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Visualizza Versione Completa : 15 agosto - Assunzione della Beata Vergine Maria



Colombo da Priverno
14-08-03, 13:15
ASSVMPTA EST MARIA IN CAELVM
GAVDENT ANGELI COLLAVDANTES
BENEDICVNT DOMINVM ALLELVIA

ASSVMPTA EST
MARIA IN CÆLVM
GAVDET EXERCITVS
ANGELORVM

Colombo da Priverno
14-08-03, 13:23
PIO XII

LETTERA ENCICLICA
DEIPARAE VIRGINIS MARIAE
PROPOSTA DI DEFINIZIONE DEL DOGMA
DELL'ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

1 maggio 1946 (1)

Poiché il popolo cristiano non ha mai cessato di invocare e di sperimentare l'aiuto della santissima Vergine Madre di Dio, così l'ha in ogni tempo venerata con crescente devozione. E poiché, d'altra parte, l'amore, quando sia sincero e profondo, tende, per sua natura a palesarsi con sempre nuove dimostrazioni, i fedeli hanno fatto a gara, attraverso i secoli, nel dare prove di pietà, ognor più ardente, verso la stessa Regina del Cielo. È questo, a Nostro avviso, il motivo per cui già da lungo tempo sono affluite alla Santa Sede numerose istanze - quelle pervenute dal 1849 al 1940 sono state raccolte in due volumi, opportunamente commentate e poi di recente stampate - da parte di cardinali, di patriarchi, di arcivescovi, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, associazioni, università e di innumerevoli privati; i quali tutti supplicano che sia definita e proclamata, come dogma di fede, l'assunzione corporea della beata Vergine Maria in Cielo. E nessuno certo ignora che ciò fu chiesto, con fervidi voti, anche da quasi duecento padri del concilio Vaticano.

Ma Noi, che abbiamo il mandato di difendere e di sviluppare il regno di Cristo, abbiamo nello stesso tempo la continua preoccupazione e il vigilante dovere di tener lontano tutto ciò che al medesimo regno si oppone, e di assecondare ciò che lo può favorire. Per tale ragione, fino dall'inizio del Nostro pontificato, si presentò al Nostro più attento esame la questione, se fosse lecito, conveniente e utile incoraggiare, con la Nostra autorità, le suddette istanze. E a questo scopo non tralasciammo né tralasciamo ora di levare insistenti preghiere a Dio, affinché ci voglia chiaramente manifestare, a questo proposito, i disegni della sua sempre adorabile benignità.

Al fine di impetrarci il dono dei lumi celesti, vogliate, venerabili fratelli, in pia gara, unire le vostre alle Nostre suppliche. Ma mentre a ciò paternamente vi esortiamo, seguendo il metodo dei Nostri predecessori e specialmente di Pio IX, quando era per definire il dogma dell'immacolata concezione di Maria, vi preghiamo caldamente a volerci informare quale sia la devozione del vostro clero e del vostro popolo - in proporzione della loro fede e della loro pietà - verso l'assunzione della beatissima Vergine Maria. In particolare desideriamo ardentemente di sapere se voi, venerabili fratelli, nella vostra dottrina e prudenza, riteniate che si possa proporre e definire come dogma di fede l'assunzione corporea della beatissima Vergine, e se ciò sia desiderato anche dal vostro clero e dal vostro popolo.

In attesa delle vostre risposte - che ci saranno tanto più gradite quanto più saranno sollecite - invochiamo sopra di voi, venerabili fratelli, e sopra i vostri fedeli, insieme con l'abbondanza dei divini favori, la protezione della soccorritrice ed eccelsa Vergine Maria; e di gran cuore impartiamo a voi ed al vostro gregge, quale pegno della Nostra benevolenza l'apostolica benedizione.

Roma, presso San Pietro, 1° maggio 1946, anno VIII del Nostro pontificato.

PIO PP. XII

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(1) PIUS PP. XII, Epist. enc. Deiparae Virginis qua quaestio ponitur de assumptione corporea beatae virginis Mariae tamquam dogmate fidei proponendo ac definienda, [Ad exc.mos PP. Patriarchas, Primates, Archiepiscopos aliosque locorum Ordinarios pacem et communionem cum Apostolica Sede habentes], 1 maii 1946: AAS 42(1950), pp. 782-783.

Petizioni sempre più numerose per una definizione dogmatica dell'assunzione di Maria. Il papa chiede il parere all'episcopato cattolico e invita a pregare. Le risposte siano inviate con sollecitudine.

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Colombo da Priverno
14-08-03, 13:30
http://www.iagi.info/ARALDICA/annisanti/1950_2.gif

PIO XII

COSTITUZIONE APOSTOLICA

"MUNIFICENTISSIMUS DEUS"

LA GLORIFICAZIONE DI MARIA CON L'ASSUNZIONE AL CIELO
IN ANIMA E CORPO

1° novembre 1950 (1)

PIO VESCOVO
servo dei servi di Dio
a perenne memoria

Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d'amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cf. Rm 8,28).

Il Nostro pontificato, come anche l'età presente, è assillato da tante cure, preoccupazioni e angosce, per le presenti gravissime calamità e l'aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù; ma Ci è di grande conforto vedere che, mentre la fede cattolica si manifesta pubblicamente più attiva, si accende ogni giorno più la devozione verso la vergine Madre di Dio, e quasi dovunque è stimolo e auspicio di una vita migliore e più santa. Per cui, mentre la santissima Vergine compie amorosissimamente l'ufficio di madre verso i redenti dal sangue di Cristo, la mente e il cuore dei figli sono stimolati con maggiore impegno a una più amorosa contemplazione dei suoi privilegi.

Dio, infatti, che da tutta l'eternità guarda Maria vergine, con particolare pienissima compiacenza, «quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4,4), attuò il disegno della sua provvidenza in tal modo che risplendessero in perfetta armonia i privilegi e le prerogative che con somma liberalità ha riversato su di lei. Che se questa somma liberalità e piena armonia di grazie dalla chiesa furono sempre riconosciute e sempre meglio penetrate nel corso dei secoli, nel nostro tempo è stato posto senza dubbio in maggior luce il privilegio della corporea assunzione al cielo della vergine Madre di Dio Maria.

Questo privilegio risplendette di nuovo fulgore fin da quando il nostro predecessore Pio IX, d'immortale memoria, definì solennemente il dogma dell'immacolata concezione dell'augusta Madre di Dio. Questi due privilegi infatti sono strettamente connessi tra loro. Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte, e sull'uno e sull'altra riporta vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente col battesimo. Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell'ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa.

Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo.

Plebiscito unanime

Per questo, quando fu solennemente definito che la vergine Madre di Dio Maria fu immune della macchia ereditaria fin dalla sua concezione, i fedeli furono pervasi da una più viva speranza che quanto prima sarebbe stato definito dal supremo magistero della chiesa anche il dogma della corporea assunzione al cielo di Maria vergine.

Infatti si videro non solo singoli fedeli, ma anche rappresentanti di nazioni o di province ecclesiastiche e anzi non pochi padri del concilio Vaticano chiedere con vive istanze all'apostolica sede questa definizione.

In seguito queste petizioni e voti non solo non diminuirono, ma aumentarono di giorno in giorno per numero ed insistenza. Infatti per questo scopo furono promosse crociate di preghiere; molti ed esimi teologi intensificarono i loro studi su questo soggetto, sia in privato, sia nei pubblici atenei ecclesiastici e nelle altre scuole destinate all'insegnamento delle sacre discipline; in molte parti dell'orbe cattolico furono tenuti congressi mariani sia nazionali sia internazionali. Tutti questi studi e ricerche posero in maggiore luce che nel deposito della fede affidato alla chiesa era contenuto anche il dogma dell'assunzione di Maria vergine al cielo; e generalmente ne seguirono petizioni con cui si chiedeva instantemente a questa sede apostolica che questa verità fosse solennemente definita.

In questa pia gara i fedeli furono mirabilmente uniti coi loro pastori, i quali in numero veramente imponente rivolsero simili petizioni a questa Cattedra di S. Pietro. Perciò quando fummo elevati al trono del sommo pontificato erano state già presentate a questa sede apostolica molte migliaia di tali suppliche da ogni parte della terra e da ogni classe di persone: dai nostri diletti figli cardinali del sacro collegio, dai venerabili fratelli arcivescovi e vescovi, dalle diocesi e dalle parrocchie.

Per la qual cosa, mentre elevavamo a Dio ardenti preghiere perché infondesse nella Nostra mente la luce dello Spirito Santo per decidere di una causa così importante, impartimmo speciali ordini perché si fondessero insieme le forze e venissero iniziati studi più rigorosi su questo soggetto, e intanto si raccogliessero e si ponderassero accuratamente tutte le petizioni che dal tempo del Nostro predecessore Pio IX, di felice memoria, fino ai nostri tempi erano state inviate a questa sede apostolica circa l'assunzione della beatissima vergine Maria al cielo.(2)

Il magistero della chiesa

Ma poiché si trattava di cosa di tanta importanza e gravità, ritenemmo opportuno chiedere direttamente e in forma ufficiale a tutti i venerabili fratelli nell'episcopato che Ci esprimessero apertamente il loro pensiero. Perciò il 1° maggio 1946 indirizzammo loro la lettera [enciclica Deiparae Virginis Mariae, in cui chiedevamo: «Se voi, venerabili fratelli, nella vostra esimia sapienza e prudenza ritenete che l'assunzione corporea della beatissima Vergine si possa proporre e definire come dogma di fede, e se col vostro clero e il vostro popolo lo desiderate».

E coloro che «lo Spirito Santo ha costituito vescovi per pascere la chiesa di Dio» (At 20,28) hanno dato all'una e all'altra domanda una risposta pressoché unanimemente affermativa. Questo «singolare consenso, dell'episcopato cattolico e dei fedeli»,(3) nel ritenere definibile, come dogma di fede, l'assunzione corporea al cielo della Madre di Dio, presentandoci il concorde insegnamento del magistero ordinario della chiesa e la fede concorde del popolo cristiano, da esso sostenuta e diretta, da se stesso manifesta in modo certo e infallibile che tale privilegio è verità rivelata da Dio e contenuta in quel divino deposito che Cristo affidò alla sua Sposa, perché lo custodisse fedelmente e infallibilmente lo dichiarasse.(4) Il magistero della chiesa, non certo per industria puramente umana, ma per l'assistenza dello Spirito di verità (cf. Gv 14,26), e perciò infallibilmente, adempie il suo mandato di conservare perennemente pure e integre le verità rivelate, e le trasmette senza contaminazione, senza aggiunte, senza diminuzioni. «Infatti, come insegna il concilio Vaticano, ai successori di Pietro non fu promesso lo Spirito Santo, perché, per sua rivelazione, manifestassero una nuova dottrina, ma perché, per la sua assistenza, custodissero inviolabilmente ed esponessero con fedeltà la rivelazione trasmessa dagli apostoli, ossia il deposito della fede».(5) Pertanto dal consenso universale di un magistero ordinario della chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l'assunzione corporea della beata vergine Maria al cielo, - la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell'augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole sue forze naturali è verità da Dio rivelata, e perciò tutti i figli della chiesa debbono crederla con fermezza e fedeltà. Poiché, come insegna lo stesso concilio Vaticano, «debbono essere credute per fede divina e cattolica tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o trasmessa oralmente o col suo ordinario e universale magistero, propone a credere come rivelate da Dio».(6)

Di questa fede comune della chiesa si ebbero fin dall'antichità lungo il corso dei secoli varie testimonianze, indizi e vestigia; anzi tale fede si andò manifestando sempre più chiaramente.

I fedeli, guidati e istruiti dai loro pastori, appresero bensì dalla s. Scrittura che la vergine Maria, durante il suo terreno pellegrinaggio, menò una vita piena di preoccupazioni, angustie e dolori; inoltre che si avverò ciò che il santo vecchio Simeone aveva predetto, perché un'acutissima spada le trapassò il cuore ai piedi della croce del suo divino Figlio, nostro Redentore. Parimenti non trovarono difficoltà nell'ammettere che Maria sia morta, come già il suo Unigenito. Ma ciò non impedì loro di credere e professare apertamente che non fu soggetto alla corruzione del sepolcro il suo sacro corpo e che non fu ridotto in putredine e in cenere l'augusto tabernacolo del Verbo divino. Anzi, illuminati dalla divina grazia e spinti dall'amore verso colei che è Madre di Dio e Madre nostra dolcissima, hanno contemplato in luce sempre più chiara l'armonia meravigliosa dei privilegi che il provvidentissimo Iddio ha elargito all'alma Socia del nostro Redentore, e che hanno raggiunto un tale altissimo vertice, quale da nessun essere creato, eccettuata la natura umana di Cristo, è stato mai raggiunto.

L'omaggio dei fedeli

Questa stessa fede attestano chiaramente quegli innumerevoli templi dedicati a Dio in onore di Maria vergine assunta al cielo, e le sacre immagini ivi esposte alla venerazione dei fedeli, le quali pongono dinanzi agli occhi di tutti questo singolare trionfo della beata Vergine. Inoltre città, diocesi e regioni furono poste sotto la speciale tutela e patrocinio della Vergine assunta in cielo; parimenti con l'approvazione della chiesa sono sorti Istituti religiosi che prendono nome da tale privilegio. Né va dimenticato che nel rosario mariano, la cui recita è tanto raccomandata da questa sede apostolica, viene proposto alla pia meditazione un mistero che, come tutti sanno, tratta dell'assunzione della beatissima Vergine.

La liturgia delle chiese d'oriente e d'occidente

Ma in modo più splendido e universale questa fede dei sacri Pastori e dei fedeli cristiani è manifestata dal fatto che fin dall'antichità si celebra in Oriente e in Occidente una solenne festa liturgica: di qui infatti i santi padri e i dottori della chiesa non mancarono mai di attingere luce, poiché, come è ben noto, la sacra liturgia, «essendo anche una professione delle celesti verità, sottoposta al supremo magistero della chiesa, può offrire argomenti e testimonianze di non piccolo rilievo, per determinare qualche punto particolare della dottrina cristiana».(7)

Nei libri liturgici, che riportano la festa sia della Dormizione sia dell'Assunzione di santa Maria, si hanno espressioni in qualche modo concordanti nel dire che quando la vergine Madre di Dio salì al cielo da questo esilio, al suo sacro corpo, per disposizione della divina Provvidenza, accaddero cose consentanee alla sua dignità di Madre del Verbo incarnato e agli altri privilegi a lei elargiti. Ciò è asserito, per portarne un esempio insigne, in quel Sacramentario che il Nostro predecessore Adriano I, d'immortale memoria, mandò all'imperatore Carlo Magno. In esso infatti si legge: «Degna di venerazione è per noi, o Signore, la festività di questo giorno, in cui la santa Madre di Dio subì la morte temporale, ma non poté essere umiliata dai vincoli della morte colei che generò il tuo Figlio, nostro Signore, incarnato da lei».(8)

Ciò che qui è indicato con la sobrietà consueta della Liturgia romana, nei libri delle altre antiche liturgie, sia orientali, sia occidentali, è espressa più diffusamente e con maggior chiarezza. Il Sacramentario gallicano, per esempio, definisce questo privilegio di Maria «inspiegabile mistero, tanto più ammirabile, quanto più è singolare tra gli uomini». E nella liturgia bizantina viene ripetutamente collegata l'assunzione corporea di Maria non solo con la sua dignità di Madre di Dio, ma anche con altri suoi privilegi, specialmente con la sua maternità verginale, prestabilita da un disegno singolare della Provvidenza divina: «A te Dio, re dell'universo, concesse cose che sono al disopra della natura; poiché come nel parto ti conservò vergine, così nel sepolcro conservò incorrotto il tuo corpo, e con la divina traslazione lo conglorificò».(9)

La festa dell'Assunta

Il fatto poi che la sede apostolica, erede dell'ufficio affidato al Principe degli apostoli di confermare nella fede i fratelli (cf. Lc 22,32), con la sua autorità rese sempre più solenne questa festa, stimolò efficacemente i fedeli ad apprezzare sempre più la grandezza di questo mistero. Così la festa dell'Assunzione dal posto onorevole che ebbe fin dall'inizio tra le altre celebrazioni mariane, fu portata in seguito fra le più solenni di tutto il ciclo liturgico. Il Nostro predecessore s. Sergio I, prescrivendo la litania o processione stazionale per le quattro feste mariane, enumera insieme la Natività, l'Annunciazione, la Purificazione e la Dormizione di Maria.(10) In seguito s. Leone IV volle aggiungere alla festa, che già si celebrava sotto il titolo dell'Assunzione della beata Genitrice di Dio, una maggiore solennità, prescrivendone la vigilia e l'ottava; e in tale circostanza volle partecipare personalmente alla celebrazione in mezzo a una grande moltitudine di fedeli.(11) Inoltre che già anticamente questa festa fosse preceduta dall'obbligo del digiuno appare chiaro da ciò che attesta il Nostro predecessore s. Niccolò I, ove parla dei principali digiuni «che la santa chiesa romana ricevette dall'antichità ed osserva tuttora».(12)

Ma poiché la liturgia della chiesa non crea la fede cattolica, ma la suppone, e da questa derivano, come frutti dall'albero, le pratiche del culto, i santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi rivolti al popolo in occasione di questa festa non vi attinsero come da prima sorgente la dottrina; ma parlarono di questa come di cosa nota e ammessa dai fedeli; la chiarirono meglio; ne precisarono e approfondirono il senso e l'oggetto, dichiarando specialmente ciò che spesso i libri liturgici avevano soltanto fugacemente accennato: cioè che oggetto della festa non era soltanto l'incorruzione del corpo esanime della beata vergine Maria, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste «glorificazione», a somiglianza del suo unigenito Gesù Cristo.

La voce dei santi padri

Così s. Giovanni Damasceno, che si distingue tra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l'assunzione corporea dell'alma Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: «Era necessario che colei, che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Era necessario che colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nei tabernacoli divini. Era necessario che la sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era necessario che colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce, ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio».(13)

Queste espressioni di s. Giovanni Damasceno corrispondono fedelmente a quelle di altri, affermanti la stessa dottrina. Infatti parole non meno chiare e precise si trovano nei discorsi che in occasione della festa tennero altri Padri anteriori o coevi. Così, per citare altri esempi, s. Germano di Costantinopoli trovava consentanea l'incorruzione e l'assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio, non solo alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo stesso corpo verginale: «Tu, come fu scritto, apparisci "in bellezza", e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto domicilio di Dio; cosicché anche per questo sia poi immune dalla risoluzione in polvere; trasformato bensì, in quanto umano, nell'eccelsa vita della incorruttibilità; ma lo stesso vivo, gloriosissimo, incolume e dotato della pienezza della vita».(14) E un altro antico scrittore dice: «Come gloriosissima Madre di Cristo, nostro Salvatore e Dio, donatore della vita e dell'immortalità, è da lui vivificata, rivestita di corpo in un'eterna incorruttibilità con lui, che la risuscitò dal sepolcro e la assunse a sé, in modo conosciuto da lui solo».(15)

Con l'estendersi e l'affermarsi della festa liturgica, i pastori della chiesa e i sacri oratori, in numero sempre maggiore, si fecero un dovere di precisare apertamente e con chiarezza il mistero che è oggetto della festa e la sua strettissima connessione con le altre verità rivelate.

L'insegnamento dei teologi

Tra i teologi scolastici non mancarono di quelli che, volendo penetrare più addentro nelle verità rivelate e mostrare l'accordo tra la ragione teologica e la fede cattolica, fecero rilevare che questo privilegio dell'assunzione di Maria vergine concorda mirabilmente con le verità che ci sono insegnate dalla sacra Scrittura.

Partendo da questo presupposto, presentarono per illustrare questo privilegio mariano diverse ragioni, contenute quasi in germe in questo: che Gesù ha voluto l'assunzione di Maria al cielo per la sua pietà filiale verso di lei. Ritenevano quindi che la forza di tali argomenti riposa sulla dignità incomparabile della maternità divina e su tutte quelle doti che ne conseguono: la sua insigne santità, superiore a quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli; l'intima unione di Maria col suo Figlio; e quell'amore sommo che il Figlio portava alla sua degnissima Madre.

Frequentemente poi s'incontrano teologi e sacri oratori che, sulle orme dei santi padri,(16) per illustrare la loro fede nell'assunzione si servono, con una certa libertà, di fatti e detti della s. Scrittura. Così per citare soltanto alcuni testi fra i più usati, vi sono di quelli che riportano le parole del Salmista: «Vieni o Signore, nel tuo riposo; tu e l'Arca della tua santificazione» (Sal 131,8), e vedono nell'Arca dell'Alleanza fatta di legno incorruttibile e posta nel tempio del Signore, quasi una immagine del corpo purissimo di Maria vergine, preservato da ogni corruzione del sepolcro ed elevato a tanta gloria nel cielo. Allo stesso scopo descrivono la Regina che entra trionfalmente nella reggia celeste e si asside alla destra del divino Redentore (Sal 44,10.14-16), nonché la Sposa del Cantico dei cantici «che sale dal deserto, come una colonna di fumo dagli aromi di mirra e d'incenso» per essere incoronata (Ct 3,6; cf. 4,8; 6,9). L'una e l'altra vengono proposte come figure di quella Regina e Sposa celeste, che, insieme col divino Sposo, è innalzata alla reggia dei cieli.

Inoltre i dottori scolastici videro adombrata l'assunzione della vergine Madre di Dio, non solo in varie figure dell'Antico Testamento, ma anche in quella Donna vestita di sole, che l'apostolo Giovanni contemplò nell'isola di Patmos (Ap 12,1s). Così pure, fra i detti del Nuovo Testamento, considerarono con particolare interesse le parole «Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne» (Lc 1,28), poiché vedevano nel mistero dell'assunzione un complemento della pienezza di grazia elargita alla beatissima Vergine, e una benedizione singolare in opposizione alla maledizione di Eva.

Perciò sul principio della teologia scolastica il pio Amedeo, vescovo di Losanna, afferma che la carne di Maria vergine rimase incorrotta; - non si può credere infatti che il suo corpo vide la corruzione, - perché realmente fu riunito alla sua anima e insieme con essa fu circonfuso di altissima gloria nella corte celeste. «Era infatti piena di grazia e benedetta fra le donne (Lc 1,28). Lei sola meritò di concepire Dio vero da Dio vero, che partorì vergine, vergine allattò, stringendolo al seno, ed al quale prestò in tutto i suoi santi servigi e omaggi».(17)

Tra i sacri scrittori poi che in questo tempo, servendosi di testi scritturistici o di similitudini ed analogie, illustrarono e confermarono la pia sentenza dell'assunzione, occupa un posto speciale il dottore evangelico, s. Antonio da Padova. Nella festa dell'Assunzione, commentando le parole d'Isaia: «Glorificherò il luogo dove posano i miei piedi» (Is 60,13), affermò con sicurezza che il divino Redentore ha glorificato in modo eccelso la sua Madre dilettissima, dalla quale aveva preso umana carne. «Con ciò si ha chiaramente - dice - che la beata Vergine è stata assunta col corpo, in cui fu il luogo dei piedi del Signore». Perciò scrive il Salmista: «Vieni, o Signore, nel tuo riposo, tu e l'Arca della tua santificazione». Come Gesù Cristo, dice il santo, risorse dalla sconfitta morte e salì alla destra del Padre suo, così «risorse anche dall'Arca della sua santificazione, poiché in questo giorno la Vergine Madre fu assunta al talamo celeste».(18)

La dottrina di s. Alberto Magno e di s. Tommaso d'Aquino

Quando nel medio evo la teologia scolastica raggiunse il suo massimo splendore, s. Alberto Magno, dopo aver raccolti, per provare questa verità, vari argomenti, fondati sulla s. Scrittura, la tradizione, la liturgia e la ragione teologica, conclude: «Da queste ragioni e autorità e da molte altre è chiaro che la beatissima Madre di Dio è stata assunta in corpo ed anima al disopra dei cori degli angeli. E ciò crediamo assolutamente vero».(19) E in un discorso tenuto il giorno dell'Annunciazione di Maria, spiegando queste parole del saluto dell'angelo: «Ave, o piena di grazia ...», il dottore universale paragona la santissima Vergine con Eva e dice espressamente che fu immune dalla quadruplice maledizione alla quale Eva fu soggetta.(20)

Il dottore angelico, seguendo le vestigia del suo insigne Maestro, benché non abbia mai trattato espressamente la questione, tuttavia ogni volta che occasionalmente ne parla, ritiene costantemente con la chiesa cattolica che insieme all'anima è stato assunto al cielo anche il corpo di Maria.(21)

L'interpretazione di s. Bonaventura

Dello stesso parere è, fra molti altri, il dottore serafico, il quale ritiene assolutamente certo che, come Dio preservò Maria santissima dalla violazione del pudore e dell'integrità verginale nella concezione e nel parto, così non ha permesso che il suo corpo si disfacesse in putredine e cenere.(22) Interpretando poi e applicando in senso accomodatizio alla beata Vergine queste parole della s. Scrittura: «Chi è costei che sale dal deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto?» (Ct 8,5), così ragiona: «E di qui può constare che è ivi (nella città celeste) corporalmente. ... Poiché infatti ... la beatitudine non sarebbe piena, se non vi fosse personalmente; e poiché la persona non è l'anima, ma il composto, è chiaro che vi è secondo il composto, cioè il corpo e l'anima, altrimenti non avrebbe una piena fruizione».(23)

Il pensiero della Scolastica nel secolo XV

Nella tarda scolastica, ossia nel secolo XV, s. Bernardino da Siena, riassumendo e di nuovo trattando con diligenza tutto ciò che i teologi del medioevo avevano detto e discusso a tal proposito, non si restrinse a riportare le principali considerazioni già proposte dai dottori precedenti, ma ne aggiunse delle altre. La somiglianza cioè della divina Madre col Figlio divino, quanto alla nobiltà e dignità dell'anima e del corpo - per cui non si può pensare che la celeste Regina sia separata dal Re dei cieli - esige apertamente che «Maria non debba essere se non dov'è Cristo»;(24) inoltre è ragionevole e conveniente che si trovino già glorificati in cielo l'anima e il corpo, come dell'uomo, così anche della donna; infine il fatto che la chiesa non ha mai cercato e proposto alla venerazione dei fedeli le reliquie corporee della beata Vergine, fornisce un argomento che si può dire «quasi una riprova sensibile».(25)

La conferma dei più recenti scrittori sacri

In tempi più recenti i pareri surriferiti dei santi Padri e dei Dottori furono di uso comune. Aderendo al consenso dei cristiani, trasmesso dai secoli passati, s. Roberto Bellarmino esclama: «E chi, prego, potrebbe credere che l'arca della santità, il domicilio del Verbo il tempio dello Spirito Santo sia caduto? Aborrisce il mio animo dal solo pensare che quella carne verginale che generò Dio, lo partorì, l'alimentò, lo portò, o sia stata ridotta in cenere o sia stata data in pasto ai vermi».(26)

Parimenti s. Francesco di Sales, dopo avere asserito che non é lecito dubitare che Gesù Cristo abbia seguito nel modo più perfetto il divino mandato, col quale ai figli s'impone di onorare i propri genitori, si pone questa domanda: «Chi è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla vita la propria madre e non la porterebbe dopo morte con sé in paradiso ?».(27)

E s. Alfonso scrive: «Gesù preservò il corpo di Maria dalla corruzione, perché ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella carne verginale, di cui egli si era già vestito».(28)

Chiarito però ormai il mistero che è oggetto di questa festa, non mancarono dottori i quali piuttosto che occuparsi delle ragioni teologiche, dalle quali si dimostra la somma convenienza dell'assunzione corporea della beata Vergine Maria in cielo, rivolsero la loro attenzione alla fede della chiesa, mistica Sposa di Cristo, non avente né macchia, né grinza (cf. Ef 5,27), la quale è detta dall'apostolo «colonna e fondamento della verità» (1Tm 3,15) e appoggiati a questa fede comune ritennero temeraria per non dire eretica, la sentenza contraria. Infatti s. Pietro Canisio, fra non pochi altri, dopo avere dichiarato che il termine assunzione significa la glorificazione non solo dell'anima, ma anche del corpo e dopo aver rilevato che la chiesa già da molti secoli venera e celebra solennemente questo mistero mariano dell'assunzione, dice: «Questa sentenza è ammessa già da alcuni secoli ed è issata talmente nell'anima dei pii fedeli e così accetta a tutta la chiesa, che coloro che negano che il corpo di Maria sia stato assunto in cielo, non vanno neppure ascoltati con pazienza, ma fischiati come troppo pertinaci, o del tutto temerari e animati da spirito non già cattolico, ma eretico».(29)

Contemporaneamente il dottore esimio, posta come norma della mariologia che «i misteri della grazia, che Dio ha operato nella Vergine, non vanno misurati secondo le leggi ordinarie, ma secondo l'onnipotenza di Dio, supposta la convenienza della cosa in se stessa, ed esclusa ogni contraddizione o ripugnanza da parte della s. Scrittura»(30) fondandosi sulla fede della chiesa tutta, circa il mistero dell'assunzione, poteva concludere che questo mistero doveva credersi con la stessa fermezza d'animo, con cui doveva credersi l'immacolata concezione della beata Vergine; e già allora riteneva che queste due verità potessero essere definite.

Tutte queste ragioni e considerazioni dei santi padri e dei teologi hanno come ultimo fondamento la s. Scrittura, la quale ci presenta l'alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo - non diciamo, con l'anima, ma neppure col corpo - colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto. Dal momento che il nostro Redentore è Figlio di Maria, non poteva, come osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l'eterno Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto onore, preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve credere che lo abbia realmente fatto.

Maria è la nuova Eva

Ma in particolare va ricordato che, fin dal secolo II, Maria Vergine viene presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta, in quella lotta contro il nemico infernale, che, com'è stato preannunziato dal protovangelo (Gn 3,15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, sempre congiunti negli scritti dell'apostolo delle genti (cf. Rm cc. 5 e 6; 1Cor 15,21-26.54-57). Per la qual cosa, come la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la lotta che ha in comune col Figlio suo si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale: perché, come dice lo stesso apostolo, «quando... questo corpo mortale sarà rivestito dell'immortalità, allora sarà adempiuta la parola che sta scritta: è stata assorbita la morte nella vittoria» (1Cor 15,54).

In tal modo l'augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l'eternità «con uno stesso decreto»(31) di predestinazione, immacolata nella sua concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli (cf. 1Tm 1,17).

Le ragioni del nuovo dogma

Poiché la chiesa universale nella quale vive lo Spirito di verità e la conduce infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate, nel corso dei secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poiché tutti i vescovi dell'orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia definita come dogma di fede divina e cattolica la verità dell'assunzione corporea della beatissima vergine Maria al cielo - verità fondata sulla s. Scrittura, insita profondamente nell'animo dei fedeli, confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi, sommamente consona con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo studio della scienza e sapienza dei teologi - riteniamo giunto il momento prestabilito dalla provvidenza di Dio per proclamare solennemente questo privilegio di Maria vergine.

Noi, che abbiamo posto il Nostro pontificato sotto lo speciale patrocinio della santissima Vergine, alla quale Ci siamo rivolti in tante tristissime contingenze, Noi, che con pubblico rito abbiamo consacrato tutto il genere umano al suo Cuore immacolato, e abbiamo ripetutamente sperimentato la sua validissima protezione, abbiamo ferma fiducia che questa solenne proclamazione e definizione dell'assunzione sarà di grande vantaggio all'umanità intera, perché renderà gloria alla santissima Trinità, alla quale la Vergine Madre di Dio è legata da vincoli singolari. Vi è da sperare infatti che tutti i cristiani siano stimolati da una maggiore devozione verso la Madre celeste, e che il cuore di tutti coloro che si gloriano del nome cristiano sia mosso a desiderare l'unione col corpo mistico di Gesù Cristo e l'aumento del proprio amore verso colei che ha viscere materne verso tutti i membri di quel Corpo augusto. Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all'esercizio della volontà del Padre celeste e al bene degli altri; che, mentre il materialismo e la corruzione dei costumi da esso derivata minacciano di sommergere ogni virtù e di fare scempio di vite umane, suscitando guerre, sia posto dinanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a quale eccelso fine le anime e i corpi siano destinati; che infine la fede nella corporea assunzione di Maria al cielo renda più ferma e più operosa la fede nella nostra risurrezione.

La coincidenza provvidenziale poi di questo solenne evento con l'Anno santo che si sta svolgendo, Ci è particolarmente gradita; ciò infatti Ci permette di ornare la fronte della vergine Madre di Dio di questa fulgida gemma, mentre si celebra il massimo giubileo, e di lasciare un monumento perenne della nostra ardente pietà verso la Regina del cielo.

La solenne definizione

«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».

Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.

Affinché poi questa Nostra definizione dell'assunzione corporea di Maria vergine al cielo sia portata a conoscenza della chiesa universale, abbiamo voluto che stesse a perpetua memoria questa Nostra lettera apostolica; comandando che alle sue copie o esemplari anche stampati, sottoscritti dalla mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di qualche persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti assolutamente da tutti la stessa fede; che si presterebbe alla presente, se fosse esibita o mostrata.

A nessuno dunque sia lecito infrangere questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o ad essa opporsi e contravvenire. Se alcuno invece ardisse di tentarlo, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo.

Dato a Roma, presso S. Pietro, nell'anno del massimo giubileo 1950, 1° novembre, festa di tutti i santi, nell'anno dodicesimo del Nostro pontificato.

Noi PIO, vescovo della chiesa cattolica,
così definendo abbiamo sottoscritto
-------------------------------------------------------------------------
NOTE

(1) PIUS PP. XII, Const. apost. Munificentissimus Deus qua fidei dogma definitur Deiparam Virginem Mariam corpore et anima fuisse ad caelestem gloriam assumptam, 1 novembris 1950: AAS 42(1950), pp. 753-771.

La glorificazione di Maria nella sua corporea assunzione è verità radicata profondamente nel senso religioso dei cristiani, come dimostrano lungo il corso dei secoli innumerevoli forme di specifica devozione, ma soprattutto il linguaggio della liturgia dell'Oriente e dell'Occidente. I santi padri e i dottori della chiesa, facendosi eco della liturgia, nelle feste dell'Assunta parlano chiaramente della risurrezione e glorificazione del corpo della Vergine, come di verità conosciuta e accettata da tutti i fedeli. I teologi, trattando di questo argomento, dimostrano l'armonia tra la fede e la ragione teologica e la convenienza di questo privilegio, servendosi di fatti, parole, figure, analogie contenuti nella sacra Scrittura. Accertata così la fede della chiesa universale, il papa ritiene giunto il momento di ratificarla con la sua suprema autorità.

(2) Petitiones de Assumptione corporea B. Virginis Mariae in Caelum definienda ad S. Sedem delatae, 2 voll., Typis Polyglottis Vaticanis, 1942.

(3) Bulla Ineffabilis Deus: Acta Pii IX, pars I, vol. 1, p. 615; EE 2/app.

(4) Cf. CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 4: COD 808-809.

(5) CONC. VAT. I, Const. dogm. Pastor aeternus de Ecclesia Christi, c. 4: COD 816.

(6) CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 3: COD 807.

(7) Litt. enc. Mediator Dei: AAS 39(1947), p. 541; EE 6/475.

(8) Sacramentarium Gregorianum.

(9) Menaei totius anni.

(10) Liber Pontificalis.

(11) Ibidem.

(12) Responsa Nicolai Papae I ad consulta Bulgarorum, 13 nov. 866.

(13) S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 14; cf. etiam ibid., n. 3.

(14) S. GERMANUS CONST., In sanctae Dei Genetricis Dormitionem, sermo I.

(15) Encomium in Dormitionem sanctissimae Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Mariae (S. Modesto Hierosol. attributum), n. 14.

(16) Cf. S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 2, 11; Encomium in Dormitionem... (S. Modesto Hierosol. attributum).

(17) AMEDEUS LAUSANNENSIS, De Beatae Virginis obitu, Assumptione in Caelum, exaltatione ad Filii dexteram.

(18) S. ANTONIUS PATAV., Sermones dominicales et in solemnitatibus. In Assumptione S. Mariae Virginis sermo.

(19) S. ALBERTUS MAGNUS, Mariale sive quaestiones super Evang. "Missus est", q. 132.

(20) S. ALBERTUS MAGNUS, Sermones de sanctis, sermo XV: In Annuntiatione B. Mariae; cf. etiam: Mariale, q. 132. ,

(21) Cf. Summa theol., III, q. 27, a. 1 c.; ibid., q. 83, a. 5 ad 8; Expositio salutationis angelicae; In symb. Apostolorum expositio, art. 5; In IV Sent., D. 12, q. 1, art. 3, sol. 3; D. 43, q. 1, art. 3, sol. 1 et 2.

(22) Cf. S. BONAVENTURA, De Nativitate B. Mariae Virginis, sermo 5.

(23) S BONAVENTURA, De Assumptione B. Mariae Virginis, sermo 1.

(24) S. BERNARDINUS SENENSIS, In Assumptione B.M. Virginis, sermo 2.

(25) IDEM, l.c.

(26) S. ROBERTUS BELLARMINUS, Conciones habitae Lovanii, concio 40: De Assumptione B. Mariae Virginis.

(27) Oeuvres de St François de Sales, Sermon autographe pour la fete de l'Assomption.

(28) S. ALFONSO MARIA DE' LIGUORI, Le glorie di Maria, parte II, disc. 1.

(29) S. PETRUS CANISIUS, De Maria Virgine.

(30) SUAREZ F., In tertiam panem D. Thomae, quaest. 27, art. 2, disp. 3, sec. 5, n. 31.

(31) Bulla Ineffabilis Deus: l. c., p. 599; EE 2/app.

Colombo da Priverno
14-08-03, 13:37
PREGHIERA DI PIO XII A MARIA SS. ASSUNTA

O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini!

1. Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi;

e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l'anelito della nostra devozione e del nostro amore.

2. Noi sappiamo che il vostro sguardo, che maternamente accarezzava l'umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia in cielo alla vista della umanità gloriosa della Sapienza increata, e per la letizia dell'anima vostra nel contemplare faccia a faccia l'adorabile Trinità fa sussultare il vostro cuore di beatificante tenerezza;

e noi, poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell'anima, vi supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinché apprendiamo fin da quaggiù a gustare Iddio, Iddio solo, nell'incanto delle creature.

3. Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che Voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio;

e noi, che vi invochiamo nostra Madre, noi vi prendiamo come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale.

4. Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgano ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli;

e noi, fra le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal vostro celeste lume e dalla vostra dolce pietà sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra patria.

5. Noi crediamo infine che nella gloria, ove Voi regnate, vestita di sole e coronata di stelle, Voi siete, dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi;

e noi, da questa terra, ove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di Voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza; attraeteci con la soavità della vostra voce, per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del vostro seno, o clemente, o pia o dolce Vergine Maria.

Pio PP. XII

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Augustinus
14-08-04, 18:10
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=20450) con alcune modifiche:

Assunzione della Beata Vergine Maria

15 agosto - Solennità

Maria compare per l'ultima volta negli scritti del Nuovo Testamento nel primo capitolo degli Atti: Ella è in mezzo agli apostoli, in orazione nel cenacolo, in attesa della discesa dello Spirito Santo. Alla concisione dei testi ispirati, fa riscontro l'abbondanza di notizie sulla Madonna negli scritti apocrifi, soprattutto il Protovangelo di Giacomo e la Narrazione di S. Giovanni il teologo sulla dormizione della santa Madre di Dio. Il termine "dormizione" è il più antico che si riferisca alla conclusione della vita terrena di Maria. Questa celebrazione venne decretata per l'Oriente nel VII secolo con un decreto dell'imperatore bizantino Maurizio. Nello stesso secolo la festa della Dormizione viene introdotta anche a Roma da un papa orientale, Sergio I. Ma trascorse un altro secolo prima che il termine "dormizione" cedesse il posto a quello più esplicito di "assunzione". La definizione dogmatica, dichiarando che Maria non dovette attendere, al pari delle altre creature, la fine dei tempi per fruire anche della redenzione corporea, ha voluto mettere in rilievo il carattere unico della sua santificazione personale, poiché il peccato non ha mai offuscato, neppure per un solo istante, la limpidezza della sua anima.

L'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni colpa originale, finito il corso della sua vita, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore esaltata quale regina dell'universo, perché fosse più pienamente conforme al Figlio suo, Signore dei dominanti e vincitore del peccato e della morte'. (Conc. Vat. II, Lumen gentium, 59). L'Assunta è primizia della Chiesa celeste e segno di consolazione e di sicura speranza per la chiesa pellegrina. La 'dormitio Virginis' e l'assunzione, in Oriente e in Occidente, sono fra le più antiche feste mariane. Questa antica testimonianza liturgica fu esplicitata e solennemente proclamata, appunto, con la definizione dommatica di Pio XII il 1° novembre 1950. (Mess. Rom.)

Martirologio Romano: Solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria, Madre di Dio e Signore nostro Gesù Cristo, che, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta anima e corpo nella gloria celeste. Questa verità di fede ricevuta dalla tradizione della Chiesa fu solennemente definita dal papa Pio XII.

Martirologio tradizionale (15 agosto): Assunzione della santissima Vergine Maria, Madre di Dio.

Maria compare per l'ultima volta negli scritti del Nuovo Testamento nel primo capitolo degli Atti: Ella è in mezzo agli apostoli, in orazione nel cenacolo, in attesa della discesa dello Spirito Santo. Alla concisione dei testi ispirati, fa riscontro l'abbondanza di notizie sulla Madonna negli scritti apocrifi, soprattutto il Protovangelo di Giacomo e la Narrazione di S. Giovanni il teologo sulla dormizione della santa Madre di Dio. Il termine "dormizione" è il più antico che si riferisca alla conclusione della vita terrena di Maria. Questa celebrazione venne decretata per l'Oriente nel VII secolo con un decreto dell'imperatore bizantino Maurizio. Nello stesso secolo la festa della Dormizione viene introdotta anche a Roma da un papa orientale, Sergio I. Ma trascorse un altro secolo prima che il termine "dormizione" cedesse il posto a quello più esplicito di "assunzione".
La definizione dogmatica, pronunciata da Pio XII nel 1950, dichiarando che Maria non dovette attendere, al pari delle altre creature, la fine dei tempi per fruire anche della redenzione corporea, ha voluto mettere in rilievo il carattere unico della sua santificazione personale, poiché il peccato non ha mai offuscato, neppure per un solo istante, la limpidezza della sua anima. L'unione definitiva, spirituale e corporea, dell'uomo con il Cristo glorioso, è la fase finale ed eterna della redenzione. Così i beati, che già godono della visione beatifica, sono in certo senso in attesa del compimento della redenzione, che in Maria era già avvenuta con la singolare grazia della preservazione dal peccato.
Alla luce di questa dottrina, che ha il suo fondamento nella Sacra Scrittura, nel cosiddetto "Protoevangelo", contenente il primo annunzio della salvezza messianica dato da Dio ai nostri progenitori dopo la colpa, Maria viene presentata come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, Gesù. Gesù e Maria sono infatti associati nel dolore e nell'amore per riparare la colpa dei nostri progenitori. Maria è dunque non solo madre del Redentore, ma anche sua cooperatrice, a lui strettamente unita nella lotta e nella decisiva vittoria. Quest'intima unione richiede che anche Maria trionfi, al pari di Gesù, non soltanto sul peccato, ma anche sulla morte, i due nemici del genere umano. E come la redenzione di Cristo ha la sua conclusione con la risurrezione del corpo, anche la vittoria di Maria sul peccato, con la Immacolata Concezione, doveva essere completa con la vittoria sulla morte mediante la glorificazione del corpo, con l'assunzione, poiché la pienezza della salvezza cristiana è la partecipazione del corpo alla gloria celeste.

Autore: Piero Bargellini

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Augustinus
14-08-04, 19:09
In Dormitione Mariæ , I, 8. 10-12. SC 80, 100-102. 106-114.

Ecco che tutte le generazioni ti chiamano beata, come tu hai detto, o Maria. Le figlie di Gerusalemme, cioè della Chiesa, ti hanno visto e ti hanno proclamata beata; le regine, ossia le anime dei giusti, ti loderanno nei secoli (Cf Ct 6,9 e Prov 31,28).

Tu sei il trono regale, presso cui si erano disposti gli angeli, contemplando il loro Signore e Creatore seduto su quel trono (Cf Dn 6.9 e Prov 31,28).

Tu hai assunto il ruolo di Eden spirituale, più sacro e più divino di quello antico: mentre in quello abitava l'Adamo tratto dalla terra, in te il Signore che viene dal cielo (1 Cor 15,47).

L'arca ti ha prefigurato, quado salvò il seme della nuova creazione; tu hai generato Cristo, salvezza del mondo, che ha sommerso il peccato e placato i suoi flutti.

Il roveto ti ha prefigurato, le tavole scritte da Dio ti hanno predeterminato, l'arca della legge ti ha preannunciato; chiaramente ti hanno prefigurata l'urna d'oro, il candelabro, la tavola e la verga di Aronne che era fiorita.

Come mai colei che nel parto ha oltrepassato i limiti della natura ora si piega alle sue leggi e il corpo immacolato è sottomesso alla morte? È necessario, infatti, deporre ciò che è mortale per rivestire l'incorruttibilità, poiché il Signore della natura non si è sottratto all'esperienza della morte.

In che modo, o Maria, chiameremo il mistero che ti coinvolge? Morte? Ma anche se, come richiede la natura, la tua anima tutta santa e beata è separata dal tuo corpo beatissimo e immacolato e se il corpo è consegnato alla tomba seguendo la legge comune, tuttavia non rimane nella morte e non è distrutto dalla corruzione. Il corpo di colei la cui verginità rimase intatta durante il parto, dopo la morte fu custodito intatto e trasportato in una dimora migliore e più divina, non colpita dalla morte e destinata a durare per i secoli infiniti.

Non sei salita al cielo come Elia (Cf 2 Re 2,11), né come Paolo sei stata trasportata al terzo cielo (2 Cor 12,2), ma sei giunta fino al trono regale di tuo Figlio, dove contempli con i tuoi stessi occhi e stai alla sua presenza nella gioia, con grande e indicibile confidenza.

Per gli angeli e per tutte le potenze sovracosmiche sei giubilo indicibile, per i patriarchi letizia senza fine, per i giusti gioia inesprimibile, per i profeti motivo di incessante esultanza.

Benedici il mondo, santifichi l'universo, sei sollievo per chi patisce, consolazione per chi piange, guarigione per chi è malato; sei porto nelle tempeste, perdono dei peccati, benevolo conforto per chi è afflitto. Tu sei pronto aiuto per tutti quelli che ti invocano.

Quando dichiariamo beata la morte dei servi di Dio, soltanto la conclusione della loro vita dà la sicurezza definitiva di essere graditi al Signore; per questo la loro morte è proclamata beata, perché sigilla la loro perfezione e ne manifesta la beatitudine, donando la solidità della virtù, come afferma la Scrittura: Prima della fine non chiamare nessuno beato (Sir 11,28).

Ma non a te, o Maria, riferiremo ciò. La tua beatitudine non deriva dalla morte e il trapasso non è stato un perfezionamento. Non è neppure il tuo emigrare da questa vita a confermarti nella grazia. Il principio, il mezzo e la fine di tutti i tuoi incomprensibili privilegi, la loro stabilità e l'autentica conferma furono il concepimento verginale, l'inabitazione divina e il prato rimanendo integra. Perciò, l'hai detto con verità, non dalla morte, ma fin dal concepimento stesso sei chiamata beata da tutte le generazioni. Non la morte ti ha beatificata, ma tu stessa hai glorificato la morte, liberandola dalla tristezza e facendola apparire una gioia.

Augustinus
14-08-04, 19:16
Epist. II, 12-15, ad Andrea di Tours. SC 66, 62-66.

La Madre di Dio, all’udire Elisabetta che le predice l’avvenire, ripensa all’annuncio dell’angelo da parte del Signore. Considera la purità della sua coscienza esente da ogni macchia, per cui si vede portata in alto per opera divina, ben sopra il mondo e ogni creatura, per la prerogativa di una grazia singolare corrisposta con la vita. Allora nel giubilo di una gioia immensa canta al Signore un cantico nuovo, esclamando: L’anima mia magnifica il Signore.

L’anima di Maria magnifica il Signore, perché prima è stata magnificata da lui. Senza l’iniziativa divina che l’ha preceduta, Maria non avrebbe potuto magnificare a sua volta il Signore. Maria magnifica dunque colui dal quale è stata magnificata. E non solo con la lode della bocca lo magnifica, non solo con l’integrità del corpo, ma per il carattere unico del suo amore.

Molti lodano con le labbra, ma si smentiscono con la vita. Il loro cuore orgoglioso li rende autori di scelleratezza, invece che capaci di adorazione. Di costoro sta scritto: Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti (Tt 1,16). Questa razza di gente non esalta Dio, al contrario minimizza il nome del Signore, per quanto è in suo potere. A costoro si riferisce l’Apostolo affermando: Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani (Rm 2,24). In Maria, invece, magnifica il Signore la lingua, la vita, l’anima: la lingua, che loda la meravigliosa santità della divina gloria; la vita, che merita con le opere la gloria stessa; l’anima, che ama in modo singolare, raggiungendolo sulle ali della contemplazione, mentre lo spirito e il seno ne contengono l’incomprensibile magnificenza.

L’anima mia — ella dice — magnifica il Signore.Come lo magnifichi? Puoi forse rendere più grande la grandezza infinita? Grande è il Signore - dice il salmista - e degno di ogni lode (Sal 144,3). E’ tanto grande che la sua grandezza non si può paragonare né misurare. Come dunque lo magnifichi se non lo rendi da piccolo grande, né da grande più grande? Eppure lo magnifichi perché gli dài lode.

Tu magnifichi il Signore, o Maria, perché fra le tenebre di questo mondo, tu più luminosa del sole, tu più bella della luna, tu più fragrante della rosa, tu più candida della neve, lo fai conoscere irradiandone lo splendore. Lo magnifichi, dunque, non aumentando la sua grandezza infinita, ma portando fra le tenebre di questo mondo la luce sconosciuta della vera Divinità.

Il Signore, come non viene mai meno essendo eterno, così non può progredire essendo perfetto; è eterno, perché non ha inizio né fine, è perfetto perché nulla manca alla sua pienezza. E tuttavia tu lo magnifichi, quando per l’eccellenza dei tuoi meriti t’innalzi fino a ricevere la pienezza della grazia. Infatti lo Spirito Santo, che sopravviene in te pur lasciandoti vergine intatta, ti rende Madre di Dio, perché al mondo perduto tu generi il Salvatore.

Quali le cause di tali prodigi? Ciò proviene dal motivo che il Signore è con te, lui che ha fatto dei suoi doni i tuoi meriti; ecco perché affermo che tanto più tu magnifichi il Signore, quanto maggiormente in lui e da lui sei magnificata.

Che significa che l’anima tua magnifica il Signore, se non che tu stessa sei da lui talmente elevata da ricevere tutta la pienezza della grazia? Le tue gloriose e singolari virtù ti dilatano sino a raggiungere la magnificenza di una gloria senza pari. Ti dilatano, dico, perché tutta rorida dalla rugiada dello Spirito Santo, tutta impregnata dall’unione celeste, la tua anima si dilata col desiderio dell’amore come una pelle intrisa d’olio, fino a raggiungere lo stesso Verbo di Dio.

Tu sei il cestello di Mosè, tu il ricettacolo del Verbo, tu la cella del vino nuovo che inebria la sobrietà dei credenti. Tu sei la Madre di Dio.

http://www.certosini.info/immaginicertosine/albums/lezionari/feste/08_15_assunzione.jpg

Augustinus
14-08-04, 19:19
Omelia del 15 agosto 1969, in "Insegnamenti di Paolo VI", ed. Poliglotta vaticana, Roma, 1970, t. VII, 1292-1297.

Allorché celebriamo le feste della Madonna, notiamo come le pagine del vangelo ci fanno vedere e sentire Maria più vicina a noi. Si tratta di incontri familiari: ad esempio l'annunciazione, la nascita del Signore, la visita a Elisabetta, che rendono facile la nostra conversazione con la Madre di Dio, una conversazione che si svolge con linguaggio umano. Ne è conferma l'Ave Maria, poiché ella è nostra, nostra sorella nell'umanità.

I vari misteri della Madonna, anche quelli dolorosi, sono quadri di vita, ai quali ci è facile accedere almeno in parte, pure rimanendo noi sempre attoniti di fronte alla loro grandezza e sublimità.

Ma il ricordo degli ultimi punti del santo rosario: l'assunzione e la gloria di Maria, invece, ce la portano lontano. La Madonna esce dalla sfera della nostra vita umana; sale, scompare, entra in quell'aldilà che conosciamo solo per fede e anche per una certa intuizione in fondo al nostro spirito, predisposto a tale avvenire meraviglioso.

Noi intuiamo qualche cosa di questo aldilà, ma ci manca ogni esperienza. Allora bisogna affidarsi alla immaginazione; bisogna rendere superlativi e assoluti i termini da noi usati nel linguaggio terreno, temporale, per figurarci in piccola dimensione l'eterno.

Oggi noi celebriamo proprio l'aldilà di Maria, e possiamo considerarlo in due momenti: l'istante della sua risurrezione e quello della sua "entrata" e dimora nel Paradiso, che durerà per tutti i secoli nella gloria del Signore.

Che cosa stiamo guardando? L'epilogo della storia di Maria. Ci sarebbe più facile trovarne le ragioni che dirne l'essenza: Maria era senza macchia di peccato. Il peccato è la causa della morte e quindi è chiaro che la Madonna non doveva subire la pena della morte anche se ella ne ha subito la sorte, la dormitio Virginis, come si dice nell'antica liturgia, specie quella orientale.

Appena addormentate, quelle membra santissime, innocenti, si sono rianimate; hanno ripreso una vita nuova, leggera, trasparente, trasfigurante. Maria è passata da questo nostro piano di vita temporale, terrena, a quell'altro per cui restiamo senza parole.

Guardiamo, però, e restiamo abbagliati, come quando si guarda il sole e si vede che è sorgente di luce e vince la forza della nostra capacità visiva. Restiamo confusi a tanta luce e allora avviene il fatto comune di quando si guarda la luce. Si accende un lume: il primo sguardo è al lume, il secondo alle cose circostanti che ne sono illuminate.

Cosi avviene nel mistero dell'assunzione: vediamo Maria diventare una stella del cielo: la stella più bella; diventare, dice sempre la Scrittura, adattata alla figura della Vergine, bella come la luna, fulgida come il sole (Ct 6,10) cioè un astro che illumina l'universo, il nostro panorama terreno.

Quale luce ci da in modo speciale questo mistero odierno di Maria? Ce ne da molte, di luci. Ma quella che ci sembra specifica, essenziale, caratteristica, è che ci ricorda che la sorte di Maria sarà la nostra: anche noi siamo dei futuri risorti, siamo vite che il Signore cosi ha creato da rendere immortali, da destinare a una vita che trapassa i confini del tempo e gli anni trascorsi quaggiù, cosi labili, cosi fugaci, cosi logoranti, per darci invece, una vita piena, perfetta, santa e soprattutto, fuori del tempo. Essa non ha orologio, limiti, non ha calendario, non si esaurisce nella sua durata, ma resta assorbita nella sempre fresca, viva, nuova visione di Dio; è la vita eterna.

Maria ha avuto il privilegio di anticipare questa sorte e di goderla in una pienezza, in una perfezione che noi non raggiungeremo, sia pure se noi avremo la stessa sorte, cioè di riprendere dopo la lunga stagione del nostro sonno nel sepolcro questa nostra stessa carne, queste stesse nostre membra, la nostra stessa persona fisica nel tempo.

Vorremmo domandare alla luce di tali verità, che il Credo ci fa ripetere ogni giorno, se siamo veramente convinti che sarà cosi; se siamo sicuri, se crediamo e avvertiamo la meraviglia stupenda che tale verità colloca nella nostra maniera di valutare l'esistenza presente. Essa ha si una importanza grandissima ma è fugace, effimera, destinata all'altra esistenza, quella garantita dalla parola del Signore e della quale, nell'odierna festa, abbiamo splendida conferma.

Vogliamo domandarci, oggi, se tale realtà è presente sia per la indicibile consolazione che offre, sia per la dignità altissima e l'importanza senza paragone che essa imprime all'esistenza umana. Per siffatta realtà la Chiesa è cosi gelosa nella difesa della vita che nasce, della vita sofferente, della vita che muore.

Tutto concorre ad un atto che Iddio compie per l'eternità, e perciò la dignità della vita umana diviene qualificata con statura incommensurabile, bellissima, grandissima. E' la sorte di beatitudine che esige da tutti vicendevole amore.

Una seconda domanda, più pratica ma non meno importante: che rapporto c'è tra la vita presente e quella futura? Le cose avvengono automaticamente? Si nasce, cioè, si muore e un giorno si risorgerà tranquillamente, siccome fatti naturali, insopprimibili?

No. Esistono condizioni precise. La risurrezione esige il presupposto, da parte nostra, di essere buoni, veri cristiani, di conoscere la sorte d'essere veramente inseriti nella sorgente della vita che è Cristo, di essere sin d'ora attratti e compaginati nella sua misteriosa esistenza. Cristo è la vita: non vi sono su ciò dubbi o riserve. Noi dobbiamo essere cristiani, dobbiamo essere uniti a Cristo, giacché se vogliamo davvero che il prodigio della sua vita risorta sia pure nostro, dobbiamo agire in modo da credere e operare secondo l'unione indispensabile con lui.

E' la cosa più importante del nostro tempo presente: o cristiani, o falliti; e il fallimento sarebbe di una portata incalcolabile, Dio mio, perché eterno.

Con la sua assunzione al cielo Maria ci garantisce la possibilità di ascendere anche noi, se siamo, come lei, uniti a Cristo. Con tanta madre, la distanza fra noi e Cristo è abbreviata, annullata; e il Signore ci viene incontro e ci ripete: “Mangia di questo pane e vivrai in eterno” (Gv 6,58).

In tal modo si raggiunge l'immortalità, cioè l'inserimento della vita nuova nella nostra povera giornata terrena, che da se sarebbe enigmatica e forse tormentata e inghiottita dal dubbio.

Siamo esseri mortali, che devono rinunziare al grande sogno della vita perfetta e della vita eterna? No, di certo. Il Signore ci dice: "Io ti prometto, se tu credi, se rimani unito a me, se accetti di vivere cosi, che la tua vita sarà un giorno come quella di Maria".

Cosi nell'unione eterna con Cristo formeremo con lui quella luminosa società e unità del Corpo mistico che è il segreto dell'intera creazione e di ogni opera di bontà del genio cristiano.

Celebriamo, perciò, l'odierna festa nella fede della vita eterna, cercando di raggiungere le supreme conseguenze di tale fede.

La Vergine Maria, dall'alto del suo seggio di gloria, ci tende le braccia perché sentiamo ancora meglio l'invito e la certezza della sua protezione, l'esempio e il flusso della sua intercessione. Ella viene sempre in nostro soccorso.

E' bello vivere, con questa agilità e levitazione spirituale, la vita presente: i dolori, le fatiche, le delusioni, i pesi, le responsabilità cambiano di gravità; e invece di essere ostacoli diventano i gradini per raggiungere il traguardo, la vetta a cui siamo indirizzati.

Che Maria ci aiuti: confidiamo in lei. La visione, la realtà del suo mistero illumini la nostra vita di speranza, di gaudio anticipato, di forza morale, di gioia cristiana; e ripetiamo cosi con lei: Quanto è grande il Signore! L'anima mia magnifica il Signore (Lc 1,46).

Si, egli ha fatto cose grandi a Maria, e anche a noi che siamo, per divina adozione, fratelli di Cristo e fratelli, nella umanità, di Maria santissima.

Augustinus
14-08-04, 19:21
Meditatio VIII. SC 163,164-170.

O casa d'avorio, palazzo reale, costruito con tavole di cedro e rivolto verso spazi infiniti, o Maria, quante ricchezze sono in te racchiuse! Tu sei veramente il grande trono d'avorio di Salomone, opera tale che non ne esistettero di simili in nessun regno; sei rivestita con l'oro purissimo della sapienza, i tuoi fianchi hanno la perfezione dell'intatta verginità. Tu sei ascesa per i sei gradini dell'azione, e ora innalzi sul settimo il seggio della quiete contemplativa.

E' il seggio del re di pace: di qua e di la, da una parte e dall'altra, si ergono sui gradini dodici leoni, i profeti e gli apostoli, i padri più grandi dei due testamenti, sostenuti dai tuoi meriti, quali fanciullini ricolmi di stupefatta meraviglia innanzi alla tua elevazione. Chi è costei essi dicono che sorge come l'aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati? (Ct 6, 10).

Tutta la corte celeste s'innalza nello stupore di fronte a te e ammira in te l'opera delle dita di Dio. O piena di grazia, che è ciò che porti nel tuo seno? E' il Signore, Sono la serva del Signore. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente (Lc 1,38.49). Cose da guardarsi con meraviglia, perché sono grandi,e chi ha fatto in me queste cose grandi è il potente. Egli è il Signore, io sono la serva; egli è la rugiada, io la terra,e da questo viene il frumento.Egli è la manna, io il vaso,e da questo viene il verme, poiché è detto:lo sono verme, non uomo (Sal 21,7). L'uomo è come l'erba, ma quest'Uomo è frumento (Sal 102,15). Dalla rugiada del cielo e dalla terra vergine è spuntato il frumento. Sono grandi cose colui che le ha fatte è il potente. Un sol chicco di frumento nasce da me, e della grande abbondanza di questo frumento vien detto: Se muore, produce molto frutto (Gv 12,24). E' vero: morendo egli ha versato una grande abbondanza di vino; risorgendo e ascendendo ha effuso olio, e l'ha effuso su di noi abbondantemente, come dice l'Apostolo (Tt 3,6). Ecco l'abbondanza di frumento, di vino e di olio con rugiada del cielo e terre grasse.

Dio ha fatto di te, o Maria, una terra fertile. Ti ha colmato di grazia e separata dalla massa peccatrice, come il grasso nel sacrificio è separato dalla carne. Tu sei piena di grazia, piena di frumento, piena di vino, piena di olio, piena e debordante di tutti i doni dello Spirito Santo.

Il Signore è con te (Lc 1.28): con te nell'intimità del cuore, con te nel talamo del seno; con te egli dimora, con te rimane, mai si allontana da te.

Il Signore è con te. Che significa "con te"? Il Signore è con te una sola natura destinata ad essere innalzata ben sopra gli angeli. Dio abita in mezzo agli angeli, ma non con gli angeli; invece abita in mezzo a te e anche con te. Dio siede sopra gli angeli, siede sul trono, siede sui cherubini e i serafini, siede e regna sopra tutti costoro. Ma in nessun regno esiste opera alcuna simile a questo grande trono d'avorio.

Benedetta tu fra le donne (Lc 1.42).

La pienezza della grazia che è in te si riversa sulla terra e la disseta moltiplicandone i frutti;sotto questo stillicidio essa germinerà nella gioia, e tutte le generazioni ti chiameranno beata. Benedetta tu fra le donne. Sarebbe poco per te essere benedetta sopra gli uomini; le donne partoriscono con dolore, gli uomini con il sudore del volto mangiano il loro pane. Tu invece partorisci senza dolore, mangi senza fatica. Sarebbe poco per te anche essere benedetta sopra gli angeli: gli angeli sono nutriti da Dio, non vien detto che nutrano essi Dio. Tu invece, o benedetta, nutri colui che nutre sia te che gli angeli.

E benedetto il frutto del tuo grembo (Lc 1.42): il frutto per il quale le donne, gli uomini e gli angeli sono benedetti e tu sei benedetta sopra di tutti: perché molte figlie hanno radunato ricchezze, ma tu le hai superate tutte.

Dio ha consacrato il frutto del tuo grembo con olio di letizia a preferenza dei suoi compagni,e dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto:ma tu hai ricevuto con più abbondanza di tutti.

Augustinus
14-08-04, 19:57
Da LA VITA DELLA MADONNA Secondo le contemplazioni della pia Suora STIGMATIZZATA Anna Caterina Emmerick - Dai Diari di Clemente Brentano - (Compreso il periodo della vita e della Passione di Gesù)

PARTE QUARTA

Capitolo XI

LA SANTA VERGINE MARIA AD EFESO

149 - Soggiorno di Maria Santissima ad Efeso. La casa della Madonna. 150 - La Comunione della Santa Vergine e la Via Grucis di Efeso. 151 - La Madonna ritorna a Gerusalemme. La tomba.

149 - Soggiorno di Maria Santissima ad Efeso. La casa della Madonna

Questa notte ho avuto una visione molto suggestiva del trapasso della Madonna. Maria ha vissuto sessantatre anni, meno ventitrè giorni. Ho veduto infatti dinanzi alla mia vista interiore ripetersi sei volte il segno X, poi un I ed un V. Questo forma sessantaquattro se non sbaglio. Dopo l'ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo al Cielo, Maria Santissima visse circa tre anni a Sion, tre in Betania e nove ad Efeso. In questo luogo fu condotta da Giovanni quando si scatenò la persecuzione degli Ebrei contro Lazzaro che fu gettato in mare con la sorella. Quando la Madonna ricevette l'avvertimento interiore di lasciare il paese, Giovanni la condusse ad Efeso insieme ad altre persone. Maria non abitò proprio in città bensì a tre ore e mezzo di cammino. Con Lei si stabilirono pure altre pie donne. Per coloro che giungevano da Gerusalemme, la casa di Maria si mostrava sulla collina, a sinistra della via principale. Dalla parte di mezzogiorno si vedevano magnifici viali alberati ed il terreno ricoperto da una gran quantità di frutti giallognoli. Stretti sentieri conducevano alla cima della montagna, coperta di erba campestre. La sommità presentava una pianura ondulata e fertile di mezza lega di circonferenza: in questo luogo si erano stabilite la Santa Vergine e la colonia cristiana. Nonostante il luogo fosse solitario e selvaggio, non era di aspetto triste: vi si scorgevano in mezzo a piccoli spazi sabbiosi numerose grotte scavate nella roccia, come molte fertili e piacevoli colline disseminate di alberi da frutta dal tronco liscio e ricchi di bellissimo fogliame, che diffondevano intorno vastissime ombre. Prima di condurvi Maria Santissima, Giovanni aveva fatto costruire un'abitazione per Lei. Numerose famiglie cristiane e molte pie donne invece avevano scelto la loro dimora nelle spelonche delle rupi e nelle cavità che offriva il terreno. Altre famiglie invece abitavano in tende o fragili capanne. Le capanne iniziarono a diffondersi tra i cristiani fin dall'inizio delle persecuzioni, quando erano costretti a trasferirsi da un luogo all'altro per sfuggire alle medesime. Dovendo queste abitazioni provvisorie essere costruite sul suolo adatto, non è da meravigliarsi che spesso erano distanti l'una dall'altra anche un quarto d'ora di cammino. L'intera colonia cristiana era simile ad un paese composto di molti caseggiati sparsi su una vasta area. Solamente la casa di Maria era di pietra. Pochi passi dietro la casa, il monte si alzava ripido fino alla vetta, dalla quale si godeva una prospettiva estesissima sul mare, su Efeso e sulle sue numerose isole. In questa zona isolata non passava quasi mai nessuno. Nelle vicinanze della colonia cristiana vidi un castello dove abitava un re detronizzato. Giovanni lo converti alla nuova fede. Tempo dopo questo castello divenne sede di un vescovo. Tra Efeso e la dimora di Maria Santissima scorreva un fiumiciattolo grazioso. La casa della Madonna era quadrata, solo la parte posteriore era di forma rotonda. Le finestre erano molto sollevate dal suolo; il tetto era piano. L'abitazione era divisa dal focolare, che era stato costruito al centro della casa. A destra e a sinistra del focolare si accedeva nella parte posteriore che, separata da una tenda, era adibita ad oratorio. Il centro della muraglia, dal focolare al tetto, aveva un incavatura simile quasi ai nostri condotti per il fumo, e serviva infatti a guidare il fumo ad un'apertura superiore. Una tortuosa canna di rame si alzava al di sopra della casa. Le pareti del locale in cui si trovava il focolare erano annerite dal fumo. Lateralmente vi erano delle stanzette formate pure da pareti di giunchi legati insieme. Quando queste pareti mobili venivano tolte si formava un'unica e vasta sala. In quelle piccole stanze dormivano l'ancella di Maria e le donne che talvolta venivano a visitarla. La parte posteriore della dimora, di forma circolare o angolare, era graziosamente addobbata. Le pareti erano ricoperte di vimini intrecciati che terminavano superiormente in forma di volta. Questo laterale della casa era scarsamente illuminato. Nell'oratorio, in una nicchia posta al centro del muro, vi era una specie di armadio che si apriva facendolo girare come un tabernacolo mediante un cordone. Vi si mostrava una croce lunga all'incirca un braccio, questa aveva le due braccia laterali in forma di Y, come ho sempre visto la prima Croce di nostro Signore. La croce non aveva ornamenti, era anzi rozzamente intagliata come sono le croci che ancor oggi giungono dalla Terrasanta. Io penso che l'avessero intagliata Giovanni e Maria Santissima. Era composta da quattro specie di legno. Mi fu detto che il tronco più bianco era legno di cipresso, il più bruno di cedro, il giallognolo di palma, il quarto infine color giallo, con la superficie levigata e con l'unita tavoletta dell'insegna era fatto di legno d'ulivo. Era fissata ad un supporto di terra o di pietre, com'era la vera Croce di Cristo sul Calvario. Ai piedi della croce si trovava un pezzo di pergamena dov'era scritto qualcosa, forse le parole del Signore. Sulla croce era scolpita l'immagine del Salvatore, molto semplice, spoglia d'ogni vano ornamento e con linee di colore scuro. Le linee più marcate da una tinta nera rendevano ancor più chiara la figura del Cristo. Nelle diverse qualità di legno componente la croce, ravvisai le varie contemplazioni fatte dalla Santa Vergine. Due vasi di fiori stavano l'uno a destra e l'altro a sinistra della croce. Vicino a questi vasi vidi inoltre un lino, mi sembrò che fosse quello con cui la Santa Vergine s'era servita per asciugare il sangue e le piaghe del Santo Corpo di Cristo, quando fu tolto dalla Croce. Nello scorgere questa pezzuola, vidi Maria Santissima asciugare le sacre Piaghe del Redentore. Quel panno era simile alla tela con cui i sacerdoti puliscono il Calice dopo aver bevuto il Sangue di Cristo. La piccola casa della Santissima Vergine era situata vicino ad un bosco, circondata da alberi; la quiete ed il silenzio avevano l'assoluto dominio in quel luogo. L'ancella, più giovane della Santa Vergine, andava nei dintorni a procurarsi talvolta un poco di cibo. Conducevano una vita assolutamente tranquilla e ritirata. Negli ultimi tempi in cui dimorò in questo luogo, la Madonna divenne sempre più silenziosa e raccolta, pareva quasi dimenticasse di prendere il nutrimento necessario. Solo il suo corpo sembrava appartenere ancora a questo mondo poiché lo spirito pareva già passato a più felice dimora. Tutto in lei faceva trasparire la continua preoccupazione del suo spirito. Nelle ultime settimane della sua vita, si aggirava per le stanze appoggiata al braccio della sua fedele ancella.

150 - La Comunione di Maria e la Via Crucis di Efeso

Non vi erano uomini in casa, fatta eccezione per qualche Apostolo o qualche discepolo di passaggio che veniva a riverire la Madre di Gesù. Assiduamente ho visto entrare ed uscire da casa sua solo San Giovanni; ma né a Gerusalemme, né ad Efeso egli si fermava per molto tempo. Le visite dell'Apostolo alla Madre di Dio erano frequenti, ma molto brevi; portava una veste diversa da quella che aveva al tempo di Gesù. Era assai lunga, ricadeva in larghe pieghe al suolo ed era fatta di stoffa grigia e sottilissima. Svelto nei movimenti, Giovanni era slanciato e aveva il viso affilato ed avvenente; la testa sempre scoperta mostrava lunghe chiome di capelli biondi che scendevano divisi dietro le orecchie. Quand'egli compariva in mezzo agli altri Apostoli, la grazia verginale della sua fisionomia otteneva ancora maggior risalto. Nella casa di Maria Santissima vidi una volta Giovanni che, sotto la veste bianca di quel giorno, indossava una cintura su cui erano ricamate delle lettere, mentre una stola e una specie di manipolo gli pendevano dal braccio. La Santa Vergine, avvolta pure in una veste bianca, uscì dalla sua stanza appoggiata come al solito al braccio dell'ancella, sembrava mossa dall'ardente e sublime desiderio di rivedere e riabbracciare suo Figlio. Il suo volto era pallido come la neve e sembrava quasi trasparente, era consumata da questo desiderio. Giovanni si ritirò con Lei nell'oratorio; quindi Ella tirò un cordone e subito il tabernacolo girò su se stesso ed apparve alla loro vista la croce. Pregarono insieme per qualche tempo inginocchiati ai piedi del crocifisso; poi Giovanni si alzò e trasse dal suo petto un astuccio di metallo, l'apri e ne tolse un involto di lana in cui c'era un panno bianco che racchiudeva la Santa Eucaristia sotto forma di un pezzetto quadrato di pane bianco. Dopo aver pronunciato alcune parole solenni, Giovanni diede la Santa Comunione a Maria. Non vidi però porgerLe il calice. Dopo la morte del Signore, la Santa Madre, finché abitò a Gerusalemme, non aveva smesso di bagnare con le sue lacrime la Via Dolorosa. Ella aveva misurato un passo dopo l'altro le distanze da tutte le stazioni, e il suo amore non poteva fare a meno di riempirsi con quell'incessante contemplazione. Quando giunse ad Efeso, Ella continuò a meditare i misteri della Passione di suo Figlio percorrendo quotidianamente una parte della montagna dietro la sua casa. Costruì in questo luogo una Via Crucis ad imitazione di quella vera lasciata a Gerusalemme. La vidi piantare una pietra per ogni stazione, dopo averne contati i passi e supposta la distanza giusta, o se vi trovava un albero, lo segnava subito. Questa Via Crucis, benedetta anch'essa dalla Madonna con le lacrime, conduceva nel vicino bosco dove un'altura rappresentava il Calvario, e una piccola grotta, scavata in un altro colle, il Santo Sepolcro. Quando Ella ebbe stabilito le dodici stazioni, La vidi con la sua ancella dedicarsi a silenziose meditazioni. Ad ogni stazione esse si sedevano e rinnovavano nella profondità del loro cuore il ricordo delle misteriose sofferenze del Signore, Lo lodavano, versando calde lacrime per l'immensità del suo amore. In seguito quel luogo fu disposto ancor meglio, ed io vidi Maria scrivere con un punteruolo su ogni pietra della Via Crucis il significato della stazione, il numero dei passi e altre indicazioni simili. Vidi pure ripulire la caverna che raffigurava il santo Sepolcro, disponendola come luogo di preghiera. Non scorsi alcuna immagine o croce che indicasse le stazioni della Via Crucis, ma solamente delle pietre con delle iscrizioni. Vidi poi che quella rudimentale Via Crucis del Cristianesimo primitivo fu ordinata ed abbellita sempre più col passar degli anni. Già subito dopo la morte della Madonna, vidi quella via abbellita e percorsa dai cristiani che si prostravano sul terreno e lo baciavano. Vidi quando Giovanni percorreva insieme alla Santa Madre quella Via Dolorosa, quand'egli Le dava la Santa Comunione, La benediceva e riceveva a sua volta la sua benedizione. Giovanni era divenuto per Lei davvero come un figlio, e perciò più vicino a Lei di tutti gli altri Apostoli.

151 - La Madonna ritorna a Gerusalemme. La tomba

Dopo tre anni di soggiorno ad Efeso, vidi la Madre di Dio ritornare a Gerusalemme accompagnata da Giovanni e Pietro. Ella fu spinta da un desiderio fortissimo di rivedere i luoghi santificati dal Sangue di Gesù. Vidi in questa città radunati molti Apostoli come per un concilio. Tommaso era pure tra questi. La Vergine li assisteva con i suoi consigli. Essi stabilirono ogni cosa per la Chiesa futura; dopo di che andarono a portare lontano il Vangelo. Giovanni evangelizzò l'Asia Minore. Visitava regolarmente questa regione e perciò si recava spesso a trovare Maria ad Efeso. Quando la Vergine arrivò a Gerusalemme imbruniva appena; prima di entrare in città Ella si recò a visitare il monte degli Ulivi, il Calvario, il santo Sepolcro e tutti gli altri luoghi santi che sono intorno a Gerusalemme. Mi sembra che la Santa Vergine, circa un anno e mezzo prima di morire, tornò una seconda volta a Gerusalemme. Infatti ebbi un'altra visione in cui La vidi di notte, avvolta in uno spesso mantello, visitare con gli Apostoli i santi luoghi. Questa visione si confonde però con l'altra della prima visita a Gerusalemme. Ad ogni modo vidi la Vergine che, appena giunta sui luoghi della Passione, non cessava di sospirare: "Oh, figlio mio! Figlio mio!". Giunta alla porta di quel palazzo dove aveva incontrato Gesù sotto la Croce, fu talmente addolorata da quel ricordo che cadde svenuta a terra. Gli Apostoli credettero quasi che Ella avesse cessato di vivere. Fu portata al Cenacolo di Sion, in cui Maria Santissima abitò le stanze dell'atrio; per parecchi giorni fu così debole e sofferente, ebbe frequenti svenimenti e ci si attendeva di vederla spirare ad ogni momento. Si pensò allora di prepararle una tomba. Gli Apostoli fecero scavare da un operaio cristiano un bel sepolcro in una caverna sul monte degli Ulivi. Ma dopo che la tomba fu preparata, Maria riavutasi, si ristabilì abbastanza in salute per poter ritornare ad Efeso; vi morì dopo diciotto mesi. La tomba scavata per Lei a Gerusalemme fu tenuta in grande onore e più tardi lì vicino fu eretta una chiesa. Giovanni Damasceno - così udii nello spirito- scrisse, secondo la tradizione ufficialmente diffusa, che la Madonna era morta a Gerusalemme e che in quel luogo era stata sepolta. Dio ha voluto che i particolari della sua morte, della sua sepoltura e della sua Assunzione diventassero solo oggetto di una tradizione incerta, perché la tendenza pagana del tempo non penetrasse nel Cristianesimo, facendo adorare Maria come una dea.

... continua ...

Augustinus
14-08-04, 19:57
Capitolo XII

MARIA SANTISSIMA SUL LETTO DI MORTE

152 - L'ultima Via Crucis della Santa Vergine. L'arrivo degli Apostoli. 153 - il rito degli Apostoli. 154 - Gerusalemme all'epoca della morte della Madonna.

152 - L'ultima Via Crucis della Santa Vergine. L'arrivo degli Apostoli

Comunicazioni della Veggente la mattina del 9 agosto 1821.

Vidi la Santa Vergine debole, pallida, febbricitante, eppure senza rughe e anche senza alcuna traccia di invecchiamento. Sembrava solo ansiosa di ricevere la sua trasfigurazione per raggiungere suo Figlio in Cielo. Era molto magra e dava l'impressione di uno spirito. Non l'ho mai vista ridere, ma sorridere in modo commovente. Indossava la veste che aveva portato durante la Crocifissione del Signore, la quale sembrava avvolgerla nel manto di dolore e di eterna preghiera. Quando ne ebbi la visione, Ella percorreva per l'ultima volta la Via Crucis di Efeso con cinque altre pie donne della colonia cristiana, tra le quali la nipote di Anna, la profetessa, e la vedova Mara, nipote di Elisabetta. Ho percorso con loro la Via Crucis di Efeso. La Santa Vergine precedeva il gruppo pallidissima in volto, indescrivibile nella maestà del suo aspetto. Vidi poi le cinque pie donne accomiatarsi da Lei, piangendo e pregando, profondamente commosse. Maria Santissima non prendeva quasi più cibo perché era con lo spirito già morta alla vita terrena. Mentre la Madonna percorreva quella Via, Giovanni, Taddeo e Pietro, sentendo la sua fine prossima, erano gia giunti a casa sua. Vidi Maria distesa sul lettino basso e stretto, nella sua stanza tutta bianca; la sua testa riposava sopra un cuscino rotondo. La testa e la faccia erano avvolti in un lungo panno; il corpo era coperto con una coperta nera. Quella santa morte tanto invocata era prossima. Prossimo il suo congiungimento con l'amato Figlio. Sei Apostoli erano riuniti: Pietro, Andrea, Giovanni, Taddeo, Bartolomeo e Mattia. Vi era anche uno dei sette diaconi, il buon Nicanone, uomo sempre pronto a rendersi utile al prossimo. Gli Apostoli pregavano insieme nell'oratorio, nella parte anteriore della casa.

153 - Il rito degli Apostoli

L'epoca in cui la Chiesa commemora la morte di Maria Santissima è giusta, ma non tutti gli anni cade nello stesso giorno. Oggi ho visto arrivare altri due Apostoli; avevano le vesti rialzate ed assicurate alla cintura, come fanno i viaggiatori. L'uno è Giacomo il minore, l'altro Matteo, il fratello adottivo. Ieri sera e pure questa mattina, ho veduto gli Apostoli riuniti nell'oratorio della casa di Maria. Per quest'occasione avevano scostato in parte le pareti mobili di vimini che suddividevano la grande sala anteriore in molte celle. L'altare consisteva in un tavolo coperto dei panni cultuali (bianco e rosso). Quando gli Apostoli volevano celebrare il rito religioso, questo tavolo veniva trasportato alla destra del focolare ed appoggiato al muro; allorché la cerimonia era conclusa, il tavolo veniva riposto al suo posto d'origine. Dinanzi all'altare vi era un piedistallo ricoperto su cui stavano i rotoli dei Sacri Scritti. I lumi ardevano al di sopra dell'altare sul quale si trovava un vaso a forma di croce, fatto di materia brillante, simile alla madreperla: era largo appena un palmo di larghezza e di lunghezza, conteneva cinque scatole chiuse da coperchi d'argento. La scatola centrale racchiudeva il Santissimo Sacramento; le altre contenevano crisma, olio, sale ed altri oggetti benedetti. Nei loro viaggi gli Apostoli portavano questa croce-contenitore sospesa sul petto, sotto la tunica. Essi portavano così qualcosa di più prezioso del misterioso sacro oggetto dell'antica Alleanza che riposava sul petto del sommo sacerdote degli Ebrei. Se essi conservassero in una di queste scatole reliquie dei santi, questo non lo ricordo bene. Sono certa però che, quando essi offrivano il sacrificio della nuova Alleanza, avevano sempre con loro le Ossa di profeti o di martiri. Infatti questa santa tradizione era legata a quella degli antichi Patriarchi che, quando offrivano sacrifici, portavano con loro le ossa di Adamo o di qualche altro antenato sul quale era scesa la Promessa. Il Salvatore, durante l'ultima Cena, aveva insegnato agli Apostoli a fare così. Vidi Pietro in abiti sacerdotali, in piedi dinanzi all'altare, gli altri erano dietro a lui. Le donne stavano in fondo alla sala. Mi fu mostrato che Gesù aveva rivelato a Maria, la quale lo supplicava di non lasciarla a lungo in questa valle di lacrime, le opere spirituali che doveva compiere prima di essere portata via dalla terra. Egli aggiunse che gli Apostoli e molti discepoli si sarebbero riuniti per assistere alla sua morte e Le indicò ciò che doveva dire prima di dare loro l'ultima benedizione. Egli suggerì anche all'inconsolabile Maddalena di nascondersi nel deserto e alla sorella Marta di formare una comunità di pie donne. Poi promise di essere in spirito sempre con loro. Vidi pure l'arrivo di Simeone. Mancavano dunque solo Filippo e Tommaso. Gli Apostoli ed i discepoli erano arrivati quasi tutti, per lo più stanchissimi. Impugnavano lunghi bastoni ricurvi di diversa foggia e impugnatura, corrispondenti probabilmente al loro rango. Portavano i mantelli di lana bianca rialzati sulla testa come un cappuccio, sotto indossavano lunghe tuniche sacerdotali di lana bianca, aperte dall'alto in basso, ma allacciate con piccoli legacci. Durante i viaggi la tunica era rialzata e collegata alla cintola. Alcuni vi portavano sospesa una borsa. Appena entrati nella casa di Maria, li vidi abbracciare commossi coloro che già vi si trovavano, poi deposero i bastoni, i mantelli, le cinture e le borse, e lasciarono ricadere fino ai piedi la tunica bianca, infine indossarono una lunga cintura ornata di lettere che portavano nelle loro bisacce. Quando furono lavati i loro piedi, si avvicinarono al letto della Santa Vergine e la salutarono rispettosamente. Maria era molto debole ed era in grado di rivolgere loro solo poche parole. Mangiarono pochissimo; il necessario per sostenersi.

Vidi giungere Marco, e quel figlio, o nipote di Simeone, che aveva preparato per Gesù l'ultimo agnello pasquale e aveva presso il tempio l'incarico di vegliare sul bestiame per i sacrifici. Vidi convenute al capezzale di Maria dieci persone. Si celebrò allora il rito sacro vicino all'altare, io vidi alcuni dei nuovi arrivati così pronti ed abbigliati che mi sembrava volessero subito ripartire. Davanti al letto della Santa Vergine stava un piccolo sgabello basso e triangolare, simile a quello su cui Maria aveva ricevuto i doni dei Magi nella Grotta del Presepio. Sullo sgabello vi era una piccola tazza con un cucchiaio di color bruno-trasparente. Dopo il rito vidi Pietro che portava il Santissimo Sacramento alla Madonna; glielo porse in un ostensorio a forma di croce. Gli Apostoli si disposero in due ali, dall'altare fino al suo letto; vidi che si chinarono profondamente al passaggio di Pietro con il Santissimo Sacramento. Dopo questa visione sentii il desiderio di contemplare Gerusalemm:e, ma il pensiero della lunghezza del viaggio mi spaventò. Improvvisamente mi si avvicinarono la Santa Vergine e la martire Susanna, di cui oggi ricorre l'anniversario ed io ne conservo alcune reliquie. La Martire rimase con me tutta la notte e mi parlò facendomi coraggio e dicendomi che voleva accompagnarmi in questo viaggio. Allora io la seguii con lo spirito attraverso mari e paesi lontani, finché fummo a Gerusalemme. Santa Susanna era completamente diversa da me; camminava rapida e leggera, e quando io volevo toccarla non afferravo che uno spazio vuoto. Ogni volta che mi si presentava una visione precisa su Gerusalemme la Santa subito spariva, ma ad ogni passaggio da una visione all'altra mi era sempre vicina e mi confortava.

154 - Gerusalemme all'epoca della morte della Madonna

Arrivai in spirito al monte degli Ulivi e vi trovai tutto cambiato e devastato. La casa presso l'Orto del Getsemani, dove i discepoli si erano trattenuti, era stata demolita ed erano state scavate fosse ed erette mura per rendere impraticabile la via. Vidi il Sepolcro del Signore caduto in rovina ed otturato. Sulla cima della rupe si era incominciato a costruire qualcosa, che pareva un piccolo tempio. Mentre, afflitta, contemplavo la desolazione di quei luoghi, nu apparve il mio Sposo celeste, nelle stesse sembianze in cui era già comparso a Maddalena in quello stesso posto, e mi consolò. Trovai desolato e deserto il monte Calvario: il piccolo poggio superiore sul quale era sorta la Croce, era stato spianato e intorno ad esso erano state scavate fosse e valli cosicché nessuno poteva toccarne la cima. Io però potei arrivarvi e pregai, il Signore mi si avvicinò di nuovo per porgermi conforto. Quando Gesù mi stava vicino, Santa Susanna spariva dal mio fianco. Ebbi allora una visione che rappresentava i miracoli e le guarigioni operate da Cristo nelle vicinanze di Gerusalemme. Mentre pensavo alla grazia concessa specialmente ai sacerdoti di operare guarigioni in nome di Gesù, riflettevo come questa virtù si era recentemente manifestata nel principe di Hohenlohe. Vidi per suo merito guarire molti malati e fra questi anche quelli afflitti dall'ulcera, forse simboli di antiche colpe gravitanti nelle coscienze. Vidi pure altri sacerdoti i quali, nonostante fosse stata concessa simile facoltà terapeutica, per timore degli uomini o per eccessiva modestia non guarirono alcuno. Uno di questi si distinse in modo particolare per la facoltà di guarire l'anima di numerose persone morsa da orribili animali, simboli dei peccati; ma era impedito da ogni specie di ostacoli quando voleva risanare le malattie fisiche.

... continua ...

Augustinus
14-08-04, 20:00
Capitolo XIII

IL TRAPASSO

155 - La croce della Vergine. 156 - Le prime chiese. Gli Apostoli convocati ad Efeso per ispirazione divina. 157 - Ultime disposizioni, il trapasso e l'affidamento delle reliquie di Maria Santissima. 158 - Le esequie. Il sepolcro della Santa Vergine. 159 - Assunzione della Madonna al Cielo.

155 - La croce della Vergine

Comunicazioni della Veggente del 12 agosto 1821

Vedo dodici persone celebrare la Santa Messa vicino al letto della Beata Vergine. Inginocchiata accanto al suo capezzale c'è una donna che aiuta Maria ad alzarsi di tanto in tanto. Nel corso della giornata vidi questa donna propinare alla Madonna un succo medicamentoso da una tazza. Adagiata vicino al letto della santa Moribonda c'era la croce a forma di Y. La Madonna era vissuta quattordici anni e due mesi dopo l'Ascensione di Cristo al Cielo.

La Veggente, mentre si addormentava, intonò con tono sommesso e raccolto alcuni inni intorno alla Madre di Dio. Quando si destò il mattino seguente e le domandai che cosa cantasse, ella mi rispose ancora assonnata: "Sono andata in processione con quella Signora... ora se n'è andata!". Il giorno dopo spiegò il motivo di questo canto.

"Verso sera seguii, in una visione, due compagne di Maria Santissima. Facemmo il giro della Via Crucis dietro la casa di Efeso. Mi ero aggregata a loro in silenzio; improvvisamente fui rapita in estasi e incominciai a cantare con le pie donne. Poi tutto disparve".

Comunicazioni del 13 agosto 1821

Anche oggi ho assistito al servizio divino in casa della Madonna. Ho visto la Santa Vergine levarsi più volte per sorbire dal piccolo cucchiaio il succo contenuto nella tazza.

Alla sera, verso le sette, l'estatica pronunciò le seguenti parole nel sonno:

"Passando per Roma, è arrivato dalla Spagna anche Giacomo il Maggiore. Lo accompagnano tre discepoli, tra i quali Simone Cremensear. Come tutti gli altri Apostoli, sono giunti assai stanchi".

156 - Le prime chiese. Gli Apostoli convocati ad Efeso per ispirazione divina

Gli Apostoli accorsero dalle diverse parti del mondo ad Efeso per stringersi attorno al capezzale di Maria Santissima; furono avvertiti dagli Angeli nelle regioni dove stavano fondando la Chiesa di Cristo. Essi avevano eretto piccole chiese per annunciare il Vangelo nelle zone pagane del mondo. Ho visto molte di queste chiese primitive costruite con rami intrecciati e strati di fango, tutte avevano nella parte posteriore la stessa forma circolare della casa di Maria ad Efeso. In questi luoghi di culto vi era collocato un altare dove si offriva il Santo Sacrificio. Penso che gli Apostoli non avrebbero potuto giungere fino ad Efeso senza la misteriosa assistenza del mondo celeste. Li ho visti più volte passare attraverso folle umane senza essere scorti. Essi nemmeno ebbero coscienza di godere questa protezione, sebbene operassero miracoli presso i popoli pagani e selvaggi. I miracoli che vidi erano in rapporto ai bisogni elementari degli uomini, di specie diversa da quelli di cui ci parla la Sacra Scrittura. Pietro e Mattia si trovavano allora vicino ad Antiochia; Andrea, che aveva sofferto la persecuzione a Gerusalemme, non era lontano da loro. Vidi una figura luminosa avvicinarsi a Pietro e svegliarlo. Lo prese per la mano e gli disse che doveva recarsi in fretta dalla Madre di Dio. Pietro, che era indebolito dalla vita e dall'età, si mise a sedere per ascoltare bene le parole dell'Angelo. Appena questi scomparve, l'Apostolo si alzò, indossò la cintura e il suo mantello, prese il bastone e partì. Taddeo e Simone, che frattanto avevano ricevuto la convocazione in Persia, incontrarono Pietro e insieme si recarono al capezzale della Madonna. Vidi pure Tommaso: egli si trovava nel cuore dell'India, più lontano di tutti da Efeso. Lo vidi in una capanna di bambù, assorto in preghiera; poi l'ho visto navigare su un fragile battellino con un discepolo tartaro da lui convertito. Tommaso giunse in ritardo al capezzale della Vergine, arrivò solo dopo la morte di Maria. Egli si era spinto per la sua missione fino in Russia, attraversando la Cina e giungendo in Tartaria; infine si era recato in India. L'Apostolo trovò la morte nel martirio, fu trafitto da una lancia in India. Una pietra sulla quale egli aveva pregato ogni giorno portava impresse le tracce delle sue ginocchia. Nel tempo in cui la Madonna stava per lasciare il mondo, Giovanni risiedeva a Gerico ma si recava spesso ad Efeso. Bartolomeo era ad occidente del mar Rosso, in Asia. Era un bell'uomo, assai destro: colorito bianco, fronte alta, occhi grandi, capelli neri e ricci; barba corta, nera e ricciuta, divisa in due fiocchi. Bartolomeo aveva appunto convertito un re con tutta la famiglia quando fu trucidato da un fratello del re divenuto cristiano. Non vidi dove si trovasse Giacomo il Minore quando fu chiamato ad Efeso. Egli era assai bello ed aveva grande somiglianza con nostro Signore, motivi per cui era chiamato da tutti i discepoli "il fratello di Gesù". Solo Paolo non fu chiamato perché non aveva vincoli di parentela o di amicizia con la Santa Famiglia.

157 - Ultime disposizioni, il trapasso e l'affidamento delle Reliquie di Maria Santissima

Durante queste contemplazioni avevo con me alcune reliquie degli Apostoli e delle sante donne. Palpando le medesime vedevo apparire al mio spirito queste sante persone. Tommaso non entrava nella visione della santa morte della Vergine, lo vedevo invece in viaggio. Lui era il dodicesimo che mancava.

Comunicazioni della Veggente del 14 agosto 1821

Vidi l'ancella della Vergine affranta dal dolore; si aggirava per la casa in cui regnava la più profonda tristezza. La morte si accostava visibilmente alla Madonna; Ella riposava sul suo giaciglio nell'attesa trepidante di ricongiungersi col Figlio. Il velo che copriva la sua testa era rialzato sulla fronte, Ella l'abbassava sul viso quando parlava agli uomini; anche le sue mani erano scoperte quando era sola. Per tutto questo tempo continuò a nutrirsi solo con qualche cucchiaio di quel succo giallo. Giunta la sera, la Santa Vergine, conformemente alla volontà di Gesù, si dispose a congedarsi e a benedire gli Apostoli, i discepoli e le pie donne. La vidi seduta sul letto, bianchissima in voito. La sua stanza era aperta da tutti i lati. Maria Santissima pregò; poi benedì separatamente ogni Apostolo toccandogli la mano. Infine parlò a tutti insieme. Poi Ella diede a Giovanni le disposizioni da prendere per il suo corpo, incaricandolo di dividere le sue vesti tra l'ancella e una giovinetta che spesso le era vicina. Vidi Pietro che le si avvicinò con un rotolo di carta per scrivere. Poi la Santa Vergine indicò col dito un grosso armadio contenente le sue vesti; allora potei vederle ed esaminarle tutte. Compresi profondamente i significati spirituali racchiusi in esse. Essendosi gli uomini ritirati nella parte anteriore della casa, le donne vennero ad inginocchiarsi dinanzi al letto di Maria per essere benedette a loro volta. Vidi la Santa Vergine abbracciare una delle pie donne che si chinava su di lei. Pietro, con un magnifico paramento sacerdotale, celebrò la Santa Messa. Fu simile a quella che egli celebrò subito dopo l'Ascensione di Cristo nella chiesa della piscina di Betsaida. Pietro aveva appena iniziato la cerimonia che vidi giungere Filippo, arrivava dall'Egitto con un discepolo e si precipitò subito al capezzale della Madre di Dio per riceverne la benedizione. Intanto Pietro terminò la cerimonia, consacrando e ricevendo egli stesso il Corpo del Signore. L'aveva distribuito agli Apostoli, ai discepoli e a tutti i fedeli li presenti. Maria non poteva vedere l'altare, ma finché durò la cerimonia rimase assisa sul suo letto assorta in meditazione. Vidi che Pietro, dopo aver dato il Santissimo Sacramento a tutti gli Apostoli, si avviò dalla Vergine per darle per l'ultima volta il Pane Eucaristico e l'Estrema Unzione. Si svolse allora la cerimonia finale di commiato dalla Madonna: tutti gli Apostoli accompagnarono Pietro in processione solenne. Precedeva il corteo Taddeo con l'incensorio; seguiva Pietro con l'Eucaristia nel vaso a forma di croce; veniva poi Giovanni che aveva in mano un piatto sul quale c'era il Calice col prezioso Sangue e alcune scatole. il Calice era simile a quello della santa Cena. L'ancella di Maria Santissima aveva portato presso il letto della Madonna il tavolo, adibito ad altare, coperto dalle tovaglie cultuali sul quale erano lumi e candelabri accesi. La Vergine, senza proferire parola, continuava a guardare in alto rapita in estasi profonda. Era pallidissima ed immobile. Pietro La unse con gli oli santi, sul viso, sulle mani, sui piedi e sul costato, dove la sua veste aveva un'apertura, così non ebbe bisogno di venir scoperta; infine le diede la Santa Comunione. Frattanto gli Apostoli recitavano sottovoce le preghiere. In quel momento vidi un bagliore di luce celeste invadere Maria, avvolgerla tutta ed entrare nel suo corpo. Poi la Vergine cadde in un'estasi profonda. Solo alcune donne erano rimaste presso di Lei perché gli Apostoli erano tornati sull'altare. Più tardi questi ultimi, insieme ai discepoli, tornarono intorno al letto di Maria per pregare. Ebbi frattanto un'altra visione stupenda: il tetto della stanza della Madonna non esisteva più e dal Cielo aperto scesero numerose figure di Angeli. Tra questi si stagliò una Via luminosa che guidava fino alla Gerusalemme celeste. Allora vidi la Madonna stendere le braccia verso quella Via, subito due Cori di Angeli su nubi splendenti avvolsero la sua anima separandola dal Santo Corpo, il quale ricadde inanimato sul letto con le braccia incrociate sul petto. Seguii la sua Santissima Anima che, accompagnata da numerosi Cori angelici, salì nella Gerusalemme celeste e assurse al trono dell'adorabile Trinità. Qui le andarono incontro con grande venerazione tutte le anime dei Patriarchi dell'antichità. Vidi tra queste Gioacchino, Anna, Giuseppe, Elisabetta, Zaccaria e Giovanni Battista. Poi vidi pure Gesù che, accogliendoLa con il suo amore divino, le porse tra le mani uno scettro e le mostrò la terra sotto di Lei, come per conferirle un potere speciale. Così vidi entrare la Madonna nella Gloria celeste, mentre tutto ciò che era sulla terra intorno a Lei scomparve ai miei occhi. Forse Pietro, Giovanni e alcuni discepoli ebbero la stessa visione perché non potevano distogliere lo sguardo dal Cielo. La maggior parte di loro erano inginocchiati. Vidi una luce intensa inondare di splendore il Cielo e la terra come nel giorno dell'Ascensione di Cristo. Quello fu il momento in cui Maria Santissima, più bella che mai, assurse al Cielo seguita da molte anime liberate dal Purgatorio. Anche oggi, nell'anniversario della sua morte, ho visto numerose anime assurgere al Paradiso. Molte anime entrano in Cielo ogni anniversario della morte della Madonna. A questa grazia sarebbero ammesse anche quelle dei suoi devoti. Quando rivolsi lo sguardo sulla terra vidi il Corpo della Santa Vergine riposare al suo posto, illuminato di splendore, col volto fiorente soffuso di un tenue sorriso, le pupille chiuse e le braccia incrociate sul petto.

158 - Le esequie. Il sepolcro della Santa Vergine

Quando la Santa Vergine lasciò il Santo Corpo era l'ora stessa in cui era spirato il Salvatore. L'ora nona. Mentre vedevo gli Apostoli, i discepoli e le pie donne pregare, percepii un gran movimento in tutta la natura, come nella notte in cui nacque Gesù Cristo. Vidi le pie donne appoggiare sul santo cadavere una coperta, gli Apostoli ed i discepoli si prostrarono nella parte anteriore della casa. Il fuoco sul focolare fu coperto, le suppellettili furono radunate tutte in un angolo e coperte. Le donne si velarono e sedettero a terra nel vestibolo della camera di Maria; sedute e in piedi intonavano con profonda tristezza gli inni funebri. Gli uomini si erano coperti il capo col cappuccio e celebrarono una cerimonia funebre: due di loro inginocchiati, uno al capo e l'altro ai piedi delle sante Spoglie, pregavano senza sosta per un certo tempo, poi venivano sostituiti da altri due, e così via. Ho visto quattro volte gli Apostoli darsi il cambio presso il Santissimo Corpo. La figlia di Veronica, la madre di Giovanni Marco e numerose donne prepararono il Corpo alla sepoltura. Secondo l'uso ebraico avevano portato erbe aromatiche e balsamo per imbalsamare il Santo Corpo. Vidi Matteo e Andrea recarsi all'ultima stazione della Via Crucis di Maria, cioè a quella cavità che rappresentava il Sepolcro di Cristo. Essi ampliarono la fossa, per far riposare in questo luogo il Corpo della Santa Vergine. La caverna del sepolcro non era spaziosa come quella vera di Cristo, un uomo di media statura vi poteva stare appena in piedi senza curvarsi. All'ingresso il terreno si abbassava e il letto funebre aveva un incavo corrispondente alla forma di un corpo umano. Dopo aver lavorato duramente, i due Apostoli collocarono una porticina. In-torno alla grotta vi era un giardino, simile a quello del Santo Sepolcro. Una croce era stata scolpita su un masso. Giunsero molte donne per disporre definitivamente il Santo Corpo della Madre di Dio alla sepoltura. Esse si servivano di fiaccole per illuminare l'operazione, mentre gli Apostoli pregavano in coro nel vestibolo. La Madonna era rimasta coperta soltanto con una lunga camicia di lana. Le tagliarono le belle ciocche per tenerle come reliquie. Vidi due donne lavare le sante spoglie, credo che avessero nelle mani una spugna. Con rispettoso timore e venerazione il Corpo fu tutto lavato, ogni parte dopo essere stata lavata veniva subito ricoperta; il Santo Corpo rimase sempre coperto e le donne ebbero cura assoluta di non far mai apparire la più piccola nudità. Vidi il bacino dell'acqua vuotato in una fossa presso la casa e venir di nuovo riempito con acqua fresca. Alla fine le sacre Spoglie furono rivestite di una nuova veste e collocate su un tavolo. La Madonna fu interamente fasciata, tranne la testa, il petto, i piedi e le mani. Dopo la Messa solenne pronunciata da Pietro, e dopo che il Santissimo Sacramento fu distribuito a tutti, vidi Pietro e Giovanni, ancor vestiti con i paramenti solenni, entrare nella camera mortuaria. Giovanni portava un vaso d'unguento; Pietro, mentre recitava le preghiere d'uso, vi immerse il pollice della mano destra e unse la fronte, il centro del petto, le mani e i piedi di Maria Santissima. Sulla fronte e sul petto le fece il segno della croce. Questa però non era l'Estrema Unzione, che Maria aveva già ricevuto ancora in vita, ma credo che fosse una dimostrazione d'onore resa al Santo Corpo, simile a quella praticata anche in occasione della sepoltura del Redentore. Quando le donne ebbero finito l'imbalsamazione, Le incrociarono le braccia, avvolsero il cadavere stretto nelle fasce e poi Le stesero sul volto un gran sudano trasparente, il quale appariva bianco splendente tra le erbe aromatiche. Deposero allora il Santo Corpo nella bara, simile ad un letto di riposo. Era una tavola con un bordo poco elevato, e un coperchio rigonfio e molto leggero. Le misero sul petto una corona di fiori bianchi, rossi e celesti, simbolo della verginità. Tutti quindi si inginocchiarono, versando copiose ma silenziose lacrime. Poi toccandoLe le mani, come per rivolgerle l'ultimo saluto, coprirono con un velo il viso santo e chiusero il coperchio della bara. Sei Apostoli ne portarono il peso sulle spalle mentre gli altri Apostoli, i discepoli, le pie donne e tutti gli altri aprivano e chiudevano il corteo funebre. Vidi Giacomo il Minore, Bartolomeo e Andrea, Taddeo, Mattia e un altro che non ricordo, portare la bara. La sera era già calata e il corteo si illuminava alla luce di quattro torce. Il cammino era diretto verso la Via Dolorosa. La bara fu posta nella tomba da quattro uomini. Poi, tutti, ad uno ad uno vollero entrare, piangere, accomiatarsi ancora una volta e lasciare fiori ed aromi alla Madre di Dio. Molti rimasero inginocchiati nella più profonda tristezza. Quando il tributo di lacrime e di preghiere fu lasciato in misura abbondante, era già notte inoltrata e gli Apostoli chiusero l'entrata del Sepolcro. Tutto era finito. L'ingresso fu occultato con una grande siepe intrecciata da diversi verdeggianti arbusti, parte fioriti e parte carichi di bacche. Fecero infine passare ai piedi della siepe l'acqua di una vicina sorgente. Così in breve non si potè più scorgere traccia dell'ingresso. Separatamente presero tutti la via del ritorno, tranne alcuni che rimasero vicino al Sepolcro per la preghiera notturna. Scendendo dalla Via Dolorosa molti si fermavano a pregare lungo il cammino.

159 - Assunzione della Madonna al Cielo

Mentre alcuni Apostoli e numerose sante donne erano assorti in preghiera e intonavano cantici sacri nel giardino dinanzi alla grotta celata, vidi ad un tratto una gloria formata da tre Cori d'An-geli e di anime buone che circondavano un'apparizione: Gesù Cristo, con le sue Piaghe risplendenti di luce intensa era vicino all'Anima di Maria Santissima. I Cori angelici erano formati da fanciulli, tutto era indistinto poiché appariva solo in una grande forma di luce. Vidi però l'Anima della Santa Vergine seguire l'Immagine di Gesù, scendere con il Figlio per la rupe del Sepolcro, e subito dopo uscirne con il proprio Corpo risplendente fra torrenti di viva luce, quindi La vidi risalire col Signore e con tutta la gloria angelica verso la Gerusalemme celeste. Dopo di che disparve ogni splendore ed il Cielo silenzioso e stellato tornò a chiudersi sopra la terra. Vidi che le pie donne e gli Apostoli si gettarono col volto a terra, poi guardarono in alto, con stupore e profonda venerazione. Vidi pure che alcuni, mentre facevano ritorno alle proprie case pregando, nel passare dinanzi alle stazioni della Via Crucis, si erano fermati improvvisamente per contemplare stupiti la scia di luce sulla rupe del Sepolcro. Con questo prodigio il Santo Corpo della Madre di Dio fu Assunto al Cielo. Allora gli Apostoli si ritirarono. Essi meditarono e riposarono in rudimentali capanne da loro stessi costruite fuori della casa della Santa Vergine. Alcune donne invece, rimaste ad aiutare l'ancella in casa, si erano coricate nello spazio dietro al focolare, dove l'ancella di Maria Santissima aveva sgombrato ogni cosa. L'oratorio appariva sgombro ed era come una piccola cappella, nella quale gli Apostoli pregarono e celebrarono la Santa Messa il giorno dopo. Al mattino, mentre gli Apostoli pregavano in casa, vidi giungere Tommaso con due discepoli: Gionata e un altro molto semplice, che veniva dal paese dove aveva regnato il più lontano dei Re Magi. Tommaso, appena appresa la notizia della morte di Maria Santissima, pianse come un fanciullo e s'inginocchiò con Gionata davanti al giaciglio della Vergine. Le donne frattanto si erano ritirate e l'altro discepolo, seguendo le istruzioni di Tommaso, attendeva fuori della casa. Vidi i nuovi arrivati pregare per molto tempo nella stessa posizione. Gli Apostoli, appena terminate le loro preghiere, li rialzarono, li abbracciarono e diedero loro il benvenuto offrendo pane, miele e qualche altro rinfresco nel vestibolo della casa. Poi, tutti insieme, si raccolsero ancora in preghiera. Tommaso e Gionata espressero quindi il desiderio di visitare il Sepolcro della Santa Vergine; allora gli Apostoli, e tutti gli altri, accesi i lumi che erano preparati sulle aste, si recarono al Sepolcro percorrendo la Via Crucis. Non parlarono molto ma meditarono profondamente alle singole stazioni i patimenti del Signore e il dolore della sua Santa Madre. Arrivati alla caverna del Sepolcro s'inginocchiarono tutti, poi Tommaso e Gionata si diressero frettolosamente all'entrata della grotta, Giovanni li seguì. Due discepoli scostarono i rami degli arbusti che la nascondevano; i due Apostoli entrarono con Giovanni e s'inginocchiarono con rispettoso timore dinanzi al letto sepolcrale della Vergine. Allora Giovanni si avvicinò alla bara e, dopo aver slegato le strisce, aprì il coperchio. Si avvicinarono con le fiaccole e, con profonda commozione, osservarono che le lenzuola funerarie erano vuote, sebbene conservassero la figura del prezioso Santo Corpo. Giovanni gridò forte agli altri: "Venite e guardate il miracolo! Il Santo Corpo non c'è più". A due, a due, entrarono tutti nell'angusta grotta e constatarono che le lenzuola mortuarie erano vuote. Come ad un solo comando, tutti, qua e là, fuori e dentro la grotta, s'inginocchiarono rapiti dalla più profonda commozione, invocando la dolce Madre. Allora si rammentarono di quella nube bianca e luminosa che avevano visto librarsi in alto subito dopo la sepoltura della Madonna. Vidi Giovanni raccogliere con profondo rispetto i panni fune-rari della Santa Vergine dal sarcofago. Li piegò, li dispose insieme e li prese con sé dopo aver calato il coperchio sulla bara ed averla assicurata con i legacci neri. L'ingresso fu chiuso di nuovo con gli arbusti e tutti percorrendo ancora la Via Dolorosa, pregarono i Salmi. Vidi Giovanni deporre con rispetto le lenzuola sul tavolo, dinanzi all'oratorio della Vergine. Li vidi pregare, mentre Pietro meditava in disparte, forse per prepararsi alla Santa Messa. Infatti dopo poco Pietro celebrò l'Ufficio solenne dinanzi all'oratorio di Maria Sanhssrma. Gli altri cantavano in coro. Vidi gli Apostoli ed i discepoli raccontarsi le esperienze e tutto quello che succedeva durante la loro missione nel mondo per l'evangelizzazione dei popoli. In quel periodo fecero molti esercizi di devozione. Poi i discepoli si congedarono per ritornare tutti ai loro compiti. Nella casa di Maria Santissima quindi rimasero solo gli Apostoli, Tommaso, il suo servo fedele e Gionata. Li vidi intenti per alcuni giorni ad abbellire la Via Crucis: tolsero le erbacce e al loro posto piantarono fiori e belle piante; pulirono ed abbellirono il giardino; tracciarono una nuova via intorno alla sommità della collina e praticarono nella roccia un'apertura, attraverso la quale si poteva vedere il letto sepolcrale in cui aveva riposato la Madre di Gesù Cristo. Infine eressero sulla grotta del sepolcro una cappelletta con un piccolo altare, dietro al quale sospesero un drappo ricamato con l'immagine della Madonna. Era un lavoro molto semplice in cui la Madre di Dio veniva rappresentata nella sua veste festiva di colore nero, turchino e rosso. La casa di Maria Santissima fu trasformata in una chiesa, vi si svolse la Santa Messa nella quale tutti pregarono in ginocchio con le mani protese in alto, verso il Cielo. L'ancella e alcune donne rimasero ad abitare la casa con due discepoli, uno di questi era un pastore nativo delle rive del Giordano. Gli abitanti della santa casa ebbero il compito di occuparsi della direzione spirituale dei fedeli dei dintorni. Gli Apostoli quindi si separarono: Bartolomeo, Simone, Giuda, Taddeo, Filippo e Matteo partirono per ritornare dov'era la missione di Dio. Gli altri percorsero insieme la Palestina e poi si separarono. Giovanni rimase ancora qualche tempo nella casa. Molte donne e discepoli ritornarono a Gerusalemme dove Maria di Marco fondò una comunità claustrale di venti donne.

Il 22 agosto Anna Caterina Emmerick così concluse le visioni sulla vita della Madre di Dio:

"Solo Giovanni si trova nella casa della Madonna, tutti gli altri se ne sono già andati. Egli, secondo la volontà della Santa Vergine, divise le sue vesti fra l'ancella e l'altra donna. Fra quelle preziose vesti ve n'erano ancora alcune donate dai Santi Magi. Ne vidi due bianchissime come la neve, mantelli assai lunghi, alcuni veli, come pure delle coperte e dei tappeti; anche quella veste a strisce che Maria indossò a Cana e durante la Via Crucis di Gerusalemme. Posseggo una breve lista di tutti i vestiti della Madonna. Alcune di queste magnifiche reliquie si conservano ancora nella Chiesa, come per esempio quella bella veste nuziale color celeste, trapuntata in oro e coperta di rose, con la quale si fece un paramento per la chiesa di Bethesda in Gerusalemme. Maria Santissima ha indossato quella veste soltanto il giorno delle nozze. A Roma vengono custoditi alcuni indumenti della Madonna come sacratissime reliquie". Tutta questa storia, le vicende ed i viaggi si compirono nel segreto di una vita silenziosa, forgiata nell'amore e nel dolore, che non conosceva l'inquietudine e l'agitazione dei nostri giorni.

Nota finale:

Deponiamo umilmente anche quest'altra raccolta di visioni di Suor Emmerick ai piedi della Beata Vergine Maria, invocandone l'infinita misericordia per tutti noi peccatori. Concludiamo rivolgendo un pensiero a Sant'Alfonso Maria de' Liguori con la contemplazione della sua magnifica Preghiera a Maria Santissima, affinché interceda per noi. Egli che certamente è assiso alla luce della Madre Divina. Il Traduttore

Preghiera a Maria Santissima

Da recitare ogni giorno alla fine della visita alla Madre di Dio.

Santissima Vergine Immacolata e Madre mia, Maria. Tu sei la Madre del mio Signore, la Regina del mondo, l'Avvocata, la Speranza, il Rifugio dei peccatori. Io, il più miserabile di tutti, ricorro oggi a Te. O grande Regina, Ti venero e Ti ringrazio per le grazie che mi hai donato finora e specialmente per avermi liberato dall'inferno che ho meritato tante volte. Ti amo, Signora amabilissima, e sono così infiammato d'amore per Te che Ti prometto di volerTi sempre servire e di fare quanto mi è possibile perché anche gli altri Ti amino. O Madre di Misericordia, ripongo in Te tutte le mie speranze, tutta la mia salvezza. Ti prego, accettami come Tuo servo e accoglimi sotto il Tuo manto e, poiché sei così potente con Dio, liberami da tutte le tentazioni oppure ottienimi forza di vincerle fino alla morte. A te chiedo il vero amore a Gesù Cristo e con il Tuo aiuto spero di fare una buona morte. Madre mia, per il Tuo Amore a Dio Ti prego di aiutarmi sempre, ma soprattutto nell'ultimo istante della mia vita. Non lasciarmi finché non mi vedrai salvo in Cielo a benedirTi ed a cantare le Tue misericordie per tutta l'eternità.

Amen. Così spero, così sia.

Betelgeuse
14-08-04, 23:02
http://www.alabiso.org/Assunta.jpg

in particolare all'Aquinate per avermelo ricordato:)

Augustinus
15-08-04, 09:37
http://www.kfki.hu/~arthp/art/a/andrea/sarto/3/assumpti.jpg http://img155.imageshack.us/img155/1153/andreadelsartoassumptiokp3.jpg Andrea del Sarto, Assunzione della Vergine, 1529, Galleria Palatina (Palazzo Pitti), Firenze

http://www.kfki.hu/~arthp/art/a/asam/egid/assumpti.jpg http://www.kfki.hu/~arthp/art/a/asam/egid/assumptx.jpg Egid Quirin Asam, Assunzione della Vergine, 1717-25, Chiesa del Pellegrinaggio, Rohr, Baviera

http://www.kfki.hu/~arthp/art/c/carracci/annibale/2/assumpt.jpg http://home.worldonline.dk/lfmat/cerasifiles/assumptionCarracci.jpg Annibale Carracci, Assunzione della Vergine, 1600-01, Cappella Cerasi, Basilica di Santa Maria del Popolo, Roma

http://www.kfki.hu/~arthp/art/c/carracci/annibale/1/assumpti.jpg Annibale Carracci, Assunzione della Vergine, 1590 circa, Museo del Prado, Madrid

Augustinus
15-08-04, 09:38
http://www.kfki.hu/~arthp/art/g/gozzoli/1early/05cintol.jpg Benozzo Gozzoli, Madonna della Cintola, 1450, Pinacoteca, Vaticano

http://www.kfki.hu/~arthp/art/g/gozzoli/6late/2tosse3.jpg Benozzo Gozzoli, Assunzione della Vergine, 1484, Biblioteca Comunale, Castelfiorentino

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/05/0503grec.jpg El Greco, Assunzione della Vergine, 1577, Art Institute of Chicago, Chicago

http://www.kfki.hu/~arthp/art/j/jordaens/3/assumpti.jpg Jacob Jordaens, Assunzione della Vergine, Museum voor Schone Kunsten, Ghent

http://img213.imageshack.us/img213/2695/assumpti6gw1.jpg Ugolino Lorenzetti, Assunzione della Vergine, 1340 circa, Pinacoteca Nazionale, Siena

http://www.kfki.hu/~arthp/art/m/maratti/assumpti.jpg Carlo Maratti, Assunzione della Vergine e Santi (SS. Agostino, Giovanni evangelista, Cirillo e Gregorio Magno), 1689, S. Maria del Popolo, Roma

http://www.wga.hu/art/m/murillo/3/312muril.jpg Bartolomé Esteban Murillo, Assunzione della Vergine, 1670 circa, Hermitage, San Pietroburgo

Augustinus
15-08-04, 09:39
http://www.kfki.hu/~arthp/art/p/piola/4assumpt.jpg Domenico Piola, Assunzione della Vergine, 1676, Chiesa di S. Giovanni Battista, Chiavari (Genova)

http://www.wga.hu/art/p/puget/sculptur/1/08assump.jpg Pierre Puget, Assunzione della Vergine, 1664-65, Staatliche Museen, Berlino

http://www.wga.hu/art/r/ricci/sebastia/2/theassum.jpg Sebastiano Ricci, Assunzione della Vergine, 1733-34, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.wga.hu/art/r/riemensc/5cregli1.jpg Tilman Riemenschneider, Assunzione della Vergine, 1505-10, Herrgottskirche, Creglingen-am-Tauber

http://img132.imageshack.us/img132/8034/fiorentinonatali9907220xj3.jpg http://www.wga.hu/art/r/rosso/1/1assumpt.jpg Rosso Fiorentino, Assunzione della Vergine, 1517, Chiesa della SS. Annunziata, Firenze

http://www.wga.hu/art/r/rubens/11religi/08assum.jpg Pieter Pauwel Rubens, Assunzione della Vergine, 1626, O.-L. Vrouwekathedraal, Antwerp

Augustinus
15-08-04, 09:58
http://www.wga.hu/art/r/rubens/12religi/44religi.jpg http://www.cattolicesimo.com/immsacre/assu7.jpg Pieter Pauwel Rubens, Assunzione della Vergine, 1620 circa, Kunsthistorisches Museum, Vienna

http://img132.imageshack.us/img132/5373/titianngexh1990cat11jc9.jpg http://img380.imageshack.us/img380/4697/titianngexh1990cat11akw1.jpg Tiziano Vecellio, Assunzione della Vergine, 1516-18, Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, Venezia

http://www.kfki.hu/~arthp/art/v/valdes/assumpti.jpg Juan de Valdés Leal, Assunzione della Vergine, 1659, National Gallery of Art, Washington

http://img242.imageshack.us/img242/863/inv200221ta.jpg http://www.catholictradition.org/Assumption/assumption04-2.jpg Giambattista Piazzetta, Assunzione della Vergine, XVIII sec., Musée du Louvre, Parigi

Augustinus
15-08-04, 11:32
Oggi, nel giorno dell’assunzione

della Vergine al cielo,

la nostra terra ha mandato in cielo

un dono prezioso,

perché in un felice scambio d’amicizia

s’intrecciasse l’umano col divino,

il terreno col celeste,

il profondo con l’eccelso.

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/ass3.jpg Francesco Solimena, Assunzione della Vergine, 1725, Courtauld Institute of Art Gallery, Londra

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/assu14.jpg http://img218.imageshack.us/img218/8019/assumption1449hi.jpg http://img521.imageshack.us/img521/8572/reni5ry8.jpg Guido Reni, Assunzione ed incoronazione di Maria, 1607 circa, National Gallery, Londra

http://img300.imageshack.us/img300/2513/reniexh88p149063004sn3.jpg Guido Reni, Assunzione della Vergine, 1599, Pieve di Cento, Bologna

http://www.wga.hu/art/a/andrea/castagno/3_1450s/01assump.jpg Andrea del Castagno, Assunzione della Vergine con i SS. Miniato e Giuliano, 1450, Staatliche Museen, Berlino

http://www.wga.hu/art/c/carreno/assumpti.jpg Juan Carreño De Miranda, Assunzione della Vergine, 1657 circa, Museo de Bellas Artes, Bilbao

http://www.wga.hu/art/f/fernand/assumpti.jpg Vasco Fernandes, Assunzione della Vergine, 1506 circa, Vasco Museum, Viseu

Augustinus
27-08-04, 19:49
L’Assunta nel cammino della Chiesa

Le ragioni teologiche che hanno contribuito all’affermazione dogmatica dell’assunzione di Maria al Cielo "in corpo e anima" . – Lo sviluppo del dogma nella storia della Chiesa.

Giornata memorabile nella storia della Chiesa cattolica fu quel 1° novembre 1950, quando Papa Pio XII definì il dogma dell’Assunzione di Maria in Cielo.

Allora, alla presenza e in comunione con il Collegio cardinalizio, con 700 Vescovi e con la folla delle grandi occasioni, Pio XII interpretò con indovinate parole dal sapore olistico la solennità del momento: "Come scosse dai palpiti dei vostri cuori e dalla commozione delle vostre labbra, vibrano le pietre stesse di questa patriarcale Basilica e insieme con esse pare che esultino con arcani fremiti gli innumerevoli e vetusti templi, innalzati per ogni dove in onore dell’Assunta […]".

Quel giorno tuttavia non è giunto all’improvviso. Nessuna realtà ecclesiale s’improvvisa, perché la crescita della Chiesa nella verità per opera dello Spirito è frutto di un impegno di tutte le componenti del popolo di Dio.

I tre principali fattori dello sviluppo dei dogmi sono indicati dal Vaticano II: "Questa tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose che delle parole trasmesse, sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali meditano in cuor loro (cfr Lc 2,19;51), sia con l’esperienza data da una più profonda intelligenza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro ai quali con la successione episcopale hanno ricevuto un sicuro carisma di verità (DV 8)".

Questo è valso per l’Immacolata Concezione, che non si spiega senza la fede intuitiva della gente per la quale peccato e Madre di Dio sono realtà incompatibili. E il medesimo processo, sebbene in forma meno polemica e più propositiva, si riscontra nella storia del dogma dell’Assunta.

Anche qui non mancarono le difficoltà, che però alla fine vennero superate dal supremo Magistero della Chiesa.

L’assunzione di Maria nella storia della Chiesa

L’argomento capitale cui si richiama Pio XII per definire l’assunzione di Maria – come aveva già fatto Pio IX per l’Immacolata Concezione – è senza dubbio il fatto ecclesiale (factum Ecclesiae), cioè il sentimento dei fedeli (sensus fidelium) favorevole alla prerogativa finale della Vergine che si tramuta in consenso dei fedeli (consensus fidelium), verificato dal Magistero della Chiesa.

Per la "Munificentissimus Deus", proprio dal consenso universale del Magistero ordinario della Chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l’assunzione corporea della beata Vergine Maria al Cielo – la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell’augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole forze naturali – è verità da Dio rivelata.

Nell’Allocuzione concistoriale pronunciata due giorni prima della definizione, Pio XII riferendosi alla Lettera inviata a tutti i Vescovi nel 1946, aveva parlato del "coro mirabile e quasi unanime delle voci dei Pastori e dei fedeli, che professavano la stessa fede e chiedevano la stessa cosa come sommamente desiderata da tutti". Poiché "la Chiesa Cattolica tutta non può ingannare né essere ingannata", egli deduce che "tale verità, fermamente creduta dai sacri Pastori e dal popolo, è stata rivelata da Dio e può essere definita con la nostra suprema autorità".

La definizione del 1950 conferma il modello inaugurato nel 1854: non è il Concilio a prendere una decisione in comunione con il Papa e in occasioni di eresie, ma è il Romano Pontefice nella sua responsabilità personale di Pastore supremo della Chiesa a decidere circa una verità posseduta da tempo immemorabile, dopo aver consultato tutta la Chiesa attraverso i Vescovi.

Tuttavia, Pio XII ha cura di richiamarsi, come a fondamento ultimo di una verità di fede, alla Scrittura interpretata dalla tradizione ecclesiale.

Tale tradizione si manifesta in tre componenti della Chiesa che hanno contribuito alla maturazione della verità concernente l’atto finale della biografia di Maria: il popolo, i teologi e il Magistero.

La fede del popolo di Dio

Non dovette tardare a essere posta la questione fondamentale che riguardava la sorte del corpo della Madre di Gesù.

Una prima risposta è data a livello popolare dalla percezione di Maria nel suo stato glorioso, come santa, potente e misericordiosa, quindi in grado di soccorrere nei pericoli. Ne sono testimoni nel II secolo i graffiti di Nazareth, mentre un vivo senso di fiducia nell’intervento della Theotòkos è testimoniato dalla più antica preghiera mariana: il "Sub tuum praesidium", trovato su un papiro egiziano non posteriore al III secolo. L’uso di invocare Maria è testimoniato da Gregorio Nazianzeno (+ 390), che racconta come la bellissima vergine Giustina (III secolo) implorò "supplice la Vergine Maria affinché le recasse aiuto" in un momento di pericolo.

Il vescovo Severiano di Gabala (+dopo 408) offrirà un fondamento teologico alla preghiera dei fedeli a Maria affermando che ella: "…gode, perché si trova in uno splendido luogo, perché è nella regione dei vivi, lei che è madre della salvezza, lei che è sorgente della luce percettibile".

Quale che sia l’origine degli apocrifi dell’assunzione, essi circolavano in mezzo al popolo, dal momento che lo Pseudo-Decreto Gelasiano mette in guardia dal "liber qui appellatur Transitus sanctae Mariae", che nella versione purificata dello Pseudo-Melitone trovò larga diffusione soprattutto in Oriente, dove nessuna obiezione fu sollevata contro il racconto dell’assunzione corporea di Maria.

Oggi, grazie alle scoperte archeologiche e agli studi sugli apocrifi del ‘Transitus’, le origini delle tradizioni sulla fine terrena di Maria hanno ricevuto un’inattesa illuminazione.

Nel 1972 l’inondazione della chiesa del Getsemani, contenente la tomba della Vergine, ha spinto a intraprendere degli scavi, che hanno appurato vari rifacimenti sotto gli Imperatori Teodosio (379-395) e Maurizio (582-602), e al tempo delle Crociate.

Il fatto che i reperti archeologici siano in accordo con varie redazioni del ‘Transitus Virginis’ (circa le tre camere sepolcrali e la tomba nuova di Maria) ha condotto gli studiosi francescani B. Bagatti ed E. Testa ad esaminare gli apocrifi riguardanti gli ultimi eventi della vita della Vergine.

Le varie redazioni del ‘Transitus’ sono fatte risalire ad un prototipo non già del V-VI sec. ma del II sec., e probabilmente al testo di quel Leucio di cui parla il ‘Transitus’ latino attribuito a Melitone di Sardi e che avrebbe corrotto (‘depravavit stilo’) il racconto della ‘dormizione di Maria’.

Poiché alcune redazioni del ‘Transitus’ contenevano dottrine teologiche giudeo-cristiane (scala cosmica e dei sette cieli, Cristo come angelo, rivelazione dei segreti...), B. Bagatti rileva come esse tradiscano un tempo di composizione anteriore al IV secolo, quando furono combattute dai Padri.

Il documento originale della ‘Dormitio’ è una composizione di giudei cristiani – presenti a Gerusalemme fino a tutto il IV secolo –, che trasmette il triplice evento: morte di Maria e affidamento della sua anima agli Angeli Michele e Gabriele, deposizione del suo corpo nella tomba del Getsemani, riunione della sua anima al corpo e trasferimento in Cielo.

Secondo F. Manns, il ciclo apocrifo della "Dormizione di Maria" sarebbe un’emanazione della Comunità primitiva di Gerusalemme e "serviva di testo liturgico nelle celebrazioni presso la tomba di Maria".

In Occidente nel IX secolo, quando inizia la contrapposizione tra i teologi che affermano l’assunzione corporea e quelli che la negano, "la festa liturgica e la fede nell’assunzione di Maria, in qualunque modo intesa, erano radicate nel popolo cristiano e la tomba vuota di Maria a Gerusalemme era nota".

Discussione e precisazioni dei teologi

Nella storia del dogma troviamo diversi momenti di discussione teologica pro o contro l’assunzione corporea di Maria: prima nell’epoca patristica, poi nel Medioevo e, infine, alle soglie della definizione dogmatica.

Riprendiamo, a titolo esemplificativo, qualche frammento dal primo millennio di storia della Chiesa.

1. – Il problema dell’assunzione e la sua soluzione in Epifanio

Il primo a porre la questione della fine terrena di Maria è Epifanio di Salamina nel suo ‘Panarion’ (377). Pur essendo profondo conoscitore delle tradizioni palestinesi, confessa di non sapere rispondere.

Egli avanza varie ipotesi, ma preferisce con la Scrittura osservare il silenzio e ammirare la grandezza del prodigio: "La Scrittura ha serbato in proposito il silenzio più completo a causa della grandezza del prodigio; per non suscitare uno stupore eccessivo nell’animo degli uomini. Personalmente non oso parlarne; preferisco impormi un atteggiamento di riflessione e di silenzio. […]".

2. – L’omelia del Vescovo Teoteknos di Livia

La situazione cambia nel sec. VI, quando troviamo una chiara testimonianza sull’assunzione della Madre di Dio nell’omelia del Vescovo Teoteknos di Livia, pubblicata da A. Wenger nel 1955.

In essa s’invita a celebrare "la festa delle feste, l’assunzione della Semprevergine" e si afferma esplicitamente che come Enoch "fu assunto da questo mondo, perché piacque a Dio e non vide la morte; a maggior ragione Dio assunse Maria in corpo e anima al paradiso di delizie".

Il termine ‘dormizione’ è evitato, ma l’omelia è ricca di motivazioni teologiche e di intuizioni come quella della presenza protettrice di Maria: "Quand’era in terra, vegliava su tutti, era come una provvidenza universale per tutti i suoi sudditi. Assunta in cielo, costituisce per il genere umano una fortezza inespugnabile, intercedendo per noi presso suo Figlio e Dio".

3. – Pascasio Radberto e la lettera ‘Cogitis me’

Tra le monache del Convento di Soissons era sorta verosimilmente una discussione intorno all’oggetto della festa dell’assunzione, cioè se Maria fosse stata assunta in Cielo anche con il corpo. Viene interpellato un autore che si nasconde sotto il nome di Girolamo e poi ravvisato comunemente in Pascasio Radberto (+870), dotto monaco di Corbie presso Amiens in Francia.

Egli risponde con la lettera ‘Cogitis me’, dove afferma bensì il fatto dell’assunzione, ma non precisa se essa avvenne con il corpo della Vergine. Anzi, con senso critico, mette in guardia le monache dall’interpretare un apocrifo del ‘Transito’ come se raccontasse cose reali.

Radberto intende rimanere fedele alla Scrittura che tace sull’assunzione corporea, lasciando aperta la questione: "Cosa accadde del suo corpo, è secondario ed inoltre molto difficile da determinare, perché di una salma di Maria non si trova traccia; soltanto alcuni affermano che essa sia risorta e sia adesso rivestita d’immortalità (c. 9).

La festa dell’assunzione, dunque, dice solo che Maria oggi è stata assunta in Cielo, come la liturgia da tempo celebra in questo giorno. Con altre parole: la Chiesa celebra oggi il ricordo del trapasso della Madre del Signore, come celebra il giorno della morte di tutti i Santi (c. 23)".

4. – Ratramno di Corbie e l’enucleazione della verità biblica

Ben presto appare una replica allo Pseudo-Gerolamo sotto il nome di Agostino che finirà per imporsi ai teologi scolastici dei secoli seguenti. Lo Pseudo-Agostino, verisimilmente Ratramno di Corbie (+868), concorda con Radberto sul silenzio della Scrittura e sulla relativizzazione degli apocrifi, ma conferisce grande valore per l’enucleazione della verità alla ragione che porta a conclusione le affermazioni bibliche: "Poiché la Sacra Scrittura ha lasciato diverse cose allo sforzo della ricerca, queste non sono da ritenere superflue, allorché le cose vere sono rese note attraverso la ricerca. L’autorità della verità è infatti feconda; e mentre essa viene accuratamente discussa, uno si rende conto del come essa generi da sé ciò che essa è veramente".

Stefano De Fiores

Fonte: Madre di Dio, 2003, fasc. n. 8-9 (http://www.stpauls.it/madre03/0308md/0308md04.htm)

Augustinus
13-08-05, 09:41
Galleria immaculatista ed assunzionista in occasione dei 150 anni dalla proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?postid=2499433#post2499433) :) :) :)

http://www.ewtn.com/art/mary/En_Gloria_GuidoReni.jpg

Augustinus
14-08-05, 08:21
Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, 971-987

15 AGOSTO

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE IN CIELO

L'Assunzione della Madonna è una delle solennità liturgiche più ricche di gioia. Gaudent Angeli! Gaudete, quia cum Christo regnat! (Si rallegrano gli Angeli! Rallegratevi anche voi, perché regna con Cristo!).

La Chiesa del cielo e quella della terra si uniscono alla felicità infinita di Dio, che incorona sua Madre e cantano con amore la gioia verginale di Colei, che si introduce per tutta l'eternità nella gioia del suo Figlio e Angeli e Santi si affrettano ad acclamarla Regina, mentre la terra gioisce, per aver dato al Cielo la sua gemma più bella.

Glorificazione dell'anima di Maria.

Questo è il giorno natalizio di Maria, quello in cui si celebrano ad un tempo il trionfo della sua anima e quello del suo corpo. Consideriamo prima la glorificazione dello spirito, meno notata, perché comune a tutti i Santi. Il raggiungimento della visione beatifica da parte dell'anima di Maria è cosa di tanto splendore e di tanta ricchezza che riverbera una luce inimitabile sulle nostre più alte speranze. Non ci è possibile immaginare la bellezza di questa suprema rivelazione in cui lo sguardo già così puro e penetrante, della creatura più perfetta, si aprì repentinamente davanti ad un abisso di infinita Bontà, ma, con l'aiuto della grazia divina, tentiamo di levare i nostri pensieri verso la cima, sulla quale si compie questa meraviglia che i nostri occhi non distinguono ancora.

Veramente si tratta di una cima: è il punto di arrivo di un'ascensione continua e perseverante, perché, piena di grazia nel momento della Concezione, l'Immacolata continuò quaggiù a crescere davanti a Dio.

L'Annunciazione, il Natale, il Calvario, la Pentecoste hanno segnato le tappe di questo progresso meraviglioso e ad ogni tappa l'amore verginale e materno si è accresciuto e arricchito, tendendo ad un'altezza che nessuna creatura potrà mai raggiungere. La luce di gloria che investe d'improvviso l'anima di Maria e le rivela le grandezze del Figlio in tutta la loro magnificenza e la sua dignità materna, supera di molto la gloria di tutti gli Angeli e di tutti i Santi, perché, dopo la santa Umanità di Cristo, stabilita alla destra del padre nel santuario della Divinità, nulla possiede il mondo più perfetto di quest'anima materna irradiante purezza, bellezza, tenerezza e gioia: Beata Mater!

Lascerà ancora questo raggiungimento trionfale della felicità suprema qualche possibilità di sviluppo all'anima di Maria? Per sé no, perché ormai tutto in lei è perfetto e nell'eternità non si cresce nella perfezione. Aperta in modo totale sugli splendori del Verbo, suo Figlio, l'anima di Maria soddisfa ormai perfettamente tutte le esigenze della sua vocazione sublime. È lo stato d'anima di una perfetta Madre di Dio.

Ma Maria ebbe un figlio solo, Gesù. Madre di Dio Salvatore, è madre altresì di tutti coloro, che attingeranno alla sorgente della Salvezza, e la sua Maternità di grazia si estenderà fino alla fine del mondo. Nella luce beatifica, l'anima di Maria vede tutti i suoi figli e tutti i disegni di Dio su ciascuno di essi e, con un fiat di amore, consente e partecipa all'universale Provvidenza, in cui Dio la chiama ad avere un posto di intercessione, che non conosce limiti. Maria si unisce così al Sacerdote Sommo, che intercede per noi incessantemente la misericordia del Padre e la sua preghiera ottiene per la Chiesa, della quale è il tipo ideale, una Assunzione permanente fino a quando la pienezza del Corpo mistico sarà raggiunta in modo definitivo. L'anima di Maria, nell'attesa di questa apoteosi, meglio di qualsiasi altro santo, "impegna il suo Paradiso a fare del bene sulla terra". Sia allora libero lo slancio della nostra gioia, uniamo alla confidenza la gratitudine, lodiamo degnamente la nostra Avvocata, la Mediatrice, la Madre, che prende il suo posto di Regina, presso il trono dell'Agnello.

Fede della Chiesa nell'Assunzione di Maria.

L'origine di questa fede non ha una data precisa, ma da molti secoli la Chiesa afferma che il corpo di Maria è in Cielo unito all'anima sua gloriosa e questo privilegio del corpo di Maria è l'elemento distintivo del mistero dell'Assunzione. Il Sommo Pontefice Pio XII, il primo novembre del 1950, compiendo il voto unanime di vescovi e fedeli, proclamò solennemente come "dogma rivelato che Maria, l'Immacolata Madre di Dio, sempre Vergine, al termine della sua vita terrena, fu elevata, anima e corpo, alla gloria del cielo" (Bolla dogmatica Munificentissimus Deus).

La definizione non dice se Maria passò, vivente, dalla terra al Cielo, o se, come il Figlio, subì la morte e risuscitò, prima di entrare nella gloria. Il privilegio insigne dell'Immacolato Concepimento, la Verginità e la Santità perfetta potevano certo rendere Maria immortale, ma la Madre del Salvatore, che imitò sempre fedelmente il Figlio, volle senza dubbio seguirlo fino al sepolcro, perché doveva, come lui, e come tutti noi nell'ultimo giorno, trionfare pienamente con una risurrezione gloriosa, sul peccato e sulla morte.

Leggende.

Leggende apocrife, diffuse verso la fine del IV secolo, hanno volgarizzato narrazioni spettacolari, meravigliose e spesso incoerenti, sulla morte di Maria e sul trasporto del suo Corpo in Paradiso. Gli Apostoli, riuniti prodigiosamente presso la Madre del Salvatore, avrebbero assistito alla sua morte e ai suoi funerali. San Tommaso, giunto troppo tardi, avrebbe voluto la riapertura della tomba, il che permise di costatare che il Corpo verginale era stato portato in luogo noto a Dio soltanto. La nostra fede e la nostra certezza teologica non devono accettare questi documenti senza valore, nati forse fra comunità eretiche. Predicazione e insegnamento pastorale devono fare a meno di seguire queste maldestre imitazioni del racconto evangelico della Risurrezione del Signore. Queste leggende non hanno dato origine alla fede della Chiesa nella Assunzione, ma hanno anzi ritardata di parecchi secoli la perfetta unanimità di essa. Il pensiero cristiano dovette prima sbarazzarsi della dannosa loro influenza, per poter giungere a discernere bene i motivi veri, che portano a considerare l'Assunzione corporea di Maria una verità di fede.

La fede unanime.

Quale motivo permise dunque al Sommo Pontefice di definire dogma di fede l'Assunzione? Lo dichiara la Bolla pontificia con precisione: il consenso unanime dei Vescovi e delle Chiese oggi in comunione con la Sede Apostolica. Questa convinzione universale dei Pastori e dei fedeli non sarebbe mai stata possibile, se l'oggetto di essa non fosse in qualche modo contenuto nella Rivelazione.

Prove scritturali.

Dove troviamo la verità dell'Assunzione nella rivelazione cristiana? Nei documenti della Chiesa primitiva non abbiamo traccia di una tradizione orale di origine apostolica. Forse appena vi allude l'Apocalisse indirettamente, quando descrive la Chiesa in questi termini: "Apparve in Cielo un segno grande: una donna vestita di sole, la luna ai suoi piedi e sulla sua testa una corona di dodici stelle" (Ap 12,1). Tipo e modello perfetto della Chiesa è Maria, la Madre di Dio e può essere che qui san Giovanni abbia fatto una indiretta allusione alla presenza di Maria in Cielo.

È invece certo che i Libri sacri attribuiscono a Maria titoli e funzioni provvidenziali, che nel loro insieme esigono, come normale coronamento, il privilegio dell'Assunzione corporale. Dando un senso mariano al Versetto del Genesi, noto con il nome di Protoevangelo: "Stabilirò inimicizia fra te e la donna, fra la sua generazione e la tua, essa ti schiaccerà il capo", la tradizione cristiana espressa autenticamente nella Bolla dogmatica Ineffabilis, vide in questa sentenza divina l'annuncio di un trionfo perfetto di Cristo e della sua Madre sul peccato e tutte le conseguenze di esso. Pio IX si era appoggiato a questo testo, per definire l'Immacolata Concezione e non è impossibile vedere in questo testo anche una rivelazione implicita di un trionfo perfetto sulla morte.

Checché si pensi di questo testo misterioso, il Vangelo associa sempre Maria agli atti essenziali della Redenzione e specialmente al sacrificio della Croce e come si potrebbe credere che non sia più corporalmente unita al Figlio nell'esercizio del suo attuale sacerdozio celeste? Il Vangelo dichiara inoltre Maria piena di grazia, benedetta fra tutte le donne e soprattutto Madre del Signore e tanti titoli costituiscono, come vedremo, una rivelazione implicita della glorificazione immediata della sua anima e del suo corpo.

La mancanza di reliquie.

Tuttavia riconosciamo che i primi secoli cristiani non conobbero in modo positivo e preciso l'Assunzione di Maria. Dobbiamo tener presente un fatto importante: in nessun luogo fu mai rivendicato il Corpo della Santa Vergine, né mai furono cercati i resti e, in epoca in cui le reliquie dei santi erano molto onorate, ciò diventa un indice importante. Sembrerebbe che fin da quei tempi lontani si pensasse che il Corpo di Maria non poteva essere sulla terra. Sant'Epifanio, morto nel 377, dopo aver vissuto molto tempo in Palestina, confessa la sua ignoranza riguardo alla morte e al sepolcro di Maria, ma neppure una riga del suo scritto insinua che i resti mortali della Vergine sarebbero conservati quaggiù. Egli mette solo in dubbio i racconti fantasiosi che cominciano a diffondersi e si chiede se Maria è morta e se è morta martire e risponde che a queste domande non si può dare una risposta e, senza affermare l'Assunzione, pare tuttavia non ne faccia oggetto delle sue prudenti riserve.

Il pensiero cristiano, all'inizio del secolo V, l'epoca del concilio di Efeso, particolarmente interessato alla dottrina mariana, affronta il problema della sorte riservata al Corpo di Maria e afferma che i racconti apocrifi interpretano in modo sconveniente e ridicolo una verità, che si impone da sé alle anime illuminate dalla fede: il Corpo di Maria non si è corrotto nella tomba: Dio lo ha miracolosamente portato in Paradiso.

Origine della Festa dell'Assunzione.

Le sole liturgie siriaca ed egiziana, attingono in quell'epoca ai racconti leggendari per le loro descrizioni della dormitio di Maria. Gerusalemme ha dal 450 la sua festa annuale della Madre di Dio fissata al 15 agosto, ma per due secoli l'ufficio non accenna all'Assunzione. Agli inizi del secolo VII la festa della Dormitio è istituita a Bisanzio, con decreto dell'Imperatore Maurizio, e presto, forse sotto l'influenza degli apocrifi, ma soprattutto per il senso profondo, che la Chiesa possiede delle verità della fede, oggetto principale della festa diventa l'ingresso del Corpo di Maria nella gloria. La festa dell'Assunzione è introdotta a Roma verso l'anno 650 e nella stessa epoca, forse anche alquanto prima, come in Gallia per la dipendenza di san Gregorio di Tours dagli apocrifi, l'Assunzione diviene oggetto di una commemorazione solenne fatta prima il 18 gennaio e più tardi il 15 agosto.

La festa a Roma.

Per la dottrina affermata, la celebrazione della festa dell'Assunzione costituiva per la Chiesa Romana un fatto di importanza capitale e, cosa ancor più degna di nota, Roma accettava la fede nell'Assunzione, senza aderire alle leggende. La sua liturgia ha una sola allusione all'Assunzione, ma è di una precisione mirabile e porta tutto il problema al suo vero centro. È la celebre orazione Veneranda nobis, che si recitava quando partiva la processione, che precedeva la Messa. "Signore, dobbiamo venerare la festa di questo giorno nel quale la Santa Madre di Dio fu sottomessa alla morte temporale. Ella tuttavia non poté essere trattenuta dai legami della morte, avendo generato nella sua propria sostanza il vostro Figlio incarnato, nostro Signore".

Non si poteva essere insieme più sobrii, più completi e più precisi. La fede nella morte, nella risurrezione e nell'Assunzione di Maria è affermata nettamente ed è messo in evidenza il motivo fondamentale di questa fede: la Maternità divina o, meglio, il fatto che la carne di Cristo, Verbo Incarnato, è stata presa da Maria. Questo gioiello della liturgia mariana data per lo meno dal secolo VIII, cioè dal tempo in cui, in Oriente, sant'Andrea, vescovo di Creta dal 711 al 720, predicando un triduo sulla Dormitio della Madonna, esponeva il dogma dell'Assunzione su basi puramente dottrinali e indipendenti da tradizioni apocrife.

San Germano di Costantinopoli e san Giovanni Damasceno, sebbene meno prudenti e riservati, riallacciano essi pure l'Assunzione alle sue sorgenti autentiche ed è necessario citare qualche passo delle loro ammirabili omelie.

Discorso di san Germano.

"Come avresti potuto essere concepita e poi svanire in polvere, esclama san Germano, Tu che, per la carne che desti al Figlio di Dio liberasti il genere umano dalla corruzione della morte? ...

Era mai possibile che il vaso del tuo Corpo, che fu pieno di Dio, se ne andasse in polvere, come qualsiasi carne? Colui, che si è annientato in te, è Dio fin dal principio e perciò vita, che precedette i secoli, ed era necessario che la Madre della Vita abitasse insieme con la Vita e cioè che si addormentasse per un istante nella morte, per assomigliare a Lui e che poi il passaggio di questa Madre della Vita fosse come un risveglio.

Un figlio prediletto desidera la presenza della madre e la madre, a sua volta, aspira a vivere col figlio. Era giusto perciò che salissi al Figlio tu che ardevi nel cuore di amore per Dio, frutto del tuo seno; era giusto ancora che Dio, nell'affetto filiale che portava alla Madre sua, la chiamasse presso di sé a vivere nella sua intimità" (Primo discorso sulla Dormitio PG 98; col. 345, 348).

In un secondo discorso ritorna sullo stesso argomento in termini ancora più precisi: "Tu avevi da te stessa la tua lode, perché tu sei la Madre di Dio ... Per questo bisognava che il tuo Corpo, un corpo che aveva portato Dio, non fosse abbandonato in preda alla corruzione e alla morte" (Secondo Discorso, col. 357).

D'ora in poi queste considerazioni nutriranno tutti i discorsi sulla Dormitio e sull'Assunzione della Madonna. Il padre Terrien scrive: "I discorsi di san Giovanni Damasceno sulla preziosa morte e Assunzione di Maria sono un inno perpetuo, che egli canta in onore della Vergine benedetta, e in esso richiama tutti i privilegi, tutte le grazie, tutti i tesori, dei quali fu prodigiosamente arricchita dal cielo, e tutti li riallaccia alla Maternità divina come raggi al loro centro" (Mère de Dieu, t. ii, p. 371-372).

L'oriente è ormai conquistato alla fede tradizionale nell'Assunzione di Maria e il suo pensiero non subirà più sbandamenti.

La fede in Occidente.

In occidente appaiono difficoltà. Il popolo cristiano, docile agli insegnamenti della liturgia, aderisce, nel suo complesso, senza riserve alla dottrina dell'Assunzione, ma i teologi, per lo meno nella Gallia, restano esitanti e temono gli apocrifi. Essi non negano l'Assunzione, ma non vogliono impegnarvi la fede della Chiesa e ai tempi di Carlomagno (verso l'anno 800) un concilio capitolare di Aix-la-Chapelle omette l'Assunzione nell'elenco delle feste della Madonna, riservandosi di esaminare, se possa essere conservata e sarà data una risposta affermativa solo nel 813, al concilio di Magonza.

La crisi aumenta nel secolo IX. La notizia sull'Assunzione, che abbiamo nel Martirologio di Adone, lascia di proposito nel dubbio la questione dell'Assunzione corporale e rigetta i dati frivoli ed apocrifi, che sono stati diffusi in argomento. Nella stessa epoca l'abate di Gorbia, Pascasio Radberto rivolge a dei religiosi un lungo sermone Cogitis me, nel quale ha l'abilità di farsi credere san Gerolamo e, mentre con parole commoventi celebra la morte della Madonna [1], comincia mettendo in guardia sul racconto del Passaggio di Maria dalla terra al cielo. A suo modo di pensare, non si sa nulla sulla sorte riservata al Corpo di Maria. È una reazione certo esagerata, ma dal fondo sano, alla troppo facile credulità verso gli apocrifi, allora in voga nella Gallia (la liturgia gallicana aveva preso molto da tali scritti). Il lato più curioso di questo episodio è che il sermone Cogitis me, sotto il nome di san Gerolamo, passò presto nelle lezioni del Breviario lungo l'ottava dell'Assunzione e ci volle la riforma di san Pio V, per eliminare dal Breviario un testo, che si allontanava dalla dottrina comune della Chiesa in un punto molto importante.

Nei due secoli che seguirono l'apparizione del Cogitis me, gli spiriti furono esitanti e san Bernardo, ad esempio, non afferma mai espressamente l'Assunzione corporale di Maria, sebbene non vi sia indizio che l'insieme del clero e del fedeli abbia condiviso gli scrupoli degli eruditi. La liturgia romana, in uso in tutto l'occidente, celebrava l'Assunzione di Maria, e, per il popolo cristiano, si trattava di Assunzione corporale, sicché la Colletta Veneranda affermava sempre chiaramente la fede comune, senza vincolarla ai documenti apocrifi.

Lo pseudo Agostino.

Sul finire del secolo X, o all'inizio dell'XI, ebbe un influsso decisivo sul pensiero teologico un nuovo libro sull'Assunzione, il cui autore è ancora ignoto, anche se fu molto presto attribuito a sant'Agostino. Non si trattava di riabilitare le leggende apocrife, ormai squalificate, ma di poggiare la verità dell'Assunzione di Maria su basi scritturali e dottrinali sicure e questo piccolo trattato sull'Assunzione è un capolavoro di chiarezza e di profondità. Procede con metodo scolastico, con ordine, senza digressioni e l'esposizione, in apparenza austera, è animata da sana e solida devozione mariana, tanto da rivelare la mano di un grande maestro e di un uomo di fede. È il miglior trattato sull'Assunzione che possieda la tradizione cristiana e bisogna citarne almeno le ultime righe.

"Nessuno nega che Cristo poté concedere a Maria questo privilegio (l'Assunzione corporale). Se Egli lo poté, lo volle, perché vuole tutto quello che è giusto e conveniente. Pare dunque che si possa, con ragione, concludere che Maria godette nel corpo, come nell'anima, una felicità inenarrabile nel Figlio e con il Figlio; che sfuggì alla corruzione della morte colei la cui integrità verginale fu consacrata, dando alla luce un Figlio così grande. Vive tutta intera colei dalla quale noi abbiamo la vita perfetta, è con Colui che portò nel suo seno, presso Colui che concepì, generò, nutrì della sua carne. Madre di Dio, nutrice di Dio, domestica di Dio, compagna inseparabile di Dio. Io non ho la presunzione di parlare di lei in modo diverso, perché non oso pensare in modo diverso" (Liber unus de Assumptione Virginis, PL 40, col. 1148).

Il trattato, riportando la questione dell'Assunzione corporale di Maria sul vero terreno dogmatico, esercitava un'influenza grandissima sui predicatori e sui teologi e, nel secolo d'oro della Teologia, il consenso era unanime: sant'Alberto Magno, san Bonaventura, san Tommaso d'Aquino parlano dell'Assunzione corporale di Maria come di verità accettata da tutta la Chiesa. La causa ormai è vinta.

Eruditi umanisti francesi sollevarono qualche dubbio nel secolo XVII, ma non si tratta della negazione del fatto dell'Assunzione, bensì della discussione delle sue basi storiche e, avvelenata da malignità, la battaglia termina presto, per mancanza di combattimenti.

L'Immacolata Concezione e l'Assunzione.

La dottrina dell'Assunzione tornò di attualità dopo la definizione del dogma dell'Immacolato Concepimento di Maria, nel 1854. I due privilegi si sostengono vicendevolmente e si basano su fondamenti comuni e non desta stupore il fatto che, quindici anni dopo, al Concilio Vaticano, un numero considerevole di vescovi indirizzi al Sommo Pontefice una supplica volta ad ottenere la definizione dogmatica dell'Assunzione corporea di Maria.

L'impulso magnifico dato agli studi mariani dal Sommo Pontefice Leone XIII, continuato da san Pio X, sviluppò e consolidò il pensiero cristiano, ma la Santa Sede restava in prudente attesa. San Pio X rispondeva, ad una domanda prematura, che la questione doveva essere ancora studiata lungamente.

L'opera di Pio XII.

Era serbato a Pio XII l'onore di coronare questa lenta penetrazione della verità dogmatica. Agli inizi del suo Pontificato, fissando la festa del Cuore Immacolato di Maria nel giorno ottavo dell'Assunzione, il Sommo Pontefice incoraggiava una devozione, che è condizionata all'attuale esistenza nella gloria del Corpo glorioso della Madonna. Il passo decisivo fu compiuto nel 1946, quando Pio XII inviò a tutti i vescovi del mondo cattolico un questionario sulla fede nell'Assunzione corporale di Maria e sulla opportunità di una definizione. Le risposte furono quasi tutte favorevoli e costituivano una testimonianza moralmente unanime della Chiesa universale in favore della verità dogmatica dell'Assunzione. Il 14 agosto 1950, il Sommo Pontefice annunciava che, per coronare l'anno giubilare, avrebbe solennemente proclamato il dogma mariano e fissava la cerimonia al primo novembre, nella festa di Ognissanti. Pensiero ammirabile, che associava la Chiesa trionfante alla gioia dei cattolici del mondo intero, accorsi in folla, per applaudire al trionfo di Maria.

L'ammirabile continuità nell'attaccamento della Chiesa alla dottrina dell'Assunzione è una delle testimonianze più belle della sua vita collettiva, e degno di nota è il fatto che tale attaccamento fu mantenuto, nelle ore più critiche, nell'affermazione discreta ma equilibrata della Liturgia Romana. Dopo il secolo VII, la Chiesa d'Occidente celebrò sempre l'Assunzione corporale di Maria e tale celebrazione fu lo strumento provvidenziale che fissò sempre maggiormente la luce divina nello spirito dei Pastori e dei fedeli. Cantando nell'allegrezza Assumpta est Maria in coelum il loro pensiero correva d'istinto alla gloria totale di Maria. Essi non si ponevano questioni critiche, né si chiedevano se il trionfo era dell'anima soltanto; essi vedevano levarsi nella gloria Maria, la Madre di Dio, Madre nel suo Corpo e Madre nella sua Anima.

MESSA

In occasione della definizione del dogma, che rivestì di splendore particolare e nuovo la festa dell'Assunzione, l'antica Messa del 15 agosto lasciò il posto ad una nuova Messa resa obbligatoria dal 1951.

EPISTOLA (Gdt 13,22-25; 15,10). - Il Signore t'ha benedetta nella sua potenza, perché per mezzo di te ha annientati i nostri nemici. O figlia, tu sei benedetta dal Signore Dio altissimo a preferenza di tutte le altre donne della terra. Benedetto sia il Signore, creatore del cielo e della terra, che diresse la tua mano nel troncare la testa del principe dei nostri nemici. Oggi Dio esaltò il tuo nome da essere lodato per sempre dagli uomini, che si ricorderanno in eterno della potenza del Signore. Per essi tu non hai risparmiato la tua vita, e, viste le angustie e le tribolazioni del tuo popolo, ne hai impedita la rovina davanti a Dio. Tu sei la gloria di Gerusalemme, la letizia d'Israele, l'onore del nostro popolo.

Le vittorie di Maria.

Abbiamo qui gli stessi versetti del libro di Giuditta, che leggiamo nella festa dei Dolori di Maria. La vocazione della Vergine Santa somiglia a quella del Signore: Era necessario che il Cristo soffrisse, per entrare nella gloria (Lc 24,26) ed era necessario, allo stesso modo, che una spada di dolore penetrasse l'anima di sua Madre, perché fosse associata al trionfo e alla gloria di Gesù.

Maria ci appare, oggi più che mai, Regina vivente e trionfante nel cielo e i nostri canti di gioia si uniscono alla lode di santa Elisabetta, per salutarla benedetta fra tutte le donne e possiamo e dobbiamo rivolgere le parole, che il Sommo Sacerdote Onia diceva a Giuditta, molto tempo prima della Incarnazione, a Colei che per il demonio è più temibile di tutta l'armata dei cristiani e che sul Calvario, unita al Figlio immolato, schiacciò il capo al serpente.

Da quel giorno le vittorie di Maria non sono cessate e, come non c'è grazia che a noi non giunga per Maria, così per Maria si conseguono tutte le vittorie della Chiesa, tutte le vittorie del cristiano su Satana. Non abbiamo dubbio alcuno che il trionfo offerto da S. S. Pio XII alla Regina del cielo e della terra sia il segno di una serie di vittorie per la Santa Chiesa, come lo fu, un secolo fa, la proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione.

VANGELO (Lc 1,41-50). - In quel tempo: Elisabetta, ripiena di Spirito Santo, esclamò ad alta voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. Come mai m'è concesso che venga a me la madre del mio Signore? Ecco, infatti, appena il suono del tuo saluto mi è giunto all'orecchio, il bambino ha esultato di gioia nel seno. E te beata che hai creduto, perché s'adempiranno le cose a te predette dal Signore. E Maria disse: L'anima mia glorifica il Signore; ed il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore; perché egli ha rivolto lo sguardo all'umiltà della sua serva; ecco, fin d'ora tutte le generazioni mi chiameranno beata: poiché grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente, e santo è il suo nome. E la sua misericordia si stende in ogni età su quanti lo temono.

La preghiera di Maria.

Sebbene sgorgati dalle labbra della Vergine nella casa della cugina Elisabetta, i versetti del Magnificat sono, nel loro senso profondo, l'espressione della preghiera abituale di Maria. Raccolte le parole nella Scrittura, se le era applicate, contemplando nel silenzio le meraviglie che Dio operava in Lei e per Lei.

Furono senza dubbio la preghiera di tutta la vita della Santa Vergine e la Chiesa, cantando il Magnificat ogni giorno, in tutte le solennità vi trova sempre un senso nuovo e più profondo. Maria lo ripeté a Nazaret, a Cana, dopo la Risurrezione, sul Monte degli Ulivi, quando Gesù salì al cielo e molti autori spirituali pensano che lo cantasse, nel suo cuore colmo di dolore, il Venerdì santo a sera, mentre discendeva dal Calvario.

Più ancora il Magnificat è la preghiera della Vergine Santa nel giorno in cui Dio colma la misura delle grazie e dei favori verso la Madre del suo Figlio, elevandola corporalmente al cielo e coronandola Regina dell'universo.

Magnificat.

La sua anima, giunta alla pienezza della perfezione e il suo spirito illuminato dalla visione beatifica glorificano il Signore e godono la salvezza data a lei, più che a tutte le altre creature.

Ricorda che era una piccola creatura, l'ancella del Signore, e che, per sua bontà, senza meriti da parte sua, Egli ha rivolto a lei i suoi occhi.

Ed ecco che tutti i secoli la proclameranno beata e bene lo sappiamo noi, che, interrogando la storia, vediamo le vestigia lasciate dal culto e dall'amore per la Vergine Immacolata; noi che, presenti realmente o presenti attraverso le onde sulla piazza di san Pietro in Roma il mattino della festa di Ognissanti del 1950, abbiamo cantato la Vergine salita al cielo con acclamazioni entusiastiche e interminabili.

Sì, Egli fece in Maria cose grandi, Colui che può tutto e queste cose grandi noi non sapremmo ricordarle tutte, ma in questa festa noi ne vediamo il coronamento nella Assunzione al cielo.

E questa felicità non è felicità di Maria soltanto, perché noi pure esultiamo, non solo perché sappiamo felice presso Dio la nostra Madre, ma perché crediamo che un giorno la raggiungeremo, essendo la misericordia divina per tutti coloro che temono il Signore, per coloro che lo servono con fedeltà.

Come è vile il mondo! I grandi, i potenti, coloro che si gonfiavano di orgoglio nella loro potenza, nella loro scienza, nelle loro ricchezze, sono cancellati dalla memoria dei popoli. Erano sazi, non avevano bisogno della salvezza portata dal Messia. La Vergine umilissima, ignorata da tutti, e con lei i discepoli di Gesù sono ora saziati dei beni veri e la loro potenza, la loro felicità sono eterne.

Tutto questo è opera della fedeltà e della tenerezza di Dio al quale sia onore e gloria nei secoli dei secoli.

PREGHIAMO

O Dio onnipotente ed eterno che hai assunto alla gloria celeste, in corpo ed anima, l'Immacolata Vergine Maria, Madre del tuo Figliolo, concedici di essere sempre protesi verso le cose celesti, onde meritare di essere partecipi della sua gloria.

PREGHIERA DI S. S. PIO XII A MARIA SANTISSIMA ASSUNTA

O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini!

1. Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi;

e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l'anelito della nostra devozione e del nostro amore.

2. Noi sappiamo che il vostro sguardo, che maternamente accarezzava l'umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia in cielo alla vista della umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell'anima vostra nel contemplare faccia a faccia l'adorabile Trinità fa sussultare il vostro cuore di beatificante tenerezza;

e noi, poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell'anima, vi supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinché apprendiamo fin da quaggiù a gustare Iddio, Iddio solo, nell'incanto delle creature.

3. Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che Voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio;

e noi, che vi invochiamo nostra Madre, noi vi prendiamo, come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale.

4. Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgano ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli;

e noi, fra le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal vostro celeste lume e dalla vostra dolce pietà sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra patria.

5. Noi crediamo infine che nella gloria, ove Voi regnate, vestita di sole e coronata di stelle, Voi siete, dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi;

e noi, da questa terra, ove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza; attraeteci con la soavità della vostra voce, per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del vostro seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria (Pio Pp. XII).

Santità e gloria di Maria [2].

Solo chi conosce la santità di Maria può valutarne la gloria, ma la Sapienza, che ha colmato gli abissi (Prov 8,27), non ci rivelò la profondità di questo oceano al cui confronto le virtù dei giusti e le grazie da essi ricevute non sono che un ruscello. L'immensità della grazia e del merito, che costituisce la soprannaturale perfezione della Vergine benedetta, ci porta a concludere che, nella gloria, che consacra la santità degli eletti, deve avere altrettanta superiorità.

Mentre i predestinati si scaglionano nei diversi gradi della celeste gerarchia, la Madre santa di Dio si eleva oltre tutti i cori dei beati (Liturgia della festa) formando da sola un ordine distinto, un cielo nuovo, in cui le armonie angeliche ed umane sono superate. Dio è in Maria più glorificato, meglio conosciuto e più amato che in tutto l'universo e per questo, secondo l'ordine della Provvidenza creatrice, che subordina il meno perfetto al più perfetto, Maria doveva essere Regina della terra e del cielo.

Il mondo fatto per Cristo e per Maria.

Tenuto presente questo, il mondo esiste per l'Uomo-Dio e per Maria. Il grande teologo Card. Lugo, spiegando le parole dei santi dice: "Come Dio, compiacendosi di tutto creare per il suo Cristo, fece di lui il fine delle creature, così si può dire che, nell'amore per la Vergine Madre, creò tutto il resto, facendo sì che giustamente meritasse di essere chiamata fine di tutte le cose" (De Lugo, De Incarn. Disput. vii, sect. 2).

Maria, Madre di Dio e sua primogenita (Eccli 24,5) aveva titolo e diritto ai beni di Dio e, come sposa, doveva dividerne la corona. "La Vergine gloriosa, dice san Bernardino da Siena, ha tanti sudditi quanti ne ha la Trinità. Tutte le creature, non conta la posizione che hanno nel creato, sono sottomesse alla Vergine: le creature spirituali come gli Angeli, le ragionevoli come l'uomo, le materiali come i corpi celesti o gli elementi, il cielo, la terra, i reprobi, i beati, tutto quanto dipende dalla potenza di Dio. Infatti il Figlio di Dio e della Vergine benedetta, volendo, per così dire, uguagliare in qualche modo all'autorità del Padre quella di sua Madre, si fece, Egli che è Dio, servitore di Maria e, se è esatto dire che tutto, anche la Vergine, obbedisce a Dio, si può rovesciare la proposizione e affermare che tutto, anche Dio, obbedisce alla Vergine" (Discorso per la festa di Maria, c. 6).

Lo Spirito Santo ci dice che il dominio dell'eterna Sapienza comprende cielo, terra e abisso (Eccli 24,7-11) e tutto questo è appannaggio di Maria nel giorno della sua incoronazione e, come la Sapienza divina, Maria può glorificarsi in Dio (ivi 1). Colui, del quale cantò un giorno la magnificenza, oggi esalta la sua umiltà (Lc 1,46-55). La Beata per eccellenza (ivi 48) è ora l'onore del suo popolo, l'ammirazione dei santi, la gloria degli eserciti dell'Altissimo (Eccli 24,1-4). Nella sua bellezza, vada con lo Sposo alla vittoria (Sal 44,4-6) e trionfi dei cuori dei potenti e degli umili (Eccli 24,11). La consegna dello scettro del mondo nelle sue mani non è solo onore, ma realtà e, infatti, da quella consegna, Maria comanda e combatte, protegge la Chiesa, ne difende il capo, tien salde le schiere delle sacre milizie, suscita i santi, dirige gli apostoli, illumina i dottori, stermina l'eresia, ricalpesta l'inferno.

Regina e Madre.

Salutiamo la nostra Regina, cantiamo le sue imprese, siamo docili al suo comando, soprattutto amiamola e confidiamo nel suo amore. Non abbiamo paura che, per le sollecitudini enormi che richiede la diffusione del regno di Dio, dimentichi la nostra piccolezza e le nostre miserie: nulla a lei sfugge di quello che avviene nel più oscuro ridotto sul più lontano confine del suo immenso dominio. Dal suo titolo, in effetto di causa universale, al di sotto di Dio, a buon diritto si deduce l'universalità della sua provvidenza; e i maestri di dottrina (Suarez, 3.a Pars, qu. XXXVII, art. 4; Disp. XXI, sez. 3.a) ci presentano Maria associata nella gloria alla scienza detta di visione, per la quale tutto ciò che è, fu e sarà davanti a Dio è presente. La sua carità non ha imperfezioni e, come il suo amore per Dio sorpassa quello di tutti gli eletti, la tenerezza di cui circonda il più piccolo, il più dimenticato e derelitto figlio di Dio, che è anche suo figlio, supera l'amore di tutte le madri concentrato sopra un figlio solo. Ci previene con le sue sollecitudini, ascolta in qualsiasi momento le umili preghiere, ci segue nelle colpevoli fughe, sostiene nelle debolezze, compatisce nei malanni del corpo e dell'anima, largisce le grazie delle quali è tesoriera. Con le parole di uno dei suoi grandi servi, diciamole dunque:

Preghiera.

O santissima Madre di Dio, che abbellisci la terra e il cielo, tu, lasciando la terra non hai abbandonato gli uomini e, se quando eri quaggiù vivevi in cielo, ora che sei in cielo dimori con noi. Veramente felici quelli che ti contemplarono e vissero con la Madre della vita! Ma, come tu abitavi in carne con gli uomini dei primi tempi, ora abiti spiritualmente con noi. Noi ascoltiamo la tua voce, la voce dì noi tutti giunge alle tue orecchie e la protezione continua con cui ci segui è prova della tua presenza. Tu ci visiti, il tuo occhio è su ciascuno di noi e, se anche non possiamo vederti, tu sei in mezzo a noi e ti mostri in modi diversi a chi è degno di vederti. La tua carne, uscita dal sepolcro, non arresta la immateriale potenza, l'attività purissima dell'anima tua, che, inseparabilmente unita allo Spirito Santo, si fa sentire dove vuole (Gv 3,8). Ricevi, o Madre di Dio, l'omaggio riconoscente della nostra allegrezza e parla dei tuoi figli a Colui, che ti ha glorificata e, con la sua potenza divina, egli accoglierà qualsiasi tua domanda. Sia egli benedetto nei secoli (san Germano di Costantinopoli: Sulla Dormitio 1).

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NOTE

[1] Il responsorio Ascendit Christus e l'antifona Hodie gloriosa Virgo caelos ascendit sembrano tolte dal sermone Cogitis me, e tuttavia è certo che Pascasio Radberto non ha riprodotto, né commentato queste parti liturgiche. Sarebbero allora anteriori all'anno 850? Il Pascasio stesso afferma che egli riporta testi liturgici precedenti.

[2] Riportiamo a questo punto quanto li testo del Guéranger pone al 18 agosto, giorno quarto dell'ottava, ormai soppressa.

Augustinus
14-08-05, 11:01
L'Assunzione di Maria

Il significato del dogma

Il dogma dell'Assunzione di Maria Santissima al cielo, definito dal Papa Pio XII il 1º novembre 1950, al termine di un anno santo che concludeva un periodo, durato circa un secolo, di straordinario fervore devozionale verso la Vergine Maria, anche a motivo delle apparizioni di Lourdes e di Fatima, suona così:

«L'Immacolata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo» (DS 3903).
La verità definita riguarda soltanto lo stato glorioso della Vergine, e non dice nulla circa il modo in cui Maria vi giunse, se passando attraverso la morte e la risurrezione, oppure no. La gloria celeste di cui si parla è lo stato di beatitudine nel quale si trova attualmente l'umanità santissima di Gesù Cristo, e al quale giungeranno tutti gli eletti alla fine del mondo. Coloro che muoiono dopo il battesimo e prima dell'uso di ragione e i giusti perfettamente purificati da ogni reliquia di peccato partecipano di questa beatitudine quanto all'anima già prima del giudizio finale (DS 1000), ma non quanto al corpo. Il privilegio dell'Assunzione concesso a Maria consiste quindi nel dono dell'anticipata glorificazione integrale del suo essere, anima e corpo, a somiglianza del suo Figlio.

L'espressione «Assunta alla gloria celeste» non designa di per sé una traslazione locale del corpo della Vergine dalla terra al cielo, ma il passaggio dalla condizione dell'esistenza terrena alla condizione dell'esistenza propria della beatitudine celeste. I teologi però ammettono comunemente che il «cielo» non significhi soltanto uno stato, ma anche un «luogo»: il luogo dove si trova appunto Cristo risorto e glorioso, in anima e corpo, e dove si trova Maria accanto a Lui. Precisare ulteriormente dove si trovi, e in quale ordine di rapporti con il nostro universo visibile è assolutamente impossibile. Quanto alle condizioni di esistenza della Vergine Assunta e del suo corpo glorioso, si possono applicare tutti i concetti che la teologia, fondandosi principalmente su S. Paolo (1 Cor 15,35-52), ha elaborato per illustrare le condizioni di esistenza sia di Cristo risorto che dei beati dopo la risurrezione finale.

I fondamenti nella storia della Chiesa

La Costituzione Munificentissimus Deus che accompagna la definizione dogmatica sviluppa la prova del dogma in tre tempi: innanzitutto porta come argomento fondamentale e per se stesso pienamente sufficiente il consenso unanime dell'Episcopato (più unanime di quello che si era verificato circa un secolo prima riguardo alla definizione del dogma dell'Immacolata); offre poi una breve delineazione storica del modo in cui la fede nell'Assunzione di Maria si è affermata, sviluppata, giustificata, imposta nella Chiesa fino a diventare una verità universalmente creduta; infine indica quali sono i fondamenti rivelati di questa fede della Chiesa: l'intima connessione di Maria con Cristo come ci è insegnata dalla Scrittura, e in particolare dal Protovangelo (Gen 3,15), illuminato dalla dottrina tradizionale della Nuova Eva. Quest'ultimo punto lo vedremo in un paragrafo apposito.

a) Il primo argomento, quello dedotto dal consenso unanime dell'Episcopato, si basa su una dottrina fondamentale della Chiesa Cattolica: il Magistero ordinario e universale della Chiesa, essendo infallibile nell'insegnare la verità rivelata non in virtù di ricerche o conoscenze naturali, ma per l'assistenza dello Spirito Santo, garantisce l'origine rivelata di ciò che insegna in modo unanime indipendentemente dalle prove positive o speculative che può apportare del suo insegnamento. E poiché i Vescovi avevano risposto con una unanimità senza paragoni alla domanda circa la definibilità dogmatica dell'Assunzione, la Costituzione conclude:

«Pertanto dal consenso universale del Magistero ordinario della Chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l'Assunzione corporea della Beata Vergine al cielo - la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo verginale dell'augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole sue forze naturali - è verità da Dio rivelata, e perciò tutti i figli della Chiesa devono crederla con fermezza e fedeltà».
Questa argomentazione di carattere dogmatico non può evidentemente valere per chi non accetta l'infallibilità del Magistero ordinario e universale della Chiesa: non può valere quindi per i protestanti, che non ammettono alcun magistero infallibile; gli ortodossi potrebbero invece ammettere una definizione dogmatica solo se venisse emanata da un Concilio Ecumenico.

b) Quanto allo sviluppo storico della dottrina dell'Assunzione abbiamo visto a suo tempo che la prima testimonianza non generica relativa alla fine di Maria è di Epifanio († 403), nato e vissuto nella Giudea e morto vescovo di Salamina. Nel suo Panarion egli si propone tre volte il quesito circa la fine di Maria, ed enuncia tre ipotesi possibili e sostenute allora da autori diversi: Maria non è morta, ma è stata trasferita da Dio in un luogo migliore; Maria è morta martire; Maria è morta di morte naturale. Egli non sa scegliere con sicurezza fra le tre ipotesi, poiché «nessuno ha conosciuto la sua fine», ma pensa che in ogni modo la fine di Maria deve essere stata «gloriosa», degna di lei. La testimonianza di Epifanio ci assicura che nella Chiesa, alla fine del V secolo, non esisteva alcuna tradizione precisa, né di carattere storico, né di carattere dogmatico, circa la fine di Maria.

Dopo Epifanio i primi testimoni sono gli apocrifi. Quelli conosciuti sono circa una ventina; hanno origini diverse e appartengono a famiglie diverse: i più antichi sembrano quelli siri ed egiziani e quelli di una famiglia greca. Non ci si può attendere nulla di sicuro da essi dal punto di vista storico; rappresentano invece chiaramente la reazione della fede popolare nei secoli V e VI alla domanda circa la fine di Maria. Pensiero comune a tutti gli apocrifi è che il corpo di Maria non può essere andato soggetto alla corruzione del sepolcro; circa la sua condizione attuale non sono invece concordi: per alcuni esso giacerebbe incorrotto nel paradiso terrestre in attesa della risurrezione finale; per altri, e sembrano essere gli apocrifi più recenti, Maria è già risorta ed è stata assunta alla gloria celeste accanto al Figlio.

Un'evoluzione analoga presentano i documenti liturgici. Le origini della festa dell'Assunzione non sono state ancora completamente chiarite. I primi indizi di una festa del transito di Maria (dormizione) li troviamo in Oriente, tra il 540 e il 570, come risulta dalla narrazione dei pellegrini che hanno visitato Gerusalemme in quegli anni. Poco dopo, verso il 600, un editto dell'imperatore Maurizio estende la festa a tutte le regioni dell'impero, fissandola al 15 agosto. In Occidente appaiono i primi segni di una festa «in memoria» della Vergine nel VI secolo, precisamente nella Gallia, dove viene celebrata il 18 gennaio sotto il titolo di «Depositio Sanctae Mariae». A Roma la celebrazione viene introdotta nel VII secolo, assieme alle altre feste mariane della Purificazione, dell'Annunciazione e della Natività: diviene subito la più importante di tutte e ha fin dalle origini il nome e il significato attuali. Da Roma poi si estende rapidamente, durante i secoli VIII e IX, a tutto l'Occidente, anche alla Gallia, precisando il contenuto e modificando la data della festa precedente. Le origini e lo sviluppo della festa, come pure l'esame accurato delle testimonianze liturgiche, manifestano lo sviluppo della dottrina: al principio l'oggetto del culto era il «transitus», il passaggio alla vita celeste di Maria; più tardi è l'Assunzione. Questo sviluppo appare già compiuto alla fine del VII secolo e al principio dell'VIII in Oriente, ma presenta segni evidenti del suo carattere recente presso i quattro maggiori testimoni del tempo: Germano di Costantinopoli († 733), Andrea di Creta († 740), Giovanni Damasceno († 749), e l'autore sconosciuto di un panegirico sulla festa dell'Assunzione già attribuito al vescovo di Gerusalemme Modesto († 634), ma certamente posteriore. Questi autori nello spiegare e giustificare la festa dell'Assunzione con il nostro preciso significato si richiamano agli apocrifi, oppure alla tradizione, ma più frequentemente giustificano la credenza comune con ragioni desunte dalla mariologia generale: la consacrazione del corpo di Maria mediante la maternità divina, l'onore dovuto dal Figlio alla Madre, l'unione effettiva tra la Madre e il Figlio, la concezione e la nascita verginale del Figlio, l'onore di Maria come Nuova Eva (Damasceno). Queste ragioni non hanno conquistato subito un consenso unanime alla dottrina dell'Assunzione: troviamo infatti ancora delle posizioni interrogative o dubbie fino al X secolo; ma il chiarirsi della liturgia ha fatto presto trionfare la sentenza affermativa. Si può affermare che il pensiero della Chiesa bizantina è definitivamente fissato a partire dal X secolo.

In Occidente lo sviluppo dottrinale fu più lento che in Oriente. Nonostante la chiara indicazione della liturgia, molti autori dal VII al IX secolo si esprimono in modo dubbioso. Uno scrittore celebre, noto col nome di Pseudo-Girolamo, riassume verso il IX secolo il loro pensiero dicendo che «è meglio lasciare tutto a Dio, al quale nulla è impossibile, piuttosto che definire temerariamente di nostra autorità ciò che non possiamo provare». Di data discussa (alcuni lo vorrebbero assegnare al XII secolo, ma forse risale al X) è uno scritto divulgato sotto il nome di Agostino (il suo autore viene comunemente chiamato lo Pseudo-Agostino). Nel contenuto, se non nell'intenzione, è una risposta allo scritto precedente: sostiene che, non essendovi una trattazione sicura circa l'Assunzione di Maria, occorre esaminare con la ragione quale sia la verità, così che «la verità faccia da autorità». La ragione fondamentale è la grazia e la dignità singolare con cui Dio ha onorato Maria: ciò esclude nel modo più assoluto la corruzione del suo corpo verginale e prova che Dio deve averle concesso questo onore. Inoltre «Gesù Cristo, che è l'onnipotenza e la sapienza di Dio, che ha tutto in comune con il Padre, e perciò può tutto ciò che vuole e vuole tutto ciò che è giusto e degno, deve aver voluto la piena glorificazione della Madre». È il principio di Scoto, anticipato di due o tre secoli.

I teologi continuano però a mantenersi divisi per qualche secolo, tra favorevoli, dubbiosi e incerti; ed è notevole il fatto che anche alcuni tra i mariologi più insigni, come S. Bernardo e Duns Scoto, non sottolineano in modo particolare la dottrina dell'Assunzione. A poco a poco tuttavia si va formando l'opinione comune, appoggiata a citazioni scritturistiche (Sal 44,10.14-16; Sal 131,8; Ct 3,6; Ap 12,1 ss., ecc.) e alle note ragioni teologiche, che l'Assunzione pie creditur, è piamente creduta; è cioè una dottrina seriamente fondata e accettata con amore e rispetto nella Chiesa, ma non è obbligatoria. - A partire dalla seconda metà del XV secolo, cioè dopo il 1450, l'atteggiamento dei teologi cambia: la dottrina dell'Assunzione, chiaramente contenuta nella festa liturgica e universalmente predicata, appare ormai come tanto certa che sarebbe imprudente e scandaloso non ammetterla. Qualcuno comincia a dirla già di fede, perché universalmente creduta nella Chiesa; qualche altro (Suarez) la colloca sullo stesso piano della dottrina dell'Immacolata, e dice che un giorno la Chiesa potrà arrivare a definirla. E così restano le posizioni fino al 1854. Nel domandare la definizione dell'Immacolata un paio di vescovi esprimono il desiderio che venga assieme definita anche l'Assunzione; desiderio e proposta fatti propri anche da molti Padri del Concilio Vaticano I. Ha origine in questo modo il così detto «movimento assunzionistico», che si va estendendo fino alla pubblicazione degli atti relativi nel 1944 e alla lettera «Deiparae» del 1º maggio 1946, nella quale Pio XII chiedeva ai Vescovi se ritenessero possibile e opportuno che si procedesse alla definizione dell'Assunzione come verità di fede. I teologi frattanto discutevano sulla possibilità e sui fondamenti di una eventuale definizione dogmatica: le discussioni terminarono soltanto con l'annuncio della prossima definizione, pubblicato il 14 agosto 1950.

I fondamenti nella Rivelazione

Dalla storia che abbiamo brevemente tracciata della dottrina dell'Assunzione risultano chiaramente due cose: che non esisteva nella Chiesa primitiva una tradizione esplicita, né scritta né orale, d'origine apostolica, circa l'Assunzione di Maria; che la dottrina si è formata a poco a poco come frutto di una riflessione amorosa della fede cristiana intorno alla dignità della Madre di Dio, alla sua intima unione spirituale e fisica con il Figlio, alla sua posizione del tutto singolare nell'economia divina della Redenzione.

Questa è l'origine che alla dottrina assegna anche la Costituzione Munificentissimus Deus, quando dice che «i fedeli, guidati o istruiti dai loro Pastori..., non trovarono difficoltà nell'ammettere che Maria sia morta, come già il suo Unigenito. Ma ciò non impedì loro di credere o professare apertamente che non fu soggetto alla corruzione del sepolcro il suo sacro corpo e che non fu ridotto in putredine e in cenere l'augusto tabernacolo del Verbo divino. Anzi, illuminati dalla divina grazia e spinti dall'amore verso Colei che è Madre di Dio e Madre nostra dolcissima, hanno contemplato in luce sempre più chiara l'armonia dei privilegi che il provvidentissimo Iddio ha elargito all'alma Socia del nostro Redentore, e che hanno raggiunto un tale altissimo vertice, quale da nessun essere creato, eccettuata la natura umana di Cristo, è stato mai raggiunto».

Poiché, d'altra parte, la Chiesa non può insegnare come rivelata una dottrina che non sia realmente rivelata, sorge il problema: come e dove è stata rivelata la dottrina dell'Assunzione? E come la Chiesa, in mancanza di asserzioni esplicite della Scrittura e della Tradizione, ha potuto arrivare ad avere la certezza dell'origine rivelata di una dottrina che ha la sua causa prossima nella riflessione umana?

La storia mette in luce chiaramente un fatto: la dottrina dell'Assunzione non si presenta come una dottrina isolata nel V secolo: essa fa parte di tutto un movimento dottrinale che precisa, a poco a poco, la posizione e i privilegi della Madre di Dio nell'economia della Redenzione, la sua santità perfetta, la sua posizione unica accanto al Figlio. Alla base stanno la dottrina della Nuova-Eva, che risale sicuramente al II secolo (Giustino, Ireneo, Tertulliano) e che per la sua diffusione e i suoi caratteri appare d'origine apostolica; poi la verginità e la maternità divina. Maria è certamente anch'essa redenta da Cristo, ma è anche «accanto a Cristo» in un modo del tutto singolare; e per Lei le leggi ordinarie della Provvidenza, nel campo fisico (come nella generazione) e nell'ordine morale (riguardo al peccato) non valgono. Unendo le idee fondamentali sopra esposte, la riflessione cristiana poteva ricavare due ulteriori conseguenze, che ne appaiono come uno sviluppo logico: per Maria, che è stata «accanto a Cristo» in modo così singolare, non valgono neppure le leggi ordinarie della trasmissione del peccato originale e della ritardata beatificazione integrale, in anima e corpo. Come immagine perfetta del Figlio anch'Essa ha dovuto essere «immacolata», e deve aver goduto di una piena glorificazione anticipata.

La fede dei cristiani ha compiuto questo passaggio: dapprima in forma spontanea e intuitiva; poi, sotto la guida del Magistero e con il sostegno della riflessione teologica, in un modo sempre più chiaro e sicuro. Per giudicare questo sviluppo in modo esatto occorre badare bene che esso è lo sviluppo di una fede soprannaturale, non lo sviluppo di una conoscenza logica: la fede, come conoscenza intuitiva superiore, è normalmente più ricca di contenuto di quanto appaia alla coscienza esplicita del credente; e questo contenuto implicito crea una mentalità, uno spirito di fede, capace di distinguere con giudizio sicuro - analogo ai giudizi estetici - ciò che è in armonia, in connessione logica, con le verità esplicitamente credute, da ciò che non lo è. Infine occorre ricordare che causa reale ultima dello sviluppo dogmatico è l'azione dello Spirito Santo, che illumina l'intelligenza della Chiesa, nei fedeli e nei Pastori, a comprendere il contenuto totale della Rivelazione: lo sviluppo di un dogma appartiene alla «sovraconoscenza» che Dio dona alla Chiesa come e quando vuole (cf. Ef 1,17-18).

Alla luce di queste considerazioni si comprende anche come la Costituzione possa parlare di un «fondamento biblico» della dottrina dell'Assunzione. Esso è duplice: in primo luogo comprende tutte quelle affermazioni che sottolineano le relazioni particolari di Maria con il Figlio, nella concezione e nella generazione (Lc 1,26-38; Mt 1,18-25; Lc 1,39-50), nei misteri dell'infanzia (Lc 2,1-21; Mt 2,1-23; Lc 2,22-52), durante la vita pubblica (Gv 2,1-11; Mt 12,46-50) e sul Calvario (Gv 19,25-27); esse costituiscono come il clima nel quale vanno concepiti i rapporti tra la Madre e il Figlio.

In secondo luogo il fondamento è dato dal Protovangelo (Gen 3,15) inteso nella luce della Rivelazione posteriore, e particolarmente della dottrina della Nuova-Eva. Il passo mostra evidentemente una lotta tra il principio del male, che è il diavolo (cf. Gv 8,44; Ap 20,2), e l'umanità, rappresentata dalla donna e dalla sua discendenza, seguita dalla vittoria dell'umanità, nonostante gli sforzi e i parziali successi del principio del male. Il significato della lotta e della vittoria e il vincitore vero ci sono manifestati nel Nuovo Testamento: Cristo Redentore ha vinto tutti i nemici dell'umanità, il demonio, il peccato e la morte (cf. Gv 12,31; 14,30; 15,12; 16,33; Rm 5-6; 1 Cor 15,21-26.54-57). In questa lotta e vittoria che Dio profetizzava, attraverso la parola del Protovangelo, Gesù Cristo è stato senza dubbio la causa ultima e fondamentale di ogni vittoria dell'umanità, ma la tradizione che si esprime nella dottrina della Nuova-Eva assegna un posto del tutto singolare e unico «accanto a Cristo» alla Madre sua. Essi sono dunque previsti e simboleggiati come uniti, nella donna e nel discendente della donna del Protovangelo, e il significato e il contenuto della lotta e della vittoria di Cristo, esplicitamente insegnati nel Nuovo Testamento, dovranno essere estesi anche a Maria. L'interpretazione teologica del Protovangelo non può fondarsi su dati puramente storici e filologici, ma deve tener conto del principio fondamentale che la Rivelazione posteriore interpreta la Rivelazione anteriore, e soprattutto che la realizzazione interpreta le profezie. Come il Nuovo Testamento ha interpretato la «discendenza», così la mariologia, sviluppando la dottrina della Nuova-Eva, ha interpretato la «donna».

Di fronte agli acattolici, che non ammettono l'infallibilità del Magistero, non è possibile portare argomenti apodittici dell'origine rivelata della dottrina dell'Assunzione. È possibile però: a) mostrare che essa si presenta come uno sviluppo normale dei principi fondamentali della mariologia apostolica; b) che questo sviluppo è avvenuto non in una o nell'altra comunità cristiana, ma in tutta la Chiesa, orientale e occidentale, ed è stato fecondo di vita cristiana; c) che lo Spirito Santo è stato promesso da Gesù alla Chiesa non soltanto perché essa abbia a ripetere quanto è esplicitamente contenuto nel Nuovo Testamento, ma perché abbia a comprendere tutto il significato della Rivelazione (Gv 16,12-15). La dimostrazione vera di fronte agli acattolici non può consistere che nella dimostrazione dell'infallibilità della Chiesa, e più specificatamente degli organi del Magistero.

Approfondimento teologico

Di fronte al dato rivelato è compito della teologia stabilire degli argomenti di convenienza che permettano di collegare il dato stesso con le altre verità della fede e di coglierne il significato profondo.

Alcuni argomenti di convenienza li abbiamo già accennati analizzando il contenuto della Costituzione Munificentissimus Deus con cui viene presentato il dogma dell'Assunzione. Vediamo ora di completarli con altri argomenti e disporli secondo un ordine sistematico.

A) ASSUNTA PERCHÉ IMMACOLATA

La Munificentissimus Deus afferma che vi è un nesso strettissimo fra la verità dell'Assunzione e quella dell'Immacolata Concezione. Infatti le parole rivolte da Dio ad Adamo dopo il peccato (Gen 3,19): «Tu sei polvere e in polvere ritornerai» indicano il castigo del peccato originale. Ora, la Vergine Maria fu esente dal peccato originale, quindi anche dal suo castigo.

Questo argomento, ossia quello dell'inscindibile nesso tra l'Immacolata e l'Assunta, cominciò ad affiorare e a essere intraveduto fin dal VI secolo, e forse anche prima. Dall'effetto (l'Assunzione) si risalì alla causa (l'Immacolata) e dalla causa (l'Immacolata) si discese all'effetto (l'Assunzione). Si hanno infatti varie conferme di ciò nel corso della storia della Mariologia: relativamente poche nel periodo patristico, queste affermazioni crescono in modo impressionante nel medioevo e nel periodo moderno, fino a raggiungere quasi la forza di un plebiscito dopo la definizione del dogma dell'Immacolata. Nessuna meraviglia dunque se questo argomento viene autorevolmente accolto e ribadito nella Costituzione di Pio XII.

B) ASSUNTA PERCHÉ MADRE DI DIO

La maternità divina è un forte argomento di convenienza per la glorificazione immediata di Maria. Infatti il corpo di Maria è stato come il tempio del corpo di Cristo, e in base a ciò era del tutto conveniente che sfuggisse alla corruzione del sepolcro. Si dice giustamente: Caro Christi caro Mariae, la carne di Cristo è la carne di Maria, e quindi conveniva in sommo grado che la sorte toccata alla carne di Cristo toccasse anche alla carne di Maria, ossia che il corpo di Maria fosse glorificato come lo fu quello di Cristo.

Chi ha svolto con maggiore ampiezza ed efficacia questo fondamentale argomento fu lo Pseudo-Agostino nel suo celebre trattato De assumptione Beatae Mariae Virginis, di cui abbiamo già parlato più volte. Tutti coloro che sono venuti dopo di lui non hanno fatto che ripetere, più o meno, le sue argomentazioni. Egli dimostra che l'identità della carne tra Madre e Figlio implica anche, di stretta convenienza, l'identità della sorte finale dei loro corpi.

Ma ancora più stretto del vincolo fisico è il vincolo morale che lega una madre al proprio figlio e un figlio alla propria madre. Il figlio deve alla madre, secondo il precetto divino, onore e amore. Ora, l'onore e l'amore che il Figlio Uomo-Dio doveva alla propria Madre esigevano di stretta convenienza l'Assunzione corporea della Madre.

Lo esigeva innanzitutto l'onore. Questa ragione è svolta ampiamente dallo Pseudo-Agostino. Il suo ragionamento procede in questo modo. L'onore dovuto alla madre richiede anche di far sì che essa non sia disonorata. Ora, la corruzione del sepolcro è un obbrobrio e un disonore della natura umana, come appare dal fatto che Gesù stesso, in tutto simile a noi, volle esserne esente: quindi se, potendolo, non ne avesse preservato anche sua Madre, non avrebbe osservato la legge naturale e divina. D'altra parte Gesù poteva preservare sua Madre. Quindi l'ha preservata con l'anticipata glorificazione.

Lo esige poi anche l'amore. L'esemplarissimo amore filiale di Gesù verso la sua Madre Immacolata esigeva di stretta convenienza la preservazione del suo corpo dalla corruzione del sepolcro e l'anticipata glorificazione. Una tale preservazione e glorificazione era infatti un desiderio istintivo del suo cuore, desiderio che non poteva rimanere inefficace in Cristo, il quale può fare tutto ciò che desidera.

Scrive S. Francesco di Sales:

«Non si deve avere il minimo dubbio: il Salvatore ha voluto osservare quel comandamento che ha ingiunto a tutti i figli (quello di onorare e amare i genitori) al più alto livello possibile di perfezione».
C) ASSUNTA PERCHÉ SEMPRE VERGINE

Questo argomento è antichissimo, e prende rapidamente una forma chiara e incisiva. La perfetta e perpetua verginità di Maria, professata sin dai primi secoli, veniva a collocare la Beata Vergine in una sfera superiore, cioè in uno stato di incorruzione. Ella rimase miracolosamente incorrotta quando avrebbe dovuto corrompersi. Ora, come non vedere nella preservazione dalla corruzione del concepimento e del parto una specie di presagio della preservazione dalla corruzione della morte? Effettivamente il senso dei fedeli non tardò a vedere, in modo sempre più chiaro, il nesso che esiste fra la Verginità e l'Assunzione, fra l'una e l'altra incorruzione. Si può dire che l'anima cristiana ha preso coscienza dell'Assunzione corporea per mezzo del legame verginità-incorruttibilità: colei a cui non nocque il parto, non nuocerà il sepolcro. Questa analogia traspare in molti apocrifi greci, siriaci, egiziani, armeni e slavi. La troviamo anche nella liturgia e nei Santi Padri. S. Andrea di Creta scriveva:

«Se il seno della Vergine ignorò qualsiasi lesione, la carne sfuggì alla distruzione della morte. O prodigio! (...). Il parto fu al riparo di qualsiasi avaria, e la tomba non conobbe affatto la distruzione, poiché questa non tocca in alcun modo le cose sante».
In S. Giovanni Damasceno leggiamo:

«In che modo colei che nel suo parto è passata al di sopra delle leggi della natura cede ora a queste medesime leggi, e in che modo è sottoposta alla morte?».
Le citazioni potrebbero continuare.

Anche la Costituzione Munificentissimus Deus del Papa Pio XII torna più volte su questo argomento.

D) ASSUNTA PERCHÉ ASSOCIATA A CRISTO

Noi vediamo che la Madre è sempre strettamente associata al Figlio. Ella partecipa alle sue gioie e ai suoi dolori, per cui possiamo dire che se Gesù è «l'Uomo dei dolori», Maria è «la Donna dei dolori», e se il Figlio è Redentore, Maria è in un certo senso, come vedremo, Corredentrice. Come infatti Eva ha cooperato con Adamo nella rovina, così la Nuova Eva ha cooperato con il Nuovo Adamo nell'opera della riparazione. A questa ragione si appoggia il Papa Pio XII, quando pone a supremo fondamento dell'Assunzione il principio di associazione della Madre al Figlio, e la sua missione di Nuova Eva.

Adamo ed Eva sono stati principi universali di morte soprannaturale, e conseguentemente anche di morte naturale (pena del peccato); Cristo e Maria, il nuovo Adamo e la nuova Eva, sono stati invece principi di vita soprannaturale, e conseguentemente anche di vita naturale, ossia di vittoria sulla morte. Mentre perciò la prima Eva, associata al primo Adamo, è stata principio e causa della nostra morte, così la seconda Eva, associata al secondo Adamo, e in dipendenza da lui, è stata principio e causa della nostra risurrezione alla vita. Ora, chi è principio e causa della risurrezione non può essere soggetto al dominio della morte. Vi sarebbe una ripugnanza intrinseca.

Secondo il Concilio Vaticano II il Figlio ha espressamente voluto che sua Madre fosse conformata a lui in tutto, e particolarmente nella vittoria sul peccato e sulla morte. Come Maria fu associata alla vittoria del Figlio sul peccato mediante la sua Immacolata Concezione, così fu associata anche alla sua vittoria sulla morte mediante la sua Assunzione. Ecco le parole della Lumen Gentium:

«L'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo, e dal Signore esaltata quale Regina dell'Universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, Signore dei dominanti (cf. Ap 19,16) e vincitore del peccato e della morte».
Maria Santissima dunque ci appare perfettamente associata a Cristo. A conferma di ciò possiamo rilevare come alle principali feste del Signore corrispondano altrettante feste di Maria. Al concepimento di Gesù il giorno dell'Annunciazione (25 marzo) corrisponde l'Immacolata Concezione (8 dicembre). Alla Natività di Gesù (25 dicembre) corrisponde la Natività di Maria (8 settembre). Alla passione di Gesù, ricordata oltre che il Venerdì Santo anche nella festa della Santa Croce (14 settembre), fa immediatamente seguito la memoria dell'Addolorata (15 settembre). È quindi logico che alla festa della glorificazione di Gesù, cioè alla festa dell'Ascensione, corrisponda la festa dell'Assunzione (15 agosto), e alla festa di Cristo Re (ultima domenica dell'anno liturgico) corrisponda la festa della Regalità di Maria, celebrata otto giorni dopo la sua Assunzione (22 agosto).

E) ASSUNTA PER ESSERE PIENAMENTE NOSTRA MADRE E REGINA

Leggiamo nella Lumen Gentium:

«Questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell'Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti assunta in cielo non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci le grazie della salvezza eterna».
Nel testo della Lumen Gentium precedentemente citato abbiamo visto come Maria sia stata «esaltata quale Regina dell'universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, Signore dei dominanti». La regalità di Maria non va separata dalla sua intercessione materna. Maria è Regina perché è associata alla regalità di Cristo, e coopera con il Figlio nel procurare la salvezza delle anime. Possiamo dire che la sua è una regalità materna.

Ora, perché Maria Santissima possa pienamente esercitare la regalità, che si estende a tutto l'universo, e la maternità verso di noi, alle quali è stata chiamata in quanto Madre del Redentore a Lui in tutto associata, è necessario che sia nel possesso pieno della sua realtà umana. Ora, questa si realizza solo quando l'anima è unita al corpo. Infatti l'anima separata dal corpo non può a rigore di termini neppure essere chiamata «persona», essendo solo una parte della natura umana.

Possiamo quindi concludere questa argomentazione dicendo che l'Assunzione corporea rende Maria Santissima più vicina a noi, in quanto grazie ad essa ella ci può aiutare nel modo migliore ed esercitare in pienezza la sua maternità universale alla quale è stata chiamata secondo il piano divino. La glorificazione di Maria non è quindi solo per lei, ma anche per noi. L'Assunzione, lungi dallo scavare un abisso tra Maria e gli altri uomini, la rende ad essi più vicina.

F) ASSUNTA PER ESSERE ICONA ESCATOLOGICA DELLA CHIESA

Il Concilio Vaticano II presenta, come si sa, Maria Santissima nella luce della Chiesa, di cui è il modello perfettissimo. Sono note queste parole:

«La madre di Gesù, come in cielo glorificata ormai nel corpo e nell'anima è immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell'età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cf. 2 Pt 3,10)».
Che Maria sia modello e figura perfettissima della Chiesa è un pensiero che risale ai Santi Padri, soprattutto a S. Ambrogio. Ma perché possa esserlo pienamente era necessario che venisse glorificata in anima e corpo, così da apparire come «la Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle» (Ap 12,1), come la presenta la liturgia nella festa dell'Assunzione. «Così la Chiesa in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione, e in lei contempla con gioia, come in un'immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere».

La questione della morte di Maria

Pio XII, nella definizione dogmatica dell'Assunzione, ha deliberatamente evitato di pronunciarsi sulla questione se Maria sia prima morta, per poi risorgere, oppure sia stata assunta immediatamente senza passare attraverso la morte. Il fatto che il Papa non si sia pronunciato è degno di nota, poiché molti pensavano che l'Assunzione andasse necessariamente intesa come un'anticipata risurrezione, in modo da implicare necessariamente la morte. Ed erano state fatte pressioni sul Sommo Pontefice perché nella definizione dogmatica facesse riferimento anche alla morte, cosa che egli non ha fatto.

La questione della morte o non morte di Maria rimane dunque lasciata alla libera ricerca dei teologi, anche se bisogna riconoscere che l'opinione dei «mortalisti», per chiamarli così, è di gran lunga più diffusa di quella degli «immortalisti». Anche il Papa Giovanni Paolo II, nella sua catechesi del 25 giugno 1997, pur senza l'intenzione di chiudere il dibattito, ha parlato della morte, o dormizione, di Maria, come di un fatto comunemente ammesso.

Ciò nonostante rimane ancora libero spazio per la discussione, e l'opinione teologica degli «immortalisti» non va, a mio parere, sottovalutata.

Una trattazione veramente ammirevole per serietà e profondità è quella svolta dal Laurentin nel suo classico libro La Vergine Maria. Seguo da vicino la sua esposizione.

Sembra che la tesi della morte di Maria sia tradizionale almeno dal IV secolo in poi. Ma ci si può chiedere: si tratta della Tradizione in senso stretto, oppure di una semplice tradizione umana, dato che la morte viene data come ovvia e scontata per tutti? Tanto più che a quei tempi non si era ancora scoperto che la Beata Vergine era esente dal peccato originale, di cui la morte è la conseguenza.

L'argomento più forte dei «mortalisti» sembra essere quello che la Beata Vergine doveva essere configurata a Cristo nella sua morte e risurrezione, per poter essere così il modello universale dei redenti. «Ma, si domanda il Laurentin, non le era sufficiente essere configurata a Cristo sul Calvario mediante la compassione, quando "una spada" di dolore "trapassò la sua anima" (cf. Lc 2,35), quando "morì in ispirito" con Cristo, secondo un'espressione tradizionale che risale ad Arnaldo di Chartres (XII secolo)?». Tanto più che Maria, la prima dei redenti, è configurata più alla Chiesa che a Cristo. Ora, la Chiesa passerà alla vita eterna senza passare attraverso la morte (cf. 1 Ts 4,17; 1 Cor 15,51; 2 Cor 5,2-4).

Un altro argomento dei «mortalisti» è che Maria ha assunto le pene del peccato (tra cui la morte) per cooperare più efficacemente alla redenzione. Ma non possiamo dimenticare che Maria Santissima è stata esente dalle principali pene inflitte a Eva (concupiscenza, sottomissione alla libido, cf. Gen 3,16, dolori del parto). L'immortalità completerebbe armoniosamente questa serie di esenzioni. Si può dire che Maria ha subito le pene di provenienza esterna, come le persecuzioni, e le prove legate alle perversioni degli uomini e al disordine di questo mondo, ma non quelle che provengono dall'interno. La soluzione ideale sarebbe che Maria sia morta martire, ma la supposizione è del tutto gratuita.

Comunemente si dice che Maria sarebbe morta in un'estasi di amore. Ma in che modo un simile trasporto mistico l'avrebbe conformata a Cristo crocifisso? E poi un trasporto mistico non si accorderebbe meglio con l'assunzione del corpo piuttosto che con la separazione dell'anima dal corpo?

Ma a mio parere l'argomento più forte degli «immortalisti» sta nell'esame del concetto di corruzione. Abbiamo visto negli argomenti di convenienza a favore dell'Assunzione che il dato di fondo, presente sin dall'inizio, è che la sensibilità cristiana ha ritenuto inconciliabile la dignità di Maria, Immacolata, Madre di Dio, sempre Vergine, con la corruzione del sepolcro. Scrive Pio XII nella Munificentissimus Deus: «Bisognava che colei che aveva conservata intatta la sua verginità nel parto conservasse il suo corpo senza alcuna corruzione». Senza alcuna corruzione! Ma la morte, cioè la separazione dell'anima dal corpo, è la corruzione fondamentale. Infatti il «cadavere» (così dobbiamo chiamarlo) è semplicemente un insieme di sostanze organiche senza più alcuna relazione reale con l'anima. Non è più un corpo «umano». Che poi sopravvenga anche una disgregazione esterna, con il fenomeno della putrefazione, è del tutto secondario dal punto di vista filosofico. Ora viene spontaneo chiedersi: se Dio ha conservato miracolosamente illesa la verginità del corpo di Maria, preservandolo dalla corruzione del parto, perché non avrebbe dovuto preservarlo anche da questa ben più grave corruzione?

Può però a questo punto sorgere una difficoltà: anche il corpo di Gesù è stato soggetto a questa corruzione, poiché Gesù è veramente morto. Senza dubbio, ma vi è questa differenza: il corpo morto di Gesù è rimasto unito al Verbo, e ha continuato a esistere dell'esistenza del Verbo. Quindi non si può dire che fosse «un'altra realtà» rispetto al corpo vivo. Invece nel caso di Maria il suo corpo morto sarebbe stato un'altra realtà, anche se secondo l'esperienza sensibile rimaneva «incorrotto». Scrive il Laurentin: «Il cadavere della Vergine, se essa morì, perse la sua identità. Divenne puramente e semplicemente altro, estraneo alla persona di Maria. Fece ritorno alla pura molteplicità del ciclo della natura. Niente legava più alla Madre di Dio il residuo di questo corpo che aveva generato il Figlio di Dio, e il fondamento della maternità divina si trovava momentaneamente alterato. In assenza di ogni dato positivo fermo su questo punto ci si domanda con perplessità se colui che ha preservato il corpo di sua Madre (questo santuario) da ogni deflorazione, ne abbia permesso l'alienazione, la disintegrazione reale, anche se essa non appare alla vista, implicata dalla corruzione metafisica».

Concludiamo questo paragrafo citando ancora una volta le parole del Laurentin: «Siamo modesti su queste questioni (...). La morte di Maria è verosimile, senza dubbio, verosimiglianza resa rispettabile dall'ondata di autori che l'hanno accettata. Ma si è in diritto di pensare, con Epifanio, che la fine di Maria resti un mistero, nascosto in Dio, e che bisogna che noi ci rassegniamo a ignorare quaggiù».

FONTE (http://www.santorosario.net/mariologia/5.htm)

Augustinus
14-08-05, 11:38
Libro VIII, Cap. 1, §§ 365-391

CAPITOLO 1

Maria santissima parte con Giovanni per Efeso e lì viene visitata da Giacomo, in viaggio verso Gerusalemme, dove da Damasco è diretto anche Paolo; si dichiarano i segreti che accadono in tali spostamenti.

365. Appena la Signora, di nuovo nel suo oratorio, fu scesa dalla nube sulla quale era stata trasportata ed ebbe toccato il suolo, si prostrò ad abbracciare la polvere allo scopo di magnificare l'Onnipotente per quanto la sua destra aveva prodigiosamente operato in quella circostanza a vantaggio di lei stessa, di Giacomo e del regno in cui si era recata. Considerando con la sua ineffabile semplicità che, mentre ancora ella viveva nella carne mortale, si stava costruendo un tempio a lei intitolato perché vi fosse invocata, si annientò a tal punto nella stima di sé al suo cospetto che pareva si fosse completamente dimenticata di essere sua vera madre, creatura impeccabile e infinitamente superiore in santità a tutti i supremi serafini. Si abbassò e apprezzò questi benefici come se fosse stata un vermiciattolo e l'essere più insignificante e peccatore, giudicando che, con un simile debito, doveva sollevarsi al di sopra di se stessa a gradi di perfezione più eminente. Tanto decise e tanto fece, giungendo con la sua sapienza e modestia fin dove la nostra capacità non può innalzarsi.

366. Per quattro giorni ella spese la maggior parte del tempo in questo, come anche nel pregare con fervore per la difesa e la crescita della Chiesa, mentre Giovanni preparava quanto era necessario al percorso e all'imbarco per Efeso. Quindi, il cinque gennaio dell'anno quarantesimo dall'incarnazione, egli la avvisò che era ormai il momento di andare perché tutto era stato disposto. La Maestra dell'obbedienza si inginocchiò senza replica né indugio, chiese al Signore licenza di uscire dalla città e subito si congedò dal padrone della casa e dagli altri che vi dimoravano. Si può facilmente immaginare il dolore che essi dovettero provare, dato che, legati a lei e costretti ad esserle affezionati con ossequio per la sua dolcissima conversazione e per i favori della sua generosità, in un istante restavano senza consolazione e senza il ricchissimo tesoro del cielo nel quale trovavano tanti beni. Si offrirono di seguirla e, poiché non era conveniente, la supplicarono tra le lacrime di affrettare il rientro e di non separarsi definitivamente da quella abitazione, della quale già da molto era in possesso. Ella gradì queste pie e caritatevoli profferte, lo esternò con umili e riconoscenti dimostrazioni e, dando speranza del suo ritorno, mitigò la loro sofferenza.

367. Domandò, poi, all'Apostolo il permesso di visitare i luoghi santi, adorando colui che li aveva consacrati con la sua presenza e con il suo prezioso sangue; lo fece con straordinaria devozione e nel pianto, insieme a lui, che con il sommo conforto che ricevette standole accanto esercitò eroici atti di virtù. La beatissima Vergine vide presso ciascuno di essi l'angelo che lo difendeva e raccomandò ancora a tutti di resistere a Lucifero ed ai suoi, affinché non li distruggessero o profanassero, come desideravano e avrebbero tentato di fare per mezzo dei giudei. Per questo li avvertì di sventare con le loro ispirazioni i pensieri malvagi e le suggestioni diaboliche con cui il drago procura di indurre gli uomini a cancellare la memoria di Cristo, e li incaricò di ciò per tutti i secoli, perché tale rabbia sarebbe durata per sempre. Essi eseguirono tutto quello che ordinò loro.

368. Quindi ella, genuflessa, si fece benedire per dare inizio al viaggio, come soleva fare con suo Figlio, perché nei confronti del discepolo amato, da lui lasciatole in sua vece, fu sempre docile e sottomessa. Molti credenti di Gerusalemme le presentarono denaro, doni e cocchi per il tragitto da lì alla costa, come anche tutto l'occorrente fino all'arrivo. La prudente Regina della povertà, però, manifestando dimessamente gratitudine, soddisfece tutti senza prendere nulla e si diresse al porto su un asinello. Il ricordo degli spostamenti fatti in passato con Gesù e Giuseppe e l'ardore per l'Altissimo, che la obbligava come allora a peregrinare, risvegliavano nel suo cuore teneri e riverenti sentimenti. Per essere ineccepibile in tutto, si rimise un'altra volta alla volontà di Dio, accettando, per la sua gloria e per l'esaltazione del suo nome, la pena di essere priva della vicinanza del suo Unigenito e del suo sposo, mentre in molte occasioni ne aveva goduto con abbondante sollievo, nonché di perdere la quiete del cenacolo, posti così venerabili e la compagnia di tanti bravi fedeli; poi, lo lodò per aver messo al suo fianco l'Evangelista per assisterla nonostante tali assenze.

369. Per darle più sostegno e alleviamento, alla partenza le si resero visibili tutti i suoi custodi, che la circondarono. Con questa scorta e quella terrena del solo Giovanni camminò fino alla nave in procinto di salpare, intrattenendosi in continui e soavi colloqui e cantici con gli spiriti sovrani, e talora con il fortunato Apostolo, il quale, premuroso e sollecito, si prodigava per lei con mirabile riguardo in tutto quello che sapeva opportuno. Per tale atteggiamento, aveva verso di lui riconoscenza con inespri-

mibile umiltà, perché queste due qualità le facevano apparire i suoi servizi immensi e gratuiti, benché essi le fossero dovuti per tante cause.

370. Quando furono sulla riva, salirono a bordo con altri passeggeri. La Signora, che non era mai stata prima in mare in questo modo, penetrò con assoluta chiarezza il vastissimo Mediterraneo e la sua comunicazione con l'oceano: ne scrutò la profondità, l'estensione e la larghezza, le caverne nascoste e l'occulta disposizione, le sabbie e le miniere, i flussi e i riflussi, gli animali, le balene, le varietà di pesci piccoli e grossi e ciò che vi era racchiuso. Ebbe, poi, nozione di quante persone vi erano annegate ed erano perite solcandolo; si rammentò, dunque, della verità contenuta nel Siracide, cioè che i naviganti parlano dei suoi pericoli, e del passo del salmo in cui si afferma che sono mirabili l'elevarsi e la superbia delle sue tumide onde. Intese tutto questo, oltre che per concessione speciale del Salvatore, anche perché partecipava in grado sublime dei privilegi della natura angelica, come pure degli attributi divini, a imitazione e somiglianza dell'umanità santissima di lui. Con queste prerogative, non solo ella comprendeva ogni cosa quale è in se stessa e senza inganni, ma la sfera delle sue cognizioni sorpassava quella degli esseri celesti.

371. Quando dinanzi alle sue facoltà e alla sua sapienza si aprì quell'ampia prospettiva, in cui riverberava come in uno specchio nitidissimo la grandezza di Dio, sollevò il suo spirito con ardentissimo volo fino a lui, che tanto risplende nelle sue meravigliose opere, magnificandolo in tutte e per tutte. Provando compassione come madre pietosa per coloro che si abbandonano all'indomita forza dei flutti per attraversarli con enorme rischio, pregò ferventemente per loro sua Maestà di proteggerli se l'avessero supplicata chiedendo con devozione la sua intercessione e il suo patrocinio. Egli le accordò subito quello che domandava e si impegnò a favorire chi avesse avuto con sé qualche immagine di lei e nelle burrasche l'avesse invocata con affetto come stella del mare. Questa promessa permette di capire che, se i cattolici vanno incontro a incidenti e affogano, ciò accade perché essi ignorano tale soccorso o perché, per i propri peccati, meritano di non ricordarsene nelle tempeste e non la implorano con vera fede; infatti, la parola dell'Altissimo non può venire meno, né la Regina negherebbe il suo aiuto ai bisognosi e agli afflitti in grave difficoltà.

372. In questa circostanza avvenne ancora un fatto eccezionale. Quando Maria scorse i diversi animali acquatici, li benedisse e comandò loro di confessare e celebrare il proprio Creatore nella forma ad essi conveniente. Allora questi, docili, con incredibile velocità accorsero in una moltitudine innumerevole intorno all'imbarcazione, senza che ne mancasse alcuna specie; mostrarono le teste in superficie e, muovendosi e agitandosi in modo singolare e piacevole, si trattennero a lungo, per riconoscerla come signora, prestarle obbedienza, festeggiarla e in qualche maniera ringraziarla di essersi degnata di entrare nell'elemento in cui vivevano. Tutti coloro che erano lì si stupirono per questo prodigio mai visto, che dette motivo di riflessione e discussione perché tale quantità di pesci di disparate dimensioni, così stretti e accalcati, impediva di procedere; però, non ne colsero la ragione, tranne Giovanni, che per un bel po' non riuscì a frenare le lacrime per la gioia e poi invitò la dolce Vergine a dare loro licenza di andarsene, dato che l'avevano ascoltata tanto prontamente allorché li aveva esortati alla lode. Lo fece e immediatamente quella massa disparve, lasciando il mare calmo, sereno e assai limpido, per cui proseguirono il viaggio e in poche giornate giunsero alla meta.

373. Scesero a terra e anche qui ella compì delle azioni straordinarie, curando infermi e indemoniati, che in sua presenza restavano liberi all'istante. Non mi attardo ad esporle, perché occorrerebbero parecchi libri e più tempo se dovessi riportare tutto quanto faceva e i benefici del cielo che spargeva ovunque, come strumento e dispensatrice dell'onnipotenza divina. Riferisco solo quelle che sono necessarie per la Storia e che bastano per manifestare qualcosa di ciò che non si sa ancora dei suoi miracoli. Risiedevano ad Efeso dei credenti provenienti dalla Palestina, sebbene non molti, e avuta notizia dell'arrivo della Madre di Gesù si recarono a visitarla e ad offrirle le proprie case e sostanze. Ella, che non cercava né ostentazione né comodità mondane, scelse come alloggio l'abitazione di alcune donne ritirate e non ricche, che stavano sole, senza compagnia di uomini. Queste, per beneplacito del Signore, la misero a sua disposizione con carità e benevolenza e, dopo avere esaminato la costruzione con l'intervento degli angeli, assegnarono una camera notevolmente appartata a lei e un'altra all'Evangelista; essi vi rimasero finché stettero in tale città.

374. Maria beatissima espresse la sua gratitudine e subito andò nella sua stanza, dove, prostrata come al solito, adorò l'essere immutabile di Dio. Consegnandosi in sacrificio per servirlo in quel posto, disse: «Altissimo, con la vostra immensità riempite l'universo. Io, umile ancella, desidero eseguire perfettamente la vostra volontà in ogni occasione, luogo e momento in cui la vostra provvidenza mi porrà, perché siete tutto il mio bene e tutta la mia vita. Solo a voi si indirizzano i miei aneliti e sentimenti. Orientate i miei pensieri, le mie parole e le mie opere affinché vi compiacciano». La prudentissima Regina comprese che egli accoglieva questa preghiera e rispondeva con la sua virtù promettendole di assisterla e governarla sempre.

375. Continuò l'orazione intercedendo per la Chiesa e ordinando ciò che era sua intenzione fare per aiutare da lì i suoi membri. Chiamò i custodi e ne inviò alcuni a soccorrere i Dodici e i discepoli, che sapeva più provati dalle persecuzioni suscitate dai diavoli per mezzo degli infedeli. Ne mandò diversi anche a difendere Paolo dai pericoli che incombevano su di lui in Damasco, da dove in quei giorni egli fuggì perché i giudei gli davano la caccia come afferma nella seconda lettera ai corinzi raccontando che fu calato per il muro, e da quelli che Lucifero gli preparava sulla strada per Gerusalemme, che stava per percorrere; contro di lui, infatti, lo sdegno dell'inferno era più furente che contro gli altri apostoli. Di tale spostamento egli scrive ai galati, precisando che lo fece dopo tre anni, che non si devono calcolare dalla sua conversione, ma dal suo ritorno dall'Arabia. Lo si deduce anche dal testo, in cui, terminando di parlare di quest'ultimo, soggiunge subito che andò da Cefa; esso, altrimenti, resterebbe molto confuso.

376. Con più chiarezza lo si verifica in base al computo che si è fatto dalla lapidazione di Stefano e del trasferimento della Vergine. Il protomartire fu ucciso dopo il compimento del trentaquattresimo anno dalla nascita del Salvatore, contando dal Natale; se lo si fa dalla circoncisione, come si usa oggi, morì a sette giorni dalla fine di quell'anno, poiché tanti ne mancavano al primo gennaio. Paolo divenne cristiano il venticinque gennaio del trentasei e, se fosse giunto nella città santa dopo tre anni, vi avrebbe trovato Maria e Giovanni, ma egli stesso attesta che dei Dodici non vide nessun altro se non Giacomo di Alfeo, il Minore; certo, se essi fossero stati presenti, non avrebbe omesso di incontrarli, e così avrebbe nominato anche l'Evangelista. Ciò avvenne nel quaranta, dopo che erano già trascorsi completamente quattro anni da allora e poco più di un mese dalla partenza della Signora, mentre gli apostoli, eccetto i due che conobbe, erano già ciascuno nella propria provincia.

377. Secondo questo calcolo, egli spese il primo anno, o la maggior parte di esso, dirigendosi in Arabia e portandovi l'annuncio, e i tre successivi in Damasco. Perciò Luca, benché non narri quel primo viaggio, nel capitolo nono degli Atti comunica che, parecchi giorni dopo che aveva abbracciato la fede, gli abitanti di tale località fecero un complotto per ammazzarlo, intendendo con tale indicazione temporale i quattro anni che erano passati. Aggiunge immediatamente che, scoperte tali trame, i discepoli lo fecero discendere di notte dalle mura, e così egli arrivò a Gerusalemme. Sebbene qui fosse risaputa la trasformazione che si era realizzata in lui, c'era sempre timore riguardo alla sua perseveranza, essendo stato in precedenza un nemico tanto dichiarato del Redentore, e dunque la comunità ecclesiale al principio si guardava da lui. Allora Bàrnaba lo prese con sé e lo condusse presso Pietro, Giacomo e gli altri. Paolo, ai piedi del vicario di Cristo, glieli baciò domandandogli con fiumi di lacrime che lo perdonasse, poiché si era pentito dei suoi errori e peccati, e lo accettasse tra i suoi sudditi e tra i seguaci del suo Maestro, il cui nome desiderava diffondere fino a versare il proprio sangue.

378. Anche da questo sospetto si desume che la Regina non fosse più lì, perché in caso contrario egli le si sarebbe presentato prima che ad alcun altro e sarebbe venuta meno ogni paura; inoltre, sarebbero state chieste informazioni direttamente a lei, che anzi nella sua prudenza avrebbe prevenuto ciò, premurosa ed attenta come era a dare consolazione. Dato che ella era in Efeso, non c'era chi potesse assicurare della sua costanza e della sua grazia, finché Pietro non le sperimentò vedendolo prostrato davanti a sé. A quel punto lo accolse con profondo gaudio suo e degli altri, che benedissero tutti con umiltà e fervore il Signore e disposero che egli uscisse fuori a proclamare il lieto messaggio, come in effetti fece con meraviglia di chi lo conosceva. Le sue parole erano dardi infuocati che penetravano i cuori di coloro che le udivano, lasciandoli attoniti; per questo, in due giorni l'intera città entrò in agitazione allo spargersi della notizia della conversione, che già si andava apprendendo per esperienza.

379. Satana e i suoi non dormivano in questa circostanza, nella quale, per loro più grande tormento, li risvegliò maggiormente il flagello dell'Onnipotente; all'ingresso dell'Apostolo in Gerusalemme, infatti, percepirono che la virtù divina operante in lui li opprimeva e rovinava. Essi, però, dal momento che la loro superbia e malizia non si estinguerà mai per l'eternità, appena sentirono contro di sé una forza tanto violenta, si irritarono ancor più nei suoi confronti. Il drago convocò con incredibile rabbia molte legioni dei suoi demoni, che esortò un'altra volta a farsi animo e a misurare in quell'impresa il vigore della loro malvagità per annientare Paolo, senza che restasse in tutto il mondo una sola pietra che non fosse smossa a tal fine. Quelli eseguirono senza indugio il piano concertato e inasprirono Erode e i giudei nei suoi confronti, approfittando del singolare zelo con cui egli cominciò a predicare.

380. La Madre era al corrente di tutto, non solo per la sua mirabile scienza, ma anche perché i custodi che aveva mandato a proteggerlo la avvisavano di quello che succedeva. Ella aveva previsto da un lato il sollevamento che costoro avrebbero provocato contro di lui e dall'altro l'importanza di conservarlo in vita per l'esaltazione dell'Altissimo e la propagazione della buona novella, ed inoltre sapeva che cosa lo minacciasse in tale frangente; quindi, ne ricevette nuova sollecitudine, che era ulteriormente accresciuta dalla distanza dalla Palestina, dove avrebbe potuto dare sostegno ai suoi più da vicino. Comunque, non trascurò di farlo anche da lì con l'efficacia delle incessanti suppliche che tra i gemiti moltiplicava senza sosta, e contemporaneamente prendendosi cura di essi in altri modi tramite il servizio degli angeli. Dio, per sollevarla, in seguito ad una di tali invocazioni le disse che l'avrebbe esaudita e avrebbe liberato il giovane dalle macchinazioni diaboliche. E così fu; questi, infatti, mentre stava pregando nel tempio, ebbe un'estasi straordinaria con sublimi illuminazioni e rivelazioni che lo resero giubilante, e gli fu comandato di allontanarsi prontamente per trovare riparo da quanti lo odiavano e non avrebbero tollerato la sua testimonianza.

381. Per questo motivo egli in quella occasione non si trattenne più di quindici giorni, come scrive ai galati; negli Atti si legge poi che dopo alcuni anni, ritornato da Mileto e da Efeso nella città santa, dove fu catturato, comunicò tale rapimento e l'ordine che gli era stato impartito. Riferì tutto al capo degli apostoli e, in considerazione del pericolo che correva, fu accompagnato in segreto a Cesarèa e quindi a Tarso, affinché evangelizzasse i gentili senza differenze. Di tutti questi eccelsi benefici Maria era lo strumento e la mediatrice, per intercessione della quale venivano elargiti dal suo Unigenito, e di ogni cosa aveva immediatamente cognizione, dando grazie da parte sua e della Chiesa.

382. Posto al sicuro Paolo, ella aveva fiducia che la Provvidenza avrebbe soccorso suo cugino Giacomo, per il quale aveva particolare preoccupazione e che era ancora a Saragozza, assistito dai cento spiriti celesti che a Granada gli aveva messo accanto perché lo difendessero; questi andavano e venivano dal suo cospetto con le domande del futuro martire e gli avvertimenti che gli dava, e in tale maniera egli fu informato del trasferimento di lei. Quando, poi, la cappella del Pilar fu sistemata convenientemente, la affidò al vescovo e ai discepoli che rimanevano in quella località, come anche in altre della Spagna. Fatto ciò, alcuni mesi dopo l'apparizione, partì da lì continuando a trasmettere il lieto annuncio. Giunto sulla costa della Catalogna, si imbarcò per l'Italia, dove presto proseguì il viaggio finché non salpò per l'Asia, ansioso di incontrare la Vergine, sua sovrana e suo rifugio.

383. Egli ottenne facilmente quello che bramava e poté prostrarsi ai piedi di colei che aveva partorito il suo Creatore, versando copiose lacrime di gioia e di venerazione. Con questi accesi sentimenti le espresse umilmente riconoscenza per gli incomparabili aiuti che per mezzo di lei gli erano stati concessi dalla divina destra nel corso della sua missione, nonché per le visite che ella gli aveva fatto e per quanto in esse gli aveva donato. La Maestra della modestia lo fece subito rialzare dichiarando: «Ricordate che voi siete unto del Signore, suo Cristo e suo ministro, e io un vile vermiciattolo»; proferendo ciò, si inginocchiò e gli chiese di benedirla come sacerdote. L'Apostolo si fermò per alcuni giorni, così che dette ragguaglio al fratello di quello che gli era accaduto ed ebbe con lei arcani colloqui, dei quali basta riportare i seguenti.

384. La prudentissima Regina per congedarlo gli disse: «Carissimo, vi resta ormai poco tempo. Siete consapevole di quanto profondamente vi ami nel mio Gesù e aspiri ad introdurvi nell'intimo della sua amicizia senza fine, per la quale egli vi ha plasmato, redento e chiamato; voglio manifestarvi adesso questo affetto e vi offro tutto quello che con l'ausilio del cielo potrò fare per voi come vera madre». A tanto ineffabile generosità Giacomo rispose con eccezionale riverenza: «Signora mia, che avete generato il mio Salvatore, vi ringrazio con tutta l'anima per questo nuovo favore, confacente alla vostra smisurata carità, ed imploro la vostra benedizione per andare al supplizio per lui. Se sarà suo beneplacito e a suo onore, vi scongiuro di non lasciarmi solo nel mio sacrificio e di mostrarvi ai miei occhi nel transito, in modo tale che mi possiate presentare a sua Maestà come ostia gradita».

385. Ella assicurò che si sarebbe rivolta all'Onnipotente e non avrebbe mancato di adempiere ciò se questi avesse disposto così a sua gloria. Con tale speranza e con altre parole di vita eterna lo confortò e lo incoraggiò alla sofferenza che lo sovrastava; fra l'altro affermò: «Quali tormenti e quali pene potranno mai parere gravi per entrare nel gaudio intramontabile? Tutto quello che è violento diviene soave, e quanto c'è di più terribile risulta amabile e appetibile per chi ha inteso che bene infinito avrà in cambio di una momentanea tribolazione. Mi congratulo con voi perché è prossimo il vostro affrancamento dalle passioni della carne, per esultare in Dio come comprensore e vedere l'allegrezza del suo volto. A causa di tale sorte meravigliosa vi traete dietro il mio cuore, dato che conseguirete tanto imminentemente quello cui anelo e abbandonerete il mondo per il possesso indefettibile del riposo senza termine. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, affinché tutte le tre Persone nell'unità di una essenza vi sostengano nel dolore e vi dirigano nei vostri desideri; e il mio vi accompagnerà nel vostro luminoso olocausto».

386. Oltre a questo per accomiatarsi aggiunse altre cose, con mirabile sapienza e somma capacità di consolazione, e gli impose che, arrivato alla visione beatifica, esaltasse la Trinità da parte di lei e di tutti e pregasse per la Chiesa. Egli lo promise, supplicandola ancora di custodirlo e proteggerlo nell'ora suprema, ed ella confermò il proprio impegno. Infine, il discepolo parlò così: «Benedetta fra le donne, il vostro esempio e la vostra intercessione sono l'appoggio sul quale la comunità ecclesiale, adesso e per tutti i secoli, deve posare sicura tra le persecuzioni e le tentazioni dei nemici del Signore; e la vostra carità sarà lo strumento del vostro legittimo martirio. Non dimenticatevi mai del regno di Spagna, dove è stato portato il Vangelo: tenetelo sotto il vostro speciale patrocinio e conservate in esso il vostro sacro tempio e la fede che io, indegno, vi ho annunciato. Datemi la vostra benedizione». Maria gli garantì che lo avrebbe esaudito e, benedicendolo, lo licenziò.

387. Giacomo salutò anche Giovanni, con abbondante pianto di entrambi, non tanto per la tristezza quanto piuttosto per il giubilo dovuto alla fortuna del fratello più grande, che sarebbe stato il primo nella felicità perenne e nella palma della vittoria. Quindi, si incamminò subito verso la città santa, dove poté predicare per qualche giorno. L'eccelsa sovrana dell'universo rimase lì, attenta a ciò che succedeva a lui e agli altri apostoli, senza perderli dalla sua vista interiore e senza interrompere le sue orazioni per loro e per tutti i credenti. L'ormai vicina uccisione del testimone di Cristo fu occasione perché nell'ardente Madre si suscitassero tanti incendi d'amore e struggimenti di morire per il suo Unigenito che ella conquistò assai più corone di lui e di tutti assieme; infatti, con ciascuno si caricò di molti patimenti, più duri per il suo castissimo e ferventissimo cuore di quelli provocati dai coltelli e dal fuoco per i loro corpi.

Insegnamento della Regina del cielo

388. Figlia mia, negli ammonimenti di questo capitolo ti sono date numerose regole per agire irreprensibilmente. Considera che, come l'Altissimo è principio e origine delle creature e delle loro facoltà, così ne è logicamente il fine: se esse ricevono tutto immeritatamente, devono tutto a chi lo concesse loro per grazia; e se è accordato loro per operare, devono tutte le opere a lui, e non a se stesse né ad alcun altro. Questa verità, che io comprendevo chiaramente e ponderavo in me, mi spingeva all'esercizio che parecchie volte hai recepito e scritto con stupore, cioè a prostrarmi al suolo e ad adorare l'essere immutabile di Dio con profonda venerazione. Meditavo su come egli mi avesse fatto dal nulla e modellato dalla terra, e mi umiliavo al suo cospetto, confessando che mi dava vita, movimento ed esistenza, che senza di lui non sarei stata niente e che a lui dovevo ogni cosa. Con tali riflessioni tutto quello che facevo e sopportavo mi sembrava poco, pur non cessando di compiere il bene agognavo continuamente ad affaticarmi e a penare, e non mi saziavo mai trovandomi obbligata e indigente. Questa scienza è conforme alla razionalità e ancor più alla luce della rivelazione, e potrebbe essere acquistata, dato che il debito è comune e manifesto. Intanto, tra la smemorataggine generale, ti chiedo di essere intenta ad imitarmi negli atti che ti ho reso noti, e ti esorto soprattutto ad abbracciare la polvere e a piegarti maggiormente quando sarai sollevata ai favori dei più intimi amplessi. Osserva in che modo mi comportavo se ottenevo qualche beneficio singolare, come allorché l'Onnipotente ordinò che, prima del mio trapasso, mi venisse dedicato un santuario dove fossi invocata e celebrata. Questo ed altri doni mi fecero abbassare al di là di qualsiasi immaginazione, ed io ero traboccante di azioni ammirevoli; valuta, allora, quello che tocca a te, così scarsamente riconoscente di fronte alla sua liberalità.

389. Bramo anche, carissima, che ricalchi le mie orme nell'essere alquanto circospetta e povera nel soddisfare le tue necessità senza molte comodità, benché ti siano profferte dalle tue monache e da coloro che ti vogliono bene. Al riguardo, scegli sempre o accetta ciò che è più misero, modesto, rigettato e vile, poiché non puoi seguire diversamente me, che rinunciai senza rumore e di buon garbo all'ostentazione, agli averi e a tutti gli agi che mi furono messi a disposizione a Gerusalemme e ad Efeso per il viaggio e per l'abitazione, prendendo il minimo indispensabile. In questa virtù ne sono racchiuse molte che fanno lieti, mentre il mondo cieco e abbindolato si appaga e si precipita dietro a tutto quello che è opposto ad essa.

390. Stai in guardia con sollecitudine anche da un altro diffuso errore: gli uomini, sebbene sappiano che tutte le ricchezze del corpo e dell'anima appartengono al Signore, abitualmente se ne appropriano e le tengono così strette che non solo non gliele porgono spontaneamente, ma, se egli talora le toglie loro, se ne affliggono e lamentano come se fossero stati ingiuriati e avesse fatto loro qualche aggravio. Tanto disordinatamente i genitori sono soliti amare i figli e i figli i genitori; i mariti le mogli e le mogli i mariti; tutti, poi, la roba, l'onore, la salute e gli altri beni temporali, e taluni anche quelli spirituali. Se questi vengono loro a mancare, non hanno misura nel dolore e, pur non potendo recuperare ciò a cui aspirano, sono inquieti e inconfortabili e passano dai sentimenti alla ragione e all'ingiustizia. Con un simile vizio non soltanto condannano i decreti della provvidenza divina e si lasciano sfuggire i meriti che acquisirebbero consegnando a sua Maestà quello che hanno perso e sacrificandogli quello che è suo, ma fanno capire che avrebbero reputato felicità ultima il godere di tali realtà caduche e transitorie, e con esse sarebbero stati contenti per molti secoli.

391. Nessuno dei discendenti di Adamo poté mai avere per nulla di quaggiù più o altrettanto affetto di quanto ne ebbi io per mio Figlio e per Giuseppe; però, poiché esso era ordinato in modo assolutamente corretto mentre ero in loro compagnia, offrii di tutto cuore al Padre il rimanere priva della loro presenza familiare per tutti gli anni che vissi senza di essi. Sii rassegnata ed abbandonata nella stessa maniera quando avrai bisogno di qualche cosa di quelle che devi amare in Dio, giacché fuori di lui non hai licenza di amarne alcuna. Non sia perpetua in te che l'ansia di posare il tuo sguardo sul sommo Bene e di possederlo completamente e in eterno nella patria; anela a questo con lacrime, e a tale scopo sostieni con allegrezza tutte le amarezze e gli affanni. D'ora innanzi abbi il vivo desiderio di patire come hanno fatto i santi, per renderti degna di lui, e fai attenzione che esso sia tale che la volontà di soffrire compensi le tribolazioni che non consegui, rattristandoti di non essere all'altezza di quanto vagheggi tanto intensamente. Nei voli interiori delle persone assetate della visione beatitifica non si deve mescolare l'intento di sgravarsi con essa dei travagli della vita, il quale indica che non si è attaccati al Creatore, ma a se stessi e ai propri comodi; e questo non vale alcun premio ai suoi occhi, che penetrano e soppesano tutto. Se, però, come fedele serva e sposa di Gesù, opererai ciò senza inganno e con pienezza di perfezione, ambendo la sua contemplazione per stringerti a lui, lodarlo e non offenderlo mai più, e ricercherai tutte le pene solo a tal fine, stai certa che ci vincolerai molto a te e giungerai a quello stato di amore che sospiri, dato che è appunto per questo che siamo così generosi con te.

Augustinus
14-08-05, 11:41
Libro VIII, Cap. 4, §§ 431-455

CAPITOLO 4

Maria santissima distrugge il tempio di Diana in Efeso e viene condotta dai suoi angeli nell'empireo, dove i1 Signore la prepara a combattere vittoriosamente il drago infernale in un duello, che ha poi inizio dalle tentazioni di superbia.

431. La città di Efeso, situata al confine occidentale dell'Asia, è alquanto celebre per molte cose grandi che in passato la fecero diventare illustre e famosa nel mondo intero, ma la sua maggiore eccellenza consiste nell'avere alloggiato per vari mesi la suprema Regina del cielo e della terra. Questo privilegio la rese oltremodo fortunata, mentre il resto in verità le aveva fino ad allora apportato infelicità ed infamia, avendo essa tenuto tanto stabilmente sul suo trono il principe delle tenebre. La Vergine, vedendosi accolta generosamente e con l'offerta di numerosi doni, nel suo ardentissimo amore si sentì naturalmente impegnata a pagare con più copiose grazie l'ospitalità di coloro che vi dimoravano, quelli a lei più vicini e benefattori degli estranei; così, se con tutti era liberalissima, con essi dovette esserlo in grado superiore. La sua gratitudine la spinse a simili riflessioni e si giudicò in dovere di assistere tale località: fece un'orazione speciale, pregando fervorosamente il suo Unigenito di effondervi la sua benedizione e di illuminare come padre pietoso la gente lì residente, guidandola alla vera fede e alla sua conoscenza.

432. Le fu risposto che ella, Signora della Chiesa e dell'universo, poteva fare con autorità tutto ciò che fosse di sua volontà, ma era necessario che tenesse conto degli ostacoli per i quali quel luogo non era idoneo ad accettare i doni della misericordia divina; gli abitanti, infatti, con le abominazioni di colpe antiche e presenti avevano posto catenacci alle porte del perdono ed erano degni di una dura condanna, che sarebbe già stata eseguita su di essi se l'Altissimo non l'avesse rimandata a motivo di lei, il cui arrivo era avvenuto proprio quando tali perversità erano giunte al culmine. Intese, inoltre, che la sovrana equità le chiedeva il consenso e il permesso per l'annientamento di quegli idolatri. Il suo compassionevole cuore si afflisse fortemente, ma la sua quasi immensa carità non si scoraggiò e, moltiplicando le domande, replicò:

433. «Re giusto e clemente, mi è chiaro che per la pena attendete che non ci sia più spazio per la pazienza e che perciò, per sospenderla, è per voi sufficiente che nella vostra sapienza troviate un qualunque motivo, per quanto piccolo, da parte dei peccatori. Considerate che sono stata accolta perché io rimanga qui secondo il vostro beneplacito, che sono stata soccorsa e che a me e al vostro servo Giovanni sono stati messi a disposizione molti averi. Temperate il vostro rigore e rivolgetelo pure contro di me, che me ne farò carico per la salvezza di questi miserabili. Voi avete bontà e magnanimità infinita per vincere con il bene il male, e potete senza fatica rimuovere ogni difficoltà affinché essi approfittino dei vostri benefici e di fronte ai miei occhi non periscano tante anime, che sono opera delle vostre mani e prezzo del vostro sangue». Egli ribatté: «Colomba mia, bramo che capiate esattamente la causa del mio sdegno e come se lo sono meritati coloro per i quali mi supplicate. Fissate la vostra attenzione e tutto vi sarà noto». Immediatamente le fu manifestato quello che segue.

434. Comprese che, parecchi secoli prima, Lucifero in uno dei conciliaboli da lui riuniti aveva parlato in questo modo: «Dalle informazioni che ho avuto nel mio stato precedente, dalle parole dei profeti e da quanto Dio ha rivelato ad alcuni suoi amici, ho scoperto che egli si deve ritenere assai obbligato dal fatto che in futuro persone dell'uno e dell'altro sesso si astengano da molti vizi che è mio proposito custodire tra loro, ed in particolare dai piaceri della sensualità e dalla sete del possesso, rinunciando persino a ciò che sarebbe lecito. Perché lo facciano anche contro il mio desiderio, concederà loro consistenti aiuti, con i quali spontaneamente siano casti e poveri e pieghino il proprio volere a quello di altri. Se con queste virtù ci sconfiggeranno, otterranno premi eccezionali, come ho investigato in alcuni che sono vissuti in tale maniera; dunque, i miei intenti resteranno delusi, qualora non procuriamo di rimediare a un danno così enorme e di compensarlo per tutte le vie possibili alla nostra astuzia. Per di più, se il Verbo si farà carne, come abbiamo udito, sarà assolutamente puro e insegnerà ad esserlo a tanti altri, e perfino alle donne; esse, benché più deboli, sono più tenaci e mi tormenterebbe terribilmente che trionfassero su di me, che ho fatto cadere la loro progenitrice. Le Scritture promettono molto riguardo ai favori di cui i mortali godranno con la sua presenza nella loro stessa natura, che certamente egli deve sollevare e arricchire con la sua potenza».

435. Proseguì: «Per oppormi ho bisogno del vostro consiglio e della vostra diligenza, e fin d'ora sforziamoci di impedirne il conseguimento». Si intuisca allora quanto lontana origine abbiano l'odio e le insidie dell'inferno contro la perfezione evangelica professata dagli ordini religiosi. Questo punto fu discusso ampiamente ed infine fu deciso che una quantità elevata di demoni venisse preparata per comandare le legioni che avrebbero dovuto circuire chi si fosse proposto di condurre una simile esistenza. Inoltre, fu determinato che, per deridere soprattutto la pudicizia, fossero subito designate delle vergini apparenti e bugiarde, le quali con tale qualifica fasulla si votassero all'ossequio di satana. I nemici valutarono che con il loro piano diabolico non soltanto avrebbero rapito con maggior gloria quelle infelici, ma avrebbero anche screditato la vita consacrata, che presumevano la Madre e il Figlio avrebbero istituito. Affinché la setta da loro inventata prevalesse più facilmente, presero la risoluzione di fondarla con ogni abbondanza di risorse temporali e di tutto quello che risulta delizioso, fosse anche nascostamente; difatti, in segreto avrebbero acconsentito ad un comportamento licenzioso sotto il titolo di castità dedicata a dèi falsi.

436. Sorse tra di essi una disputa sull'opportunità che gli adepti fossero maschi oppure femmine: ad alcuni sembravano preferibili i primi, che essendo più costanti ne avrebbero garantito la durata, mentre altri pensavano migliori le seconde, più agevolmente abbindolabili perché, discorrendo con minor capacità di ragionamento, avrebbero tardato a riconoscere lo sbaglio; queste, infatti, sono scarsamente intelligenti, credulone, veementi in ciò che amano ed apprendono, e più atte ad essere mantenute nell'errore. L'ultimo parere si impose e fu approvato, senza che però si escludessero del tutto gli altri, poiché taluni avrebbero abbracciato quelle menzogne per il prestigio che ne sarebbe derivato, specialmente se fossero state di appoggio alle loro furberie e frodi per non perdere la vana stima che il medesimo serpente avrebbe guadagnato ad essi con la sua scaltrezza, per conservare a lungo nell'ipocrisia e nella simulazione coloro che si sarebbero assoggettati a lui.

437. Fu deliberata la costituzione di una congregazione di finte vergini, dal momento che il drago disse: «Anche se mi compiacerebbe avere vergini dedite al mio culto, come ne vuole avere il Signore, la purezza mi offende tanto che non la potrei comunque sopportare. Quindi, dobbiamo far sì che esse siano oggetto delle nostre turpitudini. Se qualcuna intenderà essere onesta nel corpo, colmeremo il suo intimo di fantasie e smanie immonde, salvaguardando in lei la presunzione della sua illibatezza».

438. Perché questo avesse inizio, gli spiriti maligni scrutarono tutte le nazioni e giudicarono adatte all'esecuzione di quel disegno le amazzoni, che si erano trasferite in Scizia dall'Asia: erano combattenti, supplendo con l'arroganza e la superbia alla fragilità muliebre; per mezzo delle armi avevano conquistato il dominio di molte province ed avevano stabilito la propria corte in Efeso, governandosi da se stesse, e sdegnavano di sottomettersi agli uomini e di accettarne la compagnia, che con tracotanza definivano schiavitù. Su questo argomento ci sono tante trattazioni, sebbene alquanto discordi, per cui non mi trattengo oltre ad affrontarlo. Basti affermare che, essendo orgogliose, ambiziose, altere e sprezzanti dell'altro sesso, furono trovate ben disposte ad essere imbrogliate con il pretesto della castità. Lucifero pose in mente a diverse di loro che a motivo di essa sarebbero state magnificate ed ammirate, fino ad essere in qualche caso adorate come esseri divini; così, per la smisurata cupidigia di onore, si radunarono in parecchie e cominciarono a dimorare insieme in quella città.

439. In breve, per istigazione dei suoi ministri, aumentò considerevolmente il numero di tali donne più che pazze, tra l'apprezzamento e il plauso generale. Tra di esse ve n'era una che si distingueva per bellezza, nobiltà, talento, purezza e per altre grazie che la resero singolarmente famosa: ella si chiamava Diana. Per la venerazione in cui era tenuta e per la moltitudine che stava con lei fu dato principio al memorabile tempio che il mondo reputò una delle sue meraviglie e, anche se furono necessari dei secoli perché fosse completato, per la devozione che si era acquistata tra i ciechi pagani le fu intestata la sontuosa costruzione e su quel modello da molte parti le vennero eretti tanti altri edifici sacri. Il capo dei tentatori, per accrescere la sua notorietà, le comunicava i suoi inganni, dei quali la riempiva, la vestiva spesso di illusorio splendore e le svelava cose occulte affinché le predicesse; le insegnò pure alcuni riti somiglianti a quelli usati dal popolo di Israele, per essere celebrato con essi. Quante erano con lei la riverivano come una dèa, e lo stesso facevano i gentili, prodighi al pari che ottenebrati nell'attribuire la divinità a tutto ciò che appariva loro straordinario.

440. Per l'astuto raggiro, i sovrani dei regni circostanti, quando presero il potere dopo aver debellato le guerriere, custodirono piamente il santuario, in cui rimase un gruppo di quelle stolte, che offrirono tra l'altro un cospicuo contributo perché fosse innalzato di nuovo allorché, circa trecento anni prima della redenzione, un tale lo incendiò. Dunque, durante il soggiorno di Maria santissima non era più in piedi il precedente, bensì questo rifabbricato, ed esse vi abitavano in vari ripartimenti. Siccome al tempo dell'incarnazione e della passione l'idolatria era assai consolidata sulla terra, non soltanto non si erano corrette nei propri costumi, ma erano peggiorate, e pressoché tutte avevano deprecabili relazioni con i demoni, commettendo con loro bruttissimi peccati e abbagliando la gente con artifici e con false profezie, con le quali satana faceva restare tutti nell'insania.

441. L'innocentissima Principessa vide vicino a sé tutto questo, e ancor di più, con afflizione tanto accesa che ne sarebbe stata ferita a morte se l'Onnipotente non l'avesse preservata in vita. Avendo constatato che il diavolo aveva per sede e cattedra di malvagità il simulacro di Diana, si prostrò davanti al suo Unigenito e gli parlò: «Eccelso Re, degno di ogni lode, è opportuno che abbiano rimedio e termine siffatte abominazioni, che hanno già avuto un'ampia durata. Non posso tollerare che si dia a un'infelice ed esecrabile creatura l'ossequio che voi solo, come Dio infinito, meritate, né che il titolo della castità sia profanato e dedicato ai nemici. La vostra sconfinata benignità mi ha fatto guida e madre delle vergini, che sono componente eletta della Chiesa, nonché il frutto più stimabile della salvezza e a voi immensamente gradito. Se tale titolo deve essere riservato a voi in coloro che saranno figlie mie, non posso lasciare che appartenga in modo illegittimo alle adultere. Mi lamento del serpente per l'ardire con il quale è stato usurpato questo diritto e vi scongiuro di castigarlo con la pena del riscatto di quelle anime dalla sua tirannia, e di farle uscire dall'asservimento alla libertà della fede e della vera luce».

442. Egli le disse: «Mia diletta, accolgo la vostra richiesta, perché è giusto che una simile virtù non sia consacrata agli avversari, per quanto semplicemente di nome, mentre è così esaltata in voi e di mio sommo compiacimento; però, tante sono dannate e riprovate per le loro abiezioni e per la loro pertinacia, e non si rimetteranno tutte sul cammino della beatitudine». Giovanni arrivò all'oratorio, ma non comprese il mistero in cui ella era occupata né la presenza di Gesù. Allora, la Maestra dell'umiltà volle unire alle sue le implorazioni dell'amato Discepolo e, domandata segretamente licenza di rivolgersi a lui, lo informò: «Carissimo, il mio cuore è trafitto dalla conoscenza delle gravi colpe che si perpetrano contro l'Eterno nel tempio di Diana e bramo che abbiano ormai fine». L'Apostolo affermò: «Mia Signora, ho osservato qualcosa di ciò che capita in quello spregevole luogo e non sono capace di contenere il pianto per la sofferenza, rilevando che al drago viene qui tributato il culto che spetta esclusivamente all'Altissimo; nessuno potrà arrestare questi mali se voi non vi fate carico dell'impresa».

443. Ella lo invitò ad imitarla nella preghiera per procurare il riparo di tale rovina e, quando si fu ritirato nella sua stanza, si trattenne con Cristo. Si abbassò un'altra volta al suolo dinanzi a lui e con copiose lacrime continuò le sue suppliche, perseverando in esse con ardentissimo fervore e quasi agonizzando di dolore, disponendolo a confortarla e consolarla. Finalmente le fu dichiarato: «Colomba mia, sia fatto senza indugio conformemente alla vostra volontà: comandate con autorità quanto desiderate». La Regina si infiammò di zelo per l'onore di sua Maestà e con la propria potestà ingiunse ai ministri infernali che erano nel santuario di piombare immediatamente negli abissi e di abbandonare la località che a lungo avevano posseduto. Erano numerose le legioni che vi si trovavano, inducendo in errore il mondo con le loro risposte e contaminando quelle donne, ma in un istante, come in un batter d'occhi, sprofondarono tutte in forza della sua intimazione. Fu tanto il terrore con cui le schiacciò che, appena ebbe mosso le sue purissime labbra nel pronunciare la prima parola, non aspettarono la seconda, perché erano già nelle caverne e la velocità naturale che avevano pareva loro limitata per allontanarsi.

444. Non furono in grado di risalire finché non ne ricevettero il permesso per affrontare la battaglia che ebbero con lei, ed anzi si rintanavano nei punti più distanti da quello nel quale ella era sulla superficie. Avverto che con questi trionfi Maria sbaragliò Lucifero in maniera tale che egli non poteva ristabilirsi nel medesimo posto o riprendere la giurisdizione di cui era stato privato, ma quella spaventosa idra era ed è così velenosa che, quantunque le fosse stata recisa una testa, ne ripullulavano delle nuove, poiché tornava alle sue iniquità con diverse macchinazioni ed invenzioni contro il supremo sovrano e contro la comunità ecclesiale. Intanto ella, portando avanti la vittoria, con il consenso del Redentore spedì prontamente uno dei suoi angeli a distruggere il tempio da cima a fondo, senza che ne rimanesse pietra su pietra; di tutte quelle che vi dimoravano, dovevano esserne risparmiate solo nove specificamente indicate, mentre le altre dovevano morire ed essere sepolte nel crollo dell'edificio, perché erano reprobe e le loro anime sarebbero precipitate fra i demoni che riverivano e ai quali obbedivano, per restare seppellite in quegli antri prima di commettere ulteriori peccati.

445. Egli eseguì l'ordine demolendo in brevissimo tempo l'illustre e ricca costruzione, che era stata completata in vari secoli, e con enorme stupore di tutti essa apparve subito devastata e diroccata. Preservò soltanto le persone che gli erano state segnalate dalla Principessa in base al beneplacito del suo Unigenito, dal momento che come esporrò furono le uniche a convertirsi; le altre perirono e non se ne conservò memoria. Anche se gli abitanti fecero ricerche del delinquente, non riuscirono a rintracciarlo come era invece accaduto in occasione dell'antico incendio, giacché allora il malfattore si era manifestato per ambizione di fama. Da questo avvenimento l'Evangelista fu spinto ad annunciare con maggior vigore la verità celeste e a liberare quella gente dall'inganno in cui era tenuta, e con la Madre rese grazie per il successo che avevano ottenuto sul diavolo e sull'idolatria.

446. È adesso necessario mettere in guardia i lettori dal cadere in qualche equivoco a motivo di ciò che si riferisce nel capitolo diciannovesimo degli Atti circa il tempio di Diana, che essi suppongono esistente quando Paolo alcuni anni dopo si recò là a predicare. Si narra che un abile artigiano chiamato Demetrio, che ne lavorava riproduzioni d'argento, con altri che si occupavano di cose del genere cospirò contro di lui, perché andava sostenendo per tutta l'Asia che non erano dèi quelli fabbricati dalle mani degli uomini, e persuase i compagni che tale dottrina avrebbe tolto loro ogni guadagno e avrebbe fatto cascare nel vilipendio un santuario ovunque tanto venerato. Fecero tumulto e fomentarono l'intera popolazione gridando: «Grande è la Diana degli efesini». E si verificò quanto il testo ancora rivela. Ora, affinché si intenda che questo non contrasta con quello che ho scritto, preciso che il tempio di cui parla Luca fu un altro, meno sontuoso e più ordinario, che venne eretto dopo il rientro della nostra Maestra a Gerusalemme. All'arrivo dell'Apostolo era ormai stato innalzato e dall'episodio raccontato si deduce in che misura quella superstizione pervadesse gli efesini e tutta l'Asia, sia per i molti secoli nei quali i loro antenati erano vissuti in essa sia poiché la città era divenuta celebre appunto per questa devozione. Ispirati da simili illusioni e menzogne, costoro ritenevano di non poter stare senza la loro divinità e senza elevarle luoghi di culto nel centro che ne era stato come la fonte e l'origine, poi imitato dalle altre regioni. L'ignoranza dell'autentico Dio nei pagani portò a tanto che ci fu bisogno di parecchi anni per farlo conoscere loro e per sradicare la zizzania di quella falsa religione, specialmente fra i romani e fra i greci, che si reputavano i più saggi e avveduti.

447. Quindi, nella Vergine si accrebbe il desiderio di affaticarsi per l'esaltazione del nome di Cristo e per la propagazione della fede, perché si raccogliesse il frutto della sconfitta dei serpenti, ed ella moltiplicò le preghiere a questo fine. Un giorno i custodi, in forma visibile, le comunicarono: «Nostra Regina, il Signore degli eserciti superni comanda che vi conduciamo all'empireo, presso il suo trono, dove egli vi convoca». Rispose: «Ecco la sua serva: si compia in me la sua volontà». Immediatamente l'accolsero su un seggio di luce e la sollevarono sino al cospetto della Trinità, che non le si mostrò intuitivamente bensì astrattivamente. Ella si prostrò e adorò il suo essere immutabile con profonda umiltà. Il Padre le si rivolse così: «Mia diletta e colomba mansuetissima, i vostri accesi aneliti e gemiti per la mia magnificazione sono giunti al mio orecchio, le vostre suppliche per i credenti sono accette ai miei occhi e mi obbligano ad usare misericordia e clemenza. In ricompensa del vostro amore vi do un'altra volta la mia parola, con la quale voi difendiate il mio onore, annientiate i tentatori e la loro tenace superbia umiliandoli e calpestandone la cervice, proteggiate la mia Chiesa con le vostre vittorie ed acquistiate altri benefici per i suoi figli e vostri fratelli».

448. Maria esclamò: «È davanti a voi, o sommo sovrano, la più piccola tra tutti, con il cuore pronto a qualsiasi cosa vorrete per la vostra gloria: si compia in me la vostra volontà». L'Eterno soggiunse: «Sia noto alla mia corte che io vi dichiaro guida e capo delle mie milizie, nonché trionfatrice su coloro che mi sono ostili, perché li debelliate nobilmente». Questo fu confermato dalle altre due Persone e tutti i beati e gli angeli proclamarono: «Si compia nel cielo e sulla terra la vostra volontà». Subito l'Altissimo chiese ai diciotto serafini più eccelsi che l'uno dopo l'altro secondo il loro ordine la decorassero ed attrezzassero per il duello con satana. In tale circostanza si adempì misteriosamente quello che afferma il libro della Sapienza: Armerà il creato per castigare i nemici, e il resto che lì si assicura. Dapprima uscirono sei di essi e la rivestirono con un certo lume come di impenetrabile corazza, che palesava agli eletti la sua perfezione e la sua giustizia tanto invulnerabile da assomigliare in modo ineffabile solo alla fortezza dello stesso Onnipotente, che tutti ringraziarono per questa meraviglia.

449. Ne vennero poi ancora sei, i quali, obbedendo a sua Maestà, aggiunsero un altro lume, che fu come uno splendore divino di cui le fregiarono il candido volto e che impediva ai demoni di guardarla; dunque, anche se le si avvicinavano per sedurla, non poterono mai fissare il suo viso, ed era proprio perché fosse loro nascosta che era stato realizzato quel prodigio. Infine, seguirono gli ultimi sei, che, incaricati di fornire strumenti offensivi a colei che aveva la responsabilità di combattere per il supremo Re, posero in tutte le sue facoltà nuove qualità ed una virtù proporzionata ai doni concessi. Così, le fu accordata la potestà di ostacolare, trattenere ed arrestare a suo piacimento persino i più intimi pensieri e sforzi dei ministri di Lucifero, che erano soggetti al suo volere senza la capacità di contravvenire alle sue intimazioni, e tuttora se ne avvale spesso a vantaggio dei fedeli e dei suoi devoti. Sia il Padre sia il Figlio sia lo Spirito approvarono tutto l'ornamento e il suo significato, attestando che otteneva in quella maniera la partecipazione degli attributi che sono riferiti a ciascuno di loro, affinché tornasse con essi alla comunità ecclesiale e abbattesse gli avversari.

450. Quindi, le impartirono la benedizione per licenziarla ed ella li riverì con straordinaria venerazione, prima di essere riportata nel suo oratorio dai custodi, che stupefatti per tali opere dicevano: «Chi è costei, che scende dalle altezze tanto innalzata e ricca a lottare per il nome di Dio? Come è impreziosita e bella per guerreggiare le sue battaglie! O Principessa eminentissima, camminate ed avanzate prosperamente con la vostra leggiadria, procedete e dominate su ogni essere, e tutti lodino ed esaltino il loro Autore, che manifesta la sua generosità e il suo vigore nei favori che vi fa. Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti e in voi sarà benedetto da tutte le generazioni». Appena arrivata si stese al suolo e, stretta alla polvere, espresse umilmente gratitudine come era solita fare quando riceveva simili elargizioni.

451. La prudentissima Madre rimase per un po' a meditare e a disporsi all'imminente conflitto. Mentre era presa da siffatte considerazioni, osservò che saliva dagli abissi un drago rosso e spaventoso con sette teste, da ognuna delle quali emetteva fumo e fuoco con estremo sdegno e impeto, accompagnato da molti sotto la stessa forma. La visione fu tanto orribile che nessun altro vivente l'avrebbe potuta tollerare senza morire e si rivelò necessario che la Vergine vi fosse stata preparata e fosse stata resa invincibile per accettare lo scontro con quelle cruentissime bestie infernali. Queste si diressero tutte verso di lei e la minacciarono con furiosa rabbia e con urla: «Andiamo, andiamo ad annientare la nostra rivale. Abbiamo avuto il permesso di circuirla e di attaccarla: facciamola finita, vendichiamoci dei danni che sempre ci ha procurato e dell'essere stati precipitati dal tempio della nostra Diana, ormai distrutto. Andiamo noi ora a distruggere lei: ella è una semplice donna, e noi siamo spiriti saggi, astuti, potenti e non c'è nulla da temere in una creatura terrena».

452. Tutte quelle schiere si presentarono con il loro capo provocandola a duellare. Siccome il peggior veleno di questo serpente è la superbia, per mezzo della quale ordinariamente introduce gli altri vizi per prostrare innumerevoli anime, stimò di iniziare da essa, colorandola in modo adeguato allo stato eccelso in cui la supponeva collocata. Allo scopo egli e i suoi si trasformarono in angeli di luce e così le si mostrarono, credendo che non li avesse scorti e riconosciuti come diavoli, nel loro aspetto proprio e legittimo. Incominciarono a elogiarla e adularla: «O Maria, siete grande, valorosa e forte, e il mondo intero vi onora e vi celebra per le magnifiche doti che in voi ravvisa e per le eccezionali meraviglie che compite con esse. Siete ben degna di questa fama, giacché non c'è alcuno pari a voi; noi ne siamo consapevoli più di tutti e quindi lo confessiamo e acclamiamo le vostre prodezze». Satana, mentre affermava le false verità sopra enunciate, proiettava nella sua immaginazione tentazioni di orgoglio e di presunzione, che però, invece di inclinarla o muoverla al piacere o al consenso, furono vivi dardi di dolore che le trapassarono il candido e innocentissimo cuore. Non avrebbe sofferto per tutti i tormenti dei martiri come per queste lusinghe e, per confonderle, fece anche atti di umiltà, abbassandosi in maniera tanto mirabile ed efficace che i nemici non resistettero e non poterono trattenersi ulteriormente, perché fu stabilito che li percepissero. Fuggirono con terribili grida e dichiarando: «Sprofondiamo nei nostri antri, poiché quel luogo di scompiglio ci strazia in misura minore dell'insopprimibile modestia di costei». Dunque la lasciarono ed ella ringraziò l'Eterno per il beneficio di tale vittoria.

Insegnamento della Regina del cielo

453. Figlia mia, fa parte della protervia di Lucifero provare a conquistare qualcosa che egli stesso comprende impossibile, che cioè i giusti gli siano soggetti come lo sono a Dio, per farsi simile a lui; ma non riesce a conseguire questo effetto, che contiene in sé una contraddizione, perché l'essenza della santità consiste nel conformarsi alla volontà celeste amando l'Altissimo più di tutte le cose ed obbedendogli, e il peccato nell'allontanarsi da essa amando altro e obbedendo al demonio. Il decoro e la convenienza della virtù sono così corrispondenti alla ragionevolezza che neppure il maligno può negarli, per cui vorrebbe rovinare i probi, invidioso e furibondo di non potersi avvalere di loro e smanioso di privare sua Maestà della gloria che ha nei beati per impossessarsene. Si affatica per far cascare ai suoi piedi qualche cedro del Libano sublime nella perfezione e per far discendere ad essere suoi schiavi coloro che sono stati servitori del sommo Re, impiegando in questo tutta la sua cura, la sua sagacia e la sua vigilanza. Dal medesimo ardente anelito gli nasce l'ansia di far sì che gli vengano dedicate delle prerogative morali, benché soltanto di nome come fanno gli ipocriti e come facevano le vergini di Diana, dato che gli sembra di partecipare di quello che il Signore brama e di macchiare e pervertire ciò di cui egli si compiace per comunicare la propria purezza.

454. Sappi che i raggiri e i lacci dei quali il drago si arma per corrompere i retti sono tanti che senza uno speciale favore superno non si possono discernere e ancor meno superare, liberandosi dalle sue reti e dai suoi tradimenti. Intanto l'Onnipotente desidera che la creatura, per assicurarsi questa protezione, non sia nella trascuratezza né confidi in se stessa né cessi mai di domandarla e cercarla, poiché indubbiamente da sola non può niente e subito perirà. La sua clemenza è notevolmente obbligata dal fervore e dalla pronta devozione, e soprattutto dalla perseverante sottomissione e docilità, che aiutano ad avere costanza e fermezza nell'opporsi all'avversario. Ti avverto, non per affliggerti ma perché tu usi cautela, che sono assai rare le opere lodevoli nelle quali il serpente non sparga il suo veleno per infettarle; infatti, generalmente procura con estrema astuzia di sollecitare delle tendenze che quasi occultamente si tirano dietro o fanno traboccare un po' l'intenzione, affinché la persona non agisca esclusivamente per il suo sovrano e per il bene, dal momento che ogni aspirazione diversa la vizia del tutto o parzialmente. E, siccome questa zizzania è mescolata con il frumento, al principio si individua difficilmente, se non ci si spoglia completamente degli affetti umani e non si esaminano le azioni al chiarore dell'illuminazione divina.

455. Tu sei informata della minaccia e della particolare solerzia del diavolo contro di te; non sia allora minore la tua contro di lui: non ti fidare del semplice aspetto di buona intenzione perché essa, per quanto genuina, non basta, e non sempre la si riconosce. Spesso satana con tale velo trae in inganno, proponendo qualche fine apparentemente valido o molto remoto per introdurre in qualche pericolo prossimo, e succede che quando si è caduti in esso non si ottiene quello che con imbroglio ci aveva inizialmente mossi. Altre volte egli per mezzo della buona intenzione non permette di considerare le circostanze che rendono gli atti non avveduti e mancanti. Altre poi, sotto un'intenzione che pare buona, si celano delle inclinazioni terrene, che segretamente portano via il meglio del cuore. Fra tanti rischi, il rimedio è ponderare il proprio comportamento nello splendore che l'Eterno infonde nella parte più elevata dell'anima, grazie al quale si intende come distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, la menzogna dalla verità, l'amarezza delle passioni dalla dolcezza della ragione. Se procederai in questo modo, la luce che è in te non avrà alcuna porzione di tenebra, il tuo occhio sarà sincero e monderà l'intero corpo delle tue attività, e tu sarai tutta e in tutto gradita al tuo Dio e a me.

Augustinus
14-08-05, 11:45
Libro VIII, Cap. 7, §§ 505-532

CAPITOLO 7

Maria santissima dà compimento alle battaglie, trionfando gloriosamente sui demoni, come viene esposto nel capitolo dodicesimo dell'Apocalisse.

505. Per intendere meglio i misteri che adesso tratterò bisogna conoscere quelli già esposti nella prima parte della Storia, dal capitolo ottavo al decimo del primo libro, dove ho parlato del dodicesimo capitolo dell'Apocalisse, come mi fu concesso di comprenderlo. E non solo allora, ma anche nell'intero corso della narrazione, mi sono sempre rimessa a questa terza parte per dichiarare a suo luogo come procedettero le battaglie della Principessa con i demoni, le vittorie riportate su di loro e lo stato in cui, in seguito, ella fu lasciata dall'Altissimo per il tempo che ancora visse sulla terra. San Giovanni ebbe notizia di tutti questi prodigi e li riferì nel suo libro - come ho già affermato altre volte -, particolarmente nei capitoli dodicesimo e ventunesimo, il cui contenuto io ora ripeto, poiché ciò è indispensabile per due motivi.

506. Il primo è che gli arcani concernenti i sovrani dell'universo sono tanti e così sublimi che non è mai possibile penetrarli e manifestarli adeguatamente, e inoltre, per ordine di sua Altezza, furono racchiusi in metafore oscure affinché solo il Signore li potesse rivelare al momento e nel modo stabiliti dalla sua suprema volontà. Il secondo è che l'ostinata resistenza di Lucifero, animata dalla sua superba rabbia, sebbene apparentemente fosse esternata nell'insorgere contro i comandi dell'Onnipotente, in realtà era rivolta a Cristo e a Maria, alla cui dignità ed eccellenza gli spiriti disobbedienti ed apostati non volevano assoggettarsi. A causa di questa ostilità ci fu in cielo il primo combattimento tra costoro e san Michele con le sue schiere; tuttavia, allora essi non poterono affrontare il Redentore e la Vergine in persona, ma soltanto, nel segno grandioso che fu loro mostrato, la figura di colei che nel suo seno avrebbe dato forma umana al Verbo eterno. E così, quando giunse l'ora in cui con l'incarnazione incominciarono a svelarsi i mirabili segreti, fu necessario che si ripetesse il duello tra gli angeli ribelli da una parte e il Figlio e la Madre dall'altra, e che ognuno trionfasse da sé sui diavoli, conformemente all'ammonizione fatta da Dio al serpente: «lo porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».

507. Tutto si adempì alla lettera: come dice san Paolo, il Salvatore e sommo sacerdote, a nostro esempio e a nostra somiglianza, escluso il peccato, fu provato in ogni cosa, e lo stesso accadde alla sua genitrice; difatti, satana ebbe il permesso di tentarli dopo la sua caduta nell'abisso. Ma poiché questa battaglia della Regina corrispondeva alla prima avvenuta nelle altezze ed era per i principi delle tenebre l'esecuzione della minaccia che avevano ricevuto, espressa con l'immagine che la rappresentava, l'Evangelista le racchiuse insieme esponendo entrambe con le medesime parole e gli stessi enigmi. Quindi, avendo io già illustrato ciò che riguarda la prima, è bene che racconti qui gli eventi della seconda. Nonostante il dragone e i suoi fossero stati allora puniti con la privazione della contemplazione beatifica e sprofondati nell'inferno, in tale frangente vennero nuovamente castigati con pene accidentali, corrispondenti agli intenti ed agli sforzi con i quali perseguitavano la candidissima colomba. In effetti, è naturale che le creature quando ottengono quello che appetiscono provino piacere e soddisfazione secondo la violenza con cui lo bramano, mentre quando non lo raggiungono o succede l'opposto di quello che desiderano e si aspettano sentano dolore e afflizione. Dalla sconfitta in poi i nostri nemici nessuna cosa avevano agognato con maggior ardore quanto di far cadere dalla grazia colei che ne era stata la mediatrice perché i discendenti di Adamo la conseguissero. Essi dunque avvertirono un tormento indicibile, riconoscendosi vinti e privi di ogni speranza di conquistare ciò che per tanti secoli avevano macchinato e preteso.

508. Per le stesse ragioni e per molte altre, Maria invece provò un singolare giubilo vedendo l'antico serpente stritolato. Gesù, per il termine dello scontro e per l'inizio del nuovo stato che ella avrebbe dovuto avere dopo la vittoria finale, le tenne preparati dei benefici così numerosi ed eccelsi da sorpassare ogni pensiero. Per poter spiegare qualcosa di quello che mi è stato rivelato, devo avvertire i lettori che, a causa delle nostre limitate facoltà e capacità, le parole usate nel dichiarare gli arcani divini, sia i più elevati sia i più accessibili, sono sempre le stesse, anche se l'oggetto di cui parlo ha una dimensione infinita. L'onnipotenza dell'Eterno poté innalzare la Principessa da una condizione che a noi sembra altissima ad una più alta, e da questa ad un'altra ancora, diversa e migliore, confermandola nella pienezza di grazia e di doni: così, arrivata vicinissima all'essere di Dio, ella racchiude in sé un'immensa grandezza e da sola costituisce una gerarchia maggiore di quella formata da tutto il resto degli altri esseri umani e angelici.

509. Dopo aver avvisato di questo, cercherò di riferire come meglio mi sarà possibile quello che accadde a Lucifero sinché non fu completamente annientato da lei e dal suo Unigenito. Costui e i suoi alleati non rimasero del tutto disingannati né dai trionfi con i quali furono scaraventati nell'abisso, né dai malefici intentati per mezzo di alcune maghe di Gerusalemme, che furono tutti vani e senza esito. Anzi, nella loro implacabile malizia, ben presumendo che stesse per scadere il permesso di sedurre la Vergine, tramarono di compensare la brevità del tempo incrementando la temerità ed il furore contro di lei. A tal fine andarono in cerca anzitutto di uomini più maliardi, esperti nell'arte magica, e, dando a questi altre istruzioni, li incaricarono di togliere la vita alla loro rivale. Quei maligni ci provarono molte volte con diverse e crudeli fatture, ma con nessuna poterono scalfire, di poco o di molto, la sua salute: gli effetti della colpa non avevano alcun potere su colei che non ebbe mai parte in essa e che per altri titoli era privilegiata e superiore a tutte le cause naturali. Il diavolo, considerando perduti i suoi malvagi propositi, per il cui compimento si era tanto affaticato, castigò con empia ferocia gli stregoni. Ciò fu autorizzato dal Signore, affinché questi, meritevoli di tale punizione, conoscessero il padrone che servivano.

510. Egli, inasprito da un nuovo sdegno, convocò i suoi seguaci e, dopo aver esposto con veemenza i motivi che avevano, sin da quando erano stati cacciati dal cielo, di mettere in atto tutte le energie e ogni perfidia per sgominare quell'avversaria, già identificata con la donna che era stata mostrata loro, decisero di comune accordo di andare a sorprenderla, credendo che in qualche circostanza si sarebbe trovata meno pronta o, comunque, non in compagnia di chi la difendeva. Per realizzare tale ardua impresa approfittarono subito della prima occasione propizia, spopolarono le loro caverne e confusamente assaltarono la Madre mentre stava nel suo oratorio. Questa fu la più grande battaglia che contro una semplice creatura si sia mai vista o mai si vedrà, dalla prima avvenuta nell'empireo sino alla fine del mondo. Per comprendere meglio l'entità della collera dei demoni, bisogna ponderare il loro supplizio nell'avvicinarsi al luogo dove si trovava la Regina e nel guardarla, sia per la forza superna avvertita, sia per le molte volte in cui erano stati oppressi e vinti da lei. E così, per far fronte a questo dolore, la rabbia si accese in essi ancora di più, obbligandoli ad ostinarsi nel combattimento e a lanciarsi come tra lance o spade pur di portare a compimento la loro vendetta; per satana, difatti, desistere era un tormento più pungente di qualunque altra pena.

511. Il primo assalto, principalmente diretto contro i sensi esterni della Signora e accompagnato da urla e schiamazzi, formava nell'aria per mezzo di varie rappresentazioni un fracasso e uno scuotimento spaventoso, che sembrava mandare in rovina tutta la macchina del mondo. Per incuterle ancor più paura, assunsero diverse figure visibili, gli uni brutti ed abominevoli, gli altri splendenti come angeli: così camuffati finsero fra loro una straordinaria e tenebrosa rissa, di cui non si poteva intendere la causa e non si sentiva altro che il frastuono. Tale attacco fu sferrato per suscitare nella candidissima colomba terrore e panico, e veramente li avrebbe provocati in qualunque altro essere umano, benché santo, qualora fosse stato lasciato nello stato comune della grazia, né questi li avrebbe potuti tollerare senza morire, poiché l'incursione durò dodici ore consecutive.

512. Maria però rimase immobile, quieta e serena e, come se non avesse osservato e capito niente, non si turbò né alterò, non mutò sembianze né si intristì durante l'infernale sconvolgimento. Immediatamente i draghi inviarono altre seduzioni contro le sue facoltà, vomitando in esse la fiumana dei loro diabolici raggiri, in modo ancor più travolgente di quanto si possa raccontare. A tal fine si servirono di falsi consigli, rivelazioni, suggestioni, promesse e minacce, tentando ogni virtù per via dei vizi contrari e con tutti i mezzi macchinati dalla loro astuzia. Non mi trattengo a narrare dettagliatamente queste insidiose trame, perché non è opportuno né conveniente, ma dico soltanto che ella le superò gloriosamente, rispondendo con atti opposti ed eroici, come si può immaginare sapendo che agiva con tutta l'efficacia della pienezza della grazia e dei doni posseduti nello stato sublime in cui si trovava.

513. Pregò per tutti coloro che erano vessati e lusingati da Lucifero, poiché ella stessa sperimentava la sua malizia e la necessità del soccorso divino per abbatterla; allora, l'Onnipotente le concesse di proteggerli per sua intercessione, qualora essi l'avessero invocata. I principi delle tenebre perseverarono in questa lotta sino a giungere a non avere nessun'altra malvagità da saggiare contro la purissima Vergine. Allora da parte sua reclamò a gran voce la giustizia, affinché l'Eterno si alzasse, come disse Davide, a difendere la sua causa, a disperdere i nemici e ad allontanare quelli che lo aborriscono. Per emettere tale sentenza il Redentore, accompagnato da innumerevoli ministri celesti, dai nostri progenitori, da molti patriarchi e profeti, e da san Gioacchino e sant'Anna, scese nel cenacolo, mostrandosi a lei come figlio dolcissimo ed amoroso, e ai suoi avversari come giudice severo assiso sul seggio della Trinità.

514. La Madre si prostrò a terra e adorò il suo diletto con la venerazione e il culto che soleva rendergli. I diavoli invece non lo scorsero, ma conobbero per altra via la sua regale presenza e, invasi da un nuovo timore, cercarono di fuggire da quel posto per schivare il pericolo tanto paventato; si sentirono, però, trattenuti da forti catene, le cui estremità erano state messe nelle mani della loro rivale.

515. Proruppe, intanto, dal trono una voce: «Oggi si poserà su di voi lo sdegno dell'Altissimo; una discendente di Adamo e di Eva vi schiaccerà la testa e si eseguirà l'antica sentenza scagliata in cielo e poi in paradiso perché, disubbidienti e superbi, avete disprezzato l'umanità del Verbo e colei che lo rivestì della carne nel suo castissimo seno». In quel momento la Principessa fu sollevata dal suolo da sei dei supremi serafini che assistevano le tre divine Persone e, posta su una nuvola splendidissima, fu collocata a lato del suo Unigenito, dalla cui divinità si irradiò un fulgore così ineffabile da avvolgerla completamente, facendola apparire simile al globo del sole. Sotto i suoi piedi comparve anche la luna, a significare che ella calpestava tutte le cose inferiori, caduche e mutabili, rappresentate dalle sue diverse fasi. Sul suo capo fu posto un diadema di dodici stelle, simbolo delle perfezioni superne, comunicatele nel grado possibile ad una semplice creatura. Portava nel suo grembo l'essere di Dio e l'amore che gli era proporzionato; gridava come per le doglie e il travaglio del parto nel dare alla luce ciò che aveva concepito, affinché coloro che ne erano capaci ne partecipassero, ma tutti opponevano resistenza, benché ella lo desiderasse con lacrime e sospiri.

516. Tale immagine grandiosa, ideata nella mente del sommo sovrano, fu proposta a satana, che aveva assunto l'apparenza di un enorme drago rosso con sette teste coronate da sette diademi e da dieci corna. Questa figura manifestava che egli era l'autore dei sette vizi capitali, che pretendeva di seminarli nel mondo con le sue eresie, simboleggiate dai sette diademi, e che l'acutezza e la fortezza della sua astuzia e della sua perfidia avevano distrutto nei mortali la legge divina compendiata nei dieci comandamenti, contro i quali si era armato di dieci corna. Inoltre, trascinava giù con il cerchio della coda un terzo delle stelle del cielo, cioè le migliaia di angeli apostati suoi seguaci, e coloro che aveva fatto precipitare, ma che sembravano innalzarsi al di sopra di esse per dignità o per santità.

517. Lucifero in quella brutta e spaventosa forma e i suoi in altre assai disparate persistevano nella battaglia alla presenza di Maria, la quale stava per generare la comunità ecclesiale, che con tale parto si sarebbe perpetuata ed arricchita. Aspettavano la nascita del bambino per divorarlo e per distruggerlo, se avessero potuto, e si arrovellavano d'invidia vedendo una donna così forte istituire la Chiesa, riempirla di tante anime e fecondarla di copiosi favori, traendo dietro di sé con le sue doti, il suo esempio e le sue intercessioni i predestinati alla felicità imperitura. Nonostante lo sdegno diabolico ella diede vita a un maschio, designato a governare tutte le genti. Questi è lo spirito equo e potente della stessa Chiesa, che con la rettitudine e l'autorità di Gesù regge con saggezza tutti i popoli; simboleggia, inoltre, gli uomini apostolici che insieme a lui dovranno giudicare nell'ultimo giorno con la verga di ferro della giustizia celeste. Tutto ciò fu il frutto del seno della Vergine, perché non solo ella diede alla luce il Salvatore, ma con la sollecitudine e i propri meriti anche la stessa comunità dei credenti, che alimentò per la durata del suo pellegrinaggio e tuttora conserva nello spirito virile delle origini, custodendola nella verità cattolica, contro cui non prevarranno le porte degli inferi.

518. San Giovanni asserisce che il figlio fu subito rapito verso il seggio della Trinità, mentre la madre fuggì nel deserto, in cui le era preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. Questo significa che il suo parto legittimo, sia dell'intero corpo mistico che di ogni suo membro, arriva al trono regale, dove risiede il frutto del suo concepimento naturale, Cristo, nel quale e per il quale ella li genera e sostenta. La solitudine in cui fu trasportata dopo il combattimento fu una condizione altissima e piena di misteri, della quale riferirò qualcosa in seguito; difatti, ella soltanto rimase in questo stato e nessun altro ha mai potuto ottenerlo o giungervi. Qui dimorò lontana da ciascun essere e ancor di più dal demonio, che, ignorando il segreto, non riuscì più a tentarla e perseguitarla.

519. Il serpente, però, prima che scomparisse quella prodigiosa immagine, apprese ogni cosa e a causa di ciò perse la fiducia, in cui la presunzione lo aveva mantenuto per cinquemila anni, di sconfiggere colei che sarebbe stata la Madre del Messia. Da questo si può in parte comprendere quale dovette essere l'indignazione dei diavoli, soprattutto quando si videro legati ed atterrati dalla persona che con tanto ingegno e furiosa rabbia avevano cercato di far cadere dalla grazia, impedendole di conseguirne gli effetti per i fedeli. E, nello sforzo di ritirarsi, la bestia diceva: «O donna, dammi l'autorizzazione a sprofondare nelle caverne oscure, perché non posso stare alla tua presenza né mi porrò più al tuo cospetto per tutto il tempo in cui vivrai su questa terra. Hai vinto, o donna, hai vinto, ed io ti riconosco ricolma delle virtù di chi ti elesse come sua genitrice. O Dio, castigateci pure voi stesso, poiché a voi non possiamo resistere, ma non servitevi di una creatura così inferiore. La sua carità ci consuma, la sua umiltà ci abbatte: in tutto è una dimostrazione della vostra misericordia e questo ci tormenta più di molte pene. Su, miei ministri, aiutatemi! Ma che cosa possiamo fare contro di lei, se le nostre energie non ci permettono nemmeno di ritirarci, finché ella non ci consenta di scostarci dalla sua intollerabile vista? O stolti uomini, perché seguite me e lasciate la vita per la morte, la verità per la menzogna? Come potete procedere in modo tanto assurdo e folle - sì, lo ammetto a mio dispetto - mentre avete dalla parte vostra e nella vostra natura il Verbo divino e costei che mi obbliga ad affermare una realtà da me interamente disprezzata e aborrita? Ciò mi spinge a pensare che la vostra ingratitudine sia più grande della mia. Maledetta la decisione che presi di vessare questa discendente di Adamo che tanto mi opprime».

520. Mentre il dragone faceva, suo malgrado, tale confessione, san Michele per difendere la suprema causa si manifestò alla guida dei celesti eserciti, che, con le armi dei loro intelletti, sferrarono un'altra battaglia contro le legioni infernali, litigando con esse, riprendendole e provando a convincerle nuovamente della loro antica arroganza, della disobbedienza commessa nell'empireo e della temerità con cui avevano insidiato Gesù e Maria, sui quali non avevano alcun diritto, poiché entrambi erano scevri di ogni peccato e imperfezione. L'arcangelo così agendo legittimò le opere della giustizia superna, dichiarandola ineccepibile e senza motivo di dolersi per aver castigato l'apostasia di Lucifero e dei suoi; inoltre maledisse i ribelli e intimò loro la sentenza di punizione, confessando il Signore come santo, retto ed onnipotente. Essi, invece, difesero la rimostranza e l'audacia della loro superbia, ma tutte le loro argomentazioni si rivelarono false, vane, piene di diabolica presunzione e di errori.

521. Durante questo alterco, all'improvviso si fece silenzio; il Re dei re parlò alla Vergine, dicendole: «Mia diletta, scelta tra tutti dalla mia eterna sapienza come tempio santo e mia dimora, voi siete colei che mi ha rivestito della vostra natura, ha riparato la perdita del genere umano, ha ricalcato le mie orme e mi ha imitato, ha meritato più di tutti gli esseri grazia e doni, che in voi non sono mai stati oziosi o infruttuosi. Voi siete l'oggetto degno del mio infinito amore, la protezione della comunità ecclesiale, la sua signora e guida. Avete il mio benestare e il potere che come sovrano ho consegnato alla vostra fedelissima volontà: comandate perciò al serpente che, mentre siete in vita, non semini la zizzania degli errori e delle eresie che ha preparato. Decapitate la sua dura cervice e schiacciategli il capo, perché voglio che durante il vostro pellegrinaggio i credenti godano di questo favore».

522. La prudentissima Principessa eseguì l'ordine e con autorità ingiunse agli spiriti maligni di tacere, di non impiantare tra i fedeli false sette e di non avere l'ardire di ingannare nessuno, finché ella fosse stata nel mondo, con le loro sacrileghe dottrine e i loro infondati dogmi. E così infatti avvenne, sebbene essi fumanti d'ira avessero intenzione, per vendicarsi, di spargere proprio allora quel veleno tra i cristiani. Ma l'Altissimo, per l'affetto che portava alla Madre, lo impedì per mano di lei stessa e solo dopo il suo glorioso transito, a causa delle colpe dei mortali pesate sulla bilancia dell'equità divina, fu loro concesso di attuare il malefico piano.

523. Secondo la narrazione di san Giovanni, il dragone, che porta il nome di satana, fu subito fatto cadere; allontanatosi con tutti i suoi ministri dalla presenza della Regina giunse sulla terra, dove gli fu permesso di stare, come se la catena con cui era legato fosse stata alquanto allungata. In quello stesso istante si udì dall'alto la voce di san Michele: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che 1i accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio; poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo». Con queste parole fu proclamato che, per i trionfi di Maria uniti a quelli del suo Unigenito, restavano assicurati per i giusti il regno di Dio e gli effetti della redenzione umana. Tale dichiarazione si ebbe quando fu terminata la battaglia e Lucifero fu vinto e scaraventato quaggiù; difatti, se così non fosse accaduto, senza dubbio costui avrebbe reso vani i frutti del riscatto. L'arcangelo si rallegrò con i beati, perché erano ormai schiacciati la testa e i malvagi propositi del demonio, che calunniava gli uomini, i quali egli chiamò fratelli per la parentela delle due nature, angelica ed umana, rispetto all'anima, alla grazia e alla gloria.

524. Il nemico, pretendendo di pervertire i principi della Chiesa, enunciava al cospetto dell'Onnipotente le trasgressioni dei discendenti di Adamo, che, avendo ucciso il Messia, non meritavano il perdono e la salvezza, ma al contrario il castigo dell'eterna dannazione. La dolcissima e clementissima Maestra, però, si oppose a tutto questo guadagnandoci la fede e la sua propagazione, e l'abbondanza della misericordia e dei benefici concessi in virtù della morte di sua Maestà: tesori demeritati dai peccati di quelli che lo crocifissero e di chi non lo accettò come redentore. Michele avvisò gli abitanti della terra con quel doloroso grido di compassione, affinché stessero pronti contro colui che era piombato su di loro con immensa rabbia. L'avversario, dopo aver conosciuto i misteri della redenzione, il potere della Vergine e la pienezza di grazia, di meraviglie e di elargizioni con cui si fondava la comunità primitiva, capì che gli restava poco tempo per eseguire i suoi disegni; difatti, da tutti questi prodigiosi eventi scaturì in lui il sospetto che presto avrebbe avuto fine il mondo, oppure che tutti avrebbero seguito Gesù e si sarebbero valsi dell'intercessione di sua Madre per conseguire la beatitudine senza fine. Ma, ohimé, quale dolore! I mortali sono stati più pazzi, stolti e ingrati di quello che immaginò lo stesso serpente!

525. L'Evangelista afferma che, quando egli si vide precipitato, progettò di opprimere la donna che aveva partorito il figlio maschio, ma a lei furono date due ali di una grande aquila affinché volasse nella solitudine del deserto, dove sarebbe stata nutrita per un tempo, per due tempi e per la metà di un tempo distante dalla faccia del drago. Quest'ultimo rigettò subito dalla bocca un copioso fiume d'acqua dietro di lei per travolgerla, se fosse stato possibile. In tale descrizione si palesa meglio la sua rabbia contro l'Altissimo, la Principessa e i credenti, giacché da parte sua sempre arde l'invidia e si innalza la superbia. Allora gli restò ancora malizia per tentare di nuovo la nostra sovrana, se gli fosse stato consentito e se avesse avuto energie sufficienti, ma questa libertà non gli fu accordata; perciò si dice che furono date alla donna due ali d'aquila, perché si recasse nel rifugio preparato per lei. Le ali rappresentavano la forza donata dal Signore alla Regina per salire dinanzi a lui e poi discendere per distribuire i tesori della grazia.

526. Poiché da quel momento in poi satana non ebbe più il permesso di lusingarla, viene narrato nell'Apocalisse che ella nel suo ritiro stava lontana da lui, e un tempo, due tempi e la metà di un tempo corrispondono a tre anni e mezzo, ossia i milleduecentosessanta giorni meno alcuni. In questo stato, e in altri che riferirò, rimase la Signora per il resto della sua esistenza peritura. Siccome, però, la bestia non ebbe più speranze di insidiarla, vomitò dietro di lei la sua velenosa perfidia; difatti, dopo che fu sconfitto, si riversò astutamente sui fedeli, perseguitandoli per mezzo dei giudei e dei gentili e specialmente dopo il transito di Maria li inondò con la piena delle eresie e delle false sette che teneva represse nel petto. E così, non avendo la possibilità di sfogare la sua ira, dopo essere stato annientato compendiò le sue minacce nella battaglia che decise di darle, vendicandosi su coloro che da lei erano tanto amati.

527. Per questo, immediatamente dopo si dichiara che egli sdegnato andò a combattere contro tutti gli altri discendenti della donna, contro coloro che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. Poi si arrestò sulla spiaggia del mare, simbolo degli innumerevoli idolatri, giudei e pagani, per i quali fa ed ha fatto guerra alla comunità ecclesiale, oltre a quella che le muove occultamente saggiando i suoi membri. Ma la terra ferma e stabile, rappresentata dall'immutabilità della Chiesa e dalla sua incontrastabile verità cattolica, le venne in soccorso, aprendo una voragine ed inghiottendo il fiume lanciato contro di lei. E così infatti avviene, poiché la Chiesa, che è la bocca dello Spirito, ha condannato e confutato tutti gli errori, le sette e le dottrine false, con le parole e gli insegnamenti che escono da essa per mezzo delle divine scritture, dei concili e delle determinazioni dei dottori, dei maestri e dei predicatori del Vangelo.

528. Giovanni racchiuse nel suo libro tutti questi e molti altri misteri, raccontando il duello e le vittorie di sua Altezza. Ella, volendo porre fine agli scontri con Lucifero nel cenacolo, benché egli ne fosse stato già cacciato fuori e se ne stesse come legato con la catena da lei tenuta, comprese che quella era l'occasione opportuna, nonché volontà del suo Unigenito, per scaraventarlo nelle caverne oscure. In forza di tale conoscenza slegò i demoni e con autorità comandò loro di piombare in un istante negli abissi; appena ebbe pronunciato queste parole tutti caddero immediatamente negli anfratti più remoti dell'inferno, dove stettero per un po' lanciando urla di dispetto e di rabbia. Subito i ministri superni incominciarono ad elevare nuovi cantici al Verbo incarnato per i suoi trionfi e per quelli dell'invincibile Principessa; i progenitori, Adamo ed Eva, gli resero grazie per aver eletto quella loro figlia come madre e come riparatrice della rovina che essi avevano causato ai posteri; i patriarchi fecero lo stesso, perché vedevano adempiuti felicemente e gloriosamente i loro antichi desideri e vaticini; san Gioacchino, sant'Anna e san Giuseppe con maggior giubilo degli altri glorificarono l'Onnipotente per la figlia e la sposa che aveva loro dato; e tutti insieme gli intonarono lodi, confessandolo santo e mirabile nei suoi giudizi. La Vergine si prostrò davanti al trono regale e adorò Cristo, palesandogli la sua disponibilità ad adoperarsi nuovamente per il bene dei credenti. Gli chiese, inoltre, la benedizione e, ottenutala con sublimi effetti, la domandò anche ai suoi genitori e al suo sposo, ai quali raccomandò di pregare per tutti i fedeli. Dopo aver accolto tale esortazione, quella celeste compagnia si congedò da lei e ritornò nell'empireo.

Insegnamento della Regina del cielo

529. Carissima, dopo la ribellione del serpente e dei suoi ebbero inizio nel cielo i conflitti, che si prolungheranno sino alla fine del mondo, tra il regno della luce e quello delle tenebre, tra Gerusalemme e Babilonia. Sua Maestà si costituì capo dei figli della luce, autore della santità e della grazia, mentre satana si assurse a condottiero dei figli delle tenebre, autore del peccato e della perdizione. Ciascuno difende il proprio partito e procura di far crescere i suoi seguaci: l'uno invita con la verità della fede, i favori della grazia, la virtù della santità, i sollievi recati nelle tribolazioni e la speranza certa della beatitudine promessa, e inoltre ordina ai suoi angeli di scortare, consolare e proteggere i suoi amici fino a quando non saranno giunti nella sua gloria; l'altro, invece, attira i suoi con falsità, menzogne e tradimenti, e li confonde con turpi ed abominevoli vizi, comportandosi nei loro confronti come un vero tiranno, affliggendoli senza tregua ed opprimendoli senza concedere un attimo di respiro. In questo modo prepara con disumana crudeltà lacrimevoli tormenti, che darà loro sia da sé sia per mezzo dei suoi alleati, finché Dio sarà Dio.

530. Oh, quale dolore! Malgrado questa realtà sia così infallibile e nota, la ricompensa tanto diversa e il premio dell'uno infinitamente distante da quello dell'altro, pochi sono i soldati alla sequela di Gesù, loro legittimo re, capo e modello, mentre sono molti coloro che aderiscono alla fazione di Lucifero, senza che egli abbia dato loro la vita, gli alimenti o qualche rimunerazione, e senza che se lo sia meritato o li abbia obbligati, come, invece, ha fatto e fa il nostro Salvatore. Enorme è l'ingratitudine, stolta l'infedeltà ed infelice la cecità degli uomini! Pur essendo stata consegnata ad essi la libera volontà di andar dietro al Maestro e di potergli essere riconoscenti, si sono associati al maligno, servendolo gratuitamente, aprendogli il cuore e spalancandogli l'ingresso nella casa del Signore, affinché la profani e la distrugga, e trascini alla dannazione gran parte del mondo.

531. Questa contesa durerà sempre, perché il Principe dell'eternità non cesserà mai per la sua infinita bontà di soccorrere coloro che ha creato e redento con il suo sangue. È conveniente, però, che egli non combatta da solo, né tantomeno per mezzo dei suoi custodi, perché risulta a maggior onore suo e ad esaltazione del suo nome schiacciare e confondere l'ostinata superbia del dragone per mano degli stessi mortali, su cui tale nemico pretende di vendicarsi. Io, semplice creatura, dopo il mio Unigenito fui guida e maestra di queste battaglie: i diavoli, pieni di orgoglio per il dominio dato loro dal genere umano fin dal peccato originale, furono annientati non solo da lui nella vita e nella morte, ma anche da me in nome suo. Con queste vittorie si fondò la comunità ecclesiale in uno stato di eccelsa perfezione, in cui avrebbe perseverato se la negligenza dei discendenti di Adamo non avesse somministrato al demonio, rimasto debilitato e fragile, una nuova energia, con la quale ancora oggi sconvolge e manda in rovina l'intero universo.

532. Ciononostante il mio diletto non abbandona la comunità ecclesiale, acquistata con il suo sacrificio, e neppure io, che continuamente la guardo come madre e protettrice: vogliamo che fioriscano in essa altre anime pronte a difendere la gloria del sommo sovrano e a guerreggiare contro l'inferno per scompigliare ed abbattere i suoi abitanti. Quindi, bramo che tu ti disponga a ciò con l'aiuto divino, che non ti meravigli della forza dell'avversario né ti avvilisca per la tua miseria e povertà. Sai già come la sua rabbia contro di me sia stata più grande di quella nutrita contro qualsiasi altra persona, o meglio contro tutte insieme, ma ugualmente lo sgominai con la potenza superna; allo stesso modo, dunque, tu potrai fargli fronte. Impegnati a sconfiggerlo per quanto ti spetta, e così l'Altissimo ti preparerà per le lotte future. Sappi che la Chiesa cattolica non sarebbe arrivata alle angustie del tempo presente, se molti dei suoi figli nutriti e cresciuti nel proprio seno si fossero preoccupati di sostenere la causa dell'Eterno.

Augustinus
14-08-05, 11:48
Libro VIII, Cap. 17, §§ 696-712

CAPITOLO 17

Si narra come l'arcangelo Gabriele rivelò a Maria che le rimanevano tre anni di vita, e quello che a questo annuncio accadde a san Giovanni e a tutte le creature.

696. Per riferire ciò che manca circa gli ultimi tempi della nostra fenice, Maria purissima, è giusto che il cuore e gli occhi somministrino il liquido con il quale desidero scrivere così dolci, così tenere, così commoventi meraviglie. Vorrei avvertire i devoti di non leggerle e considerarle come passate e lontane, giacché la virtù della fede rende presenti le verità e, se le osserveremo da vicino con pietà cristiana, ne sperimenteremo gli effetti e il nostro intimo godrà del bene che i nostri occhi non giunsero a contemplare.

697. La Vergine pervenne all'età di sessantasette anni senza avere mai interrotto il corso dei suoi meriti né trattenuto il volo né mitigato l'incendio del suo ardore, dalla sua immacolata concezione, ed anzi avendo accresciuto tutto questo in ogni istante. Gli ineffabili favori che riceveva la mantenevano divinizzata e sublimata; i sentimenti, gli slanci e gli aneliti del suo castissimo cuore non le permettevano di riposare fuori dal centro del suo amore; i legami della carne erano divenuti violenti; l'inclinazione e la tendenza dello stesso Eterno a unirla a sé con un laccio perenne e stretto era - a nostro modo di intendere - al culmine della forza; la terra, indegna per le colpe degli uomini del tesoro delle altezze, non poteva custodirlo ulteriormente senza restituirlo al suo padrone. Il Padre desiderava la sua unica e autentica figlia, il Figlio la sua cara madre e lo Spirito gli abbracci della sua incantevole sposa. Gli angeli bramavano la vista della loro Regina, i beati quella della loro Signora e tutti i cieli con mute voci chiedevano la loro abitatrice e imperatrice, che li riempisse di splendore, di gioia e della sua bellezza e leggiadria. A vantaggio del mondo e della Chiesa peroravano esclusivamente la necessità che questa aveva di un simile modello e la carità del medesimo Dio verso i miseri discendenti di Adamo.

698. Essendo, però, inevitabile che ella arrivasse alla mèta del suo pellegrinaggio, nel concistoro della Trinità si discusse con quale ordine si dovesse glorificare, e si pesò l'affetto che a lei soltanto spettava per aver soddisfatto largamente e tanto a lungo alla misericordia, rimanendo a fondare e istruire la comunità ecclesiale. L'Onnipotente determinò di consolarla e confortarla avvisandola con precisione di quanto le restava, affinché, assicurata del giorno e dell'ora del sospirato evento, lo attendesse nella letizia. A tale scopo, Gabriele fu mandato con molti altri ministri superni a notificarle quando e come si sarebbe compiuta la sua esistenza peritura ed ella sarebbe salita a quella intramontabile.

699. Si introdussero nell'oratorio presso la casa del cenacolo e la Principessa, che era stesa a forma di croce a invocare clemenza per i peccatori, all'udire le loro armonie si pose in ginocchio per ascoltare e guardare il messaggero e i suoi compagni, i quali, tutti con vesti bianche e fulgide, la circondarono con mirabile decoro e riverenza. Avevano in mano palme e corone, ciascuna differente ma ugualmente rappresentante con inestimabile pregio una sua prerogativa. L'arcangelo la salutò con l’Ave Maria» e proseguì: «Nostra sovrana, il Santo dei santi ci invia dalla sua corte perché vi annunciamo da parte sua la felicissima conclusione del vostro esilio. Verrà presto il momento da voi ambito in cui, per mezzo della morte, otterrete il possesso indefettibile della vita senza termine alla destra del vostro Unigenito. Fra tre anni esatti sarete accolta nel gaudio perpetuo dell'empireo, dove tutti già vi aspettano».

700. Ella provò immenso giubilo nel suo animo candido e acceso e, abbassandosi di nuovo al suolo, rispose come all'incarnazione del Verbo: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». Invitò, poi, i serafini e gli altri a darle appoggio nel magnificare l'Altissimo per un beneficio così grande, e intonò un cantico del quale alternò i versetti con loro per due ore continue. Benché essi siano estremamente solleciti, saggi ed eleganti per natura e per le doti soprannaturali che hanno, superava i suoi vassalli in ogni cosa, poiché in lei la sapienza e la grazia abbondavano come maestra e in loro come discepoli. Quindi, umiliandosi ancora, li incaricò di intercedere affinché fosse preparata al passaggio e tutti, prima di andarsene, le promisero di obbedirle.

701. Ormai sola, si prostrò tra lacrime di umiltà e di contentezza e, stringendo la polvere, pronunciò queste parole: «Terra, ti ringrazio di avermi sostenuto senza mio merito per sessantasette anni, per volontà di colui che ti ha creato. Aiutami per tutto il periodo in cui starò quaggiù, perché, come da te e in te sono stata plasmata, da te e per te io giunga all'agognato fine della contemplazione del mio Autore. E voi, cieli, pianeti, astri ed elementi, formati dal braccio vigoroso del mio diletto, testimoni fedeli e predicatori della sua maestà, vi ringrazio di quanto avete fatto con i vostri influssi e le vostre virtù per conservarmi. Aiutatemi perché, con il favore divino, io migliori e sia più gradita al mio e vostro Artefice».

702. È da ritenersi che ciò sia accaduto nel giorno di agosto coincidente con quello del suo insigne transito. Da allora ella si infiammò e moltiplicò i suoi esercizi in maniera tale che pareva che avesse bisogno di riparare a negligenze o mancanze imputabili a scarso fervore. Il viandante affretta il passo quando imbrunisce e ha davanti una buona porzione di cammino. Il bracciante e il salariato aumentano gli sforzi quando sovrasta la sera e il lavoro assegnato non è ultimato. La Vergine, invece, affrettava il passo delle sue opere eroiche non per timore della notte né per i rischi del viaggio, ma per amore e per l'ardente anelito all'eterna luce; non per arrivare più celermente, ma per entrare più ricca e prospera a godere del sommo Bene. Scrisse subito a quanti erano dispersi per la missione per incoraggiarli nella conversione del mondo e successivamente ripeté varie volte questa premura. Esortò e confermò maggiormente i credenti della zona e, quantunque celasse il suo segreto, si comportava come chi inizia a congedarsi e desidera lasciare tutti traboccanti di sublimi elargizioni.

703. A vantaggio di Giovanni militavano ragioni speciali che lo distinguevano dagli altri, poiché era per lei un figlio e la curava prodigandosi eccezionalmente. Alla Regina, dunque, sembrò conveniente informarlo dell'avviso ricevuto, per cui dopo poco tempo, domandatagli la benedizione e la licenza di parlare, affermò: «Già vi è noto, mio signore, che io sono la più debitrice e la più vincolata a rimettermi al volere superno e che, se tutto dipende da esso, in me si deve adempiere pienamente sempre e per sempre; e voi siete tenuto ad assistermi in questo, conoscendo i titoli per i quali io sono interamente del mio Dio. La sua benignità e misericordia mi hanno rivelato che non tarderà la mia dipartita, che sarà fra tre anni. Vi imploro di soccorrermi affinché mi affatichi nel mostrare gratitudine all'Onnipotente e nel contraccambiare in qualche modo gli straordinari doni della sua generosità e benevolenza, e vi supplico dall'intimo di pregare per me».

704. Il cuore appassionato dell'Evangelista si spezzò ed egli, senza essere capace di trattenere l'affanno e il pianto, disse: «Mia Signora, sono abbandonato al beneplacito del supremo sovrano e al vostro, per acconsentire a quanto mi comandate, sebbene non riesca a corrispondere ai miei obblighi e alle mie aspirazioni; ma voi proteggetemi con pietà, adesso che rimango povero e orfano della vostra deliziosa vicinanza». Oppresso dai singhiozzi, non fu in grado di proferire altro e, benché la dolcissima Principessa lo consolasse e gli facesse animo con tenere ed efficaci espressioni, da quell'istante restò trafitto da un dardo di dolore e di mestizia tale che lo debilitava: divenne macilento e gli succedeva come ai fiori che, dopo aver seguito il corso del sole ed esserne stati vivificati, cadono in languore e appassiscono allorché esso si allontana e si nasconde. Ella lo sostenne nella sua desolazione con molte compassionevoli promesse, assicurandolo che sarebbe stata sua avvocata presso l'Unigenito. L:Apostolo avvertì Giacomo il Minore, il quale da vescovo di Gerusalemme serviva con lui l'Imperatrice come Pietro aveva stabilito, e i due presero a starle accanto con più frequenza, in particolare il prediletto, che non se ne poteva staccare.

705. L'Altissimo dispose con un'occulta e soave forza che il creato cominciasse a provare la sofferenza e ad anticipare il cordoglio per colei che conferiva bellezza e perfezione all'universo. I Dodici, anche se erano disseminati in ogni regione, percepivano una nuova preoccupazione che catturava l'attenzione, e questa era il tormentoso pensiero del momento in cui sarebbe venuta meno la loro Maestra e difesa, perché l'illuminazione divina suggeriva a tutti che quel termine inevitabile non era distante. I cristiani che abitavano nella città santa o in Palestina coglievano in sé, come un misterioso annuncio del fatto, che il loro tesoro e il loro gaudio non sarebbe durato a lungo. I cieli, gli astri e i pianeti persero parecchio del proprio splendore, al pari del giorno all'approssimarsi della notte. Gli uccelli per due anni palesarono in maniera singolare la loro tristezza, poiché erano soliti accorrere in gran numero circondando il suo oratorio con mirabili voli e movimenti, ed elevavano delle cantilene con voci melanconiche, finché ella non ordinava che lodassero sua Maestà con i normali cinguettii; di ciò fu spesso testimone Giovanni, che si univa a loro nei gemiti. Poco prima del transito, diversi di essi si presentarono a lei e abbassarono al suolo le teste e i becchi, lanciando lugubri suoni come chi con pena si congeda definitivamente e come chiedendole l'ultima benedizione.

706. Le fiere tennero loro compagnia, perché la Vergine, in occasione di una delle sue consuete visite ai sacri luoghi della redenzione, appena arrivata al Calvario fu attorniata da tante bestie selvagge che erano scese da varie montagne per aspettarla. Alcune prostrandosi, altre chinandosi e tutte guaendo angosciosamente si fermarono per qualche ora a manifestarle l'angustia che dava loro la partenza della donna che confessavano regina e onore del mondo intero. La maggiore meraviglia di questo mutamento generale fu che nei sei mesi che precedettero l'evento il sole, la luna e le stelle emisero una luce più tenue, e quando sopraggiunse si eclissarono come era accaduto allo spirare di Gesù'. Delle persone sagge e accorte notarono tali variazioni e alterazioni, ma, ignorandone la causa, poterono solamente stupirsene. 1 discepoli, invece, assistettero al trapasso e intesero il sentimento della natura insensibile, che degnamente iniziò presto il suo pianto, mentre quella umana, dotata di ragione, non seppe piangere la scomparsa della sua legittima Signora e della sua vera gloria. Negli altri esseri pare che si adempisse la profezia di Zaccaria, il quale proclamò che in quel giorno sarebbero state in lutto come per il primogenito tutte le famiglie della casa di Dio, ognuna separatamente, ognuna a parte. Questo, che fu affermato del Figlio dell'eterno Padre e suo, doveva verificarsi anche per lei, primogenita e madre della vita. Come i vassalli leali e grati non si vestono a lutto soltanto alla morte dei sovrani, bensì pure se sono in pericolo, così essi si affrettarono a mostrare afflizione.

707. Solo l'Evangelista era con loro, patendo più di tutti, senza riuscire a dissimulare con chi gli era più vicino nella dimora in cui era il cenacolo. Specialmente due fanciulle che attendevano alla Principessa e altri devoti rifletterono sullo stato dell'Apostolo, che sovente scorsero in lacrime. Conoscendo la sua serenità, pace e affabilità, capirono che quella novità indicava un avvenimento assai duro e sconvolgente e con pio desiderio gli domandarono ripetutamente il motivo del suo dolore. Egli non rispondeva, ma infine, non senza una disposizione superiore, importunato da costoro svelò che non era lontana per Maria la conclusione del suo esilio. Dunque, la tribolazione che sovrastava la Chiesa si divulgò e fu lamentata fra alcuni dei più intimi, perché nessuno di coloro che ne ebbero notizia fu in grado di contenere i singhiozzi. Da allora in poi furono più assidui nel recarsi da lei e, gettandosi ai suoi piedi e baciando la terra che calpestava, la pregavano di benedirli e trarli dietro a sé e di non dimenticarli nel regno dell'Altissimo, dove si portava tutti i loro cuori.

708. Fu un dono della misericordia e della provvidenza divine che tanti membri della comunità primitiva avessero un simile avviso con rilevante anticipo, poiché l'Onnipotente non invia travagli o mali al suo popolo senza averli dichiarati ai suoi servi, come ci garantì per bocca di Amos. Benché questa sofferenza fosse per loro inevitabile, la benignità celeste determinò che, per quanto fosse stato possibile, guadagnassero con essa il compenso della perdita di tale guida, vincolandola a sé affinché nel tempo che le restava li arricchisse con l'abbondanza della grazia, che aveva l'autorità di distribuire per consolarli. Fu effettivamente così, giacché le sue viscere materne si commossero ed ella, con insigne pietà, al termine della sua esistenza peritura ottenne ad essi e agli altri cristiani nuovi benefici. Il suo Unigenito, appunto per non privarli di questi, non volle togliere loro all'improvviso colei nella quale trovavano difesa, conforto, gioia, rimedio nelle necessità, sollievo negli affanni, consiglio nei dubbi, salute nelle malattie, soccorso nelle pene e tutti i beni insieme.

709. Mai fu delusa la speranza di quelli che la riposero in lei, che sempre salvò chi non oppose resistenza alla sua benevola clemenza; ma non c'è modo di raccontare i prodigi che compì a vantaggio degli uomini nei suoi ultimi due anni, per l'enorme afflusso di gente di ogni sorta che la cercava: guarì nel corpo e nello spirito gli infermi che si misero in sua presenza; convertì molti e condusse innumerevoli anime sul retto cammino, distaccandole dall'errore; si preoccupò di gravi indigenze dei poveri, elargendo agli uni ciò che aveva e ciò che le era stato offerto e aiutando gli altri miracolosamente; confermò tutti nel timore del Signore, nella fede e nell'obbedienza; come unica dispensatrice dei tesori superni e dei meriti del Redentore, ne spalancò le porte con generosità, per lasciare i suoi figli nella prosperità. Inoltre, li rinfrancò e incoraggiò con la promessa di favorirli tanto, quanto al presente fa dalla destra di sua Maestà.

Insegnamento della Regina del cielo

710. Mia diletta, per intendere il giubilo che provocò in me l'annuncio dell'approssimarsi del mio transito, occorrerebbe ponderare la forza del mio amore e della mia brama di giungere alla contemplazione e al godimento di Dio, nella gloria che egli mi teneva pronta. È un mistero che supera la capacità umana, ma i credenti non si rendono neppure degni di penetrarne la parte alla quale potrebbero arrivare, perché non si applicano alla luce interiore ed a purificarsi per accoglierla. Io e Gesù siamo stati magnanimi con te in questo e ti attesto che saranno estremamente fortunati gli occhi che vedranno quello che tu hai veduto e gli orecchi che udranno quello che tu hai udito. Conserva il tuo possesso e non lo smarrire, impegnandoti con tutte le energie per conseguire il frutto del mio insegnamento. Da oggi imitami nel prepararti al trapasso, poiché, se avessi qualche informazione al riguardo, ogni scadenza ti dovrebbe sembrare assai vicina per assicurare ciò che in tale ora si deciderà: la tua beatitudine o condanna eterna. Nessuna creatura ragionevole ebbe il premio così infallibilmente certo come lo ebbi io, e per di più fui presto avvertita della mia dipartita; tuttavia, sai che mi disposi con il santo timore conveniente, facendo quanto mi apparteneva come donna terrena e maestra della Chiesa e dando esempio agli altri, che ne erano maggiormente bisognosi per non precipitare nella dannazione.

711. Tra gli assurdi inganni che i demoni hanno introdotto non ce riè alcuno più grande e pericoloso della dimenticanza della conclusione della vita e del giusto giudizio del rigoroso giudice. Considera che il peccato è entrato nel mondo attraverso. questa via, perché la cosa principale di cui il serpente pretese di persuadere Eva fu che non sarebbe morta' e dunque non vi pensasse. Per un simile raggiro, continuato a lungo, sono infiniti gli stolti che non ne serbano il ricordo e pervengono alla fine immemori della sorte disgraziata che li attende. Affinché tu non inciampi nella suddetta perversità, ritieniti avvisata del fatto che perirai inevitabilmente, che hai avuto molto e pagato poco e che il conto sarà proporzionato alla liberalità con la quale sarai stata trattata nei doni e nei talenti come pure nelle sofferenze. Non voglio da te né più né meno di quello che spetta al tuo sposo: il tuo debito è operare sempre il meglio in qualsiasi luogo, momento e frangente, non ammettendo trascuratezza, intervallo o negligenza.

712. Qualora per debolezza tu incorra in un'omissione, non tramonti il sole né passi il giorno senza che tu te ne sia pentita e, potendolo, l'abbia confessata come se fossi al termine della tua esistenza. Proponendo la riparazione, anche per colpe leggerissime, spenditi con nuovo fervore e con nuova sollecitudine, allo stesso modo di chi constata che gli manca il tempo per un'impresa così ardua e difficile come è il raggiungere la felicità perenne e non cadere nei tormenti. Impiega incessantemente in questo le tue facoltà e i tuoi sensi, perché la tua speranza sia salda e lieta e perché non ti affatichi invano né corra senza mèta come chi si accontenta di qualche buona azione e ne compie tante riprensibili e biasimevoli. Costoro non possono procedere sicuri e confidenti, poiché la medesima coscienza li abbatte e rattrista, se non sono persi nei meschini piaceri della carne. Per rendere completi i tuoi atti, persisti negli esercizi che ti ho indicato, e tra di essi in quello della morte al quale sei abituata, con le tue orazioni, prostrazioni e raccomandazioni dell'anima. Quindi, ricevi mentalmente il viatico, come gli agonizzanti, e congedati da tutto. Accendi il tuo cuore con il desiderio del Signore e sollevati sino al suo cospetto, dove dovrai avere la tua dimora e dove adesso devi intrattenerti.

Augustinus
14-08-05, 11:51
Libro VIII, Cap. 18, §§ 713-731

CAPITOLO 18

Negli ultimi giorni di vita Maria purissima intensifica i suoi voli e desideri di vedere Dio, prende congedo dai luoghi santi e dalla Chiesa cattolica, formula il suo testamento con l'assistenza della beatissima Trinità.

713. Ora che ne avrei più bisogno, mi trovo più povera di ragionamenti e di parole per esprimere qualcosa dello stato al quale si innalzò Maria santissima nei suoi ultimi giorni, nonché dei suoi voli e dei suoi incomparabili sospiri di arrivare allo stretto amplesso dell'Eterno. Nella natura non c'è un esempio adatto da addurre e, se uno può servire al mio intento, si tratta del fuoco, per la sua corrispondenza con l'amore. L'attività e l'energia di questo elemento sono più mirabili di quelle di tutti gli altri: nessuno è maggiormente impaziente nel sopportare catene, giacché o si spegne o le spezza per salire con estrema leggerezza alla sua sfera. Qualora sia rinchiuso nelle viscere della terra, spacca il suolo, fende i monti, sradica le rupi e con eccezionale furia, dopo averle divelte, le scaglia sin dove permane la spinta che imprime ad esse. Anche nel caso in cui la prigione sia di bronzo, se non l'infrange, almeno ne apre le porte con spaventosa veemenza e con terrore di chi è vicino, e manda fuori il globo di metallo che lo arrestava, con l'irruenza che l'esperienza ci insegna. Siffatta è questa creatura insensibile.

714. Nel cuore della Vergine il fuoco dell'amore di Dio - non so spiegarmi con altre immagini - era al massimo grado, ed è chiaro che gli effetti dovessero essere proporzionati alla causa e non meno meravigliosi nell'ordine della grazia, e di così sconfinata grazia. Ella fu costantemente pellegrina e unica fenice nel mondo, ma, quando era ormai sul punto di partire per il cielo e assicurata della felice conclusione del suo esilio, benché si trattenesse quaggiù, la fiamma del suo purissimo spirito si elevava sino all'Altissimo. Non era capace di contenere gli impeti del suo intimo e non pareva che fosse arbitra dei suoi moti, poiché si era abbandonata completamente al dominio di tale sentimento e alla brama dell'imminente possesso del sommo Bene, nel quale stava trasformata e dimentica della mortalità. Non scioglieva i vincoli, perché erano mantenuti con un prodigio, né sollevava con sé le sue membra, perché non era ancora il momento, quantunque l'intensità del suo ardore avrebbe potuto rapirle; però, nella dolce e vivace lotta al corpo rimanevano sospese le operazioni vitali ed esso dalla sua anima divinizzata riceveva soltanto la vita dell'amore, per cui occorreva che quella fisica fosse preservata miracolosamente con un intervento superiore che non la lasciasse dissolvere ad ogni minuto.

715. Le accadde sovente di ritirarsi in disparte per dare qualche sfogo a questi slanci, e in solitudine, rompendo il silenzio affinché non le scoppiasse il petto, diceva: «Mio tenerissimo tesoro, attiratemi dietro alla fragranza dei vostri profumi, che avete fatto gustare alla vostra ancella e Madre. La mia volontà è sempre stata impiegata per voi, che siete suprema verità e mia ricchezza, e mai ho saputo aver caro altro fuorché voi. O mia gloria e mia speranza! Non si dilunghi più la mia strada verso la mèta dell'agognata libertà. Strappatemi dal carcere, giunga finalmente il termine al quale tendo dall'istante del mio concepimento. Molto ho dimorato tra gli abitanti di Cedar, ma tutte le mie forze e le mie facoltà osservano il sole che le irradia, si orientano con la stella fissa che le guida e vengono meno senza avere quanto aspettano. O angeli, per

la vostra nobilissima condizione e per la vostra fortuna di esultare della continua visione del mio stupendo diletto, vi chiedo di avere pietà. Abbiate compassione di me, viatrice tra i figli di Adamo e avvinta dai lacci della carne: riferite al vostro e mio Signore il motivo del mio languire, che egli non ignora; comunicategli che per compiacerlo abbraccio spontaneamente il patire nella mia lontananza, ma non posso vivere in me e, se per vivere vivo in lui, come vivrò distante dalla mia vita? L'amore mi dà la vita e me la toglie. La vita non può vivere senza amore; come vivrò, dunque, senza quella vita che sola amo? In questa soave violenza io mi consumo: manifestatemi, per favore, le qualità del nostro sovrano, poiché con tali fiori aromatici avranno un po' di ristoro i miei deliqui».

716. Accompagnava così i suoi incendi interiori, con ammirazione e giubilo dei custodi che l'assistevano. Essi, intelligenze attentissime e ripiene della scienza superna, in una di simili occasioni le risposero affermando: «Regina nostra, se di nuovo vi è gradito udire le sue caratteristiche, vi sia noto che è la stessa bellezza e racchiude in sé tutte le perfezioni, al di sopra di qualsiasi desiderio. È delizioso senza difetti, incantevole senza pari, piacevole senza sospetti. È inestimabile nella saggezza, senza misura nella bontà, senza limiti nella potenza; è immenso nell'essere, incomparabile nella grandezza, inaccessibile nella maestà, e tutti i suoi attributi sono infiniti. È terribile nei suoi giudizi, imperscrutabile nei suoi consigli, rettissimo nella giustizia, segretissimo nei suoi pensieri, veridico nelle sue parole, santo nelle sue opere e ricco di misericordia. Lo spazio non gli dà ampiezza, la strettezza non lo ostacola; la tristezza non lo turba, né lo altera 1'allegria; nella sapienza non si inganna, nel volere non muta; l'abbondanza non lo accresce, la necessità non lo diminuisce; la memoria niente gli aggiunge, l'oblio niente gli sottrae; per lui né ciò che già fu è passato, né il futuro succede. Il principio non gli dette origine né il tempo gli darà fine. Senza che una causa abbia dato a lui principio, egli l'ha dato a tutte le cose, e non perché avesse bisogno di qualcuna di esse", che al contrario devono partecipare di lui. Le conserva senza fatica, le governa senza confusione. Chi lo segue non cammina nelle tenebre, chi lo conosce è felice, chi lo ama e lo acquista è beato, giacché è generoso con i suoi amici e li condurrà alla sua eterna contemplazione e vicinanza. Questi è colui che adorate e del quale tra breve godrete per non perderlo mai più».

717. I colloqui tra Maria e i suoi ministri erano frequenti; però, come delle piccole gocce d'acqua non estinguono la sete di chi è riarso per la febbre, ed anzi l'accendono maggiormente, neppure tali lenitivi mitigavano la sua fiamma, poiché rinnovavano in lei la ragione del dolore. Benché nei suoi ultimi giorni fossero incessanti i benefici che le erano elargiti nelle feste che celebrava e in ogni domenica, con altri che non è possibile riportare, per concederle qualche sollievo e consolazione nelle sue angustie l'Unigenito la visitava spesso di persona, confortandola con mirabili grazie e carezze e assicurandole ancora che il suo esilio sarebbe durato poco: presto l'avrebbe innalzata alla sua destra, dove il Padre l'avrebbe collocata sul loro trono e sprofondata nell'abisso della loro divinità, e la sua vista sarebbe stata una gioia per gli eletti, che la stavano attendendo e sospirando. Ella allora moltiplicava le orazioni per la Chiesa, per gli apostoli, per i discepoli e per coloro che nei secoli in essa si sarebbero dedicati alla predicazione e alla conversione del mondo, come anche perché tutti accogliessero il Vangelo e venissero all'autentica fede.

718. Tra le meraviglie che il nostro Maestro compì nella Vergine una fu palese non solo a Giovanni, ma pure a numerosi credenti: quando riceveva l'eucaristia, restava per alcune ore così fulgente e radiosa che pareva trasfigurata e con doti di gloria. Questo le era comunicato dal sacro corpo di Gesù, che le si mostrava trasfigurato e più glorioso che sul Tabor, e chi la guardava in quello stato era colmato di esultanza e di sentimenti tanto sublimi che potevano essere provati piuttosto che dichiarati.

719. La Principessa stabilì di licenziarsi dai luoghi santi prima della sua partenza per il cielo e, avuto il permesso del prediletto, lasciò la casa con lui e con i suoi mille angeli, i quali, pur avendola sempre servita e pur essendole sempre stati accanto in ogni passo dall'istante della sua nascita, le apparvero con più magnificenza e splendore, per il nuovo gaudio di stare per risalire con lei nelle altezze. Nel distaccarsi dalle occupazioni umane per avviarsi alla propria vera patria, si recò in tutti i posti legati alla redenzione, separandosi da ciascuno con copiose e dolci lacrime, con amari ricordi di quanto suo Figlio vi aveva sofferto, con atti fervorosi ed effetti straordinari, e con gemiti e suppliche perché i cristiani fossero perennemente devoti ad essi. Sul Calvario si trattenne più a lungo, chiedendo a sua Maestà che la sua passione e morte, avvenute lì, avessero efficacia per tutti. Diventò a tal punto ardente nella sua ineffabile carità che la sua vita si sarebbe consumata se non le fosse stata preservata dalla forza superna.

720. Immediatamente il Signore discese dall'empireo e le rispose: «Mia colomba e mia collaboratrice nell'opera della salvezza, le vostre aspirazioni e implorazioni sono giunte al mio orecchio e al mio cuore. Vi prometto che sarò generosissimo con gli uomini, dispensando costantemente aiuti e favori affinché con la loro libera volontà possano conquistare in virtù delle mie piaghe la felicità che io tengo loro preparata, qualora essi stessi non la spregino. In paradiso voi sarete loro mediatrice ed avvocata, ed io riempirò dei miei doni e delle mie inesauribili misericordie tutti coloro che si guadagneranno la vostra intercessione». Ella, prostrata ai suoi piedi, lo ringraziò e gli domandò che su quel medesimo monte, consacrato col suo sangue prezioso, le impartisse la sua ultima benedizione. Acconsentì, le confermò il suo impegno di eseguire ciò che aveva detto e se ne andò. Maria fu sollevata nelle sue pene di amore e, continuando tale esercizio con la sua religiosa pietà, baciò il suolo e lo venerò proclamando: «Terra santa, da lassù ti osserverò con l'ossequio che ti devo nella luce che manifesta tutto nella sua fonte ed origine, da cui uscì il Verbo che nella carne ti arricchì». Poi, incaricò ancora gli spiriti sovrani di custodire quei luoghi e di soccorrere con le loro ispirazioni chi li avrebbe visitati con riverenza, perché riconoscesse e apprezzasse l'immenso beneficio derivante da quanto era stato realizzato in essi. Raccomandò anche che difendessero quei santuari e, se la temerarietà e i peccati non avessero messo ostacolo a questo, indubbiamente li avrebbero protetti dai pagani, impedendo loro di profanarli; tuttavia, in parecchie cose l'hanno fatto sino ad oggi.

721. Invitò costoro e l'Evangelista a benedirla, e tornò al suo oratorio in pianto e traboccante di affetto per quello che tanto teneramente aveva caro. Si stese con il volto nella polvere ed elevò un'altra preghiera, perseverando finché, tramite una visione astrattiva, Dio le rivelò che le sue petizioni erano state intese ed esaudite nel tribunale della sua clemenza. Per dare pienezza di perfezione alle sue azioni, volle ottenere l'autorizzazione di congedarsi dalla comunità ecclesiale e gli si rivolse così: «Mio sommo Bene, redentore di tutti, capo dei beati e dei predestinati, giustificatore e glorificatore delle anime, io sono figlia della Chiesa, che è stata acquistata e piantata con il vostro sangue. Accordatemi di accomiatarmi da una madre così benevola e dai fratelli che ho in essa». Comprese il beneplacito del suo Unigenito e tra i sospiri parlò:

722. «Chiesa santa e cattolica, che nei secoli futuri sarai chiamata romana, mio autentico tesoro, tu sei stata l'unica consolazione del mio esilio, tu il rifugio e il sollievo dei miei travagli, tu il mio conforto, la mia gioia, la mia speranza; tu mi hai accompagnato nel cammino; in te ho dimorato da viatrice e tu mi hai sostenuto, dopo che in te ho ricevuto la vita della grazia per mezzo di Cristo Gesù. In te sono depositati i suoi incommensurabili meriti, tu sei per i suoi discepoli il certo transito alla terra promessa e tu fai sicuro il loro pericoloso e difficile pellegrinaggio. Tu sei la signora delle genti, alla quale spetta devozione da parte di tutti; in te le angustie, le tribolazioni, i vilipendi, i sudori, i tormenti, la croce, la morte sono gemme inestimabili, consacrate con la passione del tuo Maestro e padre, e riservate ai suoi più fedeli servi e più intimi amici. Tu mi hai adornata dei tuoi gioielli perché entrassi alle nozze; tu mi hai resa prospera e lieta, e hai in te il tuo Autore sotto le specie sacramentali. O fortunata Chiesa militante! Sei sovrabbondante di ricchezze! In te ho sempre posto tutto il mio cuore e tutti i miei pensieri, ed è già ora di partire e di abbandonare la tua soave vicinanza per arrivare al termine del mio viaggio. Applicami l'efficacia di tanti beni, bagnami copiosamente con il sangue dell'Agnello, che è potente per santificare molti mondi. Io desidererei, a costo di mille vite, fare tue tutte le generazioni e le nazioni, affinché godano di te. Mio onore, ti lascio nell'esistenza peritura, ma in quella perpetua ti troverò giubilante in colui che racchiude ogni cosa. Di là ti guarderò con dolcezza e chiederò incessantemente che tu cresca e progredisca felicemente».

723. In questo modo si licenziò dal corpo mistico della santa Chiesa cattolica e romana, per insegnare ai suoi membri, quando ne fosse giunta loro notizia, la sua considerazione, il suo riguardo e il suo rispetto per essa, fornendo come attestato così pietose lacrime e così delicate espressioni. Quindi, nella sua sapienza determinò di formulare il suo testamento e palesò tale aspirazione alla Trinità, che decise di accettarla con la sua presenza regale e, discesa a lei con miriadi di angeli che stavano presso il suo trono, dopo essere stata adorata disse: «Sposa da noi prescelta, disponete la vostra ultima volontà, poiché sarà confermata e adempiuta dal nostro illimitato potere». La prudentissima Vergine si arrestò un po' nella sua sconfinata umiltà, perché prima di dichiarare la propria aspettava di ascoltare quella dell'Altissimo, che la assecondò affermando: «Mia eletta, il vostro volere mi sarà gradito; non privatevi del valore delle vostre opere nel prepararvi al trapasso, giacché sarete da me soddisfatta». Il Salvatore e lo Spirito ribadirono lo stesso ed ella ordinò il suo testamento come segue:

724. «Eccelso Signore, io, vile verme, vi venero dal profondo con la massima riverenza e vi confesso tre Persone in un medesimo essere indiviso ed eterno, una sostanza, una maestà infinita negli attributi e nelle prerogative, che tutto avete creato e tutto conservate. Non ho averi materiali da cedere, non avendo mai cercato altro fuorché voi, che siete ogni mio bene. Ringrazio i cieli, le stelle, i pianeti, gli elementi e tutto il resto poiché, assoggettandosi a voi, mi hanno sostentato senza che ne fossi degna. Domando loro di obbedirvi e celebrarvi negli incarichi che avete imposto, e di beneficare gli uomini; perché lo facciano meglio, trasferisco a questi il possesso - e per quanto è possibile pure il dominio - che mi avete concesso su di essi. Giovanni avrà due vesti e un mantello che ho usato per coprirmi, essendo per me come un figlio. Supplico la terra di accogliere la mia salma, dal momento che è madre comune del genere umano. Consegno nelle vostre mani la mia anima, spogliata della carne e di quello che è visibile, affinché vi ami ed esalti perennemente. Nomino la Chiesa erede universale di tutto ciò che ho acquistato con il vostro soccorso e con i miei atti, e vorrei che fosse assai di più. In primo luogo bramo che sia utile per la magnificazione del vostro nome, e perché la vostra volontà sia fatta in cielo come in terra e tutti i popoli vi conoscano e vi rendano culto».

725. «In secondo luogo l'offro per gli apostoli e per i sacerdoti presenti e futuri, perché per la vostra ineffabile clemenza siano idonei al loro ministero, ed edifichino con pienezza di scienza e di virtù coloro che avete redento con il vostro sangue. In terzo luogo lo dono per il profitto spirituale dei miei devoti che mi invocheranno, perché ricevano la vostra protezione e infine la beatitudine. In quarto luogo vi scongiuro di ritenervi impegnato dalle mie fatiche a favorire i peccatori, perché escano dal triste stato della colpa, e da adesso mi propongo di intercedere per loro per i secoli dei secoli. Ecco che al vostro cospetto ho proclamato la mia ultima volontà, sempre sottomessa alla vostra». Dio approvò tutto e Cristo firmò, scrivendole nel cuore queste parole: «Si compia quello che volete e stabilite».

726. Quando anche noi mortali, specialmente se nati nella legge di grazia, non avessimo altra obbligazione verso Maria che questa di essere divenuti eredi dei suoi enormi meriti e di quanto è contenuto nel suo breve e arcano testamento, non potremmo contraccambiare neppure qualora dessimo la vita sostenendo i tormenti dei più eroici martiri. Non adduco poi alcun paragone con il nostro debito per gli immensi meriti che Gesù ci ha lasciato, poiché non ne trovo. Quale scusa esibiranno dunque i reprobi, che non si avvalsero né degli uni né degli altri, ma li trascurarono e dimenticarono? Che strazio e dispetto sarà il loro allorché, senza rimedio, capiranno di aver perso definitivamente tanti tesori per un diletto passeggero? Ammetteranno allora la rettitudine con cui a ragione saranno castigati e allontanati dal Maestro e dalla pietosissima Signora, che con stolta temerarietà spregiarono.

727. Quindi, la Regina rese grazie all'Onnipotente e, chiesta licenza di presentargli un'altra implorazione, soggiunse: «Padre delle misericordie, se sarà di vostro apprezzamento e a vostra gloria, desidero che assistano al mio transito gli Undici, vostri unti, con gli altri discepoli, affinché preghino per me ed io parta con la loro benedizione». Il suo Unigenito le rispose: «Mia colomba, già vengono a voi: quelli che sono vicini giungeranno presto, mentre a quelli che sono distanti invierò i miei angeli perché li trasportino qui. È, infatti, mio beneplacito che in tale circostanza vi siano tutti accanto, per consolazione vostra e anche loro, e per ciò che sarà a mio e vostro maggiore onore». Ella, prostrandosi al suolo, lodò la Trinità, che subito tornò all'empireo.

Insegnamento della Regina del cielo

728. Carissima, vedendoti stupita della mia stima e del mio sconfinato amore per la Chiesa, intendo aiutarti a concepire più profondo rispetto e venerazione per essa. Finché sei viatrice non puoi comprendere quello che avveniva nel mio intimo quando la osservavo, ma ne penetrerai più di quanto tu abbia fatto finora se pondererai che cosa mi muoveva, cioè la carità e le opere di sua Maestà verso la medesima; devi meditarle di giorno e di notte, giacché ti riveleranno la sua tenerezza. Per esserne capo in questo mondo e per esserlo dei predestinati per tutta l'eternità, egli scese dal seno dell'Altissimo nel mio grembo. Per salvare i suoi fratelli, smarriti per la caduta di Adamo, assunse la loro carne passibile. Per darci l'esempio della sua vita innocentissima e trasmetterci il suo insegnamento vero e salutare, dimorò fra gli uomini per trentatré anni. Per riscattarli efficacemente e guadagnare loro infiniti beni che da soli non sarebbero stati capaci di conquistare, sopportò un durissimo supplizio, sparse il proprio sangue, accettò la dolorosa e vergognosa morte di croce e, affinché dal suo sacro corpo ormai defunto uscisse misteriosamente la Chiesa, permise che esso fosse squarciato con la lancia.

729. Poiché il Creatore si compiacque tanto della sua esistenza terrena e della sua passione, il Redentore dispose che i fedeli offrissero il sacrificio del suo corpo e del suo sangue, in cui si rinnovasse la sua memoria, fosse placata e soddisfatta la giustizia divina e contemporaneamente egli rimanesse in perpetuo come alimento spirituale, perché tutti avessero con sé la fonte stessa della grazia, nonché il viatico e il pegno sicuro della beatitudine. Inoltre, mandò alla Chiesa il Paràclito per colmarla dei suoi doni e della sua sapienza, promettendo che sempre l'avrebbe guidata e diretta senza errori, dubbi e pericoli. L'arricchì con i suoi meriti tramite i sacramenti, che istituì nel numero conveniente, secondo quanto ci è necessario dalla nascita all'ultimo respiro, per lavarci dai peccati, per sostenerci nella perseveranza e nella lotta contro i demoni, per soggiogare gli impulsi naturali, eleggendo ministri idonei a tutto ciò. Nella Chiesa militante si intrattiene familiarmente con le anime pure e le fa partecipi dei suoi segreti favori, compie miracoli e meraviglie per mezzo di esse, si ritiene vincolato dai loro atti, ascolta le suppliche che gli rivolgono per sé o per altri, così che si conservi la comunione dei santi.

730. Vi ha posto un'ulteriore sorgente luminosa: le Scritture e i Vangeli, dettati dallo Spirito, le definizioni dei concili e la tradizione certa ed antica. Le ha inviato al momento opportuno dottori pieni di scienza, maestri e dotti, predicatori e sacerdoti in abbondanza. L'ha rischiarata con mirabili testimoni, l'ha adornata con vari ordini religiosi, nei quali si custodisce e si professa la vita perfetta e apostolica; la regge attraverso molti prelati e molte dignità e, affinché tutto proceda con accordo, ha stabilito al di sopra di tale corpo mistico e bellissimo un'autorità, il pontefice romano, che ha dotato di somma potestà e che difenderà sino alla fine dalle forze degli inferii. Tra simili benefici, non è stato il minore l'avermi lasciata dopo la sua ascensione a governarla e piantarla con la mia presenza e con le mie virtù, e da allora io la considero come mia, avendomi Dio comandato di averne cura in quanto sua madre e signora.

731. Questi sono i grandi motivi che io ebbi ed ho tuttora per amarla nella misura che hai inteso, e questi voglio che risveglino e accendano il tuo cuore ad imitarmi in quello che ti compete come mia discepola e come figlia mia e sua. Venerala e rispettala con tutta te stessa, godi e approfitta dei tesori che con il loro medesimo Autore vi sono depositati. Procura di unirla a te e di unirti ad essa, poiché è tuo rifugio, rimedio e conforto nei travagli, è tua speranza nell'esilio, è verità e luce nelle tenebre che ti circondano. Affaticati per essa per tutto il tempo che ti resta, perché ti è stato concesso allo scopo che ricalchi le mie orme nella mia instancabile sollecitudine; questa è la tua maggiore fortuna, che devi eternamente riconoscere. Ti avverto che con il suddetto desiderio ti ho applicato buona parte dei suoi beni, affinché racconti la mia storia, e che sua Maestà ti ha scelta come strumento per comunicare i suoi arcani per la sua gloria. Non immaginare che, per aver lavorato parecchio in ciò, tu gli abbia dato un po' del contraccambio con cui disobbligarti, giacché anzi sei ancor più tenuta a mettere in pratica quello che hai annotato. Fintanto che non l'avrai fatto sarai povera e debitrice, e con rigore ti sarà chiesto conto di quanto hai ricevuto. Impegnati adesso per essere senza affanno e pronta nell'ora della morte, e nulla ti impedisca di accogliere lo sposo. Rifletti su come fossi priva di ogni ostacolo, libera e distaccata da ogni cosa terrena, e regolandoti così fa' in modo che non ti manchi l'olio dell'amore per entrare con lui alle nozze per le porte della sua infinita clemenza e misericordia.

Augustinus
14-08-05, 11:54
Libro VIII, Cap. 19, §§ 732-746

CAPITOLO 19

Si narra il felicissimo e glorioso transito di Maria santissima, e come gli apostoli e i discepoli arrivarono a Gerusalemme prima che avvenisse e vi furono presenti.

732. Già si avvicinava il giorno stabilito perché la viva e vera arca dell'alleanza fosse collocata nel tempio della celeste Gerusalemme, con maggior splendore e giubilo di quello con cui la sua figura era stata fatta introdurre da Salomone nel santuario, sotto le ali dei cherubini. Tre giorni prima del felicissimo transito, gli apostoli e i discepoli si trovarono riuniti nella casa del cenacolo. Arrivò innanzitutto Pietro, trasportato da un angelo che gli era apparso a Roma e, annunciandogli che era ormai imminente la dipartita di Maria beatissima, gli aveva comandato da parte del Salvatore di esservi presente. La sovrana del mondo stava ritirata nel suo oratorio, con le energie corporali alquanto abbandonate a quelle dell'amore dell'Altissimo, poiché, essendo tanto prossima all'ultimo fine, partecipava con più efficacia delle sue qualità.

733. Ella gli andò incontro sulla porta della propria stanza e, postasi ai suoi piedi, gli domandò la benedizione e proclamò: «Ringrazio e lodo l'Onnipotente per avermi condotto qui il mio Santo Padre, affinché mi assista nell'ora della morte». Entrò poi Paolo, e anch'egli ebbe la medesima dimostrazione di rispetto e del piacere che aveva di vederlo. La salutarono come Madre di Dio, loro regina e signora di ogni realtà creata, con non meno sofferenza che venerazione, sapendo di essere accorsi al suo fortunato trapasso. Fecero lo stesso gli altri, che giunsero dopo di loro e furono accolti con profonda sottomissione, riverenza e dolcezza. Per ordine di lei, Giovanni e Giacomo il Minore provvidero ad alloggiarli tutti comodamente.

734. Alcuni di essi, che erano stati accompagnati dai ministri superni ed informati del motivo della loro venuta, si infervorarono con immensa tenerezza considerando che sarebbero stati privati della loro unica difesa e consolazione, e sparsero abbondanti lacrime. Altri, invece, erano all'oscuro di tutto, giacché non avevano ricevuto un avviso esteriore, ma solo ispirazioni interiori con un soave e forte impulso, grazie al quale avevano conosciuto che era volontà divina che si recassero immediatamente là; subito interrogarono il capo della Chiesa per essere rischiarati su quanto stava accadendo, perché giudicavano concordemente che se non ci fosse stata una novità non avrebbero avvertito una simile spinta, ed egli li radunò e parlò: «Miei figli e fratelli, sua Maestà ci ha chiamato e raccolto da luoghi così remoti per una causa grande e di nostro sommo dolore. Intende portare senza più indugio al trono della sua gloria colei che è nostra guida, nostra protezione e nostro conforto, e ha determinato che le stiamo accanto in questo momento. Quando ascese alla destra dell'Eterno, pur restando orfani della sua adorabile vicinanza, ci fu lasciata la Vergine come nostro rifugio e ristoro nell'esistenza terrena; ma adesso che la nostra luce si allontana, che cosa faremo? Quale sollievo avremo? E quale speranza, che ci rincuori nel nostro pellegrinaggio? Non ne scopro altra se non quella che certamente un giorno la raggiungeremo».

735. Non riuscì a continuare, impedito dai gemiti e dai singhiozzi che non fu in grado di trattenere, e nessuno poté aprir bocca per un buono spazio di tempo, durante il quale tutti piansero copiosamente. Appena si fu fatto animo per riprendere il discorso, soggiunse: «Affrettiamoci ad entrare al suo cospetto: stiamo con lei nel breve tratto di cammino che le rimane e chiediamole di concederci la sua benedizione». Lo seguirono dalla loro Maestra, che era in ginocchio su una piccola predella che teneva per reclinarsi allorché riposava un po', e la scorsero bellissima, piena di fulgore e scortata dai mille custodi.

736. Dall'età di trentatré anni non aveva subito cambiamenti nel suo corpo e nel suo volto, sacri e castissimi, né aveva sentito gli effetti della vecchiaia, né aveva avuto mai rughe, né era divenuta più debole, né era dimagrita, come suole avvenire agli altri discendenti di Adamo, che perdono vigore e si sfigurano rispetto a come erano nella gioventù o nella maturità. Questa immutabilità fu un suo privilegio singolare, sia perché corrispondeva alla stabilità della sua purissima anima, sia perché derivò dalla sua immunità dal peccato originale, le cui conseguenze non arrivarono a sfiorarla. Tutti si posero con ordine presso di lei, e Pietro e Giovanni si misero al capezzale. Maria, osservandoli con la sua consueta modestia e deferenza, si rivolse loro così: «Carissimi, date licenza alla vostra ancella di manifestarvi i suoi desideri». Il principe del collegio apostolico affermò che le avrebbero prestato ogni attenzione e avrebbero adempiuto ogni suo comando, ma la invitava a sedersi; gli pareva, infatti, che dovesse essere assai affaticata per essere stata tanto a lungo in tale posizione, che, se era opportuna per pregare, non lo era per conversare con loro.

737. Ella, che era Regina dell'umiltà e dell'obbedienza, decisa a praticare queste virtù fino alla morte e anche in quell'ora, asserì che li avrebbe ascoltati in quanto le domandavano e li implorò di benedirla. Con il consenso del vicario di Cristo, si genuflesse davanti a lui e dichiarò: «Signore, in qualità di pastore universale, vi supplico di impartirmi la benedizione a nome vostro e della Chiesa e di perdonarmi se vi ho poco servito nella mia vita, affinché salga a quella imperitura. Qualora sia di vostro gradimento, permettete che Giovanni disponga delle mie vesti, che consistono in due tuniche, donandole a delle donne povere che mi hanno costantemente legato a sé con la loro bontà». Quindi, prona ai suoi piedi, li baciò con fiumi di lacrime e con non minore meraviglia che commozione di tutti. Passò al prediletto e, stando abbassata, gli disse: «Scusatemi se non ho esercitato come avrei dovuto l'incarico che il mio Unigenito mi affidò quando dalla croce nominò voi mio figlio e me vostra madre. Con ossequio e gratitudine vi rendo grazie per la pietà con la quale mi avete assistito. Beneditemi per la mia partenza verso colui che mi ha creata, per gioire perennemente della sua compagnia».

738. Si accomiatò allo stesso modo da ciascuno degli apostoli e da alcuni discepoli, e successivamente dai numerosi circostanti insieme. Terminato ciò, si alzò e proclamò: «Siete stati ininterrotamente incisi nel mio intimo e vi ho voluto teneramente bene con l'ardore comunicatomi dal mio Gesù, che ho sempre visto in voi come in suoi eletti e amici. Per suo beneplacito vado alle dimore celesti, dove vi prometto di avervi presenti nel nitidissimo chiarore dell'Onnipotente, la cui contemplazione bramo ed attendo con sicurezza. Vi raccomando la comunità ecclesiale, l'esaltazione dell'Altissimo, la propagazione del Vangelo, la stima e l'apprezzamento degli insegnamenti del Redentore, la memoria delle sue opere e della sua passione e l'attuazione dei suoi precetti. Amate la Chiesa e amatevi gli uni gli altri con quel vincolo di carità e di pace che avete appreso dal vostro Maestro. E nelle vostre mani, o pontefice, rimetto Giovanni e gli altri».

739. Tacque e le sue espressioni, come dardi di fuoco divino, penetrarono nei cuori liquefacendoli; tutti, prorompendo in dimostrazioni di incontenibile dolore, si prostrarono al suolo e con i loro singhiozzi toccarono profondamente la dolcissima Vergine. Anch'ella pianse, non imponendosi di resistere a così amari e appropriati gemiti, e poi li esortò a raccogliersi silenziosamente in orazione con lei e per lei. In tale placida quiete venne il Verbo incarnato su un trono d'ineffabile splendore, scortato da tutti i santi di natura umana e da tantissimi angeli di ogni coro, riempiendo di luce la casa del cenacolo. L'innocentissima sovrana delle altezze lo adorò, gli baciò i piedi e, stesa al suo cospetto, compì l'estremo atto di riconoscenza e di umiliazione della sua esistenza terrena, annientandosi e piegandosi sino alla polvere più quanto non abbiano mai fatto né faranno mai tutti gli uomini dopo aver peccato. Egli la benedisse e le parlò: «Mia carissima, che ho scelto come mia abitazione, è giunta per voi l'ora di essere introdotta nella gloria del Padre e mia, dove è preparata alla mia destra la sede di cui godrete per l'eternità. Poiché come Madre mia vi feci entrare nel mondo libera ed esente dalla colpa, neppure adesso che ne uscite la morte ha diritti su di voi: se non volete passare per essa, venite con me a prendere possesso di quello che avete largamente meritato».

740. Con volto lieto gli rispose: «Mio Signore, vi scongiuro che la vostra ancella acceda alla vita beata attraversando la porta comune della morte come gli altri discendenti di Adamo. Voi che siete mio vero Dio la soffriste senza esservi obbligato ed è giusto che, come ho cercato di seguirvi nella vita, vi segua anche nella morte». Il Salvatore approvò il suo sacrificio e affermò che si sarebbe adempiuto ciò che desiderava. Subito i ministri superni cominciarono a intonare con sublime armonia qualche versetto del Cantico dei cantici e altri nuovi. Sia gli Undici e i discepoli sia molti devoti li percepirono con i sensi, benché soltanto alcuni apostoli, tra i quali Giovanni, fossero illuminati in maniera singolare sulla presenza di Cristo, mentre gli altri avvertivano dentro di sé straordinari ed efficaci effetti. Si diffuse una fragranza inebriante, che assieme alla musica si sentiva fin dalla strada; inoltre, tutti videro il mirabile fulgore che avvolgeva quel luogo e sua Maestà dispose che, affinché fosse testimone di una simile meraviglia, accorresse tanta gente da occupare le vie.

741. Quando udì la melodia, Maria si reclinò sulla sua predella, con la tunica come unita alla sua persona, con le mani giunte e lo sguardo fisso su suo Figlio, e completamente accesa nel suo fervore. Alle parole “Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata”, ella pronunciò quelle del suo Unigenito sul duro legno: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Quindi, chiuse i suoi purissimi occhi e spirò. La malattia che le fu fatale fu l'amore, senza indisposizioni o malesseri, e il suo transito avvenne allorché il potere del Creatore sospese l'intervento miracoloso con cui conservava le sue forze in modo che non fossero dissolte dalle fiamme provocate dal suo ardore, permettendo a queste di consumare la linfa del cuore.

742. La sua candida anima lasciò il castissimo corpo e in un istante fu collocata con immenso onore accanto a Gesù. Immediatamente, le note celesti iniziarono ad allontanarsi nell'aria, perché quella solenne processione si avviò verso l'empireo. Il sacro corpo, che era stato tempio e tabernacolo del Dio vivente, restò pieno di radiosità e profumava al punto che coloro che lo attorniavano erano colmati di soavità interiore ed esteriore. I mille custodi della Regina si fermarono a proteggere tale inestimabile tesoro, mentre i fedeli, tra lacrime di afflizione e di giubilo per i prodigi che contemplavano, rimasero per un po' di tempo come assorti e poi elevarono numerosi inni e salmi in suo ossequio. Ciò accadde di venerdì, alle tre del pomeriggio, alla stessa ora in cui aveva esalato l'ultimo respiro il nostro Redentore. Era il tredici agosto ed ella aveva settant'anni, meno i ventisei giorni che intercorrono tra questa data e l'otto settembre. Dopo la crocifissione del nostro Maestro si trattenne quaggiù ventuno anni, quattro mesi e diciannove giorni, e mori cinquantacinque anni dopo il suo parto verginale. Il calcolo si fa facilmente così: aveva quindici anni, tre mesi e diciassette giorni alla nascita del Signore, che fu ucciso a trentatré anni e tre mesi, cioè quando ella aveva quarantotto anni, sei mesi e diciassette giorni; se a questi si aggiungono altri ventuno anni, quattro mesi e diciannove giorni, si hanno i settant'anni meno venticinque o ventisei giorni.

743. In quell'occasione si verificarono grandi portenti. Il sole si eclissò e nascose la sua luce in segno di lutto per alcune ore; parecchi uccelli di diverse specie volarono alla casa e resero alla Principessa il loro omaggio funebre con canti di lamento e con gemiti, che suscitavano il pianto in chiunque li ascoltava; si commosse l'intera Gerusalemme e molti arrivavano stupiti, confessando ad alta voce la potenza dell'Eterno e la magnificenza delle sue opere; altri apparivano attoniti e come fuori di sé, e i credenti si struggevano tra singhiozzi e sospiri; vennero anche tanti infermi e furono guariti; uscirono dal purgatorio quanti vi si trovavano. L'evento più eccezionale riguardò un uomo e due donne che abitavano vicino al cenacolo, che trapassarono insieme alla nostra sovrana in stato di peccato e senza penitenza: stavano andando alla dannazione, ma, allorché la loro causa giunse al giudizio di Cristo, la dolcissima Madre domandò misericordia, furono restituiti alla vita e successivamente si ravvidero e si salvarono. Questo dono non si estese a tutti coloro che decedettero in tale giorno nel mondo, bensì solo a costoro, che si spensero al medesimo orario nella città santa. Parlerò in un altro capitolo della festa che ci fu in paradiso, per non mescolarla con il nostro cordoglio.

Insegnamento della Regina del cielo

744. Mia diletta, oltre a quello che hai scritto sul mio glorioso transito, intendo rivelarti ancora un privilegio che mi fu concesso. Hai già dichiarato che sua Maestà rimise alla mia elezione se morire o salire senza questa sofferenza alla visione beatifica. Qualora avessi ricusato la morte, indubbiamente ciò mi sarebbe stato accordato poiché, come in me non ebbe parte la colpa, non ne avrebbe avuta neppure essa, che ne fu la pena. Sarebbe successo lo stesso a mio Figlio, e a maggior ragione, se non si fosse addossato il pagare per tutti alla giustizia divina per mezzo della sua passione. Io stabilii spontaneamente di morire perché aspiravo ad imitarlo in questo come avevo fatto nel voler provare i suoi dolori; perché, avendolo osservato spirare, traendomi indietro non avrei soddisfatto all'amore che gli dovevo, e avrei lasciato un considerevole vuoto nella somiglianza e conformità che desideravo avere con lui e che egli bramava che io avessi con la sua umanità; perché altrimenti, non avendo più modo di compensare una simile mancanza, non avrei avuto la pienezza di godimento che posseggo.

745. Perciò la mia decisione gli fu tanto gradita e la sua benignità si compiacque tanto della mia assennatezza e del mio ardore che mi premiò subito con un favore singolare per i fedeli: tutti i miei devoti che mi avessero invocato nell'agonia, interponendomi come loro avvocata per essere soccorsi in memoria della mia felice dipartita e della mia scelta di ricalcare le sue orme, sarebbero stati sotto la mia speciale protezione, affinché li difendessi dal demonio, li assistessi e quindi li presentassi al tribunale della sua clemenza e intercedessi per loro. Ebbi allora nuova potestà e delega, e mi fu promesso che chi in precedenza si fosse rivolto a me, venerando il mistero che stai trattando, avrebbe avuto notevoli aiuti della grazia sia per morire bene sia per vivere con più purezza. Dunque, da oggi ricordalo continuamente con intimo fervore, e benedici, celebra e loda colui che compì in me prodigi così mirabili a beneficio mio e di tutti. Con tale zelo impegnerai il Redentore e me a preservarti nell'ultima lotta.

746. Giacché la morte segue la vita, e questa e quella generalmente si corrispondono, la garanzia più sicura della buona morte è la buona vita, e il distaccarsi nel corso dell'esistenza dagli affetti terreni, che alla fine affliggono e opprimono l'anima, diventando per essa come forti catene che le impediscono di avere completa libertà e di sollevarsi al di sopra di ciò che ha sempre avuto caro. Gli uomini capiscono differentemente questa verità e operano al contrario! Il Signore dà loro la vita perché si svincolino dalle conseguenze del peccato originale e non le sentano al momento della morte, e gli ignoranti e miseri discendenti di Adamo la spendono interamente nel caricarsi di ostacoli e legami per perire schiavi delle loro passioni e tiranneggiati dal nemico. L'antica caduta non mi toccò, né i suoi cattivi effetti avevano alcun diritto sulle mie facoltà; eppure, fui costantemente ordinatissima, povera, virtuosa, perfetta e priva di affezioni a realtà del mondo, e poi sperimentai questa suprema libertà. Tieni fissa l'attenzione sul mio modello e sgombra il tuo cuore ogni giorno di più, affinché con l'avanzare degli anni tu possa trovarti più sciolta, spedita e distante dalle cose materiali per quando lo sposo ti chiamerà alle nozze, e non ti sia necessario andare a cercare inutilmente in quel frangente la libertà e la prudenza.

Augustinus
14-08-05, 11:56
Libro VIII, Cap. 20, §§ 747-759

CAPITOLO 20

Si narrano gli eventi concernenti la sepoltura del sacro corpo di Maria santissima.

747. Affinché i fedeli non rimanessero oppressi - ed alcuni di essi non morissero - a causa del dolore che provarono per il transito della beatissima Signora, fu indispensabile che la potenza divina li consolasse con speciale provvidenza, comunicando un particolare coraggio con il quale i cuori si dilatassero nella loro incomparabile afflizione. Dal momento che la mancanza di fiducia di poter mai compensare quella perdita nella vita presente non ammetteva conforto, la privazione di quel tesoro non aveva rimedio e la dolcissima e piacevolissima vicinanza e affabilità della Regina aveva rapito l'amore di ciascuno, tutti senza di lei furono come senza anima e senza respiro; ma Dio, che sapeva la ragione di così giusta sofferenza, li assistette in essa e con la sua forza li animò segretamente, perché non venissero meno e fossero in grado di occuparsi di quanto conveniva disporre in ordine al sacro corpo e di tutto quello che la situazione richiedeva.

748. Gli apostoli, ai quali principalmente spettava questo compito, pensarono senza indugio ad assolverlo e destinarono alle spoglie un sepolcro nuovo, che era stato misteriosamente preparato dall'Unigenito nella valle di Giosafat. Ricordandosi che le membra di sua Maestà erano state cosparse di unguenti preziosi e aromatici secondo il costume dei giudei, ed avvolte nella sindone e nel sudario, giudicarono di dover fare lo stesso con quelle di sua Madre. A tale scopo, chiamarono le due giovani che si erano prese cura di lei ed erano state nominate eredi delle sue inestimabili tuniche, e le invitarono ad ungerle con sommo rispetto e a metterle in un lenzuolo, per poi deporle nel feretro. Esse si introdussero con grande timore nell'oratorio, dove la venerabile defunta stava sulla sua predella, ma la luce che la circondava le trattenne e offuscò loro gli occhi in maniera che non riuscirono a sfiorarla, né a vederla, né a capire in che punto preciso si trovasse.

749. Uscirono con riverenza ancora maggiore, e con immenso stupore e sconcerto dettero ragguaglio dell'accaduto agli Undici, che conferirono tra loro e non senza un'ispirazione superiore conclusero che bisognava evitare il contatto con quella santa arca dell'alleanza, che non andava trattata nel modo comune. Entrarono subito Pietro e Giovanni, che contemplarono lo splendore e contemporaneamente udirono la celeste musica dei ministri superni, alcuni dei quali intonavano: «Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te», mentre altri replicavano: «Vergine prima del parto, durante il parto e dopo il parto»; da allora si sviluppò in parecchi figli della comunità primitiva la devozione per quest'ultimo elogio, che si è trasmesso per tradizione ed è giunto sino a noi, confermato dalla Chiesa. Stettero per un po' attoniti a motivo dell'ammirazione per ciò che ascoltavano e osservavano, e per deliberare come comportarsi si inginocchiarono in preghiera, domandando di essere illuminati. Intesero immediatamente una voce che diceva: «Non si scopra né si tocchi il sacro corpo».

750. Ebbero dunque intelligenza della volontà dell'Altissimo e portarono prontamente una bara. Essendosi considerevolmente moderato il fulgore, si accostarono alla Principessa e con profondo ossequio sollevarono le vesti dai lati, senza scomporle affatto, e ve la collocarono nella medesima posizione. Fu per loro semplice, poiché non sentirono peso e con il tatto non avvertirono altro se non lievissimamente il solo abito. Quindi, si attenuò ulteriormente la radiosità e tutti ravvisarono la bellezza del candidissimo volto e delle mani, avendo l'Eterno stabilito così perché fosse alleviata la loro pena; per il resto, il sublime talamo della sua dimora fu tenuto celato, affinché né in vita né in morte si scorgessero altre parti che quelle necessarie: il volto per conoscerla e le mani con le quali aveva lavorato.

751. Tanta fu l'attenzione che il Maestro ebbe per il decoro della nostra sovrana che mostrò meno zelo per il proprio corpo divinizzato che per il suo. La fece simile a sé nella concezione immacolata, nonché nella venuta al mondo per quanto concerne il non permettere che percepisse attraverso i sensi il modo naturale della nascita; inoltre, la preservò dalle tentazioni di impurità. Nel nascondere il suo corpo, però, si regolò con lei, che era donna, differentemente che con se stesso, giacché egli era uomo e redentore per mezzo della sua passione, e peraltro la castissima Regina lo aveva supplicato di concederle che nessuno lo guardasse dopo il suo transito. Gli apostoli provvidero alla sepoltura e, con la loro diligenza e la pietà dei credenti, fu raccolta una rilevante quantità di lumi, che per un miracolo, pur stando accesi per quella giornata e per le due seguenti, non si estinsero né si consumarono minimamente.

752. Perché questo e molteplici altri portenti che il suo braccio compì in tale occasione fossero più noti, Dio mosse tutti gli abitanti della città ad accorrere e, sia tra i giudei sia tra i gentili, rimase appena qualcuno che non assistesse al singolare spettacolo. Quei nuovi sacerdoti della legge evangelica alzarono colei che era tabernacolo di sua Maestà, sorreggendo sulle loro spalle il propiziatorio dei suoi oracoli e dei suoi favori, e partirono ordinatamente in processione diretti alla valle di Giosafat. Questo era il corteo visibile, ma ve ne era anche uno invisibile: davanti a tutti camminavano i mille custodi, i quali continuavano a cantare le loro melodie, che erano udite da molti e che durarono ininterrottamente per tre giorni con incomparabile dolcezza; erano poi scese dalle altezze varie legioni angeliche con gli antichi padri e profeti, e specialmente con Gioacchino, Anna, Giuseppe, Elisabetta, il Battista e diversi altri beati che Gesù aveva inviato alle esequie.

753. Avanzarono così e per via avvennero eccezionali prodigi, la cui spiegazione renderebbe indispensabile dilungarsi non poco. In particolare, tutti gli ammalati furono perfettamente guariti e numerosi indemoniati furono liberati senza che i diavoli avessero l'ardire di aspettare che le persone che possedevano si avvicinassero. Più mirabili furono gli eventi che si verificarono nella conversione delle anime, poiché si spalancarono i tesori della misericordia e tanti vennero alla cognizione di Cristo, nostro bene, confessandolo apertamente come vero Signore e salvatore e chiedendo il battesimo; perciò, per più giorni ci fu da faticare nel catechizzare e nell'amministrare quel sacramento a quanti avevano aderito alla fede. Nel trasportare il feretro gli apostoli sperimentarono effetti straordinari di luce e di consolazione, e ne parteciparono pure i discepoli. La gente era stupita per il profumo, per la musica e per altri segni sorprendenti, e tutti proclamavano il Creatore immensamente potente nella Vergine, percuotendosi il petto con compunzione in attestazione di questo.

754. Quando furono giunti, Pietro e Giovanni, che avevano già posto la preziosa gemma nella bara, la tolsero da essa con la medesima riverenza e facilità, l'adagiarono nella fortunata tomba e la coprirono con un telo. In tutto ciò operarono più le mani degli spiriti superni che le loro. Fu messo un masso dinanzi all'ingresso, come era consuetudine fare, e restarono di guardia soltanto i mille angeli di Maria, mentre gli altri risalirono all'empireo. La folla si disperse, e gli apostoli e i discepoli rientrarono tra tenerissime lacrime alla casa del cenacolo, in cui si conservò per un anno intero il soavissimo odore delle sacre spoglie, e nell'oratorio addirittura per parecchi anni. Quel santuario fu luogo di rifugio in ogni necessità per coloro che vi cercavano rimedio, perché ciascuno ve lo trovava tanto nelle infermità quanto nelle altre tribolazioni e calamità, ma le colpe di Gerusalemme, fra i castighi che meritarono, dopo un certo tempo comportarono anche la privazione di un beneficio così stimabile.

755. Appena furono arrivati lì, stabilirono che qualcuno di loro stesse al sepolcro finché non fosse cessata la divina armonia, poiché attendevano la fine di questa meraviglia. Dunque, alcuni si occuparono di chi aveva abbracciato il Vangelo e altri si recarono nuovamente presso la tomba, che in quei tre giorni fu frequentata da tutti. I più assidui furono Pietro e Giovanni, i quali, benché talora se ne allontanassero, tornavano subito dove era il loro cuore. Non omisero di porgere l'estremo saluto alla Signora dell'universo neppure gli animali, giacché il cielo si riempì di uccelli piccoli e grandi e dalle montagne si precipitarono velocemente giù molte bestie e fiere: gli uni con mesti cinguettii, le altre con guaiti e muggiti e tutti con movimenti dolorosi, soffrendo la comune perdita, mostravano la loro angustia. Solo qualche giudeo incredulo, più duro delle pietre e più crudele delle belve, non manifestò tale sentimento, come non lo aveva manifestato per il proprio Redentore.

Insegnamento della Regina del cielo

756. Figlia mia, con la memoria della mia morte fisica e della sepoltura del mio corpo, esigo che sia fissata e confermata la tua morte e sepoltura al mondo, che deve essere il frutto primario dell'essere stata illuminata sulla mia storia e dell'averla narrata. Nel corso del racconto ti ho sovente palesato questo desiderio e ti ho avanzato questa richiesta, affinché non ti renda inutile il favore che hai ricevuto per benignità dell'Altissimo e mia. È brutta cosa che un membro della Chiesa, dopo essere morto al peccato e rinato in Cristo mediante il battesimo ed aver appreso che sua Maestà fu crocifisso per lui, ricada nell'errore; ma cosa ben peggiore è il fatto che ciò accada in coloro che per speciale grazia sono scelti ed eletti per essere suoi amici carissimi, come quanti a tale scopo si dedicano e consacrano al suo servizio negli ordini religiosi, secondo i differenti stati e le differenti condizioni.

757. In loro, vizi come la superbia, la presunzione, l'alterigia, la mancanza di mortificazione, l'ira, l'avidità, l'impurità della coscienza e altri ancora fanno inorridire l'Eterno e i beati, che sono costretti a distogliere lo sguardo da simili mostruosità, più sdegnati e offesi di quando le riscontrano in soggetti diversi. Pertanto, il mio Unigenito ripudia numerose anime che ingiustamente portano il nome di sue spose, abbandonandole al loro malvagio consiglio, perché hanno infranto slealmente il patto di fedeltà contratto con lui e con me nella loro vocazione e professione. Se tutti devono temere questa sventura per evitare di commettere un così terribile tradimento, rifletti su quanto saresti spregevole ai suoi occhi qualora te ne macchiassi. È ora che tu muoia completamente ad ogni realtà visibile, e che siano sepolti il tuo corpo nella conoscenza e nell'annientamento di te stessa e la tua anima nell'essere di Dio. La tua vita è finita per il secolo e tu sei ormai distaccata da esso, e io sono il giudice di questa causa. Non hai più nulla a che fare con quelli che abitano sulla terra, né costoro con te, e bisogna che lo scrivere e il morire siano in te una medesima cosa, come spesso ti ho raccomandato e tu hai ripetutamente promesso nelle mie mani con sincere lacrime.

758. Bramo che questa sia la prova del mio insegnamento e la testimonianza della sua efficacia, e non ammetterò che tu la discrediti in mio disonore, ma procurerò che tutte le creature intendano la forza del mio esempio e della mia dottrina verificata nei tuoi atti. Non ti gioverai dei tuoi ragionamenti, del tuo volere e ancor meno delle tue inclinazioni e passioni, poiché tutto questo in te ha già avuto termine; tua legge saranno la volontà dell'Onnipotente, la mia e quella dell'obbedienza, e, affinché attraverso tali mezzi tu non sia mai all'oscuro di ciò che è più santo e gradito al Signore, egli l'ha disposto di persona, tramite me, i suoi angeli e chi ti governa. Non allegare ignoranza, pusillanimità, fiacchezza e codardìa, misura il tuo debito, sii attenta alla luce incessante e opera con la grazia che ti è data, giacché con tanti benefici non vi è croce pesante per te né morte così amara che non sia tollerabile e amabile. In questa risiede ogni tuo bene e deve consistere il tuo diletto, perché, se non morirai interamente a tutto, i tuoi sentieri saranno disseminati di spine e non giungerai alla perfezione cui aneli né all'eccellenza cui sei chiamata.

759. Se il mondo non si dimentica di te, dimenticati tu di lui; se non ti lascia, rammenta che fosti tu a lasciarlo e io te ne allontanai; se ti viene dietro, fuggilo; se ti lusinga, aborriscilo; se ti disprezza, sopportalo; se ti cerca, non ti trovi che per glorificare in te il sommo sovrano. Per il resto, non ricordartene più di quanto i vivi sogliono ricordarsi dei morti e scordatene come i morti si scordano dei vivi, e non avere con nessuno più rapporto di quello che hanno fra loro i vivi e i morti. Non ti sembrerà eccessivo che ti abbia frequentemente ribadito questo ammonimento all'inizio, nel mezzo e alla fine della presente Storia, se pondererai l'importanza di metterlo in pratica. Considera le persecuzioni che nascostamente ti ha ordito il demonio avvalendosi della gente, sotto vari aspetti e con vari pretesti. Il Redentore ha permesso ciò per vagliarti e per donarti il suo soccorso; tu, da parte tua, mostra che ne sei consapevole e sai che è grande il tesoro e che lo custodisci in un vaso fragile, mentre l'inferno cospira e si solleva contro di te. Sei nella carne peritura, circondata e combattuta da astuti nemici. Sei sposa di Gesù e io sono tua Madre e maestra. Renditi dunque conto della tua miseria e debolezza, e corrispondi come figlia carissima e discepola docile e irreprensibile in tutto.

Augustinus
14-08-05, 11:58
Libro VIII, Cap. 21, §§ 760-774

CAPITOLO 21

L'anima di Maria santissima entrò nell'empireo; poi, ad imitazione di Cristo nostro redentore, tornò sulla terra a risuscitare il suo santo corpo, con il quale il terzo giorno dopo la propria morte salì un'altra volta alla destra del Signore.

760. A proposito della gloria e della felicità di cui partecipano i santi nella visione beatifica, san Paolo dice con Isaia che occhio mortale non ha visto, né orecchio ha udito, né cuore umano ha potuto penetrare quello che Dio ha preparato per coloro che lo amano e che in lui sperano. Conformemente a questa verità professata secondo la fede cattolica, non stupisce ciò che si racconta sia successo a sant'Agostino: nonostante fosse un grande luminare della Chiesa, mentre si accingeva a scrivere un trattato sulla condizione dei beati, gli apparve il suo grande amico san Girolamo, che in quel momento era morto ed entrato nella gioia del Signore, e lo disingannò, dichiarandogli che non avrebbe potuto conseguire il suo intento come desiderava, dal momento che nessuna lingua né penna degli uomini sarebbe stata in grado di manifestare la minima parte dei beni goduti dagli eletti in paradiso. Quand'anche di quella realtà non avessimo altra testimonianza dalla sacra Scrittura se non il sapere che è definitiva, ciò supererebbe già la nostra capacità di comprensione, che non può raggiungere l'eternità neppure con grandi sforzi, poiché Dio, per quanto lo si possa conoscere e amare in misura crescente, è inesauribile ed incomprensibile. Egli chiamò all'esistenza tutte le cose senza che queste consumassero il suo potere; neanche se creasse innumerevoli altri mondi sarebbe indebolito, perché rimarrebbe sempre infinito ed immutabile. Allo stesso modo, nonostante i santi che lo contemplano e ne godono siano un numero incalcolabile, egli resta da essere conosciuto ed amato senza fine; infatti, sia nella vita mortale sia in quella incorruttibile, ciascuno partecipa di lui in maniera limitata e in base alla propria disposizione.

761. Se, per tale motivo, la gloria di un beato qualsiasi, fosse anche il più piccolo, è ineffabile, che diremo di quella di Maria santissima, lei che, fra i santi, è la più simile al suo Figlio? Che diremo, se anche nella grazia li supera tutti, come l'imperatrice o la regina i suoi vassalli? Questa verità si può e si deve credere, ma finché siamo nel mondo non è possibile intenderla, né spiegarne la minima parte, perché la sproporzione e l'insufficienza delle nostre parole la possono più oscurare che chiarire. Adoperiamoci dunque ora non per comprenderla, ma per meritare che ci sia manifestata nella futura esistenza, quando otterremo la felicità che speriamo in misura maggiore o minore a seconda delle opere compiute.

762. Il nostro Redentore entrò nel cielo, avendo alla sua destra l'anima immacolata della Madre. Ella fu la sola tra i mortali a non dover passare attraverso il giudizio particolare, che quindi per lei non ebbe luogo. Non le fu chiesto conto dei benefici ricevuti, né le venne imputato alcun peccato, come le era stato promesso al momento in cui era stata preservata dalla colpa d'origine, era stata eletta regina e aveva avuto il privilegio di non essere sottomessa alle leggi dei figli di Adamo. Per la stessa ragione, alla fine dei tempi comparirà ancora alla destra del Signore, a lui associata nel giudizio universale a cui ella, a differenza degli altri, non sarà sottoposta. Se nel primo istante della sua concezione fu aurora limpidissima e rifulgente, carezzata dai raggi del Sole divino al di sopra dello splendore dei più ardenti serafini; se in seguito si sollevò sino a toccare lo stesso Dio quando il Verbo si unì con la sua purissima sostanza nell'umanità di Cristo, ne conseguiva che per tutta l'eternità ella fosse sua compagna, con la somiglianza possibile tra Figlio e Madre, essendo egli Dio e uomo ed ella semplice creatura. Con questo titolo il Salvatore la presentò all'Altissimo, al quale si rivolse in presenza dei beati attenti a questa meraviglia; gli disse: «Padre mio, la mia amantissima Madre, vostra cara figlia e diletta sposa dello Spirito Santo, viene a ricevere il possesso della corona imperitura che le abbiamo preparato in premio dei suoi meriti. Questa è colei che nacque tra gli uomini come rosa tra le spine, intatta, pura e bella, degna di essere accolta nelle nostre mani, là dove non arrivò nessun altro e dove non possono pervenire quanti sono stati concepiti nel peccato. È lei la nostra prescelta, unica e singolare, alla quale abbiamo dato di accedere alle nostre perfezioni, superando la comune legge dei mortali; è in lei che abbiamo depositato il tesoro della nostra divinità inaccessibile; è lei che con fedeltà assoluta ha conservato e fatto fruttificare i talenti che le abbiamo affidato; è lei che non si è mai allontanata dalla nostra volontà e che ha trovato grazia ai nostri occhi. Padre mio, il tribunale della nostra misericordia e giustizia è rettissimo e ricompensa con abbondanza i servizi dei nostri amici. È giusto che a mia Madre, in quanto tale, sia concesso il premio; se nella vita e nelle opere mi fu simile, per quanto lo possa una semplice creatura, deve esserlo pure nella gloria e nel posto che occuperà accanto alla nostra Maestà, affinché dov'è la santità per essenza vi sia anche la somma santità per partecipazione».

763. Questo decreto del Verbo incarnato venne approvato dal Padre e dallo Spirito Santo. Subito l'anima santissima di Maria fu innalzata alla destra del suo figlio e Dio vero e collocata sul seggio regale della beatissima Trinità, a cui né uomini, né angeli, né serafini giunsero o giungeranno mai. In ciò consiste la sublime ed eccellente superiorità della nostra Signora: essere assisa sul medesimo trono delle Persone divine quale imperatrice, mentre i santi occupano il posto di servi e ministri del supremo Re. All'eminenza di quella posizione, inarrivabile per chiunque altro, nella Vergine immacolata corrispondono le doti di gloria, comprensione, visione e fruizione, perché ella gode al di sopra e più di tutti di quell'oggetto infinito, del quale in paradiso si sperimenta il gaudio per gradi e varietà innumerevoli. Nessuno tra i beati conosce, penetra, intende l'essere divino e i suoi attributi come lei; nessuno le è pari nell'amare e nel gioire dei misteri imperscrutabili dell'Altissimo. Inoltre, sebbene tra la gloria della Trinità e quella della Regina del cielo vi sia una distanza illimitata, poiché la luce della Divinità è inaccessibile e in essa sola si trova 1'immortalità, sebbene nelle doti anche l'anima santissima di Cristo superi senza misura sua Madre, pure lo splendore di lei è di gran lunga più intenso di quello dei santi, somigliando a Cristo in una maniera incomprensibile e incomunicabile nella vita presente.

764. È intraducibile in parole la nuova esultanza che i beati acquistarono quel giorno, componendo e cantando nuovi cantici di lode all'Onnipotente e alla sua Figlia, madre e sposa, nella quale egli esaltava le opere della sua destra. E benché nel Signore la gioia interiore non possa accrescersi perché è immutabile ed infinita sin dal principio, in quest'occasione le dimostrazioni esteriori della sua compiacenza nell'adempimento dei suoi eterni disegni furono maggiori. Dal trono regale infatti usciva una voce come se fosse stata della persona del Padre, che diceva: «Nella glorificazione della nostra amatissima Figlia i nostri desideri sono stati appagati e la nostra santa volontà è stata pienamente eseguita. Dal nulla, abbiamo dato l'essere ad ogni vivente, affinché fosse partecipe dei nostri beni e tesori incommensurabili, conformemente alla nostra immensa bontà. Intanto gli stessi che noi facemmo capaci di ricevere la vita divina hanno reso inutile per sé questo beneficio. Solo la nostra diletta Figlia non ebbe parte alla disubbidienza degli altri e meritò ciò che essi hanno disprezzato da indegni figli della perdizione. Mai, in nessun momento, ella ha tradito il nostro amore; a lei spettano i premi che con il nostro comune e condizionato volere avevamo preparato per gli angeli ribelli e per gli uomini che li hanno imitati, se avessero tutti cooperato con la grazia loro concessa rispondendo alla nostra chiamata. Con il suo abbandono e la sua obbedienza, ella ha compensato questa ingratitudine, ci ha dato pieno compiacimento nelle sue azioni e ha meritato di sedere accanto alla nostra Maestà».

765. Il terzo giorno dopo che Maria santissima aveva cominciato a godere di questa gloria per non lasciarla più, Dio manifestò ai santi la volontà di far tornare l'anima della Vergine sulla terra perché, riunendosi al suo corpo, lo risuscitasse e fosse di nuovo sollevata in corpo ed anima alla destra del Figlio senza aspettare la generale risurrezione dei morti. Gli eletti non potevano ignorare l'opportunità di tale dono, conseguenza delle prerogative da lei ricevute e della sua sublime dignità di regina dell'universo, giacché anche per i mortali è talmente credibile che, qualora la santa Chiesa non l'avesse riconosciuta, sarebbe stato giudicato empio e insensato colui che avesse preteso di negarla. In quella circostanza, tuttavia, i beati ne compresero la convenienza con maggior chiarezza e, non appena il Signore manifestò loro in se stesso la sua decisione, ne conobbero pure il momento preciso. Quando giunse, Cristo scese dal cielo con l'anima della Madre purissima alla sua destra, accompagnato da molte legioni di angeli e dagli antichi padri e profeti. Arrivarono al sepolcro nella valle di Giosafat e, stando tutti davanti a quel tempio verginale, il Salvatore si rivolse ai santi dicendo:

766. «Mia Madre fu concepita senza colpa, affinché dalla sua sostanza immacolata prendessi l'umanità con cui io venni nel mondo e lo redensi dal peccato. La mia carne è la sua carne, ed ella ha collaborato con me all'opera della salvezza. Per questo devo risuscitarla, come io stesso risuscitai da morte, e voglio che ciò avvenga nel medesimo tempo e alla medesima ora, per renderla completamente simile a me». I giusti dell'antica alleanza con nuovi inni ringraziarono il Creatore per il beneficio compiuto; in particolare si distinsero i nostri progenitori Adamo ed Eva e dopo di essi sant'Anna, san Gioacchino e san Giuseppe, i quali avevano speciali ragioni per magnificare Dio in quella meraviglia della sua onnipotenza. Subito, per ordine del Figlio, l'anima della gran Signora entrò nel corpo castissimo e lo risuscitò, dandogli vita immortale e gloriosa e comunicandogli le quattro doti di chiarezza, impassibilità, agilità e sottigliezza che le sono proprie.

767. Così Maria santissima in anima e corpo uscì dal sepolcro senza rimuovere il masso che lo sigillava, né mutare la posizione della tunica e del sudario che avevano ricoperto la salma. È impossibile narrare come la bellezza della Vergine beata rifulgesse, e perciò non mi trattengo a farlo. Mi basta dire che ella diede all'Unigenito del Padre la forma di uomo nel suo talamo inviolato e gliela diede limpida e senza macchia perché riscattasse il genere umano. In cambio sua Maestà, con questa nuova grazia, le conferì una magnificenza analoga alla sua. In tale corrispondenza tra Figlio e Madre, tanto misteriosa e divina, ciascuno fece quello che poté: Maria generò Cristo simile a se stessa in quanto fu possibile e Cristo risuscitò Maria comunicandole la sua gloria, nella misura in cui ella poté riceverla in quanto semplice creatura.

768. Dal sepolcro prese avvio una solenne processione che si allontanò progressivamente verso l'alto, mentre si udiva una musica paradisiaca. Ciò accadde alla medesima ora della risurrezione del nostro Salvatore, nella domenica successiva al transito di sua Altezza, dopo la mezzanotte. Per questo motivo, sul momento il prodigio non fu noto a tutti gli apostoli, ma solo a quelli che vegliavano al sacro sepolcro. I santi e gli angeli entrarono nell'empireo nell'ordine in cui erano partiti dalla terra; da ultimo venivano il Redentore e, alla sua destra, la Regina vestita con abiti in tessuto d'oro - come dice Davide -, tanto bella da suscitare l'ammirazione dei cortigiani del cielo, che si volsero a guardarla e a benedirla con rinnovato giubilo e canti di lode. Si udirono allora quegli elogi misteriosi che di lei lasciò scritti Salomone: «Uscite, figlie di Sion, a vedere la vostra Signora, che le stelle mattutine esaltano e i figli dell'Altissimo festeggiano. Chi è costei che sale dal deserto come un bastoncino di profumi aromatici'? Chi è costei che sorge come l'aurora, più bella della luna, fulgida come il sole, e terribile come schiere a vessilli spiegati? Chi è costei che sale dal deserto, appoggiata al suo diletto, spargendo delizie in abbondanza? Chi è costei, nella quale Dio stesso ha trovato compiacimento più che in tutte le creature, al di sopra delle quali egli la solleva fino alla sua inaccessibile luce e maestà? Oh, meraviglia mai vista! Oh, novità degna della sapienza infinita! Oh, prodigio di quell'onnipotenza che tanto magnifica ed innalza la sua umile serva!».

769. Rivestita di questa gloria, la vergine Maria giunse in corpo e anima al cospetto delle tre divine Persone, che l'accolsero con un abbraccio indissolubile. Il Padre le disse: «Salite più in alto degli altri viventi, mia eletta, figlia e colomba mia». E il Verbo incarnato: «Madre mia, voi che mi avete dato l'umanità e, imitandomi perfettamente, avete contraccambiato tutto il bene che ho fatto, ricevete ora dalle mie mani il premio da voi meritato». E lo Spirito Santo: «Mia sposa amatissima, entrate nella gioia perenne che corrisponde al vostro fedelissimo amore: amate e godete senza più preoccupazioni, poiché l'inverno del soffrire è già passato e siete giunta all'eterno possesso dei nostri amplessi». Ella rimase assorta nella Trinità santissima e come sommersa da quello sconfinato abisso del mare divino, mentre i santi erano pieni di stupore e di nuovo gaudio accidentale. Poiché l'opera dell'Onnipotente si manifestò con ulteriori meraviglie, ne riferirò qualcosa, se potrò, nel prossimo capitolo.

Insegnamento della Regina del cielo

770. Figlia mia, è deplorevole ed inescusabile l'ignoranza degli esseri umani nel non rammentare di proposito la gloria che il Signore riserva per coloro che si dispongono a meritarla. Voglio che tu pianga amaramente questo oblìo così pernicioso e che te ne dolga; chi volontariamente dimentica la felicità imperitura, infatti, è in evidente pericolo di perderla. Nessuno ha una buona scusa al riguardo, non solo perché conservarne la memoria o cercare di acquistarla non costa troppa fatica, ma anche perché, al contrario, tutti si danno molto da fare, spendendo ogni loro energia, per scordarsi dello scopo per il quale furono creati. Di certo una simile trascuratezza nasce dal fatto che essi si abbandonano alla superbia della vita, all'avidità degli occhi e alla concupiscenza della carne. Impiegando in ciò ogni facoltà dell'anima e l'intero arco dell'esistenza, non resta loro né sollecitudine, né attenzione, né spazio per pensare con calma, o anche senza calma, alla celeste beatitudine. Dicano intanto gli uomini e confessino se tale ricordo reca loro più travaglio del seguire le cieche passioni procurandosi riconoscimenti e piaceri transitori, che presto svaniscono e che molte volte essi, dopo essersi tanto affannati, neppure conseguono.

771. Quanto è più facile per i mortali non cadere in siffatta perversità! Lo è soprattutto per i figli della Chiesa, i quali custodiscono la fede e la speranza, che senza alcuno sforzo insegnano loro questa verità! E quand'anche conseguire il gaudio perenne richiedesse loro un impegno pari a quello necessario per ottenere prestigio e beni apparenti, sarebbe davvero grande pazzia affaticarsi per il falso e le pene eterne come per il vero e l'eterna gloria. Tu conoscerai molto bene, figlia mia, questa detestabile stoltezza e su di essa piangerai, se consideri il tempo in cui vivi, così turbato da guerre e discordie. Rifletti: sono numerosi gli infelici che vanno in cerca della morte per una breve e vana ricompensa di onore, di vendetta e di altri vili interessi del genere, non curandosi del loro destino più di quel che farebbero se fossero irragionevoli. Sarebbe una fortuna per loro estinguersi con la morte corporale, come accade a quelle cose che con tanta avidità ricercano, ma poiché la maggior parte di essi opera contro la giustizia e coloro che pur praticandola vivono immemori del proprio fine ultimo, gli uni e gli altri muoiono per sempre.

772. Questo dolore è più grande di ogni altro ed è una disavventura senza pari. Affliggiti, lamentati e piangi inconsolabilmente per la rovina di tante anime riscattate dal sangue di mio Figlio. Ti assicuro, carissima, che, se gli esseri umani non ne fossero indegni, la carità mi indurrebbe ad inviare loro dal cielo, dove mi trovo nella gloria a te nota, parole che potessero essere sentite in tutto il mondo. Gridando direi: «Uomini mortali ed ingannati, che cosa fate? Per che cosa vivete? Sapete per caso che cosa sia vedere Dio faccia a faccia, partecipare del suo splendore e godere della sua compagnia? A che cosa pensate? Chi vi ha turbato ed oscurato la capacità di giudizio? Che cosa otterrete se perdete questo vero bene senza averne altro? La fatica è breve, il godimento infinito e la pena eterna».

773. Tu, compenetrata da un simile dolore che io cerco di risvegliare in te, impegnati con ogni sollecitudine per non incorrere nel medesimo pericolo, tenendo presente quale vivo esempio la mia vita, che come sai fu un continuo intenso patire; quando giunsi a ricevere il premio, però, tutto quello strazio mi parve un niente e lo scordai come se fosse stato una cosa da poco. Risolviti a seguirmi nella sofferenza, o amica, e, se questa fosse più acuta di quella di tutti i mortali, considerala leggerissima: nulla ti sembri difficile, gravoso o molto amaro, anche se si trattasse di passare per il ferro e il fuoco. Stendi la mano a compiere gesta eccelse e fornisci i sensi, che sono i tuoi domestici, delle doppie vesti del soffrire e dell'agire con ogni tua facoltà. Nello stesso tempo, voglio che non ti lasci contagiare da un altro comune errore dei figli di Adamo, i quali dicono: «Contentiamoci di assicurarci la salvezza: ottenere maggiore o minore gloria non ha molta importanza, poiché staremo tutti in paradiso». Una tale ignoranza, figlia mia, deriva da grande stoltezza e da scarso amore verso Dio e perciò non garantisce la salvezza, ma anzi la mette a repentaglio; coloro che pretendono di fare con l'Onnipotente questi patti lo disobbligano e lo spingono a lasciarli nel pericolo di perdere la beatitudine stessa. La fragilità umana opera nel bene in misura sempre inferiore rispetto al suo desiderio, per cui, quando questo non è ardente, realizza molto poco e rischia di essere privata della vita eterna.

774. Chi si accontenta della mediocrità e del minimo grado di virtù lascia sempre spazio, nella volontà e nelle inclinazioni interiori, ad altri affetti per cose terrene e lo fa di proposito. Un amore del genere non può essere conservato senza che si trovi subito in opposizione all'amore divino: è impossibile perciò voler mantenere l'uno e l'altro contemporaneamente. Quando la creatura decide di amare Dio con tutto il cuore e con tutte le forze, come egli comanda, il Signore medesimo tiene in conto questa determinazione anche se l'anima, a causa di altri suoi difetti, non raggiunge i beni più sublimi. Il disprezzarli, però, o il non dare loro valore intenzionalmente non è da figli, né da veri amici; al contrario è da schiavi che si contentano di vivere tralasciando il resto. Se i santi potessero ritornare ad acquistare qualche grado di gloria col soffrire i tormenti del mondo intero fino al giorno del giudizio, di certo lo farebbero, perché conoscono realmente quanto valga il premio e amano Dio con carità perfetta. Non conviene che sia loro accordata simile possibilità che invece fu concessa a me, come hai scritto in questa Storia. Col mio esempio ciò resta confermato e viene comprovata l'insipienza di quelli che, per evitare di abbracciare la croce di Cristo, vogliono una mercede limitata, andando contro la disposizione della bontà infinita dell'Altissimo, il quale desidera che le sue creature abbiano molti meriti e siano ricompensate copiosamente con la suprema felicità del cielo.

Augustinus
14-08-05, 12:12
Libro I, Cap. 8, §§ 94-105

CAPITOLO 8

Prosegue il discorso precedentemente riportato con la spiegazione del capitolo dodicesimo dell'Apocalisse.

94. Il testo letterale di questo capitolo dell'Apocalisse dice: Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a goverare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio; poiché hanno disprezzato la vita fino a monre. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo». Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca. Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. E si fermò sulla spiaggia del mare.

95. Sin qui il testo letterale dell'Evangelista, che parla al passato, perché allora gli si presentava la visione di ciò che già era avvenuto, e dice: Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Questo segno apparve realmente nel cielo per volontà di Dio, che lo propose apertamente sia agli angeli buoni che ai cattivi, affinché in vista di ciò determinassero la loro volontà ad obbedire ai precetti del suo beneplacito. Così lo videro prima che i buoni si decidessero al bene e i cattivi al peccato e fu come segno di quanto ammirabile si sarebbe dimostrato Dio nella formazione della natura umana. Sebbene avesse già dato agli angeli cognizione di questa rivelando loro il mistero dell'unione ipostatica, nondimeno volle manifestarla loro in modo differente in una semplice creatura, la più perfetta e santa che dopo Cristo nostro Signore avrebbe creato. Ella fu, inoltre, come segno da cui gli angeli buoni venissero assicurati che, sebbene Dio rimanesse offeso dalla disobbedienza dei cattivi, non per questo si sarebbe trattenuto dall'eseguire il decreto di creare gli uomini, poiché il Verbo incarnato e quella donna, Madre sua, lo avrebbero obbligato infinitamente più di quanto potessero disobbligarlo gli angeli disobbedienti. Fu anche come arcobaleno, a somiglianza del quale si sarebbe posto, dopo il diluvio, quello delle nubi, per dare la certezza che, se gli uomini avessero peccato e disubbidito come gli angeli, non per questo sarebbero stati puniti senza remissione, ma avrebbe apprestato loro un salutare farmaco e il rimedio per mezzo di quel mirabile segno. Fu come se dicesse agli angeli: «Non castigherò in questo modo le creature che creerò, perché appunto dalla natura umana discenderà quella donna nel cui grembo prenderà carne mortale il mio Unigenito, il quale sarà il restauratore della mia amicizia, il pacificatore della mia giustizia, colui che riaprirà il cammino della felicità chiuso dalla colpa».

96. Come prova di ciò l'Altissimo, alla vista di quel segno, dopo che gli angeli ribelli furono castigati, si mostrò ai buoni come rasserenato e placato dall'ira procuratagli dalla superbia di Lucifero. A nostro modo d'intendere, in un certo senso si ricreava con la presenza della Regina del cielo, rappresentata in quell'immagine, facendo capire agli angeli santi che, per mezzo di Cristo e della sua Madre, avrebbe posto negli uomini la grazia e i doni che gli apostati, per la loro ribellione, avevano perduto. Quel segno apportò anche un altro effetto negli angeli buoni: siccome per la perfidia e la contesa di Lucifero erano - a nostro modo d'intendere - come contristati e afflitti e quasi turbati, l'Altissimo volle che con la vista di quel segno si rallegrassero e si accrescesse loro, con la gloria essenziale, questo gaudio accidentale, meritato con la vittoria riportata. Vedendo cioè quella verga di clemenza che si presentava loro in segno di pace, subito conoscessero che non si doveva intendere per loro la legge del castigo, avendo essi ubbidito alla divina volontà e ai suoi precetti. Gli angeli nello stesso tempo penetrarono in quella visione molti misteri e segreti dell'incarnazione racchiusi in essa; altri circa la Chiesa militante e i suoi membri; come essi stessi avrebbero assistito e soccorso il genere umano, custodendo gli uomini, difendendoli dai loro nemici e guidandoli all'eterna felicità; che tale felicità ricevevano essi stessi per i meriti del Verbo incarnato, avendoli sua divina Maestà preservati in virtù dello stesso Cristo, previsto nella sua mente divina.

97. Come tutto questo fu di grande allegrezza e gioia per gli angeli buoni, così risultò di altrettanto tormento per i cattivi e fu come inizio e parte del loro castigo, avendo subito compreso ciò di cui non si erano approfittati e che quella donna doveva vincere e schiacciare la loro testa. In questo capitolo l'Evangelista comprese tutti questi misteri, più altri che non posso spiegare, e specialmente in questo gran segno, benché lo riferisse in modo oscuro ed enigmatico, fino a che giungesse il tempo.

98. Il sole, di cui era vestita la donna, è il Sole verace di giustizia. Da ciò gli angeli dovevano intendere che era volontà efficace dell'Altissimo assistere sempre egli stesso questa donna, essendole presente per grazia, farle scudo e, con la protezione del suo invincibile braccio, difenderla. Ella aveva sotto ai suoi piedi la luna, perché nella divisione che questi due pianeti fanno del giorno e della notte, la notte della colpa, rappresentata dalla luna, doveva restare ai suoi piedi, mentre il sole, che è il giorno della grazia, doveva vestirla tutta eternamente. Ciò anche perché sotto ai suoi piedi avrebbero dovuto stare le defezioni dalla grazia, che sono proprie a tutti i mortali, senza che mai potessero aver posto nel suo corpo o nella sua anima, corpo e anima che dovevano andare sempre crescendo in santità, al di sopra di tutti gli uomini e di tutti gli angeli. Quindi ella sola doveva uscire libera dalla notte e dalle defezioni di Lucifero e di Adamo, cose che ella avrebbe sempre calpestato senza che potessero prevalere su di lei. Per questo il Signore, in presenza di tutti gli angeli, le pose sotto i piedi, come vinte, tutte le colpe e le forze del peccato originale ed attuale, affinché i buoni la conoscessero e i cattivi - anche se non penetrarono tutti i misteri di quella visione - paventassero quella donna ancora prima che esistesse.

99. La corona delle dodici stelle, come è chiaro, sono tutte le virtù che avrebbero redento questa Regina del cielo e della terra; il mistero di essere dodici fu pure per designare le dodici tribù di Israele, alle quali gli eletti e tutti i predestinati si riducono, come indica l'Evangelista nel capitolo settimo dell'Apocalisse. Ora, siccome tutti i doni, tutte le grazie e le virtù di tutti gli eletti dovevano coronare la loro Regina in grado immensamente superiore al loro, le fu posta sul capo tale corona di dodici stelle.

100. Era incinta. Era necessario infatti che, in presenza di tutti gli angeli, per letizia dei buoni e pena dei cattivi, che resistevano alla divina volontà e a questi misteri, si manifestasse che tutta la santissima Trinità aveva eletto madre dell'Unigenito del Padre quella meravigliosa donna. Inoltre, siccome questa dignità di Madre del Verbo era la maggiore, il principio e il fondamento di tutte le altre eccellenze di questa grande signora e di questo celeste segno venne presentata agli angeli, appunto in quella forma, vale a dire come ricettacolo di tutta la santissima Trinità nella divinità e nella Persona del Verbo incarnato. Data l'inseparabilità della loro unione e l'indissolubilità della loro coesistenza, le tre Persone divine non possono che essere necessariamente l'una nell'altra. Tuttavia, solo la Persona del Verbo assunse carne umana, divenendo il frutto del grembo di Maria.

101. Gridava. Difatti, sebbene la dignità di questa Regina e siffatto mistero dovessero restare da principio nascosti, affinché Dio nascesse povero, umile e sconosciuto, tuttavia questo parto diede poi grida così grandi, che l'eco primo bastò a turbare e far uscire fuori di sé il re Erode ed i suoi e ad obbligare i Magi ad abbandonare le case e le loro patrie per venire a cercarlo; i cuori degli uni si turbarono e quelli degli altri palpitarono di affetto. E, crescendo, il frutto di questo parto, poiché fu innalzato sulla croce, diede grida così grandi che si udirono dall'oriente all'occidente e dal settentrione al mezzogiorno. Tanto si fece sentire la voce di quella donna, che, partorendo, diede alla luce la Parola dell'eterno Padre.

102. Gridava per le doglie e il travaglio del parto. Non dice questo perché dovesse partorire con dolori, poiché ciò non era possibile in un simile parto divino, ma perché per questa madre fu un gran dolore e tormento che, quanto all'umanità, quel corpicino divinizzato uscisse dal segreto del suo grembo verginale al fine di patire, obbligato a dare soddisfazione al Padre per i peccati del mondo e a pagare ciò che non avrebbe commesso. La Regina del cielo doveva conoscere, e di fatto conobbe, tutto questo per la scienza che possedeva delle Scritture. E invero, per il naturale amore di tale madre a tale figlio, necessariamente doveva sentire questa pena, quantunque con uniformità al volere del Padre. Inoltre, per questo tormento, si comprende anche quello che avrebbe patito la pietosissima Madre, prevedendo i tempi nei quali avrebbe dovuto restar priva della presenza del suo tesoro, dopo che fosse uscito dal suo talamo verginale. Se infatti, quanto alla divinità, lo aveva concepito nell'anima, nondimeno, quanto all'umanità, avrebbe dovuto starsene molto tempo senza di lui che comunque era suo Figlio e figlio unicamente suo. E quantunque l'Altissimo avesse deciso di preservarla dalla colpa, non così però dai travagli e dai dolori corrispondenti al premio che le era preparato. Pertanto i dolori di questo parto non furono effetti del peccato come nelle discendenti di Eva, ma bensì dell'intenso e perfettissimo amore di questa divina Madre verso il suo unico e santissimo Figlio. Tutti questi misteri furono per gli angeli buoni altrettanti motivi di ammirazione e di lode, mentre per i cattivi furono il principio della loro punizione.

103. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. A quanto detto sinora, seguì il castigo di Lucifero e dei suoi alleati, perché alle sue bestemmie contro quella donna rappresentata nel segno, fu trasformato da bellissimo angelo che era in un fierissimo ed orribilissimo drago, del quale altresì in quel momento apparve il segno sensibile della sua forma esteriore. Levò in alto con furore le sette teste, che furono sette legioni o squadroni, nei quali si ripartirono tutti quelli che, avendo seguito lui, precipitarono. A tutte queste schiere, poi, diede un capo, ordinando loro di peccare, incitare e spingere ai sette peccati mortali, che comunemente si chiamano capitali perché in essi si racchiudono gli altri peccati; questi angeli sono dunque i capi delle bande che si sollevano contro Dio. Essi si distinguono in superbia, invidia, avarizia, ira, lussuria, gola ed accidia, che furono i sette diademi con i quali Lucifero, trasformato in drago, venne coronato, dandogli l'Altissimo questo castigo, che egli guadagnò per sé come per gli angeli suoi alleati, quale premio della sua orribile malvagità. A tutti infatti fu assegnato un castigo con pene corrispondenti alla loro rispettiva malizia e all'essere stati autori dei sette peccati capitali.

104. Le dieci corna delle teste indicano i trionfi dell'iniquità e della malizia del drago, nonché la glorificazione e l'arrogante e vana esaltazione che egli attribuisce a se stesso nella pratica dei vizi. Con questi affetti pervertiti, per conseguire il fine della sua arroganza, offrì agli infelici angeli la sua depravata e velenosa amicizia, con finti principati, poteri e premi. Furono tali promesse, piene di bestiale ignoranza, la coda con cui il drago trascinò un terzo delle stelle del cielo; le stelle, in verità, erano quegli angeli che, se avessero perseverato, in seguito sarebbero stati risplendenti come il sole, con gli altri angeli e i giusti, per l'eternità. Al contrario, il meritato castigo li precipitò nella terra della loro sventura, fino al centro di essa che è l'inferno, dove staranno eternamente privi di luce e di gioia.

105. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. Tanto fu smisurata la superbia di Lucifero che pretese di porre il suo trono nelle altezze; in presenza di quella visione della donna, con sommo vaneggiamento, disse: «Eppure il figlio, che questa donna deve partorire, è di natura inferiore alla mia: io lo divorerò e lo farò perire, contro di lui leverò una fazione che mi segua, seminerò dottrine contro i suoi pensieri e contro le leggi che ordinerà, lo combatterò e contrasterò in eterno». Ma la risposta dell'Altissimo fu che appunto quella donna avrebbe partorito un figlio maschio, il quale avrebbe governato le genti con scettro di ferro. Il Signore soggiunse: «Quest'uomo non solo sarà figlio di questa donna, ma anche Figlio mio, uomo e Dio vero, così potente che vincerà la tua superbia e stritolerà il tuo capo. Sarà per te e per tutti coloro che ti ascolteranno e seguiranno giudice potente, che ti comanderà con scettro di ferro e sventerà tutti i tuoi disegni alteri e vani. Questo Figlio sarà innalzato al mio trono per sedersi alla mia destra e giudicare, ed io porrò i suoi nemici a sgabello dei suoi piedi, perché su di essi trionfi. Sarà premiato come uomo giusto che, essendo Dio, ha tanto operato per le sue creature; tutti lo conosceranno e gli tributeranno riverenza e gloria. Ma tu, il più sventurato, conoscerai il giorno dell'ira dell'Onnipotente. Questa donna poi verrà posta nel deserto, dove avrà un luogo da me stesso a lei preparato». Questo luogo solitario, dove fuggì la donna, indica la singolarità della nostra grande Regina nell'essere esente da ogni peccato, unica e sola nella santità somma, poiché, essendo donna della comune natura dei mortali, precedette tutti gli angeli nella grazia e nei doni, come nei meriti che con essi ottenne. Così fuggì e si pose in una vera solitudine tra le semplici creature, essendo unica e senza uguali in mezzo a tutte loro. Tale solitudine era così lontana dal peccato che il drago non poté raggiungere la donna con la vista e sin dalla sua concezione non poté riconoscerla. Così l'Altissimo la pose sola ed unica nel mondo, senza alcun rapporto col serpente né subordinazione a lui; anzi, con fermezza e decisa protesta, decretò e disse: «Questa donna, dal primo istante della sua esistenza, sarà mia eletta ed unica per me. Io fin da ora la preservo dalla giurisdizione dei suoi nemici e le assegno un luogo di grazia eminentissimo ed unico, perché vi sia nutrita per milleduecentosessanta giorni». Per tale numero di giorni la Regina del cielo doveva rimanere in uno stato altissimo di singolari benefici interiori e spirituali, oltremodo ammirabili e memorabili. Ciò avvenne negli ultimi anni della sua vita, come riferirò al momento opportuno con l'aiuto della divina grazia. In questo stato fu nutrita in modo così divino che il nostro intelletto è troppo limitato per comprenderlo. Ora, essendo questi benefici il fine a cui erano stati ordinati gli altri doni che la Regina del cielo ricevette in vita, l'Evangelista decise di riportarli nei particolari.

Augustinus
14-08-05, 12:15
Libro I, Cap. 9, §§ 106-119

CAPITOLO 9

Prosegue la spiegazione del capitolo dodicesimo dell'Apocalisse.

106. Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli. Avendo il Signore manifestato ai buoni e ai cattivi angeli quello che precedentemente abbiamo riferito, il santo principe Michele e i suoi compagni, per il permesso divino, presero a combattere contro il drago e i suoi seguaci. Fu una battaglia ammirabile, poiché si combattevano con l'intelletto e con la volontà. San Michele, per lo zelo dell'onore dell'Altissimo, di cui ardeva il suo cuore e armato della sua divina forza come della propria umiltà, resisteva alla delirante superbia del drago dicendo: «L'Altissimo è degno di onore, lode e riverenza, di essere amato, temuto e obbedito da ogni creatura. Egli è potente nell'operare tutto quanto la sua volontà vuole e ad un tempo niente egli può volere che non sia molto giusto, poiché egli è increato e indipendente da ogni altro essere. Egli ci diede il nostro stesso essere per sua sola grazia, creandoci e formandoci dal nulla, e può così creare altre creature quando e come sarà suo beneplacito. La ragione vuole dunque che noi, prostrati e umiliati dinanzi a lui, adoriamo la sua maestà e la sua regale grandezza. Venite dunque, angeli, seguitemi: adoriamolo e lodiamo i suoi ammirabili ed imperscrutabili giudizi e le sue perfettissime e santissime opere. È Dio altissimo, sopra ad ogni creatura: tale non sarebbe se noi potessimo pervenire a comprendere le sue grandiose opere. È infinito in sapienza e bontà, è ricco nei suoi tesori e benefici, e come Signore di tutto, che di nessuno ha bisogno, può comunicarli a chi più gli piace, né può fallire nella sua scelta. Può amare chi ama, donarsi a chi ama e amare chi vuole, innalzare, accrescere ed arricchire chi gli è gradito, ed in tutto sarà sempre saggio, santo e potente. Adoriamolo con rendimento di grazie per avere deciso la meravigliosa opera dell'incarnazione, per avere onorato il suo popolo e averne decretato la redenzione in caso di caduta. Adoriamo colui che è un'unica Persona in due nature, divina e umana; riveriamolo e accogliamolo come nostro capo; proclamiamo che è degno di ogni gloria, lode e magnificenza e come autore della grazia e della gloria esaltiamone la virtù e la divinità».

107. Con queste armi combattevano san Michele e i suoi angeli, e come con forti dardi ferivano il drago e i suoi, che da parte loro li avversavano con bestemmie. Tuttavia, non potendo resistere alla vista del santo principe, il drago era dilaniato dal furore e per il tormento che ciò gli infliggeva avrebbe voluto fuggire; ma la divina volontà ordinò che non solo fosse castigato, ma altresì vinto, e a suo dispetto conoscesse la verità e il potere di Dio. Diceva dunque bestemmiando: «Ingiusto sei, o Dio, ad elevare la natura umana al di sopra di quella angelica. Io sono l'angelo più eccellente e bello e a me si deve il trionfo. Io porrò il mio trono sopra le stelle, sarò somigliante all'Altissimo e mai mi assoggetterò ad alcuno di natura inferiore, né mai consentirò che alcuno mi preceda o sia più grande di me». Le stesse cose ripetevano gli apostati seguaci di Lucifero. Ma replicò loro san Michele: «Chi c’è che possa uguagliarsi o mettersi alla pari col Signore che abita nei cieli? Ammutolisci, o nemico, nelle tue spropositate bestemmie, e poiché l'iniquità ti ha posseduto, allontanati da noi, o infelice, e con la tua cieca e maliziosa ignoranza incamminati alla tenebrosa notte e al caos delle pene infernali. Ma noi, o spiriti del Signore, adoriamo e veneriamo questa fortunata donna che darà al Verbo eterno carne umana, e riconosciamola nostra Regina e signora».

108. In questo combattimento, quel grande segno della Regina era scudo per gli angeli buoni e arma offensiva contro i cattivi, poiché a quella vista i motivi di conflitto di Lucifero non avevano forza: egli si turbava e quasi ammutoliva, non potendo sopportare i misteri che in quel segno erano rappresentati. Ora, come per divina virtù era apparso quel misterioso segno, così pure sua divina Maestà volle che apparisse allora l'altra figura, o segno, del drago rosso, e che in quella Lucifero fosse ignominiosamente precipitato giù dal cielo con terrore e spavento dei suoi seguaci e con stupore degli angeli santi, poiché tutto questo fu causato da quella nuova dimostrazione del potere e della giustizia di Dio.

109. È malagevole tradurre in parole quanto avvenne in quella memorabile battaglia, per la distanza che vi è tra le corte ragioni materiali e la natura e l'operare di tali e tanti spiriti angelici. Ma i cattivi non prevalsero, perché l'ingiustizia, la menzogna, l'ignoranza e la malizia non possono prevalere contro l'equità, la verità, la luce e la bontà, né mai queste virtù possono essere superate dai vizi. Perciò dice il testo sacro che da allora in poi non si trovò più posto per loro nel cielo. Veramente con i peccati che questi angeli ingrati commisero, si resero indegni dell'eterna visione e compagnia del Signore e il loro ricordo si cancellò dalla sua mente, dove prima di cadere erano scritti per i doni di grazia che aveva dato loro. Rimasti così privi del diritto che avevano a quei posti, che erano preparati per loro se avessero obbedito, questo diritto si trasferì agli uomini, ai quali quei posti furono destinati; le tracce degli angeli apostati rimasero talmente cancellate che mai più furono ritrovate nel cielo. Oh, infelice malvagità e non mai abbastanza esagerata infelicità, degna di così orrendo e formidabile castigo! L'Apocalisse soggiunge e dice:

110. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Il santo principe Michele scagliò giù dal cielo Lucifero, trasformato in drago, con questa invincibile parola:

«Chi come Dio?», la quale fu così efficace da precipitare quel superbo gigante con tutti i suoi eserciti e lanciarli con formidabile ignominia negli inferi, cominciando, dal momento stesso del suo sventurato castigo, a portare i nuovi nomi di drago, serpente, diavolo e satana, che gli impose il santo arcangelo nella battaglia e che attestano la sua iniquità e malizia. Per essa, privato della felicità e dell'onore di cui si era reso immeritevole, fu ugualmente privato anche dei nomi e dei titoli onorifici, acquistandosi quelli che rivelano la sua ignominia, mentre il suo malvagio intento, da lui manifestato e intimato ai suoi alleati, di ingannare e pervertire quanti sarebbero vissuti nel mondo, evidenzia la sua perversità. Ma ecco che colui il quale già feriva le genti con i suoi pensieri fu trascinato all'inferno, come dice Isaia nel capitolo quattordicesimo, nelle profondità dell'abisso, e il suo cadavere fu dato in preda al tarlo e al verme della sua cattiva coscienza. Di fatto si adempì in Lucifero quanto dice il profeta in quel passo.

111. Rimasto libero il cielo dagli angeli cattivi ed essendosi aperto il velo della Divinità a quelli buoni ed obbedienti, che trionfavano gloriosi mentre i ribelli portavano il peso della loro maledizione, l'Evangelista prosegue a dire che udì una gran voce che diceva: Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l'àccusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Questa voce, che l'Evangelista udì, era della persona del Verbo; la udirono con intelligenza tutti gli angeli santi e ne risuonò l'eco perfino nell'inferno, dove fece tremare e inorridire i demoni. Essi però non ne compresero tutti i misteri, ma solamente quel tanto che l'Altissimo volle manifestare per loro pena e castigo. E fu voce del Figlio in nome dell'umanità che doveva assumere, chiedendo all'eterno Padre che fosse compiuta la salvezza, la forza e il regno di sua Maestà e la potenza del suo Cristo, dato che già era stato scacciato l'accusatore dei fratelli dello stesso Cristo Signore nostro, che erano gli uomini. E fu come una supplica dinanzi al trono della santissima Trinità, che fosse compiuta la salvezza e la forza e fossero confermati ed eseguiti i misteri dell'incarnazione e della redenzione contro l'invidia furibonda di Lucifero, che era precipitato dal cielo adirato contro la natura umana, di cui il Verbo divino si sarebbe vestito. Per questo, con compassione e amore sommo li chiamò fratelli, dicendo che Lucifero li accusava giorno e notte, perché in presenza dell'eterno Padre e di tutta la santissima Trinità li accusò nel giorno in cui godeva della grazia, disprezzandoci fin da allora con la sua superbia; molto più poi ci accusa nella notte delle sue tenebre e della nostra caduta, senza che mai cessi questa accusa e persecuzione, finché il mondo durerà. Chiamò inoltre forza, potenza e regno le opere e i misteri dell'incarnazione e della morte di Cristo, essendo stato per mezzo di queste che egli manifestò ed esercitò la sua forza e potenza contro Lucifero.

112. Fu questa la prima volta che il Verbo, in nome dell'umanità, intercedette per gli uomini dinanzi al trono della Divinità e, a nostro modo d'intendere, il Padre eterno prese in esame questa supplica con le Persone della santissima Trinità; palesando in parte ai santi angeli il decreto del divino concistoro su questi misteri, disse loro: «Lucifero ha innalzato la bandiera della superbia e del peccato, e con ogni malvagità e furore perseguiterà il genere umano; con astuzia pervertirà molti, valendosi per distruggerli di loro stessi che, accecati dai peccati e dai vizi, in diversi tempi, per temeraria ignoranza prevaricheranno. Ma la superbia mentirà a se stessa, perché ogni peccato e ogni vizio dista infinitamente dal nostro essere e dalla nostra volontà. Innalziamo dunque il trionfo della virtù e della santità e per questo s'incarni la seconda Persona, facendosi passibile; insegni e renda stimabili l'umiltà, l'obbedienza e tutte le virtù ed operi la salvezza dei mortali. E quantunque sia vero Dio, si umilii e si faccia il più piccolo di tutti; sia uomo giusto ed esemplare e maestro di tutta santità e muoia per la salvezza dei suoi fratelli. Solo la virtù venga ammessa nel nostro tribunale e trionfi sempre sui vizi. Solleviamo gli umili ed umiliamo i superbi; facciamo che siano gloriosi, nel nostro beneplacito, i travagli e glorioso il patirli. Decidiamo di assistere i sofferenti e i tribolati: che i nostri amici siano sì corretti e afflitti, ma per tali mezzi acquistino la nostra grazia e amicizia, operando anch'essi la salvezza, secondo la loro possibilità, con la pratica della virtù. Siano beati coloro che piangono, felici i poveri e coloro che patiranno per la giustizia e per Cristo, loro capo. Siano innalzati i piccoli e magnificati i mansueti di cuore. Siano amati come figli nostri i pacifici. Siano a noi carissimi quelli che perdoneranno e, soffrendo le ingiurie, ameranno i loro nemici. Assegniamo a tutti copiosi frutti di benedizioni della nostra grazia e premi di gloria immortale nel cielo. Il nostro Unigenito tradurrà in pratica questo insegnamento e quelli che lo seguiranno saranno eletti, diletti, consolati e premiati, e le loro buone opere saranno generate nel nostro pensiero come causa prima di ogni virtù. Permettiamo che i malvagi opprimano i buoni e formino parte della loro corona, mentre a se stessi stanno meritando il castigo. Vi sia si lo scandalo per il buono, ma sia sventurato chi lo provocherà, e felice chi lo patirà. Gli orgogliosi e i superbi affliggano e bestemmino gli umili e i grandi e potenti i piccoli; opprimano gli afflitti e questi, anziché maledizioni, diano benedizioni; e finché saranno viatori, siano riprovati dagli uomini, ma poi siano esaltati con gli spiriti e gli angeli nostri figli, e godano dei seggi e dei premi che gli infelici e gli sventurati hanno perduto. I pertinaci e i superbi siano condannati ad eterna morte, dove conosceranno la loro protervia e l'insipiente loro procedere!».

113. «Ma affinché tutti abbiano davanti un esempio e grazia sovrabbondante, se di essa vorranno approfittare, discenda il Figlio nostro, passibile e riparatore, e redima gli uomini, che Lucifero farà cadere dal loro felice stato, e li riscatti con i suoi infiniti meriti. Sia compiuta la salvezza fin da ora nella nostra volontà e determinazione che vi sia un redentore e maestro, che meriti ed insegni, nascendo e vivendo povero, morendo disprezzato, condannato dagli uomini a morte turpissima e vergognosa. Sia giudicato peccatore e reo e dia soddisfazione alla nostra giustizia per l'offesa del peccato; e per i suoi meriti previsti usiamo della nostra misericordia e pietà. Così intendano tutti che l'umile, il pacifico e colui che opererà la virtù, soffrirà e perdonerà, questi solamente seguirà il nostro Cristo e sarà nostro figlio. Infatti nessuno potrà entrare per libera volontà nel nostro regno se non avrà dapprima rinnegato se stesso e, portando la croce, non avrà seguito il suo capo e maestro. Questo sarà il nostro regno, composto dai perfetti e da quelli che legittimamente avranno sofferto e combattuto perseverando sino alla fine. Questi parteciperanno della potenza del nostro Cristo, che ora si è compiuta, perché è stato precipitato l'accusatore dei suoi fratelli e si è compiuto il suo trionfo, affinché, lavandoli e purificandoli col suo sangue, siano per lui l'esaltazione e la gloria. Egli solo sarà degno di aprire il libro della legge di grazia. Egli solo sarà la via, la luce, la verità e la vita per cui gli uomini verranno a me. Egli solo aprirà le porte del cielo e sarà mediatore ed avvocato dei mortali che in lui avranno un padre, un fratello e un protettore, dato che hanno anche un persecutore ed accusatore. E intanto gli angeli, che quali figli nostri operarono la salvezza e la virtù e difesero la potestà del mio Cristo, siano coronati e onorati per tutta l'eternità alla nostra presenza».

114. Questa voce, che contiene i misteri nascosti fin dalla fondazione del mondo e manifestati poi per mezzo degli insegnamenti e della vita di Gesù Cristo, uscì dal trono, e nel suo contenuto voleva dire assai più di quello che io possa spiegare. Nello stesso tempo furono assegnate agli angeli buoni le funzioni che avrebbero dovuto esercitare: ai santi Michele e Gabriele che fossero messaggeri del Verbo incarnato e di Maria santissima sua madre; anziché fossero ministri in tutti i misteri dell'incarnazione e della redenzione. Molti altri angeli furono destinati, con questi due principi, per lo stesso ministero, come in seguito dirò. L'Onnipotente diede ad altri l'ordine di accompagnare ed assistere le anime, di ispirarle ed ammaestrarle nella santità e nelle virtù contrarie ai vizi, ai quali Lucifero aveva progettato di indurle, e di difenderle e custodirle come portandole nelle loro mani, affinché ai giusti non fossero d'inciampo le pietre, che rappresentano le reti e gli inganni che i loro nemici avrebbero tramato contro di essi.

115. Altre cose furono stabilite in questa circostanza, in cui l'Evangelista dice che si è compiuta la potenza, la salvezza e il regno di Cristo. Ma quello che fu operato più misteriosamente fu che i predestinati furono segnati, posti in numero determinato e scritti nella mente divina per i meriti di Gesù Cristo nostro Signore. Oh, mistero e segreto inesplicabile di ciò che passò nel seno di Dio! Oh, felice sorte per gli eletti! Qual punto di più grande peso? Qual mistero più degno dell'onnipotenza divina? Qual trionfo della potenza di Cristo! Beati infinite volte i membri che furono designati e uniti a un simile capo! O Chiesa grande, popolo eletto, assemblea santa, degna di un simile capo e maestro! Nella meditazione di un mistero così profondo, il giudizio delle creature si arresta, il mio intendimento rimane sospeso e la mia lingua ammutolisce.

116. In questo concistoro delle tre divine Persone fu dato e consegnato all'Unigenito del Padre quel libro misterioso dell'Apocalisse e in quel frangente fu composto, firmato e chiuso con i sette sigilli di cui parla l'Evangelista, finché si fosse incarnato. Infatti fu allora che lo aprì, sciogliendone per suo ordine i sigilli mediante i misteri che, a cominciare dalla sua nascita, andò operando nella sua vita e morte, sino ad averli tutti compiuti. Ciò che il libro conteneva era tutto quello che decise la santissima Trinità dopo la caduta degli angeli. Si riferisce all'incarnazione del Verbo, alla legge di grazia, ai dieci comanda menti, ai sette sacramenti, a tutti gli articoli della fede e a ciò che in essi è contenuto, e all'ordine di tutta la Chiesa militante, dando potenza al Verbo affinché, incarnato, come sommo sacerdote e pontefice santo, comunicasse il potere e i doni necessari agli Apostoli e agli altri sacerdoti e ministri della Chiesa.

117. Fu questo il misterioso principio della legge evangelica. In quel trono e concistoro segretissimo si stabilì e si scrisse nella mente divina che sarebbero stati scritti nel libro della vita coloro che avrebbero osservato questa legge, che di qui appunto ebbe origine, essendo così i pontefici e i prelati altrettanti successori o vicari dell'eterno Padre. Da sua Altezza traggono il loro principio i miti, i poveri, gli umili e tutti i giusti. Questa fu ed è la loro nobilissima origine, per cui, quanto ai superiori, si deve dire che chi ubbidisce a loro ubbidisce a Dio e chi disprezza loro disprezza Dio. Tutto questo fu decretato nella mente divina e nelle sue idee, e si diede a Cristo Signore nostro il potere di aprire, a suo tempo, questo libro, che fino ad allora rimase chiuso e sigillato. Nel frattempo l'Altissimo diede il suo patto e le testimonianze delle sue parole divine nella legge naturale e in quella scritta, con opere misteriose, manifestando parte dei suoi segreti ai Patriarchi e ai Profeti.

118. Per queste testimonianze e per il sangue dell'Agnello dice che i giusti vinsero questo drago. Infatti, sebbene il sangue di Cristo nostro Signore sia sufficiente e sovrabbondante perché tutti i mortali vincano il loro accusatore, e sebbene anche le testimonianze e le parole veracissime dei suoi Profeti siano di grande virtù e forza per l'eterna salvezza, tuttavia anch'essi, i giusti, con la loro libera volontà cooperano all'efficacia della passione e redenzione, e delle Scritture, e ne conseguono il frutto, vincendo se stessi e il demonio col cooperare alla grazia. E non lo vinceranno solo in ciò che comunemente Dio comanda e richiede, ma con la sua forza e la sua grazia giungeranno a dare le loro anime e ad esporle alla morte per il Signore, per le sue testimonianze e per acquistare la corona trionfale di Cristo Gesù, così come hanno fatto i martiri a testimonianza e difesa della fede.

119. In vista di tutti questi misteri, il testo aggiunge:
esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Rallegratevi, perché dovete essere dimora eterna dei giusti, anzi del giusto dei giusti, Cristo Gesù, e della sua santissima Madre. Rallegratevi, o cieli, poiché nessun'altra creatura materiale e inanimata ebbe maggior fortuna di voi, che dovete essere la casa di Dio per i secoli eterni e in essa ricevere come vostra Regina la creatura più pura e più santa che il potente braccio dell'Altissimo abbia fatto. Per questo rallegratevi, si, o cieli, e tutti voi che in essi vivete, angeli e giusti destinati a essere compagni e ministri di questo Figlio dell'eterno Padre, nonché della Madre sua, e membra di questo corpo mistico, il cui capo è lo stesso Cristo. Rallegratevi, o angeli santi, perché col ministero, con i servizi, la difesa e la custodia vostra ai mortali, vi procurerete premi di gloria accidentale. E in particolare san Michele, principe della milizia celeste, si rallegri per aver difeso in battaglia la gloria dell'Altissimo e dei suoi venerandi misteri e per essere stato eletto a ministro dell'incarnazione del Verbo e a singolare testimone dei suoi effetti sino alla fine. Con lui si rallegrino tutti i suoi alleati, difensori del nome di Cristo Gesù e di sua Madre, poiché nell'esercizio di questi ministeri non perderanno affatto il godimento della gloria essenziale che già posseggono. Per tutti questi così sublimi misteri, si rallegrino ed esultino i cieli.

Augustinus
14-08-05, 12:18
Libro I, Cap. 10, §§ 120-132

CAPITOLO 10

Si conclude la spiegazione del capitolo dodicesimo dell'Apocalisse.

120. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo. Guai alla terra dove si commetteranno così innumerevoli colpe e scelleratezze! Guai al mare, poiché, al vedere tali offese al Creatore, non scatenò la sua corrente per affogare i trasgressori, vendicando le ingiurie al suo creatore e Signore! Ma guai piuttosto al mare profondo, e indurito nell'empietà, di coloro che seguirono questo diavolo, il quale è disceso a voi per farvi guerra con ira così grande, inaudita e crudele che altra somigliante non ve n'è! È ira di ferocissimo drago e più che di leone divoratore che pretende di annientare tutto e reputa poco tempo i giorni del secolo per sfogare la sua rabbia. Tanta è la sete, tanta la bramosia che egli ha di danneggiare i mortali, che tutto il tempo della loro vita non gli basta, perché deve finire, mentre il suo furore agognerebbe tempi eterni, se si potessero dare, per far guerra ai figli di Dio. Ma sopra a tutti la sua ira ha di mira quella fortunata donna, che gli deve schiacciare la testa. Per questo l'Evangelista prosegue:

121. Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. Appena l'antico serpente vide l'infelicissimo luogo e stato in cui, precipitato dal cielo empireo, era caduto, arse tanto più di risentimento e di invidia, rodendosi le viscere quasi come un verme. E contro la donna, Madre del Verbo incarnato, concepì una tale indignazione, che nessuna lingua può esprimere né alcun intelletto umano può comprendere. Ciò si può rilevare da quello che subito avvenne, quando questo drago si trovò precipitato sino agli inferi coi suoi eserciti malvagi; io qui lo riferirò, secondo la mia capacità, e conformemente a come mi fu intellettualmente manifestato.

122. Tutta la prima settimana, di cui riferisce la Genesi, nella quale Dio era intento alla creazione del mondo e delle sue creature, Lucifero e i suoi demoni si trattennero nel macchinare e discutere maligni disegni contro il Verbo che si sarebbe incarnato e contro la donna da cui, incarnandosi, sarebbe nato. Nel primo giorno, che corrisponde alla domenica, furono creati gli angeli e furono date loro leggi e prescrizioni alle quali dovevano obbedire. I malvagi disubbidirono, trasgredendo gli ordini del Signore; di conseguenza, per divina provvidenza e disposizione, accaddero tutte le cose sopra narrate fino al mattino del secondo giorno, corrispondente al lunedì, in cui Lucifero col suo esercito fu scacciato e precipitato. A questa durata di tempo corrisposero quelle stazioni degli angeli, cioè quelle della loro creazione e delle loro opere: battaglia, caduta o glorificazione. Dopo la loro prima esperienza dell'inferno, Lucifero e i suoi, tutti radunati in esso, tennero un conciliabolo, che durò fino al giorno corrispondente al giovedì mattina. In questo tempo Lucifero impiegò tutto il suo sapere e malvolere diabolico nel discutere coi diavoli e architettare come poter maggiormente offendere Dio e vendicarsi del castigo da lui avuto. La conclusione che alla fine trassero fu che la maggior vendetta e ingiuria contro Dio, dato che sapevano che doveva innamorarsi degli uomini, sarebbe stata l'impedire gli effetti di quell'amore ingannando, persuadendo e, per quanto possibile, costringendo gli uomini a perdere l'amicizia e la grazia di Dio, ad essergli ingrati e ribelli alla sua volontà.

123. Diceva Lucifero: «In ciò dobbiamo faticare impiegando tutte le nostre forze, tutta la nostra sollecitudine e scienza. Ridurremo le creature umane al nostro dettame e volere per rovinarle: perseguiteremo questa genia di uomini e li priveremo del premio loro promesso. Impegniamo tutta la nostra vigilanza perché non giungano a vedere il volto di Dio, dato che a noi fu ingiustamente negato. Io ho da riportare su di loro grandi trionfi e tutto distruggerò e ridurrò al mio volere. Seminerò nuove sette ed errori, e leggi in tutto contrarie a quelle dell'Altissimo. Io susciterò in mezzo agli uomini dei profeti e dei caporioni che diffondano le dottrine, che io seminerò tra di loro, e poi a disprezzo del loro Creatore li collocherò con me in questo profondo tormento. Affliggerò i poveri, opprimerò gli afflitti, perseguiterò il misero: seminerò discordie, provocherò guerre, solleverò popoli contro popoli, genererò superbi e arroganti, estenderò la legge del peccato e, dopo che in essa mi avranno ubbidito, li seppellirò in questo fuoco eterno, anzi, confinerò nei luoghi di maggiore tormento quelli che più si alleeranno con me. Sarà questo il mio regno, questo il premio che io darò ai miei servitori».

124. «Farò guerra sanguinosa al Verbo eterno, quantunque sia Dio, poiché sarà anche uomo di natura inferiore alla mia. Eleverò il mio trono sopra il suo e la mia dignità sopra la sua: lo vincerò, lo abbatterò con la mia potenza ed astuzia, e la donna, che deve essere sua Madre, perirà così tra le mie mani. Che è mai una donna per la mia potenza e grandezza? E voi, voi, o demoni, che con me siete ingiustamente oppressi, seguitemi ed ubbiditemi in questa vendetta, come lo faceste nella disubbidienza! Fingete di amare gli uomini per rovinarli, serviteli per ingannarli e distruggerli, assisteteli per pervertirli e trascinarli in questi miei inferi!». Non vi è lingua umana che possa spiegare la furibonda malizia di questo primo conciliabolo, tenuto da Lucifero nell'inferno contro il genere umano, che ancora non esisteva, ma sarebbe esistito. Là si coniarono tutti i vizi e i peccati del mondo, di là sbucarono la menzogna, le sette e gli errori, e ogni specie d'iniquità trasse origine dal caos di quella abominevole congrega, al cui principe servono tutti quelli che operano la malvagità.

125. Finito questo conciliabolo, Lucifero volle parlare con Dio e sua Maestà glielo permise per i suoi altissimi giudizi. Questo avvenne nel modo in cui satana parlò quando chiese di tentare Giobbe, e avvenne nel giorno che corrisponde al giovedì. Parlando col Signore, disse:
«Signore, dato che la tua mano è stata tanto severa con me, castigandomi con così grande crudeltà, e poiché hai determinato tutto quanto hai voluto a favore degli uomini che vuoi creare, e vuoi magnificare e innalzare così tanto il Verbo incarnato, non tralasciando di arricchire coi doni che le prepari quella donna che deve essere sua Madre, usa almeno equità e giustizia. Inoltre, poiché mi desti licenza di perseguitare gli altri uomini, dammela anche perché io possa tentare e osteggiare questo Cristo Dio-uomo e la donna che sarà Madre sua, e dammela in modo che io possa usare in questo tutte le mie forze». Altre cose disse allora Lucifero, e conoscendo che senza il consenso del Signore onnipotente niente avrebbe potuto intraprendere, si umiliò a chiederla, per quanto violenta fosse tale umiltà nella sua superbia, perché l'ira e le brame di conseguire quello che desiderava erano così grandi, che la sua superbia si arrese ad esse, cedendo l'una malvagità all'altra. Ma per tentare Cristo Signore nostro e particolarmente la sua santissima Madre, si sarebbe umiliato infinite volte, benché temesse che lei gli avrebbe schiacciato la testa.

126. Rispose il Signore: «Non devi, satana, chiedere come debito di giustizia un simile permesso e licenza, perché il Verbo incarnato è tuo Dio e Signore onnipotente e supremo, per quanto debba essere unitamente vero uomo, mentre tu non sei che una sua creatura. Infatti, se gli altri uomini peccheranno e per questo si assoggetteranno al tuo volere, tuttavia nel mio Unigenito incarnato il peccato non può aver luogo, e, se farai schiavi della colpa gli uomini, Cristo sarà santo, giusto e separato dai peccatori, i quali anzi, cadendo, saranno da lui sollevati e redenti. Non solo, ma quella donna stessa contro cui covi tanta rabbia, benché creatura e figlia di semplice uomo, nondimeno ho già determinato di preservarla dal peccato e sempre deve essere mia, né per titolo o diritto di sorta voglio che tu abbia mai parte in lei».

127. Satana replicò: «Dunque, quale meraviglia che questa donna sia santa se mai deve avere nemico che la perseguiti e inciti al peccato? Ciò non è equità né retta giustizia, né può essere conveniente, né consigliabile». Lucifero aggiunse altre bestemmie con arrogante superbia, ma l'Altissimo, che tutto dispone con infinita sapienza, gli rispose: «Io ti darò licenza perché tu possa tentare Cristo, che in ciò sarà esempio e maestro per gli altri. Te la do anche per perseguitare questa Donna, ma non potrai stendere la mano su di lei: voglio che Cristo e sua Madre non facciano eccezione in questo, ma che siano tentati da te come gli altri». Il serpente si rallegrò per un simile permesso più che per l'altro che già aveva di perseguitare il genere umano, anzi, per effettuarlo, si propose di impiegare maggior cura - come fece - che in qualsivoglia altra impresa; e non volle affidarla ad altro demonio, ma eseguirla da se stesso. Perciò dice l'Evangelista:

128. Il drago si avventò contro la donna, che aveva partorito il figlio maschio, perché col permesso avuto dal Signore mosse inaudita guerra e persecuzione contro colei che immaginava essere la Madre del Dio incarnato. Dirò a suo tempo quale sorta di lotte e di combattimenti furono questi; per ora dichiaro solamente che furono grandi oltre ogni umano pensare. Non altrimenti fu mirabile il modo di resistervi e gloriosissimamente vincerli, poiché si dice che alla Donna, per difendersi dal drago, furono date le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo. Alla Vergine santissima furono date queste due ali prima di entrare in questo combattimento, essendo stata prevenuta dal Signore con singolari doni e favori. Un'ala fu la scienza infusa di grandi misteri che le fu nuovamente data; l'altra fu una nuova e profondissima umiltà, come spiegherò a suo tempo. Con queste due ali innalzò il volo al Signore, luogo suo proprio, perché in lui solo era tutta la sua vita e il suo pensiero. Volò come aquila reale, senza mai piegare il suo volo verso il nemico, essendo sola in questo volo, col vivere distaccata da ogni cosa terrena e creata, e sola col solo ed ultimo fine, che è la Divinità. In questa solitudine fu nutrita con la manna dolcissima e l'alimento della grazia, delle parole divine e dei favori del braccio onnipotente. Per un tempo, due tempi: ebbe questo alimento per tutta la sua vita e in particolare nel tempo in cui affrontò le maggiori battaglie con Lucifero, avendo allora ricevuto favori proporzionati e più grandi; s'intende inoltre l'eterna felicità in cui furono premiate e coronate tutte le sue vittorie.

129. E la metà di un tempo lontano dal serpente. Questo mezzo tempo fu quello che la santissima Vergine trascorse libera dalla persecuzione del drago e senza vederlo, poiché dopo averlo vinto nei combattimenti che ebbe con lui, per divina disposizione se ne stette, vittoriosa, completamente libera. Questo privilegio le fu concesso perché godesse della pace e quiete che si era ben meritata, risultando vincitrice del nemico, come dirò in seguito. Tuttavia, per il tempo in cui durava ancora la persecuzione, dice l'Evangelista:
Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca. Contro questa divina Signora, Lucifero impiegò e indirizzò tutta la sua malizia e le sue forze, perché, di quanti furono da lui tentati, nessuno gli importava tanto quanto la sola Maria santissima. Con l'impeto con cui corre la piena di un grande e spumoso torrente, così e con maggior violenza uscivano dalla bocca del drago le imposture, le scelleratezze e le tentazioni contro di lei. Ma la terra la aiutò, perché la terra del suo corpo e delle sue passioni non fu maledetta, né ebbe parte in quella sentenza di castigo che Dio ci inflisse in Adamo ed Eva, vale a dire che la nostra terra sarebbe stata maledetta e che, restando ferita nella natura col fomite del peccato che incessantemente ci punge e ci combatte, avrebbe prodotto spine anziché frutti. Di tale fomite il demonio si vale per rovinare gli uomini, poiché, trovando dentro di noi queste armi tanto offensive contro noi medesimi, si approfitta delle nostre inclinazioni; così, con lusinghe, allettamenti e inganni, ci attira dietro agli oggetti sensibili e terreni.

130. Al contrario di noi, Maria santissima, che fu terra santa e benedetta dal Signore senza esser toccata da fomite né da altro effetto del peccato, non poté essere minacciata di pericolo da parte della terra; anzi, questa la favorì con le sue inclinazioni ordinatissime, composte e soggette alla grazia. Così aprì la bocca ed inghiotti il torrente delle tentazioni che inutilmente il drago vomitava, perché non trovava in lei terreno favorevole n'é disposizione al peccato, come accade negli altri figli di Adamo. In essi le passioni disordinate e terrene, anziché inghiottire questo fiume, concorrono a produrlo, perché le nostre passioni e la nostra natura corrotta si oppongono sempre alla ragione e alla virtù. Di conseguenza, conoscendo il drago quanto fossero vani tutti i suoi attentati contro quella misteriosa donna, nel testo si dice:

131. Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. Questo drago, superato gloriosamente in ogni cosa dalla Regina di tutto il creato e, assaggiando già prima del tempo, con questo furioso tormento suo e di tutto l'inferno, la confusione che meritatamente lo attendeva, se ne andò, deciso a muovere una guerra spietata contro le altre anime della progenie di Maria santissima, che sono i fedeli contrassegnati nel battesimo col sangue di Gesù Cristo per custodire le sue testimonianze. Di fatto, vedendo che non potevano ottenere nulla contro Cristo nostro Signore e sua Madre, a maggior ragione tutta l'ira di Lucifero e dei suoi diavoli si rivolse contro la santa Chiesa e i suoi membri, di cui Cristo è capo. Specialmente, poi, e con ira tutta particolare, questo nemico fa guerra alle vergini di Cristo, affaticandosi per distruggere questa virtù della castità verginale, come semente eletta ed eredità della castissima Vergine, madre dell'Agnello. Per questo si dice:

132. E si fermò sulla spiaggia del mare. Questa indica la spregevole vanità di questo mondo, della quale questo drago si sostenta, cibandosene come di fieno. Tali cose avvennero nel cielo e molte furono manifestate agli angeli nei decreti della divina volontà riguardanti i privilegi preparati per la Madre del Verbo, il quale in lei si sarebbe incarnato. Nella spiegazione di ciò che appresi mi sono espressa con poche parole, perché la sovrabbondanza dei misteri fu tale che mi trovai sprovvista di termini adeguati per esprimerli.

Augustinus
15-08-05, 11:40
http://img353.imageshack.us/img353/4121/271vh.jpg Ambito di Guido Reni, Apostoli alla tomba della Vergine, Pinacoteca Coldirodi, Sanremo

http://img353.imageshack.us/img353/4084/dycknga90exh0470612045we.jpg http://img145.imageshack.us/img145/5680/vandycksiranthyonythevirginasintercessorngasources andji5.jpg Sir Anthony van Dyck, Assunzione di Maria, 1627, National Gallery of Art, Washington

http://img132.imageshack.us/img132/1958/poussinwashngtnrv1995plol9.jpg http://img157.imageshack.us/img157/8922/poussinnicolastheassumptionofthevirginngasourcesan dsttu9.jpg Nicholas Poussin, Assunzione di Maria, XVII sec., National Gallery of Art, Washington

http://img295.imageshack.us/img295/7761/albanifrancescoassumptionofthe.jpg Francesco Albani, Assunzione della Vergine, XVII sec., Collezione privata

http://img295.imageshack.us/img295/8703/goyaassomption8lu.jpg http://img88.imageshack.us/img88/2315/goya29kassunzionecb3.jpg Francisco Goya y Lucientes, Assunzione della Vergine, Chiesa parrocchiale, Chinchón

Augustinus
15-08-05, 11:56
http://img359.imageshack.us/img359/8203/696711679h4zu.jpg http://img295.imageshack.us/img295/3643/assumption166sf.jpg Guido Reni, L'Assunta, 1642, Alte Pinakothek, Monaco

http://img359.imageshack.us/img359/5375/me000005817930od.jpg Giovanni Battista Salvi detto Il Sassoferrato, Assunzione della Vergine, Musée du Louvre, Parigi

http://digilander.libero.it/artisticopiazza/callisto/piazza/Immagini/Assunzione.jpg Callisto Piazza di Lodi, Assunzione della Vergine, Chiesa di San Biagio, Codogno

http://img149.imageshack.us/img149/7600/c3c40007fd0.jpg http://www.cult.gva.es/mbav/data/0300.jpg Joan de Joanes, Assunzione della Vergine, 1574 circa, Museu Sant Pius V, València

Augustinus
15-08-05, 22:18
La festa dell’Assunzione

di Alfredo Cattabiani

É dogma di fede: la Vergine Maria fu assunta in cielo in anima e corpo. Il popolo di Dio lo sapeva da sempre. La festa che si celebra ogni anno in tutto il mondo cattolico il 15 agosto ha origini antichissime.

Il calendario liturgico è costellato di feste in onore della Madonna: non c’è mese che non ne celebri un episodio della sua vita. In agosto trionfa l’Assunzione, ovvero la morte e assunzione in cielo di Maria con l’anima e con il corpo. In tutta l’Europa cattolica la si celebra con feste grandiose. Per limitarci all’Italia ricorderemo al sud il trasporto della Vara a Messina. I messinesi sono particolarmente devoti alla Madonna perché secondo la leggenda Maria stessa avrebbe scritto, nel 43 dopo Cristo, una lettera alla citta quando una delegazione di messinesi, guidata da san Paolo, si recò a Gerusalemme.

La Vara, trascinata su scivoli d’acciaio da un migliaio di fedeli a piedi scalzi grazie a due funi di oltre sessanta metri ciascuna, si compone di una base e di diverse sovrastrutture: in basso c’è la bara vuota per ricordare che il corpo di Maria fu assunto in cielo. Le fanno corona, legate a comodi seggiolini, quattordici bambine vestite di bianco mentre i fedeli riempiono la bara di doni ed ex voto. Nelle zone superiori vi sono angeli in carta pesta dipinta a colori che circondano un grande globo della terra contornato da una fascia con i segni dello zodiaco. In cima alla torre troneggia la Vergine Maria su una mano del Signore che la lancia verso il cielo tra corone di angeli festanti e soli rotanti.

Un’altra celebre festa in onore dell’Assunta, che si celebra pero il 16, è il Palio dell’Assunta a Siena. La si presenta purtroppo su giornali e televisioni come una semplice gara di cavalli quando invece la sua connotazione religiosa è fondamentale, tant’è vero che le cerimonie - fra cui la toccante benedizione del cavallo in chiesa — e le processioni ne sono il cuore. Si pensi che Siena stessa è chiamata Civitas Virginis. La città infatti si era "donata" formalmente alla Madonna il 2 settembre 1260 per rogito notarile. In quell’occasione il podesta Buonaguida Lucari, dopo essersi rivolto direttamente "a la reina e imperatrice di vita eterna" portò, scalzo, in camicia e con la corda al collo e seguito da tutto il popolo senese, le chiavi della città da piazza Tolomei al Duomo per donarle alla Madonna.

Da quella donazione nacque più tardi, nel 1315, la Maestà di Simone Martini dove la Madonna parla attraverso scritte e cartigli, consapevole di essere la protettrice di Siena, la suprema tutrice delta città, circondata da una corte celeste di angeli e di santi, tesa ad ascoltare le preghiere, dirette e indirette, del suo popolo che si rivolge a Lei anche attraverso i suoi santi.

Ma di feste in onore dell’Assunta se ne potrebbero citare a centinaia, come ad esempio l’Inchinata di Tivoli dove si rappresenta l’incontro di Gesù e di Maria, due immagini medievali che vengono portate in piazza e fatte incontrare mentre la gente urla "Misericordia, Maria" a sottolineare il suo ruoto di mediatrice.

La festa dell’Assunta è antichissima. A Gerusalemme si cominciò a celebrare all’inizio del secolo VI nella chiesa fatta costruire dall’imperatrice Eudossia sul Getsemani dove si narrava che la Madonna fosse stata sepolta.

L’imperatore Maurizio - che governò dal 582 al 602 - ordinò poi che si estendesse la celebrazione a tutto l’impero bizantino. Le prime indicazioni sulla credenza nell’Assunzione risalgono al periodo compreso fra la fine del IV e ’inizio del V secolo: sant’Efrem sosteneva che il corpo di Maria non aveva subito corruzione dopo la morte; sant’Epifanio che la Vergine quasi certamente possedeva già la carne nel Regno dei cieli; infine l’operetta siriaca Obsequia Beatae Virginis rifeniva che la sua anima, subito dopo la morte, si era riunita nuovamente al corpo.

Contemporaneamente proliferavano molti scritti apocrifi fra i quali i più noti sono la Dormizione della santa Madre di Dio e il Transito della Beata Vergine Maria. Si narrava che la Madonna aveva chiesto al Figlio di avvertirla della morte tre giorni prima. Cosi avvenne: il secondo anno dopo l’Ascensione Maria stava pregando quando le apparve l’angelo del Signore che le disse tenendo un ramo di palma nella mano: "Fra tre giorni sarà la tua assunzione".

La Madonna convocò al capezzale alcuni discepoli del Signore, annunciando la sua morte. Venuta la domenica, all’ora terza Cristo discese in una nube luminosa e, circondato da una legione di angeli, condusse in cielo l’anima della Madre. Mentre la nube si levava, tutta la terra tremava. Appena i Gerosolimitani, invasi da Satana, seppero della morte di Maria, si lanciarono contro gli apostoli per ucciderli e impadronirsi del corpo della Vergine. Ma un’improvvisa cecità impedì loro di attuare ii tenebroso disegno: perso l’orientamento, sbandavano urtandosi a vicenda. Gli apostoli, approfittando della confusione, fuggirono trasportando il corpo della Madonna fino alla valle di Giosafat dove lo deposero in un sepolcro; in quell’istante li avvolse una luce dal cielo e, mentre cadevano a terra, il santo corpo fu assunto in cielo dagli angeli.

All’inizio la festa, chiamata in Oriente Transito o Dormizione di Maria, non esprimeva dappertutto e chiaramente l’idea dell’assunzione: talvolta ci si limitava a parlare di incorruzione del corpo verginale.

Venne introdotta anche a Roma nel secolo VII per poi passare in Francia e in Inghilterra col titolo di Assumptio Sanctae Mariae. Il dibattito teologico continuò per tutto il medioevo durante il quale, grazie ai grandi dottori scolastici, si formò un progressivo orientamento a favore dell’assunzione.

Ma soltanto a partire dal secolo XVIII il consenso divenne così imponente che cominciarono a moltiplicarsi le petizioni alla Santa Sede per la proclamazione del dogma sebbene qualche voce isolata contestasse la sua definibilità come verità rivelata perché mancava una testimonianza biblica precisa.

Fu Pio XII che il 10 novembre 1950, dopo una consultazione dell’episcopato durata quattro anni, procedette alla sua definizione dogmatica con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus dove si rispondeva alle obiezioni di alcuni teologi: il documento infatti definisce l’Assunzione come divinamente rivelata fondandola non tanto su singoli testi biblici o patristici, liturgici o iconografici, quanto sull’insieme delle varie indicazioni contenute nella tradizione e nella fede universale dei fedeli che testimoniano una sicura rivelazione dello Spirito Santo. Successivamente il Concilio Vaticano II ha approfondito il dogma con la costituzione Lumen gentium spiegando che l’Assunzione non è soltanto un privilegio connesso teologicamente alla divina maternità virginale, ma la conclusione della missione terrena di Maria che fu chiamata per prima a raggiungere l’unione con il Signore risorto e glorificato; ed è infine l’immagine e l’inizio della Chiesa escatologica, segno di speranza per il popolo di Dio che cammina verso il giorno del Signore.

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"Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo". (Pio XII, Costituzione apostolica Munificentissimus Deus, 1950)

Il Timone – n. 20 Luglio/Agosto 2002

Fonte: Contro la leggenda nera (http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=951)

Augustinus
15-08-05, 22:27
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

"L'Assunzione di Maria nella Tradizione della Chiesa"

Mercoledì 9 luglio 1997

1. La perenne e corale tradizione della Chiesa evidenzia come l'Assunzione di Maria rientri nel disegno divino e sia radicata nella singolare partecipazione di Maria alla missione del Figlio. Già nel primo millennio gli autori sacri si esprimono in questo senso.
Testimonianze, in verità appena abbozzate, si trovano in sant'Ambrogio, sant'Epifanio, Timoteo di Gerusalemme. San Germano di Costantinopoli (+733) pone sulla bocca di Gesù, che si appresta a condurre sua madre in cielo, queste parole: "Bisogna che dove sono io, anche tu vi sia, madre inseparabile dal tuo Figlio..." (Homil. 3 in Dormitionem, PG 98,360).
La medesima tradizione ecclesiale, inoltre, vede nella maternità divina la ragione fondamentale dell'Assunzione.
Di tale convinzione troviamo una traccia interessante in un racconto apocrifo del V secolo, attribuito allo Pseudo-Melitone. L'autore immagina Cristo che interroga Pietro e gli Apostoli sulla sorte meritata da Maria e da essi ottiene questa risposta: "Signore, hai scelto questa tua serva perché divenga per te una residenza immacolata... E' sembrato dunque giusto a noi tuoi servi che, come dopo aver vinto la morte, tu regni nella gloria, tu risusciti il corpo di tua madre e la conduca con te, gioiosa, nel cielo" (De transitu V.Mariae, 16, PG 5,1238). Si può pertanto affermare che la divina maternità, che ha reso il corpo di Maria la residenza immacolata del Signore, ne fonda il destino glorioso.

2. San Germano sostiene in un testo ricco di poesia che è l'affetto di Gesù per sua Madre ad esigere il ricongiungimento in cielo di Maria con il divin Figlio: "Come un bambino cerca e desidera la presenza di sua madre, e come una madre ama vivere in compagnia di suo figlio, anche per te, il cui amore materno per tuo Figlio e Dio non lascia dubbi, era conveniente che tu ritornassi verso di lui. E non era conveniente che, in ogni modo, questo Dio che provava per te un amore veramente filiale, ti prendesse in sua compagnia?" (Hom. 1 in Dormitionem, PH 98,347). In un altro testo, il venerando autore integra l'aspetto privato del rapporto tra Cristo e Maria, con la dimensione salvifica della maternità, sostenendo che: "Bisognava che la madre della Vita condividesse l'abitazione della Vita" (ibid., PG 98,348).

3. Secondo alcuni Padri della Chiesa, un altro argomento che fonda il privilegio dell'Assunzione è desunto dalla partecipazione di Maria all'opera della redenzione. San Giovanni Damasceno sottolinea il rapporto fra la partecipazione alla Passione e la sorte gloriosa: "Bisognava che colei che aveva visto suo Figlio sulla croce e ricevuto in pieno cuore la spada del dolore... contemplasse questo Figlio assiso alla destra del Padre" (Hom. 2, PG 96,741). Alla luce del Mistero pasquale, appare in modo particolarmente chiaro l'opportunità che, insieme col Figlio, anche la Madre fosse glorificata dopo la morte.
Il Concilio Vaticano II, ricordando nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa il mistero dell'Assunzione, attira l'attenzione sul privilegio dell'Immacolata Concezione: proprio perché "preservata immune da ogni macchia di colpa originale" (LG, 59), Maria non poteva rimanere come gli altri uomini nello stato di morte sino alla fine del mondo. L'assenza del peccato originale e la santità, perfetta sin dal primo momento dell'esistenza, esigevano per la Madre di Dio la piena glorificazione della sua anima e del suo corpo.

4. Guardando al mistero dell'Assunzione della Vergine è possibile comprendere il piano della Provvidenza divina relativa all'umanità: dopo Cristo, Verbo incarnato, Maria è la creatura umana che realizza per prima l'ideale escatologico, anticipando la pienezza della felicità, promessa agli eletti mediante la risurrezione dei corpi.
Nell'Assunzione della Vergine, possiamo vedere anche la volontà divina di promuovere la donna.
In analogia a quanto era avvenuto all'origine del genere umano e della storia della salvezza, nel progetto di Dio l'ideale escatologico doveva rivelarsi non in un individuo, ma in una coppia. Perciò nella gloria celeste, accanto a Cristo risorto, c'è una donna risuscitata, Maria: il nuovo Adamo e la nuova Eva, primizie della risurrezione generale dei corpi dell'intera umanità.
La condizione escatologica di Cristo e quella di Maria non vanno certo poste sullo stesso piano. Maria, nuova Eva, ha ricevuto da Cristo, nuovo Adamo, la pienezza di grazia e di gloria celeste, essendo stata risuscitata mediante lo Spirito Santo dal potere sovrano del Figlio.

5. Quantunque succinte, queste note ci permettono di porre in luce che l'Assunzione di Maria rivela la nobiltà e la dignità del corpo umano.
Di fronte alle profanazioni e all'avvilimento cui la moderna società sottopone non di rado, in particolare, il corpo femminile, il mistero dell'Assunzione proclama il destino soprannaturale e la dignità di ogni corpo umano, chiamato dal Signore a diventare strumento di santità e a partecipare alla sua gloria.
Maria è entrata nella gloria perché ha accolto nel suo seno verginale e nel suo cuore il Figlio di Dio. Guardando a Lei, il cristiano impara a scoprire il valore del proprio corpo e a custodirlo come tempio di Dio, nell'attesa della risurrezione.
L'Assunzione, privilegio concesso alla Madre di Dio, costituisce così un immenso valore per la vita e il destino dell'umanità.

Augustinus
15-08-05, 22:34
L'Assunzione al cielo di Maria

Introduzione

Sin dall’antichità cristiana ci si è interessati nella Chiesa al tema della morte e a tutto ciò che essa porta alla luce della fede: la distruzione del corpo nel sepolcro e l’entrata in un’esistenza piena e definitiva che chiamiamo vita eterna, cioè la glorificazione della creatura umana nell’assoluto di Dio.

Da sempre collegate con questa domanda ci sono quelle che riguardano anche la fine di Maria: Maria morì? Quando? In che modo? Che cosa avvenne del suo corpo dopo la morte? Quale fu il suo personale destino? Su quali documenti ci fondiamo per la nostra conoscenza? Che cosa insegna la Chiesa in modo infallibile su questo argomento? Che ripercussioni ha tutto questo per noi membri credenti della Chiesa?

A tutto questo vogliamo dare brevemente una risposta.

L'Assunzione di Maria nel primi secoli

1-SCRITTORI E PREDICATORI

Prescindendo dagli Apocrifi non ci sono prima del secolo IV testimonianze sicure a favore dell’Assunzione di Maria. Fino alla fine del IV secolo manca quindi una tradizione esplicita dell’Assunzione al cielo nella Chiesa dei primi secoli. Ecco alcune testimonianze:
- Timoteo di Gerusalemme verso la fine del secolo IV nel suo “Sermone sul profeta Isaia” afferma che la Vergine “sarebbe rimasta immortale, poiché Colui che abitò in Lei, l’avrebbe trasferita nei luoghi della sua ascensione”. Il fatto che Timoteo affermi l’assunzione di Maria così di passaggio, fa supporre l’esistenza di una fede generale a Gerusalemme dove egli predicava;
- Gregorio Nisseno (+394) afferma che la morte scontrandosi con il fatto della sua verginità come contro una roccia, si sfracellasse e rimanesse triturata;
- Epifanio di Salamina (+ 315) nella sua opera “Panarion” confutando due eresie (quella degli antidicomarianiti che rinnegavano la verginità dopo il parto e quella dei colliridiani che attribuivano a Maria un corpo celeste e la adoravano) parta di tre possibili ipotesi sulla morte di Maria: 1) morte e relativa sepoltura; 2) martirio con la corrispondente gloria; 3) transito senza morte alla gloria celeste. Egli afferma che su questo punto la Scrittura ha mantenuto un totale silenzio a causa del grande prodigio per non colpire con uno stupore eccessivo lo spirito degli uomini. “Per questo – afferma – nemmeno io oso parlare di ciò, conservo tutto nel mio pensiero e faccio silenzio”. Secondo Epifanio il testo di Apocalisse 12,14 insinuerebbe l’idea che Maria sarebbe stata trasportata viva nel cielo. Dai testi si deduce la fede di Epifanio nella glorificazione di Maria dopo la morte e nel contempo la difficoltà di spiegare il come questo sia avvenuto.
- Gregorio di Tour (+594) in un’opera sulla gloria dei martiri racconta il transito di Maria per il quale si erano radunati a Gerusalemme gli Apostoli e scrive: “Si avvicinò il Signore, il quale, avendo preso il suo santo corpo, comandò che lo si portasse sopra una nube nel paradiso dove ora, dopo aver ripreso la sua anima, esulta con i suoi eletti e gode dei beni eterni senza fine”.
- Teotecno di Livia in pieno VI secolo, compone un celebre sermone pronunciato nella festa dell’Assunzione di Maria. Il sermone è datato tra il 550 e il 650 e la sua caratteristica è che nomina questa festa non più come dormizione (kóimesis) o transito (metástasis) ma come ANÁLEPSIS cioè assunzione.
- Giovanni di Tessalonica (+630) compose il sermone “De dormitione B. aschini” considerato più un apocrifo rielaborato che un sermone dottrinale In esso egli si lamenta che la festa dell’Assunzione non si celebra a Tessalonica, mentre viene ormai celebrata in quasi tutta la terra (omnis fere terra), divenendo così un testimone importantissimo dell’esistenza della festa del 15 agosto ormai generalizzata.
- Modesto di Gerusalemme (+634) compose un sermone che M. Jugie ritiene la prima testimonianza nella quale la dottrina cattolica dell’Assunzione al cielo viene espressamente affermata. I motivi per cui a Maria viene concesso questo privilegio sono, secondo Modesto, la sua condizione di Theotokos e di Aeiparthénos (sempre vergine).
- Germano di Costantinopoli (+733) considerato il vertice della mariologia patristica sia orientale che occidentale, scrisse diversi sermoni sulla dormizione di Maria nei quali ha queste affermazioni:
o “Il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto puro e tutto abitazione di Dio e per questo è esente dalla dissoluzione nella polvere”;
o “Questo corpo fu trasportato fino alla vita eccelsa dell’immortalità”;
o “Lontano da te la morte, o Theotokos, perché tu porti la vita agli uomini”
- Andrea di Creta (+740) scrisse otto sermoni sull’assunzione in cui tenta anche di spiegare il silenzio dei primi secoli adducendo questi motivi:
a) il transito di Maria avvenne molto tardi, quando i vangeli erano stati già scritti;
b) esso avvenne in circostanze e modalità tali che non avrebbero permesso una simile messa per iscritto;
c) gli evangelisti non scrissero più nulla di ciò che accadde dopo l’Ascensione del Signore per cui anche in questo caso mantennero il silenzio.
- Giovanni Damasceno (+749) scrisse intorno al 740 3 sermoni pronunciati nella Chiesa del Getsemani costruita, secondo la tradizione, sulla tomba di Maria. Riferendosi alla Vergine scrive: “Oggi la città vivente di Dio viene trasportata dalla Gerusalemme terrena alla Gerusalemme celeste”. E ancora: “Il tuo corpo immacolato e totalmente bello non rimase sulla terra, al contrario tu siedi sul trono nel regno celeste come signora, dominatrice, Madre di Dio, Genitrice di Dio assunta”.

2-APOCRIFI ASSUNZIONISTI

La letteratura apocrifa ha avuto una grande importanza nella storia del movimento assunzionista. I libri apocrifi possono essere considerati come gli anelli di una tradizione e nonostante la fantasia e la faraginosità che li caratterizzano, offrono il “come” del transito, rispondendo ad una legittima curiosità popolare. Si conoscono attualmente sette racconti apocrifi sull’assunzione con numerose varianti. Essi spuntano verso la fine del IV secolo, con parti originali più antiche in copto risalenti al II secolo ritenute opere di Leucio, discepolo di Giovanni, germogliano fino a tutto il VI secolo e circolano in occidente fino al IX secolo. La maggior parte degli studiosi ritiene che gli apocrifi possono servire come chiave per decifrare un enigma nella storia della tradizione patristica nei riguardi dell’assunzione. C’è un salto brusco. Come spiegarlo? A priori si potrebbe pensare all’esistenza di una tradizione orale precedente. Grazie agli Apocrifi non c’è bisogno di discutere per trovare questa tradizione: scegliendo e isolando gli elementi comuni a tutta la tradizione degli apocrifi, si può riuscire a scoprire e a determinare con sufficiente esattezza gli elementi essenziali o fondamentali di questa tradizione nelle sue origini apostoliche. Questa convergenza dei dati comuni ha un valore speciale, perché ci aiuta ad avvicinarci all’origine della tradizione assunzionista, partendo proprio dagli stessi documenti apocrifi, a tal punto che senza queste oscure fonti il processo di sviluppo del più recente dogma mariano non si può spiegare in modo soddisfacente. Autorevoli studiosi affermano che gli apocrifi dell’infanzia di Cristo come quelli dell’Assunzione, si presentano come una rozza anticipazione di verità che saranno riconosciute, in termini affatto diversi, dalla Chiesa, come l’espressione di una tradizione latente nella Chiesa.

LA FESTA DELL’ASSUNZIONE

Il mezzo più efficace per consolidare nella coscienza dei fedeli verità religiose o fatti biblici riguardante la salvezza, fu da sempre la commemorazione cultuale. Infatti qui la verità diventa, per così dire, visibile e sperimentabile e l’evento salvifico rivissuto nel ricordo. Questa connessione tra dogma e culto, nella Chiesa Orientale è particolarmente marcata fin dall’inizio. Per i dogmi mariani più recenti essa è diventata, anche nella Chiesa Occidentale, talmente significativa che ne nacque la questione se la celebrazione festiva dei due misteri dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione sia soltanto un mezzo per esprimere la fede o se abbia addirittura provocato questa fede; in altre parole, se la liturgia non abbia soltanto testimoniato i dogmi, ma li abbia anche generati.
Già prima del Concilio di Efeso del 431 si iniziò a celebrare nella Chiesa una festa per commemorare Maria, a somiglianza delle feste che si celebravano per ricordare la memoria dei martiri. Questa festa era all’inizio strettamente collegata con la festa della Natività del Signore, ma a poco a poco si estese a tutta la vita di Maria fino a focalizzarsi nel suo “dies natalis”, cioè il giorno della sua nascita al cielo: il giorno della sua morte. Nel VI secolo esitono già le feste dell’Annunciazione (25 marzo), la nascita di Maria (8 settembre), la Presentazione al Tempio (2 febbraio) e in modo particolare la “Dormitio Mariae” che l’imperatore Massenzio (582 – 602) comandò di celebrare in tutte le chiese bizantine proprio il 15 agosto. Questa stessa festa fu introdotta a Roma da papa Sergio I (687 – 701) Il mutamento della “Memoria della Madre di Dio” orientata da una soteriologia incarnazionista, nel ricordo del dies natalis di Maria, si ripercosse necessariamente sulla tematica delle prediche, come si riscontra proprio nei primissimi modelli di Teotecno di Livia e di Modesto di Gerusalemme. Con il passare del tempo questa memoria fu intesa da tutti non solo come celebrazione di uno speciale privilegio di grazia della Madre di Dio, ma anche come un prodigioso evento storico di straordinaria portata ecclesiale che trasformò la festa della dormizione nella più importante festa di Maria nella Chiesa Bizantina. Il “Tono dell’Unione” ad es. del 920 annovera la festa in uno steso elenco con le feste di Pasqua e di Natale. Tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV un editto dell’Imperatore Andronico II ordinava di dedicare tutto il mese di agosto al mistero della festa tanto che agosto divenne, per la Chiesa bizantina, il mese mariano per eccellenza.

La definizione dogmatica del 1950

I PRECEDENTI

Sull’esempio di Pio IX, anche papa Pio XII consultò nel 1946 tutti i vescovi cattolici, chiedendo che facessero conoscere alla Santa Sede con quale devozione il clero e il popolo loro affidato veneravano l’Assunzione di Maria al cielo e se a loro parere era opportuna una definizione dogmatica. L’eco ampiamente positivo della consultazione, animò Pio XII a iniziare i preparativi per la definizione dogmatica dell’Assunzione di Maria che ebbe luogo il 1 novembre del 1950 in Piazza S. Pietro.

LA COSTITUZIONE DOGMATICA MUNIFICENTISSIMUS DEUS

La definizione è contenuta nella Costituzione apostolica MUNIFICENTISSIMUS DEUS il cui contenuto può essere così riassunto: dopo una prima parte in cui viene messo in rilievo l’armonia di tutti i privilegi mariani e, particolarmente, l’intima connessione tra l’Immacolata Concezione e l’Assunzione, il papa prende atto del consenso unanime del popolo cristiano circa la morte e l’Assunzione della Vergine, presenta la testimonianza della Liturgia, dei Santi Padri e dei Dottori della Chiesa, per poi analizzare il fondamento che la Scrittura può offrire su questo tema. Dalla definizione dogmatica il papa si aspetta molti e graditi frutti per tutta la Chiesa e per l’umanità. Proclama infine il dogma con queste parole: “Dopo aver innalzato a Dio supplici istanze, ed aver invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio Onnipotente, che ha riversato in Maria la sua speciale benevolenza ad onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre ed a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Palo e Nostra, pronunciamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato, che l’Immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo” (MD 39).

OSSERVAZIONI

Il contenuto e le parole definitorie suggeriscono queste osservazioni:
- da questo momento ci troviamo di fronte a un dogma di fede e non più ad una pia opinione più o meno plausibile;
- siamo di fronte ad una verità rivelata, cioè di fronte a una realtà che non poteva essere conosciuta come tale, con le sole forze della natura o con il solo lume della ragione.
- Questa verità si trova contenuta nel deposito della rivelazione e perciò ha una relazione intima ed essenziale con tutto quello che è il messaggio della salvezza
- Più che su singoli e specifici testi biblici o patristici, liturgici o iconografici, questa verità si fonda sull’insieme delle varie indicazioni contenute nella tradizione e, non ultima, in quella fede universale dei fedeli, che prese in blocco testimoniano una sicura rivelazione dello Spirito Santo.

INTIMA CONNESSIONE CON LE ALTRE VERITA’ RIVELATE

Da tutto il contesto della Costituzione sembra possibile dedurre che si tratta di una rivelazione implicita, dal momento che viene messa in connessione con altre verità cristologiche e mariane appartenenti al deposito della Rivelazione. Esiste infatti un’intima connessione tra l’Assunzione e altre verità rivelate come:
- la dignità incomparabile della maternità divina;
- la sua misteriosa unione con Cristo fino al punto che la sua esistenza fu prevista e decretata nel medesimo e unico decreto in cui fu prevista e decretata la presenza del Redentore tra gli uomini;
- la Concezione Immacolata di Maria come conseguenza della sua pienezza di grazia;
- la verginità senza macchia della sua divina maternità;
- la sua condizione di generosa socia del Redentore
- la sua insigne santità, superiore a quella degli altri angeli e santi
La costituzione presenta inoltre il dogma dell’Assunzione come una verità fondata su una convergenza di motivi. Essa infatti:
- è fondata sulla Scrittura
- è insita profondamente nell’animo dei fedeli
- è confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi
- è sommamente consona con le altre verità rivelate

LA MORTE DI MARIA

La Costituzione non si pronuncia sulla morte di Maria ma elude totalmente il problema affermando che Maria, “terminato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Essa perciò non contiene alcun dato sul fatto della morte, e neppure sul momento e il modo con cui ebbe luogo l’evento dell’assunzione. Si limita ad affermare il fatto precisando, questo sì, che si tratta di un’Assunzione in anima e corpo, cioè nella totalità della persona.
La Costituzione non canonizza nemmeno la localizzazione del cielo, come se il cielo fosse un luogo e non piuttosto un cambio di stato esistenziale. Il concetto – afferma il Müller – è puramente teologico ed esclude qualsiasi asserzione cosmologica circa una localizzazione del corpo glorificato. Il dogma vuole insegnare che Maria è una persona viva che, nella totalità della sua realtà esistenziale, è stata pienamente glorificata. Volendo precisare ulteriormente, bisognerebbe dire che ciò che l’Assunzione sottolinea in modo specifico è la glorificazione della dimensione corporale di Maria, affermando che il suo corpo è stato davvero associato alla gloria dell’anima con una resurrezione anticipata.

Fondamenti del dogma dell'Assunzione

IL “SENSO DELLA FEDE” DI TUTTA LA CHIESA

Il senso della fede della Chiesa è per la Costituzione dogmatica un argomento decisivo per la definibilità del dogma. In due punti, infatti, Pio XII afferma che questo consenso dei Pastori e dei fedeli non può essere frutto di una conoscenza naturale proveniente da qualche facoltà umana, ma è frutto dell’agire dello Spirito della Verità in mezzo alla Comunità ecclesiale e poco prima di passare alla definizione ricorre ancora al senso della fede di tutta la Chiesa come ad un solido punto di appoggio di questa stessa definibilità. L’insegnamento del magistero ordinario della Chiesa unito alla fede concorde del popolo cristiano, manifesta da se stesso in modo certo ed infallibile che il privilegio dell’Assunzione è verità rivelata da Dio e contenuta nel divino deposito che Cristo affidò alla Chiesa.

FONDAMENTO BIBLICO

Secondo la maggior parte degli studiosi la Costituzione dogmatica non pretese di trovare nella Scrittura una testimonianza diretta e immediata dell’Assunzione, ma fa semplicemente vedere come la glorificazione finale di Maria sia implicita in due affermazioni scritturistiche: l’unione di Maria con Gesù e il ruolo della donna nella lotta contro satana. Bisogna riconoscere, dunque, che non esiste, propriamente parlando, un “argomento biblico” circa l’Assunzione di Maria. Questo fondamento si suole dedurre dai testi dell’Antico e del Nuovo Testamento, attraverso allusioni più o meno vicine delle quali si è servita la tradizione della Chiesa e che segnano un orientamento di fede che sarà sviluppato dall’evoluzione dogmatica sotto l’assistenza dello Spirito Santo che guida e protegge la comunità nell’intelligenza della parola rivelata. Tra i testi in questione anche citati dalla Costituzione abbiamo:
- Il Cantico dei Cantici (3,6; 4,8; 6,9)
- I salmi (44, 10.14 – 16; 131,8)
- L’Apocalisse 12,1 ss
- Il saluto dell’Angelo a Maria (Lc 1,28)
- Il Libro della Genesi (3,15)
- Le lettere di S. Paolo ( Rm 5-6; 1Cor 15,21–26. 54-57)
Si può pensare ad un fondamento biblico dell’Assunzione che consiste, in un senso assai ampio, da una parte, nel fatto globale dell’unione di destino di Maria con Gesù: un destino comune che unì effettivamente Maria a Gesù durante la sua vita e che li unisce dopo la morte; e. dall’altra parte, nell’armonia dell’Assunzione con l’insieme delle verità rivelate in genere e, in particolare, con i dati della vita di Maria come ce li presenta la Scrittura. Gesù è il vincitore della morte e del peccato e la sua resurrezione è il segno evidente di questa vittoria. Anche l’Assunzione di Maria è segno della vittoria di Cristo perché avendo egli rivestito di gloria immortale il corpo della Madre, vince la morte e le conseguenze del peccato anche in coloro che ha redento.

LA TRADIZIONE ECCLESIALE

Con il termine “Tradizione” intendiamo la trasmissione della rivelazione intesa come evento salvifico e storico di Dio in Cristo: trasmissione non soltanto di verità ma della totale realtà del Cristianesimo, fatta da tutta la comunità ecclesiale. Ora è evidente che l’Assunzione è una verità trasmessa dalla Tradizione della Chiesa: non tanto mediante una tradizione storica, quanto mediante la tradizione dogmatica. Ora secondo la tradizione dogmatica le basi dell’Assunzione sono:
- Il principio della divina maternità
- La verginità perpetua di Maria a cui corrisponderebbe la sua incorruttibilità corporale dopo la morte
- Il principio di associazione o dell’unione della Madre con il Figlio in funzione dell’Incarnazione
- L’onore che in virtù del quarto comandamento, Gesù Cristo, come ogni buon figlio, tributa a sua madre
- Il vincolo di Maria all’opera redentrice realizzata da Gesù Cristo in virtù della quale egli è il vincitore del peccato e della morte; un vincolo espresso dal parallelismo antitetico Eva – Maria, fondato radicalmente sul testo della Genesi.

LA TESTIMONIANZA DELLA LITURGIA

La celebrazione Liturgica dell’Assunzione fin dai tempi antichi ci porta a superare una visione individualistica di questo mistero, come se si trattasse di un privilegio unico ed esclusivo di Maria senza alcuna relazione con il resto della comunità o una verità isolata, senza alcuna relazione con la salvezza di tutti gli uomini. Al contrario l’Assunzione si presenta come un paradigma, un prototipo, una figura alla cui immagine siamo tutti, personalmente e com’unitariamente chiamati a configurarci. La Liturgia propone l’Assunta come il consolante documento dell’avverarsi della speranza finale: ché tale piena glorificazione è il destino non solo di Maria ma di quanti Cristo ha salvato. Maria sperimenta per prima la vittoria pasquale sul peccato e la morte, ella è la prima che ha raggiunto quello che la Chiesa intera spera di raggiungere.
I testi liturgici dell’Assunzione, hanno, nel loro insieme, cinque dimensioni fondamentali:
- una dimensione teologica: sottolineano il protagonismo del Padre nell’opera della glorificazione di Maria: egli elegge Maria, compie in lei meraviglie, la esalta e la corona di gloria, facendo sì che la morte non l’assoggetti al sepolcro;
- una dimensione cristologica: essi mettono in massima evidenza l’opera di Cristo nella glorificazione di Maria;
- una dimensione ecclesiologica: quando contemplano la comunità ecclesiale nella figura di Maria, la personificazione del su proprio essere;
- una dimensione antropologica: quando presenta l’uomo come una realtà fatta di anima e corpo, un corpo soggetto alla morte e alla corruzione, ma chiamato a rivestirsi di immortalità nella resurrezione promessa da Cristo.

Condizione di Maria assunta

Alla Madre del Signore, partecipe dei misteri salvifici della sua vita e della sua morte, si applica il modello biblico della traslazione immediata in paradiso o dell’assunzione (cf. Lc 23,43; At 1,2; 1Ts 4,17) Questa intuizione, come abbiamo visto, si consolida intorno al sepolcro vuoto di Maria, dove già nel II secolo, si leggono gli elogi funebri di lei e inizia il primo nucleo a carattere giudaico-cristiano del “Transitus Mariae” Oltre alla sorte gloriosa dopo la morte, cioè al suo ricongiungersi con il Figlio nell’eternità, la chiesa professa progressivamente l’assunzione di Maria in corpo e anima in cielo, come poi definita nel 1950.
In Maria primizia glorificata dei credenti in Cristo, si adempie senza dilazioni e in modo plenario il mistero pasquale del Signore, anticipando così l’avvenire sicuro di ogni fedele.
L’assunzione comporta un cambiamento radicale in Maria con notevoli conseguenze ecclesiali e antropologiche:
- Maria diviene la donna nuova dell’avvenire ultimo. A somiglianza di Cristo e dei fedeli, Maria viene innalzata, elevata, intronizzata. Con queste immagini spaziali, la Bibbia intende esprimere un cambiamento non di luogo ma di situazione. Elevazione non significat rapimento in un empireo ultraterreno ma essere presso Dio, trovarsi nella dimensione di Dio, della sua potenza e della sua gloria. Il mutamento per Maria deriva dal fatto che tutta la sua persona è pienamente redenta in Cristo, radicalmente trasformata dallo Spirito e interamente posta sotto la signoria del Padre.
- Per comprendere come Maria sia glorificata in tutto il suo essere corporeo – psichico dobbiamo ricorrere all’analogia con Cristo risorto e con i corpi resuscitati (1 Cor 15,35-50). Come il Signore risorto Maria non è più soggetta alle leggi di questo mondo. Infatti del corpo Cristo ha le qualità attive, in quanto può agire nel cosmo, ma non le passività, in quanto non è circoscrivibile, non può essere afferrato e chiuso dallo spazio e dal tempo. Inoltre la corporeità di Cristo risorto è qualificata come “gloriosa” cioè partecipe della sfera divina trascendente di luce, potenza e vita. A differenza del primo Adamo dal corpo animale, il Risorto diviene totalmente capace di presenza attiva e luminosa nella storia.
- A Maria dobbiamo applicare, in accordo con la tradizione ecclesiale, le quattro note positive che contraddistinguono i corpi resuscitati, secondo la 1Co 15,42-44:
o Incorruttibilità: o vittoria sulla caducità e sulla morte che non possono raggiungere la Vergine glorificata;
o Gloria: o splendore e presenza salvifica nella storia, per cui Maria è invocata “gloriosa”;
o Potenza: o forza dello Spirito che abilita ad opere taumaturgiche, come riconoscono le preghiere a Maria rivolte a Lei dal popolo di Dio;
o Spiritualità: o corpo spirituale, cioè animato dallo Spirito e reso docile nella catalizzazione dei doni di Dio.
- Tutto questo comporta una importante conseguenza ecclesiale: il corpo animato di Maria, cioè il suo essere globale, si trova definitivamente presso Dio ed insieme è presente al mondo in maniera nuova.

FONTE (http://www.latheotokos.it/articles.asp?id=95&page=1)

Caterina63
11-08-06, 18:52
BENEDETTO XVI

OMELIA

SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DELL'ASSUNZIONE
DELLA BEATA VERGINE MARIA

Parrocchia Pontificia di San Tommaso da Villanova, Castel Gandolfo
Lunedì, 15 agosto 2005

Cari Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, cari Fratelli e Sorelle,

innanzi tutto, un cordiale saluto a voi tutti. Per me è una grande gioia celebrare la Messa nel giorno dell’Assunta in questa bella chiesa parrocchiale. Saluti al Cardinale Sodano, al Vescovo di Albano, a tutti i sacerdoti, al Sindaco, a tutti voi. Grazie per la vostra presenza. La festa dell’Assunta è un giorno di gioia. Dio ha vinto. L’amore ha vinto. Ha vinto la vita. Si è mostrato che l’amore è più forte della morte. Che Dio ha la vera forza e la sua forza è bontà e amore.

Maria è assunta in cielo in corpo e anima: anche per il corpo c’è posto in Dio. Il cielo non è più per noi una sfera molto lontana e sconosciuta. Nel cielo abbiamo una madre. E la Madre di Dio, la Madre del Figlio di Dio, è la nostra Madre. Egli stesso lo ha detto. Ne ha fatto la nostra Madre, quando ha detto al discepolo e a tutti noi: “Ecco la tua Madre!” Nel cielo abbiamo una Madre. Il cielo è aperto, il cielo ha un cuore.

Nel Vangelo abbiamo sentito il Magnificat, questa grande poesia venuta dalle labbra, anzi dal cuore di Maria, ispirata dallo Spirito Santo. In questo canto meraviglioso si riflette tutta l’anima, tutta la personalità di Maria. Possiamo dire che questo suo canto è un ritratto, una vera icona di Maria, nella quale possiamo vederla proprio così com'è. Vorrei rilevare solo due punti di questo grande canto. Esso comincia con la parola “Magnificat”: la mia anima “magnifica” il Signore, cioè “proclama grande” il Signore. Maria desidera che Dio sia grande nel mondo, sia grande nella sua vita, sia presente tra tutti noi. Non ha paura che Dio possa essere un “concorrente” nella nostra vita, che possa toglierci qualcosa della nostra libertà, del nostro spazio vitale con la sua grandezza. Ella sa che, se Dio è grande, anche noi siamo grandi. La nostra vita non viene oppressa, ma viene elevata e allargata: proprio allora diventa grande nello splendore di Dio.

Il fatto che i nostri progenitori pensassero il contrario fu il nucleo del peccato originale. Temevano che, se Dio fosse stato troppo grande, avrebbe tolto qualcosa alla loro vita. Pensavano di dover accantonare Dio per avere spazio per loro stessi. Questa è stata anche la grande tentazione dell’epoca moderna, degli ultimi tre-quattro secoli. Sempre più si è pensato ed anche si è detto: “Ma questo Dio non ci lascia la nostra libertà, rende stretto lo spazio della nostra vita con tutti i suoi comandamenti. Dio deve dunque scomparire; vogliamo essere autonomi, indipendenti. Senza questo Dio noi stessi saremo dei, facendo quel che vogliamo noi". Era questo il pensiero anche del figlio prodigo, il quale non capì che, proprio per il fatto di essere nella casa del padre, era “libero”. Andò via in paesi lontani e consumò la sostanza della sua vita. Alla fine capì che, proprio per essersi allontanato dal padre, invece che libero, era divenuto schiavo; capì che solo ritornando alla casa del padre avrebbe potuto essere libero davvero, in tutta la bellezza della vita. E’ così anche nell’epoca moderna. Prima si pensava e si credeva che, accantonando Dio ed essendo noi autonomi, seguendo solo le nostre idee, la nostra volontà, saremmo divenuti realmente liberi, potendo fare quanto volevamo senza che nessun altro potesse darci alcun ordine. Ma dove scompare Dio, l’uomo non diventa più grande; perde anzi la dignità divina, perde lo splendore di Dio sul suo volto. Alla fine risulta solo il prodotto di un’evoluzione cieca e, come tale, può essere usato e abusato. E' proprio quanto l'esperienza di questa nostra epoca ha confermato.

Solo se Dio è grande, anche l’uomo è grande. Con Maria dobbiamo cominciare a capire che è così. Non dobbiamo allontanarci da Dio, ma rendere presente Dio; far sì che Egli sia grande nella nostra vita; così anche noi diventiamo divini; tutto lo splendore della dignità divina è allora nostro. Applichiamo questo alla nostra vita. E’ importante che Dio sia grande tra di noi, nella vita pubblica e nella vita privata. Nella vita pubblica, è importante che Dio sia presente, ad esempio, mediante la Croce negli edifici pubblici, che Dio sia presente nella nostra vita comune, perché solo se Dio è presente abbiamo un orientamento, una strada comune; altrimenti i contrasti diventano inconciliabili, non essendoci più il riconoscimento della comune dignità. Rendiamo Dio grande nella vita pubblica e nella vita privata. Ciò vuol dire fare spazio ogni giorno a Dio nella nostra vita, cominciando dal mattino con la preghiera, e poi dando tempo a Dio, dando la domenica a Dio. Non perdiamo il nostro tempo libero se lo offriamo a Dio. Se Dio entra nel nostro tempo, tutto il tempo diventa più grande, più ampio, più ricco.

Una seconda osservazione. Questa poesia di Maria - il Magnificat – è tutta originale; tuttavia è, nello stesso tempo, un “tessuto” fatto totalmente di “fili” dell’Antico Testamento, fatto di parola di Dio. E così vediamo che Maria era, per così dire, “a casa” nella parola di Dio, viveva della parola di Dio, era penetrata dalla parola di Dio. Nella misura in cui parlava con le parole di Dio, pensava con le parole di Dio, i suoi pensieri erano i pensieri di Dio, le sue parole le parole di Dio. Era penetrata dalla luce divina e perciò era così splendida, così buona, così raggiante di amore e di bontà. Maria vive della parola di Dio, è pervasa dalla parola di Dio. E questo essere immersa nella parola di Dio, questo essere totalmente familiare con la parola di Dio le dà poi anche la luce interiore della sapienza. Chi pensa con Dio pensa bene, e chi parla con Dio parla bene. Ha criteri di giudizio validi per tutte le cose del mondo. Diventa sapiente, saggio e, nello stesso tempo, buono; diventa anche forte e coraggioso, con la forza di Dio che resiste al male e promuove il bene nel mondo.

E, così, Maria parla con noi, parla a noi, ci invita a conoscere la parola di Dio, ad amare la parola di Dio, a vivere con la parola di Dio, a pensare con la parola di Dio. E possiamo farlo in diversissimi modi: leggendo la Sacra Scrittura, soprattutto partecipando alla Liturgia, nella quale nel corso dell’anno la Santa Chiesa ci apre dinanzi tutto il libro della Sacra Scrittura. Lo apre alla nostra vita e lo rende presente nella nostra vita. Ma penso anche al “Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica”, che recentemente abbiamo pubblicato, nel quale la parola di Dio è applicata alla nostra vita, interpreta la realtà della nostra vita, ci aiuta ad entrare nel grande “tempio” della parola di Dio, ad imparare ad amarla e ad essere, come Maria, penetrati da questa parola. Così la vita diventa luminosa e abbiamo il criterio in base al quale giudicare, riceviamo bontà e forza nello stesso momento.

Maria è assunta in corpo e anima nella gloria del cielo e con Dio e in Dio è regina del cielo e della terra. E’ forse così lontana da noi? E' vero il contrario. Proprio perché è con Dio e in Dio, è vicinissima ad ognuno di noi. Quando era in terra poteva essere vicina solo ad alcune persone. Essendo in Dio, che è vicino a noi, anzi che è “interiore” a noi tutti, Maria partecipa a questa vicinanza di Dio. Essendo in Dio e con Dio, è vicina ad ognuno di noi, conosce il nostro cuore, può sentire le nostre preghiere, può aiutarci con la sua bontà materna e ci è data – come è detto dal Signore – proprio come “madre”, alla quale possiamo rivolgerci in ogni momento. Ella ci ascolta sempre, ci è sempre vicina, ed essendo Madre del Figlio, partecipa del potere del Figlio, della sua bontà. Possiamo sempre affidare tutta la nostra vita a questa Madre, che non è lontana da nessuno di noi.

Ringraziamo, in questo giorno di festa, il Signore per il dono della Madre e preghiamo Maria, perché ci aiuti a trovare la giusta strada ogni giorno. Amen.

Augustinus
15-08-06, 08:28
http://img228.imageshack.us/img228/515/sartonatali99f170072102vf9.jpg Andrea del Sarto, Assunzione della Vergine (detta Assunzione Passerini), Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze

http://img89.imageshack.us/img89/7381/mengsfz7.jpg Anton Raphael Mengs, Assunzione della Vergine, 1760, Graphische Sammlung Albertina, Vienna

http://img90.imageshack.us/img90/9125/assunzione2bt8.jpg Ignacio de Ries, Assunzione della Vergine, XVII sec., Chiesa di S. Bartolomeo, Siviglia

http://img214.imageshack.us/img214/9146/assunzione3vm0cl3.jpg Juan Martín Cabezalero, Assunzione della Vergine, XVII sec., Museo del Prado, Madrid

http://img143.imageshack.us/img143/9343/assunzione4ut3.jpg Guido Reni, Assunzione ed incoronazione della Vergine, XVII sec., Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/b/bartolom/gatta/1assunta.jpg http://www.wga.hu/art/b/bartolom/gatta/1assuntw.jpg Bartolomeo della Gatta, La Vergine assunta consegna a S. Tommaso la sua cintola, 1475 circa, Museo Diocesano, Cortona

Augustinus
15-08-06, 12:38
http://www.wga.hu/art/b/bulgarin/v_girdle.jpg Bartolomeo Bulgarini, La Vergine assunta consegna a S. Tommaso la sua cintola, 1360 circa, Pinacoteca Nazionale, Siena

http://www.wga.hu/art/l/lippi/flippino/carafa/2assump.jpg http://www.wga.hu/art/l/lippi/flippino/carafa/2assump1.jpg Filippino Lippi, Annunciazione ed Assunzione della Vergine, 1489-91, Basilica di S. Maria sopra Minerva, Roma

http://www.wga.hu/art/m/muziano/assumpti.jpg Girolamo Muziano, Assunzione della Vergine, 1581-83, Collezione privata

http://www.wga.hu/art/p/palomino/assumpti.jpg Acislo Antonio
Palomino, Assunzione della Vergine, 1695-96, Museo de Bellas Artes, Bilbao

http://www.wga.hu/art/z/zuccaro/federico/assumpt.jpg Federico Zuccaro, Assunzione della Vergine tra i SS. Giovanni Battista e Caterina d'Alessandria, 1566 circa, Museo Diocesano, Cortona

http://www.topofart.com/images/artists/Simon_Vouet/paintings/vouet003.jpg Simon Vouet, Assunzione della Vergine, 1647, Musee des Beaux Arts, Reims

Augustinus
15-08-06, 13:18
http://www.topofart.com/images/artists/Peter_Paul_Rubens/paintings/rubens104.jpg Pieter Paul Rubens, Assunzione della Vergine, 1637 circa, Liechtenstein Museum, Vienna

http://www.catholictradition.org/Assumption/assumption12.jpg Massimo Stanzione, Assunzione della Vergine, 1630

http://www.catholictradition.org/Assumption/assumption04-3a.jpg http://www.catholictradition.org/Assumption/assumption04-3b.jpg http://www.catholictradition.org/Assumption/assumption04-3c.jpg Cola dell'Amatrice, Assunzione della Vergine con Santi (Benedetto e Lorenzo, Maddalena e Scolastica), 1515, Pinacoteca, Vaticano

http://www.catholictradition.org/Assumption/coronation05-1.jpg Pinturicchio e Giovanni Battista Caporali, Assunzione con incoronazione della Vergine con Santi, 1503, Pinacoteca, Vaticano

http://www.catholictradition.org/Assumption/saints7-6.jpg Andrea del Sarto, Madonna assunta in gloria con Santi (SS. Fedele con la spada, Caterina d'Alessandria, Giovanni Gualberto e Bernardo degli Uberti), 1530, Galleria Palatina (Palazzo Pitti), Firenze

Augustinus
15-08-06, 14:14
http://musser.us/2003/2003Fla/032603ringling/09527.jpg http://www.wga.hu/art/g/granacci/assumpti.jpg Francesco Granacci, Assunzione di Maria tra i SS. Tommaso, Giovanni Battista, Giacomo il Maggiore, Lorenzo e Bartolomeo, 1517-19, Ringling Museum of Art, Sarasota

http://www.catholictradition.org/Assumption/assumption04-5.jpg http://img388.imageshack.us/img388/3129/cintolaju3.jpg Francesco Granacci, Madonna della cintola con i SS. Tommaso Apostolo e Michele arcangelo, 1500-20, Galleria dell'Accademia, Firenze

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/ass2.jpg http://www.catholictradition.org/Assumption/assumption14-6.jpg Bernardino Campi, Assunzione della Vergine, Museo civico, Cremona

Augustinus
15-08-06, 17:35
Vigilia dell'Assunzione della Beata Vergine Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=454354)

Beata Vergine Maria Regina (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144764)

Immacolata Concezione di Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=149653)

Natività della Beata Vergine Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144768)

S. Tommaso apostolo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=268011)

S. Alfonso Maria de' Liguori, dottore della Chiesa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=19282)

S. Massimiliano M. Kolbe (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144812)

S. Stefano d'Ungheria re (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=185587)

S. Giovanni Damasceno (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=76227)

Pasqua di Resurrezione (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=155446)

Ascensione del Signore al Cielo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=165437)

Maggio mese tradizionalmente mariano (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=164141)

Litanie (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=227158)

Augustinus
12-08-07, 07:52
L’Assunzione di Maria al cielo

Il contenuto dogmatico dell’Assunta viene spiegato da Joseph Ratzinger come espressione del supremo culto della Chiesa a Maria, vista nella pienezza escatologica della sua unione con Dio.

L'ultimo dogma mariano, l’Assunzione di Maria al cielo "in anima e corpo", viene presentato dal futuro papa Benedetto XVI ne La figlia di Sion. La devozione a Maria nella Chiesa (Jaca Book, Milano 1979, pp. 69-79), in termini tanto originali quanto teologicamente profondi.

Come premessa al discorso che qui riassumiamo, vale la pena riportare in sintesi la risposta data dall’allora cardinale Ratzinger a Peter Seewald che lo intervistava sul dogma in questione: «Volendo esser provocatori», chiedeva il giornalista tedesco, «che cosa significa il dogma dell’Assunzione corporea di Maria in cielo? È stato definito molto tardi, nel 1950. Stranamente, fin dall’inizio non esistevano né un sepolcro né reliquie (corporee) di Maria».

«Questo dogma», rispondeva cauto il cardinale Ratzinger, «ci risulta particolarmente difficile da comprendere e accettare, perché non riusciamo a immaginarci cosa si possa intendere in questo caso per "cielo", e come un corpo possa essere "assunto in cielo". Questo dogma rappresenta quindi una grande sfida alla nostra capacità di comprendere che cosa siano il cielo, il corpo, l’uomo, e quale possa essere il futuro di questi».

«E lei personalmente», insisteva Peter Seewald, «come risolve questa sfida?».

«Mi soccorre in questo caso la teologia battesimale elaborata da san Paolo che dice: "Dio con Gesù Cristo ha risuscitato anche noi e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù" (Ef 2, 6). Questo significa che, in quanto battezzati, il nostro futuro è già tracciato.

«Secondo il dogma, dunque, si adempie pienamente in Maria ciò che il battesimo opera in tutti noi: il dimorare ("sedere") con Dio "nei cieli" (perché Dio è i cieli!). Il battesimo (cioè l’unione a Cristo) dispiega in Maria la sua massima efficacia. In noi l’unione a Cristo, la risurrezione, è una condizione ancora incompiuta e imperfetta. Non così per lei, cui non manca più nulla, poiché è già entrata nella piena comunione con Cristo. E di questa comunione è partecipe anche una nuova corporeità, per noi inimmaginabile. In breve, il portato essenziale di questo dogma è la pienezza dell’unione di Maria a Dio, a Cristo, la pienezza del suo essere "cristiana"» (Dio e il mondo, San Paolo, 2001, p. 277). Su questo parametro di comprensione del dogma cerchiamo di addentrarci nella spiegazione che ne dà Benedetto XVI.

Il dogma dell’Assunta, esaltazione suprema di Maria

Il testo della bolla dogmatica (di Pio XII) del 1950 – spiega Ratzinger – ha tenuto conto della differenza tra risurrezione di Gesù Cristo (fatto storico concreto) e ciò che avvenne in Maria, con la sua "assunzione, in corpo e anima, alla gloria celeste". Ciò significa intanto che «il testo dogmatico non definisce quest’articolo di fede come un’affermazione storica, ma teologica» (p. 70).

Questo afferma Ratzinger per sgombrare il campo dall’obiezione di quanti (il teologo B. Altaner in particolare) ricordavano, nelle discussioni che hanno preceduto la proclamazione dogmatica da parte di Pio XII, che nelle fonti patristiche e teologiche non si comincia a parlare di "assunzione" prima del secolo VI.

«Ma», si chiede Ratzinger, «cosa vuol dire questo? Per spiegarlo bisognerebbe cominciare a parlare della storia dell’evoluzione del dogma ed anche dei fattori che lo hanno determinato nella sua formazione. Si scoprirebbe allora che la forza motrice decisiva per quest’affermazione [dogmatica] fu il culto di Maria; che il dogma, per così dire, ha la sua origine, la sua forza motrice e anche il suo obiettivo non tanto nel contenuto di una proposizione, quanto piuttosto nell’atto dell’omaggio, dell’esaltazione». (p. 70. L’autore rimanda all’ampio materiale in proposito in R. Laurentin, La question mariale, Paris 1963).

«Lo si riscontra», osserva, «anche nel testo della proclamazione dogmatica, quando vi si dice che il dogma è proclamato "ad onore del Figlio, a glorificazione della Madre e a gioia di tutta la Chiesa" (Denzinger-Schönmetzer 3903). Questo dogma voleva essere un atto di culto, la forma più alta della lode a Maria, dell’esaltazione [...]. Ciò distingue, in certo senso, i due ultimi dogmi mariani dalle precedenti forme nelle quali si è configurata la fede della Chiesa, sebbene il carattere dossologico in esse vi fosse sempre, in maniera più o meno accentuata» (pp. 70-71).

Ed ecco, allora, la spiegazione del contenuto stesso del dogma dell’Assunzione di Maria: «L’affermazione di contenuto che nel dogma viene fatta è completamente ordinata al culto; ma, viceversa, il culto si serve di questo contenuto e trova qui la sua ragione più forte: il culto si riferisce a colei che vive, a colei che è a casa, che è realmente arrivata al di là della morte, alla meta. Possiamo anche dire: la formula dell’Assunta rende esplicito ciò che è il presupposto interno del culto. Ma ogni culto che avviene sotto il predicato sanctus presuppone la vita col Signore; esso ha senso solamente quando chi è venerato vive ed è giunto alla meta. Si potrebbe dire perciò che il dogma dell’Assunta è semplicemente il grado supremo della canonizzazione nella quale il titolo "santo" viene attribuito nel senso più stretto, volendo significare cioè: interamente e totalmente nel compimento escatologico.

«Con ciò si dischiude ormai il contesto biblico fondamentale, che garantisce tutta l’affermazione (dogmatica). Noi possiamo cioè asserire che il dogma dell’Assunta non fa che descrivere nel suo contenuto ciò che è stato nel suo interno presupposto ed affermato nel grado supremo del culto. Nel medesimo tempo ci si può e ci si deve allora ricordare che il vangelo di Luca stesso profetizza ed esige il culto di Maria: "D’ora in poi, tutte le generazioni mi chiameranno beata" (Lc 1, 48)» (pp. 71-72).

Sulla base di questa intuizione, Ratzinger rileva ancora che «la registrazione di Luca presuppone che la glorificazione di Maria già esistesse nella Chiesa del suo tempo e che egli la ritiene un dovere della Chiesa per tutte le generazioni, vedendo incominciare questa lode di Maria con il saluto di Elisabetta: "Beata colei che ha creduto…" (Lc 1, 45)».

E segue un ulteriore passo del teologo: «In questa primissima forma di culto a Maria si riflette nuovamente l’unità dei Testamenti, caratteristica di tutto il tema mariano: il Dio d’Israele viene chiamato tramite uomini ai quali egli si è dimostrato grande, nella vita dei quali egli si rende visibile e presente. Essi sono, per così dire, il suo nome nella storia; e grazie a loro egli stesso ha un nome, per loro ed in loro egli diventa accessibile. Si chiama il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; chiamarlo significa chiamare i padri, così come, viceversa, chiamare i padri significa ricordarsi di lui e riconoscerlo. Non invocare gli uomini, nei quali egli stesso si rende visibile, è ingratitudine, smemoratezza: per la fede d’Israele, però, è anche caratteristico che essa abbia memoria e sia memoria» (p. 72).

Significato del dogma: l’unione escatologica di Maria con Dio

Da qui la conclusione mariologica che ricava il futuro papa Benedetto XVI: «La glorificazione di Maria si congiunge all’idea di Dio che collega i padri col nome di Dio e sa che nella glorificazione dei padri c’è l’esaltazione di Dio» (p. 72). E spiega, in riferimento al testo in cui Marco («…il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe non è un Dio dei morti ma dei viventi!», Mc 12, 18-27) mette in relazione il tema di Dio Padre con il tema della risurrezione: «[Gesù] dimostra la risurrezione non sulla base di singoli testi della precedente letteratura profetica o apocalittica, ma sulla base del concetto stesso di Dio, "Dio dei viventi". [...] Sicché, la risurrezione dimostra che i "viventi" appartengono al nome di Dio stesso; e il diritto al culto comporta in sé la certezza della vittoria sulla morte, l’affermazione della risurrezione» (p. 73).

Accenniamo soltanto a un’obiezione che Ratzinger immagina possa essere fatta alla sua discussione teologica, rimandando l’approfondimento a una riflessione successiva.

«Si potrebbe dire: vittoria sulla morte, sì; ma perché (in Maria) nella forma suprema, definitiva ed escatologica come intende la formula dogmatica corpore et anima (che di fatto, "in tedesco" si può tentare di rendere semplicemente con il termine "escatologico")? Qui», continua Ratzinger, «si potrebbe rispondere chiarissimamente: ciò è lecito per il semplice fatto che il nome Maria sta al posto della Chiesa stessa, della sua definitiva condizione di salvezza» (pp. 73-74).

Torniamo così all’affermazione iniziale sopra riportata del cardinale Ratzinger in risposta al giornalista Peter Seewald nell’intervista sul significato del dogma dell’Assunzione corporea di Maria in cielo: «Si adempie pienamente in Maria ciò che il battesimo opera in tutti noi: il dimorare ("sedere") con Dio "nei cieli" [...]. Il battesimo (cioè, l’unione a Cristo) dispiega in Maria la sua massima efficacia. In noi l’unione a Cristo, la risurrezione, è una condizione ancora incompiuta e imperfetta. Non così per lei, cui non manca più nulla, poiché è già entrata nella piena comunione con Cristo. E di questa comunione è partecipe anche una nuova corporeità, per noi inimmaginabile. In breve, il portato essenziale di questo dogma è la pienezza dell’unione di Maria a Dio, a Cristo, la pienezza del suo essere "cristiana"» (p. 277).

Bruno Simonetto

FONTE: Madre di Dio, 2007, fasc. n. 5 (http://www.stpauls.it/madre/0705md/0705md08.htm)

Augustinus
12-08-07, 08:01
L’Assunzione di Maria al cielo

Nel dogma dell’Assunta si esprime il senso escatologico dell’immortalità dell’uomo e la realizzazione della pienezza del nostro battesimo.

Concludiamo la riflessione sull’ultimo dogma mariano, l’Assunzione di Maria al Cielo in anima e corpo, a partire dalla presentazione teologica che ne fa Joseph Ratzinger, attualmente papa Benedetto XVI, ne La figlia di Sion. La devozione a Maria nella Chiesa, Jaca Book, Milano 1979.

A quanto detto in precedenza sul contenuto dogmatico dell’Assunta, che per Ratzinger è espressione del supremo culto della Chiesa a Maria, vista nella pienezza escatologica della sua unione con Dio, aggiungiamo ora le altre argomentazioni teologiche del Papa.

Il significato escatologico dell’immortalità dell’uomo

«Maria [assunta in cielo] sta al posto della Chiesa stessa, della sua definitiva condizione di salvezza» (p. 74).

Ratzinger approfondisce questo concetto sviluppando anzitutto un altro tema che, per lui, riveste un ruolo importante anche nel testo della proclamazione dogmatica dell’Assunzione della Vergine in cielo. Eccone l’argomentazione:

«Come la vita dell’uomo è piantata, immersa in un mondo nel quale la morte è la condizione della vita, così la nascita è sempre ambivalente: essa è, al tempo stesso, un morire e un divenire. La sentenza di Gn 3, 16 ("Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli…") descrive appunto questo destino dell’uomo; l’ambivalenza della figura di Eva esprime quest’ambivalenza del divenire biologico: la nascita è una parte della morte; essa avviene sotto il segno della morte e rimanda alla morte che, in certo qual senso, essa anticipa, prepara ed anche presuppone». Sicché «generare alla vita significa sempre, al tempo stesso, aprirsi al morire.

«Ma se Maria è veramente genitrice di Dio, se ella genera colui che è per eccellenza la morte della morte e la vita, allora questo essere Madre di Dio è veramente "nuova nascita" (nova nativitas): un nuovo modo del generare, incastrato nell’antico, così come Maria è nuova alleanza nell’antica alleanza e come membro dell’antica. Questa nascita non è un morire, ma solamente un divenire, un prorompere della vita che toglie il morire e lo lascia definitivamente alle sue spalle. Perciò il titolo di "genitrice di Dio" da una parte rimanda all’indietro, alla Vergine: questa vita non è stata concepita nel morire e divenire quotidiani, ma è puro inizio; e dall’altra esso rimanda in avanti, all’Assunta: da questa nascita non viene alcuna morte, deriva solamente vita. Questa nuova "generazione" non ha come sua condizione il recedere nell’antica, ma essa produce la definitività del tutto.

«Qui si rivela però anche il legame con l’affermazione dell’Immacolata; esso potrebbe forse essere così descritto: là dove vi è totalità della grazia c’è totalità della salvezza. Dove la grazia non si trova nella precarietà di "giusto e peccatore al tempo stesso", ma essa è puro sì, lì non c’è spazio per la morte, lo sgherro del peccato.

«Ora, però, questo comporta un domandarsi: che cosa significa assunzione in corpo e anima nella gloria celeste? Che cosa significa propriamente "immortalità"? E che cosa significa "morte"? L’uomo non è mai immortale per se stesso, ma solamente nell’altro e coll’altro, provvisoriamente, sperimentalmente, frammentariamente nel bambino; in definitiva egli è veramente nella gloria soltanto nel totalmente-Altro ed a partire da lui: da Dio. Noi siamo mortali a causa dell’adeguata autarchia del "voler stare in se stessi", di quell’autarchia che si rivela illusione. In quanto fallimento dell’autarchia, in quanto possibilità di dare consistenza a se stessi, la morte non è solamente un fenomeno somatico, ma un fenomeno umano di radicale profondità. Là dove tuttavia manca il tentativo, per noi originario, dell’autarchia, là dove esiste la pura autoespropriazione di colui che non si fonda su se stesso (= grazia!), qui non c’è "morte" (benché vi sia la fine somatica), ma qui tutto l’uomo entra nella salvezza, poiché egli, come totalità, senza riduzione alcuna, sta eternamente nella memoria di Dio che è creatrice di vita, in quella memoria che, prendendolo come tale, lo custodisce nella sua stessa gloria» (pp. 74-76; in nota Ratzinger rimanda alla sua presentazione più dettagliata della problematica di immortalità e risurrezione in Kleine katholische Dogmatik del 1977, scritta a quattro mani con Johann Auer).

Nell’Assunta si è realizzata tutta l’essenza del battesimo

«Con questo», prosegue nel suo ragionamento Ratzinger, applicando il discorso alla Vergine Assunta in Cielo, «ritorniamo a quanto si era accennato poc’anzi. Abbiamo detto che chi può essere glorificato, esaltato col nome di Dio, vive. Avevamo aggiunto: per Maria e solamente per lei (per quanto noi sappiamo) ciò vale in modo definitivo, incondizionato, poiché ella sta per la Chiesa stessa, per quel suo definitivo essere salvata che non è più solamente promessa da venire, ma è già realtà.

«A questo proposito, mi sembra avere una certa importanza Col 3,3: "Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio". Ciò significa: esiste come una sorta di "ascensione" del battezzato, della quale parla in termini del tutto espliciti Ef 2,6: "Con lui Dio ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù". Stando a questo testo, il battesimo è partecipazione non soltanto alla risurrezione, ma anche all’ascensione di Cristo. Il battezzato, in altre parole, in quanto battezzato e nella misura in cui egli è tale, è già adesso inserito nell’ascensione e vive là, nel Signore glorificato, la sua vita nascosta (la sua vera vita!)» (pp. 76-77).

Come si può ben capire, per Ratzinger (che sempre più scopriamo essere davvero il san Tommaso d’Aquino dei nostri tempi!) la formula dogmatica dell’"Assunzione" di Maria in corpo e anima perde, sulla base dei testi biblici citati, ogni carattere speculativo e arbitrario: essa, infatti, è solamente la forma suprema della canonizzazione riferita a colei che ha generato il Signore («prima con il cuore poi nel corpo», dice sant’Agostino), della quale la fede, cioè il contenuto interiore del Battesimo, può essere affermata illimitatamente (in conformità a Luca 1, 45: "Beata colei che ha creduto all’adempimento delle parole del Signore"); Maria è colei nella quale «si è quindi realizzata tutta l’essenza del battesimo, in lei è stata inghiottita nella vittoria di Cristo, in lei ciò che ancora si oppone al battesimo (alla fede) è stato totalmente superato con la morte della vita terrena» (p. 77).

Queste ultime affermazioni (che per Maria hanno la piena evidenza personale nel collegamento a Luca 1, 45 ed Ef 2,6) si riferiscono «nuovamente e strettissimamente», continua Ratzinger, «a quei contesti tipologici che abbiamo continuamente tenuto presente: l’interamente battezzata, in quanto realtà personale della vera chiesa, è contemporaneamente la certezza di salvezza della chiesa, certezza non solamente promessa ma esistente in lei in carne e ossa, e certezza di salvezza di quella chiesa che in lei è già stata salvata: il nuovo Israele non è più respinto. È già entrato nel cielo. Esistono su questo punto preziosi testi patristici, che di fatto non fanno che sviluppare ciò che già si trova nella Bibbia» (pp. 77-78).

Il culto a Maria è come la "danza" del Magnificat

Infine, un’ultima osservazione che il cardinale Ratzinger propone per completare la sua originale riflessione sul dogma dell’Assunzione di Maria, che qui siamo andati illustrando. «Raccontando la visita di Maria ad Elisabetta», scrive, «Luca riferisce che il bimbo Giovanni, al risuonare del saluto di Maria, "ha esultato di gioia nel grembo" (Lc 1, 46). Per esprimere la gioia, egli usa lo stesso termine skirtôn ("saltellare") che ha impiegato anche per denotare la gioia di coloro che sono toccati dalle beatitudini (Lc 6, 23 ["rallegratevi in quel giorno ed esultate, skirtésate"]).

«In una delle antiche traduzioni greche dell’Antico Testamento, questo termine ricorre anche là dove si descrive la danza di Davide dinanzi all’arca santa che è finalmente ritornata in patria (2Sam 6, 16)». Ora – citando l’interpretazione di René Laurentin, che stabilisce un parallelismo tra Lc 1, 39-44 e 2Sam 6, 2-11 – si può dire che la scena (della Visitazione di Maria ad Elisabetta) «è costruita in maniera parallela con il ritorno in patria dell’arca, così che il saltellare del bambino proseguirebbe la gioia estatica di Davide dinanzi al segno che garantisce la vicinanza di Dio. Ma, comunque sia, si esprime qui qualcosa che per noi, nel nostro secolo critico, è andato quasi completamente perduto e che, tuttavia, appartiene all’interiorità della fede: per lui [Giovanni] è la gioia per la Parola che si è fatta uomo, è quel saltellare dinanzi all’arca dell’alleanza nella contentezza dimentica di sé che coglie colui che ha conosciuto la vicinanza salvatrice di Dio.

«Solamente chi capisce ciò», afferma a questo punto, con forte espressione, il futuro Benedetto XVI, quasi a voler raccogliere il senso di tutto quanto è andato spiegando ne La figlia di Sion, «può comprendere anche il culto di Maria: al di là di tutti i problemi, esso è l’essere trascinati dalla gioia perché il vero Israele esiste indistruttibile; è l’oscillare beato nella gioia del Magnificat e, perciò, nella lode di colui verso il quale è debitrice la figlia di Sion e di colui che lei porta come la vera, non deperibile, indistruttibile arca dell’alleanza» (pp. 79-79).

E su queste note "in crescendo" terminiamo le nostre riflessioni sui quattro dogmi mariani, rivisitati alla luce dell’insegnamento mariologico del teologo Ratzinger divenuto poi papa Benedetto XVI.

Bruno Simonetto

FONTE: Madre di Dio, 2007, fasc. n. 6 (http://www.stpauls.it/madre/0706md/0706md08.htm)

Augustinus
12-08-07, 08:05
Il significato teologico dell’Assunzione

Il dogma dell’Assunta mette al riparo l’indispensabile tensione escatologica del credente, indicando in Maria il destino immortale che tutti ci attende.

In due precedenti puntate di questa rubrica abbiamo riproposto l’insegnamento di papa Benedetto XVI sul dogma dell’Assunzione di Maria al cielo. Ora, integrando questo specifico tema con riflessioni proposte dal suo eccezionale magistero in altri scritti, in omelie e ai vari Angelus, arricchiamo il quadro della mariologia di papa Ratzinger sul significato teologico-spirituale della festa dell’Assunta, che la Chiesa celebra il 15 agosto.

Ricordavamo intanto che il contenuto dogmatico dell’Assunta è spiegato da Ratzinger come espressione del supremo culto della Chiesa a Maria, vista nella pienezza escatologica (= definitiva, finale) della sua unione con Dio; e che nel dogma dell’Assunta trova fondamento il senso escatologico dell’immortalità dell’uomo e la realizzazione della pienezza del nostro battesimo.

Antologia dagli scritti di Ratzinger

1. La prima riflessione è tratta dal libro di Joseph Ratzinger Speranza del grano di senape. Meditazioni per ogni mese dell’anno (Queriniana, Brescia 2006, pp. 51ss.; l’originale tedesco è del 1974), da cui riprendiamo il brano che segue.

«Al giorno d’oggi, il dogma dell’Assunzione corporea di Maria alla gloria celeste ci è piuttosto estraneo e sfuggevole. Quasi tutti i suoi elementi suonano come parole originali, senza che ci sia possibile coglierne pienamente il senso: Maria, il cielo, la gloria. Una sola parola intendiamo bene: il corpo.

«Ciò che viene affermato in questa festa [dell’Assunta] è una confessione di fede nel corpo; e quindi nella terra, nella materia e nel futuro di tutte queste realtà. La Chiesa, in apparenza ostile al corpo, con questo dogma ha intonato un inno al corpo e lo ha posto in correlazione con quanto è divino. Infatti, il rapporto tra corpo e cielo, qui posto in luce, significa in verità una forte valutazione positiva del corpo: il corpo umano non è solo materia, ma ha un rapporto con il "cielo", cioè con Dio. Forse ciò ci risulta poco comprensibile, poiché in questa formulazione viene saltato un passaggio, intermedio, o esso viene dato come presupposto e di per sé evidente. Essa concerne quanto qui è più d’ogni altra cosa in gioco: il corpo ha a che fare con il cielo, perché esso ha a che fare con quanto è umano nell’uomo.

«Questa è un’affermazione di grandissima attualità; [...] poiché è soltanto quando si sa apprezzare l’umano alla luce della promessa di Dio che si rende davvero onore al corpo.

«Per queste ragioni, il reale radicamento dell’agire di Dio nel profondo della corporeità è – sia detto senza spiritualismi né saccenteria – tanto importante: iniziato con la nascita dalla Vergine Maria, esso ha raggiunto il culmine con la risurrezione del Signore e nel fatto che il sì di Dio, mediante il Figlio, ha potuto di nuovo incarnarsi nel sì della prima credente.

«E così tutte le parole del dogma [dell’Assunzione] confluiscono insieme: prima cielo e corpo, e ora anche Maria e gloria, corpo e cielo».

2. Nella seconda parte dell’opera La figlia di Sion. La devozione a Maria nella Chiesa (Jaca Book, Milano 1979), che tratta della fede mariana della Chiesa, troviamo un’importante affermazione del futuro papa Benedetto XVI: «La fede nell’esenzione di Maria da ogni peccato genera, a sua volta, la convinzione della sua partecipazione al destino di risurrezione del Figlio ed alla sua vittoria sulla morte» («assumpta est Maria in coelum», Denzinger-Schönmezter 3900-3904).

Riprendendo altrove tale discorso per spiegarlo diffusamente, il cardinale Ratzinger ricorre alla teologia battesimale elaborata da san Paolo che afferma: «Con lui [= Cristo] Dio ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù» (Ef 2,6). «Questo significa – rispondeva al giornalista tedesco Peter Seewald che lo intervistava sui principali temi della nostra fede – che, in quanto battezzati, il nostro futuro è già tracciato.

«Secondo il dogma dell’Assunzione di Maria al cielo si adempie, infatti, pienamente in Maria ciò che il battesimo opera in tutti noi: il dimorare ("sedere") con Dio "nei cieli" (perché Dio è nei Cieli!). Il battesimo (cioè, l’unione a Cristo) dispiega in Maria la sua massima efficacia. In noi l’unione a Cristo, la risurrezione, è una condizione ancora incompiuta e imperfetta. Non così per lei, cui non manca più nulla, poiché è già entrata nella piena comunione con Cristo. E di questa comunione è partecipe anche una nuova corporeità, per noi inimmaginabile. In breve, il portato essenziale di questo dogma è la pienezza dell’unione di Maria a Dio, a Cristo, la pienezza del suo essere "cristiana"» (Joseph Ratzinger, Dio e il mondo, San Paolo 2001, p. 277).

3. In colloquio con Vittorio Messori (raccolto nel famoso Rapporto sulla fede, San Paolo 1985, più volte ristampato), a proposito dei dogmi mariani Joseph Ratzinger diceva ancora: «La Chiesa ha proclamato i dogmi mariani – prima la verginità perpetua e la maternità divina, e poi, dopo una lunga maturazione e riflessione, il concepimento senza la macchia del peccato originale e l’assunzione al cielo – come atto direttamente funzionale alla fede in Cristo e non, in prima battuta, per devozione verso Maria, sua madre.

«Questi dogmi mettono al riparo la fede autentica in Cristo, vero Dio e vero uomo: due nature in una sola persona. Mettono al riparo anche l’indispensabile tensione escatologica, indicando in Maria Assunta il destino immortale che tutti ci attende. E mettono a riparo pure la fede, oggi minacciata, in Dio Creatore che [...] può liberamente intervenire anche sulla materia. Insomma, come ricorda anche il Concilio [Vaticano II], "Maria, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce in certa misura e riverbera i massimi dati della fede" (LG 65)» (pp. 107ss.).

L’esistenza umana nella prospettiva dell’eternità

Altri pensieri di spiritualità ci vengono offerti dall’omelia tenuta da papa Benedetto XVI nella festa dell’Assunta del 2005 e alla recita dell’Angelus nel 2005 e nel 2006.

a) «Maria è assunta in cielo in corpo e anima: anche per il corpo c’è posto in Dio. Il cielo non è più per noi una sfera molto lontana e sconosciuta. Nel cielo abbiamo una Madre. E la Madre di Dio, la Madre del Figlio di Dio, è la nostra Madre. Egli stesso lo ha detto. Ne ha fatto la nostra Madre, quando ha detto al discepolo e a tutti noi: "Ecco la tua Madre!". Nel cielo abbiamo una Madre. Il cielo è aperto, il cielo ha un cuore» (omelia del 15 agosto 2005).

b) «Maria è assunta in corpo e anima alla gloria del cielo e con Dio e in Dio è regina del cielo e della terra. È forse così lontana da noi? È vero il contrario: proprio perché è con Dio e in Dio, è vicinissima ad ognuno di noi. Quando era in terra poteva essere vicina solo ad alcune persone. Essendo in Dio, che è vicino a noi – anzi, che è "interiore" a noi tutti –, Maria partecipa a questa vicinanza in Dio.

«Essendo in Dio e con Dio, è vicina a ognuno di noi, conosce il nostro cuore, può sentire le nostre preghiere, può aiutarci con la sua bontà materna e ci è data – come è detto dal Signore – proprio come "madre" alla quale possiamo rivolgerci in ogni momento. Ella ci ascolta sempre, ci è sempre vicina, ed essendo Madre del Figlio, partecipa del potere del Figlio, della sua bontà. Perciò, possiamo sempre affidare tutta la nostra vita a questa Madre, che non è lontana da nessuno di noi» (omelia del 15 agosto 2005).

c) «Nell’odierna solennità dell’Assunta contempliamo il mistero del passaggio di Maria da questo mondo al Paradiso: celebriamo, potremmo dire, la sua "pasqua". Come Cristo risuscitò dai morti con il suo corpo glorioso e ascese al cielo, così la Vergine Santa, a Lui pienamente associata, è stata assunta nella gloria celeste con l’intera sua persona. Anche in questo, la Madre ha seguito più da vicino il suo Figlio e ha preceduto tutti noi. Accanto a Gesù, nuovo Adamo, che è "la primizia" dei risorti (cf 1Cor 15,20.23), la Madonna, nuova Eva, appare come "primizia e immagine della Chiesa" (Prefazio), "segno di sicura speranza" per tutti i cristiani nel pellegrinaggio terreno (cf LG 68)».

«La festa dell’Assunta, tanto cara alla tradizione popolare, costituisce così per tutti i credenti un’utile occasione per meditare sul senso vero e sul valore dell’esistenza umana nella prospettiva dell’eternità. Cari fratelli e sorelle, è il Cielo la nostra definitiva dimora. Da lì Maria ci incoraggia con il suo esempio ad accogliere la volontà di Dio, a non lasciarci sedurre dai fallaci richiami di tutto ciò che è effimero e passeggero, a non cedere alle tentazioni dell’egoismo e del male che spengono nel cuore la gioia della vita» (Angelus, 15 agosto 2005).

d) «Maria è esempio e sostegno per tutti i credenti: ci incoraggia a non perderci di fiducia dinanzi alle difficoltà e agli inevitabili problemi di tutti i giorni. Ci assicura il suo aiuto e ci ricorda che l’essenziale è cercare e pensare "alle cose di lassù, non a quelle della terra" (Col 3,2). Presi dalle occupazioni quotidiane, rischiamo infatti di ritenere che sia qui, in questo mondo nel quale siamo solo di passaggio, lo scopo ultimo dell’umana esistenza. Invece è il Paradiso la vera meta del nostro pellegrinaggio terreno.

«Quanto diverse sarebbero le nostre giornate se ad animarle fosse questa prospettiva! Così è stato per i santi. Le loro esistenze testimoniano che quando si vive con il cuore costantemente rivolto a Dio, le realtà terrene sono vissute nel loro giusto valore perché ad illuminarle è la verità eterna dell’amore divino» (Angelus, 15 agosto 2006).

A Maria Assunta in cielo eleviamo con Tonino Bello il canto della fede e della speranza, come ci insegna papa Benedetto XVI: «Santa Maria, Madre tenera e forte, nostra compagna di viaggio sulle strade della vita, ogni volta che contempliamo le cose grandi che l’Onnipotente ha fatto in te, proviamo una così viva malinconia per le nostre lentezze, che sentiamo il bisogno di allungare il passo per camminarti vicino.

«Asseconda pertanto il nostro desiderio di prenderti per mano, e accelera le nostre cadenze di camminatori un po’ stanchi.

«Divenuti anche noi pellegrini nella fede, non solo cercheremo il volto del Signore, ma, contemplandoti quale icona della sollecitudine umana verso coloro che si trovano nel bisogno, raggiungeremo in fretta la "città", recando gli stessi frutti di gioia che portasti un giorno a Elisabetta lontana».

Bruno Simonetto

FONTE: Madre di Dio, 2007, fasc. n. 8-9 (http://www.stpauls.it/madre/0708md/0708md18.htm)

Augustinus
12-08-07, 08:36
http://www.kilgoregallery.com/artworks/poelenburgh/assumption.jpg Cornelis van Poelenburgh, Assunzione della Vergine, 1620, collezione privata, Londra

http://img86.imageshack.us/img86/3277/assumptiontl0.png Luca Signorelli, Assunzione della Vergine tra i SS. Benedetto e Michele, 1480-89, Metropolitan Museum of Art, New York

http://img86.imageshack.us/img86/18/assumption2zt1.png Ambrogio di Stefano da Fessano (Il Bergognone), Assunzione della Vergine, 1480-1520, Metropolitan Museum of Art, New York

http://ns3033.ovh.net/~palais/IMG/jpg/94-Assomption_StJulien.jpg Philippe de Champaigne, Assunzione della Vergine, 1671, Palais de Beaux Arts, Lille

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/ass1.jpg http://www.catholictradition.org/Assumption/assumption13.jpg Philippe de Champagne, Assunzione della Vergine, XVIII sec.

Augustinus
12-08-07, 13:43
http://www.wga.hu/art/c/correggi/frescoes/duomo0.jpg http://www.wga.hu/art/c/correggi/frescoes/duomo2.jpg Correggio, Assunzione della Vergine, 1526-30, Duomo, Parma

http://www.wga.hu/art/f/ferrari/defenden/assumpti.jpg Defendente Ferrari, Assunzione della Vergine, 1500, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.wga.hu/art/g/gherardu/assumpti.jpg Don Silvestro dei Gherarducci, Assunzione della Vergine, 1365 circa, Pinacoteca, Vaticano

http://www.wga.hu/art/g/ghirland/domenico/6tornab/61tornab/7death.jpg Domenico Ghirlandaio, Morte ed Assunzione della Vergine, 1486-90, Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze

Augustinus
12-08-07, 14:09
http://www.wga.hu/art/v/vaccar/assumpti.jpg Andrea Vaccaro, Assunzione della Vergine, XVII sec., collezione privata

http://www.wga.hu/art/s/sallaert/assumpti.jpg Anthonis Sallaert, Assunzione della Vergine, 1620, collezione privata

http://www.wga.hu/art/p/perugino/madonna/assumpt.jpg Pietro Perugino, Assunzione della Vergine, 1506 circa, Chiesa della SS. Annunziata, Firenze

Augustinus
18-08-07, 13:29
The Feast of the Assumption

The Feast of the Assumption of the Blessed Virgin Mary, 15 August; also called in old liturgical books Pausatio, Nativitas (for heaven), Mors, Depositio, Dormitio S. Mariae.

This feast has a double object: (1) the happy departure of Mary from this life; (2) the assumption of her body into heaven. It is the principal feast of the Blessed Virgin.

THE FACT OF THE ASSUMPTION

Regarding the day, year, and manner of Our Lady's death, nothing certain is known. The earliest known literary reference to the Assumption is found in the Greek work De Obitu S. Dominae. Catholic faith, however, has always derived our knowledge of the mystery from Apostolic Tradition. Epiphanius (d. 403) acknowledged that he knew nothing definite about it (Haer., lxxix, 11). The dates assigned for it vary between three and fifteen years after Christ's Ascension. Two cities claim to be the place of her departure: Jerusalem and Ephesus. Common consent favours Jerusalem, where her tomb is shown; but some argue in favour of Ephesus. The first six centuries did not know of the tomb of Mary at Jerusalem.

The belief in the corporeal assumption of Mary is founded on the apocryphal treatise De Obitu S. Dominae, bearing the name of St. John, which belongs however to the fourth or fifth century. It is also found in the book De Transitu Virginis, falsely ascribed to St. Melito of Sardis, and in a spurious letter attributed to St. Denis the Areopagite. If we consult genuine writings in the East, it is mentioned in the sermons of St. Andrew of Crete, St. John Damascene, St. Modestus of Jerusalem and others. In the West, St. Gregory of Tours (De gloria mart., I, iv) mentions it first. The sermons of St. Jerome and St. Augustine for this feast, however, are spurious. St. John of Damascus (P. G., I, 96) thus formulates the tradition of the Church of Jerusalem:

St. Juvenal, Bishop of Jerusalem, at the Council of Chalcedon (451), made known to the Emperor Marcian and Pulcheria, who wished to possess the body of the Mother of God, that Mary died in the presence of all the Apostles, but that her tomb, when opened, upon the request of St. Thomas, was found empty; wherefrom the Apostles concluded that the body was taken up to heaven.
Today, the belief in the corporeal assumption of Mary is universal in the East and in the West; according to Benedict XIV (De Festis B.V.M., I, viii, 18) it is a probable opinion, which to deny were impious and blasphemous.

THE FEAST OF THE ASSUMPTION

Regarding the origin of the feast we are also uncertain. It is more probably the anniversary of the dedication of some church than the actual anniversary of Our Lady's death. That it originated at the time of the Council of Ephesus, or that St. Damasus introduced it in Rome is only a hypothesis.

According to the life of St. Theodosius (d. 529) it was celebrated in Palestine before the year 500, probably in August (Baeumer, Brevier, 185). In Egypt and Arabia, however, it was kept in January, and since the monks of Gaul adopted many usages from the Egyptian monks (Baeumer, Brevier, 163), we find this feast in Gaul in the sixth century, in January [mediante mense undecimo (Greg. Turon., De gloria mart., I, ix)]. The Gallican Liturgy has it on the 18th of January, under the title: Depositio, Assumptio, or Festivitas S. Mariae (cf. the notes of Mabillon on the Gallican Liturgy, P. L., LXXII, 180). This custom was kept up in the Gallican Church to the time of the introduction of the Roman rite. In the Greek Church, it seems, some kept this feast in January, with the monks of Egypt; others in August, with those of Palestine; wherefore the Emperor Maurice (d. 602), if the account of the "Liber Pontificalis" (II, 508) be correct, set the feast for the Greek Empire on 15 August.

In Rome (Batiffol, Brev. Rom., 134) the oldest and only feast of Our Lady was 1 January, the octave of Christ's birth. It was celebrated first at Santa Maria Maggiore, later at Santa Maria ad Martyres. The other feasts are of Byzantine origin. Duchesne thinks (Origines du culte chr., 262) that before the seventh century no other feast was kept at Rome, and that consequently the feast of the Assumption, found in the sacramentaries of Gelasius and Gregory, is a spurious addition made in the eighth or seventh century. Probst, however (Sacramentarien, 264 sqq.), brings forth good arguments to prove that the Mass of the Blessed Virgin Mary, found on the 15th of August in the Gelasianum, is genuine, since it does not mention the corporeal assumption of Mary; that, consequently, the feast was celebrated in the church of Santa Maria Maggiore at Rome at least in the sixth century. He proves, furthermore, that the Mass of the Gregorian Sacramentary, such as we have it, is of Gallican origin (since the belief in the bodily assumption of Mary, under the influence of the apocryphal writings, is older in Gaul than in Rome), and that it supplanted the old Gelasian Mass. At the time of Sergius I (700) this feast was one of the principal festivities in Rome; the procession started from the church of St. Hadrian. It was always a double of the first class and a Holy Day of obligation.

The octave was added in 847 by Leo IV; in Germany this octave was not observed in several dioceses up to the time of the Reformation. The Church of Milan has not accepted it up to this day (Ordo Ambros., 1906). The octave is privileged in the dioceses of the provinces of Sienna, Fermo, Michoacan, etc.

The Greek Church continues this feast to 23 August, inclusive, and in some monasteries of Mount Athos it is protracted to 29 August (Menaea Graeca, Venice, 1880), or was, at least, formerly. In the dioceses of Bavaria a thirtieth day (a species of month's mind) of the Assumption was celebrated during the Middle Ages, 13 Sept., with the Office of the Assumption (double); today, only the Diocese of Augsburg has retained this old custom.

Some of the Bavarian dioceses and those of Brandenburg, Mainz, Frankfort, etc., on 23 Sept. kept the feast of the "Second Assumption", or the "Fortieth Day of the Assumption" (double) believing, according to the revelations of St. Elizabeth of Schönau (d. 1165) and of St. Bertrand, O.C. (d. 1170), that the B.V. Mary was taken up to heaven on the fortieth day after her death (Grotefend, Calendaria 2, 136). The Brigittines kept the feast of the "Glorification of Mary" (double) 30 Aug., since St. Brigitta of Sweden says (Revel., VI, l) that Mary was taken into heaven fifteen days after her departure (Colvenerius, Cal. Mar., 30 Aug.). In Central America a special feast of the Coronation of Mary in heaven (double major) is celebrated 18 August. The city of Gerace in Calabria keeps three successive days with the rite of a double first class, commemorating: 15th of August, the death of Mary; 16th of August, her Coronation.

At Piazza, in Sicily, there is a commemoration of the Assumption of Mary (double second class) the 20th of February, the anniversary of the earthquake of 1743. A similar feast (double major with octave) is kept at Martano, Diocese of Otranto, in Apulia, 19th of November.

[Note: By promulgating the Bull Munificentissimus Deus, 1 November, 1950, Pope Pius XII declared infallibly that the Assumption of the Blessed Virgin Mary was a dogma of the Catholic Faith. Likewise, the Second Vatican Council taught in the Dogmatic Constitution Lumen Gentium that "the Immaculate Virgin, preserved free from all stain of original sin, was taken up body and soul into heavenly glory, when her earthly life was over, and exalted by the Lord as Queen over all things (n. 59)"].

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. II, New York, 1907 (http://www.newadvent.org/cathen/02006b.htm)

Augustinus
19-08-07, 08:10
Da dom Prosper Guéranger, L’Année Liturgique - Le Temps après la Pentecôte, Paris-Poitiers, 1901, VI ediz., t. IV, p. 534-543

LE XVIII AOUT.

QUATRIÈME JOUR DANS L'OCTAVE DE L'ASSOMPTION.

Inséparable de Jésus dans les décrets éternels, Marie fut avec lui le type de toute beauté pour l'Auteur du monde. Quand la Toute-Puissance préparait la terre et les cieux (1), la Sagesse se jouait devant elle en son humanité future comme exemplaire premier, comme mesure et comme nombre (2), comme point de départ, centre et sommet de l'œuvre entreprise par l'Amour; mais avec elle aussi, la Mère prédestinée, la femme choisie pour donner de sa chair au Fils de Dieu sa qualité de Fils de l'homme, apparaissait, parmi les simples créatures, comme devant être le terme de toute excellence dans les divers ordres de la nature, de la grâce et de la gloire. Ne soyons donc pas étonnés si l'Eglise (3) met sur les lèvres de Marie la parole que l'éternelle Sagesse dit la première: J'ai été créée au commencement (4).

Dans tout son être, et jusqu'en son corps, fut réalisé pleinement l'idéal divin. Faire jaillir du néant le reflet des perfections infinies, c'est le but de toute création, la loi de la matière même. Or, après la face du plus beau des enfants des hommes (5), rien n'exprima Dieu ici-bas comme le visage de la Vierge. On connaît l'exclamation admirative prêtée à saint Denys voyant pour la première fois Notre-Dame: «Si la foi ne m'eût révélé votre Fils, je vous aurais prise pour la Divinité!». Authentique ou non dans la bouche de l'Aréopagite (6), ce cri du cœur rend bien pourtant la pensée des anciens. L'on devra d'autant moins en être surpris, que nul fils ne ressembla comme Jésus à sa mère. N'ayant point de père ici-bas, c'était deux fois pour lui la loi de nature. C'est aujourd'hui la complaisance des cieux, où Marie et Jésus montrent aux Anges, dans leurs corps glorifiés, des aspects nouveaux de l'éternelle beauté que ces substances immatérielles n'eussent point su traduire.

Or, l'ineffable perfection du corps de Marie résulta de l'union de ce corps avec l'âme la plus parfaite elle-même qui fut jamais, si, comme il se doit toujours faire, on excepte l'âme du Seigneur son Fils. Chez nous, la déchéance originelle a brisé l'harmonie qui devait subsister entre les deux éléments si divers de notre être humain, rompu aussi, le plus souvent, et parfois renversé les proportions de la nature et de la grâce. Il en est autrement là où l'œuvre divine ne fut point de la sorte viciée dans son principe; c'est ainsi que, pour chacun des bienheureux esprits des neuf chœurs, le degré de la grâce est en rapport direct avec ses dons de nature (7). L'exemption du péché laissa l'âme de l'Immaculée informer dans un empire absolu son corps à son image, tandis qu'elle-même, se prêtant à la grâce selon l'étendue de ses aptitudes exquises, permit à Dieu de l'élever surnaturellement par delà tous les Séraphins jusqu'aux degrés de son propre trône.

Car au royaume de la grâce, non moins qu'en celui de la nature, la suréminence de Marie fut celle qui convenait aune Reine. Son éveil au sein de la bienheureuse Anne nous la fait voir plus élevée déjà que les plus hauts monts (8); Dieu, qui n'aime que ce qu'il fait digne de son amour, chérit cette entrée, ces portes de la vraie Sion, par-dessus toutes les tentes de Jacob (9). Se pouvait-il en effet qu'un seul instant le Verbe, qui l'avait élue pour Mère, dût aimer plus, comme plus parfaite, une autre créature? Aussi nulle parité possible en ces origines mêmes, nulle infériorité surtout qui de la Mère eût atteint jusqu'au Fils. Egalement pour la suite, en la bien-aimée, nul défaut de correspondance aux prévenances divines; à perfection si grande eussent répugné toute défaillance, toute lacune, tout arrêt. Depuis le moment de sa Conception très sainte jusqu'à celui de la mort glorieuse qui lui ouvrit les cieux, la grâce agit en Marie sans nulle trêve dans la totalité de sa force divine. C'est ainsi que partie de sommets encore inconnus, doublant à chaque coup d'aile son énergie, son vol puissant l'a portée jusqu'à ce voisinage de Dieu où notre admiration la suit en ces jours.

Cependant Notre-Dame n'est point seulement la première-née (10), la plus parfaite, la plus belle, la plus sainte des créatures et leur Reine; ou plutôt elle n'est tout cela, que parce qu'elle est la Mère du Fils de Dieu. Ne fût-ce que pour constater qu'elle dépasse à elle seule tous les sujets réunis de son vaste empire, il nous est possible encore de la comparer avec l'homme, avec l'ange, sur le terrain de la nature et celui de la grâce. Où le rapprochement cesse, où toute transition fait défaut, c'est pour la suivre à la retraite inaccessible où, quoique toujours la servante du Seigneur (11), elle entre en part des éternelles relations qui constituent la Trinité sainte. Quel est, en une créature, ce mode de la divine charité où Dieu est aimé comme fils? Mais écoutons ici l'évêque de Meaux, dont le moindre mérite n'est pas d'avoir compris comme il l'a fait les grandeurs de Marie:

«Pour former l'amour de la sainte Vierge il a fallu y mêler ensemble tout ce que la nature a de plus tendre, et la grâce de plus efficace. La nature a dû s'y trouver, parce que cet amour embrassait un fils; la grâce a dû y agir, parce que cet amour regardait un Dieu. Mais ce qui passe l'imagination, c'est que la nature et la grâce n'y suffisent pas, parce qu'il n'appartient pas à la nature de trouver un fils dans un Dieu; et que la grâce, du moins ordinaire, ne peut faire aimer un Dieu dans un fils: il faut donc nécessairement s'élever plus haut. Permettez-moi, chrétiens, de porter aujourd'hui mes pensées au-dessus de la nature et de la grâce, et de chercher la source de cet amour dans le sein même du Père éternel. Le divin Fils dont Marie est mère, lui est commun avec Dieu. Elle est unie avec Dieu le Père, en devenant la Mère de son Fils unique, qui ne lui est commun qu'avec le Père éternel dans la manière dont elle l'engendre (12). Mais pour la rendre capable d'engendrer un Dieu, il a fallu que le Très-Haut la couvrît de sa vertu (13), c'est-à-dire, qu'il étendît sur elle sa fécondité. C'est en cette sorte que Marie est associée à la génération éternelle.

«Mais ce Dieu qui a bien voulu lui donner son Fils, pour achever son ouvrage, a dû aussi faire couler dans son chaste sein quelque étincelle de l'amour qu'il a pour ce Fils unique, qui est la splendeur de sa gloire et la vive image de sa substance (14). C'est de là qu'est né l'amour de Marie: il s'est fait une effusion du cœur de Dieu dans le sien; et l'amour qu'elle a pour son Fils lui est donné de la même source qui lui a donné son Fils même. Après cette mystérieuse communication, que direz-vous, ô raison humaine? Prétendrez-vous pouvoir comprendre l'union de Marie avec Jésus-Christ? Car elle tient quelque chose de cette parfaite unité qui est entre le Père et le Fils. N'entreprenez pas non plus d'expliquer quel est cet amour maternel qui vient d'une source si haute, et qui n'est qu'un écoulement de l'amour du Père pour son Fils unique (15)».

Palestrina, l'ancienne Préneste, députe à la cour de Marie son valeureux et doux martyr Agapit. Par son jeune âge et sa fidélité, il nous rappelle cet autre gracieux athlète, l'acolythe Tarcisius, dont la victoire accompagne de si près au 15 août le triomphe de la Reine du monde, qu'elle s'éclipse en la gloire de celle-ci. Au temps où Valérien persécutait l'Eglise, à la veille des combats de Sixte et de Laurent, Tarcisius, portant le Corps du Seigneur, est rencontré par des païens qui prétendent le contraindre à leur montrer ce qu'il porte; mais, serrant sur son cœur le trésor du ciel, il se laisse broyer sous leurs coups «plutôt que de livrer à ces chiens enragés les membres divins (16)». Agapit, à quinze ans, parcourt au milieu des tourments et des prodiges l'arène que vient de rouvrir à l'ambition des disciples de Jésus le césar Aurélien. Si jeune qu'il fût, le martyr avait pu voir la fin honteuse de Valérien; or, l'édit nouveau qui lui valut de rejoindre Tarcisius aux pieds de Marie n'était pas encore promulgué dans tout l'empire, qu'Aurélien à son tour était foudroyé par ce Christ de qui seul tiennent leurs couronnes les empereurs et les rois.

ORAISON

Que votre Eglise, ô Dieu, se réjouisse, appuyée sur le suffrage du bienheureux Agapit; que les glorieuses prières de votre Martyr lui obtiennent fidélité persévérante et sécurité entière. Par Jésus-Christ.

En rentrant de Palestrina dans la Ville éternelle, saluons sur la gauche le cimetière des saints Marcellin et Pierre, où furent d'abord déposées les reliques saintes de la pieuse impératrice Hélène, qui s'éleva aujourd'hui de la terreau ciel. L'Eglise Romaine a cru ne pouvoir l'honorer mieux, qu'en confondant pour ainsi dire, au III Mai, sa mémoire avec celle du bois sacré rendu par elle à nos adorations. Nous ne reviendrons donc pas aujourd'hui sur la glorieuse Invention qui, après trois siècles de combats, vint consacrer si heureusement l'ère du triomphe. Offrons pourtant notre hommage à celle qui déploya sur le monde délivré l'étendard du salut, et plaça la Croix sur le front des princes autrefois ses persécuteurs (17).

ORAISON.

Seigneur Jésus-Christ, qui avez révélé à la bienheureuse Hélène le lieu où votre Croix était cachée, pour enrichir par elle votre Eglise de ce précieux trésor; accordez-nous par son intercession d'obtenir, grâce au prix soldé sur cet arbre de vie, les récompenses de la vie éternelle. Vous qui vivez.

Mais revenons à l'impératrice des cieux, dont Hélène est la fortunée suivante, dont les Martyrs forment l'armée. Pour la chanter et la prier du milieu de la mer orageuse, Adam de Saint-Victor nous donnera cette Séquence d'un accent si suave.

SEQUENCE.

Salut, Vierge sans pareille, Mère de notre salut, nommée l'Etoile de la mer, étoile nullement vagabonde: ne permettez pas que sur la merde cette vie nous fassions naufrage,mais que pour nous toujours votre prière s'adresse au Sauveur né de vous.

La mer s'irrite, les vents sont en furie, les flots soulevés se bouleversent; le navire court, mais au-devant que de périls! Là les sirènes du plaisir, là le dragon, les chiens de mer et les pirates concourent ensemble à nous faire désespérer de la vie.

Au fond de l'abîme, puis jusqu'au ciel l'onde en colère porte l'esquif; le mât chancelle, la voile est arrachée, le nautonier cesse la lutte; chez nous, en de tels maux, l'homme animal succombe: ô mère toute spirituelle, délivrez-nous de la mort.

Par la rosée du ciel en vous répandue, sans perdre la fleur de pureté, vous donnâtes au monde, prodige nouveau, une fleur nouvelle: le Verbe égal à son Père entre au sein de la Vierge; pour nous il prend un corps dans le secret de vos chastes entrailles.

Celui dont la puissance gouverne toutes choses vous élut et prédestina; sans rompre le sceau virginal, il vous remplit de lui-même; dans l'enfantement, sans déchirement, sans douleur, au rebours de la première mère, vous mîtes au jour le Sauveur.

O Marie, l'excellence de vos mérites vous élève incomparablement par delà les chœurs angéliques; jour fortuné que celui-ci, où vous gagnez les cieux! dans votre piété maternelle, regardez-nous en nos bas-fonds.

Vous êtes la sainte et vive racine, la fleur, la vigne et l'olivier qu'aucune greffe ne féconde; vous êtes le flambeau de la terre, la splendeur du ciel; vous l'emportez sur le soleil en éclat: recommandez-nous à votre fils, pour qu'il nous juge en miséricorde.

Devant la face du Roi suprême, ayez souvenir du petit troupeau; il a transgressé la loi qui lui fut donnée, et pourtant il espère sa grâce: propice et doux, digne d'une louange éternelle, le juge a donné aux coupables un gage d'espérance, en se faisant hostie sur la croix.

Jésus, fruit des entrailles de votre sainte Mère, soyez-nous, sur les flots de ce monde, guide, chemin et libre accès au ciel; tenez le gouvernail, dirigez le navire; si violente qu'elle puisse être, apaisez la tempête; dans votre clémence, donnez-nous d'aborder heureusement au port. Amen.
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NOTE

1. Prov. VIII, 22-31.

2. Eccli. I, 9-10.

3. Epître des Messes de Notre-Dame de la Pentecôte à l'Avent.

4. Eccli. XXIV, 14.

5. Psalm. XLIV, 3.

6. Ex pseudo-epistola Dionys. ad Paulum.

7. Thom. Aqu. Ia P. qu. LXII, art. 6.

8. Psalm. LXXXVI, 1.

9. Ibid. 2.

10. Eccli. XXIV, 5.

11. Luc. I, 38.

12. Bern. Sermo II in Annuntiat.

13. Luc. I, 35.

14. Heb. I, 3.

15. Bossuet, Premier Sermon pour l'Assomption.

16. Damas, in Callisti.

17. Ambr. De obitu Theodosii.

Augustinus
19-08-07, 08:22
Da dom Prosper Guéranger, L’Année Liturgique - Le Temps après la Pentecôte, Paris-Poitiers, 1901, VI ediz., t. IV, p. 544-550

LE XIX AOUT.

CINQUIÈME JOUR DANS L'OCTAVE DE L'ASSOMPTION.

C'est beaucoup, pour un saint, d'avoir une quantité de grâce suffisante au salut d'un grand nombre; mais s'il en avait autant qu'il suffirait pour le salut de tous les hommes qui sont au monde, ce serait le comble: et cela a lieu en Jésus-Christ et dans la Bienheureuse Vierge (1). Telle est l'affirmation du prince des théologiens, au sujet de celle que Suarez salue du titre de cause universelle, intimement jointe au Seigneur son Fils (2).

Une autorité plus haute que celle de l'Ecole est venue confirmer sur ce point l'enseignement du Docteur angélique; dans son encyclique Magnœ Dei Matris, le Souverain Pontife Léon XIII a daigné faire siennes les paroles que nous avons citées. «Quand donc nous saluons Marie pleine de grâce, poursuit l'infaillible chef de l'Eglise, nous évoquons le souvenir de sa dignité sublime et de la rédemption du genre humain que Dieu accomplit par son entremise; par là aussi se trouve rappelé le lien divin et perpétuel qui l'associe aux joies et aux douleurs du Christ, à ses opprobres et à ses triomphes, dans le gouvernement et l'assistance des hommes en vue de l'éternité (3)».

La divine Mère se montre à nous comme la fontaine de la Genèse (4), arrosant dès l'origine du monde toute la surface de la terre d'où elle sort. C'est ce que dit saint Bernardin de Sienne (5). Et parce qu'il est bon qu'on n'ignore pas la manière de s'exprimer des diverses écoles, ajoutons que l'illustre représentant de l'Ordre séraphique reconnaît en Marie ce qu'il nomme «une sorte de juridiction ou d'autorité sur toute procession temporelle de l'Esprit-Saint (6)». C'est qu'en effet, continue-t-il, «elle est la Mère de Celui dont l'Esprit procède; et, à cause de cela, tous les dons, vertus et grâces de cet Esprit sont administrés par ses mains, distribués à qui elle veut, quand elle veut, comme elle veut et autant qu'elle veut (7)».

Observons toutefois qu'on ne saurait conclure de ces paroles à l'existence pour la Vierge bénie d'un droit de domaine en rigueur de justice sur l'Esprit et ses dons. Ainsi encore faut-il se garder de supposer jamais que Notre-Dame puisse être considérée en quelque manière comme principe de l'Esprit-Saint, pas plus qu'elle ne l'est du Verbe lui-même en tant que Dieu.

La divine Mère est assez grande, pour qu'elle n'ait nul besoin de voir exagérer ses titres. Elle tient tout, il est vrai, de ce Fils dont elle est la première rachetée. Mais dans l'ordre historique de l'accomplissement du salut, les divines prévenances qui l'élurent gratuitement pour Mère du Sauveur ont fait d'elle pourtant «la source de la source vive», selon le mot de saint Pierre Damien (8). De plus, pleinement Epouse autant qu'elle était Mère, unie, dans la totalité de ses puissances de nature et de grâce, à toutes les prières, à toutes les souffrances, à toute l'oblation du Fils de l'homme, sa coopératrice véritablement universelle au temps du labeur: comment s'étonner qu'elle garde aux jours de sa gloire la part universelle de l'Epouse, dans la dispensation des biens acquis en commun, quoique diversement, par l'Adam nouveau et la nouvelle Eve! Encore que Jésus n'y fût point tenu en stricte justice, quel fils croira qu'il y ait manqué?

Bossuet qu'on ne saurait suspecter d'entraînement, et que pour cette raison nous citons de préférence, n'argua pas des exigences de sa controverse avec l'hérésie pour ne point suivre en un tel sujet la doctrine des Saints. «Dieu, dit-il, ayant une fois voulu nous donner Jésus-Christ par la sainte Vierge, les dons de Dieu sont sans repentance (9), et cet ordre ne se change plus. Il est et sera toujours véritable, qu'ayant reçu par sa charité le principe universel de la grâce, nous en recevions encore, par son entremise, les diverses applications dans tous les états différents qui composent la vie chrétienne. Sa charité maternelle ayant tant contribué à notre salut dans le mystère de l'Incarnation, qui est le principe universel de la grâce, elle y contribuera éternellement dans toutes les autres opérations, qui n'en sont que des dépendances.

«La théologie reconnaît trois opérations principales de la grâce de Jésus-Christ: Dieu nous appelle; Dieu nous justifie; Dieu nous donne la persévérance. La vocation, c'est le premier pas; la justification fait notre progrès; la persévérance conclut le voyage, et, ce qui ne se trouve pas sur la terre, unit la gloire et le repos, dans la patrie. La charité de Marie est associée à ces trois ouvrages. Marie est la mère des appelés, des justifiés, des persévérants; sa charité féconde est un instrument général des opérations de la grâce (10)». Noble langage; témoignage autorisé, cette fois, touchant la tradition de cette Eglise gallicane en cela véritablement glorieuse et sainte, qui, par ses Irénée, ses Bernard, ses Anselme et tant d'autres, a fait de la France le royaume de Marie. Puissent chez nous les maîtres de la doctrine faire valoir l'héritage de leurs grands devanciers, continuer d'approfondir en nos temps l'inépuisable mystère de Marie; pour qu'un jour, ils méritent d'entendre sortir de ses lèvres bénies la parole des livres de l'éternelle Sagesse: Ceux qui me mettent en lumière auront la vie éternelle (11)!

Nous empruntons à l'ancien Processionnal de Sainte-Edith d'Angleterre son beau Répons Quae est ista, en le faisant suivre d'une série gracieuse et rhythmée d'autres Répons que l'Antiphonaire de Sens de 1552 emploie pour le jour de la fête.

RÉPONS.

Quelle est celle-ci qui a pénétré dans les cieux? A sa sortie du monde, le Sauveur est venu au-devant et il l'a introduite dans le sanctuaire de son trône, où retentissent les hymnes et les concerts: * Harmonies angéliques sans fin, ininterrompues, célébrant le Roi éternel.

V/. O Vierge ineffablement grande, à qui l'Archange Michel et toute l'armée des Anges rendent honneur, en la voyant s'élever plus haut que lés cieux des cieux!

* Harmonies angéliques. Gloire au Père, et au Fils, et au Saint-Esprit.

* Harmonies angéliques.

R/. De saintes prémices sont offertes aujourd'hui par le Fils au Père: * C'est la fleur virginale, resplendissante en sa blancheur de neige.

V/. Ni la chaleur du jour, ni le froid de la nuit ne l'ont desséchée. * C'est la fleur.

R/. Au royaume des cieux, par le fruit de la virginité, * Sont réparées les pertes causées par le fruit défendu.

V/. La sainte milice se réjouit de voir compléter ses rangs amoindris. * Sont réparées.

R/. La première, après la chute, la virginité recouvre le ciel: * Mais d'abord dans le Fils, ensuite dans sa bienheureuse Mère.

V/. La céleste milice révère la sainte virginité. * Mais d'abord.

R/. La porte de Sion franchit la porte du paradis, * Que la première mère s'était fermée comme au monde entier.

V/. Une mère sans tache voit se rouvrir l'entrée du ciel, * Que la première.

R/. La Vierge bénie reçoit l'unique récompense qu'elle eût demandée: * De jouir sans fin de la vue du Seigneur.

V/. La divine munificence a prévenu, a dépassé ses vœux: * De jouir.

R/. La Vierge monte les quinze degrés qui conduisent au palais de la vie * Elle s'élève par delà les sommets qu'occupent les Anges.

V/. Après le Fils, la Mère a mérité de l'emporter sur tous. * Elle s'élève.

R/. C'est la Vierge à laquelle l'Eglise doit l'Epoux: elle l'engendra de toute beauté, * Homme et Dieu dans une seule personne.

V/. C'est elle qu'il place en qualité de Mère avec lui sur le céleste trône. * Homme et Dieu.

R/. Gloire au Père, et au Fils, et au Saint-Esprit. * Homme et Dieu.

Saint Pierre Damien nous donnera cette Hymne de sa composition pour chanter et prier Marie.

HYMNE.

Comme une aurore brillante, Marie monte aux sommets des cieux; elle resplendit comme le soleil, elle est belle comme la lune.

Ce jour est celui où la Reine du monde s'élève à son trône glorieux, elle qui fut mère d'un fils dont la naissance précéda l'Etoile du matin.

Son assomption la porte plus haut que les Anges, elle laisse au-dessous d'elle également les Archanges; une femme dépasse à elle seule tous les mérites des Saints.

Celui qu'elle avait pressé sur son sein, qu'elle avait couché dans la crèche, elle le voit maintenant Roi de toutes choses en la gloire du Père.

Pour nous, ô Vierge des vierges, daignez implorer votre Fils: par vous il entra dans notre partage; que par vous il nous introduise dans le sien.

Louange soit à vous, Dieu très haut qui naquîtes de la Vierge! honneur aussi soit au Père ineffable et à l'Esprit-Saint! Amen.

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NOTE

1.Thom. Aqu. Opusc. in Salutat. angelicam.

2. Suarez, in IIIam P. qu. XXXVIII, art. 4, Disputat, XXI, sect, 3.

3. Encyclique du 8 septembre 1892.

4. Gen. II, 6.

5. Bernardin. Sen. Pro festivit. V. M. Sermo VI, De Annuntiat. art. 1, c. 2.

6. Ibid. Sermo V, De Nativit. B. M., cap. 8.

7. Ibid.

8. Petr. Dam. Homilia in Nativit. B. V.

9. Rom. XI, 29.

10. Bossuet, Sermon sur la Dévotion à la sainte Vierge, pour la fête de la Conception, 9 décembre 1669.

11. Eccli. XXIV, 31.

Augustinus
24-08-07, 08:09
Da dom Prosper Guéranger, L’Année Liturgique - Le Temps après la Pentecôte, Paris-Poitiers, 1901, VI ediz., t. IV, p. 578-585

LE XXII AOUT.

L'OCTAVE DE L'ASSOMPTION.

Celui-là seul qui comprendrait la sainteté de Marie pourrait apprécier sa gloire. Mais la Sagesse, qui présida au creusement des abîmes (1), ne nous a point révélé la profondeur de cet océan, près duquel les vertus des justes et toutes les grâces qui leur furent prodiguées ne sont que ruisseaux. Toutefois l'immensité de grâce et de mérite qui constitue à part de toutes autres la perfection surnaturelle de la Vierge bénie, nous met en droit de conclure pour elle à une égale suréminence dans cette gloire qui n'est que la consécration de la sainteté des élus.

Tandis que les autres prédestinés de notre race s'échelonnent aux divers rangs des célestes hiérarchies, la sainte Mère de Dieu s'élève par delà tous les chœurs bienheureux (2), formant à elle seule un ordre distinct, un ciel nouveau, où les harmonies angéliques et humaines sont dépassées. En Marie, Dieu est glorifié davantage, mieux connu, plus aimé que dans tout le reste de l'univers. A ce seul titre, selon l'ordre de la Providence créatrice qui au plus parfait subordonne le moindre, Marie devait être la souveraine de la terre et des cieux.

Dans ce sens, c'est pour elle, après l'Homme-Dieu, qu'existe le monde. Le grand théologien et cardinal de Lugo, expliquant ici les paroles des saints, ose bien dire: «De même que Dieu, créant tout dans sa complaisance pour son Christ, a fait de lui la fin des créatures; de même avec proportion peut-on dire qu'il a tiré du néant le reste du monde par amour pour la Vierge Mère, faisant qu'elle soit appelée justement elle aussi, en cette manière, fin de toutes choses (3)».

Comme Mère de Dieu, et à la fois comme sa première-née (4), elle avait titre et droit sur ses biens; comme Epouse, elle devait partager sa couronne. «La Vierge glorieuse compte autant de sujets que la Trinité, dit saint Bernardin de Sienne. Toute créature, quel que soit son rang dans la création, spirituelle comme les Anges, raisonnable comme l'homme, matérielle comme les corps célestes ou les éléments, le ciel, la terre, les réprouvés, les bienheureux, tout ce qui relève de la puissance de Dieu est soumis à la Vierge. Car celui qui est Fils de Dieu et de la Vierge bénie, voulant, pour ainsi dire, égaler en quelque sorte à la principauté du Père la principauté de sa Mère, s'est fait, lui Dieu, serviteur de Marie. Si donc il est vrai de dire que tout, même la Vierge, obéit à Dieu; on peut aussi renverser la proposition, et affirmer que tout, même Dieu, obéit à la Vierge (5)».

L'empire de l'éternelle Sagesse, comprenant, nous dit l'Esprit-Saint, les cieux, la terre et l'abîme (6), tel est donc l'apanage de Marie en ce jour de son couronnement. Comme cette Sagesse divine sortie d'elle en la chair, elle peut se glorifier en Dieu (7). Celui dont elle chanta autrefois la magnificence, exalte aujourd'hui son humilité (8). La Bienheureuse par excellence (9) est devenue l'honneur de son peuple, l'admiration des Saints, la gloire des armées du Très-Haut (10). En sa beauté, avec l'Epoux, qu'elle marche à la victoire (11); qu'elle triomphe du cœur des puissants et des humbles (12). La remise en ses mains du sceptre du monde n'est point un honneur vide de réalité: à dater de ce jour, elle commande et combat, protège l'Eglise, garde son chef, maintient les rangs de la milice sacrée, suscite les saints, dirige les apôtres, illumine les docteurs, extermine l'hérésie, refoule l'enfer.

Saluons notre Reine; chantons ses hauts faits; soyons-lui dociles; avant tout, aimons-la et confions-nous à son amour. Ne craignons point qu'au milieu des grands intérêts de l'extension du règne de Dieu, elle oublie notre petitesse ou nos misères. Rien ne lui échappe de ce qui se passe aux plus obscurs réduits, aux plus lointaines limites de son domaine immense. De son titre, en effet, de cause universelle au-dessous du Seigneur, se déduit à bon droit l'universalité de sa providence; et les maîtres de la doctrine (13) nous montrent Marie associée dans la gloire à cette science dite de vision, par laquelle tout ce qui est, a été ou sera, demeure présent devant Dieu. Croyonsbien, d'autre part, que sa charité non plus ne saurait être boiteuse: comme son amour pour Dieu passe l'amour de tous les élus, la tendresse de toutes les mères réunie sur la tête d'un enfant unique n'égale pas celle dont la divine Mère entoure le moindre, le plus oublié, le plus délaissé des enfants de Dieu, qui sont aussi ses fils. Elle les prévient de sa sollicitude, écoute en tout temps leurs humbles prières, les poursuit dans leurs fuites coupables, soutient leur faiblesse, compatit à leurs maux du corps et de l'âme, répand sur tous les faveurs d'en haut dont elle est la céleste trésorière. Disons-lui donc parla bouche d'un de ses grands serviteurs:

«O très sainte Mère de Dieu qui avez embelli la terre et le ciel, en quittant ce monde vous n'avez point abandonné les hommes. Ici-bas, vous viviez dans le ciel; du ciel, vous conversez avec nous. Trois fois heureux, ceux qui vous contemplèrent et qui vécurent avec la Mère de la vie! Mais en la manière que vous habitiez dans la chair avec les hommes du premier âge, vous demeurez avec nous spirituellement. Nous entendons votre voix; la voix de tous arrive à votre oreille; et l'incessante protection dont vous nous entourez manifeste votre présence. Vous nous visitez; votre œil est sur tous; et bien que nos yeux ne puissent vous apercevoir, ô très sainte, vous êtes au milieu de nous, vous montrant vous-même en diverses manières à qui en est digne. Votre chair immaculée, sortie du tombeau, n'arrête point la puissance immatérielle, l'activité très pure de cet esprit qui est le vôtre, qui, inséparable de l'Esprit-Saint, souffle aussi où il veut (14). O Mère de Dieu, recevez l'hommage reconnaissant de notre allégresse, et parlez pour vos fils à Celui qui vous a glorifiée: quoi que ce soit que vous lui demandiez, il l'accomplit par sa vertu divine; qu'il soit béni dans les siècles (15)!».

Honorons le groupe de Martyrs formant, dans ces jours du triomphe de Marie, comme l'arrière-garde de la Reine des cieux. Timothée venu d'Antioche à Rome, Hippolyte évêque de Porto, Symphorien gloire d'Autun sa patrie, souffrirent pour Dieu à des époques diverses, en des lieux différents; mais un même jour de l'année les vit cueillir la palme, un même ciel est maintenant leur séjour. «Mon fils, mon fils, disait à notre Symphorien sa vaillante mère, souviens-toi de la vie éternelle; regarde en haut, et vois Celui qui règne au ciel: on ne t'arrache pas la vie, on la transforme en une meilleure!». Admirons ces héros de notre foi; par des sentiers moins pénibles, sachons marcher comme eux à la suite du Seigneur et rejoindre Marie.

ORAISON.

Daignez, Seigneur, vous laisser apaiser par notre prière, et secourez-nous; et puisque intercèdent pour nous vos bienheureux Martyrs Timothée, Hippolyte et Symphorien, étendez sur nous votre main miséricordieuse. Par Jésus-Christ.

L'inépuisable Adam de Saint-Victor nous donne sur la divine Mère en son Assomption cette nouvelle Séquence, qui se chantait à Saint-Victor pour l'Octave.

SEQUENCE.

Réjouissons-nous en ce jour de l'auguste Assomption de Marie la très sainte; ce jour est un jour béni, qui la voit passer de la terre au ciel en allégresse.

Elevée au-dessus des chœurs des Anges, elle est donnée pour Reine aux habitants des cieux. Elle contemple son Fils dans sa gloire, elle le prie pour tous les fidèles.

Dégageons-nous de nos souillures, afin que, purs de cœur, nous prenions part à ses louanges; si l'âme en nous concorde avec les chants, son oreille écoutera nos voix.

Célébrons-la dans cet accord, et disons haut à sa louange: Pleine de grâce, salut! Salut, Vierge Mère du Christ, qui conçûtes à la seule présence de l'Esprit-Saint!

O Vierge sainte, ô Vierge pure, ayez nos chants pour agréables; d'en haut secourez-nous, et, cette vie parcourue, réunissez-nous à votre Fils.

Elue dès l'éternité avant tous, longtemps vous fûtes cachée sous 1écorce de la lettre; dans les saints Livres, comme future mère du Christ, les Prophètes vous annoncèrent, mais en figures.

Le mystère fut dévoilé, quand le Verbe fait chair voulut naître de vous: par son amour, dans sa puissance, il nous délivra de l'empire du mauvais.

Si nous pesons le sens mystique du vieux Testament, le trône de Salomon, la toison de Gédéon, le buisson ardent vous présagent pour notre foi.

Sur la toison la rosée descendue, dans le buisson la flamme brillante, sans nul dommage des deux parts, ce fut le Christ prenant chair en sauvegardant dans sa naissance votre virginité.

Ce fut vous que chanta Isaïe dans la tige d'où devait sortir la fleur précieuse pour le monde: la fleur, c'était le Christ dont l'éternelle vertu est sans commencement et sans fin.

Vous êtes le réservoir de la source de vie; flambeau ardent et luisant, par vous la lumière d'en haut nous envoie son rayon: ardente, vous l'êtes du feu de charité; luisante, vous l'êtes de la lumière de chasteté: le Fils que vous donnez au monde est l'éclat de la splendeur suprême.

O vous, porte de notre salut, exaucez-nous, confortez-nous, faites-nous sortir promptement des voies tortueuses; naviguant sur la mer de ce monde, nous crions vers vous de l'abîme: délivrez-nous de l'ennemi en furie par votre prière.

Jésus, notre Sauveur, par le mérite incomparable de votre Mère, daignez nous visiter en cette vallée, nous donner votre grâce. Vous qui ne voulez la condamnation de personne, accordez-nous de nous comporter de telle sorte en cette mer, qu'après la mort nous méritions votre repos pour récompense. Amen.

L'Oraison suivante est remarquable parle symbolisme qui l'inspire. On l'emploie pour la bénédiction des herbes médicinales, ou fruits de même sorte, usitée de temps immémorial en divers lieux le jour de l'Assomption.

ORAISON.

O Dieu qui en ce jour avez élevé la tige de Jessé, la Mère de votre Fils notre Seigneur Jésus-Christ, au sommet des cieux; vous vouliez ainsi, par sa protection et ses suffrages, communiquer à notre mortalité ce même Fils, fruit de ses entrailles: nous vous en supplions donc: par la vertu de votre Fils, par la glorieuse protection de sa Mère, faites que le secours espéré de ces fruits de la terre nous dispose par la santé du temps au salut éternel. Par le même Jésus-Christ notre Seigneur.

Mais terminons l'Octave radieuse en laissant la parole à Marie, dans cette belle Antienne que les manuscrits indiquent entre plusieurs autres pour accompagner le Magnificat de la fête. Notre-Dame y apparaît, non pas en son seul nom, mais comme représentant l'Eglise qui commence avec elle son entrée en corps et en âme dans les cieux. Le bonheur présent de la Vierge bénie est le gage pour tous de l'éternelle félicité qui nous fut promise; le triomphe de la divine Mère ne sera complet, que lorsque le dernier des siens l'aura suivie dans la gloire. Unissons-nous à cette formule où déborde un amour si suave: elle est vraiment digne d'exprimer les sentiments de Marie franchissant le seuil du séjour divin.

ANTIENNE.

Marie tressaillit en esprit, et elle dit: Je vous bénis, vous le Seigneur de toute bénédiction. Je bénis le séjour de votre gloire; je vous bénis, vous qui fîtes de mon sein votre séjour; et je bénis toutes les œuvres de vos mains qui vous obéissent et vous sont si pleinement soumises. Je bénis l'amour dont vous nous avez aimés. Je bénis toutes les paroles qui sont sorties de votre bouche, toutes ces paroles qui nous furent données. Car je crois qu'en toute vérité, comme vous avez dit, ainsi sera-t-il. Alleluia.
-----------------------------------------------------------------------
NOTE

1. Prov. VIII, 27.

2. Verset des Vêpres, Matines et Laudes de l'Assomption.

3. De Lugo, De Incarnat. Disput. VII, sect. 11.

4. Eccli. XXIV, 5.

5. Bernardin. Sen. Sermo V De festivit. V. M. cap. 6.

6. Eccli. XXIV, 7-11.

7. Eccli, XXIV, 1.

8. Luc. I, 46-55.

9. Ibid. 48.

10. Eccli. XXIV, 1-4.

11. Psalm. XLIV, 4-6.

12. Eccli. XXIV, 11.

13. Suarez, in IIIam P. qu. XXXVII, art. 4; Disput XXI, sect. 3.

14. Johan. III, 8.

15. German. Constantinop. In Dormit B. M. Oratio I.

Nazzareno (POL)
13-08-08, 22:24
Giacché ci sono, la piazzo pure qui...
http://farm4.static.flickr.com/3253/2756783052_24f3c3e585.jpg?v=0

Durante il Triduo dell'Assunta, la statua della Vergine che si vede sopra l'Altare Maggiore (rigorosamente coram Deo!) viene esposta nella navata, e portata in processione la sera del 15.
Scusate l'OT.

Augustinus
15-08-08, 07:03
http://www.wga.hu/art/c/cabezale/assumpti.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p00658a01nf2004.jpg http://www.requetes.com/foro/asuncion.jpg http://www.wga.hu/art/c/cerezo/assumpti.jpg Juan Martín Cabezalero, Assunzione della Vergine, 1665-70, Museo del Prado, Madrid

http://collectionsonline.lacma.org/MWEBimages/eps_mm/full/M2000_179_3.jpg http://img140.imageshack.us/img140/1732/lahyretheassumptionc16531655lacmasourcesandsteadd2 h40ob8.jpg http://www.insecula.com/PhotosNew/00/00/10/29/ME0000102979_3.jpg Laurent de La Hire, Assunzione della Vergine, 1653-55, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles

http://www.juntadeandalucia.es/cultura/museos/media/fotos/MBASE_os_53_e194p_lg.jpg Juan de Valdés Leal, Assunzione della Vergine, 1670-72 circa, Museo de Bellas Artes, Siviglia

Augustinus
15-08-08, 08:17
http://www.ng-slo.si/imagelib/source/umetnine/ZDS2002047.jpg Nicola Grassi, Assunzione di Maria, XVII-XVIII sec., Narodna galerija, Lubiana

http://img112.imageshack.us/img112/9366/vvj23kp23qjicsirl403zc3.jpg Francisco Camilo, Assunzione della Vergine, 1666, Hermitage, San Pietroburgo

http://img112.imageshack.us/img112/3672/vvj23kp23qjicsirl403ih9.jpg Guercino, Assunzione della Vergine, 1623, Hermitage, San Pietroburgo

http://www.histoire-image.org/photo/zoom/jab30_prudhon_001f.jpg http://img296.imageshack.us/img296/9194/proudhonpierrepaullassovh1.jpg Pierre-Paul Prud'hon, Assunzione della Vergine, 1819, Musée du Louvre, Parigi

http://img296.imageshack.us/img296/3089/poussinparisam1990p183qg3.jpg http://www.wga.hu/art/p/poussin/4/37assump.jpg http://cartelen.louvre.fr/pub/fr/image/27090_p0005943.002.jpg Nicholas Poussin, Assunzione di Maria, 1650, Museé du Louvre, Parigi

Augustinus
15-08-08, 08:41
http://www.diputaciondevalladolid.es/imagenes/img_cultura/Exposiciones_2007/Del_olvido_a_la_memoria_VI/asuncion_virgenG.jpg Felipe Gil de Mena, Assunzione della Vergine, 1658, Valladolid

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/49/Dolci_Madonna_p1070185.jpg Carlo Dolci, Madonna in gloria, 1670 circa, Stanford Museum, Stanford University, California

http://www.francomoro.it/upl_img/556.jpg Santi di Tito, Madonna della cintola, Firenze, Palazzo Pitti

http://www.anonimatalentisrl.it/depliant_pics/74_770.jpg Tintoretto (e aiuti), Madonna col Bambino e arcangeli in lotta contro Satana, XVI sec., Palazzo Roverella, Rovigo

Augustinus
15-08-08, 08:57
Alla Vergine si aprono le porte del paradiso

I testi apocrifi riguardanti la glorificazione di Maria sono ricchi di dati interessanti, e gli autori "assunzionisti" si preoccupano di far presagire che per Maria non tutto termina con la morte, perché ella è per sempre la Vergine-Madre del Signore.

Per l’ultimo dei sette "quadri", da noi esaminati, che compongono la narrazione apocrifa della vita della Vergine (origini e nascita di Maria; Maria al tempio; il matrimonio con Giuseppe; l’Annunciazione; Maria, Madre-Vergine; Maria nella passione e risurrezione di Gesù; Dormizione; Assunzione della Vergine) le fonti apocrife sono abbondanti.

Della sorte della Madre del Signore negli ultimi anni della sua esistenza terrena, come risulta negli scritti accomunati dalla tematica del transitus, abbiamo già detto altre volte (cf numero di luglio 2006, pp. 20-22; e agosto-settembre 2006, pp. 20-22).

Ci limitiamo qui a sottolineare come gli autori apocrifi cosiddetti "assunzionisti", dopo aver presentato gli ultimi istanti della vita terrena della Vergine come un evento ineluttabile, sperimentato dallo stesso Cristo, si preoccupino di far presagire al lettore che nel caso di Maria non tutto termina con la morte, perché ella è Vergine-Madre, avendo conservato intatta per sempre la sua verginità.

E proprio sui testi di questo gruppo "assunzionista" vogliamo stavolta soffermarci, ricordando subito che comunque oggetto di fede è soltanto l’affermazione dogmatica della Costituzione apostolica Munificentissimus Deus di Pio XII che, proclamando il dogma di Maria Assunta in cielo il 1° novembre 1950, afferma: «Compiuto il corso della sua vita terrena, la Beata Vergine Maria fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».

Dove, come e quando, non ci è dato davvero di conoscere, poiché gli ultimi anni di vita e la fine terrena di Maria – come abbiamo già scritto in altre occasioni – restano un mistero nascosto in Dio: vaghiamo dalla Meryem Ana Evi, la casa di Madre Maria a Efeso, alla chiesa della Dormizione e alla Tomba della Vergine a Gerusalemme, cercando inutilmente di venirne a capo.

La glorificazione di Maria secondo i diversi apocrifi

Nel suo interessante studio Maria di Nazareth nel conflitto delle interpretazioni (Edizioni Messaggero Padova, 2005), Mario Masini dedica un lungo capitolo a "Mariám nella memoria degli scritti apocrifi e gnostici" (pp. 123-165).

«In moltissimi scritti apocrifi», sostiene l’autore, «si parla di Maria, talora in maniera diretta, molto spesso in dipendenza dal discorso che viene fatto su Gesù [...]. Si riscontra in essi un’attenzione che si estende a gran parte della vita di Maria e alla globalità della sua figura». E più avanti precisa che «l’ampiezza dell’impegno degli scritti apocrifi per riempire lo spazio narrativo lasciato vuoto dai Vangeli mostra quale fosse la loro intenzionalità e attesta quanto intensa fosse, in quei primordi cristiani, l’attenzione riservata a Maria».

Masini riferisce questa constatazione specialmente a quanto riguarda la sorte della Madre del Signore negli ultimi anni della sua esistenza terrena negli scritti accomunati dalla tematica del transitus, il ciclo narrativo (di almeno cinque apocrifi) che raccorda l’ultima parte della biografia di Maria in terra e la prima della sua vita in cielo.

Scrive: «I testi di questo ciclo narrativo – che hanno indotto la festa detta della Dormizione nella Chiesa di Oriente e dell’Assunzione in quella di Occidente – narrano la morte di Maria e la trasfigurazione nella sua glorificazione. Lo si vede anche nella più disadorna delle narrazioni, quella che si legge nel Transito della Beata Vergine di Giuseppe d’Arimatea (cf Erbetta, Apocrifi del Nuovo Testamento, I/2, p. 531): "Gli apostoli deposero il corpo di Maria con grande onore nel sepolcro, tra il pianto e il canto, causati da troppo amore e dolcezza. All’improvviso una luce dal cielo li avvolse e, mentre cadevano a terra, il santo corpo [di Maria] fu assunto dagli angeli in cielo".

«Mentre questa narrazione si richiama vagamente al racconto della trasfigurazione di Gesù sul Tabor (Mc 9, 2-8), quella del Libro dello PseudoGiovanni (ibid., p. 490) si rifà alla risurrezione di Gesù ed è soffusa di serenità e di festa: "Gli apostoli deposero il corpo di Maria, prezioso e santo, in un sepolcro nuovo, nel Getsemani. Ed ecco un profumo soave sprigionarsi dal santo sepolcro di nostra Signora, la Madre di Dio. Per tre giorni si udirono voci di angeli invisibili che glorificavano Cristo nostro Dio, nato da lei. Compiuto il terzo giorno, le voci non si udirono più. Allora noi tutti comprendemmo che il suo corpo, immacolato e prezioso, era stato trasferito in paradiso".

«Il Transito Siriaco descrive la glorificazione celeste della Santa Vergine: "La beata Maria fu trasportata in paradiso, dove fu deposto il suo corpo santo. Quando, levata in alto, raggiunse la porta del paradiso e la spada che circonda lo stesso fu tolta via (allusione a Gen 3, 24, dove è scritto che, dopo il peccato dell’Eden, "il Signore scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino dell’Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita", ndr). La Santa entrò con un trionfo inenarrabile nel paradiso, mentre celesti e terrestri si univano insieme. Collocarono Maria in una luce senza confini, tra gli alberi preziosi del paradiso dell’Eden. La esaltarono con tale trionfo che occhio mortale è impari a contemplare".

«Da notare come le varie descrizioni riportate si differenzino nei dettagli, ma tutte sono attraversate da ammirato stupore per la sorte beata riservata al corpo verginale della Madre del Signore» (Masini, Maria di Nazareth nel conflitto delle interpretazioni, pp. 128-130).

Per quanto riguarda gli scritti gnostici riportati nel citato libro di Mario Masini, peraltro molto interessanti, nulla è riferito al tema qui trattato. Comunque, per questi vale soprattutto l’osservazione finale dello studioso: «essi lasciano aperto il varco alla riflessione mariologica complessiva, e magari consentono anche alla creatività dei teologi qualche escursione nell’immaginario» (p. 165).

L’insegnamento mariologico degli "assunzionisti"

Il gruppo di testi apocrifi riguardanti l’Assunzione di Maria è ricco di dati interessanti. Traiamo alcuni riferimenti essenziali dalla voce "Apocrifi" del Nuovo Dizionario di Mariologia, Edizioni Paoline 1986, pp. 121-122.

«Gli autori assunzionisti, come abbiamo detto, presentano la fine terrena della Vergine, ma si preoccupano di far presagire al lettore che nel caso di Maria non tutto termina con la morte, essendo ella la Vergine-Madre che ha conservato intatta la sua verginità.

«Le motivazioni dell’assunzione sono riposte più sulla verginità nel senso di corpo incontaminato che sulla maternità, e la grandezza della verginità consiste nel fatto che Maria è stata dimora di Gesù [...].

«Il modello più accreditato è il Transito di Maria (del II sec.). Dalla descrizione della scena della morte di Maria l’attenzione si sposta ed è catturata da un richiamo ai misteri che la circondarono in vita – immacolata concezione e parto verginale – riepilogati nel grande e glorioso mistero della sua "dormizione", e dall’accenno al ramo di palma, simbolo della vita, recato a Maria da Gesù stesso apparso nelle sembianze del grande angelo (Tansitus romanus, 2). Il gesto di Gesù prefigura e prelude alla vita futura di Maria nella luce. L’uso di portare le palme ai funerali appartiene, infatti, al simbolismo giudeo-cristiano, che così esprimeva la vittoria sulla morte.

«Un altro aspetto teologicamente notevole è la riunione dei parenti e degli apostoli attorno a Maria, che si configura come una riunione di famiglia, della famiglia di Gesù. È un gesto sociale e comunitario, il cui fulcro sono la preghiera che accompagna il trapasso della Madonna e le lucerne tenute accese fino all’arrivo del Figlio.

«L’ora della morte di Maria non coincide con l’ora della morte di Gesù: la Vergine muore alle nove del mattino, mentre si ode un forte fragore e un profumo inebriante si diffonde all’interno. Gesù stesso ne raccoglie l’anima e la consegna a Michele in forma umana perfetta [...]. E mentre non mancavano gli archetipi per le cerimonie della sepoltura, l’assunzione non ne aveva alcuno. Per tale ragione è presentata come una rianimazione del corpo recato in paradiso dall’arcangelo Michele e deposto sotto l’albero della vita (Transitus romanus, 46).

«L’idea-madre sulla quale gli apocrifi chiedono il consenso è che il corpo di Maria non subì gli effetti della decomposizione del sepolcro, ma, portato in paradiso, è stata ricostruita l’unità [fra corpo e anima, nda] rotta dalla morte. Maria in paradiso, in anima e corpo, vive una vita non dissimile da quella del Salvatore glorificato. La radice del suo esistere glorificato nel regno della luce del Figlio è la sua integrità fisica – perpetua verginità – e la maternità. In altri libri apocrifi si parla di Maria che, assunta in cielo, visita insieme con gli apostoli i luoghi di pena dei dannati. «Per sua intercessione, e per intercessione degli angeli e dei santi, Cristo sospende le pene dei dannati o dalla Pasqua alla Pentecoste (Apocalisse della Madre del Signore), o nel giorno di domenica (Apocalisse di Paolo 44 e il Libro del riposo etiopico 100).

«A parte i problemi storico-teologici sollevati da questa "proposta" avanzata con certezza, emergono chiaramente l’efficace intercessione della Vergine, degli angeli, dei santi e delle comunità dei fedeli presso Dio».

E questo è indubbiamente un buon insegnamento mariologico che ci viene dagli scritti apocrifi, comunque li si voglia considerare.

Simone Moreno

Fonte: Madre di Dio, 2007, fasc. n. 11 (http://www.stpauls.it/madre/0711md/0711md12.htm)

Augustinus
15-08-08, 09:19
http://img137.imageshack.us/img137/3681/asuncindelavirgentk4.jpg Vicente López y Portaña, Assunzione della Vergine, 1805-10, collezione privata

http://img137.imageshack.us/img137/6428/sanjuanevangelistaenpatbm3.jpg Vicente López y Portaña, S. Giovanni a Patmos ha la visione della donna vestita di sole, 1800, collezione privata

http://img507.imageshack.us/img507/5937/arcaml1.jpg Vicente López y Portaña, L'Arca dell'Alleanza, 1797, Museé Goya, Castres

Holuxar
14-08-19, 20:51
6 AGOSTO 2019: inizio NOVENA (dal 6 al 14 agosto) IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DELL'ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA AL CIELO; TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO…



«14 AGOSTO VIGILIA DELL'ASSUNZIONE DI MARIA SANTISSIMA»
http://www.unavoce-ve.it/pg-14ago.htm

«15 AGOSTO ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE IN CIELO»
http://www.unavoce-ve.it/pg-15ago.htm



«6 AGOSTO TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE»
Guéranger, L'anno liturgico - Trasfigurazione di Nostro Signore (http://www.unavoce-ve.it/pg-6ago.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-6ago.htm




Trasfigurazione - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/trasfigurazione/)
http://www.sodalitium.biz/trasfigurazione/
«6 agosto, Trasfigurazione di Nostro Signore Cristo Gesù.
Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del tuo Unigenito hai confermato i misteri della fede con la testimonianza dei padri e, con voce partita da nube luminosa, hai meravigliosamente proclamata la perfetta adorazione dei figli, concedici, propizio, di poter divenire coeredi del Re della gloria e partecipi della sua medesima gloria.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/trasfigurazione-1-189x300.jpg
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Transfiguration-Rubens-copia.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/trasfigurazione-1-189x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Transfiguration-Rubens-copia.jpg



Novena alla B. V. Maria Assunta in Cielo (dal 6 al 14 agosto) - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/novena-alla-b-v-maria-assunta-cielo-dal-6-al-14-agosto/)
http://www.sodalitium.biz/novena-alla-b-v-maria-assunta-cielo-dal-6-al-14-agosto/
«Novena alla B. V. Maria Assunta in Cielo (dal 6 al 14 agosto).
Allegrezze di Maria in Cielo.
1 – Rallegratevi, o Sposa dello Spirito Santo, per quella gioia che ora godete in Paradiso, perché per la vostra purezza e virginità siete esaltata in corpo ed anima sopra tutti i cori angelici. Ave Maria.
2 – Rallegratevi, o vera Madre di Dio, per quel piacere che godete in Paradiso, perché come il sole quaggiù in terra illumina tutto il mondo, così Voi col vostro splendore adornate ed illuminate tutto il Paradiso. Ave Maria.
3 – Rallegratevi, o Figlia di Dio, per quel gaudio che ora godete in Paradiso, perché tutte le gerarchie degli Angeli e tutti gli spiriti beati vi onorano, riconoscendovi per Madre del loro Creatore e ad ogni minimo cenno vi sono ubbidientissimi. Ave Maria.
4 – Rallegratevi, o Ancella della SS. Trinità, per quell’allegrezza che godete in Paradiso, perché tutte le grazie che domandate al vostro Figlio vi sono subito concesse; anzi non si concede grazia in terra che non passi per le vostre santissime mani. Ave Maria.
5 – Rallegratevi, o augustissima Regina, perché Voi sola meritaste di sedere alla destra del vostro SS. Figlio, il quale siede alla destra del suo divin Padre. Ave Maria.
6 – Rallegratevi, o Speranza dei peccatori e Rifugio dei tribolati, per l’allegrezza che avete in Paradiso, perché tutti quelli che vi lodano e riveriscono, il divin Padre li premierà in questo mondo con la sua santa grazia, e nell’altro con l’immensa gloria del Cielo. Ave Maria.
7 – Rallegratevi, Madre, Figlia e Sposa di Dio, perché tutte le grazie, tutti i gaudi, le allegrezze e i favori che godete in Paradiso, non diminuiranno mai, anzi aumenteranno fino al giorno del giudizio e dureranno per tutti i secoli dei secoli. Ave Maria.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Varallo_Sesia_Sacro_Monte_di_Varallo_025.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/Varallo_Sesia_Sacro_Monte_di_Varallo_025.jpg



SANTE MESSE CATTOLICHE "NON UNA CUM" CELEBRATE DAI SACERDOTI DELL' I.M.B.C. ("ISTITUTO MATER BONI CONSILII") E DA DON FLORIANO IN ITALIA:


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”
www.oratoriosantambrogiombc.it


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».







www.sursumcorda.cloud
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
“Orazione per la Trasfigurazione di Nostro Signore (6.8) --->”
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/2382-orazione-per-la-trasfigurazione-di-nostro-signore-6-8.html
«6 agosto, Trasfigurazione di Nostro Signore Cristo Gesù.
Mentre infatti "il suo volto risplendeva come il sole - dice di Gesù il Vangelo - le sue vesti divennero bianche come la neve" (Mt 17,2). Ora quelle vesti, d'un tale splendore di neve - osserva san Marco - che nessun tintore potrebbe farne di così bianche sulla terra (Mc 9,2), che altro sono se non i giusti, inseparabili dall'Uomo-Dio e suo regale ornamento, se non la tunica inconsutile, che è la Chiesa, e che Maria continua a tessere al suo Figliuolo con la più pura lana e con il più prezioso lino? Sicché, per quanto il Signore, attraversato il torrente della sofferenza, sia personalmente già entrato nella sua gloria, il mistero della Trasfigurazione non sarà completo se non allorché l'ultimo degli eletti, passato anch'egli attraverso la laboriosa preparazione della prova e gustata la morte, avrà raggiunto il capo nella sua resurrezione. O volto del Salvatore, estasi dei cieli, allora risplenderanno in te tutta la gloria, tutta la bellezza e tutto l'amore. Manifestando Dio nella diretta rassomiglianza del suo Figliuolo per natura, tu estenderai le compiacenze del Padre al riflesso del suo Verbo che costituisce i figli di adozione, e che vagheggia nello Spirito Santo fino alle estremità del manto che riempie il tempio (Is 6,1)" (dom Prosper Guéranger).
Nel quadro di Rubens: in alto la scena della Trasfigurazione sul monte Tabor con san Pietro, san Giacomo e san Giovanni; in basso ai piedi del monte gli altri Apostoli con l'indemoniato epilettico e gli scribi. Dalla bacheca di don Ugo Carandino.»

«6 agosto 1456. János Hunyadi (nobile della Transilvania che combatteva i Turchi da due decenni a capo dell'Esercito ungherese) e San Giovanni da Capestrano (Frate francescano) a Belgrado (Nándorfehérvá) sconfiggono l'esercito ottomano guidato dal sultano Maometto II. Papa Callisto III, durante l'assedio, ordina la campana di mezzogiorno per invitare i credenti a pregare per la vittoria. San Giovanni da Capestrano, unico alleato di János Hunyadi, incaricato dal Papa di predicare in favore della crociata, fu così efficace che i contadini ed i piccoli proprietari terrieri, male armati ma pieni di entusiasmo, si aggregarono all'esercito di Hunyadi alla maggior gloria di Dio. Questa vittoria decide la sorte della cristianità.»

«“L'evangelizzazione del Giappone ha una precisa data d'inizio: il 15 agosto 1549, giorno in cui lo spagnolo Francisco Javier, fondatore insieme a sant'Ignazio di Loyola dell'Ordine dei Gesuiti, sbarcò nell'arcipelago provenendo dalla penisola di Malacca. Il 6 e 9 agosto del 1945 gli abitanti di Hiroshima (6) e Nagasaki (9) morirono polverizzati (RIP) durante gli attentati di terrorismo firmati "Zio Tom". La comunità di Nagasaki era a maggioranza cattolica.”
“Our Lady statue at Orua Cathedral, Nagasaki, Japan, ca. 1933”
“Cattedrale Urakami, Nagasaki, Giappone, ca. 1933, prima degli attentati di terrorismo. La bomba atomica che fu lanciata (il 9) dagli Yankee su Nagasaki è esplosa a soli 500 metri dalla cattedrale distruggendola completamente. La Messa per le vittime si è celebrata sei giorni dopo - il 15 agosto 1945 - nella chiesa dell'Assunzione di Maria.
6 agosto 1945. Vile "esportazione di democrazia" e di "diritti civili" sulla cittadina di Hiroshima. Si stimano più di 100.000 morti fra i soli residenti inermi. L'oscuro Medioevo !!!! + R. I. P. +»

«Dios no muere! In memoria di Gabriel Garcia Moreno, assassinato il 6 agosto 1875 da un gregario degli "esportatori di democrazia".»
https://www.sursumcorda.cloud/articoli/teologia-politica/1190-teologia-politica-n-67-gabriel-garcia-moreno-dios-no-muere.html

“Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Incipit della Formula Hormisdae, spesso ripetuta negli Atti del Concilio Vaticano (1870):
«Prima salus est, regulam rectae fidei custodire et a constitutis Patrum nullatenus deviare. Et quia non potest Domini Nostri Jesu Christi praetermitti sententia dicentis: Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam. Haec quae dicta sunt rerum probantur effectibus, quia in sede apostolica immaculata est semper Catholica conservata religio».
«Prima condizione per la salvezza è quella di custodire la norma della retta fede e non deviare in alcun modo da quanto è stato stabilito dai Padri. E non si può trascurare l'espressione del Signore Nostro Gesù Cristo, che dice: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Questa affermazione è provata dai fatti, perché nella Sede Apostolica la religione cattolica è stata sempre conservata pura».
Eterno Padre, intendo onorare sant'Ormisda, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti di questo santo, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, sant'Ormisda possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”

“L'Istituto Mater Boni Consilii è l'unico Istituto religioso presente in Italia che rifiuta il compromesso col modernismo. L'Istituto Mater Boni Consilii vive di sole donazioni da parte dei fedeli.
Sito: Sodalitium - Sito ufficiale dell'Istituto Mater Boni Consilii (http://www.sodalitium.biz/)
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“Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
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"Complotto contro la Chiesa e la società civile - La Massoneria e l'Alta Vendita Suprema ---> https://youtu.be/Yq80fiJvVAc "
“Preghiera di San Pietro Canisio per conservare la vera fede.”
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«Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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“TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO.
Ant. Ben. Et ecce, * vox de nube dicens: Hic est Fílius meus diléctus, in quo mihi complácui; ipsum audíte, allelúja.
Ed ecco * dalla nube una voce che disse: Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo, alleluia.
Ant. Magn. Et audiéntes * discípuli cecidérunt in fáciem suam et timuérunt valde: et accéssit Jesus, et tétigit eos dixítque eis: Súrgite et nolíte timére, allelúja.
Udito ciò, * i discepoli caddero bocconi per terra e furon presi da gran paura: ma Gesù s'accostò, li toccò e disse loro: Alzatevi e non temete, alleluia.”
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“TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
Dal «Discorso tenuto il giorno della Trasfigurazione del Signore» da sant'Anastasio sinaita, vescovo.
(Nn. 6-10; Mélanges d'archéologie et d'histoire, 67 [1955] 241-244)
È bello restare con Cristo!
Il mistero della sua Trasfigurazione Gesù lo manifestò ai suoi discepoli sul monte Tabor. Egli aveva parlato loro del regno di Dio e della sua seconda venuta nella gloria. Ma ciò forse non aveva avuto per loro una sufficiente forza di persuasione. E allora il Signore, per rendere la loro fede ferma e profonda e perché, attraverso i fatti presenti, arrivassero alla certezza degli eventi futuri, volle mostrare il fulgore della sua divinità e così offrire loro un'immagine prefigurativa del regno dei cieli. E proprio perché la distanza di quelle realtà a venire non fosse motivo di una fede più languida, li preavvertì dicendo: Vi sono alcuni fra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nella gloria del Padre suo (cfr. Mt 16, 28).
L'evangelista, per parte sua, allo scopo di provare che Cristo poteva tutto ciò che voleva, aggiunse: «Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E là fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui» (Mt 17, 1-3).
Ecco le realtà meravigliose della solennità presente, ecco il mistero di salvezza che trova compimento per noi oggi sul monte, ecco ciò che ora ci riunisce: la morte e insieme la gloria del Cristo.
Per penetrare il contenuto intimo di questi ineffabili e sacri misteri insieme con i discepoli scelti e illuminati da Cristo, ascoltiamo Dio che con la sua misteriosa voce ci chiama a sé insistentemente dall'alto. Portiamoci là sollecitamente. Anzi, oserei dire, andiamoci come Gesù, che ora dal cielo si fa nostra guida e battistrada. Con lui saremo circondati di quella luce che solo l'occhio della fede può vedere. La nostra fisionomia spirituale si trasformerà e si modellerà sulla sua. Come lui entreremo in una condizione stabile di trasfigurazione, perché saremo partecipi della divina natura e verremo preparati alla vita beata.
Corriamo fiduciosi e lieti là dove ci chiama, entriamo nella nube, diventiamo come Mosè ed Elia come Giacomo e Giovanni.
Come Pietro lasciamoci prendere totalmente dalla visione della gloria divina. Lasciamoci trasfigurare da questa gloriosa trasfigurazione, condurre via dalla terra e trasportare fuori del mondo. Abbandoniamo la carne, abbandoniamo il mondo creato e rivolgiamoci al Creatore, al quale Pietro in estasi e fuori di sé disse: «Signore, è bello per noi restare qui» (Mt 17, 4).
Realmente, o Pietro, è davvero «bello stare qui» con Gesù e qui rimanervi per tutti i secoli. Che cosa vi è di più felice, di più prezioso, di più santo che stare con Dio, conformarsi a lui, trovarsi nella sua luce?
Certo ciascuno di noi sente di avere con sé Dio e di essere trasfigurato nella sua immagine. Allora esclami pure con gioia: «È bello per noi restare qui», dove tutte le cose sono splendore, gioia, beatitudine e giubilo. Restare qui dove l'anima rimane immersa nella pace, nella serenità e nelle delizie; qui dove Cristo mostra il suo volto, qui dove egli abita col Padre. Ecco che egli entra nel luogo dove ci troviamo e dice: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa» (Lc 19, 9). Qui si trovano ammassati tutti i tesori eterni. Qui si vedono raffigurate come in uno specchio le immagini delle primizie e della realtà dei secoli futuri.
Antiphona. Christus Jesus, * splendor Patris et figúra substántiæ ejus, portans ómnia verbo virtútis suæ, purgatiónem peccatórum fáciens, in monte excélso gloriósus apparére hódie dignátus est.
Antifona. Cristo Gesù, * splendore del Padre, e figura della sua sostanza, che tutto sostiene colla potenza del suo verbo, dopo aver fatta la purificazione dei peccati, oggi s'è degnato di mostrarsi glorioso su un'alta montagna.”
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“TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
Doppio di II classe.
Paramenti bianchi.
Guéranger, L'anno liturgico - Trasfigurazione di Nostro Signore (http://www.unavoce-ve.it/pg-6ago.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-6ago.htm
La festa della Trasfigurazione di Gesù era da molto tempo celebrata il 6 agosto in diverse chiese d'Oriente e d'Occidente.
La Santa Chiesa Romana ricorda il mistero della Trasfigurazione del Signore il Sabato delle Quattro Tempora di Quaresima e la Seconda Domenica di Quaresima. Gli Armeni la celebrano a partire dal secolo IV ed è una delle loro solennità principali. I Greci festeggiano la Trasfigurazione la settima domenica dopo Pentecoste, commemorandola anche il 6 agosto. In Occidente fu Papa Callisto III, nel 1457, a estenderla a tutta la Chiesa per ringraziare il Salvatore della vittoria che i Cristiani, guidati da san Giovanni da Capestrano e da Janos Hunyadi, avevano ottenuta sui Turchi a Belgrado il 22 luglio 1456. La data, la stessa in cui a Roma giunse la notizia ufficiale della vittoria (6 agosto 1456) coincide provvidenzialmente col settimo mese dall'Epifania: i fulgori del Dio-Uomo si manifestano pienamente con la testimonianza di Dio Padre, della Legge rappresentata da Mosè e dei Profeti rappresentati da Elia.
Pio X innalzò tale festa al grado di doppio di II classe.
SANTA MESSA
- All'Epistola.
Qualche falso dottore negava la potenza divina di Gesù e il suo ritorno glorioso. San Pietro lo confuta dicendo, che sulla montagna santa egli ha visto la divina maestà del Cristo, che è un pegno della sua potenza e della realtà della sua venuta gloriosa. Del resto anche le profezie sono là per illuminarci in mezzo alle oscurità della nostra condizione umana.
* Sermone di san Leone papa.
Sermone sulla Trasfigurazione, prima della metà.
Il Signore manifesta la sua gloria davanti ai testimoni che ha scelto, e quella forma corporale che gli è comune col resto degli uomini la fa risplendere di tale fulgore, che la sua faccia è scintillante come il sole, e le sue vesti bianche come la neve. Con questa trasfigurazione egli certo si proponeva soprattutto di togliere dal cuore dei discepoli lo scandalo della croce; e far sì che l'ignominia volontaria della sua passione non sconcertasse coloro davanti ai quali avrebbe svelato l'eccellenza della sua nascosta dignità. Ma con non minore provvidenza egli fondava la speranza della santa Chiesa, con che conoscendo l'intero corpo di Cristo quale trasformazione gli era riservata, ciascun dei membri potesse ripromettersi di partecipare alla gloria onde aveva visto risplendere il capo.
Ma volendo confermare gli Apostoli ed elevarli ad una scienza perfetta, egli racchiuse un altro ammaestramento in questo miracolo. Mosé infatti ed Elia, la legge cioè e i profeti, apparvero in conversazione col Signore; così che nella presenza di queste cinque persone si compiva esattamente ciò che sta scritto: «Sul deposto di due o tre testimoni si stabilisce ogni cosa» (Deut. 19,15). Che di più stabile, che di più certo di questa cosa, cui la tromba del vecchio e del nuovo Testamento annunziano concordemente, intorno alla quale gli istrumenti delle antiche testimonianze concordano colla dottrina evangelica? Infatti le pagine delle due alleanze s'accordano insieme perfettamente; e colui che le figure aveano preannunziato sotto il velo dei loro misteri, ora si mostra scoperto nello splendore della sua gloria.
Pertanto l'Apostolo Pietro animato da queste rivelazioni di cose misteriose, sprezzante del mondo e infastidito della terra, si lascia trasportare fuori di sé fino all'estasi dei desideri eterni; e nel colmo della gioia per tutto quello che vede, domanda di rimaner con Gesù là dove lo diletta la manifestazione della sua gloria. E perciò esclama: «Signore, è bene per noi lo stare qui; se vuoi, facciamo tre tende, una per te, una per Mosé e una per Elia» (Matt. 17,4). Ma a questa proposta il Signore non rispose, mostrando così che il suo desiderio, sebbene non fosse cattivo, però non era ordinato, perché il mondo non poteva essere salvato se non colla morte di Cristo, e perché la fede dei credenti dall'esempio del Signore apprendesse, che, nelle tentazioni di questa vita, se non si deve mai dubitare delle promesse della beatitudine, tuttavia occorre domandare piuttosto la pazienza che la gloria.
** Omelia di san Giovanni Crisostomo.
Omelia 57 su Matteo, al principio.
Il Signore aveva sovente, parlato ai discepoli di pericoli, sovente della sua passione, sovente della loro stessa morte, e aveva ingiunto molte cose dure e ardue; e tutto questo per la vita presente, e per un tempo più prossimo, mentre i beni erano nella speranza e nell'aspettativa: come ad esempio, che salverebbero l'anima propria perdendo la vita; ch'egli sarebbe venuto nella gloria del Padre suo a rendere il premio; e per renderli ancora più certi di ciò colla stessa vista, e per mostrare cos'è questa gloria colla quale sarebbe venuto, la scopre loro, e la fa vedere per quanto potevano contemplarla in questa vita presente, affinché oggi, massimamente Pietro, non si rattristassero né della propria, né della morte del Signore.
E guarda come procede nel parlare del regno della geenna. Dicendo: «Chi ama la vita sua, la perde; e chi la perderà per me, la salverà» (Joann 12,25); e dicendo: «Renderà a ciascuno secondo le opere sue» (Matth. 16,27), egli designò e il regno e la geenna. Quindi dopo aver parlato dell'uno e dell'altra, fa sì vedere cogli occhi il regno, ma non già la geenna, perché ciò sarebbe stato necessario solo con uomini più rozzi e più ignoranti; ma essendo essi virtuosi e sensati, bastò confermarli colla vista del meglio. E ciò era anche molto più conveniente per lui stesso. Tuttavia non scartò del tutto l'altro mezzo, e talvolta mette quasi sotto gli occhi l'orribile quadro della geenna, come quando ritrae la storia di Lazzaro, e la parabola del creditore che reclama cento denari.”
https://sardiniatridentina.blogspot.com/2017/08/trasfigurazione-del-signore.html?m=1


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“SANTI SISTO II, Papa, e FELICISSIMO E AGAPITO, Diaconi, Martiri.
Paramenti rossi.
1. SAN SISTO II, Papa e Martire.
Grecia?,? - Roma, 6 agosto 258.
XXIV Papa della Chiesa cattolica.
Elezione: 30 agosto 257.
Fine pontificato: 6 agosto 258.
Predecessore: papa santo Stefano I.
Successore: papa san Dionisio.
Sepoltura e Santuario principale: Basilica di San Sisto Vecchio.
Attributi: Tiara papale, pastorale, palma del martirio, vesti clericali.
Patrono di: Bellegra, Caldonazzo, Castelpoggio, Colle d'Anchise, Girgenti di Pescorocchiano, Gombito, Joppolo, Manerbio, Morbello, Nocelleto di Carinola, Onelli di Cascia, Pomezzana, Verolanuova, Villa Collemandina.
2. SANTI FELICISSIMO E AGAPITO, Diaconi e Martiri.
† Roma, 6 agosto 258.
Il Papa San Sisto II fu martirizzato, nello stesso oratorio in cui era stato sorpreso a celebrare una sinassi, con i due diaconi Felicissimo e Agapito, durante la crudele persecuzione di Valeriano, il 6 agosto 258. Il suo nome è iscritto nel Canone della Messa fra i Papi.
* Sisto II, Ateniese, da filosofo fattosi discepolo di Cristo, accusato nella persecuzione di Valeriano di predicare pubblicamente Cristo, è arrestato e trascinato nel tempio di Marte, dove lo si minaccia della pena del capo se non sacrifica a quest'idolo. Ma ricusatosi con somma costanza a questa empietà, mentre è condotto al martirio fattoglisi incontro san Lorenzo e dicendogli con dolore:«Padre, dove vai senza il tuo figlio? Santo Pontefice, dove t'affretti senza il tuo ministro?». Risponde: «Io non ti abbandono, o figlio, ti sono riserbati maggiori cimenti per la fede di Cristo: fra tre giorni mi seguirai, il levita seguirà il sacerdote: frattanto, se hai qualche cosa nei tesori, dallo ai poveri». Egli dunque fu ucciso lo stesso giorno insieme coi diaconi Felicissimo e Agapito, e coi suddiaconi Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano, e fu sepolto nel cimitero di Callisto il 6 di Agosto; gli altri invece nel cimitero di Pretestato. Regnò undici mesi e dodici giorni. Nel qual tempo tenne un'ordinazione nel mese di Dicembre, e creò quattro preti, sette diaconi e due vescovi.
P.S. La Commemorazione è già presente nel link della Santa Messa della festa della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo.”



«NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DELL'ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA AL CIELO
(6 - 14 Agosto)
℣. Deus, ☩ in adiutorium meum intende.
℞. Domine, ad adiuvandum me festina.
Gloria Patri.
[℣. Provvedi, ☩ o Dio, al mio soccorso.
℞. Signore, affrettati ad aiutarmi.
Gloria al Padre.]
In questa sacra Novena, figurandoci d'esser presenti alla gloriosa Assunzione di Maria Santissima, ne accompagneremo con divoto tripudio il vago trionfo; ed in memoria di quella misteriosa corona di dodici stelle onde fu coronata in cielo, le offriremo questa picciola corona di dodici salutazioni angeliche ed altrettante affettuose benedizioni, dicendo:
I.Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste invitata dal vostro diletto al cielo. Ave.
II. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste assunta dagli Angeli santi in cielo. Ave.
III. Sia benedetta, o Maria, l'ora in cui foste incontrata da tutta corte del cielo. Ave.
IV. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste ricevuta con tanto onore in cielo. Ave.
V. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste collocata alla destra del vostro Figlio in cielo. Ave.
VI. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste coronata con tanta gloria in cielo. Ave.
VII. Sia benedetta, o Maria, l'ora in cui foste intitolata Figlia, Madre e Sposa di Dio nel cielo. Ave.
VIII. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste riconosciuta Regina sovrana di tutto il cielo. Ave.
IX. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste venerata da tutti gli spiriti beati del cielo. Ave.
X. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale foste costituita Avvocata nostra in cielo. Ave.
XI. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale cominciaste a pregare per noi in cielo. Ave.
XII. Sia benedetta, o Maria, l'ora nella quale vi degnerete di ricevere noi tutti in cielo. Ave.
℣. Assumpta est Maria in cœlum, gaudent Angeli.
℞. Laudantes benedicunt Dominum.
Orémus.
Famulorum tuorum, quæsumus, Domine, delictis ignosce; ut, qui tibi placere de actibus nostris non valemus, Genitricis Filii tui Domini nostri intercessione salvemur: Qui tecum vivit et regnat in sæcula sæculorum. Amen.
℣. Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria.
℞. Amen.
[℣. Maria è stata assunta in cielo: ne gioiscono gli Angeli.
℞. Ne lodano e benedicono il Signore.
Preghiamo.
Perdona, o Signore, i delitti dei tuoi servi: affinché noi che non possiamo placarti con le nostre azioni, veniamo salvati per l'intercessione della Madre del Figlio tuo e Signor nostro, che con te vive e regna nei secoli dei secoli. Così sia.
℣. La Vergine Maria benedica noi e tutti i suoi devoti.
℞. Amen.]»
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«6 AGOSTO 2019: TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE.
"O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del tuo Unigenito confermasti con la testimonianza dei patriarchi i misteri della fede, e con la voce uscita dalla nube luminosa proclamasti mirabilmente la perfetta adozione dei figli, concedici, nella tua bontà, di divenire coeredi della gloria e partecipi della medesima" (Colletta del giorno). Nobile formula, che riassume la preghiera della Chiesa e ci presenta il suo pensiero in questa festa di testimonianza e di speranza.
Senso del mistero.
Ma è bene osservare subito che la memoria della gloriosa Trasfigurazione è già stata fatta due volte nel Calendario liturgico: la seconda Domenica di Quaresima e il Sabato precedente. Che cosa significa ciò, se non che la solennità odierna ha come oggetto, più che il fatto storico già noto, il mistero permanente che vi si ricollega, e più che il favore personale che onorò Simon Pietro e i figli di Zebedeo, il compimento dell'augusto messaggio di cui essi furono allora incaricati per la Chiesa? Non parlate ad alcuno di questa visione, fino a quando il Figlio dell'uomo non sia risuscitato dai morti (Mt 17,9). La Chiesa, nata dal costato squarciato dell'Uomo-Dio sulla croce, non doveva incontrarsi con lui faccia a faccia quaggiù; e quando, risuscitato dai morti, avrebbe sigillato la sua alleanza con lei nello Spirito Santo, solo della fede doveva alimentarsi il suo amore. Ma, per la testimonianza che supplisce la visione, nulla doveva mancare alle sue legittime aspirazioni di conoscere.
La scena evangelica.
A motivo di ciò, appunto per lei, in un giorno della sua vita mortale, ponendo tregua alla comune legge di sofferenza e di oscurità che si era imposta per salvare il mondo, egli lasciò risplendere la gloria che colmava la sua anima beata. Il Re dei Giudei e dei Gentili (Inno dei Vespri) si rivelava sul monte dove il suo pacifico splendore eclissava per sempre i bagliori del Sinai; il Testamento dell'eterna alleanza si manifestava, non più con la promulgazione d'una legge di servitù incisa sulla pietra, ma con la manifestazione del Legislatore stesso, che veniva sotto le sembianze dello Sposo a regnare con la grazia e lo splendore sui cuori (Sal 44,5). La profezia e la legge, che prepararono le sue vie nei secoli dell'attesa, Elia e Mosè, partiti da punti diversi, si incontravano accanto a lui come fedeli corrieri al punto di arrivo; facendo omaggio della loro missione al comune Signore, scomparivano dinanzi a lui alla voce del Padre che diceva: Questi è il mio Figlio diletto! Tre testimoni, autorizzati più di tutti gli altri, assistevano a quella scena solenne: il discepolo della fede, quello dell'amore, e l'altro figlio di Zebedeo che doveva per primo sigillare con il sangue la fede e l'amore apostolico. Conforme all'ordine dato e alla convenienza, essi custodirono gelosamente il segreto, fino al giorno in cui colei che ne era interessata potesse per prima riceverne comunicazione dalle loro bocche predestinate.
Data della festa.
Fu proprio quel giorno eternamente prezioso per la Chiesa ? Parecchi lo affermano. Certo, era giusto che il suo ricordo fosse celebrato di preferenza nel mese dell'eterna Sapienza: Splendore della luce increata, specchio immacolato dell'infinita bontà (Verso alleluiatico; cfr. Sap 7,26).
Oggi, i sette mesi trascorsi dall'Epifania manifestano pienamente il mistero il cui primo annuncio illuminò di così dolci raggi il Ciclo ai suoi inizi; per la virtù del settenario qui nuovamente rivelata, gli inizi della beata speranza [1] sono cresciuti al pari dell'Uomo-Dio e della Chiesa; e quest'ultima, stabilita nella pace del pieno sviluppo che l'offre allo Sposo (Ct 8,10), chiama tutti i suoi figli a crescere come lei mediante la contemplazione del Figlio di Dio fino alla misura dell'età perfetta di Cristo (Ef 4,13). Comprendiamo dunque perché vengano riprese in questo giorno, nella sacra Liturgia, formule e cantici della gloriosa Teofania. Sorgi, o Gerusalemme; sii illuminata; poiché è venuta la tua luce, e la gloria del Signore s'è levata su di te (I Responsorio di Mattutino; cfr. Is 60,1). Sul monte, infatti, insieme con il Signore viene glorificata la sua Sposa, che risplende anch'essa della luce di Dio (Capitolo di nona; cfr. Ap 21,11).
Le vesti di Gesù.
Mentre infatti "il suo volto risplendeva come il sole - dice di Gesù il Vangelo - le sue vesti divennero bianche come la neve" (Mt 17,2). Ora quelle vesti, d'un tale splendore di neve - osserva san Marco - che nessun tintore potrebbe farne di così bianche sulla terra (Mc 9,2), che altro sono se non i giusti, inseparabili dall'Uomo-Dio e suo regale ornamento, se non la tunica inconsutile, che è la Chiesa, e che Maria continua a tessere al suo Figliuolo con la più pura lana e con il più prezioso lino? Sicché, per quanto il Signore, attraversato il torrente della sofferenza, sia personalmente già entrato nella sua gloria, il mistero della Trasfigurazione non sarà completo se non allorché l'ultimo degli eletti, passato anch'egli attraverso la laboriosa preparazione della prova e gustata la morte, avrà raggiunto il capo nella sua resurrezione. O volto del Salvatore, estasi dei cieli, allora risplenderanno in te tutta la gloria, tutta la bellezza e tutto l'amore. Manifestando Dio nella diretta rassomiglianza del suo Figliuolo per natura, tu estenderai le compiacenze del Padre al riflesso del suo Verbo che costituisce i figli di adozione, e che vagheggia nello Spirito Santo fino alle estremità del manto che riempie il tempio (Is 6,1).
Il mistero dell'adozione divina.
(...)
INNO
O tu che cerchi Cristo, leva gli occhi in alto; ivi scorgerai il segno della sua eterna gloria.
La luce che risplende manifesta Colui che non conosce termine, il Dio sublime, immenso, senza limiti, la cui durata precede quella del cielo e del caos.
Egli è il Re delle genti, il Re del popolo giudaico, e fu promesso al patriarca Abramo e alla sua stirpe per tutti i secoli.
I Profeti sono i suoi testimoni, e sotto la loro garanzia, testimone egli stesso, il Padre ci ordina di ascoltarlo e di credere in lui.
Gesù, sia gloria a te che ti riveli agli umili, a te insieme con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.
[1] San Leone: II Discorso sull'Epifania.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 941-946.»
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“6 agosto 2019: San Sisto II, papa e martire, e i santi Feliciano e Agapito, martiri.
Agapito diacono subì il martirio a Roma insieme al compagno Felicissimo, ai subdiaconi Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano, al Pontefice Sisto e al beato Quarto. Tutti furono decapitati e sepolti nel cimitero di Prestato.
Agapito, diacono, santo, martire di Roma, fu sepolto unitamente a Felicissimo nel cimitero di Pretestato. Nel IV secolo si rese necessario un ampliamento del luogo della loro sepoltura, per il gran numero di pellegrini che lo visitavano. I suddiaconi che patirono il martirio con Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano furono inumati nella cripta dei papi. Nel 1049 le ossa d'Agapito vennero traslate in S. Maria in Via Lata da S. Leone IX. Le sue reliquie si rinvennero il 24 agosto 1491 e con esse molte altre tra le quali quelle dei martiri Ippolito e Dario; tutte furono temporaneamente portate nella chiesa di S. Ciriaco. In S. Maria in Via Lata, l'8 maggio 1639, furono ritrovate nell'altare maggiore, in una cassetta di piombo, alcune sue ossa con la dicitura: Corpus S. Agapiti Martyris. La reliquia della testa risulta in questa chiesa da un inventario del 1454. Una parte di questa fu adoperata nel XVII secolo per la consacrazione dell'altare maggiore di Santo Spirito in Sassia e qui riposta da Monsignor Francesco Febei. Alcune reliquie dei martiri Agapito, Felicissimo e Vincenzo sono nell'altare della cappella maggiore di S. Maria della Consolazione. Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari.”

“Il 6 agosto 1623 papa Urbano VIII Barberini (qui ritratto da cardinale) viene esaltato al Sommo Pontificato.”

“Il 6 agosto 1458 muore Papa Callisto III de Borja y Cabanilles, Sommo Pontefice.”

«Il 6 agosto 1889 moriva a San Giorgio a Cremano, l'Eminentissimo Cardinale Guglielmo Massaia, Cappuccino, intrepido missionario della vera Fede e della vera Civiltà in Etiopia. Commentando la morte di queste illustre porporato, Leone XIII esclamò: "È morto un santo!".»


“Gabriel Garcia Moreno, Presidente cattolico dell'Equador, assassinato dalla Massoneria il 6 agosto 1875. Scriveva al venerato Pio IX:
"Che fortuna per me, Santo Padre, essere odiato e calunniato per amore del nostro Divino Redentore, e che immensa felicità per me, se la Vostra benedizione mi ottenesse dal cielo di versare il mio sangue per colui che, essendo Dio, volle versare il suo sulla Croce per noi!».”
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Gabriel Garcia Moreno: la politica al servizio di Cristo Re | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2012/07/gabriel-garcia-moreno-la-politica-al-servizio-di-cristo-re/)
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https://www.radiospada.org/2019/08/i-miracoli-del-rosario-a-hiroshima-e-nagasaki/
La lezione del Giappone | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2014/01/la-lezione-del-giappone/)
Omelia di Pio XI in occasione della consacrazione del primo vescovo giapponese | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2015/08/omelia-di-pio-xi-in-occasione-della-consacrazione-del-primo-vescovo-giapponese/)
https://www.radiospada.org/2019/08/difunde-tu-fe-catolica-aniversario-del-martirio-de-monsenor-salvio-huix-obispo-de-lerida/







Oggi 6 AGOSTO 2019 (festa liturgica della TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO e primo giorno della NOVENA ALLA MADONNA DELL’ASSUNTA) ricordiamo i cattolici giapponesi vittime del terrorismo giudaico-massonico-statunitense a Hiroshima e Nagasaki (6-9 agosto del 1945) ed il martirio dell'eroico politico e presidente CATTOLICO CONTRORIVOLUZIONARIO (e non mero "conservatore"!!) ispano-ecuadoriano Gabriel Gregorio García y Moreno y Morán de Buitrón (Guayaquil, 24 dicembre 1821 – Quito, 6 agosto 1875)...«Dios no muere!» (Dio non muore!)...


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Gabriel Garcia Moreno – il quale nutriva una grande devozione nei confronti del Sacro Cuore di NSGC e fu ucciso da sicari della massoneria anche per questo oltre che per ragioni politiche, può essere considerato un martire della fede seppur non beatificato ufficialmente - fu il Presidente dell'Ecuador dal 2 aprile 1861 al 30 agosto 1865 e dal 10 agosto 1869 al 5 agosto 1875; questa è l'immagine del Sacro Cuore intronizzata nel Parlamento dell'Equatore, infatti nel 1873 egli consacrò la sua patria al Sacro Cuore:


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Due libri essenziali su di lui ed altri articoli in lingua italiana:


Antonio Socci e Rino Camilleri, Pio IX e Garcia Moreno, Il Papa "scomodo" e il Presidente Cattolico, Edizioni Krinon 1988.
http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?item_id=01e0549f67c1b1f348&time=&type=4


http://image.anobii.com/anobi/image_book.php?item_id=01e0549f67c1b1f348&time=&type=4



Franco Adessa, Gabriel Garcia Moreno, Edizioni Civiltà, Brescia 1997.
https://www.effedieffeshop.com/pimages/Gabriel-Garcia-Moreno-extra-big-1340-636.jpg


https://www.effedieffeshop.com/pimages/Gabriel-Garcia-Moreno-extra-big-1340-636.jpg




“Articolo di Luca Fumagalli (6 agosto 1875: anniversario dell'assassinio di Garcia Moreno)"Gabriel Garcia Moreno: la politica al servizio di Cristo Re | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2012/07/gabriel-garcia-moreno-la-politica-al-servizio-di-cristo-re/)
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“Gabriel Garcia Moreno: la politica al servizio della Regalità sociale di Cristo.”
https://forum.termometropolitico.it/13041-gabriel-garcia-moreno-la-politica-al-servizio-della-regalita-sociale-di-cristo.html
https://forum.termometropolitico.it/13041-gabriel-garcia-moreno-la-politica-al-servizio-della-regalita-sociale-di-cristo-3.html
“6 agosto - Servo di Dio Gabriel Garcia Moreno, martire.”
https://forum.termometropolitico.it/438055-6-agosto-servo-di-dio-gabriel-garcia-moreno-martire.html
https://forum.termometropolitico.it/438055-6-agosto-servo-di-dio-gabriel-garcia-moreno-martire-3.html
“Gabriel Garcia Moreno.”
https://forum.termometropolitico.it/13035-gabriel-garcia-moreno.html
“Una repubblica fondata sulla dottrina sociale cattolica: l’Ecuador di Garcia Moreno.”
https://forum.termometropolitico.it/485254-una-repubblica-fondata-sulla-dottrina-sociale-cattolica-l-ecuador-di-garcia-moreno.html
“CULTURA - «Diòs no muére!» Il conservatorismo cattolico di Gabriel García Moreno.”
https://forum.termometropolitico.it/626812-cultura-dios-no-muere-il-conservatorismo-cattolico-di-gabriel-garcia-moreno.html


“6-9 agosto UN GENOCIDIO MASSONICO DI CATTOLICI: HIROSHIMA e NAGASAKI.”
https://forum.termometropolitico.it/677198-6-9-agosto-un-genocidio-massonico-di-cattolici-hiroshima-e-nagasaky.html
“Le bombe di Hiroshima e Nagasaki e il massone Truman.”
https://forum.termometropolitico.it/677215-le-bombe-di-hiroshima-e-nagasaki-e-il-massone-truman.html


“La resistenza dimenticata dei samurai cristiani di Rino Cammilleri da: Il Timone”
https://forum.termometropolitico.it/429516-samurai-cattolici.html
https://forum.termometropolitico.it/629635-il-massacro-di-shimabara-e-l-onore-dei-samurai-cattolici.html




Quel dubbio atroce: la Bomba su Nagasaki per punire il Papa - IlGiornale.it (http://www.ilgiornale.it/news/politica/dubbio-atroce-bomba-su-nagasaki-punire-papa-1159529.html)
“Quel dubbio atroce: la Bomba su Nagasaki per punire il Papa
La città giapponese distrutta dall'atomica dopo Hiroshima era la più cattolica del Paese. E gli Alleati non amavano Pio XII Renato Farina - Dom, 09/08/2015”
http://ciaosilvia.forumfree.it/?t=72850755
I cattolici e le bombe atomiche in Giappone: un ricordo a 70 anni dalla strage | lafedequotidiana.it (http://www.lafedequotidiana.it/i-cattolici-e-le-bombe-atomiche-in-giappone-un-ricordo-a-70-anni-dalla-strage/)


"I miracoli del Rosario a Hiroshima e Nagasaki."
https://www.radiospada.org/2019/08/i-miracoli-del-rosario-a-hiroshima-e-nagasaki/
“La lezione del Giappone | Radio Spada”
La lezione del Giappone | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2014/01/la-lezione-del-giappone/)
“Omelia di Pio XI in occasione della consacrazione del primo vescovo giapponese”
Omelia di Pio XI in occasione della consacrazione del primo vescovo giapponese | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2015/08/omelia-di-pio-xi-in-occasione-della-consacrazione-del-primo-vescovo-giapponese/)
"OMELIA DI SUA SANTITÀ PIO XI IN OCCASIONE DELLA CONSACRAZIONE DEL PRIMO VESCOVO GIAPPONESE MONSIGNOR HAYOSAKA, VESCOVO DI NAGASAKI Fonte:Vatican.va
Festa di Cristo Re Basilica Vaticana Domenica 30 ottobre 1927 A Mons. Hayosaka, Vescovo di Nagasaki.”







Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/)
http://liguesaintamedee.ch/
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]. Pas de "motu proprio" chez nous : nous célebrons la Sainte Messe selon le missel de Saint Pie V.»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

6 août : La Transfiguration de Notre-Seigneur :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/6-aout-la-transfiguration)
“6 août : La Transfiguration de Notre-Seigneur.”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/7215/3263/9796/08_06_transfiguration_2.jpg

“6 Août 1875 : assassinat du très catholique Président de l'Equateur, Gabriel García Moreno, promoteur du règne social de NSJC
#DiosNoMuere”

http://liguesaintamedee.ch/application/files/7215/3263/9796/08_06_transfiguration_2.jpg


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Ad majorem Dei gloriam - Per la maggior gloria di Dio!!! A.M.D.G.
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.
«O Santissima Trinità, vi adoro! Mio Dio, mio Dio, Vi amo nel Santissimo Sacramento!»
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!

Holuxar
15-08-19, 01:23
14 AGOSTO 2019: IN ONORE DEI MARTIRI DI OTRANTO, VIGILIA DELL'ASSUNZIONE DI MARIA SANTISSIMA IN CIELO…



«14 AGOSTO VIGILIA DELL'ASSUNZIONE DI MARIA SANTISSIMA»
Guéranger, L'anno liturgico - 14 agosto. Vigilia dell'Assunzione di Maria Santissima (http://www.unavoce-ve.it/pg-14ago.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-14ago.htm

«15 AGOSTO ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE IN CIELO»
Guéranger, L'anno liturgico - 15 agosto. Assunzione della Beata Vergine in cielo (http://www.unavoce-ve.it/pg-15ago.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-15ago.htm





Vigilia dell'Assunta - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/vigilia-dellassunta/)
http://www.sodalitium.biz/vigilia-dellassunta/
«14 agosto, vigilia dell’Assunta (senza digiuno e astinenza).
Rallegratevi, o Madre, Figlia e Sposa di Dio, perché tutte le grazie, tutti i gaudi, le allegrezze e favori che godete in Paradiso non si sminuiranno giammai, anzi si aumenteranno fino al giorno del Giudizio, e dureranno per tutti i secoli dei secoli. Così sia. Ave, Gloria.
I.Sia benedetta, o Maria, l’ora nella quale foste invitata dal vostro Signore al cielo. Ave Maria
II.Sia benedetta, o Maria, l’ora nella quale foste assunta dagli Angeli santi in cielo. Ave Maria
III.Sia benedetta, o Maria, l’ora in cui tutta la corte celeste vi venne incontro. Ave Maria
IV.Sia benedetta, o Maria, l’ora nella quale foste ricevuta con tanto onore in cielo. Ave Maria
V.Sia benedetta, o Maria, l’ora nella quale sedeste alla destra del vostro Figlio in cielo. Ave Maria
VI.Sia benedetta, o Maria, l’ora nella quale foste coronata con tanta gloria in cielo. Ave Maria
VII.Sia benedetta, o Maria, l’ora in cui vi fu dato il titolo di Figlia, Madre e Sposa del Re del cielo. Ave Maria
VIII.Sia benedetta, Maria, l’ora nella quale foste riconosciuta Regina suprema di tutto il cielo. Ave Maria
IX.Sia benedetta, o Maria, l’ora nella quale tutti gli Spiriti e Beati del cielo vi acclamarono. Ave Maria
X.Sia benedetta, o Maria, l’ora nella quale foste costituita Avvocata nostra in cielo. Ave Maria
XI.Sia benedetta, o Maria, l’ora nella quale cominciaste a intercedere per noi in cielo. Ave Maria
XII.Sia benedetta. o Maria, l’ora nella quale vi degnerete di ricevere tutti in cielo. Ave Maria.»
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http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/assunta-2jpg.jpg



SANTE MESSE CATTOLICHE "NON UNA CUM" CELEBRATE DAI SACERDOTI DELL' I.M.B.C. ("ISTITUTO MATER BONI CONSILII") E DA DON FLORIANO IN ITALIA:


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”
www.oratoriosantambrogiombc.it




«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».







“In onore dei Beati Martiri di Otranto (festa 14 agosto).”
https://forum.termometropolitico.it/520451-onore-dei-beati-martiri-di-otranto-festa-14-agosto.html
“Gli 800 Martiri di Otranto.”
https://forum.termometropolitico.it/353854-gli-800-martiri-di-otranto.html







www.sursumcorda.cloud
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
“Carlo Di Pietro - Sursum Corda."
https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/







https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»


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https://www.radiospada.org/
http://www.edizioniradiospada.com
https://www.facebook.com/radiospadasocial/

“14 agosto 2019 VIGILIA DELL'ASSUNZIONE DI MARIA SANTISSIMA.”


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https://www.radiospada.org/2019/08/la-bolla-dogmatica-munificentissimus-deus-di-pio-xii-sullassunzione/
https://www.radiospada.org/2019/08/santalfonso-maria-de-liguori-discorso-sullassunzione-di-maria-1/
https://www.radiospada.org/2013/08/lassunzione-della-vergine-maria/

“Per prepararsi alla solennità dell'Assunzione della Vergine.
E qual visse l’amante Vergine, tale morì. Siccome l’amor divino le diede la vita, così le diede la morte, morendo ella, come comunemente dicono i Dottori e i SS. Padri, non di altra infermità che di puro amore, dicendo S. Idelfonso che Maria o non doveva morire o solo morire di amore.”
https://www.radiospada.org/2019/08/a-nostra-signora-della-buona-morte/
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https://i0.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/08/pastorelli-fatima2-1030x615-2.jpg?w=960&ssl=1



"14 agosto 2019: Eusebio di Roma, santo, sue reliquie sono visibili, unitamente a quelle dei martiri Orosio e Paolino preti e Vincenzo, nell’altare maggiore della chiesa di S. Eusebio all’Esquilino. La cassa di marmo, posta nel pavimento dietro l’altare maggiore, che un tempo conservava i resti di Eusebio, Orosio e Paolino, andò dispersa a causa delle grandi trasformazioni subite dalla chiesa.
M.R.: 14 agosto - A Roma il natale del beato Eusebio, Prete e Confessore, il quale dall'Ariano Imperatore Costanzo, per aver difeso la fede cattolica, rinchiuso in una camera della sua casa, ivi, avendo perseverato costantemente sette mesi in orazione, si riposò in pace. Il suo corpo fu raccolto dai Preti Gregorio ed Orosio e fu sepolto nel cimitero di Callisto, sulla via Appia. [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]"


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"Nel 555esimo della morte di Papa Pio II Piccolomini (18 ottobre 1405 - 14 agosto 1464) umanista e crociato.
Il 14 agosto 1464 muore Papa Pio II Piccolomini, umanista e crociato."
https://www.radiospada.org/tag/pio-ii/
https://www.radiospada.org/2019/05/pio-ii-e-il-conte-dracula/


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/67767402_2845193945510256_8036916763335589888_n.jp g?_nc_cat=107&_nc_oc=AQnYzCoTahYl5ac2MiJGpNSZ1hXbln4-YH1xPvzmr8yC1dJK_rqEu6qfDmUXOBpQWUk&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=8750e9fec9c04932dd794b1a4c67da91&oe=5DD81673



"Il 14 agosto 1950 moriva a Roma il famoso Padre gesuita Lorenzo Rocci, sacerdote, fine latinista e grecista. Curatore del notissimo, dotto ed esaustivo dizionario "Greco-Italiano" in uso nei Licei classici per decadi e decadi."

“ Un'accorata prece per i morti e per i vivi. Sancta Maria, Regina Genuae civitatis, ora pro nobis.”







www.agerecontra.it | Sito del Circolo Cattolico "Christus Rex"
http://www.agerecontra.it/

"Centro Studi Giuseppe Federici - sito ufficiale"
http://www.centrostudifederici.org/

"sito dedicato alla crisi dottrinale nella Chiesa cattolica"
http://www.crisinellachiesa.it/

"Sito ufficiale del Centro Culturale San Giorgio"
http://www.centrosangiorgio.com/


C.M.R.I. - "Congregatio Mariae Reginae Immacolata" ("Congregation of Mary Immaculate Queen" "Congregazione di Maria Regina Immacolata"):
http://www.cmri.org/ital-index.html





https://www.truerestoration.org/


https://novusordowatch.org/


": Quidlibet : ? A Traditionalist Miscellany — By the Rev. Anthony Cekada"
http://www.fathercekada.com/

"Home | Traditional Latin Mass Resources"
http://www.traditionalmass.org/

http://www.traditionalcatholicpriest.com/





"Como ovejas sin Pastor"
http://sicutoves.blogspot.com/


https://moimunanblog.com/





“Pro Fide Catholica | Le site de Laurent Glauzy”
https://profidecatholica.com/


https://johanlivernette.wordpress.com/


https://lacontrerevolution.wordpress.com/


https://sedevacantisme.wordpress.com/


"Sede Vacante -"
http://www.catholique-sedevacantiste.fr/


http://wordpress.catholicapedia.net/




Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]. Pas de "motu proprio" chez nous : nous célebrons la Sainte Messe selon le missel de Saint Pie V.»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

14 août : fête des martyrs d'Otrante :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/14-aout-fete-des-martyrs-dotrante)
“14 août : fête des martyrs d'Otrante.”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/6815/3341/3978/08_14_martyrs_otrante.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/6815/3341/3978/08_14_martyrs_otrante.jpg





[I]AVE MARIA!!!
Ad majorem Dei gloriam - Per la maggior gloria di Dio!!! A.M.D.G.
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.
«O Santissima Trinità, vi adoro! Mio Dio, mio Dio, Vi amo nel Santissimo Sacramento!»
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!

Holuxar
16-08-19, 22:21
15 AGOSTO 2019: FESTA DELL'ASSUNZIONE DI MARIA SANTISSIMA IN CIELO…



«15 AGOSTO ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE IN CIELO»
Guéranger, L'anno liturgico - 15 agosto. Assunzione della Beata Vergine in cielo (http://www.unavoce-ve.it/pg-15ago.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-15ago.htm





Assunzione - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/assunzione/)
http://www.sodalitium.biz/assunzione/
«15 agosto, Assunzione in Cielo della Beata Vergine Maria.
Preghiera di Pio XII.
O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini. Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e in corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi; e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l’anelito della nostra devozione e del nostro amore.
Noi sappiamo che il vostro sguardo, che maternamente accarezzava l’umanità umile e sofferente di Gesù interra, si sazia in cielo alla vista della umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell’anima vostra nel contemplare faccia a faccia l’adorabile Trinità fa sussultare il vostro cuore di beatificante tenerezza; e noi, poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell’anima, vi supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinchè apprendiamo, fin da quaggiù, a gustare Iddio, Iddio solo, nell’incanto delle creature.
Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio; e noi, che vi invochiamo nostra Madre, noi vi prendiamo, come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale.
Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgono ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli ; e noi, fra le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal vostro celeste lume e dalla vostra dolce pietà sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra Patria.
Noi crediamo infine che nella gloria, ove voi regnate, vestita di sole e coronata di stelle, voi siete, dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi; e noi, da questa terra, ove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza; attraeteci con la soavità della vostra voce, per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del vostro seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/assunta-2.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/assunta-2.jpg



Sodalitium - Sito ufficiale dell'Istituto Mater Boni Consilii (http://www.sodalitium.biz/)
http://www.sodalitium.biz/
«Maria sia benedetto il Vostro dolcissimo Nome.
Benedetta la Vostra Santa ed Immacolata Concezione.
Benedetto il giglio purissimo della Vostra Verginità!
Benedetta la Vostra incorrotta Fecondità!
Benedetto il Tesoro prezioso di grazie che riceveste.
Benedetto l’amore che portaste a Gesù!
Benedetti i meriti della Vostra Santa vita.
Benedetto il lume di gloria che godeste in Paradiso. Così sia.»


http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/46.pdf
«(...) Pio XII: se è vero che egli non si pronunciò esplicitamente sulla questione della morte di Maria, è vero altresì che egli fece cancellare le parole “dopo la vostra beatissima morte” da una preghiera da
lui indulgenziata nel dicembre del 1950. In effetti, il grande sviluppo della mariologia, che ha portato alle definizioni dogmatiche dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione, ha permesso di mettere meglio in luce che nel passato il problema della “morte di Maria”, che è come un corollario di questi due dogmi già definiti. La morte, in effetti, è una conseguenza del peccato originale: Maria, immacolata, non doveva morire. E difatti non morì. Implicitamente, lo afferma la stessa definizione dogmatica dell’Assunzione: Maria, “al termine della sua vita terrena, fu assunta in anima e corpo alla gloria del cielo”. Se Maria è morta, argomenta il Padre Oblato dell’Immacolata Mario De Rosa nel suo libro del 1961, La trionfatrice della morte [egli dà ben dieci argomenti probanti in favore della tesi della non morte di Maria], la sua anima si sarebbe separata, anche un solo istante, dal corpo. In quell’istante, la sua anima avrebbe goduto del Paradiso (giacché Ella non finì certo nel Purgatorio!) senza il suo corpo, contrariamente al dogma dell’Assunzione, che afferma come “al termine della sua vita terrena” (e non un attimo dopo) ella godette del Cielo in corpo e anima. Né vale obiettare che anche Cristo morì. Cristo poteva meritare anche nella morte, non così Maria. Per di più, fa notare padre Roschini, servita, salvo nel caso di Gesù, in cui Corpo e Anima restarono uniti alla Persona divina, la separazione dell’anima dal corpo (la morte) distrugge la persona: la persona di Maria, nella morte, non sarebbe esistita, il corpo si sarebbe metafisicamente corrotto, e così pure la Sua verginità fisica, per mantenere la quale tanti miracoli fece il Signore. Per questi e molti altri argomenti, eccellenti mariologi contemporanei come Roschini (cf Dizionario di Mariologia, ed. Studium, alla voce Morte), Landucci, Lattanzi, Guérard des Lauriers, Laurentin, e la maggioranza dei teologi che si occupò dell’argomento dopo il 1950, sostennero che Maria non morì. (...)
L’Istituto Mater Boni Consilii, con Pio XII, pensa quindi che Maria non sia mai morta, ma che, al termine della sua vita terrena, fu assunta in anima e corpo alla gloria del cielo.»



«Costituzione Apostolica "Munificentissimus Deus" di Pio XII sulla glorificazione di Maria con l'Assunzione al Cielo in anima e corpo. La solenne definizione:
"Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.
Affinché poi questa Nostra definizione dell'assunzione corporea di Maria vergine al cielo sia portata a conoscenza della chiesa universale, abbiamo voluto che stesse a perpetua memoria questa Nostra lettera apostolica; comandando che alle sue copie o esemplari anche stampati, sottoscritti dalla mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di qualche persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti assolutamente da tutti la stessa fede; che si presterebbe alla presente, se fosse esibita o mostrata.
A nessuno dunque sia lecito infrangere questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o ad essa opporsi e contravvenire. Se alcuno invece ardisse di tentarlo, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo".
Dato a Roma, presso San Pietro, nell'anno del massimo giubileo 1950, 1° novembre, festa di tutti i santi, nell'anno dodicesimo del Nostro pontificato.
Dalla bacheca di don Ugo Carandino.»
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SANTE MESSE CATTOLICHE "NON UNA CUM" CELEBRATE DAI SACERDOTI DELL' I.M.B.C. ("ISTITUTO MATER BONI CONSILII") E DA DON FLORIANO IN ITALIA:


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”
www.oratoriosantambrogiombc.it




«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
Assunzione B. Vergine Maria (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=-a1hwDAeI7s
Assunzione B. Vergine Maria (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=aaCvzFIX78U
IX domenica dopo Pentecoste (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=goPDtwbpW7o
IX domenica dopo Pentecoste (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=6lwxgwI6tj4
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».







https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955
Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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«CATECHISMO MAGGIORE DI SAN PIO X
Dell’Assunzione di Maria Vergine.
160 D. Che cosa celebra la Chiesa nella festa dell’Assunzione della santissima Vergine?
R. Nella festa dell’Assunzione della santissima Vergine la Chiesa celebra la morte preziosa e la gloriosa Assunzione al Cielo di Maria Vergine.
161 D. Coll’anima di Maria Vergine fu assunto in cielo anche il corpo?
(*) R. È pia e comune credenza dei fedeli, che coll’anima di Maria Vergine sia stato assunto in cielo anche il corpo, benché ciò non sia definito, come di fede, dalla santa Chiesa.
(*) L’Assunzione della B. V. Maria è stata definita come dogma di fede da Pio XII nel 1950.
162 D. Qual è la gloria alla quale è stata esaltata Maria Vergine nel cielo?
R. Maria Vergine è stata esaltata sopra tutti i cori degli Angeli, e sopra tutti i Santi del paradiso, come regina del cielo e della terra.
163 D. Perché la Vergine è stata esaltata in cielo sopra tutte le creature?
R. La Vergine è stata esaltata in cielo sopra tutte le creature, perché è madre di Dio, ed è di tutte le creature la più umile e la più santa.
164 D. Che cosa dobbiamo noi fare nella solennità dell’Assunzione di Maria Vergine?
R. Nella solennità dell’Assunzione di Maria Vergine dobbiamo:
- rallegrarci della sua gloriosa assunzione ed esaltazione;
- venerarla come nostra signora e nostra avvocata presso il suo divin Figliuolo;
- pregarla ad ottenerci da Dio la grazia di condurre una vita santa, e di prepararci in tal maniera alla morte, che meritiamo di essere da lei assistiti e protetti, e di aver parte nella sua gloria.
165 D. Come possiamo noi meritare la protezione di Maria santissima?
R. Noi possiamo meritare la protezione di Maria santissima con imitare le sue virtù, e specialmente la purità e l’umiltà.
166 D. Debbono anche i peccatori confidare nel patrocinio di Maria Vergine?
R. Anche i peccatori debbono confidare moltissimo nel patrocinio di Maria Vergine, perché ella è madre di misericordia e il rifugio dei peccatori per ottenere loro da Dio la grazia della conversione.»



https://tradidiaccepi.blogspot.com/2017/08/preghiera-di-pio-xii-alla-vergine.html?m=1
"Preghiera di Pio XII alla Vergine Assunta."







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“Carlo Di Pietro - Sursum Corda."
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«Dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.
Da PIUS PP. XII, Const. apost. Munificentissimus Deus qua fidei dogma definitur Deiparam Virginem Mariam corpore et anima fuisse ad caelestem gloriam assumptam, 1 novembris 1950: AAS 42(1950), pp. 753-771.»
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https://www.agerecontra.it/2019/08/15-agosto-festa-dellassunzione-di-maria-vergine/
https://www.agerecontra.it/wp-content/uploads/2019/08/2assunzione-Vergine-Maria.jpg


https://www.agerecontra.it/wp-content/uploads/2019/08/2assunzione-Vergine-Maria.jpg







"15 agosto, Assunzione della Beata Vergine Maria."
https://forum.termometropolitico.it/333446-15-agosto-assunzione-della-beata-vergine-maria.html
https://forum.termometropolitico.it/383261-15-agosto-assunzione-della-beata-vergine-maria.html
"Solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria."
https://forum.termometropolitico.it/598044-solennita-dell-assunzione-della-beata-vergine-maria.html
«ASSVMPTA EST MARIA IN CAELVM
GAVDENT ANGELI COLLAVDANTES
BENEDICVNT DOMINVM ALLELVIA
ASSVMPTA EST
MARIA IN CÆLVM
GAVDET EXERCITVS
ANGELORVM»
«PIO XII COSTITUZIONE APOSTOLICA "MUNIFICENTISSIMUS DEUS" LA GLORIFICAZIONE DI MARIA CON L'ASSUNZIONE AL CIELO IN ANIMA E CORPO.»







https://www.radiospada.org/
http://www.edizioniradiospada.com
https://www.facebook.com/radiospadasocial/
“15 AGOSTO 2019: ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE IN CIELO (Doppio di prima classe con Ottava comune) .”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/69107836_2846973521998965_2603164684374769664_n.jp g?_nc_cat=111&_nc_oc=AQlNrGktf5ge3TboxnmXOwq6t4mPjsvYD5rvQrZTOwO-2_b_LwMsfYlF4MJ3E_XLgqQ&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=0799d440440b2ea5db12efe8aedf43ac&oe=5E12D5A0


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«La bolla dogmatica “Munificentissimus Deus” di Pio XII sull’Assunzione.»
https://www.radiospada.org/2019/08/la-bolla-dogmatica-munificentissimus-deus-di-pio-xii-sullassunzione/

https://www.radiospada.org/2019/08/santalfonso-maria-de-liguori-discorso-sullassunzione-di-maria-1/

https://www.radiospada.org/2013/08/lassunzione-della-vergine-maria/

https://www.radiospada.org/2019/08/a-nostra-signora-della-buona-morte/
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https://i0.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/08/pastorelli-fatima2-1030x615-2.jpg?w=960&ssl=1


“L'istante della proclamazione solenne del Dogma
ASSVMPTA EST MARIA IN CÆLVM
https://www.youtube.com/watch?v=rO5hVmjd2p0”
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https://www.radiospada.org/2019/08/difunde-tu-fe-catolica-la-gloriosa-asuncion-de-nuestra-senora-al-cielo-en-cuerpo-y-alma/
https://i1.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/08/ASUNTA.jpg?w=586&ssl=1


https://i1.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/08/ASUNTA.jpg?w=586&ssl=1







www.agerecontra.it | Sito del Circolo Cattolico "Christus Rex"
http://www.agerecontra.it/

"Centro Studi Giuseppe Federici - sito ufficiale"
http://www.centrostudifederici.org/

"sito dedicato alla crisi dottrinale nella Chiesa cattolica"
http://www.crisinellachiesa.it/

"Sito ufficiale del Centro Culturale San Giorgio"
http://www.centrosangiorgio.com/


C.M.R.I. - "Congregatio Mariae Reginae Immacolata" ("Congregation of Mary Immaculate Queen" "Congregazione di Maria Regina Immacolata"):
http://www.cmri.org/ital-index.html





https://www.truerestoration.org/


https://novusordowatch.org/


": Quidlibet : ? A Traditionalist Miscellany — By the Rev. Anthony Cekada"
http://www.fathercekada.com/

"Home | Traditional Latin Mass Resources"
http://www.traditionalmass.org/

http://www.traditionalcatholicpriest.com/





"Como ovejas sin Pastor"
http://sicutoves.blogspot.com/


https://moimunanblog.com/





“Pro Fide Catholica | Le site de Laurent Glauzy”
https://profidecatholica.com/


https://johanlivernette.wordpress.com/


https://lacontrerevolution.wordpress.com/


https://sedevacantisme.wordpress.com/


"Sede Vacante -"
http://www.catholique-sedevacantiste.fr/


http://wordpress.catholicapedia.net/




Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]. Pas de "motu proprio" chez nous : nous célebrons la Sainte Messe selon le missel de Saint Pie V.»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

L'Assomption de la Très Sainte Vierge - Sodalitium (http://www.sodalitium.eu/lassomption-de-tres-sainte-vierge/)

“Constitution apostolique Munificentissimus Deus du 1er novembre 1950, Pape Pie XII.”
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“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour l’Assomption de Notre-Dame (15 août 2018): Marie, victorieuse de la mort et du péché.
http://prieure2bethleem.org/predica/2018_08_15.mp3”
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15 août : Assomption de la très Sainte Vierge (vers l'an 57) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/15-aout-assomption)
“15 août : Assomption de la très Sainte Vierge (vers l'an 57).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/5415/3341/3981/08_15_assomption.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/5415/3341/3981/08_15_assomption.jpg




AVE MARIA!!!
Ad majorem Dei gloriam - Per la maggior gloria di Dio!!! A.M.D.G.
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.
«O Santissima Trinità, vi adoro! Mio Dio, mio Dio, Vi amo nel Santissimo Sacramento!»
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!