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Visualizza Versione Completa : 25 marzo - Annunciazione della Beata Vergine Maria



Augustinus
25-03-04, 13:36
Il 25 marzo ricorre la solennità mariana dell'Annunciazione dell'Angelo a Maria.

Augustinus

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dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=20250):

Annunciazione del Signore

25 marzo - Solennità

Festa del Signore, l'Annunciazione inaugura l'evento in cui il figlio di Dio si fa carne per consumare il suo sacrificio redentivo in obbedienza al Padre e per essere il primo dei risorti. La Chiesa, come Maria, si associa all'obbedienza del Cristo, vivendo sacramentalmente nella fede il significato pasquale della annunciazione. Maria è la figlia di Sion che, a coronamento della lunga attesa, accoglie con il suo 'Fiat' e concepisce per opera dello Spirito santo il Salvatore. In lei Vergine e Madre il popolo della promessa diventa il nuovo Israele, Chiesa di Cristo. I nove mesi tra la concezione e la nascita del Salvatore spiegano la data odierna rispetto alla solennità del 25 dicembre. Calcoli eruditi e considerazioni mistiche fissavano ugualmente al 25 marzo l'evento della prima creazione e della rinnovazione del mondo nella Pasqua. (Mess. Rom.)

Martirologio Romano: Solennità dell’Annunciazione del Signore, quando nella città di Nazareth l’angelo del Signore diede l’annuncio a Maria: «Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo», e Maria rispondendo disse: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola». E così, compiutasi la pienezza dei tempi, Colui che era prima dei secoli, l’Unigenito Figlio di Dio, per noi uomini e per la nostra salvezza si incarnò nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo e si è fatto uomo.

Martirologio tradizionale (25 marzo): Annunciazione della beatissima Vergine Maria, Madre di Dio.

Il carattere mariano di questa festa, che gli antichi libri liturgici romani celebravano come solennità del Signore, viene messo in evidenza dall'Ufficio e dal formulario della Messa odierna. Anche se le fonti più antiche che riguardano questa solennità risalgono al secolo VI, possiamo ritenere che essa sia antica quanto il culto e la devozione alla S. Vergine. Come avrebbero potuto i primi cristiani ignorare le parole rivolte a Maria dall'angelo Gabriele e dalla cugina Elisabetta?
Il contenuto dell'Annunciazione riguarda il Messia e al tempo stesso l'intimo rapporto tra Madre e Figlio, come si deduce dalle parole dell'angelo Gabriele: "Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta tra le donne... Lo Spirito Santo verrà sopra di te e la potenza dell'Altissimo ti renderà sotto la sua ombra per questo il bambino santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio". E’ a motivo di questo intimo rapporto che Maria verrà chiamata "Madre di Dio".
L'angelo usa il linguaggio dei profeti del Vecchio Testamento nelle loro profezie messianiche, iniziando con l'invito alla gioia e garantendo l'aiuto di Dio alla Vergine prescelta all'alta missione. Maria è oggetto delle compiacenze divine: il Signore è con lei, ha trovato grazia agli occhi dell'Altissimo, sarà vergine e Madre di Dio. Maria stessa riconosce nelle parole dell'angelo i termini profetici che preludono alla rivelazione concernente il Messia. Confrontando la profondità religiosa del fidente abbandono di Maria al volere divino con ciò che vi è di soprannaturale nello stesso annuncio, possiamo affermare che al momento della sua risposta definitiva, del "fiat", in lei era già presente in maniera reale ciò che sarebbe diventato a poco a poco manifesto nel corso della sua vita, grazie al contatto col suo divin Figlio. "Nel momento dell'Annunciazione, Maria è la più alta espressione dell'attesa di Dio e del Messia nell'Antico Testamento; è la sintesi e il punto culminante dell'attesa messianica ebraica. E’ così che la vede S. Luca nel "Magnificat"; è così che la vede la patristica che va rivivendo nella teologia contemporanea.
A causa della grazia della sua nascita senza macchia e della sua consacrazione verginale a Dio, Maria è stata, nei confronti della luce della fede, d'una ricettività eccezionalmente squisita e delicata. Grazie a ciò, ella ha indicato, nella sua persona, l'apertura fondamentale e sempre più precisa in cui doveva sbocciare l'attesa dell'Antico Testamento per Jahvè-Salvatore " (E. Schillebeeckx).

Autore: Piero Bargellini

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Augustinus
25-03-04, 13:47
http://www.cattolicesimo.com/immsacre/ann.jpg Dante Gabriel Rossetti, Ecce Ancilla Domini, 1849-50, Tate Gallery, Londra

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/jwwa.jpg J. W. Waterhouse, L'Annunciazione, 1914, Sotheby's, USA

http://www.galleryone.com/images/christensen/christensen_-_annunciation_the.jpg James C. Christensen, L'Annunciazione

http://www.wga.hu/art/a/albani/annuncia.jpg Francesco Albani, L'Annunciazione, Hermitage, San Pietroburgo

http://www.wga.hu/art/a/andrea/sarto/3/the_annu.jpg Andrea Del Sarto, L'Annunciazione, 1528, Galleria Palatina (Palazzo Pitti), Firenze

http://www.wga.hu/art/a/andrea/sarto/1/annuncia.jpg Andrea Del Sarto, L'Annunciazione, 1512-13, Galleria Palatina (Palazzo Pitti), Firenze

http://www.wga.hu/art/a/albertin/visitat1.jpg Mariotto Albertinelli, L'Annunciazione, 1503, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://img413.imageshack.us/img413/4650/annunciationgifts7xg3mmlb6.jpg Nicolas Bertin, L'Annunciazione, XVII sec., Loyola's Martin D'Arcy Museum, Chicago

Augustinus
25-03-04, 14:53
http://www.wga.hu/art/a/antonell/virgin.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/ZLNWFJ/00-008845.jpg Antonello da Messina, Vergine dell'Annunciazione, Alte Pinakothek, Monaco

http://inillotempore.com/blog/images/Virgin_Annunciate_Antonello_da_Messina.jpg http://www.wga.hu/art/a/antonell/virgin_a.jpg Antonello da Messina, Vergine Annunziata, 1476 circa, Museo Nazionale, Palermo

http://www.wga.hu/art/a/antoniaz/annunci.jpg Antoniazzo Romano, Annunciazione, 1485, Basilica di S. Maria sopra Minerva, Roma

http://www.wga.hu/art/c/cavallin/mosaic/annuncia.jpg Pietro Cavallini, Annunciazione, 1291, Basilica di Santa Maria in Trastevere, Roma

Augustinus
25-03-04, 14:53
http://www.wga.hu/art/b/baldovin/annuncia.jpg Alessio Baldovinetti, Annunciazione, 1447, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://www.wga.hu/art/b/barocci/annuncia.jpg Federico Fiori Barocci, Annunciazione, 1592-96, Chiesa di S. Maria degli Angeli, Perugia

http://www.wga.hu/art/b/beccafum/8annunci.jpg Domenico Beccafumi, Annunciazione, 1545 circa, Chiesa di SS. Martino e Vittorio, Sarteano (Siena)

http://www.wga.hu/art/b/bellegam/annuncia.jpg Jean Bellegambe, Annunciazione, 1516-17, Hermitage, San Pietroburgo

http://www.wga.hu/art/b/benedett/annuncia.jpg Benedetto da Maiano, Annunciazione, prima del 1489, Cappella Mastrogiudici, Chiesa di S. Anna dei Lombardi, Napoli

http://www.wga.hu/art/b/berrugue/pedro/annuncia.jpg Pedro Berruguete, Annunciazione, Monastero di Miraflores, Burgos

http://www.ng-slo.si/imagelib/source/umetnine/NGS1301.jpg Martin Johann Schmidt, Annunciazione, 1776 circa, Narodna galerija, Lubiana

Augustinus
25-03-04, 14:57
Homilia II in Annunciatione, PG 10, 1156‑1169

Bisogna che noi offriamo a Dio come sacrificio di lode ogni celebrazione festiva; la prima di tutte le solennità deve essere quella dell'Annunciazione della santissima Madre di Dio, quando l'angelo la chiamò piena di grazia.

Questa salutazione angelica è nel Nuovo Testamento l'inizio di ogni sapienza e dottrina di salvezza. A noi, infatti, si rivolge questo saluto del Padre dei lumi: Ti saluto, o piena di grazia. (Lc 1,28 2)

Con queste parole Iddio abbraccia l'intera natura umana. Ti saluto, o piena di grazia, nel santo concepimento, nella tua maternità di gloria, perché ti annunzio una buona novella, una grande gioia per tutto il popolo.

Osservate dunque, carissimi, come il Signore, dappertutto invisibile, ci ha fatto dono di una gioia perenne, che eccede ogni pensiero umano.

Mentre era sulla terra, Maria conduceva una vita purissima, inghirlandata di ogni genere di virtù, ben al di là dei consueti atteggiamenti umani.

Il Verbo dell'eterno Padre volle allora assumere da lei la carne e farsi totalmente uomo. Attraverso la carne il peccato era entrato nel mondo e con il peccato era venuta la morte. Ma l'incarnazione condanna il peccato, quasi seppellendolo nel santo corpo di Maria. Così fu vinto il tentatore del peccato.

Con l'incarnazione, Dio volle che la stessa vita eterna trovasse nel mondo la sua dimora e con l'apparire dell'inizio della risurrezione un'intimità nascesse tra Dio e gli uomini.

Chi sarà in grado di narrare l'imperscrutabile mistero? Che cosa dire e che cosa lasciare in silenzio?

Gabriele fu inviato alla castissima Vergine: lui, incorporeo, si presenta a lei che nel corpo vive una vita incorrotta e osserva la castità con le altre virtù. Giunto da Maria, per prima cosa le annunzia la buona novella: Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te. Veramente sei colma di grazia, poiché hai indossato una veste senza macchia e ti sei cinta di purezza e temperanza. La tua vita ti rende degna della vera gioia.

Ti saluto, o piena di grazia: tu che sei vaso e scrigno della letizia celeste. Ti saluto, o piena di grazia: per mezzo tuo la gioia viene concessa a ogni creatura e il genere umano recupera l'antica dignità. Ti saluto, o piena di grazia: sulle tue braccia sarà portato il Creatore di tutte le cose.

Maria a queste parole rimane turbata: non è avvezza a discorrere con gli uomini, anzi ama la quiete solitaria, madre della continenza e della castità. E poiché ella è immagine immacolata di purezza e di integrità, non ha paura dell'apparizione dell'angelo, così come successe di solito ai profeti: l'autentica verginità ha, infatti, varie somiglianze con lo stato angelico.

L'arcangelo annunzia a Maria una gioia certa e indubitabile: Non temere, Maria perché hai trovato grazia presso Dio. (Lc 1,30) Queste poche parole ti dimostreranno che non devi nutrire nessun timore, anzi ti indicheranno la ragione di aver fiducia. Attraverso la mia voce tutte le potenze celesti salutano in te la Vergine santa; anzi lo stesso Dominatore delle potenze ipercosmiche fra tutte le creature ha scelto te, perché sei santa e ornata di grazia.

Attraverso il tuo seno puro, casto e incorruttibile, uscirà la fulgidissima perla, destinata a salvare il mondo intero. Tu sei divenuta più gloriosa, più pura, più santa di ogni creatura umana. Hai una mente più candida della neve e un corpo più puro dell'oro raffinato nel crogiolo.

Ezechiele ti scorse nella sua visione, quando descrisse così: Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve qualcosa come pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane. Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù mi apparve come di fuoco. (Ez 1,26‑27).

Nella sua chiaroveggenza, il profeta vide sotto quel simbolo il figlio nato dalla Vergine. Maria non avrebbe potuto portare un tale figlio se fin da quel tempo non fosse apparsa fulgente di ogni gloria e virtù.

Con quali elogi descriveremo la dignità verginale? Con quali lodi e con quali inni celebreremo il suo volto immacolato? Con quali espressioni e con quali canti spirituali potremo onorare colei che è più magnifica degli angeli?

Maria fu piantata nella casa del Signore come un olivo fruttifero; lo Spirito Santo la coprì della sua ombra e per mezzo di lei ci chiamò figli ed eredi del regno di Cristo.

La Vergine è il paradiso sempre verde della nostra eternità, nel quale l'albero della vita, che lì vi cresce, dà a tutti frutti di immortalità.

Maria è vanto delle vergini, giubilo delle madri, sostegno dei credenti, icona perfetta del fedele. E' indumento di luce e dimora della virtù; è la fonte perenne da cui l'acqua viva ha fatto scaturire l'incarnazione del Signore. Maria è baluardo di giustizia e chiunque sarà innamorato della sua nobiltà e purezza verginale, godrà della grazia degli angeli.

Coloro che in modo degno celebreranno l'Annunciazione della vergine Madre di Dio otterranno una più ricca ricompensa dalle parole dell'angelo: Ti saluto, o piena di grazia. Celebriamo perciò solennemente questa festività che ha riempito il mondo intero di gioia e di letizia. Celebriamola con salmi, inni e cantici spirituali.

L'annunciazione della vergine Maria piena di grazia è divenuta per noi il principio di ogni bene, il mirabile piano di salvezza del Salvatore, il suo divino ed eccelso insegnamento. Da Maria si diramano con splendore i raggi della luce spirituale. Da qui scaturiscono per noi le fonti della sapienza e dell'immortalità, le quali effondono limpidi e puri ruscelli di amore. Da qui risplenderanno per noi i tesori della divina conoscenza, perché questa è la vita eterna: conoscere il vero Dio e colui che ha mandato, Gesù Cristo. (Cf Gv 17,3)

Dio nella sua grande bontà, quando vide la sua opera assoggettata alla morte, non distolse completamente lo sguardo dall'uomo che aveva foggiato a sua immagine; non lo abbandonò e ad ogni generazione venne a visitarlo in terra.

Manifestandosi dapprima nei patriarchi, proclamandosi nella legge e rivelandosi nei profeti, annunziò il suo piano di salvezza. Ma quando giunse la pienezza dei tempi in cui doveva venire in tutta la sua gloria, mandò l'arcangelo Gabriele dalla vergine Maria per darle il lieto annunzio.

L'angelo scese dalle ineffabili potenze celesti e si rivolse alla santissima Vergine dicendo:Ti saluto, o piena di grazia. Non appena ella ebbe ascoltato quel saluto, ecco che lo Spirito Santo entrò nel virgineo tempio immacolato, santificandone il corpo e lo spirito. Le leggi della natura e del matrimonio stettero in disparte a guardare con stupore il Signore della natura operare in quel corpo un prodigio al di là della natura, o meglio, sopra la natura.

Con tutt'altre armi da quelle che il diavolo usò per farci la guerra, Cristo ci ha salvati: egli ha assunto il nostro corpo soggetto al patire, per dare una grazia maggiore alla nostra indigenza. (Rm 5,20) Laddove ha abbondato il peccato. ha sovrabbondato la grazia.

La tua lode, o santissima Vergine, senz'altro supera ogni lode, perché in te Dio ha preso carne ed è nato uomo. Te venera ogni creatura nei cieli, sulla terra e negli inferi e a te offre il culto che ti si addice. Tu sei davvero il trono degno dei cherubini e dalla sommità del regno spirituale tu brilli nel fulgore della tua luce.

In te è glorificato il Padre che non ha inizio, lui che ha disteso su di te la sua ombra. In te è adorato il Figlio, che tu hai generato secondo la carne. In te è celebrato lo Spirito Santo, che nel tuo seno portò a compimento la nascita del gran Re. Per mezzo di te, o piena di grazia, la santa e consostanziale Trinità è conosciuta nel mondo intero.

Degnati di rendere partecipi anche noi della tua perfetta grazia, in Cristo Gesù nostro Signore, insieme col quale sia gloria al Padre e allo Spirito Santo, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Augustinus
25-03-04, 14:59
Expositio Evangelii sec. Luc., lib. II, 10-11.13-16. PL 15, 1556.1557-1559

Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco. concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo. (Lc 1,15) ‑Anche di Giovanni l'angelo aveva detto: Sarà grande davanti al Signore! Ma il Battista sarebbe stato grande come uomo, mentre il Figlio di Maria lo sarà al modo di Dio, secondo quel che dice il salmo: Grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza non si può misurare. (Sal 144,3)

Il Signore stesso dette testimonianza della grandezza di Giovanni, dicendo di lui: Tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni. Tuttavia, Gesù aggiunge: Il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. (Lc 7,28)

Giovanni è grande, ma alla presenza del Signore. Poiché non bevve né vino né bevanda inebriante, può ben raccogliere il merito dall'astinenza, non avendo nessun potere per natura. Cristo, al contrario, mangiò e bevve con i pubblicani e i peccatori, giacché per natura aveva il potere di rimettere i peccati. Perché dunque egli avrebbe evitato di frequentare coloro che poteva rendere migliori degli asceti?

Giovanni è grande, ma la sua grandezza ha un principio e una fine; invece il Signore Gesù è insieme principio e fine, primo e ultimo. Non esiste nulla prima di questo primo, nulla oltre quest'ultimo.

Il Signore Gesù è davvero grande, come l'angelo annunziò a Maria. La potenza di Dio, infatti, si estende all'infinito, la grandezza della sua natura non ha confini. La Trinità non ha limiti né frontiere, non conosce misure o dimensioni di sorta. Non la racchiude nessuno spazio, nessun pensiero la circoscrive, non c'è calcolo che possa valutarla o un'epoca che possa mutarla.

Il Signore Gesù dette sì, una certa grandezza a qualche uomo il cui messaggio apparve su tutta la terra e la cui parola giunse ai confini del mondo. Ma la loro voce non è arrivata ai confini dell'universo né al di là dei cieli; invece del Figlio di Dio sta scritto: Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. (Col 1,16.17)

Contempla il cielo e vi troverai Gesù; guarda la terra, Gesù vi è presente. Se sali in cielo o scendi negli inferi grazie alla parola, vi troverai Gesù. Infatti Gesù è presente sia in cielo che sotto terra. Adesso, in questo stesso istante in cui sto parlando, Gesù è qui con me.

Non era facile conoscere il mistero nascosto da secoli in Dio, mistero che nemmeno le potenze celesti riuscirono a sapere. E tuttavia Maria non negò la sua fede, non si sottrasse al compito, ma dette l'assenso della sua volontà e promise i suoi servigi. Difatti quando domanda come ciò potrà avvenire, non mette in dubbio la parola dell'angelo, ma si informa in quale maniera essa si realizzerà.

Quant'è più misurata questa risposta che non le parole di Zaccaria! Mentre Maria domanda in che modo sarà possibile l'annunzio ricevuto, Zaccaria risponde: Come posso conoscere questo? Maria tratta già dell'affare, Zaccaria dubita ancora dell'annunzio. Dichiarando di non sapere, egli dimostra di non credere e sembra volere ancora un altro garante per la sua fede. Maria, al contrario, si dichiara pronta e non dubita che debba avverarsi ciò che pur domanda in che modo si compirà. Leggiamo infatti: Come è possibile? Non conosco uomo.

Per credere a un parto così incredibile e inaudito occorreva che Maria lo udisse chiaramente proclamare. Una vergine che dà alla luce un figlio è il suggello di un mistero divino, non umano. Maria aveva letto nel profeta Isaia: Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio. (Is 7,14) Maria credeva gia al compimento della profezia, ma non conosceva in che modo si sarebbe avverata, perché ciò non era stato rivelato nemmeno a un profeta importante come Isaia. Infatti l'annuncio di un tale mistero poteva proferirlo soltanto la bocca di un angelo.

Oggi si ascoltano per la prima volta le parole: Lo Spirito Santo scenderà su di te. Appena Maria ascolta questa parola così nuova, vi crede. Perciò risponde: Eccomi, sono la serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto. Notate l’umiltà e la dedizione di Maria: mentre viene scelta per madre, si dichiara serva del Signore e non si lascia esaltare dall'improvvisa promessa. Non rivendica nessun privilegio, che pur le viene da un dono così grande, ma semplicemente dice che compirà quanto le viene comandato.

Era necessario che Maria desse prova di umiltà, poiché doveva mettere al mondo colui che è mite e umile per eccellenza. Notiamo ancora la sua obbedienza e il suo desiderio. Dicendo: Eccomi, sono la serva del Signore, ella si mostra pronta a servire; e dicendo: Avvenga di me quello che hai detto, esprime a che cosa ella anela.

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Augustinus
25-03-04, 22:09
http://www.wga.hu/art/b/bonfigli/annuncia.jpg Benedetto Bonfigli, Annunciazione con S. Luca, 1455-60, Galleria Nazionale dell'Umbria, Perugia

http://www.wga.hu/art/b/botticel/22/6annunci.jpg http://www.insecula.com/Photos/00/00/10/41/ME0000104103_3.jpg Sandro Botticelli, Annunciazione, 1485 circa, Metropolitan Museum of Art, New York

http://www.wga.hu/art/b/botticel/22/70cestel.jpg http://www.wga.hu/art/b/botticel/22/81cestel.jpg http://cgfa.sunsite.dk/botticel/bottic23.jpg Sandro Botticelli, Annunciazione del Cestello, 1489, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://www.wga.hu/art/b/bouts/dirk_e/altar/1tripti1.jpg Dieric Bouts il Vecchio, Annunciazione, 1445 circa, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/c/champaig/annunci1.jpg Philippe de Champaigne, Annunciazione, 1644 circa, Ferens Art Gallery, Hull

Augustinus
25-03-04, 22:22
http://www.wga.hu/art/c/champaig/annunc.jpg Philippe de Champaigne, Annunciazione, 1645 circa, Wallace Collection, Londra

http://www.wga.hu/art/c/christus/1/annuncia.jpg Petrus Christus, Annunciazione, 1452, Groeninge Museum, Bruges

http://www.wga.hu/art/c/cossa/annuncia.jpg Francesco del Cossa, Annunciazione e Natività, 1470, Gemäldegalerie, Dresda

http://www.wga.hu/art/c/crivelli/carlo/annunci.jpg Carlo Crivelli, Annunciazione con S. Emidio, 1486, National Gallery, Londra

http://www.wga.hu/art/d/donatell/2_mature/2annun_1.jpg Donatello, Annunciazione, 1435 circa, Basilica di Santa Croce, Firenze

http://www.wga.hu/art/e/eyck_van/jan/09ghent/2closed1/u1annun1.jpg http://www.wga.hu/art/e/eyck_van/jan/09ghent/2closed1/u4annun1.jpg Jan van Eyck, Pannelli dell'Arcangelo S. Gabriele e di Maria Annunziata, 1432, Cattedrale di S. Bavo, Ghent

Augustinus
25-03-04, 22:35
http://www.wga.hu/art/g/garofalo/annunci.jpg http://www.cattolicesimo.com/immsacre/gar.jpg Garofalo, Annunciazione, 1550, Pinacoteca di Brera, Milano

http://www.wga.hu/art/g/gentiles/orazio/annunc.jpg Orazio Gentileschi, Annunciazione, 1623 circa, Galleria Sabauda, Torino

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/11/1106grec.jpg El Greco, Annunciazione, 1595-1600, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/02/0208grec.jpg El Greco, Annunciazione, 1569-70, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/16/1601grec.jpg El Greco, Annunciazione, 1603-05, Hospital de la Caridad, Illescas

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/19/1901grec.jpg El Greco, Annunciazione, 1600-10, Toledo Museum of Art, Toledo, Ohio

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/22/2203grec.jpg El Greco, Annunciazione, 1608-14, Colección Santander Central Hispano, Madrid

Augustinus
25-03-04, 22:36
http://www.wga.hu/art/h/heemsker/2/annuncia.jpg Maerten van Heemskerck, Annunciazione, 1546, Frans Halsmuseum, Haarlem

http://www.wga.hu/art/j/janssen/annuncia.jpg Jan Janssens, L'Annunciazione, Museum voor Schone Kunsten, Ghent

http://www.wga.hu/art/l/lanfranc/annuncia.jpg Giovanni Lanfranco, L'Annunciazione, Hermitage, San Pietroburgo

http://www.wga.hu/art/l/leonardo/01/2annunc.jpg Leonardo da Vinci, L'Annunciazione, 1472-75, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://www.wga.hu/art/l/lippi/filippo/1440/02annunc.jpg http://www.pinakothek.de/images/4408_11702-h.jpg Fra Filippo Lippi, L'Annunciazione, 1443 circa, Alte Pinakothek, Monaco

Augustinus
25-03-04, 22:54
Libro III, Capp. 10-11, §§ 109-143

CAPITOLO 10

La santissima Trinità invia il santo arcangelo Gabriele ad annunziare a Maria santissima che è stata eletta madre di Dio.

109. Era deciso da infiniti secoli, ma celato nei segreti della Sapienza eterna, il tempo e l'ora conveniente in cui doveva manifestarsi nella carne il grande mistero della pietà, giustificato nello spirito, predicato agli uomini, svelato agli angeli e creduto nel mondo. Arrivò dunque la pienezza di questo tempo, che fino ad allora, benché pieno di profezie e promesse, era molto vuoto, perché gli mancava la pienezza di Maria santissima, per il cui volere e consenso tutti i secoli dovevano ricevere il loro compimento, che era il Verbo eterno incarnato, passibile e redentore. Questo mistero era preordinato prima dei secoli, affinché poi in essi si eseguisse per mano della nostra celeste Signora. Quindi, trovandosi già lei nel mondo, non si doveva più rimandare la redenzione umana e la venuta dell'Unigenito del Padre, perché ormai non era più necessario che egli prendesse come in prestito dimore straniere, potendo vivere stabilmente nella sua dimora, edificata ed arricchita con le sue stesse spese anticipate, assai meglio di quanto non lo fu il tempio di Salomone con quelle di suo padre Davide.

110. In questa pienezza del tempo, l'Altissimo decise d'inviare nel mondo il suo Unigenito. E comunicando - a nostro modo d'intendere o di parlare - i suoi eterni decreti con le profezie e le testimonianze fatte agli uomini fin dal principio, e tutto ciò con lo stato e la santità a cui aveva elevato Maria santissima, giudicò che tutto questo era appunto utile per l'esaltazione del suo santo nome, che era bene si manifestasse agli angeli l'esecuzione di questa sua eterna volontà e che per mezzo di loro s’incominciasse a mettere in opera. Così sua Maestà parlò al santo arcangelo Gabriele con quella voce o parola, con cui è solito far conoscere a quegli spiriti celesti la sua santa volontà. Generalmente li illumina a cominciare da quelli superiori, perché questi poi purifichino e illuminino quelli inferiori secondo il loro ordine, fino ad arrivare agli ultimi, manifestando gli uni agli altri ciò che Dio ha rivelato ai primi. Tuttavia, in questa circostanza non fu così; infatti, questo santo arcangelo ricevette l'incarico direttamente ed immediatamente dal Signore.

111. All'ispirazione della volontà divina san Gabriele, come ai piedi del trono, si presentò pronto ed attento all'essere immutabile dell'Altissimo. Sua Maestà in persona gli manifestò il messaggio che doveva portare a Maria santissima e le parole precise con le quali doveva salutarla e parlaile; quindi il primo autore di tali parole fu Dio stesso, che le formò nella sua mente divina, da qui passarono al santo arcangelo e per mezzo di lui a Maria purissima. Insieme a queste parole, il Signore rivelò al santo principe Gabriele molti ed imperscrutabili misteri circa l'incarnazione; la santissima Trinità gli comandò che andasse ed annunciasse alla celeste Signora che la sceglieva fra le donne perché fosse madre del Verbo eterno e lo concepisse nel suo grembo verginale per opera dello Spirito Santo, restando sempre vergine. Inoltre il Signore gli rivelò tutto il resto che doveva svelare alla sua grande regina e signora e di cui doveva parlare con lei.

112. Subito sua divina Maestà manifestò a tutti gli altri angeli che era giunto il tempo della redenzione umana e che decideva di scendere nel mondo senza aspettare oltre, poiché aveva già preparato e adornato come madre sua Maria santissima, come aveva fatto alla loro presenza, dandole questa suprema dignità. Gli spiriti divini udirono la voce del loro Creatore e, con incòmparabile gaudio e rendimento di grazie per il compimento della sua eterna e perfetta volontà, cantarono nuovi inni di lode, ripetendo sempre quel cantico di Sion: «Santo, santo, santo, sei tu, o Dio e Signore degli eserciti. Giusto, potente sei, o Signore e Dio nostro, che abiti nelle altezze e chini lo sguardo sugli umili della terra. Ammirabili sono tutte le tue opere, o Altissimo, e sublimi i tuoi pensieri».

113. Intanto l'augusto principe Gabriele, obbedendo con straordinario giubilo all'ordine divino, scese dal cielo, accompagnato da migliaia di angeli bellissimi, che lo seguivano in forma visibile. L'aspetto di questo grande messaggero era come quello di un giovane nobilissimo e di rara bellezza: il suo viso era splendente e irradiava raggi vivissimi, il suo aspetto grave e maestoso, i suoi passi misurati, i gesti composti, le sue parole ponderate e penetranti. In tutto, insomma, tra il severo e il cortese, mostrava di avere un che di divino più degli altri angeli che la gloriosa Signora aveva visto fino ad allora in quella forma. Portava un diadema di singolare splendore e le sue vesti, lunghe e maestose, erano di vari colori, smagliantì e rifulgenti; sul petto portava come incastonata una croce bellissima, che manifestava il mistero dell'incarnazione a cui il suo annuncio si riferiva. Tutte queste circostanze contribuirono ad aumentare ancora di più l'attenzione e il desiderio della prudentissima Regina.

114. Tutto questo esercito celestiale, col suo principe e capo san Gabriele, indirizzò il suo volo verso Nazaret, città della Galilea, e verso l'abitazione di Maria santissima, che era una casa umile; la sua stanza era stretta e priva degli ornamenti che usa il mondo per nascondere la sua meschinità e la sua mancanza di beni più grandi. Maria santissima aveva allora quattordici anni, sei mesi e diciassette giorni, perché li aveva compiuti l'8 settembre e da quel giorno fino a questo, in cui si compì il più grande dei misteri che Dio abbia operato nel mondo, erano trascorsi sei mesi e diciassette giorni.

115. La giovane signora era di bell'aspetto e più alta di quanto siano comunemente le altre donne in quell'età, il suo corpo era proporzionato e perfetto. Il viso era più lungo che rotondo, però grazioso, non magro né grasso; il colorito bruno chiaro, la fronte spaziosa e proporzionata. Le sopracciglia erano ad arco perfettissimo, gli occhi, grandi e seri, d'incredibile ed indicibile bellezza, avevano un colore tra il nero e il verde scuro; lo sguardo era limpido e dolce. Il naso era diritto e perfetto, la bocca piccola, le labbra erano vermiglie, non eccessivamente sottili ma neanche grosse. Tutta la sua persona, insomma, in questi doni di natura era ta]mente proporzionata e bella che nessun'altra creatura umana lo fu mai tanto. Guardarla suscitava nello stesso tempo gioia e rispetto, tenerezza e timore reverenziale; attraeva il cuore e lo tratteneva in una soave venerazione, induceva a lodarla, ma subito la sua maestà e le sue molte grazie e perfezioni lasciavano senza parole, e procurava effetti divini, che non si possono facilmente spiegare, in tutti quelli che la contemplavano. Essi si sentivano il cuore ricolmo di influssi celesti e in balia di movimenti divini, che li sollevavano a Dio.

116. Il suo abbigliamento era umile, povero, di colore argenteo scuro o grigio come cenere, composto senza civetteria, anzi con somma modestia. Avvicinandosi l'ora dell'annuncio del cielo, la grande Regina, che ne era ignara, stava in altissima contemplazione dei misteri che l'Altissimo aveva rinnovato in lei con tanti favori nei nove gioini precedenti. Assicurata dal medesimo Signore - come si è detto - che il suo Unigenito sarebbe disceso ben presto a prendere forma umana, ella se ne stava tutta fervorosa ed allegra, confidando in questa parola. Rinnovando i suoi desideri umili e ardenti, diceva nel suo cuore: «È possibile che sia già venuto il tempo tanto fortunato in cui il Verbo dell'eterno Padre scenderà per nascere e vivere fra gli uomini, e che il mondo lo venga a possedere? È possibile che i mortali lo debbano vedere con gli occhi del corpo, e che debba nascere quella luce inaccessibile per illuminare quelli che stanno nelle tenebre? Oh, chi meriterà di vederlo e conosceilo? Oh, chi potrà baciare la terra dove poserà i suoi piedi divini?».

117. «Si rallegrino i cieli, esulti la terra, e tutti eternamente lo benedicano e lo lodino, poiché la loro felicità eterna è ormai vicina. Rallegratevi, o figli di Adamo, afflitti sì per la colpa, ma creature del mio diletto, perché presto solleverete il capo e scuoterete il giogo della vostra antica schiavitù. Già si avvicina la vostra redenzione, giàviene la vostra salvezza. Rallegratevi, antichi Padri, Profeti e giusti che tutti aspettate nel seno di Abramo, trattenuti nel limbo, poiché assai presto verrà la vostra consolazione, e il vostro Redentore, bramato e promesso, non tarderà oltre. Magnifichiamolo dunque tutti e cantiamo inni di lode. Oh, fossi io serva delle sue serve! Oh, fossi schiava di colei che Isaia indicò come sua madre! O Emmanuele, vero Dio e vero uomo! O chiave di Davide, che devi aprire i cieli! O sapienza eterna! O legislatore della nuova Chiesa! Vieni, Signore, vieni a noi; libera dalla schiavitù il tuo popolo, e ogni mortale veda la tua salvezza!».

118. Nell'ora appunto in cui giunse l'angelo san Gabriele, Maria santissima stava presentando al Padre queste e molte altre suppliche, che la mia lingua non è in grado di riportare. Era purissima nell'anima, perfettissima nel corpo, nobilissima nei pensieri, eccellentissima in santità, colma di grazie e tutta tanto divinizzata e gradita agli occhi di Dio, che a ragione poté essere sua degna madre ed efficace strumento per farlo uscire dal seno del Padre ed attirarlo nel suo grembo verginale. Ella fu il potente mezzo della nostra redenzione e per molti motivi ne siamo a lei debitori. Per questo merita che tutte le nazioni e le generazioni la benedicano e la lodino eternamente. Quello poi che avvenne quando entrò il messaggero celeste, lo dirò nel capitolo seguente.

119. Qui accenno solamente una cosa degna di meraviglia, che cioè Dio lasciò questa celeste Signora nell'essere e nello stato comune delle virtù, di cui ho pailato nella prima parte, sia perché ricevesse l'annuncio del santo arcangelo, sia per l'effetto stesso di questo mistero così alto, che si doveva compiere in lei. Così dispose l'Altissimo, perché l'incarnazione si doveva operare come mistero di fede, intervenendo in essa le opere di questa virtù con quelle della speranza e della carità; il Signore, dunque, la lasciò in esse, affinché credesse e sperasse nella parola divina. Inoltre, a questi atti seguì poi ciò che presto dirò con l'inadeguatezza dei miei termini e le mie limitate capacità, mentre la grandezza dei misteri mi rende sempre più inadatta a spiegarli.

Insegnamento della Regina e signora del cielo

120. Figlia mia, con speciale affetto ti manifesto ora la mia volontà e il desiderio che tu ti renda degna della mia conversazione intima e familiare con Dio e che perciò ti disponga con grande diligenza e sollecitudine, sia piangendo le tue colpe, sia dimenticando e rinnegando tutto ciò che è visibile, in modo che per te non immagini ormai più altra cosa al di fuori di Dio. A tale scopo, ti conviene mettere in pratica tutto l'insegnamento che fino ad ora ti ho dato e quello che dovrai scrivere in avvenire, come ti manifesterò. Io ti guiderò insegnandoti come ti devi comportare in questa familiarità e vita con lui, usando dei favori che riceverai dalla sua benignità per concepirlo nel tuo grembo mediante la fede, la luce e la grazia che ti darà. Quindi, se non ti prepari prima attenendoti a queste indicazioni, non potrai conseguire l'adempimento dei tuoi desideri, né io il frutto del mio insegnamento, che ti do come tua maestra.

121. Giacché trovasti, senza meritarlo, il tesoro nascosto e la peila preziosa dell'ammaestramento che ti sto dando, disprezza quant'altro potresti avere, per acquistare solamente questa peila d'inestimabile valore, perché insieme con essa riceverai tutti i beni, ti renderai degna dell'intima amicizia del Signore e meriterai che egli faccia del tuo cuore la sua eterna dimora. In cambio di questa grande fortuna, voglio che tu muoia ad ogni cosa terrena, offrendo la tua volontà con amore riconoscente, e che a mia imitazione tu sia talmente umile da rimanere intimamente persuasa che non vali, non puoi e non meriti niente e non sei nemmeno degna di essere accettata come schiava delle serve di Cristo.

122. Rifletti quanto io ero lontana dall'immaginare la dignità di madre di Dio che l'Altissimo mi preparava; ciò anche quando già mi aveva promesso che in breve sarebbe venuto nel mondo e mi induceva a desiderare questa sua venuta con sentimenti d'amore tali che il giorno prima di questo prodigioso avvenimento, essendo il mio cuore preso da queste angosce amorose, mi pareva di doverne morire, se la divina provvidenza non mi avesse confortata. Da una parte dilatavo il mio cuore, sicura com ero che ben presto l'Unigenito del Padre sarebbe disceso dal cielo, ma dall'altra la mia umiltà m'induceva a pensare che forse il mio vivere nel mondo ritardava la sua venuta. Considera dunque, o carissima, la profonda umiltà del mio cuore, e quale esempio sia questo per te e per tutti i mortali! Ma poiché ti riesce difficile comprendere una così alta sapienza e scrivere di essa, contemplami nel Signore: alla sua luce divina potrai meditare e comprendere meglio le mie azioni perfettissime; fa' in modo d'imitarle, seguendo le mie orme.

CAPITOLO 11

Maria santissima ascolta l'annuncio del santo arcangelo; si compie il mistero dell'incarnazione ed ella concepisce nel suo grembo il Verbo eterno.

123. Voglio confessare alla presenza del cielo, della terra e dei loro abitanti, nonché del Dio eterno e creatore di tutto l'universo, che, giunta al punto di prendere la penna per scrivere dell'arcano mistero dell'incarnazione, vengono meno le mie già deboli forze, ammutolisce la mia lingua, il mio ragionare si arresta, si bloccano le mie facoltà e, volgendo il mio intelletto alla divina luce che mi guida e ammaestra, mi trovo tutta sopraffatta e sommersa. In essa si conosce tutto senza inganno, s'intende senza raggiri; vedo la mia inadeguatezza, conosco il vuoto delle parole e quanto sono insufficienti i termini per dare un'idea completa di un mistero che alla fine comprende Dio stesso e la più grande opera e meraviglia della sua onnipotenza. Vedo in questo mistero la divina ed ammirabile armonia della provvidenza e sapienza infinite, con le quali Dio lo ordinò e preparò da tutta l'eternità, cominciando a dispoilo gradatamente fin dalla creazione del mondo, affinché tutte le sue opere e creature risultassero un mezzo adatto allo scopo altissimo della discesa di Dio nel mondo per farsi uomo.

124. Vedo inoltre come il Verbo eterno, per discendere dal seno di suo Padre, aspettò e scelse come occasione ed ora più opportuna il silenzio della mezzanotte1 dell'ignoranza dei mortali, quando tutti i discendenti di Adamo erano sepolti ed immersi nel sonno dell'oblio, privi della conoscenza del loro vero Dio, senza che ci fosse chi aprisse la bocca per confessarlo e benedirlo, eccetto alcuni, pochi, del suo popolo. Tutto il resto del mondo restava nel silenzio e nelle tenebre, essendo in corso una lunga notte di quasi cinquemiladuecento anni; i secoli e le generazioni si succedevano le une alle altre, ciascuna nel tempo determinato dall'eterna sapienza, affinché tutti potessero conoscere il loro Creatore e in certo qual modo imbattervisi, dal momento che lo avevano così vicino che, stando in lui, ne ricevevano la vita, l'essere e il movimento. Tuttavia, sebbene alcuni dei mortali cercassero Dio andando quasi a tentoni, non essendo ancora arrivato il chiaro giorno della luce inaccessibile, non riuscivano a incontrarlo; perciò, non conoscendolo, attribuivano la divinità alle cose sensibili e più vili della terra.

125. Giunse finalmente il fortunato giorno in cui l'Altissimo, disprezzando i lunghi secoli di una così rozza ignoranza, volle manifestarsi agli uomini e dare inizio alla redenzione del genere umano, assumendone la natura nel grembo di Maria santissima, già preparata per questo mistero. Per spiegare meglio ciò che di esso mi viene manifestato, è opportuno premettere alcune cose misteriose che avvennero quando l'Unigenito stava per discendere dal seno del suo divin Padre. Premetto innanzitutto che fra le tre Persone divine, come la fede insegna, sebbene vi sia distinzione personale, non vi è disuguaglianza alcuna nella sapienza, nell'onnipotenza, né in alcun altro attributo, come non può essercene neppure nella sostanza della natura divina; come nella dignità e peffezione infinita sono uguali, così lo sono anche nelle opere ad extra, perché esse escono fuori da Dio per dare origine a qualche creatura o cosa temporale. Queste opere sono indivise fra le tre Persone divine, perché non le fa una sola Persona, ma tutte e tre, in quanto sono un unico Dio e hanno una stessa sapienza, uno stesso intelletto e una stessa volontà. Quindi, come il Figlio sa e vuole ed opera ciò che sa e vuole ed opera il Padre, parimenti lo Spirito Santo sa e vuole ed opera come il Padre e il Figlio.

126. Con questa indivisibile unità tutte e tre le Persone realizzarono, con una medesima azione, l'incarnazione, benché sia stata la sola persona del Verbo a ricevere in sé la natura umana, unendola ipostaticamente a se stesso. Si dice perciò che il Figlio fu inviato dall'eterno Padre, dal cui intelletto procede, e che fu inviato da lui per opera dello Spirito Santo, il quale intervenne in questa missione. Ma poiché era il Figlio che doveva incarnarsi nel mondo, prima di scendere dal cielo senza uscire dal seno del Padre, pregò a nome dell'umanità, che doveva ricevere nella sua persona. Presentò i propri meriti previsti, affinché attraverso di essi si concedesse a tutto il genere umano la redenzione e il perdono dei peccati, per i quali doveva dare soddisfazione alla giustizia divina. Chiese il «fiat» della beatissima volontà del Padre che lo inviava, perché accettasse tale riscatto per mezzo delle sue opere, della sua santissima passione e dei misteri che voleva operare nella nuova Chiesa e nella legge della grazia.

127. L'eterno Padre accettò questa preghiera e questi meriti previsti del Verbo e gli concesse tutto quello che propose e domandò per i mortali. Anzi, egli stesso gli raccomandò i suoi eletti come sua eredità. Per questo Cristo Signore nostro disse mediante san Giovanni che non aveva perso né erano morti quelli che il Padre suo gli aveva dati, perché li aveva conservati tutti, eccetto il figlio della perdizione, che fu Giuda. E un'altra volta disse delle sue pecorelle che nessuno avrebbe potuto rapiile dalle sue mani, né da quelle del Padre suo. Lo stesso avverrebbe per tutti gli uomini se, essendo sufficiente la redenzione, si aiutassero fra sé rendendola efficace per tutti e in tutti; infatti, nessuno sarebbe escluso dalla divina misericordia, se tutti l'accettassero per mezzo del loro Redentore.

128. Tutto questo - a nostro modo d'intendere - avvenne in cielo, nel trono della beatissima Trinità, prima del «fiat» di Maria santissima, del quale ora dirò. Quando l'Unigenito del Padre s'incarnò nel grembo della Vergine, si mossero i cieli e tutte le creature. Per l'unione inseparabile delle tre Persone divine, anche il Padre e lo Spirito Santo scesero con il Verbo, che era l'unico a doversi incarnare. Col Signore e Dio degli eserciti, uscirono tutti i componenti della celeste milizia, pieni d'invincibile fortezza e di splendore. Non era necessario sgombrare il cammino, perché la Divinità lo riempie tutto, sta in ogni luogo e nulla può ostacolarla; tuttavia, i cieli, rispettando il loro stesso creatore, lo onorarono aprendosi tutti e undici. Anche gli altri elementi lo venerarono: le stelle si vestirono di nuova luce, la luna, il sole e gli altri pianeti affrettarono il loro corso in suo ossequio, per trovarsi presenti alla più grande delle sue opere e meraviglie.

129. I mortali non conobbero questo movimento e cambiamento di tutte le creature, sia perché accadde di notte, sia perché il Signore stesso volle che fosse manifesto solo agli angeli, i quali lo lodarono con rinnovata ammirazione, conoscendo misteri così imperscrutabili e venerabili, nascosti agli uomini. Questi allora erano ben lontani da tali meraviglie e da simili benefici, che facevano stupire gli stessi spiriti angelici, ai quali soltanto, per il momento, veniva affidato il compito di dare gloria, lode e venerazione al loro Creatore. Soltanto nel cuore di alcuni giusti l'Altissimo infuse in quell'ora una nuova sensazione di straordinario giubilo, che avvertirono tutti. Quindi, concepirono nuovi ed elevati pensieri sul Signore e alcuni si sentirono ispirati a sospettare che quella novità, che percepivano, fosse effetto della venuta del Messia per la redenzione del mondo. Ma tutti tacquero, perché ognuno credeva che solo a lui fosse accaduto quel cambiamento e venuto quel pensiero, giacché così dispose il potere divino.

130. Anche nelle altre creature vi fu un mutamento. Gli uccelli si misero a cantare con allegria straordinaria, le piante e gli alberi migliorarono nei loro frutti e nella loro fragranza e rispettivamente tutte le altre creature sentirono qualche misteriosa vivificazione. Ma quelli che la ricevettero maggiormente, furono i Padri e i Santi che si trovavano nel limbo, dove fu inviato l'arcangelo san Michele a portare notizie tanto liete, con cui li consolò e li lasciò così pieni di giubilo che proruppero in nuove lodi all'Altissimo. Solo l'inferno ne trasse un rinnovato dolore, poiché quando il Verbo eterno scese dalle altezze dei cieli, i demoni sentirono la forza impetuosa del potere divino, che li sommerse come le onde del mare e li precipitò nella parte più profonda di quelle tenebrose caverne, senza che potessero resistere o rialzarsi. Quando poi la volontà divina lo permise, uscirono nel mondo e lo percorsero tutto, indagando se vi fosse qualche novità, alla quale dovesse attribuirsi quella che avevano sperimentato in se stessi. Non poterono, però, rintracciarne la causa, benché si riunissero più volte per discutere tale questione; infatti il potere divino celò loro il mistero della sua incarnazione e il modo in cui Maria santissima aveva concepito il Verbo incarnato. Soltanto alla sua morte e sotto la croce seppero con certezza che Cristo era vero Dio e vero uomo.

131. Perché l'Altissimo compisse questo mistero, il santo arcangelo Gabriele entrò nella stanza in cui stava pregando Maria santissima, accompagnato da innumerevoli angeli in forma umana visibile, tutti rifulgenti di bellezza incomparabile. Era il giovedì, alle sette della sera, all'imbrunire. La Principessa del cielo lo vide e lo guardò con somma discrezione, non più di quello che bastava a identificarlo come angelo del Signore. Dopo ciò, con la sua solita umiltà, volle onorarlo. Il santo principe non acconsentì, anzi egli stesso s'inchinò profondamente a lei come a sua Regina e signora, nella quale adorava i divini misteri del suo Creatore, riconoscendo contemporaneamente che da quel giorno mutavano gli antichi tempi e l'usanza che gli uomini si prostrassero davanti agli angeli, come aveva fatto Abramo. Infatti, venendo la natura umana esaltata alla dignità del medesimo Dio nella persona del Verbo, gli uomini ne risultavano già adottati come figli suoi e compagni o fratelli degli stessi angeli, come uno di essi disse all'evangelista san Giovanni, non permettendogli di adorarlo.

132. Il santo arcangelo salutò la nostra e sua Regina e le disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te; benedetta tu fra le donne». Udendo questo nuovo saluto, la più umile delle creature rimase turbata. Questo avvenne per due cause. L'una fu la sua profonda umiltà, per la quale le sembrò insolito sentirsi salutare e chiamare benedetta fra tutte le donne, mentre si considerava l'ultima di tutti i mortali. L'altra fu che, mentre andava considerando nel suo cuore tale saluto, il Signore le fece comprendere che la sceglieva per Madre sua. Questo la sconcertò molto di più, per la bassa considerazione che aveva di sé. Per tranquillizzarla, l'arcangelo proseguì, manifestandole l'ordine del Signore: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo» Aggiunse, poi, le altre parole che riporta la Scrittura.

133. Solo la nostra prudentissima ed umile Regina poté, fra le creature semplicemente tali, stimare e magnificare nel modo dovuto un così nuovo e singolare mistero. Poiché conobbe quanto è grande, giustamente ne restò ammirata e si turbò. Tuttavia, rivolse presto il suo umile cuore al Signore, il quale non poteva negare nulla alle sue preghiere. Nel segreto del suo intimo gli domandò nuova luce ed assistenza per comportarsi adeguatamente in una situazione così ardua, perché, per operare questo mistero, l'Altissimo la lasciò nello stato della fede, speranza e carità, sospendendole ogni altra forma di favori e di elevazioni interiori, che spesso, per non dire continuamente, riceveva. Trovandosi in questa disposizione interiore, rispose a san Gabriele ciò che riporta in seguito san Luca e cioè: «Come è possibile? Non conosco uomo» Nello stesso tempo dentro di sé presentava al Signore il voto di castità che aveva fatto e lo sposalizio che sua Maestà aveva celebrato con lei.

134. Le rispose il santo principe Gabriele: «Signora, è facile al potere divino farvi madre senza che conosciate uomo; lo Spirito Santo verrà con la sua presenza e starà di nuovo con voi, e la potenza dell'Altissimo vi coprirà con la sua ombra affinché da voi possa nascere il Santo dei santi, che si chiamerà Figlio di Dio. Sappiate che anche la vostra parente Elisabetta, nella sua sterile vecchiaia, ha concepito un figlio, e questo per lei è il sesto mese di gravidanza, perché niente è impossibile a Dio. Colui che fa concepire e partorire chi era sterile può far sì che voi, Signora, arriviate ad essere sua madre, restando sempre vergine e risultando ancor più consacrata nella vostra grande purezza. Ora, al Figlio che partorirete, Dio darà il trono di suo padre Davide, e il suo regno sulla casa di Giacobbe sarà eterno. Voi, Signora, ben conoscete la profezia di Isaia, il quale disse che una vergine avrebbe concepito e partorito un figlio, che si sarebbe chiamato Emmanuele, cioè Dio con noi. Questa profezia è infallibile e si deve adempiere nella vostra persona. Similmente conoscete il grande mistero del roveto, che Mosè vide ardere senza che venisse consumato dal fuoco, per significare con questo le due nature, divina e umana, che stanno insieme in una sola persona, sènza che quella umana sia consumata da quella divina, e per indicare altresì che la madre del Messia lo avrebbe concepito e partorito senza che la sua purezza verginale venisse meno. Ricordatevi, Signora, della promessa che fece il nostro Dio eterno al patriarca Abramo, cioè che dopo la schiavitù dei suoi discendenti in Egitto, alla quarta generazione, avrebbero fatto ritorno in questa terra; il mistero di questa promessa stava nel fatto che in questa generazione, per mezzo vostro, Dio fatto uomo avrebbe riscattato tutto il genere umano dall'oppressione del demonio. Inoltre, quella scala che Giacobbe vide in sogno fu figura del cammino reale che il Verbo incarnato avrebbe aperto, affinché i mortali salissero al cielo e gli angeli scendessero sulla terra, dove sarebbe venuto l'Unigenito del Padre per vivere con gli uomini e comunicare loro i tesori della Divinità, con la partecipazione delle virtù e perfezioni del suo essere immutabile ed eterno».

135. Per sollevare Maria santissima dal turbamento che le sue parole le avevano procurato, il messo celeste fornì queste indicazioni, richiamandosi all'annuncio delle antiche promesse e profezie della Scrittura, alla fede e alla conoscenza che Maria aveva di esse e del potere infinito dell'Altissimo. Tuttavia l'eccelsa Signora, superando gli stessi angeli in sapienza, prudenza e santità, prendeva tempo, per poi rispondere con la pienezza che si addiceva al più grande dei misteri del potere divino. Questa grande Signora considerò che dalla sua parola dipendevano la realizzazione del disegno della beatissima Trinità, l'adempimento delle sue promesse e profezie, il sacrificio più gradito tra tutti quelli che erano stati offerti, l'aprirsi delle porte del paradiso, la vittoria e il trionfo sull'inferno, la redenzione di tutto il genere umano, la soddisfazione della giustizia divina, l'istituzione della nuova legge della grazia, la gloria degli uomini, il gaudio degli angeli e tutti i benefici che sarebbero derivati dall'incarnazione dell'Unigenito del Padre, venendo egli ad assumere la condizione di servo nel suo grembo verginale.

136. È certamente una grande meraviglia, degna della nostra ammirazione, che l'Altissimo abbia lasciato tutti questi misteri, e gli altri che ciascuno di essi racchiude, in mano ad un'umile giovane e che tutto sia dipeso solo dal suo «fiat». Tuttavia egli rimise degnamente e sicuramente tutto questo alla fortezza e sapienza di questa donna forte, la quale, apprezzando ciò con tanta magnificenza e sublimità, non tradì la confidenza che egli aveva riposto in 1ei. Per operare ad intra Dio non ha bisogno della cooperazione delle creature; ma egli non volle eseguire la più grande ed eccellente tra le opere ad extra, cioè l'incarnazione, senza la collaborazione di Maria santissima e il suo libero assenso. Dette così compimento con lei e attraverso di lei a tutte le opere che portò alla luce al di fuori di sé, perché fossimo grati di questo beneficio alla madre della Sapienza e nostra riparatrice.

137. Questa grande Signora considerò e penetrò profondamente lo spazioso campo della dignità di madre di Dio, per comprarlo con un «fiat»; si rivestì di forza sovrumana, e gustò e vide quanto era buono questo scambio con Dio. Conobbe i sentieri dei suoi misteriosi benefici, si adornò di fortezza e di bellezza. Quindi, avendo considerato tra sé e con l'arcangelo Gabriele la grandezza di così alti e divini misteri ed avendo pienamente compreso l'annuncio che riceveva, il suo purissimo spirito fu rapito nell'ammirazione, nella venerazione e in un sommo, intensissimo amore di Dio. Per l'intensità di questi superni moti interiori, come per un loro effetto connaturale, il suo castissimo cuore fu in un certo senso compresso con una tale forza, che ne uscirono tre gocce del suo purissimo sangue; queste si posero nel luogo naturale per il concepimento del corpo di Cristo nostro Signore, che da esse venne formato per virtù dello Spirito divino. Quindi, il cuore di Maria purissima, a forza di amore, forni realmente la materia della quale si formò l'umanità santissima del Verbo per la nostra redenzione. Nello stesso tempo ella, con la sua umiltà non mai abbastanza esaltata, inclinando un po' il capo e congiungendo le mani, pronunciò quelle parole che furono il principio della nostra redenzione: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto »

138. Quando pronunciò questo «fiat», tanto dolce per Dio e tanto felice per noi, avvennero istantaneamente quattro cose. La prima fu la formazione del corpo santissimo di Cristo nostro Signore dalle tre gocce di sangue che uscirono dal cuore di Maria santissima. La seconda fu la creazione dell'anima santissima dello stesso Signore, creata anch'essa come le altre. La terza fu l'infusione dell'anima nel corpo, componendo la sua umanità perfettissima. La quarta fu l'unione ipostatica, nella persona del Verbo, della divinità con l'umanità, che realizzò in un solo istante l'incarnazione; fu quindi formato Cristo, vero Dio e vero uomo, Signore e redentore nostro. Questo accadde di venerdì, il 25 marzo, al sorgere del sole, nell'ora stessa in cui fu formato il nostro progenitore Adamo, nell'anno cinquemilacentonovantanove dalla creazione del mondo, come nel martirologio computa la Chiesa romana, guidata dallo Spirito Santo. Questo conto è quello vero e certo, e così mi èstato manifestato, avendolo io domandato per obbedienza. Conformemente a ciò, il mondo fu creato nel mese di marzo e, siccome le opere dell'Altissimo sono tutte perfette, le piante e gli alberi uscirono dalla mano di sua Maestà con i loro frutti e li avrebbero conservati sempre, senza perderli, se il peccato non avesse alterato tutta la natura, come dirò a tale proposito in un altro trattato, se sarà volontà del Signore.

139. Nello stesso istante in cui l'Onnipotente celebrò le nozze dell'unione ipostatica nel talamo verginale di Maria santissima, la celeste signora fu elevata alla visione beatifica, contemplò chiaramente ed intuitivamente la Divinità e conobbe in essa altissimi misteri, dei quali parlerò nel prossimo capitolo. In particolare, le furono chiariti i segreti di quelle cifre che aveva ricevuto nell'abbigliamento ed anche di quelle che portavano gli angeli destinati alla sua protezione. Il bambino divino andava crescendo in modo naturale nell'utero materno, con l'alimento, la sostanza e il sangue della Madre santissima, come gli altri uomini, benché esente dalle imperfezioni che i figli di Adamo soffrono in quello stato. Ciò era dovuto al fatto che l'Imperatrice del cielo era libera da alcune di esse, che sono effetti del peccato, accidentali e non appartenenti alla sostanza della generazione, come anche dai limiti costituzionali comuni alle altre donne, che incidono sulla formazione e la crescita dei loro figli. Infatti la materia, a cui ella doveva contribuire e che non riceveva dalla natura corrotta delle altre discendenti di Eva, le veniva data mediante gli atti eroici delle virtù che esercitava, specialmente della carità. In verità, poiché le opere che l'anima compie con fervore e amore agiscono naturalmente sullo stato di salute, ciò veniva finalizzato dalla divina provvidenza al sostentamento del Dio bambino; così l'umanità del nostro redentore era alimentata naturalmente, e nello stesso tempo la divinità veniva ricreata con l'esercizio di eroiche virtù. In questo modo Maria santissima, essendo concepita senza peccato e libera dai suoi effetti gravosi, forni allo Spirito Santo, per la formazione del corpo di Cristo, sangue puro. E mentre quello delle altre madri, necessario a far crescere i figli, è imperfetto ed impuro, la Regina del cielo dava al bambino quello più puro, sostanzioso e delicato, perché glielo comunicava a forza di amore e di altre virtù, oltre che attraverso la sostanza dei cibi che mangiava. Sapendo, poi, che il suo sostentarsi era finalizzato a dare alimento al Figlio di Dio e suo, prendendo il cibo faceva sempre atti talmente eroici che gli spiriti angelici se ne stupivano, stentando quasi a credere che si potessero compiere azioni umane così comuni con tanto merito e compiacimento del Signore.

140. Questa donna celeste entrò in possesso della maternità divina con tali privilegi, che quanti ne ho riferiti sinora e ne riferirò d'ora in poi non sono che la minima parte della sua eccellenza, né la mia lingua è in grado di esprimerla, perché all'intelletto non è possibile concepirla adeguatamente, né i più dotti e sapienti troveranno termini adatti per spiegarla. Gli umili, che comprendono l'arte dell'amore divino, ne riceveranno la conoscenza per mezzo della luce infusa e per il sapore interiore con cui si percepiscono tali cose segrete. E non solo Maria santissima divenne cielo, tempio e dimora della santissima Trinità, non solo fu trasformata, elevata e divinizzata col nuovo e speciale aiuto della Divinità presente nel suo grembo purissimo, ma anche quell'umile casa e quella povera stanza in cui pregava vennero divinizzati e consacrati come nuovo santuario del Signore. Inoltre gli spiriti celesti, che erano testimoni di questa meraviglia, stavano a contemplarla, magnificavano l'Onnipotente con nuovi canti di lode e con gioia indicibile e, in compagnia della felicissima Madre, lo benedivano a nome suo e di tutto il genere umano, che ignorava il più grande dei suoi benefici e la maggiore delle sue misericordie.

Insegnamento della regina Maria santissima

141. Figlia mia, ti vedo stupefatta, e a ragione, per aver conosciuto con nuova luce il mistero di un Dio che si umilia sino ad unirsi alla natura umana nel seno di una povera giovane. Ora voglio, carissima, che tu rifletta bene sul fatto che Dio, venendo nel mio grembo, non si umiliò per me sola, ma anche per te. Il Signore è infinito nella misericordia e il suo amore non ha limiti; per questo si occupa e si prende cura di qualsiasi anima che lo riceva e si compiace di essa come se avesse creato quella sola e si fosse fatto uomo solo per lei. Per tale ragione devi considerarti come sola nel mondo, al fine di ringraziare con tutta la forza del tuo amore il Signore per la sua venuta in esso; poi gli devi rendere grazie perché è venuto anche per tutti gli altri. Con viva fede conosci e confessi che quel Dio, infinito negli attributi ed eterno nella maestà, che scese a farsi uomo nel mio grembo, è quello stesso che cerca te, chiama te, arricchisce te, accarezza te e si volge tutto a te, come se tu fossi la sua unica creatura. Allora, valuta bene e considera a cosa ti obbliga una così ammirabile benignità e trasforma questa ammirazione in atti vivi di fede e di amore. Ciò è dovuto ad un re e Signore come lui, che si degnò di venire a te quando tu non lo potevi né cercare né trovare.

142. Qualsiasi cosa questo Signore ti desse fuori da se stesso, l'apprezzeresti molto, guardandola anche solo con criteri umani, senza valerti della luce superiore. E veramente qualunque dono, che venga dalla mano di un Re tanto eminente, è degno di ogni stima. Ma se volgi lo sguardo a Dio, lo conosci con la luce superna e sai che ti ha resa capace della sua divinità, vedrai che, se essa non ti si fosse comunicata e Dio non fosse venuto a te, tutto quanto egli ha creato sarebbe per te uno spregevole niente. In tal modo godrai e ti riposerai solo nel considerare che hai un Dio così amorevole, amabile, potente, soave e ricco. Egli pur essendo infinito, si degna di umiliarsi fino alla tua bassezza per sollevarti dalla polvere, arricchire la tua povertà ed essere per te padre, sposo e amico fedelissimo.

143. Fai dunque attenzione, figlia mia, agli effetti che ha in te questa verità. Pensa bene, e fallo spesso, all'amore dolcissimo di questo grande Re nella sua cura, nelle sue consolazioni e carezze, nei favori che ricevi, negli sforzi che attende da te, nella luce della sua divina conoscenza, che ha acceso nel tuo cuore. Con essa potrai comprendere profondamente l'infinita grandezza del suo stesso essere, la meravigliosità delle sue opere e dei suoi misteri più nascosti, la verità del tutto, che è lui, ed il nulla di ciò che è visibile. Questa conoscenza è la base dell'insegnamento che ti ho dato perché tu giunga a comprendere con quanto riguardo e onore devi trattare i favori e i benefici di questo Signore e Dio, tuo vero bene, tuo tesoro, tua luce e tua guida. Guarda a lui come a un Dio infinito, pieno di amore e terribile. Ascolta, carissima, le mie parole, il mio insegnamento e le mie indicazioni, perche in cio risiede la pace e la luce dei tuoi occhi.

http://soria-goig.com/Biblioteca/images/bi_sormariajesus.jpg

http://www.homolaicus.com/arte/cesena/storia/Chiese/Osservanza/foto/280.jpg Marcantonio Franceschini (Bologna 1648-1729), L'Annunciazione, 1700 circa, Chiesa dell'Osservanza, Sacrestia, Cesena

http://img113.exs.cx/img113/1650/tissottheannunciation4yu.jpg James Jacques Joseph Tissot, Annunciazione, 1886-96, Gouache, The Brooklyn Museum

http://img243.imageshack.us/img243/8728/framptonedwardreginaldtrj9.jpg Edward Reginald Frampton, L'annunciazione, XX sec., collezione privata

Augustinus
28-03-04, 12:58
http://www.cattolicesimo.com/immsacre/mengs4.jpg Anton Raphael Mengs, L'Annunciazione, 1774-76, Hermitage, San Pietroburgo

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/mengs9.jpg http://img56.imageshack.us/img56/7559/annuncia85zp.jpg Anton Raphael Mengs, L'Annunciazione, 1779, Hermitage, San Pietroburgo

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/hoog.jpg Samuel Dircksz van Hoogstraten (1627-1678), L'Annunciazione ovvero la Vergine dell'Immacolata Concezione, Collezione privata, New York

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/annu.jpg http://img258.imageshack.us/img258/1313/annunciaal6.jpg Carl H. Bloch, L'Annunciazione, Copenhagen

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/hb.jpg http://img375.imageshack.us/img375/912/giordanoannunciation1672lsd2h1.jpg Luca Giordano, L'Annunciazione, 1672

Augustinus
03-04-05, 17:54
Quest'anno la festa dell'Annunciazione cade il 4 aprile, poichè il 25 marzo la Chiesa ha meditato la Passione e Morte di N.S. Gesù Cristo (v. QUI (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=155405), QUI (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=156898) ed ancora QUA (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=156897)), avendo prevalenza sulla festività mariana.
Al contempo, il gaudio di questa festa è rattristato dalla morte del Papa Giovanni Paolo II (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=158239).

Augustinus
03-04-05, 17:58
Da "Preghiere ed elevazioni di santa Caterina da Siena", a cura di I. Taurisiano, Roma, 1932, 149-152. (Trad. rivista per l'uso liturgico da uno specialista).

Tu, o Maria, sei diventata un libro, nel quale oggi è scritta la regola nostra. In te oggi è scritta la sapienza del Padre eterno. In te si manifesta oggi la fortezza e la libertà dell'uomo. Dico che si mostra la dignità dell'uomo; perché se io guardo a te, Maria, vedo che la mano dello Spirito Santo ha scritta in te la Trinità, formando in te il Verbo incarnato, unigenito Figliuolo di Dio.
Ci ha scritto la sapienza del Padre, cioè il Verbo; ci ha scritto la potenza, perché fu potente a fare questo grande mistero; e ci ha scritto la clemenza dello Spirito Santo stesso, perché solo per grazia e clemenza divina fu ordinato e compiuto un tal mistero.
Se io considero il grande consiglio che in te facesti, o Trinità eterna, vedo che nella tua luce vedesti la dignità e nobiltà del genere umano. Onde, come l'amore ti aveva costretto a trarre l'uomo da te, così questo medesimo amore ti costrinse a ricomprarlo quando fu perduto.
Ben dimostrasti che avevi amato l'uomo prima ch'egli fosse, quando tu lo volesti trarre da te, solo per amore; ma più grande amore gli hai dimostrato, dando te stesso, rinchiudendoti oggi nel vile saccuccio della sua umanità. E che più gli potevi dare, che dare te stesso?

Veramente, o Dio, tu puoi dire all'uomo: "Che t'ho voluto o potuto fare, che io non t'abbia fatto?" (cf Mic 6, 3-4). Così vedo, che ciò che la sapienza tua vide in quel grande ed eterno consiglio che fosse da fare per la nostra salvezza, la clemenza tua lo volle, e la potenza tua l'ha oggi compiuto. So che per la salute nostra si accordò in quel consiglio la potenza, la sapienza e la clemenza tua.
O Trinità eterna, in quel consiglio la tua grande misericordia voleva far misericordia alla creatura tua. E tu, Trinità eterna, volevi compiere in lei la verità tua, di darle vita eterna, giacché per questo l'avevi creata, perché partecipasse e godesse di te. Ma a questo la giustizia tua contraddiceva, allegando nel grande consiglio, che come la misericordia ti è propria, così anche la giustizia, e la tua giustizia perdura in eterno.
E siccome la tua giustizia non lascia alcun male impunito, come nessun bene senza ricompensa, l'uomo non si poteva salvare, perché non poteva offrirti Che modo hai trovato, Trinità eterna, perché si adempisse la tua verità, e facessi misericordia all'uomo, e che fosse soddisfatto alla tua giustizia? Che rimedio ci hai dato? Oh ecco, il rimedio adatto!

Tu disponesti di darci il Verbo, unigenito tuo Figliuolo, e che pigliasse la massa della carne nostra, che ti aveva offeso. Soffrendo egli in questa umanità, fosse data soddisfazione alla tua giustizia, non in virtù dell'umanità, ma in virtù della deità unita in essa.
E così fu fatto: e fu adempiuta la verità tua, e saziata la giustizia e la misericordia.
O Maria, io vedo che questo Verbo dato a te, è in te; e nondimeno, non è separato dal Padre: come la parola che l'uomo ha nella mente, che anche quando è proferita di fuori e comunicata ad altri, non perciò si diparte né è separata dal cuore. In tutto questo si dimostra la dignità dell'uomo, per cui Dio ha operato tante e sì grandi cose.
In te ancora, o Maria, si dimostra oggi la fortezza e la libertà dell'uomo; perché dopo la liberazione di un tale e sì grande consiglio, è mandato a te l'Angelo ad annunciarti il mistero del consiglio divino, e cercare la volontà tua. E non discese nel tuo seno il Figliuolo di Dio, prima che tu vi consentissi con la tua volontà.

Aspettava alla porta della tua volontà che tu gli aprissi, poiché egli voleva venire in te; e giammai non vi sarebbe entrato se tu non gli avessi aperto dicendo: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto (Lc 1, 38).
Dunque manifestamente si dimostra la fortezza e libertà della volontà umana, che né bene né male alcuno si può fare senza questa volontà. E non c e demonio né creatura che possa costringerla a colpa di peccato mortale, se essa non vuole. Neanche può essere costretta a compiere alcun bene, più ch'essa non voglia; sì che la volontà dell'uomo è libera, che nessuno la può costringere al male né al bene.
Bussava, o Maria, alla porta tua la Deità eterna, ma se tu non avessi aperto l'uscio della volontà tua, Dio non si sarebbe incarnato in te.
Vergògnati, anima mia, vedendo che Dio oggi si è imparentato con te in Maria. Oggi ti è mostrato che, benché tu sia fatta senza di te, non sarai salvata senza te.
Infatti, come si è detto, oggi Dio bussa alla porta della volontà di Maria, e aspetta ch'ella gli apra.

Augustinus
03-04-05, 18:01
In Deiparæ dormitionem sermo, 8-ll, in Sylloge A. Ballerini, t. 2, Parigi ,1857, 558 ss.

Per la sua stupidità Adamo, sedotto da ciò che non è, si allontanò da colui che è. La stoltezza gli fece abbracciare come benefattori i nemici e assentire all'errore come a una verità.
Da quel momento, l'uomo, la nobile creatura di Dio, è divenuto lo zimbello di perversi demoni. Colui che era stato fatto ad immagine dell'Altissimo è avvilito e oltraggiato ad onta del suo Creatore.Chi era poco meno degli angeli (Sal 8, 6) è diventato come gli animali che periscono (Sal 48, 13).
Allora si commossero le viscere di colui che ignora l'emozione; l'affetto per la sua creatura si colorò di misericordia e l'amore per gli uomini s'intrecciò con l'indulgenza. Allora sorse la provvida decisione mai smentita di venirci in aiuto; e ne furono fissati il momento e la forma altissima, superiori a qualsiasi capacità della natura umana.
Crollate tutte le altre difese, colui che sostiene tutto con la potenza della sua parola (Eb 1, 3) volle affrontare la lotta. Colui che è Dio degli uomini si fece uomo per gli uomini, colui che innalza gli umili si abbassò in una povera condizione; come uno di noi sostenne il combattimento contro l'avversario che ci opprimeva, fino alla morte.

Con un semplice cenno, dall'alto del suo trono, Dio avrebbe potuto annientare il nemico senza ombra di rischio o fatica. Con la massima facilità l'Onnipotente avrebbe potuto soggiogare l'uomo fuggitivo malvagio e ingrato, trionfando su questo schiavo scelleratissimo. Facile impresa ma non altrettanto ammirevole, degna della potenza divina non del suo amore per l'uomo.
L'abissale misericordia divina, l'oceano della sua tenerezza privilegiò la mia gloria alla sua dignità e rivestì la mia condizione terrena, supplì con la sua forza alla mia debolezza, lui più forte debellò il forte (cf Mc 3, 27). Concesse un'insperata vittoria alla carne mortale rovinata da un comportamento vizioso; preferì cingere di gloria l'uomo piuttosto che se stesso.
Così abbatté il muro di separazione che era frammezzo (Ef 2, 14), distruggendo l'inimicizia insita nella natura umana, ricongiungendo quello che era separato e tutto ricomponendo in perfetta armonia. Ecco la ragione per cui il Verbo rivestì la nostra natura impastata di fango, ecco il grande mistero del Dio che si annienta al di là dell'immaginabile.

Per questa incarnazione divina ci voleva una nascita divina e quindi una madre che ne fosse all'altezza. Ecco il dono immenso di Dio, il frutto stupendo della stirpe umana, la glorificazione della nostra comune natura, l'ineguagliabile prodigio fra gli uomini, più bello di tutto ciò che esiste sotto il sole: una vergine pura e illibata, la donna più pura fra tutte, rese ancora più fulgida la sua purezza dando alla luce un figlio.
Non fu madre al modo comune colei che fu la madre del Padre di ogni essere. Non fu vergine simile alle altre questa Vergine che concepì la Potenza santificatrice. Maternità e verginità furono presenti in questa donna, presenti in grado compiuto, anzi oltre ogni perfezione. Fu vergine ma non sterile e tanto meno priva della benedizione concessa a chi è madre. Cosa più inaudita: ella dette alla luce appunto colui che benedice la fecondità delle madri.

Dopo il saluto del messo celeste, il Figlio primogenito entrò in quel grembo sacro; e subito, con la gioia annunciata alla madre, annullò la maledizione inflitta ai nostri progenitori. La voce dell'angelo saluta benedetta e chiama piena di grazia colei che già lo era e lo sarebbe stata in totale pienezza. Da lei e dopo di lei, la benedizione si espanse su tutto il genere umano.
Maria fu madre, ma rimanendo vergine e senza in nulla cedere alle leggi del matrimonio, libera dalle pene che affliggono le partorienti.
I contrari si uniscono in una novità assoluta; il Figlio rende mirabile la madre e la madre testimonia la duplice natura del Figlio. Così nasce colui che era fin dal principio: egli assume ciò che non era, mantenendo ciò che era. Eccolo divenuto uomo, eppure rimane sempre il Dio esistente prima dei secoli.
Tutto intero Dio e tutto intero uomo, perfetto in entrambe le nature, unite senza confusione in una sola ipostasi, sebbene rimangano distinte le rispettive volontà e proprietà.

Augustinus
03-04-05, 18:03
Omelia per l'Annunciazione, 3-8.10, in PO XIX, 485-494.

La Vergine Maria non fu come la terra che servì per creare l'uomo; questa offrì al Creatore la materia mantenendosi passiva e aliena da ogni attività. Maria invece fu lei stessa l'artefice e l'agente secondo di quello che attirò in terra l'Artista divino. Alludo qui direttamente alla sua vita immacolata, puro scintillio di santità, che rinunciando a ogni forma di male, seppe praticare tutte le virtù.
L'anima di Maria era più pura della luce, il suo corpo spiritualizzato al massimo, più raggiante del sole, più terso del cielo, più santo dei troni dei cherubini. La sua mente si alzava fino alle vette e volava più alta degli angeli; il suo amore per Dio consumava ogni desiderio dell'anima sua, per cui la Vergine possedeva Dio ed era a lui unita al di là di quanto sia capace l'intelletto umano.
Proprio questo suo tendere costante verso la Bellezza, nella pratica congiunta dell'anima e del corpo, valse ad attirare su di lei lo sguardo di Dio che l'arricchì con il suo splendore; il fascino della Vergine attirò l'impassibile, e colui che l'uomo con la sua colpa aveva allontanato si fece carne a motivo della Vergine.

Quando Dio volle trarre Eva dal costato di Adamo, anziché prevenire e persuadere l'uomo, lo fece cadere nel sonno e gli sottrasse una parte del suo corpo. Ma quando si trattò della Vergine, Dio iniziò con l'annuncio e, prima di compiere la sua opera, attese la risposta di Maria.
Nel momento di creare Adamo, Dio si rivolge soltanto al proprio Figlio, dicendo: Facciamo l'uomo (Gn 1, 26). Ma allorché si tratta di introdurre nel mondo il suo primogenito, l'ammirabile Consigliere, e di dar vita al secondo Adamo, il Padre celeste rende la Vergine partecipe del suo disegno. Questo grande consiglio, di cui parla Isaia (Is 9, 6 LXX), questo stupendo piano di Dio, fu stabilito dal Padre e ratificato dalla Vergine.
L'incarnazione non fu soltanto opera del Padre che decise e che nella sua potenza copri la Vergine con la sua ombra, e opera dello Spirito che si rese presente. Ma fu anche opera della volontà e della fede di Maria. Senza il Padre, senza la sua potenza e il suo Spirito, questo piano non poteva essere ideato; ma il disegno di Dio non avrebbe avuto compimento senza la volontà e la fede dell'Immacolata.

Dopo averla avvertita, dopo averla ispirata ad accettare, Dio fece della Vergine sua madre: Maria era pienamente consapevole e disponibile, quando il Verbo prese carne in lei. Come questi fu concepito perché lo volle, così Maria concepì in piena libertà e divenne madre dopo aver dato il proprio assenso.
Ammessa a partecipare al piano di Dio, non fu strumento passivo, mosso dall'esterno; si offrì spontaneamente e diventò la cooperatrice di Dio e della sua provvidenza nei riguardi del genere umano, così da essere associata in modo tutto particolare alla grazia donata da Dio.
E ancora: poiché il Salvatore era uomo e figlio dell'uomo, non solo nel corpo ma anche nello spirito, nell'intelligenza, nella volontà, in tutto ciò che è umano, egli doveva avere una madre perfetta. Questa madre doveva preparare la sua nascita offrendo non solo il proprio corpo, ma anche lo spirito, la volontà e tutto l'essere. Ecco perché la Vergine divenne madre nel corpo e nell'anima, portando nel suo seno, fino alla nascita ineffabile, colui che si è fatto veramente, totalmente uomo.

Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. La Vergine parla e la sua parola è efficace: E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14).
Dopo la sua risposta a Dio, Maria riceve lo Spirito che trae da lei la carne tutta impregnata di divinità. Voce della potenza di Dio! Il Verbo divino s'incarna grazie alla parola della madre; il Creatore assume una natura creata in seguito alla parola della creatura. Sia la luce! (Gn 1, 3) aveva detto Dio. E la luce fu. Allo stesso modo, dopo che la Vergine ebbe parlato, la vera luce apparve. Colui che illumina ogni uomo (Gv 1, 9) che viene al mondo, prese carne e fu portato nel suo seno. Le parole della Vergine hanno fatto della terra un paradiso, svuotando gli inferi dei suoi prigionieri. Il cielo è diventato dimora dell'uomo, che si è congiunto con gli angeli, sicché terra e cielo formano un unico coro attorno a colui che appartiene ad entrambi nello stesso tempo, è eterno e tuttavia entrò nel divenire.

Augustinus
03-04-05, 18:05
Lett. 28 a Flaviano, 3-4, in PL 54, 763-767

Dalla Maestà divina fu assunta l'umiltà della nostra natura, dalla forza la debolezza, da colui che è eterno, la nostra mortalità; e per pagare il debito, che gravava sulla nostra condizione, la natura impassibile fu unita alla nostra natura passibile. Tutto questo avvenne perché, come era conveniente perla nostra salvezza, il solo e unico mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, immune dalla morte per un verso, fosse, per l'altro, ad essa soggetto.
Vera, integra e perfetta fu la natura nella quale è nato Dio, ma nel medesimo tempo vera e perfetta la natura divina nella quale rimane immutabilmente. In lui c'è tutto della sua divinità e tutto della nostra umanità.
Per nostra natura intendiamo quella creata da Dio al principio e assunta, per essere redenta, dal Verbo. Nessuna traccia invece vi fu nel Salvatore di quelle malvagità che il seduttore portò nel mondo e che furono accolte dall'uomo sedotto. Volle addossarsi certo la nostra debolezza, ma non essere partecipe delle nostre colpe.
Assunse la condizione di schiavo, ma senza la contaminazione del peccato. Sublimò l'umanità, ma non sminuì la divinità. Il suo annientamento rese visibile l'invisibile e mortale il creatore e il signore di tutte le cose. Ma il suo fu piuttosto un abbassarsi misericordioso verso la nostra miseria, che una perdita della sua potestà e del suo dominio. Fu creatore dell'uomo nella condizione divina e uomo nella condizione di schiavo. Questo fu l'unico e medesimo Salvatore.
Il Figlio di Dio fa dunque il suo ingresso in mezzo alle miserie di questo mondo, scendendo dal suo trono celeste, senza lasciare la gloria del Padre. Entra in una condizione nuova, nasce in un modo nuovo. Entra in una condizione nuova: infatti invisibile in se stesso si rende visibile nella nostra natura; infinito, si lascia circoscrivere; esistente prima di tutti i tempi, comincia a vivere nel tempo; padrone e signore dell'universo, nasconde la sua infinita maestà, prende la forma di servo; impassibile e immortale, in quanto Dio, non sdegna di farsi uomo passibile e soggetto alle leggi della morte.
Colui infatti che è vero Dio, è anche vero uomo. Non vi è nulla di fittizio in questa unità, perché sussistono e l'umiltà della natura umana, e la sublimità della natura divina.
Dio non subisce mutazione per la sua misericordia, così l'uomo non viene alterato per la dignità ricevuta. Ognuna delle nature opera in comunione con l'altra tutto ciò che le è proprio. Il Verbo opera ciò che spetta al Verbo, e l'umanità esegue ciò che è proprio della umanità. La prima di queste nature risplende per i miracoli che compie, l'altra soggiace agli oltraggi che subisce. E, come il Verbo non rinunzia a quella gloria che possiede in tutto uguale al Padre, così l'umanità non abbandona la natura propria della specie.
Non ci stancheremo di ripeterlo: L'unico e il medesimo è veramente Figlio di Dio e veramente figlio dell'uomo. È Dio, perché «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1,1). È uomo, perché: «il Verbo si fece carnee venne ad abitare in mezzo a noi » (Gv 1,14).

Augustinus
05-04-05, 17:36
Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, 876-887

25 MARZO

ANNUNCIAZIONE DELLA
VERGINE SANTISSIMA

Gloria di questo giorno.

È grande questo giorno negli annali dell'umanità ed anche davanti a Dio, essendo l'anniversario del più solenne avvenimento di tutti i tempi. Il Verbo divino, per il quale il Padre creò il mondo, s'è fatto carne nel seno d'una Vergine ed è venuto ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14). Adoriamo le grandezze del Figlio di Dio che si umilia, rendiamo grazie al Padre che ha amato il mondo sino a dargli il suo Figlio Unigenito (ivi 3,16), ed allo Spirito Santo che con la sua onnipotente virtù opera un sì profondo mistero. Ecco che sin da questo tempo di penitenza noi preludiamo alle gioie del Natale; ancora nove mesi, e l'Emmanuele oggi concepito nascerà in Betlemme, ed i cori angelici c'inviteranno a salutare questo nuovo mistero.

La promessa del Redentore.

Nella settimana di Settuagesima meditammo la caduta dei nostri progenitori e udimmo la voce di Dio tuonare la triplice sentenza, contro il serpente, la donna e l'uomo. Però, una speranza fece luce nella nostra anima e, nel mezzo degli anatemi, una divina promessa brillò come un faro di salvezza: il Signore sdegnato disse all'infernal serpente che un giorno la sua superba testa sarebbe schiacciata, e che sarebbe stato il piede d'una donna a colpirlo terribilmente.

Il suo adempimento.

Ed ecco giunto il momento in cui il Signore realizzerà l'antica promessa. Per millenni il mondo aveva atteso; e nonostante le fitte tenebre e le iniquità, tale speranza non svanì. Col succedersi dei secoli, la misericordia divina moltiplicò i miracoli, le profezie, le figure, per rinnovare il patto che si degnò stringere con l'umanità. Si vide scorrere il sangue del Messia da Adamo a Noè, da Sem ad Abramo, Isacco e Giacobbe, da David e Salomone a Gioacchino; ed ora, nelle vene della figlia di Gioacchino, Maria.

Maria è la donna per la quale sarà tolta la maledizione che pesava sulla nostra stirpe. Il Signore, facendola immacolata, decretò un'inconciliabile inimicizia fra lei e il serpente; ed è proprio oggi, che questa figlia di Eva riparerà la caduta della madre sua, rialzerà il suo sesso dall'abbassamento in cui era piombato, e coopererà direttamente ed efficacemente alla vittoria che il Figlio di Dio in persona riporterà sul nemico della sua gloria e del genere umano.

L'Annunciazione.

La tradizione ha segnalato alla santa Chiesa la data del 25 Marzo, come il giorno che vide il compimento di questo mistero (sant'Agostino, La Trinità, l. 4, c. 5).

Maria se ne stava sola nel raccoglimento della preghiera, quando vide apparirle l'Arcangelo disceso dal cielo per chiederne il consenso nel nome della SS. Trinità. Ascoltiamo il dialogo fra l'Angelo e la Vergine, e nello stesso tempo riportiamoci col pensiero ai primordi del mondo. Un Vescovo martire del II secolo, sant'Ireneo, eco fedele dell'insegnamento degli Apostoli, ci fa paragonare questa grande scena a quella che avvenne nel paradiso terrestre (Contro le eresie, l. 5, c. 19).

Nel Paradiso terrestre.

Nel giardino di delizie si trova una vergine alla presenza d'un angelo, col quale ella discorre. Pure a Nazaret una vergine è interpellata da un angelo, col quale pure ritesse un dialogo; ma l'angelo del paradiso terrestre è uno spirito tenebroso, mentre quello di Nazaret è uno spirito di luce. Nei due incontri è sempre l'angelo a iniziare il discorso. "Perché, dice lo spirito maledetto alla prima donna, perché Dio vi ha comandato di non mangiare del frutto di tutte le piante del paradiso?" Vedi come già si nota, nell'impazienza di questa domanda, la provocazione al male, il disprezzo, l'odio verso la debole creatura nella quale Satana perseguita l'immagine di Dio!

A Nazaret.

Guardate invece l'angelo di luce, con quale dolcezza e con quale pace s'avvicina alla novella Eva! con quale rispetto riverisce questa umana creatura! "Ave, o piena di grazia ! Il Signore è con te, tu sei benedetta fra tutte le donne". Chi non sente nell'accento celeste di tali parole respirare pace e dignità! Ma continuiamo a seguire l'accostamento.

Eva.

La donna dell'Eden, imprudente, ascolta la voce del seduttore ed è sollecita nel rispondergli. La curiosità la spinge a prolungare la conversazione con lui, che l'istiga a scrutare i segreti di Dio, senza affatto diffidare del serpente che le parla; fra poco, però, si vergognerà al cospetto di Dio.

Maria.

Maria ascolta le parole di Gabriele; ma questa Vergine, prudentissima, come l'elogia la Chiesa, rimane silenziosa, chiedendo a se stessa donde possano provenire le lodi di cui è fatta oggetto. La più pura, la più umile delle vergini teme le lusinghe; e il celeste messaggero non sentirà da lei una parola, che non riguardi la sua missione durante il colloquio. "Non temere, o Maria, egli risponde alla novella Eva, perché hai trovato grazia presso Dio; ecco, concepirai nel seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre; e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe; e il suo regno non avrà mai fine".

Quali magnifiche promesse venute dal cielo da parte di Dio! quale oggetto più degno d'una nobile ambizione d'una figlia di Giuda, che sa di quale gloria sarà circondata la madre del Messia! Però Maria non è per niente tentata da sì grande onore. Ella ha per sempre consacrata la sua verginità al Signore, per essere più strettamente unita a lui nell'amore; la più gloriosa mèta ch'ella potrebbe raggiungere violando questo sacro voto, non riesce a smuovere la sua anima: "Come avverrà questo, ella risponde all'Angelo, se io non conosco uomo?".

Eva.

La prima Eva non mostra uguale calma e disinteressamento. Non appena l'angelo perverso la rassicura che può benissimo violare, senza timore di morire, il precetto del divino benefattore, e che il premio della disobbedienza consisterà nell'entrare a far parte, con la scienza, alla stessa divinità, ecco che ne rimane soggiogata. L'amore di se stessa le ha fatto in un istante dimenticare il dovere e la riconoscenza; e sarà felice di liberarsi al più presto dal duplice vincolo che le pesa.

Maria.

Così si mostra la donna che ci mandò alla rovina. Ma quanto differente ci appare l'altra che ci doveva salvare! La prima, crudele verso la posterità, si preoccupa unicamente di se stessa; la seconda, dimentica se stessa, riflettendo ai diritti che Dio ha su di lei. Rapito l'Angelo da tale fedeltà, finisce di svelare il disegno divino: "Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà, per questo il Santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia, ed è già nel sesto mese, lei ch'era detta sterile; ché niente è impossibile presso Dio". A questo punto l'Angelo ha terminato il suo discorso ed attende in silenzio la decisione della Vergine di Nazaret.

La disobbedienza di Eva.

Portiamo ora lo sguardo sulla vergine dell'Eden. Appena lo spirito infernale ha finito di parlare, essa guarda con concupiscenza il frutto proibito, perché aspira all'indipendenza cui la metterà in possesso quel frutto sì piacevole. Con mano disobbediente s'avvicina a coglierlo; lo prende e lo porta avidamente alla bocca; e nel medesimo istante la morte s'impossessa di lei: morte dell'anima, per il peccato che estingue il lume della vita; morte del corpo che, separato dal principio dell'immortalità, diventa così oggetto di vergogna e di confusione, sino a che si dissolverà in polvere.

L'obbedienza di Maria.

Ma distogliamo lo sguardo dal triste spettacolo, e ritorniamo a Nazaret. Maria, nelle ultime parole dell'Angelo, vede manifesto il volere divino. Infatti la rassicura che, mentre le è riservata la gioia di essere la Madre di un Dio, serberà la sua verginità. Allora Maria s'inchina in una perfetta obbedienza, ed al celeste inviato risponde: "Ecco l'ancella del Signore: si faccia di me secondo la tua parola".

Così, l'obbedienza della seconda donna ripara la disobbedienza della prima, avendo la Vergine di Nazaret detto nient'altro che questo: avvenga dunque, FIAT che il Figlio eterno di Dio, che secondo il decreto divino aspettava la mia parola, si faccia presente, per opera dello Spirito Santo, nel mio seno, e cominci la sua vita umana. Una Vergine diventa Madre, e Madre d'un Dio; ed è l'abbandono di questa Vergine alla somma volontà che la rende feconda, per la virtù dello Spirito Santo. Mistero sublime che stabilisce relazioni di figlio e di madre tra il Verbo eterno ed una creatura, e mette in possesso dell'Onnipotente uno strumento degno di assicurargli il trionfo contro lo spirito maligno, che con la sua audacia e perfidia sembrava aver prevalso fino allora contro il piano divino!

La sconfitta di Satana.

Non vi fu mai sconfitta più umiliante e completa di quella di Satana in questo giorno. Il piede della donna, che gli offrì una sì facile vittoria, grava con tutto il suo peso sulla superba testa che gli schiaccia. Ed Eva in questa figlia si risolleva a schiacciare il serpente. Dio non ha preferito l'uomo per tale vendetta, perché in tal caso l'umiliazione di Satana non sarebbe stata così profonda; contro un tal nemico il Signore dirige la prima preda dell'inferno, la vittima più debole e più indifesa.

In premio di sì glorioso trionfo, una donna d'ora innanzi regnerà, non solo sugli angeli ribelli, ma su tutto il genere umano, anzi su tutti i cori degli Spiriti celesti. Dall'eccelso suo trono, Maria Madre di Dio domina sopra l'intera creazione; negli abissi infernali, invano Satana ruggirà nella sua eterna disperazione, pensando al danno che si fece nell'attaccare per primo un essere fragile e credulo, che Dio ha bellamente vendicato; e nelle altissime sfere, i Cherubini e i Serafini alzeranno lo sguardo a Maria, in attesa d'un sorriso e per gloriarsi d'eseguire i minimi desideri della Madre di Dio e degli uomini.

La salvezza dell'umanità.

Pertanto, strappati al morso del maledetto serpente per l'obbedienza di Maria, noi figli di questa umanità salutiamo oggi l'aurora della nostra liberazione; e, usando le stesse parole del cantico di Debora, tipo di Maria vincitrice, che canta il proprio trionfo sui nemici del popolo santo, diciamo: "Vennero meno i forti d'Israele e stettero inermi, finché non sorse Debora, finché non sorse una madre in Israele. Il Signore ha inaugurato nuove guerre ed ha rovesciato le porte dei nemici" (Gdc 5,7-8). Prestiamo l'orecchio ad ascoltare nei passati secoli, la voce d'un'altra vittoriosa donna, Giuditta, che canta a sua volta: "Lodate il Signore Dio nostro, il quale non ha abbandonato coloro che hanno sperato in lui, e per mezzo di me sua serva ha compiuta la sua misericordia, da lui promessa alla casa di Israele, e in questa notte con la mia mano ha ucciso il nemico del suo popolo. È il Signore onnipotente che l'ha colpito dandolo in mano d'una donna che l'ha trafitto" (Gdt 13, 17-18; 16,7).

MESSA

I canti del Sacrificio sono presi in gran parte dalla Chiesa dal Salmo 44, che celebra l'unione dello Sposo e della Sposa.

EPISTOLA (Is 7,10-15). - In quei giorni: il Signore parlò ad Acaz, e disse: Domanda un segno al Signore Dio tuo, nel profondo dell'inferno o nell'altezza dei cieli. Ma Acaz disse: Non chiederò e non tenterò il Signore. Allora (Isaia) disse: Udite adunque, o casa di David: È forse poco per voi essere molesti agli uomini, voi che siete molesti anche al mio Dio? Per questo il Signore stesso vi darà il segno: ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato Emmanuele. Egli si ciberà di burro e di miele, affinché sappia rigettare il male e scegliere il bene.

La pienezza dei tempi è arrivata, e l'antica tradizione radicata in tutti i popoli, che una vergine sarebbe divenuta madre, oggi, con questo mistero, ha il suo compimento. Riveriamo la potenza del Signore e la fedeltà alle sue promesse. L'autore della natura sospende e sue leggi ed agisce con suo diretto intervento:, in questa stessa creatura si uniscono la verginità e la maternità. Ma se una Vergine partorisce, non può partorire che un Dio: ed il figlio di Maria si chiamerà l'Emmanuele, cioè Dio con noi.

Dio con noi.

Adoriamo nel carcere della volontaria infermità l'invisibile Creatore del mondo fatto visibile, il quale vuole che d'ora innanzi ogni creatura confessi non solo la sua infinita grandezza, ma anche la vera natura umana che si degna assumere per salvarci. Cominciando da questo momento, egli ben si può dire il Figlio dell'Uomo. Per nove mesi abiterà nel seno materno, alla stregua degli altri bambini; come loro, dopo la nascita, succhierà il latte ed il miele, santificando così tutte le età dell'uomo. Egli è l'uomo nuovo venuto dal cielo per redimere l'antico. Senza nulla perdere della propria divinità, subisce tutte le condizioni del nostro essere infermo e limitato, per farci poi partecipi della sua natura divina (2 Pt 1,4).

VANGELO (Lc 1,26-38). - In quel tempo: L'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea detta Nazaret, ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei l'Angelo disse: Salute, o piena di grazia: il Signore è teco! Benedetta tu fra le donne! Ed essa turbata a queste parole pensava che specie di saluto fosse quello. E l'Angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio: ecco, tu concepirai nel seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, sarà chiamato figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre; e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe; e il suo regno non avrà mai fine. Allora Maria disse all'Angelo: Come avverrà questo, se io non conosco uomo? E l'Angelo rispose: Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà: per questo il santo che da te nascerà sarà chiamato figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia, ed è già nel sesto mese, lei ch'era detta sterile; perché nulla è impossibile davanti a Dio. E Maria disse: Ecco l'ancella del Signore: si faccia di me secondo la tua parola.

Azione di grazie.

Con queste ultime parole, o Maria, fu decretata la nostra sorte. Voi accondiscendete al desiderio del Cielo: ed ecco che il vostro assenso garantisce la nostra salvezza. O Vergine! O Madre! O benedetta fra le donne, accogliete, insieme agli omaggi degli Angeli, le azioni di grazie, di tutto il genere umano. Per mezzo vostro siamo salvi dalla rovina, in voi è redenta la nostra natura, perché siete il trofeo della vittoria dell'uomo sul suo nemico.

Rallegrati, o Adamo, nostro padre, ma sopra tutto trionfa tu, o Eva, madre nostra! voi che, genitori di tutti noi, foste anche per tutti noi autori di morte, omicidi della vostra progenie prima di diventarne padri.

Ora consolatevi di questa nobile figlia che vi è stata data; tu specialmente, o Eva! Cessa i tuoi lamenti: da te, all'inizio, uscì il male, e da te, d'allora sino ad oggi, fu contagiato tutto il tuo sesso; ma ecco giunto il momento che l'obbrobrio scomparirà e l'uomo non avrà più ragione di piangere a causa della donna.

Un giorno, cercando di giustificare la propria colpa, l'uomo prontamente fece cadere su di lei un'accusa crudele: La donna che mi desti per compagna mi ha dato il frutto ed io ne ho mangiato. O Eva, va' dunque a Maria; rifugiati nella tua figlia, o madre. La figlia risponderà per la madre, è lei che ne cancellerà la vergogna, lei che per la madre offrirà soddisfazione al padre; poiché, se per la donna l'uomo cadde, solo per la donna potrà rialzarsi.

Che dicevi allora, o Adamo? La donna che mi desti per compagna mi ha dato il frutto ed io ne ho mangiato. Malvage parole, che accrescono il tuo peccato e non lo cancellano. Ma la Sapienza divina ha vinto la tua malizia, attingendo nel tesoro della sua inesauribile bontà il mezzo per procurarti il perdono che aveva cercato di meritarti nel darti l'occasione di rispondere convenientemente alla domanda che ti faceva.

Tu avrai una donna in cambio d'una donna: una donna prudente per una donna stolta, una donna umile per una donna superba, una donna che invece di un frutto di morte ti darà l'alimento di vita, che invece di un cibo avvelenato produrrà per te il frutto dell'eterne delizie. Cambia dunque in parole riconoscenti la tua ingiusta accusa, dicendo ora: Signore, la donna che m'hai data per compagna mi ha dato il frutto dell'albero della vita, ed io ne ho mangiato; e un frutto soave alla mia bocca, perché con esso m'avete ridata la vita (san Bernardo, 2a Omelia sul Missus est).

L'Angelus.

Non chiuderemo questa giornata senza ricordare e raccomandare la pia e salutare istituzione che la cristianità solennizza giornalmente in ogni paese cattolico, in onore del mistero dell'Incarnazione e della divina maternità di Maria. Tre volte al giorno, al mattino, a mezzogiorno e alla sera, si ode la campana e i fedeli, all'invito di quel suono si uniscono all'Angelo Gabriele per salutare la Vergine Maria e glorificare il momento in cui lo stesso Figlio di Dio si compiacque assumere umana carne in lei.

Dall'Incarnazione del Verbo il nome suo è echeggiato nel mondo intero. Dall'Oriente all'Occidente è grande il nome del Signore; ma è pur grande il nome di Maria sua Madre. Da qui il bisogno del ringraziamento quotidiano per il mistero dell'Annunciazione, in cui agli uomini fu dato il Figlio di Dio. Troviamo traccia di questa pratica nel XIV secolo, quando Giovanni XXII apre il tesoro delle indulgenze a favore dei fedeli che reciteranno l'Ave Maria, la sera, al suono della campana che ricorda loro la Madre di Dio.

Nel XV secolo sant'Antonino c'informa nella sua Somma che il suono delle campane si faceva, allora, mattina e sera nella Toscana. Solo nel XVI secolo troviamo in un documento francese citato da Mabillon il suono delle campane a mezzogiorno, che si aggiunge a quello dell'aurora e del tramonto. Fu così che Leone X approvò tale devozione, nel 1513, per l'abbazia di Saint-Germain des Près, a Parigi.

D'allora in poi l'intera cristianità la tenne in onore con tutte le sue modifiche; i Papi moltiplicarono le indulgenze; dopo quelle di Giovanni XXII e di Leone X, nel XVIII secolo furono emanate quelle di Benedetto XIII; ed ebbe tale importanza la pratica, che a Roma, durante l'anno giubilare, in cui tutte le indulgenze eccetto quelle del pellegrinaggio a Roma, rimangono sospese, stabilì che le tre salutazioni che si suonano in onore di Maria, avrebbero dovuto continuare ad invitare i fedeli a glorificare insieme il Verbo fatto carne.

Quanto a Maria, lo Spirito Santo aveva già preannunciati i tre termini della pia pratica, esortandoci a celebrarla soave "come l'aurora" al suo sorgere, splendente "come il sole" nel suo meriggio e bella "come la luna" nel suo riflesso argenteo.

Preghiera all'Emmanuele.

O Emmanuele, Dio con noi, "voi voleste redimere l'uomo, e per questo veniste dal cielo ad incarnarvi nel seno d'una Vergine"; ebbene, oggi il genere umano saluta il vostro avvento. Verbo eterno del Padre, dunque a voi non bastò trarre l'uomo dal nulla con la vostra potenza; nella vostra inesauribile bontà voi volete anche raggiungerlo nell'abisso di degradazione in cui è piombato. A causa del peccato l'uomo era caduto al di sotto di se stesso; e voi, per farlo risalire ai divini destini per i quali l'avevate creato, veniste in persona a rivestire la sua sostanza per elevarlo fino a voi.

Nella vostra persona, oggi ed in eterno, Dio si fece uomo, e l'uomo divenne Dio. Per adempiere le promesse della Cantica, voi vi uniste all'umana natura, e celebraste le vostre nozze nel seno verginale della figlia di David. O annichilamento incomprensibile! o gloria inenarrabile! Il Figlio di Dio s'è annientato, e il figlio dell'uomo glorificato. A tal punto ci avete amato, o Verbo divino, ed il vostro amore ha trionfato della nostra miseria.

Lasciaste gli angeli ribelli nell'abisso scavato dalla loro superbia, e nella vostra pietà vi fermaste in mezzo a noi. E non con un solo sguardo misericordioso voi ci salvaste, ma venendo su questa terra di peccato a prendere la forma di schiavo (Fil 2,7), e cominciando una vita di umiliazioni e di dolori. O Verbo incarnato, che venite per salvarci e non per giudicarci (Gv 12,47), noi vi adoriamo, vi ingraziamo, vi amiamo: fateci degni di tutto ciò che il vostro amore vi mosse a fare per noi.

A Maria.

Vi salutiamo, o Maria, piena di grazia, in questo giorno in cui vi allietate dell'onore che vi fu attribuito. L'incomparabile vostra purezza, attirò gli sguardi del sommo Creatore di tutte le cose, e la vostra umiltà lo fece venire nel vostro seno; la sua presenza accresce la santità della vostra anima e la purità del vostro corpo. Con quali delizie sentite il Figlio di Dio vivere della vostra vita e prendere dalla vostra sostanza il nuovo essere cui si unisce per nostro amore! Ecco, è già stretto fra voi e lui il legame noto soltanto a voi: è il vostro Creatore, e voi ne siete la madre; è il vostro Figlio, e voi siete una sua creatura.

Davanti a lui si piega ogni ginocchio, o Maria! perché è Dio del cielo e della terra; ma pure ogni creatura s'inchina davanti a voi, perché lo portaste nel vostro seno e lo allattaste; sola fra tutti gli esseri, voi potete chiamarlo, come il Padre celeste: "Mio figlio!". O donna incomparabile, voi siete lo sforzo supremo della potenza divina: accogliete dunque l'umile sottomissione del genere umano, che si gloria di voi più che gli stessi Angeli, perché avete il suo stesso sangue e la medesima natura.

O novella Eva, figlia dell'antica, senza peccato! per la vostra obbedienza ai divini decreti salvaste la vostra madre e tutta la sua figliolanza, ridando l'innocenza perduta al padre vostro ed all'intera sua famiglia. Il Signore che portate ci assicura tutti questi beni, ed è per voi che noi lo possiamo avere; senza di lui noi rimarremmo nella morte, e senza di voi egli non potrebbe riscattarci, perché in voi attinge il sangue prezioso che ne sarà il pegno. La sua potenza protesse la vostra purezza nell'istante dell'Immacolata concezione, nella quale si formò il sangue di un Dio per la perfetta unione fra la natura divina con quella umana.

Oggi, o Maria, si compie la divina profezia dopo l'errore: "Porrò inimicizia fra la donna e il serpente". Finora gli uomini temevano il demonio e, nel loro traviamento, erigevano ovunque altari in suo onore. Ma oggi il vostro terribile braccio abbatte il suo nemico. Voi l'avete battuto per sempre con l'umiltà, la castità e l'obbedienza; e non potrà più sedurre le nazioni. Per voi, o nostra liberatrice, siamo stati strappati al suo potere, in preda al quale potremmo ancora essere gettati solo dalla nostra perversità e ingratitudine. Non lo permettete, o Maria! aiutateci! E se, in questi giorni di emendazione, proni ai vostri piedi, riconosciamo che purtroppo abusammo della grazia celeste, di cui voi diveniste il canale nella festa della vostra Annunciazione, fateci rivivere, o Madre dei viventi, per la vostra potente intercessione al trono di colui che oggi diventa vostro figlio in eterno.

O Figlia degli uomini, o nostra cara sorella, per la salutazione dell'Arcangelo, per il vostro verginale turbamento, per la fedeltà al Signore, per la prudente umiltà, per il vostro consenso liberatore, vi supplichiamo, convertite i nostri cuori, fateci sinceramente penitenti preparateci ai grandi misteri che stiamo per celebrare. Oh, quanto saranno dolorosi per voi, o Maria! come sarà breve il passaggio dalle gioie dell'Annunciazione alle tristezze della Passione! Ma voi volete far rallegrare l'anima nostra pensando alla felicità del vostro cuore, quando, lo Spirito divino vi coprì con le sue ali ed il Figlio di Dio fu anche vostro figlio. Perciò, restiamo tutto il giorno vicino a voi, nell'umile casa di Nazaret. Fra nove mesi Betlemme ci vedrà prostrati, coi pastori ed i Magi, ai piedi di Gesù Bambino che nascerà per gioia vostra e per la nostra salvezza; allora, noi ripeteremo insieme agli Angeli: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e sulla terra pace agli uomini di buona volontà!".

Augustinus
24-03-06, 11:13
http://img136.imageshack.us/img136/1595/bouguereau56at7.jpg http://www.artunframed.com/images/NewFolder26/bouguereau9780.jpg William Bouguereau, Annunciazione, 1888, Southeby's, USA

Augustinus
24-03-06, 12:20
Festività legate all'Annunciazione:

Natività della Beata Vergine Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144768)

SS. Nome di Maria Vergine (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144771)

Immacolata Concezione di Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=149653)

Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144761)

Festa della Medaglia Miracolosa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=149657)

Cuore Immacolato di Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=170960)

Nostra Signora di Lourdes (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144739)

Visitazione della Beata Vergine Maria a S. Elisabetta (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144750)

Maria Madre di Dio (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144740)

Assunzione della Beata Vergine Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144745)

Beata V. Maria del Rosario (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144754)

Vigilia di Natale (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=213999)

Natale del Signore (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=149208)

Figure di Santi legate all'Annunciazione ed all'Incarnazione:

S. Gabriele arcangelo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=418502)

S. Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria e padre putativo di Gesù (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144749)

S. Francesco d'Assisi (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=69012)

S. Massimiliano Maria Kolbe, martire (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144812)

Beato Pio IX Papa (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=321757)

Beato Bartolo Longo Apostolo della Madonna del Rosario di Pompei (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=187084)

Meditazioni e riflessioni:

Meditare il Rosario (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=201066)

Maggio mese tradizionalmente mariano (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=164141)

"Storia dell'Angelus" di Simone Moreno (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=237380)

Augustinus
24-03-06, 14:58
http://sandstead.com/images/metropolitan/CHAMPAIGNE_The_Annunciation_1644_source_sandstead_ d2h_.jpg http://img74.imageshack.us/img74/1953/annunciationlarge8xz.jpg Philippe de Champaigne, Annunciazione, 1644 circa, Metropolitan Museum of Art, New York

http://www.artchive.com/artchive/t/tanner/annunciation.jpg Henry Ossawa Tanner, Annunciazione, 1898, Philadelphia Museum of Art, Philadelfia

http://www.hung-art.hu/kep/m/maulbert/muvek/3/maulb306.jpg Franz Anton Maulbertsch, Annunciazione, 1794, Residenza vescovile, Szombathely

http://www.artchive.com/artchive/t/titian/titian_annunciation.jpg Tiziano, Annunciazione, 1559-62, Chiesa di San Salvador, Venezia

http://www.wga.hu/art/p/pittoni/annuncia.jpg Giambattista Pittoni, Annunciazione, 1758, Gallerie dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/l/lotto/1527-30/02annunc.jpg Lorenzo Lotto, Annunciazione, 1527 circa, Pinacoteca Comunale, Recanati (il gatto che fugge è immagine del diavolo che fugge dinanzi all'irrompere di Dio e del suo annuncio di salvezza)

Augustinus
25-03-06, 12:46
http://www.wga.hu/art/b/bor/annuncia.jpg Paulus Bor, Annunciazione, Collezione privata

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/03/0311grec.jpg El Greco, Annunciazione, 1576 circa, Collezione Thyssen-Bornemisza, Madrid

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/11/1109grec.jpg El Greco, Annunciazione, 1596-1600, Museo de Bellas Artes, Bilbao

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/12/1201grec.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p03888a01nf2007.jpg El Greco, Annunciazione, 1596-1600, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/g/greco_el/12/1203grec.jpg El Greco, Annunciazione, 1596-1600, Collezione Thyssen-Bornemisza, Madrid

Augustinus
25-03-06, 13:10
http://www.wga.hu/art/m/masolino/annuncia.jpg Masolino da Panicale, Annunciazione, 1425-30, National Gallery of Art, Washington

http://www.wga.hu/art/m/mazzoni/sebastia/annuncia.jpg Sebastiano Mazzoni, Annunciazione, 1650 circa, Gallerie dell'Accademia, Venezia

http://www.wga.hu/art/m/murillo/2/207muril.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p00970a01nf2005.jpg Bartolomé Esteban Murillo, Annunciazione, 1660-65, Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/r/rubens/10religi/08religi.jpg Pieter Paul Rubens, Annunciazione, 1609-10, Kunsthistorisches Museum, Vienna

http://www.wga.hu/art/r/rubens/13religi/61religi.jpg Pieter Paul Rubens, Annunciazione, 1628, Rubens House, Antwerp

http://www.wga.hu/art/s/salimben/annuncia.jpg Ventura Salimbeni, Annunciazione, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.wga.hu/art/s/sassofer/virgin_p.jpg Bartolo da Sassoferrato, Vergine in preghiera o dell'Annunciazione, 1640-50, National Gallery, Londra

Augustinus
25-03-06, 13:11
http://www.wga.hu/art/s/simone/6annunci/ann_2st.jpg http://www.wga.hu/art/s/simone/6annunci/ann_2st1.jpg http://www.wga.hu/art/s/simone/6annunci/ann_2st2.jpg http://www.wga.hu/art/s/simone/6annunci/ann_2st3.jpg Simone Martini, Annunciazione e deu Santi, 1333, Galleria degli Uffizi, Firenze

http://www.wga.hu/art/s/strozzi/2/annunc.jpg Bernardo Strozzi, Annunciazione, 1643-44, Museum of Fine Arts, Budapest

http://www.wga.hu/art/v/velde/adriaen/annuncia.jpg Adriaen van de Velde, Annunciazione, 1667, Rijksmuseum, Amsterdam

Augustinus
25-03-06, 13:13
http://www.wga.hu/art/w/weyden/rogier/03annunc/1triptic.jpg http://www.wga.hu/art/w/weyden/rogier/03annunc/2tripti1.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/L6E9CA/00-006887.jpg http://www.wga.hu/art/w/weyden/rogier/03annunc/2tripti2.jpg Rogier van der Weyden, Trittico dell'Annunciazione con Visitazione e donatore, 1440 circa, Musée du Louvre, Parigi (pannello centrale); Galleria Sabauda, Torino (pannelli laterali)

http://www.wga.hu/art/w/weyden/rogier/11columb/1columb.jpg Rogier van der Weyden, Annunciazione, pannello della Pala di S. Columba, 1445 circa, Alte Pinakothek, Monaco

http://www.wga.hu/art/w/weyden/rogier/03annunc/3annunci.jpg Rogier van der Weyden, Annunciazione, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten, Antwerp

http://www.wga.hu/art/v/vivarini/bartolom/annuncia.jpg Bartolomeo Vivarini, Annunciazione, Pinacoteca Provinciale, Bari

Augustinus
25-03-06, 13:26
http://img100.imageshack.us/img100/320/annuncia2lxjj7.jpg Miguel Jacinto Meléndez, Annunciazione, XVII sec., Museo diocesano di Arte sacra, Vitoria-Gasteiz

http://img219.imageshack.us/img219/5773/annuncia60pl.jpg Miguel Jacinto Meléndez, Annunciazione, XVII sec., Collezione privata, Spagna

http://img134.imageshack.us/img134/8949/annuncia78xn.jpg Miguel Jacinto Meléndez, Annunciazione, 1710, The Fine Arts Museums of San Francisco, San Francisco

http://img99.imageshack.us/img99/2927/annuncia35cj.jpg http://www.wga.hu/art/r/rizi/3annunci.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p01128a01nf2004.jpg Francisco Rizi o Rizi de Guevara, Annunciazione, 1665 circa, Museo del Prado, Madrid

http://img152.imageshack.us/img152/7894/annuncia48hy.jpg Antonio de Pereda, Annunciazione, XVII sec., Museo del Prado, Madrid

http://img47.imageshack.us/img47/4331/annuncia54tm.jpg Luis Finsonius, Annunciazione, XVII sec., Museo del Prado, Madrid

Augustinus
25-03-06, 14:29
http://davenation.com/madonnas/found/Zurbaran_FranciscoDe_TheAnnunciation_1650_NC.jpg http://img150.imageshack.us/img150/3933/annuncia119lz.jpg Francisco de Zurbarán, L'Annunciazione, 1650, Philadelphia Museum of Art, Philadelfia

http://img99.imageshack.us/img99/5193/annuncia22mq.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/JSBL2K/87-002490.jpg http://www.mezzo-mondo.com/arts/mm/zurbaran/ZUF006_L.jpg Francisco de Zurbarán, Annunciazione, 1638-39, musée de Grenoble, Grenoble

http://img161.imageshack.us/img161/1516/annuncia99hr.jpg Gregorio Ferro, Annunciazione, 1809, Sacrestia della Cattedrale di Santiago, Santiago de Compostela

http://img47.imageshack.us/img47/6027/annuncia107ne.jpg Vincenzo Carducci, Annunciazione, XVII sec., Museo del Prado, Madrid

http://www.wga.hu/art/c/caravagg/11/66annunc.jpg Caravaggio, L'Annunciazione, 1608-09, Musée des Beaux-Arts, Nancy

Augustinus
25-03-07, 00:43
http://catholic-resources.org/Dore/Luke01a.jpg Gustave Doré, L'Annunciazione, XIX sec.

Augustinus
25-03-07, 08:18
L’Annunciazione a Maria –1

Dell’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria esiste una vasta galleria di rappresentazioni nei testi apocrifi. Vediamo questa volta quelle del Protovangelo di Giacomo e del Vangelo secondo Bartolomeo.

Seguitando la narrazione della vita della Madre del Signore negli scritti apocrifi e gnostici, analizziamo in questa occasione il "quadro" dell’Annunciazione dell’angelo Gabriele alla Vergine Maria.

Giova intanto ricordare ancora che in questa rubrica vale semplicemente l’intento di rilevare l’insegnamento mariologico che sta all’origine di questi scritti, che compongono schematicamente i sette "quadri" che andiamo rivisitando:

Origini e nascita di Maria
Maria al tempio
Il matrimonio con Giuseppe
L’Annunciazione
Maria, madre-vergine
Maria nella passione e risurrezione di Gesù
Dormizione e Assunzione della Vergine.

Varietà di quadri dell’Annunciazione nella "galleria" di testi apocrifi

Osserviamo il contesto della scena dell’annuncio dell’angelo, del quale Luca scrive semplicemente: «L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria» (Lc 1, 26-27).

Nel Protovangelo di Giacomo (capp. X-XII), la scena è come sdoppiata, tra il tempio di Gerusalemme e l’abitazione di Maria; ed è ricostruita invece interamente nel tempio, in un contesto cultuale, dal Vangelo di Bartolomeo (risalente al secolo VI), che accentua le finalità soteriologiche della concezione: «Tu concepirai un figlio e per mezzo suo il mondo intero sarà salvo. Tu recherai al mondo la salvezza» (cap. II).

Vedremo in una prossima puntata come molto circostanziata e "pittorica" sia la ricostruzione che ne fa la visionaria Anna Katharina Emmerick (cfr. Vita della Santa Vergine Maria, San Paolo 2004, pp. 90-93).

E sarà anche interessante rilevare alcune spigolature nella letteratura apocrifa dell’infanzia del Signore, riconducibili alla pietà popolare mariana nei primi secoli cristiani (cfr. Elio Peretto, Percorsi mariologici nell’antica letteratura cristiana, LEV 2001, pp. 151ss.).

Ma procediamo per ordine.

L’Annunciazione secondo il Protovangelo di Giacomo

Del Protovangelo di Giacomo prima leggiamo il testo, aggiungendo poi qualche breve rilievo.

«[…] A Maria [nel tempio] toccò la vera porpora e lo scarlatto [per fare un velo per il tempio del Signore]. Li prese e se n’andò a casa sua. In quel tempo Zaccaria divenne muto. Samuele ne fece le veci, finché Zaccaria ricominciò a parlare. Maria intanto, preso lo scarlatto, lo filava» (cap. X, 2).

«Quindi uscì con la brocca ad attingere acqua. Ed ecco ode una voce: "Salve, o piena di grazia: il Signore è con te, o benedetta tra le donne!". Ella si volgeva a destra e a sinistra per vedere donde mai venisse la voce. Presa da timore, tornava a casa, dove, deposta la brocca, riprendeva la porpora e, seduta sul suo sgabello, continuava a filare.

«D’improvviso un angelo le stette innanzi e le disse: "Non temere più, Maria: tu hai trovato grazia innanzi al Signore di tutti e concepirai dal suo Verbo". Maria però, udita la cosa, ne fu perplessa nel suo interno: "Se io concepirò per opera del Signore, Dio vivente, partorirò come partorisce ogni donna?".

«L’angelo del Signore le disse: "Non così, o Maria: la potenza di Dio ti coprirà con la sua ombra; e così anche l’essere che dovrà nascere sarà chiamato santo, figlio dell’Altissimo. Tu gli darai nome Gesù: egli difatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Maria rispose: "Ecco: io sono la schiava del Signore alla sua presenza; sia di me conforme alla tua parola!"» (cap. XI, 1-3).

«[Maria] terminò quindi la porpora e lo scarlatto e li portò al sacerdote. Il sacerdote la benedì, dicendo: "Maria, il Signore Dio ha reso grande il tuo nome. Sarai benedetta in tutte le generazioni della terra"» (cap. XII, 1).

Notiamo come vi siano alcune differenze con il racconto di Luca (1, 26-38). Nel Vangelo di quest’ultimo, Maria non sta presso una fontana. Questo particolare è stato forse inserito per consonanza con un motivo biblico. Presso una fontana il giovane Isacco incontra Rebeccca che «usciva con l’anfora sulla spalla. La giovinetta era molto bella d’aspetto, era vergine, nessun uomo le si era unito» (Gen 24, 15-16).

La differenza più rilevante rispetto a Luca sta però nel fatto che nella narrazione apocrifa Maria si interessa molto più alla propria incolumità fisica che alla natura miracolosa della sua maternità. Ciò dipende, naturalmente, dalla differente prospettiva teologica dei due scritti. Infatti, mentre Luca coltiva un interesse cristologico, nello scritto apocrifo del Protovangelo di Giacomo la mariologia passa decisamente in primo piano e il testo sottolinea piuttosto la presentazione della Vergine Maria.

La scena dell’apparizione dell’angelo mentre Maria tesse la tenda del tempio, tenendo presso di sé la brocca con la quale si era recata alla fonte, è uno dei motivi prediletti in tutta l’iconografia del Medioevo.

L’Annunciazione secondo il Vangelo di Bartolomeo

Nel Vangelo di Bartolomeo troviamo molte analogie con i Vangeli gnostici, sia da un punto di vista formale che contenutistico. Bartolomeo, infatti, pone domande a Gesù, a Maria e infine a Belzebù. Così noi apprendiamo che cosa Gesù fece nell’Ade e come molte anime trovarono ingresso in Paradiso, cosa Belzebù abbia fatto nel mondo e – per ciò che qui ci riguarda – come Maria abbia concepito il Figlio di Dio.

È la Vergine stessa, nel Vangelo di Bartolomeo (cap. II,1-22), dopo qualche esitazione carica di mistero, a raccontare l’annunciazione in questi termini:

«Gli apostoli si trovarono riuniti con Maria in un luogo chiamato Chritir. Si accostò Bartolomeo a Pietro, Andrea e Giovanni e disse loro: "Chiediamo a Maria, la piena di grazia, come ha potuto concepire l’Inafferrabile o come ha potuto portare l’Importabile o come ha generato una tale Grandezza". Essi però erano incerti se interrogarla. Allora Bartolomeo disse a Pietro: "Padre Pietro, levati tu come capo e interrogala". Pietro si rivolse invece a Giovanni così: "Tu sei giovane casto e incensurabile, spetta dunque a te a interrogarla". Poiché tutti erano incerti e indecisi, Bartolomeo si accostò con il volto sorridente e disse: "O piena di grazia, tabernacolo dell’Altissimo, immacolata: tutti gli apostoli per mezzo di me, da loro incaricato, ti vogliono interrogare. Narraci tu come hai concepito l’Inafferrabile o come hai portato l’Importante o come tu hai dato alla luce una tale Grandezza". Maria rispose: "Non mi fate domande circa questo mistero! Se io comincio a parlare di ciò, fuoco procede dalla mia bocca e consuma tutta la terra". Ma quelli insistevano maggiormente ed ella, non volendo rifiutarsi di ascoltare gli apostoli, disse: "Mettiamoci a pregare!". Gli apostoli si posero dietro a Maria. Allora questa disse a Pietro: "Pietro, capo degli apostoli, colonna solidissima, stai dietro a me? Non ha detto Nostro Signore: ‘Cristo è capo dell’uomo, ma l’uomo della donna’? Levatevi e pregate davanti a me".

«Ma quelli le dissero: "Il Signore ha piantato la sua tenda ed ha gradito che tu lo tenessi dentro di te. A te dunque conviene dirigere la preghiera e non a noi". Ma lei replicò: "Voi siete stelle lucenti, come ha detto il profeta: ‘Ho levato ai monti i miei occhi, donde proviene il mio aiuto’. Voi dunque siete i monti e voi dovete pregare". Gli apostoli a lei: "Tu devi pregare come madre del Re celeste". Maria a loro: "Dio ha formato i passeri e li ha inviati, come voi, ai quattro angoli del mondo". Ma quelli le risposero: "Colui che i sette cieli a stento possono contenere, si è compiaciuto di essere contenuto in te". Allora Maria si pose avanti a loro, alzò le sue mani al cielo e cominciò a pregare così: "O Dio massimo e onnisciente, Re dei secoli, indescrivibile, ineffabile, che con la tua parola hai creato l’ampiezza dei cieli ed hai disposto in modo armonioso la volta celeste, che hai dato forma alla materia caotica ed hai messo insieme ciò che era separato, che hai distinto l’oscurità delle tenebre dalla luce, che hai fatto fluire le acque dalla stessa fonte, dinanzi a cui tremano gli esseri eterei e le creature terrestri paventano, che hai dato alla terra il suo posto e non hai voluto che perisca, elargendole pioggia abbondante e così provvedendo il cibo comune; tu, il Verbo eterno del Padre: sette cieli poterono a stento contenerti e ti sei compiaciuto di essere abbracciato da me, senza procurarmi alcun dolore; tu che sei il Verbo perfetto del Padre, per mezzo di cui tutto fu creato: glorifica il tuo nome eccelso e permettimi di parlare dinanzi ai tuoi santi apostoli!".

«Quand’ebbe terminata la preghiera, cominciò a parlar loro, non prima di essersi come fatta reggere dai suoi interlocutori: "Mentre dimoravo nel tempio di Dio e dalle mani di un angelo ricevevo il mio cibo, un giorno mi apparve un tale sotto l’aspetto di un angelo. Il suo volto era incontenibile e nella mano non aveva né pane né coppa, come invece succedeva con l’angelo che finora era venuto da me. Sull’istante il velo del tempio si squarciò; successe un forte terremoto e caddi a terra, non potendo sopportare il suo sguardo. Egli mi afferrò con la mano e mi alzò. Guardai al cielo e venne una nube di rugiada sul mio volto, inumidendomi dalla testa ai piedi. Egli mi asciugò con la sua veste.

«Quindi mi parlò: "Sii benedetta, o piena di grazia, o vaso eletto". Poi percosse la destra del suo abito ed uscì fuori un pane, molto grande. Lo depose sull’altare del tempio; ne mangiò prima lui e ne diede poi a me. E batté di nuovo, questa volta alla sinistra dell’abito. Guardai e vidi una coppa, piena di vino. La depose sull’altare del tempio, ne bevve lui prima e ne diede a bere pure a me. Guardai e vidi che il pane non era diminuito e la coppa era piena come prima. Quindi disse: "Tre anni ancora, poi invierò il mio Verbo; tu concepirai mio Figlio e per mezzo suo il mondo intero sarà salvo. Tu poi recherai al mondo la salvezza. La pace sia con te, piena di grazia, e la mia pace rimarrà sempre con te". Dopo aver parlato in quel modo, scomparve ai miei occhi e il tempio divenne come prima.

«Detto questo, fuoco uscì dalla sua bocca e il mondo fu sul punto di bruciare. Allora Gesù apparve subito a Maria e le disse: "Non parlar più, diversamente oggi tutto il mio creato perirebbe". Gli apostoli temettero che Dio si incollerisse contro di loro».

Scena dell’annunciazione ricostruita interamente nel tempio, questa del Vangelo di Bartolomeo (secolo VI), dove si accentuano le finalità soteriologiche dell’incarnazione.

Ma rimandiamo alla prossima puntata il commento all’originale racconto, che nella sua prima parte è piuttosto preparatorio alla rivelazione di come avverrà l’incarnazione.

Simone Moreno

FONTE: Madre di Dio, 2007, fasc. 3 (http://www.stpauls.it/madre/0703md/0703md20.htm)

harunabdelnur
26-03-07, 09:19
Quando lo "Spirito fedele" (ar-rûh al- âmîn), ossia Gabriele, apparve a Maria "nella forma di un uomo armonioso", ella pensò trattarsi di un uomo che cercasse di conoscerla carnalmente e, sapendo che non era lecito, "si rigugiò da lui presso Dio"[...Noi le inviammo il nostro Spirito, che assunse per lei la forma di un uomo armonioso.Ella disse: Mi rifugio da te presso Dio; se tu lo temi...(Cor.,XIX, 17-18] con tutto il suo essere, e per questo fu pervasa da uno stato perfetto di Presenza divina, che si identificava con lo spirito intellettuale (ar-rûh al-manâwî). Se Gabriele le avesse allora trasmesso il suo soffio,mentre ella si trovava in quello stato, Gesù sarebbe nato tale che nessuno avrebbe potuto sopportarlo per la sua natura perentoria, conforme allo stato della madre nel momento del concepimento.Però non appena Gabriele disse a Maria:"... in verità, io sono l'inviato del tuo Signore, venuto per donarti un figlio puro", ella si rilassò dal suo stato di contrazione e il petto le si dilatò; e in quell'istante Gabriele le insufflò [lo Spirito di ] Gesù. Gabriele (su di Lui la Pace!) era quindi il tramite della parola divina trasmessa a Maria, come l'inviato (ar-rasûl) trasmette le parole di Dio al suo popolo, secondo la sentenza coranica: "[Gesù era] il suo Verbo che Egli proiettò in Maria e uno Spirito da Lui" (Cor. IV,171). Subito il desiderio d'amore penetrò in Maria, sicchè il corpo di Gesù fu creato dalla vera "acqua" [o seme] di Maria e dall'"acqua" [o seme] puramente immaginaria di Gabriele, trasmessa dall'umidità principialmente inerente al soffio, giscchè il soffio degli esseri animali contiene l'elemento acqua.Così il corpo di Gesù fu costituito d'"acqua" immaginarie e d`"acqua" vera, e venne partorito in forma umana a motivo di sua madre e dell'apparizione di Gabriele nella forma di uomo; in questa specie umana infatti non vi è generazione al di fuori della legge comune.[ Ossia il miracolo non abolisce l'ordine naturale bensì lo riassume incidentalmente nel suo principio superiore; la potenza spirituale di Gabriele riepiloga qui l'ordine corporeo nel suo principio sottile, senza che la polarità della generazione specifica sia così distrutta.....]

Augustinus
26-03-07, 20:49
Quando lo "Spirito fedele" (ar-rûh al- âmîn), ossia Gabriele, apparve a Maria "nella forma di un uomo armonioso", ella pensò trattarsi di un uomo che cercasse di conoscerla carnalmente e, sapendo che non era lecito, "si rigugiò da lui presso Dio"[...Noi le inviammo il nostro Spirito, che assunse per lei la forma di un uomo armonioso.Ella disse: Mi rifugio da te presso Dio; se tu lo temi...(Cor.,XIX, 17-18] con tutto il suo essere, e per questo fu pervasa da uno stato perfetto di Presenza divina, che si identificava con lo spirito intellettuale (ar-rûh al-manâwî). Se Gabriele le avesse allora trasmesso il suo soffio,mentre ella si trovava in quello stato, Gesù sarebbe nato tale che nessuno avrebbe potuto sopportarlo per la sua natura perentoria, conforme allo stato della madre nel momento del concepimento.Però non appena Gabriele disse a Maria:"... in verità, io sono l'inviato del tuo Signore, venuto per donarti un figlio puro", ella si rilassò dal suo stato di contrazione e il petto le si dilatò; e in quell'istante Gabriele le insufflò [lo Spirito di ] Gesù. Gabriele (su di Lui la Pace!) era quindi il tramite della parola divina trasmessa a Maria, come l'inviato (ar-rasûl) trasmette le parole di Dio al suo popolo, secondo la sentenza coranica: "[Gesù era] il suo Verbo che Egli proiettò in Maria e uno Spirito da Lui" (Cor. IV,171). Subito il desiderio d'amore penetrò in Maria, sicchè il corpo di Gesù fu creato dalla vera "acqua" [o seme] di Maria e dall'"acqua" [o seme] puramente immaginaria di Gabriele, trasmessa dall'umidità principialmente inerente al soffio, giscchè il soffio degli esseri animali contiene l'elemento acqua.Così il corpo di Gesù fu costituito d'"acqua" immaginarie e d`"acqua" vera, e venne partorito in forma umana a motivo di sua madre e dell'apparizione di Gabriele nella forma di uomo; in questa specie umana infatti non vi è generazione al di fuori della legge comune.[ Ossia il miracolo non abolisce l'ordine naturale bensì lo riassume incidentalmente nel suo principio superiore; la potenza spirituale di Gabriele riepiloga qui l'ordine corporeo nel suo principio sottile, senza che la polarità della generazione specifica sia così distrutta.....]

Caro haruna,
il tuo posts è del tutto incompatibile con la fede cristiana e con la Divina Rivelazione: una prova questa che la "rivelazione" della tua religione non può derivare dallo stesso Dio, per il principio di non contraddizione.
Infatti, da quanto scrivi, in primo luogo, appare che l'arcangelo Gabriele non sia un angelo, cioè un essere spirituale, dotato di intelligenza e volontà proprie, distinte dal Creatore, ma pare che sia stato una sorta di "emanazione" di Dio.
In secondo luogo, dal tuo posts, sembra che sia stato l'arcangelo ad "insufflare" (???) lo "spirito di Gesù", quando, invece, nella nostra Rivelazione, cioè nel Vangelo di Luca si legge chiaramente che l'arcangelo si limita ad annunciare, non fa null'altro. Chi "insuffla" è lo Spirito Santo. Il testo è chiaro: "Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio»" (Lc 1, 35-37). Chi compie l'azione, infatti, è una terza persona, lo Spirito Santo. E' detto chiaramente. Non è l'arcangelo.
E poi un altro errore. Dal tuo post sembra che Gesù non sia stato un uomo vero, ma solo l'apparenza, la forma di un uomo. Questa è l'eresia di alcuni gruppi dei primi secoli secondo cui Cristo, poi, non poteva soffrire. Ergo è apparso tra noi solo "in apparenza". E qui la nostra Rivelazione è chiara: egli ha assunto la carne, si è rivestito di carne, come dice S. Paolo.
Queste cose, quindi, dimostrano che le "due" rivelazioni sono discordanti. Una delle due sarà quindi necessariamente falsa. Ovviamente mi sembra pleonastico dire quale sia, giacché penso che sia ben chiaro per un cattolico. :-01#44

Augustinus
25-03-08, 18:19
http://www.wga.hu/art/a/angelico/04/1annunc.jpg http://www.wga.hu/art/a/angelico/04/1annunc1.jpg http://www.wga.hu/art/a/angelico/04/1annunc2.jpg http://www.wga.hu/art/a/angelico/04/1annunc3.jpg Beato Angelico, L'Annunciazione, 1433-34, Museo Diocesano, Cortona

http://www.wga.hu/art/a/angelico/11/armadio4.jpg Beato Angelico, L'Annunciazione, particolare dell'Armadio degli Argenti, 1450, Museo di San Marco, Firenze

http://www.wga.hu/art/a/angelico/01/1prado.jpg http://www.wga.hu/art/a/angelico/01/2prado.jpg http://www.museodelprado.es/uploads/tx_gbobras/p00015a01nf2007.jpg Beato Angelico, L'Annunciazione, 1430-32, Museo del Prado, Madrid

Augustinus
25-03-08, 18:21
http://www.wga.hu/art/a/angelico/09/cells/03_annun.jpg Beato Angelico, L'Annunciazione, 1440-41, Convento di San Marco, Firenze

http://www.wga.hu/art/a/angelico/09/corridor/annunci.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/OGZXAM/06-528909.jpg Beato Angelico, L'Annunciazione, 1430 circa, Convento di San Marco, Firenze

Augustinus
26-03-08, 09:05
L’Annunciazione a Maria – 2

Gli apocrifi hanno svolto un ruolo culturale e insieme devozionale, ispirando la pietà popolare mariana. Di grande interesse l’Annunciazione nella ricostruzione "pittorica" della mistica Katharina Emmerick.

Proseguendo la narrazione della vita della Madre del Signore negli scritti apocrifi e gnostici, analizziamo ancora il "quadro" dell’Annunciazione dell’angelo Gabriele alla Vergine Maria, cercando di approfondire l’insegnamento mariologico che sta all’origine degli scritti che compongono i sette "quadri" che andiamo rivisitando:

Origini e nascita di Maria
Maria al tempio
Il matrimonio con Giuseppe
L’Annunciazione
Maria, madre-vergine
Maria nella passione e risurrezione di Gesù
Dormizione e assunzione della Vergine.

http://www.stpauls.it/madre/0704md/images/0704m15a.jpg La mistica Anna Katharina Emmerick nel dipinto di Van Oer.

Apocrifi scritti per fini culturali e devozionali

Ricordavamo nella puntata del numero di marzo (cf pagg. 20-22) che nel Vangelo di Bartolomeo (secolo VI) la scena dell’Annunciazione è ricostruita interamente nel Tempio, in un contesto cultuale, con forte accentuazione delle finalità soteriologiche (relative alla redenzione) dell’incarnazione. Ebbene, commentiamo ora brevemente questo originale racconto che cerca di spiegare com’è avvenuto il mistero dell’incarnazione.

Osserviamo così quanto sia interessante rilevare, a proposito di questo evento che sta all’origine della storia della nostra salvezza, riflessioni o "spigolature" riconducibili ai testi apocrifi per la pietà popolare mariana nei primi secoli cristiani.

«L’apocrifo Vangelo di Bartolomeo», scrive Elio Peretto, «si distingue dagli altri testi apocrifi in quanto pone l’Annunciazione nel tempio di Gerusalemme. Il Protovangelo di Giacomo, seguendo più da vicino le piste canoniche, pur non accolte in tutto, divide il fatto in due tempi, molto ravvicinati, e pone un primo incontro con l’angelo alla fontana, dove Maria si è recata ad attingere acqua, e il secondo in casa. Dal contesto si evince comunque che la scena dell’Annunciazione avviene a Gerusalemme. Ciò pone i due autori in contrasto con Luca, secondo il quale l’Annunciazione è avvenuta a Nazareth. Essi sono in sintonia nel ricordare la presenza e la crescita di Maria nel tempio di Gerusalemme; pur seguendo piste diverse nel tratteggiare la sua "giornata" si sovrappongono alla fine, quando lasciano intendere che il tempo passato nel tempio era di preparazione alla sua missione.

http://www.stpauls.it/madre/0704md/images/0704m15b.jpg La mistica Anna Katharina Emmerick nel dipinto di Gabriel Cornelius von Max.

«La domanda degli apostoli alla Vergine (intesa a conoscere da Maria stessa come abbia potuto "concepire l’Inafferrabile, portare l’Importabile e generare una tale Grandezza" come era il Figlio di Dio) introduce intanto in quel contesto culturale e religioso nel quale i cristiani si interrogavano sulla compatibilità tra la loro fede nel Signore risorto e la sua origine umana da Maria. Non è infatti irragionevole pensare che nel II-III secolo Maria, singolarmente presa, ossia in quanto giovane donna ebrea la cui vita si svolgeva a Nazareth, non suscitasse molti e assillanti interrogativi; ma in quanto madre di Gesù, maternità che ebbe luogo quando era ancora fanciulla e con modalità inattese, indubbiamente doveva essere al centro di non poche domande e i tentativi di dare risposte soddisfacenti, in particolare tra gli gnostici, si moltiplicassero.

«[…] Il Protovangelo di Giacomo e il Vangelo di Bartolomeo danno la loro soluzione facendo vivere Maria bambina nel tempio e scrivendo che venne irrorata dalla rugiada celeste in vista del suo divenire Madre del Signore» (cf Elio Peretto, Percorsi mariologici nell’antica letteratura cristiana, Lev 2001, pp. 155-156).

Ad ogni modo, vale la pena ricordare che scopo principale degli autori apocrifi non fosse quello di completare e arricchire le informazioni date a volte in maniera sommaria dalla Scrittura canonica, ma che probabilmente esso fu collegato a motivi dottrinali; ed è da credere che, nel contesto della produzione letteraria religiosa, abbiano svolto un ruolo culturale e devozionale insieme.

http://www.stpauls.it/madre/0704md/images/0704m15c.jpg L’Annunciazione dell’angelo Gabriele a Maria secondo la visione della Emmerick.

L’Annunciazione a Maria "secondo Katharina Emmerick"

E vediamo come sia di non minore interesse la ricostruzione tardoapocrifa, molto circostanziata "pittorica", che dell’Annunciazione fa la mistica Anna Katharina Emmerick. Ne riproduciamo le parti essenziali.

«Ho visto la Vergine Maria poco le nozze nella di Giuseppe a mi ha condotto qui la mia guida Fui accompagnata stanza dove abitava Vergine] dal splendente che mi sempre e voglio raccontare ciò che ho visto come può farlo una povera persona quale io sono.

«La santa Vergine entrò [nella sua stanza], indossò un lungo abito da preghiera di lana bianca con una larga cintura e si coprì la testa con un velo bianco e giallo. Intanto entrò la serva [della madre Anna] con una piccola lampada, accese con questa una lampada a molte braccia che pendeva dal soffitto della stanza e si allontanò.

«La santa Vergine prese ora un piccolo tavolo basso a tre piedi che si trovava accanto alla parete e lo pose al centro della stanza. Il tavolino era coperto da un telo blu e rosso ornato di frange. Sopra era posato un rotolo di coperto di scritture.

«Quando la santa Vergine collocato questo tavolino il suo giaciglio e la al centro della stanza, un po’ sulla sinistra dove sul pavimento c’era un tappeto, e vi ebbe posto davanti un piccolo sgabello rotondo per inginocchiarsi, si appoggiò con entrambe le mani al tavolo e scivolò in ginocchio sullo sgabello. [...] Maria si fece scendere il velo sul viso e incrociò le mani sul petto. lungo in quella posizione, col volto rivolto al cielo, intenta a pregare [...].

«Dal soffitto della stanza scese una tale quantità di luce che io mi sentii indotta a rifugiarmi contro la parete dove era la porta, e in quella luce vidi un giovane splendente dai lunghi capelli biondi librarsi davanti a lei. Era l’arcangelo Gabriele.

«Egli le parlò, muovendo leggermente le braccia davanti a sé. Vidi le parole sotto forma di lettere luminose uscire dalla sua bocca, le lessi e le udii. Maria volse il capo piegato un po’ verso destra, però non la vidi intimidita. L’angelo continuò a parlare e Maria, come per suo ordine, sollevò il viso, alzò un po’ il velo e rispose. L’angelo parlò ancora e Maria sollevò completamente il velo, guardò l’angelo e rispose le sacre parole: "Ecco l’ancella del Signore, avvenga di me secondo la tua parola".

«La santa Vergine era in profonda estasi. La stanza era piena di splendore; io non vedevo più la luce della lampada e nemmeno il soffitto. Il cielo sembrava aperto, un raggio di luce mi consentiva di vedere l’angelo, e nel punto da cui questa luce si dipartiva vidi la figura della Santa Trinità sotto forma di luce triangolare luminosissima, e riconobbi ciò che si può soltanto implorare nella preghiera ma non interpellare: Dio onnipotente, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e tuttavia soltanto Dio onnipotente.

«Quando però la santa Vergine ebbe detto: "Avvenga di me secondo la tua parola", vidi una manifestazione alata dello Spirito Santo, non però così come viene in genere rappresentata sotto forma di una colomba. La testa era di uomo, e la luce che si dipartiva dalla figura aveva forma di ali; dalle sue mani e dal suo petto furono emanate tre sorgenti di luce che raggiunsero la santa Vergine sul fianco destro, formando con lei un tutto unico.

«La santa Vergine ne fu tutta illuminata e divenne come trasparente: in lei non vi era più nulla di oscuro, di nascosto, ella risplendeva e tutta la sua figura era compenetrata di luce.

«Subito dopo vidi l’angelo scomparire, il raggio di luce da cui era emerso si ritirò, come se fosse stato aspirato dal cielo, e da questo raggio di luce vidi cadere sulla Vergine tanti boccioli bianchi di rosa, ognuno con una fogliolina verde.

http://www.wga.hu/art/b/botticel/21/6annunci.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/09OZ4U/06-528787.jpg Sandro Botticelli, Annunciazione, 1481, Galleria degli Uffizi, Firenze.

«Dopo che l’angelo fu scomparso, vidi la santa Vergine in profonda estasi, tutta raccolta in se stessa; e vidi che essa riconosceva l’incarnazione del Messia promesso dentro di sé come una piccola figura luminosa perfettamente formata con tutte le membra, le minuscole dita comprese.

«Era circa mezzanotte quando vidi questo mistero. Dopo qualche tempo Anna accompagnata dalle altre donne [le ancelle che abitavano con lei], entrò nella stanza di Maria. Un movimento meraviglioso nella natura le aveva destate dal sonno: sulla casa era apparsa una nuvola di luce. Quando videro la santa Vergine in ginocchio sotto la lampada, immersa in profonda ed estatica preghiera, si allontanarono subito piene di rispetto.

«Dopo qualche tempo, vidi la santa Vergine alzarsi in piedi e dirigersi verso il piccolo altare collocato contro la parete. Accese la lampada appesa alla parete e pregò. La vidi andare a letto solo verso mattina» (A. Katharina Emmerick, Vita della santa Vergine Maria, Edizioni San Paolo 2004, pp. 90-93).

Fin qui la descrizione della visione. Ma la mistica tedesca stimmatizzata ci dice anche altro, come a voler dare lei stessa ragione del mistero che le fu mostrato.

Riprende, dunque, a raccontare: «Contemplando quella notte il mistero dell’incarnazione, ho saputo anche molte altre cose. Anna ebbe la grazia della conoscenza interiore di quanto era avvenuto. La santa Vergine sapeva di aver accolto in sé il Messia, il Figlio dell’Altissimo. A quel tempo però non sapeva ancora che il trono di Davide, suo padre, che il Signore gli avrebbe dato sarebbe stato un trono soprannaturale; non sapeva ancora, a quel tempo, che la casa di Giacobbe, sulla quale secondo le parole di Gabriele avrebbe regnato per tutta l’eternità, era la Chiesa, la comunità dell’umanità rinata. Ella credeva che il Redentore sarebbe stato un re santo che avrebbe purificato il suo popolo e l’avrebbe reso vittorioso sull’inferno. A quel tempo non sapeva ancora che per redimere gli uomini questo re sarebbe morto di una morte terribile.

«Mi fu spiegato anche», continua Katharina Emmerick, «come mai il Redentore volle stare per nove mesi nel grembo materno e volle nascere come bambino, invece di manifestarsi già perfetto come Adamo, bello come un Adamo creato di nuovo. Non sono però capace di esprimere tutto ciò con chiarezza. Questo però mi è rimasto impresso: egli voleva santificare di nuovo il concepimento e la nascita dell’uomo mortificati dal peccato originale.

«Maria fu sua madre, e lui non era venuto prima tra gli uomini perché soltanto lei, e mai un’altra creatura prima o dopo di lei, era il puro recipiente di grazia che Dio aveva promesso agli uomini per divenire lui stesso uomo e liberare l’umanità dalla loro colpa attraverso la sua benefica sofferenza [...]. [Maria] era prevista da tutta l’eternità come madre dell’Eterno» (ivi, p. 93).

Anche di questo racconto (che consideriamo tardoapocrifo, perché dettato all’inizio dell’Ottocento), si può dire che, ampliando le scarne notizie della Sacra Scrittura sulla vita della Vergine, aiuta i suoi devoti a sentire più vicina la madre del Signore nella sua umanità e quotidianità, oltre che a vederla "misticamente" immersa nel mistero della Santa Trinità.

Simone Moreno

FONTE: Madre di Dio, 2007, fasc. 4 (http://www.stpauls.it/madre/0704md/0704md15.htm)

Augustinus
26-03-08, 13:28
http://www.wga.hu/art/r/reni/2/annunc_a.jpg http://www.wga.hu/art/r/reni/2/annunc_v.jpg Guido Reni, Angelo e Vergine dell'Annunciazione, XVII sec., Landesmuseum, Oldenburg

http://www.marcheworldwide.org/html/Reni.jpg http://vicino.regione.marche.it/VisiteVirtuali/ImgThump.aspx?width=400&img=/VisiteVirtuali/images/opere/AP/AP_17_02.jpg Guido Reni, Annunciazione, 1621 circa, Pinacoteca, Ascoli Piceno

http://img409.imageshack.us/img409/5729/reniexh88cat43063004pe6.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/XV3I0G/92-002082-01.jpg http://www.insecula.com/Photos/00/00/05/75/ME0000057556_3.JPG Guido Reni, Annunciazione, 1627, Musée du Louvre, Parigi

http://img183.imageshack.us/img183/6151/reniexh88cat32063004jm2.jpg Guido Reni, Annunciazione, XVII sec.

Augustinus
26-03-08, 22:33
http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/P3YQ6N/96-015482.jpg http://www.insecula.com/Photos/00/00/05/82/ME0000058217_3.JPG Carlo Dolci, Vergine dell'Annunciazione, 1653-55, musée du Louvre, Parigi

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/G7GO5/95-012991.jpg Pompeo Girolamo Batoni, Vergine dell'Annunciazione, XVIII sec., musée du Louvre, Parigi

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/P3HBJ0/96-009545.jpg Louis Boullogne il giovane, Annunciazione, XVIII sec., châteaux de Versailles et de Trianon, Versailles

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/PETRLC/91-000842.jpg http://www.catholictradition.org/Annuncia/annuncia26.jpg Eugene Amaury-Duval, La salutazione angelica, 1860, musée d'Orsay, Parigi

Augustinus
26-03-08, 22:35
http://www.catholictradition.org/Annuncia/annuncia2.jpg http://www.oceansbridge.com/paintings/collections/92-saints/big/Eustache_Le_Sueur_1650_XX_The_Annunciation_(St._Ga briel_the_Archangel).jpg Eustache Le Sueur, Annunciazione, 1650, musée du Louvre, Parigi

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/X2HBJ0/89-001670.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/DHJ2TE/03-012093.jpg Ambito di Eustache Le Sueur, Annunciazione, 1651 circa, musée du Louvre, Parigi

http://www.catholictradition.org/Mary/angelus.jpg

Augustinus
27-03-08, 09:08
The Annunciation

The fact of the Annunciation of the Blessed Virgin Mary is related in Luke 1:26-38. The Evangelist tells us that in the sixth month after the conception of St. John the Baptist by Elizabeth, the angel Gabriel was sent from God to the Virgin Mary, at Nazareth, a small town in the mountains of Galilee. Mary was of the house of David, and was espoused (i.e. married) to Joseph, of the same royal family. She had, however, not yet entered the household of her spouse, but was still in her mother's house, working, perhaps, over her dowry. (Bardenhewer, Maria Verk., 69). And the angel having taken the figure and the form of man, came into the house and said to her: "Hail, full of grace (to whom is given grace, favoured one), the Lord is with thee." Mary having heard the greeting words did not speak; she was troubled in spirit, since she knew not the angel, nor the cause of his coming, nor the meaning of the salutation. And the angel continued and said: "Fear not, Mary, for thou hast found grace with God. Behold thou shalt conceive in thy womb, and shalt bring forth a son; and thou shalt call his name Jesus. He shall be great, and shall be called the Son of the Most High; and the Lord God shall give unto him the throne of David his father; and he shall reign in the house of Jacob forever. And of his kingdom there shall be no end." The Virgin understood that there was question of the coming Redeemer. But, why should she be elected from amongst women for the splendid dignity of being the mother of the Messiah, having vowed her virginity to God? (St. Augustine). Therefore, not doubting the word of Godlike Zachary, but filled with fear and astonishment, she said: "How shall this be done, because I know not man?".

The angel to remove Mary's anxiety and to assure her that her virginity would be spared, answered: "The Holy Ghost shall come upon thee and the power of the Most High shall overshadow thee. And therefore also the Holy which shall be born of thee shall be called the Son of God." In token of the truth of his word he made known to her the conception of St. John, the miraculous pregnancy of her relative now old and sterile: "And behold, thy cousin Elizabeth; she also has conceived a son in herold age, and this is the sixth month with her that is called barren: because no word shall be impossible with God." Mary may not yet have fully understood the meaning of the heavenly message and how the maternity might be reconciled with her vow of virginity, but clinging to the first words of the angel and trusting to the Omnipotence of God she said: "Behold the handmaid of the Lord, be it done to me according to thy word".

Since 1889 Holzmann and many Protestant writers have tried to show that the verses Luke i, 34, 35, containing the message of conception through the Holy Ghost are interpolated. Usener derives the origin of the "myth" from the heathen hero worship; but Harnack tries to prove that it is of Judaic origin (Isaiah 7:14, Behold a Virgin shall conceive, etc.). Bardenhewer, however, has fully established the authenticity of the text (p. 13). St. Luke may have taken his knowledge of the event from anolder account, written in Aramaic or Hebrew. The words: "Blessed art thou among women" (v. 28), are spurious and taken from verse 42, the account of the Visitation. Cardinal Cajetan wanted to understand the words: "because I know not man", not of the future, but only of the past: up to this hour I do not know man. This manifest error, which contradicts the words of the text, has been universally rejected by all Catholic authors. The opinion that Joseph at the time of the Annunciation was an aged widower and Mary twelve or fifteen years of age, is founded only upon apocryphal documents. The local tradition of Nazareth pretends that the angel met Mary and greeted her at the fountain, and when she fled from him in fear, he followed her into the house and there continued his message. (Buhl, Geogr. v. Palaest., 1896). The year and day of the Annunciation cannot be determined as long as new material does not throw more light on the subject. The present date of the feast (25 March) depends upon the date of the older feast of Christmas.

The Annunciation is the beginning of Jesus in His human nature. Through His mother He is a member of the human race. If the virginity of Mary before, during, and after the conception of her Divine Son was always considered part of the deposit of faith, this was done only on account of the historical facts and testimonials. The Incarnation of the Son of God did not in itself necessitate this exception from the laws of nature. Only reasons of expediency are given for it, chiefly, the end of the Incarnation. About to found a new generation of the children of God, The Redeemer does not arrive in the way of earthly generations: the power of the Holy Spirit enters the chaste womb of the Virgin, forming the humanity of Christ. Many holy fathers (Sts. Jerome, Cyril, Ephrem, Augustine) say that the consent of Mary was essential to the redemption. It was the will of God, St. Thomas says (Summa III:30), that the redemption of mankind should depend upon the consent of the Virgin Mary. This does not mean that God in His plans was bound by the will of a creature, and that man would not have been redeemed, if Mary had not consented. It only means that the consent of Mary was foreseen from all eternity, and therefore was received as essential into the design of God.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. I, New York, 1907 (http://www.newadvent.org/cathen/01541c.htm)

Augustinus
27-03-08, 09:10
The Feast of the Annunciation

The Feast of the Annunciation of the Blessed Virgin Mary (25 March), also called in old calendars: FESTUM INCARNATIONIS, INITIUM REDEMPTIONIS CONCEPTIO CHRISTI, ANNUNTIATIO CHRISTI, ANNUNTIATIO DOMINICA. In the Orient, where the part which Mary took in the Redemption is celebrated by a special feast, 26 December, the Annunciation is a feast of Christ; in the Latin Church, it is a feast of Mary. It probably originated shortly before or after the council of Ephesus (c. 431). At the time of the Synod of Laodicea (372) it was not known; St. Proclus, Bishop of Constantinople (d. 446), however, seems to mention it in one of his homilies. He says, that the feast of the coming of Our Lord and Saviour, when He vested Himself with the nature of man (quo hominum genus indutus), was celebrated during the entire fifth century. This homily, however, may not be genuine, or the words may be understood of the feast of Christmas.

In the Latin Church this feast is first mentioned in the Sacramentarium of Pope Gelasius (d. 496), which we possess in a manuscript of the seventh century; it is also contained in the Sacramentarium of St. Gregory (d. 604), one manuscript of which dates back to the eighth century. Since these sacramentaries contain additions posterior to the time of Gelasius and Gregory, Duchesne (Origines du culte chrétien, 118, 261) ascribes theorigin of this feast in Rome to the seventh century; Probst, however, (Sacramentarien, 264) thinks that it really belongs to the time of Pope Gelasius. The tenth Synod of Toledo (656), and Trullan Synod (692) speak ofthis feast as one universally celebrated in the Catholic Church.

All Christian antiquity (against all astronomical possibility) recognized the 25th of March as the actual day of Our Lord's death. The opinion that the Incarnation also took place on that date is found in the pseudo-Cyprianic work "De Pascha Computus", c. 240. It argues that the coming of Our Lord and His death must have coincided with the creation andfall of Adam. And since the world was created in spring, the Saviour was also conceived and died shortly after the equinox of spring. Similar fanciful calculations are found in the early and later Middle Ages, and to them, no doubt, the dates of the feast of the Annunciation and of Christmas owe their origin. Consequently the ancient martyrologies assign to the 25th of March the creation of Adam and the crucifixion of Our Lord; also, the fall of Lucifer, the passing of Israel through the Red Sea and the immolation of Isaac. (Thruston, Christmas and the Christian Calendar, Amer. Eccl. Rev., XIX, 568.) The original date of this feast was the 25th of March. Although in olden times most of the churches kept no feast in Lent, the Greek Church in the Trullan Synod (in 692; can. 52) made an exception in favour of the Annunciation. In Rome, it was always celebrated on the 25th of March. The Spanish Church transferred it to the 18th of December, and when some tried to introduce the Roman observance of it onthe 25th of March, the 18th of December was officially confirmed in the whole Spanish Church by the tenth Synod of Toledo (656). This law was abolished when the roman liturgy was accepted in Spain.

The church of Milan, up to our times, assigns the office of this feast to the last Sunday in Advent. On the 25th of March a Mass is sung in honour of the Annunciation. (Ordo Ambrosianus, 1906; Magistretti, Beroldus, 136.) The schismatic Armenians now celebrate this feast on the 7th of April. Since Epiphany for them is the feast of the birth of Christ, the Armenian Church formerly assigned the Annunciation to 5 January, the vigil of Epiphany. This feast was always a holy day of obligation in the Universal Church. As such it was abrogated first for France and the French dependencies, 9 April, 1802; and for the United States, by the Third Council of Baltimore, in 1884. By a decree of the S.R.C., 23 April, 1895, the rank of the feast was raised from a double of the second class to a double of the first class. If this feast falls within Holy Week or Easter Week, its office is transferred to the Monday after the octave of Easter. In some German churches it was the custom to keep its office the Saturday before Palm Sunday if the 25th of March fell in Holy Week. The Greek Church, when the 25th of March occurs on one of the three last days in Holy Week, transfers the Annunciation to Easter Monday; on all other days, even on Easter Sunday, its office is kept together with the office of the day. Although no octaves are permitted in Lent, the Dioceses of Loreto and of the Province of Venice, the Carmelites, Dominicans, Servites, and Redemptorists, celebrate this feast with an octave.

Bibliography

Kellner, Heortologie (Freiburg, 1901), 146; Holweck, Fasti Mariani (Herder, 1892), 45; Schrod, in Kirchenlex., VIII, 82.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. I, New York, 1907 (http://www.newadvent.org/cathen/01542a.htm)

Augustinus
27-03-08, 09:33
The Incarnation

I. The Fact of the Incarnation
(1) The Divine Person of Jesus Christ
A. Old Testament Proofs
B. New Testament Proofs
C. Witness of Tradition
(2) The Human Nature of Jesus Christ
(3) The Hypostatic Union
A. The Witness of the Scriptures
B. Witness of Tradition
II. The Nature of the Incarnation
(1) Nestorianism
(2) Monophysitism
(3) Monothelitism
(4) Catholicism
III. Effects of the Incarnation
(1) On Christ Himself
A. On the Body of Christ
B. On the Human Soul of Christ
C. On the God-Man
(2) The Adoration of the Humanity of Christ
(3) Other Effects of the Incarnation

The Incarnation is the mystery and the dogma of the Word made Flesh. ln this technical sense the word incarnation was adopted, during the twelfth century, from the Norman-French, which in turn had taken the word over from the Latin incarnatio. The Latin Fathers, from the fourth century, make common use of the word; so Saints Jerome, Ambrose, Hilary, etc. The Latin incarnatio (in: caro, flesh) corresponds to the Greek sarkosis, or ensarkosis, which words depend on John (i, 14) kai ho Logos sarx egeneto, "And the Word was made flesh". These two terms were in use by the Greek Fathers from the time of St. Irenæus--i.e. according to Harnack, A. D. 181-189 (cf. lren., "Adv. Haer." III, l9, n. i.; Migne, VII, 939). The verb sarkousthai, to be made flesh, occurs in the creed of the Council of Nicaea (cf. Denzinger, "Enchiridion", n. 86). In the language of Holy Writ, flesh means, by synecdoche, human nature or man (cf. Luke 3:6; Romans 3:20). Francisco Suárez deems the choice of the word incarnation to have been very apt. Man is called flesh to emphasize the weaker part of his nature. When the Word is said to have been incarnate, to have been made Flesh, the Divine goodness is better expressed whereby God "emptied Himself ... and was found in outward bearing (schemati) like a man" (Phil. ii, 7); He took upon Himself not only the nature of man, a nature capable of suffering and sickness and death, He became like a man in all save only sin (cf. Francisco Suárez, "De Incarnatione", Praef. n. 5). The Fathers now and then use the word henanthropesis, the act of becoming man, to which correspond the terms inhumanatio, used by some Latin Fathers, and "Menschwerdung", current in German. The mystery of the Incarnation is expressed in Scripture by other terms: epilepsis, the act of taking on a nature (Hebrews 2:16): epiphaneia, appearance (2 Timothy 1:10); phanerosis hen sarki, manifestation in the flesh (1 Timothy 3:16); somatos katartismos, the fitting of a body, what some Latin Fathers call incorporatio (Hebrews 10:5); kenosis, the act of emptying one's self (Phil., ii, 7). In this article, we shall treat of the fact, nature and effects of the Incarnation.

I. THE FACT OF THE INCARNATION

The Incarnation implies three facts: (1) The Divine Person of Jesus Christ; (2) The Human Nature of Jesus Christ; (3) The Hypostatic Union of the Human with the Divine Nature in the Divine Person of Jesus Christ.

(1) THE DIVINE PERSON OF JESUS CHRIST

We presuppose the historicity, of Jesus Christ -- i.e. that He was a real person of history (cf. JESUS CHRIST); the Messiahship of Jesus; the historical worth and authenticity of the Gospels and Acts; the Divine ambassadorship of Jesus Christ established thereby; the establishment of an infallible and never failing teaching body to have and to keep the deposit of revealed truth entrusted to it by the Divine ambassador, Jesus Christ; the handing down of all this deposit by tradition and of part thereof by Holy Writ; the canon and inspiration of the Sacred Scriptures--all these questions will be found treated in their proper places. Moreover, we assume that the Divine nature and Divine personality are one and inseparable (see TRINITY). The aim of this article is to prove that the historical person, Jesus Christ, is really and truly God, --i.e. has the nature of God, and is a Divine person. The Divinity of Jesus Christ is established by the Old Testament, by the New Testament and by tradition.

A. Old Testament Proofs

The Old Testament proofs of the Divinity of Jesus presuppose its testimony to Him as the Christ, the Messias (see MESSIAS). Assuming then, that Jesus is the Christ, the Messias promised in the Old Testament, from the terms of the promise it is certain that the One promised is God, is a Divine Person in the strictest sense of the word, the second Person of the Holy Trinity, the Son of the Father, One in nature with the Father and the Holy Spirit. Our argument is cumulative. The texts from the Old Testament have weight by themselves; taken together with their fulfilment in the New Testament, and with the testimony of Jesus and His apostles and His Church, they make up a cumulative argument in favour of the Divinity of Jesus Christ that is overwhelming in its force. The Old Testament proofs we draw from the Psalms, the Sapiential Books and the Prophets.

(a) TESTIMONY OF THE PSALMS

Psalm 2:7. "The Lord hath said to me: Thou art my son, this day have I begotten thee." Here Jahweh, i.e., God of Israel, speaks to the promised Messias. So St. Paul interprets the text (Hebrews 1:5) while proving the Divinity of Jesus from the Psalms. The objection is raised that St. Paul is here not interpreting but only accommodating Scripture. He applies the very same words of Psalm 2:7 to the priesthood (Hebrews 5:5) and to the resurrection (Acts 13:33) of Jesus; but only in a figurative sense did the Father beget the Messias in the priesthood and resurrection of Jesus; hence only in a figurative sense did He beget Jesus as His Son. We answer that St. Paul speaks figuratively and accommodates Scripture in the matter of the priesthood and resurrection but not in the matter of the eternal generation of Jesus. The entire context of this chapter shows there is a question of real sonship and real Divinity of Jesus. In the same verse, St. Paul applies to Christ the words of Jahweh to David, the type of Christ: "I will be to him a father, and he shall be to me a son". (2 Samuel 7:14) In the following verse, Christ is spoken of as the first-born of the Father, and as the object of the adoration of the angels; but only God is adored: "Thy throne, O God, is forever and ever ... Thy God, O God, hath anointed thee" (Ps. xliv, 7, 8). St. Paul refers these words to Christ as to the Son of God (Hebrews 1:9). We follow the Massoretic reading, "Thy God, O God". The Septuagint and New Testament reading, ho theos, ho theos sou, "O God, Thy God", is capable of the same interpretation. Hence, the Christ is here called God twice; and his throne, or reign, is said to have been from eternity. Ps. cix, 1: "The Lord said to my Lord (Heb., Jahweh said to my Adonai): Sit thou at my right hand". Christ cites this text to prove that He is Adonai (a Hebrew term used only for Deity), seated at the right hand of Jahweh, who is invariably the great God of Israel (Matthew 22:44). In the same psalm, Jahweh says to Christ: "Before the day-star, I begat thee". Hence Christ is the begotten of God; was begotten before the world was, and sits at the right hand of the heavenly Father. Other Messianic psalms might be cited to show the clear testimony of these inspired poems to the Divinity of the promised Messias.

(b) TESTIMONY OF THE SAPIENTIAL BOOKS

So clearly do these Sapiential Books describe uncreated Wisdom as a Divine Person distinct from the First Person, that rationalists have resort to a subterfuge and claim that the doctrine of uncreated Wisdom was taken over by the authors of these books from the Neo-Platonic philosophy of the Alexandrian school. It is to be noted that in the pre-sapiential books of the Old Testament, the uncreated Logos, or hrema, is the active and creative principle of Jahweh (see Psalm 32:4; 32:6; 118:89; 102:20; Isaiah 40:8; 55:11). Later the logos became sophia, the uncreated Word became uncreated Wisdom. To Wisdom were attributed all the works of creation and Divine Providence (see Job 28:12: Proverbs 8 and 9; Sirach 1:1; 24:5-12; Wisdom 6:21; 9:9). In Wis., ix, 1, 2, we have a remarkable instance of the attribution of God's activity to both the Logos and Wisdom. This identification of the pre-Mosaic Logos with the Sapiential Wisdom and the Johannine Logos (see LOGOS) is proof that the rationalistic subterfuge is not effective. The Sapiential Wisdom and the Johannine Logos are not an Alexandrian development of the PIatonic idea, but are a Hebraistic development of the pre-Mosaic uncreated and creating Logos or Word.

Now for the Sapiential proofs: In Ecclus., xxiv, 7, Wisdom is described as uncreated, the "first born of the Most High before all creatures", "from the beginning and before the World was I made" (ibid., 14). So universal was the identification of Wisdom with the Christ, that even the Arians concurred with the Fathers therein; and strove to prove by the word ektise, made or created, of verse 14, that incarnate Wisdom was created. The Fathers did not make answer that the word Wisdom was not to be understood of the Christ, but explained that the word ektise had here to be interpreted in keeping with other passages of Holy Writ and not according to its usual meaning,--that of the Septuagint version of Genesis 1:1. We do not know the original Hebrew or Aramaic word; it may have been the same word that occurs in Prov. viii, 22: "The Lord possessed me (Hebrew gat me by generation; see Genesis 4:1) in the beginning of His ways, before He made anything from the beginning, I was set up from eternity." Wisdom speaking of itself in the Book of Ecclesiasticus cannot contradict what Wisdom says of itself in Proverbs and elsewhere. Hence the Fathers were quite right in explaining ektise not to mean made or created in any strict sense of the terms (see St. Athanasius, "Sermo ii contra Arianos", n. 44; Migne, P. G., XXVI, 239). The Book of Wisdom, also, speaks clearly of Wisdom as "the worker of all things ... a certain pure emanation of the glory of the almighty God ... the brightness of eternal light, and the unspotted mirror of God's majesty, and the image of his goodness." (Wisdom 7:21-26) St. Paul paraphrases this beautiful passage and refers it to Jesus Christ (Hebrews 1:3). It is clear, then, from the text-study of the books themselves, from the interpretation of these books by St. Paul, and especially, from the admitted interpretation of the Fathers and the liturgical uses of the Church, that the personified wisdom of the Sapiential Books is the uncreated Wisdom, the incarnate Logos of St. John, the Word hypostatically united with human nature, Jesus Christ, the Son of the Eternal Father. The Sapiential Books prove that Jesus was really and truly God.

(c) TESTIMONY OF THE PROPHETIC BOOKS

The prophets clearly state that the Messias is God. Isaias says: "God Himself will come and will save you" (xxxv, 4); "Make ready the way of Jahweh" (xl, 3); "Lo Adonai Jahweh will come with strength" (xl, 10). That Jahweh here is Jesus Christ is clear from the use of the passage by St. Mark (i 3). The great prophet of Israel gives the Christ a special and a new Divine name "His name will be called Emmanuel" (Isaiah 7:14). This new Divine name St. Matthew refers to as fulfilled in Jesus, and interprets to mean the Divinity of Jesus. "They shall call his name Emmanuel, which, being interpreted, is God with us." (Matthew 1:23) Also in ix, 6, Isaias calls the Messias God: "A child is born to us ... his name shall be called Wonderful, Counsellor, God the Strong One, the Father of the world to come, the Prince of Peace." Catholics explain that the very same child is called God the Strong One (ix, 6) and Emmanuel (vii, 14); the conception of the child is prophesied in the latter verse, the birth of the very same child is prophesied in the former verse. The name Emmanuel (God with us) explains the name that we translate "God the Strong One." It is uncritical and prejudiced on the part of the rationalists to go outside of lsaias and to seek in Ezechiel (xxxii, 21) the meaning "mightiest among heroes" for a word that everywhere else in Isaias is the name of "God the Strong One" (see Isaiah 10:21). Theodotion translates literally theos ischyros; the Septuagint has "messenger". Our interpretation is that commonly received by Catholics and by Protestants of the stamp of Delitzsch ("Messianic Prophecies", p. 145). Isaias also calls the Messias the "sprout of Jahweh" (iv, 2), i.e. that which has sprung from Jahweh as the same in nature with Him. The Messias is "God our King" (Isaiah 52:7), "the Saviour sent by our God" (Isaiah 52:10, where the word for Saviour is the abstract form of the word for Jesus); "Jahweh the God of Israel" (Isaiah 52:12): "He that hath made thee, Jahweh of the hosts His name" (Isaiah 54:5)".

The other prophets are as clear as Isaias, though not so detailed, in their foretelling of the Godship of the Messias. To Jeremias, He is "Jahweh our Just One" (xxiii, 6; also xxxiii, 16). Micheas speaks of the twofold coming of the Child, His birth in time at Bethlehem and His procession in eternity from the Father (v, 2). The Messianic value of this text is proved by its interpretation in Matthew (ii, 6). Zacharias makes Jahweh to speak of the Messias as "my Companion"; but a companion is on an equal footing with Jahweh (xiii, 7). Malachias says: "Behold I send my angel, and he shall prepare the way before my face, and presently the Lord, whom you seek, and the angel of the testament, whom you desire, shall come to his temple" (iii, 1). The messenger spoken of here is certainly St. John the Baptist. The words of Malachias are interpreted of the Precursor by Our Lord Himself (Matthew 11:10). But the Baptist prepared the way before the face of Jesus Christ. Hence the Christ was the spokesman of the words of Malachias. But the words of Malachias are uttered by Jahweh the great God of Israel. Hence the Christ or Messias and Jahweh are one and the same Divine Person. The argument is rendered even more forcible by the fact that not only is the speaker, Jahweh the God of hosts, here one and the same with the Messias before Whose face the Baptist went: but the prophecy of the Lord's coming to the Temple applies to the Messias a name that is ever reserved for Jahweh alone. That name occurs seven times (Exodus 23:17; 34:23; Isaiah 1:24; 3:1; 10:16 and 33; 19:4) outside of Malachias, and is clear in its reference to the God of Israel. The last of the prophets of Israel gives clear testimony that the Messias is the very God of Israel Himself. This argument from the prophets in favour of the Divinity of the Messias is most convincing if received in the light of Christian revelation, in which light we present it. The cumulative force of the argument is well worked out in "Christ in Type and Prophecy", by Maas.

B. New Testament Proofs

We shall give the witness of the Four Evangelists and of St. Paul. The argument from the New Testament has a cumulative weight that is overwhelming in its effectiveness, once the inspiration of the New Testament and the Divine ambassadorship of Jesus are proved (see INSPIRATION; CHRISTIANITY). The process of the Catholic apologetic and dogmatic upbuilding is logical and never-failing. The Catholic theologian first establishes the teaching body to which Christ gave His deposit of revealed truth, to have and to keep and to hand down that deposit without error or failure. This teaching body gives us the Bible; and gives us the dogma of the Divinity of Christ in the unwritten and the written Word of God, i.e. in tradition and Scripture. When contrasted with the Protestant position upon "the Bible, the whole Bible and nothing but the Bible"--no, not even anything to tell us what is the Bible and what is not the Bible--the Catholic position upon the Christ-established, never-failing, never-erring teaching body is impregnable. The weakness of the Protestant position is evidenced in the matter of this very question of the Divinity of Jesus Christ. The Bible is the one and only rule of faith of Unitarians, who deny the Divinity of Jesus; of Modernistic Protestants, who make out His Divinity to be an evolution of His inner consciousness; of all other Protestants, be their thoughts of Christ whatsoever they may. The strength of the Catholic position will be clear to any one who has followed the trend of Modernism outside the Church and the suppression thereof within the pale.

WITNESS OF THE EVANGELISTS

We here assume the Gospels to be authentic, historical documents given to us by the Church as the inspired Word of God. We waive the question of the dependence of Matthew upon the Logia, the origin of Mark from "Q", the literary or other dependence of Luke upon Mark; all these questions are treated in their proper places and do not belong here in the process of Catholic apologetic and dogmatic theology. We here argue from the Four Gospels as from the inspired Word of God. The witness of the Gospels to the Divinity of Christ is varied in kind.

Jesus is the Divine Messias

The Evangelists, as we have seen, refer to the prophecies of the Divinity of the Messias as fulfilled in Jesus (see Matthew 1:23; 2:6; Mark 1:2; Luke 7:27).

Jesus is the Son of God

According to the testimony of the Evangelists, Jesus Himself bore witness to His Divine Sonship. As Divine Ambassador He can not have borne false witness. Firstly, He asked the disciples, at Caesarea Philippi, "Whom do men say that the Son of man is?" (Matthew 16:13). This name Son of man was commonly used by the Saviour in regard to Himself; it bore testimony to His human nature and oneness with us. The disciples made answer that others said He was one of the prophets. Christ pressed them. "But whom do you say that I am? "(ibid., 15). Peter, as spokesman, replied: "Thou art Christ, the Son of the living God" (ibid., 16). Jesus was satisfied with this answer; it set Him above all the prophets who were the adopted sons of God; it made Him the natural Son of God. The adopted Divine sonship of all the prophets Peter had no need of special revelation to know. This natural Divine Sonship was made known to the leader of the Apostles only by a special revelation. "Flesh and blood hath not revealed it to thee, but my Father who is in heaven" (ibid., 17). Jesus clearly assumes this important title in the specially revealed and altogether new sense. He admits that He is the Son of God in the real sense of the word.

Secondly, we find that He allowed others to give Him this title and to show by the act of real adoration that they meant real Sonship. The possessed fell down and adored Him, and the unclean spirits cried out: "Thou art the Son of God" (Mark 3:12). After the stilling of the storm at sea, His disciples adored Him and said: "Indeed thou art the Son of God "(Matthew 14:33). Nor did He suggest that they erred in that they gave Him the homage due to God alone. The centurion on Calvary (Matthew 27:54; Mark 15:39), the Evangelist St. Mark (i, 1), the hypothetical testimony of Satan (Matthew 4:3) and of the enemies of Christ (Matthew 27:40) all go to show that Jesus was called and esteemed the Son of God. Jesus Himself clearly assumed the title. He constantly spoke of God as "My Father" (Matthew 7:21; 10:32; 11:27; 15:13; 16:17, etc.).

Thirdly, the witness of Jesus to His Divine Sonship is clear enough in the Synoptics, as we see from the foregoing argument and shall see by the exegesis of other texts; but is perhaps even more evident in John. Jesus indirectly but clearly assumes the title when He says: "Do you say of him whom the Father hath sanctified and sent into the world: Thou blasphemest, because I said, I am the Son of God? ... the Father is in me and I in the Father." (John 10:36, 38) An even clearer witness is given in the narrative of the cure of the blind man in Jerusalem. Jesus said: "Dost thou believe in the Son of God?" He answered, and said: "Who is he, Lord, that I may believe in him? And Jesus said to him: Thou hast both seen him; and it is he that talketh with thee. And he said: I believe, Lord. And falling down, he adored him." (John 9:35-38) Here as elsewhere, the act of adoration is allowed, and the implicit assent is in this wise given to the assertion of the Divine Sonship of Jesus.

Fourthly, likewise to His enemies, Jesus made undoubted profession of His Divine Sonship in the real and not the figurative sense of the word; and the Jews understood Him to say that He was really God. His way of speaking had been somewhat esoteric. He spoke often in parables. He willed then, as He wills now, that faith be "the evidence of things that appear not" (Hebrews 11:1). The Jews tried to catch Him, to make Him speak openly. They met Him in the portico of Solomon and said: "How long dost thou hold our souls in suspense? If thou be the Christ, tell us plainly" (John 10:24). The answer of Jesus is typical. He puts them off for a while; and in the end tells them the tremendous truth: "I and the Father are one" (John 10:30). They take up stones to kill Him. He asks why. He makes them admit that they have understood Him aright. They answer: "For a good work we stone thee not, but for blasphemy; and because that thou, being a man makest thyself God" (ibid., 33). These same enemies had clear statement of the claim of Jesus on the last night that He spent on earth. Twice He appeared before the Sanhedrim, the highest authority of the enslaved Jewish nation. The first times the high priest, Caiphas, stood up and demanded: "I adjure thee by the living God, that thou tell us if thou be the Christ the Son of God" (Matthew 26:63). Jesus had before held His peace. Now His mission calls for a reply. "Thou hast said it" (ibid., 64). The answer was likely--in Semitic fashion--a repetition of the question with a tone of affirmation rather than of interrogation. St. Matthew reports that answer in a way that might leave some doubt in our minds, had we not St. Mark's report of the very same answer. According to St. Mark, Jesus replies simply and clearly: "I am" (Mark 14:62). The context of St. Matthew clears up the difficulty as to the meaning of the reply of Jesus. The Jews understood Him to make Himself the equal of God. They probably laughed and jeered at His claim. He went on: 'Nevertheless I say to you, hereafter you shall see the Son of man sitting on the right hand of the power of God, and coming in the clouds of heaven" (Matthew 26:64). Caiphas rent his garments and accused Jesus of blasphemy. All joined in condemning Him to death for the blasphemy whereof they accused Him. They clearly understood Him to make claim to be the real Son of God; and He allowed them so to understand Him, and to put Him to death for this understanding and rejection of His claim. It were to blind one's self to evident truth to deny the force of this testimony in favour of the thesis that Jesus made claim to be the real Son of God. The second appearance of Jesus before the Sanhedrim was like to the first; a second time He was asked to say clearly: "Art thou then the Son of God?" He made reply: "You say that I am." They understood Him to lay claim to Divinity. "What need we any further testimony? for we ourselves have heard it from his own mouth" (Luke 22:70, 71). This twofold witness is especially important, in that it is made before the great Sanhedrim, and in that it is the cause of the sentence of death. Before Pilate, the Jews put forward a mere pretext at first. "We have found this man perverting our nation, and forbidding to give tribute to Cæsar, and saying that he is Christ the king" (Luke 23:2). What was the result? Pilate found no cause of death in Him! The Jews seek another pretext. "He stirreth up the people ... from Galilee to this place" (ibid., 5). This pretext fails. Pilate refers the case of sedition to Herod. Herod finds the charge of sedition not worth his serious consideration. Over and again the Jews come to the front with a new subterfuge. Over and again Pilate finds no cause in Him. At last the Jews give their real cause against Jesus. In that they said He made Himself a king and stirred up sedition and refused tribute to Caesar, they strove to make it out that he violated Roman law. Their real cause of complaint was not that Jesus violated Roman law; but that they branded Him as a violator of the Jewish law. How? "We have a law; and according to that law he ought to die, because he made himself the Son of God (John 19:7). The charge was most serious; it caused even the Roman governor "to fear the more." What law is here referred to? There can be no doubt. It is the dread law of Leviticus: "He that blasphemeth the name of the Lord, dying let him die: all the multitude shall stone him, whether he be a native or a stranger. He that blasphemeth the name of the Lord dying let him die" (Leviticus 24:17). By virtue of this law, the Jews were often on the very point of stoning Jesus; by virtue of this law, they often took Him to task for blasphemy whensoever He made Himself the Son of God; by virtue of this same law, they now call for His death. It is simply out of the question that these Jews had any intention of accusing Jesus of the assumption of that adopted sonship of God which every Jew had by blood and every prophet had had by special free gift of God's grace.

Fifthly, we may only give a summary of the other uses of thee title Son of God in regard to Jesus. The angel Gabriel proclaims to Mary that her son will "be called the Son of the most High" (Luke 1:32); "the Son of God" (Luke 1:35); St. John speaks of Him as "the only begotten of the Father" (John 1:14); at the Baptism of Jesus and at His Transfiguration, a voice from heaven cries: "This is my beloved son" (Matthew 3:17; Mark 1:11; Luke 3:22; Matthew 17:3); St. John gives it as his very set purpose, in his Gospel, "that you may believe that Jesus is the Christ, the Son of God" (John 20:31).

Sixthly, in the testimony of John, Jesus identifies Himself absolutely with the Divine Father. According to John, Jesus says: "he that seeth me seeth the Father" (ibid., xiv, 9). St. Athanasius links this clear testimony to the other witness of John "I and the Father are one" (ibid., x, 30); and thereby establishes the consubstantiality of the Father and the Son. St. John Chrysostom interprets the text in the same sense. A last proof from John is in the words that bring his first Epistle to a close: "We know that the Son of God is come: and He hath given us understanding that we may know the true God, and may be in his true Son. This is the true God and life eternal" (1 John 5:20). No one denies that "the Son of God" who is come is Jesus Christ. This Son of God is the "true Son" of "the true God"; in fact, this true son of the True God, i.e. Jesus, is the true God and is life eternal. Such is the exegesis of this text given by all the Fathers that have interpreted it (see Corluy, "Spicilegium Dogmatico-Biblicum", ed. Gandavi, 1884, II, 48). All the Fathers that have either interpreted or cited this text, refer outos to Jesus, and interpret "Jesus is the true God and life eternal." The objection is raised that the phrase "true God" (ho alethisnos theos) always refers, in John, to the Father. Yes, the phrase is consecrated to the Father, and is here used precisely on that account, to show that the Father who is, in this very verse, first called "the true God", is one with the Son Who is second called "the true God" in the very same verse. This interpretation is carried out by the grammatical analysis of the phrase; the pronoun this (outos) refers of necessity to the noun near by, i.e. His true Son Jesus Christ. Moreover, the Father is never called "life eternal" by John; whereas the term is often given by him to the Son (John 11:25; 14:6: 1 John 1:2; 5:11-12). These citations prove beyond a doubt that the Evangelists bear witness to the real and natural Divine Sonship of Jesus Christ.

Outside the Catholic Church, it is today the mode to try to explain away all these uses of the phrase Son of God, as if, forsooth, they meant not the Divine Sonship of Jesus, but presumably His sonship by adoption--a sonship due either to His belonging to the Jewish race or derived from His Messiahship. Against both explanations stand our arguments; against the latter explanation stands the fact that nowhere in the Old Testament is the term Son of God given as a name peculiar to the Messias. The advanced Protestants of this twentieth century are not satisfied with this latter and wornout attempt to explain away the assumed title Son of God. To them it means only that Jesus was a Jew (a fact that is now denied by Paul Haupt). We now have to face the strange anomaly of ministers of Christianity who deny that Jesus was Christ. Formerly it was considered bold in the Unitarian to call himself a Christian and to deny the Divinity of Jesus; now "ministers of the Gospel" are found to deny that Jesus is the Christ, the Messias (see articles in the Hibbert Journal for 1909, by Reverend Mr. Roberts, also the articles collected under the title "Jesus or Christ?" Boston, 19m). Within the pale of the Church, too, there were not wanting some who followed the trend of Modernism to such an extent as to admit that in certain passages, the term "Son of God" in its application to Jesus, presumably meant only adopted sonship of God. Against these writers was issued the condemnation of the proposition: "In all the texts of the Gospels, the name Son of God is merely the equivalent of the name Messias, and does not in any wise mean that Christ is the true and natural Son of God" (see decree "Lamentabili", S. Off., 3-4 July, 1907, proposition xxxii). This decree does not affirm even implicitly that every use of the name "Son of God" in the Gospels means true and natural Sonship of God. Catholic theologians generally defend the proposition whenever, in the Gospels, the name "Son of God" is used in the singular number, absolutely and without any additional explanation, as a proper name of Jesus, it invariably means true and natural Divine Sonship of Jesus Christ (see Billot, "De Verbo Incarnato," 1904, p. 529). Corluy, a very careful student of the original texts and of the versions of the Bible, declared that, whenever the title Son of God is given to Jesus in the New Testament, this title has the inspired meaning of natural Divine Sonship; Jesus is by this title said to have the same nature and substance as the Heavenly Father (see "Spicilegium", II, p. 42).

Jesus is God

St. John affirms in plain words that Jesus is God. The set purpose of the aged disciple was to teach the Divinity of Jesus in the Gospel, Epistles, and Apocalypse that he has left us; he was aroused to action against the first heretics that bruised the Church. "They went out from us, but they were not of us. For if they had been of us, they would no doubt have remained with us" (1 John 2:19). They did not confess Jesus Christ with that confession which they had obligation to make (1 John 4:3). John's Gospel gives us the clearest confession of the Divinity of Jesus. We may translate from the original text: "In the beginning was the Word, and the Word was in relation to God and the Word was God" (John i, 1). The words ho theos (with the article) mean, in Johannine Greek, the Father. The expression pros ton theon reminds one forcibly of Aristotle's to pros ti einai. This Aristotelian way of expressing relation found its like in the Platonic, Neo-Platonic, and Alexandrian philosophy; and it was the influence of this Alexandrian philosophy in Ephesus and elsewhere that John set himself to combat. It was, then, quite natural that John adopted some of the phraseology of his enemies, and by the expression ho logos en pros ton theon gave forth the mystery of the relation of Father with Son: "the Word stood in relation to the Father", i.e., even in the beginning. At any rate the clause theos en ho logos means "the Word was God". This meaning is driven home, in the irresistible logic of St. John, by the following verse: "All things were made by him." The Word, then, is the Creator of all things and is true God. Who is the Word! It was made flesh and dwelt with us in the flesh (verse 14); and of this Word John the Baptist bore witness (verse 15). But certainly it was Jesus, according to John the Evangelist, Who dwelt with us in the flesh and to Whom the Baptist bore witness. Of Jesus the Baptist says: "This is he, of whom I said: After me there cometh a man, who is preferred before me: because he was before me" (verse 30). This testimony and other passages of St. John's Gospel are so clear that the modern rationalist takes refuge from their forcefulness in the assertion that the entire Gospel is a mystic contemplation and no fact-narrative at all (see JOHN, GOSPEL OF SAINT). Catholics may not hold this opinion denying the historicity of John. The Holy Office, in the Decree "Lamentabili", condemned the following proposition: "The narrations of John are not properly speaking history but a mystic contemplation of the Gospel: the discourses contained in his Gospel are theological meditations on the mystery of salvation and are destitute of historical truth" (See prop. xvi.).

(b) WITNESS OF ST. PAUL

It is not the set purpose of St. Paul, outside of the Epistle to the Hebrews, to prove the Divinity of Jesus Christ. The great Apostle takes this fundamental principle of Christianity for granted. Yet so clear is the witness of Paul to this fact of Christ's Divinity, that the Rationalists and rationalistic Lutherans of Germany have strived to get away from the forcefulness of the witness of the Apostle by rejecting his form of Christianity as not conformable to the Christianity of Jesus. Hence they cry: "Los von Paulus, zurück zu Christus"; that is, "Away from Paul, back to Christ" (see J¨licher, Paulus und Christus", ed. Mohr, 1909). We assume the historicity of the Epistles of Paul; to a Catholic, the Christianity of St. Paul is one and the same with the Christianity of Christ. (See SAINT PAUL). To the Romans, Paul writes: "God sending his own Son, in the likeness of sinful flesh and of sin" (viii, 3). His Own Son (ton heautou) the Father sends, not a Son by adoption. The angels are by adoption the children of God; they participate in the Father's nature by the free gifts He has bestowed upon them. Not so the Own Son of the Father. As we have seen, He is more the offspring of the Father than are the angels. How more? In this that He is adored as the Father is adored; the angels are not adored. Such is Paul's argument in the first chapter of the Epistle to the Hebrews. Therefore, in St. Paul's theology, the Father's Own Son, Whom the angels adore, Who was begotten in the today of eternity, Who was sent by the Father, clearly existed before His appearance in the Flesh, and is, in point of fact, the great "I am who am",--the Jahweh Who spoke to Moses on Horeb. This identification of the Christ with Jahweh would seem to be indicated, when St. Paul speaks of Christ as ho on epi panton theos, "who is over all things, God blessed for ever" (Romans 9:5). This interpretation and punctuation are sanctioned by all the Fathers that have used the text; all refer to Christ the words "He who is God over all". Petavius (De Trin., 11, 9, n. 2) cites fifteen, among whom are Irenaeus, Tertullian, Cyprian, Athanasius, Gregory of Nyssa, Ambrose, Augustine, and Hilary. The Peshitta has the same translation as we have given. Alford, Trench, Westcott and Hort, and most Protestants are at one with us in this interpretation.

This identification of the Christ with Jahweh is clearer in the First Epistle to the Corinthians. Christ is said to have been Jahweh of the Exodus. "And all drank the same spiritual drink; (and they drank of the spiritual rock that followed them, and the rock was Christ)" (x, 4). It was Christ Whom some of the Israelites "tempted, and (they) perished by the serpents" (x, 10); it was Christ against Whom "some of them murmured, and were destroyed by the destroyer" (x, 11). St. Paul takes over the Septuagint translation of Jahweh ho kyrios, and makes this title distinctive of Jesus. The Colossians are threatened with the deception of philosophy (ii, 8). St. Paul reminds them that they should think according to Christ; "for in him dwelleth the fulness of the Godhead (pleroma tes theotetos) corporeally" (ii, 9); nor should they go so low as give to angels, that they see not, the adoration that is due only to Christ (ii, 18, 19). "For in Him were all things created in heaven and on earth, visible and invisible, whether thrones or dominations or principalities or powers; all things were created by Him and for Him" (eis auton). He is the cause and the end of all things, even of the angels whom the Colossians are so misguided as to prefer to Him (i, 16). The cultured Macedonians of Philippi are taught that in "the name of Jesus every knee should bow, of those that are in heaven, on earth, and under the earth; and that every tongue should confess that the Lord Jesus Christ is in the glory of God the Father" (ii, 10, 11). This is the very same genuflexion and confession that the Romans are bidden to make to the Lord and the Jews to Jahweh (see Romans 14:6; Isaiah 14:24). The testimony of St. Paul could be given at much greater length. These texts are only the chief among many others that bear Paul's witness to the Divinity of Jesus Christ.

C. Witness of Tradition

The two main sources wherefrom we draw our information as to tradition, or the unwritten Word of God, are the Fathers of the Church and the general councils.

(a) THE FATHERS OF THE CHURCH

The Fathers are practically unanimous in explicitly teaching the Divinity of Jesus Christ. The testimony of many has been given in our exegesis of the dogmatic texts that prove the Christ to be God. It would take over-much space to cite the Fathers adequately. We shall confine ourselves to those of the Apostolic and apologetic ages. By joining these testimonies to those of the Evangelists and St. Paul, we can see clearly that the Holy Office was right in condemning these propositions of Modernism: "The Divinity of Christ is not proven by the Gospels but is a dogma that the Christian conscience has evolved from the notion of a Messiah. It may be taken for granted that the Christ Whom history shows us is much inferior to the Christ Who is the object of Faith" (see prop. xxvii and xxix of Decree "Lamentabili").

The Fathers Themselves

St. Clement of Rome (A. D. 93-95, according to Harnack), in his first epistle to the Corinthians, xvi, 2, speaks of "The Lord Jesus Christ, the Sceptre of the Might of God" (Funk, "Patres Apostolici", T¨bingen ed., 1901, p. 118), and describes, by quoting Is., iii, 1-12, the humiliation that was foretold and came to pass in the self-immolation of Jesus. As the writings of the Apostolic Fathers are very scant, and not at all apologetic but rather devotional and exhortive, we should not look in them for that clear and plain defence of the Divinity of Christ which is evidenced in the writings of the apologists and later Fathers.

The witness of St. Ignatius of Antioch (A. D. 110-117, according to Harnack) is almost that of the apologetic age, in whose spirit he seems to have written to the Ephesians. It may well be that at Ephesus the very same heresies were now doing havoc which about ten years before or, according to Harnack's chronology, at the very same time, St. John had written his Gospel to undo. If this be so, we understand the bold confession of the Divinity of Jesus Christ which this grand confessor of the Faith brings into his greetings, at the beginning of his letter to the Ephesians. "Ignatius ... to the Church ... which is at Ephesus ... in the will of the Father and of Jesus Christ Our God (tou theou hemon)." He says: "The Physician in One, of the Flesh and of the Spirit, begotten and not begotten, who was God in Flesh (en sarki genomenos theos) ... Jesus Christ Our Lord" (c. vii; Funk, I, 218). "For Our God Jesus Christ was borne in the womb by Mary" (c. xviii, 2; Funk, I, 226). To the Romans he writes: "For Our God Jesus Christ, abiding in the Father, is manifest even the more" (c. iii, 3; Funk, 1, 256).

The witness of the Letter of Barnabas: "Lo, again, Jesus is not the Son of man but the Son of God, made manifest in form in the Flesh. And since men were going to say that the Christ was the Son of David, David himself, fearing and understanding the malice of the wicked, made prophecy: The Lord said to my Lord ... Lo, how David calls Him the Lord and not son" (c. xiii; Funk, I, 77).

In the apologetic age, Saint Justin Martyr (Harnack. A. D. 150) wrote: "Since the Word is the first-born of God, He is also God" (Apol. I, n. 63; P. G., VI, 423). It is evident from the context that Justin means Jesus Christ by the Word; he had just said that Jesus was the Word before He became Man, and used to appear in the form of fire or of some other incorporeal image. St. Irenæus proves that Jesus Christ is rightly called the one and only God and Lord, in that all things are said to have been made by Him (see "Adv. Haer.", III, viii, n. 3; P. G., VII, 868; bk. IV, 10, 14, 36). Deutero-Clement (Harnack, A. D. 166; Sanday, A. D. 150) insists: "Brethren, we should think of Jesus Christ as of God Himself, as of the Judge of the living and the dead" (see Funk, I, 184). St. Clement of Alexandria (Sanday, A. D. 190) speaks of Christ as "true God without any controversy, the equal of the Lord of the whole universe, since He is the Son and the Word is in God" (Cohortatio ad Gentes, c. x; P. G., VIII, 227).

Pagan Writers

To the witness of these Fathers of the Apostolic and apologetic age, we add a few witnesses from the contemporary pagan writers. Pliny (A. D. 107) wrote to Trajan that the Christians were wont before the light of day to meet and to sing praises "to Christ as to God" (Epist., x, 97). The Emperor Hadrian (A. D. 117) wrote to Servianus that many Egyptians had become Christians, and that converts to Christianity were "forced to adore Christ", since He was their God (see Saturninus, c. vii). Lucian scoffs at the Christians because they had been persuaded by Christ "to throw over the gods of the Greeks and to adore Him fastened to a cross" (De Morte Peregrini, 13). Here also may be mentioned the well-known graffito that caricatures the worship of the Crucified as God. This important contribution to archaeology was found, in 1857, on a wall of the Paedagogium, an inner part of the Domus Gelotiana of the Palatine, and is now in the Kircher Museum, Rome. After the murder of Caligula (A. D. 41) this inner part of the Domus Gelotiana became a training-school for court pages, called the Paedagogium (see Lanciani, "Ruins and Excavations of Ancient Rome", ed. Boston, 1897, p. 186). This fact and the language of the graffito lead one to surmise that the page who mocked at the religion of one of his fellows has so become an important witness to the Christian adoration of Jesus as God in the first or, at the very latest, the second century. The graffito represents the Christ on a cross and mockingly gives Him an ass's head; a page is rudely scratched kneeling and with hands outstretched in the attitude of prayer; the inscription is "Alexamenos worships his God" (Alexamenos sebetai ton theon). In the second century, too, Celsus arraigns the Christians precisely on this account that they think God was made man (see Origen, "Contra Celsum", IV, 14; P. G., XI, 1043). Aristides wrote to the Emperor Antonius Pius (A.D. 138-161) what seems to have been an apology for the Faith of Christ: "He Himself is called the Son of God; and they teach of Him that He as God came down from heaven and took and put on Flesh of a Hebrew virgin" (see "Theol. Quartalschrift", Tübingen, 1892, p. 535).

(b) WITNESS OF THE COUNCILS

The first general council of the Church was called to define the Divinity of Jesus Christ and to condemn Arius and his error (see ARIUS). Previous to this time, heretics had denied this great and fundamental dogma of the Faith; but the Fathers had been equal to the task of refuting the error and of stemming the tide of heresy. Now the tide of heresy was so strong as to have need of the authority of the universal Church to withstand it. In his "Thalia", Arius taught that the Word was not eternal (en pote ote ouk en) nor generated of the Father, but made out of nothing (ex ouk onton hehonen ho logos); and though it was before the world was, yet it was a thing made, a created thing (poiema or ktisis). Against this bold heresy, the Council of Nicaea (325) defined the dogma of the Divinity: of Christ in the clearest terms: "We believe ... in one Lord Jesus Christ, the Son of God, the Only-begotten, generated of the Father (hennethenta ek tou patros monogene), that is, of the substance of the Father, God of God, Light of Light, True God of True God, begotten not made, the same in nature with the Father (homoousion to patri) by Whom all things were made" (see Denzinger, 54).

(2) THE HUMAN NATURE OF JESUS CHRIST

The Gnostics taught that matter was of its very nature evil, somewhat as the present-day Christian Scientists teach that it is an "error of mortal mind"; hence Christ as God could not have had a material body, and His body was only apparent. These heretics, called doketae included Basilides, Marcion, the Manichæans, and others. Valentinus and others admitted that Jesus had a body, but a something heavenly and ethereal; hence Jesus was not born of Mary, but His airy body passed through her virgin body. The Apollinarists admitted that Jesus had an ordinary body, but denied Him a human soul; the Divine nature took the place of the rational mind. Against all these various forms of the heresy that denies Christ is true Man stand countless and clearest testimonies of the written and unwritten Word of God. The title that is characteristic of Jesus in the New Testament is Son of Man; it occurs some eighty times in the Gospels; it was His Own accustomed title for Himself. The phrase is Aramaic, and would seem to be an idiomatic way of saying "man". The life and death and resurrection of Christ would all be a lie were He not a man, and our Faith would be vain. (1 Corinthians 15:14). "For there is one God, and one mediator of and men, the man Christ Jesus" (1 Timothy 2:5). Why, Christ even enumerates the parts of His Body. "See my hands and feet, that it is I myself; handle and see: for a spirit hath not flesh and bones, as you see me to have" (Luke 24:39). St. Augustine says, in this matter: "If the Body of Christ was a fancy, then Christ erred; and if Christ erred, then He is not the Truth. But Christ is the Truth; hence His Body was not a fancy' (QQ. lxxxiii, q. 14; P. L., XL, 14). In regard to the human soul of Christ, the Scripture is equally clear. Only a human soul could have been sad and troubled. Christ says: "My soul is sorrowful even unto death" (Matthew 26:38). "Now is my soul troubled" (John 12:27). His obedience to the heavenly Father and to Mary and Joseph supposes a human soul (John 4:34; 5:30; 6:38; Luke 22:42). Finally Jesus was really born of Mary (Matthew 1:16), made of a woman (Galatians 4:4), after the angel had promised that He should be conceived of Mary (Luke 1:31); this woman is called the mother of Jesus (Matthew 1:18; 2:11; Luke 1:43; John 2:3); Christ is said to be really the seed of Abraham (Galatians 3:16), the son of David (Matthew 1:1), made of the seed of David according to the flesh (Romans 1:3), and the fruit of the loins of David (Acts 2:30). So clear is the testimony of Scripture to the perfect human nature of Jesus Christ, that the Fathers held it as a general principle that whatsoever the Word had not assumed was not healed, i.e., did not receive the effects of the Incarnation.

(3) THE HYPOSTATIC UNION OF THE DIVINE NATURE AND THE HUMAN NATURE OF JESUS IN THE DIVINE PERSON OF JESUS CHRIST

Here we consider this union as a fact; the nature of the union will be later taken up. Now it is our purpose to prove that the Divine nature was really and truly united with the human nature of Jesus, i.e., that one and the same Person, Jesus Christ, was God and man. We speak here of no moral union, no union in a figurative sense of the word; but a union that is physical, a union of two substances or natures so as to make One Person, a union which means that God is Man and Man is God in the Person of Jesus Christ.

A. The Witness of Holy Writ

St. John says: "The Word was made flesh" (i, 14), that is, He Who was God in the Beginning (i, 2), and by Whom all things were created (i. 3), became Man. According to the testimony of St. Paul, the very same Person, Jesus Christ, "being in the form of God [en morphe Theou hyparxon] ... emptied himself, taking the form of a servant [morphen doulou labon]" (Phil., ii, 6, 7). It is always one and the same Person, Jesus Christ, Who is said to be God and Man, or is given predicates that denote Divine and human nature. The author of life (God) is said to have been killed by the Jews (Acts 3:15); but He could not have been killed were He not Man.

B. Witness of Tradition

The early forms of the creed all make profession of faith, not in one Jesus Who is the Son of God and in another Jesus Who is Man and was crucified, but "in one Lord Jesus Christ, the Only-begotten Son of God, Who became Man for us and was crucified". The forms vary, but the substance of each creed invariably attributes to one and the same Jesus Christ the predicates of the Godhead and of man (see Denzinger, "Enchiridion"). Franzelin (thesis xvii) calls special attention to the fact that, long before the heresy of Nestorius, according to Epiphanius (Ancorat., II, 123, in P. G., XLII, 234), it was the custom of the Oriental Church to propose to catechumens a creed that was very much more detailed than that proposed to the faithful; and in this creed the catechumens said: "We believe ... in one Lord Jesus Christ, the Son of God, begotten of God the Father ... that is, of the substance of the Father ... in Him Who for us men and for our salvation came down and was made Flesh, that is, was perfectly begotten of Mary ever Virgin by the Holy Spirit; Who became Man, that is, took perfect human nature, soul and body and mind and all whatsoever is human save only sin, without the seed of man; not in another man, but unto himself did He form Flesh into one holy unity [eis mian hagian henoteta]; not as He breathed and spoke and wrought in the prophets, but He became Man perfectly; for the Word was made Flesh, not in that It underwent a change nor in that It exchanged Its Divinity for humanity, but in that It united Its Flesh unto Its one holy totality and Divinity [eis mian ... heautou hagian teleioteta te kai theoteta].' "The one holy totality", Franzelin considers, means personality, a person being an individual and complete subject of rational acts. This creed of the catechumens gives even the Divinity of the totality, i.e. the fact that the individual Person of Jesus is a Divine and not a human Person. Of this intricate question we shall speak later on.

The witness of tradition to the fact of the union of the two natures in the one Person of Jesus is clear not only from the symbols or creeds in use before the condemnation of Nestorius, but also from the words of the ante-Nicaean Fathers. We have already given the classic quotations from St. Ignatius the Martyr, St. Clement of Rome, St. Justin the Martyr, in all of which are attributed to the one Person, Jesus Christ, the actions or attributes of God and of Man. Melito, Bishop of Sardis (about 176), says: "Since the same (Christ) was at the same time God and perfect Man, He made His two natures evident to us; His Divine nature by the miracles which He wrought during the three years after His baptism; His human nature by those thirtv years that He first lived, during which the lowliness of the Flesh covered over and hid away all signs of the Divinity, though He was at one and the same time true and everlasting God" (Frag. vii in P. G., V, 1221). St. Irenæus, toward the close of the second century, argues: "If one person suffered and another Person remained incapable of suffering; if one person was born and another Person came down upon him that was born and thereafter left him, not one person but two are proven ... whereas the Apostle knew one only Who was born and Who suffered" ("Adv. Haer.", III, xvi, n, 9, in P. G., VII, 928). Tertullian bears firm witness: "Was not God really crucified? Did He not realiy die as He really was crucified?" ("De Carne Christi", c. v, in P. L., II, 760).

II. THE NATURE OF THE INCARNATION

We have treated the fact of the Incarnation, that is, the fact of the Divine nature of Jesus, the fact of the human nature of Jesus, the fact of the union of these two natures in Jesus. We now take up the crucial question of the nature of this fact, the manner of this tremendous miracle, the way of uniting the Divine with the human nature in one and the same Person. Arius had denied the fact of this union. No other heresy rent and tore the body of the Church to any very great extent in the matter of this fact after the condemnation of Arius in the Council of Nicaea (325). Soon a new heresy arose in the explanation of the fact of the union of the two natures in Christ. Nicaea had, indeed, defined the fact of the union; it had not explicitly defined the nature of that fact; it had not said whether that union was moral or physical. The council had implicitly defined the union of the two natures in one hypostasis, a union called physical in opposition to the mere juxtaposition or joining of the two natures called a moral union. Nicaea had professed a belief in "One Lord Jesus Christ ... true God of true God ... Who took Flesh, became Man and suffered". This belief was in one Person Who was at the same time God and Man, that is, had at the same time Divine and human nature. Such teaching was an implicit definition of all that was later on denied by Nestorius. We shall find the great Athanasius, for fifty years the determined foe of the heresiarch, interpreting Nicaea's decree in just this sense; and Athanasius must have known the sense meant by Nicaea, in which he was the antagonist of the heretic Arius.

(1) NESTORIANISM

In spite of the efforts of Athanasius, Nestorius, who had been elected Patriarch of Constantinople (428), found a loophole to avoid the definition of Nicaea. Nestorius called the union of the two natures a mysterious and an inseparable joining (symapheian), but would admit no unity (enosin) in the strict sense of the word to be the result of this joining (see "Serm.", ii, n. 4; xii, n. 2, in P. L., XLVIII). The union of the two natures is not physical (physike) but moral, a mere juxtaposition in state of being (schetike); the Word indwells in Jesus like as God indwells in the just (loc. cit.); the indwelling of the Word in Jesus is, however, more excellent than the indwelling of God in the just man by grace, for that the indwelling of the Word purposes the Redemption of all mankind and the most perfect manifestation of the Divine activity (Serm. vii, n. 24); as a consequence, Mary is the Mother of Christ (Christotokos), not the Mother of God (Theotokos). As is usual in these Oriental heresies, the metaphysical refinement of Nestorius was faulty, and led him into a practical denial of the mystery that he had set himself to explain. During the discussion that Nestorius aroused, he strove to explain that his indwelling (enoikesis) theory was quite enough to keep him within the demands of Nicaea; he insisted that "the Man Jesus should be co-adored with the Divine union and almighty God [ton te theia symapheia to pantokratori theo symproskynoumenon anthropon] "(Serm., vii, n. 35); he forcibly denied that Christ was two persons, but proclaimed Him as one person (prosopon) made up of two substances. The oneness of the Person was however only moral, and not at all physical. Despite whatsoever Nestorius said as a pretext to save himself from the brand of heresy, he continually and explicitly denied the hypostatic union (enosin kath hypostasin, kata physin, kat ousian), that union of physical entities and of substances which the Church defends in Jesus; he affirmed a juxtaposition in authority, dignity, energy, relation, and state of being (synapheia kat authentian, axian, energeian, anaphoran, schesin); and he maintained that the Fathers of Nicaea had nowhere said that God was born of the Virgin Mary (Sermo, v, nn. 5 and 6).

Nestorius in this distortion of the sense of Nicaea clearly went against the tradition of the Church. Before he had denied the hypostatic union of the two natures in Jesus, that union had been taught by the greatest Fathers of their time. St. Hippolytus (about 230) taught: "the Flesh [sarx] apart from the Logos had no hypostasis [oude ... hypostanai edynato, was unable to act as principle of rational activity], for that its hypostasis was in the Word" ("Contra Noet.", n. 15, in P. G., X, 823). St. Epiphanius (about 365): "The Logos united body, mind, and soul into one totality and spiritual hypostasis" ("Haer.", xx, n. 4, in P. G., XLI, 277). "The Logos made the Flesh to subsist in the hypostasis of the Logos [eis heauton hypostesanta ten sarka]" ("Haer.", cxxvii, n. 29, in P. G., XLII, 684). St. Athanasius (about 350): "They err who say that it is one person who is the Son that suffered, and another person who did not suffer ... ; the Flesh became God's own by nature [kata physin], not that it became consubstantial with the Divinity of the Logos as if coeternal therewith, but that it became God's own Flesh by its very nature [kata physin]." In this entire discourse ("Contra Apollinarium", I, 12, in P. G., XXVI, 1113), St. Athanasius directly attacks the specious pretexts of the Arians and the arguments that Nestorius later took up, and defends the union of two physical natures in Christ [kata physin], as apposed to the mere juxtaposition or joining of the same natures [kata physin]. St. Cyril of Alexandria (about 415) makes use of this formula oftener even than the other Fathers; he calls Christ "the Word of the Father united in nature with the Flesh [ton ek theou Patros Logon kata physin henothenta sarki] ("De Recta Fide", n. 8, in P. G., LXXVI, 1210). For other and very numerous citations, see Petavius (111, 4). The Fathers always explain that this physical union of the two natures does not mean the intermingling of the natures, nor any such union as would imply a change in God, but only such union as was necessary to explain the fact that one Divine Person had human nature as His own true nature together with His Divine nature.

The Council of Ephesus (431) condemned the heresy of Nestorius, and defined that Mary was mother in the flesh of God's Word made Flesh (can. i). It anathematized all who deny that the Word of God the Father was united with the Flesh in one hypostasis (kath hypostasin); all who deny that there is only one Christ with Flesh that is His own; all who deny that the same Christ is God at the same time and man (can. ii). In the remaining ten canons drawn up by St. Cyril of Alexandria, the anathema is aimed directly at Nestorius. "If in the one Christ anyone divides the substances, after they have been once united, and joins them together merely by a juxtaposition [mone symapton autas synapheia] of honour or of authority or of power and not rather by a union into a physical unity [synode te kath henosin physiken], let him be accursed" (can. iii). These twelve canons condemn plecemeal the various subterfuges of Nestorius. St. Cyril saw heresy lurking in phrases that seemed innocent enough to the unsuspecting. Even the co-adoration theory is condemned as an attempt to separate the Divine from the human nature in Jesus by giving to each a separate hypostasis (see Denzinger, "Enchiridion", ed. 1908, nn. 113-26).

(2) MONOPHYSITISM

The condemnation of the heresy of Nestorius saved for the Church the dogma of the Incarnation, "the great mystery of godliness" (1 Timothy 3:16), but lost to her a portion of her children, who, though dwindled down to insignificant numbers, still remain apart from her care. The union of the two natures in one Person was saved. The battle for the dogma was not yet won. Nestorius had postulated two persons in Jesus Christ. A new heresy soon began. It postulated only one Person in Jesus, and that the Divine Person. It went farther. It went too far. The new heresy defended only one nature, as well as one Person in Jesus. The leader of this heresy was Eutyches. His followers were called Monophysites. They varied in their ways of explanation. Some thought the two natures were intermingled into one. Others are said to have worked out some sort of a conversion of the human into the Divine. All were condemned by the Council of Chalcedon (451). This Fourth General Council of the Church defined that Jesus Christ remained, after the Incarnation, "perfect in Divinity and perfect in humanity ... consubstantial with the Father according to His Divinity, consubstantial with us according to His humanity ... one and the same Christ, the Son, the Lord, the Only begotten, to be acknowledged in two natures not intermingled, not changed, not divisible, not separable" (see Denzinger, n. 148). By this condemnation of error and definition of truth, the dogma of the Incarnation was once again saved to the Church. Once again a large portion of the faithful of the Oriental Church were lost to their mother. Monophysitism resulted in the national Churches of Syria, Egypt, and Armenia. These national Churches are still heretic, although there have in later times been formed Catholic rites called the Catholic Syriac, Coptic, and Armenian rites. The Catholic rites, as the Catholic Chaldaic rite, are less numerous than the heretic rites.

(3) MONOTHELITISM

One would suppose that there was no more room for heresy in the explanation of the mystery of the nature of the Incarnation. There is always room for heresy in the matter of explanation of a mystery, if one does not hear the infallible teaching body to whom and to whom alone Christ entrusted His mysteries to have and to keep and to teach them till ihe end of time. Three patriarchs of the Oriental Church gave rise, so far as we know, to the new heresy. These three heresiarchs were Sergius, the Patriarch of Constantinople, Cyrus, the Patriarch of Alexandria, and Athanasius, the Patriarch of Antioch. St. Sophronius, the Patriarch of Jerusalem, remained true and delated his fellow patriarchs to Pope Honorius. His successor in the see of Peter, St. Martin, bravely condemned the error of the three Oriental patriarchs, who admitted the decrees of Nicaea, Ephesus, and Chalcedon; defended the union of two natures in one Divine Person; but denied that this Divine Person had two wills. Their principle was expressed by the words, en thelema kai mia energeia, by which they would seem to have meant one will and one activity, i.e. only one principle of action and of suffering in Jesus Christ and that one principle Divine. These heretics were called Monothelites. Their error was condemned by the Sixth General Council (the Third Council of Constantinople, 680). It defined that in Christ there were two natural wills and two natural activities, the Divine and the human, and that the human will was not at all contrary to the Divine, but rather perfectly subject thereto (Denzinger, n. 291). The Emperor Constans sent St. Martin into exile in Chersonesus. We have trace of only one body of Monothelites. The Maronites, about the monastery of John Maron, were converted from Monothelism in the time of the Crusades and have been true to the faith ever since. The other Monothelites seem to have been absorbed in Monophysitism, or in the schism of the Byzantine Church later one.

The error of Monothelism is clear from the Scripture as well as from tradition. Christ did acts of adoration (John 4:22), humility (Matthew 11:29), reverence (Hebrews 5:7). These acts are those of a human will. The Monothelites denied that there was a human will in Christ. Jesus prayed: "Father, if Thou wilt, remove this chalice from me: but yet not my will, but thine be done," (Luke 22:42). Here there is question of two wills, the Father's and Christ's. The will of Christ was subject to the will of the Father. "As the Father hath given me commandment, so do I" (John 14:31). He became obedient even unto death (Phil., ii, 8). The Divine will in Jesus could not have been subject to the will of the Father, with which will it was really identified.

(4) THE CATHOLIC FAITH

Thus far we have that which is of Faith in this matter of the nature of the Incarnation. The human and Divine natures are united in one Divine Person so as to remain that exactly which they are, namely, Divine and human natures with distinct and perfect activities of their own. Theologians go farther in their attempts to give some account of the mystery of the Incarnation, so as, at least, to show that there is therein no contradiction, nothing that right reason may not safely adhere to. This union of the two natures in one Person has been for centuries called a hypostatic union, that is, a union in the Divine Hypostasis. What is an hypostasis? The definition of Boethius is classic: rationalis naturae individua substantia (P. L., LXIV, 1343), a complete whole whose nature is rational. This book is a complete whole; its nature is not rational; it is not an hypostasis. An hypostasis is a complete rational individual. St. Thomas defines hypostasis as substantia cum ultimo complemento (III:2:3, ad 2um), a substance in its entirety. Hypostasis superadds to the notion of rational substance this idea of entirety; nor does the idea of rational nature include this notion of entirety. Human nature is the principle of human activities; but only an hypostasis, a person, can exercise these activities. The Schoolmen discuss the question whether the hypostasis has anything more of reality than human nature. To understand the discussion, one must needs be versed in scholastic Philosophy. Be the case as it may in the matter of human nature that is not united with the Divine, the human nature that is hypostatically united with the Divine, that is, the human nature that the Divine Hypostasis or Person assumes to Itself, has certainly more of reality united to it than the human nature of Christ would have were it not hypostatically united in the Word. The Divine Logos identified with Divine nature (Hypostatic Union) means then that the Divine Hypostasis (or Person, or Word, or Logos) appropriates to Itself human nature, and takes in every respect the place of the human person. In this way, the human nature of Christ, though not a human person, loses nothing of the perfection of the perfect man; for the Divine Person supplies the place of the human.

It is to be remembered that, when the Word took Flesh, there was no change in the Word; all the change was in the Flesh. At the moment of conception, in the womb of the Blessed Mother, through the forcefulness of God's activity, not only was the human soul of Christ created but the Word assumed the man that was conceived. When God created the world, the world was changed, that is. it passed from the state of nonentity to the state of existence; and there was no change in the Logos or Creative Word of God the Father. Nor was there change in that Logos when it began to terminate the human nature. A new relation ensued, to be sure; but this new relation implied in the Logos no new reality, no real change; all new reality, all real change, was in the human nature. Anyone who wishes to go into this very intricate question of the manner of the Hypostatic Union of the two natures in the one Divine Personality, may with great profit read St. Thomas (III:4:2); Scotus (in III, Dist. i); (De Incarnatione, Disp. II, sec. 3); Gregory, of Valentia (in III, D. i, q. 4). Any modern text book on theology will give various opinions in regard to the way of the union of the Person assuming with the nature assumed.

III. EFFECTS OF THE INCARNATION

(1) ON CHRIST HIMSELF

A. On the Body of Christ

Did union with the Divine nature do away, with all bodily inperfections? The Monophysites were split up into two parties by this question. Catholics hold that, before the Resurrection, the Body of Christ was subject to all the bodily weaknesses to which human nature unassumed is universally subject; such are hunger, thirst, pain, death. Christ hungered (Matthew 4:2), thirsted (John 19:28), was fatigued (John 4:6), suffered pain and death. "We have not a high priest, who cannot have compassion on our infirmities: but one tempted in all things like as we are, without sin" (Hebrews 4:15). "For in that, wherein he himself hath suffered and been tempted, he is able to succour them also that are tempted" (Hebrews 2:18). All these bodily weaknesses were not miraculously brought about by Jesus; they were the natural results of the human nature He assumed. To be sure, they might have been impeded and were freely willed by Christ. They were part of the free oblation that began with the moment of the Incarnation. "Wherefore when he cometh into the world, he saith: Sacrifice and oblation thou wouldest not; but a body thou hast fitted to me" (Hebrews 10:5). The Fathers deny that Christ assumed sickness. There is no mention in Scripture of any sickness of Jesus. Sickness is not a weakness that is a necessary belonging of human nature. It is true that pretty much all mankind suffers sickness. It is not true that any specific sickness is suffered by all mankind. Not all men must needs have measles. No one definite sickness universally belongs to human nature; hence no one definite sickness was assumed by Christ. St. Athanasius gives the reason that it were unbecoming that He should heal others who was Himself not healed (P. G., XX, 133). Weaknesses due to old age are common to mankind. Had Christ lived to an old age, He would have suffered such weaknesses just as He suffered the weaknesses that are common to infancy. Death from old age would have come to Jesus, had He not been violently put to death (see St. Augustine, "De Peccat.", II, 29; P. L., XLIV, 180). The reasonableness of these bodily imperfections in Christ is clear from the fact that He assumed human nature so as to satisfy for that nature's sin. Now,to satisfy forthe sin of another is to accept the penalty of that sin. Hence it was fitting that Christ should take upon himself all those penalties of the sin of Adam that are common to man and becoming. or at least not unbecoming to the Hypostatic Union. (See Summa Theologica III:14 for other reasons.) As Christ did not take sickness upon Himself, so other imperfections, such as deformities, which are not common to mankind, were not His. St. Clement of Alexandria (III Paedagogus, c. 1), Tertullian (De Carne Christi, c. ix), and a few others taught that Christ was deformed. They misinterpreted the words of Isaias: "There is no beauty in him, nor comeliness; and we have seen him, and there was no sightliness" etc. (liii, 2). The words refer only to the suffering Christ. Theologians now are unanimous in the view that Christ was noble in bearing and beautiful in form, such as a perfect man should be; for Christ was, by virtue of His incarnation, a perfect man (see Stentrup, "Christologia", theses lx, lxi).

B. On the Human Soul of Christ

(a) IN THE WILL

Sinlessness

The effect of the Incarnation on the human will of Christ was to leave it free in all things save only sin. It was absolutely impossible that any stain of sin should soil the soul of Christ. Neither sinful act of the will nor sinful habit of the soul were in keeping with the Hypostatic Union. The fact that Christ never sinned is an article of faith (see Council, Ephes., can. x, in Denzinger, 122, wherein the sinlessness of Christ is implicit in the definition that he did not offer Himself for Himself, but for us). This fact of Christ's sinlessness is evident from the Scripture. "There is no sin in Him" (1 John 3:5). Him, who knew no sin, he hath made sin for us" i.e. a victim for sin (2 Corinthians 5:21). The impossibility of a sinful act by Christ is taught by all theologians, but variously explained. G¨nther defended an impossibility consequent solely upon the Divine provision that He would not sin (Vorschule, II, 441). This is no impossibility at all. Christ is God. It is absolutely impossible, antecedent to the Divine prevision, that God should allow His flesh to sin. If God allowed His flesh to sin, He might sin, that is, He might turn away from Himself; and it is absolutely impossible that God should turn from Himself, be untrue to His Divine attributes. The Scotists teach that this impossibility to sin, antecedent to God's revision, is not due to the Hypostatic Union, but is like to the impossibility of the beatified to sin, and is due to a special Divine Providence (see Scotus, in III, d. xiii, Q. i). St. Thomas (III:15:1) and all Thomists, Francisco Suárez (d. xxxiii, 2), Vasquez (d. xi, c. iii), de Lugo (d. xxvi, 1, n. 4), and all theologians of the Society of Jesus teach the now almost universally admitted explanation that the absolute impossibility of a sinful act on the part of Christ was due to the hypostatic union of His human nature with the Divine.

Liberty

The will of Christ remained free after the Incarnation. This is an article of faith. The Scripture is most clear on this point. "When he had tasted, he would not drink" (Matthew 27:34). "I will; be thou made clean" (Matthew 8:3). The liberty of Christ was such that He merited. "He humbled himself, becoming obedient unto death, even to the death of the cross. For which cause God also hath exalted him" (Phil., ii, 8). "Who having joy set before him, endured the cross" (Hebrews 12:2). That Christ was free in the matter of death, is the teaching of all Catholics; else He did not merit nor satisfy for us by His death. Just how to reconcile this liberty of Christ with the impossibility of His committing sin has ever been a crux for theologians. Some seventeen explanations are given (see Summa Theologica III:47:3, ad 3; Molina, "Concordia", d. liii, membr. 4).

(b) IN THE INTELLECT

The effects of the Hypostatic Union upon the knowledge of Christ will be treated in a SPECIAL ARTICLE.

(c) SANCTITY OF CHRIST

The Humanity of Christ was holy by a twofold sanctity: the grace of union and sanctifying grace. The grace of union, i.e. the Substantial and Hypostatic Union of the two natures in the Divine Word, is called the substantial sanctity of Christ. St. Augustine says: "Tunc ergo sanctificavit se in se, hoc est hominem se in Verbo se, quia unus est Christus, Verbum et homo, sanctificans hominem in Verbo" (When the Word was made Flesh then, indeed, He sanctified Himself in Himself, that is, Himself as Man in Himself as Word; for that Christ is One Person, both Word and Man, and renders His human nature holy in the holiness of the Divine nature) (In Johan. tract. 108, n. 5, in P. L., XXXV, 1916). Besides this substantial sanctity of the grace of Hypostatic Union, there was in the soul of Christ, the accidental sanctity called sanctifying grace. This is the teaching of St. Augustine, St. Athanasius, St. John Chrysostom, St. Cyril of Alexandria, and of the Fathers generally. The Word was "full of grace" (John 1:14), and "of his fullness we all have received, and grace for grace" (John 1:16). The Word were not full of grace, if any grace were wanting in Him which would be a perfection fitting to His human nature. All theologians teach that sanctifying grace is a perfection fitting the humanity of Christ. The mystical body of Christ is the Church, whereof Christ is the Head (Romans 12:4; 1 Corinthians 12:11; Ephesians 1:20; 4:4; Colossians 1:18, 2:10). It is especially in this sense that we say the grace of the Head flows through the channels of the sacraments of the Church--through the veins of the body of Christ. Theologians commonly teach that from the very beginning of His existence, He received the fullness of sanctifying grace and other supernatural gifts (except faith, hope, and the moral virtue of penance); nor did He ever increase in these gifts or this sanctifying grace. For so to increase would be to become more pleasing to the Divine Majesty; and this were impossible in Christ. Hence St. Luke meant (ii, 52) that Christ showed more and more day after day the effects of grace in His outward bearing.

(d) LIKES AND DISLIKES

The Hypostatic Union did not deprive the Human Soul of Christ of its human likes and dislikes. The affections of a man, the emotions of a man were His in so far as they were becoming to the grace of union, in so far as they were not out of order. St. Augustine well argues: "Human affections were not out of place in Him in Whom there was really and truly a human body and a human soul" (De Civ. Dei, XIV, ix, 3). We find that he was subject to anger against the blindness of heart of sinners (Mark 3:5); to fear (Mark 14:33); to sadness (Matthew 26:37): to the sensible affections of hope, of desire, and of joy. These likes and dislikes were under the complete will-control of Christ. The fomes peccati, the kindling-wood of sin--that is, those likes and dislikes that are not under full and absolute control of right reason and strong will-power--could not, as a matter of course, have been in Christ. He could not have been tempted by such likes and dislikes to sin. To have taken upon Himself this penalty of sin would not have been in keeping with the absolute and substantial holiness which is implied by the grace of union in the Logos.

C. On the God-Man (Deus-Homo, theanthropos)

One of the most important effects of the union of the Divine nature and human nature in One Person is a mutual interchange of attributes, Divine and human, between God and man, the Communicatio Idiomatum. The God-Man is one Person, and to Him in the concrete may be applied the predicates that refer to the Divinity as well as those that refer to the Humanity of Christ. We may say God is man, was born, died, was buried. These predicates refer to the Person Whose nature is human, as well as Divine; to the Person Who is man, as well as God. We do not mean to say that God, as God, was born; but God, Who is man, was born. We may not predicate the abstract Divinity of the abstract humanity, nor the abstract Divinity of the concrete man, nor vice versa; nor the concrete God of the abstract humanity, nor vice versa. We predicate the concrete of the concrete: Jesus is God; Jesus is man; the God-Man was sad; the Man-God was killed. Some ways of speaking should not be used, not that they may not be rightly explained, but that they may easily be misunderstood in an heretical sense.

(2) THE ADORATION OF THE HUMANITY OF CHRIST

The human nature of Christ, united hypostatically with the Divine nature, is adored with the same worship as the Divine nature (see ADORATION). We adore the Word when we adore Christ the Man; but the Word is God. The human nature of Christ is not at all the reason of our adoration of Him; that reason is only the Divine nature. The entire term of our adoration is the Incarnate Word; the motive of the adoration is the Divinity of the Incarnate Word. The partial term of our adoration may be the human nature of Christ: the motive of the adoration is the same as the motive of the adoration that reaches the entire term. Hence, the act of adoration of the Word Incarnate is the same absolute act of adoration that reaches the human nature. The Person of Christ is Iadored with the cult called latria. But the cult that is due to a person is due in like manner to the whole nature of that Person and to all its parts. Hence, since the human nature is the real and true nature of Christ, that human nature and all its parts are the object of the cult called latria, i.e., adoration. We shall not here enter into the question of the adoration of the Sacred Heart of Jesus (For the Adoration of the Cross, CROSS AND CRUCIFIX, THE, subtitle II).

(3) OTHER EFFECTS OF THE INCARNATION

The effects of the incarnation on the Blessed Mother and us, will be found treated under the respective special subjects (See GRACE; JUSTIFICATION; IMMACULATE CONCEPTION; THE BLESSED VIRGIN MARY).

Bibliography

Fathers of the Church: ST. IRENAEUS, Adversus Haer.; ST. ATHANASIUS, De Incarnatione Verbi; IDEM, Contra Arianos; ST. AMBROSE, De Incarnatione; ST. GREGORY OF NYSSA, Antirrheticus adversus Apollinarium; IDEM, Tractatus ad Theophilum contra Apollinarium; the writings of ST. GREGORY NAZIANZEN, ST. CYRIL OF ALEXANDRIA, and others who attacked the Arians, Nestorians, Monophysites, and Monothelites.
Scholastics: ST. THOMAS, Summa Theologica, III, QQ. 1-59; ST. BONAVENTURE, Brevil., IV; IDEM, in III Sent.; BELLARMINE, De Christo Capite Tolius Ecclesia, Controversiae., 1619; SUAREZ, De Incarnatione, DE LUGO, De Incarnatione, III; PETAVIUS, De incarn. Verbi: Theologia Dogmatica, IV.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, New York, 1910 (http://www.newadvent.org/cathen/07706b.htm)

Augustinus
01-04-08, 07:58
Secondo il calendario tradizionale, oggi, dopo l'ottava di Pasqua, cade la festa dell'Annunciazione del Signore.

Aug. :) :) :)

http://ns3033.ovh.net/~palais/IMG/jpg/10-Annonciation_Caen.jpg Philippe de Champaigne, Annunciazione, XVII sec., Caen

Holuxar
25-03-17, 19:13
25 MARZO 2017: SABATO DELLA TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA, ANNUNCIAZIONE DELLA VERGINE SANTISSIMA…




Guéranger, L'anno liturgico - Sabato della Terza Settimana di Quaresima (http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-sab3.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-sab3.htm

Guéranger, L'anno liturgico - 25 marzo. Annunciazione della Vergine Santissima (http://www.unavoce-ve.it/pg-25mar.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-25mar.htm




SS. Annunziata - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/ss-annunziata/)
http://www.sodalitium.biz/ss-annunziata/
“25 marzo, festa dell’Annuncio della Divina Incarnazione alla B. V. Maria.
Con tutto l’amore e la fiducia di un figlio verso la Madre sua, io vengo tuoi piedi, o SS. Vergine Annunziata, per impetrare il tuo soccorso. L’Arcangelo Gabriele, pieno di sacra riverenza, ti rivolse le parole: Io ti saluto, o Maria: ed io ripetendole tutto l’affetto del mio cuore, intendo di far memoria di quell’istante ineffabile in cui divenisti Madre di Dio, e per questo ricordo, così grande e soave per tutti i redenti, io ti scongiuro ad aver pietà di me e d’impetrarmi dal Figlio tuo le grazie di cui ho tanto bisogno.
È vero, io non merito il tuo soccorso, perché troppo fui sconosciente al mio Dio; ma tu, o Vergine potentissima, impetrami il perdono delle mie colpe e con esso l’aiuto che mi è necessario per sorgere dallo stato di abbattimento e di angustia in cui mi trovo. Per l’amore che porti al tuo Gesù, per l’amore che porti all’anima mia, non mi abbandonare, o pietosissima Madre, e fa’; che i gemiti della mia preghiera si cambino ben presto in inno di lode e di ringraziamento per il soccorso ottenuto. Così sia.”




https://www.sursumcorda.cloud/
“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare santa Dula, serva di un soldato, la quale, uccisa per aver voluto conservare la castità, meritò la corona del martirio. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questa santa Vergine, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, santa Dula casta possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
#sdgcdpr”



Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch/)
“Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
“25 Mars : Annonciation de la Sainte Vierge.”




https://www.radiospada.org/2017/03/dellannunciazione-di-maria-da-le-glorie-di-maria-di-s-alfonso-m-de-liguori/
"Dell’Annunciazione di Maria [da ‘Le Glorie di Maria’ di S. Alfonso M. de’ Liguori]"
https://www.radiospada.org/tag/vergine-maria/
https://www.radiospada.org/tag/devozione-mariana/

http://radiospada.org/
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“25 MARZO 2017: ANNUNCIAZIONE DELLA VERGINE SANTISSIMA.
Gloria di questo giorno.
È grande questo giorno negli annali dell'umanità ed anche davanti a Dio, essendo l'anniversario del più solenne avvenimento di tutti i tempi. Il Verbo divino, per il quale il Padre creò il mondo, s'è fatto carne nel seno d'una Vergine ed è venuto ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14). Adoriamo le grandezze del Figlio di Dio che si umilia, rendiamo grazie al Padre che ha amato il mondo sino a dargli il suo Figlio Unigenito (ivi 3,16), ed allo Spirito Santo che con la sua onnipotente virtù opera un sì profondo mistero. Ecco che sin da questo tempo di penitenza noi preludiamo alle gioie del Natale; ancora nove mesi, e l'Emmanuele oggi concepito nascerà in Betlemme, ed i cori angelici c'inviteranno a salutare questo nuovo mistero.
La promessa del Redentore.
Nella settimana di Settuagesima meditammo la caduta dei nostri progenitori e udimmo la voce di Dio tuonare la triplice sentenza, contro il serpente, la donna e l'uomo. Però, una speranza fece luce nella nostra anima e, nel mezzo degli anatemi, una divina promessa brillò come un faro di salvezza: il Signore sdegnato disse all'infernal serpente che un giorno la sua superba testa sarebbe schiacciata, e che sarebbe stato il piede d'una donna a colpirlo terribilmente.
Il suo adempimento.
Ed ecco giunto il momento in cui il Signore realizzerà l'antica promessa. Per millenni il mondo aveva atteso; e nonostante le fitte tenebre e le iniquità, tale speranza non svanì. Col succedersi dei secoli, la misericordia divina moltiplicò i miracoli, le profezie, le figure, per rinnovare il patto che si degnò stringere con l'umanità. Si vide scorrere il sangue del Messia da Adamo a Noè, da Sem ad Abramo, Isacco e Giacobbe, da David e Salomone a Gioacchino; ed ora, nelle vene della figlia di Gioacchino, Maria.
Maria è la donna per la quale sarà tolta la maledizione che pesava sulla nostra stirpe. Il Signore, facendola immacolata, decretò un'inconciliabile inimicizia fra lei e il serpente; ed è proprio oggi, che questa figlia di Eva riparerà la caduta della madre sua, rialzerà il suo sesso dall'abbassamento in cui era piombato, e coopererà direttamente ed efficacemente alla vittoria che il Figlio di Dio in persona riporterà sul nemico della sua gloria e del genere umano.
L'Annunciazione.
La tradizione ha segnalato alla santa Chiesa la data del 25 Marzo, come il giorno che vide il compimento di questo mistero (sant'Agostino, La Trinità, l. 4, c. 5).
Maria se ne stava sola nel raccoglimento della preghiera, quando vide apparirle l'Arcangelo disceso dal cielo per chiederne il consenso nel nome della SS. Trinità. Ascoltiamo il dialogo fra l'Angelo e la Vergine, e nello stesso tempo riportiamoci col pensiero ai primordi del mondo. Un Vescovo martire del II secolo, sant'Ireneo, eco fedele dell'insegnamento degli Apostoli, ci fa paragonare questa grande scena a quella che avvenne nel paradiso terrestre (Contro le eresie, l. 5, c. 19).
Nel Paradiso terrestre.
Nel giardino di delizie si trova una vergine alla presenza d'un angelo, col quale ella discorre. Pure a Nazaret una vergine è interpellata da un angelo, col quale pure ritesse un dialogo; ma l'angelo del paradiso terrestre è uno spirito tenebroso, mentre quello di Nazaret è uno spirito di luce. Nei due incontri è sempre l'angelo a iniziare il discorso. "Perché, dice lo spirito maledetto alla prima donna, perché Dio vi ha comandato di non mangiare del frutto di tutte le piante del paradiso?" Vedi come già si nota, nell'impazienza di questa domanda, la provocazione al male, il disprezzo, l'odio verso la debole creatura nella quale Satana perseguita l'immagine di Dio!
A Nazaret.
Guardate invece l'angelo di luce, con quale dolcezza e con quale pace s'avvicina alla novella Eva! con quale rispetto riverisce questa umana creatura! "Ave, o piena di grazia ! Il Signore è con te, tu sei benedetta fra tutte le donne". Chi non sente nell'accento celeste di tali parole respirare pace e dignità! Ma continuiamo a seguire l'accostamento.
Eva.
La donna dell'Eden, imprudente, ascolta la voce del seduttore ed è sollecita nel rispondergli. La curiosità la spinge a prolungare la conversazione con lui, che l'istiga a scrutare i segreti di Dio, senza affatto diffidare del serpente che le parla; fra poco, però, si vergognerà al cospetto di Dio.
Maria.
Maria ascolta le parole di Gabriele; ma questa Vergine, prudentissima, come l'elogia la Chiesa, rimane silenziosa, chiedendo a se stessa donde possano provenire le lodi di cui è fatta oggetto. La più pura, la più umile delle vergini teme le lusinghe; e il celeste messaggero non sentirà da lei una parola, che non riguardi la sua missione durante il colloquio. "Non temere, o Maria, egli risponde alla novella Eva, perché hai trovato grazia presso Dio; ecco, concepirai nel seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre; e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe; e il suo regno non avrà mai fine". Quali magnifiche promesse venute dal cielo da parte di Dio! quale oggetto più degno d'una nobile ambizione d'una figlia di Giuda, che sa di quale gloria sarà circondata la madre del Messia! Però Maria non è per niente tentata da sì grande onore. Ella ha per sempre consacrata la sua verginità al Signore, per essere più strettamente unita a lui nell'amore; la più gloriosa mèta ch'ella potrebbe raggiungere violando questo sacro voto, non riesce a smuovere la sua anima: "Come avverrà questo, ella risponde all'Angelo, se io non conosco uomo?".
Eva.
La prima Eva non mostra uguale calma e disinteressamento. Non appena l'angelo perverso la rassicura che può benissimo violare, senza timore di morire, il precetto del divino benefattore, e che il premio della disobbedienza consisterà nell'entrare a far parte, con la scienza, alla stessa divinità, ecco che ne rimane soggiogata. L'amore di se stessa le ha fatto in un istante dimenticare il dovere e la riconoscenza; e sarà felice di liberarsi al più presto dal duplice vincolo che le pesa.
Maria.
Così si mostra la donna che ci mandò alla rovina. Ma quanto differente ci appare l'altra che ci doveva salvare! La prima, crudele verso la posterità, si preoccupa unicamente di se stessa; la seconda, dimentica se stessa, riflettendo ai diritti che Dio ha su di lei. Rapito l'Angelo da tale fedeltà, finisce di svelare il disegno divino: "Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà, per questo il Santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia, ed è già nel sesto mese, lei ch'era detta sterile; ché niente è impossibile presso Dio". A questo punto l'Angelo ha terminato il suo discorso ed attende in silenzio la decisione della Vergine di Nazaret.
La disobbedienza di Eva.
Portiamo ora lo sguardo sulla vergine dell'Eden. Appena lo spirito infernale ha finito di parlare, essa guarda con concupiscenza il frutto proibito, perché aspira all'indipendenza cui la metterà in possesso quel frutto sì piacevole. Con mano disobbediente s'avvicina a coglierlo; lo prende e lo porta avidamente alla bocca; e nel medesimo istante la morte s'impossessa di lei: morte dell'anima, per il peccato che estingue il lume della vita; morte del corpo che, separato dal principio dell'immortalità, diventa così oggetto di vergogna e di confusione, sino a che si dissolverà in polvere.
L'obbedienza di Maria.
Ma distogliamo lo sguardo dal triste spettacolo, e ritorniamo a Nazaret. Maria, nelle ultime parole dell'Angelo, vede manifesto il volere divino. Infatti la rassicura che, mentre le è riservata la gioia di essere la Madre di un Dio, serberà la sua verginità. Allora Maria s'inchina in una perfetta obbedienza, ed al celeste inviato risponde: "Ecco l'ancella del Signore: si faccia di me secondo la tua parola".
Così, l'obbedienza della seconda donna ripara la disobbedienza della prima, avendo la Vergine di Nazaret detto nient'altro che questo: avvenga dunque, FIAT che il Figlio eterno di Dio, che secondo il decreto divino aspettava la mia parola, si faccia presente, per opera dello Spirito Santo, nel mio seno, e cominci la sua vita umana. Una Vergine diventa Madre, e Madre d'un Dio; ed è l'abbandono di questa Vergine alla somma volontà che la rende feconda, per la virtù dello Spirito Santo. Mistero sublime che stabilisce relazioni di figlio e di madre tra il Verbo eterno ed una creatura, e mette in possesso dell'Onnipotente uno strumento degno di assicurargli il trionfo contro lo spirito maligno, che con la sua audacia e perfidia sembrava aver prevalso fino allora contro il piano divino!
La sconfitta di Satana.
Non vi fu mai sconfitta più umiliante e completa di quella di Satana in questo giorno. Il piede della donna, che gli offrì una sì facile vittoria, grava con tutto il suo peso sulla superba testa che gli schiaccia. Ed Eva in questa figlia si risolleva a schiacciare il serpente. Dio non ha preferito l'uomo per tale vendetta, perché in tal caso l'umiliazione di Satana non sarebbe stata così profonda; contro un tal nemico il Signore dirige la prima preda dell'inferno, la vittima più debole e più indifesa. In premio di sì glorioso trionfo, una donna d'ora innanzi regnerà, non solo sugli angeli ribelli, ma su tutto il genere umano, anzi su tutti i cori degli Spiriti celesti. Dall'eccelso suo trono, Maria Madre di Dio domina sopra l'intera creazione; negli abissi infernali, invano Satana ruggirà nella sua eterna disperazione, pensando al danno che si fece nell'attaccare per primo un essere fragile e credulo, che Dio ha bellamente vendicato; e nelle altissime sfere, i Cherubini e i Serafini alzeranno lo sguardo a Maria, in attesa d'un sorriso e per gloriarsi d'eseguire i minimi desideri della Madre di Dio e degli uomini.
La salvezza dell' umanità.
Pertanto, strappati al morso del maledetto serpente per l'obbedienza di Maria, noi figli di questa umanità salutiamo oggi l'aurora della nostra liberazione; e, usando le stesse parole del cantico di Debora, tipo di Maria vincitrice, che canta il proprio trionfo sui nemici del popolo santo, diciamo: "Vennero meno i forti d'Israele e stettero inermi, finché non sorse Debora, finché non sorse una madre in Israele. Il Signore ha inaugurato nuove guerre ed ha rovesciato le porte dei nemici" (Gdt 5,7-8). Prestiamo l'orecchio ad ascoltare nei passati secoli, la voce d'un'altra vittoriosa donna, Giuditta, che canta a sua volta: "Lodate il Signore Dio nostro, il quale non ha abbandonato coloro che hanno sperato in lui, e per mezzo di me sua serva ha compiuta la sua misericordia, da lui promessa alla casa di Israele, e in questa notte con la mia mano ha ucciso il nemico del suo popolo. È il Signore onnipotente che l'ha colpito dandolo in mano d'una donna che l'ha trafitto" (Gdt 13,17-18; 16,7).
MESSA
I canti del Sacrificio sono presi in gran parte dalla Chiesa dal Salmo 44, che celebra l'unione dello Sposo e della Sposa.
EPISTOLA (Is 7,10-15). - In quei giorni: il Signore parlò ad Acaz, e disse: Domanda un segno al Signore Dio tuo, nel profondo dell'inferno o nell'altezza dei cieli. Ma Acaz disse: Non chiederò e non tenterò il Signore. Allora (Isaia) disse: Udite adunque, o casa di David: È forse poco per voi essere molesti agli uomini, voi che siete molesti anche al mio Dio? Per questo il Signore stesso vi darà il segno: ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato Emmanuele. Egli si ciberà di burro e di miele, affinché sappia rigettare il male e scegliere il bene.
La pienezza dei tempi è arrivata, e l'antica tradizione radicata in tutti i popoli, che una vergine sarebbe divenuta madre, oggi, con questo mistero, ha il suo compimento. Riveriamo la potenza del Signore e la fedeltà alle sue promesse. L'autore della natura sospende e sue leggi ed agisce con suo diretto intervento:, in questa stessa creatura si uniscono la verginità e la maternità. Ma se una Vergine partorisce, non può partorire che un Dio: ed il figlio di Maria si chiamerà l'Emmanuele, cioè Dio con noi.
Dio con noi.
Adoriamo nel carcere della volontaria infermità l'invisibile Creatore del mondo fatto visibile, il quale vuole che d'ora innanzi ogni creatura confessi non solo la sua infinita grandezza, ma anche la vera natura umana che si degna assumere per salvarci. Cominciando da questo momento, egli ben si può dire il Figlio dell'Uomo. Per nove mesi abiterà nel seno materno, alla stregua degli altri bambini; come loro, dopo la nascita, succhierà il latte ed il miele, santificando così tutte le età dell'uomo. Egli è l'uomo nuovo venuto dal cielo per redimere l'antico. Senza nulla perdere della propria divinità, subisce tutte le condizioni del nostro essere infermo e limitato, per farci poi partecipi della sua natura divina (2Pt 1,4).
VANGELO (Lc 1,26-38). - In quel tempo: L'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea detta Nazaret, ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei l'Angelo disse: Salute, o piena di grazia: il Signore è teco! Benedetta tu fra le donne! Ed essa turbata a queste parole pensava che specie di saluto fosse quello. E l'Angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio: ecco, tu concepirai nel seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, sarà chiamato figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre; e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe; e il suo regno non avrà mai fine. Allora Maria disse all'Angelo: Come avverrà questo, se io non conosco uomo? E l'Angelo rispose: Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà: per questo il santo che da te nascerà sarà chiamato figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia, ed è già nel sesto mese, lei ch'era detta sterile; perché nulla è impossibile davanti a Dio. E Maria disse: Ecco l'ancella del Signore: si faccia di me secondo la tua parola.
Azione di grazie.
Con queste ultime parole, o Maria, fu decretata la nostra sorte. Voi accondiscendete al desiderio del Cielo: ed ecco che il vostro assenso garantisce la nostra salvezza. O Vergine! O Madre! O benedetta fra le donne, accogliete, insieme agli omaggi degli Angeli, le azioni di grazie, di tutto il genere umano. Per mezzo vostro siamo salvi dalla rovina, in voi è redenta la nostra natura, perché siete il trofeo della vittoria dell'uomo sul suo nemico.
Rallegrati, o Adamo, nostro padre, ma sopra tutto trionfa tu, o Eva, madre nostra! voi che, genitori di tutti noi, foste anche per tutti noi autori di morte, omicidi della vostra progenie prima di diventarne padri.
Ora consolatevi di questa nobile figlia che vi è stata data; tu specialmente, o Eva! Cessa i tuoi lamenti: da te, all'inizio, uscì il male, e da te, d'allora sino ad oggi, fu contagiato tutto il tuo sesso; ma ecco giunto il momento che l'obbrobrio scomparirà e l'uomo non avrà più ragione di piangere a causa della donna.
Un giorno, cercando di giustificare la propria colpa, l'uomo prontamente fece cadere su di lei un'accusa crudele: La donna che mi desti per compagna mi ha dato il frutto ed io ne ho mangiato. O Eva, va' dunque a Maria; rifugiati nella tua figlia, o madre. La figlia risponderà per la madre, è lei che ne cancellerà la vergogna, lei che per la madre offrirà soddisfazione al padre; poiché, se per la donna l'uomo cadde, solo per la donna potrà rialzarsi.
Che dicevi allora, o Adamo? La donna che mi desti per compagna mi ha dato il frutto ed io ne ho mangiato. Malvage parole, che accrescono il tuo peccato e non lo cancellano. Ma la Sapienza divina ha vinto la tua malizia, attingendo nel tesoro della sua inesauribile bontà il mezzo per procurarti il perdono che aveva cercato di meritarti nel darti l'occasione di rispondere convenientemente alla domanda che ti faceva.
Tu avrai una donna in cambio d'una donna: una donna prudente per una donna stolta, una donna umile per una donna superba, una donna che invece di un frutto di morte ti darà l'alimento di vita, che invece di un cibo avvelenato produrrà per te il frutto dell'eterne delizie. Cambia dunque in parole riconoscenti la tua ingiusta accusa, dicendo ora: Signore, la donna che m'hai data per compagna mi ha dato il frutto dell'albero della vita, ed io ne ho mangiato; e un frutto soave alla mia bocca, perché con esso m'avete ridata la vita (san Bernardo, 2a Omelia sul Missus est).
L'Angelus.
Non chiuderemo questa giornata senza ricordare e raccomandare la pia e salutare istituzione che la cristianità solennizza giornalmente in ogni paese cattolico, in onore del mistero dell'Incarnazione e della divina maternità di Maria. Tre volte al giorno, al mattino, a mezzogiorno e alla sera, si ode la campana e i fedeli, all'invito di quel suono si uniscono all'Angelo Gabriele per salutare la Vergine Maria e glorificare il momento in cui lo stesso Figlio di Dio si compiacque assumere umana carne in lei.
Dall'Incarnazione del Verbo il nome suo è echeggiato nel mondo intero. Dall'Oriente all'Occidente è grande il nome del Signore; ma è pur grande il nome di Maria sua Madre. Da qui il bisogno del ringraziamento quotidiano per il mistero dell'Annunciazione, in cui agli uomini fu dato il Figlio di Dio. Troviamo traccia di questa pratica nel XIV secolo, quando Giovanni XXII apre il tesoro delle indulgenze a favore dei fedeli che reciteranno l'Ave Maria, la sera, al suono della campana che ricorda loro la Madre di Dio.
Nel XV secolo sant'Antonino c'informa nella sua Somma che il suono delle campane si faceva, allora, mattina e sera nella Toscana. Solo nel XVI secolo troviamo in un documento francese citato da Mabillon il suono delle campane a mezzogiorno, che si aggiunge a quello dell'aurora e del tramonto. Fu così che Leone X approvò tale devozione, nel 1513, per l'abbazia di Saint-Germain des Près, a Parigi.
D'allora in poi l'intera cristianità la tenne in onore con tutte le sue modifiche; i Papi moltiplicarono le indulgenze; dopo quelle di Giovanni XXII e di Leone X, nel XVIII secolo furono emanate quelle di Benedetto XIII; ed ebbe tale importanza la pratica, che a Roma, durante l'anno giubilare, in cui tutte le indulgenze eccetto quelle del pellegrinaggio a Roma, rimangono sospese, stabilì che le tre salutazioni che si suonano in onore di Maria, avrebbero dovuto continuare ad invitare i fedeli a glorificare insieme il Verbo fatto carne.
Quanto a Maria, lo Spirito Santo aveva già preannunciati i tre termini della pia pratica, esortandoci a celebrarla soave "come l'aurora" al suo sorgere, splendente "come il sole" nel suo meriggio e bella "come la luna" nel suo riflesso argenteo.
Preghiera all'Emmanuele.
O Emmanuele, Dio con noi, "voi voleste redimere l'uomo, e per questo veniste dal cielo ad incarnarvi nel seno d'una Vergine"; ebbene, oggi il genere umano saluta il vostro avvento. Verbo eterno del Padre, dunque a voi non bastò trarre l'uomo dal nulla con la vostra potenza; nella vostra inesauribile bontà voi volete anche raggiungerlo nell'abisso di degradazione in cui è piombato. A causa del peccato l'uomo era caduto al di sotto di se stesso; e voi, per farlo risalire ai divini destini per i quali l'avevate creato, veniste in persona a rivestire la sua sostanza per elevarlo fino a voi. Nella vostra persona, oggi ed in eterno, Dio si fece uomo, e l'uomo divenne Dio. Per adempiere le promesse della Cantica, voi vi uniste all'umana natura, e celebraste le vostre nozze nel seno verginale della figlia di David. O annichilamento incomprensibile! o gloria inenarrabile! Il Figlio di Dio s'è annientato, e il figlio dell'uomo glorificato. A tal punto ci avete amato, o Verbo divino, ed il vostro amore ha trionfato della nostra miseria. Lasciaste gli angeli ribelli nell'abisso scavato dalla loro superbia, e nella vostra pietà vi fermaste in mezzo a noi. E non con un solo sguardo misericordioso voi ci salvaste, ma venendo su questa terra di peccato a prendere la forma di schiavo (Fil 2,7), e cominciando una vita di umiliazioni e di dolori. O Verbo incarnato, che venite per salvarci e non per giudicarci (Gv 12,47), noi vi adoriamo, vi ingraziamo, vi amiamo: fateci degni di tutto ciò che il vostro amore vi mosse a fare per noi.
A Maria.
Vi salutiamo, o Maria, piena di grazia, in questo giorno in cui vi allietate dell'onore che vi fu attribuito. L'incomparabile vostra purezza, attirò gli sguardi del sommo Creatore di tutte le cose, e la vostra umiltà lo fece venire nel vostro seno; la sua presenza accresce la santità della vostra anima e la purità del vostro corpo. Con quali delizie sentite il Figlio di Dio vivere della vostra vita e prendere dalla vostra sostanza il nuovo essere cui si unisce per nostro amore! Ecco, è già stretto fra voi e lui il legame noto soltanto a voi: è il vostro Creatore, e voi ne siete la madre; è il vostro Figlio, e voi siete una sua creatura.
Davanti a lui si piega ogni ginocchio, o Maria! perché è Dio del cielo e della terra; ma pure ogni creatura s'inchina davanti a voi, perché lo portaste nel vostro seno e lo allattaste; sola fra tutti gli esseri, voi potete chiamarlo, come il Padre celeste: "Mio figlio!". O donna incomparabile, voi siete lo sforzo supremo della potenza divina: accogliete dunque l'umile sottomissione del genere umano, che si gloria di voi più che gli stessi Angeli, perché avete il suo stesso sangue e la medesima natura.
O novella Eva, figlia dell'antica, senza peccato! per la vostra obbedienza ai divini decreti salvaste la vostra madre e tutta la sua figliolanza, ridando l'innocenza perduta al padre vostro ed all'intera sua famiglia. Il Signore che portate ci assicura tutti questi beni, ed è per voi che noi lo possiamo avere; senza di lui noi rimarremmo nella morte, e senza di voi egli non potrebbe riscattarci, perché in voi attinge il sangue prezioso che ne sarà il pegno. La sua potenza protesse la vostra purezza nell'istante dell'Immacolata concezione, nella quale si formò il sangue di un Dio per la perfetta unione fra la natura divina con quella umana.
Oggi, o Maria, si compie la divina profezia dopo l'errore: "Porrò inimicizia fra la donna e il serpente". Finora gli uomini temevano il demonio e, nel loro traviamento, erigevano ovunque altari in suo onore. Ma oggi il vostro terribile braccio abbatte il suo nemico. Voi l'avete battuto per sempre con l'umiltà, la castità e l'obbedienza; e non potrà più sedurre le nazioni. Per voi, o nostra liberatrice, siamo stati strappati al suo potere, in preda al quale potremmo ancora essere gettati solo dalla nostra perversità e ingratitudine. Non lo permettete, o Maria! aiutateci! E se, in questi giorni di emendazione, proni ai vostri piedi, riconosciamo che purtroppo abusammo della grazia celeste, di cui voi diveniste il canale nella festa della vostra Annunciazione, fateci rivivere, o Madre dei viventi, per la vostra potente intercessione al trono di colui che oggi diventa vostro figlio in eterno.
O Figlia degli uomini, o nostra cara sorella, per la salutazione dell'Arcangelo, per il vostro verginale turbamento, per la fedeltà al Signore, per la prudente umiltà, per il vostro consenso liberatore, vi supplichiamo, convertite i nostri cuori, fateci sinceramente penitenti preparateci ai grandi misteri che stiamo per celebrare. Oh, quanto saranno dolorosi per voi, o Maria! come sarà breve il passaggio dalle gioie dell'Annunciazione alle tristezze della Passione! Ma voi volete far rallegrare l'anima nostra pensando alla felicità del vostro cuore, quando, lo Spirito divino vi coprì con le sue ali ed il Figlio di Dio fu anche vostro figlio. Perciò, restiamo tutto il giorno vicino a voi, nell'umile casa di Nazaret. Fra nove mesi Betlemme ci vedrà prostrati, coi pastori ed i Magi, ai piedi di Gesù Bambino che nascerà per gioia vostra e per la nostra salvezza; allora, noi ripeteremo insieme agli Angeli: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e sulla terra pace agli uomini di buona volontà!".
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 876-887.”


“25 MARZO 2017: SABATO DELLA TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA.
La Stazione è alla chiesa di S. Susanna, Vergine romana e Martire. La ragione di questa scelta è la lettura che si fa oggi della storia della casta Susanna, figlia d'Elcia, che la Chiesa presenta all'imitazione dei cristiani.
Lezione (Dan 13,1-62). - In quei giorni: Dimorava in Babilonia un uomo chiamato Ioachim, il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia d'Elcia, bellissima e timorata di Dio, avendo i suoi genitori, che eran giusti, educata la figliola secondo la legge di Mosè. loachim era molto ricco, aveva accanto alla sua casa un giardino, e da lui andavano in gran numero i Giudei, perché egli era il più ragguardevole di tutti. Or in quell'anno furono eletti giudici del popolo due anziani, di quelli dei quali disse il Signore: L'iniquità è uscita da Babilonia per mezzo di anziani giudici che sembravano rettori del popolo. Questi frequentavano la casa di Ioachim, e tutti quelli che avevano cose da giudicare, andavano a trovarli. Quando il popolo, verso il mezzogiorno se ne andava, Susanna soleva andare a passeggiare nel giardino di suo marito. I (due) vecchi, standola a guardare ogni giorno quando andava a passeggio, concepirono per lei un'ardente passione; persero il lume dell'intelletto, chiusero gli occhi per non vedere il cielo, e per non ricordarsi dei giusti giudizi. Or mentre essi stavano ad aspettare il giorno più adatto, Susanna entrò secondo il solito con due sole ancelle nel giardino per fare un bagno, che era caldo. Lì non restarono che i due anziani, nascosti a contemplarla. Susanna disse alle ancelle: Dopo avermi portato l'unguento e i profumi, chiudete le porte del giardino, affinché possa fare il bagno. Partite le ancelle, i due anziani uscirono dai nascondigli e corsero da lei, e dissero: Ecco le porte del giardino son chiuse; nessuno ci vede, noi bruciamo per te, acconsenti, e abbandonati ai nostri desideri. Che se resisti, noi renderemo testimonianza. contro di te, che un giovane era teco e che per questo avevi mandate via le ancelle. Susanna sospirò e disse: Da ogni parte mi trovo oppressa: se faccio questo, per me è morte, se non lo faccio non potrò scampare dalle vostre mani. Ma per me è meglio cadere nelle mani vostre, senza aver fatto il male, che peccare nel cospetto del Signore. Allora Susanna diede un gran grido, ed anche i due anziani alzaron la voce contro di lei. Uno (di essi) corse alle porte del giardino e le aperse. I servitori di casa, avendo sentito rumore nel giardino, vi accorsero per la porta di dietro per vedere che fosse accaduto. Sentito quanto dicevano gli anziani, i servi restarono oltremodo confusi, perché tal cosa non era mai stata detta di Susanna. Venuto il giorno dopo, tutto il popolo s'adunò nella casa di Ioachim, marito di Susanna, e vi andarono anche i due anziani, pieni di cattive intenzioni contro Susanna, per farla morire. Essi dissero alla presenza del popolo: Mandate a chiamare Susanna, figlia d'Elcia, moglie di loachim. Mandarono subito a chiamarla, ed essa venne coi suoi genitori, coi figlioli e con tutti i suoi parenti. I suoi e tutti i suoi conoscenti piangevano; ma i due anziani, levatisi in mezzo al popolo, posero le mani sul capo di lei. Essa, piangendo alzò gli occhi al cielo, col cuore pieno di fiducia nel Signore. Gli anziani dissero: Mentre noi si passeggiava soli nel giardino, costei venne con due ancelle, fece chiudere le porte del giardino, e licenziò le ancelle. Allora si accostò a lei un giovane, che era nascosto, e peccò con lei. Noi essendo in un angolo del giardino, vedendo l'opera rea, corremmo verso di loro e li vedemmo peccare. Il giovane non lo potemmo prendere, perché essendo più forte di noi, aprì le porte e scappò. Prendemmo allora lei, e la interrogammo chi fosse il giovane; ma non ce lo volle dire. Di ciò noi siamo testimoni. La moltitudine credette, perché essi erano anziani e giudici del popolo, e la condannarono a morte. Allora Susanna esclamò ad alta voce e disse: O Dio eterno, tu che conosci le cose occulte, e sai le cose prima che avvengano, tu lo sai che essi han detto falsa testimonianza contro di me; ed ecco io muoio senza aver fatto nulla di ciò che essi hanno inventato contro di me. Il Signore ascoltò la sua preghiera. Mentre era condotta al supplizio, il Signore suscitò lo Spirito santo in un tenero giovanetto chiamato Daniele, il quale gridò ad alta voce: Io son puro del sangue di lei! Rivoltosi a lui tutto il popolo disse: Che vorresti dire con le tue parole? E Daniele, stando in mezzo ad essi, disse: Siete così stolti, o figli d'Israele, da condannare una figlia d'Israele, senza esaminare e senza appurare la verità? Tornate al tribunale; perché essi han reso falsa testimonianza contro di lei. Il popolo tornò subito indietro, e Daniele disse ad essi: Separateli l'uno dall'altro, e io li esanimerò. Separati che furono l'uno dall'altro, ne chiamò uno e disse; Vecchio di giorni rei, or son giunti i tuoi peccati che hai fatti per l'addietro, dando sentenze ingiuste, opprimendo gl'innocenti e liberando i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai l'innocente e il giusto. Or dunque, se tu l'hai veduta: di': Sotto qual pianta li hai veduti parlare insieme? L'altro rispose: Sotto un lentisco. E Daniele a lui: Senza dubbio tu hai mentito a tua rovina: infatti l'Angelo di Dio ha già da lui ricevuta la sentenza di dividerti per mezzo. Rimandato questo, fece venir l'altro, e gli disse: Razza di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione t'ha pervertito il cuore. Così voi facevate alle figliole d'Israele, e queste per paura parlavano con voi; ma una figliola di Giuda non ha potuto soffrire la vostra iniquità. Or dunque, dimmi, sotto qual albero li trovasti a discorrere insieme ? L'altro rispose: Sotto un leccio. E Daniele a lui: Senza dubbio anche tu hai mentito per tua rovina: già ti aspetta con la spada l'Angelo del Signore per tagliarti per mezzo, e così vi farà morire. Allora tutta l'adunanza diede in un gran grido e benedisse Dio, il quale salva coloro che sperano in lui. Poi insorti contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca d'aver detto falsa testimonianza, fecero ad essi il male che avevan fatto al prossimo, e li fecero morire. Così in quel giorno fu salvato il sangue innocente.
La virtù ricompensata.
Ieri abbiamo preso parte alla gioia dei Catecumeni, ai quali la Chiesa ha ormai svelata la fonte limpida e vivificante che scaturisce dal Salvatore, e nelle cui acque presto attingeranno una nuova vita; oggi l'insegnamento è diretto ai Penitenti, per i quali s'avvicina la riconciliazione. Ma come essi possono sperare ancora il perdono, dopo avere insozzata la veste candida del loro battesimo e calpestato il sangue divino che li aveva riscattati? Il perdono discenderà ugualmente su di loro e saranno salvi. Se volete comprenderne il mistero, leggete e meditate le sante Scritture: là imparerete a conoscere che v'è per l'uomo una salvezza che procede dalla giustizia ed una salvezza che viene dalla misericordia. Oggi abbiamo sotto gli occhi entrambi gli esempi. Susanna, che accusata ingiustamente di adulterio, viene vendicata e liberata da Dio, che la ricompensa della sua virtù; e un'altra donna, veramente colpevole della medesima colpa, che pure viene strappata dalla morte da Gesù Cristo. I giusti, dunque, attendono con confidenza ed umiltà il premio meritato; ed anche i peccatori sperino nella clemenza del Redentore, che venne più per loro che per i giusti. In questo modo la santa Chiesa incoraggia i suoi penitenti e li chiama alla conversione, scoprendo loro le ricchezze del Cuore di Gesù e le misericordie della nuova legge, che il divin Redentore è venuto a suggellare col suo sangue.
La Chiesa fedele a Gesù Cristo.
In questa mirabile storia di Susanna i primi cristiani vedevano anche il tipo della Chiesa dei loro tempi, la quale sollecitata al male dai pagani, rimane fedele al suo divino Sposo a costo della vita. Un vescovo martire del III secolo, sant'Ippolito, ci dà la chiave di questo simbolo (In Danielem p. 27, Edit. Fabricii); e le sculture degli antichi sarcofaghi cristiani, come pure gli affreschi delle catacombe romane, sono unanimi nel presentarci la fedeltà di Susanna alla legge di Dio, nonostante la morte che la minaccia, come il tipo dei martiri che preferiscono la morte all'apostasia, la quale, secondo il linguaggio delle sante Scritture, è un vero adulterio dell'anima verso Dio, di cui è divenuta sposa col battesimo.
VANGELO (Gv 8,1-11). - In quel tempo: Gesù andò al monte degli Olivi. E sul far del giorno tornò di nuovo nel tempio, e tutto il popolo accorse a lui e, sedutosi, l'ammaestrava. Allora gli Scribi e i Farisei gli conducono una donna colta in adulterio e, postala in mezzo, gli dissero: Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Or Mosè nella legge ci ha comandato che queste tali siano lapidate; e tu che ne dici? E dicevano questo per metterlo alla prova e per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatesi, si mise a scrivere col dito in terra. E siccome continuavano ad interrogarlo si alzò e disse loro: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei. E di nuovo, chinatosi, seguitò a scrivere in terra. Ma quelli, udito ciò, uno dopo l'altro se ne andarono tutti cominciando dai più vecchi, e Gesù restò solo con la donna là in mezzo. Allora Gesù, alzatosi, disse alla donna: Dove sono, o donna, quelli che ti accusavano? Nessuno ti ha condannata? Ed ella: Nessuno, Signore. E Gesù le disse: Nemmeno io ti condannerò: va' (in pace) e non peccare più.
Il peccato perdonato.
Ecco qui la salvezza che viene dalla misericordia. La colpa di questa donna è reale; la legge la condanna alla morte; i suoi accusatori, chiedendone la pena, sono per la giustizia: eppure la colpevole non perirà. È Gesù che la salva, e per questo beneficio le richiede una sola condizione: che non pecchi più. Quale riconoscenza dovette avere per il suo liberatore! e come, d'ora innanzi, si preoccupò di seguire l'ordine di chi non volle condannarla, ed al quale doveva la vita! Come peccatori, penetriamoci di questi sentimenti verso il nostro Redentore. Non è stato lui a trattenere il braccio della divina giustizia che stava per colpirci, offrendosi a pagare per noi? Salvati dalla sua misericordia, uniamoci ai Penitenti della Chiesa primitiva, e durante questi giorni che ci restano, procuriamo di gettare le solide basi d'una nuova vita.
I peccati di lingua.
Gesù non risponde che una sola parola ai Farisei che sono venuti a tentarlo e a sottoporgli il caso di questa donna; ma una sola parola così breve non dev'essere da noi raccolta con minore rispetto e riconoscenza: perché, se esprime la pietà divina del Salvatore per la peccatrice tremante ai suoi piedi, racchiude anche una lezione pratica per noi. Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei. In questo tempo di riparazione e di penitenza, ricordiamo le maldicenze di cui ci siamo resi colpevoli verso il prossimo, i peccati di lingua, dei quali ci rimproveriamo così poco, mentre li dimentichiamo così presto, perché escono dalla nostra bocca, per così dire, come da una sorgente. Se la parola del Salvatore fosse risuonata in fondo al nostro cuore, come doveva; se avessimo soprattutto pensato a tanti lati reprensibili che sono in noi, non è forse vero che non avremmo più trovato il coraggio di criticare la condotta del prossimo, di mettere a nudo le sue colpe e perfino di giudicare i suoi pensieri e le sue intenzioni? Siamo più cauti per l'avvenire: Gesù conosceva la vita degli accusatori di questa donna, conosce interamente la nostra: guai a noi, dunque, se non diventiamo più indulgenti verso i nostri fratelli!
Consideriamo finalmente la malizia dei nemici di Gesù e con quale perfidia gli tendono il tranello. Se si pronuncia in favore della vita che ha condotta questa donna, l'accuseranno di disprezzare la legge di Mosè che la condanna ad essere lapidata; se risponde in conformità della legge, lo faranno apparire al popolo come un uomo crudele e sanguinario. Gesù, con la sua celeste prudenza, sfugge alle loro insidie; ma è bene che fin d'adesso teniamo presente quale sorte gli sarà riservata il giorno in cui, consegnandosi nelle loro mani, non opporrà altro alle loro calunnie ed ai loro oltraggi, che il silenzio e la pazienza d'una vittima votata alla morte.
PREGHIAMO
Stendi, o Signore, sui tuoi fedeli la destra del celeste aiuto; affinché ti cerchino con tutto il cuore e meritino di ottenere quanto giustamente domandano.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 581-585.”





Luca, Sursum Corda!

Holuxar
25-03-18, 23:33
25 MARZO 2018: SECONDA DOMENICA DI PASSIONE O DOMENICA DELLE PALME…


"Domenica Seconda di Passione o delle Palme."
Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Seconda di Passione o delle Palme (http://www.unavoce-ve.it/pg-palme.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-palme.htm



SANTA MESSA celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (TV) stamattina 25 MARZO 2018, SECONDA DOMENICA DI PASSIONE O DOMENICA DELLE PALME:


«Domenica delle Palme (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=bm_kObgGFiA
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php »


L’omelia introduttiva di Don Floriano subito dopo il Rosario e prima dell’inizio della Celebrazione è straordinaria, da ascoltare e riascoltare, incentrata sulla Domenica delle Palme, sulla Settimana Santa e soprattutto sul significato profondo della fede e della liturgia…
Orari delle Celebrazioni durante la SETTIMANA SANTA: SANTA MESSA celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (TV) giovedì 29 MARZO 2018 e venerdì 30 MARZO 2018 alle ore 20.30 (ore 15.00 VIA CRUCIS), sabato 31 MARZO 2018 alle ore 22.30 e DOMENICA DI PASQUA alle ore 10.30 come ogni Domenica…



«Omelia del Rev. Don Francesco Ricossa del 25.03.2018, domenica delle Palme.
https://www.youtube.com/watch?v=gX7IcAQwjKk
https://www.youtube.com/channel/UCQZ3TmSl2G-HXEQsb7zruAw
https://www.youtube.com/user/sodalitium »


"Domenica delle Palme - Sodalitium"
Domenica delle Palme - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/domenica-delle-palme/)
http://www.sodalitium.biz/domenica-delle-palme/
«25 marzo 2018, Domenica delle Palme (quest’anno la festa dell’Annunciazione sarà celebrata il 9 aprile, al termine dell’Ottava di Pasqua).
“Púeri Hebraéorum, tolléntes ramos olivárum, obviavérunt Dómino, clamántes, et dicéntes: Hosánna in excélsis”.
Veramente mio amato Gesù, Voi fate l’ingresso in un’altra Gerusalemme, mentre entrate nell’anima mia.
Gerusalemme non si mutò avendovi ricevuto, anzi divenne più barbara, perchè vi crocifisse.
Ah, non permettete mai tale sciagura, che io vi riceva e, rimanendo in me tutte le passioni e le mali abitudini contratte, divenga peggiore!
Ma vi prego col più intimo del cuore, che vi degniate annientarle e distruggerle totalmente, mutandomi il cuore, la mente e la volontà, che siano sempre rivolti ad amarvi, servirvi e glorificarvi in questa vita, per poi goderne nell’altra eternamente. Così sia.».
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/16-300x142.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/16-300x142.jpg



S. Messe dalla domenica delle Palme alla domenica in Albis - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/messe-dalla-domenica-delle-palme-alla-domenica-albis/)
http://www.sodalitium.biz/messe-dalla-domenica-delle-palme-alla-domenica-albis/
“S. Messe dalla domenica delle Palme alla domenica in Albis 23 marzo 2018.
Il precetto della Comunione pasquale si soddisfa dalla domenica delle Palme (25 marzo 2018) alla domenica dopo Pasqua (in Albis, 8 aprile 2018).”

Orari per la Settimana Santa a Verrua Savoia (TO) e a Rimini - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/orari-la-settimana-santa-verrua-savoia-to-rimini/)
http://www.sodalitium.biz/orari-la-settimana-santa-verrua-savoia-to-rimini/
“Orari per la Settimana Santa a Verrua Savoia (TO) e a Rimini.”

La Settimana Santa - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/catechismo-s-pio-x-la-settimana-santa/)
http://www.sodalitium.biz/catechismo-s-pio-x-la-settimana-santa/
“Catechismo Maggiore di san Pio X – Della settimana santa
§ 3. – Della settimana santa in generale
45 D. Perché l’ultima settimana di Quaresima si dice santa?
R. L’ultima settimana di Quaresima si dice santa, perché in essa si celebra la memoria dei più grandi misteri operati da Gesù Cristo per la nostra redenzione.
46 D. Di qual mistero si fa memoria nella domenica delle Palme?
R. Nella domenica delle Palme si fa memoria dell’entrata trionfante che Gesù Cristo fece in Gerusalemme sei giorni avanti la sua passione.
47 D. Per qual causa Gesù Cristo valle entrare trionfante in Gerusalemme avanti la sua passione?
R. Gesù Cristo avanti la sua passione volle entrare trionfante in Gerusalemme, come era stato predetto:
1. per animare i suoi discepoli dando loro in tal maniera una chiara prova che andava a patire spontaneamente;
2. per insegnarci che colla sua morte egli trionferebbe del demonio, del mondo e della carne, e che ci aprirebbe l’entrata in cielo.
48 D. Qual mistero si celebra nel giovedì santo?
R. Nel giovedì santo si celebra l’istituzione del santissimo Sacramento dell’Eucaristia.
49 D. Qual mistero si ricorda nel venerdì santo?
R. Nel venerdì santo si ricorda la passione e morte del Salvatore.
50 D. Quali misteri si onorano nel sabato santo?
R. Nel sabato santo si onorano la sepoltura di Gesù Cristo e la sua discesa al limbo e dopo il segno del Gloria si comincia ad onorare la sua gloriosa resurrezione.
51 D. Che cosa dobbiamo noi fare per passare la settimana santa secondo la mente della Chiesa?
R. Per passare la settimana santa secondo la mente della Chiesa dobbiamo fare tre cose:
1. unire al digiuno un maggior raccoglimento interno, e un maggior fervore di orazione;
2. meditare di continuo con ispirito di compunzione i patimenti di Gesù Cristo;
3. assistere se si può, ai divini uffici con questo medesimo spirito.
§ 2. – Di alcuni riti della settimana santa.
52 D. Perché la domenica della settimana santa si dice delle Palme?
R. La domenica della settimana santa si dice delle Palme a cagione della processione che si fa in questo giorno, in cui si porta in mano da’ fedeli un ramo d’olivo o di palma.
53 D. Perché nella domenica delle Palme si fa la processione portando rami d’olivo o palme?
R. Nella domenica delle Palme si fa la processione portando rami di olivo o palme per ricordare l’entrata trionfante di Gesù Cristo in Gerusalemme, incontrato dalle turbe con rami di palma in mano.
54 D. Perché nel ritorno della processione delle Palme si batte tre volte alla porta della Chiesa prima che si apra?
R. Nel ritorno della processione delle Palme si batte tre volte alla porta della Chiesa, prima che si apra, per significare che il paradiso era chiuso pel peccato di Adamo, e che Gesù Cristo ce ne ha meritato l’ingresso colla sua morte.
55 D. Chi furono quelli che andarono incontro a Gesù Cristo allorché entrò trionfante in Gerusalemme?
R. Allorché Gesù Cristo entrò trionfante in Gerusalemme, gli andò incontro il popolo semplice ed i fanciulli, non già i grandi della città; così disponendo Iddio per farci conoscere che la superbia rese questi indegni di aver parte nel trionfo di nostro Signore, che ama la semplicità di cuore, l’umiltà e l’innocenza.
56 D. Perché non si suonano le campane dal giovedì santo al sabato santo?
R. Dal giovedì sino al sabato santo non si suonano le campane in segno di grande afflizione per la passione e morte del Salvatore.
57 D. Perché si conserva nel giovedì santo un’ostia grande consacrata?
R. Nel giovedì santo si conserva un’ ostia grande consacrata:
1. affinché si tributino speciali adorazioni al sacramento dell’ Eucaristia nel giorno in cui venne istituito;
2. perché si possa compiere la liturgia nel venerdì santo, in cui non si fa dal sacerdote la consacrazione.
58 D. Perché nel giovedì santo dopo la Messa si spogliano gli altari?
R. Nel giovedì santo dopo la Messa si spogliano gli altari per rappresentarci Gesù Cristo spogliato delle sue vesti per essere flagellato e affisso alla croce; e per insegnarci che per celebrare degnamente la sua passione dobbiamo spogliarci dell’uomo vecchio, cioè d’ogni affetto mondano.
59 D. Perché si fa la lavanda dei piedi nel giovedì santo?
R.Nel giovedì santo si fa la lavanda dei piedi:
1. per rinnovare la memoria di quell’atto di umiliazione con cui Gesù Cristo si abbassò a lavarli ai suoi Apostoli;
2. perché Egli medesimo esortò gli Apostoli e, in persona di essi, i fedeli ad imitare il suo esempio;
3. per insegnarci, che dobbiamo purificare il nostro cuore da ogni macchia, ed esercitare gli uni verso degli altri i doveri della carità ed umiltà cristiana.
60 D. Perché nel giovedì santo i fedeli si recano alla visita del Santissimo Sacramento in più chiese pubblicamente nelle processioni, o privatamente?
R. Nel giovedì santo i fedeli si recano alla visita del Santissimo Sacramento in più chiese in memoria de’ dolori sofferti da Gesù Cristo in più luoghi, come nell’orto, nelle case di Caifa, di Pilato e di Erode, e sul Calvario.
61 D. Con quale spirito si devono fare le visiti nel giovedì santo?
R. Nel giovedì santo si devono fare le visite non per curiosità, per abitudine o per divertimento, ma per sincera contrizione dei nostri peccati, che sono la vera cagione della passione e morte del nostro Redentore, e con vero spirito di compassione delle sue pene, meditandone i vari patimenti; per esempio nella prima visita quel che soffri nell’orto; nella seconda, quel che soffrì nel pretorio di Pilato; e così dicasi delle altre.
62 D. Perché nel venerdì santo la Chiesa, in modo particolare, presa il Signore per ogni sorta di persone, anche per i pagani e per i giudei?
R. La Chiesa nel venerdì santo, in modo particolare, prega il Signore per ogni sorta di persone per dimostrare che Cristo è morto per tutti gli uomini e per implorare a beneficio di tutti il frutto di sua passione.
63 D. Perché nel venerdì santo si adora solennemente la croce?
R. Nel venerdì santo si adora solennemente la Croce, perché essendovi Gesù Cristo stato inchiodato ed essendovi morto in quel giorno, la santificò col suo sangue.
64 D. L’adorazione si deve al solo Dio, perché adunque si adora la Croce?
R. Si deve adorazione al solo Dio, e però quando si adora la Croce, la nostra adorazione si riferisce a Gesù Cristo morto su di essa.
65 D. Qual cosa è da considerarsi specialmente nei riti del sabato santo?
R. Nei riti del sabato santo è da considerarsi specialmente la benedizione del cero pasquale e del fonte battesimale.
66 D. Che cosa significa il cero pasquale?
R. Il cero pasquale significa lo splendore e la gloria, che Gesù Cristo risuscitato apportò al mondo.
67 D. Perché si benedice nel sabato santo il fonte battesimale?
R. Nel sabato santo si benedice il fonte battesimale, perché anticamente in questo giorno, come ancora nella vigilia della Pentecoste, si conferiva il Battesimo solennemente.
68 D. Che cosa dobbiamo fare mentre si benedice il fonte battesimale?
R. Mentre si benedice il fonte battesimale, dobbiamo ringraziare il Signore d’averci ammessi al Battesimo, e rinnovare le promesse che allora abbiamo fatto.”






Ligue Saint Amédée (http://www.saintamedee.ch/)
http://www.saintamedee.ch/
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].».
“Dimanche des Rameaux.”


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/29541231_610206379312046_1609712548440644301_n.jpg ?_nc_cat=0&oh=563b5de93372ae058c1d1dbf6bd6b569&oe=5B36B7CB


“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Dimanche des Rameaux.
http://prieure2bethleem.org/predica/2015_03_29_mars.mp3”


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/29541159_610208145978536_1073505284029662678_n.jpg ?_nc_cat=0&oh=f519bdf5c715060067ecedfe5de5b52d&oe=5B363298


“Méditation pour le Dimanche des Rameaux : Jour d'obéissance.”
Méditation pour le Dimanche des Rameaux : Jour d'obéissance (http://le-petit-sacristain.blogspot.it/2017/04/meditation-pour-le-dimanche-des-rameaux.html)


https://1.bp.blogspot.com/-2SNu5eVwoFs/WOmpiH0ShUI/AAAAAAAACEw/FtAaX_o3VRIZGulHHxJzJr2jfoEH12edACLcB/s1600/Entr%25C3%25A9e-de-J%25C3%25A9sus-%25C3%25A0-J%25C3%25A9rusalem-gustave-dor%25C3%25A9.jpg


“Suisse : procession des rameaux (1960).”
https://www.rts.ch/archives/tv/divers/presence-catholique/3472738-les-rameaux.html
25 mars : Annonciation de la Bienheureuse Vierge Marie :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/25-mars-annonciation)


“25 mars : Annonciation de la Bienheureuse Vierge Marie.”
“Ligue Saint Amédée NB : célébrée le 9 avril cette année (après Pâques).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/7315/2119/0000/annonciation.jpg


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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda
N° 105 di SVRSVM CORDA® del 25 marzo 2018.
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- Comunicato numero 105. Nascita del Battista e breve su San Giuseppe;
- Preghiera a San Gabriele Arcangelo;
- I Sette Dolori della Beata Vergine Maria;
- Nozioni sulla vicenda e sul culto di San Simonino da Trento;
- Preghiera a San Simonino da Trento;
- Gli anatemi del Concilio I di Costantinopoli;
- Vita e detti dei Padri del deserto: Padre Teodoro di Ferme (Parte 5 ed ultima);
- San Tommaso: la società è retta attraverso la ragione di un solo uomo, il re;
- Preghiera a San Benedetto, Abate;
- Dizionario di teologia dommatica. Il Dannato;
- Teologia Politica 95. L’ateismo politico: cause e conseguenze;
- Racconti miracolosi n° 53. Portenti successi nella nascita di San Francesco d’Assisi.
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"25 marzo 1954. Il numero dei fedeli così consacrati a Dio, dall'origine della chiesa fino ai nostri giorni, è incalcolabile: gli uni hanno conservato intatta la loro verginità, gli altri hanno votato al Signore la loro vedovanza dopo la morte del consorte; altri, infine, hanno scelto una vita casta dopo aver fatto penitenza dei loro peccati; ma tutti hanno questo di comune tra loro: che si sono impegnati ad astenersi per sempre, per amore di Dio, dai piaceri della carne. Ciò che i santi padri hanno proclamato circa la gloria e il merito della verginità, sia a tutte queste anime consacrate di invito, di sostegno e di forza a perseverare fermamente nel sacrificio e a non sottrarre e prendere per sé una parte anche minima.Da SS Pio XII Sacra virginitas"


“Gesù mio tenetemi oggi le mani di sopra, Maria Santissima custoditemi Voi sotto il Vostro manto.”


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https://forum.termometropolitico.it/333448-25-marzo-annunciazione-della-beata-vergine-maria-5.html
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25 MARZO 2018: SECONDA DOMENICA DI PASSIONE O DOMENICA DELLE PALME: Anniversario della morte di S.E. Mons. Marcel Lefebvre (Tourcoing, 29 novembre 1905 – Martigny, 25 marzo 1991), RIP…


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Mons. Marcel Lefebvre con Papa Pio XII:

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L’incontro Mons. Lefebvre a Padre Pio avvenuto a San Giovanni Rotondo il 31 marzo 1967, lunedì di Pasqua:

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Chiesa e post concilio: Mons. Marcel Lefebvre. La Chiesa del Vaticano II e la Massoneria (http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2015/11/mons-marcel-lefebvre-la-chiesa-del.html)
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“25 marzo 2018: SECONDA DOMENICA DI PASSIONE O DOMENICA DELLE PALME.”


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“In memoria di Monsignor Marcel Lefebvre (Tourcoing, 29 novembre 1905 – Martigny, 25 marzo 1991).
«Noi non siamo nello scisma: noi siamo i continuatori della Chiesa cattolica. Sono quelli che s’inventano le novità ad essere nello scisma. Noi continuiamo la Tradizione, ed è per questo che dobbiamo avere fiducia, che non dobbiamo disperare perfino davanti alla situazione attuale. Noi dobbiamo mantenere la nostra Fede, mantenere i nostri sacramenti, poggiati su venti secoli di Tradizione, poggiati su venti secoli di santità della Chiesa, di Fede della Chiesa. Non dobbiamo temere. Certi giornalisti, qualche volta mi hanno chiesto: “Monsignore, si sente isolato?”. “Nient’affatto, nient’affatto, non mi sento isolato, io sono in compagnia di venti secoli di Chiesa e di tutti i santi del Cielo”. Perché? Perché essi hanno pregato come noi, perché si sono santificati, come cerchiamo di fare noi, con gli stessi mezzi». - (Omelia a Lille, 29 agosto 1976).”


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“Il Tempo liturgico di Pasqua, il periodo propizio per santificarsi con i tesori spirituali della Chiesa. (Ringraziamo per l'ottima segnalazione http://www.casasanpiox.it/)”
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Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Seconda di Passione o delle Palme (http://www.unavoce-ve.it/pg-palme.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-palme.htm
“SECONDA DOMENICA DI PASSIONE O DOMENICA DELLE PALME.
La partenza da Betania.
Di primo mattino, Gesù lascia a Betania Maria sua madre, le due sorelle Marta e Maria Maddalena, con Lazzaro, e si dirige a Gerusalemme in compagnia dei discepoli. Trema la Vergine, nel vedere così il Figlio avvicinarsi ai suoi nemici, che bramano versare il suo sangue; però oggi, Gesù, non va incontro alla morte a Gerusalemme, ma al trionfo. Bisogna che il Messia, prima d'essere sospeso alla croce, sia, in Gerusalemme, proclamato Re dal popolo; e che di fronte alle aquile romane, sotto gli occhi dei Pontefici e dei Farisei rimasti muti per la rabbia e lo stupore, la voce dei fanciulli, mescolandosi con le acclamazioni della cittadinanza, faccia echeggiare la lode al Figlio di David.
Avveramento della Profezia.
Il profeta Zaccaria aveva predetta l'ovazione preparata dalla eternità al Figlio dell'uomo, alla vigilia delle sue umiliazioni: "Esulta grandemente, o figlia di Sion, giubila, o figlia di Gerusalemme; ecco viene a te il tuo Re, il Giusto, il Salvatore: egli è povero, e cavalca un'asina e un asinello" (Zc 9,9). Vedendo Gesù ch'era venuta l'ora del compimento di questo oracolo, prende in disparte due discepoli, e comanda loro di portargli un'asina ed un puledro d'asina che troveranno poco lontano di lì. Mentre il Signore giungeva a Betfage, sul monte degli Olivi, i due discepoli s'affrettano ad eseguire la commissione del loro Maestro.
I due popoli.
I santi Padri ci han data la chiave del mistero di questi due animali. L'asina figura il popolo giudeo sottoposto al giogo della Legge; "il puledro sul quale, dice il Vangelo, nessuno è ancora montato" (Mc 11,2), rappresenta la gentilità, non domata da nessuno fino allora. La sorte di questi due popoli sarà decisa da qui a pochi giorni: il popolo giudaico, per aver respinto il Messia, sarà abbandonato a se stesso e in suo luogo Dio adotterà le nazioni che, da selvagge che erano, diventeranno docili e fedeli.
Il corteo del trionfo.
I discepoli stendono i mantelli sull'asinello; allora Gesù, perché fosse adempita la figura profetica, monta su quell'animale (ivi 11,7) e s'accinge così ad entrare nella città. Nel contempo si sparge la voce in Gerusalemme che arriva Gesù. Mossa dallo Spirito divino, la moltitudine dei Giudei, convenuta d'ogni parte nella santa città per celebrare la festa di Pasqua, esce ad incontrarlo, agitando palme e riempiendo l'aria di evviva. Il corteo che accompagnava Gesù da Betania si confonde si confonde con quella folla trasportata dall'entusiasmo: ed alcuni stendono i loro mantelli sulla terra che Gesù dovrà calcare, altri gettano ramoscelli di palme al suo passaggio. Echeggia un grido: Osanna! E la grande nuova per la città è, che Gesù, figlio di David, vi sta facendo il suo ingresso come Re.
Regalità del Messia.
In tal modo Dio, con la potenza che ha sui cuori, approntò un trionfo al Figliol suo in questa città, che di lì a poco doveva a gran voce reclamare il suo sangue. Questo giorno fu un momento di gloria per Gesù; e la santa Chiesa vuole che tutti gli anni noi rinnoviamo tale trionfo dell'Uomo-Dio. Al tempo della nascita dell'Emmanuele, vedemmo arrivare i Magi dal lontano Oriente e cercare e chiedere, in Gerusalemme, del Re dei Giudei per offrirgli i loro doni; oggi è la stessa Gerusalemme che si muove al suo incontro. Questi due fatti sono in rapporto ad un unico fine: riconoscere la regalità di Gesù Cristo: il primo da parte dei Gentili, il secondo da parte dei Giudei. Mancava che il Figlio di Dio, prima di soffrire la Passione, ricevesse l'uno e l'altro omaggio insieme: e l'iscrizione che presto Pilato farà collocare sul capo del Redentore, Gesù Nazareno, Re dei Giudei, esprimerà il carattere indispensabile del Messia. Invano i nemici di Gesù si sforzeranno in tutti i modi di far cambiare i termini di quella scritta; non ci riusciranno. "Quel che ho scritto ho scritto", risponderà il governatore romano, che, senza saperlo, di sua mano dichiarò l'adempimento delle Profezie. Oggi Israele proclama Gesù suo Re; domani Israele sarà disperso in punizione del suo rinnegamento; ma Gesù da lui oggi proclamato Re, tale rimane nei secoli. Così s'adempiva esattamente l'oracolo dell'Angelo che parlò a Maria, annunciandole le grandezze del figlio che doveva nascere da lei: "Il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre, e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe" (Lc 1,32-33). Oggi comincia Gesù il suo regno sulla terra; e se il primo Israele non tarderà a sottrarsi al suo scettro, un nuovo Israele, sorto dalla porzione fedele dell'antico, e formato da tutti i popoli della terra, offrirà a Cristo un impero più vasto, che mai conquistatore sognò.
Tale è il mistero glorioso di questo giorno, in mezzo alla tristezza della Settimana dei dolori. La santa Chiesa oggi vuole che siano sollevati i nostri cuori da un momento di allegrezza, e che salutiamo Gesù nostro Re. Ella ha perciò disposto il sevizio divino di questa giornata, in modo da esprimere insieme la gioia, unendosi agli evviva che risuonarono nella città di David; la tristezza, tornando subito a gemere sui dolori del suo Sposo divino. Tutta la funzione è suddivisa come in tre atti distinti, di cui successivamente spiegheremo i misteri e le intenzioni.
La benedizione delle palme.
La benedizione delle palme, o dei rami, è il primo atto che si svolge sotto i nostri occhi; e se ne può giudicare l'importanza dalla solennità di cui fa pompa la Chiesa. Si disse per tanto tempo, che il Sacrificio veniva offerto con l'unico intento di celebrare l'anniversario dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme. L'Introito, la Colletta, l'Epistola, il Graduale, il Vangelo e lo stesso Prefazio si succedevano come a preparare l'immolazione dell'Agnello senza macchia; ma arrivati al triplice: Sanctus! Sanctus! Sanctus! la Chiesa sospendeva queste formule solenni, e per mezzo dei suo ministro procedeva alla santificazione dei rami che sono lì accanto.
Dopo la recente riforma, appena cantata l'antifona Osanna, questi rami, oggetto della prima parte della funzione, ricevono, in virtù di una sola preghiera seguita dall'incensazione e dall'aspersione di acqua benedetta, una forza che li eleva all'ordine soprannaturale e li rende capaci di santificare le anime, di proteggere i nostri corpi e le nostre case. Durante la processione, i fedeli devono tenere rispettosamente in mano questi rami e portarli poi nelle loro case come segno della loro fede e promessa dell'aiuto divino.
Antichità del rito.
È superfluo spiegare al lettore, che le palme ed i ramoscelli di olivo che ricevono in questo momento la benedizione della Chiesa, stanno a ricordare quelle con le quali il popolo di Gerusalemme onorò l'entrata trionfale del Salvatore; ma è opportuno aggiungere qualche parola sull'antichità di questa tradizione. Essa cominciò presto in Oriente, probabilmente dalla pace della Chiesa a Gerusalemme. Nel IV secolo san Cirillo, vescovo di questa città, pensava che ancora esistesse nella valle del Cedron il palmizio che fornì i rami al popolo che andò incontro a Gesù (Catechesi, x); quindi, niente di più naturale che prendere da ciò occasione per istituire una commemorazione anniversaria di questo avvenimento. Nel secolo seguente si vede questa cerimonia, non solo fissata nelle chiese d'Oriente, ma anche nei monasteri, di cui erano popolate le solitudini dell'Egitto e della Siria. Arrivata la Quaresima, molti santi monaci ottenevano il permesso dal loro abate d'internarsi nel deserto, per passare questo tempo in un profondo ritiro; ma dovevano rientrare al monastero per la Domenica delle Palme, come sappiamo dalla vita di sant'Eutimio, scritta dal suo discepolo Cirillo. In Occidente, questo rito non si stabilì così presto; la prima traccia la riscontriamo nel Sacramentarlo di san Gregorio: il che equivale alla fine del VI secolo, od all'inizio del VII. Man mano che la fede si propagava verso il Nord, non era più possibile solennizzare tale cerimonia in tutta la sua integrità, poiché in quei climi non crescevano né palmizi né oliveti. Fu giocoforza sostituirli con rami d'altri alberi; però la Chiesa non permise di cambiare nulla delle orazioni che erano prescritte nella benedizione di questi rami, perché i misteri che si espongono in queste belle preghiere si fondano sull'olivo e sulla palma del racconto evangelico, figurati dai nostri rami di bossolo o di lauro.
La processione.
Il secondo rito di questa giornata è la celebre processione che segue alla benedizione delle palme. Essa ha lo scopo di rappresentare al vivo l'avvicinarsi del Salvatore a Gerusalemme ed il suo ingresso in quella città; appunto perché nulla manchi all'imitazione del fatto descritto nel santo Vangelo, le palme benedette vengono portate da tutti quelli che prendono parte a detta processione. Presso i Giudei, tenere in mano dei rami d'albero significava allegria; e la legge divina sanzionava loro quest'uso. Dio aveva detto nel libro del Levitino, stabilendo la festa dei Tabernacoli: "Nel primo giorno prenderete i frutti dell'albero più bello, dei rami di palma e dell'albero più frondoso, dei salici del torrente, e vi rallegrerete dinanzi al Signore Dio vostro" (Lv 23,40). Fu dunque con l'intenzione di manifestare l'entusiasmo per l'arrivo di Gesù fra le loro mura, che gli abitanti di Gerusalemme, compresi i bambini, ricorsero a tale gioiosa dimostrazione. Andiamo incontro anche noi al nostro Re, e cantiamo Osanna al vincitore della morte ed al liberatore del suo popolo.
Nel Medio Evo, in molte chiese, si portava in processione il libro dei santi Vangeli, che per le parole che contengono rappresentano Gesù Cristo. A un punto stabilito e preparato per una stazione, la processione si fermava: allora il diacono apriva il sacro libro e cantava il passo ov'è narrato l'ingresso di Gesù in Gerusalemme. Quindi si scopriva la croce, fino allora rimasta velata; e tutto il clero veniva a prostrarsi solennemente in adorazione, depositando ciascuno ai suoi piedi un frammento di ramoscello che teneva in mano. Poi la processione ripartiva preceduta dalla croce, che rimaneva senza velo, fino a che il corteo non fosse rientrato in chiesa.
In Inghilterra e in Normandia, nell'XI secolo, si praticava un rito che rappresentava ancora più al vivo la scena di questo giorno a Gerusalemme. Alla processione veniva portata in trionfo la santa Eucaristia. Difatti a quest'epoca era scoppiata l'eresia di Berengario contro la presenza reale di Gesù Cristo nell'Eucaristia; ed un tale trionfo della sacra Ostia doveva essere un lontano preludio dell'istituzione della Festa e della Processione del Ss. Sacramento.
A Gerusalemme, nella Processione delle Palme, si pratica anche un'altra usanza, sempre allo scopo di rinnovare la scena evangelica. L'intera comunità dei Francescani, che sta alla custodia dei luoghi sacri, si reca di mattina a Betfage, ove il Padre Guardiano di Terra Santa, in abiti pontificali, monta un asinello adorno di vestiti e, accompagnato dai religiosi e dai cattolici di Gerusalemme, tenendosi tutti in mano la palma, fa l'ingresso nella città e smonta alla porta della chiesa del Santo sepolcro, dove si celebra la Messa con la maggiore solennità.
Abbiamo qui riuniti, secondo il nostro costume, i differenti fatti che possono servire ad elevare il pensiero dei fedeli ai diversi misteri della Liturgia. Queste manifestazioni di fede li aiuteranno a comprendere come nella Processione delle Palme, la Chiesa intenda onorare Gesù Cristo, presente al trionfo che oggi gli tributa. Cerchiamo dunque con amore "quest'umile e mite Salvatore che viene a visitare la figlia di Sion", come dice il Profeta. Egli è qui in mezzo a noi: a lui s'indirizzi l'omaggio delle nostre palme, insieme a quello dei nostri cuori; egli viene a noi per diventare nostro Re: accogliamolo anche noi, dicendo: Osanna al figlio di David!
L'entrata in chiesa.
La fine della processione, prima della recente riforma, si distingueva per una cerimonia improntata al più alto e profondo simbolismo. Al momento di rientrare in chiesa, il corteo trovava le porte serrate. S'arrestava la marcia trionfale; ma non venivano sospesi i canti di gioia; un lieto ritornello risuonava nell'inno speciale a Cristo Re, fino a che il Suddiacono batteva con l'asta della croce la porta; questa s'apriva, e la folla, preceduta dal clero, rientrava in chiesa, glorificando colui che, solo, è la Risurrezione e la Vita.
Questa scena sta ad indicare l'entrata del Salvatore in un'altra Gerusalemme, di cui quella della terra è soltanto la figura. Quest'altra Gerusalemme è la patria celeste, di cui Gesù ci ha aperte le porte. Il peccato del primo uomo le aveva chiuse; ma Gesù il Re della Gloria, ce le ha riaperte in virtù della Croce, alla quale non hanno potuto resistere.
Il canto in onore di Cristo Re è stato conservato, mentre invece è stato soppresso il particolare della porta chiusa. Continuiamo pertanto a seguire i passi del Figlio di David; egli è pure Figlio di Dio e ci invita a partecipare al suo regno.
Nella Processione delle Palme, commemorazione dell'avvenimento realizzatosi in questo giorno, la santa Chiesa solleva la nostra mente al mistero dell'Ascensione col quale termina, in cielo, la missione del Figlio di Dio sulla terra. Ma, ahimé, i giorni che separano l'uno dall'altro questi due trionfi del Figlio di Dio, non sono sempre giorni di gioia; infatti, è appena terminata la processione con la quale la Chiesa s'è liberata per un attimo della sua tristezza, che già iniziano i gemiti e i lamenti.
La Messa.
La terza parte della funzione odierna è l'offerta del santo Sacrificio. Tutti i canti che l'accompagnano esprimono desolazione e per completare la tristezza che è caratteristica della giornata, la Chiesa ci fa leggere il racconto della Passione del Redentore. Da cinque o sei secoli fa, la Chiesa ha adottato un particolare recitativo per la lettura di questo brano evangelico, che diventa così un vero dramma. Si sente prima lo storico raccontare quei fatti in tono grave e patetico; le parole di Gesù hanno un accento nobile e dolce, che contrastano in una maniera penetrante col tono elevato degli altri interlocutori e coi gridi della plebaglia giudaica.
Nel momento in cui, nel suo amore per noi, si lascia calpestare sotto i piedi dei peccatori, noi dobbiamo proclamarlo più solennemente nostro Dio e nostro Re.
Questi sono in genere i riti della grande giornata. Non ci rimane che inserire nel corso delle sacre letture, secondo il solito, quei dettagli che crederemo necessari per completare il significato.
Nomi dati a questa Domenica.
Oltre al nome liturgico e popolare di Domenica delle Palme, essa è chiamata anche Domenica dell'Osanna, per il grido di trionfo col quale i Giudei salutarono l'arrivo di Gesù. Anticamente i nostri padri la chiamarono Domenica della Pasqua fiorita, perché la Pasqua dalla quale ci separano solo otto giorni, oggi si considera in fiore, e i fedeli possono, fin da oggi, adempiere il dovere della comunione annuale. Per il ricordo di tale denominazione gli Spagnoli, avendo scoperta, la Domenica delle Palme del 1513, quella vasta regione che confina col Messico, la chiamarono Florida. Questa domenica la troviamo chiamata anche Capitilavium, cioè lava-testa, perché nei secoli della media antichità, quando si rinviava al Sabato Santo il battesimo dei bambini nati nei mesi precedenti, che potevano aspettare questo tempo senza pericolo, i genitori lavavano oggi il capo dei loro neonati, affinché il prossimo sabato si potesse fare con decenza l'unzione del Sacro Crisma. In epoca più remota tale Domenica, in certe chiese, veniva chiamata la Pasqua dei Competenti, cioè dei Catecumeni ammessi al santo battesimo. Questi si riunivano oggi in chiesa, e si faceva loro una spiegazione particolare del Simbolo che avevano ricevuto nello scrutinio precedente. Nella chiesa gotica di Spagna lo si dava solo oggi. Infine, presso i Greci, tale Domenica è designata col nome di Bifora, cioè Porta Palme.
M E S S A
La Stazione è a Roma, nella Basilica Lateranense, la chiesa Madre e Matrice di tutte le chiese. Ai nostri giorni, però, la funzione papale ha luogo a S. Pietro; ma tale deroga non arreca pregiudizio ai diritti dell'Arcibasilica la quale, anticamente, aveva oggi l'onore della presenza del Sommo Pontefice, ed ha tuttora conservate le indulgenze accordate a quelli che oggi la visitano.
Alla Messa solenne, il Sacerdote si porta all'altare, e dopo aver tralasciato il salmo Iudica me, Deus, e il Confiteor, sale i gradini e lo bacia nel mezzo e lo incensa.
EPISTOLA (Fil 2,5-11) – Fratelli: abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, il quale, esistendo nella forma di Dio, non considerò questa sua uguaglianza con Dio come una rapina, ma annichilò se stesso, prendendo la forma di servo, e, divenendo simile agli uomini, apparve come semplice uomo; umiliò se stesso fattosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo però anche Dio lo esaltò e gli donò un nome, che è sopra ogni altro nome, tale che nel nome di Gesù si deve piegare ogni ginocchio in cielo, in terra e nell'inferno, ed ogni lingua deve confessare che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre.
Umiliazione e gloria di Gesù.
La santa Chiesa prescrive di genuflettere al punto dell'Epistola dove l'Apostolo dice, che ogni ginocchio si deve piegare nel pronunciare il nome di Gesù; e noi ne abbiamo seguito il comando. Dobbiamo comprendere che, se vi è un'epoca dell'anno in cui il Figlio di Dio ha diritto alle nostre più profonde adorazioni è soprattutto in questa Settimana, nella quale è lesa la sua maestà, e lo vediamo calpestato sotto i piedi dei peccatori. Indubbiamente i nostri cuori saranno animati da tenerezza e compassione alla vista dei dolori che sopporta per noi; ma non meno sensibilmente dobbiamo risentire gli oltraggi e le bassezze di cui è fatto segno, lui che è uguale al Padre e Dio come lui. Con le nostre umiliazioni, rendiamo a lui, per quanto ci è possibile, la gloria di cui egli si sveste per riparare la nostra superbia e le nostre ribellioni; ed uniamoci ai santi Angeli che, testimoni di tutto ciò che Gesù ha accettato per il suo amore verso l'uomo, s'annientano più profondamente, nel vedere l'ignominia alla quale è ridotto.
Ma è ormai tempo d'ascoltare il racconto della Passione del Signore. La Chiesa ne legge la narrazione secondo i quattro Vangeli, nei quattro differenti giorni della Settimana. Oggi comincia col racconto di san Matteo, che per primo scrisse i fatti della vita e della morte del Redentore.
Le lacrime di Gesù.
Terminiamo questa giornata del Redentore a Gerusalemme, richiamando alla memoria gli altri fatti che la segnalarono. San Luca c'informa, che fu durante la sua marcia trionfale verso questa città che Gesù, vicino ad entrarvi, pianse su di lei e manifestò il suo dolore con queste parole: "Oh se conoscessi anche tu, e proprio in questo giorno quel che giova alla tua pace! Ora invece è celato agli occhi tuoi. Ché verranno per te i giorni nei quali i nemici ti stringeranno con trincee, ti chiuderanno e ti assedieranno d'ogni parte, e distruggeranno te e i tuoi figli che sono in te, e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai conosciuto il tempo in cui sei stata visitata" (Lc 19,42-44).
Qualche giorno fa il santo Vangelo ci mostrò Gesù che piangeva sulla tomba di Lazzaro; oggi lo vediamo spargere nuove lacrime sopra Gerusalemme. A Betania piangeva pensando alla morte del corpo, conseguenza e castigo del peccato; ma questa morte non è senza rimedio. Gesù è "la risurrezione e la vita; chi crede in lui non rimarrà nella morte eterna" (Gv 11,25). Ma lo stato dell'infedele Gerusalemme rappresenta la morte dell'anima; ed una tale morte è senza risurrezione, se l'anima non ritorna tempestivamente all'autore della vita. Ecco perché sono tanto amare le lacrime che sparge oggi Gesù. Il suo cuore è triste, proprio in mezzo alle acclamazioni che fanno accoglienza al suo ingresso nella città di David: perché sa, che molti "non conosceranno il tempo che furono visitati". Consoliamo il cuore del Redentore, e siamogli una Gerusalemme fedele.
Gesù torna a Betania.
Sappiamo da san Matteo che il Signore andò a chiudere la giornata a Betania. Naturalmente la sua presenza dovette sospendere le materne inquietudini di Maria e tranquillizzare la famiglia di Lazzaro. Ma in Gerusalemme nessuno si presentò ad offrire ospitalità a Gesù; almeno il Vangelo non fa alcuna menzione a questo riguardo. Le anime che meditarono la vita del Signore si sono soffermate su questa considerazione: Gesù onorato la mattina con solenne trionfo, alla sera è ridotto a cercarsi il nutrimento e il riposo fuori della città che lo aveva accolto con tanti applausi. Nei monasteri dei Carmelitani della riforma di santa Teresa esiste una consuetudine che si propone d' offrire a Gesù una riparazione, per l'abbandono in cui fu lasciato dagli abitanti di Gerusalemme. Si presenta una tavola in mezzo al refettorio e vi si serve un pasto; dopo che la comunità ha finito di cenare, quel pasto offerto al Salvatore del mondo, viene distribuito ai poveri, che sono le sue membra.
PREGHIAMO
O Dio onnipotente ed eterno, che per dare al genere umano esempio d'umiltà da imitare, hai deciso l'incarnazione del Salvatore e la sua passione in croce; concedici propizio d'imitarlo nella sofferenza per poter poi partecipare alla risurrezione.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 674-683.”



Luca, Sursum Corda!

Holuxar
09-04-18, 22:05
9 APRILE 2018: ANNUNCIAZIONE DELLA VERGINE SANTISSIMA (traslata)…



Guéranger, L'anno liturgico - 25 marzo. Annunciazione della Vergine Santissima (http://www.unavoce-ve.it/pg-25mar.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-25mar.htm
«25 MARZO ANNUNCIAZIONE DELLA VERGINE SANTISSIMA.
(...) "VANGELO (Lc 1,26-38). - In quel tempo: L'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea detta Nazaret, ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei l'Angelo disse: Salute, o piena di grazia: il Signore è teco! Benedetta tu fra le donne! Ed essa turbata a queste parole pensava che specie di saluto fosse quello. E l'Angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio: ecco, tu concepirai nel seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, sarà chiamato figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre; e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe; e il suo regno non avrà mai fine. Allora Maria disse all'Angelo: Come avverrà questo, se io non conosco uomo? E l'Angelo rispose: Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà: per questo il santo che da te nascerà sarà chiamato figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia, ed è già nel sesto mese, lei ch'era detta sterile; perché nulla è impossibile davanti a Dio. E Maria disse: Ecco l'ancella del Signore: si faccia di me secondo la tua parola.”.»




SS. Annunziata - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/ss-annunziata/)
http://www.sodalitium.biz/ss-annunziata/
«9 aprile, Annunciazione della B. V. Maria (riportata dal 25 marzo).
Con tutto l’amore e la fiducia di un figlio verso la Madre sua, io vengo ai tuoi piedi, o SS. Vergine Annunziata, per impetrare il tuo soccorso. L’Arcangelo Gabriele, pieno di sacra riverenza, ti rivolse le parole: Io ti saluto, o Maria: ed io ripetendole tutto l’affetto del mio cuore, intendo di far memoria di quell’istante ineffabile in cui divenisti Madre di Dio, e per questo ricordo, così grande e soave per tutti i redenti, io ti scongiuro ad aver pietà di me e d’impetrarmi dal Figlio tuo le grazie di cui ho tanto bisogno.
È vero, io non merito il tuo soccorso, perché troppo fui sconosciente al mio Dio; ma tu, o Vergine potentissima, impetrami il perdono delle mie colpe e con esso l’aiuto che mi è necessario per sorgere dallo stato di abbattimento e di angustia in cui mi trovo. Per l’amore che porti al tuo Gesù, per l’amore che porti all’anima mia, non mi abbandonare, o pietosissima Madre, e fa’ che i gemiti della mia preghiera si cambino ben presto in inno di lode e di ringraziamento per il soccorso ottenuto. Così sia.»
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«Omelia del Rev. Don Francesco Ricossa del 08.04.2018, Domenica in Albis.
https://www.youtube.com/watch?v=YDtgWTjaipY
https://www.youtube.com/channel/UCQZ3TmSl2G-HXEQsb7zruAw
https://www.youtube.com/user/sodalitium »



http://www.domusmarcellefebvre.it/index.html
http://www.domusmarcellefebvre.it/catechismo--pio-x-1.php
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
http://www.domusmarcellefebvre.it/notiziario--it-.php






Ligue Saint Amédée (http://www.saintamedee.ch/)
http://www.saintamedee.ch/
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].».

“Report du 25 mars. 25 mars : Annonciation de la Bienheureuse Vierge Marie.”
“Ligue Saint Amédée NB : célébrée le 9 avril cette année (après Pâques).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/7315/2119/0000/annonciation.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/7315/2119/0000/annonciation.jpg



https://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/9-avril-saint-jean-laumonier-patriarche-dalexandrie-556-619
“9 avril : Saint Jean l'Aumônier, Patriarche d'Alexandrie (556-619).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/5415/2304/4062/04_09_saint_jean_aumonier.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/5415/2304/4062/04_09_saint_jean_aumonier.jpg





https://militesvirginismariae.wordpress.com/
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https://www.sursumcorda.cloud/
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
https://www.sursumcorda.cloud/settimanale/indici-sursum-corda/1580-indice-del-numero-107-di-sursum-corda-8-aprile-2018.html
«Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Sul numero 107 di SVRSVM CORDA® del giorno 8 aprile 2018 saranno pubblicati i seguenti contenuti:
- Comunicato numero 107. La Purificazione di Maria;
- Regina Coeli;
- Preghiera a San Vincenzo Ferreri, Confessore;
- Gli anatemi del Concilio di Efeso, numeri 5, 6, 7 e 8;
- Vita e detti dei Padri del deserto: Padre Giovanni Nano (parte 1);
- Preghiera per il Lunedì dell’Angelo;
- San Tommaso: quali siano le cose che dispongono al ben vivere e quali indispongono;
- San Tommaso: come al re spetta fondare città o castelli e come scegliere la regione;
- Preghiera a Sant’Isidoro, Vescovo e Dottore;
- Dizionario di teologia dommatica. Che cos’è l’Enciclica;
- Dizionario di teologia dommatica. L’Indefettibilità della Chiesa;
- Racconti miracolosi n° 55. L’orazione mentale di San Luigi Gonzaga.
https://www.sursumcorda.cloud/»


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“O Maria speranza mia, Voi tutto potete appresso Dio, impetratemi la santa perseveranza: ottenetemi ch'io più non mi divida dal suo santo amore. (Sant'Alfonso)”


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“Gesù mio tenetemi oggi le mani di sopra, Maria Santissima custoditemi Voi sotto il Vostro manto.”


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"O beatissima e dolcissima Vergine Maria, piena di misericordia, io raccomando alla vostra pietà l'anima e 'l corpo mio, i miei pensieri, le opere, la vita e la morte mia. O mia Signora, aiutatemi e confortatemi contro l'insidie del demonio; impetratemi il vero e perfetto amore, col quale io ami con tutto il cuore il vostro dilettissimo Figlio e Signor mio Gesù Cristo; e dopo lui ami voi sopra tutte le cose. O mia regina e madre, colla vostra potentissima intercessione fate che in me duri sempre questo amore sino alla morte, dopo cui io sia da voi condotto alla patria de' beati (Ex offic. Praed. et diar. 7 mart. - Orazione di S. Tommaso d'Aquino; cfr. Le glorie di Maria, S. Alfonso)."


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https://www.sursumcorda.cloud/comunicati-e-note/1579-comunicato-numero-107-la-purificazione-di-maria.html








https://www.facebook.com/pietroferrari1973/
https://www.giulianova.it/news/eventi-locali/giulianova/festa-della-madonna-dello-splendore-2018/


https://www.facebook.com/romancatholicsnonunacum/






Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale (http://www.radiospada.org/)
http://www.radiospada.org/
https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
“9 aprile 2018: ANNUNCIAZIONE DELLA VERGINE SANTISSIMA (traslata).”

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"Il 9 aprile 1944, Domenica di Pasqua, Pio XII pubblicava l’Enciclica “Orientalis Ecclesiæ” in cui, commemorando l’inclita figura di san Cirillo di Alessandria nel XV centenario della sua morte, richiamava all’Unità Cattolica i dissidenti Orientali e condannava nuovamente il falso ecumenismo, nemico della Verità, già proscritto dal predecessore Pio XI nell’Enciclica “Mortalium animos”del 6 gennaio 1928."



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Luca, Sursum Corda! AVE MARIA!

Holuxar
25-03-19, 01:05
24 MARZO 2019: BEATO SIMONINO DA TRENTO E SAN GABRIELE ARCANGELO; TERZA DOMENICA DI QUARESIMA…



«TERZA DOMENICA DI QUARESIMA»
Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Terza di Quaresima (http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-dom3.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-dom3.htm


«24 MARZO SAN GABRIELE ARCANGELO»
"Guéranger, L'anno liturgico - 24 marzo. San Gabriele Arcangelo"
Guéranger, L'anno liturgico - 24 marzo. San Gabriele Arcangelo (http://www.unavoce-ve.it/pg-24mar.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-24mar.htm





SANTA MESSA DOMENICALE celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (Treviso) alle ore 10.30 stamattina 24 MARZO 2019, COMMEMORAZIONE DI SAN GABRIELE ARCANGELO E TERZA DOMENICA DI QUARESIMA:


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
III domenica di Quaresima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=OOlS4iMXpro
Festa di San Giuseppe sposo della BVM
https://www.youtube.com/watch?v=6fpJ2SWL_oY
II domenica di Quaresima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=J3p4EMytkio
II domenica di Quaresima - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=wXyDyeVarqg
1° domenica di Quaresima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=T2g-OaQT_0A
1° domenica di Quaresima - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=zN-HlOYhoh4
Sacre Ceneri
https://www.youtube.com/watch?v=240n2FtviH0
Domenica Quinquagesima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=1D09coEEvKs
Domenica Sexagesima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=7apAxHX0B0w
Domenica Septuagesima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=eW58hW30T5Y
V domenica d. Epifania (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=adVRJ95yZLk
V domenica d. Epifania - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=oJR8QmeMXOs
IV dom. dopo l'Epifania (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=tmgotU8TwQw
IV domenica dopo Epifania (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=BBMsKuQKlgQ
Purificazione della S. Vergine Maria (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=rS2tdVj3e_A
III dom. dopo l'Epifania
https://www.youtube.com/watch?v=vqLfMJ2qKmo
III domenica dopo l'Epifania - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=zHEiqmjKQNk
II domenica dopo l'Epifania - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=MtQwadP5PVs
Sacra Famiglia (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=M83o5Eohbdc
Epifania di N S G C - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=fUnwOAcw1Vs
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».




SANTE MESSE celebrate dai Sacerdoti dell’“Istituto Mater Boni Consilii” (I.M.B.C.):


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”



http://www.sodalitium.biz/category/santo-del-giorno/


"San Gabriele e San Simonino - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/san-gabriele-san-simonino/
«24 marzo, San Gabriele Arcangelo.
“Festa di san Gabriéle Arcangelo, inviato da Dio ad annunziare il mistero dell’incarnazione del divin Verbo”.
O glorioso Arcangelo San Gabriele, io condivido la gioia che provasti nel recarti quale celeste Messaggero a Maria, ammiro il rispetto con cui ti presentasti a lei, la devozione con cui la salutasti, l’amore con cui, primo fra gli Angeli, adorasti il Verbo Incarnato nel suo seno e ti prego di ottenermi di ripetere con gli stessi tuoi sentimenti il saluto che allora rivolgesti a Maria e di offrire con lo stesso amore gli ossequi che allora presentasti al Verbo fatto Uomo, con la recita del Santo Rosario e dell’Angelus Domini. Così sia.».
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/gabriele-236x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/gabriele-236x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/san-gabriele-san-simonino/
«Nell’arcidiocesi di Trento: 24 marzo, San Simonino Martire.
“A Trento la passione di san Simeóne fanciullo, crudelissimamente trucidato dai Giudèi, il quale poi rifulse per molti miracoli”.».
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/scsxwtxnpw7sqo1rfv0jd33suqo1rfv0jd33u-300x182.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/scsxwtxnpw7sqo1rfv0jd33suqo1rfv0jd33u-300x182.jpg





https://sansimoninotrento.wordpress.com/
“San Simonino da Trento
Sito ufficiale del Comitato san Simonino.”
https://sansimoninotrento.wordpress.com/category/conferenze/


“Trento, 17/03/2007: conferenza di don Francesco Ricossa organizzata dal Comitato San Simonino, che chiede il ristabilimento del culto e la restituzione delle reliquie del santo, co-patrono di Trento.
https://www.youtube.com/watch?v=4_isG_yxVP0 ”
https://sansimoninotrento.files.wordpress.com/2015/12/a_8.jpg


"San Simonino di Trento - Centro Studi Giuseppe Federici."
http://www.centrostudifederici.org/san-simonino-trento/


http://www.centrostudifederici.org/wp-content/uploads/2017/03/ssimonino026fondazcarife-236x300.jpg





http://www.agerecontra.it
San Simonino da Trento, il santo che i conciliari vorrebbero dimenticare per compiacere i loro fratelli maggiori | www.agerecontra.it (http://www.agerecontra.it/public/press40/?p=27726)
https://www.agerecontra.it/2017/03/san-simonino-da-trento-il-santo-che-i-conciliari-vorrebbero-dimenticare-per-compiacere-i-loro-fratelli-maggiori/
http://www.agerecontra.it/wp-content/uploads/2017/03/facebook_1490344252122.jpg





«Sacrilegio S Simonino a Trento.
“HAEC EST ORA VESTRA ET POTESTAS TENEBRARUM!”
Sacrilegio S Simonino a Trento”
http://www.doncurzionitoglia.com/sacrilegio_s_simonino_a_trento.htm
La ‘chiesa’ di S. Simonino diverrà ‘sinagoga’ d. CURZIO NITOGLIA 27 dicembre 2011.».
http://www.doncurzionitoglia.com/san_simonino_3.jpg
http://www.doncurzionitoglia.com/s_simonino_e_s_andrea_di_rinn_sml.jpg







https://forum.termometropolitico.it/692769-nostra-signora-di-lourdes-e-quaresima-7.html
“24 marzo (29 settembre) - S. Gabriele arcangelo”
https://forum.termometropolitico.it/566858-24-marzo-29-settembre-s-gabriele-arcangelo.html
https://forum.termometropolitico.it/54190-rassegna-stampa-nella-festa-di-san-gabriele-arcangelo-24-marzo-2010-a.html
https://forum.termometropolitico.it/238858-primo-mistero-gaudioso-l-annunciazione-dell-arcangelo-gabriele-maria-vergine.html
https://forum.termometropolitico.it/255217-primo-mistero-gaudioso-l-annunciazione-dell-arcangelo-gabriele-maria-vergine.html

https://forum.termometropolitico.it/566861-24-marzo-s-caterina-di-svezia.html

“nuovo sito dedicato a San Simonino da Trento”
https://forum.termometropolitico.it/545798-novita-sito-per-san-simonino.html







Preghiere a San Gabriele Arcangelo (http://rosarioonline.altervista.org/index.php/santorosario/sezione/it/preghiere/SanGabrieleArcangelo)







https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/54798759_1775715212529793_272617319627227136_n.jpg ?_nc_cat=100&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=71b5a65c9b8262123b6c7f132a9ed657&oe=5D18EF8A


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/54798759_1775715212529793_272617319627227136_n.jpg ?_nc_cat=100&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=71b5a65c9b8262123b6c7f132a9ed657&oe=5D18EF8A



https://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/03/terza-domenica-di-quaresima-stazione.html?m=0
"Terza Domenica di Quaresima - Stazione a San Lorenzo fuori le mura
La Chiesa Romana oggi ci ricorda la gran verità della nostra liberazione dalla schiavitù del demonio operata dal Cristo con la sua incarnazione e morte: Egli ci rende figli di Dio nella libertà di compiere il bene. Questa libertà ci è data col Santo Battesimo e possiamo mantenerla solamente con una vita santa, altrimenti cadremo di nuovo sotto la crudele tirannia di Satana che vuole unicamente la nostra morte eterna in Inferno. Esempio supremo a cui ispirare la nostra vita è Maria Santissima, fedelissima nell'adempimento del divino beneplacito."


https://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/03/san-gabriele-arcangelo.html?m=0
«San Gabriele Arcangelo
Gabriele, che significa “Potenza di Dio”, è l’Arcangelo che apparve al Profeta Daniele rivelandogli il mistero e il tempo della venuta del Messia. Quando questi tempi furono compiuti apparve anche a Zaccaria per annunziargli la prossima nascita di Giovanni Battista. E dopo sei mesi si presentò a Maria, vergine di Nazareth fidanzata a Giuseppe, per proporle da parte di Dio l'onore di divenir la Madre del Verbo. Alcuni hanno identificato con Gabrile l’Angelo che annunziò ai pastori di Betlemme la nascita del Cristo Signore e l’Angelo che confortò Gesù nel Getsemani durante l’agonia.
La festa di san Gabriele Arcangelo fu estesa a tutta la Chiesa da Benedetto XV.»



https://www.facebook.com/tradidiquodetaccepi/
“Tradidi quod et accepi
Il 24 marzo la Chiesa Romana, per disposizione di Benedetto XV, festeggia san Gabriele Arcangelo, lo spirito beato che annunziò all’Immacolata Vergine Maria che in Lei si sarebbe incarnato il Verbo. Ma il suo Martirologio riporta oggi anche l’elogio di san Simone, martire di Trento, “fanciullo crudelissimamente trucidato dai Giudei, il quale poi rifulse per molti miracoli”. Simone nacque a Trento nel 1473. Il Giovedì Santo del 1475 fu rapito da alcuni Giudei che intendevano servirsi del sangue di un fanciullo cristiano per mescolarlo negli azzimi della loro Pasqua. A sera, Simonino fu condotto nella casa di Samuele di Norimberga dove subì le più crudeli sevizie. Il suo corpo fu barbaramente straziato in odio -come dicevano loro - a Gesù, che i Cristiani venerano come Dio. Il sangue che fuoriusciva veniva raccolto dagli Ebrei per usi abominevoli. Nello stesso modo in cui i loro padri avevano affisso in croce il Cristo, anche loro martirizzavano ora quel fanciullo. Il fanciullo spirò tra i tormenti nella notte fra il 23 e il 24 aprile. Il cadavere fu rivestito e gettato in una roggia vicina al luogo del martirio. Fu rinvenuto il 26 aprile, Pasqua di Resurrezione. Sul caso indagò diligentemente il tribunale del Principe-Vescovo di Trento, Giovanni Hinderbach, che sentenziò essere stato Simonino vittima di un omicidio rituale perpetrato da Samuele di Norimberga e dai compagni, i quali furono condannati a giuste pene. Il Commissario inviato da Sisto IV, allora Papa, e la commissione istituita ad hoc dal medesimo Pontefice sentenziarono che il processo si era svolto “rite et recte”,cioè con tutti i crismi della giustizia. Intanto il corpo del Simonino era stato portato in processione nella chiesa di san Pietro, dove si sviluppò subito la venerazione di quel fanciullo Martire. Il sunnominato Sisto IV approvò il culto. Nel 1584 il suo nome fu iscritto nel Martirologio col titolo di Santo su ordine di Gregorio XIII; nel 1588 Papa Sisto V concesse per la Diocesi di Trento Messa e Officio proprio del beato Simonino. La Bolla “Beatus Andreas” del 22 febbraio 1755 di Benedetto XIV riconobbe nuovamente il culto prestato a san Simonino affermando che "fu crudelmente messo a morte in odio alla fede". Il culto ricevette costante conferma dagli innumerevoli miracoli. Il popolo di Trento ha venerato il suo piccolo Patrono fino ai giorni nostri.
Preghiera -:- Deus, innocentiæ restitutor, pro cujus nomine beatus Innocens Simon acerbissimæ mortis supplicio a perfidis Judæis interemptus est: præsta nobis, quæsumus; ut ejus intercedentibus meritis, ab hujus vitæ contagis impolluti ad cælestem patriam pervenire valeamus. Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia sæcula sæculorum. Amen.”







Santa Caterina di Svezia (http://www.santiebeati.it/dettaglio/46800)
http://www.santiebeati.it/dettaglio/46800
“Santa Caterina di Svezia Religiosa
24 marzo 1331 - 24 marzo 1381.
L'etimologia del nome «Caterina» attinge al greco «donna pura». Tale fu Catarina Ulfsdotter, meglio conosciuta come Caterina di Svezia, secondogenita degli otto figli di santa Brigida, la grande mistica svedese che ha segnato profondamente la storia, la vita e la letteratura del Paese scandinavo. Nata nel 1331, in giovanissima età Caterina sposò Edgarvon Kyren, nobile di discendenza ma soprattutto d'animo: questi non solo acconsentì al desiderio della ragazza di osservare il voto di continenza, ma si legò addirittura allo stesso voto. A 19 anni Caterina raggiunse la madre a Roma, dove partecipò alla sua intensa vita religiosa e ai suoi pellegrinaggi. Alla morte di Brigida, Caterina ne riportò in patria la salma e, nel 1375, entrò nel monastero di Vadstena. Nel 1380 venne eletta badessa; morì il 24 marzo 1381. (Avvenire)
Etimologia: Caterina = donna pura, dal greco
Emblema: cervo
Martirologio Romano: A Vadstena in Svezia, santa Caterina, vergine: figlia di santa Brigida, data alle nozze contro il suo volere, conservò, di comune accordo con il marito, la sua verginità e, dopo la morte di lui, condusse una vita pia; pellegrina a Roma e in Terra Santa, trasferì le reliquie della madre in Svezia e le ripose nel monastero di Vadstena, dove ella stessa vestì l’abito monacale.
Martirologio tradizionale (24 marzo): Nella Svezia santa Caterina Vergine, figlia di santa Brigida.”








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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda
24 marzo, San Gabriele Arcangelo.
+ O glorioso Arcangelo San Gabriele, io condivido la gioia che provasti nel recarti quale celeste Messaggero a Maria, ammiro il rispetto con cui ti presentasti a lei, la devozione con cui la salutasti, l’amore con cui, primo fra gli Angeli, adorasti il Verbo Incarnato nel suo seno e ti prego di ottenermi di ripetere con gli stessi tuoi sentimenti il saluto che allora rivolgesti a Maria e di offrire con lo stesso amore gli ossequi che allora presentasti al Verbo fatto Uomo, con la recita del Santo Rosario e dell’Angelus Domini. Così sia. + (Dalla bacheca di don Carandino).».

“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare san Simeóne fanciullo di Trento, crudelissimamente trucidato dai Giudèi, il quale poi rifulse per molti miracoli. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Simeóne fanciullo possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”

“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
San Simonino di Trento. Uno dei tanti Santi rigettati dal Vaticano Secondo.”


«24/03 San Simonino da Trento. Sito ufficiale del Comitato san Simonino: https://sansimoninotrento.wordpress.com/
(Foto dalla bacheca di Giuseppe Federici)
Il piccolo Simone fu vittima di omicidio rituale. Maggiori approfondimenti in "La morale giudaica e il mistero del sangue cristiano", Civiltà Cattolica, anno 44, serie XV, volume V, 26 dicembre 1892, dalla pagina 269 alla pagina 286. Notevole approfondimento in "Storia Sociale della Chiesa", ed. CLS, 2018, Mons. Umberto Benigni, volume IV, tomo 1, dalla pagina 369 alla pagina 387.
I fautori e divulgatori del "Vaticano Secondo" hanno rinnegato anche l'esistenza di questo riturale, di tali crimini perpetrati ai danni di alcuni bambini, ritengono la vicenda di San Simonino una mera invenzione di propaganda antisemita. Con preconcetti ecumenico-irenici, i "Vaticanosecondisti" hanno bollato di fantasticherie migliaia di pagine processuali, testimonianze giurate, sentenze della Chiesa e dei Tribunali civili.
Preghiera liturgica: "Oh Dio restauratore dell’innocenza, per il nome del quale il beato innocente Simone è stato ucciso con una morte durissima dai perfidi giudei; fa si che noi immuni dai contagi di questa vita, possiamo pervenire alla patria celeste". Così sia.»
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"Disponibili il numero 153 di Sursum Corda ed il Codex Iuris Canonici 1917 in italiano.
- Comunicato numero 153. Il Pater Noster e la preghiera;
- Sul delitto rituale, storia e critica (di Mons. Umberto Benigni);
- Preghiera al glorioso Patriarca San Giuseppe;
- Papa Pio XII sul principio di autorità e sul rispetto della vita umana;
- Papa Pio XII sul culto a Dio e sulla santificazione delle feste;
- Dizionario di teologia dommatica. La Grazia sacramentale;
- Codice di Diritto Canonico del 1917 in italiano."
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«Mio Dio, Vi adoro, Vi amo e Vi ringrazio di quanti doni e benefici mi avete fatti, specialmente d’avermi conservato in questa notte. Vi offro quanto farò e patirò in questo giorno in unione delle azioni e dei patimenti di Gesù e di Maria, secondo tutte le amorose intenzioni del Cuore Sacratissimo di Gesù, per guadagnare tutte le indulgenze che posso. Propongo di fuggire ogni peccato, specialmente... propongo di uniformarmi in tutto alla Vostra Volontà nelle cose contrarie e perciò Vi prego, in nome di Gesù e per amore di Maria, a darmi l’aiuto Vostro e la grazia della Santa perseveranza.».

«O Immacolata Madre di Gesù e Madre mia Maria, io mi consacro a Voi senza riserva; accettate l’offerta e prendete possesso di me, affinché nella vita mortale, ami Dio e gli uomini e faccia a tutti del bene. Beneditemi o Madre e concedetemi di sparire d’amore nelle vostre braccia.».


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“Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
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“Preghiera di San Pietro Canisio per conservare la vera fede”
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“24 marzo 2019: TERZA DOMENICA DI QUARESIMA.”
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“24 MARZO 2019: SAN GABRIELE ARCANGELO.”
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“24 marzo 2019: l'omaggio di Radio Spada al Beato Simonino da Trento, martire, vittima di omicidio rituale.
Per approfondimenti: https://www.radiospada.org/2013/11/e-se-fosse-tutto-vero-la-storia-del-beato-simonino-di-trento/
https://www.radiospada.org/2014/03/il-beato-simonino-da-trento-una-conferenza-a-milano/ ”
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«Nella festa del beato Simonino da Trento (24 marzo).
San Simonino di Trento. Dall'Enciclopedia Cattolica, vol. XI, col. 640 (edizione del 1953 a cura di Iginio Rogger):
"Simone di Trento, santo, martire. Bambino di 20 mesi (secondo altri di due anni e mezzo), figlio di un conciatore di Trento, scomparso la sera del Giovedì Santo (23 marzo) 1475, e ritrovato cadavere con orribili mutilazioni la domenica seguente in un canale che scorreva sotto la casa di uno dei maggiorenti ebrei della città. L'opinione pubblica e il processo immediatamente aperto dal principe vescovo Giovanni Hinderbach attribuirono agli Ebrei la colpa dell'uccisione fatta a scopo rituale. Quattordici di essi in seguito al processo e alle deposizioni furono giustiziati, gli altri, con una legge che rimase in vigore fino alla secolarizzazione, furono messi al bando dal Principato. Al piccolo Simone, che i Trentini venerarono tosto come martire, la S. Sede concesse nel 1588 il culto liturgico e l'iscrizione nel Martirologio romano. Festa il 24 marzo".».
http://www.sansimonino.eu/
https://www.radiospada.org/2014/03/il-beato-simonino-da-trento-una-conferenza-a-milano/
https://www.radiospada.org/2013/11/e-se-fosse-tutto-vero-la-storia-del-beato-simonino-di-trento/
CIVIS, La vera storia del Beato Simonino da Trento innocente e Martire e del suo culto, Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia (TO) 2013.
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“ARCÁNGEL SAN GABRIEL BY MOIMUNAN”
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“SAN SIMEÓN DE TRENTO, MÁRTIR BY MOIMUNAN”
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“Pro Fide Catholica | Le site de Laurent Glauzy”
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https://johanlivernette.wordpress.com/


https://lacontrerevolution.wordpress.com/


https://sedevacantisme.wordpress.com/


http://www.catholique-sedevacantiste.fr/


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https://militesvirginismariae.wordpress.com/




Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/)
http://liguesaintamedee.ch/
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”


Messes :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/messes)
http://liguesaintamedee.ch/messes


"Discipline originelle du carême chrétien."

“Troisième Dimanche de Carême.”
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“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Troisième Dimanche de Carême.
http://prieure2bethleem.org/predica/2018_03_04.mp3”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/54728936_839313926401289_1314263273931014144_n.jpg ?_nc_cat=101&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=45c992e4fdd14b64c4c3b5f7488e0f28&oe=5D08C1EA


“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour la Fête de Saint Joseph.
http://prieure2bethleem.org/predica/2019_03_19.mp3”


24 mars : Saint Gabriel, Archange :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/24-mars-saint-gabriel-archange)
“24 mars : Saint Gabriel, Archange”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/3415/2118/9151/saint_gabriel.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/3415/2118/9151/saint_gabriel.jpg




San Simonino, ora pro nobis!
San Gabriele Arcangelo, ora pro nobis!
Lodato sempre sia il Santissimo nome di Gesù, Giuseppe e Maria!!!
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!

Holuxar
26-03-19, 00:56
25 MARZO 2019: ANNUNCIAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA…



«25 MARZO ANNUNCIAZIONE DELLA VERGINE SANTISSIMA»
Guéranger, L'anno liturgico - 25 marzo. Annunciazione della Vergine Santissima (http://www.unavoce-ve.it/pg-25mar.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-25mar.htm





Annunciazione - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/annunciazione/)
http://www.sodalitium.biz/annunciazione/
«25 marzo, Annunciazione della B. V. Maria.
“Annunciazione della beatissima Vergine Maria, Madre di Dio”.
Con tutto l’amore e la fiducia di un figlio verso la Madre sua, io vengo ai tuoi piedi, o SS. Vergine Annunziata, per impetrare il tuo soccorso. L’Arcangelo Gabriele, pieno di sacra riverenza, ti rivolse le parole: Io ti saluto, o Maria: ed io ripetendole tutto l’affetto del mio cuore, intendo di far memoria di quell’istante ineffabile in cui divenisti Madre di Dio, e per questo ricordo, così grande e soave per tutti i redenti, io ti scongiuro ad aver pietà di me e d’impetrarmi dal Figlio tuo le grazie di cui ho tanto bisogno.
È vero, io non merito il tuo soccorso, perché troppo fui sconosciente al mio Dio; ma tu, o Vergine potentissima, impetrami il perdono delle mie colpe e con esso l’aiuto che mi è necessario per sorgere dallo stato di abbattimento e di angustia in cui mi trovo. Per l’amore che porti al tuo Gesù, per l’amore che porti all’anima mia, non mi abbandonare, o pietosissima Madre, e fa’ che i gemiti della mia preghiera si cambino ben presto in inno di lode e di ringraziamento per il soccorso ottenuto. Così sia.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/annunciazione.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/annunciazione.jpg



"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”







https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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“FESTA DELL'ANNUNCIAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA
Sant'Antonino: Nardus est herba parva, et significat beatam Virginem, quae dedit humilitatis odorem; qui odor usque ad caelum ascendit, et in caelo accumbentem fecit quasi evigilare et in utero suo quiescere (P. 4, lib. 15, c. 21, § 2).
L'ANGOLO PATRISTICO
Sermone di san Leone Papa.
Sermone 2 sulla Natività del Signore.
Dio onnipotente e clemente, la cui natura è bontà, il cui volere è potere, la cui opera è misericordia, appena la malizia del diavolo ci attossicò col veleno della sua invidia, fin dagli stessi primordi del mondo preannunziò il rimedio della sua pietà destinato a rinnovare i mortali, quando dichiarò al serpente, che dalla donna sarebbe nato uno il quale colla sua virtù avrebbe schiacciato la sua testa orgogliosa e maliziosa, annunziando con ciò che il Cristo sarebbe venuto nella nostra carne, Dio e uomo insieme, e che, nato da una Vergine, avrebbe condannato colla sua nascita immacolata il rovinatore del genere umano.
E perché il diavolo dopo aver ingannato l'uomo colla sua astuzia si rallegrava nel vederlo privato dei doni celesti, e spogliato del privilegio dell'immortalità, sottoposto a una terribile sentenza di morte, e d'aver così trovato una certa consolazione ai suoi mali nella compagnia d'un prevaricatore; e che anche Dio, obbedendo alle esigenze d'una giusta severità, aveva cambiato le sue disposizioni a riguardo dell'uomo che aveva creato in stato sì onorifico; fu necessaria, dilettissimi, l'economia d'un profondo disegno, perché un Dio immutabile, la cui volontà non può cessare di esser buona, compisse, con un mistero ancor più profondo, le prime intenzioni del suo amore; e perché l'uomo, trascinato nella colpa dall'astuzia e malvagità del demonio, non perisse, contrariamente al fine che Dio s'era proposto.
Giunti pertanto, o dilettissimi, i tempi prestabiliti alla redenzione degli uomini, nostro Signore Gesù Cristo dalla sede del cielo discende e viene quaggiù, senza però lasciare la gloria del Padre, generato con un procedimento nuovo, con una nuova natività: con un procedimento nuovo, perché, invisibile nella sua natura, s'è fatto visibile nella nostra; immenso, ha voluto essere limitato; sussistente innanzi al tempo, cominciò ad essere nel tempo; Signore dell'universo, ha presa la forma d'un servo, velando la dignità della sua maestà; Dio impassibile, non disdegnò di farsi uomo passibile; e, immortale, di assoggettarsi alle leggi della morte.
Omelia di sant'Ambrogio Vescovo.
Libro 2 su Luca.
Certo, sono occulti i misteri divini, né è facile a nessun uomo, giusto il detto di un profeta (Is. 40), di conoscere il disegno di Dio. Tuttavia dagli altri fatti e istruzioni del Signore Salvatore, possiamo comprendere essere stato per un disegno particolare che venne scelta, per dare al mondo il Signore, una che fosse sposata ad un uomo. Ma perché non divenne madre prima d'essere sposata? Forse affinché non si dicesse che era diventata madre mediante adulterio.
«E l'Angelo entrò da lei» (Luc. 1:28). Riconosci la vergine dagli atti, riconosci la vergine dalla modestia, riconoscila dall'oracolo annunziatole, riconoscila dal mistero che s'opera in lei. È proprio delle vergini tremare, spaventarsi all'approssimarsi di un uomo, temere ogni discorso di uomo. Imparino le donne ad imitare questo esempio di pudore. Ella vive sola nell'interno della casa, dove nessun uomo può vederla, solo un Angelo la scopre: sola senza compagnia, sola senza testimone, perché non venisse guasta da alcun profano colloquio, è salutata dall'Angelo.
Dacché non dalla bocca d'un uomo, ma d'un Angelo doveva essere annunziato il mistero di tanta missione. Quest'oggi per la prima volta s'è udito: «Lo Spirito Santo scenderà in te» (Luc. 1.35). Ed è udito, e creduto. Infine: «Ecco, ella dice, l'ancella del Signore: mi avvenga secondo quello che hai detto» (Luc. 1.38). Ammira l'umiltà, ammira l'abnegazione. Si chiama ancella del Signore lei, ch'è scelta a sua madre, né s'inorgoglisce a sì inattesa promessa.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/54730539_1776524689115512_2173546243991535616_n.jp g?_nc_cat=102&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=ab449d8d7d32c35f97741e3dd4235d59&oe=5D108133


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https://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/04/annunciazione-della-beata-vergine-maria.html?m=0
“ANNUNCIAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA
Doppio di I classe.
Paramenti bianchi.
La tradizione cristiana segna al 25 marzo la memoria dell’Annunziazione della beatissima Vergine Maria. Alla fanciulla di Nazareth si presenta l’Arcangelo Gabriele per proporle da parte di Dio l’onore di esser Madre del Messia Redentore. Al consenso dell’Immacolata il Verbo Eterno si fece carne nel seno di Lei e dava inizio all’opera dell’umana redenzione. Così come la disobbedienza di Eva ci fu fonte di desolazione e morte, la obbedienza di Maria ci fu fonte di sovrabbondante letizia e vita. Nostra Signora ci appare già nel suo ufficio di Mediatrice: grazie a Lei abbiamo avuto il Cristo, ossia la salvezza.”


https://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/03/lunedi-della-terza-settimana-di.html?m=0
“LUNEDÌ DELLA TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA
Stazione a San Marco.
Semidoppio.
Paramenti violacei.
Gesù Cristo ci purifica dalla lebbra del peccato ed è lui il nostro Salvatore. La salvezza è per tutti, per l'ebreo come per il pagano. Naaman con umiltà si sottopose a ciò che gli comandò Eliseo ed ebbe la guarigione: questo avvenimento prefigura la vocazione dei Gentili e la esclusione degli Ebrei deicidi dal regno di Dio. Anche noi dobbiamo essere umili nell'osservanza della legge del Cristo e ricorrere a Cristo che ci dà la misericordia e il perdono.”




“25 marzo - Annunciazione della Beata Vergine Maria”
https://forum.termometropolitico.it/333448-25-marzo-annunciazione-della-beata-vergine-maria.html
https://forum.termometropolitico.it/333448-25-marzo-annunciazione-della-beata-vergine-maria-5.html







https://www.sursumcorda.cloud/
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/

«Carlo Di Pietro - Sursum Corda».
«O Immacolata Madre di Gesù e Madre mia Maria, io mi consacro a Voi senza riserva; accettate l’offerta e prendete possesso di me, affinché nella vita mortale, ami Dio e gli uomini e faccia a tutti del bene. Beneditemi o Madre e concedetemi di sparire d’amore nelle vostre braccia.».

https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/23-a-voi-o-beato-giuseppe.html
https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html
https://www.sursumcorda.cloud/massime-e-meditazioni/la-questione-del-papa-eretico.html
“Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/150-preghiera-di-san-pietro-canisio-per-conservare-la-vera-fede.html
“Preghiera di San Pietro Canisio per conservare la vera fede”
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/

"25 marzo 1954. Il numero dei fedeli così consacrati a Dio, dall'origine della chiesa fino ai nostri giorni, è incalcolabile: gli uni hanno conservato intatta la loro verginità, gli altri hanno votato al Signore la loro vedovanza dopo la morte del consorte; altri, infine, hanno scelto una vita casta dopo aver fatto penitenza dei loro peccati; ma tutti hanno questo di comune tra loro: che si sono impegnati ad astenersi per sempre, per amore di Dio, dai piaceri della carne. Ciò che i santi padri hanno proclamato circa la gloria e il merito della verginità, sia a tutte queste anime consacrate di invito, di sostegno e di forza a perseverare fermamente nel sacrificio e a non sottrarre e prendere per sé una parte anche minima. Da SS Pio XII Sacra virginitas"

“Gesù mio tenetemi oggi le mani di sopra, Maria Santissima custoditemi Voi sotto il Vostro manto.”


"Sul sito è disponibile il numero 153 (del giorno 23 marzo 2019) di Sursum Corda."
https://www.agerecontra.it/2019/03/sul-sito-e-disponibile-il-numero-153-del-giorno-23-marzo-2019-di-sursum-corda/
https://www.agerecontra.it/tag/sursum-corda/







Siria: i cristiani in trincea contro i terroristi - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/siria-cristiani-trincea-terroristi/)
http://www.centrostudifederici.org/siria-cristiani-trincea-terroristi/
"Siria: i cristiani in trincea contro i terroristi 25 marzo 2019
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 26/19 del 25 marzo 2019, Ss. Annunziata
Siria: i cristiani in trincea contro i terroristi
Sotto assedio da 7 anni, 20.000 cristiani sono bombardati dai terroristi. Nessun media parla di loro. Sono soli a combattere per sopravvivere. Impotenti, hanno visto passare i convogli degli jihadisti trasferiti verso Idlib. 160 morti. Civili innocenti, padri e adolescenti, famiglie in lutto."







«Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico http://www.radiospada.org e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com
https://www.facebook.com/radiospadasocial/ »


“25 MARZO 2019: ANNUNCIAZIONE DELLA VERGINE SANTISSIMA”
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https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/54799568_2590378084325178_3661697316215062528_n.jp g?_nc_cat=106&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=ee140a1787adf78c227e5bc758cbd15e&oe=5D1463ED


“25 marzo 2019: LUNEDÌ DELLA TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/54727469_2590381564324830_5591821620076347392_n.jp g?_nc_cat=103&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=e0df969abe2ee8844d4c658e2a402990&oe=5D43017D








25 MARZO 2019: Ventottesimo anniversario della morte terrena di S.E. Mons. Marcel Lefebvre (Tourcoing, 29 novembre 1905 – Martigny, 25 marzo 1991), RIP…
In Onore e Ricordo di Monsignor Marcel Lefebvre, Che Dio lo accolga nella gloria celeste!!!


https://forum.termometropolitico.it/666422-25-marzo-anniversario-della-morte-di-s-e-mons-marcel-lefebvre.html


http://www.unavox.it/NuoveImmagini/FSSPX/Mons-Lefebvre_20-anni/Salma_Mons-Lefebvre.jpeg


http://www.unavox.it/NuoveImmagini/FSSPX/Mons-Lefebvre_20-anni/Salma_Mons-Lefebvre.jpeg



http://www.domusmarcellefebvre.it/omelia-ai--tradizionalisti-perplessi-.html
«(...) Personalmente però usufruisco della facoltà concessa da Monsignore Lefèbvre di non nominare l'attuale detentore del soglio pontificio nel Canone della Santa Messa. Ma oltre a non nominarlo prego che questa sede si liberi dall'occupazione modernista. Che i falsi papi siano destituiti e che Dio ci conceda un vero Papa. (...)
OMELIA AI "TRADIZIONALISTI PERPLESSI" Pentecoste, 23 5 2010 don Floriano Abrahamowicz.»

«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».



http://www.radiospada.org
“In memoria di Monsignor Marcel Lefebvre (Tourcoing, 29 novembre 1905 – Martigny, 25 marzo 1991).
«Noi non siamo nello scisma: noi siamo i continuatori della Chiesa cattolica. Sono quelli che s’inventano le novità ad essere nello scisma. Noi continuiamo la Tradizione, ed è per questo che dobbiamo avere fiducia, che non dobbiamo disperare perfino davanti alla situazione attuale. Noi dobbiamo mantenere la nostra Fede, mantenere i nostri sacramenti, poggiati su venti secoli di Tradizione, poggiati su venti secoli di santità della Chiesa, di Fede della Chiesa. Non dobbiamo temere. Certi giornalisti, qualche volta mi hanno chiesto: “Monsignore, si sente isolato?”. “Nient’affatto, nient’affatto, non mi sento isolato, io sono in compagnia di venti secoli di Chiesa e di tutti i santi del Cielo”. Perché? Perché essi hanno pregato come noi, perché si sono santificati, come cerchiamo di fare noi, con gli stessi mezzi». - (Omelia a Lille, 29 agosto 1976).”


https://www.radiospada.org/2018/06/la-lettera-del-1966-di-mons-lefebvre-al-card-ottaviani-che-sembra-scritta-domani/
“Lettera di Mons. Marcel Lefebvre al Card. Ottaviani – Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Sant’Uffzio) – in risposta ad una richiesta avanzata dallo stesso Cardinale. Roma, 20 dicembre 1966.”


https://www.radiospada.org/2018/08/labito-talare-una-questione-fondamentale-di-mons-lefebvre/
“L’abito talare: una questione fondamentale (di Mons. Lefebvre)
Parigi, festa di Nostra Signora di Lourdes, 11 febbraio 1963



https://www.radiospada.org/2019/03/un-guanto-di-padre-pio-donato-alla-fraternita-sacerdotale-san-pio-x/
“(…) Così, a mezzo di una così preziosa reliquia, quasi si ripete quell’incontro fra Padre Pio e Monsignor Marcel Lefebvre che avvenne a San Giovanni Rotondo il 31 marzo 1967 di cui rimane non solo la nota fotografia, ma anche la storia dei tanti figli spirituali dello Stigmatizzato del Gargano che sostennero l’opera dell’Arcivescovo francese per l’integrità della Fede e la conservazione della Messa di sempre. (…)”
https://i2.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/03/padre-Pio-e-Mons-Lefebvre.jpg?w=649&ssl=1


https://i2.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/03/padre-Pio-e-Mons-Lefebvre.jpg?w=649&ssl=1


https://fsspx.it/it/media/audio/mons-lefebvre-prediche-e-conferenze-italiano-45809
“Mons. Lefebvre: prediche e conferenze in italiano.
Mettiamo a vostra disposizione l'insieme delle registrazioni di Mons. Lefebvre in italiano.
Avendo imparato l'italiano durante il suo seminario a Roma, il Vescovo ha potuto fare più conferenze e prediche che vanno dal 1980 al 1989 nella nostra bella lingua.
Ci ritrovate un riassunto della crisi sempre valido oggi con l'argomentazione d'un uomo di fede, di un combattente per il regno del Cristo Re.”
https://fsspx.it/it/fondatore


Mons. Marcel Lefebvre con Papa Pio XII:


http://www.unavox.it/NuoveImmagini/FSSPX/Mons-Lefebvre_20-anni/Mons-Lefebvre_PioXII_14x11x72.png
https://i1.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2018/08/lefebvre-pio-xii.png?w=460&ssl=1


[FONT=Times New Roman]L’incontro di Mons. Lefebvre e Padre Barbara con Padre Pio avvenuto a San Giovanni Rotondo il 31 marzo 1967, lunedì di Pasqua:


http://archives.sspx.org/images/Saints/PadrePio_with_AB.jpg
https://www.sanpiox.it/archivio/images/stories/immagini/Lefebvre/mgr_lefebvre.jpg



"Chiesa e post concilio: Mons. Marcel Lefebvre. La Chiesa del Vaticano II e la Massoneria"
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2015/11/mons-marcel-lefebvre-la-chiesa-del.html
“Mons. Marcel Lefebvre: «La chiesa del Vaticano II è occupata da una loggia massonica» (Febbraio 1976)”
https://www.corsiadeiservi.it/it/default1.asp?page_id=1574



http://2.bp.blogspot.com/-BaAWMtVRiP4/VlTCZQwYQnI/AAAAAAAALdk/Q7nmoWow53A/s1600/Lefebvre-messa.jpg


http://2.bp.blogspot.com/-BaAWMtVRiP4/VlTCZQwYQnI/AAAAAAAALdk/Q7nmoWow53A/s1600/Lefebvre-messa.jpg







http://www.agerecontra.it/


http://www.centrostudifederici.org


http://www.centrosangiorgio.com/





https://www.truerestoration.org/


https://novusordowatch.org/


http://www.fathercekada.com/


http://www.traditionalmass.org/





Como ovejas sin Pastor (http://sicutoves.blogspot.com/)
https://2.bp.blogspot.com/-AKNBLhGPcfE/XJgdk4OulSI/AAAAAAAAWoQ/tZHbZLZFmuUp-dsp1DLMTN5NWTp707WUQCLcBGAs/s400/SJ25.jpg
Como ovejas sin Pastor: LA ANUNCIACIÓN DE NUESTRA SEÑORA LA PURÍSIMA VIRGEN MARÍA (http://sicutoves.blogspot.com/2019/03/la-anunciacion-de-nuestra-senora-la.html)
“lunes, 25 de marzo de 2019. LA ANUNCIACIÓN DE NUESTRA SEÑORA LA PURÍSIMA VIRGEN MARÍA.”
https://4.bp.blogspot.com/-nPejhA8ueEA/Wsqi5_EDt9I/AAAAAAAARVw/r1l9M04jDmQFb_IdjC66cUJatNT2mMrJACLcBGAs/s1600/ANUNCIACION.jpg


https://2.bp.blogspot.com/-AKNBLhGPcfE/XJgdk4OulSI/AAAAAAAAWoQ/tZHbZLZFmuUp-dsp1DLMTN5NWTp707WUQCLcBGAs/s400/SJ25.jpg


https://4.bp.blogspot.com/-nPejhA8ueEA/Wsqi5_EDt9I/AAAAAAAARVw/r1l9M04jDmQFb_IdjC66cUJatNT2mMrJACLcBGAs/s1600/ANUNCIACION.jpg





https://moimunanblog.com/2019/03/24/anunciacion-de-maria/
“25 de marzo ANUNCIACIÓN DE LA BIENAVENTURADA VIRGEN MARÍA Y ENCARNACIÓN DEL VERBO.”
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“Bartolomé Esteban Murillo, Anunciación 1650-55, Museo del Prado, Madrid.”
https://moimunanblog.files.wordpress.com/2014/03/anunciacion-de-marc3ada.jpg
https://moimunanblog.files.wordpress.com/2014/03/fraangelico-marc3ada.jpg
https://moimunanblog.files.wordpress.com/2014/03/anunciacion03.jpg


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https://moimunanblog.files.wordpress.com/2014/03/anunciacion-de-marc3ada.jpg


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https://moimunanblog.files.wordpress.com/2014/03/anunciacion03.jpg







“Pro Fide Catholica | Le site de Laurent Glauzy”
https://profidecatholica.com/


https://johanlivernette.wordpress.com/


https://lacontrerevolution.wordpress.com/


https://sedevacantisme.wordpress.com/


http://www.catholique-sedevacantiste.fr/


http://wordpress.catholicapedia.net/


https://militesvirginismariae.wordpress.com/




http://liguesaintamedee.ch/
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

Messes :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/messes)

"Discipline originelle du carême chrétien."

“Troisième Dimanche de Carême.”
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“En l'occasion de la grande fête de "La Dame" : Sainte Vierge Marie, daignez protéger les Lausannois et les Lausannoises, et tout le diocèse dont vous êtes la Patronne.”
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https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/55719539_840186246314057_7512209379106488320_n.jpg ?_nc_cat=103&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=5af6d72107a1fc6c29ad56a02d82fea9&oe=5D0AD881



25 mars : Annonciation de la Bienheureuse Vierge Marie :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/25-mars-annonciation)
“25 mars : Annonciation de la Bienheureuse Vierge Marie”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/7315/2119/0000/annonciation.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/7315/2119/0000/annonciation.jpg




AVE MARIA!!!
Lodato sempre sia il Santissimo nome di Gesù, Giuseppe e Maria!!!
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!

Holuxar
25-03-20, 23:22
25 MARZO 2020: ANNUNCIAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA…
Personalmente stamattina a mezzogiorno, dopo il Santo Rosario, ho recitato la Supplica alla Madonna di Loreto e le Litanie Lauretane...
AVE MARIA!!!



«25 MARZO ANNUNCIAZIONE DELLA VERGINE SANTISSIMA»
"Guéranger, L'anno liturgico - 25 marzo. Annunciazione della Vergine Santissima"
Guéranger, L'anno liturgico - 25 marzo. Annunciazione della Vergine Santissima (http://www.unavoce-ve.it/pg-25mar.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-25mar.htm




“Il 25 marzo ricorre la solennità mariana dell'Annunciazione dell'Angelo a Maria”.
https://forum.termometropolitico.it/333448-25-marzo-annunciazione-della-beata-vergine-maria.html
“25 marzo - Annunciazione della Beata Vergine Maria”





https://www.sursumcorda.cloud/
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
«Carlo Di Pietro - Sursum Corda».
«Supplica (non manomessa) alla Madonna di Loreto (25.3, 15.8, 8.9, 8.12 e 10.12) --->
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/1354-supplica-non-manomessa-alla-madonna-di-loreto.html
https://www.sursumcorda.cloud/tags/loreto.html
https://www.sursumcorda.cloud/tags/madonna-di-loreto.html
Mercoledì 25 marzo 2020 alle ore 9,15 S. Messa dell'Annunciazione --->
Messa IMBC in Streaming - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/)
http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/
O Immacolata Madre di Gesù e Madre mia Maria, io mi consacro a Voi senza riserva; accettate l’offerta e prendete possesso di me, affinché nella vita mortale, ami Dio e gli uomini e faccia a tutti del bene. Beneditemi o Madre e concedetemi di sparire d’amore nelle vostre braccia».
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/





https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis»


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/s960x960/90872957_2437143156386992_1441980418604662784_o.jp g?_nc_cat=103&_nc_sid=110474&_nc_ohc=wS_WL2DiJssAX9QwYJm&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&_nc_tp=7&oh=e27e39f1205b20916be76b732ca79a21&oe=5E9FEC8E




https://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/04/annunciazione-della-beata-vergine-maria.html?m=0
"ANNUNCIAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Annunciazione della beata Vergine Maria
La tradizione cristiana segna al 25 marzo la memoria dell’Annunziazione della beatissima Vergine Maria. Alla fanciulla di Nazareth si presenta l’Arcangelo Gabriele per proporle da parte di Dio l’onore di esser Madre del Messia Redentore. Al consenso dell’Immacolata il Verbo Eterno si fece carne nel seno di Lei e dava inizio all’opera dell’umana redenzione. Così come la disobbedienza di Eva ci fu fonte di desolazione e morte, la obbedienza di Maria ci fu fonte di sovrabbondante letizia e vita. Nostra Signora ci appare già nel suo ufficio di Mediatrice: grazie a Lei abbiamo avuto il Cristo, ossia la salvezza.

PROPRIUM MISSAE

INTROITUS
Ps 44:13, 15 et 16.- Vultum tuum deprecabúntur omnes dívites plebis: adducántur Regi Vírgines post eam: próximæ ejus adducántur tibi in lætítia et exsultatióne. (T.P. Alleluja, alleluja) ~~ Ps 44:2.- Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. ~~ Glória ~~ Vultum tuum deprecabúntur omnes dívites plebis: adducántur Regi Vírgines post eam: próximæ ejus adducántur tibi in lætítia et exsultatióne. (T.P. Alleluja, alleluja)

Ps 44:13, 15 et 16.- Ti rendono omaggio tutti i ricchi del popolo: dietro di lei, le vergini sono condotte a te, o Re: sono condotte le sue compagne in letizia ed esultanza. (T.P. Alleluia, alleluia) ~~ Ps 44:2.- Dal mio cuore erompe una fausta parola: canto le mie opere al Re. ~~ Gloria ~~ Ti rendono omaggio tutti i ricchi del popolo: dietro di lei, le vergini sono condotte a te, o Re: sono condotte le sue compagne in letizia ed esultanza. (T.P. Alleluia, alleluia)

Gloria

ORATIO
Orémus.
Deus, qui de beátæ Maríæ Vírginis útero Verbum tuum, Angelo nuntiánte, carnem suscípere voluísti: præsta supplícibus tuis; ut, qui vere eam Genetrícem Dei crédimus, ejus apud te intercessiónibus adjuvémur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che hai voluto che, all’annuncio dell’Angelo, il tuo Verbo prendesse carne nel seno della beata Vergine Maria: concedi a noi tuoi supplici che, come crediamo lei vera Madre di Dio, così siamo aiutati presso di Te dalla sua intercessione. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Isaíæ Prophétæ.
Is 7:10-15.
In diébus illis: Locútus est Dóminus ad Achaz, dicens: Pete tibi signum a Dómino, Deo tuo, in profúndum inférni, sive in excélsum supra. Et dixit Achaz: Non petam ei non tentábo Dóminum. Et dixit: Audíte ergo, domus David: Numquid parum vobis est, moléstos esse homínibus, quia molésti estis et Deo meo? Propter hoc dabit Dóminus ipse vobis signum. Ecce, Virgo concípiet et páriet fílium, et vocábitur nomen ejus Emmánuel. Butýrum ei mel cómedet, ut sciat reprobáre malum et elígere bonum.

In quei giorni: Così parlò il Signore ad Achaz: Domanda per te un segno al Signore Dio tuo, o negli abissi degli inferi, o nelle altezze del cielo. E Achaz rispose: Non lo chiederò e non tenterò il Signore, E disse: Udite dunque, o discendenti di Davide. È forse poco per voi far torto agli uomini, che fate torto anche al mio Dio ? Per questo il Signore vi darà Egli stesso un segno. Ecco che la vergine concepirà e partorirà un figlio, il cui nome sarà Emmanuel. Egli mangerà burro e miele, affinché sappia rigettare il male ed eleggere il bene.

GRADUALE
Ps 44.3 et 5.
Diffúsa est grátia in lábiis tuis: proptérea benedíxit te Deus in ætérnum.
V. Propter veritátem et mansuetúdinem et justítiam: et dedúcet te mirabíliter déxtera tua.

La grazia è riversata sopra le tue labbra, perciò il Signore ti ha benedetta per sempre,
V. per la tua fedeltà e mitezza e giustizia: e la tua destra compirà prodigi.

Se la festa cade in Quaresima dopo il Graduale si dice il Tratto
Ps 44:11 et 12.
Audi, fília, et vide, et inclína aurem tuam: quia concupívit Rex speciem tuam.
Ps 44:13 et 10.
Vultum tuum deprecabúntur omnes dívites plebis: fíliæ regum in honóre tuo.
Ps 44:15-16.
Adducántur Regi Vírgines post eam: próximæ ejus afferéntur tibi.
V. Adducántur in lætítia et exsultatióne: adducántur in templum Regis.

Ascolta e guarda, tendi l'orecchio, o figlia: il Re si è invaghito della tua bellezza.
V. Tutti i ricchi del popolo imploreranno il tuo volto, stanno al tuo seguito figlie di re.
V. Le vergini dietro a Lei sono condotte al Re, le sue compagne sono condotte a Te.
V. Sono condotte con gioia ed esultanza, sono introdotte nel palazzo del Re.

Se la festa viene traslata dopo l’Ottava di Pasqua, omessi Graduale e Tratto, si dice
Allelúja, allelúja
Luc 1:28.
Ave, María, grátia plena; Dóminus tecum: benedicta tu in muliéribus. Allelúja.
Num 17, 8.
Virga Jesse flóruit: Virgo Deum et hóminem génuit: pacem Deus réddidit, in se reconcílians ima summis. Allelúja.

Alleluia, alleluia
Ave, Maria, piena di grazia: il Signore è, con te: benedetta sei tu fra le donne. Alleluia.
La verga di Iesse fiorì: la Vergine ha generato l’uomo Dio: Dio ristabilì la pace, riconciliando in sé le cose infime con le altissime. Alleluia.

EVANGELIUM
Sequéntia ☩ sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 1:26-38.
In illo témpore: Missus est Angelus Gábriel a Deo in civitátem Galilaeæ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David. et nomen Vírginis María. Ei ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Quæ cum audísset, turbáta est in sermóne ejus: et cogitábat, qualis esset ista salutátio. Et ait Angelus ei: Ne tímeas, María, invenísti enim grátiam apud Deum: ecce, concípies in útero et páries fílium, et vocábis nomen ejus Jesum. Hic erit magnus, et Fílius Altíssimi vocábitur, et dabit illi Dóminus Deus sedem David, patris ejus: et regnábit in domo Jacob in aetérnum, et regni ejus non erit finis. Dixit autem María ad Angelum: Quómodo fiet istud, quóniam virum non cognósco? Et respóndens Angelus, dixit ei: Spíritus Sanctus supervéniet in te, et virtus Altíssimi obumbrábit tibi. Ideóque et quod nascétur ex te Sanctum, vocábitur Fílius Dei. Et ecce, Elísabeth, cognáta tua, et ipsa concépit fílium in senectúte sua: et hic mensis sextus est illi, quæ vocátur stérilis: quia non erit impossíbile apud Deum omne verbum. Dixit autem María: Ecce ancílla Dómini, fiat mihi secúndum verbum tuum.

In quel tempo: L’Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, ad una Vergine sposata con un uomo della stirpe di Davide che si chiamava Giuseppe, e il nome della Vergine era Maria. Ed entrato da lei, l’Angelo disse: Ave, piena di grazia: il Signore è con te: benedetta tu tra le donne. Udendo ciò ella si turbò e pensava che specie di saluto fosse quello. E l’Angelo soggiunse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti a Dio, ecco che concepirai e partorirai un figlio, cui porrai nome Gesù. Esso sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo; e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide, suo padre, e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe, e il suo regno non avrà fine. Disse allora Maria all’Angelo: Come avverrà questo, che non conosco uomo ? E l’Angelo le rispose. Lo Spirito Santo scenderà in te e ti adombrerà la potenza dell’Altissimo. Perciò quel santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco che Elisabetta, tua parente, ha concepito anch’essa un figlio, in vecchiaia: ed è già al sesto mese, lei che era chiamata sterile: poiché niente è impossibile a Dio. E Maria disse: si faccia di me secondo la tua parola.

Credo

OFFERTORIUM
Luc. I, 28 et 42.
Ave, Maria, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus, et benedíctus fructus ventris tui. (T.P. Alleluja)

Ave, María, piena di grazia: il Signore è con te: benedícta tu tra le donne, e benedetto il frutto del tuo ventre. (T.P. Alleluia)

SECRETA
In méntibus nostris, quaesumus, Dómine, veræ fídei sacraménta confírma: ut, qui concéptum de Vírgine Deum verum et hóminem confitémur; per ejus salutíferæ resurrectiónis poténtiam, ad ætérnam mereámur perveníre lætítiam. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Conferma nelle nostre menti, o Signore, Te ne preghiamo, i misteri della vera fede: affinché noi, che professiamo vero Dio e uomo quegli che fu concepito dalla Vergine, mediante la sua salvifica resurrezione, possiamo pervenire all’eterna felicità. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRÆFATIO DE SANCTA MARIA
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubique grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Annuntiatione beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Annunziazione della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesú Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo

COMMUNIO
Is 7:14.
Ecce. Virgo concípiet et páriet fílium: et vocábitur nomen ejus Emmánuel. (T.P. Alleluia)

Ecco, una vergine concepirà e partorirà un figlio: al quale si darà il nome di Emmanuele. (T.P. Alleluia)

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Grátiam tuam, quaesumus, Dómine, méntibus nostris infúnde: ut, qui. Angelo nuntiánte, Christi Fílii tui incarnatiónem cognóvimus; per passiónem ejus et crucem, ad resurrectiónis glóriam perducámur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
La tua grazia, Te ne preghiamo, o Signore, infondi nelle nostre anime: affinché, conoscendo per l’annuncio dell’Angelo, l’incarnazione del Cristo Tuo Figlio, per mezzo della sua passione e Croce giungiamo alla gloria della resurrezione. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen".



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Annunciazione - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/annunciazione/)
http://www.sodalitium.biz/annunciazione/
«25 marzo, festa dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria.
Preghiera alla SS. Annunziata
Umilmente prostrato ai tuoi piedi, o Vergine SS. Annunziata, io vengo ad implorare il tuo aiuto nelle necessità in cui mi trovo. Non si è mai detto e non si dirà mai che un tuo figlio sia stato da te abbandonato; io ti scongiuro perciò, o Madre benignissima, per la pietà e per la misericordia che hai sempre mostrato verso coloro che si sono affidati al tuo patrocinio, non ti dimenticare di me. Presenta le mie suppliche al trono di Dio, e per il mistero ineffabile della tua Annunciazione, fa’ che io esperimenti l’efficacia del tuo soccorso. Non sono degno, lo so, dei celesti favori, anzi tante volte, colle mie colpe, ho provocato i divini castighi, ma potrà mai mancarmi l’aiuto del Signore, se tu intercedi per me? Volgi adunque pietosa i tuoi occhi misericordiosi sopra questo tuo povero figlio, ricorda al tuo Gesù tutto l’amore che lo ha spinto ad immolarsi per la mia salvezza e per quello stesso amore domandagli, o Vergine pietosissima, quegli aiuti che io ora imploro e che confido di ottenere mediante il tuo valente patrocinio. Così sia».
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SANTA MESSA celebrata da Don Piero Fraschetti a Verrua Savoia (Torino) alle ore 10.30 stamattina 25 MARZO 2020, FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA:


Messa IMBC in Streaming - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/)
http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/
«Mercoledì 25/03 – Festa dell’Annunciazione di Maria, ore 9.15
In diretta dalla chiesa dei ss. Pietro e Paolo di Verrua Savoia:
https://www.youtube.com/watch?v=9N5tmKKP9bo
S. Messa, Festa dell'Annunciazione, presso istituto Mater Boni Consilii».





SANTA MESSA celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (Treviso) alle ore 10.30 stamattina 25 MARZO 2020, FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA:


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
Festa dell'Annunciazione della B. Maria V. (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=92eSty1arZM
https://www.youtube.com/watch?v=V-YXXNeMugI
Festa dell'Annunciazione della B. Maria V. (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=K3W9suGFKwA
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso».





25 MARZO 2020: ventinovesimo anniversario della morte terrena di S.E. Mons. Marcel Lefebvre (Tourcoing, 29 novembre 1905 – Martigny, 25 marzo 1991, R.I.P.) - stesso giorno della festa dell’ANNUNCIAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA - che Dio lo abbia già accolto o lo accolga presto nella gloria celeste!!!
In Onore e Ricordo di Monsignor Marcel Lefebvre:



https://forum.termometropolitico.it/666422-25-marzo-anniversario-della-morte-di-s-e-mons-marcel-lefebvre.html
“25 Marzo - Anniversario della morte di S.E. mons. Marcel Lefebvre
È morto il giorno in cui, mediante l'Incarnazione, il Verbo eterno è stato consacrato Sacerdote nel seno della Vergine Maria; è morto il primo giorno della Settimana Santa, l'inizio della dolorosa Passione che porterà Gesù, Sommo Sacerdote, ad offrire se stesso sulla Croce «in oblazione di soave odore». «Tradidi quod et accepi – Ho trasmesso quello che ho ricevuto»: conserviamo la sua preziosa eredità!”


https://forum.termometropolitico.it/202335-tributo-mons-marcel-lefebvre.html
https://forum.termometropolitico.it/69042-mons-marcel-lefebvre-nel-nome-della-verita.html
"J'ai transmis ce que j'ai reçu"




La biografia di Mons. Bernard Tissier de Mallerais su Mons. Marcel Lefebvre (tradotta in lingua italiana da “Tabula fati” di Chieti) è molto meglio, di gran lunga preferibile in quanto l’ha conosciuto molto bene di persona, essendo stato prima ordinato sacerdote e poi consacrato vescovo – Il 30 giugno 1988 insieme a Bernard Fellay, Alfonso de Galarreta e Richard Williamson, senza mandato romano, constatando di fatto la Sede Vacante e l’assenza di un vero e legittimo Pontefice come fece almeno Mons. De Castro Mayer alcuni giorni prima in una dichiarazione pubblica ed ufficiale - della “Fraternità Sacerdotale San Pio X” (F.S.S.P.X.) ad Ecône in Svizzera proprio da lui.



Bernard Tissier de Mallerais, Mons. Marcel Lefebvre. Una vita, Tabula fati, Chieti 2005.
https://www.edizionitabulafati.it/monslefebvre.htm
https://www.edizionitabulafati.it/monslefebvre.jpg
https://www.edizionitabulafati.it/tissiermonslefebvre.htm
https://immagini.libroco.it/copertine/IMMAGINI/3063/1531803.jpg
https://edizionipiane.it/prodotto/mons-marcel-lefebvre-una-vita/
https://i0.wp.com/edizionipiane.it/wp-content/uploads/2019/08/tissier-de-mallerais-mons-lefebvre-una-vita.png



http://www.unavox.it/NuoveImmagini/FSSPX/Mons-Lefebvre_20-anni/Salma_Mons-Lefebvre.jpeg




“Sodalitium” e Don Francesco Ricossa su Mons. Marcel Lefebvre, sulla “Fraternità Sacerdotale San Pio X” (F.S.S.P.X.) ed il “Sedevacantismo” (“simpliciter” e “tesista”):


http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/56.pdf
«Numero Speciale: risposta al Dossier sul Sedevacantismo
Risposta al numero speciale de “La Tradizione cattolica” sul sedevacantismo»


Oggettivamente alcuni scritti e discorsi di Mons. Marcel Lefebvre erano, almeno a grandi linee, incredibilmente vicini alla posizione sedevacantista, ad. es. questi:


«Con quale Chiesa abbiamo a che fare? Si ha a che fare con la Chiesa cattolica o si ha a che fare con un’altra Chiesa, con una Contro-Chiesa, con una contraffazione della Chiesa? Ora, io credo sinceramente che noi abbiamo a che fare con una contraffazione della Chiesa e non con la Chiesa cattolica. Essi non insegnano più la fede cattolica. Essi insegnano altro, essi conducono la Chiesa in qualcos’altro che la Chiesa cattolica. Non è più la Chiesa cattolica. Essi sono assisi sulla sede dei loro predecessori… ma non continuano i loro predecessori. Essi non hanno più la stessa fede, né la stessa dottrina, né la stessa morale dei loro predecessori. Allora, non è più possibile. E principalmente, il loro grande errore è l’ecumenismo. Essi insegnano un ecumenismo che è contrario alla fede cattolica. […] La Chiesa è occupata da questa Contro-Chiesa che noi conosciamo bene e che i Papi conoscevano perfettamente e che hanno condannato nel corso dei secoli: da quattro secoli la Chiesa non ha cessato di condannare questa Contro-Chiesa che è nata soprattutto col protestantesimo, che si è sviluppata col protestantesimo e che è all’origine di tutti gli errori moderni, che ha distrutto ogni filosofia e che ci ha condotto a tutti gli errori che conosciamo e che i papi hanno condannato: liberalismo, socialismo, comunismo, modernismo, sillonismo . Ne moriamo. I Papi hanno fatto di tutto per condannare tutto questo, ed ecco che oggi coloro che siedono nei posti di quelli che li hanno condannati, sono d’accordo con questo liberalismo e con questo ecumenismo. Questo non si può accettare. E più le cose si chiariscono più ci accorgiamo che questo programma, […] tutti questi errori sono stati elaborati nelle logge massoniche».
Mons. Marcel Lefebvre, Conferenza spirituale, Ecône, 21 giugno 1978; cfr. Le Sel de la Terre n. 50, p. 244.


Don Anthony Cekada in un suo video ed articolo ha citato varie frasi “sedevacantiste” di Mons. Marcel Lefebvre:


: Quidlibet : ? Pro-Sedevacantism Quotes from Abp. Lefebvre (http://www.fathercekada.com/2012/09/04/pro-sedevacantism-quotes-from-abp-lefebvre/)

https://www.radiospada.org/2016/02/vid-documentario-sul-sedevacantismo-di-mons-lefebvre/


Mons. Mark A. Pivarunas, Vescovo C.M.R.I. - “Congregatio Mariae Reginae Immaculatae”, citò già in precedenza varie frasi “sedevacantiste” di Mons. Marcel Lefebvre:


Il Sedevacantismo (http://www.cmri.org/ital-sedevac.html)
http://www.cmri.org/ital-sedevac.html


Don Francesco Maria Paladino su “IL NUOVO OSSERVATORE CATTOLICO” (ANNO 2003 N. 22) riportò anche lui ulteriori frasi “sedevacantiste” di Mons. Marcel Lefebvre:


Untitled Document (http://www.osservatorecattolico.com/pag604.htm)
http://www.osservatorecattolico.com/pag604.htm



Don Floriano Abrahamowicz oggi 25 MARZO 2020, FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA, ha ricordato durante l’omelia l’anniversario della morte terrena di Mons. Marcel Lefebvre; ed il 15 settembre 2019 ha tenuto una lunga omelia incentrata anche su Mons. Marcel Lefebvre ed il sedevacantismo alla “domus Marcel Lefebvre” il giorno della Festa (che era stata rimandata per ragioni meteorologiche, quella liturgica era il 3 settembre) di San Pio X:


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
Festa dell'Annunciazione della B. Maria V. (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=92eSty1arZM
https://www.youtube.com/watch?v=V-YXXNeMugI
Festa dell'Annunciazione della B. Maria V. (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=K3W9suGFKwA
Domenica d. Madonna Addolorata- Festa di San Pio X alla domus Marcel Lefebvre - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=G7PuqwYnFPo
Domenica d. Madonna Addolorata- Festa di San Pio X alla domus Marcel Lefebvre - (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=nQD0orJ6Wng
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso».


OMELIA AI "TRADIZIONALISTI PERPLESSI" - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/omelia-ai--tradizionalisti-perplessi-.html)
«OMELIA AI "TRADIZIONALISTI PERPLESSI" un anno domus Marcel Lefèbvre (24 maggio 2009 - 24 maggio 2010)
OMELIA AI "TRADIZIONALISTI PERPLESSI" Pentecoste, 23 5 2010 don Floriano Abrahamowicz Pubblicato in www.agerecontra.it
(…) Credidimus Caritati: lo sapete era il motto dello stemma di Monsignor Lefèbvre.
(…) Siamo arrivati al criterio. - togliere il saluto: all’eresiarca, a quello che cambia la dottrina, che la perverte. Non al pagano o a chi erra in buona fede ai quali anzi è dato ordine di ricercarli con carità e zelo apostolico per portare loro la dottrina. Il saluto è dunque da togliere a chi nega la dottrina che già conosce, sopratutto se oltre il dovere di professarla la deve insegnare: i successori degli apostoli i vescovi specialmente i papi successori di san Pietro. Ecco perché Mgr. Lefèbvre seguendo il suo motto credidimus caritati alla fine "tolse il saluto" alla Roma modernista nel senso che non discuteva più con loro in via ufficiale. L’amicizia di Dio è superiore a quella degli uomini. Non che non discuteva più con roma perché era offeso o per capriccio. Ma perché diceva: Voi occupate la sede apostolica di san Pietro. Bene. Allora esigo che proclamate la verità cattolica e apostolica dei predecessori e condannate con il modernismo il concilio vaticano secondo che divide che nega Gesù Cristo (togliendoli l'esclusività della salvezza e la regalità sociale). Perciò la Roma che voi governate non è la Roma eterna, la cattolica. E' un apostasia quella vostra Roma modernista che voi stessi chiamate Roma Conciliare. E dopo le consacrazioni pontificali del 1988, nella lettera inviata a Roma in risposta alle pseudo-scomuniche dichiarava di non voler avere niente a che fare con la Roma modernista: nullam partem. Ha dimostrato di aver seguito l'ordine di San Giovanni (…) La vera carità non teme di riprendere pubblicamente. La falsa carità è ruffiana. E' purtroppo quello che capita oggi. Ma vediamo, ricordiamoci quanto questi ultimi detentori del soglio pontificio hanno purtroppo, come annunciava San Giovanni, negato e diviso il Cristo. (…)
cari fedeli si tratta di quello che il diritto canonico e la teologia chiamano il pubblico decadere dalla fede cattolica. (...)
(...) Personalmente però usufruisco della facoltà concessa da Monsignore Lefèbvre di non nominare l'attuale detentore del soglio pontificio nel Canone della Santa Messa. Ma oltre a non nominarlo prego che questa sede si liberi dall'occupazione modernista. Che i falsi papi siano destituiti e che Dio ci conceda un vero Papa. (...)»



Mons. Marcel Lefebvre con Papa Pio XII:


http://www.unavox.it/NuoveImmagini/FSSPX/Mons-Lefebvre_20-anni/Mons-Lefebvre_PioXII_14x11x72.png
https://i1.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2018/08/lefebvre-pio-xii.png


L’incontro di Mons. Lefebvre e Padre Barbara con Padre Pio avvenuto a San Giovanni Rotondo il 31 marzo 1967, lunedì di Pasqua:


http://archives.sspx.org/images/Saints/PadrePio_with_AB.jpg
https://www.sanpiox.it/archivio/images/stories/immagini/Lefebvre/mgr_lefebvre.jpg


“Mons. Marcel Lefebvre: «La chiesa del Vaticano II è occupata da una loggia massonica» (Febbraio 1976)”
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2015/11/mons-marcel-lefebvre-la-chiesa-del.html
https://2.bp.blogspot.com/-BaAWMtVRiP4/VlTCZQwYQnI/AAAAAAAALdk/Q7nmoWow53A/s1600/Lefebvre-messa.jpg


Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale (http://www.radiospada.org)
“In memoria di Monsignor Marcel Lefebvre (Tourcoing, 29 novembre 1905 – Martigny, 25 marzo 1991).
«Noi non siamo nello scisma: noi siamo i continuatori della Chiesa cattolica. Sono quelli che s’inventano le novità ad essere nello scisma. Noi continuiamo la Tradizione, ed è per questo che dobbiamo avere fiducia, che non dobbiamo disperare perfino davanti alla situazione attuale. Noi dobbiamo mantenere la nostra Fede, mantenere i nostri sacramenti, poggiati su venti secoli di Tradizione, poggiati su venti secoli di santità della Chiesa, di Fede della Chiesa. Non dobbiamo temere. Certi giornalisti, qualche volta mi hanno chiesto: “Monsignore, si sente isolato?”. “Nient’affatto, nient’affatto, non mi sento isolato, io sono in compagnia di venti secoli di Chiesa e di tutti i santi del Cielo”. Perché? Perché essi hanno pregato come noi, perché si sono santificati, come cerchiamo di fare noi, con gli stessi mezzi». - (Omelia a Lille, 29 agosto 1976).”

https://www.radiospada.org/tag/lefebvre/
https://www.radiospada.org/2018/06/la-lettera-del-1966-di-mons-lefebvre-al-card-ottaviani-che-sembra-scritta-domani/
“Lettera di Mons. Marcel Lefebvre al Card. Ottaviani – Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Sant’Uffzio) – in risposta ad una richiesta avanzata dallo stesso Cardinale. Roma, 20 dicembre 1966.”

https://www.radiospada.org/2018/08/labito-talare-una-questione-fondamentale-di-mons-lefebvre/
“L’abito talare: una questione fondamentale (di Mons. Lefebvre)
Parigi, festa di Nostra Signora di Lourdes, 11 febbraio 1963


https://www.radiospada.org/2019/03/un-guanto-di-padre-pio-donato-alla-fraternita-sacerdotale-san-pio-x/
“(…) Così, a mezzo di una così preziosa reliquia, quasi si ripete quell’incontro fra Padre Pio e Monsignor Marcel Lefebvre che avvenne a San Giovanni Rotondo il 31 marzo 1967 di cui rimane non solo la nota fotografia, ma anche la storia dei tanti figli spirituali dello Stigmatizzato del Gargano che sostennero l’opera dell’Arcivescovo francese per l’integrità della Fede e la conservazione della Messa di sempre. (…)”
https://i2.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2019/03/padre-Pio-e-Mons-Lefebvre.jpg



https://fsspx.it/it/media/audio/mons-lefebvre-prediche-e-conferenze-italiano-45809
“Mons. Lefebvre: prediche e conferenze in italiano.
Mettiamo a vostra disposizione l'insieme delle registrazioni di Mons. Lefebvre in italiano.
Avendo imparato l'italiano durante il suo seminario a Roma, il Vescovo ha potuto fare più conferenze e prediche che vanno dal 1980 al 1989 nella nostra bella lingua.
Ci ritrovate un riassunto della crisi sempre valido oggi con l'argomentazione d'un uomo di fede, di un combattente per il regno del Cristo Re.”
https://fsspx.it/it/fondatore



:: Corsia dei Servi :: Che cos'è la Tradizione? (http://www.corsiadeiservi.it/it/default1.asp?page_id=2125)
«[…] Ma che cos'è la Tradizione?
Mi sembra che spesso la parola non sia esattamente compresa. […] La Tradizione non è il complesso delle usanze legate al passato e custodite per fedeltà a questo passato, anche in mancanza di ragioni chiare.
La Tradizione si definisce come il deposito della fede trasmesso dal magistero di secolo in secolo. Questo deposito è quello che ci è stato dato dalla Rivelazione, ossia la parola di Dio affidata agli Apostoli la cui trasmissione è assicurata dai loro successori.
Adesso si pretende di mettere tutti “alla ricerca”, come se il Credo non ci fosse stato dato, come se Nostro Signore non fosse venuto a portare la Verità una volta per tutte. Cosa si pretende di trovare con tutta questa ricerca? I cattolici ai quali si vogliono imporre delle “rimesse in discussione” dopo aver fatto “svuotare di contenuto le loro certezze”, devono ricordarsi di questo: il deposito della Rivelazione è terminato il giorno in cui morì l'ultimo Apostolo.
È finita, non si può più toccare fino alla consumazione dei secoli. Il Concilio Vaticano I l'ha ricordato esplicitamente: “La dottrina della fede che Dio ha rivelato non è stata proposta alle intelligenze come un'invenzione filosofica che esse avrebbero dovuto perfezionare, ma è stata affidata come un deposito divino alla Sposa di Gesù Cristo (la sua Chiesa), per essere da essa fedelmente custodita e infallibilmente interpretata”.
Ma, si dirà, il dogma che riconosce Maria madre di Dio risale solamente all'anno 431, quello della transustanziazione al 1215, e così via. Non c'è stata un'evoluzione? Assolutamente no. I dogmi definiti nel corso dei secoli erano compresi nella Rivelazione; la Chiesa li ha semplicemente esplicitati. Quando il papa Pio XII ha definito, nell'anno 1950, il dogma dell'Assunzione, ha precisato che questa verità della traslazione al Cielo della Vergine Maria, col suo corpo si trovava già nel deposito della Rivelazione, in quanto esisteva nei testi che ci sono stati rivelati prima della morte dell'ultimo Apostolo. Non si può apportare nulla di nuovo in questo campo, non si può aggiungere un solo dogma, ma solo formulare in maniera più chiara, più bella e più grande quelli che già esistono. […]
L'argomento che si fa valere di fronte ai fedeli terrorizzati è questo: “Voi vi aggrappate al passato; vivete invece nel vostro tempo!”. Certuni, sconcertati, non sanno cosa rispondere. Eppure la replica è agevole: qui non c'è passato, né presente, né futuro; la Verità è di tutti i tempi, è eterna. […] tutti i concili dogmatici ci hanno dato l'espressione esatta della Tradizione, l'espressione esatta di ciò che Apostoli hanno insegnato. È materia irreformabile. Non si possono più cambiare i decreti del Concilio di Trento, perché sono infallibili, scritti e promulgati con un atto ufficiale della Chiesa […] Nessuno quindi può dirvi: “Vi arroccate nel passato, siete rimasti al Concilio di Trento”. Perché il Concilio di Trento non è il passato. La Tradizione è rivestita di un carattere atemporale, adatto a tutti i tempi e a tutti i luoghi.
Mons. Marcel Lefebvre (Lettera aperta ai cattolici perplessi, cap. XVII)»

Mons. Marcel Lefebvre, Lo hanno detronizzato, ed. Amicizia Cristiana, Chieti 2009.




[FONT=Times New Roman]ANCHE SE EGLI NON FU QUEL "SANT'ATANASIO DEL XX SECOLO" CHE AVREBBE POTUTO ESSERE, NELL'ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE TERRENA (25 MARZO 1991 - 25 MARZO 2020) RICORDIAMO COMUNQUE ANCHE IL SUO LUMINOSO ESEMPIO ED I SUOI INNEGABILI MERITI: R.I.P. MONS. MARCEL LEFEBVRE...



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“25 MARZO 2020: ANNUNCIAZIONE DELLA VERGINE SANTISSIMA”


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“25 MARZO 2020: MERCOLEDÌ DELLA QUARTA SETTIMANA DI QUARESIMA”

https://www.radiospada.org/tag/annunciazione/
https://www.radiospada.org/tag/devozione-mariana/
https://www.radiospada.org/tag/san-gabriele-arcangelo/
https://www.radiospada.org/2020/03/la-missione-dellarcangelo-gabriele-spiegata-da-san-bernardo/


"25 marzo 1991 - 2020. Anniversario della nascita al Cielo di S. E. R. Mons. Marcel Lefebvre, già Delegato apostolico nell'Africa francofona e in Madagascar, Arcivescovo Metropolita di Dakar, Arcivescovo-vescovo di Tulle, Superiore generale della Congregazione dei Padri dello Spirito Santo e della Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Si possono fare obiezioni, si possono discutere scelte, ma oggi chiunque abbia un barlume di onestà intellettuale non può non dire:
"Grazie Monsignore, quanta ragione aveva!"."


https://www.radiospada.org/2020/03/virus-i-protestanti-dellall-evangelica/
«Il segno più infallibile e più indubitabile per distinguere un eretico, un uomo di cattiva dottrina, un reprobo, da un predestinato, è che l’eretico e il reprobo non hanno che disprezzo o indifferenza per la santissima Vergine, cercando, con le loro parole ed esempi, di sminuirne il culto e l’amore, apertamente o di nascosto, talvolta sotto speciosi pretesti. - (San Luigi Maria Grignon da Montfort)»


«Città e istituzioni si stanno affidando in gran numero a Maria SS. e ai Santi. Difficile tenere un conto! Una lista:
https://www.radiospada.org/2020/03/citta-e-istituzioni-si-stanno-affidando-in-gran-numero-a-maria-ss-e-ai-santi-difficile-tenere-un-conto-una-lista/
Prima il sindaco di Venezia, poi quelli di Sassuolo, Siena, Giulianova, Nettuno, Ventimiglia, Tagliacozzo, Terni, Vanzaghello, Casole d’Elsa, per dire quelli a noi principalmente noti.
Ad Ascoli le chiavi della città sono state consegnate a Sant’Emidio, a Lecco il sindaco si è affidato a San Nicolò, a Silvi a San Leone.
La Polizia di Stato ha affidato l’Italia a San Michele Arcangelo, suo patrono.
Non si contano le diocesi e le parrocchie che – seppure rette da neomodernisti – hanno avuto occasione di celebrare affidamenti e consacrazioni».





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“25 de marzo ANUNCIACIÓN DE LA BIENAVENTURADA VIRGEN MARÍA Y ENCARNACIÓN DEL VERBO.”
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Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/)
http://liguesaintamedee.ch/
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«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur”




“25 mars : Annonciation de la Bienheureuse Vierge Marie”
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AVE MARIA!!!
Lodato sempre sia il Santissimo nome di Gesù, Giuseppe e Maria!!!
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!