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S.P.Q.R.
06-01-05, 20:07
GIAKARTA, I GRANDI DELLA TERRA UNITI CONTRO LO TSUNAMI

GIAKARTA - Qualcuno lo ha definito ''l'11 settembre della Natura'', ma in quella manciata di secondi del 26 dicembre, lo tsunami ha mietuto piu' vittime di quante il terrorismo, e le guerre poi decise per combatterlo, ne abbiano fatte in dieci anni. Sbalorditi di fronte a tanto orrore, i grandi della terra hanno dimenticato divisioni politiche e religiose, e si sono seduti allo stesso tavolo per decidere insieme come lottare questo mostro senza neppure un volto, ma che pure e' stato cosi' devastante da cambiare per sempre quello del pianeta.

Centinaia di villaggi non esistono piu', il profilo del continente asiatico e' mutato e il bilancio dei morti calcolato finora in oltre 150mila, rischia addirittura di raddoppiare per le epidemie che minacciano di esplodere. Il summit che si e' svolto oggi a Giakarta e' apparso come l'incontro rabbioso e commosso fra oriente e occidente, uniti anche simbolicamente nel minuto di silenzio deciso in apertura dei lavori. Ma tutto rischia di ridursi a un rituale se agli intenti espressi a gran voce non verra' dato un immediato seguito.

Consapevole del pericolo il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha lanciato un disperato appello alla concretezza: a fronte dei 4 miliardi di dollari promessi dalla comunita' internazionale, Annan ne ha chiesti subito 977 milioni: ''Bisogna stanziarli immediatamente per le emergenze dei prossimi sei mesi - ha detto - ma bisogna trasformare gli impegni in denaro contante''.

Il summit e' stato convocato dall'associazione dei Paesi del sud-est asiatico allargato a G8, Stati Uniti, Unione europea e Nazioni Unite. Cinesi e americani, giapponesi ed europei, australiani e asiatici: spesso lontani fra loro ma questa volta uniti nel mettere a disposizione le proprie risorse in un'azione di solidarieta' ''senza precedenti perche' - come ha ricordato Annan - e' questa catastrofe globale che non ha precedenti''.

Il bilancio del disastro conta oggi 145.968 morti accertati, ma Annan avverte che la cifra ''e' destinata ad aumentare''. A undici giorni dal cataclisma, solo un quarto dei cinque milioni di persone coinvolte ha ricevuto gli aiuti: un ritardo dovuto a problemi logistici, ma anche all'inefficace coordinamento fra i soccorritori. E forse a qualche abuso.

A Banda Aceh, la zona dell'Indonesia meridionale che da sola conta 96mila morti, la macchina dei soccorsi appare inceppata: ci sono ancora cadaveri sotto le macerie, i topi scorazzano fra carcasse di animali in decomposizione e i corpi di uomini, donne e bambini tuttora insepolti. L'acqua e' inquinata, le tende non bastano, il cibo scarseggia.

Denunciando la disastrosa situazione igienica, il segretario generale dell'Organizzazione mondiale per la Sanita', Jong Wook Lee, ha avvertito che il numero dei morti ''potrebbe raddoppiare''. In un'area in cui malaria e colera sono endemici, virus e vibrioni rischiano di diffondersi in forma esponenziale. Gli interventi, si e' detto al vertice, da ora in poi devono avvenire in modo coordinato. Lo ha riconosciuto anche il segretario di Stato americano, Colin Powell, che ha annunciato lo scioglimento della ''coalizione internazionale degli aiuti'' istituita appena otto giorni fa e alla quale aderivano oltre a Stati Uniti anche India, Giappone e Australia. L'America ha accettato di sottomettersi al coordinamento unico delle Nazioni Unite, cosa che gia' da sola appare una scelta politica sorprendente. Nessuna promessa invece per maggiori aiuti.

L'Unione europea, intervenuta al summit con il presidente dell'esecutivo Jose' Manuel Durrao Barroso, ha fatto sapere di essere pronta ad aumentare di altri 350 milioni di Euro il suo stanziamento a favore dei Paesi colpiti portando cosi' a 1 miliardo e mezzo l'impegno complessivo dei 25 Stati dell'Unione. Al vertice si e' proposto di concedere una moratoria sul debito estero ai Paesi coinvolti nella crisi, cosi' da poter dirottare le maggiori risorse verso gli aiuti e la ricostruzione. Il suggerimento verra' discusso il prossimo 12 gennaio dal cosiddetto ''club di Parigi'' che rappresenta i Paesi creditori.

Ma la denuncia piu' grave emersa dal vertice, e' l'implicita ammissione che questo massacro poteva essere contenuto se non addirittura evitato. E' per questo che si e' finalmente deciso di istituire un sistema di allarme nell'oceano Indiano per preannunciare l'arrivo dello tsunami: una proposta avanzata mille volte in passato, ma approvata solo oggi a tragedia ormai compiuta. ''Quanto accaduto e' come un incubo dal quale speriamo ancora di poterci svegliare'' ha detto Kofi Annan. Il risveglio non ci sara', ma che dopo Giakarta ci sia almeno la consapevolezza che ai superstiti dello tsunami le parole non bastano piu'.

FINI: 338 I DISPERSI ITALIANI
Il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, ha reso noto che sono 338 i dispersi dispersi italiani nelle zone colpite dal maremoto, di cui 311 si trovavano in Thailandia (di questi sette sono minori) e 24 nello Sri Lanka.
Secondo Fini, poi, gli italiani che erano nelle zone colite dallo tsunami erano in tutto 10-12 mila compresi anche i turisti che si sono recati li' autonomamente e senza l'aiuto di un tour operator.
Il numero delle vittime identificate, infine, resta fermo a 20 anche se 'siamo a conoscenza dell' identificazione di alcune vittime, ma per noi la certezza deve essere assoluta', ha detto il ministro.

DAL GOVERNO ITALIANO 70 MILIONI DI EURO PER GLI AIUTI
Dovrebbero aumentare a 70 milioni le risorse stanziate dal governo per aiutare i paesi colpiti dal maremoto. La cifra e' stata fatta - secondo quanto si apprende - nel corso del vertice a palazzo Chigi coordinato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, presente il vice premier Fini.
Per quanto riguarda le Regioni, si e' registrata la sorpresa di alcuni governatori i quali hanno protestato - secondo quanto si e' appreso - per non essere stati informati del vertice. Il tema del coordinamento sara' ancora al centro di una nuova riunione, mercoledi' 12 gennaio, fra gli assessori regionali alla Sanita' e alla Protezione civile e i rappresentanti del Dipartimento guidato da Guido Bertolaso. Le prime decisioni operative dovrebbero scaturire dalla Conferenza Unificata convocata dal ministro Enrico La Loggia per giovedi' 13 gennaio.