non sono stati compresi o studiati appieno. Redatto nel 1978, dall’inquirente Jean Pierre Jorde, il servizio che segue riguarda un caso avvenuto lo stesso anno in Egitto. Secondo Jorde, stando ad una informazione confidenziale "Commandos israeliani si sarebbero confrontati con l’esercito egiziano, in una lotta disperata per la conquista di un UFO localizzato nella parte sottostante di una piramide". La notizia venne diffusa a livello mondiale dal periodico californiano "La Nación".
A metà del Febbraio 1978, un gruppo di archeologi israeliani iniziò gli scavi nei pressi della grande piramide di Snefru, a Dashur (regione di Menfi). La piramide, come quelle circostanti, non era mai stata aperta per questo tipo di ricerche, trattandosi di una zona adibita dagli Egiziani a operazioni militari Top Secret. Si può attribuire al clima di distensione nei confronti di Israele, l’autorizzazione agli scavi da parte del presidente egiziano Anwar Sadat. Gli archeologi lavoravano a quindici metri di profondità, in una zona mai esplorata prima, a nord della piramide, quando, nel sistemare la base di un treppiedi di una macchina fotografica, uno dei sostegni urtò una pietra friabile, una sorta di materiale di riporto, che cedette sotto il peso e la pressione della macchina fotografica.

L'INCREDIBILE RITROVAMENTO
Il fotografo si inchinò per guardare attraverso il buco formatosi accidentalmente. Sotto i loro piedi si apriva una caverna. Con foga gli archeologi spazzarono via i detriti e ampliarono il foro con picconi e pale, fino a intravedere un oggetto misterioso. Non era un antico manufatto egizio. Era di 120 centimetri di diametro, a forma discoidale. Al centro la sua parte più spessa doveva essere di tre metri e sembrava costituito da metallo nitido e brillante, privo di segni degli effetti del tempo. Nessuna tomba, né statue, né offerte votive sacre circondavano lo strano artefatto che era sostenuto da tre zampe. Esaminando attentamente la caverna, due degli archeologi scesi nella cavità constatarono la presenza di equipaggiamento elettronico e medicinali (nella fattispecie pasticche), in perfette condizioni. Per Israele, Paese da sempre preparato per un’eventuale guerra, quel materiale rappresentava una buona dotazione di armi sofisticate e ultramoderne, di cui avrebbero potuto vantare il possesso. Gli archeologi, dopo aver parlato tra loro, decisero che era necessario comunicare immediatamente la notizia del ritrovamento al proprio governo, segretamente e rapidamente, in modo che gli Egiziani non se ne accorgessero e quindi confiscassero il materiale rinvenuto. Venne deciso che il fotografo, che aveva scattato innumerevoli foto dello strano artefatto, avrebbe portato i rullini a Tel Aviv, per mostrarli alle autorità. Nel frattempo, gli altri membri del gruppo continuarono a scavare, fingendo di continuare i lavori, per evitare sguardi indiscreti. Erano giunti alla conclusione che si doveva trattare di una nave spaziale, nascosta al di sotto della piramide di Snofru. Infine le foto giunsero al Ministero della Difesa di Israele, dove venne riunito lo "Zahal", un gruppo militare ultrasegreto. Alla sessione, che si prolungò fino all’alba, parteciparono anche gli esperti che tempo addietro pianificarono l’operazione "Entebbe". Il tema della discussione era come appropriarsi dell’oggetto, che avrebbe garantito loro un vantaggio bellico insuperabile e come evitare di farlo cadere nelle mani degli Egiziani. E così, mentre parallelamente i politici di ambo le nazioni si scambiavano calorosi saluti, promesse di pace e aiuti reciproci... l’intelligence israeliana pianificava la realizzazione di un’operazione militare di Commandos, simile a quella di "Entebbe", in pieno territorio egiziano. Solo le forze armate israeliane più selezionate vennero messe pienamente al corrente delle caratteristiche dell’azione militare, decisa per il primo Marzo.

SCATTA L'OPERAZIONE DI RECUPERO
Tre aerei Hercules 103-E vennero utilizzati per il trasporto e un Hercules 103-H, detto "Ippopotamo", venne dislocato per un camion da dieci tonnellate. Uno degli Hercules 103-E trasportava un ospedale da campo, mentre gli altri contenevano jeeps, armi leggere e un commando di cinquanta soldati a testa. Inoltre, una squadriglia di caccia F4 avrebbe garantito la copertura aerea necessaria per l’operazione. Il camion da trasporto (su cui si sarebbe caricato l’UFO) era un molotov sulle cui paratie esterne vennero collocate taniche extra di benzina coperte da placche protettive di acciaio, questo per evitare che una granata trasformasse il camion in una bomba. Tra la cabina di guida e il resto del camion vennero installati due ganci ed i motori corrispondenti per il sollevamento dell’oggetto e alla piattaforma portante si aggiunse una rampa molto larga. Anche le jeeps furono equipaggiate con taniche extra di benzina. Alle tre del mattino venne dato l’ordine "Zanek" agli aeroporti Ben Gurión, di Tel Aviv e a quelli segreti delle Forze Armate israeliane. Tutto fu classificato come una "operazione di routine". La rotta da seguire passava sopra il sud est del Sinai e il Mar Rosso, addentrandosi direttamente nel basso Egitto. Un quinto aereo Hercules volava dietro la flotta, pronto a sostituire uno dei cargo nel caso fosse stato messo fuori combattimento. Il piano, in caso di scontro, era di attaccare violentemente e con decisione, per terminare l’operazione al massimo in due ore e rientrare in Israele più rapidamente possibile. Il camion, da parte sua, nel ritorno avrebbe dovuto aprirsi il passo attraversando i dintorni del Mar Rosso e tagliare attraverso la penisola del Sinai per dirigersi verso casa. Dietro il camion si sarebbero posizionate le quattro jeeps e gli uomini che sarebbero sopravvissuti alla battaglia, custodi del prezioso carico. Non ci sarebbero state soste. Se un aereo o un veicolo si fosse rotto o rimasto indietro, andava abbandonato sul posto. Gli agenti segreti in territorio egiziano avevano ricevuto istruzioni di ottenere delle lance per attraversare il Nilo, la parte più pericolosa della missione. Il fattore sorpresa era il più importante, perché bisognava entrare e uscire dal territorio prima che dal Cairo si trovasse il tempo necessario per spedire un contingente armato per intercettarli. Il Sinai doveva essere raggiunto prima che venisse chiusa la via di ritirata.

L'ASTRONAVE ISSATA SUL CAMION
Nella piramide di Snofru il gruppo archeologico era ancora in attesa. Erano nove giovani eccitati e trepidanti che verso le ore 13.00 videro giungere gli aerei. Uno degli Hercules, adibito ad ospedale da campo, doveva raccogliere gli archeologi e riportarli in Israele. Il secondo ordine era stabilire un perimetro di difesa attorno alla piramide. Il camion da trasporto fuoriuscì dall’enorme ventre dell’"Ippopotamo" e avanzò verso la caverna. I commandos avevano iniziato a piazzare i ganci e le funi per issare l’astronave extraterrestre sulla piattaforma del camion. Fu allora che arrivò un contingente armato di Egiziani: evidentemente gli aerei erano stati localizzati dai radar. I soldati egiziani saltarono fuori dai loro veicoli e stabilirono un fronte di battaglia ad una certa distanza. Gli Israeliani, da parte loro, disponevano di mortai e di armi leggere. Seguirono dieci minuti di combattimento furioso. Poi gli Egiziani, che avevano subito numerose perdite, si ritirarono. Ma un nuovo contingente armato egiziano, molto più poderoso, si avvicinava a tutta velocità. Nel contempo si lavorava febbrilmente, assicurando l’UFO sopra la piattaforma del camion. Il combattimento divampò nuovamente. I mortai israeliani sollevavano ondate di sabbia sopra le forze egiziane e i cannoni anticarro si accanivano contro i veicoli che non si aspettavano una simile accoglienza di fuoco e sangue. I sistemi di puntamento degli Israeliani e la qualità delle loro armi frustrarono tutti i tentativi degli Egiziani di circondarli. Ormai l’UFO era alloggiato sopra il gigantesco camion. Le jeeps furono collocate attorno al veicolo da trasporto, montando mitragliatrici da 50mm raffreddate ad acqua. Anche i caccia F4 collaboravano all’attacco delle forze di terra israeliane, spianando con i missili il campo di battaglia. Terminato il loro compito, gli aero cargo si mossero, necessitando di poco spazio per il decollo. Così partirono, sotto un diluvio di proiettili egiziani. Tre soldati del commando israeliano furono feriti mentre venivano ultimati i preparativi della partenza del camion con a bordo l’astronave stellare. In molti morirono. Gli Egiziani, forti della superiorità numerica, guadagnavano terreno, nonostante fossero carenti di artiglieria e molti giacevano morti tra le sabbie del deserto. Con quindici minuti di ritardo sul piano prestabilito, il grosso camion da trasporto degli Israeliani iniziò ad arrancare sul terreno sabbioso. Da un momento all’altro i caccia egiziani avrebbero potuto apparire sulle loro teste...

IN ZONA PERICOLO
Le jeeps avanzavano scortando il camion, per proteggere un carico costato tante vite. I veicoli egiziani, bloccati dall’aeronautica israeliana, non potevano gettarsi all’inseguimento dei commandos, almeno in quelle prime ore della giornata. Mentre il convoglio prima lambiva e poi attraversava il Nilo, si ebbe notizia che i caccia israeliani F4 avevano sostenuto una cruenta battaglia aerea con i MiG egiziani. Un allarme via radio aveva raggiunto il Cairo. Ma le truppe inviate per intercettare il commando invasore non riuscirono a giungere in tempo, proprio come aveva pianificato Israele. Sembra però che le truppe già sul luogo continuassero a pressare gli Israeliani fino alla zona del Sinai. Ad un certo momento, il combattimento si fece talmente cruento che fu necessario fermare il convoglio e far fronte al nemico. Questa battaglia, che iniziò alle 3.00 pomeridiane, terminò con altri dieci soldati israeliani morti e una jeep completamente distrutta. La carovana riprese il viaggio, sempre tallonata dagli Egiziani. L’inseguimento continuò durante tutta la notte. All’alba, mancavano ancora 800 chilometri di spietato deserto da attraversare ed il combustibile stava terminando. Anche i caccia israeliani F4 dovettero tornare alla base per il rifornimento. Fu allora che il quinto Hercules entrò in azione, atterrando nelle vicinanze del convoglio e rifornendo i mezzi di carburante, olio e pezzi di ricambio. I feriti furono portati via dall’Hercules. Finalmente attraversarono la frontiera d’Israele, ma gli Egiziani per un po’ continuarono a seguire le loro orme passo passo e ogni confronto armato significò morte e sangue per ambo le parti. La nave spaziale, centro di tutta l’azione, servì molte volte come riparo ai combattenti, da cui sparavano con le loro armi, o morivano...

ISRAELE MANTIENE L'UFO IN SUO POSSESSO
Valse davvero la pena spargere tanto sangue e aver provocato una situazione internazionale delicatissima, solo per appropriarsi di un misterioso oggetto che riposava sotto la piramide? I servizi segreti israeliani ne erano convinti. Si pensa che venga mantenuto il riserbo più assoluto sulla situazione proprio perché le armi che vennero rinvenute nel Disco Volante erano di incredibile potenza. Il mistero persiste.
La sensazione generale è che, con questo colpo di mano, Israele si sia trasformata nella nazione più potente del mondo. Quando il pieno potenziale di tali armi sarà stato sviluppato (tramite retroingegneria, ndr.), la bilancia politica in Medio Oriente penderà sicuramente a favore d’Israele... Altri elementi che furono rinvenuti nell’UFO sono ancora oggetto di analisi e il governo israeliano ha molti dubbi su come e se utilizzarli. Un Paese che lotta palmo a palmo per ogni centimetro di terreno - dicevano - non può concedersi il lusso di non usare elementi chimici che diminuiscono o ritardano l’invecchiamento del corpo umano e che, al massimo delle possibilità, negli extraterrestri assicura una longevità di secoli. In Israele si sono realizzati esperimenti con soggetti di oltre 81 anni, con le droghe di longevità nascoste nell’UFO. Tutti gli esperimenti conclusero che il processo di deterioramento biologico veniva ridotto e contenuto (a partire da poche alcune settimane dall’inizio del trattamento). Tre dei soggetti testati si considerano tanto rinnovati mentalmente che desiderano frequentare l’Università e altri due chiedono il permesso di contrarre matrimonio tra di loro, visto che il loro appetito sessuale si è rinnovato completamente. L’uso massiccio di questi farmaci anti-invecchiamento prevederebbe una maggiore necessità di territorio e potrebbe essere fonte di nuove guerre per espandersi, incluso appropriarsi, come già accadde, di regioni che non appartenevano loro...
Gli archeologi israeliani che scoprirono l’oggetto volante affermano che potrebbero essercene di più, sotterrati tra le soffici sabbie che circondano la piramide "ritorta", situata a nord di quella di Snefru. Si chiama così perché il suo angolo di salita cambia quando ci si trova a due terzi di distanza dalla cima. La teoria secondo cui le piramidi sarebbero una specie di batteria energetica e hangar per i Dischi volanti pare essere pienamente dimostrata da questo episodio. È possibile che anche gli Egiziani avessero trovato, o fossero sul punto di trovare un UFO, con tutto il suo straordinario potenziale di strumenti e tecnologia avanzata. Esiste una parte delle Sacre Scritture che afferma che la fine del mondo comincerà il giorno che nel Medio Oriente avverrà un disastro. È possibile che gli extraterrestri, migliaia di anni fa, giunsero sul nostro pianeta e visualizzarono il futuro con i loro apparecchi. Forse per questo motivo sotterrarono l’UFO, approntato tanto per allungare la vita con le sue droghe di longevità, come per distribuire morte e distruzione tramite le sue armi sofisticate. Può darsi che, sul punto di ritornare verso le loro remote galassie, gli extraterrestri decisero di lasciare la scelta a noi, oppure chissà, lasciarono un legame indecifrabile per motivare l’essere umano a un cambiamento di comportamento e poco dopo ripresero il loro inesorabile cammino verso le stelle.

Silvia
24-03-03, 14:04
LA MUMMIFICAZIONE

Poichè il mondo è stato creato dalla forza vitale dell'universo, lo spirito eterno deve tornare, quando il suo percorso terreno giunge al termine, all'ordine e all'armonia.
Sia il racconto sacro che fa morire e poi rinascere Osiride, sia la quotidiana vicenda del dio-sole che al tramonto è sopraffatto dalle tenebre ma il giorno dopo risorge trionfante, rappresentavano per gli egizi la garanzia della fede nella sopravvivenza dell'anima dopo la morte. Tuttavia, perché ciò avvenisse, l'anima aveva bisogno che il corpo non si corrompesse o si disperdesse. Nei tempi più antichi, una vera vita oltre la morte era considerata privilegio del faraone e i sudditi speravano che l'immortalità del sovrano si riflettesse in qualche modo su di loro. Più tardi, alla fine dell'Antico Regno, la sopravvivenza diventò un diritto di tutti coloro che potevano disporre di una tomba e permettersi i riti funebri.

La prima conservazione di resti umani in Egitto deve essere avvenuta casualmente. Nei cimiteri dell'epoca predinastica, costituiti da fosse poco profonde dove i defunti venivano deposti in posizione fetale, il clima molto caldo e secco faceva essiccare naturalmente i corpi, ma non si sa se la sopravvivenza nell'aldilà fosse intrinsecamente collegata alla loro conservazione. Quando i corpi cominciarono ad essere deposti in tombe con coperture artificiali, inizialmente venivano avvolti in bende di lino e ricoperti di gesso compresso e levigato. Quando il gesso era asciutto, il guscio esterno veniva dipinto (spesso di verde, colore della rinascita) e al viso erano dati i lineamenti del defunto. Durante il Medio Regno, la tecnica di mummificazione si affinò per raggiungere i suoi risultati migliori e definitivi nel Nuovo Regno. Ci furono, in epoca tarda, anche inutili tentativi di ridare al corpo le sue naturali caratteristiche con imbottiture di lino e altri materiali, ma la decomposizione di questi supporti provocò proprio quello che gli imbalsamatori cercavano di evitare.
Non ci sono illustrazioni né iscrizioni che ci informino sul procedimento di mummificazione. La descrizione fattane da Erodoto, che parla di tre diversi tipi di mummificazione, sembra comunque piuttosto attendibile.

* Il primo sistema, il più semplice ed economico, serviva per imbalsamare i poveri: si ripuliva il ventre con una purga, poi il cadavere veniva messo sotto natron (una combinazione di carbonato di sodio e sale) per settanta giorni e infine consegnato alla famiglia.

* Il secondo metodo era più costoso. Consisteva nell’iniettare olio di cedro nel ventre del cadavere attraverso l’ano, senza procedere all'asportazione degli intestini. In seguito si metteva il corpo nel natron per il periodo prefissato e infine si faceva uscire l'olio di cedro, che portava via con sé gli intestini e i visceri macerati. Le carni venivano consumate dal natron, così del cadavere rimanevano solo la pelle e le ossa. Alla fine il corpo veniva consegnato ai parenti sensa ulteriori lavorazioni.

* Il terzo metodo, il più costoso, riservato in genere alle ricche famiglie dei faraoni, prevedeva un’incisione lunga circa 10 cm sul lato sinistro dell’addome, da cui venivano estratti tutti gli organi interni, tranne il cuore: in seguito si puliva l'addome sciacquandolo con vino di palma e spezie tostate e lo si riempiva con mirra pura macinata, cassia e altre spezie.

Così descrive il procedimento Erodoto:
"Per prima cosa, servendosi di un ferro ricurvo estraggono il cervello attraverso le narici : in parte appunto estraendolo con questo mezzo; in parte versandovi dentro un liquido drogato. Poi, con un'aguzza pietra d'Etiopia praticano nell'addome un'incisione, dalla quale sogliono trar fuori l'intestino completo che puruficato, e una volta lavato con vino di datteri, viene di nuovo trattato con aromi tritati. Infine dopo aver riempito la cavità addominale di mirra pura tritata, di cassia e di altri aromi eccetto l'incenso, la ricuciono. Ciò fatto disseccano il corpo con natron tenendovelo immerso per settanta giorni : non devono lasciarvelo più oltre. Trascorsi i settanta giorni, lavano il cadavere e l'avvolgono tutto con bende tagliate in un lenzuolo di bisso, spalmadone la parte interna di gomma che gli egiziani usano per lo più invece della colla. Da questo momento lo ricevono i parenti che fanno confezionare una bara di legno a forma d'uomo".

Le viscere estratte dal corpo del defunto venivano poi collocate in un cofanetto diviso internamente in quattro parti con coperchi a forma di teste umane. Più tardi si usarono i vasi canopi che avevano sempre quattro teste. Nel periodo dei Ramessidi, rappresentavano i quattro figli di Horus: Daumutef,il vaso con la testa di sciacallo, conteneva lo stomaco; Quebehsemut, il falco, conservava gli intestini; nel vaso con la testa umana, quella di Ismet, veniva riposto il fegato e quello di Hapi, con la testa di babbuino, conteneva i polmoni. I canopi erano spesso fatti di calcite e venivano collocati nelle tombe in un cofano apposito.
I reni, spesso considerati sede delle emozioni, e il cuore, che serviva al defunto per essere giudicato, venivano ricollocati nel corpo svuotato. Il cervello asportato veniva sostituito da una calotta di metallo. Il corpo veniva poi sistemato sotto mucchi di natron asciutto, un sale naturale che si trovava in abbondanza nel letto di un lago prosciugato nel Delta occidentale (l'odierno Wadi el-Natrun); il natron è composto essenzialmente di cloruro di sodio e contiene un'alta percentuale (17%) di bicarbonato di sodio, indispensabile per la riuscita del procedimento. Questo sale assorbiva i liquidi del corpo che, dopo circa 70 giorni, diventava un solido guscio non più soggetto alla decomposizione.

Quando la mummia era pronta, veniva purificata e i sacerdoti procedevano alla bendatura. Si usavano bende di lino, spesso quelle stesse che si aveva a disposizione in casa; solo per i faraoni, i loro familiari e gli alti dignitari si usavano bende tessute appositamente. Prima venivano bendati gli arti e le articolazioni e poi tutto il corpo; le braccia erano fasciate intorno al corpo e le gambe unite insieme. Mentre si collocavano i vari strati di lino, si inserivano anche gli amuleti in punti fissi e il sacerdote recitava le formule per assicurare l'efficacia del procedimento. Spesso, finita la bendatura, si poneva una maschera sul volto del defunto: d'oro e d'argento per i re, di cartapesta dipinta (ossia di papiro e lino mescolati a gesso) per i meno abbienti. La mummia era quindi deposta in una cassa antropoide dipinta, a volte contenuta all'interno di altre; per i ceti sociali più elevati e per i re si usava anche un sarcofago rettangolare di pietra. Durante la bendatura, la collocazione nella cassa e la sepoltura si versavano grandi quantità di preziosi unguenti e profumi, che formavano poi quella sostanza caratteristica dura e simile alla pece.
La mummia, dentro la cassa e con un baldacchino sovrastante che rappresentava il cielo e le stelle,veniva portata su una slitta verso la tomba. La seguiva una processione funebre recante cibi e bevande, mobili e oggetti personali per arredare le camere funerarie, mentre le donne emettevano lamenti funebri. All'entrata della tomba avveniva la cerimonia detta apertura della bocca: la cassa veniva sollevata verticalmente, in modo che un sacerdote potesse toccare delicatamente, con un'ascia da falegname in miniatura, i punti corrispondenti agli occhi, al naso, alle labbra, alle orecchie, alle mani e ai piedi, come per sollevare il legno e permettere ai sensi di funzionare.La frase rituale era :"La mia bocca e aperta! La mia bocca è spaccata da Shu (dio dell'aria) con quella lancia di metallo che usava per aprire la bocca degli dei. Io sono il Potente. Siederò accanto a colei che sta nel grande respiro del cielo" (Libro dei Morti, Formula 23).
La cassa veniva poi calata nella tomba e intorno si collocavano gli oggetti funebri. A questo punto l'entrata veniva sigillata con pietre e fango. Nelle colline occidentali di Luxor si imprimeva nello stucco un'impronta ovale, con Anubi sdraiato su nove prigionieri legati, e spesso si inserivano tra le pietre coni di terracotta con i nomi e i titoli dei defunti.

http://www.esonet.org/dizionario/images/vasicanopi.jpg
Vasi canopi

Liberamente tratto dal sito http://spazioinwind.libero.it/isidei/

Silvia
22-06-03, 18:21
La mummia trovata nel 1898 è quella della regina Nefertiti?

Una mummia piuttosto malandata, scoperta nel 1898 nella Valle dei Re, in Egitto, e genericamente catalogata come «giovane donna», sarebbe in realtà quella di Nefertiti, la bellissima moglie di Akhenathon, il faraone «eretico». A sostenerlo sono alcuni archeologi britannici dell' Università di York.
La mummia in questione venne rinvenuta da archeologi francesi in una piccola camera murata all' interno della tomba del faraone Amenhotep II ma, date le cattive condizioni di conservazione in cui si trovava, fu oggetto di scarsa attenzione e venne fotografata solo una volta, nel 1907. «Proprio osservando quella foto - ha dichiarato Joann Fletcher, uno dei ricercatori di York - notammo una sorprendente somiglianza tra il volto della mummia e il celebre ritratto in calcare dipinto conservato al Museo archeologico di Berlino».
Questo avvenne dodici anni fa e da allora il gruppo di studiosi inglesi ha svolto un' indagine storico-archeologica che ha preso in considerazione, tra l' altro, anche le caratteristiche della grande parrucca e degli orecchini indossati dalla mummia. Le notizie storiche su Nefertiti - il cui nome significa «La Bella che qui viene» - non sono molte. La Bella nacque nel 1381 a.C. e a sedici anni sposò Amenofi III entrando così a far parte del suo harem e, dopo la morte di lui, divenne la moglie di Akhenathon, il faraone che rinnegò la religione di Amon per far trionfare quella del dio Aton, il Sole. La coppia ebbe sei bambine e sono celebri le raffigurazioni dove i sovrani sono colti in atteggiamenti familiari di grande delicatezza. Nonostante queste immagini facciano intendere anni di totale felicità, attorno al 1350 a.C., quando Nefertiti aveva una trentina di anni, qualcosa cambiò e la Bella venne allontanata da corte e costretta a vivere nel Palazzo Nord, cioè venne emarginata e visse separata dal marito fino alla morte di lui avvenuta tre anni dopo. A quel punto Nefertiti tentò di riprendere il potere perduto ma, non volendo sposare un egiziano, cioè uno dei suoi vecchi sudditi, scrisse una lettera al re degli Ittiti affinché gli inviasse in Egitto un principe degno di lei e di salire sul trono dei faraoni. La trattativa - di cui sono rimaste testimonianze scritte - fu piuttosto complessa perché il re degli Ittiti non si fidava completamente e non accolse subito la richiesta. Quando poi un principe ittita si mise in viaggio verso l' Egitto, la carovana reale venne aggredita e il nobile fu ucciso. Svaniva così il sogno della Bella di riprendere il potere sul paese del Nilo. Nefertiti morì pochi anni dopo nel suo solitario Palazzo Nord; aveva 37 anni, forse troppi per essere identificata in quella mummia di «giovane donna». (Viviano Domenici)

Fonte: Corriere della Sera del 9 giugno 2003

http://www.silviadue.net/arte/nefertiti.jpg

Silvia
05-09-03, 13:40
IL LIBRO DEI MORTI

Il Libro dei Morti è una raccolta di testi funerari di epoche diverse che forniva al defunto tutte le indicazioni utili per assicurargli la sopravvivenza nell'aldilà. I testi erano scritti su un rotolo di papiro che veniva posto nella tomba accanto alla mummia o dentro il piedistallo della statuetta del dio funerario Ptah-Sokar.
Compilato durante il Nuovo Regno partendo dai Testi dei Sarcofaghi del Medio Regno, il Libro dei Morti non era un testo sacro e non rivestiva alcuna importanza nella vita religiosa quotidiana degli antichi egizi, ma diventava assolutamente indispensabile al momento del trapasso. Conteneva infatti formule magiche, invocazioni e inni dedicati agli Dei, in particolare Ra e Osiride, che regnavano sulla sconfinata e pericolosa terra dei morti. Questi testi magici avevano il potere di vivificare il mondo dei morti e di proteggere il defunto nel corso del difficile, interminabile viaggio nel mondo dell'aldilà.
Il Libro dei Morti era anche una sorta di percorso guidato, che consentiva al trapassato di trovare la strada e di evitare i numerosi pericoli che avrebbero potuto ostacolarlo, sotto forma di demoni e di mostri fantastici: le illustrazioni pervenute fino a noi ci forniscono il quadro di un oltretomba disseminato di laghi e fiumi di fuoco, di strade e portali dietro ai quali si nascondevano creature terrificanti.


Il Libro dei Morti inizia con le formule che accompagnavano il bendaggio della mummia, mentre i sacerdoti mettevano i vari amuleti, che sarebbero serviti a proteggere il morto, in punti ben specifici.

"Tu hai il potere, Iside ! Tu conosci la magia ! Questo amuleto proteggerà quest'anima grandiosa. Allontanerà coloro che vorranno farle del male !"
( Formula 156 )

Quando la mummia era pronta si procedeva con il rito dell’”apertura della bocca”, per mezzo del quale si poneva fine all'interruzione rappresentata dalla morte fisica e si "ridava la vita" al defunto. La formula era pressappoco questa:

"La mia bocca è aperta ! La mia bocca è spaccata da Sciu con quella lancia di metallo che usava per aprire la bocca agli dei. Io sono il Potente. Siederò accanto a colei che sta nel grande respiro del cielo."
( Formula 23 )

Il defunto veniva quindi condotto da Anubi, guardiano del regno dei morti, nella Sala del Giudizio, al cospetto di Osiride, seduto su un trono, fiancheggiato da Iside e Nefti, e accompagnato da una moltitudine di divinità.

"O cuore mio, non testimoniare contro di me ! Non essermi contro durante il Giudizio. Non essermi ostile in presenza di Colui che tiene la bilancia."
( Formula 30b )

Questa formula, incisa sul dorso di uno scarabeo avvolto tra le bende della mummia, aiutava l'anima ad estrarre il cuore dal corpo per presentarlo agli dei. A questo punto il sovrano del regno delle tenebre formulava il suo giudizio, attraverso la pesatura del cuore (o dell'anima), la psycostasia. "Non ho truffato sul peso della bilancia, non ho tolto il latte di bocca ai bambini, non ho deviato l'acqua fuori stagione”, recitava il defunto, e proseguiva con una lunga confessione nella quale affermava di non aver peccato né contro gli dei né contro gli uomini.

Anubi, poneva quindi il cuore (o l’anima) su di una bilancia. A far da contrappeso la piuma di Maet, mentre Thot, dio della saggezza e delle scienze, registrava l'esito della pesatura: se il cuore (o l’anima) pesava più della piuma, la dea Ammit si gettava sul defunto per divorarlo e trascinarlo in una seconda e definitiva morte, in caso contrario Osiride dichiarava l'anima "voce sincera" e l’accoglieva nel suo regno.

http://silviauno.supereva.it/vari/libromorti2.jpg
Libro dei morti - Papiro Hunefer

http://silviauno.supereva.it/vari/psicostasia.jpg
Particolare della pesatura dell’anima

Silvia
05-09-03, 13:45
http://silviauno.supereva.it/vari/libromorti3.jpg
Libro dei morti - Frammento papiro (1500 a.C. circa) - Museo Egizio, Torino


In questo frammento si vedono due defunti che si presentano al cospetto di Osiride. Sono un uomo e una donna. Da notare come sia presente l’uso, pressocché costante in tutto il mondo antico, di distinguere il sesso delle persone con la diversa colorazione della pelle: le donne hanno un colorito più chiaro e pallido, a differenza degli uomini che sono invece colorati con tinte più scure e rossastre. I due defunti sono in atteggiamento implorante, dopo aver deposto ai piedi della divinità seduta un’offerta di cibi e bevande.

:)

Silvia
29-09-03, 20:53
Questa formula, incisa sul dorso di uno scarabeo avvolto tra le bende della mummia, aiutava l'anima ad estrarre il cuore dal corpo per presentarlo agli dei. A questo punto il sovrano del regno delle tenebre formulava il suo giudizio, attraverso la pesatura del cuore (o dell'anima), la psycostasia. "Non ho truffato sul peso della bilancia, non ho tolto il latte di bocca ai bambini, non ho deviato l'acqua fuori stagione”, recitava il defunto, e proseguiva con una lunga confessione nella quale affermava di non aver peccato né contro gli dei né contro gli uomini.



L'ho trovata, finalmente! :) Ecco la formula completa che il defunto doveva recitare davanti al Tribunale di Ra...

. Non ho commesso iniquità
· Non ho maltrattato gli inferiori
· Non ho detto il falso
· Non ho cercato di sapere quel che non si deve
· Non ho commesso il male
· Non ho bestemmiato
· Non ho impoverito un uomo dai suoi beni
· Non ho fatto ciò che è vergognoso
· Non ho calunniato uno schiavo presso il padrone
· Non ho afflitto nessuno
· Non ho affamato nessuno
· Non ho fatto piangere
· Non ho ucciso nessuno
· Non ho ordinato di uccidere
· Non ho recato dolore a nessuno
· Non ho rubato le offerte nei Templi
· Non ho sporcato il pane degli Dei
· Non ho commesso atti di pederastia
· Non ho fornicato nei luoghi sacri
· Non ho barato sui terreni
· Non ho alterato i pesi della bilancia
· Non ho sottratto il latte ai bambini
· Non ho tolto il pascolo al bestiame
· Non ho teso trappole agli uccelli dei prati degli Dei
· Non ho pescato nei loro stagni
· Non ho trattenuto l’acqua durante l’inondazione
· Non ho opposto dighe all’acqua che scorre
· Non ho spento fuochi che dovevano bruciare
· Non ho trascurato le offerte di carne
· Non ho ostacolato la processione di un Dio

Silvia
03-10-03, 13:25
L'Egitto ricorre alla scienza per eliminare la maledizione dei Faraoni

L'illustre egittologo Zahi Hawass ha comunicato che un'équipe esaminerà le tombe non ancora esplorate in cerca di sostanze pericolose, gas o germi, alla base della “maledizione dei Faraoni”, la cui fama si diffuse negli anni '20, in seguito alla morte dell'aristocratico britannico Lord Carnarvon, che entrò nella tomba del Re Tutankhamon.

"In uno dei miei scavi ho trovato iscrizioni che affermavano: Se qualcuno violerà la mia tomba sarà divorato da un coccodrillo, un ippopotamo e un leone. Ciò non vuol dire che questo accadrà realmente", ha detto Hawass in un'intervista questa settimana. "Scientificamente vogliamo mostrare che quando gli Egizi posero un'iscrizione con una precisa maledizione in una tomba, non intendevano dire che essa avrebbe realmente colpito chiunque."

Parte dello studio si concentrerebbe su germi pericolosi che possono essersi sviluppati durante i secoli nei resti umani mummificati.

L'archeologo britannico Howard Carter e il suo finanziatore, Lord Carnavon, furono fra i primi ad entrare nella tomba del re Tutankhamun nel 1922. Lord Carnarvon morì poco dopo per una puntura d'insetto. I giornali del tempo affermarono che la maledizione faraonica aveva ucciso lui e altre persone legate al ritrovamento.

"Inizieremo i lavori fra breve, forse il prossimo mese. Ma non sappiamo quando finiremo…siamo in procinto di entrare in tombe mai scavate, intatte...", ha concluso Hawass. (Fonte: Reuters - 15/09/2003)

http://silviauno.supereva.it/vari/scienza_faraoni_1.jpg


Mi risulta che anche una spedizione italiana stia cercando di fare chiarezza sulla cosiddetta maledizione dei Faraoni. Questa leggenda, iniziata con la morte improvvisa di Lord Carnavon e del suo cane, ha avuto un’enorme diffusione, probabilmente anche per l'eccezionalità del ritrovamento che, collegato all'Egitto, paese misterioso per antonomasia, ha scatenato l'immaginario collettivo. Tra persone presenti nella tomba al momento della scoperta e loro parenti, amici e conoscenti si è giunti alla rispettabile cifra di 64 defunti, includendo tra questi perfino un uomo vittima di un incidente su un taxi di New York e due bambini investiti dal carro funebre di Lord Carnavon.
Però, le "maledizioni" contro i profanatori di tombe esistevano davvero, in varie forme. Si tratta sia di scritte d'avvertimento, sia di estratti dal Libro dei morti, sia dei famosi "geroglifici spezzati" che si trovano, talvolta, all'ingresso delle tombe reali. Questi ultimi sono geroglifici tagliati in due parti, con uno spazio obliquo in mezzo, che dovrebbero costituire la "fattura", invertendo il significato del geroglifico stesso. Ad esempio, il segno "Ankh" (simbolo di vita), così interrotto, diventerebbe una fattura di morte, quello "Seneb" (salute) di grave infermità, ecc.

Silvia
01-11-03, 17:02
DAL CEDRO L'IMMORTALITA' DELLE MUMMIE

Un team di chimici dell'Università di Tubinga, in collaborazione con altri esperti dell' Istituto Doerner di Monaco, ha fatto in questi giorni un'importante scoperta. Esaminando la mummia di un certo Saank-Kare, in ottimo stato di conservazione e risalente a ca. 2500 anni fa, ha accertato che il principale ingrediente per una ottimale conservazione del corpo è costituito da un particolare olio resinoso estratto dal legno del cedro. Questo contiene un particolare agente conservante, il guaiacolo, che, grazie ai suoi potenti antibatterici, consente un'eccezionale preservazione dei tessuti senza, peraltro, né alterarli né danneggiarli. Finora, l'Egittologia riteneva che, ovviamente dopo l'evisceramento e l'immersione della salma nei sali di natron (salnitro), questa venisse cosparsa di oli essenziali ottenuti dal ginepro. Questo anche perché erano state trovate delle bacche di questa pianta serrate nelle mani di alcune mummie. Invece, dagli esami in questione, è risultato che nel ginepro mancano totalmente elementi antibatterici preservanti e, tanto meno, il guaiacolo. Il team tedesco ha anche sperimentato l'olio di guaiacolo sulla carne fresca del costato di un maiale, con risultati strabilianti. Conservazione dei tessuti ed aspetto dell'epidermide sono rimasti inalterati. In effetti, già Plinio il Vecchio aveva menzionato, come olio preservante per l'imbalsamazione, il "cedrum", ma l'archeologia ufficiale non aveva mai preso la cosa nella giusta considerazione.

Fonte: Nature (notizia aggiornata al 24/10/2003)

http://www.heramagazine.net/images/news/news135_cedro/cedro_02.jpg

Silvia
08-10-04, 19:57
Non è stato Jean-François Champollion a decifrare la stele di Rosetta, ma un alchimista arabo (otto secoli prima del francese). A sostenere questa teoria è Okasha El Daly, un ricercatore dell'University College di Londra. Secondo Daly, da Champollion a oggi, l'egittologia è stata dominata da una visione eurocentrica che ha impedito di riconoscere le grandi scoperte della scienza araba.


http://utenti.lycos.it/silviatre/vari/steleRosetta.jpg

UN ALCHIMISTA ARABO DECIFRÒ LA STELE DI ROSETTA 800 ANNI PRIMA DELL’OCCIDENTE (?)

[…] La Stele di Rosetta fu trovata incassata in un forte murario dagli ingegneri francesi nel corso della campagna napoleonica in Egitto. La pietra – ora in mostra al British Museum – contiene un testo in greco, copto e geroglifico, ma ci vollero 23 anni di lavoro dalla data della sua scoperta perché si riuscisse a decodificarlo, una missione portata avanti da Jean-François Champollion, uno studioso di antichi linguaggi.

La scoperta di Champollion fu annunciata nel 1822, quando realizzò che i geroglifici dovevano essere letti non come simboli di idee o oggetti, ma come uno scritto fonetico. Il suono associato ad ogni simbolo era cruciale per decifrarlo. “Je tiens mons affaire” (ce l’ho fatta), gridò Champollion prima di cadere svenuto per cinque giorni.

Ma adesso si dice che Champollion fu battuto sul tempo dagli studiosi arabi che, otto secoli prima, avevano intuito che i suoni erano cruciali nell’opera di codificazione

Esperto in antichi scritti arabi ed egiziani, El Daly, ha trascorso sette anni ad esaminare manoscritti arabi in collezioni private attorno al mondo, nel tentativo di trovare le prove che furono gli studiosi arabi a codificato il segreto dei geroglifici. Ora sostiene di averlo scoperto nell’opera di un alchimista del nono secolo, Ibn Wahshiyah.

“Il segreto dei geroglifici fu perso e quindi ritrovato dagli studiosi arabi, che usarono un sistema accurato per decifrare il loro codice, otto secoli prima di Champollion” ha dichiarato. “Possedevano grandi conoscenze matematiche ed astronomiche. Codificare i geroglifici fu proprio il tipo di ricerca per cui erano portati”.

Dopo anni di ricerche su manoscritti arabi appartenenti a collezioni private e pubbliche, Daly è riuscito a scoprire che l'antico alchimista aveva scoperto il segreto dei geroglifici circa 800 anni prima di Champollion. E cioè che i geroglifici non dovevano essere letti come simboli di idee o oggetti ma come una scrittura fonetica.


Fonte: www.guardian.co.uk - 3 ottobre 2004
(http://observer.guardian.co.uk/uk_news/story/0,,1318435,00.html)

Silvia
08-10-04, 20:04
Parigi, 14 settembre 1822. L'Istituto di Francia sonnecchia, il fratello di Champollion lavora nel suo ufficio. Una giornata da studioso come tante altre, grigia, monotona, senza passione. All'improvviso si apre la porta. Jean-Francois Champollion, al colmo dell'eccitazione, non riesce neppure a spiegarsi, ma grida: "Ce l'ho fatta!" e sparisce. Resterà in letargo per parecchi giorni, tanto intensa era stata l'emozione. Come fuori dalla realtà, si preparava a svelare i misteri di alcuni millenni di storia e di civiltà.

Ancora oggi si resta confusi di fronte alla vastità della scoperta. Prima di Champollion erano state proposte due teorie. Secondo la prima, i geroglifici non rappresentavano né suoni, né lettere, ma solo simboli e immagini; per la seconda, invece, ogni geroglifico rappresentava un suono o una lettera.
Nessuna delle due teorie, presa isolatamente, era esatta: era necessario unificarle e superarle nello stesso tempo. E’ questo il concetto che Champollion esprime nella sua lettera al barone Dacier, che porta la data del 17 settembre 1822 e che è in qualche modo l'atto di nascita della riscoperta dei geroglifici: "Si tratta di un sistema complesso, di una scrittura allo stesso tempo figurativa, simbolica e fonetica di uno stesso testo, di una stessa frase, direi quasi di una singola parola".



http://utenti.lycos.it/silviatre/vari/geroglifici.jpg

L'alfabeto egizio possiede solo consonanti e nessuna vocale (le vocali erano sottointese). Oltre ai geroglifici che hanno un corrispettivo fonetico con il nostro alfabeto (una trentina), ci sono quelli bilitteri, trilitteri, i determinativi, i complementi fonetici ecc. La scrittura egizia è fonetica, figurativa e simbolica. Questo rende particolarmente difficili le traduzioni, anche perché un simbolo può avere significati diversi a seconda del contesto.

I geroglifici possono essere scritti da sinistra a destra, orizzontalmente o verticalmente: l'unico verso non consentito è dal basso verso l'alto. Lo scriba decideva il verso di scrittura in base alle necessità estetiche. Nella scrittura geroglifica manca qualsiasi punteggiatura o spazio tra una parola e l'altra. Come capire qual è il verso di scrittura? Semplice: basta osservare in che direzione "guardano" i geroglifici, che sono sempre rivolti verso l'inizio della frase.


Liberamente tratto dal sito www.aton-ra.com

http://utenti.lycos.it/silviatre/vari/geroglifici2.jpg

antartide
09-10-04, 17:23
Sito per approfondimenti sui geroglifici egizi e sull'egittologia

http://www.egittologia.net/nome/form_nome_in_geroglifico.asp

Silvia
19-10-04, 21:02
LA SACERDOTESSA DI AMEN-RA

Quando venne sepolta, per settanta giorni (tanto era il tempo necessario al processo di mummificazione) la Terra delle piramidi trattenne il respiro. Il rito chirurgico preparatorio venne rigorosamente rispettato: il rosso bagliore delle fiaccole e quello verdeazzurro delle lampade ad olio popolarono la notte di spettri. Un'equipe di specialisti seminudi sezionò il cadavere: mentre i sacerdoti pregavano, squarciarono la parte addominale con gli scalpelli di pietra. Il cuore, il fegato, i polmoni e i reni furono messi in appositi canopi, la soda nelle cavità interne della salma, affinché i tessuti potessero disidratarsi completamente. Arrivarono poi i mummificatori con balle di finissimo lino e pentole di resina bollente. Il corpo così accuratamente preparato apparteneva a una persona non comune: una sacerdotessa di Amen-Ra che aveva goduto di grandi onori in vita, durante il regno di Akhenaton. Così importante che le venne costruito un piccolo tempio, il "Tempio degli Occhi".

La salma era corredata da manufatti e amuleti. Uno di questi venne posto sotto la testa della sacerdotessa. Il cartiglio recitava: "Svegliati dal sonno profondo in cui dormi e uno sguardo dei tuoi occhi trionferà su ogni cosa che verrà fatta contro di te”. Il corpo venne posto in un simulacro di legno a sua volta racchiuso in un pesante sarcofago: così la sacerdotessa di Amen-Ra venne posta a riposare. E così restò fino a quando, sul finire del 1890, quattro giovani ricchi inglesi in visita agli scavi archeologici di Luxor vennero attratti dall'ottima fattura dei resti della sacerdotessa. Tirarono a sorte su chi dovesse essere il fortunato possessore del sarcofago. L'uomo che vinse fece portare il sarcofago al suo hotel. Dopo poche ore, fu visto camminare verso il deserto, da cui non fece mai più ritorno. Il giorno successivo, uno dei tre inglesi rimasti venne colpito da una fucilata esplosa per errore dal suo servitore egiziano. La ferita fu così grave che si dovette amputargli un braccio. Il terzo uomo tornò in Inghilterra, per scoprire che la banca dove aveva depositato tutti i suoi risparmi era fallita. Il quarto venne colpito da una grave malattia, perse il lavoro e si ridusse a vendere fiammiferi agli angoli delle strade.

Comunque, non si sa come, il sarcofago arrivò in Inghilterra, dove venne acquistato da un uomo d'affari, che (dopo che tre membri della sua famiglia vennero feriti in un incidente stradale e la sua casa fu quasi distrutta dal fuoco) donò la mummia al British Museum. Qui i guai si moltiplicarono: le suppellettili della sala egizia venivano scagliate per aria durante la notte e i guardiani notturni udivano colpi e sospiri provenire dal sarcofago. Uno di loro morì mentre era in servizio e, da allora, gli addetti alle pulizie si rifiutarono di avvicinarsi al sarcofago. Un giorno un visitatore si mise a ridere della cosa e passò uno straccio della polvere sul volto raffigurato sul sarcofago, ma poco tempo dopo gli morì il figlio di morbillo. Le autorità del museo decisero infine di trasferire il sarcofago nello scantinato, ritenendo che in tal modo non avrebbe più provocato danni. Nel giro di una settimana, uno degli operai che effettuarono il trasloco cadde gravemente ammalato, e il supervisore al trasferimento fu trovato morto alla sua scrivania. A quel punto, la stampa iniziò a parlare degli strani avvenimenti. Un giornalista fotografò il sarcofago e, quando sviluppò la foto, il dipinto del volto sul feretro era diventato un volto umano terrificante: il giornalista tornò a casa e si sparò un colpo di pistola alla testa.

Il museo vendette la mummia ad un collezionista privato, che confinò il sarcofago in soffitta. Madame Helena Blavatsky visitò la casa dove era custodita la mummia: qui venne presa da un tremore incontrollato e iniziò a cercare la fonte di "un'influenza maligna di incredibile intensità". Arrivò infine in soffitta e trovò il sarcofago. "Può esorcizzare questo spirito maligno?", chiese il proprietario. "Non esiste esorcismo in grado di farlo. Il male rimane per sempre male. Nulla si può fare a riguardo. La supplico di sbarazzarsi di questa mummia al più presto", fu la risposta.

Ma nessun museo inglese volle la mummia: era ormai ben noto il fatto che almeno venti persone erano andate incontro a disgrazie, incidenti o addirittura alla morte in nemmeno dieci anni. Ma un archeologo americano, testardo e scettico (attribuì gli avvenimenti alle stranezze del caso), pagò una discreta somma perché la mummia venisse trasportata a New York.
Nell'Aprile 1912, il nuovo proprietario scortò il suo tesoro a bordo di una nuova e fiammante nave da crociera della White Star, che avrebbe dovuto compiere il suo viaggio inaugurale a New York: nella notte del 14 aprile, tra scene di terrore inenarrabile, la sacerdotessa di Amen-Ra accompagnò 1500 passeggeri nel loro viaggio verso la morte, nella profondità del gelido Oceano Atlantico.


Il nome della nave era Titanic.


http://www.thebritishmuseum.ac.uk/aes/images/unlucky.jpg


Catalogato con il numero EA 22542, il coperchio del sarcofago è ancora oggi esposto nella sala 62 del British Museum. E’ conosciuto come “Unlucky Mummy” ed è uno degli oggetti più visitati del museo. Della mummia, però, non c’è traccia.




http://www.thebritishmuseum.ac.uk/aes/faqs/unlucky.html

;)

pcosta
19-10-04, 21:34
Naturalmente, come la maggior parte delle leggende del Titanic, la storia della mummia di Amen-Ra imbarcata sulla grande nave è falsa. Non c'era nessuna mummia egizia sul Titanic.

E' anche nota la genesi della leggenda:

Il 12 aprile 1912 il Titanic stava attraversando l'Atlantico verso la sua destinazione fatale. Il viaggio pareva andare per il meglio. Un gruppo di otto persone si ritrova nella sala da fumo della prima classe per discutere sul significato della vita ed altre amenità. Una di queste persone era William Thomas Stead, famoso giornalista. Mentre calava la notte, Stead inizia a raccontare una storia di fantasmi; proclamando di non essere assolutamente supersitizioso, inizia a raccontarla prima della mezzanotte del 12 Aprile e termina il racconto appena scoccata la mezzanotte. La storia riguardava il ritrovamento di una mummia egiziana e la traduzione di una iscrizione incisa sul sarcofago. L'iscrizione iniziava con l'ammonimento che chiunque avesse proferito ad alta voce l'iscrizione stessa, avrebbe incontrato una morte violenta. Gli altri sette ascoltano la storia con sinistra curiosità.
- Stead stai parlando seriamente?
- Esiste davvero una maledizione simile?
- E dove si trova la mummia?
- Non su questa nave, voglio sperare...
Due giorni dopo, sei di quelle persone che ascoltarono la storia annegarono insieme al Titanic, compreso lo stesso Stead. L'unico sopravvissuto fu Frederick Seward, un avvocato di New York, che ne parlò in una intervista ad un giornalista del "New York World", il 19 Aprile, appena sbarcato dal Carpathia che lo aveva recuperato, poco dopo il disastro; raccontò di una storia agghiacciante e premonitrice ma riguardo ai dettagli di quanto raccontato da Stead, disse di "non aver il coraggio di riferirla".
Più tardi invece la raccontò, più o meno nella forma che vi ho riportato, allo scrittore Jay Henry Mowbray che lo intervistò per il suo libro sui sopravvissuti del Titanic (“Sinking of the Titanic: Thrilling Stories from Survivors.”)

Questa reticenza fu sufficiente ai giornalisti perché si iniziasse a parlare dell'esistenza di una mummia sul Titanic, di mance date ai marinai dal suo proprietario per imbarcarla in una scialuppa al momento dell'affondamento, del suo trasferimento sul Carpathia e del suo segreto arrivo a New York. A causa dei disastri che continuò a provocare si decise poi di rispedirla in Inghilterra e il primo maggio 1915 il sarcofago fu fu imbarcato sul "Lusitania"...
E' nata così una delle tante leggende del Titanic.

Silvia
19-10-04, 23:10
;)