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Visualizza Versione Completa : 21 novembre - Presentazione della Beata Vergine Maria



Augustinus
20-11-03, 18:01
Il 21 novembre la Chiesa celebra la presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio. Si tratta di una festività mariana che attinge le sue origini ad un passo di un Vangelo apocrifo (il Protovangelo di Giacomo), dal momento che i testi canonici tacciono sull'infanzia della Madre di Dio.
La Madonna, ancora in tenera età (3 anni, secondo la tradizione), fu condotta al Tempio di Gerusalemme, al servizio di Dio, similmente al profeta Samuele, dai suoi santi genitori, Gioacchino ed Anna.
Secondo un Padre della Chiesa, S. Girolamo, la vita di Maria al Tempio era scandita dalla costante preghiera. Dall'alba sino all'ora terza (le nove del mattino) si dedicava all'orazione ed alla meditazione; seguiva, sino all'ora nona (le tre del pomeriggio), il lavoro manuale; sino al riposo, poi si dedicava nuovamente alla preghiera. Era sempre la prima nelle veglie notturne, quella più applicata agli studi, la più fervente nel canto di lode dei salmi, la più zelante negli atti di carità, la più pura trale vergini sue compagne, la più perfetta nella pratica di ogni virtù.
La Chiesa, celebrando la Madre del Signore che si presenta al tempio, vuole esaltare in Maria il modello di ogni persona consacrata.

Augustinus

Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=25200):

Presentazione della Beata Vergine Maria

21 novembre - Memoria

Memoria mariana di origine devozionale, si collega a una pia tradizione attestata dal protovangelo di Giacomo. La celebrazione liturgica, che risale al secolo VI in Oriente e al secolo XIV in Occidente, dà risalto alla prima donazione totale che Maria fece di sé, divenendo modello di ogni anima che si consacra al Signore. (Mess. Rom.)

Martirologio Romano: Memoria della Presentazione della beata Vergine Maria. Il giorno dopo la dedicazione della basilica di Santa Maria Nuova costruita presso il muro del tempio di Gerusalemme, si celebra la dedicazione che fece di se stessa a Dio fin dall’infanzia colei che, sotto l’azione dello Spirito Santo, della cui grazia era stata riempita già nella sua immacolata concezione, sarebbe poi divenuta la Madre di Dio.

Martirologio tradizionale (21 novembre): A Gerusalemme la Presentazione della beata Vergine Madre di Dio Maria al tempio.

La memoria odierna della Presentazione della Beata Vergine Maria ha un'importanza notevole, non solo perchè in essa vien commemorato uno dei misteri della vita di Colei che Dio ha scelto come Madre del Suo Figlio e come Madre della Chiesa, nè soltanto perchè in questa 'presentazione' di Maria vien richiamata la 'presentazione' al Padre celeste di Cristo e, anzi, di tutti i cristiani, ma anche perchè essa costituisce un gesto concreto di ecumenismo, di dialogo con i nostri fratelli dell'Oriente. Questo emerge con chiarezza sia dalla nota di commento degli estensori del nuovo calendario sia dalla nota della Liturgia delle Ore, che dice: 'In questo giorno della dedicazione (543) della chiesa di S. Maria Nuova, costruita presso il tempio di Gerusalemme, celebriamo insieme ai cristiani d'oriente quella 'dedicazione' che Maria fece a Dio di se stessa fin dall'infanzia, mossa dallo Spirito Santo, della cui grazia era stata ricolma nella sua immacolata concezione'. Il fatto della presentazione di Maria al tempio, com'è, noto, non è narrato in nessun passo dei testi sacri, mentre viene proposto con abbondanza di particolari dagli apocrifi, cioè da quegli scritti molto antichi e per tanti aspetti analoghi ai libri della Bibbia, che tuttavia sempre la Chiesa ha rifiutato di considerare come ispirati da Dio e quindi come Sacra Scrittura. Or secondo tali apocrifi, la presentazione di Maria al tempio non avvenne senza pompa: sia nel momento della sua offerta che durante la permanenza nel tempio si verificarono alcuni fatti prodigiosi: Maria, secondo la promessa fatta dai suoi genitori, fu condotta nel tempio a tre anni, accompagnata da un gran numero di fanciulle ebree che tenevano delle torce accese, col concorso delle autorità gerosolimitane e tra il canto degli angeli. Per salire al tempio vi erano quindici gradini, che Maria salì da sola, benchè tanto piccola. Gli apocrifi dicono ancora che Maria nel tempio si alimentava con un cibo straordinario recatole direttamente dagli Angeli e che ella non risiedeva con le altre bambine ma addirittura nel 'Sancta Sanctorum' (che veniva invece "visitato" una sola volta all'anno dal solo Sommo Sacerdote).
La realtà della presentazione di Maria dovette essere molto più modesta e insieme più gloriosa. Fu infatti anche attraverso questo servizio al Signore nel tempio, che Maria preparò il suo corpo, ma soprattutto la sua anima, ad accogliere il Figlio di Dio, attuando in se stessa la parola di Cristo: 'Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano'.

Autore: Piero Bargellini

http://www.wga.hu/art/t/tiziano/03_1530s/5presen.jpg http://img61.imageshack.us/img61/5095/presentbgj4.jpg http://www.wga.hu/art/t/tiziano/03_1530s/5presen3.jpg http://www.wga.hu/art/t/tiziano/03_1530s/5presen4.jpg Tiziano Vecellio, Presentazione di Maria al Tempio, 1539, Galleria dell'Accademia, Venezia

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Denys Calvaert, Presentazione di Maria, XVI sec., Pinacoteca Nazionale, Bologna

http://img214.imageshack.us/img214/7052/presentazionemariawy2.jpg Juan de Sevilla Romero, Presentazione di Maria al Tempio, XVII sec., Museo del Pardo, Madrid

http://www.wsgoc.org/facility/Church/Panel17.jpg

Augustinus
20-11-03, 18:29
http://www.wga.hu/art/c/carpacci/2/061virgi.jpg Carpaccio Vittore, La presentazione della Vergine, 1504-1508, Pinacoteca di Brera, Milano

http://www.wga.hu/art/c/cima/08presen.jpg http://img206.imageshack.us/img206/6224/presenta2kj3.jpg Cima da Conegliano, La presentazione della Vergine, Gemäldegalerie, Dresda

http://www.wga.hu/art/d/durer/2/12/5virgin/05_life.jpg Albrecht Dürer, La presentazione della Vergine, 1504-1505, Staatliche Graphische Sammlung, Monaco

http://www.wga.hu/art/g/ghirland/domenico/6tornab/61tornab/3presen.jpg http://www.wga.hu/art/g/ghirland/domenico/6tornab/61tornab/3presen2.jpg Ghirlandaio Domenico, La presentazione della Vergine al tempio, 1486-1490, Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze

http://www.wga.hu/art/t/testa/presenta.jpg Pietro Testa, La presentazione della Vergine al tempio, 1640 ca, Hermitage, S. Pietroburgo

Augustinus
21-11-04, 09:02
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Augustinus
21-11-04, 09:07
In dominica infra Octav. Assumptionis B. Mariae Virginis Sermo N. 1-6, in PL 183, 429-432

Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle (Ap 12, 1). Immenso danno, fratelli carissimi, ci venne dalla colpa di un solo uomo e di una sola donna. Ma, grazie a Dio, un altro uomo e un'altra donna hanno restaurato ogni cosa, in una stupenda abbondanza di grazia. Questo dono non ha nessuna proporzione con la colpa, e la grandezza del beneficio supera di gran lunga il danno subito. Cristo Signore, artefice pieno di tenerezza e di sapiente abilità, non infranse il vaso incrinato, ma lo rimodellò per noi facendolo più bello. Dal vecchio Adamo ha tratto il nuovo e ha trasfigurato Eva in Maria. Certo, poteva bastarci Cristo, perché da lui solo proviene quanto ci salva: ma non era bene per noi che l'uomo fosse solo. Fu preferibile che un uomo e una donna cooperassero alla nostra rigenerazione, cosi come un uomo e una donna avevano contribuito alla nostra rovina.

L'uomo Cristo Gesù è il mediatore fedele e onnipotente tra Dio e gli uomini. Oggi, però, la maestà divina di Cristo polarizza il nostro rispetto, perché non vediamo più la sua umanità. Essa è stata come assorbita nella divinità, non perché abbia perduto la propria natura, ma perché è stata deificata. Quindi, non esaltiamo soltanto la misericordia di Cristo, ma temiamo i suoi giudizi. Gesù imparò a compatire le nostre infermità da tutto quello che sofferse; però ha ricevuto dal Padre il potere di giudicare l'uomo. Il nostro Dio è un fuoco divoratore: il peccatore come non dovrebbe aver paura di perire sotto lo sguardo di Dio, quando si avvicina a lui, e di fondere come la cera davanti al fuoco? Qui allora interviene colei che è la benedetta tra le donne. Ella può svolgere una missione efficace nella riconciliazione dell'uomo con il suo Dio. Nessuno meglio di Maria può attuare la necessaria mediazione presso l'unico Mediatore divino che temiamo. Eva fu mediatrice della disgrazia, giacché per mezzo suo l'antico serpente inoculò il veleno di morte nell'umanità. Maria, al contrario, è la mediatrice fedele che porta a tutti l'antidoto della salvezza. Eva fu strumento di seduzione, Maria lo è di riconciliazione. L'una incitò all'atto prevaricatore, l'altra ha inaugurato la redenzione.

Perché la nostra fragilità dovrebbe aver paura di accostarsi a Maria? Niente di aspro o terribile in lei. La Madre di Dio è la soavità in persona, che offre a tutti il latte e la lana. Rammenta gli episodi del vangelo. Trovi forse in Maria la minima traccia d'irritazione, di durezza o un pallido cenno di sdegno? Se cosi fosse, non fidarti di lei e temi pure di avvicinarla. Ma, davvero, non troverai che grazia e bontà, dolcezza e misericordia. Ringrazia, dunque, la Provvidenza di averti dato, nella sua infinita pietà, una mediatrice degna della massima fiducia. Nell'eccesso del suo amore, Maria si fa tutta a tutti, e si dona ai sapienti come agli insensati. Ci apre il seno della misericordia di Dio, perché abbiamo parte a quella pienezza. Lo schiavo troverà la liberazione, il malato la salute, l'afflitto attingerà conforto, il peccatore incontrerà il perdono. Il giusto troverà la grazia, l'angelo la letizia, e la Trinità ne sarà glorificata. Da Maria il Figlio di Dio ha ricevuto la carne e tutti gli uomini sono scaldati dall'ardore del Sole divino.

Si può dire che la donna vestita di sole dell'Apocalisse rappresenti Maria? Il seguito del testo indica che si tratta piuttosto della Chiesa, ma è anche possibile attribuire a Maria il significato di questa visione. Maria infatti ha il sole per manto, poiché si è rivestita di Cristo in modo eminente. L'astro creato sorge senza differenze sui buoni e sui cattivi; così Maria, senza pesare i nostri meriti, si presenta tutti indulgente, amabilissima, colma d'immensa tenerezza compassione per le nostre miserie. Maria emerge sui limiti umani, superiore com'è alla fragilità e alla corruzione di qualsiasi creatura. Per tale motivo si può dire che ha la luna sotto i suoi piedi, poiché questo elogio la pone incontestabilmente più in alto dei cori degli angeli, dei cherubini, dei serafini.

Solitamente, la luna serve come simbolo della corruzione o della stoltezza umana, a motivo della sua mutabilità; e può anche indicare la Chiesa, in quanto ella brilla della luce riflessa che le viene da Cristo. La luna che sta sotto i piedi di Maria nel testo dell'Apocalisse sovrappone i due simboli. La Scrittura dice infatti: Lo stolto muta coma la luna.. il saggio permane come il sole (Sir 27, 12). Il sole infatti dispensa regolarmente calore e splendore, mentre la luna non ci scalda e la sua luce incerta varia continuamente di posto. E' giusto rappresentare Maria ammantata di sole, perché ella appare come immersa nella luce impenetrabile, per quanto ciò è possibile a creatura. Ella è infatti penetrata negli abissi della sapienza divina fino a profondità inaudite. Il fuoco divino, di cui ardono i serafini, avvolge Maria e ci rammenta il carbone ardente che purificò le labbra del profeta Isaia. Questi però ne fu solo sfiorato, mentre Maria è tutt'intera racchiusa entro la fiamma solare che l'ammanta.

Il manto di sole che riveste Maria brilla di candore smagliante e irradia uno straordinario calore. La luce divina penetra cosi profondamente nella Vergine che Maria non ha più nulla in comune con la notte, con la penombra e nemmeno con una luce appena velata. Nulla di tiepido in lei, tutto è ardore. La stoltezza rappresentata dalla luna sta sotto i suoi piedi, perché Maria non ha alcun rapporto con la categoria delle donne insipienti o con il corteo delle vergini stolte. Anzi, la luna simboleggia l'insensato per eccellenza, il principe unico di ogni follia, cioè Satana. Egli infatti si mostrò mutevole come la luna. perdendo la sapienza che era la sua più grande bellezza. Ora patisce un'avvilente schiavitù, calpestato e stritolato sotto i piedi di Maria. E' lei, infatti, la donna che Dio un tempo promise, la quale con la sua virtù avrebbe schiacciato la testa all'antico serpente; questi con ogni astuzia ha tentato d'insidiarla, ma invano. Maria ha debellato tutti gli attacchi perversi sferrati contro di lei. Alcuni, infatti, pretesero che Cristo non proveniva dalla carne di Maria; altri sibilarono come serpenti che non l'aveva messo al mondo lei, ma fosse un bambino trovato; altri ancora insegnarono che Maria, dopo il parto, avesse conosciuto lo sposo; altri infine, non sopportando .di sentirla chiamare Madre di Dio, volsero in derisione il grande nome di Theotokos. Ma quei menzogneri furono atterrati, quegli usurpatori confusi, quei maestri d'errore calpestati e tutte le generazioni proclamano beata Maria.

Quando Maria dette alla luce Cristo, il drago infernale per mezzo di Erode tentò di divorare il Figlio appena nato, perché c'era guerra tra la discendenza della donna e quella della bestia. Si è detto che il simbolo della luna indica di preferenza la Chiesa, che non brilla di luce propria, ma la riceve da colui che ha detto: Senza di me non potete far nulla (Gv 15, 5). Abbiamo però anche menzionato che la luna è simbolo evidente di Maria mediatrice, questa donna che, vestita di sole, ha la luna sotto i suoi piedi. Attacchiamoci ai passi di Maria, fratelli, e prostriamoci ai suoi piedi con supplica fervidissima. Teniamola stretta e non lasciamola finché non ci avrà benedetti: ella è potente. Come il vello di Gedeone sta tra la rugiada e l'aia, come la donna apocalittica sta fra il sole e la luna, cosi Maria è tra Cristo e la Chiesa. Quando si vuole raffigurare l'unione strettissima tra Maria e Cristo, l'immagine del vello ricoperto di rugiada forse desta meno stupore di quella della donna vestita di sole. Eppure medesima è l'idea.

Il rapporto tra il sole e la donna ci lascia stupiti, perché si tratta di una comunanza strabiliante. Come può una fragile creatura resistere in una simile fornace? Hai ragione, Mosè, di meravigliarti e di voler contemplare più da vicino. Prima, però, togliti i sandali dai piedi, deponi cioè i tuoi pensieri carnali. Egli dice: Voglio avvicinarmi a vedere questo meraviglioso spettacolo (Es 3, 3). Stupendo è il roveto che arde e non brucia, straordinario prodigio la donna illesa nel fuoco del sole. Non è naturale che un roveto in fiamme non arda; ma neppure una donna ha il potere di portare il sole come mantello e non soffrirne danno. Ne l'uomo ne l'angelo ne sono capaci, ma ci vuole l'intervento dell'alto. Quando l'angelo dice a Maria: Lo Spirito Santo scenderà su di te (Lc 1, 35), ella sembra rispondere: "Lo Spirito Santo è Dio, ma il nostro Dio è un fuoco divoratore". Allora l'angelo le dice: "Una potenza, ne mia ne tua, ma dell'Altissimo su di te stenderà la sua ombra" (Lc 1, 35). Cosi protetta dall'ombra dell'Altissimo, Maria può essere vestita di sole, senza che ciò ci sbalordisca. Che rappresenta questo manto di luce? L'uomo carnale non capisce nulla di quello che è spirituale e che gli sembra senza senso. Ma non pensava cosi l'Apostolo che disse: Rivestitevi del Signore Gesù Cristo (Rom 13, 14).

Augustinus
21-11-04, 09:12
De inihus, II, 6.10-15.17-18, in PL 16, 208.210.211.

La vita di Maria sia per voi come l'immagine della verginità; in essa, come in uno specchio, rifulgono il modello della castità e la forma ideale della virtù. Prendete perciò la vita di Maria come esempio esistenziale, come il modello perfetto di ciò che dovete correggere, evitare, custodire in voi. Maria fu scelta dallo Spirito Santo, visitata dall'angelo e descritta dall'Evangelista. Perché indugiare sopra i singoli punti? Amata dai genitori, esaltata dagli estranei, sappiamo che fu degna di generare il Figlio di Dio. Quando l'angelo entrò, la trovò in casa, nella stanza interna, senza compagnia, perché nessuno distogliesse la sua attenzione, nessuno facesse chiasso. Infatti non desiderava nemmeno la compagnia di donne, lei che aveva la compagnia dei buoni pensieri. Anzi, appariva tanto meno sola quanto più era sola; e come poteva essere isolata, se aveva con se tanti libri, tanti arcangeli, tanti profeti?

Quando l'angelo saluta Maria, ella rimane in silenzio; ma quando la chiama ad essere madre, risponde. In un primo momento rimane turbata nei suoi sentimenti, poi promette di fare secondo la parola dell'angelo. La Scrittura ci mostra Maria piena di dedizione verso le sue parenti. E diventa anche più umile, quando si accorge di essere stata eletta da Dio e subito si reca da sua cugina in una zona montagnosa. Ella non ci va per verificare la prova addotta dall'angelo, poiché aveva già creduto alla sua profezia. Il testo sacro dice infatti: Beata colei che ha creduto (Lc 1, 45). Maria rimane con Elisabetta tre mesi. In un tempo cosi lungo, ovviamente, non cerca un sostegno per la propria fede, ma testimonia il suo affetto alla cugina. E ciò, dopo che il bambino ha trasalito di gioia in seno a Elisabetta per salutare la Madre del Signore. Cosi Giovanni manifesta di nutrire un affetto che supera quello naturale. Poi, tanti segni prodigiosi si succedono: la sterile partorisce, la vergine concepisce, il muto riacquista la parola; c'è l'adorazione dei magi, l'attesa di Simeone, l'annuncio delle stelle. Maria che si era turbata all'ingresso dell'angelo non è affatto scossa da questi prodigi. Il testo infatti dice che serbava tutte queste cose nel suo cuore (Lc 2, 19).

Sebbene sia la Madre del Signore, Maria desidera imparare i precetti del Signore; lei che ha generato Dio, brama conoscere Dio. Tutti gli anni andava a Gerusalemme per la Pasqua con Giuseppe. Perché vi andava con lui? Per una vergine il pudore accompagna sempre tutte le virtù. Esso è cosi inseparabile dalla verginità, che questa non può esistere senza quello. Dunque, Maria non si recava nemmeno al tempio, senza il custode del suo pudore. In Maria brilla l'autentica immagine della verginità. Da sola, la sua vita, è insegnamento per tutti. C'è un proverbio che dice: "Se l'autore non dispiace, approviamone l'opera". Se desideri per te il premio che ottenne Maria, imitane l'esempio. Quanti modelli di virtù brillano condensati in questa vergine! La riservatezza del pudore, l'emblema della fede, la dedizione rispettosa; ella vive da vergine dentro casa, da compagna quando occorre servire, da madre quando va al tempio.

Quale trionfo in cielo, quale grande letizia di angeli osannanti, quando l’anima vergine meriterà di abitare in paradiso, dopo aver vissuto una vita celeste in questo mondo. Allora anche Maria, con il tamburello in mano, inciterà i cori delle vergini che cantano al Signore, poiché hanno attraversato il mare di questo mondo senza subirne le tempeste. Allora ognuna esulterà dicendo: Verrò all'altare di Dio, al Dio della mia gioia (Sal 42, 4); offrirò a Dio un sacrificio di lode scioglierò all'Altissimo i miei voti (Sal 49, 14). Beate vergini, non esiterò a dire che avete accesso al vero altare di Dio perché voi stesse siete l'altare su cui ogni giorno Cristo è immolato per la redenzione del suo corpo che è la Chiesa. Infatti il corpo di una vergine e il tempio di Dio e quando il sacerdote eterno ne scuote la cenere, ossia l'involucro di carne, l'anima vergine erompe come fiamma divina. Beate vergini, voi effondete una grazia immortale, come i giardini profumano di fiori, come la religione rende sacri i templi, come i sacerdoti nobilitano l'altare.

Augustinus
21-11-04, 09:13
Fate attenzione, vi prego, a quello che disse il Signore Gesù Cristo, stendendo la mano verso i suoi discepoli: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12, 49-50). Forse che non ha fatto la volontà del Padre la Vergine Maria, la quale credette in virtù della fede, concepì in virtù della fede, fu scelta come colei dalla quale doveva nascere la nostra salvezza tra gli uomini, fu creata da Cristo, prima che Cristo in lei fosse creato? Ha fatto, sì, certamente ha fatto la volontà del Padre Maria santissima, e perciò conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo. Lo ripetiamo: fu per lei maggiore dignità e maggiore felicità essere stata discepola di Cristo che esser stata madre di Cristo. Perciò Maria era beata, perché, anche prima di dare alla luce il Maestro, lo portò nel suo grembo.
Osserva se non è vero ciò che dico. Mentre il Signore passava, seguito dalle folle, e compiva i suoi divini miracoli, una donna esclamò: «Beato il grembo che ti ha portato!» (Lc 11, 27). Felice il grembo che ti ha portato! E perché la felicità non fosse cercata nella carne, che cosa rispose il Signore? «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,28). Anche Maria proprio per questo è beata, perché ha ascoltato la parola di Dio e l’ha osservata. Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente di ciò che è portato nel grembo.
Santa è Maria, beata è Maria, ma è migliore la Chiesa che la Vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa: un membro santo, un membro eccellente, un membro che tutti sorpassa in dignità, ma tuttavia è sempre un membro rispetto all’intero corpo. Se è membro di tutto il corpo, allora certo vale più il corpo che un suo membro. Il Signore è capo, e il Cristo totale è capo e corpo. Che dire? Abbiamo un capo divino, abbiamo per capo Dio.
Perché, o carissimi, badate bene: anche voi siete membra di Cristo, anche voi siete corpo di Cristo. Osservate in che modo lo siete, perché egli dice: «Ecco mia madre, ed ecco i miei fratelli» (Mt 12,49). Come potrete essere madre di Cristo? Chiunque ascolta e «chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,50).
Quando dico fratelli, quando dico sorelle, è chiaro che intendo parlare di una sola e medesima eredità. Perciò anche nella sua misericordia, Cristo, essendo unico, non volle essere solo, ma fece in modo che fossimo eredi del Padre e suoi coeredi nella medesima sua eredità.

Augustinus
21-11-04, 09:32
http://www.wga.hu/art/u/uccello/2prato/04prato.jpg Paolo Uccello, Presentazione di Maria al Tempio, 1435 circa, Duomo, Prato

http://www.wga.hu/art/m/master/budapest/presenta.jpg Maestro di Budapest, Presentazione di Maria al Tempio, 1500 circa, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.wga.hu/art/g/gaddi/taddeo/croce/5present.jpg Taddeo Gaddi, Presentazione di Maria al Tempio, 1327-30, Cappella Baroncelli, Basilica di Santa Croce, Firenze

http://digilander.libero.it/santigeremiaelucia/foto21.JPG Bernardino Lucadello, Presentazione di Maria al Tempio, XVIII sec., Basilica dei SS. Geremia e Lucia, Venezia

http://gala.univ-perp.fr/~tony/images/tintoretto-virgin.gif Tintoretto, Presentazione di Maria al Tempio, 1552, Chiesa della Madonna dell' Orto, Venezia

http://www.artunframed.com/images/artmis5/dipre99.jpg Nicholas Dipre, Presentazione di Maria al Tempio, 1500, Musee du Louvre, Parigi

http://www.hung-art.hu/kep/m/maulbert/muvek/3/maulb308.jpg Franz Anton Maulbertsch, Presentazione di Maria al Tempio, 1794, Residenza arcivescovile, Szombathely

Augustinus
21-11-04, 09:38
GIOVANNI E. ANASTASSÌU

LA PRESENTAZIONE DELLA VERGINE

Trad. a cura dell'Archimandrita Timòtheos Moschòpulos

Da Simposio Cristiano, edizione dell'Istituto di Studi Teologici Ortodossi San Gregorio Palamas, Milano 1987, pp. 59-66

Nella Chiesa Ortodossa orientale e nella Chiesa Cattolica romana che mantengono le tradizioni antiche, la persona sacra più importante alla quale i cristiani attribuiscono un onore e un rispetto profondo è la Vergine Maria, madre del Signore. Nei paesi ortodossi sono state costruite molte chiese in onore della Madonna e si costruiscono ancora. Ci sono molte feste in Suo onore «i Theomitorikès», gli innografi hanno composto una quantità di inni in lode della Vergine, gli oratori ecclesiastici hanno composto un gran numero di omelie per lodare la Vergine e i pittori hanno dipinto infinite icone avendo per modello e fonte d'ispirazione la Madre di Dio.
Alla Vergine Maria non si fa riferimento nei Vangeli tanto spesso come ci si aspetterebbe, perché i Vangeli raccontano le opere e gli insegnamenti del Cristo durante i tre anni della Sua vita pubblica, mentre per le persone che non sono collegate immediatamente a questo periodo le informazioni sono poche e sporadiche. Lo stesso succede per quanto riguarda la Madre di Dio anche se ha svolto un ruolo importante nella salvezza degli uomini per aver portato al mondo Cristo il Salvatore. I Vangeli citano la Madre di Dio nella genealogia di Gesù, nel brano dell'Annunciazione della Vergine, da dove apprendiamo che abitava a Nazaret, e viene citata la visita della Vergine Maria alla sua parente Elisabetta. Poi abbiamo i racconti sulla nascita di Gesù, la presentazione al Tempio, la tremenda profezia di Simeone che afferma che l'anima della Vergine sarà trapassata da una spada e inoltre siamo a conoscenza della fuga in Egitto, il ritorno in Palestina e il suo insediamento a Nazaret di Galilea. Sappiamo poi che Gesù a dodici anni visitò Gerusalemme con sua madre e con Giuseppe, e qui finiscono i racconti dell'età infantile di Gesù.
Quando ha inizio il racconto della vita pubblica di Gesù, sappiamo che sua madre un giorno andò a cercarlo dove insegnava, e poi che era stata insieme con Gesù e i discepoli alle nozze di Cana, e ancora ci viene riferito che si trovava vicino alla croce nell'ora del Suo martirio. Prima di consegnare lo Spirito, Gesù affidò sua madre al suo amato discepolo Giovanni che la prese a vivere nella sua casa. Un'ultima volta viene citata negli Atti degli Apostoli, dove è scritto che dopo l'Ascensione di Cristo i discepoli «con le donne e Maria madre di Gesù» stavano pregando nella sala superiore. Dopo questo riferimento non si parla più nel Nuovo Testamento della Madre di Gesù.
Come abbiamo visto le informazioni sono minime e lasciano molti vuoti e interrogativi al lettore: non riferiscono, per esempio, niente sui suoi genitori, sulla sua origine, sul suo aspetto, sulla sua educazione. All'improvviso si presenta la Vergine della casa di Davide per generare il Cristo. Questo fatto certamente la elevò all'onore e al rispetto dei cristiani durante il tempo della sua vita e questi sentimenti sono stati ereditati dalla Chiesa e trasmessi alle generazioni successive. Queste informazioni però non erano sufficienti e i cristiani non solo per curiosità ma anche per una pia disposizione volevano saperne di più sulla Madre del Signore. Così allora, da una parte la disposizione e dall'altra la mancanza di informazioni nei Vangeli, hanno sollecitato a scrivere racconti immaginari che completavano i vuoti esistenti nei Vangeli. Alcuni di questi racconti sono chiamati "Vangeli" e sembra che i loro autori li abbiano scritti per essere usati dalla Chiesa come veri Vangeli. Però esiste anche un altro gruppo di questi racconti che sono stati composti da scrittori eretici per diffondere le loro idee. Tutte queste narrazioni, chiamate "Vangeli apocrifi", sono state messe in disparte dalla Chiesa e di esse non è stato fatto uso ufficiale. Non hanno però cessato di esistere tutti quei racconti che appartenevano alla prima categoria, cioè quelli che non erano stati scritti dagli eretici. I cristiani li leggevano e sono passati nella Chiesa in un modo diverso, cioè sono passati nel calendario, nell'innologia e nella pittura.
Un apocrifo è il cosiddetto Protoevangelo di Giacomo che probabilmente è stato scritto verso la fine del II secolo. Si chiama così perché l'autore stesso dichiara il suo nome e non sappiamo nient'altro di questo Giacomo. Quest'opera era conosciuta dagli antichi scrittori ecclesiastici e tra questi alcuni la respingevano e altri facevano uso delle sue informazioni.
Girolamo che visse molti anni in Oriente definisce questo libro DELIRAMENTA APOCRYPHORUM. Esiste anche una trascrizione libera del libro con il titolo INCIPIT LIBER DE ORTU MARIAE ET INFANTIA SALVATORIS A BEATO MATHEO EVANGELISTA HEBRAICE SCRIPTUS ET A BEATO HIERONYMO PRESBYTERO IN LATIUM TRANSLATUS DE NATIVITATE MARIAE.
Conformemente al racconto del Protoevangelo, Gioacchino era un ricco allevatore di bestiame, sposato da venti anni con Anna, sfortunatamente però non avevano figli e per questo erano molto addolorati. Tutt'e due pregavano con calore Dio di donare loro un figlio. Un Angelo del Signore promise loro che avrebbero avuto un figlio ed essi in seguito fecero la promessa che se ciò si fosse avverato avrebbero dedicato il loro figlio a Dio. Nell'apocrifo dello pseudo Matteo si dice che dopo che ai coniugi fu annunciato che avrebbero avuto un figlio, Gioacchino andò per incontrare Anna e l'incontro avvenne alla «PORTAM QUAE AUREA VOCATUR», e mentre nel Protoevangelo si dice che «Anna rimarrà in cinta», cioè nel futuro, nel Vangelo dello pseudo Matteo si dice: «et jam concepi». Quando furono completati i nove mesi, Anna mise al mondo una figlia e la chiamò Maria, un nome che significa, come hanno detto i sapienti, la salvezza del genere umano. Secondo la narrazione di un altro vangelo apocrifo, questo nome era stato dato dall'angelo a Gioacchino e ad Anna quando promise loro che avrebbero avuto un figlio. Quando la piccola Maria compì sei mesi, sua madre provò a vedere se poteva camminare e Maria fece sette passi andando verso sua madre. Da allora Anna creò uno spazio particolare, come un «santuario» in cui doveva vivere Maria per non venire in contatto con qualsiasi cosa impura, fino al suo ingresso nel tempio del Signore.
Quando Maria compì tre anni, i suoi genitori decisero di dedicarla al tempio. Il numero tre è un numero simbolico e oratori ecclesiastici bizantini di epoche successive citano tanti casi dalla Sacra Scrittura dove si usa il numero tre.
L'entrata di Maria nel Tempio avvenne in modo solenne, perché Gioacchino aveva inviato delle vergini ebree e ognuna di esse era venuta tenendo in mano una candela e così con questo accompagnamento solenne, entrarono nel tempio. Lì fu ricevuta dal sacerdote che la baciò e la benedisse, la mise sul terzo gradino dell'altare e Maria «danzò trionfalmente». Secondo le fonti latine Maria fu affidata al CONTUBERNIUM delle vergini nel tempio per essere educata da queste. Nel Protoevangelo non viene riferito il nome del sacerdote che ricevette la Vergine nel Tempio, i posteri dissero che questo era Zaccaria, profeta e parente di Anna. Nel tempio Maria si comportava con grande attenzione e prudenza, insisteva nelle preghiere, dando l'impressione di essere molto più grande della sua età e non una bambina piccola. Passava il suo tempo tessendo e studiando la Bibbia. Era irreprensibile nella sua condotta, umile e perfetta in ogni virtù. La registrazione delle virtù e della condotta della Vergine nel tempio, secondo le fonti latine, ci dà l'impressione che costituisca un codice e un modello di comportamento per le monache dei conventi che nella loro vita comunitaria dovevano imitare le virtù della Vergine Maria.
Ma anche le fonti greche mettono l'accento sui buoni costumi della Vergine e sulla sua grande virtù. Prendeva il suo cibo dalla mano degli angeli e tutto ciò che i sacerdoti le davano per la sua sopravvivenza lo distribuiva ai poveri. Rimaneva costantemente nel tempio, custodiva l'altare e serviva i sacerdoti. Dopo qualche tempo i suoi genitori morirono in età avanzata, e allora, siccome non poteva più rimanere nel tempio avendo raggiunto l'età di quattordici anni, i sacerdoti decisero di affidarla ad un vedovo anziano perché la proteggesse e non «perché vivessero uniti», come dice sant'Epifanio. La scelta illuminata cadde sul vedovo Giuseppe carpentiere, già di una certa età, che aveva avuto quattro maschi e due femmine dalla moglie morta precedentemente, Giuseppe all'inizio non voleva ricevere la Vergine Maria nella sua casa, alla fine però i sacerdoti lo convinsero ed egli accettò.
In generale potremmo osservare che la narrazione sulla sterilità e l'acquisizione di figli in età avanzata con l'intervento di Dio è nota nell'Antico e nel Nuovo Testamento. A quel tempo la sterilità era considerata una vergogna perché ritenevano che i figli fossero un dono di Dio fatto agli sposi e consideravano la sterilità come una punizione di Dio ad alcune donne. In questi racconti esiste la tendenza generale a credere che i figli che nascevano da queste coppie di sposi, prima senza figli, erano predestinati a compiere una missione. E qui ricordiamo Isacco, Sansone, Samuele e Giovanni Battista. Maria quindi giocherebbe un ruolo significativo perché genererà il Salvatore del mondo. E come nel caso di Samuele in cui la madre promise di dedicare il figlio a Dio, così anche Anna, la madre di Maria, fece la stessa promessa e la mantenne. La storia della dedicazione della Vergine assomiglia alla storia della dedicazione di Samuele sl servizio del tempio. Esisteva un libro che i cristiani leggevano, in cui c'era il racconto della nascita della Vergine e la sua entrata al Tempio ed era tanto conosciuto che gli scrittori ecclesiastici bizantini lo usavano nelle prediche che si riferivano alla ergine Maria.
Come succede di solito nelle prediche che hanno un carattere retorico, gli oratori abbellivano il racconto aggiungendo alcuni elementi, e pochi di loro consideravano il Protoevangelo come una scrittura divina prendendo informazioni da questo come da un testo autentico. Questa storia così divenne più nota nella Chiesa ai fedeli che via via la leggevano di quanto non lo fosse nei primi secoli e continuò ad essere diffusa fino ad ora a Bisanzio.
E' noto che questo e altri avvenimenti della vita della Vergine sono stati consacrati nella Chiesa come feste e sono stati scritti per la prima volta nel Calendario nel 681, anno del VI Concilio Ecumenico. Dato che la storia del Protoevangelo era così gradevole e nota, la narrazione della dedicazione della Vergine al Tempio costituisce l'argomento della festa con il nome "L'entrata della Madre di Dio", "La presentazione della Vergine" o "L'entrata nel Tempio della Vergine" e si festeggia il 21 novembre. Contenuto della festa è la narrazione esatta come si trova nel Protoevangelo, come viene ripetuta nelle varie Vite dei Santi, come viene sviluppata nelle omelie che sono state pronunciate dopo la consacrazione dai pittori della Chiesa. E infine molte chiese sono state costruite con il nome della festa.
Per capire come sia cominciata la celebrazione della festa dobbiamo riportarci a Gerusalemme, la città che dall'epoca di Costantino il Grande e di sua madre sant'Elena, occupava una posizione importante nel pensiero e nella devozione dei cristiani. Nella città erano state costruite chiese meravigliose e si facevano pellegrinaggi alla città sacra per venerare i luoghi sacri. Così con il passare del tempo anche la Chiesa di Gerusalemme si era elevata ed aveva acquistato un'autorità più grande nel mondo cristiano.
A Gerusalemme esisteva un tempio consacrato alla Madre di Dio vicino alla Porta delle Pecore e questo tempio viene collegato con la festa della Nascita della Madre di Dio (8 settembre) e della Concezione della Madre di Dio (9 dicembre).
L'imperatore Giustiniano costruì un altro magnifico tempio in forma di basilica sulla cima della collina Moria dove era stato il tempio di Salomone, lo edificò in onore della Madre di Dio e lo chiamò Tempio di Maria Novella. Questo tempio era molto grande e fu costruito con difficoltà. La sua inaugurazione ebbe luogo il 21 novembre 543. Fu stabilito che la festa della sua dedicazione venisse celebrata ogni anno in questa data. La posizione di questo tempio, però, che era situato nel luogo dove prima si trovava il tempio di Salomone, portava nella memoria del popolo la narrazione della presentazione e la permanenza della Vergine nel Tempio, e così, in seguito, la festa della dedicazione di quella chiesa fu collegata con la dedicazione della Vergine al Tempio e da questo collegamento proviene la festa della Presentazione. Sofronio, Patriarca di Gerusalemme, in una sua omelia per l'Annunciazione della Madre di Dio, riferisce anche sulla permanenza della Vergine nel Tempio.
Gli arabi quando conquistarono Gerusalemme distrussero quel tempio e siccome così venne a mancare la festa della sua dedicazione è naturale che sia stato dato maggior risalto alla festa della Presentazione. E' molto probabile che in questo modo la festa della Presentazione sia stata istituita a Gerusalemme nella seconda metà del settimo secolo. Si è pensato perciò che la Festa della Presentazione fosse stata fatta conoscere a Costantinopoli da Andrea il Cretese che era vissuto prima a Costantinopoli, spostandosi poi a Gerusalemme e vivendo infine a Creta come arcivescovo. Questa supposizione però non può essere verificata, anche se Andrea conosceva l'argomento della festa e lo citava nelle sue omelie e negli inni di cui era compositore. Per la festa a Costantinopoli abbiamo le omelie del patriarca Germano I (715-730). Esistono due sue omelie pronunciate prima della Iconoclastia perché su questa non ci riferisce nulla (715-725). Tutte e due le omelie erano state pronunciate neo giorno della festa che viene chiamata "artiìmniton". Dato che la festa aveva avuto inizio a Costantinopoli al principio del secolo VIII, doveva essere nota a Gerusalemme fin dal secolo precedente, come abbiamo accennato più sopra. Dopo Germano I la festa ebbe una sua consacrazione ufficiale perché anche il patriarca Tarasio nell'ultimo quarto del secolo compose un'omelia sulla festa della Presentazione al Tempio. Anche Tarasio si muove nel quadro della narrazione del Protoevangelo e osserva per primo che «per volontà della carne e per volontà dell'uomo Anna partorì l'immacolata Vergine Madre di Dio, Maria, essendo a conoscenza che il tempo della sua gestazione era stato superiore a sei mesi». Pare che allora alcuni dicessero che la Vergine era nata in un tempo più breve e non in nove mesi; il patriarca riteneva queste, chiacchiere di impudenti e invenzioni di eretici contrari ed estranei agli ortodossi. Nel IX secolo visse il metropolita di Nicodemia Giorgio, amico del patriarca Fozio, il quale contribuì alla diffusione e alla divulgazione della festa. Scrisse tre omelie che pronunciò nel giorno della Festa e compose diversi inni. Queste omelie erano gradevoli e perciò di esse vennero salvati molti manoscritti.
Giorgio, come gli altri, prende l'argomento della Festa dal Protoevangelo, e lo stesso succede con il Menologio (Calendario) dell'imperatore Basilio II, dove è chiaro che il compositore del calendario copiò il testo del Protoevangelo tralasciando solo alcune frasi. Manuele II Comneno (1143-1180) stabilì che il giorno della Festa doveva essere «àpraktos», cioè giorno di riposo. In Occidente la narrazione del Protoevangelo era conosciuta perché fin dal IV secolo circolava una tradizione latina della storia apocrifa con il titolo «INCIPIT LIBER DE ORTU BEATÆ MARIÆ ET INFANTIA SALVATORIS A BEATO MATHEO EVANGELISTA». La traduzione viene attribuita a san Gerolamo. Siccome il libro era stato collegato con l'evangelista Matteo e con san Gerolamo, fu ben accolto e molto letto. Anche altre storie apocrife che circolavano in Occidente venivano utilizzate dagli oratori ecclesiastici. Così Fulberto, vescovo di Chartres, nel X secolo usò la narrazione del Protoevangelo parlando della festa dell'Annunciazione.
La festa fa la sua comparizione in Occidente sporadicamente in luoghi diversi e la LEGENDA AUREA ne ripete il racconto nel XII secolo. La festa della Presentazione fu introdotta ufficialmente nella Chiesa occidentale nel XIV secolo dal nobile Philippe de Mazières, amico del re Carlo V di Francia. Philippe aveva prestato servizio a Cipro dove venne a conoscenza di questa festa e della sua innografia. Quando tornò in Occidente, andò prima a Venezia dove egli stesso la celebrò e inviò una lettera ai vescovi dell'Occidente, nella quale riferiva particolari sulla festa e sul modo come questa si festeggiava in Oriente fin dall'epoca dei Padri della Chiesa. Da Venezia Philippe andò ad Avignone dove risiedeva Carlo V, re di Francia e a lui raccontò tutto quanto aveva relazione con la festa della Presentazione. Il re chiese al papa Gregorio XI (1370-1378) che pure risiedeva ad Avignone, il permesso di celebrare questa festa ed egli diede il permesso di celebrarla non solo alla corte di Carlo, ma anche nella curia papale, e così lo stesso giorno, nel 1372, la festa della Presentazione fu celebrata con grande splendore ad Avignone. La festa fu così istituita ufficialmente in Francia, nel secolo seguente in Germania e nel XVI secolo in Spagna. Il papa Sisto V (1585-1590) la prescrisse di nuovo nel 1588 con rito liturgico doppio, assieme alla festa della nascita della Madre di Dio in tutta la Chiesa romana. Clemente VIII, alla fine del XVI secolo (1602) elevò il grado della festa a «rito doppio maggiore».
Siccome l'argomento della festa si appoggia sui Vangeli apocrifi, per questo motivo a volte si pensò di abolire la festa dal calendario ecclesiastico. Alla fine però rimase con il significato di Consacrazione della Vergine a Dio. Dopo che la festa fu istituita, sia in Oriente che in Occidente, gli agiografi dipinsero varie scene della festa secondo la narrazione del Protoevangelo che offriva materiale in abbondanza. La più antica rappresentazione iconografica risale alla fine del X o all'inizio dell'XI secolo e appare nel calendario dell'imperatore Basilio II dove viene rappresentata la scena della Presentazione, icona determinante per la sua rappresentazione nel futuro. Tra le più antiche immagini c'è il mosaico del monastero di Dafni del secolo XI. Poi incontriamo spesso tali rappresentazioni in mosaici, affreschi e icone portatili. In Italia Giotto è uno tra i primi pittori a creare un ciclo di raffigurazioni sulla vita della Madre di Dio., prendendo le informazioni dai Vangeli apocrifi. Dopo di lui altri pittori hanno formato modelli di icone e questo divenne un soggetto abituale nella pittura dell'Occidente. L'immagine viene collegata anche con il tempio che di solito viene dipinto con magnificenza e l'abbigliamento dei sacerdoti è splendido e lussuoso.
La festa acquistò presto anche la sua innografia e a questo contribuì molto Giorgio metropolita di Nicomedia, il quale compose anche i primi inni. Dopo di lui ci furono anche altri innografi che arricchirono il vespro e il mattutino della festa con inni di carattere lieto, perché la piccola Vergine viene consacrata a Dio per servire nel disegno della salvezza degli uomini.
Abbiamo seguito la narrazione della Presentazione della Madre di Dio, l'istituzione della festa nella Chiesa orientale e in quella occidentale e brevemente abbiamo riferito sulla pittura sacra e sull'innografia della festa. Certamente la festa discende dalla narrazione degli Apocrifi, però la Chiesa la consacrò perché sia la narrazione che la festa hanno un significato più profondamente morale e simbolico. La festa ha come simbolo la purezza e la santità della Madre del Salvatore e dimostra che queste qualità potevano essere custodite solo se la Vergine fosse vissuta nel Tempio del Signore, in un luogo sacro, lontano dal mondo profano.
La Vergine Maria era per eccellenza lo strumento eletto di Dio e diventò cielo e palazzo e trono di Dio, Tempio sacro, nuovo, inaccessibile, superiore in tutto al tempio legale di Salomone. Così abbiamo un confronto fra il tempio della legge e quello della grazia, cioè la Vergine Maria, che si esprime con questa festa. Il Tempio di Dio, la Madonna, era degna di santificare il Tempio della legge e rimanere in questo. La consacrazione a Dio e l'umile servizio alla sua volontà in ogni modo, è l'insegnamento morale della festa. La custodia dell'anima e del corpo e la consacrazione a Dio con la santità sono elementi della devozione dell'uomo a Dio. E tale devozione e consacrazione a Dio furono dimostrate dalla Vergine Maria anche con la sua permanenza nel Tempio e in seguito, quando divenne madre del Salvatore, fu strumento eletto e l'organo della salvezza degli uomini. La Chiesa poteva annunciare tutto questo e insegnarlo al popolo, però una festa con l'innografia, la pittura sacra, con il suo carattere liturgico e solenne, insegna, ispira e diffonde le informazioni meglio e più efficacemente di un insegnamento teorico.

Fonte: HELLENISMOS (http://www.webitaly.com/hellenismos/Articles/present.htm)

http://img246.imageshack.us/img246/3347/saint20annebh6.jpg http://www.latribunedelart.com/Expositions/Expositions_2006/Stella_Anne.JPG Jacques Stella, S. Anna conduce Maria Bambina al Tempio, 1640, Musée des Beaux-Arts, Rouen

Augustinus
21-11-04, 09:57
Dal Capitolo II

36 - La festa della vestizione della Santa Vergine

Il 28 ottobre 1821, in stato estatico, la Veggente così descrisse le sue visioni sulla piccola Maria: Alcuni anni dopo la Fanciulla era già preparata per essere condotta al tempio di Gerusalemme: Anna sedeva in una stanza della sua casa di Nazareth e istruiva Maria Santissima alla preghiera, mentre si attendevano i sacerdoti che dovevano esaminare la Fanciulla per ammetterla al tempio. Nella casa di Anna si festeggiava la festa della preparazione e presso di lei vedevo raccolti tutti gli ospiti, parenti, uomini, donne e perfino ragazzi. Vidi tre sacerdoti, tra i quali Sephoris, un nipote di Anna, un altro di Nazareth e l'ultimo di un paese di montagna distante circa quattro ore da Nazareth. Erano venuti per esaminare se Maria Santissima fosse stata idonea per essere presentata al tempio ed anche per istruire i genitori sui dettagli della vestizione prescritta per quest'occasione dal tempio. Tre erano gli abbigliamenti di differenti colori e consistevano ciascuno in una piccola giubba, in una tunica e in un mantello. Si aggiungevano due ghirlande aperte, una di seta e l'altra di lana e una corona con sopra piccoli archi. il sacerdote tagliò alcune parti degli abiti e le adattò insieme secondo la prescrizione di rito.

Alcuni giorni dopo il 2 novembre, la narrazione della mistica continuò.

Oggi ho visto di nuovo una gran festa in casa dei genitori della Santa Vergine. Non posso dire se questa fosse una continuazione della festa che vidi o solo una ripetizione della mia visione, perché già da tre giorni mi si presenta la stessa immagine dinanzi agli occhi. Ho visto ancora i tre sacerdoti, numerosi parenti e molti figli, come per esempio Maria Heli con la figlia di sette anni, Maria di Cleofa, molto più forte e robusta della Madonna. Maria Santissima infatti aveva un fisico molto delicato, aveva i capelli biondi, un po' rossicci e ricci. La Santa Fanciulla sapeva già leggere e tutti si meravigliavano della sapienza delle sue risposte. Era presente anche la sorella di Anna, Maraha, venuta da Sephoris con le sue figlie; vidi altri parenti con le loro figliole. Dopo che i sacerdoti ebbero tagliato le vesti di Maria Santissima, le donne le ricucirono insieme. Quegli abiti furono fatti indossare alla Fanciulla in differenti occasioni. Mentre si abbigliava delle sacre vesti le furono poste varie domande. La cerimonia fu solenne. I vecchi sacerdoti guardavano sorridendo con santa soddisfazione la saggia Fanciulla ed i suoi genitori che piangevano di gioia. La funzione si svolgeva in una camera quadrata, vicino alla sala dei banchetti, ed era illuminata da un'apertura praticata nel soffitto e ricoperta da un velo. Un tappeto rosso era steso al suolo dove s'ergeva l'altare addobbato di rosso e bianco. Una specie di tenda nascondeva un piccolo armadio in cui stavano gli scritti sacri e le pergamene delle preghiere. Sulla tenda era ricamata o cucita un'immagine. Oltre ai tre abbigliamenti liturgici, dinanzi all'altare erano state offerte molte stoffe donate dai parenti per la vestizione della Santa Vergine. Una specie di piccolo trono su alcuni gradini si vedeva quasi al centro della sala e intorno vi erano radunati Gioacchino, Anna e tutti gli altri parenti; le donne stavano ritirate da un lato, ma le ragazzine invece circondavano Maria Santissima e la guardavano ammirate. I sacerdoti camminavano a piedi scalzi. Adesso erano cinque, ma tre soli vestivano paramenti sacerdotali durante la cerimonia. Uno di questi prendeva i singoli pezzi del vestiario di Maria Santissima, e dopo averne indicato l'uso e il suo significato li passava alla sorella di Anna, giunta da Sephoris, la quale vestiva la piccola Maria. Prima di tutte le altre vesti la donna porse alla Santa Vergine una tunica gialla con piccoli fiocchi e con uno scapolare o un ornamento sul petto guarnito di nastri. Quest'abbigliamento veniva infilato prima intorno al collo, quindi scivolava sul corpo coprendolo. Quindi Maria indossò un mantello scuro che aveva fori per passarvi le braccia. Calzava dei sandali di colore marrone che avevano le suole alte di color verde. I capelli, arricciati alle estremità, erano ben pettinati. Si pose poi attraverso la testa della pia Bambina un gran panno di forma quadrangolare di color cenere che poteva passare fin sotto i gomiti, permettendo alle braccia di riposare fra le due grandi pieghe. Sembrava che fosse un mantello da utilizzare in viaggio o per la preghiera o da penitenza. Quando Maria Santissima fu così completamente abbigliata, i sacerdoti la istruirono e le rivolsero varie domande sul metodo di vita che dovevano tenere le ancelle del tempio, fra le altre cose le dissero: "Quando i tuoi genitori ti hanno consacrata al tempio, hanno fatto voto per te che non avresti assaggiato né vino, né aceto e nemmeno uva o fichi; vuoi aggiungere tu stessa a questo voto un altro? Pensaci durante il banchetto". Bisogna sapere che gli Ebrei e specialmente le donne amavano assai l'aceto, e Maria pure lo gradiva moltissimo. Perciò la rinuncia al medesimo costituiva da parte di un ebreo un vero sacrificio. Dopo simili interrogazioni fecero cambiare a Maria il primo abbigliamento e le si fece indossare il secondo. Questo consisteva in una veste color celeste, un corpetto molto più pesante del primo e un mantello di colore azzurro-chiaro, un altro di seta scintillante e formato a pieghe era assicurato sulla testa da una coroncina di foglie verdi. Poi i sacerdoti la rivestirono di un velo bianco, annodato superiormente come un cappuccio. Tre fibbie lo tenevano unito in modo che il cappuccio si fosse potuto alzare dal viso per un terzo, per una metà o interamente. La Bambina venne istruita sull'uso che doveva fare di questo velo: doveva alzarlo mentre mangiava ed abbassarlo quando rispondeva alle domande dei sacerdoti, e così via. Inoltre venne istruita su tutte le altre pratiche da osservarsi durante il pranzo; poi tutti passarono in una sala vicina dove avrebbero pranzato. Durante il banchetto il posto di Maria Santissima fu in mezzo a due sacerdoti, l'altro le sedeva dirimpetto. Le donne e le fanciulle sedevano separate dagli uomini all'altra estremità del tavolo. Durante il pranzo Maria fu interrogata più volte sull'uso del velo, poi le dissero che poteva gustare ogni cibo e le presentarono diverse vivande per tentarla, ma la pia fanciulla non cadde nell'inganno e prese solo una piccola porzione di alcune vivande. Con i suoi assennati ragionamenti fece meravigliare tutti. Vidi che durante il banchetto fu ispirata dagli Angeli. Più tardi tutti ritornarono dinanzi all'altare. Maria indossò allora il terzo indumento, che era il paramento solenne. Questo consisteva in una veste di color violetto scuro a fiori gialli, e un corsetto ricamato a vari colori. Sopra indossava un mantello color violaceo, più adorno e pomposo degli altri, che terminava nella parte posteriore con uno strascico ricurvo. Le falde del manto avevano sul davanti tre strisce in argento e tra queste si vedevano rose dorate come bottoni. All'altezza del petto il manto era tenuto da una sciarpa che passava per un nodo del corsetto. Degli uncini tenevano unito il manto nella parte inferiore del corpo, e lungo i lembi si scorgevano cinque linee di ricami. Anche l'orlo era adorno di ricami. Lateralmente nella direzione delle braccia il manto pendeva in ricche pieghe. Infine le si pose sul capo un gran velo scintillante, bianco da una parte e violaceo dall'altra. La corona questa volta consisteva in un cerchio piccolo e leggero di cui l'arco superiore, che era più ampio di quello inferiore, era formato a punte ed adornato di nodini lucenti e da cinque pietre preziose. il cerchio risplendeva internamente d'oro. Superiormente alla corona si congiungevano cinque piccoli fili di seta che la chiudevano sul capo formando un nodo piuttosto grande. Così solennemente abbigliata, e dopo essere stata sufficientemente istruita sull'uso speciale di ciascuna parte dell'abbigliamento, Maria fu condotta sul piccolo palco dinanzi all'altare. Le altre giovinette rimasero vicino a lei. Allora Ella manifestò le rinunce che intendeva sostenere nel tempio. Disse che mai avrebbe mangiato carne né pesce e non avrebbe bevuto latte, che sarebbe stato sostituito da una bevanda consistente in succo di canna palustre con acqua e qualche volta si sarebbe permessa di aggiungere a quella pozione un po' di succo di terebinto. Le famiglie povere nella Terra Promessa usano quella bevanda pressappoco come da noi si usa l'acqua di orzo. Il succo di terebinto è una specie di olio glutinoso assai rinfrescante, sebbene non sia pregevole come il balsamo. Maria rinunciò a qualunque specie di radice e alla frutta, con la sola eccezione di alcune bacche gialle, le quali crescono in grappoli e servono di nutrimento alla povera gente. La pia fanciulla disse che avrebbe voluto dormire sulla terra nuda, e che tre volte ogni notte si sarebbe alzata per pregare. Le altre novizie non si alzavano che una volta per notte. I genitori di Maria furono intimamente commossi dalle sue parole. Gioacchino l'abbracciò esclamando: "Oh! Mia diletta figliola, questa vita è per te troppo severa ed il tuo vecchio padre forse non ti rivedrà più". I sacerdoti le dissero che bastava si alzasse una sola volta per notte come tutte le altre. Inoltre mitigarono anche i suoi proponimenti mistici, per esempio permettendole di mangiare pesce nei giorni di grande solennità. A questo punto vidi il grande mercato del pesce situato in uno dei quartieri più bassi di Gerusalemme. Vidi pure un rivolo d'acqua proveniente dal lago di Bethseda che forniva l'acqua al quartiere. Quando una volta il rivolo si essiccò, Erode il grande pensò di costruire una fontana ed un acquedotto; per sostenerne le spese pensò di vendere i paramenti sacri ed i vasi del tempio; quando si diffuse tra il popolo la notizia poco mancò che non scoppiasse una sommossa. Gli Esseni, che avevano gran considerazione e devozione per gli abiti sacerdotali, si riunirono e si recarono a Gerusalemme per opporsi chiaramente al disegno di Erode. Dopo queste visioni rividi Maria in mezzo ai sacerdoti. Essi le dissero: "Molte novizie che non possono sostenersi e non hanno corredo vengono ugualmente ricevute al tempio, devono però corrispondere alle spese di mantenimento lavando i sacri abbigliamenti cosparsi dal sangue sacrificale delle vittime. Inoltre, in un'età più matura e appena le loro forze lo concederanno, devono lavare le altre ruvide stoffe di lana. Quest'ultimo è un lavoro molto duro e faticoso, spesso le mani sanguinano, ma tu non hai bisogno di farlo poiché i tuoi parenti hanno la possibilità di mantenerti al tempio". Maria allora, senza esitazione alcuna, dichiarò che si sarebbe assunta volentieri anche quell'incarico se i sacerdoti l'avessero creduta degna di adempierlo. Con questi colloqui, ai quali Maria partecipò con molta umiltà e saggezza, si concluse la festa della vestizione. Durante la sacra cerimonia, l'immagine di Maria Santissima appariva al mio sguardo gigantesca in mezzo ai sacerdoti che la circondavano. Ciò mi parve un simbolo della sapienza e della grazia di cui Dio la colmava. Vidi i sacerdoti pieni di santa ammirazione. Appena la cerimonia ebbe termine, il loro superiore imparti a Maria la benedizione. Due sacerdoti stavano ai fianchi della Santa Vergine che sedeva su un piccolo alto trono. Mentre costoro pregavano, secondo le pergamene su cui erano scritte le preci, il capo dei sacerdoti benedisse la Santa Vergine stendendo su di lei la mano. Nello stesso momento ebbi un'altra visione in cui vidi le condizioni dello spirito della Santa Fanciulla. Fu uno spettacolo meraviglioso: la benedizione del sommo sacerdote penetrò di luce la futura Madre del Redentore e sotto il suo cuore vidi che le si manifestò, circondato da una luce indescrivibile, quello splendore che avevo già veduto nell'Arca dell'Alleanza. Ebbi poi una visione in cui il frumento ed il vino, la carne ed il sangue si fondevano insieme. Vidi infine il cuore della Madre di Dio aprirsi a questa fusione, come la porta di un tempio. L'apertura del suo cuore era circondata da pietre preziose di ogni genere. Fu come se avessi visto l'Arca entrare nel santuario del tempio. Vidi infine il cuore della divina Fanciulla chiudersi dopo aver raccolto in sé il supremo bene della terra. Mi restò dinanzi agli occhi la divina Fanciulla penetrata dal favore della Grazia e mi parve che, illuminata da Dio, s'alzasse aleggiante dal suolo. Nello stesso momento vidi cadere su uno dei sommi sacerdoti un raggio di quella Grazia ricevuta dalla Vergine. Così egli fu convinto che Maria Santissima fosse l'eletto Vaso della salvezza. Quando Maria fu abbigliata solennemente, i sacerdoti la condussero alla presenza dei suoi genitori. Anna strinse la figlioletta al petto materno e la baciò con fervore devozionale. Gioacchino, profondamente commosso, le strinse con rispetto la mano. La sorella maggiore di Maria abbracciò la Santa Vergine con molta più vivacità di Anna, che era in tutte le cose prudente e moderata. Maria di Cleofa, la piccola nipote, anch'essa piena di spontaneità, le gettò le braccia al collo. Quando tutti gli astanti se ne andarono, la Fanciulla si spogliò delle sacre vesti ed indossò il suo solito abbigliamento. Gli ospiti, e fra questi alcuni sacerdoti, prima di ritornarsene alle proprie abitazioni presero un piccolo pasto con frutta e pane e bevvero tutti da un solo bicchiere in segno di fraternità; le donne, come era d'uso, erano rimaste separate dagli uomini.

37 - Partenza di Maria Santissima per il tempio e il simbolismo dei profeti

Vidi alcuni parenti nella casa di Maria Santissima immersi nel sonno, era notte fonda. La santa Famiglia era già pronta per intraprendere il viaggio verso Gerusalemme. Vicino al focolare una lampada con numerose piccole luci illuminava la sala. Tutti si svegliarono e si posero lentamente in movimento. il giorno prima Gioacchino aveva già inviato per mezzo dei servi al tempio le bestie per il sacrificio. La spiegazione del racconto si riferiva tutta a Mosè. il fanciullo minore portava nelle mani il rotolo con lo scritto e lo faceva saltare di qua e di là come un giocattolo. Mai potrei descrivere la profonda e sincera simpatia che sentivo per quei fanciulli; erano ben diversi da tutti gli altri che si trovavano in quel luogo.

Senza poter stabilire veramente chi fossero costoro, la Veggente continuò a parlare con loro con un interesse ingenuo. Dopo un certo tempo, quando si sentì intimamente convinta, così si espresse:

"Ho compreso finalmente chi fossero quei ragazzi, essi non erano realmente presenti, ma erano simboli dei profeti. il maggiore portava il suo rotolo con estrema serietà. Mi mostrò quel passo del secondo libro di Mosè, quando questi vede nel roveto ardente il Signore, il quale gli ordina di levarsi i sandali. Il fanciullo mi spiegò come mai il roveto ardesse senza consumarsi e mi disse che similmente ardeva in Maria Santissima, era il fuoco dello Spirito Santo, che Lei portava innocentemente in sé, senza averne la minima coscienza. Il fanciullo-profeta mi parlò della prossima fusione della divinità con l'umanità. Il fuoco si riferiva a Dio, il roveto di spine agli uomini. Mi spiegò anche quale fosse il significato del levarsi i sandali di Mosè. Sebbene non mi rammento tutto, credo avesse detto che l'ora in cui "il velo" sarebbe caduto era prossima e con questa si sarebbe manifestato l'Essere superiore a Mosè e a tutti i profeti: Colui che avrebbe compiuto la Legge. L'altro fanciullo più semplice, che agitava il rotolo, simbolizzava la purezza e l'innocenza della Vergine Santissima ed il prossimo compimento della promessa divina.

A questo punto la Veggente, mentre era scossa dai dolori e dalle intime sofferenze, esclamo:

"Quanto è semplice e bello tutto ciò che mi riveli! Come distintamente tu ti manifesti a me! Eppure io non posso raccontare bene tutto quello che vedo, dimentico molto a causa delle dolorose e tristi vicende di questa vita terrena".

Verso la metà del novembre 1820, l'estatica parlando delle visioni che aveva avuto sulla resentazione di Maria Santissima al tempio, tornò a discorrere della comparsa di quei fanciulli, simboli dei profeti. La sera del 16 novembre, mentre la Emmerick dormiva, le fu posta vicino una cintura penitenziale, una larga fascia di cuoio con dei chiodi acuti. Questa cintura era stata fatta da una persona che usava grandi mortificazioni, però, mancando di una vera e illuminata direzione spirituale, passò all'esagerazione con la conseguenza che non riuscì più a portare lo strumento della penitenza. Quando la Veggente si svegliò, gettò via la cintura di mortificazione con queste parole:

"È irragionevole! Nei primi anni di gioventù ho portato una cintura di penitenza per mortificarmi, ma era fatta di piccoli pungiglioni di filo d'ottone. La persona che portava questa cintura avrà sofferto molte pene e poi alla fine non avrà potuto sopportarla più nemmeno un paio di minuti. Non possiamo assolutamente fare queste cose senza il permesso di una guida spirituale".

Il giorno dopo la Veggente così disse:

"Arrivai a Gerusalemme guidata dal mio Angelo custode, penso che fosse l'epoca degli antichi re Ebrei. Mentre peregrinavo alla ricerca della casa della Santa Madre Anna in Nazareth, incontrai i due fanciulli-profeti che facevano lo stesso cammino. Mostrai loro quella cintura di penitenza ed Elia-fanciullo mi disse: "Questo è uno strumento di penitenza che non è lecito adoperare. Io ho portato una cintura penitenziale, poi l'ho lasciata sul monte Carmelo ai Carmelitani che sono discendenti del mio Ordine. La cintura che ho usato però non era così severa e mi ha giovato". Mi mostrò quindi la sua cintura larga come il palmo di una mano, era segnata con linee e simboli che si riferivano alle lotte e mortificazioni con il sé medesimo, al numero dei giorni per portarla indicati secondo la struttura degli uomini. Giungemmo all'abitazione di Anna, ma non potei entrare, il mio Angelo custode mi disse che per farlo dovevo ritornare all'età di nove anni, cioè prima dell'epoca in cui avevo trascorso tre anni a curarmi dell'abbigliamento e a farmi apprezzare vanamente dagli altri. Mentre riflettevo sulle parole dell'Angelo mi sentii spiritualmente di avere nove anni. Mi vidi nella casa di Anna e Maria Santissima mentre mi veniva incontro una vispa fanciulla di tre anni della mia stessa statura. Non mi meravigliai di avere in questa visione della mia vita spirituale nove anni, come non si meravigliavano i due profeti di essere presenti con lo spirito di fanciulli in quel luogo."

38 - In viaggio verso il tempio

Sull'arco della porta della casa di Anna vedemmo il gruppo partire alla volta di Gerusalemme. Era ancora notte. La Santissima Vergine indossava quell'abito gialliccio ricevuto dai sacerdoti per la prima fase d iniziazione, e si era avvolta nel suo gran velo che circondandole strettamente il corpo formava due rigonfiamenti in cui manteneva le braccia distese. Gioacchino conduceva l'asino dov'era seduta Maria Santissima, mentre si appoggiava ad un alto bastone alla cui sommità aveva un gran nodo di forma circolare come il classico bastone dei pellegrini. Anna lo precedeva di alcuni passi con la piccola Maria di Cleofa e una serva. Altre donne e ragazzi, tutti parenti, accompagnarono Anna per un tratto di cammino; poi, man mano, li vidi prendere la loro strada. Era con loro anche uno dei sacerdoti. Il piccolo corteo illuminava il tragitto tenendo le fiaccole accese. il chiarore delle fiamme si perdeva nello splendore della sacra Famiglia. Mi sembrò di camminare a fianco di Maria Santissima e dei fanciulli-profeti che spesso intonavano il salmo: Eructavit cor meum verbum; ed il nono: Deus deorum dominus locutus est, che dovevano essere cantati da due cori quando la fanciulla sarebbe entrata nel tempio. Quando si affacciò l'alba, la comitiva si fermò ai piedi di una collina, nei pressi di una fonte che dava vita ad un ruscelletto vicino ad un prato. In questo luogo i viaggiatori si riposarono presso un cespuglio di erbe balsamiche, che dopo raccolsero in alcuni vasi. Mangiarono col pane della frutta o bacche che crescevano sulle vicine siepi. Frattanto i fanciulli-profeti erano scomparsi dalla mia vista interiore. Compresi però che la piccola Vergine continuava a vederli con la fantasia propria di tutti i fanciulli, o come alcuni casi di adulti che vedono comparire le immagini dei Santi e delle Sante senza che siano visibili agli altri. il gruppo entrò in una casa isolata nella campagna, abitata dai parenti che accolsero i viaggiatori affettuosamente, offrendo loro cordiale accoglienza e rinfreschi. La piccola Maria di Cleofa fu rimandata indietro alla sua abitazione; non ne conosco il motivo. Dopo poco i viaggiatori ripresero il faticoso cammino sui monti e attraverso le valli nebbiose e ingombre di vapore, dove non si conserva traccia alcuna di vegetazione, al di fuori di alcuni rari luoghi su cui splende la luce del sole. Essi tennero durante il viaggio la stessa direzione che avrà Gesù tempo dopo, quando nel settembre del suo trentesimo anno partirà da Nazareth alla volta di Betania per farsi battezzare da Giovanni. Sempre la stessa direzione terrà anche la Sacra Famiglia nella fuga da Nazareth verso l'Egitto. Questo tragitto è disseminato da numerosi paesi sparsi nella vastità del paesaggio. La Famiglia si riposò a Nazara, un piccolo villaggio fra Massaloth ed una città posta sopra un alto monte. Questa fu la prima tappa. La città aveva mancanza d'acqua e perciò gli abitanti erano costretti a portarla dalla pianura con delle vasche legate da funi. L'ospizio dove i viaggiatori chiesero alloggio era posto ai piedi del monte.

Il 4 novembre 1821 Suor Emmerick proseguì il suo raccontò.

Questa sera vidi giungere ad una locanda non molto distante da Gerusalemme Gioacchino, Anna e la Beata Vergine Maria, erano preceduti da un'ancella e dal servo. Quest'albergo era solito ospitare i mandriani che conducevano al tempio le offerte sacrificali di Gioacchino. Vidi Maria Santissima dormire insieme con la madre. In questo giorno fui tanto occupata nel pensare alle anime infelici dei peccatori che dimenticai molte cose relative al viaggio di Maria.

Il 5 novembre 1821, Anna Caterina disse:

"Questa sera ho veduto i santi Viaggiatori giungere nella città di Bethoron che si trova vicinissima a Gerusalemme. La città sorge ai piedi di un monte. Prima di arrivarvi attraversarono un fiume che sbocca in mare, in vicinanza di un paese dove Pietro predicherà poco dopo la discesa dello Spirito Santo. Questa città è a sei ore di cammino da Gerusalemme. Bethoron è abitata da leviti; nei suoi dintorni vegetano rigogliose viti e piante da frutta. La santa Famiglia fu ospitata da amici; il padrone era un maestro che teneva nella sua casa una scuola di leviti. Fu grande il mio stupore nel veder qui riuniti nuovamente tutti i parenti di Anna e molte di quelle donne partite da Nazareth, Sephoris e Zabulon; essi, dopo aver assistito all'esame della Santa Vergine, si erano affrettati per vie più brevi a raggiungere Gerusalemme per preannunciarvi e prepararvi l'arrivo della santa Famiglia. Vidi pure la sorella maggiore della Madonna con Maria di Cleofa, partite da Sephoris, altre persone e numerosi fanciulli. Maria fu fatta sedere su una specie di trono e venne interrogata dal maestro della scuola e da altri astanti su diversi argomenti, dopo di che le posero una corona sul capo. Ascoltai che discorrevano anche di un'altra fanciulla molto savia di nome Susanna, che poi sarà tra le pie donne che seguiranno il Redentore. Questa ragazza aveva lasciato il tempio proprio in quei giorni per ritornare dai suoi genitori, Maria Santissima l'avrebbe sostituita coprendo il numero ammesso delle fanciulle. Susanna aveva lasciato il tempio all'età di quindici anni, aveva circa dodici anni più di Maria; era entrata nel tempio come Anna all'età di cinque anni. La Santa Vergine si sentiva molto felice di trovarsi così vicina al tempio. Suo padre piangeva e se la stringeva al petto continuando a dire: "Oh! Figlia mia, forse non ti rivedrò più". Frattanto il banchetto era pronto e tutti presero posto, vidi la piccola Maria che correva per la sala e spesso cingeva al collo sua madre con le sue deliziose manine".

Il 6 novembre Anna Caterina comunicò il seguito delle sue visioni:

"La santa Famiglia riparti per Gerusalemme, muovendo da Bethoron. Ad essa si associarono i parenti con i rispettivi figli, portando con loro i doni per Maria, vestiti e frutta. Mi sembrò che in quei giorni si svolgesse a Gerusalemme una grande festa. Nel viaggio non passarono né da Ussen Scheera e neppure da Gofria, bensì nelle vicinanze di questi luoghi".

... continua ...

Augustinus
21-11-04, 09:58
39 - Arrivo a Gerusalemme: la città e il tempio L'abitazione dei sacerdoti - La casa di Zaccaria

La stessa sera la Veggente riprese il racconto.

Ho visto l'arrivo a Gerusalemme della Beata Vergine e di tutto il suo seguito; era verso mezzogiorno. Gerusalemme era una città straordinaria: profonde vallate e colline circondavano le mura, alle quali si appoggiavano gli alti edifici che rivolgevano al centro le loro facciate. I quartieri venivano costruiti a ritmo accelerato, l'uno dopo l'altro, occupando a poco a poco tutte le colline circostanti fuori della città antica, lasciando però sussistere le antiche mura. Le valli erano collegate da ponti di pietra alti e massicci. Le stanze che davano nei cortili interni, protetti dall'ombra di grandi pergolati, erano quelle più abitate delle case. Gli abitanti di Gerusalemme lasciavano le loro dimore ed i cortili solo per recarsi al tempio o per i loro affari, perciò le strade non erano molto affollate. Infatti nelle contrade regnava un profondo silenzio, ad eccezione dei luoghi pubblici di mercato ed i palazzi del governo in cui vi era un movimento di guardie e di viaggiatori. Quando la popolazione veniva chiamata al tempio in occasione delle solennità religiose, alcuni quartieri si spopolavano e diventavano senza vita. Gesù poteva aggirarsi tranquillo con i suoi seguaci per quelle stradine, appunto per la vita silenziosa e tranquilla che vi regnava e per la solitudine assoluta in cui si trovavano molte vie che percorrevano le valli. Gerusalemme mancava d'acqua; lunghi acquedotti la conducevano in città e veniva inviata nelle alte torri per mezzo di pompe. Nel tempio c'era bisogno di molta acqua per abluzioni o per lavare i vasi sacri, perciò si prestava ogni attenzione per moderarne il consumo. Molti negozianti abitavano a Gerusalemme e tenevano depositata la merce sotto i portici che circondavano i mercati o in leggere capanne costruite sulle pubbliche piazze. Vicino alla "porta delle pecore" si trovavano molti negozianti di gioielli, oro e pietre preziose; essi pure vivevano in piccole capanne di forma rotonda e nere, come se fossero tinte di pece o resina. Sebbene queste fossero costruite con materiale leggero, erano assai solide. Contenevano tutto quello che occorreva per gli usi domestici, mentre la merce veniva esposta fra una capanna e l'altra. Il tempio sorgeva su un monte, ad un lato del quale c'era un lieve declivio con case e stradine. I sacerdoti ed i servi abitavano in questa zona della città. I rifiuti che venivano gettati dal tempio, come per esempio gli avanzi e le ossa degli animali sacrificati, venivano trasportati dai servi giù per questo declivio fino ad una grande fossa fuori dalle mura della città e poi bruciate per giorni e giorni. Alla sommità del monte dove sorgeva il tempio si vedeva vegetazione, i sacerdoti ne avevano fatto un giardino. Sotto il tempio si trovavano molte gallerie, sotterranei e fonderie di metalli. Nell'edificio tutto era massiccio e poderoso ma io non vi rinvenni alcun buon luogo. I numerosi cortili del tempio erano angusti ed oscuri, con molte panche e scanni esposti allo sguardo pubblico. I continui sacrifici cruenti ed il sangue che scorreva incessantemente, erano cosa davvero spiacevole, sebbene tutti i sacrifici venissero eseguiti con una grande precisione. Vidi i viaggiatori al seguito di Maria entrare in città, ma nonostante la porta nord fosse più vicina al loro cammino non entrarono da quel lato, bensì si diressero verso i giardini ed i palazzi di Gerusalemme verso la porta meridionale. Attraversarono una parte della valle di Giosafat, e lasciando a sinistra il monte degli Ulivi e la via di Betania, entrarono per "la porta delle pecore", che conduce al mercato delle bestie. Presso la porta c'era lo stagno nel quale si lavavano le pecore prima del sacrificio; questo non era lo stagno di Bethesda. Il corteo si inoltrò nelle strette vie della città fino al mercato del pesce, dove si trovava la casa paterna di Zaccaria di Hebron. In questa casa vi abitava un vecchio, forse lo zio di Zaccaria. Nonostante avesse finito il suo servizio sacerdotale al tempio, Zaccaria vi si era soffermato per assistere e preparare la presentazione della Santa Vergine. Molti parenti di Gioacchino erano rimasti ad attendere fuori della casa il gruppo di viaggiatori. Il sole picchiava rovente sul capo di quella gente: donne, uomini, giovani e fanciulle, adorne con ghirlande e ramoscelli, andarono impazienti incontro alla comitiva in arrivo. Vidi tra questa gente che attendeva anche due fanciulle nipoti di Elisabetta, giunte da Betlemme e da Helbron con i loro genitori. Elisabetta non era intervenuta. Tutti accolsero gli stanchi viaggiatori con grida di gioia e di indicibile allegrezza e li condussero nella casa di Zaccaria, dove ci fu un vero tripudio universale. Più tardi rientrò Zaccaria che volle accompagnare gli ospiti all'alloggio provvisorio presso il tempio. Allora tutti si disposero come in processione: Zaccaria, Anna e Gioacchino guidavano il folto gruppo di parenti e conoscenti della fanciulla consacrata al tempio, seguiva Maria Santissima che, in mezzo a tre o quattro fanciulle vestite di bianco, indossava il secondo abbigliamento solenne col mantello color azzurro, poi venivano i parenti delle quattro fandulle-ancelle con le loro famiglie. Passarono dinanzi al palazzo di Erode e poi alla futura abitazione di Pilato e per molte altre contrade. Avanzarono così, sfidando i raggi prepotenti del sole, verso il lato del tempio tra levante e settentrione, lasciandosi dietro la fortezza Antonia. Salirono molti gradini fino ad un alta muraglia. Vidi la Santa Fanciulla piena di vivacità salire rapidamente da sola i gradini, sotto lo sguardo ammirato ed attonito degli astanti. L'alloggio era un edificio vastissimo; numerosi locali simili si trovavano nelle vicinanze del tempio ed erano adibiti ad ospitare i visitatori giunti da lontano. Zaccaria aveva affittato quest'alloggio per la sacra Famiglia. Il locale era formato da quattro camere da letto, una sala grande per accogliere gli ospiti ed una cucina. Il mobilio consisteva in basse tavole. Vicinissimo si trovava l'altro cortile dove stavano le stalle con il gregge e le mandrie destinate ai sacrifici. Le due ali dell'edificio erano abitate dai servi del tempio. Quando la comitiva prese dimora in quest'appartamento, vennero dei servi a lavare i piedi agli uomini e delle serve alle donne, poiché questa era l'usanza tradizionale con i nuovi arrivati. Dopo questa cerimonia passarono in una sala al cui centro pendeva una gran candeliere a più luci, sotto il quale si trovava un largo bacino di bronzo colmo d'acqua nel quale ciascuno si lavò il viso e le mani. Gli asini liberati dai loro pesi, furono condotti nelle scuderie da un servo. Gioacchino annunziò di essere venuto per il sacrificio e, nel vicino cortile, lasciò esaminare ai servi del tempio le bestie. Dopo alcune ore, Gioacchino, Anna e Maria si recarono nell'abitazione di un sacerdote. Questa era posta in una posizione elevata. Maria Santissima, vivificata da un'energia incredibile e come spinta da uno spirito interiore, salì i gradini in pochi secondi. In quella casa vidi due sacerdoti: uno assai vecchio e l'altro più giovane. I prelati salutarono cortesemente i nuovi ospiti che erano già attesi. Ambedue erano tra quei sacerdoti che avevano partecipato all'esame di Maria a Nazareth. Li sentii parlare del viaggio e della prossima iniziazione della pia Fanciulla. Essi dissero che al tempio si trovavano delle celle in cui le vergini consacrate all'altare si ritiravano per la preghiera e la meditazione, inoltre potevano guardare inosservate l'interno del santuario. Quindi fecero chiamare un'anziana vedova addetta al luogo sacro che era incaricata di vegliare sulla piccola Maria. La matrona abitava con le altre donne in una casa vicino al tempio, ma alquanto discosta, si occupava dei lavori femminili e dell'educazione delle fanciulle. Si potrebbe paragonare nei tempi moderni ad una "maestra" dei nostri paesi, cioè a quelle donne dallo spirito devoto che riuniscono intorno alla loro esperienza le fanciulle del luogo che vogliono imparare il ricamo, a scrivere e a leggere per prepararsi alla vita coniugale. La donna arrivò quindi avvolta nella sua veste, e le si poteva scorgere a malapena parte del volto. Dai genitori e dai sacerdoti le fu presentata la futura allieva. Vidi il suo viso illuminarsi dalla gioia per quel nuovo compito che lei sentiva molto importante. La Santa Vergine l'accettò con un contegno umile e rispettoso. La matrona venne istruita sulla nuova pupilla e sulla consacrazione di quest'ultima al tempio, quindi accompagnò in silenzio la Vergine e i suoi genitori al loro alloggio per prendere in consegna gli effetti più preziosi della pia Fanciulla, poi se ne ritornò al tempio a disporre l'accoglienza della nuova arrivata.

Il 7 novembre Suor Emmerick continuò.

In tutto il giorno ebbi visioni che riguardavano i preparativi di Gioacchino per il sacrificio e l'accettazione di Maria al tempio. Allo spuntar dell'alba, Gioacchino ed alcuni altri condussero il bestiame al luogo sacro. I sacerdoti lo esaminarono di nuovo, le bestie che rifiutarono furono subito inviate al mercato mentre quelle accettate furono condotte nel cortile del macello, dove vidi eseguire alcune operazioni. Di queste ricordo solo che Gioacchino, prima che le bestie fossero uccise, poneva una mano sul loro capo. Poi vidi alcuni pezzi degli animali uccisi che furono salati e messi da parte per l'offerta sacrificale all'Altissimo. Sacerdoti e leviti si muovevano a due per volta regolarmente e con molta precisione. Nell'abitazione provvisoria di Anna e Gioacchino frattanto si teneva una festa solenne alla quale partecipavano ben cento persone. Tra queste vidi più di ventiquattro fanciulle di diverse età, anche la giovinetta Seraphia di dieci anni; costei, dopo la morte di Gesù, fu chiamata Veronica. Si erano preparate e disposte ghirlande e corone di fiori per Maria e per le persone che l'accompagnavano. Sette fiaccole adornate ardevano rendendo l'ambiente molto solenne. Vidi molti leviti e sacerdoti entrare ed uscire dalla stanza. Anche alcuni sacerdoti presero parte al banchetto mostrandosi stupiti per la generosità di Gioacchino, il quale dichiarò che la sua riconoscenza verso l'Altissimo era assai grande. Erano veramente lontani i tempi in cui egli si era visto rifiutare la sua offerta al tempio. Vidi Maria passeggiare nei pressi della casa in compagnia di altre fanciulle.

40 - Maria Santissima viene presentata e accolta al tempio: passaggio della Santa Vergine attraverso la "porta d'oro" - Il sacrificio di Gioacchino - Maria portata all'altare sacrificale Le cerimonie di presentazione - La cella di Maria nel tempio

L '8 novembre 1821, La Veggente così narrava:

"Di buon mattino Gioacchino, Zaccaria ed altri si avviarono al tempio, erano seguiti a poca distanza da Anna, Maria di Heli, la nipotina Maria di Cleofa e la Santa fanciulla Maria. La Vergine indossava la veste dal manto color azzurro, mentre le braccia e il collo erano ornate di corone; portava in mano una fiaccola ornata di fiori. Tre giovinette la accompagnavano, erano vestite di bianco con ricami d'oro e si coprivano con un mantello azzurro; tra le mani portavano fiaccole come quella della Santissima Vergine. Ghirlande di fiori ornavano le braccia ed il collo delle giovinette. Seguivano uno stuolo di fanciulle con lampade accese, erano le altre vergini consacrate al tempio vestite tutte a festa e con i mantelli sugli omeri. Dietro a loro seguiva ancora una lunga fila di donne. Alle prime luci dell'alba furono viste queste simpatiche persone snodarsi in corteo. Nell'andare dalla casa al tempio, la compagnia fece un largo giro attraversando diverse contrade cittadine. La gente, nel vedere quella santa processione, si prostrava e qualcuno aveva esposto degli addobbi in segno di riverenza devozionale. Nel contegno e nell'aspetto di Maria Santissima si notava la santità e l'emozione per il vicino evento solenne".

Dio ha colmato Maria delle grazie e dei doni soprannaturali più grandi, infatti l'Angelo la saluterà: "Ave Maria, piena di grazia”, come sede di tutte le grazie e i doni di Dio. La Santa Vergine si preparava così ad essere l'annuncio della primavera del mondo, Luce della salvezza di tutti gli uomini della terra.

Quando la processione giunse al tempio, vidi i servi indaffarati per aprire un'altissima e pesante porta scintillante, come se fosse d'oro. Infatti questa era proprio la “porta d'oro" sotto la quale passarono Anna e Gioacchino al tempo della Concezione. Per passare sotto questa porta bisognava salire una scala di quindici gradini. Si voleva condurre Maria per mano, ma Lei non volle, anzi piena di fervore salì rapidamente tutti i gradini senza mai inciampare; allora tutti la guardarono di nuovo ammirati e commossi. Vidi il banchetto già disposto e la pia Fanciulla che fu ricevuta da alcuni sacerdoti, i quali la condussero a destra dell'entrata, in un andito che si divideva in parecchie sale. In una di queste i sacerdoti sottoposero la Santa Fanciulla all'ultima prova con alcune domande. Frattanto le donne e i fanciulli si erano recati nell'oratorio e Gioacchino e Zaccaria preparavano il sacrificio. Infine, rimasti soddisfatti della saggezza di quella Bambina, i religiosi del tempio furono convinti in modo definitivo. Allora Anna la vestì del terzo abbigliamento solenne, quello violetto con il manto, il velo e la corona. Vidi Gioacchino, con due sacerdoti ai suoi lati, prendere il fuoco con una specie di braciere e porlo dinanzi ad un altare. I riti che accompagnarono l'offerta sacrificale della Santa Vergine all'Onnipotente e al tempio furono molto commoventi: all'altare si poteva accedere solo da tre lati, i pezzi degli animali sacrificati erano collocati circolarmente in vario modo. Mentre l'offerta di Gioacchino ardeva già sulla fiamma, Anna con Maria, accompagnate dalle donne, si erano recate all'atrio delle dimore femminili nel tempio. Una muraglia separava quest'atrio dal luogo del sacrificio, le donne potevano assistere al sacrificio da una porta semiaperta che dava direttamente sull'altare. In un luogo appartato si trovava uno stuolo di fanciulli, erano novizi biancovestiti, addetti al tempio; essi suonavano flauti ed arpe. Dopo il sacrificio fu collocata davanti alla porta che comunicava con l'atrio delle donne una specie di tavola ricoperta come un altare. Vidi poi Gioacchino, Zaccaria e un sacerdote che lasciarono il cortile per recarsi dinanzi all'altare dove li attendevano un altro sacerdote e due leviti, i quali tenevano in mano i sacri papiri e l'occorrente per scrivere. Anna vi condusse pure la figlia adornata con gli abiti cerimoniali. Le altre fanciulle che avevano accompagnato Maria Santissima si ritirarono in un angolo dell'immensa sala del tempio. La Santa Vergine, avvolta da un bagliore luminoso, s'inginocchiò mentre i genitori le imposero le mani sul capo; allora il sacerdote, tagliata una ciocca di capelli, la bruciò su un braciere. I genitori pronunciarono alcune parole rituali che accompagnarono l'offerta al tempio della Fanciulla. Queste parole venivano scritte dai leviti su una grande pergamena. Allora le fanciulle che stavano in disparte iniziarono a intonare il salmo quarantaquattresimo: Eructavit cor meum verbum bonum, ed i sacerdoti a loro volta il salmo quarantanovesimo: Deus deorum dominus locutus est. mentre dall'altra sala si levava la musica soave dei fanciulli. Vidi la Madonna infusa in una trascendenza di simboli celesti. Due sacerdoti, i più anziani, la presero per mano e, salendo alcuni gradini, la fecero sedere su una specie di trono fatto a nicchia dal quale Lei poteva dominare tutta l'immensa sala. I due preti rimasero ai suoi fianchi, mentre gli altri si erano disposti lungo i gradini e leggevano a voce alta le preghiere nei loro libri. Al di là della parete divisoria si vedeva un vecchio sacerdote che stava dinanzi all'ara delle oblazioni, aveva una statura così alta che metà del corpo era visibile al di sopra della parete stessa. Il fumo delle sue oblazioni saliva in nuvole e si disperdeva nell'etere dinanzi a Maria. Mentre si svolgeva la cerimonia vidi apparire un simbolo sotto il cuore della Vergine che, a poco a poco, pareva invadere il tempio intero. L'aureola sotto il cuore della Santa Fanciulla consacrata al tempio era certamente l'annuncio dell'Evento, la benedizione più grande tra tutte le grazie divine. L'arca di Noè stava per trasformarsi nell'Arca della nuova Alleanza. Poco dopo quelle immagini scomparvero e vidi comparire nell'aureola sotto il cuore di Maria, il Calice della santa Cena. Un pane segnato da una croce apparve sul Calice davanti alla bocca di Maria. Vidi quindi la Beata Vergine circondata da innumerevoli raggi di luce che mostravano alle loro estremità i misteri e i simboli a lei relativi, come quelli delle Litanie lauretane. Dalla spalla destra e sinistra della Vergine Santa si incrociavano due rami diversi, quello dell'ulivo e l'altro del cipresso i quali si appoggiavano ad una bella palma che, con un piccolo fiocco di foglie, vidi spuntare pure dietro il suo dorso. In mezzo a quelle verdi foglie si mostravano in piccola dimensione gli strumenti della Passione di Gesù. Poi lo Spirito Santo, in forma umana e di colomba assieme, si librò su Maria Santissima e i suoi simboli. Il Cielo era aperto e scorsi la Gerusalemme celeste, la città di Dio, con tutti i suoi giardini, i palazzi e le dimore, pronta per accoglière i futuri Santi e Martiri del Cristianesimo. Angeli giubilanti e l'aureola che circondava la Vergine riempivano la luminosissima visione. Questa visione è stata simile a quella del santo Rosario. I simboli che fanno riferimento alla Santa Vergine nell'Antico, nel Nuovo Testamento e nell'eternità, si tramutavano di continuo. Molte persone che sembrano sagge ne parlano con poca riverenza, mentre gente ignorante pratica la devozione del santo Rosario con sincero amore e spontaneità, ricevendone le grazie. Durante questa visione il tempio mi era apparso spoglio, come se avesse perduto ogni magnificenza e ornamento, perfino la meravigliosa e immensa sala dell'altare e del trono adesso mi sembrava una cosa rozza e meschina. Tutto cadeva nell'ombra e sembrava dissolversi dinanzi alla luce della magnificenza di Maria Santissima. Adesso io non avevo più dinanzi agli occhi Maria fanciulla, bensì la Vergine adulta, la Madonna. Il sacerdote del tempio esortò infine tutti i fedeli a ringraziare il Signore per aver loro concesso la presenza di quella Vergine, portatrice di grazie di inestimabile valore. Anche se nessuno degli astanti vedeva ciò che circondava la Santa Fanciulla, molti però ne percepivano la spiritualità sublime, per questo motivo li vidi assorti in solenne raccoglimento e profondo rispetto. A poco a poco tutto scomparve, rimase solo l'aureola splendente attorno al cuore di Maria Santissima. La promessa divina che si adempiva. Vidi allora la fine della cerimonia d'iniziazione: la Fanciulla abbigliata solennemente e circondata dai sacerdoti. Essi avevano ricoperto Maria con un velo bruno, e dopo averle tolto le corone dalle braccia e la fiaccola dalla mano, la fecero discendere dal trono e la condussero in una sala. Qui erano ad attenderla sei vergini adulte del tempio, appena la videro le andarono incontro spargendo dei fiori ai suoi piedi, davanti a Lei. Dietro stavano la maestra Noemi, zia di Lazzaro, la profetessa Anna ed un'altra matrona. Consegnata Maria a quelle donne, i sacerdoti, come anche i genitori ed i parenti, si ritirarono, mentre i canti e i cori cessarono lentamente. Tutto cadde nel profondo silenzio delle misteriose volte del tempio. Prima di allontanarsi, Gioacchino strinse al petto Maria e la pregò con le lacrime agli occhi di voler raccomandare a Dio l'anima sua. Dopo ciò Maria e le maestre, con le altre fanciulle, si ritirarono nella parte settentrionale dell'edificio riservata alle donne. Esse dimoravano in celle scavate nelle profondità delle mura del tempio e per mezzo di corridoi e di scale a chiocciola potevano salire in piccole stanze dove recitavano le loro preghiere vicine al Sancta Sanctorum. I parenti della Santa Vergine mangiarono nella sala vicina alla "porta d'oro" insieme ai sacerdoti. Sentii allora Anna dire entusiasta alle altre che l'attorniavano: "Adesso entra nel tempio il vero Spirito dell'Arca dell'Alleanza, il Vaso della Promessa divina". Non tutte capirono, ma quelle che compresero ebbero il concreto presentimento della predestinazione della Vergine. Finito il breve pasto, alcuni seguirono Anna e Gioacchino all'uscita del tempio, altri invece rimasero assorti in preghiera. Vidi che Anna, nonostante fosse di condizioni agiate, viveva nell'astinenza e senza prendere cibo caldo. Forse si limitava per far più elemosine ai poveri. La servitù invece era trattata e nutrita bene. Anna, Gioacchino ed i parenti partirono alla volta di Bethoron. Più tardi vidi le donne del tempio celebrare il rituale della "festa dell'accoglienza", nella quale Maria chiese alla maestra e alle condiscepole di essere ammessa tra loro. Poi seguì un banchetto e alcune danze sul tipo del minuetto. Talvolta, il ritmo delle danze richiedeva l'inchino del corpo come usano gli Ebrei durante la preghiera. Alcune vergini suonavano flauti, timpani ed altri strumenti, fra cui uno che era graditissimo all'orecchio e consisteva in una cassetta sulla quale erano stese le corde musicali. Lo strumento era tenuto sulle ginocchia della suonatrice. Infine Noemi condusse Maria nella piccola cella a Lei assegnata. Questa non era perfettamente quadrata e le pareti erano adorne di figure triangolari a vari colori. Il mobilio consisteva in uno scanno e un tavolino. In un angolo si trovava un giaciglio e un piccolo spazio per riporvi gli abiti. Maria Santissima pregò Noemi affinché le concedesse il permesso di alzarsi frequentemente la notte, ma quest'ultima per il momento non glielo permise. Le vergini del tempio erano velate e portavano vesti lunghe e larghe con maniche molto larghe. Tutte avevano delle cinture alla vita. All'epoca in cui Maria Santissima entrò al servizio del tempio, circa dodici anni prima della nascita di Gesù, erano in corso i restauri di quest'edificio.

21 novembre.

Oggi ho visto la cella abitata da Maria, era posta nella parte settentrionale della muraglia del tempio che si affaccia sul Santo, alla parete sinistra vidi un tappeto arrotolato che, steso sul pavimento, formava il suo giaciglio. Nella parte superiore vidi i piccoli oratori che comunicavano con le celle delle vergini. Quello di Maria era uno dei più vicini al Santissimo. Un corridoio era separato da una tenda, che formava una specie di anticamera con la sua cella. Vidi degli armadi dove si conservavano abiti e arnesi. Dalla parte laterale, vicino alla porta della cella di Maria, c'erano dei gradini che conducevano al piccolo oratorio, nel quale un'apertura praticata nel muro e ricoperta da un velo permetteva di vedere la sala del tempio. Una torcia era accesa in una nicchia nel muro della cella, vidi Maria aureolata di luce ed assorta nella lettura di alcune pergamene e rotoli con fiocchi rossi. La Santa Vergine portava una veste a righe bianche e celesti coperte di fiori gialli. Era veramente commovente vedere quella fanciulla così piccola e innocente immolarsi per la salvezza dell'umanità. Vidi Anna, l'addetta al tempio, che entrò e pose su un tavolino rotondo una piccola bottiglia e un piatto con della frutta dalla forma simile ai fagioli.

41 - Visioni intorno alla vita di Maria nel tempio Noemi, la maestra delle vergini del tempio

Nel corso di undici anni, nella ricorrenza della solenne presentazione della Santa Vergine al tempio, la Veggente rivelò le sue contemplazioni sul soggiorno di Maria in questo luogo.

Maria era per la sua età abbastanza abile nei servizi al tempio, vidi che trascorreva i suoi giorni nel luogo sacro lavando e tessendo esili bende attaccate a lunghi bastoni e adoperate dai sacerdoti, o la vidi intenta a lavare i vasi dei fiori e delle offerte. Spesso la scorsi solitaria nella sua cella, assorta nella preghiera e nella meditazione, immersa nello studio dei Sacri Testi e nel lavoro. Qualche volta la vidi in compagnia delle altre vergini nelle loro celle. Mai la vidi punita corporalmente o con la mortificazione, non ne aveva bisogno. Come tutte le sante persone si nutriva solo per conservarsi in vita, non usava altri cibi al di fuori di quelli che aveva scelto ed era tutta dedita alla continua offerta dei suoi voti fervidi. Alzava al cielo le più ferventi preghiere, e mentre tutti dormivano si alzava dal suo giaciglio e pregava, mentre abbondanti lacrime scorrevano, irrorandola di divino splendore. Quando divenne adulta, la sua veste mi apparve sempre più azzurra e scintillante. Durante la preghiera si teneva velata e così pure quando parlava con i sacerdoti o quando andava nella sala terrena del tempio a prendervi o a recarvi il lavoro. Il tempio aveva dai tre lati vasti locali in cui vi si conservavano molti arredi custoditi dalle ancelle; questi locali mi riportano alla mente le nostre sagrestie. Vidi la Beata Vergine passare i suoi giorni in contemplazione ed astinenza, rapita dall'entusiasmo della preghiera, sembrava quasi che non fosse sulla terra ma vivesse in una condizione spirituale di abnegazione assoluta. Compresi che spesso veniva consolata dalle benedizioni celesti. Immenso era il suo desiderio di vedere avverata la Profezia, nella sua umiltà osava appena accennare al desiderio di divenire un giorno l'infima serva della Madre del Salvatore. Non pensava nemmeno lontanamente di essere Lei la predestinata da Dio. Noemi aveva circa cinquant'anni e come le altre inservienti del tempio proveniva da famiglie essene. Da costei Maria Santissima imparò a tessere i nastri. La Vergine l'aiutava a ripulire i vasi e gli altri arredi sacri dal sangue delle vittime; l'aiutava inoltre in cucina nella preparazione dei pasti per le donne del tempio ed i sacerdoti. I pasti consistevano spesso in alcune parti della vittima sacrificata. Quanto più Noemi diventava anziana tanto più la Santa Fanciulla si affaccendava per soddisfare le esigenze della comunità religiosa. Zaccaria la visitava spesso quando era di servizio al tempio. Anche Simeone la conosceva. Ai sacerdoti non era ignota la predestinazione della Santa Vergine. La sua sapienza, la sua bontà, e tutto il suo contegno non erano passati inosservati agli attenti religiosi, nonostante Lei avesse cercato di velarli col più profondo senso di umiltà. In seguito ai loro vaticini e alle profonde meditazioni, i preti del tempio avevano saputo perché Costei viveva nel mondo pur senza prendere parte al mondo. Essi, specialmente i più anziani, scrissero molte cose intorno alla Madre di Dio. Infatti, se ben mi rammento, una volta mi vennero mostrati quegli scritti che giacevano polverosi in mezzo ad antichissime pergamene.

Augustinus
21-11-04, 10:06
Libro I, Cap. 25, §§ 388-411

CAPITOLO 25

Come ad un anno e mezzo la santissima bambina Maria cominciò a parlare. Le sue occupazioni fino all'ingresso nel tempio.

388. Venne il tempo in cui il sacro silenzio della purissima Maria doveva infrangersi in modo salutare e gradito a Dio per ascoltare sulla nostra terra la voce di quella tortora divina, annunciatrice della primavera della grazia. Prima però di ricevere il permesso dal Signore di cominciare a parlare con gli uomini - che avvenne nel diciottesimo mese della sua infanzia - ebbe una visione intellettuale della Divinità, non per intuizione, ma per immagini. Il Signore le rinnovò le visioni che altre volte aveva ricevuto e moltiplicò le grazie ed i favori. In questa visione si svolse tra la bambina e il Signore un dolcissimo colloquio che con timore oso riportare con mie parole.

389. La piccola Regina parlò dunque a Dio e disse: «Altissimo Signore ed incomparabile Dio! Come potete essere così prodigo di favori con la più povera e la più inutile delle creature? Come potete riversare, con così amabile degnazione, la vostra grandezza sulla vostra ancella che è incapace di ricambiarvi? Dunque l'Altissimo si degna di guardare l'umiltà della sua serva? L'Onnipotente arricchisce la tapina? Il Santo dei santi s'inchina sulla polvere? Io, o Signore, sono la più piccola fra tutte le creature; sono quella che merito meno i vostri benefici. Che cosa farò dunque alla vostra presenza? Con che cosa vi ricambierò di ciò che vi devo? O Signore, che cosa ho mai io, che non vi appartenga, se siete voi a darmi la vita, l'essere e il movimento? Io mi rallegro anche, mio amatissimo Signore, nel vedere che non c'è bene che non sia vostro e che fuori di voi stesso la creatura non possiede nulla; che sia consuetudine e gloria per voi innalzare chi è più basso, favorire chi è più misero e dare l'essere a chi non lo ha, affinché la vostra magnificenza sia maggiormente conosciuta ed esaltata».

390. Il Signore le rispose e disse: «Colomba e diletta mia, tu trovasti grazia ai miei occhi; tu sei la mia amica, scelta per la mia delizia. Ed io voglio manifestarti ciò che maggiormente desidero e bramo da te». Questi accenti del Signore ferirono di nuovo il cuore tenerissimo, sebbene forte, della bambina, sciogliendolo d'amore; e l'Altissimo compiacendosene proseguì dicendo: «Io sono il Dio della misericordia e amo con immenso amore i mortali: tra i molti che mi hanno tradito con i loro peccati conto alcuni uomini giusti ed amici che mi hanno servito e mi servono di cuore. Ed io ho stabilito di salvarli, inviando loro il mio Unigenito, perché non siano privi della mia gloria, né io della loro eterna lode».

391. A questa dichiarazione, replicò la bambina Maria:

«Altissimo Signore e re potente, vostre sono le creature e vostro è ogni potere; voi Solo siete il santo, la guida suprema di tutto il creato. La vostra stessa bontà v'impegni ad affrettare la discesa del vostro Figlio unigenito per redimere i figli di Adamo. Giunga finalmente il giorno sospirato dai miei antichi Padri e vedano i mortali la vostra eterna salvezza. Perché mai, o mio amato Signore, essendo voi il padre pietoso delle misericordie, rimandate tanto l'opera della salvezza per i vostri figli prigionieri ed afflitti, che da tanto tempo l'aspettano? Se la mia vita può contribuire a qualcosa, io ve la offro, pronta a sacrificarla per loro».

392. Allora l'Altissimo con grande benevolenza le ordinò che, da quel momento in poi, più volte e tutti i giorni, gli chiedesse di affrettare l'incarnazione del Verbo per il riscatto di tutto il genere umano; e che piangesse i peccati degli uomini che ostacolavano la loro stessa redenzione e salvezza. E subito le dichiarò che era giunto il tempo di esercitare tutti i sensi e che per sua maggior gloria conveniva ormai che parlasse con le creature umane. La bambina per adempire bene questo precetto si rivolse a Dio e disse:

393. «Altissimo Signore di incomprensibile grandezza, come oserà la polvere; l'infima delle creature, trattare misteri così alti e reconditi e considerati di inestimabile prezzo perfino da voi? Come potrò esigerne da voi il compimento e che cosa può mai ottenere la creatura che non vi ha servito in niente? Tuttavia voi, o mio diletto, vi sentirete obbligato dalla stessa necessità e così l'inferma cercherà la salute, l'assetata desidererà le sorgenti della vostra misericordia ed ubbidirà alla vostra divina volontà. E se voi ordinate, o Signore, che io apra le mie labbra per trattare e parlare con altri fuori di voi stesso, che siete tutto il mio bene e il mio desiderio, vi supplico di volgere lo sguardo alla mia fragilità e al pericolo in cui potrei cadere. È molto difficile, infatti, per la creatura dotata di ragione, non eccedere nelle parole e non sbagliare ed io, perciò, tacerei tutta la vita, con il vostro consenso, per non cadere nel rischio di perdervi. E se ciò dovesse accadere, per me sarebbe impossibile vivere anche un solo istante».

394. Questa fu la risposta della bambina Maria, che temeva tantissimo il nuovo e pericoloso ministero della parola che le veniva comandato; sicché per quanto dipendeva dalla sua volontà, se Dio glielo avesse consentito, avrebbe desiderato osservare un perfetto silenzio e starsene zitta tutta quanta la vita. Quale umiliazione e quale esempio sublime per l'insipienza dei mortali! Colei che parlando non poteva peccare, temeva tanto il pericolo della lingua; e noi, che non possiamo parlare senza peccare, ci sentiamo morire e ci consumiamo per farlo. Dunque, o dolcissima bambina e Regina di tutto il creato, perché volete tacere? Non considerate, o mia Signora, che il vostro silenzio sarebbe rovina del mondo, tristezza per il cielo e perfino, a nostro limitato modo di intendere, una grande perdita per la santissima Trinità? Non sapete che con la risposta «Fiat mihi» all'arcangelo, contribuirete, in un certo modo, al compimento di tutto ciò che è stato preordinato, dando all'eterno Padre una figlia, all'eterno Figlio una madre, allo Spirito Santo una sposa, riparazione agli angeli, rimedio agli uomini, gloria ai cieli, pace alla terra, un'avvocata al mondo, salute agli infermi, vita ai morti, compiendo inoltre la volontà di Dio circa tutto quello che egli può desiderare fuori di se stesso? Ora, se dalla vostra sola parola dipende la maggior opera dell'onnipotenza divina e il bene di tutto il creato, come potete, o Signora e maestra mia, tacere, mentre è d'uopo che voi parliate? Parlate pure, o bambina, e la vostra voce si faccia sentire in tutto il cielo!

395. Iddio si compiacque del prudentissimo riguardo della sua sposa ed il suo cuore fu nuovamente ferito dall'amorevole timore della nostra bambina. Soddisfatte della loro diletta, le tre divine Persone, conferendo tra loro circa la sua richiesta, pronunciarono le parole del Cantico dei Cantici: «Piccola è la nostra sorella e ancora non ha seni; che faremo per la nostra sorellina il giorno in cui parlerà? Se lei fosse un muro, le costruiremmo sopra un recinto d'argento. Piccola sei agli occhi tuoi, sorella nostra diletta, ma grande sei e sarai agli occhi nostri. Per questo disprezzo di te stessa con uno dei tuoi capelli hai rapito il nostro cuore. Sei piccola anche nella stima che hai di te stessa e proprio questo ci affeziona a te e ci fa innamorare ancora di più. Non hai capezzoli per nutrire con le tue parole e neppure la legge sull'impurità, che non volli e non voglio che s'intenda fatta per te, ti riconosce donna. Ti umilii, mentre sei grande sopra ogni altra creatura; temi, mentre sei sicura; vuoi prevenire il pericolo, mentre non ti può minacciare. Che faremo noi con la nostra sorella il giorno che per nostra volontà aprirà le sue labbra per benedirci, quando invece i mortali le aprono per bestemmiare il nostro santo nome? Che faremo per celebrare un giorno così festivo come è quello in cui parlerà? Con che cosa premieremo questa sua precauzione così umile e sempre gradita ai nostri occhi? Dolce fu il suo silenzio e dolcissima sarà al nostro orecchio la sua voce. Se lei è un muro forte, per essere stata edificata con la virtù della nostra grazia e rafforzata con la potenza del nostro braccio, riedifichiamo allora sopra una così grande fortezza, nuove torri d'argento, aggiungendo così nuovi doni ai passati. E siano d'argento questi doni, perché ne divenga più ricca e preziosa; siano purissime le sue parole quando parlerà, candide, terse e sonore al nostro orecchio; sulle labbra abbia sempre diffusa la nostra grazia e sia sempre con lei la nostra onnipotente mano e protezione».

396. Nello stesso tempo in cui, a nostro modo di intendere, conferivano le tre divine Persone, la nostra divina bambina venne consolata e confortata nell'umile angustia di dover incominciare a parlare. Il Signore le promise allora di essere presente in lei e di dirigerla nelle parole, affinché tutte fossero di suo gradimento. Impetrò così da sua Maestà di nuovo la benedizione, per aprire le sue labbra piene di grazia. Quindi per agire in tutto con attenzione e prudenza, la prima parola che proferì, la rivolse ai suoi genitori, san Gioacchino e sant'Anna, chiedendo loro la benedizione, poiché erano quelli che dopo Dio le avevano dato la vita. I due fortunati santi la sentirono parlare con gioia e nello stesso tempo videro che cominciava a camminare da sola. Sua madre Anna felice, prendendola in braccio, le disse: «Figlia mia e diletta del mio cuore, sia per volontà e per gloria dell'Altissimo che noi ascoltiamo la tua voce e le tue parole e che tu cominci a camminare per crescere nel suo servizio. Siano le tue espressioni e le tue parole poche, misurate e ben ponderate; ed i tuoi passi siano retti e indirizzati al servizio e all'onore del nostro Creatore».

397. La santissima bambina ascoltò queste ed altre parole che sua madre sant'Anna le disse; le scrisse nel suo tenero cuore, per custodirle con profonda umiltà ed obbedienza. Nell'anno e mezzo seguente, fino al compimento dei tre anni, quando andò al tempio, furono però molto poche le parole che pronunciò, eccetto quando la chiamava sua madre per sentirla parlare e le ordinava di conversare con lei sui misteri divini. E questo faceva la bambina, ascoltando ed interrogando sua madre. Colei che in sapienza superava tutti i mortali voleva invece essere istruita ed educata: e così figlia e madre s'intrattenevano in dolcissimi colloqui sul Signore.

398. Non sarebbe facile e neanche possibile narrare quello che fece la bambina Maria, durante questi diciotto mesi in cui visse in compagnia di sua madre che, contemplando alcune volte la propria figlia, più degna di venerazione dell'arca figurativa dell'alleanza, versava copiose e dolci lacrime d'amore e di gratitudine. Mai le rivelò però il segreto che teneva chiuso nel suo cuore, cioè che lei era eletta a diventare madre del Messia, nonostante trattassero molte volte di questo ineffabile mistero, nel quale Maria si infiammava di ardentissimo amore e diceva cose sublimi su di esso e sulla propria dignità che ancora ignorava. Nella fortunatissima madre sant'Anna cresceva così sempre più l'allegrezza, l'amore e la cura per la propria figlia, il suo tesoro più prezioso.

399. Le forze della tenera bambina Regina non erano proporzionate agli umili lavori cui la spingevano la profonda umiltà ed il suo amore, poiché la signora di tutte le creature, stimandosi l'ultima, voleva mostrarsi tale anche in tutto ciò che faceva, occupandosi dei lavori più vili e più servili della casa. E credeva che se non avesse servito tutti, non avrebbe soddisfatto il suo debito né corrisposto al volere del Signore; ma nell'appagare il suo infiammato amore restava indietro, perché le sue forze non arrivavano a quanto desiderava. I supremi serafini baciavano la terra su cui lei posava i suoi santi piedi. Tuttavia si sforzava alcune volte di compiere dei lavori umili, come pulire e spazzare la casa e, siccome non glielo permettevano, cercava di farlo quando si trovava da sola; allora l'assistevano e l'aiutavano i santi angeli, affinché raccogliesse in qualcosa il frutto della sua umiltà.

400. La casa di Gioacchino non era molto ricca, ma nemmeno povera. Quindi conformemente allo stato dignitoso della sua famiglia, sant'Anna desiderava adornare la sua santissima figlia con il miglior vestito che poteva permettersi, sia pure entro i limiti della morigeratezza e della modestia. L'umilissima bambina accettò questo segno di affetto e delicatezza materni, senza opporsi, per tutto il tempo in cui ancora non parlava. Quando invece incominciò a parlare, chiese umilmente a sua madre che non le mettesse vestiti costosi ed eleganti ma che fossero grossolani, poveri e, se possibile, usati da altri e di colore scuro, cinereo, simile a quello che oggi usano le monache di santa Chiara. La santa madre, che riguardava e venerava la propria figlia come sua Signora, le rispose: «Figlia mia, io farò quello che mi chiedi riguardo alla forma ed al colore del vestito che desideri, però tu sei una bambina debole e non puoi portare stoffe grossolane come chiedi; perciò in questo ubbidirai a me».

401. La bambina, ubbidiente al volere di sua madre sant'Anna, non replicò, perché mai lo faceva. Si lasciò così vestire di quell'abito che le diede e che fu, però, del colore e della forma che aveva desiderato: simile agli abiti con cui sogliono vestire i bambini, per i quali si è fatto un voto. Certo lei lo avrebbe desiderato più povero e ruvido, ma compensò questo con l'obbedienza, che è la virtù più sublime del sacrificio. Così la santissima bambina fu ubbidiente a sua madre e allo stesso tempo povera nel vestire, ritenendosi indegna anche di quello che usava per difesa naturale della vita. Nell'obbedienza ai genitori fu bravissima e prontissima per tutti i tre anni che visse in loro compagnia perché, conoscendo per divina scienza i loro pensieri e gli intimi desideri, si teneva pronta ad ubbidire in tutto. Per quello, poi, che faceva da sé chiedeva sempre il permesso e la benedizione di sua madre, baciandole la mano con umiltà e riverenza. E benché la prudente madre esternamente vi acconsentisse, tuttavia internamente era colma di venerazione per la grazia e la dignità della figlia.

402. Questa, alcune volte, in tempi favorevoli, si ritirava in solitudine per godere con più libertà della vista e dei colloqui divini con i santi angeli e per manifestare loro con segni esterni l'ardente amore verso il suo e loro Dio. Faceva molti esercizi; si prostrava piangendo ed affliggeva quel corpicino, delicato e innocente, per i peccati dei mortali, implorando la misericordia dell'Altissimo affinché prodigasse loro grandi benefici: doni e grazie che fin d'allora cominciò ad ottenere. E benché il dolore interiore, per le colpe che conosceva, e la forza dell'amore, che le causava tale dolore, producessero in lei, gli effetti di una pena e di un tormento intensissimo, tuttavia, non soddisfatta di questo, cominciò ad usare in quell'età le prime forze corporali. Le mise in pratica con la mortificazione e la penitenza, per essere in tutto Madre di misericordia e mediatrice della grazia, senza trascurare neppure per un istante, alcuna azione per cui ottenere benedizioni su di sé e su di noi.

403. Giunta all'età di due anni cominciò a distinguersi molto nella dedizione e nella carità verso i poveri. Chiedeva a sua madre sant'Anna l'elemosina per loro; e la pia madre piena di bontà e di compassione veniva incontro sia ai poveri che alla sua santissima figlia, esortando quest'ultima, maestra di carità e di perfezione, ad amarli e riverirli. Oltre quello che riceveva dalla madre, la santa bambina, fin da quella tenera età, riservava parte del suo cibo per distribuirlo ai poveri. Poteva così dire con più diritto di Giobbe: «Dalla mia fanciullezza crebbe con me la compassione ». Dava poi l'elemosina, non come chi fa un beneficio gratuito, ma come chi soddisfa un debito di giustizia, dicendo nel suo cuore: «A questo fratello e signor mio ciò è ben dovuto, perché, se lui non lo possiede, io lo possiedo senza meritarlo». Consegnandogli l'elemosina gli baciava la mano e, se si trovava da sola, gli baciava anche i piedi o, non potendo far questo, baciava il suolo che il povero aveva toccato. Mai dava, però, l'elemosina a qualcuno senza farla anche all'anima, pregando per essa; e così i poveri andavano via rifocillati nel corpo e nello spirito.

404. Non meno ammirabili furono l'umiltà e l'obbedienza della santissima bambina nel farsi insegnare a leggere e istruire su altre cose, come è naturale in quell'età. Così l'educarono i suoi genitori; e tutto imparava colei che era piena di scienza infusa su tutte le cose create. Taceva ed ascoltava, con stupore degli angeli che ammiravano in una tale bambina una prudenza tanto singolare. Sua madre sant'Anna, conformemente all'amore e all'illuminazione che riceveva, stava attenta alla divina Principessa e per le sue azioni benediceva l'Altissimo. Avvicinandosi però il tempo di condurla al tempio, cresceva con l'amore anche il batticuore, al pensiero che al termine dei tre anni, stabiliti dall'Onnipotente, le sarebbe stato imposto di adempiere il voto. La bambina Maria incominciò così a preparare sua madre, manifestandole, sei mesi prima, il desiderio che aveva di vedersi già nel tempio. Le parlava dei benefici che aveva ricevuto dalla mano del Signore, di come fosse doveroso adempiere alla sua santissima volontà e di come nel tempio, dedicandosi a Dio, sarebbe stata più vicina a lei di quanto non lo fosse in casa.

405. Sant'Anna ascoltava le prudenti parole della sua bambina Maria; e benché fosse rassegnata alla volontà divina e volesse adempiere la promessa di offrire la sua amata figlia, tuttavia la forza dell'amore naturale verso un pegno così unico e caro - il tesoro di cui ella conosceva il valore inestimabile - combatteva nel suo fedelissimo cuore con il dolore della sua assenza, che già la opprimeva pur essendo vicino alla bambina. E senza dubbio di una pena così veemente e dura ne sarebbe morta, se la mano onnipotente dell'Altissimo non l'avesse confortata, perché la dignità e la grazia - note solo a lei - della sua divina figlia, le avevano rapito il cuore; e la sua presenza e il suo tratto erano più desiderabili della sua stessa vita. Con questa angoscia rispondeva talvolta alla bambina, dicendo: «Figlia mia diletta, per molti anni ti ho desiderato, per pochi invece merito di godere della tua compagnia, purché si adempia la volontà di Dio. Tuttavia sebbene non mi oppongo alla promessa di portarti al tempio, nondimeno mi resta tempo per adempierla; abbi per ora pazienza, finché arrivi il giorno in cui si avvereranno i tuoi desideri».

406. Pochi giorni prima che compisse tre anni, Maria santissima ebbe una visione astratta della Divinità, nella quale le fu manifestato che già si avvicinava il tempo in cui Dio ordinava che fosse portata al suo tempio, per vivere ivi dedicata e consacrata al suo servizio. A questo annuncio il suo purissimo spirito si riempì di nuova gioia e riconoscenza; e parlando con il Signore lo ringraziò e disse: «Altissimo Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, mio eterno e sommo bene, poiché io non posso lodarvi degnamente lo facciano, a nome di questa umile serva, tutti gli spiriti angelici, perché voi, immenso Signore, che di nessuna cosa avete bisogno, riguardate questo vile vermiciattolo con la grandezza della vostra prodiga misericordia. Come mai proprio a me questo beneficio: che mi riceviate nella vostra casa ed al vostro servizio, mentre non merito neppure l'angolo più oscuro e spregevole della terra? Lasciatevi muovere dalla vostra bontà, così che io possa supplicarvi di ispirare ai miei genitori il compimento della vostra santa volontà».

407. Immediatamente sant'Anna ebbe un'altra visione, nella quale il Signore le ordinò di adempiere la promessa, portando al tempio sua figlia per presentarla a Dio, nello stesso giorno in cui compiva tre anni. Non vi è dubbio che questo precetto fu per la santa madre di maggior dolore di quanto non fu per Abramo quello di sacrificare Isacco; ma il Signore stesso la consolò e confortò, promettendole la sua grazia ed il suo sostegno, quando le avrebbe tolta la sua amata figlia e sarebbe rimasta da sola. La santa madre si mostrò allora rassegnata e pronta per adempiere quello che l'altissimo Signore le comandava; ed ubbidiente fece questa orazione: «Signore, Dio eterno, padrone di tutto il mio essere, io ho già offerto al vostro tempio e per il vostro servizio la figlia mia, che voi mi avete donato con ineffabile misericordia; è vostra ed io ve la dono, rendendovi grazie per il tempo in cui l'ho tenuta e per averla concepita e cresciuta. Ricordatevi, però, o Dio e Signor mio, che nel custodire questo vostro inestimabile tesoro io ero ricca. Avevo compagnia in questo deserto ed in questa valle di lacrime; allegrezza nella malinconia; sollievo nei miei travagli; specchio per regolare la mia vita ed esempio di sublime perfezione, che spronava la mia tiepidezza ed infervorava il mio affetto. E per questa sola creatura, io attendevo la vostra grazia e la vostra misericordia. Ora temo nel ritrovarmi senza di lei, che mi manchi tutto! Guarite, o Signore, la ferita del mio cuore e non trattatemi secondo quello che merito, bensì guardatemi come pietoso Padre di misericordia. Io porterò mia figlia al tempio, come voi, o Signore, mi comandate».

408. Nello stesso tempo san Gioacchino aveva avuto un'altra visita o visione divina, nella quale il Signore gli comandava lo stesso ordine che aveva comunicato a sant'Anna. I santi coniugi conferirono tra loro due e conoscendo la volontà divina decisero di adempierla con rassegnazione; stabilirono così il giorno per portare la bambina al tempio. Il dolore che il santo vegliardo sentì nel profondo del suo cuore fu immenso, ma non così violento come quello di sant'Anna, perché lui ignorava il mistero altissimo che sua figlia sarebbe divenuta la Madre di Dio.

Insegnamento della Regina del cielo

409. Figlia mia, carissima, considera che tutti i viventi nascono destinati alla morte. Non conoscono il termine della loro vita, ma sanno con certezza che il loro tempo è breve e l'eternità è senza fine ed in essa l'uomo raccoglierà solamente ciò che avrà seminato di cattive o di buone opere; queste daranno allora il loro frutto, di morte o di vita eterna. In un viaggio così pericoloso non vuole perciò Dio che qualcuno conosca con certezza se sia degno del suo amore o del suo disprezzo, affinché, se dotato di ragione, questo dubbio gli serva da stimolo a cercare con tutte le sue forze l'amicizia del Signore. E Dio giustifica la sua causa dal momento in cui l'anima comincia a fare uso della ragione, perché da allora accende in essa una luce e sinderesi, che la stimola e la inizia alla virtù; la distoglie dal peccato, insegnandole a distinguere tra il fuoco e l'acqua approvando il bene e correggendo il male, scegliendo la virtù e riprovando il vizio. Egli inoltre risveglia l'anima e la chiama a sé con ispirazioni sante, con impulsi continui e per mezzo dei sacramenti, dei comma di fede, dei precetti, dei santi angeli, dei predicatori, dei confessori, dei superiori, dei maestri; di ciò che l'anima prova in sé nelle afflizioni e nei benefici che Dio le manda; di ciò che sente nelle tribolazioni altrui, nelle morti ed in altri avvenimenti e mezzi che la sua provvidenza dispone per attirare tutti a sé, perché vuole che tutti siano salvi. Di tutte queste cose Dio fa una catena di grandi aiuti e favori, di cui la creatura può e deve usare a suo vantaggio.

410. A tutto ciò si oppone la parte inferiore e sensitiva dell'uomo che, con il fomite del peccato, inclina verso le cose sensibili e muove la concupiscenza e l'irascibilità, affinché, confondendo la ragione, trascinino la volontà cieca ad abbracciare la libertà del piacere. Il demonio, da parte sua, con inganni e con false ed inique suggestioni oscura il senso interiore e nasconde il veleno mortale che si trova nei piaceri transeunti. L'Altissimo però non abbandona subito le sue creature, anzi rinnova la sua misericordia, gli aiuti e le grazie. E se esse rispondono alla sua chiamata ne aggiunge tante altre secondo la sua equità; dinanzi alla corrispondenza dell'anima le va aumentando e moltiplicando. Così come premio, perché l'anima ha dovuto vincersi, si vanno attenuando le inclinazioni alle sue passioni ed al fomite e lo spirito si alleggerisce sempre più, potendosi sollevare in alto, molto al di sopra delle tendenze negative e del cattivo nemico, il demonio.

411. L'uomo invece che si lascia trasportare dal diletto e dalla spensieratezza porge la mano al nemico di Dio e suo; e quanto più si allontana dalla divina bontà tanto più si rende indegno delle sue grazie e sente meno gli aiuti, benché siano grandi. Così il demonio e le passioni acquistando maggiore forza e dominio sulla ragione la rendono sempre più inetta ed incapace di accogliere la grazia dell'Altissimo. O figlia ed amica mia, in questa dottrina consiste il punto principale da cui dipende la salvezza o la perdita delle anime, cioè dal cominciare a fare resistenza agli aiuti del Signore o ad accettarli. Voglio perciò che non trascuri questo insegnamento affinché tu possa rispondere alle molte chiamate che l'Altissimo ti volge. Cerca allora di essere forte nel resistere ai tuoi nemici, puntuale e costante nell'eseguire i desideri del tuo Signore, così gli darai soddisfazione e sarai attenta nel fare il suo volere, che già conosci con la sua luce divina. Un grande amore portavo ai miei genitori e le parole e la tenerezza di mia madre mi ferivano il cuore, ma, sapendo che era ordine e compiacimento del Signore che io li lasciassi, mi dimenticai della mia casa e del mio popolo, non per altro fine se non per quello di seguire il mio sposo. La buona educazione ed il buon insegnamento della fanciullezza giovano molto per il resto della vita, affinché la creatura si ritrovi più libera e già abituata all'esercizio delle virtù, incominciando così dal porto della ragione a seguire questa stella, guida vera e sicura.

Augustinus
21-11-04, 10:16
Libro II, Cap. I-IV, §§ 412-478

CAPITOLO I

La presentazione di Maria santissima al tempio al suo terzo anno di età.

412. Tra le ombre che furono figura di Maria santissima, nessuna fu più espressiva dell'arca dell'alleanza, per la materia di cui era fabbricata, per ciò che conteneva dentro di sé, per l'uso a cui serviva nel popolo di Dio e per quello che mediante la stessa, con essa e per essa, il Signore operava. Tutto ciò non era che un abbozzo di questa Signora e di ciò che per mezzo di lei e con lei lo stesso Signore avrebbe operato nella Chiesa. La materia, ossia il cedro incorruttibile di cui, non a caso ma per divina disposizione, fu fabbricata, significa Maria nostra mistica arca, libera dalla corruzione della colpa personale come dalla tignola occulta del peccato originale con il suo inseparabile fomite delle passioni. L'oro finissimo e puro di cui l'arca era rivestita dentro e fuori, indica la sublime perfezione della grazia e dei doni di cui Maria risplendeva nei pensieri, nelle facoltà, nelle virtù, nelle opere e nei costumi; non si poteva infatti trovare parte, né tempo, né momento, in cui quest'Arca non fosse tutta piena e vestita di grazia di squisito valore, tanto all'interno che all'esterno.

413. Le tavole di pietra su cui era scritta la legge, l'urna piena di manna e la verga dei prodigi, contenute e custodite nell'antica arca, non potevano meglio significare il Verbo che si sarebbe incarnato in Maria santissima, arca viva. Egli è la pietra viva, il fondamento dell'edificio della Chiesa. Egli è la pietra angolare che si staccò dal monte dell'eterna generazione per unire due popoli, giudei e gentili, prima tanto divisi. Egli è la pietra su cui fu scritta, dal dito di Dio, la nuova legge di grazia e che fu depositata nell'arca verginale di Maria, per far intendere che questa grande regina era depositaria di tutto ciò che Dio era ed operava con le creature. L'arca racchiudeva anche la manna della divinità e della grazia, nonché il potere, ossia la verga dei prodigi e dei miracoli. Dio volle che solamente in quest'Arca mistica e divina trovassimo la sorgente delle grazie, che è Dio stesso, e che da lei queste traboccassero sugli altri uomini; perciò volle che in lei e per lei si operassero i miracoli e i prodigi del suo braccio, perché riconoscessimo che tutto quello che il Signore vuole, è ed opera, si trova racchiuso e depositato in Maria.

414. Da tutto ciò conseguiva che l'arca dell'antico testamento - non per la figura e l'ombra, ma per la verità che significava - servisse da piedistallo e base al propiziatorio, sede del Signore e tribunale delle sue misericordie, dove udire il suo popolo, rispondere e dare corso alle domande e ai favori che voleva loro fare. Per il fatto che Dio rese solamente Maria santissima suo trono di grazia e non rinunciò a sovrapporre il propiziatorio a questa mistica e vera arca, avendola fabbricata per racchiudersi in essa, il tribunale della giustizia rimase in Dio solo, quello della misericordia fu posto in Maria. A lei, come a trono di grazia, noi possiamo andare a presentare con sicura confidenza le domande che, fuori di questo propiziatorio, non sarebbero ascoltate; a chiedere cioè i benefici, le grazie e le misericordie a favore del genere umano che, altrove, non avrebbero corso.

415. Un'Arca così misteriosa e sacra, fabbricata dalla mano dello stesso Signore per essere sua abitazione e propiziatorio per il popolo, non stava bene fuori del tempio, dove fu custodita l'arca materiale che era solo figura di questa, vera e spirituale, del nuovo testamento. Perciò l'Autore di questa meraviglia ordinò che Maria santissima fosse collocata nella sua casa, nel tempio, compiuti tre anni dalla sua nascita. È’ vero che con grande stupore trovò una differenza assai notevole in ciò che avvenne alle due arche. Quando il re Davide trasferì l'arca in diversi luoghi e, in seguito, suo figlio Salomone la collocò nel tempio come sede sua propria - quantunque quell'arca non avesse altra grandezza se non quella di significare Maria purissima e i suoi misteri - le sue traslazioni furono celebrate con grande festa e giubilo da parte di quell'antico popolo. Questo provano le solenni processioni che Davide fece dalla casa di Abinadàb a quella di Obed-Èdom, nonché da questa al tabernacolo di Sion, città di Davide, e quando da Sion Salomone la traslò al nuovo tempio, che per ordine del Signore aveva edificato come casa di Dio e casa di preghiera.

416. In tutte queste traslazioni l'arca dell'antica alleanza fu portata con pubblica venerazione, con culto solenne di musiche, danze, sacrifici, con il giubilo dei re e di tutto il popolo d'Israele, come riferiscono i libri dei Re, di Samuele e delle Cronache. Invece la nostra arca mistica e vera, Maria santissima, benché fosse la più ricca, stimabile e degna di venerazione tra le creature, non fu portata al tempio con tanto solenne apparato, né con si pubblica ostentazione. In questa misteriosa traslazione non intervennero né sacrifici di animali, né pompa reale, né maestà di regina; fu trasportata dalla casa di suo padre Gioacchino sulle umili braccia di sua madre Anna, la quale, sebbene non fosse molto povera, tuttavia in quella occasione portò la sua diletta figlia al tempio, per presentarla e depositarla, con umili vesti, povera e sola. Dio volle che tutta la gloria e la maestà di questa processione fosse invisibile e divina, poiché i misteri di Maria santissima furono così sublimi e nascosti che ancora oggi molti di essi continuano ad essere tali secondo gli imperscrutabili giudizi del Signore, il quale ha stabilito il tempo opportuno per ogni cosa.

417. Poiché mi meravigliavo di ciò alla presenza dell'Altissimo lodando i suoi giudizi, sua Maestà si degnò di rispondermi in questo modo: «Ascolta, o anima: io volli che fosse venerata l'arca dell’antica alleanza con tanto festeggiamento ed apparato, perché era figura di colei che doveva essere Madre del Verbo incarnato. Quell'arca era irrazionale e materiale e senza difficoltà si poteva usare una tale solennità; ma con l'Arca vera e viva, non lo permisi, finché visse su questa terra, per insegnare, con tale esempio, ciò che tu e gli altri dovete osservare finché siete viatori. Per i miei eletti, che da sempre sono scritti nella mia mente, non voglio che l'onore e il plauso pubblico e smodato degli uomini sia, già nella vita mortale, premio per ciò che operano per servirmi e rendermi gloria. Né è conveniente per loro trovarsi nel pericolo di dividere l'amore tra colui che li giustifica e li fa santi e coloro che già li celebrano per tali. Uno è il Creatore che li fece e li sostenta, li difende e illumina ed uno deve essere l'amore, una la loro attenzione, che non si deve dividere in parti, anche se fosse per ricambiare e gradire gli onori che si fanno ai giusti con pio zelo. L'amore divino è delicato, la volontà umana fragilissima e limitata; dividendola, ciò che fa diviene assai poco e molto imperfetto, e facilmente ne perde tutto il merito. Fu per dare al mondo questo insegnamento e per lasciare un esempio vivo in colei che era santissima - né poteva peccare data la mia protezione - che io volli non fosse conosciuta, né onorata durante la sua vita, né portata al tempio con visibile ostentazione ed onore».

418. «Inoltre, io inviai dal cielo il mio Unigenito e creai colei che doveva essere sua Madre, perché togliessero il mondo dal suo errore e disingannassero gli uomini, mostrando loro l'iniquità della legge stabilita dal peccato, per cui il povero è disprezzato e il ricco stimato, l'umile è abbassato e il superbo innalzato, il virtuoso vituperato e il peccatore onorato, il timorato è ritenuto insensato e l'arrogante valoroso; la povertà è fuggita dagli uomini stolti e carnali come cosa ignominiosa e sgraziata e sono invece ricercate come cose stimabili la ricchezza, il fasto, l'ostentazione, gli onori e i piaceri transitori. Tutto ciò il Verbo incarnato e sua Madre vennero a riprovare e condannare come cose ingannevoli, affinché i mortali conoscessero il terribile pericolo in cui vivono amandole e abbandonandosi ciecamente in braccio al fallace inganno di quanto è sensibile e dilettevole. Per questo insano amore essi fuggono la santa umiltà, la mansuetudine, la povertà ed allontanano da sé tutto ciò che è virtù vera, penitenza, negazione delle loro passioni. Eppure è questo che obbliga la mia giustizia e che è gradito ai miei occhi, perché soltanto questo è cosa santa, onesta, giusta e degna di essere premiata d'eterna gloria, come il contrario merita di venir punito con pena eterna».

419. «Tale verità non vedono gli occhi di coloro che non vogliono orientarsi verso la luce che gliela insegnerebbe, ma tu, o anima, ascoltala e scrivila nel tuo cuore mediante l'esempio del Verbo incarnato e di colei che fu sua Madre e lo imitò in tutto; fu santa e, dopo Cristo, fu la prima nel mio giudizio e gradimento, per cui si meritava ogni venerazione ed onore da parte degli uomini, benché non potessero dargliene quanta ne meritava. Tuttavia io disposi e volli che allora non fosse onorata né conosciuta, per mettere in lei quanto c'è di più santo, perfetto, stimabile e sicuro, affinché i miei eletti potessero imitarlo imparando dalla Maestra della verità: l'umiltà, il silenzio, il nascondimento, il disprezzo della vanità mondana, fallace e da temersi sommamente, l'amore alle sofferenze, alle tribolazioni, alle ingiurie e alle afflizioni da parte delle creature. Ora, siccome tutto questo non può stare insieme con il plauso, gli onori e la stima degli uomini del mondo, stabilii che Maria purissima non avesse tali cose, né voglio che i miei amici le ricevano e le accettino. E se qualche volta io, per la mia gloria, li faccio conoscere al mondo, non è perché essi lo desiderano o lo cercano, ma perché nell'umiltà, senza uscire dai loro limiti, si conformino alla mia volontà; in realtà, essi desiderano soltanto quanto il mondo disprezza e quanto operarono e insegnarono il Verbo incarnato e la sua santissima Madre». Fu questa la risposta del Signore alla mia riflessione e meraviglia e ciò mi lasciò soddisfatta e ammaestrata intorno a quello che debbo e desidero praticare.

420. Compiuti i tre anni stabiliti dal Signore, Gioacchino ed Anna partirono da Nazaret, accompagnati da alcuni congiunti; sulle braccia di sua madre portarono l'arca vera e viva, Maria santissima, per depositarla nel tempio santo di Gerusalemme. La bella bambina correva con i suoi fervorosi affetti dietro la fragranza degli unguenti del suo Diletto, per trovare nel tempio colui che già portava nel cuore. Questo piccolo e umile seguito di creature terrene procedeva senza alcuna ostentazione visibile, ma accompagnato da numerosi angeli discesi dal cielo a celebrare questa festa, oltre ai custodi della Regina bambina. Cantando con armonia celestiale nuovi inni di gloria e di lode all'Altissimo, proseguivano il loro viaggio da Nazaret a Gerusalemme. La Principessa dei cieli, che udiva e vedeva tutto, camminava a grandi passi alla vista del supremo e vero Salomone e i suoi fortunati genitori sentivano grande consolazione e giubilo nel loro spirito.

421. Arrivati al tempio, sant'Anna, felice di entrarvi con la sua figlia e Signora, la prese per mano, mentre san Gioacchino assisteva entrambe; entrati, tutti e tre fecero fervorosa e devota orazione al Signore: i genitori donandogli la figlia e lei offrendo se stessa con profonda umiltà, adorazione e riverenza. Soltanto Maria conobbe come l'Altissimo la accettava e riceveva; nello splendore divino che riempì il tempio, udì una voce che diceva: «Vieni, mia sposa, mia eletta, vieni al mio tempio, dove voglio che tu mi renda lode e mi benedica». Fatta la loro orazione si alzarono e si recarono dal sacerdote; i genitori gli consegnarono la loro bambina Maria e il sacerdote la benedì. Quindi tutti insieme la portarono all'abitazione dove si trovava il collegio delle fanciulle, che venivano solitamente educate nel raccoglimento e nei costumi, fino al raggiungimento dell'età del matrimonio; in particolare si ritiravano là le primogenite della tribù reale di Giuda e di quella sacerdotale di Levi.

422. La salita al collegio aveva quindici gradini da dove uscirono altri sacerdoti a ricevere Maria, la bambina benedetta. Quello che la portava - uno degli ordinari che per primo l'aveva ricevuta - la pose sul primo gradino, Maria gli chiese licenza e quindi, rivolta ai genitori Gioacchino e Anna, piegando le ginocchia, domandò loro la benedizione, baciò la mano all'uno e all'altra e li pregò di raccomandarla a Dio. I santi genitori le diedero la benedizione con grande tenerezza e commozione e lei salì da sola i quindici gradini con incomparabile fervore e gioia, senza volgersi indietro, né versare lacrime, senza fare alcuna azione da fanciulla, né mostrare pena per il commiato dai genitori, cosicché tutti, vedendola in così tenera età fornita di tale rara fortezza e regalità, rimasero grandemente meravigliati. I sacerdoti l'accolsero e la condussero al collegio delle altre vergini ed il sommo sacerdote Simeone la consegnò alle maestre, una delle quali era Anna, la profetessa. Questa santa donna era stata favorita da una speciale grazia e luce dell'Altissimo perché si prendesse cura della bambina di Gioacchino ed Anna e così fece per divina disposizione, meritando, per la sua santità e le sue virtù, di avere come discepola colei che doveva essere Madre di Dio e maestra di tutte le creature.

423. Gioacchino ed Anna tornarono a Nazaret afflitti e poveri, poiché erano rimasti privi del tesoro più ricco della loro casa, ma l'Altissimo li confortò e li consolò. Il santo sacerdote Simeone, benché allora non conoscesse il mistero racchiuso in Maria, fu grandemente illuminato per riconoscerla santa ed eletta dal Signore ed anche gli altri sacerdoti ebbero di lei alta stima e riverenza. Nella scala ascesa dalla bambina s'adempi ciò che Giacobbe vide nella sua, cioè gli angeli che salivano e scendevano, gli uni accompagnando, gli altri uscendo a ricevere la loro Regina; alla sommità stava Dio per accoglierla come figlia e sposa. Maria conobbe che quella era veramente la casa di Dio e la porta del cielo.

424. La bambina Maria, consegnata ed affidata alla sua maestra, chiese in ginocchio, con profonda umiltà, la benedizione e la pregò di accoglieria sotto la sua obbedienza perché le fosse maestra e consigliera, avendo pazienza per tutto quello che avrebbe avuto da patire per causa sua. Anna, la profetessa, l'accolse amabilmente dicendole: «Figlia mia, voglio che voi troviate in me una madre e una protettrice, ed io mi occuperò della vostra educazione con tutta la sollecitudine possibile». Con la stessa umiltà Maria passò subito da tutte le altre fanciulle che ivi abitavano, salutando e abbracciando ognuna e offrendosi come loro serva. Chiese poi a tutte, essendo più grandi e più istruite di lei su ciò che in quel luogo dovevano fare, che le insegnassero e le comandassero, ringraziandole perché, senza suo merito, l'avevano accettata come loro compagna.

Insegnamento della santissima vergine Maria

425. Figlia mia, la maggior fortuna che possa capitare in questa vita mortale ad un'anima è che l'Altissimo la conduca alla sua casa per consacrarla totalmente al suo servizio, poiché con tale beneficio la riscatta da una pericolosa schiavitù e la libera dalla vile servitù del mondo, dove le toccherebbe mangiare il pane col sudore della sua fronte, senza godere di libertà perfetta. Chi è così ignorante e stolto da non vedere il pericolo della vita mondana, impigliata in tante leggi ed usanze pessime, introdotte dall'astuzia diabolica e dall'umana perversità? La parte migliore è la vita religiosa e appartata: qui si trova il porto sicuro, mentre altrove è dovunque tempesta, fremere d'onde spumeggianti, piene di dolori e disgrazie. Il fatto che gli uomini non vogliano riconoscere questa verità, né gradire questo singolare beneficio, è dovuto a un'indegna durezza di cuore e alla noncuranza di loro stessi. Tu però, o figlia mia, non renderti sorda alla voce dell'Altissimo, ma fai attenzione e coopera con essa. Ti avverto: una delle maggiori cure del demonio è quella d'impedire la chiamata del Signore che dispone le anime perché si dedichino al suo servizio.

426. Il solo atto pubblico e sacro di ricevere l'abito ed entrare nella vita religiosa, sebbene non sempre si faccia col dovuto fervore e con tanta purezza d'intenzione, fa montare in ira e furore il drago infernale e i suoi demoni, sia per la gloria che ne risulta al Signore e l'allegrezza dei santi angeli, sia perché il mortale nemico sa che la vita religiosa santifica le anime e le perfeziona. Infatti, molte volte avviene che, pur avendo qualche anima abbracciata questa vita per motivi meramente umani e terreni, in seguito vi s'introduce ad operare la grazia divina che tutto migliora e riordina. Se tanto può la grazia, anche quando in principio non ci fu l'intenzione retta che conveniva, quanto più potente ed efficace sarà la luce e la virtù del Signore, unita alla disciplina religiosa, nel momento in cui l'anima entra mossa dall'amore divino e con l'intimo, sincero desiderio di trovare Dio, servirlo e amarlo?

427. Tuttavia, affinché l'Altissimo riformi o innalzi a maggiore perfezione colui che entra nella vita religiosa, da qualunque motivo vi sia attratto, bisogna che chi ha volto al mondo le spalle, non vi rivolga più gli occhi e che anzi cancelli ogni immagine dalla memoria, dimenticando tutto ciò che ha lodevolmente lasciato nel mondo. Coloro che non badano a questo avvertimento, mostrandosi ingrati e sleali con Dio, sono senza dubbio puniti col castigo della moglie di Lot. Tale castigo non è certamente, per divina pietà, pubblico e visibile agli occhi esteriori, come lo fu il primo, ma allo stesso modo è interiormente ricevuto e fa restare freddi, aridi, senza fervore né virtù. Per siffatto abbandono della grazia essi non conseguono il fine della loro vocazione, non progrediscono nella vita religiosa, non vi trovano consolazione spirituale e non meritano neppure che il Signore li guardi e li visiti come figli; anzi, egli li rifiuta, come schiavi infedeli e disertori. Considera, o Maria, che per te tutto il mondo dev'essere morto e crocifisso e tu devi essere senza memoria per tutto ciò che lo riguarda, senza ricordi, senza attenzioni, né affetto a cose terrene. Se talora sarà necessario esercitare la carità col prossimo, fa' in modo di ordinare le cose ponendo sempre al primo posto il bene della tua anima, la tua sicurezza, quiete, pace e tranquillità interiore. Se vuoi essere mia discepola ti ammonisco e ti comando di essere estremamente attenta in questo, senza porti nessun limite, se non l'eccesso che fa cadere nel vizio.

CAPITOLO II

Un singolare favore che l'Altissimo fece a Maria santissima appena si trovò nel tempio.

428. Quando Maria, accomiatati i genitori, restò sola nel tempio, la maestra le assegnò la cella che le toccava tra le altre vergini, ciascuna delle quali aveva una piccola stanza. Pensando che quello era suolo e locale del tempio, subito la Principessa del cielo lo baciò adorando il Signore e ringraziandolo di quel nuovo beneficio. Ringraziò la stessa terra d'averla accolta e sorretta, riconoscendosi indegna di un tale bene, perfino di calpestarla e stare su di essa. Si rivolse poi ai suoi angeli dicendo: «Principi celesti, messaggeri dell'Altissimo, miei amici e compagni fedeli, vi supplico con tutto l'affetto della mia anima: custoditemi in questo santo tempio del mio Dio, come vigilanti sentinelle, avvisandomi di tutto ciò che devo fare, istruendomi ed orientandomi come maestri e guide. Così io riuscirò a compiere in modo perfetto la volontà dell'Altissimo, darò soddisfazione ai santi sacerdoti, ubbidirò alla mia maestra e anche alle mie compagne». Rivolgendosi poi in particolare ai dodici angeli, i dodici dell'Apocalisse di cui ho già parlato precedentemente, disse: «Ed a voi, miei messaggeri, chiedo, se l'Altissimo vi darà il suo permesso, di andare a consolare i miei santi genitori nella loro afflizione e solitudine».

429. I dodici angeli ubbidirono alla loro Regina ed ella, rimasta con gli altri in divini colloqui, sentì subito una virtù superiore che fortemente e soavemente la muoveva, innalzandola ad un'ardente estasi; in quello stesso momento l'Altissimo ordinò ai suoi serafini di illuminare quest'anima santissima e prepararla al nuovo favore che stava per farle. All'istante le fu data una luce ed una qualità divina che perfezionò e proporzionò le sue facoltà all'oggetto che Dio voleva manifestarle. Così disposta, accompagnata da tutti i suoi santi angeli e da molti altri ancora, avvolta da una piccola nuvola splendente, la bambina fu sollevata corpo ed anima fino all'empireo, dove fu accolta dalla santissima Trinità con benevolenza e compiacimento. Giunta alla presenza dell'altissimo e onnipotente Signore si prostrò, come era solita fare nelle altre visioni, adorandolo con profonda umiltà e riverenza. Tornarono allora ad illuminarla una seconda volta con un'altra luce, mediante la quale vide la Divinità intuitivamente e chiaramente; fu questa, all'età di tre anni, la seconda volta che l'Altissimo le si manifestò in modo intuitivo.

430. Non vi è sentimento né linguaggio che possa manifestare gli effetti di questa visione e partecipazione della natura divina. La persona dell'eterno Padre parlò allora alla futura Madre del suo Figlio dicendole: «Colomba, diletta mia, voglio che tu veda i tesori del mio essere immutabile e delle mie infinite perfezioni, nonché gli occulti doni destinati alle anime da me elette eredi della mia gloria, che saranno riscattate col sangue dell'Agnello che deve dar la vita per loro. Conosci, figlia mia, quanto sono magnanimo verso le creature che mi conoscono e mi amano, quanto sono veritiero nelle parole, fedele nelle promesse, potente ed ammirabile nelle opere. Osserva, mia sposa, questa verità infallibile: chi mi seguirà non vivrà nelle tenebre. Tu, dunque, come mia eletta, sii testimone visibile dei tesori preparati per esaltare gli umili, rimunerare i poveri, far grandi i piccoli, premiare quanto faranno o patiranno i mortali per il mio nome».

431. Altri grandi misteri conobbe la santissima Bambina in questa visione di Dio, poiché l'oggetto è infinito. E sebbene avesse già avuto un'altra chiara manifestazione, resta ancora infinitamente da comunicare, suscitando sempre maggiore meraviglia e più ardente amore in chi riceve tale favore. Maria santissima rispose al Signore dicendo: «Altissimo, supremo, eterno Dio! Voi siete incomprensibile nella vostra grandezza, ricco nelle misericordie, abbondante nei tesori, ineffabile nei misteri, fedele nelle promesse, veritiero nelle parole e perfetto in tutte le vostre opere, perché siete Signore infinito ed eterno nell'essere e nella perfezione. La mia piccolezza che potrà mai fare, o altissimo Signore, alla vista della vostra grandezza? Mi riconosco indegna di guardare la vostra altezza, ma allo stesso tempo mi riconosco bisognosa di essere da voi guardata. Alla vostra presenza, o Signore, ogni creatura resta annientata: che farà allora questa vostra serva che è polvere? Adempite in me ogni vostro volere e beneplacito e, se ai vostri occhi sono tanto stimabili i patimenti, il disprezzo, l'umiltà, la pazienza e la mansuetudine dei mortali, non permettete, o mio Diletto, che io sia privata di un così ricco tesoro e di tali pegni del vostro amore; quanto al premio che ne consegue, datelo ai vostri servi ed amici che assai meglio di me lo meriteranno, poiché io non ho fatto né patito niente per servirvi e darvi soddisfazione».

432. L'Altissimo gradì molto la domanda della Bambina e le fece conoscere il suo consenso concedendole nel corso della sua vita travagli e patimenti per amor suo. Maria non intese, per il momento, né il tempo né il modo in cui tutto questo sarebbe accaduto; tuttavia, per il beneficio e favore d'essere stata eletta a soffrire per il nome e per la gloria del Signore, gli rese grazie e, tutta accesa dal desiderio di conseguire ciò, chiese il permesso di fare in sua presenza i voti di castità, povertà, obbedienza e perpetua clausura nel tempio, dove l'aveva chiamata. A tale richiesta il Signore rispose: «Mia sposa, i miei pensieri sovrastano quelli di tutte le creature; tu, mia eletta, ignori al presente ciò che nel corso della vita ti potrà accadere e come non sarà possibile dare in tutto compimento ai tuoi desideri nel modo che tu ora pensi. Quanto al voto di castità permetto e voglio che tu lo faccia e quanto alle ricchezze terrene che vi rinunci fin da ora; ma quanto agli altri voti voglio soltanto che tu agisca, in ciò che sarà possibile, come se li avessi fatti. Il tuo desiderio si adempirà, nel tempo futuro della legge di grazia, in molte altre giovani che ti seguiranno e, per servirmi, faranno gli stessi voti, vivendo in comunità, cosicché tu sarai madre di molte figlie».

433. Subito, la santissima Bambina fece il voto di castità alla presenza del Signore; per il resto, senza obbligarsi, rinunciò ad ogni cosa terrena e creata, proponendo inoltre di ubbidire per Dio a tutte le creature. In seguito adempì questi propositi con maggior puntualità, fervore e fedeltà di chiunque altro abbia promesso o prometterà in futuro, con voto, le stesse cose. Cessò allora la visione intuitiva e chiara di Dio, ma la bambina non fu restituita alla terra, perché subito, in un altro stato più basso, ebbe un'altra visione immaginaria dello stesso Signore, stando ancora nell'empireo; nello stesso modo seguirono altre visioni immaginarie alla presenza della Divinità.

434. In questa seconda visione vennero alcuni dei serafini più vicini al Signore, che per suo comando la adornarono e rivestirono nella seguente maniera. Dapprima tutti i suoi sentimenti furono come illuminati con una luce che li riempiva di grazia e di bellezza; quindi le fecero immediatamente indossare una veste, una tonaca splendente e preziosissima, la cinsero d'una cintura di pietre di vario tipo e di diversi colori trasparenti, brillanti e risplendenti che la rendeva bella al di sopra d'ogni umano pensiero; era segno del candore della sua purezza unito alle virtù molteplici ed eroiche della sua anima. Le misero anche un monile, una collana di inestimabile bellezza e valore: aveva tre grandi perle - simbolo delle tre maggiori e più eccellenti virtù, fede, speranza e carità - che pendevano sul petto, a indicare il loro proprio luogo, la sede di così ricche virtù. Le diedero poi sette anelli di rara bellezza e le sue mani furono inanellate dallo Spirito Santo in segno dei sette doni con cui l'adornava in modo eminentissimo. Per completare un tale abbigliamento, la santissima Trinità mise sopra il suo capo una corona imperiale di materiale prezioso con gemme inestimabili e la costituì sua sposa e imperatrice del cielo. A conferma di tutto ciò la sua veste, candida come la neve e risplendentissima, era raffinatamente ricamata di alcune cifre d'oro finissimo e brillante che dicevano: Maria, figlia dell'eterno Padre, sposa dello Spirito Santo e madre della vera luce. Quest'ultima espressione non fu intesa dall'eccelsa Signora, ma solo dagli angeli che, tutti assorti nelle lodi dell'Autore, assistevano ad un'opera così nuova e singolare. Stando già per compiersi tutto ciò, l'Altissimo infuse negli stessi spiriti angelici nuova attenzione, ed ecco che dal trono della santissima Trinità usci una voce, che parlando a Maria santissima disse: «Tu sarai nostra sposa, nostra diletta, scelta fra tutte le creature per l'eternità; gli angeli ti serviranno, tutte le nazioni e le generazioni ti chiameranno beata».

435. Quando la Bambina fu adornata con i divini ornamenti, subito si celebrò lo sposalizio più solenne e mirabile che mai avrebbero potuto immaginare gli stessi cherubini e serafini, poiché l'Altissimo l'accettò per sposa unica e singolare e la costituì nella dignità più alta possibile a una semplice creatura, per depositare in lei la sua stessa divinità nella persona del Verbo, e con lui tutti i tesori della grazia che a tale grandezza convenivano. L'umilissima tra gli umili, tutta assorta nell'abisso d'amore e di stupore che tali favori e benefici le avevano suscitato, alla presenza del Signore disse: «Altissimo re, Dio incomprensibile, chi siete voi e chi sono io, perché la degnazione vostra si volga a questa polvere, indegna delle vostre misericordie? In voi, o mio Signore, come in un chiaro specchio, conoscendo il vostro essere immutabile, vedo e conosco senz'inganno la bassezza e la viltà del mio. Contemplo la vostra immensità e il mio niente e in questa visione resto annientata, meravigliandomi che la vostra infinita Maestà si pieghi ad un vermiciattolo così vile, degno solo di rifiuto e di disprezzo fra tutte le creature. O Signore, mio bene, quanto sarete magnificato ed esaltato in quest'opera! Quale ammirazione susciterete a causa mia negli spiriti angelici, che conoscono la vostra infinita bontà, grandezza e misericordia, nel sollevare la polvere, per collocare colei che è povera tra i principi! Io, mio re e mio Signore, vi accetto come mio sposo e mi offro come vostra schiava. Il mio intelletto non avrà altro oggetto, né la mia memoria altra immagine, né la mia volontà altro fine e desiderio fuorché voi, sommo, vero, unico bene e amore mio. I miei occhi non si alzeranno per vedere creatura umana, né le mie facoltà e i miei sensi attenderanno a nient'altro all'infuori di voi e di ciò a cui la vostra Maestà mi vorrà indirizzare; solo voi, mio diletto, sarete per la vostra sposa ed ella sarà per voi solo, Bene insostituibile ed eterno».

436. L'Altissimo si compiacque grandemente per come la sovrana Principessa aveva accolto lo sposalizio celebrato con la sua anima santissima. Pose nelle mani di lei, come sua vera sposa e signora di tutto il creato, tutti i tesori della sua potenza e grazia, comandandole di chiedere qualunque cosa desiderasse, poiché niente le sarebbe stato negato. Così fece l'umilissima colomba e chiese al Signore, con ardentissima carità, di inviare il suo Unigenito al mondo per la salvezza dei mortali, di chiamare tutti alla vera conoscenza della sua Divinità, di far crescere i suoi genitori Gioacchino ed Anna nell'amore e nei doni della sua divina destra, di consolare e confortare nelle loro sofferenze i poveri e gli afflitti; infine, per se stessa domandò l'adempimento e il beneplacito della divina volontà. Furono queste le domande più particolari che in quest'occasione la nuova sposa Maria fece alla beatissima Trinità. In seguito, tutti gli spiriti angelici a lode dell'Altissimo intonarono nuovi inni d'ammirazione e quelli incaricati da sua Maestà, con musica celestiale, riportarono la santissima bambina dall'empireo al tempio, dove l'avevano presa.

437. Appena giunse al tempio, per mettere subito in pratica ciò che aveva promesso in presenza del Signore, la Bambina andò dalla sua maestra e le consegnò tutto quanto sua madre sant'Anna le aveva lasciato, perfino certi libri ed il vestiario, pregandola di volerne fare dono ai poveri, o di disporne altrimenti come le sembrava meglio; per il resto chiese che le comandasse ed ordinasse tutto ciò che doveva fare. Piena di discernimento, la maestra che, come ho già detto, era Anna la profetessa, per divino impulso accetto quanto Maria le presentava, lasciandola povera di tutto fuorché del vestito, ma nello stesso tempo si propose di aver cura di lei in modo particolare, come di colei che più d'ogni altra era povera e abbandonata, visto che tutte le altre fanciulle avevano del denaro e disponevano liberamente anche di altre cose, oltre quelle loro assegnate.

438. Inoltre la maestra diede alla dolcissima Bambina una regola di vita, che intelligentemente aveva stabilito in precedenza con il sommo sacerdote. Così, mediante tale nudità e sottomissione, la Regina e signora delle creature ottenne di restare sola, spogliata di tutto e perfino di se stessa, senza riservarsi altro affetto o possesso, fuorché il solo ardentissimo amore del Signore e il proprio abbassamento e disprezzo. Veramente io confesso la mia somma ignoranza, viltà, incapacità e indegnità di spiegare misteri così alti ed occulti. Che cosa potrà mai dire una donna inutile e vile laddove sarebbero insufficienti gli stessi sapienti e perfino la scienza e l'amore dei cherubini e dei serafini? So bene che col solo parlarne offenderei la grandezza di misteri così venerabili, se non mi scusasse l'obbedienza; ma, pur accompagnata da essa, temo e credo d'ignorare e tacere il più, di conoscere e palesare il meno, riguardo a ciascuno dei misteri di questa città di Dio, Maria santissima.

Insegnamento della santissima vergine Maria

439. Figlia mia, tra i favori grandi e ineffabili che ho ricevuto dalla destra dell'Onnipotente nel corso della mia vita, uno è stato appunto quello che hai ora finito di scrivere. Quando vidi chiaramente la divinità e l'essere incomprensibile dell'Altissimo, conobbi arcani misteri e in quell'ornamento e sposalizio ricevetti incomparabili benefici, avvertendo nello spirito sentimenti dolcissimi e divini. Il desiderio che poi ebbi di fare i quattro voti di povertà, obbedienza, castità e clausura, riuscì molto gradito al Signore, cosicché egli stabilì che nella Chiesa le religiose facessero gli stessi voti, come avviene oggi. Di là ebbe origine ciò che fate voi religiose, secondo il detto di Davide nel salmo 44: Con lei le vergini compagne a te sono condotte, poiché l'Altissimo ordinò che i miei desideri fossero il fondamento delle istituzioni religiose nella legge evangelica. Io poi adempii interamente e perfettamente tutto quanto avevo promesso al cospetto del Signore; secondo quanto fu possibile al mio stato non guardai mai in viso nessun uomo, neppure il mio sposo Giuseppe, anzi neppure gli stessi angeli quando mi apparivano in forma umana, anche se li vedevo e li conoscevo tutti in Dio. Non mi attaccai a nessuna cosa creata o razionale, né ad alcuna attività o inclinazione umana, né ebbi volontà mia propria, né mai si udì dalle mie labbra: «Voglio, non voglio... farò, non farò», poiché in tutto mi dirigeva l'Altissimo, direttamente o per mezzo dell'ubbidienza alle creature, cui mi assoggettavo di mia spontanea volontà.

440. Devi sapere, o carissima, che lo stato religioso è sacro e ordinato dall'Altissimo perché in esso si conservi la dottrina della perfezione cristiana e l'imitazione della vita santissima di mio Figlio. Per questo motivo egli è molto sdegnato contro quelle anime religiose che dormono dimentiche di un così grande beneficio e vivono trascurate e rilassate più di molti altri; così le aspetta un giudizio e un castigo ben più severo. Anche il demonio, serpente antico ed astuto, mette più diligenza e sagacità nel tentare i religiosi e le religiose di quanta ne usi con gli altri; quando riesce a far cadere una persona religiosa, cresce la sollecitudine di tutto l'inferno per impedire che si rialzi mediante i rimedi che a tale scopo tiene pronti la religione: l'ubbidienza, i santi esercizi, l'uso frequente dei sacramenti. Ora, affinché tutto ciò si perda e non giovi al religioso caduto, il nemico mette in opera tanti stratagemmi che il solo conoscerli farebbe inorridire. Molto però se ne può rilevare riflettendo sugli sforzi che i religiosi fanno per difendere le loro rilassatezze, scusandole se possibile con qualche pretesto o mettendosi a disobbedire e abbandonandosi a sempre maggiori disordini e peccati.

441. Sta' dunque attenta, figlia mia, e temi assai un così grande pericolo. Procura sempre con le forze della grazia divina di sollevarti al di sopra di te stessa, senza permettere ad alcun affetto o moto disordinato di introdursi nella tua volontà. Voglio che tu faccia ogni sforzo per morire alle tue passioni e spiritualizzarti, affinché, estinto in te tutto ciò che è terreno, passi ad un genere di vita più angelico che umano. Per corrispondere al nome di sposa di Cristo, devi uscire dai confini di ciò che è umano per sollevarti allo stato divino; quantunque tu sia terra, devi essere terra benedetta, senza spine di passioni e il cui frutto copioso sia tutto per il Signore, che ne è il padrone. Se dunque hai per sposo il potente e supremo Signore, il Re dei re e Signore dei signori, non volgere gli occhi e tantomeno il cuore ai vili schiavi, le creature umane; per la dignità di cui sei stata insignita come sposa dell'Altissimo, gli angeli stessi ti amano e ti rispettano. Se tra i mortali si considera temeraria audacia quella d'un uomo vile che metta gli occhi sulla sposa del principe, qual delitto sarà porli sulla sposa del Re celeste e onnipotente? Né sarà certo minore la colpa di lei, se ciò permette e consente. Rifletti sul terribile castigo riservato a tale colpa; non te lo faccio vedere perché per la tua debolezza verresti meno. Basti il mio insegnamento a farti eseguire quanto ti ordino e a far sì che come discepola tu mi imiti fin dove arrivano le tue forze. Sii sollecita di inculcare questa dottrina alle tue monache e procura che la mettano in pratica.

442. Dopo che l'eccelsa Signora ebbe parlato, io dissi: «Signora mia, regina pietosa, gioisce la mia anima all'udire le vostre dolcissime parole, piene di spirito e di vita. Quanto bramerei scriverle nell'intimo del mio cuore mediante la grazia del vostro Figlio; vi supplico di ottenermela! Se mi permettete, parlerò in vostra presenza come discepola ignorante con la sua Signora e maestra. Bramo, o Madre, mio rifugio, che per adempiere ai quattro voti della mia professione, come mi comanda vostra Maestà e come è mio dovere eseguire, sebbene lo desideri troppo tiepidamente, vi degniate di darmi un insegnamento più ampio, che mi serva da guida nell'adempimento dei voti promessi, secondo il desiderio che avete infuso nel mio cuore».

CAPITOLO III

Insegnamento datomi dalla Regina del cielo sui quattro voti della mia professione.

443. Figlia ed amica mia, non voglio negarti l'insegnamento che mi chiedi con tanto desiderio di tradurlo in pratica; ricevilo con stima, con animo devoto e pronto a metterlo in atto. Il libro dei Proverbi dice: Figlio mio, se hai garantito per il tuo prossimo, se hai dato la tua mano per un estraneo, se ti sei legato con le parole delle tue labbra e ti sei lasciato prendere dalle parole della tua bocca... Conforme a questa verità chi ha fatto voto a Dio ha dato la mano della propria volontà, per non restare libero di scegliere altre opere fuorché quelle per cui si è obbligato, secondo la volontà di colui a cui si è legato con la sua stessa bocca, mediante le parole della professione religiosa. Prima di fare i voti, poteva scegliere la strada da seguire, ma dopo essersi vincolata, l'anima religiosa deve sapere che ha perso totalmente la sua libertà, consegnandola a Dio nella persona del proprio superiore. La rovina o la salvezza delle anime dipende da come usano la loro libertà. Ora, siccome i più la usano male e si perdono, l'Altissimo ha disposto lo stato religioso e l'ha reso stabile mediante i voti. La creatura, usando una sola volta della sua libertà, quando sceglie definitivamente quello stato con prudente determinazione, consegna con quel solo atto alla Maestà divina ciò che perderebbe con molti, se rimanesse libera di volere o non volere.

444. Con questi voti si perde felicemente la libertà per il male e si assicura per il bene, mediante il freno che svia dal pericolo e addestra a un cammino piano e sicuro. L'anima perde servitù e soggezione alle proprie passioni ed acquista su di esse un nuovo potere, divenendo regina e padrona di se stessa. Resta così soltanto subordinata alla grazia dello Spirito Santo, che la guida in tutte le sue azioni, dal momento che ella impiega tutta la sua volontà nell'operare soltanto quello che ha promesso a Dio. Con ciò la creatura passa dallo stato di schiava all'eccellente dignità di figlia dell'Altissimo, dalla condizione terrena a quella angelica, cosicché i difetti, castigo del peccato, non la toccano affatto. Nella vita mortale non è possibile che tu possa giungere a comprendere quali e quanti beni e tesori spirituali acquista l'anima, disponendosi con tutte le sue forze e tutti i suoi affetti ad adempiere perfettamente i voti della sua professione; perciò ti assicuro, o carissima, che le religiose perfette e austere possono giungere al merito dei martiri ed anche superarli.

45. Figlia mia, tu hai conseguito il felice principio di tanti beni il giorno in cui hai scelto la parte migliore; fai attenzione però, perché ti sei legata a un Dio eterno e potente, a cui ogni segreto del cuore è manifesto. Se mentire con gli uomini e mancare con loro alle giuste promesse è cosa tanto brutta e disprezzabile per chi ragiona, quanto più sarà grave mancare di fedeltà a Dio nei santi voti a lui fatti? A lui come tuo Creatore, custode e benefattore, devi gratitudine; come padre, riverenza; come sposo, lealtà; come amico, cordiale corrispondenza; come colui che è fedele per sempre, fede e speranza; come sommo ed eterno bene, amore; come Dio onnipotente, sottomissione e come giudice giusto, timore santo e umile. Ora, se tu venissi meno alle promesse fatte nella tua professione, commetteresti il più sleale tradimento contro tutti questi titoli e molti altri ancora. E se per tutte le religiose, che vivono con l'obbligo di condurre una vita spirituale, è abominevole cosa chiamarsi spose di Cristo ed essere membra e schiave del diavolo, ciò sarebbe molto più brutto per te, che hai ricevuto più di ogni altra e che per questo sei tenuta a superare tutte nell'amore, nella sofferenza, nella riconoscenza per tanti incomparabili benefici e favori.

446. Considera, dunque, o anima, quanto tale colpa ti renderebbe disprezzabile di fronte al Signore, nonché a me, agli angeli ed ai santi, dal momento che tutti siamo testimoni dell'amore e della fedeltà che egli ha mostrato con te, come sposo ricco, benigno e generoso. Adoperati per non offenderlo nel molto e neppure nel poco; non costringerlo ad abbandonarti lasciandoti in potere delle passioni peccaminose. Non sarebbe forse questa peggiore sventura dell'essere abbandonati al furore degli elementi, a quello degli animali selvaggi o degli stessi demoni? Infatti, anche se tutte queste cose esercitassero contro di te la loro ira e il mondo ti assoggettasse ad ogni pena e disonore, tutto sarebbe per te meno dannoso del commettere una sola colpa veniale contro Dio, che devi servire ed amare in tutto e per tutto. Qualunque tribolazione di questa vita è male minore della colpa, perché finisce con la morte; invece, la colpa può essere eterna, e con essa sarebbe tale la pena.

447. Nella vita attuale qualsiasi sofferenza intimorisce molto i mortali e li spaventa, perché essendo presente li ferisce nella loro sensibilità; invece la colpa non li turba né li intimorisce perché, distratti e abbagliati dalle cose visibili, non riflettono su ciò che la segue, cioè la pena eterna dell'inferno. E quantunque questa sia inclusa nello stesso peccato e non possa esserne separata, il cuore umano è così greve e tardo da lasciarsi ingannare dalla colpa senza vedere il castigo, perché i suoi sensi non l'avvertono ancora. E’ vero che i mortali potrebbero vederlo e sentirlo con la fede, ma la lasciano inoperosa e morta come se neanche l'avessero! O disgraziata cecità, o negligenza e stupidità, che tieni ingannevolmente oppresse tante anime capaci di ragione e di gloria! Non vi sono parole adeguate a descrivere questo tremendo pericolo! Figlia mia, fuggi e liberati, mediante un santo timore, da uno stato così infelice e, anziché cadere in esso, sopporta tutti i tormenti della vita che passa presto, poiché niente ti mancherà se non perderai Dio. Un mezzo molto efficace sarà considerare che per te e per coloro che sono nel tuo stato non esiste una colpa di scarsa importanza. Il poco devi temerlo molto, poiché non è tale agli occhi dell'Altissimo che conosce come, disprezzando le piccole cose, il cuore si apre per introdurne delle maggiori; inoltre non è lodevole un amore che non si cura del dispiacere della persona amata, fosse anche in cose piccole.

448. Le anime religiose devono osservare un certo ordine nei loro desideri. Prima di tutto devono mostrarsi sollecite e puntuali nell'adempiere gli obblighi dei voti e di tutte le virtù che in essi sono contenute. In secondo luogo vengono le altre opere volontarie, che eccedono il dovuto. Quest'ordine viene di solito invertito da certe anime che, ingannate dal demonio con uno zelo di perfezione eccessivo, mancano gravemente agli obblighi che derivano dal loro stato e cercano di aggiungere altre azioni cui si impegnano di propria volontà; generalmente sono cose piccole ed inutili e sono causate da spirito di presunzione, per la brama di rendersi singolari, di essere osservate, di distinguersi fra tutte come molto zelanti e perfette, mentre in realtà sono molto lontane dall'esserlo. Io non voglio vederti cadere in questa mancanza troppo biasimevole e perciò ti chiedo in primo luogo di adempiere all'obbligo dei voti e della vita comune; solo dopo aggiungerai ciò che, con la grazia divina e secondo le tue forze, ti sarà possibile; tutto ciò, se è ben ordinato e congiunto, abbellisce l'anima rendendola perfetta e ben accetta agli occhi di Dio.

449. Il voto principale e più importante della vita religiosa è quello dell'obbedienza, perché contiene la rinuncia totale alla propria volontà, in modo tale che alla religiosa non resta giurisdizione né diritto alcuno su se stessa per dire: «Voglio o non voglio, voglio fare o non voglio fare». A questo ha rinunciato con l'obbedienza, lasciando tutto nelle mani del superiore. Per adempiere bene questo voto, fa' in modo di non ritenerti sapiente, né padrona del tuo volere o intendere, poiché l'ubbidienza vera dev'essere come la fede, stimando, riverendo e credendo ciò che comanda il superiore, senza pretendere di esaminarlo o di comprenderlo. Tu, quindi, per ubbidire ti devi considerare senza ragione, senza vita e senza giudizio; come corpo morto che si lascia muovere e governare a piacere, vivi unicamente per eseguire con la più grande prontezza la volontà del superiore. Non fermarti mai a ragionare su ciò che hai da fare, pensa solo a come eseguire bene ciò che ti comanderanno, sacrifica il tuo volere e mortifica tutti i desideri delle tue passioni; con questa efficace determinazione, moriranno in te tutti i tuoi moti e solo l'obbedienza sarà la vita e l'anima delle tue opere. Nella volontà del tuo superiore deve stare racchiusa la tua con tutti i tuoi movimenti, le tue parole, le tue opere; in tutto devi cercare che ti venga tolto il tuo modo di essere e te ne venga dato uno nuovo, che non sia per niente tuo, ma tutto dell'obbedienza, senza alcuna resistenza.

450. Considera bene che il modo più perfetto di obbedire è questo: il superiore non incontri dissonanza alcuna che lo disgusti, ma anzi trovi un'obbedienza che lo compiaccia pienamente al vedere che quanto comanda viene fatto con prontezza, senza replicare, né mormorare, né avere altre reazioni scomposte. Il superiore fa le veci di Dio, chi ubbidisce ai superiori ubbidisce a Dio stesso, che li dirige e illumina su quanto ordinano ai loro sudditi per il bene e la salvezza delle loro anime. Perciò il disprezzo che si mostra verso i superiori va a colpire Dio stesso, che, per mezzo di loro ed in loro, manifesta la sua volontà. Devi pensare che è lo stesso Signore a muovere la loro lingua, ossia che essi sono la lingua di Dio onnipotente. Figlia mia, adoperati per essere obbediente al fine di cantar vittoria; non temere mai di sbagliare quando obbedisci, perché questa è la via sicura, e lo è a tal punto che per il giorno del giudizio Dio non tiene conto degli errori di chi ubbidisce ed anzi cancella gli altri peccati per il solo sacrificio dell'obbedienza. Mio Figlio santissimo offrì all'eterno Padre la sua preziosissima passione e morte con particolare amore per gli obbedienti, affinché per questa virtù fossero avvantaggiati nel perdono e nella grazia e perché quanto avrebbero operato per ubbidienza fosse opera sicura e perfetta. Molte volte, per placare il Padre sdegnato con gli uomini, gli mostra ch'egli morì per loro, obbedendo fino alla morte di croce. Anche l'obbedienza di Abramo e di suo figlio Isacco fu così gradita al Padre che egli si ritenne obbligato non solo a salvare dalla morte un figlio che si mostrava tanto obbediente, ma anche a farlo padre del suo Unigenito, distinguendolo fra tutti gli altri e stabilendolo come capo e fondamento di tante benedizioni.

451. Il voto di povertà è un generoso liberarsi del pesante carico delle cose temporali. Esso alleggerisce lo spirito, solleva la debolezza umana e libera il cuore, capace per la sua nobiltà di beni eterni e spirituali. Esso lascia lo spirito soddisfatto e sazio, fermando il desiderio dei tesori terreni e dando un certo dominio su tutte le ricchezze, di cui consente di fare un nobile uso. La povertà liberamente scelta contiene, o figlia, questi ed altri beni maggiori, sconosciuti ai figli del secolo; essi sono privi di tutti questi beni, perché amano le ricchezze e sono nemici della santa e veramente ricca povertà. Costoro non si rendono conto, benché ne siano vittima, di quanto sia opprimente il peso delle ricchezze che li abbassa fino a terra, anzi fin dentro le viscere della terra, a cercarvi l'oro e l'argento con inquietudini, veglie, fatiche degne non d'uomini ragionevoli, ma di irragionevoli bruti, che non sanno né ciò che fanno, né quel che patiscono. Se le ricchezze sono tanto pesanti prima di essere acquistate, quanto più lo saranno dopo il loro conseguimento? Lo dicano quanti con questo carico sono caduti fino all'inferno, lo dicano gli smisurati affanni nel conservarle, e molto più le leggi intollerabili che hanno introdotto nel mondo le ricchezze ed i loro facoltosi possessori.

452. Se tutto ciò aggrava lo spirito, se opprime tirannicamente la sua debolezza, se avvilisce la nobile capacità che l'anima ha dei beni eterni e dello stesso Dio, è certo che la povertà, liberamente scelta, ristabilisce la creatura nella sua generosa condizione, la solleva dalla vile servitù e la pone nuovamente nella nobile libertà in cui fu creata come signora di tutte le cose. La creatura mai ne è così padrona come quando le disprezza, mai ha un possesso maggiore o fa un uso migliore delle ricchezze di quando le distribuisce o le lascia volontariamente; niente sazia maggiormente l'appetito che il gusto di non averne. Ma quello che è più importante è che la povertà, lasciando libero il cuore, lo rende capace di essere riempito da Dio dei tesori della sua divinità.

453. Figlia mia, io desidero che tu approfondisca molto questa filosofia e scienza divina così dimenticata dal mondo e non solo dal mondo, ma anche da molte anime religiose che ne hanno fatto promessa a Dio. L'indignazione di Dio è grande contro questa colpa e i trasgressori, senza neanche avvertirlo, ricevono subito un grave castigo; scacciando da sé la povertà, allontanano al tempo stesso lo spirito di Cristo, mio figlio santissimo, e quel che lui ed io siamo venuti ad insegnare agli uomini con la pratica della più stretta povertà. Al presente non si accorgono di un tale castigo, perché il giusto giudice dissimula, ed essi sguazzano nell'abbondanza che desiderano; ma nel rendiconto che li attende si troveranno confusi e disingannati di fronte al rigore che li aspetta e a cui prima non pensavano, non immaginandosi neppure che la giustizia di-vina fosse così dura.

454. I beni temporali furono creati dall'Altissimo perché servissero ai mortali soltanto per sostentare la vita; ottenuto questo fine, cessano di essere necessari. La vita, essendo limitata, con poco si può soddisfare, poiché in breve finisce, mentre l'anima sopravvive; non è cosa ragionevole che il pensiero di questa, che è eterna, sia solo temporaneo e passeggero, e che invece la bramosia di acquistare le ricchezze per la vita, che è passeggera, sia perpetua ed eterna negli uomini. È una grandissima perversità aver scambiato i fini ed i mezzi in cose tanto importanti e disparate; abbiamo dato ignorantemente alla breve e mal sicura vita del corpo tutto il tempo, tutta la sollecitudine e tutte le forze, nonché tutta la vigilanza dell'intelletto, mentre alla povera anima non vogliamo concedere in molti anni più di qualche ora e molte volte alla fine della vita!

455. Approfitta dunque, o figlia mia carissima, della vera luce che ti ha dato l'Altissimo per liberarti da un errore così pericoloso. Rinunzia ad ogni attaccamento ed amore per qualunque cosa terrena, non essere disordinatamente sollecita per il sostentamento della vita con il pretesto che ne hai bisogno e che il convento è povero. Quando poi ti occuperai di questo per quanto è necessario, fallo in modo tale che, quando ti venisse meno quello che desideri, tu non ti turbi, né lo brami con afflizione, quantunque ti sembri di farlo per il servizio di Dio, poiché tanto meno lo ami, quanto più pretendi di amare con lui altre cose. Al molto devi rinunziare come superfluo di cui non hai bisogno e che sarebbe delitto trattenere inutilmente. Il poco poi devi stimarlo poco, essendo stoltezza maggiore lasciarsi occupare il cuore da ciò che non vale niente e disturba molto. Se poi ottieni tutto ciò di cui a tuo giudizio credi aver bisogno, non sei veramente povera, poiché la povertà in senso proprio e rigoroso sta nell'aver meno di quello che è necessario e colui al quale niente manca si chiama ricco; ma l'aver di più, anziché ricchezza, è piuttosto inquietudine ed afflizione di spirito, come il bramarlo e custodirlo, senza farne uso, viene ad essere una specie di povertà che priva per di più di quiete e di riposo.

456. Voglio che tu abbia una libertà di spirito tale da non attaccarti a cosa alcuna, piccola o grande che sia, necessaria o superflua. Quanto a ciò che ti occorrerà per la vita corporale, devi accettare soltanto quanto è indispensabile per non morire, o per non vestire indecentemente; però il tuo abito sia il più povero e rattoppato e nel mangiare scegli il cibo più grossolano, senza ricerca di gusto particolare. Domanda piuttosto quello a cui senti maggiore avversione e che meno ti sollecita il gusto, cosicché ti venga dato ciò che non desideri e ti manchi ciò che più appetisci; in tal modo riuscirai ad operare in tutto la più grande perfezione.

457. Il voto di castità abbraccia la purezza dell'anima e quella del corpo, cosa facile a perdersi; a seconda del modo in cui si perde è difficile, o anche impossibile, riacquistarla. Questo gran tesoro è depositato in un castello con molte porte e finestre: se non sono ben custodite e difese non lo rendono sicuro. Figlia mia, per osservare questo voto con perfezione, è indispensabile che tu faccia un patto inviolabile con i tuoi sensi: essi devono muoversi soltanto per ciò che sarà loro ordinato dalla ragione e a gloria del Creatore. Morti i sentimenti, è cosa agevole sconfiggere i nemici, che solamente per mezzo di essi potrebbero vincerti, poiché i pensieri non si risvegliano, se per mezzo dei sensi non entrano nell'anima immagini che li fomentino. Tu non devi toccare, né guardare nessuno, non devi parlare a persona umana di qualsiasi condizione, tanto uomo che donna, né devi lasciar entrare nella tua fantasia le loro immagini. In questa cura vigilante, che molto ti raccomando, consiste la custodia della purezza che voglio da te; se ti occorrerà di dover parlare per carità o per obbedienza - solo per queste due ragioni devi trattare con le creature - fallo con severità, modestia e riservatezza.

458. Per ciò che riguarda la tua persona, vivi come pellegrina e forestiera nel mondo: povera, mortificata, tribolata, amando l'asprezza di ogni cosa temporale, senza desiderare riposo né comodità, come persona assente dalla sua casa, dalla propria patria, che viene condotta in campo contro forti nemici soltanto per faticare e combattere. Siccome tra questi nemici il più grave e pericoloso è la carne, ti conviene resistere alacremente alle tue passioni e, in esse, alle tentazioni del diavolo. Innalzati sopra te stessa e cerca un abitazione molto elevata, distante da ogni cosa terrena. Qui potrai vivere all'ombra di colui che desideri e nella sua protezione godere tranquillità e riposo vero. Abbandonati con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze al suo casto e santo amore; immaginati che per te più non esistano creature, se non in quanto ti aiutano ed obbligano ad amare e servire il Signore.

459. A colei che si chiama sposa di Cristo e lo è per professione, nessuna virtù deve mancare, specialmente la castità, perché è quella che più l'avvicina e rende simile al suo sposo. Essa la spiritualizza, l'alleggerisce della corruzione terrena, la solleva alla natura angelica rendendola in qualche modo perfino partecipe della natura divina. È’ una virtù che abbellisce ed adorna tutte le altre, innalza il corpo ad uno stato più elevato, illumina la mente e conserva le anime nella loro nobiltà, superiore a tutto ciò che è corruttibile. Siccome questa virtù è un frutto speciale della redenzione, meritato dal mio santissimo Figlio sulla croce, dove tolse i peccati del mondo, viene perciò singolarmente detto che le vergini accompagnano e seguono l'Agnello.

460. Muro che difende la castità e tutte le altre virtù è il voto di clausura; è come l'incastonatura in cui esse si conservano e risplendono; è un privilegio del cielo per esimere le religiose, spose di Cristo, dai gravi e pericolosi tributi che la libertà del mondo paga al principe delle sue vanità. Mediante questo voto le religiose vivono in un sicuro porto, mentre le altre anime, nella tempesta dei pericoli, sono sbattute e minacciate di naufragio ad ogni passo. Godendo di tanti vantaggi la clausura non si deve reputare come un luogo angusto; ivi si aprono dinanzi alla religiosa i vasti campi della virtù e della conoscenza di Dio, delle sue infinite perfezioni, dei suoi misteri, nonché delle ammirabili opere che fece e fa per gli uomini. In questi campi estesi e spaziosi, l'anima può e deve espandersi e ricrearsi; solo quando non lo fa, la clausura, che è la maggiore delle libertà, le pare uno stretto carcere. Per te, figlia mia, non vi è altra estensione, né io voglio che tu ti restringa tanto da contentarti dei brevi limiti del mondo intero. Poggia in alto sulla sublime cima della conoscenza di Dio e del suo amore, dove solo puoi vivere in libertà senza confini né limiti che ti angustino; li conoscerai quanto stretto, vile e disprezzabile è tutto il creato.

461. A questa clausura obbligatoria del corpo, tu fa' di aggiungere quella dei tuoi sensi. Essi, così rafforzati, conserveranno la tua purezza interiore e con essa il fuoco del santuario, che sempre devi alimentare e custodire affinché non si estingua. Per lucrare il merito della clausura e custodire bene i tuoi sensi, non andar mai alla porta, né alla grata, né alla finestra; anzi, non ricordarti neppure che il convento ne abbia, se non per adempiere gli stretti doveri del tuo ufficio, o per ubbidienza. Non desiderare cosa alcuna, poiché non devi ottenerla, e non ti affaticare per ciò che non devi desiderare. Insomma, dalla tua riservatezza, circospezione e cautela, dipenderanno il tuo bene e la tua pace, il dar soddisfazione a me e il meritare per te l'abbondante frutto d'amore e di grazia, che desideri come premio.

CAPITOLO IV

La perfezione con cui Maria santissima osservava i riti del tempio e ciò che qui le ordinarono.

462. Proseguendo la nostra storia, dopo che la santissima Bambina ebbe consacrato il tempio con la sua presenza e dimora, crebbe realmente in sapienza e grazia dinanzi a Dio e agli uomini. Le rivelazioni datemi, riguardo a ciò che la mano potente di Dio operava nella Principessa del cielo in quegli anni, mi pongono come sul margine di un mare vastissimo e interminabile, che mi stupisce; rimango dubbiosa perché non so da dove entrare in questo pelago così immenso per uscirne con sicurezza, essendo necessario tralasciare molte cose e arduo dire bene le poche. Dirò, dunque, ciò che mi dichiarò l'Altissimo in una particolare occasione:

463. «Le opere che nel tempio fece colei che doveva essere Madre del Verbo, furono in tutto e per tutto perfettissime; penetrarle eccede la capacità d'ogni creatura umana ed angelica. Gli atti delle sue virtù interiori furono tanti e di così alto merito e fervore che superarono quelli dei serafini; e tu, o anima, conoscerai riguardo ad essi molto più di quello che potrai spiegare con le parole. È’ però mia volontà che, nel tempo della tua peregrinazione nel corpo mortale, ti proponga Maria santissima come principio della tua gioia e la segua per il deserto della rinunzia e del rinnegamento di ogni cosa umana e visibile. Seguila mediante una perfetta imitazione, conforme alle tue forze ed alla luce che stai ricevendo. Ella sarà la tua stella polare, la tua maestra e ti renderà palese la mia volontà. In lei troverai la mia legge santissima, scritta con la potenza del mio braccio, e potrai meditarla notte e giorno. Ella sarà per te colei che percuoterà la pietra dell'umanità di Cristo, affinché in questo deserto della vita scaturiscano e si riversino in te le acque della divina grazia e della luce, con le quali sarà saziata la tua sete, illuminato il tuo intelletto e infiammata la tua volontà. Sarà la colonna di fuoco che ti darà luce, la nube che ti farà ombra proteggendoti dagli ardori delle passioni e dalle ire dei tuoi nemici. In lei avrai l'angelo che ti guiderà e ti allontanerà dai pericoli di Babilonia e di Sodoma, perché non ti colga il mio castigo. In lei avrai una madre che ti amerà, un'amica che ti consolerà, una signora che ti comanderà, una protettrice che ti difenderà e una regina che servirai e alla quale ubbidirai in felice schiavitù. Nelle virtù che praticò la Madre del mio Unigenito nel tempio, troverai una regola universale di somma perfezione, su cui potrai ordinare la tua vita, uno specchio senza macchia che riflette l'immagine del Verbo incarnato, un ritratto preciso di tutta la santità di lui. Vi troverai la bellezza della verginità, le attrattive dell'umiltà, la prontezza della devozione e dell'ubbidienza, la fermezza della fede, la sicurezza della speranza, il fuoco della carità e un quadro preciso di tutte le meraviglie della mia destra. Questo è l'esempio con cui devi regolare la tua vita, questo lo specchio dinanzi al quale devi aggiustarti e adornarti per accrescere la tua bellezza e grazia, come sposa che brama apparire al cospetto del suo sposo e Signore».

464. «Se la nobiltà ed il merito del maestro servono da stimolo al discepolo, rendendogli più amabile la sua dottrina, chi mai potrà attirarti con maggior forza di una maestra che è la Madre stessa del Signore? Chi più di colei che fu da me scelta come la più pura e santa tra le creature, senza macchia di colpa, affinché fosse al tempo stesso vergine e Madre del mio Unigenito, che è lo splendore della mia divinità nella mia stessa sostanza? Ascolta, dunque, una così sovrana maestra; seguila imitandola in tutto e medita sempre senza interruzione le sue ammirabili qualità e virtù. A tale scopo devi riflettere sulla sua vita nel tempio; essa fu come un originale che devono ricopiare tutte le anime le quali, sul suo esempio, si consacrano per essere spose di Cristo». Questo è l'insegnamento che mi fu dato dall'Altissimo riguardo a ciò che Maria fece durante gli anni vissuti nel tempio.

465. Discendo ora nei particolari circa le sue occupazioni, dopo quella visione della Divinità di cui ho già detto. Dopo aver offerto tutta se stessa al Signore e tutte le sue cose alla maestra, restando assolutamente povera e abbandonata nelle mani dell'ubbidienza, coprendo sotto il velo di queste virtù i tesori di sapienza e grazia in cui superava i più alti serafini, chiese umilmente ai sacerdoti ed alla maestra che le indicassero la norma di vita che doveva osservare e le occupazioni in cui doveva esercitarsi. Il sacerdote ed Anna, la maestra, guidati dalla luce divina loro data, parlarono insieme e, desiderosi di assegnare all'eccelsa Bambina compiti proporzionati all'età di tre anni, la chiamarono alla loro presenza. La Principessa del cielo per udirli si mise in ginocchio dinanzi a loro; essi le dissero di alzarsi, ma la bambina, con tutta modestia, li pregò che le permettessero di stare in quella posizione, dal momento che si trovava alla presenza del ministro e sacerdote dell'Altissimo e della sua maestra, dei quali voleva rispettare l'ufficio e la dignità.

466. Il sacerdote allora le parlò dicendo: «Figlia, ancora piccola il Signore vi ha condotto a questa casa, suo santo tempio; mostratevi dunque a lui grata per tale favore e procurate di approfittarne adoperandovi molto nel servirlo con sincerità e cuore perfetto, studiandovi d'apprendere e di rivestirvi in ogni modo di virtù. Così da questo sacro luogo potrete poi ritornare nel mondo pronta per sopportare i suoi travagli e ben armata per difendervi dai suoi pericoli. Obbedite alla vostra maestra Anna e cominciate per tempo a portare il giogo soave della virtù, affinché vi sia meno pesante per il resto della vita». La bambina rispose: «Vi prego, o signor mio, come sacerdote e ministro dell'Altissimo di cui fate le veci, e allo stesso tempo prego la mia maestra di volermi comandare e insegnare ciò che io devo fare per non sbagliare; ve ne supplico, desiderosa in tutto di ubbidire alla vostra volontà».

467. Il sacerdote ed Anna, la maestra, avvertivano una grande illuminazione interiore ed una certa forza divina che li spingeva a dedicarsi in modo particolare alla Bambina e ad aver cura di lei più che delle altre; perciò, comunicandòsi il grande concetto che ciascuno di loro si era fatto, senza però conoscere da dove venisse loro quel misterioso impulso, decisero di assisterla e di occuparsi di lei e della sua direzione con una sollecitudine tutta speciale. Non potendo però questo estendersi soltanto alle azioni esteriori e visibili, non le potevano dare delle norme per gli atti interiori e per gli affetti del cuore, che solo l'Altissimo regolava con singolare protezione e grazia; così quel candido cuore restò pienamente libero per crescere ed avanzare nelle virtù interiori, senza cessare un solo istante di praticarle tutte nel sommo grado della loro perfezione.

468. Il sacerdote le diede delle indicazioni dicendole: «Figlia mia, ecco come dovrete regolare le vostre azioni. Alle lodi, ai cantici del Signore, voi assisterete con devozione e non tralascerete mai nelle vostre orazioni di pregare l'Altissimo per i bisogni del tempio e del suo popolo e per la venuta del Messia. Alle ore otto della sera vi ritirerete a dormire e all'aurora vi leverete a pregare e benedire il Signore fino all'ora terza. Da terza fino a mezzogiorno sarete occupata in qualche lavoro manuale, perché possiate essere istruita in tutto. Nella refezione che prenderete dopo il lavoro, osserverete la temperanza che conviene. Quindi subito ve ne andrete ad ascoltare ciò che v'in segnerà la vostra maestra; il resto del giorno lo occuperete nella lettura delle sacre Scritture. In tutto poi mostratevi umile, affabile ed ubbidiente a quanto la maestra vi comanderà».

469. La santa Bambina, ascoltando il sacerdote, rimase sempre in ginocchio, quindi gli chiese la benedizione e la mano per baciarla; così fece anche con la maestra. Nel suo cuore, intanto, si propose di vivere osservando quanto le avevano indicato per tutto il tempo che fosse rimasta in quel luogo, se non le avessero comandato altrimenti. Quanto si era proposto, poi, lo adempì come se fosse stata l'ultima delle discepole, benché in realtà lei fosse la maestra d'ogni santità e virtù. Veramente i suoi affetti e il suo ardente amore si estendevano a molte più opere esteriori di quelle che le ordinavano, ma sempre le sottopose al giudizio del ministro del Signore, anteponendo il sacrificio della santa e perfetta ubbidienza al proprio parere e a tutti i suoi fervori; come maestra d'ogni perfezione, conosceva che si compie meglio la volontà divina abbandonandosi umilmente ad ubbidire che non con le più sublimi aspirazioni ad altre virtù. Questo raro esempio insegna a noi religiose a non seguire i nostri entusiasmi, né i nostri giudizi contro quelli dei superiori e contro l'ubbidienza impostaci dalla loro volontà; è Dio stesso che in loro ci indica qual è il suo beneplacito, mentre noi nei nostri desideri cerchiamo di soddisfare il nostro capriccio. Se nei superiori opera Dio, in noi, invece, quando ci opponiamo a loro, operano la tentazione, la passione cieca e l'inganno.

470. La Regina e signora nostra si distinse maggiormente, oltre quanto le ordinarono, nel chiedere il permesso alla sua maestra di servire tutte le sue compagne, d'esercitare i più umili servizi della casa, come spazzare, pulire, lavare le stoviglie. E quantunque questo potesse sembrare una novità, poiché si era soliti trattare con particolare riguardo le primogenite, l'umiltà incomparabile della divina Principessa non poteva frenarsi, né contenersi nei limiti della maestà, senza abbassarsi alle occupazioni più vili, che faceva con umiltà così vigilante da prevenire tutte le altre. Con la scienza infusa che aveva, conosceva già tutti i misteri e i riti del tempio; eppure, come se non li conoscesse per nulla, li volle apprendere con la disciplina e l'esperienza, senza mancare mai ad alcuna celebrazione. Era poi molto attenta a vivere nel sincero disprezzo di sé, a ricercare la propria umiliazione ed ogni mattina e sera chiedeva la benedizione alla sua maestra e le baciava la mano; faceva così anche quando la maestra le ordinava qualche atto di umiltà e le dava il permesso di farne. Alcune volte, se glielo concedeva, le baciava anche i piedi con profondissima umiltà.

471. L'eccelsa Principessa era così docile, così premurosa, sottomessa e diligente nell'umiliarsi, nel servire e nel rispettare tutte le giovani che vivevano nel tempio, che a tutte rapiva il cuore e a tutte ubbidiva come se ciascuna fosse la sua maestra. E, per l'ineffabile e celestiale prudenza che aveva, sapeva ordinare le sue azioni in modo da non perdere alcuna occasione per prevenire tutte le altre nelle opere manuali, umili e che fossero allo stesso tempo di servizio alle sue compagne e di gradimento alla divina volontà.

472. Ora, che dovrò dire io, vilissima creatura, o che dovremo dire tutti noi cristiani, figli della santa Chiesa, giunti a questo punto a scrivere e meditare questo esempio vivo di umiltà? Ci pare una gran virtù che l'inferiore ubbidisca al superiore ed il minore al maggiore, ancor più grande che l'uguale s'adatti ad ubbidire in ciò che gli comanda un altro suo uguale; ma chi non resterà stupito e chi non si vergognerà della sua vana superbia, vedendo che la Regina si umilia alla schiava, la santissima e perfettissima fra tutte le creature ad un verme, la signora del cielo e della terra ad un'infima donna e tutto ciò sinceramente e di vero cuore? Chi è che si guarda in questo lucido specchio e non vede la propria infelice presunzione? Chi potrà immaginare di avere conosciuto la vera umiltà e tanto meno di saperla praticare, quando la ravvisa e la contempla in Maria santissima? Noi, che viviamo sotto l'ubbidienza promessa, ricorriamo a questa luce per conoscere e correggere i nostri disordini, quando l'ubbidienza dei superiori, rappresentanti di Dio, ci è molesta e dura opponendosi alle nostre voglie. Venga meno la nostra durezza, si umilii la nostra superbia, svanisca anche la presunzione di chi si crede ubbidiente ed umile solo per essersi talvolta sottomesso ai superiori, mentre non è ancora giunto a persuadersi d'essere inferiore a tutti, come si giudicò colei che è a tutti superiore.

473. La bellezza, la gentilezza e l'affabilità della nostra Regina erano incomparabili; in lei si trovavano in grado perfetto tutti i doni naturali di anima e corpo e questi, fatti risaltare dalla luce della grazia sovrannaturale e divina che riverberava in essi, presentavano un ammirabile composto di bellezza e di grazia nell'essere e nell'operare, che attirava l'ammirazione e rapiva il cuore di tutti. Tuttavia la divina Provvidenza moderava le dimostrazioni che avrebbero fatto quanti trattavano con lei, se si fossero abbandonati alla forza dell'amore che li accendeva a suo riguardo. Nel mangiare e nel dormire era, come nelle altre virtù, perfettissima; si regolava con grande temperanza, senza mai eccedere, moderandosi anche in ciò che era necessario. Benché il breve sonno che prendeva non le impedisse l'altissima e usuale contemplazione, se ciò fosse dipeso dalla sua volontà, ne avrebbe fatto a meno; ma per ubbidire, nel tempo assegnato si ritirava e così nel suo umile e povero letto pieno di virtù e attorniato dagli angeli e dai serafini, che la custodivano e assistevano, godeva delle visioni più alte, esclusa quella beatifica, e dell'amore più infiammato.

474. Distribuiva le sue occupazioni con rara discrezione, dando a ciascuna il tempo opportuno. Leggeva molto le Scritture e la sua scienza infusa la rendeva così capace di penetrare in esse e nei loro misteri, che nessuno le restò nascosto. In verità l'Altissimo le manifestò tutti i segreti e lei, parlando con i suoi santi angeli custodi e domandando molte cose con profondità e acutezza, si confermava in essi. Se questa sovrana Maestra avesse scritto ciò che comprese, noi possederemmo molte altre scritture divine; riguardo poi a quelle che possediamo, avremmo conoscenza completa e perfetta dei profondi misteri e significati che racchiudono. Lei però, di tutta questa pienezza di scienza, si avvaleva per culto, lode e amore di Dio; la indirizzava tutta a questo fine, senza che in lei alcun raggio di luce rimanesse ozioso o sterile. Celere nel ragionare, profonda nell'intendere, alta e nobile nei pensieri, prudente nell'eleggere e disporre, efficace nell'operare, in tutto era una regola perfetta ed un oggetto prodigioso di stupore agli uomini e agli angeli, nonché al Signore stesso, che l'aveva fatta tutta a misura del suo cuore e del suo compiacimento.

Insegnamento dell'eccelsa Signora

475. Figlia mia, la natura umana è imperfetta e negligente nell'operare la virtù. Essa è fragile, e presto viene meno, perché è molto incline al riposo e ripugna la fatica con tutte le sue forze. Perciò, quando l'anima ascolta e asseconda i propri istinti, questi prendono talmente il sopravvento sulle forze della ragione e dello spirito, che le riducono a vile e pericolosa servitù. In qualunque anima questo disordine è terribile, ma incomparabilmente di più Dio lo aborrisce nei suoi ministri e nei religiosi, per i quali, essendo più strettamente obbligati ad esser perfetti, è anche maggiore il danno di non uscire sempre vittoriosi da questa lotta con le passioni. Da questa tiepidezza nella resistenza e dall'essere frequentemente vinti, risulta una tale spossatezza e perversità di giudizio, che giungono a contentarsi di fare alcune manifestazioni di virtù assai superficiali, credendosi con ciò sicuri; anzi, sembra loro di trasportare un monte da un luogo all'altro, senza invece aver fatto alcuna cosa di reale profitto. Il demonio poi vi aggiunge altre distrazioni e tentazioni in modo che, tenendo in poco conto le leggi della vita religiosa, vengono a mancare quasi in tutte e, giudicando ciascuna come cosa piccola e da poco, arrivano al punto di perdere la retta cognizione delle virtù e di vivere in una falsa sicurezza.

476. Quindi, o figlia mia, guardati bene da un così pericoloso inganno e considera che trascurare volontariamente un'imperfezione dispone e apre la via ad altre, che portano ai peccati veniali, e questi ai mortali; così, via via, procedendo di abisso in abisso, si arriva al fondo e a compiere ogni male. Per prevenire questa rovina, si deve bloccare la corrente da molto lontano, poiché un atto che forse pare piccolo è una difesa che tiene distante il nemico; i precetti e le leggi delle opere maggiori obbligatorie sono poi il muro della coscienza, per cui, se il demonio rompe il primo baluardo e se ne impossessa, si avvicina per impadronirsi del secondo e se in questo fa una prima breccia con qualche peccato, anche se non grave, è già al punto di poter dare l'assalto al regno interiore dell'anima con facilità e quasi con certezza di riuscita. Perciò essa, trovandosi debilitata per gli atti viziosi, priva delle forze della grazia, non resiste più con vigore e il demonio, che l'ha già in parte conquistata, finisce per assoggettarla pienamente ed opprimerla, senza incontrare resistenza.

477. Considera dunque, o carissima, quanta debba essere la tua vigilanza fra tanti pericoli, per non addormentarti in mezzo ad essi. Considera che sei religiosa, sposa di Cristo, superiora, istruita, illuminata e piena dei più singolari benefici; perciò a misura di questi ed altri titoli compresi in essi, devi essere tanto più sollecita, dovendo mostrarti riconoscente al Signore e ricambiarlo. Impegnati per essere puntuale nell'osservanza di tutti i riti e di tutte le leggi della vita religiosa; per te non ci sia né precetto, né comando, né atto di perfezione che sia piccolo. Non disprezzarne alcuno, ma osservali tutti, perché agli occhi di Dio tutto ciò che si fa per suo compiacimento è prezioso e grande. È certo che a lui è caro veder adempiuto ciò che comanda e il non curarsene l'offende. Considera in tutto che hai uno Sposo cui devi piacere, un Dio cui devi servire, un Padre cui devi ubbidire, un Giudice che devi temere e una Maestra che devi imitare e seguire.

478. Per adempiere tutto ciò ti conviene rinnovare nella tua anima una risoluzione forte ed efficace, non dare ascolto alle tue inclinazioni e non assecondare la debolezza della tua pigra natura. Per le difficoltà che avvertirai, non omettere alcuna azione, fosse anche di baciare la terra quando sei solita farlo, come si usa nella vita religiosa. Tanto il poco quanto il molto adempilo con affetto e costanza e sarai così gradita agli occhi di mio Figlio ed ai miei. Nelle opere che vorrai offrire spontaneamente chiedi consiglio al tuo confessore o al tuo superiore supplicando Dio che dia loro luce per comprendere e presentandoti poi spoglia d'ogni inclinazione e d'ogni desiderio. Ciò che ti ordineranno scrivilo nel tuo cuore e realizzalo con puntualità; non decidere mai di fare alcuna cosa per buona che ti sembri, quando ti è possibile ricorrere all'obbedienza e al consiglio; infatti la volontà di Dio ti si manifesterà sempre in questo modo.

Augustinus
21-11-04, 12:10
Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1298-1302

21 NOVEMBRE

PRESENTAZIONE DI MARIA SANTISSIMA AL TEMPIO

Origine e carattere della festa.

La Presentazione di Maria, ultima festa mariana dell'anno liturgico, inferiore alle altre per solennità e iscritta molto tardi nel calendario, è tuttavia fra le più care al clero e alle persone consacrate a Dio.

Come è nato in Oriente il culto della Madonna, così in Oriente è sorta questa festa e vi era celebrata già nel secolo VII.

In Occidente, la Francia fu la prima ad accoglierla, alla corte romana di Avignone, nel 1372 e, un anno dopo, nella cappella del palazzo reale di Carlo V, il quale, anzi, con lettera del 10 novembre 1374 ai Maestri ed alunni del collegio di Navarra, espresse il desiderio che fosse celebrata in tutto il regno.

"Carlo, per grazia di Dio re dei Francesi, ai nostri amati sudditi: salute in Colui, che non cessa di onorare la Madre sua sulla terra. Fra gli altri oggetti della nostra sollecitudine, preoccupazione e riflessione di ogni giorno, occupa a buon diritto il primo posto nei nostri pensieri il desiderio che la Beata Vergine e Santissima Imperatrice sia da noi onorata con amore grandissimo e lodata come merita la venerazione che le è dovuta. È infatti nostro dovere renderle onore e, volgendo in alto gli occhi dell'anima nostra, sappiamo quale incomparabile protettrice sia per noi, quale potente mediatrice sia presso il suo benedetto Figlio per tutti coloro che la onorano con cuore puro... Volendo perciò esortare il nostro fedele popolo a celebrare la festa, come proponiamo Noi stessi di fare, a Dio piacendo, in tutti gli anni della nostra vita, ne inviamo l'Ufficio, affinché con la devozione aumentiamo le vostre gioie" (Launoy, Historia Navarrae gymnasii, Pars I, L. I, c. 10).

A quel tempo i principi parlavano così. E si sa come in quegli anni il saggio e pio re, proseguendo l'opera iniziata a Brétigny per mezzo della Vergine di Chartres, salvasse una prima volta dagli Inglesi la Francia sconfitta e smembrata. In quell'ora, critica per lo Stato come per la Chiesa, il sorriso di Maria Bambina portava all'uno e all'altra il grande beneficio della pace.

La festa odierna ricorda l'avvenimento più notevole e unico senza dubbio dell'infanzia della Santissima Vergine Maria: la sua Presentazione al Tempio da parte di Gioacchino e Anna e la sua consacrazione a Dio. Il fatto ci è riportato dagli apocrifi e particolarmente dal Protoevangelo di Giacomo, che nella prima parte risale al II secolo. Scritti posteriori ingraziosirono il racconto con mille dettagli, belli ma fantastici, dei quali si impadronirono tosto poeti, pittori e agiografi. La Chiesa accolse soltanto il fatto della Presentazione al Tempio.

La consacrazione di Maria.

Quando lo ritennero opportuno, san Gioacchino e sant'Anna condussero la loro piccola bambina al Tempio e là, come ritengono parecchi santi, la consacrarono al Signore, che l'aveva loro concessa nella vecchiaia.

Da parte sua, Maria ratificò la consacrazione fatta dai genitori, la consacrazione già fatta nel momento della sua concezione immacolata e si donò senza riserve, volendo per tutta la vita essere la serva del Signore. "La Madonna, diceva san Francesco di Sales, fa oggi un'offerta quale il Signore la vuole, perché, oltre la sua persona, che sorpassa tutte le altre, fatta eccezione del Figlio suo, offre tutto ciò che è, tutto ciò che ha e questo è quanto Dio chiede" (Opere, t. ix, p. 236).

I sentimenti di Maria.

L'Olier fa notare che "l'offerta, che Maria aveva fatta di se stessa fin dalla concezione immacolata, era segreta, ma che, come la religione comprende doveri interni e nascosti e doveri esterni e pubblici, Dio volle che rinnovasse l'offerta nel Tempio di Gerusalemme, unico santuario della vera religione allora esistente nel mondo intero, ed Egli stesso le ispirò di andare ad offrirsi a lui in quel luogo. La Bambina benedetta, santificata nella carne, l'anima penetrata e piena della divinità, mentre le sue facoltà naturali sembravano morte, era in tutto diretta dallo Spirito Santo. Con la sola attività del proprio spirito, chiudendo ogni porta alla saggezza umana, viveva soltanto secondo Dio, in Dio, per Dio e sono la direzione stessa di Dio ...

Posseduta dallo Spirito di Dio, tutta ardore e amore, era condotta al Tempio dallo Spirito divino, che la elevava oltre le possibilità dell'età e della natura. Bambina di tre anni appena, sale da sé i gradini del Tempio... per far vedere che soltanto lo Spirito divino la dirige e per insegnare a noi che, operando con la sua potenza nelle anime nostre, Egli è il vero sostegno delle nostre infermità ...

Maria rinnova allora il voto di vittima e di ancella con amore ancora più puro, più grande, più nobile e più ammirabile di quando lo aveva emesso nel tempio sacro del seno di sant'Anna e tale amore, crescendo continuamente, sviluppandosi momento per momento, senza interruzioni e senza posa, la rende immensa. Tutta consumata da questo amore, non vuole avere di vita, movimento, libertà, spirito, corpo, niente altro che in Dio. Il dono fatto di sé è così vivo, ardente e stimolante che l'anima è, in ogni momento e in modo perpetuo, disposta ad abbandonarsi in Dio, ad appartenergli sempre di più, convinta di non esserlo mai abbastanza e desiderosa di esserlo maggiormente, se le è possibile ...

Infine, offrendosi a Dio, come ostia viva a lui consacrata in tutto quello che è e in tutto quello che sarà un giorno, rinnova la consacrazione a Dio di tutta la Chiesa, che già aveva fatta nel momento della sua concezione e specialmente la consacrazione delle anime, che, seguendo il suo esempio, si sarebbero consacrate al divino servizio in tante sante comunità. In quel giorno la legge antica vede realizzarsi qualcosa di quello che essa significava: il Tempio di Gerusalemme vede compiuta una delle sue speranze e accoglie fra le sue mura uno dei templi dei quali è immagine la Santissima Vergine Maria, tempio vivo di Cristo, come Gesù sarà tempio vivo e perfetto della divinità" (Vie intérieure de la Sainte Vierge, pp. 127-133).

Dopo la Presentazione.

Maria non resta al tempio, perché nessuno meglio di Gioacchino e Anna sono preparati ad educare la Madre di Dio; ma vi ritorna spesso per essere iniziata alla legge mosaica, per unirsi ai sacrifici offerti a Dio ogni giorno e pregarlo di inviare presto il Messia promesso e tanto atteso.

"Conoscendo pienamente i misteri del Figlio di Dio... Maria contempla e adora Gesù Cristo in tutte le figure della liturgia mosaica. Al tempio è come circondata da Cristo, lo vede dappertutto e, in certo senso, ella è la pienezza della Legge, poiché compie al momento del declino della Legge, ciò che questa non aveva ancora potuto consumare dalla sua istituzione.

Vedendo le vittime del tempio, Maria sospira per la morte della vittima annunziata dai profeti, per la morte di colui che salverà il mondo e che sarà ad un tempo sacerdote, vittima e tempio del suo sacrificio. Maria adempie senza saperlo in quel tempo le funzioni sante del sacerdozio che avrebbe esercitato sul Calvario... è il sacerdote universale, il sommo sacerdote della Legge, il Pontefice magnifico, che immola in anticipo, spiritualmente, Gesù Cristo alla gloria del Padre... E, come offre a Dio se stessa, in tutto quello che è e in tutto quello che sarà, offre, nello stesso tempo, tutta la Chiesa.

La Legge richiamava il Messia... La Santissima Vergine lo chiama con maggiore potenza ed efficacia, più dei Patriarchi e dei Profeti, per la sua inimitabile santità, per le sue qualità auguste, per l'ardore della carità verso gli uomini e per l'amore ardentissimo e veemente per il Verbo incarnato, del quale già contempla la bellezza affascinante, nelle comunicazioni del Verbo stesso, delle quali il Padre si compiace favorirla... " (Olier, ivi, pp. 137-144). La festa della Presentazione è così per noi provvidenziale preparazione al periodo liturgico dell'avvento, ormai vicino, durante il quale, insieme con tutti i santi del Vecchio Testamento e soprattutto uniti alla preghiera di Maria, chiederemo per le anime nostre e per il mondo intero il grande beneficio della nuova nascita del Salvatore.

Preghiera.

"Rallegratevi con me voi tutti che amate il Signore, perché, ancora piccolina, piacqui all'Altissimo" (Secondo responsorio del primo Notturno dell'Ufficio della Madonna).

Nell'Ufficio cantato in tuo onore ci rivolgi, o Maria, questo invito e quale festa meglio di questa lo giustificherebbe? Quando, piccola più per l'umiltà che per l'età, candida e pura salivi i gradini del tempio, il cielo dovette riconoscere che ormai le compiacenze dell'Altissimo erano per la terra. Gli Angeli, in una pienezza di luce mai vista, compresero le tue grandezze incomparabili, e la maestà di un Tempio in cui Dio raccoglieva un omaggio superiore a quello dei nove cori angelici, la prerogativa augusta del Vecchio Testamento di cui eri figlia e i cui insegnamenti perfezionavano in te la formazione della Madre di Dio.

Tuttavia la santa Chiesa ti dichiara imitabile per noi in questo mistero della Presentazione, come in tutti gli altri, o Maria (Lezione seconda del secondo Notturno). Degnati particolarmente benedire i privilegiati che la grazia della vocazione fa abitare qui in terra nella casa del Signore e siano essi pure il fertile ulivo (Eccli 24,19) nutrito dello Spirito Santo col quale oggi ti paragona san Giovanni Damasceno (Lezione prima del secondo Notturno). Ma non è forse ogni cristiano, per il suo battesimo, cittadino e membro della Chiesa, vero santuario di Dio del quale il tempio di Gerusalemme è soltanto figura? Per tua intercessione ci sia possibile seguirti da vicino nella tua felice Presentazione, per meritare di essere noi pure presentati, al tuo seguito, all'Altissimo nel tempio della sua gloria (Colletta del giorno).

Augustinus
21-11-05, 08:37
Colei che credette in virtù della fede, in virtù della fede concepì. Fate attenzione, vi prego, a quello che disse il Signore Gesù Cristo, stendendo la mano verso i suoi discepoli: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre" (Mt 12, 49-50). Forse che non ha fatto la volontà del Padre la Vergine Maria, la quale credette in virtù della fede, concepì in virtù della fede, fu scelta come colei dalla quale doveva nascere la nostra salvezza tra gli uomini, fu creata da Cristo, prima che Cristo in lei fosse creato? Ha fatto, sì certamente ha fatto la volontà del Padre Maria santissima e perciò conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo. Mentre il Signore passava, seguito dalle folle, e compiva i suoi divini miracoli, una donna esclamò: "Beato il grembo che ti ha portato!" (Lc 11, 27). Felice il grembo che ti ha portato! E perché la felicità non fosse cercata nella carne, che cosa rispose il Signore? "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano" (Lc 11, 28). Anche Maria proprio per questo è beata, perché ha ascoltato la parola di Dio e l'ha osservata. Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente, di ciò che è portato nel grembo. Santa è Maria, beata è Maria, ma è migliore la Chiesa che la Vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa: un membro santo, un membro eccellente, un membro che tutti sorpassa in dignità, ma tuttavia è sempre un membro rispetto all'intero corpo. Se è membro di tutto il corpo, allora certo vale più il corpo che un suo membro. I1 Signore è capo, e il Cristo totale è capo e corpo. Perciò, o carissimi, badate bene: anche voi siete membra di Cristo, anche voi siete corpo di Cristo. Osservate in che modo lo siete, perché egli dice: " Ecco mia madre, ed ecco i miei fratelli" (Mt 12, 49).

Augustinus
21-11-05, 08:40
SS. Gioacchino ed Anna, genitori della B. V. Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144753)

Immacolata Concezione di Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=149653)

Natività della Beata Vergine Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144768)

Presentazione del Signore Gesù al Tempio o festa della Purificazione di Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=402852)

Augustinus
21-11-06, 15:23
http://img299.imageshack.us/img299/6136/presentazioneys5.jpg Fernando Yáñez de la Almedina e Fernando Llanos, Presentazione di Maria al Tempio, XVI-XVI sec., Cattedrale, Valencia

http://img299.imageshack.us/img299/382/presentazione2ud2.jpg Pedro de Berruguete, Presentazione di Maria al Tempio, XVI-XVI sec., Chiesa di Santa María, Becerril de Campos, Palencia

Augustinus
20-11-07, 15:36
Feast of the Presentation of the Blessed Virgin Mary

The Protoevangel of James, the Gospel of Pseudo-Matthew, the Gospel of the Nativity of Mary, and other apocryphal writings (Walker, "Apocryph. Gosp.", Edinburgh, 1873) relate that Mary, at the age of three, was brought by her parents to the Temple, in fulfillment of a vow, there to be educated. The corresponding feast originated in the Orient, probably in Syria, the home of the apocrypha. Card. Pitra (Anal. Spici. Solesmensi, p. 265) has published a great canon (liturgical poem) in Greek for this feast, composed by some "Georgios" about the seventh or eighth century. The feast is missing in the earlier Menology of Constantinople (eighth century); it is found, however, in the liturgical documents of the eleventh century, like the "Calend. Ostromiranum" (Martinow, "Annus græco-slav.", 329) and the Menology of Basil II (e’ísodos tes panagías Theotókon). It appears in the constitution of Manuel Comnenos (1166) as a fully recognized festival during which the law courts did not sit. In the West it was introduced by a French nobleman, Philippe de Mazières, Chancellor of the King of Cyprus, who spent some time at Avignon during the pontificate of Gregory XI. It was celebrated in the presence of the cardinals (1372) with an office accommodated from the office chanted by the Greeks. In 1373 it was adopted in the royal chapel at Paris, 1418 at Metz, 1420 at Cologne. Pius II granted (1460) the feast with a vigil to the Duke of Saxony. It was taken up by many dioceses, but at the end of the Middle Ages, it was still missing in many calendars (Grotefend, "Zeitrechnung", III, 137). At Toledo it was assigned (1500) by Cardinal Ximenes to 30 September. Sixtus IV received it into the Roman Breviary, Pius V struck it from the calendar, but Sixtus V took it up a second time (1 September, 1585). In the province of Venice it is a double of the second class with an octave (1680); the Passionists and Sulpicians keep it as a double of the first class; the Servites, Redemptorists, Carmelites, Mercedarians, and others as a double of the second with an octave. In the Roman Calendar it is a major double. The Greeks keep it for five days. In some German dioceses, under the title "Illatio", it was kept 26 November (Grotefend, III, 137).

Bibliography

KELLNER, Heortologie (Freiburg, 1901); NILLES, Kal. Man. (Innsbruck, 1897); HOLWECK, Fasti Mariani (Freiburg, 1892).

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. XII, New York, 1911 (http://www.newadvent.org/cathen/12400a.htm)

Augustinus
21-11-07, 10:00
http://www.antiochian.org/assets/asset.php?type=image&id=2219&width=175

Augustinus
21-11-07, 10:06
http://www.wga.hu/art/g/giotto/padova/2virgin/mary02.jpg http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/35/Giotto_-_Scrovegni_-_-08-_-_Presentation_of_the_Virgin_in_the_Temple.jpg http://www.artchive.com/artchive/g/giotto/giotto_present.jpg Giotto di Bondone, La presentazione della Vergine al tempio, 1304-1306, Cappella Scrovegni (Cappella Arena), Padova

Augustinus
21-11-07, 10:10
Veni electa mea, et ponam in te thronum meum; quia concupivit rex speciem tuam.

Audi, filia, et vide, et inclina aurem tuam. Quia concupivit rex speciem tuam.

Augustinus
21-11-08, 07:27
http://collection.aucklandartgallery.govt.nz/collection/images/display/M1982/M1982_1_2_655.jpg Jacques Callot, Presentazione di Maria al Tempio, 1630-36, Auckland Art Gallery, Auckland, Nuova Zelanda

Augustinus
21-11-08, 07:47
http://campus.udayton.edu/mary/images/Maurpresmary.jpg

Augustinus
23-11-08, 11:30
DIE 21 NOVEMBRIS

IN PRÆSENTATIONE
BEATÆ MARIÆ VIRGINIS

VIRGINIS ET MARTYRIS

Duplex majus

Introitus

Sedulius

SALVE, sancta Parens, eníxa puérpera Regem: qui cælum terrámque regit in saécula sæculórum. Ps. 44, 2. Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea regi. V/. Glória Patri. Salve..

Oratio

DEUS, qui beátam Maríam semper Vírginem, Spíritus Sancti habitáculum, hodiérna die in templo præsentári voluísti: præsta, quǽsumus; ut, ejus intercessióne, in templo glóriæ tuæ præsentári mereámur. Per Dóminum … in unitáte ejúsdem.

Léctio libri Sapiéntiæ

Eccli. 24, 14-16

AB INÍTIO et ante saécula creáta sum, et usque ad futúrum sǽculum non désinam, et in habitatióne sancta coram ipso ministrávi. Et sic in Sion firmáta sum, et in civitáte sanctificáta simíliter requiévi, et in Jerúsalem potéstas mea. Et radicávi in pópulo honorificáto, et in parte Dei mei heréditas illíus, et in plenitúdine sanctórum deténtio mea.

Graduale. Benedícta et venerábilis es, Virgo María; quæ sine tactu pudóris invénta es Mater Salvatóris. V/. Virgo Dei Génetrix, quem totus non capit orbis, in tua se clausit víscera factus homo.

Allelúja, allelúja. V/. Post partum, Virgo, invioláta permansísti : Dei Génitrix, intercéde pro nobis. Allelúja.

http://www.unavoce-ve.it/crux.gif SSequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam

Luc. 11, 27-28

IN ILLO témpore: Loquénte Jesu ad turbas, extóllens vocem quædam múlier de turba, dixit illi: Beátus venter, qui te portávit, et úbera, quæ suxísti. At ille dixit: Quinímmo beáti, qui áudiunt verbum Dei, et custódiunt illud.

Credo.

Offertorium. Luc. 1, 28 et 42. Ave, María, grátia plena: Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus, et benedíctus fructus ventris tui.

Secreta

TUA, Dómine, propitiatióne, et beátæ Maríæ semper Vírginis intercessióne, ad perpétuam atque præséntem hæc oblátio nobis profíciat prosperitátem et pacem. Per Dóminum.

Communio. Ps. 118, 78 et 80. Confundántur supérbi, quia injúste iniquitátem fecérunt in me: ego autem in mandátis tuis exercébor, in tuis justificatiónibus, ut non confúndar.

Præfatio de B. Maria Virgine Et te in Præsentatióne.

Communio. Beáta víscera Maríæ Vírginis, quæ portavérunt ætérni Patris Fílium.

Postcommunio

SUMPTIS, Dómine, salútis nostræ subsídiis: da, quaésumus, beátæ Maríæ semper Vírginis patrocíniis nos ubíque prótegi; in cujus veneratióne hæc tuæ obtúlimus majestáti. Per Dóminum.

FONTE (http://www.clerus.org/bibliaclerusonline/pt/bwj.htm#ccr)

Holuxar
21-11-16, 22:15
21 novembre 2016: Presentazione della Beata Vergine Maria...






Presentazione della B. V. Maria - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/presentazione-della-b-v-maria/)
http://www.sodalitium.biz/presentazione-della-b-v-maria/
"21 novembre, Presentazione della B. V. Maria.
Quando lo ritennero opportuno, san Gioacchino e sant’Anna condussero la loro piccola bambina al Tempio e là, come ritengono parecchi santi, la consacrarono al Signore, che l’aveva loro concessa nella vecchiaia. Da parte sua, Maria ratificò la consacrazione fatta dai genitori, la consacrazione già fatta nel momento della sua concezione immacolata e si donò senza riserve, volendo per tutta la vita essere la serva del Signore. “La Madonna, diceva san Francesco di Sales, fa oggi un’offerta quale il Signore la vuole, perché, oltre la sua persona, che sorpassa tutte le altre, fatta eccezione del Figlio suo, offre tutto ciò che è, tutto ciò che ha e questo è quanto Dio chiede”."



http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/shutterstock_247418017-660x350-1-300x159.jpg











“Carlo Di Pietro - Giornalista e Scrittore (https://www.facebook.com/carlomariadipietro/?fref=nf)
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare san Gelàsio primo, Papa, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo Santo, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Gelàsio primo, Papa, possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
#sdgcdpr (https://www.facebook.com/hashtag/sdgcdpr?source=feed_text&story_id=1181798705189870)”



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"Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico http://www.radiospada.org e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com"

“21 NOVEMBRE 2016: PRESENTAZIONE DI MARIA SANTISSIMA AL TEMPIO”


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“Il 21 novembre 235 Sant'Antero viene esaltato al Sommo Pontificato”


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“Il 21 novembre 496 muore San Gelasio I, Sommo Pontefice”


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"Maria si presenta al Tempio e così pure alle nostre anime | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2016/11/maria-si-presenta-al-tempio-e-cosi-pure-alle-nostre-anime/)
http://www.radiospada.org/2016/11/maria-si-presenta-al-tempio-e-cosi-pure-alle-nostre-anime/



http://i2.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2016/11/061virgi.jpg?resize=901%2C818​


di Cristiano Lugli
Mentre il mondo continua a compiere il suo isterico corso, noncurante di quanto Cristo ieri ci diceva nel Vangelo parlando della distruzione di Gerusalemme e del Tempio, indicandoci però pure i tempi ultimi di cui l’uomo moderno non riesce a comprendere la portata pur trovandocisi assolutamente in mezzo, la Liturgia odierna ci offre un insignissimo mezzo per meditare e comprendere come sfuggire a “l’abominio della desolazione”, che certo non sappiamo quando avverrà di preciso, ma sappiamo e presumiamo avrà da venire presto. Una scappatoia non certo di tipo materiale, quanto invece spirituale, coltivata nel profondo della nostra anima ed offertaci da quella splendida e perfetta Creatura quale la Beata Vergine Maria.
La stessa Liturgia Romana pare quasi in “imbarazzo”, poiché si rende conto dell’enorme episodio che ricorre quest’oggi, ossia la Presentazione di Maria Santissima al Tempio, ma non riesce ad offrire numerosi spunti biblici proprio perché di fatto non ve ne sono. La Sacra Scrittura infatti nulla ci dice a proposito di questo episodio, pur essendo esso autorevolmente fondato sull’antica tradizione cristiana, celebrata già in Oriente nel VI sec. ed inserita nel XIV sec. anche in Occidente.
L’Antifona dei II Vespri oggi ricorrente riassume l’emblema di questo episodio importantissimo in queste parole: “Beáta Dei Genitrix, María Virgo perpétua, templum Dómini, sacrárium Spiritus Sancti, sola sine exémplo placuísti Dómino nostro Jesu Christo, allelúia”.Ella è appunto “Tempio del Signore”, il “Tabernaculum Altissimi” che si pone come eco solenne – attraverso la Sua Natività, il Suo Santo Nome, e la Sua Presentazione – al medesimo ciclo cristologico verso cui ci avviciniamo sempre più.
La Chiesa ci pone dunque innanzi ad un evento grandioso, tanto piccolo e nascosto quanto spiritualmente edificante se si pensa a quanto, già dalla più tenera fanciullezza, la vita di Colei che ebbe da divenire la Madre di Dio fosse perfetta. Ella decide fin da subito di abbandonare il mondo, ancor più di abbandonare madre e padre, sante creature, per ritirarsi nell’oscurità del Tempio che rappresenta Dio, ovvero la vita unita con Lui e che si inLuiaattraverso di Lui; un episodio che ci parla di fuga dalle chele della mondanità, di distacco integrale del ciò che vi è fuori per porre e spendere tutto in Dio e per Dio, attraverso la massima consacrazione verginale che Maria fa di se stessa, come più alto dono conseguentemente ricambiato con lo stesso parto virginale. Nessuna offerta così pura, nessuna così totale e certa come la Sua sarebbe mai più avvenuta, ed è questo il mistero sopraggrande e degno senz’altro dell’Onnipotenza di Colui che ordina tutte le cose secondo imperfezione alcuna.
È il richiamo udito dalle orecchie del suo cuore che la spingono ad un passo così puro, la Divina Sapienza che a Lei parla ed in Lei si incarna: “Audi, fília, et vide et inclína aurem tuam; et oblivíscere pópulum tuum et domum patris tui”.
Al Divin richiamo infatuato la Madonna accondiscende in modo pronto e netto, ed è forse questo l’esempio che dovremmo cogliere in tutta la sua capienza, così come parrebbe essere il monito principale di tutti i sacerdoti o consacrati che siano, riposti in modo del tutto speciale sotto il Manto di Maria in quanto riflessi della Sua consacrazione verginale nel mondo.Questi “chiamati”non dovrebbero forse separarsi anch’essi dal mondo, lasciando persone care, distaccandosi dai propri concittadini, dai luoghi in cui sono cresciuti e in cui hanno maturato l’Amore per Dio? E seppur non sarà a tutti i costi una separazione di tipo concreto – o se vogliamo materiale – essa per poter essere autentica dovrà essere voluta e praticata dall’anima, e quindi con slancio spirituale.
Oh, quanto sarebbe gioioso sapere che tante anime consacrate a Dio abbiano a mente di staccare il proprio cuore dalle cose del mondo, isolandosi, per rendere culto a quel passo in cui Nostro Signore dice: “Essi non sono del mondo“.Questi moniti non possono però essere scaricati solo sui consacrati, ma devono piuttosto essere esami critici per tutti noi, spesso molli ed immersi nelle massime di colui che sta là fuori, il quale ci invita, con animo di tentatore, ad ingerire costantemente, lasciandoci privi di coraggio, di quel coraggio necessario per vivere a trecentosessanta gradi il detto “vivere nel mondo senza essere del mondo”.
Neppure gli ambienti più rigorosi sono esenti da questi pericolo, e per più rigorosi si potrebbe certamente intendere gli ambienti monastici (o ciò che essi furono) in cui, fra il silenzio dei chiostri, riecheggia comunque il ruggito del mondo pronto a sguainare i propri artigli sotto una forma consona all’inganno da proporre all’asceta.
D’altronde in ogni uomo dovrebbe coesistere una parte che si ispiri al monaco in senso assoluto poiché appunto il Nemico si insinua ovunque, ed in ogni stato di vita e luogo invade i cuori e le anime non totalmente distaccate dal mondo.
Maria Santissima pone il Suo sublime esempio, insegnando che il modo migliore per supplire ad una separazione totale – che comunque crea vuoto e travaglio interiore – è l’offerta e la consacrazione totale, donandosi, come Lei ha fatto, totalmente a Dio, senza riserve né mezze misure, senza un tempo determinato dalla scarsa volontà.
La pienezza dell’offerta mariana umilia la nostra miseria umana priva di sferzo, poiché giammai, nemmeno per un solo istante, la Madre di Dio pensò di venir meno a quanto già fece da fanciulla. Si badi bene: non è che non venne meno alla sua totale servitù all’Altissimo dopo aver espresso il Suo umile e devoto “Fiat“, ma già dalla Sua Presentazione al Tempio non mutò mai più di una virgola quell’impegno che si prese in fanciullezza.
A questo proposto si esprime magistralmente il Padre Gabriele di S.M.M.:

“Circostanze oltremodo difficili e penose riempirono la vita della Madonna: il dubbio di Giuseppe sull’origine della Sua maternità, il viaggio a Betleem in condizioni tanto delicate e disagiate, la squallida povertà in cui vede nascere il Suo Bambino, la fuga in Egitto, la vita stentata di Nazaret, le ostilità e le malignità dei farisei verso Gesù, il tradimento di Giuda, l’ingratitudine di un popolo tanto beneficato ed amato, la condanna a morte del Figlio, il viaggio al Calvario, la crocifissione in mezzo agli insulti della plebaglia. Invano scruteremmo il cuore di Maria per scorgervi un solo moto di risentimento, di protesta, invano cercheremmo di cogliere dalle Sue labbra una sola parola di lamento; Maria si è data totalmente a Dio e lascia che Dio eserciti su di Lei tutti i Suoi diritti di Sovrano, di Signore, di Padrone; non ha nulla da obiettare, né si meraviglia che la Sua immolazione debba giungere a tanto: non si è forse offerta senza riserve? Ed ora che la Sua offerta viene consumata non fa che ripetere: ‘Fiat? Ecce ancilla Domini!’ ”

Poniamoci dunque a rispetto di questo modello perfetto, per meditare su quanto il nostro cuore di cattolici, predisposto per qualche ora al giorno ad una preghiera frettolosa e spesso distratta, sia poi proteso a rientrare – o meglio ad uscire – nella forza centrifuga delle vanità del mondo.
Pigri alla sottomissione e all’obbedienza, la vita scorre spesso senza accettazione delle contrarietà, senza amore per la mortificazione, ossia l’inesorabile Via maestra dei Santi che sull’esempio di Gesù e con la sequela di Maria Santissima hanno percorso per tutta la vita terrena. Niente sagacia nel difendere i propri diritti futili, niente amor proprio vige nei Santi di Dio, poiché Essi sapevano e sanno che l’unico vero diritto per un’anima dedita a servire Dio è quello presentato della Vergine Maria entrante nel Tempio: lasciare che sia Dio a consumare tutti i nostri sensi e tutti i nostri elementi per renderci a Lui come strumenti in grado di adoperarsi per la Sua maggior Gloria.
“Dove sono io deve essere anche il mio servo“. E ancora dice Cristo nel Santo Vangelo “Ti prego, Padre, come io e te siamo uno, anch’essi divengano uno con noi“.
Questa è l’entrata di Maria al Tempio, ancor più di un’unione con Dio, cioè la facoltà di divenire una cosa sola con Lui. Riempiendo una botte di acqua quest’ultima si unisce alla botte, ma differenziandosi e non unendosi.
“O diletta di Dio, amabilissima fanciulla di Dio – grida soavemente sant’Alfonso – potessi oggi io offrire a Voi i primi anni della mia vita per dedicarmi tutto al Vostro servizio, Santa e dolcissima Signora mia, così come Voi vi presentaste al Tempio e tutta vi consacraste alla Gloria ed all’Amore del Vostro Dio!”
Ci aiuti Maria Santissima a far sì che, sul Suo modello, la nostra anima sia in grado di divenire “una” e non “unita”, poiché dove è l’anima, là è Dio."

anima (http://www.radiospada.org/tag/anima/), devozione mariana (http://www.radiospada.org/tag/devozione-mariana/), distacco (http://www.radiospada.org/tag/distacco/), dono di sé (http://www.radiospada.org/tag/dono-di-se/), MAdonna (http://www.radiospada.org/tag/madonna/), Maria (http://www.radiospada.org/tag/maria/), Maria Vergine (http://www.radiospada.org/tag/maria-vergine/)












21 Novembre - Presentazione della Beata Vergine Maria (http://www.preghiereperlafamiglia.it/presentazione-della-beata-vergine-maria.htm)
http://www.preghiereperlafamiglia.it/presentazione-della-beata-vergine-maria.htm


"21 NOVEMBRE

PRESENTAZIONE AL TEMPIO DELLA

BEATA VERGINE MARIA




http://www.preghiereperlafamiglia.it/images/greca.gif




PREGHIERA PER LA PRESENTAZIONE DELLA B. V. MARIA



Ti consacro, o Regina, la mia mente

affinché pensi sempre all'amore che tu meriti,
la mia lingua perché ti lodi,

il mio cuore perché ti ami.

Accetta, o Santissima Vergine,

l'offerta che ti presenta questo misero peccatore;

accettala ti prego,

per quella consolazione che sentì il tuo cuore
quando nel tempio ti donasti a Dio.

O madre di misericordia,

aiuta con la tua potente intercessione la mia debolezza,

impetrandomi dal tuo Gesù la perseveranza e la forza

per esserti fedele sino alla morte,
affinché, sempre servendoti in questa vita,
possa venire a lodarti in eterno nel Paradiso.










http://www.preghiereperlafamiglia.it/images/greca.gif


PREGHIERE PER LA PRESENTAZIONE DELLA B. V. MARIA
Padre santo, secondo la tradizione, Maria consacrò la sua giovane vita al tuo servizio nel tempio. Fa' che quanti sono stati consacrati a Dio dal Battesimo, comprendano la missione loro affidata e vivano realmente per la tua maggior gloria. Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre
Per la tua santa Presentazione, salvaci! Padre santo, cui Maria, tempio e tabernacolo del Verbo incarnato, per prima ha presentato il vero culto, in spirito e verità, fa' che quanti, nella Chiesa, scelgono la via della consacrazione al Signore, siano sempre fedeli alla loro vocazione. Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre
Per la tua santa Presentazione, salvaci! Padre santo, cui Maria sul Calvario, ha presentato se stessa unitamente al suo unico Figlio Gesù, vittima a te gradita, fa' che quanti partecipano al santo Sacrificio dell’altare, rivivano il mistero della Croce, offrendoti se stessi insieme a Gesù e Maria. Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre
Per la tua santa Presentazione, salvaci!"













Guéranger, L'anno liturgico - Presentazione di Maria Santissima al Tempio (http://www.unavoce-ve.it/pg-21nov.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-21nov.htm








https://forum.termometropolitico.it/333447-21-novembre-presentazione-della-beata-vergine-maria.html
21 novembre - Presentazione della Beata Vergine Maria (https://forum.termometropolitico.it/333447-21-novembre-presentazione-della-beata-vergine-maria.html)








Luca, Sursum Corda!

Holuxar
22-11-18, 00:50
21 NOVEMBRE 2018: PRESENTAZIONE DI MARIA SANTISSIMA AL TEMPIO…



«21 NOVEMBRE PRESENTAZIONE DI MARIA SANTISSIMA AL TEMPIO.»
Guéranger, L'anno liturgico - Presentazione di Maria Santissima al Tempio (http://www.unavoce-ve.it/pg-21nov.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-21nov.htm




Presentazione della B. V. Maria - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/presentazione-della-b-v-maria/)
http://www.sodalitium.biz/presentazione-della-b-v-maria/
«21 novembre, Presentazione della B. V. Maria.
Quando lo ritennero opportuno, san Gioacchino e sant’Anna condussero la loro piccola bambina al Tempio e là, come ritengono parecchi santi, la consacrarono al Signore, che l’aveva loro concessa nella vecchiaia. Da parte sua, Maria ratificò la consacrazione fatta dai genitori, la consacrazione già fatta nel momento della sua concezione immacolata e si donò senza riserve, volendo per tutta la vita essere la serva del Signore. “La Madonna, diceva san Francesco di Sales, fa oggi un’offerta quale il Signore la vuole, perché, oltre la sua persona, che sorpassa tutte le altre, fatta eccezione del Figlio suo, offre tutto ciò che è, tutto ciò che ha e questo è quanto Dio chiede”.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/presentazione-maria-1.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/presentazione-maria-1.jpg


http://www.sodalitium.biz/indulgenze-per-i-defunti/
"INDULGENZE PER I DEFUNTI."


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)”




«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
http://www.domusmarcellefebvre.it/
Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»





https://tradidiaccepi.blogspot.com/

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«Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/46508719_1612945298806786_3845140364474187776_n.jp g?_nc_cat=106&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=273521972f648d1bd7f69f456543c394&oe=5CAE8AAD


"PRESENTAZIONE DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA
• Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo.
(Disc. 25, 7-8; PL 46, 937-938)
Colei che credette in virtù della fede, in virtù della fede concepì.
Fate attenzione, vi prego, a quello che disse il Signore Gesù Cristo, stendendo la mano verso i suoi discepoli: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12, 49-50). Forse che non ha fatto la volontà del Padre la Vergine Maria, la quale credette in virtù della fede, concepì in virtù della fede, fu scelta come colei dalla quale doveva nascere la nostra salvezza tra gli uomini, fu creata da Cristo, prima che Cristo in lei fosse creato? Ha fatto, sì certamente ha fatto la volontà del Padre Maria santissima e perciò conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo. Lo ripetiamo: fu per lei maggiore dignità e maggiore felicità essere stata discepola di Cristo che essere stata madre di Cristo. Perciò Maria era beata, perché, anche prima di dare alla luce il Maestro, lo portò nel suo grembo.
Osserva se non è vero ciò che dico. Mentre il Signore passava, seguito dalle folle, e compiva i suoi divini miracoli, una donna esclamò: «Beato il grembo che ti ha portato!» (Lc 11, 27). Felice il grembo che ti ha portato! E perché la felicità non fosse cercata nella carne, che cosa rispose il Signore? «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11, 28). Anche Maria proprio per questo è beata, perché ha ascoltato la parola di Dio e l'ha osservata. Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente, di ciò che è portato nel grembo.
Santa è Maria, beata è Maria, ma è migliore la Chiesa che la Vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa: un membro santo, un membro eccellente, un membro che tutti sorpassa in dignità, ma tuttavia è sempre un membro rispetto all'intero corpo. Se è membro di tutto il corpo, allora certo vale più il corpo che un suo membro. Il Signore è capo, e il Cristo totale è capo e corpo. Che dire? Abbiamo un capo divino, abbiamo per capo Dio.
Perciò, o carissimi, badate bene: anche voi siete membra di Cristo, anche voi siete corpo di Cristo. Osservate in che modo lo siete, perché egli dice: «Ecco mia madre, ed ecco i miei fratelli» (Mt 12, 49). Come potrete essere madre di Cristo? Chiunque ascolta e chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre (cfr. Mt 12, 50).
Quando dico fratelli, quando dico sorelle, è chiaro che intendo parlare di una sola e medesima eredità. Perciò anche nella sua misericordia, Cristo, essendo unico, non volle essere solo, ma fece in modo che fossimo eredi del Padre e suoi coeredi nella medesima sua eredità."





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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda.
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare san Gelàsio primo, Papa, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo Santo, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Gelàsio primo, Papa, possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.»

«21 novembre, Presentazione della B. V. Maria.
Quando lo ritennero opportuno, san Gioacchino e sant’Anna condussero la loro piccola bambina al Tempio e là, come ritengono parecchi santi, la consacrarono al Signore, che l’aveva loro concessa nella vecchiaia. Da parte sua, Maria ratificò la consacrazione fatta dai genitori, la consacrazione già fatta nel momento della sua concezione immacolata e si donò senza riserve, volendo per tutta la vita essere la serva del Signore. “La Madonna, diceva san Francesco di Sales, fa oggi un’offerta quale il Signore la vuole, perché, oltre la sua persona, che sorpassa tutte le altre, fatta eccezione del Figlio suo, offre tutto ciò che è, tutto ciò che ha e questo è quanto Dio chiede”.
Dalla bacheca di don Ugo Carandino.»
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21 Novembre - Presentazione della Beata Vergine Maria (http://www.preghiereperlafamiglia.it/presentazione-della-beata-vergine-maria.htm)
http://www.preghiereperlafamiglia.it/presentazione-della-beata-vergine-maria.htm
«21 NOVEMBRE PRESENTAZIONE AL TEMPIO DELLA BEATA VERGINE MARIA
PREGHIERA PER LA PRESENTAZIONE DELLA B. V. MARIA.»



Presentazione della Beata Vergine Maria (http://www.santiebeati.it/dettaglio/25200)
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Presentazione della Beata Vergine Maria - La Nuova Bussola Quotidiana (http://www.lanuovabq.it/it/presentazione-della-beata-vergine-maria-1)
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«21 NOVEMBRE 2018: PRESENTAZIONE DI MARIA SANTISSIMA AL TEMPIO.»
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Maria si presenta al Tempio e così pure alle nostre anime | Radio Spada (http://www.radiospada.org/2016/11/maria-si-presenta-al-tempio-e-cosi-pure-alle-nostre-anime/)
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“Il 21 novembre 235 Sant'Antero viene esaltato al Sommo Pontificato.”

“Il 21 novembre 496 muore San Gelasio I, Sommo Pontefice.”

«Il 21 novembre 1916 muore l'Imperatore d'Austria Francesco Giuseppe.
"Con noi l'Imperatore era sempre molto gentile e di straordinaria cortesia. Non dava mai ordini, ma se aveva bisogno di qualcosa lo chiedeva e ringraziava sempre, anche quando, per esempio, gli si porgeva un bicchier d'acqua."
(dalle memorie del cameriere di Francesco Giuseppe d'Austria, Eugen Ketterl, sui rapporti dell'Imperatore con il personale di servizio).
"Le ultime parole pronunciate dall'Imperatore furono rivolte al suo fedele cameriere, di nome Ketterl. E ancora in queste parole [....] si poteva udire l'indescrivibile senso formale di Francesco Giuseppe per il suo ufficio e per il suo dovere: "Ho ancora molto lavoro da finire, domattina mi svegli alle tre e mezza come al solito".
(Franz Werfel, dal saggio "L'Impero Austriaco", nel volume "Zwischen oben und unten", Langen-Müller-Verlag, München/Wien, 1975).»
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«Il 21 novembre 1964 vengono pubblicati due documenti del Concilio Vaticano II.
1. "Lumen gentium" che mina la monarchia papale con la collegialità e insinua, con il "subsistit in" la non identità della Chiesa Romana con la Chiesa di Cristo.
2. "Unitatis redintegratio" che consacra il movimento ecumenico condannato infallibilmente da Pio XI e Pio XII.»


«Affresco delle Catacombe di Priscilla.
La matrona Priscilla, appartenente alla Gens Acilia, donò un terreno nel II secolo e da subito inizarono gli scavi per seppellirvi i morti delle comunità cristiane.
Questi cimiteri ospitarono 7 papi ed un numero incalcolabile di martiri durante le persecuzioni, inumati nei tre livelli delle gallerie fino ad una profondità di 35 metri. Questa abbondanza di testimoni valse alla Catacomba il titolo di "Regina delle Catacombe"
Questo affresco proviene dal cosiddetto "Cubicolo della Donna velata"; ivi era sepolta una donna, forse una martire, raffigurata in preghiera mentre ai lati vengono raffigurati il suo matrimonio e la nascita di suo figlio.
Piccola curiosità: le Catacombe ospitano la più antica rappresentazione della Vergine col Bambino Gesù finora scoperta.
Accanto alla Virgo Purissima, il Profeta addita una stella sopra di loro. Nella adiacente Cappella Greca vi è raffigurata l'Adorazione dei Magi.
La Vergine col Bambino è databile attorno al III secolo mentre l'Adorazione risale addirittura al II secolo, ovvero fu eseguita poco dopo la donazione di Priscilla.»
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https://www.radiospada.org/2018/11/difunde-tu-fe-catolica-la-presentacion-de-nuestra-senora-la-virgen-nina-en-el-templo/

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Como ovejas sin Pastor: LA PRESENTACIÓN DE NUESTRA SEÑORA, la Virgen Niña en el Templo (http://sicutoves.blogspot.com/2018/11/la-presentacion-de-nuestra-senora-la.html)
“miércoles, 21 de noviembre de 2018. LA PRESENTACIÓN DE NUESTRA SEÑORA, la Virgen Niña en el Templo.”
https://3.bp.blogspot.com/-gfvSJnFU6aM/W_TB7IMMkxI/AAAAAAAAUlc/uaWbS-2tC34LkHN7Nw2t1FQD0yisy4BuwCLcBGAs/s1600/PRESENTACI%25C3%2593NVIRGENMAR%25C3%258DA.jpg



https://moimunanblog.com/2018/11/20/la-presentacion-de-maria-en-el-templo-segun-sor-maria-de-agreda/
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Ligue Saint Amédée (http://www.saintamedee.ch)
http://www.saintamedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
21 novembre : La Présentation de la très Sainte Vierge au Temple :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/21-novembre-la-presentation-de-la-tres-sainte-vierge-au-temple)
“21 novembre : La Présentation de la très Sainte Vierge au Temple.”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/6915/4239/9651/11_21_presentation_marie_temple.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/6915/4239/9651/11_21_presentation_marie_temple.jpg




Réquiem aetérnam dona eis, Dómine, et lux perpétua lúceat eis. Requiéscant in pace. Amen.
Cor Jesu Sacratissimum, miserere nobis!!!
Regina Sacratissimi Rosarii Ora Pro Nobis!!!
Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!