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Visualizza Versione Completa : 26 luglio - S. Anna, madre dell'Immacolata Vergine Maria Madre di Dio



Augustinus
25-07-04, 23:13
Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/dettaglio/23700) con alcune modifiche del sottoscritto:

Sant'Anna Madre, della Beata Vergine Maria

26 luglio - Memoria

Gerusalemme, I secolo a.C.

I nomi dei genitori di Maria si conoscono dall'apocrifo 'Protoevangelo di Giacomo' (sec. II). Il culto di sant'Anna è documentato in Oriente nel sec. VI, in Occidente nel sec. X; quello di san Gioacchino nel sec. XIV. Nel rito bizantino il 25 luglio si ricorda la dedicazione a Costantinopoli di una basilica in onore di sant'Anna. (Mess. Rom.)

Anna e Gioacchino sono i genitori della Vergine Maria. Gioacchino è un pastore e abita a Gerusalemme, anziano sacerdote è sposato con Anna. I due non avevano figli ed erano una coppia avanti con gli anni. Un giorno mentre Gioacchino è al lavoro nei campi, gli appare un angelo, per annunciargli la nascita di un figlio ed anche Anna ha la stessa visione. Chiamano la loro bambina Maria, che vuol dire «amata da Dio». Gioacchino porta di nuovo al tempio i suoi doni: insieme con la bimba dieci agnelli, dodici vitellie centro capretti senza macchia. Più tardi Maria è condotta al tempio per essere educata secondo la legge di Mosè. Sant'Anna è invocata come protettrice delle donne incinte, che a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare. È patrona di molti mestieri legati alle sue funzioni di madre, tra cui i lavandai e le ricamatrici. (Avvenire)

Etimologia: Anna = grazia, la benefica, dall'ebraico

Emblema: Libro

Patronato: fabbricanti di scope, tessitori, sarti, fabbricanti e commercianti di tele per la casa e biancheria, madri di famiglia, vedove, partorienti, nonni, parti difficili, contro la sterilità coniugale

Martirologio Romano: Memoria dei santi Gioacchino e Anna, genitori dell’immacolata Vergine Maria Madre di Dio, i cui nomi sono conservati da antica tradizione cristiana.

Martirologio tradizionale (26 luglio): Transito di sant'Anna, che fu Madre della Immacolata Vergine Maria Madre di Dio.

Nonostante che di s. Anna ci siano poche notizie e per giunta provenienti non da testi ufficiali e canonici, il suo culto è estremamente diffuso sia in Oriente che in Occidente.
Quasi ogni città ha una chiesa a lei dedicata, Caserta la considera sua celeste Patrona, il nome di Anna si ripete nelle intestazioni di strade, rioni di città, cliniche e altri luoghi; alcuni Comuni portano il suo nome.
La madre della Vergine, è titolare di svariati patronati quasi tutti legati a Maria; poiché portò nel suo grembo la speranza del mondo, il suo mantello è verde, per questo in Bretagna dove le sono devotissimi, è invocata per la raccolta del fieno; poiché custodì Maria come gioiello in uno scrigno, è patrona di orefici e bottai; protegge i minatori, falegnami, carpentieri, ebanisti e tornitori.
Perché insegnò alla Vergine a pulire la casa, a cucire, tessere, è patrona dei fabbricanti di scope, dei tessitori, dei sarti, fabbricanti e commercianti di tele per la casa e biancheria.
È soprattutto patrona delle madri di famiglia, delle vedove, delle partorienti, è invocata nei parti difficili e contro la sterilità coniugale.
Il nome di Anna deriva dall’ebraico Hannah (grazia) e non è ricordata nei Vangeli canonici; ne parlano invece i vangeli apocrifi della Natività e dell’Infanzia, di cui il più antico è il cosiddetto “Protovangelo di san Giacomo”, scritto non oltre la metà del II secolo.
Questi scritti benché non siano stati accettati formalmente dalla Chiesa e contengono anche delle eresie, hanno in definitiva influito sulla devozione e nella liturgia, perché alcune notizie riportate sono ritenute autentiche e in sintonia con la tradizione, come la Presentazione di Maria al tempio e l’Assunzione al cielo, come il nome del centurione Longino che colpì Gesù con la lancia, la storia della Veronica, ecc.
Il “Protovangelo di san Giacomo” narra che Gioacchino, sposo di Anna, era un uomo pio e molto ricco e abitava vicino Gerusalemme, nei pressi della fonte Piscina Probatica; un giorno mentre stava portando le sue abbondanti offerte al Tempio come faceva ogni anno, il gran sacerdote Ruben lo fermò dicendogli: “Tu non hai il diritto di farlo per primo, perché non hai generato prole”.
Gioacchino ed Anna erano sposi che si amavano veramente, ma non avevano figli e ormai data l’età non ne avrebbero più avuti; secondo la mentalità ebraica del tempo, il gran sacerdote scorgeva la maledizione divina su di loro, perciò erano sterili.
L’anziano ricco pastore, per l’amore che portava alla sua sposa, non voleva trovarsi un’altra donna per avere un figlio; pertanto addolorato dalle parole del gran sacerdote si recò nell’archivio delle dodici tribù di Israele per verificare se quel che diceva Ruben fosse vero e una volta constatato che tutti gli uomini pii ed osservanti avevano avuto figli, sconvolto non ebbe il coraggio di tornare a casa e si ritirò in una sua terra di montagna e per quaranta giorni e quaranta notti supplicò l’aiuto di Dio fra lacrime, preghiere e digiuni.
Anche Anna soffriva per questa sterilità, a ciò si aggiunse la sofferenza per questa ‘fuga’ del marito; quindi si mise in intensa preghiera chiedendo a Dio di esaudire la loro implorazione di avere un figlio.
Durante la preghiera le apparve un angelo che le annunciò: “Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”.
Così avvenne e dopo alcuni mesi Anna partorì. Il “Protovangelo di san Giacomo” conclude: “Trascorsi i giorni necessari si purificò, diede la poppa alla bimba chiamandola Maria, ossia ‘prediletta del Signore’”.
Altri vangeli apocrifi dicono che Anna avrebbe concepito la Vergine Maria in modo miracoloso durante l’assenza del marito, ma è evidente il ricalco di un altro episodio biblico, la cui protagonista porta lo stesso nome di Anna, anch’ella sterile e che sarà prodigiosamente madre di Samuele.
Gioacchino portò di nuovo al tempio con la bimba, i suoi doni: dieci agnelli, dodici vitelli e cento capretti senza macchia.
L’iconografia orientale mette in risalto rendendolo celebre, l’incontro alla porta della città, di Anna e Gioacchino che ritorna dalla montagna, noto come “l’incontro alla porta aurea” di Gerusalemme; aurea perché dorata, di cui tuttavia non ci sono notizie storiche.
I pii genitori, grati a Dio del dono ricevuto, crebbero con amore la piccola Maria, che a tre anni fu condotta al Tempio di Gerusalemme, per essere consacrata al servizio del tempio stesso, secondo la promessa fatta da entrambi, quando implorarono la grazia di un figlio.
Dopo i tre anni Gioacchino non compare più nei testi, mentre invece Anna viene ancora menzionata in altri vangeli apocrifi successivi, che dicono visse fino all’età di ottanta anni, inoltre si dice che Anna rimasta vedova si sposò altre due volte, avendo due figli la cui progenie è considerata, soprattutto nei paesi di lingua tedesca, come la “Santa Parentela” di Gesù.
Il culto di Gioacchino e di Anna si diffuse prima in Oriente e poi in Occidente (anche a seguito delle numerose reliquie portate dalle Crociate); la prima manifestazione del culto in Oriente, risale al tempo di Giustiniano, che fece costruire nel 550 ca. a Costantinopoli una chiesa in onore di s. Anna.
L’affermazione del culto in Occidente fu graduale e più tarda nel tempo, la sua immagine si trova già tra i mosaici dell’arco trionfale di S. Maria Maggiore (sec. V) e tra gli affreschi di S. Maria Antiqua (sec. VII); ma il suo culto cominciò verso il X secolo a Napoli e poi man mano estendendosi in altre località, fino a raggiungere la massima diffusione nel XV secolo, al punto che papa Gregorio XIII (1502-1585), decise nel 1584 di inserire la celebrazione di s. Anna nel Messale Romano, estendendola a tutta la Chiesa; ma il suo culto fu più intenso nei Paesi dell’Europa Settentrionale anche grazie al libro di Giovanni Trithemius “Tractatus de laudibus sanctissimae Annae” (Magonza, 1494).
Gioacchino fu lasciato discretamente in disparte per lunghi secoli e poi inserito nelle celebrazioni in data diversa; Anna il 25 luglio dai Greci in Oriente e il 26 luglio dai Latini in Occidente, Gioacchino dal 1584 venne ricordato prima il 20 marzo, poi nel 1788 alla domenica dell’ottava dell’Assunta, nel 1913 si stabilì il 16 agosto, fino a ricongiungersi nel nuovo calendario liturgico, alla sua consorte il 26 luglio.
Artisti di tutti i tempi hanno raffigurato Anna quasi sempre in gruppo, come Anna, Gioacchino e la piccola Maria oppure seduta su una alta sedia come un’antica matrona con Maria bambina accanto, o ancora nella posa ‘trinitaria’ cioè con la Madonna e con Gesù bambino, così da indicare le tre generazioni presenti.
Dice Gesù nel Vangelo “Dai frutti conoscerete la pianta” e noi conosciamo il fiore e il frutto derivato dalla annosa pianta: la Vergine, Immacolata fin dal concepimento, colei che preservata dal peccato originale doveva diventare il tabernacolo vivente del Dio fatto uomo.
Dalla santità del frutto, cioè di Maria, deduciamo la santità dei suoi genitori Anna e Gioacchino.

Autore: Antonio Borrelli

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Augustinus
25-07-04, 23:20
(Disc. 6, per la Natività della B. V. Maria 2. 4. 5. 6; PG 96, 663. 667.670)

Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna, la natura non osò precedere il germe della grazia; ma rimase senza il proprio frutto perché la grazia producesse il suo. Doveva nascere infatti quella primogenita dalla quale sarebbe nato il primogenito di ogni creatura «nel quale tutte le cose sussistono» (Col 1, 17). O felice coppia, Gioacchino ed Anna! A voi è debitrice ogni creatura, perché per voi la creatura ha offerto al Creatore il dono più gradito, ossia quella casta madre, che sola era degna del creatore.
Rallégrati Anna, «sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori» (Is 54, 1). Esulta, o Gioacchino, poiché dalla tua figlia è nato per noi un bimbo, ci è stato dato un figlio, e il suo nome sarà Angelo di grande consiglio, di salvezza per tutto il mondo, Dio forte (cfr. Is 9, 6). Questo bambino è Dio.
O Giacchino ed Anna, coppia beata, veramente senza macchia! Dal frutto del vostro seno voi siete conosciuti, come una volta disse il Signore: «Li conoscerete dai loro frutti» (Mt 7, 16). Voi informaste la condotta della vostra vita in modo gradito a Dio e degno di colei che da voi nacque. Infatti nella vostra casta e santa convivenza avete dato la vita a quella perla di verginità che fu vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto. Quella, dico, che sola doveva conservare sempre la verginità e della mente e dell'anima e del corpo.
O Giachino ed Anna, coppia castissima! Voi, conservando la castità prescritta dalla legge naturale, avete conseguito, per divina virtù, ciò che supera la natura: avete donato al mondo la madre di Dio che non conobbe uomo. Voi, conducendo una vita pia e santa nella condizione umana, avete dato alla luce una figlia più grande degli angeli ed ora regina degli angeli stessi.
O vergine bellissima e dolcissima! O figlia di Adamo e Madre di Dio. Beato il seno, che ti ha dato la vita! Beate le braccia che ti strinsero e le labbra che ti impressero casti baci, quelle dei tuoi soli genitori, cosicché tu conservassi in tutto la verginità! «Acclami al Signore tutta le terra, gridate, esultate con canti di gioia» (Sal 97, 4). Alzate la vostra voce, gridate, non temete.

Augustinus
25-07-04, 23:29
Così come viene narrata nei Vangeli “apocrifi”:
Protovangelo di Giacomo con integrazioni dal cosiddetto Evangelo dello Pseudo-Matteo

[1, 1] Secondo le storie delle dodici tribù di Israele c'era un certo Gioacchino, uomo estremamente ricco. Le sue offerte le faceva doppie, dicendo: "Quanto per me è superfluo, sarà per tutto il popolo, e quanto è dovuto per la remissione dei miei peccati, sarà per il Signore, quale espiazione in mio favore".

[2] Mentre egli così agiva, il Signore gli moltiplicava i greggi, sicché nel popolo d'Israele non c' era uomo come lui. Aveva iniziato a comportarsi così dall'età di quindici anni. A vent'anni, prese in moglie Anna, figlia di Achar della sua tribù, cioè della tribù di Giuda, della stirpe di Davide. Ma pur avendo convissuto con lei per vent'anni, da lei non ebbe figli, né figlie.

[2] Giunse il gran giorno del Signore e i figli di Israele offrivano le loro offerte. Davanti a lui si presentò Ruben, affermando: "Non tocca a te offrire per primo le tue offerte, poiché in Israele non hai avuto alcuna discendenza". [3] Gioacchino ne restò fortemente rattristato e andò ai registri delle dodici tribù del popolo, dicendo: "Voglio consultare i registri delle dodici tribù di Israele per vedere se sono io solo che non ho avuto posterità in Israele". Cercò, e trovò che, in Israele, tutti i giusti avevano avuto posterità. Si ricordò allora del patriarca Abramo al quale, nell'ultimo suo giorno, Dio aveva dato un figlio, Isacco.

[4] Gioacchino ne restò assai rattristato e non si fece più vedere da sua moglie. Si ritirò nel deserto, vi piantò la tenda e digiunò quaranta giorni e quaranta notti, dicendo tra sé: "Non scenderò né per cibo, né per bevanda, fino a quando il Signore non mi abbia visitato: la mia preghiera sarà per me cibo e bevanda".

[2, 1] Ma sua moglie innalzava due lamentazioni e si sfogava in due pianti, dicendo: "Piangerò la mia vedovanza e piangerò la mia sterilità". [2] Venne il gran giorno del Signore, e Giuditta, sua serva le disse: "Fino a quando avvilisci tu l'anima tua; Ecco, è giunto il gran giorno del Signore e non ti è lecito essere in cordoglio. Prendi invece questa fascia per il capo che mi ha dato la signora del lavoro: a me non è lecito cingerla perché io sono serva e perché ha un'impronta regale". [3] Ma Anna rispose: "Allontanati da me. Io non faccio queste cose. Dio mi ha umiliata molto. Forse è un maligno che te l'ha data, e tu sei venuta a farmi partecipare al tuo peccato". Replicò Giuditta: "Quale imprecazione potrò mai mandarti affinché il Signore che ha chiuso il tuo ventre, non ti dia frutto in Israele?". Anna si afflisse molto. [4] Si spogliò delle sue vesti di lutto, si lavò il capo, indossò le sue vesti di sposa e verso l'ora nona scese a passeggiare in giardino. Vedendo un alloro, si sedette ai suoi piedi e supplicò il Padrone, dicendo: "O Dio dei nostri padri, benedicimi e ascolta la mia preghiera, come hai benedetto il ventre di Sara, dandole un figlio, Isacco".

[3, 1] Guardando fisso verso il cielo, vide, nell'alloro, un nido di passeri, e compose in se stessa una lamentazione, dicendo: "Ahimè! chi mi ha generato? qual ventre mi ha partorito? Sono infatti diventata una maledizione davanti ai figli di Israele, sono stata insultata e mi hanno scacciata con scherno dal tempio del Signore. [2] Ahimè! a chi somiglio io mai? Non somiglio agli uccelli del cielo, poiché anche gli uccelli del cielo sono fecondi dinanzi a te, Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai? Non somiglio alle bestie della terra, poiché anche le bestie della terra sono feconde dinanzi a te, Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai? [3] Non somiglio a queste acque, poiché anche queste acque sono feconde dinanzi a te, o Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai? Non somiglio certo a questa terra, poiché anche questa terra porta i suoi frutti secondo le stagioni e ti benedice, o Signore".

[4, 1] Ecco, un angelo del Signore le apparve, dicendole: "Anna, Anna! Il Signore ha esaudito la tua preghiera; tu concepirai e partorirai. Si parlerà in tutta la terra della tua discendenza".

Ciò detto, si allontanò dai suoi occhi. Tremante e timorosa per aver visto questa visione e udito il discorso, entrò in camera, si gettò sul letto mezza morta e rimase giorno e notte in gran timore e in preghiera.

Anna rispose: "(Com'è vero che) il Signore, mio Dio, vive, se io partorirò, si tratti di maschio o di femmina, l'offrirò in voto al Signore mio Dio, e lo servirà per tutti i giorni della sua vita". [2] Ed ecco che vennero due angeli per dirle: "Tuo marito Gioacchino sta tornando con i suoi armenti". Un angelo del Signore era infatti disceso da lui per dirgli: "Gioacchino, Gioacchino! Il Signore ha esaudito la tua insistente preghiera. Scendi di qui. Ecco, infatti, che Anna, tua moglie, concepirà nel suo ventre".

"Io sono un angelo di Dio e oggi sono apparso a tua moglie piangente e orante, e l'ho consolata; sappi che dal tuo seme concepì una figlia e tu l'hai lasciata ignorandola. Questa starà nel tempio di Dio; su di lei riposerà lo Spirito santo; la sua beatitudine sarà superiore a quella di tutte le donne sante; nessuno potrà dire che prima di lei ce ne sia stata un'altra uguale: e in questo mondo, dopo di lei un'altra non ci sarà. Discendi perciò dai monti, ritorna dalla tua sposa e troverai che è in stato interessante. Dio infatti ha suscitato in lei un seme, del quale devi ringraziarlo. Il suo seme sarà benedetto, e lei stessa sarà benedetta e sarà costituita madre di una benedizione eterna".

[3] Dopo avere adorato l'angelo, Gioacchino gli disse: "Se ho trovato grazia davanti a te, siediti un po' nella mia tenda e benedici il tuo servo". L'angelo gli rispose: "Non dirti servo, ma conservo; siamo infatti servi di uno stesso Signore. Ma il mio cibo è invisibile e la mia bevanda non può essere vista da alcun mortale. Perciò non mi devi pregare di entrare nella tua tenda. Se hai intenzione di darmi qualcosa, offrila in olocausto al Signore".

Gioacchino prese allora un agnello immacolato e disse all'angelo: "Non avrei osato offrire un olocausto al Signore se il tuo ordine non mi avesse dato il potere sacerdotale per offrirlo". L'angelo gli rispose: "Non ti avrei invitato ad offrire, se non avessi conosciuto la volontà del Signore". Mentre Gioacchino offriva il sacrificio a Dio, salirono in cielo sia l'angelo sia il profumo del sacrificio.

[3] Gioacchino scese, e mandò a chiamare i suoi pastori, dicendo: "Portatemi qui dieci agnelli senza macchia e senza difetto: saranno per il Signore, mio Dio. Portatemi anche dodici vitelli teneri: saranno per i sacerdoti e per il consiglio degli anziani; e anche cento capretti per tutto il popolo". [4] Ed ecco che Gioacchino giunse con i suoi armenti. Anna se ne stava sulla porta, e vedendo venire Gioacchino, gli corse incontro e gli si appese al collo, esclamando: "Ora so che il Signore Iddio mi ha benedetta molto. Ecco, infatti, la vedova non più vedova, e la sterile concepirà nel ventre". Il primo giorno Gioacchino si riposò in casa sua.

[5, 1] Il giorno seguente presentò le sue offerte, dicendo tra sé: "Se il Signore Iddio mi è propizio, me lo indicherà la lamina del sacerdote". Nel presentare le sue offerte, Gioacchino guardò la lamina del sacerdote. Quando questi salì sull'altare del Signore, Gioacchino non scorse in sé peccato alcuno, ed esclamò: "Ora so che il Signore mi è propizio e mi ha rimesso tutti i peccati". Scese dunque dal tempio del Signore giustificato, e tornò a casa sua. [2] Si compirono intanto i mesi di lei. Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: "Che cosa ho partorito?". Questa rispose: "Una bambina". "In questo giorno", disse Anna, "è stata magnificata l'anima mia", e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede poi la poppa alla bambina e le impose il nome Maria.

[6, 1] La bambina si fortificava di giorno in giorno e, quando raggiunse l'età di sei mesi, sua madre la pose per terra per provare se stava diritta. Ed essa, fatti sette passi, tornò in grembo a lei che la riprese, dicendo: "(Com'è vero che) vive il Signore mio Dio, non camminerai su questa terra fino a quando non ti condurrò nel tempio del Signore". Così, nella camera sua fece un santuario e attraverso le sue mani non lasciava passare nulla di profano e di impuro. A trastullarla chiamò le figlie senza macchia degli Ebrei. [2] Quando la bambina compì l'anno, Gioacchino fece un gran convito: invitò i sacerdoti, gli scribi, il consiglio degli anziani e tutto il popolo di Israele. Gioacchino presentò allora la bambina ai sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: "O Dio dei nostri padri, benedici questa bambina e dà a lei un nome rinomato in eterno in tutte le generazioni". E tutto il popolo esclamò: "Così sia, così sia! Amen". La presentò anche ai sommi sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: "O Dio delle sublimità, guarda questa bambina e benedicila con l'ultima benedizione, quella che non ha altre dopo di sé". [3] Poi la madre la portò via nel santuario della sua camera, e le diede la poppa. Anna innalzò quindi un cantico al Signore Iddio, dicendo: "Canterò un cantico al Signore, Dio mio, poiché mi ha visitato e ha tolto da me quello che per i miei nemici era un obbrobrio: il Signore, infatti, mi ha dato un frutto di giustizia, unico e molteplice dinanzi a lui. Chi mai annunzierà ai figli di Ruben che Anna allatta? Ascoltate, ascoltate, voi, dodici tribù di Israele: Anna allatta!". La pose a giacere nel santuario della sua camera e uscì per servire loro a tavola. Terminato il banchetto, se ne partirono pieni di allegria, glorificando il Dio di Israele.

[7, 1] Per la bambina passavano intanto i mesi. Giunta che fu l'età di due anni, Gioacchino disse a Anna: "Per mantenere la promessa fatta, conduciamola al tempio del Signore, affinché il Padrone non mandi contro di noi e la nostra offerta riesca sgradita". Anna rispose: "Aspettiamo il terzo anno, affinché la bambina non cerchi poi il padre e la madre". Gioacchino rispose: "Aspettiamo". [2] Quando la bambina compì i tre anni, Gioacchino disse: "Chiamate le figlie senza macchia degli Ebrei: ognuna prenda una fiaccola accesa e la tenga accesa affinché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non sia attratto fuori del tempio del Signore". Quelle fecero così fino a che furono salite nel tempio del Signore.

Maria salì velocemente i quindici gradini senza neppure voltarsi indietro né - come suole fare l'infanzia - darsi pensiero dei genitori. Perciò i genitori si affrettarono entrambi stupiti, e cercarono la bambina fino a quando la trovarono nel tempio. Anche i pontefici del tempio si erano meravigliati.

Il sacerdote l'accolse e, baciatala, la benedisse esclamando: "Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni. Nell'ultimo giorno, il Signore manifesterà in te ai figli di Israele la sua redenzione". [3] La fece poi sedere sul terzo gradino dell'altare, e il Signore Iddio la rivestì di grazia; ed ella danzò con i suoi piedi e tutta la casa di Israele prese a volerle bene.

[1] Maria destava l'ammirazione di tutto il popolo di Israele. All'età di tre anni, camminava con un passo così maturo, parlava in un modo così perfetto, si applicava alle lodi di Dio così assiduamente che tutti ne restavano stupiti e si meravigliavano di lei. Essa non era considerata una bambinetta, ma una persona adulta; era tanto assidua nella preghiera, che sembrava una persona di trent'anni. Il suo volto era così grazioso e splendente che a stento la si poteva guardare. Era assidua nel lavoro della lana; e nella sua tenera età, spiegava quanto donne anziane non riuscivano a capire.

[2] Si era imposta questo regolamento: dalla mattina sino all'ora terza attendeva alla preghiera; dall'ora terza alla nona si occupava nel lavoro tessile; dalla nona in poi attendeva nuovamente alla preghiera. Non desisteva dalla preghiera fino a quando non le appariva l'angelo di Dio, dalla cui mano prendeva cibo: così sempre più e sempre meglio progrediva nel servizio di Dio. Inoltre, mentre le vergini più anziane si riposavano dalle lodi divine, essa non si riposava mai, al punto che nelle lodi e nelle vigilie non c'era alcuna prima di lei, nessuna più istruita nella conoscenza della Legge, nessuna più umile nell'umiltà, più aggraziata nei canti, più perfetta in ogni virtù. Era costante, salda, immutabile e progrediva in meglio ogni giorno.

[3] Nessuno la vide adirata né l'udì maledire. Ogni suo parlare era così pieno di grazia che si capiva come sulle sue labbra c'era Dio. Assidua nella preghiera e nella meditazione della Legge, nel parlare era attenta a non mancare verso le compagne. Vigilava inoltre a non mancare in alcun modo con il riso, con il tono della bella voce, con qualche ingiuria, con alterigia verso una sua pari. Benediceva Dio senza posa, e per non desistere dalle lodi a Dio neppure nel suo saluto, quando era salutata rispondeva: "Deo gratias". Quotidianamente si nutriva soltanto con il cibo che riceveva dalla mano dell'angelo; il cibo che le davano i pontefici lo distribuiva ai poveri. Frequentemente si vedevano gli angeli di Dio parlare con lei e obbedirle diligentemente. Se qualche malata la toccava, nello stesso istante se ne tornava a casa salva.

[8, 1] I suoi genitori scesero ammirati e lodarono il Padrone Iddio perché la bambina non s'era voltata indietro. Maria era allevata nel tempio del Signore come una colomba, e riceveva il vitto per mano di un angelo.

FONTE (http://www.ora-et-labora.net/annagioacchino.html)

Augustinus
25-07-04, 23:50
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http://img401.imageshack.us/img401/2782/1477lot37kq8.jpg Luca Giordano, Il destino della Vergine, Collezione privata

http://www.wga.hu/art/l/lagrenee/educatio.jpg Louis Lagrenée, Educazione della Vergine, 1772 circa, Collezione privata

http://www.kfki.hu/~arthp/art/c/caravagg/08/48palaf.jpg Caravaggio, Madonna dei Palafrenieri, 1606, Galleria Borghese, Roma

http://www.kfki.hu/~arthp/art/j/jouvenet/educatio.jpg http://www.catholictradition.org/Anne/anne6-15.jpg Jean-Baptiste Jouvenet, Educazione della Vergine con S. Anna, 1700, Galleria degli Uffizi, Firenze

Augustinus
26-07-04, 08:00
http://www.portlandartmuseum.org/artwork/exhibitions/17th%20century%20painting/full%20size/saint%20anne.jpg Jacques Stella, S. Anna conduce Maria Bambina al Tempio, 1640, Musée des Beaux-Arts, Rouen

http://www.kfki.hu/~arthp/art/l/leonardo/04/3burlin.jpg http://www.kfki.hu/~arthp/art/l/leonardo/04/3burlin1.jpg Leonardo da Vinci, Madonna con Bambino, S. Anna e Giovannino, 1507-08, National Gallery, Londra

http://www.kfki.hu/~arthp/art/l/leonardo/04/4stanne.jpg http://www.kfki.hu/~arthp/art/l/leonardo/04/4stanne1.jpg Leonardo da Vinci, Vergine con Bambino e S. Anna, 1510 circa, Musée du Louvre, Parigi

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http://img365.imageshack.us/img365/1650/senzanomescandito026my.jpg http://www.catholictradition.org/Anne/anne6-16.jpg Luca Giordano, S. Anna con Maria Bambina, 1657, Chiesa dell'Ascensione a Chiaia, Napoli

Augustinus
26-07-04, 08:01
http://www.kfki.hu/~arthp/art/c/cleve/joos/st_anne.jpg Joos van Cleve, S. Anna con la Vergine, il Bambino e S. Gioacchino, Musées Royaux des Beaux-Arts, Bruxelles

http://www.kfki.hu/~arthp/art/d/durer/1/09/3stanne.jpg Albrecht Dürer, S. Anna con la Vergine ed il Bambino, 1519, Metropolitan Museum of Art, New York

http://www.kfki.hu/~arthp/art/v/vos/marten/st_anne.jpg Marten de Vos, La Famiglia di S. Anna con la Vergine ed il Bambino, 1585, Museum voor Schone Kunsten, Ghent

http://img123.imageshack.us/img123/4809/elmuseo23ar3.jpg http://img378.imageshack.us/img378/5978/anne66wt1.jpg http://www.cattolicesimo.com/immsacre/pra1.jpg http://img384.imageshack.us/img384/333/annaru4.jpg Bartolomé Esteban Murillo, S. Anna e l'istruzione della Vergine, 1650, Museo del Prado, Madrid

Augustinus
27-07-04, 13:51
http://www.cattolicesimo.com/immsacre/child.jpg
http://cgfa.sunsite.dk/rossetti/8girlhoo.jpg Dante Gabriel Rossetti, L'istruzione della Vergine, 1848-49, Tate Gallery, Londra

http://www.cattolicesimo.com/immsacre/sar.jpg Carlo Saraceni, Madonna con Bambino, S. Anna ed un Angelo

http://www.kfki.hu/~arthp/art/s/saraceni/madchild.jpg Carlo Saraceni, Madonna con Bambino e S. Anna, 1610 circa, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma

http://www.wga.hu/art/p/perugino/madonna/family.jpg Pietro Perugino, Famiglia della Madonna, 1500-02, Musée des Beaux-Arts, Marsiglia. I 13 personaggi sono: S. Giuseppe, il piccolo Giuseppe di Arimatea, Maria di Cleofa e Giacomo il minore tra le sue braccia, Anna in trono con Maria ed il Bambino Gesù, Simone e Taddeo dinanzi al trono, Maria Salome, moglie di Zebedeo con il Bambino Giovanni Battista tra le braccia, Giacomo il maggiore e dietro, finalmente, Gioacchino

http://www.plus.kielce.pl/muzeum/zdjecia/an1.jpg Jerzy Eleuter Siemiginowski, Sant'Anna, con Maria e Gesù Bambino, 1699-1703, Collegiata di S. Anna, Cracovia

Augustinus
26-07-05, 08:08
Da "La Vita della Madonna" secondo le contemplazioni della Beata Anna Caterina Emmerick

PARTE PRIMA

LA PROMESSA SI COMPIE

"L'anima mia magnifica il Signore... perché... grandi cose ha fatto in me..." (Lc 2, 46-49)

Capitolo I

VISIONI SUGLI ANTENATI DELLA MADONNA

1 - In generale sui progenitori della Madonna e di Sant'Anna. 2 - I Progenitori di Sant'Anna: gli Esseni. Abiti sacerdotali presso gli Esseni. Le scuole del tempio. I fiorellini di San Luca. Notizie attorno agli Esseni. 3 - La nonna di Anna si consulta con il profeta del monte Oreb. L'approssimarsi della nascita della Santa Vergine Maria. 4 - Gioacchino, disprezzato nel tempio, ritorna al suo gregge. 5 - Anna accoglie l'annuncio della fecondità e si reca al tempio. L'Angelo del Signore scrive il nome "Maria". 6 - Gioacchino consolato dall'Angelo si reca ancora una volta al tempio con nuove offerte sacrificali. 7 - Gioacchino riceve la benedizione dell'Alleanza. 8 - Gioacchino ed Anna si incontrano sotto la "porta d'oro". 9 - La rigenerazione dell'umanità mostrata da Dio agli Angeli. 10 - Un'immagine simbolica di Maria Santissima in Egitto prima di Elia. 11 - Elia ha una visione della Santa Vergine e apprende i misteri relativi alla sua venuta. 12 - Chiarimenti intorno alla visione di Elia. 13 - L'immagine della Santa Vergine in Egitto. 14 - Maria Santissima annunciata ai mistici pagani. 15 - Apparizione della Santa Madre Anna e della Madonna alla Veggente.

1 - In generale sui progenitori della Madonna e di Sant'Anna

Visioni rivelate al "pellegrino" la mattina del 27 giugno 1819.

Stanotte ho ricevuto di nuovo visioni sui progenitori dell'amata Vergine Maria. Si sono susseguite dinanzi alla mia vista interiore lentamente e per lungo tempo. Mentre le visioni si susseguivano, sentivo le mie pene diminuire e trovavo molto sollievo. Adesso posso raccontarle al "pellegrino", che sarà felice di ascoltarle. La storia della Madonna ha avuto per me sempre un'attrazione particolare, fin da bambina mi sono sentita intimamente fedele alla storia della Madre di Dio a tal punto da contestare chiunque mi raccontasse la medesima in modo diverso: No! Non è così! rispondevo, volendo attestare con tutta la forza quello che avevo visto. Tempo dopo, quando il mondo mi rese insicura, preferii tacere per meglio custodire nel mio intimo quella verità che avevo ricevuto dalle mie visioni. Stanotte con tanta gioia le ho riviste fin nei minimi particolari. Nella mia infanzia rivolgevo spesso i pensieri al presepe con il bambino Gesù e la Madre di Dio. Non riuscivo a comprendere perché non si raccontasse nulla e si scrivesse così poco dei parenti e degli antenati della Santa Vergine. Quando scrutavo nel mio essere interiore mi sentivo ferita per queste mancanze. Rinchiusi alla fine in me questa mia grande sete di conoscenza sulla vita della Beata e Santa Vergine Maria. Questa sete lentamente si trasformò in profonda nostalgia e all'improvviso presero a fluire dinanzi ai miei occhi interiori le numerose visioni degli antenati della Madonna, fin dalla quarta o quinta generazione. Li vidi come persone pure e innocenti che vivevano con una celata e straordinaria nostalgia per la promessa della venuta del Messia. I progenitori della Santa Vergine mi sembrarono differenti dalle altre persone dal portamento e dall'agire selvaggio. Nel notare questa profonda differenza nacque in me un grande timore per loro e riflettei, assorta nel silenzio della mia contemplazione: come potevano, essi che erano così pieni di grazia e silenziosi, vivere tra queste persone così rozze e aggressive? Fui presa da ansia e preoccupazione e mi assalì l'impulso di cercarli per aiutarli, portandoli lontano dal pericolo, desideravo metterli al riparo in un bosco. Li vidi vivere con tanta abnegazione e spesso anche da sposati si separavano per qualche tempo, come lo facevano da fidanzati. Quest'usanza mi colmò di letizia pur senza capirne il motivo. Usavano pure separarsi in occasione delle celebrazioni religiose, delle funzioni con incensamento e preghiere. In queste cerimonie riconobbi alcuni di loro mentre espletavano le funzioni di sacerdoti. Gli antenati di Maria, per non essere turbati nella loro quiete dalla gente cattiva e rozza, erano costretti spesso ad emigrare da un luogo all'altro, lasciando grandi beni e possedimenti per adattarsi ad altri minori. Per costoro il bene supremo erano la pace e la quiete, poiché erano animati da una devozione mistica che ardeva nei loro cuori, tanto che quest'impulso li spingeva a correre spesso nei campi solitari supplicando Dio. Li vidi di giorno strapparsi perfino gli abiti dal petto ai raggi cocenti del sole, come per invitare Dio a divampare nel loro cuore; oppure, di notte, alla luce lunare o al chiarore delle stelle, come a voler saziare la sete di realizzazione della profezia antica. Queste visioni mi si manifestavano mentre solitaria mi trovavo al pascolo per custodire il gregge, o di notte, sui pascoli più alti, quando mi inginocchiavo per le orazioni; oppure nel tempo dell'Avvento, a mezzanotte, mentre mi recavo sulla neve ad assistere alla funzione religiosa nella chiesa di San Giacomo a Coesfeld, distante quasi un ora di cammino dalla nostra comunità contadina. Qualche altra volta volli imitare i progenitori di Maria e correvo chiamando il Messia, così giunsi sempre in tempo a Coesfeld per assistere alla Messa mattutina dell'Avvento, sebbene le care anime del Purgatorio mi avessero guidato per lungo tempo attraverso tutte le stazioni della Via Crucis. Le figure dei progenitori della Santa Vergine, affamate di Dio, mi apparvero, per il comportamento e il modo di vestire, estranee, lontane e antiche, ma d'altra parte anche così chiaramente vicine al mio cuore da averne spesso l'immagine impressa dinanzi agli occhi. In seguito a queste visioni pensavo: "Tutto ciò che vedo di quel tempo antico è già successo, eppure essi sono qui, ne avverto la presenza. Io sono con loro!". Queste brave persone erano molto precise ed esatte in tutte le loro azioni, in tutti i discorsi e specialmente nella funzione religiosa e mai si lamentavano per le sofferenze.

Notizie personali della Veggente

Di sera, e anche nella notte, prego diligentemente per le povere anime che, forse, non avevano risvegliato abbastanza, nella vita terrena, il desiderio per la salvezza dell'anima loro, e si erano abbandonate invece ai desideri per le creature ed i beni del mondo. Tali anime, cadute durante questa vita nelle varie mancanze, adesso languiscono nello struggimento per la redenzione. Per questo dedico loro la mia preghiera e la mia supplica a Dio Redentore, mi offro volentieri a Lui per espiare io stessa queste colpe. Con tale misericordia ne traggo anche un piccolo vantaggio personale: godo il conforto della loro gratitudine e inoltre vengo svegliata in tempo per le preghiere salvifiche in loro favore e non passo il tempo dormendo. Un giorno, in particolare, queste anime mi si manifestarono librandosi a differenti altezze nell'aria; esse, come piccole, silenziose e deboli luci, si avvicinarono al mio letto, svegliandomi in tempo. Grazie al loro aiuto potei così anche quel giorno implorare Dio con le orazioni del mattino, poi spruzzai su di me e su di loro dell'acqua benedetta, mi vestii e mi recai sulla strada. Vidi le piccole e povere luci gnole accompagnarmi sul cammino ordinate come in processione. Commossa dalla loro tristezza e toccata dalla forte nostalgia per il Divino, presi a cantare con il cuore supplicante: "Cielo! Sciogli il Giusto, nuvole fatelo piovere!"

2 - I Progenitori di Sant'Anna: gli Esseni. Abiti sacerdotali presso gli Esseni. Le scuole del tempio. I fiorellini di San Luca. Notizie attorno agli Esseni

Visioni rivelate nel periodo giugno-agosto del 1821.

In questo periodo ho visto molto sui progenitori della madre della Santa Vergine, Anna. Ieri mi è sembrato di essere quasi tutto il giorno tra questa gente ma, siccome ho ricevuto alcune visite, ho dimenticato tanto. Voglio raccontare però ciò che mi ricordo: ho visto Anna che viveva a Mara, nella zona del monte Oreb. Aveva relazioni spirituali ed era affiliata con un genere di Israeliti molto pii e devoti a Dio. Quei religiosi si chiamavano Esseni. Costoro però ebbero nei tempi più antichi altri due nomi: il primo nome, Escareni, prende origine da Eskara o Askarah, come viene chiamato l'incenso odoroso e l'offerta del grano macinato rivolta a Dio. Il secondo da Chassidim, che significa "misericordioso" (compassionevole) e devoto. Da dove altro provenga la parola "Esseni" non lo so più. Questi religiosi hanno la loro origine nel tempo di Mosè e Aronne, e cioè di quei sacerdoti che portarono l'Arca dell'antica Alleanza. Essi mantennero nel periodo di tempo tra Isaia e Geremia le loro precise regole religiose di vita quotidiana. All'inizio gli Esseni non erano molti, poi aumentarono e andarono ad abitare, organizzati in comunità, nella terra promessa, in una regione che era in lunghezza pari a 48 ore di cammino e 36 in larghezza. Più tardi giunsero fino alla zona del Giordano. La maggior parte di essi abitò il monte Oreb e il Carmelo, dove dimorò Elia. Io vidi che gli Esseni erano divisi in tre comunità con ordinamenti e costituzioni differenti. Quella che viveva sul monte Oreb ebbe una guida spirituale assai valida nel vecchio profeta dal nome Archas o Arkas. La loro costituzione era molto simile alla regola di un ordine spirituale dei nostri giorni: i candidati ammessi dovevano superare un noviziato di un anno e solo quando essi avevano provato di avere sufficiente temperanza venivano accettati, per un periodo lungo o breve, secondo i risultati dei supremi vaticmi profetici. Li vidi praticare il più stretto celibato. In un'altra comunità di Esseni, alla quale poi appartennero anche i nonni di Sant'Anna, era permesso invece il matrimonio. Costoro, pur vivendo al di fuori dell'ordine religioso del monte Oreb, avevano stabilito nel proprio ambiente lo stesso comportamento e le medesime abitudini educative dei primi. Tra i due tipi di comunità intercorreva un rapporto, così come lo è oggi tra i cosiddetti Terziari (Terzo Ordine) e il clero regolare. Infatti questa comunità di coniugati si consultava spesso, per le conduzioni spirituali e coniugali, con il profeta della cosiddetta Montagna di Dio. Il terzo genere di Esseni che vidi erano anch'essi coniugati, costoro commisero molti errori perché portarono all'esasperazione tutti gli insegnamenti e perciò non erano tollerati dagli altri. Essi finirono per costituire una propria comunità. In particolare, gli Esseni dell'ordine religioso erano molto abili e inclini in cose profetiche, ed il profeta della Montagna era spesso nella caverna di Elia, partecipe alle manifestazioni divine relative alla venuta del Messia. Egli aveva ricevuto dai suoi oracoli profonde conoscenze della Famiglia dalla quale sarebbe dovuta provenire la madre del Messia. Quando Archas predisse gli avvenimenti relativi ai progenitori di Sant'Anna, in relazione alle loro nozze, vide anche che la venuta del Messia si approssimava proprio con queste unioni. Egli però non sapeva dire, a causa dei peccati, quanto tempo ancora sarebbe occorso e quali impedimenti ci sarebbero stati per la nascita della Madre del Salvatore. Questo sarebbe dipeso dalla volontà espiatoria dei progenitori e di tutti gli Esseni. Il profeta, in seguito al suo vaticinio, esortò perciò ancor più tutta la comunità alla preghiera e ai sacrifici espiatori di purificazione per favorire la venuta del Messia. Vidi questi pii Israeliti essere fin dai tempi più antichi molto diligenti nella vita devozionale e nelle mortificazioni. Essi vivevano isolati e dispersi prima che Isaia li riunisse e desse loro un regolare statuto. Li vidi sempre con le stesse vesti che non cambiavano e non rammendavano mai finché, lacere e consumate, cadevano dal corpo. Gli Esseni combatterono con eccellente abilità il malcostume e, nella comunità degli sposati, le coppie vivevano tra loro come nella vita consacrata: spesso con lunghe astensioni, in capanne molto distanti tra i coniugi, partecipando alla vita coniugale, e in particolare al rapporto intimo, solo con l'intenzione di creare una discendenza sacra che avrebbe favorito l'arrivo del Salvatore. Vidi gli uomini prendere i pasti separati dalle loro mogli; solo quando l'uomo lasdava il tavolo, allora la donna prendeva il suo posto. Tra questa comunità di devoti coniugati c'erano i predecesson di Sant'Anna e altra santa gente. Geremia era in contatto religioso e spirituale con alcuni di questi ed in particolare con quelli che erano chiamati "i profeti minori". Tali profeti vivevano nel deserto, intorno alla Montagna di Do e sul Carmelo. In altre visioni ne vidi anche molti in Egitto, ma questo dev'essere accaduto successivamente all'epoca in cui vissero i progenitori di Anna. Ho visto anche molti Esseni scacciati dal monte Oreb per un periodo di tempo e poi riunirsi sotto nuove guide. Mi apparvero tra costoro i Maccabei. Gli Esseni ebbero una grande venerazione per Mosè, al punto tale da usare quale oggetto di culto devozionale un sacro lembo di stoffa tolto da una sua veste. Questo lembo era stato dato da Mosè ad Aronne ed era divenuto per loro una reliquia santa. In un'altra visione mi apparvero quindici Esseni che subivano il martirio in difesa di questo sacrario. Vidi anche com'era profonda la conoscenza dei santi misteri dell'Arca dell'Alleanza presso i loro profeti superiori. Quelli non sposati, del monte Oreb, riuscivano a conservarsi illibati ed emanavano un'aurea di indescrivibile purezza e religiosità. Avevano il compito di educare i fanciulli ad una profonda santità interiore. L'Ordinamento di questi Esseni era molto severo: non si poteva sperare di essere accolti nell'Ordine prima dei 14 anni; coloro che erano già stati esaminati preliminarmente con esito favorevole erano ammessi come neofiti a un anno di prova, poi dovevano superare due anni di noviziato per divenirne membri. I membri dell'Ordine non potevano commerciare per i loro bisogni, ma solo scambiare i prodotti del loro campo per lo stretto fabbisogno. Se qualcuno degli Esseni cadeva in un peccato grave veniva emessa una sentenza di esilio dal superiore. La guida spirituale riconosceva i simboli della colpa dagli Oracoli e poteva ben identificare il peccatore e scomunicarlo. Tale scomunica aveva un potere come quella che ebbe Pietro su Anania10. Per tutti i peccati minori gli Esseni ricevevano solo penitenze, come per esempio dovevano restare in piedi vestiti di una tunica rigida, le cui maniche immobili e allargate in forma crocifissa erano piene di spilli. Abitavano in celle naturali, cioè in piccole grotte sul monte Oreb. In una grotta più grande era stata costruita con intrecci di canne una sala in cui i religiosi si riunivano ogni giorno alla stessa ora, le undici, per mangiare. Vidi che ognuno aveva dinanzi a sé un piccolo pezzo di pane e un bicchiere. Dopo che il superiore aveva benedetto il pane, si mangiava. Poi tutti ritornavano nelle loro singole celle. In questa sala per il pasto comune si trovava pure un altare e sopra, coperti, c'erano pani benedetti, questi erano considerati come qualcosa di sacro. Io penso che poi venissero distribuiti ai poveri. Gli Esseni allevavano e addomesticavano molte colombe, che si cibavano sulle loro mani e con le quali avevano un'usanza rnisteriosa: dicevano qualcosa e subito le colombe si levavano in volo. Vidi anche che essi adoperavano la stessa funzione con i capretti che lasciavano andare nel deserto, dopo aver detto loro qualcosa. Ebbi la percezione che gli animali assumessero in se stessi i peccati di questa gente. Vidi gli Esseni recarsi al tempio, a Gerusalemme, tre volte all'anno. I sacerdoti sul monte Oreb pulivano e confezionavano i paramenti sacri. Li vidi prodigarsi nella cura degli allevamenti; dell'agricoltura e specialmente dell'orticoltura. Questa montagna era piena di giardini e alberi da frutta che stavano tra le capanne degli Esseni. La comunità non produceva la seta, occorrente per esempio per i paramenti sacerdotali, ma veniva scambiata con altri prodotti e smerciata a matasse. A Gerusalemme gli Esseni dell'Ordine avevano una loro zona particolare riservata per abitare e commerciare, così nel tempio avevano anche un proprio spazio separato dagli altri. A causa dei loro costumi severi, si attiravano l'avversione dei Giudei. Li vidi inviare molti doni per i sacrifici del tempio, per esempio giganteschi grappoli d'uva appesi a lunghe aste e portate da due uomini, come anche l'offerta di molti agnelli, non per farli uccidere, bensì per lasciarli correre liberi nei giardini del tempio. Non ho mai visto che gli Esseni compissero sacrifici cruenti per il tempio. Si recavano in questo luogo di preghiera con portamento molto serio, in spirito contemplativo, orazione, digiuno e penitenza; perfino preparati precedentemente da autoflagellazioni. Ma se qualcuno di questi non aveva espiato abbastanza per le sue colpe e commetteva l'errore di recarsi ancora carico di peccati al tempio e inoltrarsi fino al Santissimo, moriva improvvisamente. Quando sul cammino verso Gerusalemme gli Esseni incontravano qualche ammalato, oppure persone bisognose d'aiuto, interrompevano il viaggio per soccorrere costoro con tutte le cure del caso. Li vidi prodigarsi con guarigioni prodigiose. Questa gente raccoglieva soprattutto erbe medicinali e preparava bevande e lozioni per gli infermi. In un'altra visione ebbi chiaramente alcune immagini su delle persone dai lineamenti spirituali che adagiavano gli ammalati su una lettiera di erbe medicinali e li curavano con infusi di erbe e misture di fiori, oppure con l'imposizione delle mani sul capo e sulle differenti parti del corpo. Li ho veduti anche guarire in lontananza, in un modo meraviglioso. Solo tempo dopo appresi che costoro erano gli Esseni del monte Oreb.

I fiorellini di San Luca

Questa visione di Anna Caterina Emmerick è legata ad un episodio particolare che sarebbe opportuno spiegare dettagliatamente: la figlioletta del fratello della pia Emmerich era stata mandata da lei nell'inverno del 1820 da Coesfeld. La fanciulla si ammalò di convulsioni, dal tono forte e ripugnante, che si man?festavano in certe determinate ore della sera e spesso duravano fino a mezzanotte. Le pene della nipote, che dormiva proprio vicino a lei, portarono Suor Emmerick a comprenderne il motivo, come spesso fu capace di capire la provenienza delle malattie degli altri. Anna Caterina invocò il Signore, prostrata in ginocchio, affinché le fosse donata la grazia di essere messa a conoscenza di un rimedio adatto a guarirla; allora improvvisamente vide un fiore, a lei già noto per averne visti raccogliere da San Luca contro l'epilessia. In seguito alla precisissima descrizione di questo fiore fatta da Suor Emmerick, il dottor Wesener, suo medico curante, lo trovò nelle vicinanze di Dtilmen. La Veggente riconobbe subito i fiorellini con la pianta, comunemente chiamata "astranzina", appartenente alle specie di Cerastium arvense Linnaei oppure Holosteum caruophylleum veterum (specie di erbe con piccoli fiorellini bianchi). Rilevai poi che anche il libro antico sulle erbe medicinali "Tabermontantani" cita l'uso di questa pianta contro l'epilessia. Nel pomeriggio del 22 maggio 1821, in uno stato di sopore estatico, Suor Emmerick disse: "Mi è stato comunicato interiormente che dovrei far bere alla ragazza una pozione di Ruta graveoleus (che lei aveva già precedentemente adoperato) e tre fiori di questa pianta, il tutto spruzzato con acqua benedetta e ben spremuto; la ragazza deve bere il succo dalle mie mani. Questa comunicazione l'ho ricevuta per tre volte, non posso più attendere". Lo scrittore Clemente Brentano, desiderando che Caterina gli comunicasse qualcosa di più preciso su questo rimedio curativo, avvolse in una carta alcune erbette dei fiori medicinali come una reliquia e di sera applicò il mazzettino con uno spillo al suo farsetto. Lei si svegliò e subito disse: "Questa non è una reliquia ma un' astranzina". Con tutto ciò Suor Emmerich volle mantenere per tutta la notte l'astranzina appuntata al suo farsetto; la mattina del 23 maggio 1821, la Veggente così raccontò al "pellegrino ": "Ero stesa su un campo pieno di astranzine e vidi anche ogni specie di utilizzazione di quest'erba medicinale, poi udii una voce che mi disse: Se gli uomini venissero a conoscenza degli effetti curativi di questa pianta non sarebbe più tanto facile entrarne in possesso. Vidi pure diverse utilizzazioni di questi fiori già in un'epoca antichissima. Infine mi apparve un grandissimo campo dove Gesù sfamava cinquemila persone là accampate. Un po' più appartati, non lontani dalla massa di popolo, sotto una grande tettoia di foglie, vidi molti infermi distesi su giacigli fatti di fiorellini, i quali erano rivolti verso l'interno dei giacigli stessi, mentre gli steli e le foglie al contrario erano rivolte all'infuori. Vidi i poveri ammalati soffrire £on convulsioni e tremori, quasi tutti avevano sotto il capo questi fiorellini. Ai piedi gonfi di alcuni di loro, venivano applicati pure impacchi dei medesimi. Vidi perfino alcuni ammalati mangiarne e berne un infuso. I guaritori, o uomini di medicina, portavano una lunga veste di seta con la cintola. Prima di adoperare le erbe con i fiori vidi che queste venivano benedette dai sacerdoti. I fiori e la pianta che essi adoperavano, pur essendo della stessa specie che avevo usato, erano più delicati, con le foglie rotonde, più robuste e più succose. Questa pianta è molto rara e cresce su un suolo molto più fertile. Credo che venga detta comunemente "la consolazione degli occhi". La vidi presso Dernekamp e ne constatai le proprietà più forti dei fiorellini". Anna Caterina diede, come abbiamo già detto, alla fanciulla malata tre di questi fiorellini, la seconda volta cinque. Poi la Veggente disse della fanciulla: "Vedo la natura interiore di questa ragazza come un abito lacerato che esige una pezzuola per ogni buco".

Questi devoti praticavano il culto delle sacre reliquie dell'antichità che conservavano in stoffe pregiate di seta e di cotone. Erano le ossa dei profeti e dei figli d'Israele che erano periti in quelle zone. I sacri resti erano custoditi nelle nicchie con inferriate, costruite appositamente nelle caverne dagli Esseni del monte Oreb. La venerazione delle reliquie era assai profonda, i vasi con le erbe sempre verdi ne erano la testimonianza devozionale. Gli Esseni non ammogliati osservavano l'assoluta castità, le loro vesti erano lunghe e, anche se lacere, apparivano di un candore straordinario. Sembravano quasi creature angeliche pellegrine sulla terra. Sul monte Oreb appariva di tanto in tanto il supremo sacerdote per la celebrazione solenne, quando il suo paramento sacerdotale scintillava al sole, egli sembrava come avvolto in una veste di luce, in una nube di fuoco sacro. Ma appena egli si spostava, ed i raggi del sole non investivano più direttamente la lunga veste, allora essa si rivelava non più così lucente e magnifica svelando la povertà di quella gente. Quella veste sembrava senza taglio e fatta ad imitazione di quella del supremo pontefice di Gerusalemme. Era composta da Otto pezzi. Sul petto e sul dorso del sacerdote si mostrava uno scapolare: un'importante reliquia la cui tradizione si riportava a Mosè e ad Aronne che l'avevano portata sul petto nudo, poi trasmessa agli Esseni. Quando il capo spirituale del monte Oreb profetava, indossava sul torace nudo questo scapolare; la parte inferiore del corpo era cinta solo da una fascia. Lo scapolare era composto da un doppio triangolo intagliato superiormente con un foro all'altezza del collo. Aveva la forma di una chitarra senza manico, la stoffa era assai ruvida e sembrava fosse composta da capelli umani. Sul petto e sul dorso era trapunta una figura triangolare, vedevo anche delle lettere trapuntate con piccoli chiodi che terminavano in acuti uncini e tormentavano il petto del sacerdote. Precisamente non so cosa contenessero questi triangoli. Il supremo sacerdote degli Esseni, nelle grandi cerimonie e ricorrenze, indossava sullo scapolare una lunga camicia grigia di lana e al disopra la lunga veste bianca, che era allacciata da una cintura assai alta ed adornata di lettere. Intorno al collo portava una specie di stola. Mentre la parte anteriore era un po' più corta, la parte posteriore della lunga veste scendeva fino a terra con due campanelle alle estremità del lembo, le quali richiamavano il popolo a raccolta per il servizio divino mentre il sacerdote camminava. La barba del sacerdote scendeva sul bavero del collo della sacra veste, il quale era rigido e alto, appuntato da uncinetti. L'acconciatura del capo era come un turbante imbottito al cui centro si mostrava una piccola lamina d'oro guarnita di pietre preziose. Una piuma di seta era appuntata sul turbante.

Notizie intorno agli Esseni - Anche questa volta le visioni della Veggente di Dulmen vengono convalidate dalle ricerche degli storici e dei ricercatori: secondo le fonti dell'antichità, per esempio Flavio Giuseppe (Guerra giud., Il, 119161), Filone Plinio ed altri, consultate e raccolte dal Ricciotti (Op. cit. pag. 51 e 52), gli Esseni esistevano già nella seconda metà del Il secolo a.C. in vari luoghi della Palestina e particolarmente intorno al Mar Morto. Erano quattromila. Quest'associazione di religiosi era molto simile agli ordini monastici del Cristianesimo. Per esservi ammessi bisognava fare un noviziato di un anno, alla fine del quale si riceveva un battesimo; seguivano altri due anni di probandato, poi avveniva l'affiliazione definitiva mediante solenni giuramenti. Tra gli affiliati e i novizi esisteva gran differenza quanto a dignità e a purezza legale, tantoché se un novizio toccava per caso un affiliato, costui con traeva una certa impurità da cui doveva purificarsi. I beni materiali erano posseduti in perfetta comunità ed amministrati da ufficiali eletti a tale scopo; tutti lavoravano, specialmente nell'agricoltura, e i proventi andavano nel fondo comune. Erano proibiti il commercio, la fabbricazione di armi, la schiavitù. Il celibato era lo stato normale: il solo Flavio Giuseppe da notizia di un particolare gruppo di Esseni i quali contraevano matrimonio sotto condizioni speciali (Guerra giud., Il, 160161), ma il fatto non è ben certo, e ad ogni modo non sarà stata che una limitata eccezione alla norma comune, secondo Plinio, gli Esseni sono una "gens in qua meno nascitur" (in Natur. hist., v, 17). Questa mancanza di procreazione faceva sì che accettassero a scopo di proselitismo anche fanciulli come probabili candidati all'associazione. La giornata era divisa fra il lavoro e la preghiera. Di prima mattina una preghiera comune era rivolta al sole. I pasti, consumati in comune, avevano un carattere di cerimonia sacra perché erano presi in un luogo speciale e dopo aver praticato particolari abluzioni e indossato abiti sacri, inoltre erano preceduti e seguiti da particolari preghiere; i cibi, semplicissimi, erano preparati da sacerdoti secondo regole speciali. In tutta la giornata si osservava abituale silenzio. Il rispetto per il riposo del sabato era di un rigore singolare: tanto che per questo rispetto, come pure per un accresciuto riguardo alla purezza legale, in detto giorno non si soddisfaceva alle necessità corporali maggiori. Per Mosè si aveva somma venerazione e chi ne bestemmiava il nome era punito con la morte. Di sabato si leggeva in comune la Legge di lui, e se ne davano spiegazioni; ma oltre ai libri di Mosè, l'associazione usava altri libri segreti, che erano studiati ugualmente durante la consacrazione del sabato. D'altra parte non tutte le prescrizioni di Mosè erano praticate, al tempio di Gerusalemme gli Esseni inviavano offerte di vario genere, ma non sacrifici cruenti di animali. Salvo il giuramento per l'affiliazione, ogni sorta di giuramento era rigorosamente proibito; ci si dice infatti: "Ogni loro detto ha più forza d'un giuramento"; ma dal giurare 5 'astengono considerandolo peggiore dello spergiuro, giacché dicono che risulta già condannato colui che non è creduto (Guerra giud., Il, 135). È probabile che nelle consuetudini degli Esseni e nelle loro dottrine, il cui fondo principale proveniva certamente dal patrimonio ebraico, si fossero infiltrati elementi stranieri: tali ad esempio la dottrina loro attribuita della preesistenza delle anime, ignota all'ebraismo, e la pratica del celibato mai tenuto in onore presso gli Ebrei. Ma la precisa provenienza di questi elementi non ebraici rimane dubbia, nonostante le molte congetture che si sono fatte in proposito. Sembra che gli Esseni esercitassero un'influenza scarsissima sul restante del giudaismo contemporaneo, dal quale erano segregati anche materialmente da tante norme di vita pratica. Essi dovevano apparire come un "hortus conclusus", che si ammirava volentieri ma rimanendone al di fuori; tuttavia, oltre a coloro che entravano stabilmente nell'associazione, v'erano taluni che ne seguivano solo per qualche tempo il tenore di vita, mossi da un vago desiderio ascetico, come narra d'aver fatto nella prima giovinezza Flavio Giuseppe (Vita, 1012). Di questioni politiche gli Esseni ordinariamente non si occupavano, mostrandosi ossequenti verso le autorità costituite. Tuttavia nella grande rivolta contro Roma, alcuni di essi si lasciarono vincere dall'entusiasmo e presero le armi: un Giovanni Esseno è ricordato con funzioni di comando tra i Giudei insorti (Guerra giud., Il, 567; III 11, 19). Dai vincitori Romani essi ebbero a soffrire gravissimi tormenti (ivi, lì, 152-153), ma non per questo violarono i giuramenti della loro associazione. Dopo qualche tempo scomparvero del tutto dalla storia. È da ricordare che importanti scoperte relative agli Esseni sono state fatte dal 1947 in poi a Khirbet Qumran, lungo le sponde settentrionali del Mar Morto: le scoperte hanno portato alla luce l'insediamento principale degli Esseni con molto materiale archeologico, compresi scritti (biblici, essenici, profani, ecc.).

3 - La nonna di Anna si consulta con il profeta del monte Oreb. L'approssimarsi della nascita della Santa Vergine Maria

Una visione mi portò alla conoscenza di Chariot; era un Esseno dedito ad una vita contemplativa e di espiazione. Aveva la sua dimora nelle vicinanze di Gerico e visse circa cento anni prima di Gesù Cristo Redentore. Vidi poi che gli Esseni avevano un modo di vivere molto austero e misurato: essi mangiavano per la maggior parte solo la frutta che cresceva nei loro giardini. Anche Arcos mangiava della frutta amara e gialla. Il vecchio profeta del monte Oreb, guidò gli Esseni per novant'anni. Sembra strano che questo veggente abbia profetizzato sempre la nascita di creature di genere femminile e che i progenitori di Anna e quest'ultima stessa ebbero per la massima parte una discendenza femminile. Vidi la nonna di Anna consultano in merito alle sue nozze. Sembra che questo profeta rivolgesse tutte le sue preghiere e devozioni a Dio, affinché benedicesse le pie madri dalle quali sarebbe discesa la famiglia della Vergine Maria, la Madre del Salvatore, e le famiglie dei servi e dei discepoli di Gesù Cristo. Anche il luogo di preghiera e dei vaticini del profeta era situato sul monte Oreb, nella grotta che era stata la dimora di Elia. Questa grotta era posta lungo una salita sul Monte e vi si accedeva per un'entrata scomoda, dopo aver disceso alcuni gradini naturali scavati nella roccia. Arcos ci andava sempre solo. Quando il profeta si recava in questo luogo assumeva lo stesso significato del supremo sacerdote del tempio quando si recava nel Santissimo, poiché nella grotta di Elia si trovava il Santissimo degli Esseni. In questo posto erano celati alcuni misteri sacrali, che non si possono svelare e perciò non posso nemmeno ricordare. Spiegherò poi quello che è nelle mie possibilità. Come dissi, ebbi una visione nella quale la nonna di Anna, prossima alle nozze, si recò dal profeta Arcos per avere un consiglio. Questa pia donna abitava nel deserto, a Mara, con la sua famiglia che faceva parte della comunità degli Esseni coniugati e aveva in questo luogo dei beni. Udii una voce che mi disse il nome di questa antenata: Moruni o Emorun. La voce mi disse che significava "buona madre" o "sublime madre " Quando giunse il tempo per prendere marito, furono in molti a chiedere la sua mano, ed ella si recò sul monte Oreb per consultare il supremo sacerdote, affinché l'aiutasse nella scelta consultando gli Oracoli. Le donne potevano parlare in udienza privata con il sacerdote solo attraverso un'inferriata, in un angolo riservato nella grande sala delle adunanze. Vidi Archos, con addosso i sacri paramenti, salire molti gradini, e giunto alla cima del Monte ne discese altri che lo condussero alla soglia deUa grotta di Elia. Entrò e chiuse dietro di sé la piccola porta della caverna. L'interno, ordinato e riempito di sacri arredi, era immerso in una luce crepuscolare con venature azzurre. Alcuni vasi contenevano delle erbe basse dalle proprietà terapeutiche e miracolose. Saranno le stesse che cresceranno e si rinvigoriranno al passaggio del lembo della veste di Gesù Io conosco quest'erba, cresce anche presso di noi, sebbene di costituzione più debole. Serviva alle rivelazioni profetiche di Archos perché col fiorire o con l'appassire forniva gli indizi negativi o positivi degli Oracoli. Il simbolismo è chiaro. Tra queste erbe vidi un piccolo alberello con le foglie giallicce rivolte in alto a forma di spirali. Alla mia vista interiore apparvero tante piccole immagini sulle foglie dell'alberello, mi sembrò che fosse il tronco di Jesse~5 o l'albero genealogico che mostrava quanto fosse vicina la venuta della Madre di Dio. Archos teneva sempre nelle mani il bastone di Aronne, particolarmente quando pregava nella grotta di Elia. Lo vidi con questo bastone durante il vaticinio del matrimonio dei progenitori della Santa Vergine. Egli chiese alla divina Provvidenza se il matrimonio contribuisse positivamente alla venuta del Messia, allora il bastone fiorì alcuni virgulti e fu chiaro che, secondo la volontà di Dio, la specie doveva continuare in quella direzione. Vidi Archos che, osservando in che modo si sviluppavano i virgulti, profetava, interpretando quel vivo simbolismo. Gli Esseni possedevano pure un'altra preziosa reliquia nella caverna di Elia sul monte Oreb; era una parte del più sacro segreto dell'Arca dell'Alleanza. Il sacro oggetto era celato da un velo nell'Arca. Solamente i più santi sacerdoti e profeti ne conoscevano il mistero. Questa reliquia era un mistero divino che preannunciava la venuta della Santa Vergine piena di grazia, nella quale per volontà dello Spirito Santo si sarebbe incarnato il Verbo fattosi uomo. Gli Esseni conservavano parte di quella santissima reliquia in un calice lucente fatto di pietre preziose; prima della schiavitù babilonese era stata custodita nell'Arca dell'Alleanza. Vidi che da questo sacro calice crescevano talvolta dei piccoli fiori. Archos pregò rivolto verso un'apertura in alto da dove entrava la luce, poi si gettò a terra col viso rivolto al suolo. In questo momento Archos aveva ricevuto un'estasi e una rivelazione profetica: egli vide crescere sotto il cuore di Emorum, che gli aveva domandato consiglio, un bastone di rose con tre rami, ciascuno dei rami portava una rosa. La rosa del secondo ramo era ornata di una lettera, credo che fosse la N o la M. Il sacerdote poi vide un Angelo che scriveva delle lettere, potè leggere e capirne subito il significato. Subito dopo uscì dalla caverna ed annunciò alla progenitrice di Anna, la quale lo aveva interrogato, che si sarebbe maritata col sesto pretendente al matrimonio e avrebbe partorito una bambina eletta da Dio, contraddistinta da un segno. Emorum infatti sposò Stolano, che era anch'egli un Esseno ma non di Mara, dopo il matrimonio assunse il nome di Garescha o Sarzirius. Stolano ed Emorum ebbero tre figlie: Ismeria, Emerenzia e Enue. La famiglia si trasferì da Mara a Ephroa. Ho visto Ismeria diventare la madre di Sant'Anna, e non Emerenzia come fu detto da alcuni. Emerenzia invece sposò Aphras o Ophras, un levita. Dalla coppia nacque Elisabetta, la madre di Giovanni il Battista. Un'altra figlia si chiamò Enue come la zia, e all'epoca della nascita di Maria Santissima era già diventata vedova. La figlia primogenita di Ismeria e di Eliud si chiamava Sobe ma, siccome in questa fanciulla non si era manifestato il segno della promessa, la coppia ne era assai afflitta e perciò i coniugi si recarono dal profeta del monte Oreb. Archos li consigliò di pregare, di offrire sacrifici, e supplicare insistentemente Dio. Ismeria rimase sterile per diciotto anni poi fu di nuovo benedetta da Dio, che le diede una visione notturna: vide un Angelo scrivere sulla parete vicino al suo letto la lettera "M". Quando la coppia si svegliò scorse il segno realmente sulla parete. Dopo nove mesi Ismeria diede alla luce Sant'Anna che portava la lettera sul petto. A cinque anni la bambina fu inviata alla scuola del tempio, come farà anche Maria. Dodici anni dopo ritornò a casa e trovò una sorellina di nome Maraha. Un anno dopo Ismeria si ammalò gravemente. Dal letto di morte diede alcune istruzioni e ammonizioni ai suoi parenti, raccomandò loro Anna, come futura madre della famiglia. Infine volle parlare solo con Anna, la consigliò di sposarsi e di lasciarsi guidare dal profeta del monte Oreb; le raccomandò di prepararsi a divenire un vaso della Grazia divina. Poi lasciò questo mondo. I genitori di Anna erano ricchi, ma donavano moltissimo ai bisognosi e tenevano per loro solo una piccolissima parte. Li avevo già visti, insieme a devoti e religiosi, portare l'Arca dell'Alleanza, la quale emanava una luce maestosa che presagiva il prossimo evento delle sacre nascite di Sant'Anna e della Santa Vergine Maria. Sobe, la sorella maggiore di Anna, si maritò con un certo Salomone e generò due figli: Eliud e la figlia Maria Salome, la quale si sposò con Zebedeo e partorì Giacomo il Maggiore. Anna aveva ancora una terza sorella, molto povera ma che era molto saggia. Sant'Anna era nata a Betlemme, tempo dopo i suoi genitori si erano trasferiti a Sephoris poco distante da Nazareth. Essi avevano poderi e terreni nella valle di Zabulon. Dopo la morte della consorte, il padre della Santa decise di ritirarsi in questo podere con il resto della famiglia. Così entrò in amicizia con i genitori di Gioacchino, della tribù di David. Il padre di Gioacchino, che pure si era stabilito da tempo in quella valle, si chiamava Matthat ed era il fratello minore di Giacomo, il padre di San Giuseppe. Sebbene Anna non fosse bellissima, sembrava la più bella tra le altre ragazze. Semplice ed innocente. Sua figlia, Maria Santissima, sarà la più bella di tutte. Anna si conservò per tutta la vita semplice ed innocente. Non voleva prendere marito e rifiutava tutti i giovani che la chiedevano in sposa. Ne aveva subito allontanati almeno sei. Secondo la tradizione di famiglia e la volontà di sua madre, Anna si recò a chiedere consiglio agli Esseni e seppe che era giusto che sposasse un certo Gioacchino; lei però non lo aveva mai conosciuto e mai ne aveva sentito parlare. Quando il padre di Anna si trasferì nella valle di Zabulon, Matthat chiese la mano di Anna per conto di suo figlio. Così avvenne che la futura madre di Maria Santissima conobbe Gioacchino. Questi era un giovane molto pio ma non era bello, e San Giuseppe non era più tanto giovane, però era molto più bello di lui. Il modo di chiedere moglie era semplice: accomodata la cosa con i genitori, si faceva la promessa nella sinagoga del paese. il sacerdote pregava sul santo luogo dove erano i sacri Libri della Legge, mentre i genitori pregavano a casa loro. Poi il sacerdote accettava la dichiarazione degli sposi, i loro patti e le loro intenzioni. Il giorno seguente venivano congiunti con numerose cerimonie che si svolgevano all'aperto. Quando Anna si sposò aveva circa diciannove anni. Un solo sacerdote assistè alla cerimonia. Essi andarono ad abitare a casa di Eliud, il padre di Anna, la cui casa era poco distante da Sephoris; vi abitarono per sette anni. Il loro aspetto era chiaramente ebraico, ma lasciava intravedere tratti somatici fini ed insoliti. La serietà e la compostezza che sprigionava dal loro atteggiamento e dai costumi di vita erano assai rari. Nonostante fossero giovani, mostravano una maturità e una saggezza da persone più che anziane. Come i loro antenati, essi donavano quasi tutti i loro averi al tempio, ai poveri e ai parenti bisognosi; vivevano con molta temperanza, donando il superfluo ai più bisognosi. Vidi spesso che quel poco che la coppia tratteneva per sé, dopo poco si moltiplicava per essere diviso ancora. Per questo da ragazza pensavo che chi dà, riceve sempre il doppio. In ogni occasione parlavano con grande ansia dell'attesa del Messia. Spesso li vedevo, insieme ad amici e parenti, seduti al suolo in cerchio, parlare di cose sante. Tra i parenti bisognosi vidi alcuni malvagi che, invidiosi ed arroganti, chiedevano solo doni. Nonostante quest'atteggiamento, costoro ricevevano molto e venivano trattati bene. A causa di una disgrazia in famiglia, Anna partorì una bambina prematuramente, non era quella dell'antica Promessa perché non ci furono i segni. Sant'Anna ritenne per questo di aver peccato e temendo che fosse stata la conseguenza del castigo di Dio, divenne molto triste. Malgrado ciò furono felici per la nascita della fanciulla che venne chiamata Maria. Essi amarono questa bambina ma, non avendo ricevuto il tanto atteso santo frutto, erano contemporaneamente inquieti e tristi. Vissero in reciproca astinenza e penitenza per un lungo periodo di tempo. Anna diventò sterile e ritenendo ciò come conseguenza dei suoi peccati, aumentò le sue opere buone. Vidi le sue preghiere solitarie e gli sposi vivere divisi per molto tempo. Le loro offerte al tempio furono quasi raddoppiate. Decisero di vivere in solitudine per guadagnarsi di nuovo la benedizione di Dio, allora lasciarono la casa del padre Eliud e si recarono in un podere nei dintorni di Nazareth, un lascito dei genitori di Gioacchino. I parenti. di Anna prep ararono tutte le cose occorrenti: divisero il gregge, sortirono le stoffe, impacchettarono i vasi fragilissimi, e le tante altre cose che occorrono alla partenza definitiva di una famiglia che è vissuta sette anni in una stessa casa con i parenti. Vidi i parenti dare in una borsa alla coppia in partenza un piccolo oggetto, ma pesante, simile ad un pezzo di metallo prezioso. Quando tutto fu pronto, Anna e Gioacchino presero commiato da quella brava gente con profonda commozione. Il corteo di servi e ancelle che spingevano avanti il bestiame, si mosse per primo, seguito da Anna e Gioacchino seduti sugli asini. Nella colonna, tra la polvere alzata dai buoi, gli asini e le pecore, scorsi pure il viso di Maria Heli, la prima figlia di Anna, dell'età di circa cinque o sette anni. La nuova abitazione si trovava a circa un'ora di cammino da Nazareth e si erigeva su una collina circondata da prati, era tra la valle di Nazareth e quella di Zabulon. La casa era fatta di pietra. Più avanti si erigeva una tettoia e le stalle per il bestiame, non lontani si trovavano gli alloggi della servitù. Vicinissimo alla casa vidi un albero molto strano, era grandissimo e i suoi rami scendevano fino a terra, mettevano radici e spuntavano da queste nuovi alberi più piccoli. L'interno della casa aveva la struttura di una chiesa non tanto grande, era suddiviso molto bene in numerose stanze con pareti mobili, fatte di intrecci di vimini, che non giungevano fino al soffitto, le pareti erano alte poco più di una persona. C'era la grande sala del banchetto e un'antisala, alcune separazioni di vimini potevano servire all'occorrenza per formare piccolissime stanze da letto per numerosi ospiti, per esempio in occasione di un grande banchetto nuziale di più giorni. Al centro della casa si trovavano quattro stanze da letto a destra e quattro a sinistra, tutte erano formate con lo stesso sistema delle pareti di vimini. Dalle medesime si penetrava nella terza parte della casa, la posteriore, che finiva con la forma di mezzo cerchio come il coro di una chiesa. Al centro di questo spazio si trovava il grande focolare davanti al quale al soffitto era appeso un candelabro con cinque candele. Dietro al focolare alcuni arazzi coprivano ancora due locali: quello in cui la famiglia pranzava e il luogo di preghiera e di meditazione, l'oratorio. Fuori della casa c'era un giardino meraviglioso con un bel frutteto, dietro apparivano i campi di grano e un grande bosco che si estendeva fino ai piedi di un monte. Quando la pia famiglia giunse nella nuova dimora trovò tutto in ordine perché la servitù aveva già provveduto ad organizzare e pulire la casa. I servi furono di grande aiuto, erano coscienti e intelligenti, come lo era la servitù in quell'epoca. In poco tempo tutto fu in ordine ed ebbe inizio la nuova vita. Vidi i membri della famiglia spesso seduti in cerchio sul tappeto con altre persone mentre discorrevano della santa attesa. Essi continuavano a donare buona parte dei loro averi ai poveri e al tempio mentre ritenevano solo la parte minore e peggiore di tutte le loro sostanze. Miracolosamente, quanto più li vidi donare gran parte del raccolto e delle mandrie, tanto più tutto si moltiplicava improvvisamente. Spesso vidi dormire Anna e Gioacchino in stanze separate. Vivevano nella più grande continenza e spirito di abnegazione. Vidi Gioacchino pregare mentre pascolava le pecore e gli agnelli. La tristezza di questa coppia andava sempre aumentando perché Anna era sterile da diciannove anni, da quando era nata la loro prima figlia. Sebbene lei si vergognasse di non essere feconda, era fiduciosa nella venuta del Messia per mezzo di qualche sua parente. La gente cattiva del vicinato parlava male di loro perché non avevano altri figli. Anna frattanto si sforzava con Gioacchino di raggiungere una sempre maggiore purezza. Vidi Gioacchino, di costituzione piccola e robusta, recarsi a Gerusalemme col bestiame destinato al tempio. Anna era divenuta molto debole e infossata nelle guance, che però mantenevano il colore roseo.

4 - Gioacchino, disprezzato nel tempio, ritorna al suo gregge

Passarono così molti anni invocando la benedizione del Signore sulla loro unione; Gioacchino si approssimava ad offrire un ennesimo sacrificio al tempio. Alcuni giorni prima di quest'offerta, la coppia si era ritirata in orazione rivestita di dolorosi cilici. L'ultima notte in particolare rimasero prostrati al suolo. All'alba, Gioacchino si incamminò con i suoi servi verso il tempio: portavano colombi, uccelli di varie specie, agnelli ed altre cose da sacrificare e offrire a Dio. Li vidi su un prato verde grandissimo che si trova a mezza strada tra Betania e Gerusalemme, sul quale vidi in altre occasioni anche Gesù. Prima di entrare nel tempio lasciarono i loro asini nelle stalle adiacenti, vicino al mercato del bestiame. Il gruppo salì le scale e varcò la soglia del sacro luogo. Mentre i servi consegnavano le vittime, Gioacchino attraversò le diverse sale del tempio, anche quella dove si trovava il bacino dell'acqua in cui si lavavano tutte le vittime prima del sacrificio. Poi attraversò un lungo corridoio ed entrò in una sala posta alla sinistra dello spazio dell'altare su cui ardevano le vittime, dove c'era la tavola del pane di propiziazione ed il candelabro dalle sette braccia. In questo luogo vidi come Gioacchino fu messo alla prova dal sacerdote Ruben, il quale disprezzò i doni sacrificali del pio uomo gettandoli in un canto e non mettendoli con gli altri in mostra sotto le inferriate sul lato destro della sala. Inoltre Ruben rimproverò Gioacchino dinanzi a tutti gli astanti a causa della sua infecondità. Il pover'uomo si mise per la vergogna in un angolo in cui vi era uno steccato chiuso da sbarre. Poi se ne andò addolorato riprendendo la via del ritorno. Passando per Betania, nella zona di Machàrus, si recò ad una riunione di Esseni per rinvigorirsi alle loro parole e ricevere consigli e consolazione. In questa stessa casa vivrà il profeta Manachem che predisse ad Erode i suoi misfatti. Poi Gioacchino, passando il Giordano, si ritirò tristemente sul monte Hermon, che da un lato è illuminato dal sole, verdeggiante e coperto di alberi rigogliosi di frutta, mentre dall'altro lato è ricoperto di neve. Sull'Hermon Gioacchino aveva un gregge di pecore. era il più lontano dalla sua abitazione.

5 - Anna accoglie l'annuncio della fecondità e si reca al tempio. L'Angelo del Signore scrive il nome "Maria"

Gioacchino non fece sapere ad Anna che si era ritirato sull'Hermon. Dopo l'offesa al tempio, egli si sentiva frustrato ed afflitto al punto che non poteva parlare con nessuno e non voleva mostrarsi nemmeno a sua moglie. Anna seppe da altre persone della vicenda del tempio e si senti profondamente rattristata. Vidi la pia donna piangere col volto chinato al suolo e fortemente preoccupata perché non sapeva dove era finito Gioacchino. Egli restò per cinque mesi presso il suo gregge ritirato in questo modo. Una sera Anna ebbe un alterco con una sua ancella che voleva recarsi alla festa dei Tabernacoli. Per vari motivi fu costretta a rimandare quest'ancella a casa dei genitori. Inviperita per l'affronto, la serva le rinfacciò la sterilità e l'abbandono del marito. Dopo quest'offesa, Anna si senti malissimo e si ritirò nelle sue stanze a meditare e a bussare alla porta di Dio. In seguito a queste preghiere, seguendo la voce Celeste, andò in giardino e, avvolgendosi interamente in un ruvido panno che le copriva pure la testa, si pose sotto il grande e strano albero che formava una specie di pergolato. Accese una lampada, appesa in una specie di cassetta fissata all'albero, e si dispose a leggere delle preghiere scritte su un papiro. I rami di quest'albero grandissimo cadevano fin sul terreno e sul muro circostante e vi mettevano perfino radici. Queste radici producevano nuovi rami, che a loro volta cadevano al suolo e facevano crescere altri rami; così si era formato un lunghissimo viale di pergolati. Quest'albero era molto raro, era della stessa specie di quello del frutto proibito del Paradiso terrestre. Produceva della magnifica frutta che pendeva dai rami, credo che fossero grandi pere assai succose. Le foglie poi erano grandissime, direi quasi enormi, della stessa fattezza di quelle che usarono Adamo ed Eva per coprirsi dopo il peccato. Gli Ebrei adoperavano le foglie specialmente in occasione della festa dei Tabernacoli per adornare le pareti, disponendole a scaglie. Anna, seduta sotto l'albero, s'immerse in una preghiera profonda e pregò Dio, che se anche l'avesse condannata alla sterilità, almeno le facesse ritrovare Gioacchino. Mentre pregava in questo modo, scese dalla sommità dell'albero un Angelo di Dio che le apparve improvvisamente e le annunciò che l'Onnipotente avrebbe esaudito tutte le sue suppliche e le avrebbe dato tutto quanto abbisognava. Infine la esortò a recarsi al tempio con due ancelle e a portarvi un sacrificio di due colombe. Le annunciò che avrebbe incontrato Gioacchino sotto la "porta d'oro", poiché anch'egli era stato avvertito che era entrato nella grazia del Signore. Poi le disse che presto avrebbe saputo il nome della figlia che era prossima per volontà celeste. Subito dopo l'Angelo scomparve. Anna si senti riempita di grazia, e colma di gioia, ringraziò Dio onnipotente e misericordioso. La pia donna rientrò subito nelle sue stanze in uno stato di felicità estatica. Vidi che, dopo essersi svestita, si avvolse dalla testa ai piedi in un lenzuolo molto ampio. Quindi si mise a letto, pregò e si sdraiò sul fianco destro. Dormi alcune ore, improvvisamente un Angelo luminoso scese su di lei, mentre tutta la stanza fu avvolta da una luce potente. Vidi che l'Angelo stese su di lei la mano e scrisse sulle grandi pareti luminose il nome "Maria". Poi la santa presenza scomparve nella luce. Anna era rimasta come rapita in un sogno estatico. Ripresa conoscenza si sedette sul letto e pregò fervidamente; poi ricadde in un sonno profondo. A mezzanotte, come per una chiamata interiore, Anna si svegliò e vide con immensa gioia del cuore, lo scritto alla parete. Erano come grandi lettere rosse, dorate e luminose; Anna le contemplò fino all'alba, quando disparvero con il fascio luminoso. La santa Donna era divenuta bellissima e sembrava ringiovanita, la visita dell'Angelo e il nome di sua figlia l'avevano rigenerata nelle più intime profondità del cuore. Vidi che Anna era divenuta un vaso per contenere la volontà di Dio, la donna scelta per essere la madre della Santa Madre era stata trasformata in un tabernacolo vivente e miracoloso per accogliere e custodire degnamente una tale santità. Credo che Anna avesse a quel tempo quarantatre anni. La futura madre di Maria, riempita di spirito e di santità, si alzò, accese la lampada, pregò e preparo il suo viaggio verso Gerusalemme con i doni sacrificali. Quella mattina tutta la casa sembrava più luminosa e la servitù si dimostrava inebriata da una gioia meravigliosa, sebbene nessuno avesse appreso la notizia o avesse visto apparire l'Angelo.

6 - Gioacchino consolato dall'Angelo si reca ancora una volta al tempio con nuove offerte sacrificali

Vidi Gioacchino sul monte Hermon in grande tristezza mentre si preparava per la festa dei Tabernacoli. I pastori, suoi dipendenti, non sapevano della sua storia e non sospettavano nemmeno il motivo per cui egli si era ritirato sul monte vicino al Giordano. Guardava i capretti saltellare vicino alle loro mamme e si rattristava pensando che non poteva aver mai più figli. Mentre pregava e si sentiva scoraggiato di recarsi come al solito a Gerusalemme per l'offerta al tempio, gli apparve l'Angelo che lo consolò, esortandolo ad andare al tempio poiché le sue offerte questa volta sarebbero state ben accolte e le sue preghiere esaudite. Egli si sarebbe congiunto con la sua sposa sotto la "porta d'oro" del tempio. Allora vidi Gioacchino illuminarsi dalla gioia e suddividere il gregge in tre parti: la minore per lui, la migliore agli Esseni e la più bella parte, quella scelta con accuratezza, la inviò al tempio per mezzo dei suoi servi. Egli giunse a Gerusalemme il quarto giorno della festa dei Tabernacoli e si diresse subito al tempio. Nello stesso giorno arrivò anche Anna e andò ad alloggiare presso i parenti al mercato del pesce. Quando Anna e Gioacchino si incontrarono sotto la "porta d'oro" era l'ultimo giorno della festa. Entrambi si riempirono di luce. Vidi come questa volta i sacerdoti accolsero bene le offerte del sant'uomo, addirittura alcuni di essi gli andarono incontro nel vestibolo appena egli fu annunciato. La sua offerta sacrificale al tempio di Gerusalemme consisteva in due agnelli e tre animali graziosi, credo che fossero capretti. Molte persone che lo conoscevano si complimentarono con lui per la buona accettazione dei suoi doni sacrificali. Vidi il tempio tutto aperto e luminoso a causa della festa, era adornato di ghirlande di foglie e frutta, una capanna di frasche veniva addobbata dove c'erano otto colonne ancora libere. Gioacchino percorse la stessa via dell'ultima volta e vide le sue bestie uccise e bruciate sull'altare sacrificale del tempio. Qualcosa di queste vittime era stato già bruciato a destra del vestibolo, vicino alla grande cattedra. Vidi i sacerdoti nel Santo tenere un sacrificio incruento con l'incenso odoroso. Furono anche accese le sette candele nei sette bracci del candelabro d'oro, ma non contemporaneamente. Ho visto spesso infatti che le candele disposte nel candelabro vengono accese in momenti particolari e non tutte insieme, poiché ogni braccio ha il suo significato particolare. Quando il sacrificio fu consumato e sali al cielo vidi un raggio di luce scendere sui sacerdoti nel Santo e, contemporaneamente, Gioacchino, che era fuori nella sala, fu anch'egli riempito della medesima luce. Seguendo un comando celeste vidi due sacerdoti dirigersi improvvisamente nella sala dove si trovava il pio uomo, lo presero e lo portarono con loro attraverso le sale laterali fino all'altare d'oro dei sacrifici odorosi. Il sacerdote allora sciolse sull'altare una miscela di ingredienti che appartengono alla tradizione religiosa Giudea dei sacrifici odorosi quotidiani. Da questo mucchio di erbe aromatiche si alzò un odore acre e penetrante, che dall'incensiere d'oro dell'altare dei sacrifici raggiunse il vestibolo del Santissimo. Poi i sacerdoti se ne andarono, lasciando Gioacchino solo nel Santo. Mentre il sacrificio odoroso si consumava, egli rimase prostrato in ginocchio con le braccia aperte e sollevate in stato di profonda adorazione. Improvvisamente calò su lui la figura di un Angelo avvolta in un fascio di luce radiosa che gli diede un foglietto sul quale lessi tre nomi scritti con lettere luminose: Elia, Anna, Myriam. Vicino a quest'ultimo nome vidi l'immagine di una piccola Arca dell'Alleanza oppure di un Tabernacolo. Gioacchino depose con cura questo foglietto sul petto, sotto la sua veste. L'Angelo gli disse che la sua infecondità del momento si sarebbe rivelata per lui una gloria e non una vergogna poiché l'attesa avrebbe presto fruttificato quello che la sua sposa doveva accogliere: il Frutto immacolato della Benedizione Divina, la massima benedizione di Abramo. Siccome Gioacchino non poteva comprendere quanto gli diceva l'Angelo, quest'ultimo lo guidò dietro una tenda non lontana dall'inferriata del Santissimo. Vidi poi l'Angelo avvicinarsi all'Arca dell'Alleanza e prendervi qualcosa che diede al sant'uomo. Era una sfera luminosa o un cerchio di luce, l'Angelo gli ordinò di alitarci sopra e guardare. L'alitare di Gioacchino produceva delle immagini nel cerchio di luce, egli le guardava con meraviglia e silenziosa devozione. Il suo alito non rendeva opaca la sfera. L'Angelo allora gli disse: "Come è rimasta pura questa sfera dal tuo alito, così verrà accolta la bambina da Anna". L'Angelo allora innalzò la sfera di luce nell'aria ed io vidi, attraverso un apertura laterale della medesima, susseguirsi un carosello di immagini sacre e di simboli: dalla caduta fino alla redenzione dell'umanità. L'una dopo l'altra, si susseguirono le molteplici immagini relative allo sviluppo dell'umanità. Furono talmente numerose che le ricordo solo confusamente. Ricordo però che su tutte le immagini si stagliava la Trinità, sotto e dilato vedevo il Paradiso. Vidi Adamo ed Eva, il peccato, la promessa della redenzione, e così tutte le immagini legate alla Promessa: Noè, il diluvio, l'Arca, la Benedizione di Abramo, la tradizione della Benedizione che si trasmetteva al primogenito, da Abramo a Isacco, da Isacco a Giacobbe; poi vidi quando la Benedizione venne presa da Giacobbe e quest'ultimo lottare con l'Angelo; indi mi fu mostrato come essa raggiunse Giuseppe in Egitto e come entrò in lui e nella sua sposa in un'altissima solennità spirituale. Vidi pure le reliquie di Giuseppe e Asenet, sua moglie; e come, per mezzo di Mosè, il sacrario della Benedizione venne portato fuori dall'Egitto e divenne il Santissimo dell'Alleanza, la sede del Dio vivente tra i suoi popoli. Vidi ancora il servizio e la condotta del popolo di Dio in relazione al Sancta Sanctorum e il succedersi della santa generazione che avrebbe procreato la Santa Vergine e il Salvatore; la loro presenza eterna nella storia del mondo e dei profeti. Vidi tutto questo, roteare in una giostra di immagini simboliche all'interno del cerchio di luce, e anche sotto e sopra di esso: grandi città, torri, palazzi, troni, portoni, giardini, fiori e tutte le immagini e i simboli collegati armonicamente tra loro da fasci di luce. Tutto era però turbato e minacciato da animali feroci e da figure orrende. Queste fiere mostruose simbolizzavano i molteplici turbamenti e le lotte attraverso le quali si sviluppava la stirpe della Santa Vergine, da cui Dio si farà carne per divenire uomo. Mi ricordo di aver visto anche un magnifico giardino circondato da una fitta siepe di spine la quale era ricolma di serpenti e di altri animali ripugnanti. Essi non riuscivano a penetrare nel luogo meraviglioso, nonostante l'assediassero e facessero di tutto per invaderlo. Vidi anche una torre attaccata da tutte le parti da guerrieri che poi, una volta conquistata, precipitavano da essa. Vidi molte immagini e simbolismi in stretta relazione con la storia della Santa Vergine e i suoi progenitori; i passaggi e i ponti, che tutto collegano, significano la vittoria sui turbamenti e sugli ostacoli alla salvezza.

"Vedo una carne pura e un sangue purissimo che erano stati offerti dalla misericordia di Dio per la salvezza dell'umanità. Questa carne e questo sangue entrarono, disperdendosi, nel torrente oscuro del mondo terreno, in quel torrente che tendeva sempre più a straripare e ad intorbidirsi. Intanto, per mezzo delle innumerevoli grazie di Dio e delle fedeli devozioni offerte dagli uomini, con immensa fatica furono ritrovati gli elementi dispersi di questa carne e questo sangue ed uscì, finalmente, fuori dal torrente placato, la Santa Vergine dalla quale il Verbo si è fatto carne ed ha abitato tra noi".

Tra quello che vidi nella sfera di luce c'erano anche le immagini che conosco da tempo, esse si riferiscono alle Litanie lauretane; quando prego la Madonna con queste Litanie le contemplo con la vista del cuore. Come ho detto, le migliaia di immagini si susseguirono nella sfera fino al compimento di tutta la misericordia di Dio e alla caduta dell'umanità. La sfera luminosa mostrò inoltre l'altra parte del Paradiso di fronte alla Gerusalemme Celeste ai piedi del Trono di Dio. Quando tutto scomparve, mi resi conto che la sfera non era altro che un punto di luce meravigliosa in cui si erano avvicendate le immagini della rivelazione dell'Angelo.

7 - Gioacchino riceve la benedizione dell'Alleanza

Adesso vidi che l'Angelo con la punta del suo pollice e dell'indice segnava oppure ungeva la fronte di San Gioacchino e gli metteva qualcosa nella bocca, mentre un raggio di luce rendeva luminoso il bocconcino; poi, da un piccolo calice irrorato di luce splendente, gli diede da bere un liquido chiaro. Gioacchino afferrò il calice con due dita e bevve. Il calice era simile a quello usato da Gesù nell'ultima Cena, solo che mancava la parte inferiore. Mi sembrò che l'Angelo, con quel bocconcino, gli avesse dato una piccola spiga di grano luminosa e dell'uva luccicante. Subito dopo questa funzione, tutte le colpe, le voglie peccaminose e le impurità di Gioacchino scomparvero. Compresi interiormente che l'Angelo aveva fatto partecipe Gioacchino del santissimo fiorire di quella benedizione, all'origine data da Dio ad Abramo e che finalmente da Giuseppe in poi era divenuta il sacrario dell'Alleanza, la sede di Dio tra i suoi popoli. L'Angelo diede a Gioacchino questa benedizione nello stesso modo come l'aveva ricevuta Abramo. Il benedicente Angelo di Abramo la prese dal suo stesso petto, mentre con Gioacchino fu presa dal Tabernacolo del Santissimo come fosse trasmessa ad un sacerdote nel quale il Verbo si incarna. Dio introdusse la tradizione di questa grazia con la benedizione di Abramo, e così la medesima si tramandò attraverso tutti i Padri del suo futuro popolo. Fin dalla mia prima gioventù, nelle molteplici contemplazioni sull'Antico testamento spesso ho visto nell'Arca dell'Alleanza la base per la fondazione di una Chiesa perfettissima ma molto austera. Mai vidi le Tavole della Legge, ma tantissime altre cose.

8 - Gioacchino ed Anna si incontrano sotto la "porta d'oro"

Quando l'Angelo scomparve, Gioacchino, guidato da un'intuizione Divina, si diresse verso un vestibolo sotterraneo santificato che si trova sotto il pavimento del tempio e la "porta d'oro". Ho avuto visioni sul significato e l'esistenza di questo vestibolo sotterraneo del tempio e anche sulla sua funzione: seppi che era santificato per la benedizione degli infecondi. In questo luogo si usava praticare, dietro determinate condizioni, la purificazione e la propiziazione del Cielo, l'assoluzione dai peccati e così via. Così la devota coppia si ricongiunse e fu riempita di luce. Maria Santissima stava per essere concepita senza peccato. Questo vestibolo, dove Gioacchino era entrato per una piccola porta, era meraviglioso: all'inizio la sala era in discesa e stretta poi si allargava sempre più; le pareti irradiavano una luce dorata con venature verdine, come se fossero state coperte d'oro. Dall'alto appariva una luce vermiglia. Dappertutto c'erano magnifiche colonne. Gioacchino percorse più della metà della grande sala e, giunto ad una colonna che raffigurava un albero di palma con foglie ricurve e frutti, incontrò Anna. Essi si abbracciarono colmi di santa letizia manifestandosi reciprocamente la felicità interiore che li pervadeva. Li vidi avvolti come da una nuvola luminosa. Vidi su questa nuvola una schiera di Angeli, la quale portava una torre alta e piena di luce che si librava su Anna e Gioacchino. Questa torre d'avorio era simile a quella di David delle Litanie lauretane. Infine, quando la torre scomparve, i due rimasero circondati da un'aureola raggiante di strali lucenti. Vidi allora, in seguito alla benedizione ricevuta, svilupparsi la Concezione di Maria pura e pulita dal peccato originale. Ebbi una visione indicibile: su di loro si aprì il Cielo magnifico e si manifestò la gioia della Santa Trinità, degli Angeli e di tutte le Sante Anime partecipanti alla benedizione segreta dei genitori di Maria. Lodando Dio, Anna e Gioacchino si diressero in alto verso la "porta d'oro". Giunsero sotto un arco bellissimo e alto come una specie di cappella illuminata da candelieri e dal fuoco di numerose torce. Qui vennero accolti dai sacerdoti che li guidarono all'uscita del tempio. Passarono per la sala del Sinedrio, sita giusto sopra la sala sotterranea dell'incontro. Così Gioacchino ed Anna si trovarono presto fuori dal tempio, al più esterno margine della montagna, verso la valle di Giosafat dove non si può andare avanti ma bisogna voltare a destra oppure a sinistra. Dopo aver fatto visita ad una dimora di sacerdoti, la coppia si incamminò sulla via del ritorno. Giunti a Nazareth, Gioacchino tenne un allegro banchetto dove sfamò molti poveri e distribuì loro elemosine. Spesso questa pia coppia dedicò sinceramente a Dio copiose lacrime di gratitudine. Il profondo sentimento religioso di Anna e Gioacchino agi fortemente sui figli facendo lievitare in loro la sincera devozione per Dio; la Santa Vergine crebbe quindi in un clima di lucente purezza e massimo rispetto verso le leggi divine. Vidi come tutte le astinenze e le moderatezze di questa coppia, particolarmente dopo il Concepimento di Maria Santissima, allontanarono dal frutto i numerosi germogli dei peccati. Con queste visioni ebbi occasione di capire sempre più come fosse smisurata la radice dei peccati e la loro deformità negli esseri umani.

Nota esplicativa alle visioni sulla Concezione della Santissima Vergine Maria

Le visioni che seguono furono raccontate dalla venerabile Suor Emmerick nell'ottava delle celebrazioni della Concezione di Maria. Le visioni gettano una luce magnifica sul mistero dell'elezione, della preparazione e della venerazione del Vaso della grazia. La Veggente le raccontò in modo frammentario al poeta Brentano perché era afflitta da molteplici sofferenze. Lo scrittore cercò di dare loro una forma discorsiva e unitaria.

9 - La rigenerazione dell'umanità mostrata da Dio agli Angeli

Ebbi una meravigliosa visione di Dio, il quale dopo la caduta dell'uomo mostrava agli Angeli in che modo intendeva rigenerare l'umanità. A prima vista io non compresi quella visione ma poco dopo essa mi apparve chiarissima. Vidi il trono di Dio e la Trinità Santissima, e contemporaneamente le Tre Persone che La compongono; i nove Cori degli Angeli e l'indicibile giubilo che ricevettero quando il Signore annunciò loro il modo in cui voleva fosse rigenerata l'umanità avvilita. Le intenzioni benefiche del Signore per l'uomo mi si aprirono allo sguardo interiore con un molteplice simbolismo. Vidi questi simboli manifestarsi dinanzi ai nove Cori degli Angeli formando una specie di storia generale del destino dell'umanità. Gli Angeli si erano predisposti all'accoglienza di quelle immagini con la contemplazione più profonda. Non mi è possibile ricordare l'ordine in cui si svolsero queste visioni, ma mi affiderò a Dio nella narrazione. Comparve dinanzi al trono del Signore un monte di pietre preziose con dei gradini; lo vidi crescere finché assunse la forma definitiva di una torre contenente tutti i tesori spirituali e tutti i doni della Grazia Celeste. La torre era circondata dai nove Cori angelici. Allora vidi apparire in cielo una figura simile ad una Vergine che si posò prima sulla torre e poi scomparve in essa. La torre era molto larga ed aveva alla sommità una piattaforma aperta dalla parte posteriore, per la quale mi parve fosse entrata la Vergine. Non era la Santa Vergine Maria nel tempo materiale, bensì nell'eternità Celeste e in Dio. La sua figura si trasformava a poco a poco, dinanzi alla Santissima Trinità, in una piccola nube che usciva dall'alito di Dio. A questo punto della visione scorsi tra i Cori degli Angeli un Vaso della Santissima Trinità che si ricoprì a poco a poco di numerosi simboli dal significato più diverso; ai lati stavano due figure che si tendevano la mano. Il Vaso si ingrandiva divenendo sempre più splendido e magnifico. Allora la piccola nuvoletta luccicante fu inviata dall'alito di Dio in quel Vaso, dove ivi giunta disparve dentro. La nuvoletta, leggerissima, che aveva attraversato i nove Cori degli Angeli, era la benedizione pura che recava la Grazia Divina alla sacra discendenza affinché potesse procreare spiritualmente senza peccato. Vidi poi una schiera di figure simboliche sinistre, rappresentanti gli spiriti del peccato e dell'errore, emergere dalle più basse profondità della terra per bloccare il piano universale salvifico deciso dall'Onnipotente. Ma gli Angeli combatterono contro di esse e le ricacciarono. Vidi ancora sorgere dal basso una chiesa falsa perché non aveva il campanile. Infatti gli Angeli la respinsero e vidi che, crollando, si rovesciava su di un solo lato. Gli Angeli prepararono un calice che aveva una forma simile a quello della santa Cena e lo inviarono dalla Santa Vergine. Vidi altresì comparire una casa o torre mozza dalle molte porte. Grandi masse di gente vi entravano, e nella folla mi parve di riconoscere le figure di Abramo e dei figli d'Israele. Credo che si alludesse alla loro schiavitù, e la torre, rotonda e fatta a gradini, simbolizzava l'Egitto. Fu respinta pure dagli Angeli e crollò da un lato. Poi vidi erigere un tempio egiziano alla cui estremità scorsi degli idoli e l'immagine di una vergine velata. Vidi il messo di Elia descrivere ai sacerdoti il simbolo della nascita della Santa Vergine che il profeta aveva visto sul monte Carmelo, di cui parlerò più avanti. Questo tempio venne pure allontanato dagli Angeli e fu messo in posizione obliqua come gli altri. Vidi infine fiorire fra i Cori degli Angeli, alla destra della santa torre, un ramo che si trasformò in un vero albero genealogico con molte piccole figure d'uomo e di donna che si porgevano la mano. L'albero terminava con una piccola mangiatoia dove giaceva un bambino. Infine comparve un tempio grande e magnifico. Tutte queste immagini erano legate tra loro da una meravigliosa armonia e da un legame misterioso. La descrizione dei simboli sembra quasi impossibile. Credo che le apparizioni malvagie e di cattivo significato, come la torre rotonda e la falsa chiesa, respinte dagli Angeli, dovevano servire alla purificazione del mondo terreno. Erano tutti simboli relativi alla salvezza e all'approssimarsi della venuta della Santa Vergine sulla terra.

10 - Un'immagine simbolica di Maria Santissima in Egitto prima di Elia

Molto tempo prima di Elia, in una parte remota dell'antico Egitto piuttosto lontana dalla Terra Promessa, vidi un avvenimento simbolico legato alla venuta della Santa Vergine: un idolo assai strano era stato consacrato a un tempio pagano, un'immagine sacrificale e crudele con la testa che non aveva né la forma di un uomo e neppure di un bue e mostrava tre corna delle quali una sporgeva in mezzo alla fronte. L'idolo era cavo internamente per bruciarvi dentro le vittime. I piedi avevano la forma di zanne. In una mano teneva una pianta che sorge dall'acqua, simile ad un giglio che si apre e si chiude sempre rivolto al sole, mentre nell'altra teneva una spiga di grano. Vidi poi vicino all'idolo un'orribile ed oscura apparizione; ma fui però immediatamente illuminata dalla visione di un grande Angelo simile a quello che comparve a Giovanni l'Evangelista. L'Angelo battè col bastone il dorso della figura oscura e questa, che era il diavolo in persona, dovette inchinarsi e parlare dall'idolo dicendo al popolo che doveva consacrare il tempio non a lui ma ad una Vergine che sarebbe apparsa sulla terra; disse inoltre che bisognava crederle perché si doveva a Lei ogni vittoria sugli spiriti del male. Allora quel popolo si convinse ed eresse un nuovo tempio, consacrandolo all'immagine di una vergine alata che fu posta sulla parete. L'immagine raffigurava una vergine che si librava su una navicella in cui giaceva un bambino in fasce. La navicella si posava su una piccola colonna. Due figure indistinte ponevano alcune cose in una bilancia che pendeva da una delle due braccia che la vergine teneva aperte. La navicella, nella quale riposava il fanciullo, era simile a quella in cui era stato posto Mosè sul Nilo, con la sola differenza che era tutta aperta nella parte superiore mentre quella di Mosè, meno una piccola apertura, era interamente chiusa.

11 - Elia ha una visione della Santa Vergine e apprende i misteri relativi alla sua venuta

Vidi la Terra Promessa languire per mancanza di piogge, ed Elia, accompagnato da due servi, ascendere il monte Carmelo e pregare il Signore per la grazia di una pioggia ristoratrice. Salirono un'erta scoscesa, poi, salendo altri gradini scavati nelle rupi, arrivarono ai piedi di un'altura sulla quale si ergeva un salita di grossi massi con in cima una caverna. Elia raggiunse quella cima mentre i servi, seguendo il suo ordine, erano rimasti sul pianoro ai piedi dell'altura; ad uno di essi era stato affidato il compito di osservare il lago di Galilea, che si presentava in uno stato deplorevole: quasi prosciugato con fosse piene di acqua stagnante e di scheletri imputriditi. Elia si genuflesse al suolo, chinò il capo fra le ginocchia e supplicò ardentemente il Signore di mandare la grazia della pioggia per far cessare tutta quell'aridità. Quindi domandò per sette volte al servo se avesse visto qualche nube. Per sei volte il servo rispose sempre negativamente, alla settima vide sollevarsi una piccola nube sul lago e lo annunciò ad Elia che, appena apprese la notizia, spedì immediatamente il servo dal re Achab. Subito dopo vidi al centro del lago formarsi un bianco vortice, che poi divenne una nuvoletta nella quale vidi stagliarsi la piccola figura luminosa di una Vergine con il capo circondato da un'aureola luminosissima. Aveva le braccia aperte nel simbolo della croce e da una delle sue mani pendeva una corona, simbolo di vittoria salvifica. Portava una lunga veste fin sotto ai piedi. Mi sembrò che la Vergine volesse distendere le braccia su tutta la Terra Promessa. La nuvoletta si sciolse lentamente in gocce di rugiada che vidi cadere sopra alcuni luoghi santi e benedetti dove abitavano uomini pii e desiderosi dell'eterna salvezza. Mi fu rivelato che la benedizione della rugiada su quei luoghi era il simbolo della grazia. In questo modo la terra veniva resa feconda e preparata ad accogliere la nascita della Madonna. Feci poi un sogno nel quale vidi i misteri relativi alla venuta della Santa Vergine nel mondo. Poiché Ella apparve alla settima chiamata, Elia ne dedusse che sarebbe comparsa sulla terra nella settima età dell'universo. Egli vide pure la genealogia dalla quale la Vergine avrebbe avuto origine: scorse il simbolo di un albero genealogico assai basso e molto largo, mentre dalla parte opposta gli apparve un altro albero largo assai alla radice, il quale si assottigliava verso la cima ed inchinava la sua sommità verso il primo. Con questa visione Elia comprese come e quando sarebbe stata concepita la futura Madre del Salvatore. Dopo questa rivelazione, allargò la spelonca in cui pregava e cercò di stabilire una diversa disciplina devozionale tra i figli dei profeti. Tra questi ci furono alcuni che diedero origine alla devozione della Vergine supplicando Dio per la sua venuta. La devozione continuò durante tutta l'esistenza di Maria Santissima sulla terra, prima da parte degli Esseni e poi tra gli eremiti, dai quali provennero i monaci Carmelitani. Questi portarono avanti il culto della Madonna fino ai giorni nostri.

12 - Chiarimenti intorno alla visione di Elia

Vidi il popolo in gran tumulto dinanzi al tempio di Gerusalemme: gente agitata correre di qua e di là, dappertutto vidi parlare e crearsi piccole assemblee di popolo. Tutti pregavano e invocavano Dio per la pioggia, si cercava Elia in ogni luogo. Frattanto l'Angelo del deserto lo dissetava con un bariletto lucente, a strisce bianche e rosse. Vidi Elia con Achab, il sacrificio sul Carmelo, la sconfitta dei sacerdoti idolatri, le sue preghiere per ottenere l'acqua e la formazione delle nubi. Il profeta invocò con le sue suppliche la grazia divina, dopo di che si addensarono le nubi che egli suddivise e dispose secondo il contenuto interno, altrimenti ne sarebbe derivato un acquazzone rovinoso. I sette interrogativi, da lui rivolti al servo prima che comparisse il simbolo della grazia, accennavano a sette epoche o generazioni che dovevano succedersi prima che la vera benedizione ponesse ferme radici in Israele. Nella prima nube che comparve vide egli stesso un simbolo della Santa Vergine e vi riconobbe parecchi misteri che erano relativi alla famiglia ed alla prossima apparizione sulla terra della Madre di Dio. Vidi quelle nuvole piene di rugiada costeggiare il Giordano ed addensarsi su alcune zone; vidi anzi che i vortici rilucenti cadevano particolarmente sopra Ainon, davanti a Salem, sui luoghi che più tardi avrebbero dovuto essere testimoni del Santo Battesimo. Domandai al mio Angelo il significato degli orli variopinti che si vedevano nelle nubi rugiadose: questi mi spiegò la cosa col paragone di una conchiglia marina, la quale porta i colori dell'iride alle estremità ed esposta al sole ne assorbe le tinte fin nelle viscere, dove nasce la perla candida e bella. Il riferimento simbolico era abbastanza chiaro. Mi fu pure detto che senza quella rugiada e quella pioggia ristoratrice la venuta della Santa Vergine sarebbe stata ritardata di un secolo; invece la terra così inumidita e benedetta avrebbe ristorato e nutrito la gente con i suoi frutti, e la carne si sarebbe nobilitata ricevendo la grazia. Scorsi la luce della rugiada fecondatrice passare di generazione in generazione fino alla Madonna. Vidi anche che prima di Elia il terreno e la carne languivano inariditi per la mancanza d'acqua, come lo spirito degli uomini prima del battesimo di Giovanni. Questa visione raffigurava chiaramente la condizione dell'umanità prima di San Giovanni Battista. Quelle angustie, quel languore, le preghiere per ottenere con la pioggia un refrigerio ed un conforto, la ricerca dappertutto di Elia, altro non erano che il vivo desiderio con cui l'umanità stanca ed avvilita dalla cecità della Sinagoga, aspettava la luce e l'acqua del battesimo, la rigenerazione dall'ignoranza, e l'inizio della missione di Giovanni.

13 - L'immagine della Santa Vergine in Egitto

Secondo la visione che ebbi, il messaggio salvifico fu diffuso in Egitto nel modo che segue. Elia ricevette il comando divino di convocare da levante, da settentrione e da mezzogiorno tutte le devote famiglie che vivevano disperse, a questo scopo scelse tre discepoli a cui affidò la missione di annunciare questa convocazione. La scelta dei legati fu molto difficile perché i messi dovevano essere capaci di evitare le numerose insidie e le difficoltà a cui andavano incontro. Quando venne il segnale, l'uno si diresse verso settentrione, l'altro verso levante ed il terzo verso mezzogiorno. Quest'ultimo doveva attraversare l'Egitto dove gli Israeliti correvano il concreto pericolo di essere uccisi. Il messo di Elia fece la stessa via che più tardi percorrerà la Santa Famiglia nella sua fuga in Egitto; infatti lo vidi passare nelle vicinanze di On dove sarà condotto tempo dopo Gesù bambino. Vidi il messo passare trafelato dinanzi ad un tempio idolatra che si ergeva sopra una vasta pianura ed era circondato da prati e da molti edifici. Quando passò per questo luogo i pagani stavano proprio in quel momento adorando un toro vivente. Nel tempio avevano l'immagine di un toro e di parecchi altri idoli. I loro sacrifici erano orrendi, uccidevano anche tutti i bambini nati deformi. Il discepolo del Profeta, appena fu visto dagli adoratori del toro, fu afferrato e condotto dinanzi ai sacerdoti. Per la forte curiosità di sapere chi era non pensarono di ammazzano subito, invece gli domandarono chi fosse e perché fosse passato per quel luogo. Egli rispose loro sinceramente che stava per nascere una Vergine da cui sarebbe provenuta la salvezza dell'universo per mezzo della quale sarebbero stati distrutti tutti gli idoli. La sua dichiarazione impressionò profondamente i pagani; così essi lo lasciarono andare senza arrecargli alcun male. Dopo aver discusso a lungo tra loro decisero di scolpire l'immagine di una vergine con le braccia aperte, che assicurarono al centro del soffitto del tempio. Questa figura era piuttosto simile a tutti gli altri idoli del loro tempio: metà donna e metà leone. La vergine portava sulla testa un canestro da frutta, piccolo ma alto; la parte superiore delle braccia fino al gomito era parallela, quasi unita al corpo; la parte inferiore sporgeva fuori e impugnava delle spighe di grano. Aveva tre mammelle, una molto grossa nel mezzo del petto; le altre due più piccole stavano ai lati. La parte inferiore del corpo era avvolta in una lunga veste, i piedi erano assai piccoli in proporzione alla persona e terminavano in una forma appuntita. Sulle braccia si mostravano delle ali fatte di finissime penne intrecciate tra loro. Così pure lungo i fianchi si vedevano penne intrecciate che scendevano fino alla metà del corpo. La veste non formava pieghe di sorta. Il popolo pagano adorava quest'immagine e le offriva sacrifici di ringraziamento affinché non distruggesse il dio Apis e tutti gli altri dei della loro tradizione. Ma nonostante il nuovo culto istituito, essi continuarono i loro riti orrendi. Scolpirono la figura della vergine descritta dal discepolo di Elia secondo la loro immaginazione.

14 - Maria Santissima annunciata ai mistici pagani

Vidi allora che il Signore, nella sua infinita misericordia, volle che si annunciasse ai devoti pagani la futura nascita del Messia per mezzo di una Vergine della Giudea. Una stella del firmamento fu il segnale che rivelò questo avvenimento ai Caldei, popolo che studiava intensamente il corso degli astri e da cui provennero i Santi tre Magi. I Caldei ne trassero i vaticini. I simboli che esistono nei loro templi mi mostrarono in che modo essi fossero pervenuti alla conoscenza della Santa Vergine. Dì questo ne ho parlato esaurientemente quando ho raccontato le visioni sul viaggio di Gesù dopo che Egli richiamò Lazzaro in vita.

15 - Apparizione della Santa Madre Anna e della Madonna alla Veggente

Nel pomeriggio del 26 luglio 1819, dopo aver narrato molte cose intorno alla vita di Sant'Anna, Suor Emmerick si addormentò. Il giorno seguente così disse:

"Nel dormiveglia vidi una ragazzina avvicinarsi al mio letto, l'avevo già vista altre volte nei sogni e nelle meditazioni: era vergine, graziosa e bella; il suo capo era coperto da una benda candida che si allacciava sulla nuca e vi teneva raccolti i capelli; la lunga veste che la ricopriva era di lana bianca con le maniche chiuse ma alquanto rigonfie vicino al gomito. Sopra portava un mantello lungo di lana scura, credo fosse di cammello. Si avvicinò ancor più al letto, dicendomi laconicamente: - Tu hai parlato assai di me, ora devi osservarmi e tenermi presente, - allora le chiesi: - Ho parlato troppo? - No! - rispose seccamente, quindi spari. Rimasi assopita in una specie di estatica letizia, quando ad un tratto apparve innanzi al mio letto un'anziana ebrea di circa cinquant'anni. Aveva la testa un po' inclinata e le guance infossate. Sebbene avesse una figura assai macilenta, era di gradevole aspetto. Mi stavo chiedendo appunto cosa volesse da me quella donna anziana quando mi parlò così: - Non ti devi spaventare giacché intendo mostrarmi a te come effettivamente ero quando ho generato la Madre del Signore. - Allora le domandai: - Dov'è Maria, quell'amabile bambina? - ed Anna così mi rispose: - Non è più con me. -Le domandai ancora: - Quanti anni ha adesso? - Quattro! - mi fu risposto. La pregai di aiutarmi a non parlar troppo di loro. Sant'Anna non mi rispose e scomparve. Un simbolo bellissimo da contemplare apparve subito dopo ai miei occhi interiori, ma poiché fui assalita da dolori lancinanti ne persi subito la memoria".

Augustinus
26-07-05, 11:45
Libro I, Cap. 12, §§ 163-176

CAPITOLO 12

Con lo sviluppo del genere umano si moltiplicarono sia le preghiere dei giusti per la venuta del Messia sia i peccati. In questa notte dell'antica legge Dio mandò nel mondo due luci che annunziassero la legge di grazia.

163. Mentre aumentava di gran numero la discendenza e la stirpe di Adamo, si moltiplicavano i giusti e gli ingiusti, le preghiere dei santi per il Redentore e i delitti dei peccatori immeritevoli di questo beneficio. Il popolo di Dio e la gloria del Verbo che doveva incarnarsi erano già deliberati e la divina volontà operava per la venuta del Messia. Il regno del peccato, nei figli della perdizione, aveva esteso la sua malizia quasi completamente, ma era giunto il tempo opportuno del rimedio. Erano aumentati la gloria e i meriti dei giusti: i Profeti e i santi Padri, illuminati dalla luce divina, ravvisavano la salvezza e la presenza del loro Redentore. Per questo moltiplicavano le loro preghiere, chiedendo a Dio che finalmente si adempissero le profezie e le promesse fatte al suo popolo. Al trono della divina misericordia mostravano la tediosa e lunga notte trascorsa nelle tenebre del peccato dopo la creazione del primo uomo, oltre alla cecità causata dall'idolatria in cui era sprofondato tutto il resto del genere umano.

164. L'antico serpente aveva contagiato tutta la terra e sembrava godere tranquillamente del possesso degli esseri umani. Gli uomini, allontanando lo sguardo dalla luce della stessa ragione naturale o da quella derivante dall'antica legge scritta, invece di cercare il Dio vero, se ne creavano molti falsi, ciascuno a proprio gusto, senza accorgersi di quanto la confusione di tante divinità ripugnava alla perfezione, all'ordine, alla quiete. Questi errori erano diventati un tutt'uno con la malizia, l'ignoranza e la dimenticanza del Dio vero e nessuno rifletteva sull'infermità e sul torpore mortale che si pativa nel mondo, tanto che neppure i poveri afflitti supplicavano per chiedere rimedio a tutto ciò. Regnava la superbia, il numero degli stolti era incalcolabile e l'arroganza di Lucifero pretendeva di ingoiare le acque pure del Giordano.

A causa di queste ingiurie, Dio si vedeva più offeso e meno legato agli uomini, e la giustizia, sua prerogativa, avvallava i motivi per cui annientare tutto il creato facendolo ritornare al suo antico non essere.

165. Allora l'Altissimo, parlando in termini umani, si ricordò della sua misericordia: inclinando il piatto della bilancia della sua incomprensibile giustizia con la legge della clemenza, volle dare maggior peso alla sua bontà, alle suppliche e alle opere dei giusti e dei Profeti del suo popolo, che alla malvagità e alle offese di tutto il resto dei peccatori. Così in quella ingrata e noiosa notte della legge antica deliberò di dare sicure garanzie col giorno della grazia, inviando nel mondo due fulgide luci che annunciassero lo splendore, già vicino, del sole di giustizia, Cristo nostra salvezza. Queste furono san Gioacchino e sant'Anna, pensati e creati dalla divina volontà affinché fossero secondo il suo cuore. San Gioacchino aveva una casa, una famiglia e dei parenti a Nazaret, città della Galilea. Egli fu sempre uomo giusto e santo, illuminato con particolare grazia e luce. Comprendeva molti misteri delle Scritture e degli antichi Profeti; con incessante e fervorosa preghiera chiedeva a Dio l'adempimento delle sue promesse. La sua fede e la sua carità penetravano i cieli. Era uomo molto umile e puro, di santa condotta e grande sincerità, ma assai forte e severo, di incomparabile dignità e onestà.

166. Sant'Anna aveva la sua casa a Betlemme. Era una giovane innocente, umile e bella, e, fin dalla sua fanciullezza, santa, composta e ricolma di ogni virtù. Godeva di grandi e continue mamfestazioni dell'Altissimo e abbandonava il suo cuore alla contemplazione. Era, nello stesso tempo, orante e laboriosa, così che giunse alla pienezza della perfezione delle due forme di vita: attiva e contemplativa. Conosceva le divine Scritture per scienza infusa, comprendendo profondamente i loro misteri nascosti; fu. anche incomparabile nelle virtù della fede, della speranza e della carità. Favorita da questi doni, pregava incessantemente per la venuta del Messia e le sue preghiere furono accette al Signore, tanto che, in modo singolare, egli le rispose che gli aveva rapito il cuore. Con ciò è fuori dubbio che i meriti di sant'Anna, tra i santi dell'Antico Testamento, furono determinanti per accelerare la venuta del Verbo.

167. Questa donna pregò con grande fervore affinché l'Altissimo le desse uno sposo che la aiutasse nell'osservanza della divina legge per essere perfetta nell'adempimento dei suoi precetti. Nel momento in cui sant'Anna chiedeva questo al Signore, egli dispose che anche san Gioacchino facesse la stessa preghiera, cosicché queste due richieste fossero presentate al tribunale della beatissima Trinità, dove furono ascoltate ed esaudite. Per ordine divino si stabilì che Gioacchino ed Anna si sposassero e fossero i genitori di colei che doveva essere la Madre di Dio. Fu inviato l'arcangelo Gabriele affinché manifestasse ad entrambi la volontà divina. A sant'Anna apparve corporalmente, mentre pregava con grande fervore, chiedendo la venuta del Salvatore del mondo e la liberazione degli uomini. Ella vide l'angelo d'immensa bellezza e fulgore, tanto che causò in lei timore e tremore con gioia interiore e luce dello spirito. Sant'Anna si prostrò con profonda umiltà in rispetto al messaggero del cielo, ma egli la trattenne e la confortò, perché doveva generare l'arca della vera manna, Maria santissima, Madre del Verbo eterno. L'arcangelo Gabriele, quando fu inviato a portare questo annuncio, conosceva già il mistero del Signore e la grazia in esso contenuta, benché gli altri angeli del cielo lo ignorassero, perché solo a lui fu fatta questa rivelazione direttamente dal Signore. Non rivelò, però, completamente, a sant'Anna questo grande mistero, ma le chiese attenzione dicendole:

«L'Altissimo ti benedica, o sua serva, e sia la tua salvezza. Dio ha udito le tue preghiere e desidera che tu perseveri in esse chiedendo la venuta dei Salvatore. È suo volere, anche, che tu prenda come sposo Gioacchino, uomo retto di cuore e gradito ai suoi occhi; con lui potrai perseverare nell'osservanza della legge divina e nel suo servizio. Continua le tue preghiere e suppliche, senz'altra preoccupazione, perché il Signore stesso disporrà poi come avverrà tutto questo. Tu intanto cammina per i retti sentieri della giustizia: il tuo cuore sia sempre rivolto al cielo e rimani in attesa della venuta del Messia; rallegrati nel Signore che è la tua salvezza». Detto ciò, l'angelo si sottrasse alla sua vista lasciandola nella luce di molti misteri delle Scritture, confortata e rinnovata nello spirito.

168. A Gioacchino l'angelo non apparve e non parlò di persona come a sant'Anna, ma l'uomo di Dio udì in sogno queste parole: «Gioacchino, sii benedetto dalla divina destra dell'Altissimo, persevera nei tuoi desideri, vivi con rettitudine e cammina verso la perfezione. Il Signore vuole che tu prenda come tua sposa Anna, alla quale egli ha dato la sua benedizione. Abbi cura di lei, stimala come pegno dell'Altissimo e ringrazialo per averla affidata a te». Dopo questo fatto Gioacchino chiese immediatamente in sposa la giovane Anna. Uniti in matrimonio, ubbidirono alla disposizione divina, senza che l'uno manifestasse all'altra il segreto se non dopo che furono trascorsi alcuni anni; ma di questo parlerò in seguito. I due santi sposi vissero a Nazaret procedendo custoditi dal Signore. Le loro opere furono pienezza di virtù perché compiute con rettitudine e sincerità; per questo si resero assai graditi e accetti all'Altissimo senza timore. Dei guadagni e dei profitti dei loro averi ogni anno facevano tre parti. La prima era l'offerta per il Signore nel tempio di Gerusalemme, la seconda veniva distribuita ai poveri, la terza serviva per il mantenimento della vita familiare. Dio accresceva loro i beni temporali, perché li distribuivano con tanta generosità e carità.

169. Essi vivevano senza violare la pace, nella concordia, senza accuse e litigi di sorta. Anna, donna umile, era in tutto soggetta e abbandonata alla volontà di Gioacchino; l'uomo di Dio, da parte sua, imitando devotamente l'umiltà della sua sposa, si preoccupava di prevenire e indovinare le sue intenzioni e, confidando in lei, non fu mai deluso. Vissero in perfetto amore tanto che in tutta la loro vita non ebbero mai un dissenso, poiché vollero sempre venirsi incontro nei loro desideri. Poiché erano uniti nel nome del Signore, l'Altissimo stava in mezzo a loro con il suo amore premuroso. San Gioacchino poi adempì il comandamento dell'angelo di rispettare la sua sposa e di avere cura di lei.

170. Il Signore favorì sant'Anna con larghe benedizioni, concedendole dei doni altissimi di grazia e di scienza infusa che la disponessero alla felice sorte che l'attendeva, cioè esser madre della Madre di Dio. Essendo le opere dell'Altissimo compiutamente perfette, fu conseguente il fatto che egli la rendesse degna di diventare la madre di quella creatura che, in purezza e santità, doveva essere superiore a tutto il creato e inferiore solo a Dio.

171. Questi santi coniugi trascorsero venti anni senza poter avere figli, cosa che, a quel tempo e secondo la cultura di quel popolo, era considerata una sventura. Da parte dei vicini e conoscenti dovettero patire vergogna e disprezzo, considerandosi esclusi dal partecipare alla venuta del Messia che speravano. Ma l'Altissimo, che permise questa umiliazione come prova per predisporli alla grazia che aveva preparato, concesse loro pazienza e fedeltà, affinché seminassero, con lacrime e preghiere, il felice frutto che avrebbero poi raccolto. Fecero grandi suppliche dal profondo del loro cuore, secondo quanto era stato loro comandato dall'alto; al Signore espressero il voto che, se avesse dato loro dei figli, avrebbero consacrato al suo servizio, nel tempio, il frutto della benedizione ricevuta.

172. Questo voto fu espletato sotto uno speciale impulso dello Spirito Santo. Così egli dispose che colei la quale doveva essere la dimora dell'unigenito Figlio di Dio, prima ancora di essere concepita, fosse offerta e affidata dai suoi genitori allo stesso Signore. Se loro prima di conoscerla e crescerla non si fossero impegnati con speciale voto di offrirla al tempio, notando poi la sua amabilità e dolcezza, non avrebbero potuto espletarlo con tanta sollecitudine per il grande amore che le avrebbero portato. A nostro modo di intendere, fu grazie a questo voto che il Signore placò la sua gelosia dovuta al fatto che la sua Madre santissima sarebbe nata da altri, consolandosi, in vista di tale offerta, nell'attesa di crearla.

173. Per un anno intero, da quando il Signore comandò loro di invocarlo, perseverarono con appassionate preghiere, finché avvenne che san Gioacchino, per ispirazione divina, andò al tempio di Gerusalemme per offrire suppliche e sacrifici per la venuta del Messia e perché venissero esauditi i suoi desideri. Trovandosi l'anziano e venerabile Gioacchino con altri del suo popolo ad offrire i soliti doni e le offerte dinanzi al sommo sacerdote, Isaccar, altro ministro del culto di rango inferiore, lo riprese aspramente, perché, essendo sterile, faceva la sua offerta insieme agli altri. Tra le altre cose gli disse:

«Tu, o Gioacchino, cosa ti preoccupi di offrire essendo un uomo inutile? Allontanati da tutti e non irritare Dio con le tue offerte e i tuoi sacrifici, perché non sono a lui graditi». Il sant'uomo, offeso e confuso, con umiltà e amore si rivolse al Signore e gli disse: «Altissimo Signore e Dio eterno, per vostro ordine e volere io venni al tempio; ora chi sta nel vostro luogo mi disprezza. Sono i miei peccati che meritano questa ignominia, ma se da una parte l'accolgo per volere vostro, dall'altra non disprezzate l'opera delle vostre mani». San Gioacchino uscì dal tempio rattristato, sebbene interiormente nella pace e nella tranquillità, e si recò verso una casa di campagna che possedeva. Vi rimase alcuni giorni in solitudine e supplicò il Signore con questa preghiera:

174. «Altissimo Dio eterno, da cui dipende tutta la vita e la salvezza dell'uomo, prostrato al vostro cospetto vi supplico affinché voi, bontà infinita, possiate guardare la pena della mia anima e ascoltare le mie richieste e quelle della vostra serva Anna. Ai vostri occhi i nostri desideri sono palesi: se io non merito di essere esaudito, non vogliate disdegnare l'umile mia sposa. Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, antichi padri nostri, non nascondeteci la vostra pietà; non permettete, voi che siete padre, che io sia tra gli empi e tra coloro dei quali voi respingete le offerte, considerandomi inutile per il fatto che non mi concedete discendenti. Ricordatevi, o Signore, dei sacrifici e delle offerte dei vostri servi e Profeti, miei antichi padri; ricordatevi delle loro opere che furono gradite ai vostri occhi. Dal momento che volete che io, con fede, mi rivolga a voi, che siete potente e ricco di misericordia, concedetemi quello che desidero e chiedo per voi, dato che nel mio domandare vi obbedisco e compio la vostra santa volontà. Se le mie colpe ritardano la vostra misericordia, allontanate da me ciò che non vi è gradito e vi trattiene. Voi siete potente, o Dio d'Israele, tutto quello che volete lo compite senza impedimento. Giungano ai vostri orecchi le mie preghiere: se io sono povero e misero, voi siete infinito e sempre pronto ad usare misericordia verso gli umiliati. E dove me ne andrò lontano da voi, che siete il Re dei re, il Signore dei signori, l'Onnipotente? Avete ricolmato di doni e benedizioni, per generazioni, i vostri figli e servi; a me insegnate a desiderare e attendere dalla vostra generosità quello che avete operato verso i miei fratelli. Se a voi piacerà concedermi ciò che vi domando, offrirò e consacrerò al servizio del vostro santo tempio il frutto della mia discendenza che riceverò dalla vostra mano. Ho affidato il mio cuore e la mia mente alla vostra volontà desiderando allontanare sempre i miei occhi dalla vanità. Fate di me, o Signore, ciò che a voi piace e rallegrate il nostro spirito esaudendo la nostra speranza. Guardate dal vostro trono questa umile polvere, che sono io, e sollevatela, affinché vi glorifichi, vi adori; in tutto io compia la vostra volontà e non la mia».

175. Questa fu la richiesta che Gioacchino fece nel luogo appartato. Nello stesso tempo l'angelo Gabriele rivelò a sant'Anna che sarebbe stata preghiera gradita all'Altissimo, se gli avesse richiesto una discendenza nei figli, con lo stesso amore e la stessa tensione con i quali li desiderava. Quando la santa donna seppe che questa era la volontà divina, e nel medesimo tempo quella del suo sposo, con umile disponibilità e fede si presentò al Signore, pregandolo come le era stato ordinato e disse: «Dio Altissimo, Signor mio, creatore e custode universale di tutte le cose, che la mia anima onora e adora come Dio vero, infinito, santo ed eterno, prostrata davanti a voi desidero parlarvi, benché sia polvere e cenere, per manifestarvi la mia necessità e afflizione. Signore Dio, voi che siete da sempre, fateci degni della vostra benedizione donandoci il frutto santo da offrire al vostro servizio nel tempio. Ricordatevi, o mio Signore, che la vostra serva Anna, madre di Samuele, era sterile, ma per la vostra grande misericordia il suo desiderio fu esaudito. Io sento nel mio cuore una forza che mi dà vigore e mi incoraggia a chiedervi di usare anche con me questa misericordia. Ascoltate, dunque, la mia umile preghiera, dolcissimo Signore e mio sovrano; ricordatevi dei favori, dei doni e dei sacrifici dei miei antichi Padri e dei prodigi che voi operaste in essi con la potenza del vostro braccio. Io, Signore, vorrei offrire un'oblazione a voi gradita e accetta, ma la più grande e la sola che è in mio potere è la mia anima, la forza e i sentimenti ricevuti da voi e tutto ciò che sono. Se guardandomi dal vostro trono mi vorrete donare dei figli, fin da ora li consacro e li offro perché vi servano nel tempio. Signore, Dio d'Israele, se è vostra volontà e beneplacito volgere lo sguardo a questa vile e povera creatura e consolare il vostro servo Gioacchino, concedetemi di farvi questa domanda; in tutto si compia la vostra volontà santa ed eterna».

176. Queste furono le richieste che fecero san Gioacchino e sant'Anna. Pur essendo stata illuminata su di esse e sull'incomparabile santità di questi felici padri, non posso, per mia grande inadeguatezza e incapacità, esprimere tutto quello che ho appreso e sentito, né posso riferire tutto. Non è necessario del resto, essendo già sufficiente per il mio scopo quello che ho detto. Per avere un ampio concetto di questi santi conviene confrontarli col nobile fine per cui furono scelti da Dio, che fu quello di essere progenitori diretti di Cristo Signore nostro e genitori della sua Madre santissima.

Augustinus
26-07-05, 11:48
Libro I, Cap. 13, §§ 177-188

CAPITOLO 13

Il santo arcangelo Gabriele annunzia il concepimento di Maria santissima e Dio concede a sant'Anna una speciale grazia.

177. Le suppliche dei santi Gioacchino ed Anna giunsero al cospetto della beatissima Trinità. Furono ascoltate e accolte, così che il volere divino fu manifestato ai santi angeli, come se le tre divine Persone parlassero con loro e dicessero: «Per la nostra bontà abbiamo disposto che la persona del Verbo assuma carne umana perché porti la salvezza a tutto il genere umano. Questo è quanto abbiamo manifestato e promesso ai nostri servi, i Profeti, affinché lo annunciassero a tutta la terra. Sono troppi i peccati e le malvagità degli esseri viventi che ci costringerebbero ad usare con rigore la nostra giustizia! Ma la nostra bontà e misericordia è più grande di tutte le iniquità, tanto che queste non bastano ad estinguere la nostra carità. Guardiamo alle opere delle nostre mani create a nostra immagine e somiglianza per essere eredi e partecipi della nostra eterna gloria. Rivolgiamo lo sguardo ai nostri servi e amici che ci hanno dato compiacimento, e a tutti coloro che saranno grandi nel renderci lode. In modo singolare guardiamo colei che sarà eletta fra migliaia, gradita sopra tutte le creature e scelta per la nostra gioia e la nostra soddisfazione, colei che dovrà accogliere nelle sue viscere la persona del Verbo, rivestendola della carne umana e mortale. Dal momento che quest'opera deve avere inizio per manifestare al mondo la ricchezza della nostra divinità, è ora il tempo opportuno perché si compia questo mistero. Gioacchino ed Anna trovarono grazia presso di noi e pietosamente li abbiamo custoditi e predisposti con la virtù dei nostri doni e delle nostre grazie. Essi, messi alla prova nella loro sincerità, rimasero fedeli, e con genuino candore resero le loro anime accette e gradite al nostro cospetto. Vada, dunque, Gabriele come nostro ambasciatore e porti novità di gioia per loro e per tutto il genere umano, manifestando loro che, per nostra somma bontà, sono stati guardati ed eletti».

178. Gli spiriti celesti conobbero questa volontà e decisione dell'Altissimo. L'arcangelo Gabriele, mentre era prostrato in adorazione davanti a lui, come usano fare quegli spiriti purissimi, in atteggiamento di umiltà dinanzi al trono della santissima Trinità, udì una voce proveniente dal trono stesso, che gli diceva: «Gabriele, illumina, rincuora e consola i nostri servi Gioacchino ed Anna; riferisci che le loro preghiere sono giunte a noi e che la nostra clemenza ha esaudito le loro suppliche. Prometti loro che riceveranno un frutto di benedizione sostenuti dalla nostra forza: Anna concepirà e partorirà una figlia alla quale diamo fin da ora il nome di Maria».

179. All'arcangelo Gabriele furono rivelati molti misteri e segreti riguardanti questo messaggio e gli fu comandato di scendere subito dal cielo per comunicarlo. Apparve a san Gioacchino che stava in preghiera e gli disse: «O uomo giusto e retto, il Signore ha visto dall'alto del suo trono i tuoi desideri. Egli ha ascoltato i tuoi lamenti, ha esaudito le tue preghiere e vuole renderti felice sulla terra. Anna, la tua sposa, concepirà e partorirà una figlia che sarà benedetta fra tutte le donne e ritenuta beata da tutte le nazioni. Il Dio eterno, increato e creatore di ogni cosa, retto nei suoi giudizi, forte e onnipotente, m'invia a te, perché ha gradito le tue azioni e le tue elemosine. Dal momento che le opere di carità inteneriscono il cuore dell'Onnipotente e accelerano le sue misericordie, egli vuole generosamente arricchire la tua casa e la tua famiglia donandoti una figlia che Anna concepirà e alla quale lo stesso Signore imporrà il nome di Maria. Fin dalla sua infanzia sarà consacrata al tempio e a Dio, come gli avete promesso. Sarà grande, eletta, potente e piena di Spirito Santo; la sua concezione sarà miracolosa perché Anna è sterile e sarà una meravigliosa fanciulla per quanto riguarda la sua vita e le sue opere. Loda il Signore, o Gioacchino, e glorificalo per un tale beneficio, perché con nessun'altra nazione ha compiuto una così grande opera. Andrai a rendere grazie al tempio di Gerusalemme; come prova della verità della lieta notizia che ti porto, incontrerai alla porta aurea la tua sposa Anna, che andrà al tempio per lo stesso motivo. Intanto ti avverto che questo è uno dei più nobili annunci, perché il concepimento di questa bambina rallegrerà il cielo e la terra».

180. Tutto questo fu rivelato in sogno a Gioacchino, mentre faceva la sua lunga preghiera, proprio come accadde poi a san Giuseppe, sposo di Maria santissima, quando gli fu manifestato che la gravidanza di Maria era opera dello Spirito Santo. San Gioacchino si risvegliò con una grande gioia nel cuore. Con prudenza, semplice e timorosa nello stesso tempo, serbò nel suo cuore il mistero di Dio, abbandonando il suo spirito con viva fede e speranza alla volontà dell'Altissimo. Si recò al tempio, come gli era stato ordinato, per rendergli azioni di grazie e lodare i suoi imperscrutabili giudizi.

181. Mentre a san Gioacchino accadeva questo, Anna era assorta in preghiera e contemplazione, volgendo lo sguardo al Signore e al mistero dell'incarnazione del Verbo eterno, che ella sperava secondo quanto l'Altissimo le aveva rivelato illuminandole la mente. Con profonda umiltà e viva fede fece questa orazione supplicando l'Altissimo affinché accelerasse la venuta del Salvatore dell'umanità: «Altissimo re e Signore di tutto il creato, io misera e spregevole creatura, ma opera delle vostre mani, desidererei offrire la mia vita, che ho ricevuto da voi, affinché vi degniate di abbreviare il tempo che ci separa dalla nostra salvezza. Oh, se la vostra infinita pietà si volgesse alla nostra necessità! Oh, se i nostri occhi potessero vedere il Salvatore e redentore degli uomini! Ricordatevi, o Signore, della misericordia che avete usato nei tempi antichi con il vostro popolo promettendogli il vostro Figlio unigenito e tenete conto dell'impegno che avete preso nella vostra infinita pietà. Che arrivi presto questo giorno tanto desiderato! È mai possibile che l'Altissimo voglia discendere dal suo santo cielo? È mai possibile che voglia scegliersi una madre terrena? Chi sarà mai quella donna così felice e fortunata? Beato chi la potrà vedere! Chi sarà degna di essere la serva delle sue serve? Fortunate le generazioni che la vedranno, che si prostreranno ai suoi piedi e la venereranno! Sarà dolce vederla e ascoltarla! Felici gli occhi che la vedranno, gli orecchi che udranno le sue parole e la famiglia dalla quale l'Altissimo sceglierà la Madre sua! Venga eseguito presto, o Signore, questo ordine: si compia il vostro divino volere».

182. Tale fu la preghiera che sant'Anna fece dopo aver ricevuto la rivelazione di questo ineffabile mistero; colloquiava di tali cose con il suo santo angelo custode, che tante volte e sempre più chiaramente in questa occasione le si manifestò. L’Altissimo volle che l'annuncio del concepimento delia sua Madre santissima assomigliasse, in qualche modo, a quello che si sarebbe poi realizzato nell'incarnazione. Sant'Anna meditava con umile fervore sul mistero di colei che avrebbe dovuto diventare la Madre del Verbo incarnato e la Vergine santissima fece altrettanto per colei che avrebbe dovuto diventare la Madre del Signore, come dirò a suo tempo. L'angelo che portò i due messaggi fu lo stesso, in forma umana, ma si mostrò alla vergine Maria con superiore bellezza e aspetto più misterioso.

183. Il santo arcangelo si presentò, in forma umana, bello e splendente più del sole, a sant'Anna e le disse: «Anna, serva dell'Altissimo, io sono uno degli angeli del consiglio di sua Altezza, inviato dal cielo per la sua divina compiacenza, che guarda gli umili della terra. Buona è l'orazione incessante e l'umile confidenza. Il Signore ha udito le tue richieste, perché egli sta accanto a coloro che lo invocano con viva fede e speranza e lo attendono con pazienza. Se ritarda nell'esaudire le preghiere e le suppliche dei giusti, è per prepararli ad accogliere molto più di quello che chiedono e desiderano. La preghiera e l'elemosina aprono i tesori del re onnipotente e lo spingono ad essere ricco di misericordia verso coloro che lo pregano. Tu e Gioacchino avete chiesto un frutto di benedizione e l'Altissimo ha deciso di donarvene uno ammirabile e santo per arricchirvi di doni divini e concedervi molto più di quanto avete chiesto. Dal momento che vi siete mostrati umili nelle vostre suppliche, egli vuole mostrarsi grande nel concedervi quanto avete domandato, perché gradisce molto la creatura quando chiede con umiltà e confidenza senza coartare il suo infinito potere. Persevera nell'orazione e invoca dall'Altissimo la salvezza del genere umano, senza stancarti e con insistenza. Mosè, con suppliche incessanti, guadagnò la vittoria del suo popolo; Ester con intensa preghiera e confidenza ottenne la salvezza dalla morte; Giuditta, anche lei con l'orazione, fu resa capace di un'opera tanto ardua come difendere Israele, benché fosse una donna delicata e debole. Davide sconfisse Golia perché invocò il nome del Signore. Elia impetrò il fuoco dal cielo per il suo sacrificio e con la sua preghiera aprì e chiuse i cieli. L'umiltà, la fede e le elemosine tue e di Gioacchino sono giunte al trono dell'Altissimo ed egli ha inviato me, suo angelo, a portare delle liete notizie per il tuo cuore perché vuole farti felice e fortunata. Egli ti sceglie come madre di colei che concepirà e partorirà l'Unigenito del Padre e dispone che tu la chiami Maria. Ella sarà benedetta tra le donne e piena di Spirito Santo. Sarà la nube che spanderà la rugiada dal cielo a refrigerio dei mortali; in lei si compiranno le profezie dei vostri antichi Padri. Sarà la porta della vita e della salvezza per i figli di Adamo. Sappi che ho annunziato a Gioacchino che sarà padre di una figlia felice e benedetta; il Signore, però, non gli ha manifestato che ella sarà la Madre del Messia. Per questo tu devi mantenere il segreto; andrai subito al tempio a ringraziare l'Altissimo, perché la sua destra potente ti ha favorita così generosamente. Incontrerai Gioacchino alla porta aurea e lì parlerai con lui di questi eventi. Ma in particolare, o benedetta dal Signore, l'Altissimo vuole arricchirti dei suoi favori più singolari. Nel silenzio parlerà al tuo cuore e darà inizio alla legge di grazia, facendoti concepire colei che rivestirà l'immortale Signore di natura umana. È in questa umanità unita al Verbo che si compirà col suo sangue la vera legge di misericordia»

184. Affinché l'umile cuore di sant'Anna non venisse meno a causa dello stupore e dell'esultanza per l'annuncio che le dava il santo angelo, fu fortificata, nella sua debolezza, dallo Spirito Santo. Così ascoltò ed accolse il messaggio dilatando il suo animo con incomparabile gioia. Subito si alzò e andò al tempio di Gerusalemme, dove incontrò san Gioacchino, come l'angelo aveva detto ad entrambi. E insieme ringraziarono l'Autore di questa meraviglia, offrendo doni particolari e sacrifici; nuovamente furono illuminati dalla grazia del divino Spirito. Così pieni di celeste consolazione se ne tornarono a casa comunicandosi come il santo arcangelo Gabriele aveva parlato a ciascuno di essi riguardo al beneficio con cui il Signore avrebbe dato loro una figlia, la quale sarebbe stata immensamente felice e beata. Fu in questa occasione che si rivelarono anche che lo stesso angelo santo, prima del matrimonio, aveva ordinato ad entrambi di unirsi per volontà di Dio, per servirlo insieme. Per venti anni si erano taciuti questo segreto, fino al momento in cui lo stesso angelo promise loro la nascita di tale figlia. A questo punto fecero nuovamente voto di offrirla al tempio e di andarvi ogni anno in quella data, trascorrendo tutto il giorno in lodi e ringraziamenti e facendo molte offerte. Difatti in seguito adempirono a questo voto e cantarono lodi e benedizioni all'Altissimo.

185. La prudente Anna non rivelò mai, né a san Gioacchino né a nessun altro, il segreto che sua figlia avrebbe dovuto essere Madre del Messia. E il santo padre Gioacchino, durante tutta la sua vita, non seppe altro se non che ella sarebbe stata una donna grande e misteriosa. Peraltro nei suoi ultimi momenti di vita, l'Altissimo gli rivelò la dignità di sua figlia, come dirò più avanti. Mi è stata data una profonda conoscenza delle virtù e della santità dei due genitori della Regina del cielo; non mi trattengo oltre ad esporre cose che noi fedeli dobbiamo supporre, per affrettarmi al mio principale intento.

186. Dopo la prima concezione, quella del corpo della Madre della grazia, e prima di creare la sua anima santissima, Dio fece un singolare favore a sant'Anna. Ella ebbe un'altissima visione intellettuale di sua Maestà, in cui egli, comunicandole grandi rivelazioni e doni di grazia, la dispose e prevenne con larghe benedizioni. Purificandola la spiritualizzò ed elevò la sua anima e il suo spirito così che da quel giorno non si dedicò mai più a cosa umana che potesse impedirle di tenere fisse in Dio la sua mente e la sua volontà, senza perderlo mai di vista. Durante questo beneficio il Signore le disse: «Anna mia serva, io sono il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe: la mia benedizione e la mia luce eterna sono con te. Io formai l'uomo per sollevarlo dalla polvere e farlo erede della mia gloria, anzi partecipe della mia divinità. Io avevo deposto in lui molti doni collocandolo in uno stato perfetto, ma egli diede ascolto al serpente e perse tutto. Ora, per mio solo beneplacito, dimenticando la sua ingratitudine, voglio riparare i suoi danni e compiere quello che ho promesso ai miei servi e Profeti: inviare il mio Unigenito e loro redentore. I cieli sono chiusi e gli antichi Padri non possono vedere il mio volto e ricevere il premio loro promesso, della mia eterna gloria, così che l'inclinazione della mia bontà infinita è come violentata non potendo comunicarsi al genere umano. Vorrei ormai usare con esso la mia munifica misericordia e mandargli la persona del Verbo eterno che si faccia uomo, nascendo da una donna che sia ad un tempo madre e vergine immacolata, pura, benedetta e santa sopra tutte le creature. Ecco io ti faccio madre di questa mia eletta ed unica ».

187. Io non posso spiegare tanto facilmente quale effetto produssero queste parole dell'Altissimo nel cuore di sant'Anna, che fu la prima, tra tutte le creature umane, a ricevere la rivelazione del mistero che la sua figlia santissima sarebbe diventata la Madre di Dio. Era opportuno che lo conoscesse, poiché doveva partorirla ed allevarla come conveniva al tesoro che possedeva. Ella ascoltò con profonda umiltà la voce dell'Altissimo e con cuore docile rispose: «Signore, Dio eterno, è consuetudine della vostra bontà immensa ed opera del vostro braccio potente sollevare dalla polvere chi è povero e disprezzato. Io, o Signore Altissimo, mi riconosco una creatura indegna di tali misericordie e benefici. Che mai potrà fare questo vile vermicello in presenza vostra? Può solo ofirirvi come ringraziamento il vostro stesso essere e la vostra grandezza e come sacrificio la sua anima e le sue forze. Fate di me, o Signore, secondo la vostra volontà, dal momento che mi abbandono totalmente ad essa. Io vorrei essere così degnamente vostra come richiede questo favore; ma che farò io, che non merito neppure di essere la schiava di colei che deve essere madre del vostro Unigenito e figlia mia? So bene, e sempre lo confesserò, che io sono povera; ma ai piedi della vostra grandezza sto aspettando che usiate con me la vostra misericordia, poiché siete Padre pietoso e Dio onnipotente. Rendetemi, o Signore, come mi volete, in ragione della dignità che mi date».

188. Sant'Anna in questa visione ebbe un'estasi meravigliosa nella quale le fu data una profonda conoscenza della legge naturale, di quella scritta e di quella evangelica. Conobbe come la divina natura nel Verbo eterno si doveva unire alla nostra, e come la sua santissima umanità sarebbe stata sollevata all'essere divino, oltre a molti altri misteri che si sarebbero rivelati con l'incarnazione del Verbo. Fu attraverso queste illuminazioni, e altri doni divini di grazia, che l'Altissimo la predispose per il concepimento e la creazione dell'anima della sua figlia santissima e Madre di Dio.

Augustinus
26-07-05, 11:53
Libro I, Cap. 15, §§ 208-223

CAPITOLO 15

La concezione immacolata di Maria, madre di Dio, in virtù del potere divino.

208. La divina Sapienza aveva preparato tutte le cose perché la Madre della grazia fosse senza macchia. Erano già venuti tutti i Patriarchi e i Profeti ed erano già stati innalzati i monti sui quali doveva sorgere questa mistica Città di Dio. Le aveva assegnato, con la forza della sua destra, incomparabili tesori per ornarla ed arricchirla. Aveva costituito mille angeli per presidiarla e custodirla, i quali dovevano servirla da fedeli vassalli come loro regina e signora. La fece discendere da una stirpe regale e nobile e le scelse, per nascere, dei genitori santi e perfetti come non ve ne furono altri in quel secolo. Se ce ne fossero stati altri più idonei per generare una tale figlia che eleggeva per Madre, l'Onnipotente li avrebbe sicuramente prediletti.

209. Venne donata loro abbondante grazia e benedizione dalla sua destra; li arricchì con ogni genere di virtù, con il lume della scienza divina e con i doni dello Spirito Santo. Dopo che i due santi, Gioacchino ed Anna, ebbero conosciuto che sarebbe stata loro donata una figlia ammirabile e benedetta fra le donne, si iniziò l'opera della prima concezione, quella cioè del corpo purissimo di Maria. Quando si sposarono Anna aveva ventiquattro anni e Gioacchino quarantasei. Dopo il matrimonio trascorsero venti anni senza prole e, quando la figlia venne concepita, la madre aveva quarantaquattro anni e il padre sessantasei. Anche se ciò avvenne secondo l'ordine naturale comune, tuttavia la virtù dell'Altissimo le tolse ogni imperfezione lasciandole il necessario e l'indispensabile della natura, perché potesse generare il più eccellente corpo che vi fu e sarà in una semplice creatura.

210. La grazia operò affinché non ci fosse né colpa né imperfezione, solamente virtù e merito. Il concepimento, quantunque naturale e comune, fu però diretto, corretto e perfezionato dalla forza della grazia divina, affinché questa avesse il suo effetto senza impedimento della natura. Fu in sant'Anna che risultò più evidente l'intervento divino, perché era sterile. Senza miracolo non avrebbe potuto concepire dal momento che il concepimento, per via naturale, non ha legami né dipendenza con il soprannaturale, bensì con la sola partecipazione dei genitori i quali, come concorrono naturalmente all'effetto della propagazione, così offrono la materia e intervengono in modo imperfetto e senza misura.

211. In questa concezione il padre, pur non essendo naturalmente infecondo, a causa dell'età era incapace di procreazione. Venne però reso fecondo per virtù divina così che poté partecipare attivamente. Così la natura e la grazia concorsero insieme: la prima in misura necessaria e indispensabile, la seconda sovrabbondante, vigorosa ed efficace, per assorbire la stessa natura, senza confonderla, ma elevandola e migliorandola miracolosamente, affinché si conoscesse che questa concezione avvenne per grazia, con l'apporto della natura solo per quanto era necessario perché questa figliola avesse genitori naturali.

212. Per riparare alla sterilità della santissima madre Anna non le fu restituita la fertilità, ma fu il Signore che operò miracolosamente il concepimento e offrì la condizione per la formazione del corpo. Cessato poi il miracolo di questa straordinaria concezione, la madre rimase nella sua sterilità. Questo intervento divino mi sembra si possa intendere con quello che fece Cristo, Signore nostro, quando san Pietro passeggiò sulle acque. Allora, per sostenerlo, non fu necessario che le acque si indurissero, né che venissero convertite in cristallo o ghiaccio su cui egli potesse passeggiare, come avrebbero potuto fare altri. Senza che venissero convertite in ghiaccio, il Signore permise che sorreggessero il corpo dell'Apostolo per effetto della sua virtù miracolosa. Così, cessato il miracolo, poiché dunque le acque erano rimaste liquide, san Pietro, che vi camminava sopra, cominciò a vacillare e ad affondare.

213. Molto simile a questo, sebbene molto più ammirabile, fu il miracolo del concepimento di Maria santissima. I suoi genitori, protetti dalla grazia, furono ben lontani dalla concupiscenza e dal piacere, per cui, da parte umana in questa concezione non ci fu peccato, perché la divina Provvidenza aveva già prestabilito che essa fosse immacolata. Questo fu un miracolo che l'Altissimo riservò soltanto a colei che degnamente doveva essere sua Madre, perché, se era conveniente che nella sostanza della sua concezione fosse generata secondo l'ordine degli altri figli di Adamo, era anche più conveniente e dovuto che, serbata intatta la natura, concorresse con questa la grazia in tutta la sua virtù e potenza, segnalandosi ed operando in lei più che in tutti i figli di Adamo e in Adamo ed Eva stessi, i quali diedero inizio alla corruzione e alla concupiscenza sregolata.

214. Nella formazione del corpo purissimo di Maria, secondo il nostro modo di intendere, la sapienza e la potenza dell'Altissimo operarono con tanta cura sia nella quantità che nella qualità dei quattro umori naturali - sanguigno, melanconico, flemmatico e collerico - e nella mescolanza perfettissima di questa composizione, in modo che esso agevolasse senza impedimento gli atti interiori di un'anima così santa, quale sarebbe stata quella che avrebbe dovuto dare vita ad esso. Questo miracoloso temperamento fu l'inizio e la causa della serenità e della pace che conservarono le facoltà della Regina del cielo durante la sua vita, senza che alcuno di questi elementi le facesse guerra, la contraddicesse o predominasse sugli altri. Anzi si aiutavano e si servivano reciprocamente per mantenersi in quell'anima senza corruzione. A questa, il corpo di Maria santissima non andò mai soggetto e nulla le venne meno o le sopravanzò. In esso tutto fu sempre, secondo la quantità e la qualità, in equilibrio perfetto.

215. Certamente questo corpo, pur essendo in tutto d'ammirabile composizione, sentiva il disagio delle inclemenze del caldo e del freddo e quello delle altre influenze degli astri. Anzi, quanto più era su misura e perfetto, tanto più lo offendeva qualunque estremo, in quanto aveva meno dell'estremo contrario per difendersi. Tuttavia in una costituzione così ben proporzionata, i contrari trovavano meno da alterare e tanto meno da operare: per la delicatezza il poco era più sensibile che in altri corpi il molto. Quel miracoloso corpo, che si formava nel grembo di sant'Anna, non era capace di doni spirituali prima di avere un'anima, ma lo era dei doni naturali. Questi furono concessi a Maria per ordine e virtù soprannaturali con quelle qualità che erano convenienti alla singolare grazia che le era destinata. Per questo motivo le fu data una struttura così perfetta che la natura da sola non poteva arrivare a formare creature simili.

216. La mano del Signore creò i nostri progenitori Adamo ed Eva con qualità convenienti alla giustizia originale e allo stato di innocenza. Anzi, in tale grado uscirono dalle sue mani migliori di come sarebbero stati i loro discendenti se li avessero avuti in quello stato, perché solo le opere del Signore sono perfette. Allo stesso modo, sebbene in maniera più eccellente, manifestò la sua onnipotenza nella formazione del corpo di Maria santissima. Egli operò con maggiore provvidenza e abbondanza di grazia, perché questa creatura superava non solo i progenitori che avrebbero subito il peccato, ma tutte le altre creature corporali e spirituali. A nostro modo di intendere, Dio ebbe maggior cura nella sola formazione del corpo della sua Madre santissima che non in quella di tutto il mondo celeste e di quanto è racchiuso in esso. Con tale regola si devono cominciare a misurare i doni e i privilegi di questa Città di Dio, dalle prime fondamenta su cui si elevò la sua grandezza, fino ad essere la più immediata e la più vicina all'infinità dell'Altissimo.

217. Quanto fu distante, dunque, il peccato e il fomite da cui risulta, da questa miracolosa concezione! Ciò non fu solo nell'Autrice della grazia, sempre distinta e trattata secondo questa dignità, ma anche nei suoi genitori; nel suo concepimento il peccato fu tenuto a freno e legato affinché non perturbasse la natura, che in quell'opera era inferiore alla grazia e serviva come strumento al supremo Artefice. Egli è superiore alle leggi sia della natura che della grazia. Da qui cominciava già a distruggere il peccato, minando e abbattendo il castello del forte armato per rovesciarlo e spogliarlo di quanto tirannicamente possedeva.

218. Il giorno in cui avvenne la prima concezione, cioè quella del corpo di Maria santissima, era domenica, corrispondente a quella della creazione degli angeli, dei quali ella doveva essere Regina e signora. Per la formazione e la crescita degli altri corpi sono necessari, secondo l'ordine naturale e comune, molti giorni perché si organizzino e abbiano la disposizione richiesta per infondere in essi l'anima razionale. Dicono che per gli uomini ne occorrono quaranta, mentre per le donne ottanta, poco più o poco meno secondo il calore naturale e la disposizione della madre. Invece, nella formazione del corpo di Maria santissima, la virtù divina abbreviò il tempo naturale e ciò che si sarebbe dovuto operare in ottanta giorni, o quanti naturalmente sarebbero stati necessari, si fece in modo perfetto in sette. In questi giorni nel grembo di sant'Anna quel corpo miracoloso fu plasmato e preparato, con la debita crescita, per ricevere la santissima anima della nostra Signora e regina.

219. Il sabato dopo questa prima concezione, si fece la seconda, nella quale l'Altissimo creò l'anima di sua Madre e la infuse nel corpo. Così entrò nel mondo la creatura più santa, perfetta e gradita ai suoi occhi più di quante ne ha create e creerà sino alla fine del mondo o per l'eternità. Fu misteriosa l'attenzione che Dio pose nel far corrispondere quest'opera con quella della creazione di tutto il resto del mondo in sette giorni, come è riferito nella Genesi. Senza dubbio fu qui che egli si riposò, avendo dato compimento a quella immagine nel realizzare l'opera pensata mediante la creazione dell'essere a tutti superiore, con cui dava inizio all'opera dell'incarnazione del Verbo divino e alla redenzione del genere umano. Per Dio e per tutte le creature fu un giorno di grande festa.

220. Per il mistero della concezione di Maria santissima lo Spirito Santo ordinò che, nella Chiesa, il sabato fosse consacrato alla Vergine, come giorno in cui le fu fatto il più grande beneficio: creare la sua santissima anima e unirla al suo corpo, senza peccato originale né effetto alcuno di questo. Il giorno che oggi la Chiesa celebra non è quello della concezione del corpo, ma quello dell'infusione dell'anima dopo la quale stette nove mesi precisi nel grembo di sant'Anna, tempo trascorso dalla concezione fino alla natività di questa Regina. Nei sette giorni che precedettero l'infusione dell'anima, solo il corpo si dispose e organizzò per virtù divina, affinché questa creazione corrispondesse a quella che avvenne al principio del mondo. Fu nell'istante della creazione ed infusione dell'anima di Maria santissima che la beatissima Trinità disse, con affetto e amore più grandi di come riferisce la Genesi: «Formiamo Maria a nostra immagine e somiglianza, come vera nostra figlia e sposa e madre dell'Unigenito della sostanza del Padre».

221. In forza di questa divina parola e dell'amore con cui uscì dalla bocca dell'Onnipotente, fu creata e infusa l'anima nel corpo di Maria santissima. Nello stesso momento fu riempita di grazia e di doni al di sopra dei più alti serafini del cielo: nemmeno per un istante fu priva della luce, dell'amicizia e dell'amore del suo Creatore, o toccata dalle tenebre del peccato originale. La sua giustizia fu, anzi, perfetta e superiore a quella data ad Adamo ed Eva quando furono creati. Ebbe in dono un perfetto uso della ragione proporzionato alle grazie che riceveva, affinché non le tenesse neppure per un istante oziose, ma con esse operasse effetti mirabili e sommamente graditi al suo Signore. Confesso che mi trovo assorta nella luce di questo grande mistero e il mio cuore, per insufficienza di parole, si scioglie in sentimenti di ammirazione e di lode nel silenzio. Ammiro la vera Arca dell'alleanza costruita, abbellita e collocata nel tempio di una madre sterile con maggior gloria di quella posta nella casa di Obed-Èdom e nel tempio di Salomone. Vedo formato l'altare nel Sancta Sanctorum sul quale si deve offrire il primo sacrificio per implorare e placare Dio. Vedo come la natura forza i limiti del suo ordine per raggiungere l'ordine vero, mentre si stabiliscono nuove leggi contro il peccato senza tenere conto di quelle comuni, né della colpa, né della stessa grazia. Vedo, cioè che si stanno formando una nuova terra e dei cieli nuovi, dei quali il primo è il grembo di un'umilissima donna guardata dalla santissima Trinità. Assistono innumerevoli esseri dell'antico cielo e mille angeli sono destinati a custodire il tesoro di un piccolo corpo della dimensione di un'ape.

222. In questa nuova creazione si udì nuovamente risuonare, ma con maggiore forza, la voce del suo Creatore che, soddisfatto della sua opera di onnipotente, disse che era molto buona. Si accosti umilmente la debolezza umana a questa meraviglia e confessando la grandezza del Creatore gradisca il nuovo beneficio elargito a tutto il genere umano nella Corredentrice. Abbia fine ormai lo zelo avverso riconoscendosi vinto dalla forza della luce divina. Se l'infinita bontà di Dio, come mi fu mostrato, nella concezione della sua santissima Madre si sdegnò davanti al peccato originale, gloriandosi di avere una giusta causa ed un'occasione opportuna per distruggerlo ed arrestarne il corso, perché alla sapienza umana sembra bene ciò che per Dio fu ripuguante?

223. Mentre veniva infusa l'anima nel corpo di questa divina Signora, l'Altissimo volle che sant'Anna, madre di Maria, sentisse e riconoscesse in modo eccelso la presenza della Divinità. Fu ripiena di Spirito Santo e fu accesa interiormente di esultanza e devozione superiori alle sue forze umane, tanto che fu rapita in un'estasi sublime in cui fu illuminata riguardo ai più arcani misteri e inneggiò al Signore con nuovi canti di gioia. Questa grazia le fu concessa per tutto il corso della sua vita, ma fu più intensa durante i nove mesi in cui portò nel suo grembo il tesoro del cielo. In questo tempo tali benefici le furono rinnovati e ripetuti più frequentemente con la comprensione delle divine Scritture e dei più profondi misteri racchiusi in esse. O fortunatissima donna, ti chiamino davvero beata e ti lodino tutte le nazioni e le generazioni del mondo!

Augustinus
26-07-05, 11:56
Libro I, Cap. 20, §§ 311-324

CAPITOLO 20

Ciò che avvenne nei nove mesi della gravidanza di sant'Anna e ciò che fecero in quel tempo Maria santissima e sua madre.

311. Poiché - come ho detto - Maria santissima fu concepita senza peccato, il suo spirito, da quella prima visione di Dio, restò tutto assorto e rapito dall'oggetto infinito del suo amore. Questo, cominciato nella stretta dimora del grembo materno nell'istante in cui fu creata la sua fortunatissima anima, non venne mai più meno, ma continuò ininterrotto e continuerà per tutta l'eternità nel sommo grado di gloria possibile ad una semplice creatura, che ella gode alla destra del suo santissimo Figlio. Affinché, poi, andasse sempre crescendo nella contemplazione e nell'amore divino, oltre le immagini infuse delle altre creature e quelle impresse in lei dalla prima manifestazione della santissima Trinità, per le quali esercitò molti atti delle virtù che li poteva operare, il Signore le rinnovò la meraviglia di quella visione astrattiva della sua divinità, concedendogliela altre due volte. La Trinità le si manifestò in questo modo tre volte prima della nascita: una nell'istante in cui fu concepita, l'altra verso la metà dei nove mesi e la terza il giorno prima di venire alla luce. Sebbene tale genere di visione non fosse continuo, ne ebbe un altro alquanto inferiore, ma anch'esso assai alto. Questa contemplazione di Dio attraverso la fede ed una illuminazione speciale fu continua in Maria santissima e superò quelle di tutti gli altri viatori insieme.

312. Quanto alla visione astrattiva di Dio, sebbene non fosse opposta allo stato di viatrice, pure era così alta e vicina alla visione intuitiva che non doveva essere continua in questa vita mortale per chi aveva da meritare la gloria intuitiva con altri atti. Tuttavia, non cessava di essere un sommo beneficio della grazia a questo scopo, perché lasciava impresse nell'anima immagini del Signore tali da sollevarla assorbendo tutta la creatura nell'incendio dell'amore divino, che attraverso di esse si rinnovò nell'anima santissima di Maria finché ella stette nel grembo di sant'Anna. Qui avvenne che, possedendo l'uso perfettissimo della ragione e tenendosi occupata in continue domande a favore del genere umano, in atti eroici di riverenza, adorazione ed amore di Dio e nel conversare con gli angeli, non risentì l'angustia del naturale e stretto carcere del grembo materno, né le mancò il non usare i sensi, né le riuscirono pesanti i disagi propri di quello stato. A tutto ciò non faceva attenzione, stando più nel suo Amato che nel grembo di sua madre, anzi più che in se stessa.

313. Lultima di queste tre visioni fu accompagnata da nuovi e più stupendi favori del Signore, che le manifestò che era giunto il momento di uscire alla luce del mondo ed alla vita tra i mortali. Allora la Principessa del cielo, ubbidendo alla volontà divina, disse al Siguore: «Dio altissimo, padrone di tutto il mio essere, anima della mia vita e vita della mia anima, infinito in attributi e perfezioni, incomprensibile, potente e ricco di misericordia, re e signore mio, mi avete creata dal niente e senza alcun mio merito mi avete arricchita con i tesori della vostra grazia e luce divina, affinché, conoscendo io subito il vostro essere immutabile e le vostre divine perfezioni, nessun altro che voi fosse il primo oggetto della mia vista e del mio amore, né cercassi altro bene fuorché voi, che siete il sommo vero e tutto il mio conforto. Ora, Signore mio, mi comandate di uscire alla luce materiale ed alla vita delle creature; ma io in voi, dove tutto si conosce come in uno specchio limpidissimo, ho visto il pericoloso stato e le miserie di tale vita. Se in essa, per mia fragilità e debolezza naturale, dovessi mancare anche in un solo punto nel vostro amore e servizio e morire allora, fate che io muoia piuttosto qui adesso prima di passare ad uno stato in cui vi possa perdere. Se, però, Signore e padrone mio, la vostra santa volontà si deve adempiere destinandomi al tempestoso mare del mondo, vi supplico, altissimo e potente bene dell'anima mia, di guidare la mia vita, di dirigere i miei passi e di dare forma a tutte le mie azioni secondo il vostro maggiore compiacimento. Ordinate in me la carità, perché con il nuovo uso delle creature essa divenga in me sempre più perfetta tanto verso di voi quanto verso di loro. In voi ho conosciuto l'ingratitudine di molte anime; quindi, a ragione io temo, essendo della loro natura, di potere anch'io commettere la medesima colpa. In questa angusta caverna del grembo di mia madre ho goduto degli spazi infiniti della vostra divinità; qui possiedo tutto il bene che siete voi, o mio diletto. Essendo ora solo voi la mia parte ed il mio possesso, temo di perdervi fuori di questo luogo recluso, alla vista di altra luce e con l'uso dei sensi. Perciò, se ciò fosse possibile e conveniente, io preferirei nnunciare alla vita cui mi avvicino e rimarne priva; però, non si faccia la mia volontà, ma la vostra. Poiché così volete, datemi la vostra benedizione per nascere al mondo ed in esso non allontanate mai da me la vostra divina protezione». Dopo questa preghiera della dolcissima bambina Maria, l'Altissimo le diede la sua benedizione, le comandò di uscire alla luce materiale di questo sole visibile e la illuminò su quanto doveva fare per conseguire questi suoi desideri.

314. Intanto, la felicissima madre sant'Anna aveva passato la sua gravidanza tutta spiritualizzata, per gli effetti divini e per la soavità che sentiva nelle sue facoltà. Tutta-via, la divina Provvidenza, per conferire maggiore gloria alla santa e rendere più sicura la sua navigazione, aveva disposto che in qualche modo la sua nave portasse la zavorra di alcune tribolazioni, poiché senza di esse non si guadagnano che scarsamente i frutti della grazia e dell'amore. Perché si comprenda meglio ciò che le avvenne, si deve avvertire che il demonio, dopo essere stato precipitato con i suoi angeli cattivi dal cielo alle pene infernali, andava sempre indagando e spiando con grande vigilanza tutte le donne più sante dell'antica legge, per vedere se poteva incontrare quella di cui aveva visto in cielo il segno ed il cui piede gli doveva schiacciare il capo. Tanta era l'ira di Lucifero che non affidava tale cura solo ai suoi inferiori, ma, valendosi di loro contro alcune donne virtuose, egli stesso vigilava e insidiava quelle che vedeva segnalarsi di più nelle virtù e nella grazia dell'Altissimo.

315. Con questa malignità ed astuzia pose molta attenzione alla straordinaria santità della grande sant'Anna e a tutto ciò che veniva scoprendo di quanto in lei succedeva. Se non riuscì a conoscere il valore del tesoro che racchiudeva il suo grembo, poiché il Signore gli nascondeva questo ed altri misteri, tuttavia sentiva contro di sé una grande forza e virtù che ridondava da sant'Anna. Non poter penetrare la causa di quell'effetto potente lo portava ad essere in alcuni momenti molto turbato e triste nel suo furore. Altre volte si calmava un poco considerando che quella gravidanza aveva avuto inizio nello stesso modo di tutte le altre e che non vi era da temere alcuna novità; il Signore, infatti, lasciava che si ingannasse nella sua ignoranza ed andasse fluttuando tra le onde superbe della sua rabbia. Eppure, vedendo tanta tranquillità nella gravidanza di sant'Anna, il suo spirito perversissimo s'insospettiva. Talora scopriva anche che era assistita da molti angeli; soprattutto, poi, era tormentato dal sentirsi debole nel resistere alla forza che usciva dalla fortunata sant'Anna, cosicché cominciò a sospettare che non fosse lei sola a causare ciò.

316. Turbato per questi timori, il drago determinò di tentare di togliere la vita a sant'Anna e, se non gli fosse riuscito, di procurare almeno che abortisse. La superbia di Lucifero era, infatti, tanto smisurata che confidava di poter vincere o uccidere la Madre del Verbo che doveva incarnarsi, a meno che non gli venisse tenuta nascosta, e addirittura lo stesso Messia redentore del mondo. Fondava questa eccessiva arroganza sulla superiorità della sua natura di angelo rispetto a quella umana, quanto a condizione ed a forze, come se all'una e all'altra non fosse superiore la grazia ed entrambe non fossero subordinate alla volontà del loro Creatore. Spinto da questa audacia, prese a tentare sant'Anna con molti spaventi, suggestioni, sussulti e sospetti circa la verità della sua gravidanza, facendole presente la sua età avanzata e la lunga sterilità. Il demonio faceva tutto ciò per provare la virtù della santa e per vedere se l'effetto di queste suggestioni gli apriva un varco per assalirne la volontà con qualche consenso.

317. L'invitta sant'Anna, però, resistette virilmente a questi colpi. Armata di umile fortezza, di pazienza, di preghiera incessante e di viva fede nel Signore, sventava gli ingannevoli stratagemmi del drago, che anzi le ridondavano in aumenti sempre maggiori di grazia e di protezione divina. La difendevano anche i principi angelici che custodivano la sua santissima Figlia e scacciavano i demoni dalla sua presenza. Non per questo l'insaziabile malizia del nemico desistette. Siccome la sua arrogante superbia eccede la sua forza, cercò di valersi anche di argomenti umani; con questi, infatti, si ripromette sempre vittorie maggiori. Tentò dapprima di far crollare la casa di san Gioacchino, affinché sant'Anna fosse scossa e sconvolta dal terrore. Non essendo potuto riuscirvi, perché opposero resistenza gli angeli santi, suscitò alcune donnicciole vili, conoscenti della santa, perché la oltraggiassero. Esse eseguirono ciò con grande ira, ingiuriandola con parole oltre misura offensive e beffandosi della sua gravidanza, dicendo che nella sua età avanzata non poteva essere altro che un artificio del diavolo.

318. Sant'Anna non se ne turbò; anzi, sopportò quelle ingiurie con mansuetudine e carità, continuando a trattare con molto riguardo chi le faceva, guardando da allora quelle donne con maggiore affetto e facendo loro benefici più grandi. Non per questo la loro ira si temperò, possedute com'erano dal demonio ed infiammate di odio contro la santa. E siccome, quando uno si dà una volta in balia di tale crudele tiranno, questo acquista sempre più forza per tirare al suo volere chi gli si assoggetta, egli incitò quei vili strumenti perché intentassero qualche vendetta contro la persona e la vita di sant'Anna. Non lo poterono, però, conseguire, perché la virtù divina rese sempre più deboli ed inefficaci le già fiacche forze di quelle donne e nulla poterono eseguire contro la santa. Anzi, vinte con ammonizioni, furono per le sue preghiere condotte al riconoscimento della loro colpa ed alla correzione della loro vita.

319. Così il drago fu vinto, sebbene non abbattuto, poiché subito si valse di una donna di servizio dei santi coniugi, provocandola contro sant'Anna. Costei fu peggiore di tutte le altre donne, perché, agendo nella sua casa, era avversario più pertinace e pericoloso. Non mi dilungo a narrare ciò che il nemico tentò per mezzo di lei, poiché fu quello stesso che aveva provato per mezzo delle altre donne, sebbene con molestia e pericolo maggiori per la santa. Con il favore divino, però, ella vinse questa tentazione più gloriosamente che le altre, perché non sonnecchiava il custode d'Ismele, che difendeva la sua santa città e la teneva guarnita di tante sentinelle scelte tra i più coraggiosi della sua milizia. Questi misero in fuga Lucifero ed i suoi, perché non molestassero più la fortunata madre, che stava già aspettando il felicissimo parto cui si era preparata con gli atti eroici delle virtù esercitate e con i meriti acquistati in questi combattimenti, avvicinandosi così alla fine desiderata della sua attesa. Ed io pure desidero quella del presente capitolo, per udire il salutare insegnamento della mia Signora e maestra. Anche se tutto quello che scrivo mi è offerto da lei, ciò che mi sta più a cuore è la sua materna ammonizione, cosicché l'attendo con sommo gaudio e giubilo del mio spirito.

320. Parlate dunque, o Signora, poiché la vostra serva vi ascolta. E se me lo permettete, benché sia polvere e cenere, vi esporrò un dubbio che mi si è presentato in questo capitolo, poiché in tutto ricorro alla spiegazione che voi vi degnate di darmi, Madre, maestra e signora mia. Il dubbio è questo: essendo voi stata concepita senza peccato e possedendo l'anima vostra santissima una così alta conoscenza di tutte le cose mediante la visione della Divinità, come poterono stare insieme a questa grazia timore e trepidazione così grandi di perdere l'amicizia di Dio offendendolo? Se nel primo istante della vostra esistenza vi prevenne la grazia, come tanto presto potevate temere di perderla? E se l'Altissimo vi fece esente dalla prima colpa, come potevate cadere in altre ed offendere colui che vi aveva preservato da quella?

Insegnamento e risposta della Regina del cielo

321. Figlia mia, ascolta la risposta al tuo dubbio. Sebbene nella visione di Dio che io ebbi nel primo istante avessi saputo che ero concepita senza macchia e senza peccato, questi benefici e doni dell'Altissimo sono di natura tale che, quanto più si conoscono e rendono sicuri, tanto maggiore cura ed attenzione risvegliano per conservarli e per guardarsi dall'offendere il loro autore, che li comunica per sola sua bontà. Inoltre, mostrano tanto chiaramente la loro provenienza dalla sola virtù divina e dai meriti del mio Figlio santissimo che la creatura, non vedendo in se stessa altro che indegnità ed insufficienza, comprende con piena evidenza che riceve ciò che non merita, non potendo appropriarsene perché cosa altrui. Conosce non meno che ne è causa superiore un Signore che, come li concede per pura liberalità, così può ugualmente toglierli a lei per darli a chi più gli piace. Da questo necessariamente nascono la sollecitudine e la vigilanza per non perdere ciò che si possiede per sola grazia, adoperandosi diligentemente per conservarlo e facendo fruttare il talento, perché si conosce che questo è il solo mezzo per non perdere ciò che si ha in deposito e che viene dato alla creatura perché renda il contraccambio e lavori a gloria del suo Creatore. Attendere a questo fine è condizione necessaria per conservare i benefici della grazia ricevuta.

322. Si ha consapevolezza anche della fragilità della natura umana e della sua libera volontà tanto per il bene quanto per il male. Questa conoscenza non mi fu tolta dall'Altissimo, né viene tolta ad alcun viatore; anzi, viene lasciata a tutti. Ciò è conveniente, affinché alla sua vista si radichi il santo timore di cadere in una colpa, sia pure piccola. In me, poi, questa luce fu maggiore, perché conobbi che una piccola mancanza dispone ad un'altra peggiore, e la seconda è castigo della prima. È’ ben vero che in seguito alle grazie ed ai benefici prodigati da Dio alla mia anima non mi era possibile cadere in peccato. La sua Provvidenza, tuttavia, dispose questo favore nascondendomi la certezza assoluta di non peccare, cosicché io conoscevo che a me, da sola, era possibile cadere e che dipendeva solo dalla volontà divina il non farlo. Così, egli riservò per sé la conoscenza della mia sicurezza, lasciando a me la sollecitudine ed il santo timore di peccare come viatrice, che dal momento della mia concezione sino alla morte non persi mai; esso, anzi, andò crescendo in me con la vita.

323. Inoltre, l'Altissimo mi diede discrezione ed umiltà perché non gli ponessi domande circa questo mistero né mi fermassi ad esaminarlo, attendendo soltanto a fidarmi della sua bontà e benevolenza, certa che mi avrebbe assistita perché non peccassi. Da questo derivano due disposizioni necessarie alla vita cristiana: la prima è mantenere l'anima in pace; l'altra è non perdere il timore e la vigilanza nel custodire questo tesoro. Essendo questo un timore filiale, non diminuiva l'amore, ma anzi lo accendeva ed accresceva sempre più. Queste due disposizioni di amore e timore formavano nella mia anima un accordo divino tale da armonizzare tutte le mie azioni in modo che mi allontanassi dal male e mi unissi sempre più al sommo Bene.

324. Amica mia, da ciò puoi rilevare il modo migliore di riconoscere le cose dello spirito: vedere se sono accompagnate da vera luce e da sana dottrina, se insegnano la maggiore perfezione delle virtù e se muovono ad essa con grande forza. I benefici che discendono dal Padre della luce hanno questo di proprio: assicurano umiliando ed umiliano senza rendere diffidenti, danno confidenza non disgiunta da sollecitudine e vigilanza e rendono solleciti con riposo e pace, affinché queste disposizioni nel compiere la volontà divina non si impediscano tra loro. Ora tu, anima, mostra umile e fervorosa gratitudine al Signore per essere stato tanto liberale con te, che te lo sei meritato così poco; infatti, ti ha illuminato con la sua luce divina aprendoti in qualche modo gli archivi dei suoi segreti e prevenendoti con il timore di offenderlo. Tuttavia, fa' uso di questo timore con misura e piuttosto eccedi nell'amore: sono le due ali dello spirito per sollevarti al di sopra di tutte le cose terrene e di te stessa. Procura, dunque, di abbandonare ogni disposizione disordinata che ti causi eccessivo timore, affidando al Signore la tua causa e prendendo per tua propria la sua. Temi finché tu sia purificata e libera dalle tue colpe e dalla tua ignoranza; ama il Signore finché tu sia tutta trasformata in lui e lo abbia reso interamente padrone ed arbitro delle tue azioni, senza che tu lo sia più di alcuna. Non ti fidare del tuo giudizio, non credere di essere saggia, poiché il proprio discernimento è facilmente oscurato dalle passioni che lo tirano dietro a sé; insieme, poi, trascinano la volontà, per cui si finisce per temere ciò che non si deve e per credersi sicuri in ciò che non conviene. Ritieniti sicura soltanto in modo da non riposare nella tua sicurezza con frivolo compiacimento interiore, dubita e temi finché tu non abbia trovato, mediante una sollecitudine quieta, il giusto mezzo in tutto; lo troverai sempre se ti sottometterai all'ubbidienza dei tuoi superiori ed a ciò che l'Altissimo ti insegnerà ed opererà in te. Sebbene la bontà delle disposizioni si desuma dal fine cui sono dirette, tuttavia esse si devono regolare con l'obbedienza e con il consiglio, perché senza tale direzione gli atti in cui si traducono risultano mal riusciti e senza profitto. In ogni cosa, insomma, starai attenta a praticare ciò che è più santo e perfetto.

Augustinus
26-07-05, 12:04
Libro II, Cap. 16, §§ 657-673

CAPITOLO 16

Continua l'infanzia di Maria santissima nel tempio; il Signore la predispone a soffrire tribolazioni e muore suo padre san Gioacchino.

657. Abbiamo lasciato la nostra celeste principessa Maria alla metà del primo anno della sua infanzia nel tempio, volgendo altrove il discorso per dare qualche notizia delle virtù che, bambina negli anni ma adulta in sapienza, esercitava con le sue facoltà, come anche dei doni e delle rivelazioni divine che riceveva dalla mano dell'Altissimo.
La santissima bambina cresceva in età ed in grazia davanti a Dio e agli uomini, ma con tale corrispondenza che sempre la devozione superava la natura; mai la grazia si misurò con l'età, ma con la volontà divina e con gli alti fini ai quali la destinava l'impetuosa corrente della Divinità, che si andava a riversare e placare in questa città di Dio. L'Altissimo continuava ad assicurare i suoi doni e favori rinnovando sempre le meraviglie del suo braccio onnipotente, come se fossero state riservate per la sola Maria santissima. Sua Altezza corrispondeva in quella tenera età, colmando il cuore del Signore di perfetto ed adeguato compiacimento e gli angeli santi del cielo di ammirazione. Gli spiriti celesti osservavano tra l'Altissimo e la piccola Principessa una certa gara e competizione. Il potere divino, per arricchirla, traeva ogni giorno dai suoi tesori benefici nuovi ed antichi1 riservati solo per Maria purissima; ella d'altra parte, siccome era terra benedetta, non solo non lasciava infruttuoso in se stessa il seme dell'eterna parola e dei suoi doni e favori, né solamente dava cento per uno come i più grandi santi, ma con stupore del cielo, sebbene tenera bambina, superava in amore, gratitudine, lode ed in tutte le virtù possibili i più eccelsi ed ardenti serafini, senza che ci fossero tempo, luogo, occasione o ministero in cui non operasse il sommo della perfezione allora a lei possibile.

658. Nei teneri anni della sua infanzia, quando già si era manifestata la sua capacità di leggere le Scritture, lo faceva molto spesso. Essendo piena di sapienza, confron~va nel suo cuore ciò che cono&ceva per mezzo delle rivelazioni divine con ciò che nelle Scritture era manifestato per beneficio di tutti. Durante questa lettura e questi arcani confronti, faceva suppliche ed orazioni continue e fervorose per la redenzione del genere umano e per l'incarnazione del Verbo. Leggeva più di frequente le profezie di Isaia e di Geremia ed i Salmi, trovando lì maggiormente espressi e ripetuti i misteri del Messia e della legge di grazia. Su ciò che di essi intendeva e comprendeva, poi, era solita interrogare gli angeli e proporre loro questioni altissime ed ammirabili. Molte volte parlava del mistero dell'umanità santissima del Verbo con incomparabile tenerezza, prendendo come oggetto dei suoi discorsi il suo dover essere bambino, nascere e venire allevato come gli altri uomini e dover nascere da madre vergine, crescere, patire e morire per tutti i figli di Adamo.

659. A queste parole e domande i suoi angeli e serafini rispondevano illuminandola di nuovo, confermandola e riscaldando il suo cuore ardente e verginale con nuove fiamme di amore divino, ma nascondendole sempre la sua dignità altissima, benché ella si offrisse molte volte con umiltà profondissima come schiava del Signore e della felice madre che egli doveva scegliere per nascere nel mondo. Altre volte, interrogando gli angeli santi, diceva con ammirazione: «Principi e signori miei, è possibile che il Creatore debba nascere da una creatura e la debba avere come madre, che l'Onnipotente ed infinito, colui che ha creato i cieli e non può essere contenuto in essi, debba chiudersi nel grembo di una donna e rivestirsi di una natura così limitata quale è quella terrena? Dunque colui che veste di bellezza gli elementi, i cieli ed i medesimi angeli si deve rendere passibile? E deve esserci nella nostra stessa natura umana una donna tanto fortunata da poter chiamare suo figlio colui che l'ha fatta dal niente e da sentirsi chiamare madre da colui che è increato e creatore di tutto l'universo? Oh, miracolo inaudito! Come avrebbe potuto la capacità terrena concepire un'idea così magnifica, se lo stesso Autore non l'avesse manifestata? Oh, meraviglia delle sue meraviglie! Oh, felici e beati gli occhi che lo vedranno ed i secoli che lo meriteranno!». A queste esclamazioni piene di amore gli angeli rispondevano spiegandole i misteri divini, eccetto quello che riguardava lei.

660. Ognuno dei sublimi, umili e ardenti affetti della bambina Maria era quel «capello della sposa» che feriva il cuore di Dio con saetta di amore così dolce che, se non fosse stato conveniente attendere l'età adatta ed opportuna per concepire e partorire il Verbo incarnato, il compiacimento dell'Altissimo - a nostro modo di intendere - non avrebbe potuto contenersi senza prendere subito la nostra umanità nel suo grembo. Non lo fece, benché ella dalla sua fanciullezza quanto alla grazia e ai meriti ne fosse già capace, per dissimulare e nascondere meglio il mistero dell'incarnazione e affinché l'onore della sua Madre santissima stesse ancora più al sicuro, corrispondendo il suo parto verginale all'età naturale delle altre donne. Il Signore, intanto, si rendeva sopportabile questa dilazione con gli affetti e con i graditi cantici che - a nostro modo di intendere - attentamente ascoltava dalla sua Figlia e sposa, la quale in breve doveva essere degna madre dell'eterno Verbo. Furono tanti e così sublimi i cantici ed i salmi composti dalla nostra Regina e signora che, secondo la luce datami su questo, se fossero stati scritti la santa Chiesa ne avrebbe molti più di quelli che ha ricevuto da tutti i Profeti ed i Santi. Maria purissima, infatti, espresse e comprese tutto ciò che essi scrissero ed oltre a ciò intese e disse molto di più di quanto essi giunsero a conoscere. L'Altissimo, però, dispose che la sua Chiesa militante avesse con sovrabbondanza negli scritti degli Apostoli e dei Profeti tutto quello che era necessario e riservò scritto nella sua mente divina tutto ciò che aveva rivelato alla sua Madre santissima, per manifestarne poi nella Chiesa trionfante quella parte che sarebbe stata conveniente alla gloria accidentale dei beati.

661. In ciò la benignità divina volle anche assecondare la volontà santissima di Maria nostra signora, la quale, per accrescere la sua prudentissima umiltà e per lasciare ai mortali questo raro esempio in virtù tanto eccellenti, sempre volle nascondere il segreto del Re. Quando, poi, fu necessario rivelarlo in qualche parte per ossequio di sua Maestà e per vantaggio della Chiesa, procedette con prudenza così divina che, essendo maestra, mai cessò di essere umilissima discepola. Di fatto nella sua fanciullezza consultava gli angeli santi e seguiva il loro consiglio; dopo la nascita del Verbo incarnato, tenne come esempio e maestro in tutte le sue azioni lo stesso suo unigenito; alla fine dei suoi misteri, dopo che fu salito al cielo, ella che era la grande Regina dell'universo ubbidiva agli Apostoli, come nel corso della Storia diremo. Fu questa una delle ragioni per cui san Giovanni evangelista copri di tanti enigmi i misteri che scrisse circa questa signora nell'Apocalisse, affinché si potessero intendere tanto della Chiesa militante quanto di quella trionfante.

662. L'Altissimo determinò che la pienezza delle grazie e delle virtù di Maria precedesse il culmine dei suoi meriti, estendendosi ad opere ardue e magnanime, nel modo possibile ai suoi teneri anni. Quindi, in una delle visioni nelle quali le si manifestò, sua Maestà le disse: «Sposa e colomba mia, io ti amo con infinito amore e voglio che tu faccia ciò che è più gradito agli occhi miei e dia intera soddisfazione al mio desiderio. Tu non ignori, figlia mia, il tesoro nascosto che racchiudono le tribolazioni e le pene che la cieca ignoranza dei mortali aborrisce. Tu sai che il mio Unigenito, quando si vestirà della natura umana, insegnerà il cammino della croce con la parola e con l'esempio, lasciandola in eredità ai miei eletti, come egli stesso la sceglierà per sé. Tu sai che stabilirà la legge di grazia sul fondamento fermo e nobile dell'umiltà e pazienza della croce, perché così richiede la condizione della natura degli uomini, tanto più dopo che per iJ peccato è rimasta depravata e male inclinata. È anche conforme alla mia equità e provvidenza che i morta-li giungano all'acquisto della corona di gloria attraverso le tribolazioni e la croce, mezzi con i quali la dovrà meritare anche il mio Figlio unigenito incarnato. Per tale ragione intenderai, sposa mia, che, avendoti eletta con la mia destra per mia delizia ed avendoti arricchita con i miei doni, non sarebbe giusto che la mia grazia stesse oziosa nel tuo cuore, che il tuo amore fosse privo del suo frutto o che ti mancasse l'eredità dei miei eletti. Per questo, voglio che ti disponga a patire tribolazioni e pene per amore mio».

663. A questa proposta l'invincibile principessa Maria rispose con cuore più costante di quello di tutti i santi e martiri. Disse a sua Divinità e maestà: «Signore Dio mio e re altissimo, ho dedicato tutte le mie azioni e facoltà e l'essere stesso che ho ricevuto dalla vostra bontà infinita alla vostra divina volontà, perché questa si adempia in tutto secondo l'elezione della vostra infinita sapienza e bontà. Se, o Signore, permettete anche a me di fare qualche scelta, io voglio solo patire per vostro amore fino alla morte. Vi supplico, mio Bene, di fare di questa vostra schiava un sacrificio ed olocausto di pazienza gradito agli occhi vostri. Io confesso il mio debito verso di voi, o Signore e Dio onnipotente e liberalissimo, perché nessuna delle creature vi deve quanto me; anzi, tutte insieme non vi sono tanto obbligate quanto me sola, sebbene io sia la più insufficiente a contraccambiare come desidero la vostra magnificenza. Perciò, se accettate il patire a titolo di una qualche ricompensa, vengano pure su di me le tribolazioni e tutti i dolori della morte. Vi chiedo solo la vostra divina protezione e, prostrata dinanzi al trono reale della vostra maestà infinita, vi supplico di non abbandonarmi. Ricordatevi, Signore mio, delle promesse fedeli che per mezzo dei nostri antichi Padri e Profeti avete fatto a tutti i vostri fedeli, cioè di favorire il giusto, stare con il tribolato, consolare l'afflitto, fargli ombra e difenderlo nella prova della tribolazione. Vere sono le vostre parole, infallibili e certe le vostre promesse, tanto che il cielo e la terra passeranno prima che passino esse, né la malizia della creatura potrà estinguere la vostra carità verso colui che spererà nella vostra misericordia. Si compia dunque perfettamente in me la vostra santa volontà».

664. L'Altissimo accettò questo sacrificio mattutino della tenera sposa e bambina Maria santissima e con aspetto compiaciuto le disse: «Bella sei nei tuoi pensieri, figlia del Principe, colomba mia e diletta mia; io accolgo i tuoi desideri, graditi agli occhi miei, e voglio che nel loro adempimento tu sappia come già si avvicina il tempo in cui, per mia divina disposizione, tuo padre Gioacchino deve passare dalla vita mortale a quella immortale ed eterna. La sua agonia sarà molto breve, subito riposerà in pace e sarà posto con i santi nel limbo, dove attenderà la redenzione di tutto il genere umano». Questo avviso del Signore non alterò né turbò il cuore regale della principessa del cielo, Maria; ma, siccome l'amore dei figli verso i genitori è un giusto debito della natura, e nella santissima bambina esso aveva tutta la sua perfezione, ella non poteva evitare il dolore naturale di restare priva del suo santissimo padre Gioacchino, che santamente amava come figlia. La tenera e dolce bambina senù questa dolorosa commozione, compatibile con la serenità del suo magnanimo cuore. Per questo, operando in tutto con grandezza d'animo e dando alla grazia ed alla natura ciò che a ciascuna spettava, fece una fervorosa orazione per suò padre Gioacchino. Chiese al Signore che, come onnipotente e Dio vero, lo guardasse nel transito della sua felice morte, difendendolo dal demonio specialmente in quell'ultima ora, conservandolo e stabilendolo nel numero degli eletti, poiché nella sua vita aveva confessato e magnificato il suo santo nome. Quindi, per vincolare maggiormente a ciò sua divina Maestà, la fedelissima figlia si offrì di patire per il suo padre santissimo Gioacchino tutto quello che il Signore avrebbe ordinato.

665. Sua Maestà accettò questa preghiera e consolò la divina Bambina, assicurandola che egli avrebbe assistito suo padre, come misericordioso e pietoso rimuneratore di quelli che lo amano e lo servono, e che lo avrebbe collocato tra i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe. Quindi, la predispose di nuovo a ricevere e patire tribolazioni. Otto giorni prima della morte del santo patriarca Gioacchino, Maria santissima ebbe un nuovo avviso del Signore, con cui egli le dichiarò il giorno e l'ora in cui doveva monre. Così in effetti accadde, dopo solo sei mesi da quando la nostra Regina era entrata a vivere nel tempio. Avvertita di questo, sua Altezza chiese ai dodici angeli - dei quali si è detto sopra che sono quelli che san Giovanni nomina nell'Apocalisse - di assistere suo padre Gioacchino nella sua infermità e di confortarlo e consolarlo in essa, come fecero. Poi, per l'ultima ora del suo transito inviò tutti quelli della sua custodia e domandò al Signore che li rendesse visibili a suo padre per sua maggiore consolazione. L'Altissimo glielo concesse subito ed in tutto assecondò il desiderio della sua eletta, unica e perfetta, cosicché il grande patriarca, il fortunato Gioacchino, vide i mille angeli santi che custodivano sua figlia Maria. La grazia dell'Onnipotente superò le sue domande ed i suoi desideri, poiché per suo ordine gli angeli dissero a Gioacchino queste parole:

666. «Uomo di Dio, l'Altissimo ed onnipotente sia tua salvezza eterna e ti invii dal suo luogo santo l'aiuto necessario ed opportuno per la tua anima. Maria, tua figlia, ci manda per assisterti in questa ora, nella quale devi pagare al tuo Creatore il debito della morte naturale. Ella èfedelissima e intercede con potenza per te presso l'Altissimo, nel cui nome e nella cui pace puoi partire consolato e felice da questo mondo, poiché ti ha fatto padre di una figlia così benedetta. Benché sua Maestà incomprensibile, per i suoi imperscrutabili giudizi, non ti abbia manifestato fino ad ora la dignità nella quale deve costituire tua figlia, vuole che tu la conosca adesso, perché lo magnifichi e lodi, unendo il giubilo del tuo spirito per tale notizia al dolore ed alla tristezza naturale della morte. Maria, tua figlia e nostra regina, è l'eletta dal braccio onnipotente affinché nel suo grembo si vesta di carne e forma umana il Verbo divino. Ella sarà la felice Madre del Messia e la benedetta fra tutte le donne, superiore ad ogni creatura ed inferiore solamente a Dio. Si, la tua figlia fortunatissima deve essere la riparatrice di quanto il genere umano ha perduto per la prima colpa e l'alto monte su cui si deve formare e stabilire la nuova legge di grazia. Ecco, dunque, che tu lasci già nel mondo la sua restauratrice ed una figlia per mezzo della quale Dio gli prepara il rimedio opportuno. Per questo, puoi partirne con giubilo della tua anima. Ti benedica il Signore da Sion e ti dia l'eredità dei santi, affinché tu arrivi alla visione ed al godimento della felice Gerusalemme».

667. Quando gli angeli santi dissero a Gioacchino queste parole, si trovava presente la sua santa sposa Anna, che lo assisteva al suo capezzale; ella udì ed intese tutto per divina disposizione. In quello stesso momento il santo patriarca Gioacchino perse la parola e, entrando per il sentiero comune ad ogni uomo, cominciò ad agonizzare con una meravigliosa lotta fra il giubilo di una così lieta notizia ed il dolore della morte. In questo conflitto, con le facoltà interiori fece molti e fervorosi atti di amore per Dio, di fede, di ammirazione, di lode, di riconoscenza, di umiliazione e di altre virtù, che esercitò eroicamente. Assorto così nella conoscenza appena ricevuta di un mistero così divino, giunse al termine della sua vita naturale con la preziosa morte dei santi. La sua anima santissima fu portata dagli angeli al limbo dei santi Padri e dei giusti. Così, l'Altissimo ordinava che, per nuova consolazione e luce della lunga notte in cui questi vivevano, l'anima del santo patriarca Gioacchino fosse il nuovo messaggero di sua Maestà, mandato ad annunziare a quei giusti che già spuntava il giorno dell'eterna luce e già ne era apparsa l'aurora, cioè Maria santissima figlia sua e di Anna, da cui sarebbe ben presto nato il sole della Divinità, Cristo redentore di tutto il genere umano. I santi Padri ed i giusti del limbo ascoltarono queste felici notizie e per il giubilo che ne sentirono innalzarono nuovi cantici di lode all'Altissimo.

668. Come ho riferito sopra, questa felice morte del patriarca san Gioacchino avvenne mezzo anno dopo che sua figlia Maria santissima era entrata nel tempio; quindi, ella aveva tre anni e mezzo d'età quando restò senza padre naturale sulla terra. L'età del patriarca era di sessantanove anni, ripartiti così: a quarantasei anni prese in sposa sant'Anna; venti anni dopo il matrimonio ebbero Maria santissima; aggiungendo i tre anni e mezzo che aveva allora sua Altezza, questi anni tutti insieme fanno sessantanove e mezzo, giorno più o giorno meno.

669. Defunto il santo patriarca, padre della nostra Regina, gli angeli santi della sua custodia tornarono subito alla sua presenza e le diedero notizia di tutto ciò che era avvenuto nel transito di suo padre. Subito la prudentissima bambina si rivolse a sollecitare con orazioni la consolazione di sua madre sant'Anna, domandando al Signore che la guidasse ed assistesse come padre nella solitudine in cui si trovava per la mancanza del suo sposo Gioacchino. Sant'Anna inviò a lei l'avviso della morte, che diedero prima alla maestra della nostra divina Principessa, affinché dandole tale notizia la consolasse, come fece. La sapientissima bambina stette ad ascoltarla, come se non sapesse ancora nulla, con gratitudine, con pazienza e con la calma di una regina. Siccome, però, in tutto era perfettissima, se ne andò subito al tempio a rinnovare a Dio l'offerta della lode, della preghiera, dell'umiltà, della pazienza e di altre virtù, procedendo sempre con passi tanto veloci quanto belli agli occhi di Dio. Poi, per conferire anche a queste azioni, come a tutte le altre, la massima perfezione, pregò i santi angeli di accompagnarla e sostenerla nel glorificare l'Altissimo.

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

670. Figlia mia, pensa molte volte nel segreto del tuo cuore alla stima che devi avere delle tribolazioni, veri benefici che l'arcana provvidenza di Dio dispensa con giustizia ed equità ai mortali. Questi sono i giudizi giusti in se stessi, più stimabili delle pietre preziose e dell'oro e più dolci del favo del miele per chi giudica secondo ragione. Voglio, anima, che tu sappia che per la creatura patire ed essere tribolata senza colpa, o non per la colpa, è beneficio tale che non può esserne degna senza grande misericordia dell'Altissimo; invece, che Dio faccia patire qualcuno per le sue colpe, benché sia misericordia, è molto giusto.

671. Se l'oro fugge dal crogiolo, il ferro dalla lima, il grano dal mulino o dalla trebbia, l'uva dal torchio, tutti saranno inutili e non si conseguirà il fine per cui furono creati. Quanto, dunque, si ingannano i mortali nel supporre di poter divenire puri e degni di godere Dio eternamente rimanendo pieni di brutti vizi e di abominevoli colpe, senza il crogiolo e la lima delle tribolazioni! Anche se fossero innocenti non sarebbero capaci né degni di conseguire il bene infinito ed eterno per premio e per corona, per cui, come saranno tali dimorando nelle tenebre in disgrazia di Dio? Eppure, i figli della perdizione impiegano tutta la loro sollecitudine nel conservarsi indegni e nemici di Dio e nel rigettare da sé la croce dei dolori, che sono il cammino per fare ritorno a Dio. Essi, infatti, sono luce per l'intelletto, disinganno delle apparenze, alimento dei giusti, mezzo unico della grazia, prezzo della gloria e soprattutto eredità legittima che il mio figlio e Signore elesse per sé e per i suoi, nascendo e vivendo sempre in mezzo alle sofferenze e morendo in croce.

672. È da ciò, figlia mia, che tu devi misurare il valore del patire, che i mondani non arrivano a capire perché sono indegni di questa conoscenza divina e, ignorandola, la disprezzano. Rallegrati e consolati nelle tribolazioni e, quando l'Altissimo si degnerà di inviartene qualcuna, procura di uscirle subito incontro, per riceverla come benedizione sua e come pegno del suo amore e della sua gloria. Dilata il tuo cuore con la magnanimità e la costanza, affinché nella sofferenza tu rimanga la stessa che sei nella prosperità e nei propositi. Poiché il Signore ama chi è lo stesso nel dare come nell'offrire, non compiere con malinconia ciò che hai promesso con allegrezza. Sacrifica, dunque, il tuo cuore e le tue facoltà in olocausto di pazienza. Anzi, quando l'Altissimo nel luogo del tuo pellegrinaggio ti tratterà come sua e ti segnerà con il sigillo della sua amicizia, che sono le pene e la croce delle tribolazioni, canta la sua giustizia con nuovi cantici di allegrezza e di lode.

673. Sappi intanto, o carissima, che il mio Figlio santissimo ed io desideriamo avere tra le creature qualche anima di quelle che sono arrivate al cammino della croce, a cui poter insegnare ordinatamente questa divina scienza, deviandola dalla sapienza mondana e diabolica in cui i figli di Adamo con cieca pertinacia cercano di avanzare allontanando da sé la salutare disciplina delle tribolazioni. Se, dunque, desideri essere nostra discepola, entra in questa scuola dove si insegnano la dottrina della croce e come cercare solo in questa il riposo e le vere delizie. Con questa sapienza non possono stare né l'amore terreno dei piaceri sensibili e delle ricchezze né la vana ostentazione e pompa che affascina gli occhi ottenebrati dei mondani, avidi di vanagloria e di quella falsa distinzione e grandezza che si attira l'ammirazione degli ignoranti. Tu invece, figlia mia, ama e scegli per te la parte migliore, cioè di essere nascosta e dimenticata dal mondo. Forse che io non ero Madre dello stesso Dio incarnato e quindi signora di ogni cosa creata insieme al mio figlio santissimo? E forse che egli non è una maestà infinita? Eppure, io fui poco conosciuta ed egli fu molto disprezzato dagli uomini. Se non fosse questo l'insegnamento più stimabile e sicuro, non l'avremmo dato con l'esempio e con le parole. Senza dubbio questa è luce che risplende nelle tenebre, amata dagli eletti ed aborrita dai reprobi.

Augustinus
26-07-05, 12:10
Libro II, Cap. 19, §§ 710-724

CAPITOLO 19

L'Altissimo dà luce ai sacerdoti circa l'innocenza di Maria santissima; a lei fa intendere che è già vicino il felice transito di sua madre sant'Anna; come vi si trovò presente.

710. L'Altissimo non dormiva né prendeva sonno tra i dolci gemiti della sua diletta sposa Maria, sebbene fingesse di non udirli, ricreandosi con essi nel prolungato esercizio delle sue pene, che le erano occasione di trionfi così gloriosi e di essere tanto ammirata e lodata dagli spiriti celesti. Perdurava intanto il fuoco lento di quella persecuzione, affinché la divina fenice Maria si rinnovasse molte volte nelle ceneri della sua umiltà e il suo purissimo cuore e spirito rinascessero a nuovo essere e stato della divina grazia. Tuttavia, quando giunse il momento opportuno di mettere termine alla cieca invidia e gelosia di quelle giovani ingannate, affinché le loro menzogne non andassero a discredito di colei che doveva essere l'onore di tutta la natura e della grazia, il Signore stesso parlò in sogno al sacerdote e gli disse: «La mia ancella Maria è gradita ai miei occhi, è perfetta ed eletta e non ha colpa in quello che le si attribuisce». La medesima rivelazione ebbe Anna, la maestra delle giovani. Al mattino subito il sacerdote e la maestra parlarono insieme circa la divina luce e l'avvertimento che entrambi avevano ricevuto. Per questa conoscenza del cielo si pentirono dell'inganno subito e chiamarono la principessa Maria, domandandole perdono di aver dato credito alla falsa relazione delle educande, proponendole inoltre tutto ciò che parve loro conveniente per sottrarla e difenderla dalla persecuzione che le facevano e dalle pene che le procuravano.

711. Colei che era Madre dell'umiltà ascoltò questa proposta e rispose al sacerdote e alla maestra: «Signori, sono io quella a cui si devono i rimproveri e vi supplico di far sì che io meriti di ascoltarli, poiché come bisognosa li domando e li stimo. La compagnia delle mie sorelle educande è molto amabile e non voglio perderla per i miei demeriti, giacché tanto devo a tutte per avermi tollerata e, in contraccambio a tale beneficio, bramo di servirle maggiormente. Tuttavia, se mi ordinate un'altra cosa, sono qui per ubbidire alla vostra volontà». Questa risposta di Maria santissima consolò e confortò ancor più il sacerdote e la maestra, che approvarono la sua umile domanda, però da allora in poi attesero con più cura a lei, guardandola con nuova riverenza e affetto. L'umilissima vergine domandò al sacerdote la mano e la benedizione ed anche alla maestra, come era solita fare, e con questo la lasciarono. Ma come all'assetato avviene che i suoi sensi se ne corrano dietro all'acqua cristallina che si allontana da lui, così restò il cuore di Maria signora nostra tra la brama e il dolore di quell'esercizio del patire, poiché come assetata ed infiammata nell'amore divino giudicava che, per la cura che il sacerdote e la maestra volevano usarle, le sarebbe mancato per l'avvenire il tesoro dei patimenti.

712. La nostra Regina si ritirò subito e parlando da sola con l'Altissimo gli disse: «Perché, Signore ed amato mio padrone, tanto rigore con me? Perché una così lunga assenza e tanta dimenticanza di chi senza di voi non vive? E se nella mia lunga solitudine senza la vostra dolce e amorosa visione mi consolavano i pegni certi del vostro amore, quali erano le piccole pene che pativo, come vivrò adesso nel mio deliquio senza questo sollievo? Perché, o Signore, così presto sospendete la mano in questo favore? Chi al di fuori di voi poteva cambiare il cuore della mia maestra e dei sacerdoti miei signori? Veramente io non meritavo il beneficio dei loro caritatevoli rimproveri, né sono degna di sopportare angustie, perché non sono nemmeno degna della vostra bramata visione e deliziosa presenza. Ma se non ho potuto vincolarvi, Padre e Signore mio, io emenderò le mie negligenze e se volete dare qualche sollievo alla mia debolezza, nessun'altra cosa potrà sollevarmi finché manchi all'anima mia la gioia del vostro volto; però in tutto aspetto con cuore sottomesso, o sposo mio, che si faccia il vostro divino beneplacito».

713. Avendo i sacerdoti e la maestra conosciuto la verità, le giovani, mitigate anche dal Signore, cessarono di molestare la nostra celeste Principessa, e il demonio fu trattenuto dall'istigarle. Tuttavia la lontananza con cui Dio si teneva nascosto alla divina sposa durò dieci anni - cosa mirabile! -, sebbene l'Altissimo la sospendesse alcune volte svelando il suo volto, affinché la sua diletta avesse qualche sollievo. Ma non furono molte le visioni che le accordò in questo tempo e queste avvennero con minor delizia rispetto ai primi anni della sua infanzia. Questa lontananza del Signore fu però opportuna, perché, mediante l'esercizio di tutte le virtù, la nostra Regina, divenuta praticamente perfetta, si disponesse alla dignità che l'Altissimo le preparava. Se invece avesse goduto sempre della vista di sua Maestà nei modi in cui successivamente sarebbe stato sempre possibile - come si è detto sopra nel capitolo quattordicesimo di questo libro - non avrebbe potuto soffrire secondo l'ordine comune ad ogni semplice creatura.

714. Tuttavia, durante questa sorta di ritiro e lontananza del Signore, quantunque a Maria santissima mancassero le visioni intuitive ed astrattive della divina Essenza e quelle degli angeli, l'anima sua santissima e le sue facoltà avevano più doni di grazia e maggiore luce soprannaturale di quanta ne abbiano ottenuta e ricevuta tutti i santi, poiché in questo mai si raccorciò con lei il braccio dell'Altissimo. Ma in confronto delle visioni frequenti che ella ebbe nei primi anni, chiamo io lontananza e ritiro del Signore l'essere stata senza di esse tanto tempo. Questa privazione incominciò otto giorni prima della morte di suo padre san Gioacchino e subito seguirono le persecuzioni dell'inferno e poi quelle delle creature, finché la nostra Principessa arrivò a dodici anni. Li aveva già compiuti, quando un giorno gli angeli santi, senza che le si manifestassero, le parlarono e le dissero: «Maria, il termine della vita della tua santa madre Anna, prefissato dall'Altissimo, si compie adesso; sua Maestà ha disposto che sia libera dalla prigione del corpo mortale e le sue sofferenze abbiano felice fine».

715. Colpito da questa nuova e dolorosa notizia, il cuore della pietosa figlia s'intenerì e, prostrandosi alla presenza dell'Altissimo, fece una fervorosa orazione per la buona morte di sua madre sant'Anna e così pregò: «Re dei secoli invisibile ed eterno, Signore immortale e onnipotente, autore di tutto l'universo, benché io sia polvere e cenere e riconosca di aver disgustato la vostra grandezza, non per questo rinuncerò a parlare al mio Signore e ad effondere il mio cuore alla sua presenza, sperando, Dio mio, che non disprezzerete colei che sempre ha confessato il vostro santo nome. Lasciate, Signor mio, che vada in pace la vostra serva, che con fede invitta e speranza ferma ha sempre desiderato adempiere il vostro divino beneplacito. Approdi vittoriosa e trionfante dei suoi nemici al sicuro porto dei santi vostri eletti; la confermi il vostro potente braccio; l'assista, al termine del corso della nostra mortalità, la stessa destra che rese perfetti i suoi passi, e riposi, Padre mio, nella pace della vostra grazia ed amicizia colei che sempre cercò con vero cuore di ottenerla».

716. Il Signore rispose a questa preghiera della sua diletta non con parole, ma con un ammirabile favore che concesse a lei e a sua madre sant'Anna. Quella notte sua Maestà comandò che gli angeli santi di Maria santissima la portassero realmente e personalmente alla presenza della sua madre inferma e che al suo posto restasse uno di loro, prendendo corpo etereo della sua medesima forma. Gli angeli ubbidirono all'ordine divino e portarono la loro e nostra Regina alla casa e nella camera di sua madre sant'Anna. Trovandosi con lei e baciandole la mano, la divina Signora le disse: «Madre mia e mia signora, sia l'Altissimo la vostra luce e fortezza e sia benedetto, perché per la sua benignità non ha voluto che io, povera e bisognosa, restassi senza il beneficio della vostra ultima benedizione. Che io dunque la riceva, madre mia, dalla vostra mano!». Sant'Anna le diede la sua benedizione e con intimo affetto rese grazie al Signore di quel favore come colei che conosceva il mistero della sua figlia e Regina, che ancora ringraziò per l'amore che in tale occasione le aveva manifestato.

717. Subito la nostra Principessa si rivolse alla sua santa madre, la confortò e animò per il transito della morte e, tra le molte altre ragioni d'incomparabile consolazione, le disse ancora queste: «Madre e diletta dell'anima mia, è necessario che per la porta della morte passiamo all'eterna vita che speriamo. Amaro e penoso è il transito, ma fruttuoso, perché accettandolo come divino volere, è l'inizio della tranquillità e della pace eterna e soddisfa nello stesso tempo alle negligenze e ai difetti derivanti alla creatura dal non aver impiegato la vita come avrebbe dovuto. Ricevete, dunque, madre mia, la morte e pagate con essa il debito comune con allegrezza di spirito; partite sicura per andarvene in compagnia dei santi Patriarchi, Profeti, giusti ed amici di Dio, dove con essi attenderete la redenzione che l'Altissimo c'invierà per mezzo della sua salvezza, cioè del nostro Salvatore. La sicurezza di questa speranza sarà il vostro sollievo, finché arrivi il tempo di possedere il bene che tutti aspettiamo».

718. Sant'Anna rispose alla sua figlia santissima con pari amore e conforto degno di tale madre e di tale figlia in quell'occasione, e con amorevolezza materna le disse: «Maria, figlia mia diletta, soddisfate ora a quest'obbligo filiale di non scordarvi di me alla presenza del nostro Signore Dio e creatore, presentandogli il gran bisogno che in quest’ora io ho della sua divina protezione. Considerate ciò che dovete a chi vi concepì e vi portò nove mesi nel suo grembo, vi nutrì al suo petto e sempre vi porta nel cuore. Domandate, figlia mia, al Signore che stenda la mano della sua misericordia infinita su questa inutile creatura, che grazie ad essa fu chiamata all'esistenza, e venga sopra di me la sua benedizione in quest'ora della mia morte, poiché adesso e sempre ho posto tutta la mia confidenza solo nel suo santo nome. Non mi abbandonate, amata mia, prima di chiudermi gli occhi. Voi restate orfana e senza difesa da parte degli uomini, ma vivrete nella protezione dell'Altissimo e spererete nelle sue misericordie antiche. Camminate, figlia del mio cuore, per la strada dei comandamenti del Signore, chiedete a sua Maestà che guidi i vostri affetti e le vostre facoltà e sia egli il maestro che v'insegni la sua santa legge. Non uscite dal tempio prima di prendere marito e questo avvenga col sano consiglio dei sacerdoti del Signore, chiedendo continuamente a Dio che lo decida egli stesso: se sarà sua volontà darvi uno sposo, che sia della tribù di Giuda e della stirpe di Davide. Dei beni del vostro padre Gioacchino e miei, che vi appartengono, farete parte ai poveri: con essi siate larga e caritativa. Custodirete il vostro segreto nell'intimo del vostro cuore e continuamente domanderete all'Onnipotente che per sua misericordia voglia inviare al mondo la sua salvezza e redenzione per mezzo del Messia promesso. Prego e supplico la sua bontà infinita che sia il vostro rifugio e venga sopra di voi, con la mia, la sua benedizione».

719. Tra così alti e divini colloqui, la fortunata madre sant'Anna provò le ultime angosce della morte, o della vita, e reclinata nel trono della grazia, che erano le braccia di sua figlia Maria santissima, rese la sua anima purissima al suo Creatore. Dopo che sua figlia le ebbe chiuso gli occhi, come le era stato richiesto, lasciando il sacro corpo ben composto, i santi angeli tornarono dalla loro regina Maria e la riportarono al suo posto nel tempio. In questa occasione l'Altissimo non impedì la forza dell'amore naturale in modo che la divina Signora non sentisse con gran tenerezza e dolore la morte della sua felice madre e con essa, restando senza tale rifugio, la sua solitudine. Tuttavia questi moti dolorosi furono nella nostra Regina santi e perfettissimi, governati e regolati dalla grazia della sua innocente purezza e prudentissima innocenza, per cui ella lodò l'Altissimo per le misericordie infinite che nella sua santa madre aveva mostrato in vita e in morte; intanto non cessavano i suoi dolci e amorosi lamenti per il fatto che il Signore le si nascondeva.

720. Tuttavia la figlia santissima non poté conoscere tutta la consolazione della sua felice madre nell'averla presente alla sua morte, perché ignorava la sua dignità e il mistero di cui era consapevole la madre, la quale mantenne sempre questo segreto, come l'Altissimo le aveva ordinato. Il fatto che stesse per spirare fra le braccia di colei che era la luce dei suoi occhi, e tale avrebbe dovuto essere per tutto l'universo, bastava a rendere la sua morte più felice di quella di tutti i mortali vissuti fino ad allora. Morì piena non tanto di anni quanto di meriti; la sua anima santissima fu collocata dagli angeli nel seno di Abramo e venerata dai Patriarchi, dai Profeti e da tutti i giusti che vi si trovavano. Quanto alle qualità della santissima madre, era di cuore grande e magnanimo, di chiaro e sublime intelletto, vivace e ad un tempo molto tranquilla e pacifica. Era di media statura, un po' più bassa di sua figlia Maria santissima. Il suo volto era ovale, l'aspetto sempre uguale e molto composto, il colorito bianco e vermiglio. Infine era madre di colei che divenne Madre di Dio. Tale dignità racchiudeva in sé molte perfezioni. Sant'Anna visse cinquantasei anni, ripartiti in questa maniera: a ventiquattro anni si sposò con san Gioacchino; ne passò altri venti senza prole e nel quarantaquattresimo ebbe Maria santissima. Aggiungendo a questi i dodici dell'età di questa Regina durante i quali sopravvisse, tre in sua compagnia e gli altri nove nel tempio, tutti insieme fanno cinquantasei.

721. Di questa madre grande e ammirabile ho udito dire che alcuni scrittori autorevoli affermano che si sposò tre volte e che in ciascuno dei tre matrimoni fu madre di una del le tre Marie, mentre altri sono d'opinione divergente. A me il Signore ha dato, per sola sua bontà, luce grande circa la vita di questa fortunata santa e non mi è stato mai mostrato che si sia sposata con altri fuorché con san Gioacchino, né che abbia avuto altra figlia al di fuori di Maria madre di Cristo. Può darsi, non essendo necessario alla divina Storia che sto scrivendo, non mi sia stato rivelato se sant'Anna fosse sposata tre volte o se le altre tre Marie che sono dette sorelle di Maria santissima fossero invece cugine, figlie di qualche sorella di sant'Anna. Quando morì il suo sposo Gioacchino, ella aveva quarantotto anni; l'Altissimo la scelse tra tutte le donne affinché fosse madre di colei che sarebbe stata superiore a tutte le creature, inferiore solo a Dio e tuttavia Madre sua. E proprio per avere avuto tale figlia, divenendo per mezzo di lei nonna del Verbo incarnato, con ragione tutte le nazioni possono chiamare più che beata la felicissima sant'Anna.

Insegnamento della regina Maria santissima

722. Figlia mia, la più grande sapienza della creatura sta nell'abbandonarsi tutta nelle mani del suo Creatore, il quale sa molto bene a che fine l'ha formata e come la deve guidare. A lei spetta soltanto di vivere attenta all'ubbidienza e all'amore del suo Signore ed egli è fedelissimo nel prendersi cura di colui che così lo induce ad occuparsi di tutte le sue vicende per concedere esito vittorioso e favorevole a chi confida nella sua parola. Affligge e corregge con le avversità i giusti; li consola e li fa vivere con favori; li anima con le promesse e li intimorisce con le minacce; a volte se ne discosta per sollecitare maggiormente sentimenti d'amore e poi si manifesta loro per premiarli e sostenerli; con questa varietà rende più bella e piacevole la vita degli eletti. Tutto ciò, appunto, è quello che accadeva a me rispetto a quanto hai scritto, visitandomi e preparandomi la sua misericordia in diverse maniere, ora con favori, ora con prove da parte dell'avversario, ora con persecuzioni da parte delle creature, ora con l'abbandono dei miei genitori e di tutti.

723. Tra questa diversità di esercizi, il Signore non si scordava della mia debolezza e al dolore della morte di mia madre sant'Anna unì la consolazione e il sollievo di farmi essere presente ad essa. O anima, quanti beni perdono le creature per non voler giungere a questa sapienza! Si sottraggono ignare alla divina provvidenza che è forte, soave ed efficace, che misura i cieli e le acque, conta i passi, enumera i pensieri e tutto dispone e si abbandonano interamente in balia della loro sollecitudine, che è dura, inefficace e debole, cieca, incerta e precipitosa. Da questo cattivo principio si originano danni irreparabili per la creatura, privandosi essa stessa della divina protezione e degradandosi dalla dignità di avere il sostegno e la tutela del proprio Creatore. Oltre a ciò, se mediante la sapienza carnale e diabolica a cui si dà in preda, le avviene di ottenere qualche volta ciò che va cercando, si giudica fortunata nella sua infelicità e con gusto beve il letale veleno dell'eterna morte con l'ingannevole piacere che essa, così abbandonata e reietta da Dio, consegue.

724. Conosci dunque, figlia mia, questo pericolo e tutta la tua sollecitudine consista nel gettarti sicura nelle braccia della provvidenza del tuo Dio e Signore, il quale, essendo infinito nella sapienza e nel potere, ti ama molto più di quanto tu non ami te stessa e sa e vuole per te maggiori beni di quanto tu sappia desiderare e domandare. Fidati dunque di questa bontà e delle sue promesse che non ammettono inganno; ascolta ciò che dice per mezzo del suo Profeta, chiamando felice il giusto, mentre Dio accetta i suoi desideri e le sue preoccupazioni e se ne occupa per poi rimunerarlo largamente. Mediante questa sicurissima confidenza, giungerai in questa vita mortale a partecipare della beatitudine, per la tranquillità e la pace che godrai nella tua coscienza. E benché ti ritrovi attorniata dalle onde impetuose delle tentazioni ed avversità e ti travolgano i flutti della morte e ti circondino le pene dell'inferno, spera e soffri con pazienza, perché giungerai sicura al porto della grazia e del compiacimento dell'Altissimo.

Augustinus
26-07-05, 16:25
http://www.wga.hu/art/m/massys/quentin/1/st_anne1.jpg http://www.wga.hu/art/m/massys/quentin/1/st_anne2.jpg http://www.wga.hu/art/m/massys/quentin/1/st_anne3.jpg http://www.wga.hu/art/m/massys/quentin/1/st_anne4.jpg http://www.wga.hu/art/m/massys/quentin/1/st_anne5.jpg http://www.wga.hu/art/m/massys/quentin/1/st_anne6.jpg Quentin Massys, Pala di S. Anna, 1507-08, Musées Royaux des Beaux-Arts, Bruxelles

Augustinus
26-07-05, 16:53
http://www.latribunedelart.com/Nouvelles_breves_2004/fevrier_2004/Eugene_Delacroix_-_Education_de_la_Vierge.jpg http://www.musee-delacroix.fr/UserFiles/pages_oeuvre_images/page_12/20061110164946.jpg Eugène Delacroix, Educazione della Vergine, 1842, Musée Delacroix, Parigi

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/6b/Francisco_de_Zurbar%C3%A1n_064.jpg http://img81.imageshack.us/img81/4805/ng340ha4.jpg Francisco de Zurbarán, Immacolata Concenzione con i SS. Gioacchino ed Anna, 1638, National Gallery of Scotland, Edinburgo

http://www.wga.hu/art/t/tiepolo/gianbatt/7_1760s/081visio.jpg Giovanni Battista Tiepolo, Visione di S. Anna, 1759, Gemäldegalerie, Dresda

http://img524.imageshack.us/img524/7825/annabisyw4.png Noël Hallé, S. Anna rivela alla Vergine la profezia di Isaia, 1749, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles

http://img170.imageshack.us/img170/9127/annaterif9.png http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/I5NWFJ/08-511107.jpg Pietr Paulus Rubens, Sacra Famiglia con i SS. Anna, Francesco d'Assisi e Giovannino, 1630-34, Metropolitan Museum of Art, New York

Augustinus
26-07-05, 16:59
Natività della Beata Vergine Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.phpt=144768)

SS. Nome di Maria Vergine (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144771)

Presentazione della Beata Vergine Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144747)

Immacolata Concezione di Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=149653)

Annunciazione della Beata Vergine Maria (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144748)

Visitazione della Beata Vergine Maria a S. Elisabetta (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144750)

S. Gioacchino, padre dell'Immacolata Vergine Madre di Dio (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=450676)

SS. Elisabetta e Zaccaria genitori del Precursore (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=204138)

Augustinus
26-07-05, 22:47
http://www.catholictradition.org/Anne/anne1-2.jpg

http://www.catholictradition.org/Anne/anne2-3.jpg

http://www.catholictradition.org/Anne/anne3-3.jpg

http://www.catholictradition.org/Anne/anne6-9.jpg http://img57.imageshack.us/img57/1864/anne612gg3.jpg

http://www.catholictradition.org/Anne/anne6-11.jpg

http://santiebeati.it/immagini/Original/23700/23700AO.JPG

http://img57.imageshack.us/img57/1613/00058gm6.jpg

Augustinus
26-07-06, 08:02
Good St. Anne

Nihil Obstat: William J. Blacet, J.C.L.
Censor Librorum
Imprimatur: +J. John P. Cody, S.T.D.
Bishop of Kansas City-St. Joseph
December 4, 1957

Originally published by the Benedictine Convent of Perpetual Adoration, Clyde, Missouri in 1958. Revised edition published in 1963. Retypeset and re-published by TAN Books and Publishers, Inc. in 1998. Updates and additions made to information on shrines by the Publisher, 1998.

The Dignity and Sanctity of Saint Anne

How holy must have been the woman in whom the great mystery of the Immaculate Conception was accomplished! How holy the womb into which the fullness of grace descended, in which the child "full of grace" was conceived and took flesh! Great was the dignity of St. Elizabeth, the mother of St. John the Baptist, who was privileged to have her son sanctified in her womb; but how much greater is the dignity of St. Anne, whose child, by a special prerogative, from the first instant of her conception was preserved from all taint of sin! Holy was the root from which sprouted the tree that bore the holiest Fruit, Jesus. St. Anne's sanctity was increased still more through this wonderful conception: and indeed, how highly must she have been sanctified who bore the Mother of God!

Is it any wonder that St. Jerome praises her in the words: "Anne is the glorious tree from which bloomed a twig under Divine influence. She is the sublime heaven from whose heights the Star of the Sea neared its rising. She is the blessed barren woman, happy mother among mothers, from whose pure womb came forth the shining temple of God, the sanctuary of the Holy Ghost, the Mother of God!"

Yes, great indeed was the privilege and dignity conferred by God on St. Anne in electing her to be the mother of the treasury of all graces! How great must have been St. Anne's joy, how blissful her delight, when, contrary to all hope, she gave birth to a child! And what a child! Never before had earth beheld a child so fair and noble as Anne's infant daughter, "conceived without stain of Original Sin." Never had there been a maternity so rich in blessings as hers -she who was privileged to call her child by the exalted title of "Mother of God."

Well indeed might St. John Damascene, a great Doctor of the Church, exclaim: "Blessed, thrice blessed art thou, O Saint Anne, who didst receive from God and bring forth the blessed child from whom proceeded Christ, the Flower of life! We congratulate thee, O blessed Anne, on the dignity of being the mother of Mary, for thou hast brought forth our common hope, the germ of Promise! All pious lips bless thee in thy daughter, all languages glorify thy child! Worthy art thou above all praise, worthy of the praise of all who are redeemed, for thou hast given life to her who brought forth our Savior, Jesus Christ."

Even her name "Anne" signifies "gracious, loving" and typifies her sublime destiny. She too had been chosen by God from eternity, and to her, as to her daughter, Mary, may be applied the words: "The Lord possessed me in the beginning of His ways . . . I was set up from eternity." [Prov. 8: 22-23] God prepared St. Anne with magnificent gifts and graces. Of her may be said what St. Bernardine of Siena wrote of St. Joseph: "In the kingdom of grace the universal rule is: If God elects anyone for a special privilege and a sublime state, He bestows on that person all the gifts necessary for his state and adornment."

"Anne was the most chaste of virgins," wrote Mary of Agreda in The Mystical City of God. "From her very childhood, she possessed the fullness of every virtue. She was continually engaged in devout meditation. Her unceasing prayer was that the Redeemer might come soon."

As the works of God are perfect, it was natural to expect that He should make St. Anne a worthy mother of that most pure creature who was superior in sanctity to all creatures and inferior only to God. Had St. Anne not been adorned with angelic purity, she could not have become the mother of the Virgin of virgins. The great miracle of Mary's Immaculate Conception fittingly took place in St. Anne's pure womb.
In her visions, the servant of God, Anne Catherine Emmerich, beheld St. Anne in ecstasy, enveloped in heavenly splendor and surrounded by a host of Angels at the moment of Mary's Immaculate Conception. She beheld how the heavens opened, and she saw the holy Angels and the Most Holy Trinity rejoice. Equally great was the jubilation at the Blessed Virgin's birth. These are but a few rays of St. Anne's dignity and sanctity.

Veneration of Saint Anne

How long has St. Anne been honored by Catholics? Baronius, a celebrated ecclesiastical writer, says: "Veneration of St. Anne is as ancient as the Church itself. In the East and in the West, she has been venerated from the beginning." It is related that the Apostles themselves transformed St. Anne's dwelling at Jerusalem into a church. Why is St. Anne one of the most popular Saints of Holy Church? Because of the plenitude of her virtues, the height of her exalted dignity and her close relationship with the holiest of all persons, Jesus and Mary. After St. Joseph, no Saint enjoys such widespread veneration as good St. Anne. It would be impossible to enumerate the churches and chapels dedicated to her and the many places of pilgrimage where, in the course of centuries, manifold favors have been granted and astounding miracles wrought. The number of churches having an altar or image in honor of St. Anne is constantly increasing.

Love and veneration of the faithful for St. Anne is manifested in a practical way by giving the name "Anne" to girls in Baptism. Certainly, after the name of Mary, none is more beautiful. Frequently the two names, Mary and Anne, are combined.

Miraculous Discovery of Relics

According to a most ancient and uninterrupted tradition, the body of St. Anne was carried to Gaul [a province of the Roman empire which included what are now the countries of France and upper Italy] by the same vessel which carried Lazarus and his sisters there. During the first century of the Christian era, these friends of Our Lord were banished from Palestine because of their faith. From their hands St. Anne's precious remains were taken for safekeeping to the city of Apta Julia, which in our own times is the city of Apt, France. In those stormy days of persecution, it was necessary to hide the relics of the Martyrs and Saints.

Consequently, the body of St. Anne was buried in an underground church or crypt. The martyrology of Apt, one of the most ancient in existence, mentions this fact.

The first bishop of Apta Julia, St. Auspicius, who died before 118, took further precautions to guard this holy treasure from desecration and had the body buried still deeper in the subterranean chapel. All approach to it was carefully concealed till persecutions and invasions should have ceased. For centuries, the country was repeatedly overrun by hordes of barbarians, and it was only natural that during these agitated years the precise spot where St. Auspicius had carefully hidden his treasure became lost in obscurity.

After Charlemagne's decisive victory over the Saracens at the close of the eighth century, peace and security returned to Gaul. It was then that the people began to restore and rebuild the holy places destroyed or desecrated by the invaders. Priests and bishops of Apta Julia began to seek for the exact Spot in the deep crypt where St. Auspicius had hidden and walled up the sarcophagus of St. Anne.

Charlemagne's first care on his arrival at Apt was to have the cathedral reconsecrated. This took place during the Easter solemnities, in the presence of an enormous crowd of nobles, clergy and people. But there was one cause of sadness amid all the rejoicing, namely, that every effort to find the remains of St. Anne had proved fruitless. A miracle, however, was to lead to the discovery of her resting place, as is related by Charlemagne in a letter to Pope Adrian I.

Among the young nobles who accompanied their parents on this occasion was John, a lad of fourteen, the son of Baron Casanova, deaf, dumb and blind from birth. People near the boy in the sanctuary remarked that during the services he was carried away by some overpowering emotion. With rapt and upturned face he seemed to be listening to voices from above. Presently, he moved toward the high altar, struck with his staff the steps leading up to it and made signs that they should dig there. His persistence caused considerable disturbance amid the solemn rites, but neither the clergy nor the royal guards could quiet or restrain the youth.

Charlemagne was deeply impressed. After Mass, he commanded that the excavation desired by the boy should be made. The altar steps were removed and a door, closed up with huge stones, was revealed. This was the door of the ancient crypt in which St. Auspicius had been accustomed to celebrate the holy Mysteries and to feed his flock with the Bread of Life. Its size and adornments reminded one of the Roman catacombs. No sooner had this door been opened and the flight of steps leading down from it disclosed than the blind boy rushed forward, as if his eyes had been suddenly opened, and led the way into this underground church. Charlemagne now held the boy's hand and gave orders to keep back the excited multitude.

John made signs that they should search farther, and he struck the wall of the crypt, indicating that what they sought lay beyond. When the wall was broken down, another and lower crypt was discovered at the end of a long and narrow corridor. As they came in view of this crypt, a bright light flashed upon the Emperor and his assistants. They beheld, in front of a walled recess, a burning lamp, which flooded the place with unearthly splendor. No sooner, however, had the Emperor and his cortege entered this place, than the lamp went out. But, more wonderful still, at that very moment the blind boy could see, speak and hear. "The body of Saint Anne, mother of the Virgin Mary, Mother of God, is in yonder recess," were his first words.

The awe-stricken Emperor and his followers, at first dumb with amazement, gave vent to their emotion in words of praise and thanksgiving. The walled recess was thrown open, a sweet fragrance like that of oriental balm filled the air, and a casket of cypress wood was discovered containing the body of St. Anne wrapped round and round with folds of precious cloth. On the casket was the inscription: "Here lies the body of Blessed Anne, mother of the Virgin Mary."

Charlemagne, with all those present, venerated the sacred deposit thus brought to light. Afterward he had an exact narrative of the discovery drawn up by one of his notaries and a copy sent to the Pope with the royal letter. This letter and the Pope's answer are still extant.

The miraculous discovery at once made the Cathedral of Apt the center of attraction for Christian pilgrims from every part of Gaul. In the wars which followed the reign of Charlemagne down to our own times, the clergy and people of Apt have watched with never failing love over the sacred treasure which is the glory of their city. Travelers visiting the venerable Cathedral of St. Auspicius will find piles of ex votos, the indisputable testimonies during eleven centuries of the wonders wrought there by Christ at the intercession of His sainted Grandmother. The chief cities of Gaul hastened to solicit from the church of Apta Julia portions of the hallowed body thus miraculously discovered. Fragments detached from the head found their way to various places through the favor of sovereigns or powerful prelates, but the greatest portion of St. Anne's sacred body still reposes in Apt.

Vienna, Austria, possesses the right hand of St. Anne, which is devoutly venerated in the beautiful church which bears her name.

An arm of the Saint was solicited and obtained by the Popes and placed under the care of the Benedictine monks in the magnificent monastery church of St. Paul-Outside-the-Walls in Rome. In May, 1960, the Benedictines gave the forearm to the Shrine of St. Anne de Beaupré in Canada. [More later on this shrine.]

In the Cathedral of Bologna, Italy, a large portion of the Saint's head is venerated.

Through these precious relics, which have proved efficacious in every kind of distress, miracles have been wrought-up to the present day.

Veneration of Saint Anne in the Americas

The Spanish missionaries in particular, who labored in Mexico and South America, sought to inspire their converts with affection for St. Anne. These zealous heralds of the Faith, while announcing the doctrine of our Divine Savior, also laid the foundation of fervent and tender devotion to Mary, His virgin Mother, and proclaimed everywhere the honor and glory of good St. Anne.

http://www.catholictradition.org/Anne/anne2-beaupre1.jpg http://img413.imageshack.us/img413/6/dscf0787fp0.jpg The Canadian Shrine of St. Anne de Beaupré (Quebec) boasts of a beautiful pillared statue of the Saint; behind this statue is the side altar which contains the reliquary of her arm bone [Picture 3].

http://www.catholictradition.org/Anne/anne2-beaupre2.jpg Holy Card Image of the Shrine Statue

http://members.lycos.nl/markvangool/canada/images/Day06/SainteAnneBeaupre3.JPG http://billswin.inf.cs.cmu.edu/MM2001/Aug2001/StAnn1.jpg The front of the shrine: Sainte-Anne-de-Beaupré, the oldest shrine in North America

http://img232.imageshack.us/img232/2721/sainteannedebeauprezn1.jpg

Saint Anne de Beaupré

In recent years, the New World has been venerating St. Anne in a special manner. Canada claims the title of the "Land of St. Anne." The early missionaries who came from Bretagne , France, firmly established devotion to St. Anne in the hearts of the faithful. The first and principal place of pilgrimage to the honor of St. Anne in Canada was Beaupré, with its magnificent basilica of St. Anne.

The history of this shrine is as interesting as it is miraculous.

One night in 1650, some sailors were overtaken on the St. Lawrence by a frightful storm. Their vessel was driven by the wind and waves toward the rocky banks. They were seemingly about to perish, and no earthly aid was near. In their peril, they implored the help of good St. Anne, the patroness of their beloved Brittany, and vowed, if saved, to build a chapel in her honor on whatever spot they should land.

Morning dawned, and to their great astonishment, they found themselves on the north bank of the river at Beaupré. They landed and erected a little shrine in honor of good St. Anne, their deliverer. In 1656, Beaupré was made a parish by Msgr. de Laval, Bishop of Quebec. A parish church was erected the following year.

While the foundation of the building was being laid, the first attested marvel was wrought. Louis Guimond, a prey to keen sufferings, cherished an ardent devotion to St. Anne. He wished to have a share in erecting a shrine in her honor and managed to bring three stones for the foundation of the church. After accomplishing this act of devotion, he was suddenly and completely cured.

The wonders began to multiply. They were attested by Bishop de Laval in 1662. Father Morel, who was pastor at that time, wrote: "Of much more importance than all these cures are the spiritual graces daily bestowed by Almighty God through the intercession of good St. Anne on many a sinner, by converting him to a better life. Having performed the pastoral functions in the church for five or six years, I have known many persons who experienced the grace of so happy a change."

In 1662, while Father Morel was still pastor at Beaupré, Blessed Marie of the Incarnation, who was the foundress of the Ursuline Nuns of Quebec, wrote from that city to a relative who lived back in France:

"Some twenty miles from here . . . is a church of St. Anne in which Our Lord works great wonders for the sake of the holy mother of the most Blessed Virgin Mary. At this shrine, paralytics obtain strength to walk, the blind receive their sight, and the sick, no matter what their ailment may be, regain their health."

Over three centuries have elapsed since then, but the wonders wrought by good St. Anne have never ceased. In time a basilica, magnificent in its beauty and proportions, was erected to her honor at Beaupré. Its most remarkable feature was the countless number of crutches, canes, trusses and even eyeglasses which were suspended or piled in the chapels as the ex votos of innumerable invalids who thus bore witness to their recovery through the assistance of good St. Anne.

But even such monuments are in the hands of Divine Providence, and as though to indicate that a yet worthier monument should be dedicated to the honor of good St. Anne, the magnificent basilica was completely destroyed by fire on the morning of March 29, 1922. After the hungry flames had completed their work of destruction, all that remained of the splendid structure were broken and scattered turrets, charred and dismantled walls, heaps of debris, seared and scattered ex votos. The disaster was complete, but wonder of wonders, over the shapeless mass of what had been: the basilica, above the crumbling portal, between the two broken towers, stood the wooden statue of St. Anne, holding in her arms the Blessed Virgin Mary. And standing unscathed amid the ruins, the miraculous statue of the Saint still held in its gilt casing the great relic of St. Anne.

What was to be done to accommodate the crowds of pilgrims who came to venerate the wondrous statue? The problem was solved by erecting a temporary church. In thirty-seven days St. Anne was provided with a new "basilica," a simple wooden church in which the miraculous statue was enshrined and which witnessed the cures of thousands of devout clients. But alas, during the night of November 8, 1926, the wooden framework of this temporary basilica fell; prey to another conflagration.

Rising upon the ashes of this modest shrine to the honor of St. Anne is the present great Basilica, beautiful and majestic in its Romanesque architecture, Indeed a worthy monument in stone to the great Saint from whose maternal heart streams of mercy have flowed to mankind.

Well over two million pilgrims visit the shrine annually, proving how greatly St. Anne is venerated among the faithful and what confidence they place in her intercession. Since the beginning of the shrine in 1658, over 46,500,000 pilgrims [1963 statistics] and visitors from all over the world have come to venerate the relics of good St. Anne and to implore her intercession. The peak of 2,000,000 visitors was reached in 1957. Many people come in pilgrimages, which are becoming ever more popular. St. Anne's feast [July 26] always draws immense crowds to the shrine. As is natural, most of the visitors are from the United States and Canada, though far distant parts of the globe are not without representatives.

The year 1958 marked the Third Centenary of the founding of the Shrine of St. Anne de Beaupré. Nearly three million pilgrims took part in the Tercentennial celebrations, inaugurated on the first Sunday of May and concluded on October 12. Congresses, pilgrimages, novenas, triduums and symposia highlighted each month.

Precious Relics

The Church of St. Anne de Beaupré in Quebec, in Canada has long been privileged to possess a rare relic of the Saint. It is a fragment of the wrist bone of St. Anne, about two or three inches in length, with the skin and flesh still adhering to the bone and showing the joint near the thumb. When the precious relic arrived in New York from Rome on May 1, 1892, a holy enthusiasm seized the busy metropolis. Crowds of the faithful began to flock to the church of St. Jean Baptiste, where the relic was temporarily deposited for the veneration of the faithful. It was a spectacle never before witnessed in the New World.

After obtaining this relic, the Redemptorist Fathers, guardians of the Shrine of St. Anne de Beaupré, sought to obtain possession of the forearm from which the wrist bone had been detached in 1892. This relic had been venerated for centuries in the Major Basilica of St. Paul- Outside-the-Walls in Rome. In May, 1960, this cherished desire of the Redemptorist Fathers was realized when the Benedictines in charge of the Basilica of St. Paul donated the entire forearm of St. Anne to the Basilica of St. Anne de Beaupré. This relic measures seven inches in length by two inches at the base.

On the occasion of its translation, splendid spiritual celebrations again took place in the church of St. Jean Baptiste in New York and at the Shrine of St. Anne de Beaupré. On July 3, 1960, the first Sunday of the month of St. Anne, the new relic was solemnly enthroned in the Basilica of St. Anne, where it has since been venerated by the crowds of pilgrims who come to the shrine.

[B]http://www.catholictradition.org/Anne/anne2-beaupre3.jpg Picture 3 of the Canadian Shrine

http://www.catholictradition.org/Anne/anne2-2.jpg From THE HOUSETOPS Image of St. Anne, Canadian Shrine Picture

Saint Anne of New York

So great had been the enthusiasm of the faithful of New York in venerating the relic of St. Anne in 1892, when on its way to the Shrine of St. Anne de Beaupré, that it had remained exposed for three weeks, instead of three days, as first intended. Throngs gathered from every direction. Their pious zeal was rewarded by Pope Leo XIII, who soon afterward presented them with a considerable portion of the forearm of St. Anne, which since that time has been preserved and devoutly venerated in the church of St. Jean Baptiste.

In October, 1900, the Fathers of the Blessed Sacrament, whose chief work is the perpetual adoration of the Blessed Sacrament, were put in charge of the church. Such numbers of worshipers came to honor the Blessed Sacrament and St. Anne that the church proved too small. In 1901 a crypt dedicated to St. Anne was built under the upper church, but this too soon proved inadequate. However, on the appeal of Cardinal Farley, generous donations of the devotees of the Blessed Sacrament and St. Anne made it possible to erect a magnificent new church, at 194 E. 76th St. [Lexington Avenue and East 76th Street], which was opened in February, 1913.

St. Anne, as if to show her gratitude, has not ceased to bestow marvelous cures and spiritual and temporal favors upon her children. In the sanctuary, tier upon tier of crutches, canes and braces witness her miraculous power. Four times daily the relic is applied to the sick, the lame, the blind, the broken-hearted and the needy. Every Tuesday, [see note below] the perpetual novena services are attended by large crowds.

Every year, solemn novena services are held before the feast of St. Anne in July, and large as the church is, the novena crowds strain its capacity to the utmost. Nine Masses are celebrated daily, and thousands of Holy Communions are distributed during the novena. Seven priests are on duty in the confessionals from early morning until night. Two sermons and Benediction of the Blessed Sacrament are given in the afternoon and evening; the holy relic is applied almost continuously from morning until late at night. Conservative estimates put the number of pilgrims who visit the shrine during the novena at no less than 100,000.

NOTE:

While we have checked all the U.S. shrines mentioned here to make sure they still exist, anyone who wishes to attend devotions at any of them is advised to call beforehand to check the schedule. Also, those shrines which are not located inside a parish church may not be open every day.------Publisher, 1998.

Other Shrines of St. Anne in the United States

While the other shrines of St. Anne in the United States are not so widely known as that in New York and that of St. Anne de Beaupré in Canada, nevertheless the Saint does not disdain to work the prodigies of her goodness elsewhere too.

The Blessed Sacrament Fathers and Brothers have a shrine to St. Anne in Cleveland at 5384 Wilson Mills Rd. St. Anne's shrine stands next to St. Paschal's Church.

In Arvada, Colorado [7555 Grant Place], there is a shrine dedicated to St. Anne which is privileged to possess a true relic of the Saint, a particle of bone. In former years the relic was venerated through the intercession of good St. Anne.

In the Middle West, also, are located several shrines of St. Anne, the one in Chicago, Illinois being known as "St. Anne of Brighton Park." This shrine was begun in 1900 by French Canadians. Its simple origin centered about the authentic relics of the Saint, portions of bones, the largest being about one inch in length. Because of the many reported miracles and spiritual favors received, the shrine grew to be one of the largest and most notable in the United States and has attracted thousands of pilgrims who are unable to journey to the more famous shrine of St. Anne de Beaupré. At the Fountain of St. Anne, the waters of which pass over the encased relic of the Saint, many cures have been wrought, and there are on record at the shrine the names of hundreds of persons who have been cured or helped by the holy mother of the Blessed Virgin.

The shrine itself is a chapel in Our Lady of Fatima parish at West 38th Place [formerly the church of St. Joseph and St. Anne at 3836 S. California Avenue]. Devotions to St. Anne are held there every Thursday. The Basilica of St. Mary in Minneapolis, Minnesota, was formerly a center of devotion to St. Anne and is still blessed in the possession of a precious relic of the Saint, which is now imbedded in a side altar. In former years the devoted clients of St. Anne came in large numbers to venerate the relic when it was presented for public veneration, and many favors were received through the loving mother of the Mother of Mercy. [In recent years the shrine of St. Anne has also served as a memorial to children and youths who have died.]

A fitting monument to the glories of St. Anne is the shrine in Scranton, Pennsylvania, known as St. Anne of Scranton, or St. Anne's Basilica parish. It is located at 1239 St. Anne St. and is served by the Passionist Fathers. A perpetual novena is conducted there every Monday, and a steady stream of clients continues from early morning till night. For centuries St. Anne has been invoked as patroness of miners, and it surely cannot be a coincidence that this shrine is located in the center of the anthracite coal mining region.

In St. Louis, Missouri, too, there is a shrine to St. Anne. It is now a combined parish called Visitation-St. Anne's Shrine. The parish is listed in the Catholic Directory as "African-American." The church is located at 4145 Evans Ave. Devotions are held every Thursday.

In the village of St. Anne, Illinois, a novena of Masses is held yearly at St. Anne Catholic Church from July 18 to July 26, with other festive observances on July 26, the Feast of St. Anne. St. Anne Church was founded in 1872; it is blessed to possess a relic of the Saint. The church is located about 60 miles south of Chicago and 15 miles: southeast of Kankakee. The novena has been the occasion of many blessings, both spiritual and physical-----as testified by the canes, crutches and wheelchairs left behind.

In the south, New Orleans, Louisiana, boasts of a beautiful shrine of St. Anne, dedicated in 1935. It consists of a grotto and small gift shop located at 2101 Ursuline Avenue [Ursuline and Johnston], next to St. Peter Claver Parish [with which it is not connected]. Although Church authorities, had decided in 1995 to close the shrine, they consented to allow lay devotees of St. Anne to keep it open on a limited basis. Currently the shrine is open a few mornings per week [Tuesdays, Saturdays and Sundays-----and Fridays in Lent].

While the above-mentioned shrine is the original shrine of St. Anne in New Orleans, the title of National Shrine of St. Anne now belongs to St. Anne Church and Shrine, located at 3601 Transcontinental in nearby Metairie, Louisiana 70006. Devotions are held there on Tuesday nights. The St. Anne Group of New Orleans, which had taken over the work of constructing a basilica and other units, was raised to the rank of an Archconfraternity for the whole United States by Pius XI on May 18, 1926.

A relic of St. Anne is venerated in the relic chapel of St. Mary's College in St. Mary's, Kansas.
The Benedictine Sisters of Clyde, Missouri are privileged to possess a small particle of bone of St. Anne, which is enshrined in their relic chapel. Visitors are welcome to visit the chapel. The convent and chapel are located on County Road P, off Hwy 136, 16 miles SSE of Maryville.

The Blessed Virgin Mary and Saint Anne

Veneration of St. Anne is closely allied to veneration of the Blessed Virgin Mary. The feasts of Mary's nativity and presentation are in reality feasts of St. Anne, as all praises referring to the daughter are directed also to the mother. Mary surpasses all the faithful in veneration, esteem and in tender and filial love for her holy mother. While Anne and Mary lived on earth, the bond of love that united their hearts was most ardent and intimate. Nor has this bond been dissolved in Heaven.

Rather, it has been drawn still closer and has become indissoluble for all eternity. Mary once appeared to one of her clients and asked her to add to her customary Rosary devotion an Our Father and Hail Mary in honor of Mary's holy mother, St. Anne. "Those who honor St. Anne," said Our Lady, "will obtain great aid in every need, especially at the hour of death." To another person she said: "The honor you show to my mother is doubly dear and pleasing to me."

The learned Bollandists relate that a hermit who was especially devoted to the Blessed Virgin was once seized with bitter anguish of spirit. He fled for refuge to the Queen of Heaven. Radiant with splendor, Mary appeared to him and said: "Since you are lovingly devoted to me, I will take away all your grief and sorrow of soul, but I admonish you to venerate and praise my dear mother also, if you desire great graces from me. I am highly pleased with the affection accorded to my beloved mother. Know, too, that my Son, Jesus, has promised to deliver from misfortune all who honor my mother and to assist them in attaining eternal glory. My son, practice this devotion and make it known."

After speaking these words, Mary vanished, leaving a heavenly perfume in the hermit's cell. The anchorite faithfully complied with the request of the Virgin Mother. From that time on, to every greeting addressed to the Queen of Heaven, he added the prayer: "And blessed be thy sweet mother, Anne, from whom thou didst assume thy virginal flesh."

If we wish to give Mary special joy, let us fervently venerate St. Anne, for every child is pleased to see her mother honored.

How the Saints Honored Saint Anne

It would be impossible to enumerate the many Saints who practiced great devotion to St. Anne. St. Augustine, the illustrious Doctor who illumined the Church of God with his profound wisdom, practiced an ardent devotion to St. Anne. Every year on the Saint's feast, he preached on her virtues and dignity with an eloquence which encouraged and inspired his numerous hearers.

St. John Damascene, another Doctor of the Church, not only most ardently venerated Mary, but St. Anne as well. He preached many sermons in her honor and composed books that treated of her glory and dignity. "St. Anne," he declares in his writing, "is a generous mother, a compassionate mother, a gracious mother, because the word 'Anne' means 'generous, merciful, gracious.' "

St. Thomas Aquinas, hailed as one of the greatest of intellectuals, a prodigy of learning, a pillar of Holy Church, an angel of wisdom and one of the most eminent Doctors of the Church, was a fervent client of good St. Anne. His example ought to strengthen our confidence in this privileged Saint and urge us to venerate her most fervently. He frequently refers to St. Anne and sets forth reasons for honoring her dignity and power. He assures us that the privilege of aiding man in every distress has been given to good St. Anne.

St. Teresa of Avila, the seraphic virgin and reformer of religious discipline, entertained a tender love of St. Anne. This highly gifted teacher of prayer delighted to speak of St. Anne's dignity and power, and she inspired those under her care with a fervent affection for Our Lady's mother. In all convents of the Carmelite Order, she introduced special devotions to St. Anne. The same was done by St. Bridget in her order.

Anne Catherine Emmerich, who bore the sacred stigmata in her body, said, "In desperate cases of need, I always invoke the holy mother Anne."

The Power of St. Anne's Intercession

Almighty God privileged St. Anne above all others in choosing her to be the mother of the Queen of Heaven. This favored Saint ranks high in merit and glory, near to the Word Incarnate and to His most holy Mother. Certainly, then, St. Anne has great power with God. Yes, assuredly the mother of the most powerful and amiable Virgin is likewise full of power and mercy.

To many Saints God has granted the power of working miracles. He told His Apostles that they would do greater things than He had done. Now surely, what He promised to His chosen followers He could not refuse to His own grandmother! Those related to Him by the ties of blood were dear to Him in life and still have great power through their intercession. There can be no question, then, that St. Anne has great influence over her Divine Grandson and that by her intercessory power she can also work miracles in favor of her clients.

Tradition, the history of the Church and the chronicles of various places of pilgrimage have recorded countless miracles wrought by Christ through the intercession of His Sainted grandmother. Nor have they ceased to this day. Yearly, hundreds of thousands of persons visit the shrine of St. Anne de Beaupré in Canada alone. Many are cured of diseases; all are comforted and consoled. These favors serve to strengthen and confirm our trust and confidence in the power of the intercession of good St. Anne.

The famous and learned Abbot Trithemius practiced an extraordinary devotion to St. Anne and did all in his power to induce others to venerate her. He wrote a book in her praise in which he says: "To St. Anne God has given the power to aid in every necessity, because Jesus, her Divine Grandchild according to the flesh, will refuse her no petition, and Mary, her glorious daughter, supports her every request. Those who venerate good St. Anne shall want for nothing, either in this life or the next. Believe me, if you love and venerate this Saint, you will experience how highly God esteems her. He grants all she asks! It would be impossible to enumerate the many graces she obtains daily for her servants."

The same writer continues: "St. Anne by her intercession dispels melancholy and evil desires. She also aids the poor, cures the sick and comforts the sorrowing. She removes tribulations and by her intercession obtains for her clients the grace to eradicate vice and implant virtue. She obtains light for the intellect, strength for the will and affection for the heart. This powerful Saint has preserved thousands from contagious diseases. Through her intercession, evil spirits have been expelled. For the barren in the married state, she obtains children and Heavenly assistance in delivery. She inspires the despairing with trust in God's mercy and excites the tepid to zeal and fervor. St. Anne has rescued many from imminent death; yes, through her intercession the dead have, in several instances, been restored to life. Those who worthily venerate St. Anne can obtain aid in every necessity through her mediation."

Pope Gregory XIII, when introducing the feast of St. Anne into the Church, declared: "We believe that St. Anne continually intercedes for us with the merciful Lord, for through her great benefits have come to mankind. From her was born the ever pure and immaculate Virgin Mary, who was found worthy to bring forth Jesus Christ, our Redeemer."

Pope Gregory XV encourages us thus: "We do not doubt that the more love we show to the mother of Mary, the more we merit the intercession and aid of the holy Virgin who brought forth the only-begotten Son of God, Our Lord Jesus Christ."

St. Teresa of Avila often said: "We know and are convinced that our good mother St. Anne helps in all needs, dangers and tribulations, for Our Lord wishes to show us that He will do also in Heaven what she asks of Him for us."

The saintly Abbot Trithemius again exhorts us: "Approach St. Anne, your amiable protectress, with full confidence. Knock at her gates with persevering prayer, because she can obtain for you the forgiveness of your sins and can open Heaven for you. She lacks nothing that can profit you . . . Believe me, who has already obtained many a favor through her whom the Queen of Heaven honors as her dearest mother . . . No one knows, no one believes, how many favors God confers on lovers of St. Anne!"

Patroness of Christian Mothers

St. Anne is the great model of all in the married state and of those otherwise charged with the education of children. Great was her honor in being the mother of the Mother of God and in giving to a lost world the Advocate of Mercy. Sublime was her office in instructing this blessed child in virtue and holiness.

St. Anne herself was a "vessel of grace," not in name only, but in the possession of those gifts with which God had endowed her to be the worthy mother of the Virgin Mary. Her motherly care for the Blessed Virgin was the means of St. Anne's sanctification. Because of this she receives and will receive a special glory in the Church to the end of ages.

How encouraging this is to all parents who make the holy education of their children their principal duty. By this they glorify their Creator, perpetuate His honor on earth and sanctify their own souls. From the hands of the parents God will one day require the souls of their children. Happy will those parents be who can say to the Divine Judge: "Not one of those whom Thou hast given me has been lost through my fault."

Realizing, therefore, the great duty she has in rearing her children well, the Catholic mother will daily recommend her children to God and pray especially to St. Anne for the gift of imparting to them a good training, the highest and most difficult of all arts.

St. Anne obtains many graces, priceless graces, for all who venerate her, but she grants her maternal assistance in particular to Christian mothers who choose her for their patroness and model.

Numberless examples prove that St. Anne obtains great favors for Christian mothers. She preserves peace in married life, restores harmony in discord and often wonderfully changes the bad disposition of a husband or wife. She protects the birth of children in an extraordinary manner; bestows blessings that lighten the task of rearing children properly; brings wayward children back upon the right path; obtains restoration to health for the mother when sick; preserves her precious life for her family, for her helpless children; and prevents the loss of husband and father. She revealed to St. Bridget that she would protect all who live chastely and peacefully in the married state.

St. Anne is glorious among the Saints, not only because she is the mother of Mary, but also because she gave Mary to God. She did not hesitate to sacrifice this child, her greatest joy, to the call of God, dedicating her at the age of three to His service in the Temple. In this she is a beautiful example to parents to foster and encourage vocations to the religious life among their children, rather than running the dread risk of hindering them. Through the intercession of St. Anne, parents come to know and acknowledge Divine guidance and learn that children are born to them not for earthly ends, but for God.

The Titles of Saint Anne

In the glorious Middle Ages, St. Anne was fondly called: Comfortress of the Sorrowing-----Mother of the Poor-----Health of the Sick-----Patroness of the Childless-----Help of the Pregnant-----Model of Married Women and Mothers-----Protectress of Widows-----Patroness of Laborers.

Comfortress of the Sorrowing. St. Anne was spared neither trials nor bitterness. God tested her severely, especially by ordaining that she would have to wait so long for Mary, her child of predilection. For years, hidden sorrow was her daily bread.

Mother of the Poor. St. Anne's love for the poor is evident from the praise bestowed upon her by St. John Damascene, who relates that she and St. Joachim distributed one third of their possessions to the poor. St. Anne still continues her charity in Heaven by assisting the poor, often in a wonderful manner. Nor does St. Anne forget the dying, the poorest of the poor. These, above all others, experience her motherly protection.

Health of the Sick. The number of cures wrought through the intercession of St. Anne is countless. Day after day the churches dedicated to her, as that at St. Anne de Beaupré, have resounded with the suppliant voices of her clients. Sight has been restored to the blind, hearing to the deaf, soundness to the bodies of the infirm and crippled.

These are the exterior signs of the power and maternal goodness of St. Anne, but what shall we say of the interior cures of spiritual ailments known to God alone? How many times has the good Saint strengthened a wavering courage, given a new vitality to a languid spiritual life, opened a mind to the light of the true Faith? Numberless prodigies of this kind have taken place at the Shrine of St. Anne, unknown to men for the most part, but known to God, whose loving Providence seems to take delight in granting multiplied graces through the intercession of good St. Anne, so that the ex votos, the mute testimonies of innumerable physical cures, could well be supplemented by testimonials of spiritual favors, were such a thing possible.

Good St. Anne, like a true and faithful mother, does not turn a deaf ear to the pleas of her children; and as a mother's heart is deeply touched at the sight of the afflictions of her children, so is St. Anne's motherly heart touched by the petitions of those who come to her seeking solace and comfort.

Patroness of the Childless. Childless mothers invoke good St. Anne because, only after many years of married life, did this Saint finally receive from God the child of grace, Mary. Full of compassion for those in like sorrow, she intercedes with God and, if it be His holy will, obtains for them the favor which completes the happiness of conjugal union.

Help of the Pregnant. This office of good St. Anne is connected with the foregoing. As she obtains for women the much-desired favor of motherhood, so she will also guard the fruit of the womb, so that the child may receive holy Baptism. She assists mothers when they are in their great anxiety, and she obtains a happy delivery.

Model of Married Women and Mothers. St. Anne is the shining example of all Christian women. This was her vocation on earth as wife of St. Joachim and mother of the Blessed Virgin. She is, indeed, the patroness of Christian women and mothers, their special protectress and advocate, having herself borne the heavy burdens of the married state and tasted all the bitterness which makes this vocation difficult. In every family where good St. Anne is invoked, she shows herself a loving protectress, and never has she been venerated or invoked in vain.

She obtains for women, particularly in our misguided age, the light to understand the high purpose of Matrimony. God instituted this Sacrament for the propagation of mankind. Since the Fall, the state of Matrimony is, especially for the wife, a state of penance, of labor, of submission. But although children are often a source of much trouble and care to parents, particularly to the mother, they are, nevertheless, to be regarded as a blessing, "the blessing of children," for they are a gift of God, a pledge of His Fatherly goodness. This is the sublime, the sacred purpose of Matrimony: to bring forth children who will be children of God, heirs of Heaven, who are destined to possess forever the places of the Fallen Angels! The hope of the Church is in good Christian mothers; their sons and daughters will fill the sanctuaries and convents.

Protectress of Widows. Difficult is the state of the Christian widow. Bereft of her husband, her staff and the support of her children, she stands alone in the world-----if poor, doubly needy. Is it any wonder, then, that Holy Scripture, after recommending to our charity the poor and orphans, also begs our compassion for widows? Their patroness, good St. Anne, will lovingly shield and protect them in their many dangers and temptations, both spiritual and temporal. Hence, Christian widows feel drawn to place themselves under her powerful protection.

Patroness of Laborers. Among the various classes of laborers, many regard St. Anne as their special protectress. But it is very significant that Christian sculptors venerate her as their model. They have chosen as their emblem the image of St. Anne teaching the child Mary, with these words inscribed beneath: "Thus she wrought the Tabernacle of God." For every Christian sculptor, the Tabernacle, the dwelling of God, is in a certain sense the masterpiece of his art.

St. Anne Obtains a Happy Death for Her Clients

As the Blessed Virgin revealed, St. Anne obtains for her clients the grace of a happy death. A priest tells of this experience of St. Anne's power:

"While I was assistant pastor in the parish of X, I was aroused one night by the ringing of the door bell. A stately woman, a stranger to me, called up the stairs: 'Father, please go quickly and take the Blessed Sacrament to a servant in a house upon the hill, for she will not live through the night. The sexton is waiting for you in the church.'

"The sexton had been awakened by the same person. I took the Blessed Sacrament, and we started for the house. An hour later we arrived. To our great surprise, we found the house locked, and nowhere a sound or a light. We knocked at the door, but when it was opened, no one knew anything of a servant being ill there, so we concluded that some person, wishing to make light of us, had deceived us. However, in order that I would not need to return with the Blessed Sacrament, one of the servants declared her readiness to go to Confession and to receive Holy Communion. Her suggestion was readily accepted. During her Confession, she began to feel indisposed. She finished her Confession and received Holy Communion. Before long her condition became worse, and she was obliged to go to bed. Soon it was evident that her end was near. I administered Extreme Unction and imparted the indulgence for the dying. Scarcely had this been done when the servant died.

"About her bed hung pictures of many Saints, among which was a large decorated representation of St. Anne. 'This servant,' said the inmates of the house, 'practiced special devotion to St. Anne. In her honor she abstained from milk every Tuesday.' I have no doubt that the woman who called the sexton and myself was none other than St. Anne, who obtained for her client this last great favor." Let us practice special devotion to St. Anne in order to obtain a happy death, upon which depends our happiness for all eternity.

Tuesday Dedicated to Saint Anne

St. Anne obtains numerous favors for those who dedicate Tuesday to her honor. The Blessed Virgin is said to have revealed to different Saints that she wished them to practice special devotion in honor of her glorious mother each Tuesday.

An ancient tradition tells us that when St. Anne was about to die, Our Lord addressed her thus:

"Blessed art thou, My beloved grandparent! All who venerate thee shall have blessings for soul and body. If they invoke thee in their needs, I will hear them for thy name's sake. Since thou dost die on a Tuesday, I appoint this day for thy honor, and I will grant the prayers of all who honor thee on this day."

Various devotions may be practiced on Tuesdays. It will greatly please St. Anne if on this day we assist at Holy Mass and receive Holy Communion in her honor and offer it to God in thanksgiving for the prerogatives bestowed upon her. St. Gertrude beheld in a vision how pleasing it is to the Saints if we thank God for the graces He has bestowed upon them. It was revealed to her that those who do this will be adorned with the merits of the Saints they thus honor.

There is also another simple way by which we may show our veneration for St. Anne. We are told that she was very charitable and gave alms freely. It will give her great joy if we give alms in her honor on Tuesdays.

One may also pray the Hail Mary nine times in honor of the nine months during which she bore the Immaculate Virgin Mary in her womb.

Clients of St. Anne should devoutly celebrate her Feast Day, July 26, and prepare for it by a novena. Lastly, we should try to spread devotion to good St. Anne, which can be done effectively by purchasing this booklet, GOOD ST. ANNE from TAN and circulating it.

Cures and Prodigies

In 1917, Miss Kirby of Newark, New Jersey, experienced a severe pain in her hip. The doctor ordered her not to use her foot for six weeks. At St. Joseph's Hospital in Paterson, New Jersey, three X-rays were taken and a brace made for the foot. Miss Kirby wore the brace, though it occasioned her intense pain and caused sores to form on her foot. She went to several other doctors and had eight more X-rays taken, but treatments were of no avail. Some doctors declared it to be tuberculosis, others a hip disease.

Concerning her cure in 1920, we quote her own words: "I had heard a great deal of St. Anne's devotion, and the Sisters of St. Joseph where I attended school told me of the relic of St. Anne. This filled me with great faith and confidence in St. Anne. My mother was going to take me to another doctor, but I asked her to take me to the church, where I had the relic applied to my foot, and within one hour I had a complete cure. At once I bought a statue of St. Anne and had a Mass said in her honor. I promised to return to the same church for a few Sundays, to do all in my power to spread devotion to St. Anne and to spend one hour a week in the presence of the Blessed Sacrament in thanksgiving for the great favor which I feel St. Anne granted me. Thanks to God and dear St. Anne!"

The following account is taken from the Annals of Good Saint Anne de Beaupré of August, 1937:

St. Paul, Minn., May 12, 1937
"About four years ago my son, then twenty-two years old, was flying in an airplane with a friend when their plane crashed and landed in water. Coming down, the plane hit some electric power lines, but through a miracle of God, my son was saved from being burned to death. The accident, however, left him in such a state that no one thought he would reach the hospital alive. I happened to be some fifty miles from the town. When they notified me of the accident, the first thing I thought of was prayer, and I pleaded that my son would live until I reached the hospital. When I arrived, the nurse took me into the room, and I did not know my own son, for there was not a bone in his face that was not smashed, and his head was about three times its normal size. The doctors were doing all they could, but they saw very little hope of recovery.

"I at once implored the help of good St. Anne, who had never failed me, and I begged her to ask the Lord to save my son, to preserve him from being blind or crippled. I promised to send her the only thing of value I had, a gold watch, that it might be used for the altar or some such purpose. I stayed beside my son all day and all night, as they thought the end would come at any time. Toward morning he spoke, telling me not to worry, as he felt he was going to be all right. In one week's time, my boy walked out of the hospital with me. When people saw him, they could not believe their eyes.

"After taking treatments for a year [for the accident had left a hole in the roof of his mouth, which made it difficult for him to eat or drink], he was feeling much better. Now the doctors have put a silver plate in his mouth and he is back at work again. I wish to thank good St. Anne not only for this, but for the many other favors she has granted me."-----Mrs. J.L.

"In order to cure an insidious lung infection, two serious operations had to be performed on me. I prayed to St. Anne and the Blessed Mother to carry me through this ordeal safely. Thanks to them, I am well on the road to recovery."-----H.K., N.Y.

"It is with a grateful heart that I thank good St. Anne, who, through her powerful intercession with her Divine Grandson and her beloved Daughter, has obtained my brother's return to the Sacraments after years of neglect. After twenty years he was reconciled to God on his deathbed and died a truly repentant death. His mind was crystal clear at the time of his reconciliation; his thoughts were continually on Heaven, and he repeatedly asked pardon for his sins. This happy death was little short of a miracle, as he had been very bitter against the Church. St. Anne is truly the Saint of Miracles. For years I prayed to her with confidence that my brother might see the error of his ways, and she has rewarded my trust."-----Ireland, June, 1962

"St. Anne has helped me through many heartaches and has been with me through the years. Many years ago, I made a novena to St. Anne for a special favor, promising to name my first child in her honor. My little girl is now three years old, and her name is Anne. St. Anne has also helped me to overcome a nervous breakdown. I only wish more people would pray to this wonderful Saint!"-----Mrs. E.U., New Jersey

"For sixteen years my mother suffered from acute rheumatic arthritis, which steadily grew worse. For the past six months she was unable to kneel and had the greatest difficulty in walking even a short distance. We had to help her in and out of her chair. We made several novenas to St. Anne for this intention and applied St. Anne's oil to the affected parts while praying for God's will to be done. Last night, for the first time in six months, she was able to kneel down without any help. I thank St. Anne from the bottom of my heart for this and countless other favors, particularly that of sending me a wonderful friend, who has brought me closer to Jesus and to her."-----Miss K.D., 1961

A CONSTANT FLOW OF TESTIMONIES

Each month the Annals of Good St. Anne, published at the shrine of St. Anne de Beaupré, Quebec, carries testimonials of marvelous favors obtained through the intercession of this good mother, which proves that her maternal solicitude extends to all times, to all needs.

The almost unceasing stream of pilgrimages to the shrine speaks louder than words concerning the faith and confidence which the faithful cherish in St. Anne's intercession. Truly impressive and inspiring is the devotion of the pilgrims here and at other shrines of this Saint.

The Archconfraternity of Saint Anne

The Archconfraternity of St. Anne de Beaupré, erected in the Basilica of St. Anne de Beaupré, Quebec, Canada, on April 26, 1887, has since made gigantic progress and has been enriched with many indulgences.

Its object is to glorify St. Anne by rendering her veneration more universal and more practical; to extend to a greater number of souls those marvelous graces God has been pleased to bestow on her devout clients; to procure for the faithful, and more especially for poor sinners, for the sick, infirm and dying, the precious privilege of sharing in the immense union of prayers to St. Anne and in the Masses offered in her honor; to promote better Christian living.

In order to become a member of the Archconfraternity it is only necessary to be enrolled in the register of members, either at St. Anne de Beaupré or in any church in which the association may have been erected. If possible, personal presence is desirable, but in case of impossibility, registration may be made by letter.

Full information regarding pious practices observed by members, indulgences to be gained, etc. can be obtained from the Archconfraternity located at:

Shrine of St. Anne de Beaupré
10018 Royale Ave.
St. Anne de Beaupré, P.Q. G0A 3C0
CANADA

A Prayer in Honor of the Blessed Virgin and Saint Anne

HAIL MARY, full of grace, the Lord is with thee, and may thy grace be with me! Blessed art thou among women, and blessed be St. Anne, thy mother who brought thee forth, O Virgin Mary, all immaculate, who didst give birth to Jesus Christ, the Son of the living God. Amen.

Novena Prayer to Saint Anne

To obtain some special favor

O GLORIOUS St. Anne, filled with compassion for those who invoke thee and with love for those who suffer, heavily laden with the weight of my troubles, I cast myself at thy feet and humbly beg of thee to take under thy special protection the present affair which I commend to thee.

[State your petition.]

Be pleased to commend it to thy daughter, the Blessed Virgin Mary, and lay it before the throne of Jesus, so that He may bring it to a happy outcome. Cease not to intercede for me until my request is granted. Above all, obtain for me the grace of one day beholding my God face to face, and, with thee and Mary and all the Saints, of praising and blessing Him for all eternity. Amen.

Good St. Anne, mother of her who is our life, our sweetness and our hope, pray to her for us and obtain our request. [Three times.]

Good St. Anne, pray for us.
Jesus, Mary, Anne.

Memorare to Saint Anne

To obtain some special favor

REMEMBER, O holy mother St. Anne, that never was it known that anyone who fled to thy protection, implored thy help and sought thy intercession was left unaided, for thou art a most merciful mother and aid all who are in distress.

Inspired with this confidence, I take refuge with thee and beseech thee, by thy great prerogative of being the mother of the Queen of Heaven and grandmother of the Savior of the world, come to my aid with thy powerful intercession, and obtain from thine Immaculate Daughter this favor [mention it]. In honor of the nine months during which thou didst bear the ever-blessed Virgin in thy womb and brought her forth without stain of Original Sin, I now pray nine Hail Marys, which offer thee through my Guardian Angel. Amen.

Hail Mary . . . [Nine times.]

Prayer for God's Blessing on the Married

I BLESS THEE, most gracious Lord Jesus Christ, for having ordained that Thy holy Mother, the Virgin Mary, of whom Thou, O Redeemer of all men, didst will to assume flesh, should proceed from the chaste union of Joachim and Anne. By Thy goodness I beseech Thee, through the merits of the holy parents Joachim and Anne, have mercy on me and on all who, in their memory, sanctify their life in the state of Matrimony. Give them rest and peace, health of body and soul; make them fruitful in good children, and after this exile, grant them eternal glory to Thy praise and honor, O sweetest and most gracious Savior. Amen.

Prayer for a Wayward Child

O HOLY MOTHER, St. Anne, so rich in graces! Thou wilt never leave unheard the pleadings and tears of a mother who invokes thee for a wayward child. Thou knowest my grief and the anguish of my heart. Look down with thy maternal eyes upon this poor erring child, and bring him [her] back upon the way of salvation, that he [she] may again serve God faithfully and thus obtain eternal happiness. Through Christ our Lord. Amen.

Hail Mary . . . [Three times.]

Recommendation to Saint Anne

HAIL, O illustrious St. Anne, blessed among women because thou hadst the happiness of bearing in thy womb the holy and immaculate Virgin Mary, Mother of God. I participate in the joy thou didst experience on giving birth to her and offering her in the Temple to the Eternal Father. I pray thee, good mother, to present me to thy well-beloved Daughter and to her Son, Jesus. Be my protectress and advocate with Jesus and Mary; be my intercessor, my refuge, my consolation. Amen.

Devotions in Honor of the Five Joys of St. Anne

1. O most gracious St. Anne! I remind thee of the great dignity bestowed on thee by the Most High in choosing thee to be the mother of the Mother of God. By this grace, I beseech thee, obtain from God that I may be numbered among His elect. Amen. Hail Mary . . .

2. O most noble St. Anne! I remind thee of the great joy thou didst experience when the Angel appeared to thee and announced that thou wouldst conceive a daughter who would become the Mother of the Son of God. By this great joy, I beseech thee, obtain patience and spiritual joy for me in all my adversities. Amen. Hail Mary . . .

3. O most excellent St. Anne! I remind thee of the joy thou didst experience when thou didst bring forth the fruit of thy womb. By this great joy, I beseech thee, obtain God's grace and favor for me through thy daughter's Divine Son. Amen. Hail Mary . . .

4. O most happy St. Anne! I remind thee of the great joy thou didst experience when thou didst offer to God the Father thy daughter of three years in the Temple of Jerusalem. By this great joy, I beseech thee, obtain for me the grace to serve God faithfully according to my state of life. Amen. Hail Mary . . .

5. O good St. Anne, worthy of all praise! I remind thee of the great joy which is thine in Heaven in beholding thy most loving daughter and all thy family. By this great joy, I beseech thee, assist me at the hour of my death, and aid me to attain life everlasting. Amen. Hail Mary . . .

Devotions in Honor of the Five Sorrows of St. Anne

1. O blessed Anne, remember that grief which pierced thy heart when thou with thy God-fearing spouse, St. Joachim, wast innocently humiliated and despised on account of thy barrenness. By this bitter grief, I beseech thee, obtain for me patience and resignation in every adversity, and preserve me from the everlasting pains of Hell. Amen. Hail Mary

2. O blessed Anne, remember that grief which pierced thy heart when thy holy spouse Joachim, impelled by the Holy Ghost, departed from thee and for a long time remained far away on a mountain. By this thy bitter grief, I beseech thee, obtain for me patience and resignation in every adversity, and preserve me from the everlasting pains of Hell. Amen. Hail Mary . . .

3. O blessed Anne, remember that grief which pierced thy heart when thou didst hear that thy loving daughter Mary, her Divine Child and St. Joseph were obliged to flee into Egypt on account of Herod's cruelty. By this bitter grief, I beseech thee, obtain for me patience and resignation in every adversity, and preserve me from the everlasting pains of Hell. Amen. Hail Mary . . .

4. O blessed Anne, remember that grief which pierced thy heart when thou didst hear nothing of Jesus, Mary and Joseph for seven years and didst fear for their lives. By this thy bitter grief, I beseech thee, obtain for me patience and resignation in every adversity, and preserve me from the everlasting pains of Hell. Amen. Hail Mary . . .

5. O blessed Anne, remember the grief which l pierced thy heart when thou wast informed by neighbors who returned home that Mary and Joseph had lost the Divine Child in Jerusalem and had returned thither to find Him. By this grief, I beseech thee, obtain for me patience and resignation in every adversity, and preserve me from the everlasting pains of Hell. Amen.
Hail Mary . . .

The Chaplet of Saint Anne

[not in the TAN booklet]

This chaplet dates back to 1875 and is the source of a great number of favors both spiritual and temporal.

The chaplet consists of the recitation of the following prayers:

1. In honor of Jesus, say one Our Father and five Hail Marys. After each Hail Mary say: Jesus, Mary and St. Anne, grant the favor I ask.

2. In honor of Mary, say one Our Father and five Hail Marys. After each Hail Mary say: Jesus, Mary and St. Anne, grant the favor I ask.

3. In honor of St. Anne, say one Our Father and five Hail Marys. After each Hail Mary say: Jesus, Mary and St. Anne, grant the favor I ask.

FONTE (http://www.catholictradition.org/Anne/anne.htm)

Augustinus
26-07-06, 14:31
http://stannesjc.com/images/St%20Anne%203.jpg

http://img66.imageshack.us/img66/3051/2005102111stannefy3.jpg

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/51/Ste_Anne_de_Beaupr%C3%A9%2C_Qu%C3%A9bec.jpg

http://img66.imageshack.us/img66/9396/dsc01731ua9.jpg

SITO del Santuario (http://www.ssadb.qc.ca/fr/index.htm)

Augustinus
26-07-06, 21:41
La madre della Madonna, una delle sante più venerate in Italia e patrona di Caserta, non viene mai menzionata nei Vangeli canonici ma soltanto negli apocrifi, tuttavia la Chiesa ne ha tacitamente accettato le notizie leggendarie.

Il culto di sant'Anna, che è patrona di Caserta, è diffusissimo in tutta l'Italia nonostante che la madre di Maria non sia mai ricordata nei Vangeli canonici. Ne parlano invece gli apocrifi della Natività e dell'Infanzia di cui il più antico è il cosiddetto Protovangelo di san Giacomo, scritto non oltre la metà del Il secolo. Questi scritti, sebbene non siano mai stati accettati formalmente dalla Chiesa e contengano talvolta anche eresie, hanno influito sulla pietà e sulla liturgia perché se ne sono recepite alcune notizie ritenute autentiche e in sintonia con la tradizione: si pensi ad esempio alla presentazione di Maria al tempio e alla sua assunzione in cielo, o al nome del centurione che colpì Gesù con la lancia, Longino, o alla storia della Veronica; e l'elenco degli episodi non citati dai Vangeli canonici ma descritti dagli apocrifi e accolti dalla cristianità potrebbe continuare per una pagina intera. In Oriente e successivamente in Occidente si cominciò a venerare sant 'Anna fin dai primi secoli, come testimonia la sua immagine tra i mosaici dell'arco trionfale di Santa Maria Maggiore (V secolo) e quella tra gli affreschi di Santa Maria Antiqua (VIII secolo) a Roma Ma la sua festa - che cade il 26 luglio insieme con quella del marito, san Gioacchino - è attestata soltanto verso il X secolo. Diventò popolare sul finire del medioevo sicché nel 1584 Gregorio XIII la inserì nel messale estendendola a tutta la Chiesa. Il Protovangelo di san Giacomo narra che Gioacchino era un uomo molto ricco e pio. Un giorno, mentre stava portando le sue offerte al tempio, venne affrontato dal gran sacerdote Ruben che gli disse: “Tu non hai il diritto di farlo per primo perché non hai generato prole”. Gioacchino, addolorato, si recò nell'archivio delle dodici tribù di Israele per controllare se quel che diceva Ruben fosse vero e scoprì che tutti gli uomini pii e osservanti avevano avuto figli. Sconvolto dalla notizia, decise di ritirarsi nel deserto. “Non scenderò di qui” diceva digiunando “né per mangiare né per bere finché il Signore mio Dio non mi avrà esaudito la mia preghiera”. La moglie Anna, che nell'ebraico Hannah significa “Dio ha concesso la grazia”, soffriva per la fuga del marito e per la sua sterilità: viveva come una reclusa sentendosi vedova, finché un giorno la serva Giuditta la esortò ad abbandonare le vesti da lutto e a indossare gli abiti da sposa profumandosi il capo d'unguenti. Pur senza entusiasmo Anna seguì il suo consiglio: quando si fu rivestita scese in giardino fermandosi all'ombra di un lauro sotto il quale cominciò a implorare: “O Dio dei nostri padri, benedicimi ed esaudisci la mia preghiera come hai benedetto il ventre di Sara dandole il figlio Isacco!”. Mentre stava pregando le apparve un angelo annunciandole: “Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai, e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”. E lei rispose: “Com'è vero che vive il Signore mio Dio, se io metterò al mondo un figlio, maschio o femmina, lo darò come offerta al Signore mio Dio e starà al suo servizio per tutti i giorni della sua vita”. Così avvenne, e dopo pochi mesi Anna partorì. “Che ho messo al mondo?” domandò alla levatrice. “Una femmina”. “Allora” esclamò “la mia anima è stata magnificata”. “Trascorsi i giorni necessari” conclude il Protovangelo “si purificò, diede la poppa alla bimba chiamandola Maria, ovvero "prediletta del Signore. In qualche codice del Protovangelo, come anche nell'apocrifo Dell'infanzia del Salvatore e nello Pseudo Matteo, si dice che Anna avrebbe concepito la Madonna in modo miracoloso durante l'assenza del marito. Si tratta evidentemente di un calco parziale di un altro episodio biblico la cui protagonista ha lo stesso nome. Nel Primo Libro di Samuele si narra che un uomo di nome Elkana aveva due mogli, Peninna, che gli aveva generato due figli, e Hannah, sterile. “La sua rivale per giunta affligeva Hannah con durezza a causa della sua umiliazione perché il Signore aveva reso sterile il suo grembo”. Un giorno Hannah, addolorata, andò a supplicare il signore al tempio facendo questo voto: “signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e le darai un figlio maschio, io l'offrirò a te per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sul suo capo.” Così fu, e nacque un maschio che chiamò Samuele. “Per questo fanciullo ho pregato” esclamò presentandolo al tempio “e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho chiesto”. Quale sarà mai la verità storica? Forse gli apocrifi hanno arricchito e amplificato una vicenda più semplice che così viene narrata in un discorso attribuito a Demetrio di Antiochia: a Gerusalemme viveva un uomo della tribù di Giuda, Gioacchino, sposato a una donna della tribù di David, di nome Susanna o Anna (vi sono variazioni nelle redazioni del testo). Non riuscendo ad avere figli, ne chiesero a Dio che mandò loro un giovane splendente ad annunciare la nascita di una figlia da offrire a Lui. In ogni modo quel che è certo è che i genitori della Madonna non potevano non essere pii per il ruolo stesso che svolsero generando ed educando la madre del Cristo. Perciò il culto tributato a sant'Anna non è ingiustificato sebbene abbia assunto talvolta aspetti che sembrano rammentare culti precristiani a Grandi Madri. A questo processo, comune d'altronde ad altri santi, possono aver contribuito due coincidenze. La prima è la traduzione del nome ebraico nel latino Anna, che apparteneva a una dea romana antichissima, Anna Perenna, ovvero «nutrice perenne» del cosmo, come ho spiegato nel mio Catendano: veniva festeggiata il 15 marzo, all'inizio dell'anno arcaico romano e della primavera, quando germogliavano le prime messi. Forse per questo motivo sant'Anna fu rappresentata spesso con il manto verde, che tuttavia è interpretato cristianamente come il colore del “germoglio di speranza” nato dal suo ventre. La seconda coincidenza è la somiglianza della coppia Anna-Maria, pur nel totalmente diverso contesto teologico, con quella precristiana di Demetra-Persefone o Cerere-Proserpina. A questa sovrapposizione sembrano ispirarsi in pittura i cosiddetti gruppi trinitari dove Anna sovrasta o racchiude in sé, quasi una Magna Mater, la Vergine e il Bambino. Ne è un esempio a Roma La Vergine, il Bambino ed Anna della scuola di Antoniazzo Romano, nella chiesa di San Pietro in Montorio. Questi gruppi trinitari assunsero nell'ultimo medioevo la forma delle cosiddette statue-armadio: grandi sculture lignee della santa con uno sportello sul ventre che, aperto, mostrava una statua interna della Vergine, a sua volta con un altro sportello dietro il quale appariva Gesù Bambino. Questa singolare struttura voleva rappresentare il mistero del doppio parto virginale perché nel medioevo si diffuse la credenza che Maria fosse stata concepita castamente per osculum, durante l'assenza del marito. Il ruolo tradizionale di Anna madre per eccellenza si riflette anche nel suo patronato sulle mamme, sulle donne che desiderano la maternità e sulle partorienti. Ma la santa è anche protettrice delle lavandaie e delle ricamatrici i cui mestieri appartengono all'ambito delle sue funzioni di madre di famiglia. È invocata persino dagli agonizzanti per ottenere una buona morte perché, secondo una leggenda, sarebbe stata assistita da Gesù Bambino che le avrebbe risparmiato gli spasimi dell'agonia. Il suo culto ebbe la massima diffusione fra il XIV e il XV secolo nei Paesi dell'Europa centrale e settentrionale dove si usava la cosiddetta «acqua di sant'Anna» per curare le febbri e gli ossessi. Molti centri minerari le furono dedicati col nome di Annberg perché si diceva che i minatori portavano alla luce le ricchezze nascoste nel seno della terra così come sant'Anna aveva messo ai mondo il tesoro più prezioso, Maria. Ma la lista dei suoi patronati è straordinariamente estesa: alla sua protezione si rivolgono anche gli orefici, i falegnami, gli ebanisti, e infine i naviganti, sebbene ne sia oscura la motivazione.

FONTE (http://www.preghiereagesuemaria.it/santiebeati/sant'anna.htm)

http://www.immaginidimaria.it/ITALIA/Puglia/Maria%20Bambina%20%20%20Barletta.jpg

http://www.catholictradition.org/Anne/anne6-13.jpg

http://www.catholictradition.org/Anne/g1-anne.jpg

Diaconus
25-07-07, 15:54
S. ANNA, MADRE DELLA MADRE DI DIO

Nella Sacra Scrittura si narra che la madre del profeta Samuele, Anna, nell'affliggente sterilità che le aveva precluso il privilegio della maternità, si rivolse con ardente preghiera al Signore e fece voto di consacrare al servizio divino il nascituro.
Ottenuta la grazia, dopo aver svezzato il piccolo Samuele, lo portò a Silo, dov'era custodita l'arca dell'alleanza e lo affidò al sacerdote Eli dopo averlo offerto al Signore.

Su questa falsariga il Protovangelo di Giacomo, apocrifo del secondo secolo, traccia la storia di Gioacchino e Anna, genitori della Vergine Maria.
La pia sposa di Gioacchino, dopo lunga sterilità, ottenne dal Signore la nascita di Maria, che a tre anni portò al Tempio, lasciandovela al servizio divino in adempimento del voto fatto.

Il fondamento storico, probabile pur nella discordante letteratura apocrifa, è comunque falsamente rivestito di elementi secondari, copiati dalla vicenda della madre di Samuele.

Mancando nei Vangeli ogni accenno ai genitori della Vergine, non restano che gli scritti apocrifi, nei quali non è impossibile rinvenire, tra i predominanti elementi fantastici, qualche notizia autentica, raccolta da antiche tradizioni orali.

Il culto verso i santi genitori della Beata Vergine è molto antico, tra i Greci soprattutto.
In Oriente si venerava S. Anna già nel secolo VI e tale devozione si estese lentamente in tutto l'Occidente a partire dal secolo X fino a raggiungere il suo massimo sviluppo nel secolo XV.

Nel 1584 venne istituita la festività di Sant’Anna, mentre San Gioacchino era lasciato discretamente in disparte, forse per la stessa discordanza sul suo nome che si rivela negli scritti apocrifi, posteriori al Protovangelo di Giacomo.

Oltre al nome di Gioacchino, al padre della Vergine è dato il nome di Cleofa, di Sadoc e di Eli.

I due santi venivano celebrati separatamente: Sant'Anna il 25 luglio dai Greci e il giorno successivo dai Latini.
Nel 1584 anche S. Gioacchino trovò spazio nel calendario liturgico, dapprima il 20 marzo, per passare alla domenica nell'ottava dell'Assunta nel 1738, quindi al 16 agosto nel 1913 e ricongiungersi alla santa consorte, col nuovo calendario liturgico, al 26 luglio.


I GENITORI DI MARIA

Se scorriamo l’elenco degli ascendenti di Gesù, sia nella genealogia del vangelo di Matteo che in quella della narrazione evangelica di Luca, non leggiamo i due nomi, che a nostro modo di vedere, potrebbero trovarsi lì, in corrispondenza con l’ultimo anello della catena che unisce Colui che era ritenuto il figlio di Giuseppe, lo sposo di Maria, a Davide e ad Abramo (cfMt 1,1-7), depositari delle promesse messianiche, e a Dio stesso, datore delle promesse, secondo la più ampia visuale di Luca (cf Lc 3,23-38).
Gli esperti nella conoscenza delle Scritture e in particolare dei Vangeli sanno dare e spiegare le possibili ragioni, in quanto la genealogia, come è usanza nei popoli semiti, è fatta nella linea maschile di S. Giuseppe, colui che assicura la discendenza davidica, mentre altri studiosi sanno dire per quali vie diverse dai Libri canonici ci sono stati consegnati i nomi dei genitori di Maria.
Si tratta, senza dubbio, di una conoscenza non necessaria ai fini della storia della nostra salvezza e il fatto di sapere quali siano quei nomi poco aggiunge alla ricchezza di grazia che ci viene dal Nome nel quale soltanto siamo redenti e santificati.

Ma la nostra natura di poveri esseri umani ci spinge a ricercare e a chiedere alla storia, anonima o devozionale, una risposta a questo silenzio.
E così siamo felici di celebrare con il nome di Anna la madre di Maria e suo padre con il nome di Gioacchino.
Ugualmente ci rallegriamo al pensiero che Colei che è divenuta la Madre di Gesù sia stata preparata da una coppia di sposi osservanti e giusti che camminavano lealmente nella legge del Signore.

Chi è dunque Sant’Anna ?

Sant’Anna è la madre della Madonna, la Vergine Maria, Madre di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.
Per questa ragione possiamo affermare, con un linguaggio più umano e familiare, riprendendo le osservazioni dei nostri bambini, che Sant’Anna è la nonna di Gesù.
La figura di Sant’Anna non è mai stata separata da quella del marito, San Gioacchino:
“O gloriosi illustri Nonni dell’Onnipotente Dio incarnato per infinita misericordia della vostra Santissima Figlia, procurate a me, che in Voi mi rifugio, il perdono dei peccati”. (Liturgia bizantina).
La Chiesa stessa nella liturgia li esalta come felici genitori della Madre di Dio e li propone ai fedeli cristiani come esempio da imitare:
“O venerati e santi Genitori della casta Vergine, voi che siete uniti anima e mente dalla virtù, intercedete per la salvezza di noi che celebriamo con amore la vostra gloriosa e illustre memoria”.

Gli scritti del Nuovo Testamento, come già detto, non fanno alcun cenno, non danno alcuna notizia dei genitori di Maria, i Santi Anna e Gioacchino.
Concentrati nella figura di Cristo, sul suo insegnamento e sulla sua opera salvifica, i Vangeli infatti danno scarse notizie sulla persona e sulla storia di Maria, che cominciamo a conoscere solo con l’annunciazione (Lc 1,26-38).
Gli apostoli, i discepoli di Gesù e i primi cristiani invece conoscevano molto bene la storia della famiglia di Gesù, che certamente si tramandavano di bocca in bocca.
Con il passar degli anni, qualcuno sentì la necessità di mettere per iscritto ciò di cui era a conoscenza per tramandarlo alle generazioni future.
Nacque così, in margine alla Sacra Scrittura, una vera letteratura, che si sviluppò enormemente nel tempo e che viene designata con il nome di “letteratura apocrifa”.

“Apocrifo” significa nascosto, segreto, occulto perché i veri autori di tali scritti rimangono sconosciuti o si nascondono sotto pseudonimi, cioè falsi nomi, per lo più di apostoli, ma anche di altri personaggi il cui nome appare negli scritti del Nuovo Te­stamento: nei Vangeli, negli Atti e nelle Lettere de­gli Apostoli, nell’Apocalisse di San Giovanni.
Questi scritti “apocrifi” hanno un carattere molto popolare e fantasioso, che sfiora spesso il romanzo.
Spetta però agli autori di questi scritti l’aver fissato una forma di predicazione e di catechesi, che ha esercitato un notevole influsso nel campo letterario, artistico, devozionale e liturgico.
La Chiesa ha escluso i documenti apocrifi dalla lista ufficiale del Nuovo Testamento: non li condanna però, anzi vi ha anche attinto elementi di infor­mazione e di devozione.

IL PROTOEVANGELO DI GIACOMO

Origene, uno dei più grandi dottori biblici della Chiesa antica, morto nel 250, ci offre una preziosa testimonianza sulle difficoltà suscitate dal proliferare degli apocrifi ma anche il prezioso criterio che deve pre­siedere al loro uso e di come se ne deve tener conto.
Egli così si esprime:
“Non ignoriamo che molti di questi scritti apocrifi sono stati redatti da uomini em­pi, famosi per la loro iniquità, e che gli eretici fanno grande uso di queste finzioni...
Dobbiamo perciò essere cauti nell’accogliere tut­ti gli Apocrifi che circolano sotto il nome di Santi.
D’altra parte però non dobbiamo rigettare in blocco ciò che potrebbe essere utile per far luce sulla Scrittura.
E’ segno di apertura di mente ascoltare ed applicare le parole della Scrittura: ‘Esaminate ogni cosa, ritenete ciò che è buono’ (1Tes 5,21)” (In Matthaeum, Serm. XXVIII. PG 13, 1637).

E’ negli scritti apocrifi che appaiono appunto le figure dei genitori di Maria: Anna e Gioacchino.
Tra questi documenti, spicca per antichità ed importanza il cosiddetto “Protoevangelo di Giacomo”.
Esso risale al II secolo dopo Cristo.
Il titolo originale del libro è “Natività di Maria” e “Apocalisse di Giacomo”.
Il Giacomo, di cui si tratta e che si presenta come autore, è l’apostolo Giacomo il Minore, cugino di Gesù e primo Vescovo di Gerusalemme.
In verità, l’autore vero è sconosciuto ma si nasconde sotto questo pseudonimo.
L’autore, che è abbastanza vicino agli avvenimen­ti narrati, nel suo scritto, tra l’altro redatto in lingua greca, elabora alcune notizie estratte dai Vangeli, che arricchisce con tradizioni orali, ambientate soprattutto a Gerusalemme e provenienti dalla famiglia di Maria.
Come già ricordato, anche il Protoevangelo di Giacomo è stato escluso dal canone ufficiale degli scritti ispirati del Nuovo Testamento.
Nello stesso tempo vi si possono attingere alcune informazioni verosimilmente attendibili e ritenute storiche.
Queste informazioni sono: i nomi dei genitori di Maria, la loro casa in Gerusalemme, la loro posizione sociale, la loro sterilità, l’intervento di Dio nella concezione di Anna e la nascita di Maria, l’offerta di Maria al tempio per esservi educata e prepararsi alla sua sublime vocazione di Madre di Dio.
Il Protoevangelo di Giacomo, diviso in venticin­que capitoli, contiene una vita della Vergine Maria, dal suo concepimento all’Annunciazione dell’Angelo, una vita di Gesù, dalla nascita all’adorazione dei Magi e, infine, una relazione o descrizione degli avvenimenti riguardanti la strage degli Innocenti e il martirio di Zaccaria, padre di San Giovanni Battista.

ANNA E GIOACCHINO

In un povero villaggio della Palestina, Nazaret, vivevano in condizioni abbastanza agiate, due virtuosi sposi: Gioacchino, discendente della reale ed illustre famiglia di Davide, e Anna, figlia di Matham, della tribù di Levi, della famiglia sacerdotale di Aronne e perciò parente di Elisabetta, moglie di Zaccaria.
Nella loro unione si trovano adunque congiunte la stirpe reale e la stirpe sacerdotale: due titoli mol­to onorifici nel popolo ebraico.
Oriundi, molto probabilmente, da Betlemme, per migliorare la propria condizione avevano abbandonato la Giudea e salendo verso la Galilea erano an­dati ad abitare a Seforis, in un loro possedimento, ultima eredità che spettava a Gioacchino dai suo reali antenati.
Ma forse per fuggire i pericoli delle guerre, che agitavano e desolavano la parte più settentrionale della Galilea, si erano ritirati poi a Nazaret che, per la sua posizione, offriva loro un più sicuro rifugio.
Pieni di amor di Dio e del prossimo, secondo l’insegnamento della legge di Mosè, facevano ogni anno tre parti delle loro entrate: la prima per il Tempio del Signore, la seconda per i poveri e l’ultima la tenevano per loro stessi.
La tranquillità e la pace regnavano nella loro casa.
Questo stato di felicità era turbato soltanto dalla mancanza di figli, tanto più che Anna, ormai avan­zata negli anni, non sapeva rassegnarsi a tale umi­liante privazione, anche perché la sterilità era considerata dagli ebrei un castigo di Dio.
Secondo la loro pia consuetudine, Gioacchino ed Anna, nella solennità della Encenia, ossia nella festività ebraica della dedicazione delle primizie della terra al Tempio, se ne andarono a Gerusalemme per presentare, assieme agli altri devoti, le loro offerte sull’altare del Signore.
Ma il sacerdote Issachar rifiutò i loro doni e inoltre allontanò Anna dal tempio poiché, secondo lui, la sua sterilità la rendeva indegna di offrire doni in quel luogo sacro, mentre Gioacchino, sempre nel tempio, fu pubblicamente rimproverato da un certo Ruben.
Invece di ritornare a Nazaret, si fermarono a Gerusalemme, nella casa di loro proprietà, posta sul declivio orientale del monte Moria, sul quale si innalzava maestosa la mole del tempio.
All’interno del popolo giudaico la trasmissione della fede si tramandava nel racconto della storia salvifica che ogni generazione faceva alla successiva
In tale flusso dobbiamo pensare che anche Gioacchino e Anna siano stati educati ad entrare nella tradizione religiosa di Israele.
Senza trascurare la funzione che aveva la Sinagoga nell’insegnamento delle Scritture e nella celebrazione delle opere divine, si deve cercare nel gruppo parentale il soggetto della formazione religiosa, dove le opere che Dio aveva fatto per il suo popolo venivano narrate e commentate.
Ecco allora il perché Gioacchino si fermò a Gerusalemme e si mise ad esaminare tutte le sacre scritture e i documenti delle dodici tribù di Israele, conservati nel Tempio, e venne così a sapere che tutti gli uomini giusti avevano avuto figli e quindi discendenti.
Addolorato e disperato, egli abbandonò la moglie, Anna, la sua casa e si rifugiò nel deserto, che la tradizione identifica con il deserto di Giuda, tra Gerusalemme e il Mar Morto, ove ancora oggi esiste un monastero per commemorare il soggiorno di Gioacchino nel deserto.
Qui si ritirò dandosi al digiuno e alla preghiera per quaranta giorni:
“Non mi muoverò da qui né per mangiare né per bere, fino a quando il Signore mio Dio non mi abbia visitato: la preghiera mi sarà cibo e bevanda “.

Anche Anna, che in lingua aramaica significa “Grazia”, fu offesa da una serva di nome Giuditta o Giuthina per la sua sterilità.
Allora, piena di tristezza, si ritirò disperata a pregare nel giardino della sua casa.
Nello sfogo dei suoi lamenti, si rivolse al Signore con queste parole:
“La mia nascita è apparsa come maledizione agli occhi dei figli di Israele. Oltraggiata e schernita sono stata scacciata dal Tempio del Signore!...
Non assomiglio a questa terra, poiché anche la terra produce frutto nel tempo debito e benedice Te, o Signore!”.

Ed ecco che l’Angelo del Signore le si presentò innanzi e disse:
“Anna, Anna! il Signore Iddio ha esaudito la tua preghiera. Concepirai e darai alla luce; della tua prole si parlerà su tutta la terra!”.

Anna rispose:
“Viva il Signore Iddio! Dovessi mettere al mondo un maschio o una femmina, ne farò dono al Signore mio Dio e starà al suo servizio tutti i giorni della sua vita”.

In quel momento giunsero due servi ad annunziare che Gioacchino stava giungendo con il gregge.

Infatti un angelo del Signore era andato da Gioacchino e gli aveva annunciato:
“Il Signore Iddio ha esaudito la tua preghiera; discendi da qua, perché tua moglie, Anna, concepisce nel suo seno”.

Anna corse subito incontro a Gioacchino e lo abbracciò.

Le raffigurazioni, in parte simboliche, hanno rappresentato in maniera efficace nei secoli questo particolare della concezione, richiamato dal protoevangelo di Giacomo.
La concezione, infatti, essendo l’atto generatore di un bimbo nel seno della madre, è un tema iconografico (che rappresenta cioè figure relative ad un personaggio o soggetto) difficilmente raffigurabile e che pone non pochi problemi a coloro che, con la pittura e il disegno, vogliono rappresentare tale atto.
Tra le varie immagini sacre, ve n’è una che raffigura Gioacchino ed Anna che, dopo l’annuncio dato loro dall’Angelo, si incontrano e si abbracciano davanti alla Porta d’oro di Gerusalemme prima di ritornare insieme nella loro casa.
In questa raffigurazione, la concezione si percepisce simbolicamente attraverso il bacio, segno dell’amore fecondo dei due genitori di Maria.

Gregorio, vescovo di Nissa, nato in Cappadocia verso il 335, fratello minore di San Basilio Magno e grande mistico nel Concilio Ecumenico di Costantinopoli (381), nel corso dell’omelia tenuta nel giorno di Natale, prima di commentare l’Annunciazione, così racconta della nascita di Maria:
“Ho sentito parlare di una storia apocrifa che riferisce di Maria le seguenti notizie.
Il padre della Vergine fu un uomo insigne, soprat­tutto per la scrupolosa osservanza della legge ed era noto presso i nobili.
Arrivò alla vecchiaia senza discendenza, perché sua moglie era sterile.
La legge conferiva alle madri un titolo d’onore, dal quale rimanevano escluse le donne senza figli.
Questa donna si trovava in una situazione simile a quella della madre del profeta Samuele.
Entrò pertanto nel Santo dei Santi e supplicò il Signore che non continuasse ad escluderla dalla benedizione della legge, dal momento che ella non l’aveva mai trasgredita.
Promise che, se fosse divenuta madre, avrebbe consacrato a Dio la creatura che sarebbe nata da lei.
Confortata dalla risposta divina, ottenne la grazia per la quale aveva supplicato.
Avendo partorito una bambina, la chiamò Maria, affinché il nome stesso significasse il dono avuto da Dio”. (Omelia sul Natale, PG 46, 1140).
Epifanio di Salamina, morto nel 394, in merito al concepimento della Vergine nel seno di Anna, precisa che
“questo non deve essere inteso come se fosse accaduto senza connubio e senza seme virile.
Il messaggio celeste ha semplicemente annunciato ciò che stava per succedere, affinché non sorgessero dubbi intorno alla creatura che stava realmente per nascere né intorno a quanto Dio aveva disposto e neppure a proposito dell’onestà del padre”.

Questo significa che Maria è nata da normali rapporti matrimoniali dei suoi genitori e che l’intervento speciale di Dio nella nascita di Maria è costituito nel rimuovere dai genitori la sterilità che impediva loro di generare.


MARIA

Gioacchino, dopo che il Signore esaudì la preghiera, l’indomani del concepimento, come racconta il Protoevangelo di Giacomo, si recò nel tempio portando le offerte di ringraziamento:
- dieci agnelli senza macchia e senza difetto per il sacrificio al Signore;
- dodici vitelli teneri, destinati ai sacerdoti e al consiglio degli anziani;
- cento capretti per il popolo.

Anna, dopo un regolare periodo di gestazione, ha la gioia di mettere al mondo la figlia.
“Compiuti i giorni, Anna si purificò e diede il seno alla bambina e le dette nome Maria “.

Giorno dopo giorno, Maria cresceva sotto l’occhio attento e vigile dei felici genitori.
Quando la bambina ebbe compiuto il primo anno di età, Gioacchino allestì un grande banchetto al quale invitò tutto il popolo di Israele, con i pontefici, i sacerdoti, gli scribi e l’assemblea degli anziani.
I genitori presentarono la bambina ai sacerdoti, i quali invocarono la benedizione del Signore:
“Dio dei padri nostri, benedici questa bambina e donale un nome celebrato in perpetuo in tutte le generazio­ni”.

Intanto anche per Maria i mesi andavano aumentando.
Compiuti i tre anni, la bambina fu portata, secondo la promessa fatta da Gioacchino ed Anna, al tempio, accompagnata da uno stuolo di ragazze, che recavano lumi accesi.
Il sacerdote (che la pia tradizione vuole che sia stato lo stesso Zaccaria, parente di Anna e sposo di Elisabetta) l’accolse e la fece sedere sul terzo gradino dell’altare:
“il Signore Iddio effuse su di lei la sua grazia ed ella si mise a danzare e così fu presa a benvolere da tutta da tutta la casa d’Israele”.

Gioacchino ed Anna ritornarono alla propria casa “colmi di stupore lodando e glorificando il Signore Iddio”.

Maria intanto rimase nel tempio fino all’età di dodici anni, quando non potendo più restare nel luogo sacro, sarà data in sposa a Giuseppe, secondo la tradizione del popolo ebraico di duemila anni fa.
Da allora i genitori di Maria non vengono più menzionati.
I primi otto capitoli del Protoevangelo di Giacomo ci hanno dato queste notizie sulla vita dei Santi Gioacchino ed Anna.
Altro non è possibile sapere, almeno dagli scritti che possono avere una certa attendibilità.
Possiamo, comunque, fare alcune deduzioni.

II Protoevangelo di Giacomo non dice nulla sulla discendenza di Anna e Gioacchino, ma afferma che Maria era della tribù di Davide, di conseguenza anche Gioacchino era della tribù di Davide.
Non vengono, ugualmente, menzionati nomi di luoghi, ma il frequente riferimento al tempio suggerisce che la famiglia di Maria certamente dovesse possedere una casa a Gerusalemme con possedimenti e allevamenti di bestiame nei dintorni.
La tradizione posteriore, infatti, identificherà la casa di SantAnna a Gerusalemme, localizzandoli nel quartiere Bethesda, vicino alla piscina Probatica, dove Gesù, come viene riportato nel vangelo secondo Giovanni, guarirà il paralitico (cf Gv 5,1-18).

Abbiamo così narrato, ricorrendo principalmente al Protoevangelo di Giacomo ed attingendovi informazioni che potrebbero essere giudicate attendibili e con una presumibile derivazione storica, almeno per quanto riguarda la tradizione, la vita di Sant’Anna e del suo sposo San Gioacchino.

LA VENERAZIONE DI SANT’ANNA

Sant’Anna occupa un posto di rilievo tra i santi venerati dalla Chiesa Orientale, che le dedica non meno di tre feste, che ricordano i momenti più importanti della sua vita: la Concezione (9 dicembre), la Maternità (9 settembre) e la Dormizione ossia la morte.
Si tratta di un vero ciclo di feste, inferiore solo a quello riservato alla Vergine Maria e a San Giovanni Battista.

Queste feste, in onore di Sant’Anna, sono celebrate con innumerevoli inni e bellissimi scritti, le “omelie” dei Padri della Chiesa.
I testi della liturgia mettono in rilievo la santità di vita, la condotta conforme alle leggi del Signore e l’anima di Gioacchino ed Anna ornata da tutte le virtù.
I nostri santi formano, secondo l’espressione spesso usata, una “coppia” beata, veneratissima, pura, degna di ogni lode, gradita a Dio e a Lui cara, mirabile, raggiante di purità.
Inoltre, riguardo sempre a Gioacchino ed Anna, si parla dell’albero di Iesse, di cui essi costituiscono un ramo indispensabile al germogliare dello stesso Cristo, il promesso di Israele e Salvatore del mondo:
“Da Anna oggi è germogliato il ramo, la Madre di Dio destinata a far sbocciare l’albero della salvezza degli uomini “.

Anna e Gioacchino, essendo stretti parenti di Gesù, che Maria deve mettere al mondo, fanno parte di tutti i Santi ed i giusti che culmineranno nello stesso Cristo.
Ciò costituisce il carattere specifico della loro santità e prelude all’istituzione di feste loro proprie.

“O meraviglioso ponente!
La sorgente della vita nasce da donna sterile!
E la grazia comincia a dare frutti illustri.
Rallegrati, Gioacchino,
divenuto padre della Madre di Dio:
nessuno dei padri della terra ti somiglia,
amico di Dio!
Per tuo tramite ci vien concessa una Fanciulla,
ricettacolo e abitazione e monte santissimo di Dio.
Illustre Anna,
apparsa qual colonna ispirata di sapienza
e luminosa dimora che irradia la grazia,
tu hai messo al mondo la protezione vera,
il fiore divino della verginità,
colei che per tutte le vergini
e aspiranti alla verginità
sventola in alto la bellezza verginale
e dona a tutti i fedeli la grande misericordia”.

I testi liturgici della festa bizantina della Presentazione di Maria al tempio (25 novembre) sono di una rara bellezza.

Germano, patriarca di Costantinopoli (morto nel 733), nella sua omelia sulla Presentazione, fa dire a Zaccaria le seguenti parole rivolte ad Anna:
“Benedetta è la tua stirpe, o cara al marito, e gloriosissima è la tua presentazione, o cara a Dio!”.

E lo stesso Germano, rivolto questa volta a Maria, esclama:
“Beato fra gli uomini è tuo padre, beata fra le donne è tua madre, beata la tua casa, beati i tuoi conoscenti, beati coloro che ti videro.... Giacché tu sei onore degli onori, premio dei premi e altezza delle altezze”.

Anna e Gioacchino sono presentati in modello ai genitori il cui figlio è chiamato al servizio del Signore.
Nell’offerta ben fatta c’è già la benedizione e la risposta del Signore.
Un testo così canta:
“Madri, lasciate ogni tristezza e accompagnate con gioia colei che diviene Madre di Dio, causa di letizia per il mondo”.


LA FESTA DI SANT’ANNA

La Chiesa orientale, la Chiesa ortodossa di tradizione bizantina, celebra la festa della Dormizione ovvero della morte di Sant’Anna il 25 luglio: “Memoria della Dormizione di Sant’Anna, Madre della Madre di Dio”.
Il termine “dormizione”, usato ad imitazione della festa di Maria del 15 agosto, indica la morte cristiana, considerata come un “sonno”.
La festa latina, quella cioè celebrata dalla Chiesa d’Occidente, la Chiesa di Roma, è fissata al 26 luglio e risale al Medioevo.
Di questa festa si trovano tracce nel secolo X a Napoli e nel secolo XII in diverse altre località dell’Occidente.
Urbano VI, con la Bolla “Splendor aeternae gloriae” del 21 giugno 1378, ne permise il culto in Inghilterra.
Nei secoli XIV-XV, tale culto divenne più intenso, cosicché nel 1584 Gregorio XIII inserì nel Messale la celebrazione della festa di Sant’Anna, estendendola a tutta la Chiesa latina.
La festa, che noi celebriamo il 26 luglio, è quindi quella della morte di Sant’Anna, del suo “dies natalis”, del giorno cioè della sua “nascita alla vita celeste”:
“O Anna divinamente saggia,
tu hai portato in grembo
la Genitrice della vita,
l’immacolata Madre di Dio.
Per questo tu hai ora ottenuto
il premio celeste nella gloria dei beati,
e tu intercedi per il perdono dei peccati
di coloro che ti venerano con amore,
O sempre beata”
(Apolitikion della liturgia bizantina).

Sia il Protoevangelo di Giacomo che i documenti ad esso contemporanei o di poco posteriori non accennano alla morte dei genitori della Madonna.
E’ solo più tardi, quando cioè l’interesse per la Vergine Maria attirò l’attenzione della Chiesa sui suoi genitori, Anna e Gioacchino, che cominciano a trapelare notizie sulla fine della loro vita terrena.
I documenti al riguardo risalgono solo ai secoli VI e VII e cioè al 500 e al 600.
Questi scritti trattano due argomenti: la morte e la sepoltura.
Circa la morte, si afferma che Gioacchino ed Anna morirono mentre Maria viveva nel Tempio e non aveva ancora compiuto undici anni.
Qualcuno sostiene che Anna morì all’età di 72 anni mentre Gioacchino sarebbe morto all’età di 80 anni.
Nei documenti non viene precisato chi dei due co­niugi morì per primo.
In Occidente la morte di Anna invece è stata spesso rappresentata alla presenza del Bambino Gesù e della Figlia Maria.

Circa la sepoltura esistono due diverse tradizioni.
Una vuole che Anna e Gioacchino siano stati sepolti a Gerusalemme, vicino alla piscina Probatica, ossia delle Pecore (cf Gv 5,1-47), dove avevano dimora, nella casa cioè in cui era nata la Vergine Maria.
L’altra tradizione, più antica e più affidabile, vuole che Anna e Gioacchino abbiano avuto un’altra proprietà nel Getsemani: in questa si sarebbe trovata la tomba di famiglia che avrebbe accolto più tardi il corpo di Maria prima della sua assunzione in cielo.
Da questa stessa tomba sarebbero state dissepolte le reliquie di Sant’Anna e mandate a Costantinopoli, dove furono tenute in grande venerazione e da dove in seguito saranno disperse in numerosi luoghi di culto d’Oriente e d’Occidente.

CONCLUSIONE

Questo succinto profilo storico-devozionale sulla vita dei genitori di Maria, i Santi Gioacchino ed Anna, porta a concludere con una breve riflessione.

Sant’Anna è presentata come una delle opere più belle della grazia dello Spirito Santo, che l’ha resa degna di concepire l’Immacolata Madre di Dio, dando così compimento a tutte le giustizie e a tutte le santità dell’antica Legge; dando risposta e confluenza a tutti i gemiti, i sospiri, le lacrime, le attese, la speranza dei giusti dell’Antico Testamento.

Sant’Anna vive, insieme al suo santo sposo Gioacchino, compenetrata della spiritualità del suo popolo, di cui fa sua l’attesa del Messia Salvatore: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse - profetizza Isaia - un virgulto germoglierà dalle sue radici” (Is 11,1).

Celebriamo dunque in Sant’Anna il punto culminante del cammino del popolo verso la Redenzione, che ha in Lei la “donna fortunata” di Israele nel cui seno si realizza il concepimento immacolato di Maria, che, dopo l’incarnazione di Cristo, è l’avvenimento più sublime e inafferrabile alla ragione uma­na, comprensibile solo con la fede.

I testi liturgici della festa di Sant’Anna mettono in risalto le virtù della nostra santa Patrona, i benefici a Lei prodigati da Dio, la sua morte e la sua gloria nel ciclo dove, insieme al marito e alla Figlia, intercede per noi il perdono dei nostri peccati e la salvezza di tutti.
“Avendo meditato le cose della Legge, Anna le ha messe in pratica ed è divenuta madre della Madre di Dio.
Per questo ora tutto il creato celebra con amore e lustro la sua memoria”.

Facciamo nostra, nel festeggiare la Santa Madre della Madre di Dio, la preghiera che Le viene rivolta dalla Chiesa e riportata nel Canone del Mattutino di un anonimo autore:

“O Anna, degna di lode, per me che mi accingo a celebrare oggi la tua luminosa memoria, chiedi il perdono dei peccati, la liberazione delle sventure, la rettitudine di vita e la divina illuminazione”
(Ode I).

Tratto da: C. Galeazzi, Sant’Anna, Madre della Madre di Dio. Patrona della Comunità di Pontinia, Ed. Emigal, 1993, Pontinia

Augustinus
25-07-07, 16:43
http://www.repro-tableaux.com/kunst/pierre_letellier/education_virgin_xou231527_hi.jpg Pierre Letellier, Educazione della Vergine, 1658, Musée des Beaux-Arts, Rouen

http://www.repro-tableaux.com/kunst/laurent_de_la_hyre/education_virgin_xou231709_hi.jpg Laurent de La Hyre, Educazione della Vergine, XVII sec., Musée des Beaux-Arts, Rouen

http://www.repro-tableaux.com/kunst/sebastiano_conca/education_virgin_hi.jpg Sebastiano Conca, Educazione della Vergine, XVIII sec., Bristol City Museum and Art Gallery, Bristol

Augustinus
26-07-07, 13:27
St. Anne

Anne (Hebrew, Hannah, grace; also spelled Ann, Anne, Anna) is the traditional name of the mother of the Blessed Virgin Mary.

All our information concerning the names and lives of Sts. Joachim and Anne, the parents of Mary, is derived from apocryphal literature, the Gospel of the Nativity of Mary, the Gospel of Pseudo-Matthew and the Protoevangelium of James. Though the earliest form of the latter, on which directly or indirectly the other two seem to be based, goes back to about A.D. 150, we can hardly accept as beyond doubt its various statements on its sole authority. In the Orient the Protoevangelium had great authority and portions of it were read on the feasts of Mary by the Greeks, Syrians, Copts, and Arabians. In the Occident, however, it was rejected by the Fathers of the Church until its contents were incorporated by Jacobus de Voragine in his "Golden Legend" in the thirteenth century. From that time on the story of St. Anne spread over the West and was amply developed, until St. Anne became one of the most popular saints also of the Latin Church.

The Protoevangelium gives the following account: In Nazareth there lived a rich and pious couple, Joachim and Hannah. They were childless. When on a feast day Joachim presented himself to offer sacrifice in the temple, he was repulsed by a certain Ruben, under the pretext that men without offspring were unworthy to be admitted. Whereupon Joachim, bowed down with grief, did not return home, but went into the mountains to make his plaint to God in solitude. Also Hannah, having learned the reason of the prolonged absence of her husband, cried to the Lord to take away from her the curse of sterility, promising to dedicate her child to the service of God. Their prayers were heard; an angel came to Hannah and said: "Hannah, the Lord has looked upon thy tears; thou shalt conceive and give birth and the fruit of thy womb shall be blessed by all the world". The angel made the same promise to Joachim, who returned to his wife. Hannah gave birth to a daughter whom she called Miriam (Mary). Since this story is apparently a reproduction of the biblical account of the conception of Samuel, whose mother was also called Hannah, even the name of the mother of Mary seems to be doubtful.

The renowned Father John of Eck of Ingolstadt, in a sermon on St. Anne (published at Paris in 1579), pretends to know even the names of the parents St. Anne. He calls them Stollanus and Emerentia. He says that St. Anne was born after Stollanus and Emerentia had been childless for twenty years; that St. Joachim died soon after the presentation of Mary in the temple; that St. Anne then married Cleophas, by whom she became the mother of Mary Cleophae (the wife of Alphaeus and mother of the Apostles James the Lesser, Simon and Judas, and of Joseph the Just); after the death of Cleophas she is said to have married Salomas, to whom she bore Maria Salomae (the wife of Zebedaeus and mother of the Apostles John and James the Greater). The same spurious legend is found in the writings of Gerson (Opp. III, 59) and of many others. There arose in the sixteenth century an animated controversy over the marriages of St. Anne, in which Baronius and Bellarmine defended her monogamy. The Greek Menaea (25 July) call the parents of St. Anne Mathan and Maria, and relate that Salome and Elizabeth, the mother of St. John the Baptist, were daughters of two sisters of St. Anne. According to Ephiphanius it was maintained even in the fourth century by some enthusiasts that St. Anne conceived without the action of man. This error was revived in the West in the fifteenth century. (Anna concepit per osculum Joachimi.) In 1677 the Holy See condemned the error of Imperiali who taught that St. Anne in the conception and birth of Mary remained virgin (Benedict XIV, De Festis, II, 9). In the Orient the cult of St. Anne can be traced to the fourth century. Justinian I (d. 565) had a church dedicated to her. The canon of the Greek Office of St. Anne was composed by St. Theophanes (d. 817), but older parts of the Office are ascribed to Anatolius of Byzantium (d. 458). Her feast is celebrated in the East on the 25th day of July, which may be the day of the dedication of her first church at Constantinople or the anniversary of the arrival of her supposed relics in Constantinople (710). It is found in the oldest liturgical document of the Greek Church, the Calendar of Constantinople (first half of the eighth century). The Greeks keep a collective feast of St. Joachim and St. Anne on the 9th of September. In the Latin Church St. Anne was not venerated, except, perhaps, in the south of France, before the thirteenth century. Her picture, painted in the eighth century, which was found lately in the church of Santa Maria Antiqua in Rome, owes its origin to Byzantine influence. Her feast, under the influence of the "Golden Legend", is first found (26 July) in the thirteenth century, e.g. at Douai (in 1291), where a foot of St. Anne was venerated (feast of translation, 16 September). It was introduced in England by Urban VI, 21 November, 1378, from which time it spread all over the Western Church. It was extended to the universal Latin Church in 1584.

The supposed relics of St. Anne were brought from the Holy Land to Constantinople in 710 and were still kept there in the church of St. Sophia in 1333. The tradition of the church of Apt in southern France pretends that the body of St. Anne was brought to Apt by St. Lazarus, the friend of Christ, was hidden by St. Auspicius (d. 398), and found again during the reign of Charlemagne (feast, Monday after the octave of Easter); these relics were brought to a magnificent chapel in 1664 (feast, 4 May). The head of St. Anne was kept at Mainz up to 1510, when it was stolen and brought to Düren in Rheinland. St. Anne is the patroness of Brittany. Her miraculous picture (feast, 7 March) is venerated at Notre Dame d'Auray, Diocese of Vannes. Also in Canada, where she is the principal patron of the province of Quebec, the shrine of St. Anne de Beaupré is well known. St. Anne is patroness of women in labour; she is represented holding the Blessed Virgin Mary in her lap, who again carries on her arm the child Jesus. She is also patroness of miners, Christ being compared to gold, Mary to silver.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. I, New York, 1907 (http://www.newadvent.org/cathen/01538a.htm)

Augustinus
26-07-07, 13:30
Sainte Anne de Beaupré

Devotion to Saint Anne, in Canada, goes back to the beginning of New France, and was brought thither by the first settlers and early missionaries. The hardy pioneers soon began to till the fertile soil of the Beaupré hillside; in the region which now forms the parish of Sainte Anne de Beaupré the first houses date from the year 1650. Nor was it long before the settlers built themselves a chapel where they might meet for Divine worship. One of their number, the Sieur Etienne Lessard, offered to give the land required at the spot which the church authorities should find suitable. On 13 March, 1658, therefore, the missionary, Father Vignal, came to choose the site and to bless the foundation of the proposed chapel which, by general consent, was to be dedicated to St. Anne. The very day the Saint showed how favourably she viewed the undertaking by healing Louis Guimont, an inhabitant of Beaupré, who suffered terribly from rheumatism of the loins. Full of confidence in St. Anne, he came forward and placed three stones in the foundations of the new building, whereupon he found himself suddenly and completely cured of his ailment.

This first authentic miracle was the precursor of countless other graces and favours of all kinds. For two centuries and a half the great wonder-worker has ceaselessly and lavishly shown her kindness to all the sufferers who from all parts of North America flock every year to Beaupré to implore her help. The old church was begun in 1676, and used for worship until 1876, when it was replaced by the present one, opened in October of that year. This last was built of cut stone, by means of contributions from all the Catholics of Canada. The offerings made by pilgrims have defrayed the cost of fittings and decoration. It is two hundred feet long, and one hundred wide, including the side chapels. Leo XIII raised it to the rank of a minor basilica 5 May, 1887; on 19 May, 1889, it was solemnly consecrated by Cardinal Taschereau, Archbishop of Quebec. It has been served by the Redemptorists since 1878. On either side of the main doorway are huge pyramids of crutches, walking-sticks, bandages, and other appliances left behind by the cripples, lame, and sick, who, having prayed to St. Anne at her shrine, have gone home healed.

Relics

The canons of Carcassonne, at the request of Monseigneur de Laval, first Bishop of Quebec, sent to Beaupré a large relic of the finger-bone of Saint Anne, which was first exposed for veneration on 12 March, 1670, and has ever since been an object of great devotion. Three other relics of the saint have been added in later times to the treasures of this shrine. In 1892 Cardinal Taschedreau presented the Great Relic to the basilica, the wrist-bone of St. Anne. It measures four inches in length, and was brought from Rome by Msgr. Marquis, P.A.

Pilgrimage

The pilgrimage to Beaupré has not always had the importance which it has gained in our time. Only in the last quarter of the nineteenth century did it attain to the growth, organization, and fame which now render it comparable with the great pilgrimages to Lourdes. Until 1875 the yearly number of pilgrims did not exceed 12,000, but to judge by the heap of crutches left at the saint's feet, there must always have been many marvellous cures wrought at Beaupré. More favourable conditions -- including the strong impulse given by Cardinal Taschereau and his suffragans, the zeal of the Canadian clergy in organizing pilgrimages, improved modes of transportation, and the monthly "Annales de la Bonne Sainte Anne" -- made possible the truly wonderful growth of these pilgrimages in the early twentieth century. Devotion to St. Anne is today more than ever the devotion of the Canadians.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. I, New York, 1907 (http://www.newadvent.org/cathen/01539b.htm)

Augustinus
27-07-07, 07:09
Da dom Prosper Guéranger, L’Année Liturgique - Le Temps après la Pentecôte, Paris-Poitiers, 1901, VI ediz., t. IV, p. 233-249

LE XXVI JUILLET.

SAINTE ANNE, MÈRE DE LA BIENHEUREUSE VIERGE MARIE.

Joignant le sang des rois à celui des pontifes, Anne apparaît glorieuse plus encore de son incomparable descendance au milieu des filles d'Eve. La plus noble de toutes celles qui conçurent jamais en vertu du Croissez et multipliez des premiers jours (1), à elle s'arrête, comme parvenue à son sommet, comme au seuil de Dieu, la loi de génération de toute chair; car de son fruit Dieu même doit sortir, fils uniquement ici-bas de la Vierge bénie, petit-fils à la fois d'Anne et de Joachim.

Avant d'être favorisés de la bénédiction la plus haute qu'union humaine dût recevoir, les deux saints aïeuls du Verbe fait chair connurent l'angoisse qui purifie l'âme. Des traditions dont l'expression, mélangée de détails de moindre valeur, remonte pourtant aux origines du christianisme, nous montrent les illustres époux soumis à l'épreuve d'une stérilité prolongée, en butte à cause d'elle aux dédains de leur peuple, Joachim repoussé du temple allant cacher sa tristesse au désert, et Anne demeurée seule pleurant son veuvage et son humiliation. Quel exquis sentiment dans ce récit, comparable aux plus beaux que nous aient gardes les saints Livres!

«C'était le jour d'une grande fête du Seigneur. Maigre sa tristesse extrême, Anne déposa ses vêtements de deuil, et elle orna sa tête, et elle se revêtit de sa robe nuptiale. Et vers la neuvième heure, elle descendit au jardin pour s'y promener; et voyant un laurier, elle s'assit à son ombre et répandit sa prière en présence du Seigneur Dieu, disant: « Dieu de mes pères, bénissez-moi «et exaucez mes supplications, comme vous avez « béni Sara et lui avez donné un fils!»

«Et levant les yeux au ciel, elle vit sur le laurier un nid de passereau, et gémissant elle dit: «Hélas! quel sein m'a portée, pour être ainsi malédiction en Israël?

«A qui me comparer? Je ne puis me comparer aux oiseaux du ciel; car les oiseaux sont bénis de vous, Seigneur.

«A qui me comparer? Je ne puis me comparer aux animaux de la terre; car eux aussi sont féconds devant vous.

«A qui me comparer? Je ne puis me comparer aux eaux; car elles ne sont point stériles en votre présence, et les fleuves et les océans poissonneux vous louent dans leurs soulèvements ou leur cours paisible.

«A qui me comparer? Je ne puis me comparer à la terre même; car la terre elle aussi porte ses fruits en son temps, et elle vous bénit, Seigneur.» «Or voici qu'un Ange du Seigneur survint, lui disant: «Anne, Dieu a exaucé ta prière; tu concevras et enfanteras, et ton fruit sera célébré dans toute terre habitée.»

«Et le temps venu, Anne mit au monde une fille, et elle dit: «Mon âme est magnifiée à cette heure». Et elle nomma l'enfant Marie; et lui donnant le sein, elle entonna ce cantique au Seigneur:

«Je chanterai la louange du Seigneur mon Dieu; car il m'a visitée, il a éloigné de moi l'opprobre, il m'a donné un fruit de justice. Qui annoncera aux fils de Ruben qu'Anne est devenue féconde? Ecoutez, écoutez, douze tribus: voici qu'Anne allaite (2)!»

La fête de Joachim, que l'Eglise a placée au Dimanche dans l'Octave de l'Assomption de sa bienheureuse fille, nous permettra de compléter bientôt l'exposé si suave d'épreuves et de joies qui furent aussi les siennes. Averti par le ciel de quitter le désert, il avait rencontré son épouse sous la porte Dorée donnant accès au temple du côté de l'Orient. Non loin, près de la piscine Probatique, où les agneaux destinés à l'autel lavaient leur blanche toison avant d'être offerts au Seigneur, s'élève aujourd'hui la basilique restaurée de Sainte-Anne, appelée primitivement Sainte-Marie de la Nativité. C'est là que, dans la sérénité du paradis, germa sur la tige de Jessé le béni rejeton salué du Prophète (3) a et qui devait porter la divine fleur éclose au sein du Père avant tous les temps. Séphoris, patrie d'Anne, Nazareth, où vécut Marie, disputent, il est vrai, à la Ville sainte l'honneur que réclament ici pour Jérusalem d'antiques et constantes traditions. Mais nos hommages à coup sûr ne sauraient s'égarer, quand ils s'adressent en ce jour à la bienheureuse Anne, vraie terre incontestée des prodiges dont le souvenir renouvelle l'allégresse des cieux, la fureur de Satan, le triomphe du monde.

Anne, point de départ du salut, horizon qu'observaient les Prophètes, région du ciel la première empourprée des feux de l'aurore; sol béni, dont la fertilité si pure donna dès lors à croire aux Anges qu'Eden nous était rendu! Mais dans l'auréole d'incomparable paix qui l'entoure, saluons en elle aussi la terre de victoire éclipsant tous les champs de bataille fameux: sanctuaire de l'Immaculée Conception, là fut repris par notre race humiliée le grand combat (4) commencé près du trône de Dieu par les célestes phalanges; là le dragon chassé des deux vit broyer sa tête, et Michel surpassé en gloire remit joyeux à la douce souveraine qui, dès son éveil à l'existence, se déclarait ainsi, le commandement des armées du Seigneur.

Quelle bouche humaine, si le charbon ardent ne l’a touchée (5), pourra dire l'admiratif étonnement des angéliques principautés, lorsque la sereine complaisance de la Trinité sainte, passant des brûlants Séraphins jusqu'aux derniers rangs des neuf chœurs, inclina leurs regards de feu à la contemplation de la sainteté subitement éclose au sein d'Anne? Le Psalmiste avait dit de la Cité glorieuse dont les fondations se cachent en celle qui auparavant fut stérile: Ses fondements sont posés sur les saintes montagnes (6); et les célestes hiérarchies couronnant les pentes des collines éternelles découvrent là des hauteurs inconnues qu'elles n'atteignirent jamais, des sommets avoisinant la divinité de si presque déjà elle s'apprête à y poser son trône. Comme Moïse à la vue du buisson ardent sur Horeb, elles sont saisies d'une frayeur sainte, en reconnaissant au désert de notre monde de néant la montagne de Dieu, et comprennent que l'affliction d'Israël va cesser (7). Quoique sous le nuage qui la couvre encore, Marie, au sein d'Anne, est en effet déjà cette montagne bénie dont la base, le point de départ de grâce, dépasse le faîte des monts où les plus hautes saintetés créées trouvent leur consommation dans la gloire et l'amour.

Oh! combien donc justement Anne, par son nom, signifie grâce, elle qui, neuf mois durant, resta le lieu des complaisances souveraines du Très-Haut, de l'extase des très purs esprits, de l'espoir de toute chair! Sans doute ce fut Marie, la fille et non la mère, dont l'odeur si suave attira dès lors si puissamment les cieux vers nos humbles régions. Mais c'est le propre du parfum d'imprégner de lui premièrement le vase qui le garde, et, lors même qu'il en est sorti, d'y laisser sa senteur. La coutume n'est-elle pas du reste que ce vase lui aussi soit avec mille soins préparé d'avance, qu'on le choisisse d'autant plus pure, d'autant plus noble matière, qu'on le relève d'autant plus riches ornements que plus exquise et plus rare est l'essence qu'on se propose d'y laisser séjourner? Ainsi Madeleine renfermait-elle son nard précieux dans l'albâtre (8). Ne croyons pas que l'Esprit-Saint, qui préside à la composition des parfums du ciel, ait pu avoir de tout cela moins souci que les hommes. Or le rôle de la bienheureuse Anne fut loin de se borner, comme fait le vase pour le parfum, à contenir passivement le trésor du monde. C'est de sa chair que prit un corps celle en qui Dieu prit chair à son tour; c'est de son lait qu'elle fut nourrie; c'est de sa bouche que, tout inondée qu'elle fût directement de la divine lumière, elle reçut les premières et pratiques notions de la vie. Anne eut dans l'éducation de son illustre fille la part de toute mère; non seulement, quand Marie dut quitter ses genoux, elle dirigea ses premiers pas; elle fut en toute vérité la coopératrice de l'Esprit-Saint dans la formation de cette âme et la préparation de ses incomparables destinées: jusqu'au jour où, l'œuvre parvenue à tout le développement qui relevait de sa maternité, sans retarder d'une heure, sans retour sur elle-même, elle offrit l'enfant de sa tendresse à celui qui la lui avait donnée.

Sic fingit tabernaculum Deo, ainsi elle crée un tabernacle à Dieu: c'était la devise que portaient, autour de l'image d'Anne instruisant Marie, les jetons de l'ancienne corporation des ébénistes et des menuisiers, qui, regardant la confection des tabernacles de nos églises où Dieu daigne habiter comme son œuvre la plus haute, avait pris sainte Anne pour patronne et modèle auguste. Heureux âge que celui où ce que l'on aime à nommer la naïve simplicité de nos pères, atteignait si avant dans l'intelligence pratique des mystères que la stupide infatuation de leurs fils se fait gloire d'ignorer! Les travaux du fuseau, de tissage, de couture, de broderie, les soins d'administration domestique, apanage de la femme forte exaltée au livre des Proverbes (9), rangèrent naturellement aussi dans ces temps les mères de famille, les maîtresses de maison, les ouvrières du vêtement, sous la protection directe de la sainte épouse de Joachim. Plus d'une fois, celles que le ciel faisait passer par l'épreuve douloureuse qui, sous le nid du passereau, avait dicté sa prière touchante, expérimentèrent la puissance d'intercession de l'heureuse mère de Marie pour attirer sur d'autres qu'elle-même la bénédiction du Seigneur Dieu.

L'Orient précéda l'Occident dans le culte public de l'aïeule du Messie. Vers le milieu du VI° siècle, Constantinople lui dédiait une église. Le Typicon de saint Sabbas ramène sa mémoire liturgique trois fois dans l'année: le 9 septembre, en la compagnie de Joachim son époux, au lendemain de la Nativité de leur illustre fille; le 9 décembre, où les Grecs, qui retardent d'un jour sur les Latins la solennité de la Conception immaculée de Notre-Dame, célèbrent cette fête sous un titre qui rappelle plus directement la part d'Anne au mystère; enfin le 25 juillet, qui, n'étant point occupé chez eux par la mémoire de saint Jacques le Majeur anticipée au 30 avril, est appelé Dormition ou mort précieuse de sainte Anne, mère de la très sainte Mère de Dieu: ce sont les expressions mêmes que le Martyrologe romain devait adopter par la suite.

Si Rome, toujours plus réservée, n'autorisa que beaucoup plus tard l'introduction dans les Eglises latines d'une fête liturgique de sainte Anne, elle n'avait point attendu cependant pour diriger de ce côté, en l'encourageant, la piété des fidèles. Dès le temps de saint Léon III (10) ,et parle commandement exprès de l'illustre Pontife, on représentait l'histoire d'Anne et de Joachim sur les ornements sacrés destinés aux plus nobles basiliques de la Ville éternelle (11). L'Ordre des Carmes, si dévot à sainte Anne, contribua puissamment, par son heureuse transmigration dans nos contrées, ai développement croissant d'un culte appelé d'ailleurs comme naturellement par les progrès de la dévotion des peuples à la Mère de Dieu. Cette étroite relation des deux cultes est en effet rappelée dans les termes de la concession par laquelle, en 1381, Urbain VI donnait satisfaction aux vœux des fidèles d'Angleterre et autorisait pour ce royaume la fête de la bienheureuse Anne (12). Déjà au siècle précédent, l'Eglise d'Apt en Provence était en possession de cette solennité: priorité s'expliquant chez elle par l'honneur insigne qui lui échut pour ainsi dire avec la foi, lorsque au premier âge du christianisme elle reçut en dépôt le très saint corps de l'aïeule du Messie.

Depuis que le Seigneur remonté aux cieux a voulu que, comme lui, Notre-Dame y fût couronnée sans plus tarder dans la totalité de son être virginal, n'est-il pas vrai de dire que les reliques de la Mère de Marie doivent être doublement chères au monde: et comme toutes autres, en raison de la sainteté de celle dont ils sont les restes augustes; et plus qu'aucunes autres, par ce côté qui nous les montre en voisinage plus immédiat qu'aucune avec le mystère de la divine Incarnation? Dans son abondance, l'Eglise d'Apt crut pouvoir se montrer prodigue; si bien qu'il nous serait impossible d'énumérer les sanctuaires qui, soit de cette source incomparable, soit d'ailleurs pour de plus ou moins notables portions, se trouvent aujourd'hui enrichis d'une part de ces restes précieux. Nous ne pouvons omettre de nommer cependant, parmi ces lieux privilégiés, l'insigne Basilique de Saint-Paul-hors-les-Murs; dans une apparition à sainte Brigitte de Suède (13), Anne voulut confirmer elle-même l'authenticité du bras que l'église où repose le Docteur des nations, conserve d'elle comme un des plus nobles joyaux de son opulent trésor.

Ce fut seulement en 1584, que Grégoire XIII ordonna la célébration de la fête du 26 juillet dans le monde entier, sous le rit double. C'était Léon XIII qui devait, de nos jours (1879), l'élever en même temps que celle de saint Joachim à la dignité des solennités de seconde Classe. Mais auparavant, en 1622, Grégoire XV, guéri d'une grave maladie par sainte Anne, avait déjà mis sa fête au nombre des fêtes de précepte entraînant l'abstention des œuvres serviles.

Anne recevait enfin ici-bas les hommages dus au rang qu'elle occupe au ciel; elle ne tardait pas à reconnaître par des bienfaits nouveaux la louange plus solennelle qui lui venait delà terre. Dans les années 1623, 1624, 1625, au village de Keranna près Auray en Bretagne, elle se manifestait à Yves Nicolazic, et lui faisait trouver au champ du Bocenno, qu'il tenait à ferme, l'antique statue dont la découverte allait, après mille ans d'interruption et de ruines, amener les peuples au lieu où l'avaient jadis honorée les habitants de la vieille Armorique. Les grâces sans nombre obtenues en ce lieu, devaient en effet porter leur renommée bien au delà des frontières d'une province à laquelle sa foi, digne des anciens âges, venait de mériter la faveur de l'aïeule du Messie; Sainte-Anne d'Auray allait compter bientôt parmi les principaux pèlerinages du monde chrétien.

Plus heureuse que l'épouse d'Elcana, qui vous avait figurée par ses épreuves et son nom même (14), ô Anne, vous chantez maintenant les magnificences du Seigneur (15). Où est la synagogue altière qui vous imposait ses mépris? Les descendants de la stérile sont aujourd'hui sans nombre; et nous tous, les frères de Jésus, les enfants comme lui de Marie votre fille, c'est dans la joie qu'amenés par notre Mère, nous vous présentons avec elle nos vœux en ce jour. Quelle fête plus touchante au foyer que celle de l'aïeule, quand autour d'elle, comme aujourd'hui, viennent se ranger ses petits-fils dans la déférence et l'amour! Pour tant d'infortunés qui n'eussent jamais connu ces solennités suaves, ces fêtes de famille, de jour en jour, hélas! plus rares, où la bénédiction du paradis terrestre semble revivre en sa fraîcheur, quelle douce compensation réservait la miséricordieuse prévoyance de notre Dieu! lia voulu, ce Dieu très haut, tenir à nous de si près qu'il fût un de nous dans la chair; il a connu ainsi que nous les relations, les dépendances mutuelles résultant comme une loi de notre nature, ces liens d'Adam dans lesquels il avait projeté de nous prendre (16) et où il se prit le premier. Car, en élevant la nature au-dessus d'elle-même, il ne l'avait pas supprimée; il faisait seulement que la grâce, s'emparant d'elle, l'introduisît jusqu'aux cieux: en sorte qu'alliées dans le temps par leur commun auteur,nature et grâce demeurassent pour sa gloire unies dans l'éternité. Frères donc par la grâce de celui qui reste à jamais votre petit-fils par nature, nous devons à cette disposition pleine d'amour de la divine Sagesse de n'être point, sous votre toit, des étrangers en ce jour; vraie fête du cœur pour Jésus et Marie, cette solennité de famille est aussi la nôtre.

Donc, ô Mère, souriez à nos chants, bénissez nos vœux. Aujourd'hui et toujours, soyez propice aux supplications qui montent vers vous de ce séjour d'épreuves. Dans leurs désirs selon Dieu, dans leurs douloureuses confidences, exaucez les épouses et les mères. Maintenez, où il en est temps encore, les traditions du foyer chrétien. Mais déjà, que de familles où le souffle de ce siècle a passé, réduisant à néant le sérieux de la vie, débilitant la foi, ne semant qu'impuissance, lassitude, frivolité, sinon pis, à la place des fécondes et vraies joies de nos pères! Oh! comme le Sage, s'il revenait parmi nous, dirait haut toujours: « Qui trouvera la femme forte (17)?» Elle seule, en effet, par son ascendant, peut encore conjurer ces maux, mais à la condition de ne point oublier où réside sa puissance; à savoir dans les plus humbles soins du ménage exercés par elle-même, le dévouement qui se dépense obscurément, veilles de nuit, prévoyance de chaque heure, travaux de la laine et du lin, jeu du fuseau: toutes ces fortes choses (18) qui lui assurent confiance et louange de la part de l'époux (19), autorité sur tous (20), abondance au foyer (21), bénédiction du pauvre assisté par ses mains (22), estime de l'étranger (23), respect de ses fils (24), et pour elle-même, dans la crainte du Seigneur (25), noblesse et dignité (26), beauté autant que force (27), sagesse, douceur et contentement (28), sérénité du dernier jour (29).

Bienheureuse Anne, secourez la société qui se meurt parle défaut de ces vertus qui furent vôtres. Vos maternelles bontés, dont les effusions sont devenues plus fréquentes, ont accru la confiance de l'Eglise; daignez répondre aux espérances qu'elle met en vous. Bénissez spécialement votre Bretagne fidèle; ayez pitié de la France malheureuse, que vous avez aimée si tôt en lui confiant votre saint corps, que vous avez choisie plus tard de préférence comme le lieu toujours cher d'où vous vouliez vous manifester au monde, que naguère encore vous avez comblée en lui remettant le sanctuaire qui rappelle dans Jérusalem votre gloire et vos ineffables joies: ô vous donc qui, comme le Christ, aimez les Francs, qui dans la Gaule déchue daignez toujours voir le royaume de Marie, continuez-nous cet amour, tradition de famille pour nous si précieuse. Que votre initiative bénie vous fasse connaître par le monde à ceux de nos frères qui vous ignoreraient encore. Pour nous qui dès longtemps avons connu votre puissance, éprouvé vos bontés, laissez-nous toujours chercher en vous, ô Mère, repos, sécurité, force en toute épreuve; à qui s'appuie sur vous, rien n'est à craindre ici-bas: ce que votre bras porte est bien porté.

Présentons notre couronne liturgique à la bienheureuse Anne; et, comme premiers en date, offrons-lui d'abord ces accents empruntés aux Menées des Grecs.

MENSIS JULII DIE XXV.

Ex Officio vespertino.

Fête solennelle, toute de lumière, allégresse du monde! aujourd'hui, dans une sainteté digne de toute louange, s'est endormie la glorieuse Anne qui donna naissance à la Mère de la Vie.

Sur la stérile et l'inféconde ont germé les prémices du salut. Elle prie le Christ d'accorder le pardon de leurs fautes à ceux qui le louent dans la foi.

Salut, messagère du printemps de la grâce! Salut, brebis dont reçut vie l'agnelle en qui l'Agneau qui ote les péchés du monde, le Verbe, d'un mot fut conçu!

Salut, terre bénie d'où sortit la branche qui fleurit divinement! Ton enfantement met en fuite la stérilité, Anne en Dieu bienheureuse, aïeule du Christ Dieu, qui as mis au monde la Mère de Dieu comme un flambeau brillant: daigne avec elle intercéder pour qu'à nos âmes soit faite miséricorde grande.

Toutes créatures, venez; sur les cymbales et le psaltérion acclamons la pieuse Anne: de ses entrailles elle engendra la Montagne de Dieu, et fut enlevée jusqu'aux célestes monts dans les tabernacles du Paradis. Disons-lui: Bienheureuses les entrailles qui portèrent en toute vérité celle qui porta en elle la lumière du monde! Gloire au sein dont fut allaitée celle qui nourrit le Christ notre nourriture! Prie-le qu'il nous garde de toute attaque de l'ennemi et que nos âmes soient sauvées.

Passant dans nos contrées occidentales, unissons-nous aux chants des diverses Eglises. Les Mozarabes interpréteront les sentiments de la stérile, enfin si splendidement exaucée:

ANTIPHONA.

Je vous louerai, Seigneur, de tout mon cœur, parce que vous avez exaucé les paroles de ma bouche.

R/. En présence des Anges, je vous chanterai des psaumes.

V/. Vous êtes mon Dieu, et je célébrerai vos louanges; vous êtes mon Dieu, et je dirai vos grandeurs.

R/. En présence.

V/. Gloire et honneur au Père, et au Fils, et au Saint-Esprit dans les siècles des siècles. Amen.

R/. En présence.

Apt dira la gloire dont la Provence est en elle honorée:

ANTIENNE.

O gloire de la Provence, noble Mère de la Vierge Marie, fille de David, aïeule du Rédempteur, soyez-nous secourable pour obtenir grâce et vie bienheureuse.

La Bretagne proclamera la confiance qu'elle met dans son illustre protectrice:

REPONS.

Voici la Mère qu'a choisie pour nous le Seigneur, Anne la très sainte, des Bretons l'espérance et la garde: * Dans la prospérité notre aide, notre secours dans l'adversité.

V/. Que de son peuple toujours elle ait souvenir; qu'elle sourie à ses fils sur la terre et sur l'onde. * Dans la prospérité.

Gloire au Père, et au Fils, et au Saint-Esprit. * Dans la prospérité.

Tous, avec elle, nous ferons nôtre l'Hymne suivante:

HYMNE.

Lumière bienheureuse, dont les joies font tressaillir la Mère Eglise! en ce jour elle chante Anne, l'honneur de la Judée, la Mère de Marie.

Joignant au sang des saints Rois celui de ses aïeux les Pontifes, Anne surpasse par l'éclat des vertus l'illustration d'une telle race.

Sous le regard du ciel, elle contracte une alliance bénie; dans sa chair sainte prend vie l'astre immortel des vierges.

Merveille de la céleste grâce! au sein la céleste d'Anne sa mère; la vierge écrase en sa conception la tête du dragon cruel.

Nantie d'un tel gage de salut, la race humaine espère enfin: au monde racheté la colombe annonce la paix qui la suit.

Soit louange au Père, ainsi qu'au Fils, et à vous, Esprit-Saint! Aux pieux clients d'Anne donnez la grâce éternelle.

Amen.

Milan, dans son Missel ambrosien, conclura par ces belles formules de louange et de prière au Seigneur:

PREFACE.

Il est digne de vous rendre grâces, Dieu éternel qui avez par un privilège singulier de votre grâce exalté la bienheureuseAnne. A son désir de fécondité vous répondîtes par un don magnifique et dépassant tout, faisant que d'elle naquît Marie, Vierge des vierges, souveraine des Anges, Reine du monde, Etoile de la mer, Mère de votre Fils Dieu et homme. C'est pourquoi donc, avec les Anges.

ORATIO SUPER SINDONEM.

Dieu tout-puissant, éternel, qui par votre grâce avez, après l'épreuve d'une longue stérilité, rendu féconde d'un fruit glorieux la bienheureuse Anne; faites, nous vous en supplions, que, par l'appui de ses mérites auprès de vous, nous obtenions la fécondité d'une foi pure et produisions les fruits du salut dans nos œuvres. Par Jésus-Christ.

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NOTE

1. Gen. I, 28.

2. Protevangelium Jacobi.

3. Isai. XI, 1.

4. Apoc. XII, 7-9.

5. Isai. VI, 6-7.

6. Psalm. LXXXVI, 1.

7. Ex. III, 1-10.

8. Marc, XIV, 3.

9. Prov. XXXI, 10-31.

10. 795-816.

11. Lib. pontif. in Leon. III.

12. Labb. Concil. XI, p. II, col. 2050.

13. Revelationes S. Birgittae, Lib. VI, cap. 104.

14. I Reg. I.

15. Ibid. II.

16. Ose. XI, 4.

17. Prov. XXXI, 10.

18. Ibid. 13-18.

19. Ibid. 11-28.

20. Ibid. 15.

21. Ibid. 11.

22. Ibid. 20.

23. Ibid. 24, 31.

24. Ibid. 28.

25. Ibid. 30.

26. Ibid. 22-23.

27. Ibid. 25.

28. Prov. XXXI, 26, 27.

29. Ibid. 25.

Augustinus
25-07-08, 18:43
http://img378.imageshack.us/img378/2150/saintanne1dh5.jpg

Augustinus
25-07-08, 19:00
http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/WVZXAM/89-001720-02.jpg Jacques Blanchard, Vergine con Bambino a cui S. Anna offre una mela, XVII sec., musée du Louvre, Parigi

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/PH7GO5/95-003257.jpg Martin de Vos, Parentela della Vergine, 1593, musée des Beaux-Arts, Valenciennes

http://www.juntadeandalucia.es/cultura/museos/media/fotos/MBASE-MBASE_os_14_E134P_lg.jpg Juan de las Roelas, Educazione della Vergine, 1610 circa, Museo de Bellas Artes, Siviglia

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/GLBL2K/05-525659.jpg Giovanni Piemontese, S. Anna, patrona dell'Ordine dei minori, con la Vergine Maria ed il Bambino, tra i SS. Michele, Caterina d'Alessandria, Francesco d'Assisi e Maria Maddalena, 1471, Gemäldegalerie, Berlino

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/11KH9X/06-502820.jpg Raffaello Sanzio, Sacra Famiglia con i SS. Giovannino ed Anna, XVI sec., castello, Compiègne

Augustinus
26-07-08, 08:33
http://www.museodelprado.es/typo3temp/pics/48dd6c39b3.jpg Fernando Yáñez de la Almedina, S. Anna con la Vergine col Bambino, S. Elisabetta e S. Giovannino, XV sec., Museo del Prado, Madrid

http://www.museodelprado.es/typo3temp/pics/818970a318.jpg Pietr Paul Rubens, Sacra Famiglia con S. Anna, 1626-30, Museo del Prado, Madrid

http://www.museodelprado.es/typo3temp/pics/2acc9520f9.jpg Ambrosius Benson, S. Anna col Bambino Gesù e la Vergine Maria, XV sec., Museo del Prado, Madrid

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/6c/Sebastiano_Ricci_037.jpg Sebastiano Ricci, Sacra Famiglia con S. Anna, 1709, collezione Molinari Pradelli, Bologna

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/bd/Andrea_Mantegna_100.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/8VJ2TE/08-514309.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/YGQS7W/08-514308.jpg http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/93NWFJ/08-514310.jpg Andrea Mantegna, Madonna della Vittoria ovvero Madonna con Bambino in trono tra i SS. Anna, Michele, Andrea, Longino e Giorgio, con Francesco II Gonzaga orante, 1496, Musée du Louvre, Parigi

Augustinus
26-07-08, 08:37
SUPPLICA A SANT'ANNA

O benignissima S. Anna, madre ideale della Vergine Maria, nonna fortunata di Cristo Signore, esaltata con gioia dal popolo cristiano, sollecitato dalla tua santità ti supplico di ottenermi dal Signore la remissione di tutti i peccati commessi con pensieri, parole, opere ed omissioni, perché dalla rinnovata profondità della coscienza può germogliare quella novità di vita che tutti affannosamente cerchiamo.

La tua vita, o grande Santa, sia per me un forte stimolo a vivere di fede, di speranza e di carità, nel nome del Signore. Con te nella vita, soprattutto nell'ora del dolore voglio unirmi a Dio, fonte e traguardo degli umani sospiri, e la sua parola sia per me luce e forza come lo fu per te.

E' così che voglio cantarti la mia lode e manifestarti la mia devozione. A te ricorro con ferma fede, invoco la tua protezione della quale non dubiterò mai ed imploro la tua tenerezza e la tua assistenza. Tu dunque, o S. Anna, dolcissima speranza mia, poiché non hai mai abbandonato i tuoi devoti, consola anche me con l'ottenermi dall'Altissimo la grazia di cui ti supplico ...(chiedere la grazia).

Sostienimi infine, o potentissima S. Anna nell'impegno di moltiplicare, giorno dopo giorno, atti di giustizia, di fraternità e di perdono per contribuire a costruire un mondo nuovo, degno dell'uomo e del cristiano, e per accendere così nel cuore dei fratelli la luce della speranza nelle nuove terre e cieli nuovi promessi da Dio. Amen.

http://www.stanndc.org/images/blessed_mother_and_st__ann.bmp

http://www.wilsonsalmanac.com/images2/anne1.jpg

Diaconus
26-07-08, 12:04
Santos Joaquín y Ana

Padres de la Santísima Virgen

26 de julio

Martirologio de la Iglesia Católica

Memoria de san Joaquín y santa Ana, padres de la Inmaculada Virgen María, Madre de Dios, cuyos nombres se conservaron gracias a tradición de los cristianos.
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No conocemos por los Evangelios a Ana y Joaquín, los padres de la Madre de Dios, sino sólo por ciertas tradiciones que se pueden remontar hasta la primera mitad del siglo II.
El padre la madre de María constituyen el eslabón que une el antiguo Israel con el nuevo: Recibieron la bendición del Señor» y por ellos nos llega «la salvación prometida a todos los pueblos».

Dieron el ser a aquélla de la que había de nacer el Hijo único de Dios. De ahí que San Juan Damasceno les pueda saludar en estos términos: «Joaquín y Ana, ¡feliz pareja! la creación entera os es deudora; por vosotros ofreció ella al Creador el don más excelente entre todos los dones: una madre venerable, la única digna de Aquel que la creó».

El culto de Santa Ana ha crecido junto con la irradiación del de María.
En Jerusalén, en la basílica de «Santa María, donde ella nació», conmemoraba Juan Damasceno, en el siglo VIII, a los abuelos de Jesús.
Del modo más natural dicha basílica se convertiría en la iglesia de Santa Ana de los Cruzados.
Pero, ya desde el siglo VI, se honraba a Santa Ana en Constantinopla, en una basílica que fue dedicada en su honor un 25 de julio.

El culto de San Joaquín pasó mucho más tarde a unirse al de su esposa.[1] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144753#_ftn1)
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Una antigua tradición, que arranca del siglo II, atribuye los nombres San Joaquín y Santa Ana a los padres de la Santísima Virgen María.
El culto a santa Ana se introdujo ya en la Iglesia oriental en el siglo VI, y pasó a la occidental en el siglo X; el culto a san Joaquín es más reciente.
Todo lo que se conoce de ellos, incluso sus nombres, procede de literatura apócrifa: el Evangelio de la Natividad de María, el Evangelio apócrifo de Mateo y el Protoevangelium de Santiago.

El mas antiguo de estos se remonta alrededor del 150 ad.

En el Oriente el Protoevangelium gozaba de gran autoridad, algunas porciones se leían en las fiestas de la Virgen María.
En el Occidente, sin embargo, fue rechazado por los Padres de la Iglesia.
En el siglo XIII, partes del Protoevangelium de Santiago fue incorporado por Jacobus de Vorágine en su "Leyenda Dorada".

Desde entonces la historia de Santa Ana se propagó por el Occidente hasta convertirse en una de las santas mas populares de la Iglesia latina.

Los escritos llamados "apócrifos" no fueron aceptados por la Iglesia como parte del canon de las Sagradas Escrituras porque contienen muchos datos que no son confiables.
Pero si contienen algunos datos de documentos históricos.
Lo difícil es distinguir en ellos el grano bueno de la paja.

El Protoevangelium nos ofrece la siguiente historia.

En Nazaret vivían Joaquín y Ana, una pareja rica y piadosa pero que no tenía hijos.
Cuando en una fiesta Joaquín se presentó para ofrecer sacrificio en el Templo, fue rechazado por un tal Ruben, bajo el pretexto de que hombres sin descendencia no eran dignos de ser admitidos.
Joaquín, cargado de pena, no volvió a su casa sino que se fue a las montañas a presentarse ante Dios en soledad.
También Ana, habiendo conocido la razón de la prolongada ausencia de su esposo, clamó al Señor pidiéndole que retirase de ella la maldición de la esterilidad y prometiéndole dedicar su descendencia a Su servicio.

Sus oraciones fueron escuchadas; un ángel visitó a Ana y le dijo:
"Ana, el Señor ha mirado tus lágrimas; concebirás y darás a luz y el fruto de tu vientre será bendecido por todo el mundo".

El ángel hizo la misma promesa a Joaquín, quién volvió a donde su esposa.
Ana dio a luz una hija a quien llamó Miriam (María).
Esta historia se parece a la de la concepción de Samuel en las Sagradas Escrituras, cuya madre se llamaba también Ana[2] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144753#_ftn2).


Según una tradición antigua, los padres de la Stma. Virgen, siendo Galileos, se mudaron a Jerusalén.
Allí, según la misma tradición, nació y se crió la Virgen Santísima.
Allí también murieron estos venerables santos.

Una iglesia, conocida en diferentes épocas como Santa María, Santa María ubi nata est, Santa María en Probatica.
Santa Probatica y Santa Ana, fue construida en el siglo IV, posiblemente por Santa Elena (madre del emperador Constantino), sobre el lugar de la casa de San Joaquín y Ana.
Sus tumbas fueron honradas hasta el final del siglo IX, cuando los invasores musulmanes la convirtieron en una escuela.
La cripta, que originalmente contenía las santas tumbas, fue descubierta el 18 de marzo de 1889.
Muchas leyendas han sido escritas sobre las vidas de San Joaquín y Santa Ana, causando gran confusión entre los fieles. Según una de ellas, Santa Ana concibió a la Virgen Santísima sin concurso de varón, permaneciendo así virgen. Este error fue condenado por la Santa Sede en 1677[3] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144753#_ftn3).


Veneración a Santa Ana

En la Iglesia del Oriente ya se veneraba a Santa Ana en el siglo IV.

La mejor prueba de ello es que el emperador Justino I (+565) le dedicó una iglesia.
La devoción a Santa Ana se encuentra en los mas antiguos documentos litúrgicos de la Iglesia griega.
En el Occidente no se venera a Santa Ana, excepto quizás en el sur de Francia, hasta el siglo XIII.
Su imagen, pintada en el siglo VIII en estilo Bizantino, fue mas tarde encontrada en la iglesia de Santa María Antiqua en Roma.
Su fiesta, bajo la influencia de la "Leyenda Dorada", aparece en el siglo XIII donde se celebraba el 26 Julio.

En 1382, Urbano VI publicó el primer decreto pontificio referente a Santa Ana, concediendo la celebración de la fiesta de la santa a los obispos de Inglaterra exclusivamente, tal como se lo habían pedido algunos ingleses.
Muy probablemente la ocasión de dicho decreto fue el matrimonio del rey Ricardo II con Ana de Bohemia, que tuvo lugar en ese año.
La fiesta fue extendida a toda la Iglesia de Occidente en 1584.

Las Reliquias de Santa Ana

Se dice que las reliquias atribuidas a Santa Ana fueron traídas de la Tierra Santa a Constantinopla en el 710.
Allí estaban en la iglesia de Santa Sofía en 1333. La tradición de la Iglesia de Apt, en el sur de Francia dice que el cuerpo de Santa Ana fue llevado a Apt por San Lázaro, el amigo de Jesucristo, fue escondido por San Auspicio (+398) y vuelto a encontrar durante el reino de Carlomagno.

La cabeza de Santa Ana se mantuvo en Mainz hasta el 1510, cuando fue robada y llevada a Düren, Alemania.
Lamentablemente, no hay sólidos fundamentos para asegurar la autenticidad de estas reliquias.

Veneración de Santa Ana hoy

Su imagen milagrosa es venerada en Notre Dame D'Auray, en la diócesis de Vannes.
También en Canada, donde es la principal patrona de la provincia de Quebec, el santuario de Santa Ana de Beaupré es bien conocido.
Santa Ana es patrona de las mujeres en parto.
También es patrona de los mineros, Cristo siendo el oro y María la plata.
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EL EVANGELIO DE LA NATIVIDAD DE MARIA[4] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144753#_ftn4)


María y sus padres

I 1.Sabemos que la bienaventurada y gloriosa María siempre virgen, salida del tronco real de la familia de David, nació en la ciudad de Nazareth, y fue educada en Jerusalén, en el templo del Señor. Su padre se liamaba Joaquín, y su madre Ana. Su familia paterna era de Galilea, de la ciudad de Nazareth, y su familia materna era de Bethlehem.

2. Y la vida de ambos esposos era sencilla y santa ante Dios, y piadosa e irreprensible ante los hombres. Todos sus bienes, en efecto, los habían dividido en tres partes, consagrando la primera al templo y a sus servidores, distribuyendo la segunda entre los pobres y los peregrinos, y reservándose la tercera para sí mismo y para los menesteres de su hogar.

3. Y de esta manera, amados por Dios y buenos para los hombres, habían vivido durante cerca de veinte años en un casto connubio, sin tener descendencia. No obstante, habían hecho voto, si por acaso Dios les daba uñ hijo, de consagrarlo al servicio del Señor. Y, así, cada año, acostumbraban, en los días festivos, a ir, piadosos, al templo.

Maldición de Joaquín por Isachar

II 1.Y, como se aproximase la fiesta de la Dedicación, Joaquín, con algunos de sus compatriotas, subió a Jerusalén. Y, en aquella época, Isachar era Gran Sacerdote. Y, habiendo visto a Joaquín con su ofrenda, en medio de sus conciudadanos, lo miró con desprecio, y desdeñé sus presentes, preguntándole por qué él, que no tenía hijos, se atrevía a estar entre los que eran fecundos. Y le advirtíó que, habiéndolo Dios juzgado indigno de posteridad, no podían serle aceptos sus presentes, por cuanto la Escritura dice: Maldito sea quien no engendre hijos en Israel. Y lo conminó para que se librase de esta maldición, creando una progenitura, porque sólo entonces le sería lícito acercarse, con sus ofrendas, a la presencia del Señor.

2. Y este reproche que se le lanzaba cubrió de extremo oprobio a Joaquín, el cual se retiró al sitio en que estaban sus pastores con sus rebaños. Y no quiso volver a su casa, temiendo sufrir los mismos reproches de sus comarcanos, que habían asistido a la escena, y que habían oído al Gran Sacerdote.


Aparición de un ángel a Joaquín

III 1. Y permanecía allí desde hacía algún tiempo, cuando, cierto día que estaba solo, le apareció un ángel del Señor, rodeado de una gran luz. Y, a su vista, Joaquín quedó turbado. Pero el ángel apaciguó su turbación, diciéndole: No temas, Joaquín, ni te turbe mi vista, porque soy un ángel del Señor, enviado por Él a ti, para anunciarte que tus súplicas han sido escuchadas, y que tus limosnas han subido a su presencia. Ha visto tu oprobio, y ha considerado el reproche de esterilidad que sin razón se te ha dirigido. Porque Dios es vengador del pecado, mas no de la naturaleza. Y, cuando cierra una matriz, lo hace para abrirla después de una manera más admirable, y para que se sepa que lo que nace así no es fruto de la pasión, sino presente de la Providencia.

2. La primera madre de vuestra nación, Sara, permaneció estéril hasta los ochenta años, a pesar de lo cual, en los últimos días de su vejez, dio a luz a Isaac, en quien le había sido prometido que serían benditas todas las naciones. Asimismo Raquel, tan agradable a Dios y tan amada por Jacob, permaneció estéril durante mucho tiempo, y, no obstante, parió a José, que fue no solamente el dueño de Egipto, sino el salvador de numerosos pueblos que iban a morir de hambre. ¿Quién, entre los jueces, más fuerte que Sansón y más santo que Samuel? Y, sin embargo, ambos a dos tuvieron por madres a mujeres por mucho tiempo estériles. Si, pues, la razón no te persuade por mi boca, cree a lo menos que las concepciones dilatadamente diferidas y los partos tardíos son de ordinario los más portentosos.

3. Así, tu esposa Ana te parirá una niña, y la llamarás María. Y, conforme a vuestro voto, se consagrará al Señor desde su niñez, y estará llena del Espíritu Santo desde el vientre de su madre. Y no comerá ni beberá nada impuro, ni vivirá en medio de las agitaciones populares del exterior, sino en el templo, a fin de que no pueda enterarse, ni aun por sospecha, de nada de lo que existe de vergonzoso en el mundo. Y, con el curso de la edad, bien como ella nació milagrosamente de una mujer estéril, de igual modo, por un prodigio incomparable y permaneciendo virgen, traerá al mundo al hijo del Altísimo, que será llamado Jesús o salvador de todas las naciones, conforme a la etimología de su nombre.

4. Y he aquí el signo de la verdad de las cosas que te anuncio. Cuando llegues a la Puerta Dorada de Jerusalén, encontrarás a Ana tu esposa, la cual, inquieta hasta hoy por tu retardo, se regocijará sobremanera, al volver a verte. Y, dicho esto, el ángel se separó de Joaquín.

Aparición de un ángel a Ana

IV 1. Y después apareció a Ana su esposa, diciéndole: No temas, Ana, ni imagines que es un fantasma lo que ves. Yo soy el ángel que ha llevado vuestras oraciones y vuestras limosnas a la presencia de Dios, y que ahora he sido enviado a vosotros para anunciaros el nacimiento de una hija, que se llamará María, y que será bendita entre todas las mujeres. Llena de la gracia del Señor desde el instante de su nacimiento, permanecerá en la casa paterna durante los tres años de su lactancia. Después, consagrada al servicio del Altísimo, no se apartará del templo hasta la edad de la discreción. Y allí, sirviendo a Dios día y noche con ayunos y con plegarias, se abstendrá de todo lo que es impuro, y no conocerá varón jamás, manteniéndose sin tacha, sin corrupción, sin unión con hombre alguno. Empero, virgen, parirá un hijo, y, sierva, parirá a su Señor, el que será por gracia, por título, por acción, el salvador del mundo.

2. Así, pues, levántate, sube a Jerusalén, y, cuando llegues a la llamada Puerta Dorada, allí, a manera de signo, encontrarás a tu esposo, sobre cuyo paradero anda inquieta tu alma. Y, cuando hayan sucedido estas cosas, lo que yo te anuncio se cumplirá al pie de la letra.

Nacimiento de María

V 1. Y, obedeciendo al mandato del ángel, ambos esposos, abandonando uno y otro los parajes respectivos en que estaban, subieron a Jerusalén. Y, al llegar al lugar designado por el oráculo del ángel, se encontraron mutuamente. Entonces, gozosos de volver a encontrarse, y poseídos de confianza en la verdad de la promesa de que tendrían descendencia, rindieron acción de gracias bien debidas al Señor, que exalta a los humildes.

2. Y, habiendo adorado al Altísimo, regresaron a su casa, y, llenos de júbilo, esperaron la realización de la divina promesa. Y Ana concibió y parió una hija, y, conforme a la orden del ángel, sus padres le pusieron por nombre María.

Presentación de María en el templo

VI 1. Transcurridos tres años y terminado el tiempo de la lactancia, llevaron a la Virgen con ofrendas al templo del Señor. Y había alrededor del templo, según el número de los salmos graduales, quince gradas que subir. Porque, estando el templo situado sobre una altura, sólo por gradas era accesible el altar de los holocaustos, que estaba situado en el exterior.

2. Y sobre la primera de aquellas gradas colocaron los padres a la bienaventurada Maña, todavía muy pequeña. Y, en tanto que ellos se quitaban los vestidos de viaje, para ponerse, siguiendo la costumbre, trajes más bellos y más propios de la ceremonia, la Virgen del Señor subió todas las gradas, sin mano alguna que la condujese, de tal suerte que todos pensaron que no le faltaba nada, a lo menos en aquella circunstancia, de la perfección de la edad. Es que el Señor, en la infancia misma de la Virgen, operaba ya grandes cosas, y mostraba por aquel milagro lo que sería un día.

3. Y, después de haber celebrado un sacrificio conforme al uso de la ley, dejaron allí a la Virgen, para ser educada en el recinto del templo, con las demás vírgenes. Y ellos regresaron a su casa.



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POR SUS FRUTOS LOS CONOCERÉIS[5] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144753#_ftn5)

Ya que estaba determinado que la Virgen Madre de Dios nacería de Ana, la naturaleza no se atrevió a adelantarse al germen de la gracia, sino que esperó a dar su fruto hasta que la gracia hubo dado el suyo. Convenía, en efecto, que naciese como primogénita aquella de la había de nacer el primogénito de toda la creación, en el cual todo se mantiene.

¡Oh bienaventurados esposos Joaquín y Ana! Toda la creación os está obligada, ya que por vosotros ofreció al Creador el más excelente de todos los dones, a saber, aquella madre casta, la única digna del Creador.

Alégrate, Ana, la estéril, que no dabas a luz, cantar de júbilo, la que no tenías dolores. Salta de gozo, Joaquín, porque de tu hija un niño nos ha nacido, un hijo se nos ha dado, y será llamado: «Ángel del gran de designio» de la salvación universal, «Dios guerrero». Este niño es Dios.

¡Oh bienaventurados esposos Joaquín y Ana, totalmente inmaculados! Sois conocidos por el fruto de vuestro vientre, tal como dice el Señor: Por sus frutos los conoceréis. Vosotros os esforzasteis en vivir siempre de una manera agradable a Dios y digna de aquella que tuvo en vosotros su origen. Con vuestra conducta casta y santa, ofrecisteis al mundo la joya de la virginidad, aquella que había de permanecer virgen antes del parto en el parto y después del parto; aquella que, de un modo único y excepcional, cultivaría siempre la virginidad en su mente, en su alma y en su cuerpo.

¡Oh castísimos esposos Joaquín y Ana! Vosotros, guardando la castidad prescrita por la ley natural, conseguisteis, por la gracia de Dios, un fruto superior a la ley natural, ya que engendrasteis para el mundo a la que fue madre de Dios sin conocer varón. Vosotros, comportándoos en vuestras relaciones humanas de un modo piadoso y santo, engendrasteis una hija superior a los ángeles, que es ahora la reina de los ángeles. ¡Oh bellísima niña, sumamente amable! ¡Oh hija de Adán y madre de Dios! ¡Bienaventuradas las entrañas y el vientre de los que saliste! ¡Bienaventurados los brazos que te llevaron, los labios que tuvieron el privilegio de besarte castamente, es decir, únicamente los de tus padres, para que siempre y en todo guardaras intacta tu virginidad!

Aclama al Señor, tierra entera; gritad, vitoread, tocad. Alzad fuerte la voz, alzadla, no temáis.

[1] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144753#_ftnref1)Fuente: Sagrada Familia de Vigo
[2] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144753#_ftnref2)1Re 1

[3] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144753#_ftnref3) Benedicto XIV, De Festis, II, 9

[4] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144753#_ftnref4) Fuente: Los Evangelios Apócrifos, por Edmundo González Blanco

[5] (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=144753#_ftnref5) De los sermones de san Juan Damasceno (http://www.corazones.org/santos/juan_damasceno.htm), obispo - Sermón 6, sobre la Natividad de la Virgen María, 2.4.5.6

Holuxar
26-07-18, 19:49
26 LUGLIO 2018: SANT'ANNA MADRE DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA; ventiseiesimo giorno del MESE dedicato alla devozione al PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO…




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«Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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“SANT'ANNA
MADRE DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA.
Doppio di II classe.
Paramenti bianchi.
Nascita: Sefforis (o Zippori - sottodistretto di Nazareth), I secolo a.C.
Morte: I secolo d.C.
Santuario principale: Chiesa di Sant'Anna a Gerusalemme.
Patrona di: commercianti di biancheria, ebanisti, calze, falegnami, fabbricanti di guanti, lavandai, lavandaie, madri di famiglia, febbre, maternità, fabbricanti di merletti, minatori, moribondi, buona morte, orefici, ossessi, parti difficili, professori, partorienti, puerpere, ricamatrici, sarte, contro la sterilità coniugale, tornitori, vedove; Caserta.
SANTA MESSA
La Chiesa celebra con gli Angeli, in santa gioia (Introito), la madre della Beata Vergine Maria. Come l'indica il suo nome Anna, la grazia fu diffusa in lei, per questo Dio la benedisse per sempre (Communio). «Per sua grazia le concesse d'essere madre della Madre di Dio» (Orazione). Ripiena delle virtù che lo Spirito Santo attribuisce alla donna forte, la sposa di san Gioacchino sorpassò tutte le altre donne con le sue ricchezze (Epistola) che sono Maria di cui è la Madre, e Gesù di cui è la nonna. Ella, con la sua santità, ha tutto lasciato per Dio, e ha comperato a questo prezzo questa perla e questo tesoro (Vangelo). La devozione verso sant'Anna ha per fondamento il legame che la unisce a Maria e al Verbo Incarnato. Il suo culto risale al VI secolo per l'Oriente e all'VIII secolo per l'Occidente. Fu autorizzato da Urbano IV nel 1378. Gregorio XIII fissò nel 1584 la festa al 26 luglio e Leone XIII l'estese a tutta la Chiesa nel 1879.
* Sermone di san Giovanni Damasceno.
Discorso 2 sulla Natività della B. V. Maria, verso la fine.
Ci si propone il talamo di Anna siccome doppio tipo ad un tempo di vita coniugale nella madre e di verginità nella figlia: delle quali l'una fu liberata da poco dalla sterilità, l'altra darà tosto alla luce in modo soprannaturale il Cristo formato per operazione divina simile a noi. A ragione dunque Anna, ripiena di Spirito Santo, con animo lieto e giulivo canta: Rallegratevi con me, che, sebbene sterile, ho dato alla luce il germe promessomi, e nutro col mio latte, come avevo desiderato, il frutto della benedizione. Ho smesso il duolo della sterilità, ed ho indossato l'abito della festa della fecondità. Si rallegri con me oggi Anna, la rivale di Fenenna, e celebri col suo esempio questo nuovo e sì inatteso prodigio operatosi in me.
Esultò Sara nel tripudio della sua fecondità senile, figura della mia tardiva fecondità. Le sterili e le infeconde celebrino con me l'ammirabile visita che il cielo s'è degnato di farmi. Tutte le madri che hanno avuto la gioia della maternità dicano anch'esse: Benedetto colui che ha concesso ai suoi servi ciò che domandavano, rendendo feconda una sterile, e dandole questo incomparabile frutto d'una Vergine divenuta Madre di Dio secondo la carne, il seno della quale è un cielo in cui dimorò colui che nessun luogo può contenere. Uniamo anche noi la nostra voce alla loro per offrire lodi a colei che era detta sterile, ed ora è madre d'una vergine madre. Diciamole colla Scrittura: «Beata la casa di David donde sei uscita, ed il seno in cui Dio fabbricò la sua arca di santificazione, ossia colei da cui egli venne concepito senza concorso di uomo».
Veramente beata e tre volte beata sei tu, che hai messo al mondo quella bambina che Dio ricolmò di beatitudine, Maria, che il suo nome stesso rende singolarmente veneranda; la quale ha prodotto Cristo, il fiore di vita: la Vergine, la cui nascita fu gloriosa, e il cui parto sarà ancor più sublime nel mondo. Noi pure, o beatissima donna, ci felicitiamo con te, d'aver avuto il privilegio di darci la speranza di tutti i cuori, la prole cioè della promessa. Sì, sei beata, e beato è il frutto del tuo seno. Le anime pie glorificano il tuo germe, ed ogni lingua celebra con gioia la tua maternità. E certo è degno, sommamente degno, lodare colei che la divina benignità favorì di un oracolo, e diede a noi il meraviglioso frutto, donde è uscito il dolce Gesù.
- All'Epistola.
Tutti i doveri e le virtù necessarie ad una moglie sono descritte in questa Epistola: la donna virtuosa ama suo marito e merita la sua confidenza. Essa è buona massaia, è vigile e attiva, amministra abilmente, maneggia il fuso, l'ago e le forbici; è caritatevole in fatti e in parole, teme Iddio: in tal modo raccoglie la lode dei figli e del marito.
- Al Vangelo.
** Omelia di san Gregorio papa.
Omelia 11 sui Vangeli.
Il regno dei cieli, fratelli carissimi, si dice simile a cose terrene, affinché l'anima si elevi da ciò che conosce a ciò che non conosce affatto, così che dall'esempio delle cose visibili si sollevi alle invisibili, e come incitata da ciò che ha appreso, s'infiammi a tal punto da imparare ad amare, per mezzo dell'affetto per un bene conosciuto, anche beni sconosciuti. Ecco dunque che il regno dei cieli si paragona ad un tesoro nascosto in un campo. L'uomo che l'ha trovato, lo tiene nascosto e, per la gioia di possederlo, va a vendere tutto ciò che possiede e compra quel campo.
Ed in ciò si deve anche notare che il tesoro trovato viene nascosto perché sia conservato: poiché non riuscirà a difendere dagli spiriti maligni l'ardore del desiderio che sente per il cielo, colui che non lo sottrae alle umane lodi. Infatti nella vita presente ci troviamo come in una via, lungo la quale ci dirigiamo alla patria. Gli spiriti maligni ci tendono insidie lungo la strada, come ladruncoli. Portare dunque pubblicamente un tesoro per via è come desiderare di essere derubati. Ora io dico questo, non perché il prossimo non veda le nostre opere buone, poiché sta scritto: "Vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli"; ma perché non cerchiamo lodi dall'esterno per quello che facciamo. L'opera quindi sia pure pubblica, ma rimanga occulta l'intenzione; affinché noi possiamo dare al prossimo l'esempio di un'opera buona, e tuttavia con l'intenzione, per la quale cerchiamo di piacere soltanto a Dio, desideriamo sempre il segreto.
Il tesoro è il desiderio del cielo, e il campo nel quale è nascosto, è una vita degna del cielo. Vende subito ogni cosa per comperare questo campo chi, rinunziando ai piaceri della carne, con pratica esatta di questa vita di cielo, calpesta tutti i suoi desideri terreni, così che nulla più gli piaccia di ciò che solletica la carne, e il suo spirito non tema nulla di ciò che distrugge la vita carnale.
https://sardiniatridentina.blogspot.com/2017/07/santanna-madre-della-beata-vergine-maria.html?m=0
Dai «Discorsi» di san Giovanni Damasceno, vescovo.
(Disc. 6, per la Natività della B. V. Maria 2. 4. 5. 6; PG 96, 663. 667. 670)
Li conoscerete dai loro frutti.
Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna, la natura non osò precedere il germe della grazia; ma rimase senza il proprio frutto perché la grazia producesse il suo. Doveva nascere infatti quella primogenita dalla quale sarebbe nato il primogenito di ogni creatura «nel quale tutte le cose sussistono» (Col 1, 17). O felice coppia, Gioacchino ed Anna! A voi è debitrice ogni creatura, perché per voi la creatura ha offerto al Creatore il dono più gradito, ossia quella casta madre, che sola era degna del creatore.
Rallègrati Anna, «sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori» (Is 54, 1). Esulta, o Gioacchino, poiché dalla tua figlia è nato per noi un bimbo, ci è stato dato un figlio, e il suo nome sarà Angelo di grande consiglio, di salvezza per tutto il mondo, Dio forte (cfr. Is 9, 6). Questo bambino è Dio.
O Gioacchino ed Anna, coppia beata, veramente senza macchia! Dal frutto del vostro seno voi siete conosciuti, come una volta disse il Signore: «Li conoscerete dai loro frutti» (Mt 7, 16). Voi informaste la condotta della vostra vita in modo gradito a Dio e degno di colei che da voi nacque. Infatti nella vostra casta e santa convivenza avete dato la vita a quella perla di verginità che fu vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto. Quella, dico, che sola doveva conservare sempre la verginità e della mente e dell'anima e del corpo.
O Gioacchino ed Anna, coppia castissima! Voi, conservando la castità prescritta dalla legge naturale, avete conseguito, per divina virtù, ciò che supera la natura: avete donato al mondo la madre di Dio che non conobbe uomo. Voi, conducendo una vita pia e santa nella condizione umana, avete dato alla luce una figlia più grande degli angeli ed ora regina degli angeli stessi.
O vergine bellissima e dolcissima! O figlia di Adamo e Madre di Dio. Beato il seno, che ti ha dato la vita! Beate le braccia che ti strinsero e le labbra che ti impressero casti baci, quelle dei tuoi soli genitori, cosicché tu conservassi in tutto la verginità! «Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia» (Sal 97, 4). Alzate la vostra voce, gridate, non temete.”
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Sant'Anna - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santanna/)
http://www.sodalitium.biz/santanna/
«26 luglio, Sant’Anna, Madre della Beata Vergine Maria.
“Transito di sant’Anna, che fu Madre della Immacolata Vergine”.
O benedetta fra le madri, gloriosa sant’Anna che aveste per figliola a voi soggetta ed obbediente la Madre di Dio, ammiro l’altezza di vostra elezione e le grazie di cui vi adornò l’Altissimo! Mi unisco a Maria Santissima sempre Vergine nell’onorarvi, nell’amarvi, nell’affidarmi alla vostra tutela. A Gesù, a Maria ed a voi consacro tutta la mia vita come un umile tributo della mia devozione; voi ottenetemi che passi per me santa e degna del Paradiso. Così sia.»
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http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
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“Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/




«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
IX domenica d. Pentecoste (Santa Messa)
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IX domenica dopo Pentecoste (Omelia)
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Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»




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“Non Una Cum - Roman catholics sedevacantists.”
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Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
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«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]. Pas de "motu proprio" chez nous : nous célebrons la Sainte Messe selon le missel de Saint Pie V.»
26 juillet : Sainte Anne, Mère de la Très Sainte Vierge :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/26-juillet-sainte-anne)
“26 juillet : Sainte Anne, Mère de la Très Sainte Vierge.”
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Vergine Santissima Immacolata Vi ringraziamo per tutte le grazie e misericordie che ci avete ottenuto in questo giorno con la Vostra potente intercessione.”
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“O nostro Glorioso Protettore, Patriarca San Giuseppe, dalla Vostra potente intercessione noi riconosciamo i Divini Benefici spirituali e temporali che in questo giorno la Divina Bontà ci ha concesso e a Voi ne rendiamo grazie, lodi e benedizioni.”
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https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html







26 luglio (http://www.preghiereperlafamiglia.it/_luglio/26-luglio.htm)
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“AMIAMOCI NEL SANGUE DI GESU'
26° GIORNO
MEDITAZIONE
«Amatevi l'un l'altro, come io vi ho amato». È questa la divisa del vero cristiano: l'amore scambievole con il prossimo. «In questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete l'un l'altro». Quando si pensa che ogni uomo ha un'anima immortale e che per ogni anima Gesù ha versato il suo Sangue; quando si pensa che, per effetto della Redenzione, ognuno di noi fa parte della grande famiglia di Cristo, nel quale tutti siamo fratelli, è inconcepibile come ci si possa odiare l'un l'altro. Chi odia è omicida, perché uccide il prossimo nel suo cuore. «Guardate come si amano», dicevano i pagani, ammirando i primi cristiani. Oggi direbbero: «Guardate come si odiano», se vedessero noi. Riflettiamo che quando si rompe la comunione col proprio simile, si rompe anche la nostra comunione con Cristo e perciò si arreca un grave danno alla nostra anima. Lasciamo scorrere nelle nostre vene, infettate dall'odio, il Sangue pacificatore dell'Agnello e rinascerà quell'amore che confisse Cristo alla croce, perché ebbe pietà di noi, suoi fratelli. Fortificati da quel Sangue, anche se avremo peccato contro il nostro fratello, sapremo chiedergli perdono e sapremo a nostra volta perdonare, se siamo stati offesi. Solo così potremo anche noi sperare nel perdono e nell'amore di Cristo.
ESEMPIO
A S. Giovanni Gualberto, nobile fiorentino e valentissimo nelle armi, fu ucciso il fratello Ugo, a causa delle lotte, che allora straziavano tra di loro le famiglie più potenti. Giovanni giurò vendetta e ricercava attivamente l'uccisore per sopprimerlo. Era il mattino del Venerdì Santo del 1003, quando lo incontrò, faccia a faccia, in un vicolo della città. Immediatamente gli si gettò addosso per ucciderlo. Quel disgraziato, impossibilitato a difendersi, non poté fare altro che chiedergli perdono e pietà in nome di Gesù crocifisso. Giovanni, con sforzo sovrumano rinfoderò la spada, abbracciò il suo nemico e gli disse: «Sì, solo per Lui, per Gesù Crocifisso ti perdono!» Con l'animo in tumulto entrò in chiesa e si inginocchiò ai piedi del Crocifisso ed ebbe la gioia di vedere quel capo coronato di spine muoversi e chinarsi verso di lui. Allora il fiero cavaliere gettò via la spada, si ritirò a Vallombrosa e fondò l'Ordine dei Monaci Vallombrosani. Perdonare ad un nostro nemico è l'atto più eroico che si possa compiere e la vittoria più grande che si possa ottenere sul proprio orgoglio. Se si perdona per amore di Gesù, egli chinerà su di noi il suo sguardo per dirci che anche i nostri peccati sono stati perdonati.
Fioretto. - Per amore di Gesù perdona i tuoi nemici e chiedi perdono a chi hai recato offesa.
Giaculatoria. - O Sangue Preziosissimo di Gesù, ti offro all'Eterno Padre, non solo per i miei amici ma specialmente per i miei nemici.”


26° giorno: Amiamoci nel Sangue di Gesù (http://www.stellamatutina.eu/26-giorno-amiamoci-nel-sangue-di-gesu/)
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“26 luglio 2018: Sant'Anna, madre della Beata Vergine Maria.
Sant’Anna che per le tue eccelse virtù meritasti di essere madre della vergine Immacolata fai da mamma anche a noi che, come tale, ti veneriamo e amiamo. Come educasti Maria santissima educa anche noi nella pietà verso Dio nell’obbedienza e nel rispetto ai superiori, nella carità e nell’edificazione degli altri. Arricchisci le nostre anime di grazie, abbellisci il cuore di purezza, adorna le nostre menti di sapere, rivesti tutta la nostra persona di serietà e di modestia. Ispiraci nei dubbi, consolaci nelle pene, visitaci nelle infermità, illuminaci nello studio, addestraci nel lavoro, assistici in ogni momento della giornata. Con la tua intercessione, possiamo vivere una vita cristianamente fruttuosa e dopo una morte serena, con te chiediamo di godere il Paradiso. Così sia.”
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“Il 26 luglio 1471 muore Papa Paolo II Barbo, Sommo Pontefice.”
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“Ritratto di Don Miguel de Castro, nobile cattolico del Regno del Kongo sotto Garcia II.
Il XVII secolo fu l'ultimo periodo felice per il Kongo cattolico; in seguito le guerre intestine, l'avarizia degli schiavisti e il disinteresse di Lisbona fecero collassare una maestosa opera di civiltà.
Dell'antico regno feudale, dopo questo processo di disgregazione, non rimasero che pochi villaggi e le chiese vennero abbandonate.”
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“Ne permittas a te me separari.”
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SANT'ANNA MADRE DELLA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA, PREGATE PER NOI!!! AVE MARIA!!!
PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNOR GESÙ CRISTO, MISERERE NOBIS!!!
Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!