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Visualizza Versione Completa : Monumento al disertore



Gino Cerutti
16-11-04, 23:17
www.retelilliput.org/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=128&topic=16

Gino Cerutti
16-11-04, 23:34
An chiama a giudizio il disertore
«L´assessore istiga a delinquere»
Corradini applaudì in pubblico


«Chiunque istiga i militari a disobbedire alle leggi o a violare il giuramento dato o i doveri della disciplina militare [...] è punito [...] con la reclusione da uno a tre anni»: richiama l´articolo 266 del codice penale l´esposto annunciato dagli esponenti di Alleanza Nazionale, che alla Procura della Repubblica denunceranno i fatti di Rovereto di piazza Loreto, ovvero l´inaugurazione del monumento al disertore.
«Finora ci siamo astenuti dal prendere parte al dibattito innescato da quell´iniziativa provocatoria, per noi vergognosa; ma poi decine di cittadini, ex militari e giovani, ci hanno chiesto di muoverci» - spiega Marco Zenatti, capogruppo di Alleanza Nazionale in consiglio comunale. E la mossa approda in tribunale, nonché sul tavolo del ministro Castelli e del presidente Ciampi.
«Non si poteva lasciar perdere, si tratta di un richiamo evidente alla diserzione, e nei giorni in cui si ricordano i nostri morti a Nassiriya, a ridosso della ricorrenza dei caduti, ci pareva un atto dovuto, un monito»; nel segnalare i fatti, l´esposto cita i nomi di Andrea Trentini, del coordinamento cittadino delle associazioni per la pace, Alberto Sighele, il poeta che ha letto un´ode all´anarchico Passamani, l´avvocato Sandro Canestrini, che ha tenuto un´appassionata introduzione storica e Corrado Corradini, assessore, che aveva applaudito. E proprio il nome di Corradini scatena la riprovazione di Piergiorgio Plotegher, che stigmatizza l´atteggiamento dell´amministrazione comunale, di chi ha concesso l´occupazione di suolo pubblico e di chi applaudiva davanti ai fotografi: «Un assessore che approva e applaude, istigando così a violare le leggi, si rende colpevole di concorso in reato». E il reato, ai sensi dell´articolo 266, è quello di «istigazione di militari a disobbedire alle leggi», un reato che se il fatto è commesso pubblicamente, tramite stampa o in presenza di più persone, comporta la reclusione da due a cinque anni.
Sono indignati gli esponenti di Alleanza Nazionale, che registrano nausea e ripulsa da parte di molti per quell´elogio pubblico alla vigliaccheria: «Diversa è l´obiezione di coscienza, che anch´io ho praticato - spiega Vittorio Bertolini, presidente del circolo "Perlasca" - qui si getta fango sulle istituzioni, invitando dei professionisti a disobbedire».
Sarebbero afflitti da complesso di inferiorità i disertori, spiega Michele Righi che cita una definizione riferita alla Grande Guerra.
Scansato il dibattito «perché gente simile non merita risposta», Alleanza Nazionale interpella la magistratura, Castelli e Ciampi. In attesa di risposte

da www.ladige.it

Gino Cerutti
16-11-04, 23:37
Il 99% delle guerre fatte non dovevano essere combattute. Bene hanno fatto i disertori a rifiutarsi di ammazzare e di farsi ammazzare. Ricordo ai militanti di AN che l'obiezione di coscienza durante la Grande Guerra (guerra tra Stati colonialisti) si pagava con la morte...

Saluti
F.

Gino Cerutti
16-11-04, 23:42
Guerra e pace
Diego Leoni plaude al monumento e cita Jospin. Chi rinuncia a combattere è una sorta di eroe
«La storia è piena di disertori»


Continua a far discutere il monumento al disertore promosso dalle associazioni pacifiste. Sul caso interviene anche Diego Leoni, storico.
«Talvolta la forza simbolica di un monumento, o di un gesto, basta ad alimentare polemiche, a scovare ipocrisie, a ridare forza alla peggiore retorica militarista o nazionalista. Così la storia (e con essa la ricerca storica) viene fatta a pezzi. Alcuni fra quelli che hanno gridato allo scandalo, che si sono affrettati e affannati a fare mille distinguo, forse non si sono resi conto che da tempo, da anni ormai, c´è in Trentino un "monumento" alla diserzione ben più solido, inamovibile, antiretorico, dolente, di quello di piazza Loreto: è un "monumento" fatto di carta scritta, memorie e diari (ormai centinaia), eretto dai Trentini che combatterono nella prima guerra mondiale. Il monumento ha anche un nome: "Scritture di guerra", la collana edita dal Museo della guerra di Rovereto e dal Museo storico di Trento.
Gran parte di quei soldati, che allora affidarono alla scrittura la memoria e il senso del loro agire, furono disertori: alcuni per motivi politici (molti irredentisti, qualche socialista internazionalista), altri più semplicemente per salvarsi la vita e difendersi dalla follia militare. Che dire di questi uomini: per molto, troppo tempo, furono avvinti da un torpido e pesante oblio, oggi non è ancora il momento di riconoscerli e riammetterli fra di noi?
Leggo che i "disertori" non possono essere messi sullo stesso piano degli "eroi caduti per la difesa della patria". Da storico, non capisco. Tutte le guerre combattute dai trentini (per non dire dagli italiani) sono state guerre d´aggressione non di "difesa del sacro suolo": la prima guerra mondiale, la guerra d´Africa, quella di Spagna, la seconda guerra mondiale… Leggo che non si può confondere la diserzione con l´obiezione di coscienza. Da storico, non capisco.
Durante la prima guerra mondiale, l´idea stessa di "obiezione", di "obiettore", non esisteva (se non per un - dico uno - Testimone di Geova in Italia) e per evitare di ammazzare o di farsi ammazzare non restava che la diserzione. Dopo, durante il fascismo e su su per tutta l´Italia repubblicana fino agli anni Settanta, l´obiezione di coscienza fu patrimonio di pochi e duramente repressa nei tribunali militari (i Testimoni di Geova, tutti, qualche anarchico, qualche antimilitarista laico, pochi cattolici: don Lorenzo Milani venne processato nel 1966 per aver difeso il diritto alla disobbedienza).
Di più furono invece i "disertori", quasi tutti coloro che aderirono alla lotta partigiana, per esempio, compresi quei pochi tedeschi che sui vari fronti cercarono di passare dalla "parte giusta" venendo giustiziati: anche loro da condannare, e uccidere una seconda volta, con la retorica dell´obbedienza e dei "distinguo"?
Perché non avere il coraggio di ammettere, invece, che se la "diserzione" - militare o politica - fosse stata scelta da molti e non da pochi, forse non saremmo qua a piangere i morti delle guerre, a ricordare le persecuzioni razziali, a studiare i perché del consenso di massa alle dittature. Dodici furono i docenti universitari che seppero dire di no al fascismo, altrettanto pochi gli altri insegnanti (e fra essi il roveretano Mario Untersteiner), quasi nessuno che ebbe il coraggio di "disertare" le leggi razziali (e Benedetto Croce che osò appena alzare la testa fu bollato con l´epiteto di "giudeo onorario")!
Nessuno fra quelli che hanno alzato voci di riprovazione verso il monumento roveretano ricorda che il 5 novembre del 1999 il presidente francese Lionel Jospin, in una cerimonia ufficiale a Craonne, cittadina simbolo dell´ecatombe umana dell´aprile 1917, ha ricordato i soldati francesi (600) fucilati per ordine della giustizia militare perché si rifiutarono di essere mandati al macello in un combattimento tanto crudele quanto inutile?
Il gesto di Jospin, che chiedeva ai francesi di "reintegrare pienamente nella memoria collettiva nazionale" quei "disertori", altro non era che l´ufficializzazione simbolica di quanto la storiografia francese aveva da tempo documentato, eppure fu un gesto denso di significati e politicamente dirompente. Gli echi di quel confronto aspro arrivarono in Gran Bretagna e anche in Italia e l´allora ministro della Difesa Carlo Scognamiglio, riferendosi ai 750 "disertori" italiani fucilati nella grande guerra, ebbe a dichiarare che "non furono meno eroici di quelli morti in combattimento".

da www.ladige.it