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Augustinus
12-05-04, 23:38
In onore della Vergine di Fatima apro questo thread.

Augustinus

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Dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=53050):

Beata Vergine Maria di Fatima

13 maggio - Memoria Facoltativa

Oggi si celebrano le apparizioni della Vergine Maria a Fatima, in Portogallo nel 1917. A tre pastorelli, Lucia di Gesù, Francesco e Giacinta, apparve per sei volte la Madonna che lasciò loro un messaggio per tutta l’umanità. Il vescovo di Leiria, nella sua lettera pastorale a chiusura del cinquantenario, ha affermato che messaggio di Fatima "racchiude un contenuto dottrinale tanto vasto da poter certamente affermare che non gli sfugge alcuno dei temi fondamentali della nostra fede cristiana...".

Martirologio Romano: Beata Maria Vergine di Fatima in Portogallo, la cui contemplazione nella località di Aljustrel come Madre clementissima secondo la grazia, sempre sollecita per le difficoltà degli uomini, richiama folle di fedeli alla preghiera per i peccatori e all’intima conversione dei cuori.

Il 5 maggio 1917, nel perdurare della prima guerra mondiale, il papa Benedetto XV invitò i cattolici di tutto il mondo a unirsi in una crociata di preghiera per ottenere la pace con la intercessione della Madonna. Otto giorni dopo la B. Vergine recapitava agli uomini la sua risposta, apparendo il 13 maggio a tre pastorelli portoghesi, Lucia di 10 anni, Francesco di 9 e Giacinta di 7. La Madonna diede loro l'appuntamento in quello stesso luogo, una località in aperta campagna, denominata Conca di Iria, per il 13 di ogni mese. Lucia, la più grandicella, raccomandò ai due cuginetti di non dir nulla a casa. Ma Giacinta si lasciò sfuggire il segreto e il 13 giugno successivo i tre. pastorelli non erano più soli all'appuntamento.
Il 13 luglio Lucia esitò ad andare all'appuntamento, perché i genitori l'avevano bistrattata; poi si lasciò convincere da Giacinta e fu proprio durante la terza apparizione che la Madonna promise un miracolo perché la gente credesse al racconto dei tre fanciulli. Il 13 agosto i tre veggenti, rinchiusi in carcere, non poterono recarsi alla Conca di Iria. Il 13 ottobre, ultimo appuntamento, settantamila persone gremivano il luogo delle apparizioni e furono testimoni del miracolo annunciato: il sole, roteando paurosamente, sembrò staccarsi dal cielo, ingigantendo tra fiamme multicolori. La Madonna, in momenti successivi e in un crescendo di prodigi per dare credibilità al suo messaggio, aveva voluto dare la sua risposta che impegna tutti i cristiani: "Recitate il rosario tutti i giorni; pregate molto e fate dei sacrifici per i poveri peccatori, molti dei quali vanno all'inferno perché non c'è nessuno che si curi di pregare e di fare sacrifici per loro... La guerra sta per finire, ma se non si smette di offendere il Signore, non passerà molto tempo prima che ne cominci un'altra peggiore... Eliminate il peccato dalla vostra vita personale e lavorate ad eliminarlo dalla vita degli altri, collaborando alla redenzione del Salvatore". L'avverarsi della minaccia, con la seconda guerra mondiale, ha fatto ricordare ai cristiani il messaggio di Fatima. Nel 1946, in presenza del cardinale legato, tra una folla di ottocentomila persone, avvenne l'incoronazione della statua della Vergine di Fatima. Nel 1951 Pio XII stabili che la chiusura dell'Anno santo si celebrasse al santuario di Fatima.
Il 13 maggio 1967, per il 500 anniversario delle apparizioni della Madonna, il papa Paolo VI giunse a Fatima, dov'era ad attenderlo, con un milione di pellegrini, che avevano trascorso la notte all'addiaccio, Lucia, la veggente sopravvissuta.

Autore: Piero Bargellini

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ALTRA SCHEDA DALLO STESSO SITO:

Beata Vergine Maria di Fatima

13 maggio - Memoria Facoltativa

Oggi si celebrano le apparizioni della Vergine Maria a Fatima, in Portogallo nel 1917. A tre pastorelli, Lucia di Gesù, Francesco e Giacinta, apparve per sei volte la Madonna che lasciò loro un messaggio per tutta l’umanità. Il vescovo di Leiria, nella sua lettera pastorale a chiusura del cinquantenario, ha affermato che messaggio di Fatima "racchiude un contenuto dottrinale tanto vasto da poter certamente affermare che non gli sfugge alcuno dei temi fondamentali della nostra fede cristiana...".

Dopo tre apparizioni di rilievo della Vergine Maria, verificatesi durante il XIX secolo, a La Salette nel 1846, a Lourdes nel 1858, a Castelpetroso nel 1888, la Madonna apparve nel 1917, la prima nel XX secolo, a Fatima in Portogallo.
In tutte queste apparizioni, come pure nel 1432 a Caravaggio e nel 1531 a Guadalupe in Messico, la Vergine si rivolse a ragazzi o giovani di umili condizioni sociali, per lo più dediti alla pastorizia; indicando così la sua predilezione per le anime semplici e innocenti, a cui affidare i suoi messaggi all’umanità peccatrice, invocandone il pentimento, esortandola alla preghiera, chiedendone la consacrazione al suo Cuore e la riparazione alle offese fatte al divin Figlio.

I luoghi – I veggenti

Fatima era allora un villaggio della zona centrale del Portogallo (Distretto di Santarém) sugli altipiani calcarei dell’Estremadura a 20 km a SE di Leìria, (il nome Fatima, prima degli avvenimenti delle apparizioni, era conosciuto esclusivamente come quello della figlia di Maometto, morta nel 633).
Ad un km e mezzo da Fatima, vi era una frazione chiamata Aljustrel e qui nacquero e vissero i tre protagonisti della storia di Fatima; Lucia Dos Santos nata nel 1907 e i suoi due cugini Francesco Marto nato nel 1908 e Giacinta Marto nata nel 1910; le due famiglie erano numerose, i Dos Santos avevano 5 figli ed i Marto 10 figli.
Come molti ragazzi del luogo, i tre cuginetti-amici, portavano a pascolare i piccoli greggi delle rispettive famiglie, verso i luoghi di pascolo dei dintorni ogni volta a loro scelta e con le pecore trascorrevano l’intera giornata; a mezzogiorno consumavano la colazione preparata dalle loro mamme e dopo recitavano il rosario.
Nel 1916 fra aprile ed ottobre, i tre ragazzi stupiti, furono testimoni di un fenomeno prodigioso; apparve loro un angelo sfavillante di luce, che si qualificò come l’Angelo della Pace e che li invitò alla preghiera; le apparizioni furono in tutto tre, due volte alla “Loca do Cabeço” e una volta al pozzo nell’orto della casa paterna. Queste apparizioni, narrate da Lucia, vengono classificate come ‘Il ciclo angelico’.

La prima apparizione, 13 maggio 1917

Era la domenica 13 maggio 1917; i tre cuginetti dopo aver assistito alla Santa Messa nella chiesa parrocchiale di Fatima, tornarono ad Aljustrel per prepararsi a condurre al pascolo le loro pecore.
Il tempo primaverile era splendido e quindi decisero di andare questa volta fino alla Cova da Iria, una grande radura a forma di anfiteatro, delimitata verso nord da una piccola altura.
Mentre allegri giocavano, nel cielo apparve un bagliore come lampi di fulmini, per cui preoccupati per un possibile temporale in arrivo, decisero di ridiscendere la collina per portare il gregge al riparo.
A metà strada dal pendio, vicino ad un leccio, la luce sfolgorò ancora e pochi passi più avanti videro una bella Signora vestita di bianco ritta sopra il leccio, era tutta luminosa, emanante una luce sfolgorante; si trovavano a poco più di un metro e i tre ragazzi rimasero stupiti a contemplarla; mentre per la prima volta la dolce Signora parlò rassicurandoli: “Non abbiate paura, non vi farò del male”.
Il suo vestito fatto di luce e bianco come la neve, aveva per cintura un cordone d’oro; un velo merlettato d’oro le copriva il capo e le spalle, scendendo fino ai piedi come un vestito; dalle sue dita portate sul petto in un atteggiamento di preghiera, penzolava il Rosario luccicante con una croce d’argento, sui piedi erano poggiate due rose.
A questo punto la più grande di loro, Lucia, chiese alla Signora “Da dove venite?” “Vengo dal Cielo” e Lucia “Dal cielo! E perché è venuta Lei fin qui?”, “Per chiedervi che veniate qui durante i prossimi sei mesi ogni giorno 13 a questa stessa ora; in seguito vi dirò chi sono e cosa desidero, ritornerò poi ancora qui una settima volta”.
E Lucia, “E anch’io andrò in cielo?”, “Si”, e “Giacinta?”, “anche lei”, “e Francesco?”, “anche lui, ma dovrà dire il suo rosario”.
La Vergine poi chiese: “Volete offrire a Dio tutte le sofferenze che Egli desidera mandarvi, in riparazione dei peccati dai quali Egli è offeso, e per domandare la conversione dei peccatori?”. “Si lo vogliamo” rispose Lucia, “Allora dovrete soffrire molto, ma la Grazia di Dio sarà il vostro conforto”.
E dopo avere raccomandato ai bambini di recitare il rosario tutti i giorni, per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra, la Signora cominciò ad elevarsi e sparì nel cielo.
Lucia durante tutte le apparizioni, sarà quella che converserà con la Signora, Giacinta la vedrà e udirà le sue parole ma senza parlarle, Francesco non l’udirà, ma la vedrà solamente, accettando di sapere dalle due bambine, quello che la Signora diceva.

La seconda e terza apparizione e le vicende dei tre veggenti

Al ritorno da Conca da Iria, Lucia raccomandò ai due piccoli cugini di non dire nulla a casa, ma Giacinta si lasciò sfuggire il segreto e da allora la loro vita quotidiana cambiò.
Si era in un tempo di affermazione di un diffuso materialismo, sia ideologico, sia politico, il cui maggior filone era il bolscevismo sovietico; inoltre il 5 maggio 1917, quindi otto giorni prima, papa Benedetto XV, visto il perdurare della sanguinosa Prima Guerra Mondiale, scoppiata nel 1914 in Europa, aveva invitato i cattolici di tutto il mondo ad unirsi in una crociata di preghiera, per ottenere la pace per intercessione della Madonna e l’apparizione di Fatima sembrò la risposta della Vergine a tale iniziativa.
Nell’alternarsi delle notizie e delle relative valutazioni, i tre ragazzi subirono sgridate, opposizioni, incredulità e prese in giro, prima dagli spaventati genitori, poi dalle autorità ecclesiastiche e politiche.
Comunque all’appuntamento del 13 giugno i tre veggenti non erano soli, già una sessantina di persone curiose l’avevano accompagnati.
Dopo aver recitato il rosario, la Signora apparve di nuovo, e fra l’altro raccomandò di recitare il rosario tutti i giorni, chiese a Lucia d’imparare a leggere e scrivere, per essere così in grado di trasmettere i suoi messaggi.
Rivelò le sofferenze del suo Cuore Immacolato per gli oltraggi subiti dai peccati dell’umanità; disse che Giacinta e Francesco sarebbero andati in cielo a breve, mentre Lucia sarebbe restata nel mondo per far conoscere e amare il suo Cuore Immacolato.
Il 13 luglio 1917, dopo avere affrontato ogni tipo di disprezzo e scherno da parte dei loro concittadini, Lucia, Francesco e Giacinta ritornarono alla Cova da Iria per il terzo incontro con la Signora, e questa volta erano in compagnia di più di duemila persone, desiderose di vedere i veggenti che dicevano di vedere la Signora.
Dopo la recita del rosario, ella apparve di nuovo e questa volta Lucia le chiese di dire chi era e di fare un miracolo affinché tutti potessero credere. La Signora assicurò: “Continuate a venir qui tutti i mesi: Ad ottobre dirò chi sono, quel che voglio, e farò un miracolo che tutti potranno vedere bene per credere”.
E in quest’occasione la Celeste Visione aprì le mani come le altre volte, da dove uscì un raggio di luce, che penetrò nella profondità della terra e per un attimo i tre veggenti ebbero la visione spaventosa dell’inferno o meglio dire della condanna delle anime peccatrici.
In questa terza importante apparizione, vi furono anche messaggi basilari, che la Signora trasmise ai veggenti con la consegna del silenzio e che Lucia svelerà per obbedienza nel 1941 le prime due parti, che riguardano “La salvezza delle anime” e “La devozione al Cuore Immacolato di Maria”, mentre la terza parte rimase avvolta nel mistero per 83 anni, solo ai Sommi Pontefici fu svelata, finché il ‘Terzo Segreto di Fatima’ non è stato rivelato dalla Chiesa nel 2000.
Ancora la Bianca Signora disse, che era necessario la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato e la comunione riparatrice dei primi sabati di cinque mesi, se si voleva la pace nel mondo; la guerra stava per finire ma un’altra peggiore poteva cominciare con fame, miseria e persecuzioni contro la Chiesa e il Papa.
Concluse dicendo: “Quando recitate il rosario, dite alla fine di ogni diecina: O Gesù mio, perdonate le nostre colpe; preservateci dal fuoco dell’inferno; portate in cielo tutte le anime e soccorrete specialmente le più bisognose della Vostra misericordia”.

La quarta e quinta apparizione

Il 13 di agosto 1917 non ci fu l’apparizione, nonostante che un gran numero di fedeli si fossero radunati alla Cova da Iria, perché i tre ragazzi furono impediti di andarci dal sindaco del paese, fortemente anticlericale, il quale con un inganno le aveva trasferiti da Aljustrel alla Casa Comunale di Fatima e poi visto che non volevano ritrattare nulla sulle apparizioni, né svelare eventuali trucchi, li fece mettere in prigione per intimorirli.
La domenica successiva 19 agosto, i tre ebbero la bella sorpresa di vedere la Madonna nel luogo chiamato Valinhos, Ella volle placare la loro angoscia per aver saltato l’appuntamento del 13 alla Cova.
In quest’occasione, la Vergine fra l’altro, chiese che fosse eretta una cappella sul luogo delle apparizioni con le offerte lasciate dai pellegrini.
Il 13 settembre la Signora apparve di nuovo ai tre pastorelli, che erano circondati da una folla di circa 30.000 persone; anche questa volta la Celeste Signora promise che il 13 ottobre avrebbe fatto un miracolo per tutti, poi sparì in un globo luminoso che partendo dal leccio si elevò verso il cielo.

Il giorno più importante, l’apparizione del 13 ottobre 1917

La notizia di un miracolo visibile a tutti, fece il giro del Portogallo; all’appuntamento di ottobre ci fu così una folla valutata sulle 70.000 persone provenienti da tutto il Paese, con giornalisti e fotografi della stampa nazionale ed internazionale inviati per registrare l’avvenimento.
Non mancavano fra loro gli scettici ed i beffardi, pronti ad assaporare la cocente delusione di quanti erano in preghiera, se non fosse avvenuto nulla. Il tempo da parte sua, non prometteva niente di buono, quel giorno era scuro e freddo, la pioggia cadde copiosamente, mentre la gran folla di pellegrini cercava di ripararsi alla meglio.
Anche questa volta, appena apparsa la Signora, Lucia domandò “Signora chi siete e cosa volete da me?”; e Lei subito rispose: “Io sono la Signora del Rosario; voglio una cappella costruita qui in mio omaggio; che continuino a recitare il rosario tutti i giorni. La guerra finirà e i soldati torneranno presto alle loro case; gli uomini non devono offendere il Signore che è già troppo offeso”.
La Vergine a questo punto aprì di nuovo le mani e lanciò un raggio di luce in direzione del sole e mentre Lei si elevava verso il cielo, i tre veggenti poterono così vedere accanto al sole i tre membri della Sacra Famiglia, Gesù Bambino, S. Giuseppe e la Madonna; in pochi attimi ebbero anche la visione di un uomo adulto che benediceva il mondo e la Madonna che a Lucia parve essere la Madonna Addolorata, e infine una terza scena in cui vi era la Madonna del Carmelo con lo scapolare in mano.
Alla fine avvenne lo strepitoso prodigio del sole; riportiamo qui la descrizione fatta dal giornalista, libero pensatore Avelino d’Almeida, direttore del giornale di Lisbona “O Seculo”, presente al fenomeno e che pubblicò nell’edizione del mattino di lunedì 15 ottobre 1917.
“Abbiamo assistito ad uno spettacolo unico ed incredibile, per chi non era presente… il sole sembrava un disco d’argento opaco… non riscaldava, non offuscava. Si poteva dire che fosse un’eclissi. Si sentì allora un grido:
‘Miracolo, Miracolo!’. Di fronte agli occhi sbalorditi della gente, il cui atteggiamento ci riportava ai tempi Biblici, e che, pallidi di paura e con le teste scoperte, guardavano il cielo azzurro, il sole che tremava, che faceva movimenti rapidi, mai visti prima, estranei alle leggi cosmiche, il sole ‘cominciò a ballare’ come dicono i contadini…
C’era solo una cosa da fare, cioè che gli scienziati spiegassero con tutta la loro sapienz,a il fantastico ballo del sole che oggi, a Fatima, ha levato un ‘Osanna’ dal cuore dei fedeli e che, secondo testimoni affidabili, ha impressionato perfino i liberi pensatori ed altri senza convinzioni religiose, che sono venuti a questo luogo d’ora in poi celebre”.
Quando tutto ciò finì, gli abiti di tutti prima bagnati dall’insistente pioggia, erano perfettamente asciutti; alla Cova da Iria la Madonna era veramente apparsa e si era manifestata con un miracolo visto dai presenti stupiti e terrorizzati.

Il messaggio della Vergine – La conferma della Chiesa

I tre veggenti con la loro semplicità e tenacia, raccontarono la sollecitudine di questa tenera Mamma per le sorti dell’umanità, minacciata da diversi flagelli e che per impedirli occorreva: Penitenza – Recita del Rosario – Consacrazione al suo Cuore Immacolato, specie da parte di una Nazione europea potente ma travagliata dal materialismo – La costruzione di una Cappella in suo onore per trasformarla in meta di pellegrinaggi di poveri, sofferenti e penitenti
Naturalmente, per un lungo periodo la vicenda e il messaggio restarono nell’oblio e nel ristretto orizzonte di un semisconosciuto ambiente di poveri pastori e contadini.
Il 28 aprile 1919 si diede inizio alla costruzione della Cappellina delle Apparizioni; il 13 ottobre 1930 il vescovo di Leira dichiarò “degne di fede le visioni dei bambini alla Cova da Iria”, autorizzando il culto alla Madonna di Fatima; il 13 maggio 1931 l’episcopato portoghese, secondo il messaggio di Fatima, fece la prima consacrazione del Portogallo al Cuore Immacolato di Maria.
Il 31 ottobre 1942 papa Pio XII, in un radiomessaggio consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria e il 7 luglio 1952 consacrò a Maria i popoli della Russia, come aveva chiesto la Celeste Signora a Fatima.
L’avverarsi della minaccia con la Seconda Guerra Mondiale, fece ricordare ai cristiani il messaggio di Fatima; il 13 maggio 1946 con la presenza del legato pontificio, cardinale Benedetto Aloisi Masella, davanti ad una folla di ottocentomila pellegrini, ci fu l’incoronazione della statua della Vergine di Fatima.
I papi attraverso loro delegati, come fece Pio XII, o recandosi personalmente in pellegrinaggio, come fece Paolo VI il 13 maggio 1967, in occasione del 50° anniversario delle Apparizioni e Giovanni Paolo II il 13 maggio 1982, un anno esatto dopo l’attentato subito in Piazza S. Pietro, il cui proiettile è incastonato nella corona della statua in segno di riconoscenza, hanno additato Fatima come un faro che ancora oggi continua a gettare la sua luce, per richiamare il mondo disorientato verso l’unico porto di salvezza; Fatima dunque non vuole essere uno spauracchio per l’umanità, né un’occasione forte per gente morbosamente curiosa e assetata di catastrofi, vuole essere invece un invito alla speranza che nasce dalla certezza che Dio vuole il nostro bene ad ogni costo.
Il santuario mariano di Fatima è uno dei luoghi più venerati dal Cattolicesimo e in questo luogo, sacro per l’apparizione di Maria, papa Giovanni Paolo II volle recarsi di nuovo il 13 maggio 2000, per procedere alla beatificazione dei fratelli Marto, al termine della celebrazione il cardinale Segretario di Stato, Angelo Sodano diede lettura della comunicazione in lingua portoghese, sul terzo segreto di Fatima; ed appena un mese dopo, il 26 giugno 2000, il papa ne autorizzò la divulgazione pubblica da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, accompagnata da opportuno commento teologico del Prefetto, cardinale Joseph Ratzinger.

Il “Terzo segreto di Fatima”

Questa terza parte del messaggio ricevuto, fu messo per iscritto da suor Lucia, allora ancora suora di Santa Dorotea, il 3 gennaio 1944, il documento inviato in Vaticano, è stato letto da tutti i pontefici succedutisi e da pochissimi altri stretti collaboratori e conservato presso la Congregazione per la Dottrina della Fede.
L’intero messaggio della Vergine è stato a lungo oggetto di congetture ed esegesi da parte di teologi e studiosi, cattolici e non. Ma la terza parte, tenuta segreta dalla Chiesa, è stata quella che ha fatto credere a catastrofi, che avrebbero sconvolto la vita della Chiesa stessa, cosicché i pontefici preferirono non divulgarla, rimandando dopo la lettura, la busta sigillata alla suddetta Congregazione, dove è stata custodita sin dal 1957.

Riportiamo il testo di suor Lucia: “Dopo le due parti che ho già esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto, un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui; l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza!
E vedemmo una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un vescovo vestito di bianco ”abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”.
Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni.
Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”. Tuy, 3-1-1944.

Si riporta uno stralcio della comunicazione letta il 13 maggio 2000 a Fatima, presente il papa:
“Tale testo costituisce una visione profetica paragonabile a quelle della Sacra Scrittura, che non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate. Di conseguenza la chiave di lettura del testo non può che essere di carattere simbolico.
La visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani e descrive l’immane sofferenza dei testimoni della fede dell’ultimo secolo del secondo millennio. È una interminabile Via Crucis guidata dai Papi del ventesimo secolo.
Secondo l’interpretazione dei pastorelli, interpretazione confermata anche recentemente da suor Lucia, il “Vescovo vestito di bianco” che prega per tutti i fedeli è il Papa. Anch’egli, camminando faticosamente verso la Croce tra i cadaveri dei martirizzati (vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e numerosi laici) cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco.
Dopo l’attentato del 13 maggio 1981, a Sua Santità apparve chiaro che era stata “una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola”, permettendo al “papa agonizzante” di fermarsi “sulla soglia della morte”. In occasione di un passaggio da Roma dell’allora vescovo di Leiria - Fatima, il papa decise di consegnargli la pallottola, che era rimasta nella jeep dopo l’attentato, perché fosse custodita nel Santuario.
Per iniziativa del vescovo essa fu poi incastonata nella corona della statua della Madonna di Fatima.
I successivi avvenimenti del 1989 hanno portato, sia in Unione Sovietica che in numerosi Paesi dell’Est, alla caduta del regime comunista che propugnava l’ateismo. Anche per questo il Sommo Pontefice ringrazia dal profondo del cuore la Vergine Santissima. Tuttavia, in altre parti del mondo gli attacchi contro la Chiesa e i cristiani, con il peso di sofferenza che portano con sé, non sono purtroppo cessati. Anche se le vicende a cui fa riferimento la terza parte del ‘segreto’ di Fatima sembrano ormai appartenenti al passato, la chiamata della Madonna alla conversione e alla penitenza, pronunciata all’inizio del ventesimo secolo, conserva ancora oggi una sua stimolante attualità…”

A conclusione si riportano alcuni stralci del commento teologico dell’allora Prefetto della Congregazione della Fede, card. Joseph Ratzinger: Nella relazione del Card. Ratzinger, si ribadisce che il Terzo Segreto non aggiunge nulla a quella che è la Rivelazione di Cristo.
“Si chiama ‘Rivelazione’, perché in essa Dio si è dato a conoscere progressivamente agli uomini, fino al punto di divenire egli stesso uomo, per attirare a sé e a sé riunire tutto quanto il mondo per mezzo del Figlio incarnato Gesù Cristo”
“In Cristo, Dio, ha detto tutto, cioè sé stesso, e pertanto la rivelazione si è conclusa con la realizzazione del mistero di Cristo, che ha trovato espressione nel Nuovo Testamento… La rivelazione privata (come i messaggi trasmessi dalla Madonna ai tre pastorelli di Fatima) è un aiuto per questa fede in Cristo”.
“La parola chiave di questo ‘Segreto’, è il triplice grido: ‘Penitenza, Penitenza, Penitenza!… A suor Lucia appariva sempre più chiaramente come lo scopo di tutte quante le apparizioni sia stato quello di far crescere sempre più nella fede, nella speranza e nella carità – tutto il resto intendeva portare solo a questo….”.

I tre veggenti dopo le apparizioni

Purtroppo, prima Francesco Marto, poi la sorellina Giacinta Marto, morirono prestissimo come aveva predetto la Vergine; ambedue vittime della terribile epidemia di febbri influenzali detta “la spagnola”, che desolò l’Europa negli anni 1917-20, con numerosissimi morti di tutte le età, in prosieguo alla catastrofe appena terminata della Prima Guerra Mondiale.
Francesco morì il 4 aprile 1919 nella sua casa di Aljustrel (Fatima) a quasi 11 anni, mentre Giacinta morì il 20 febbraio 1920 in un ospedale di Lisbona a quasi 10 anni.
Ambedue riposano nella grande Basilica della Vergine di Fatima e sono stati proclamati Beati il 13 maggio 2000 da papa Giovanni Paolo II.
Lucia Dos Santos invece proseguì la sua missione di veggente-confidente della Vergine e custode del suo messaggio al mondo; fu per anni Suora di Santa Dorotea e poi passò a 41 anni, come carmelitana scalza nel Carmelo di Coimbra; ritornò varie volte per brevi visite a Fatima sul luogo delle Apparizioni.
La sua vita fu lunghissima, è morta il 13 febbraio 2005 a 98 anni nel convento di Coimbra e dal 19 febbraio 2006, riposa accanto ai cuginetti i Beati Francesco e Giacinta Marto nella Basilica di Fatima (per notizie più approfondite su di loro, vedere le singole schede presenti nel sito).

Autore: Antonio Borrelli

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http://santiebeati.it/immagini/Original/53050/53050E.JPG http://www.sanpiodapietrelcina.org/immagini/fatima.jpg

http://www.dvdbeaver.com/film/DVDReviews21/a%20films%20of%20faith%20collection%20dvd%20review/a%20lady%20fatimaPDVD_005.jpg Un fotogramma del film Nostra Signora di Fatima (tit. originale The Miracle of Our Lady of Fatima)

Augustinus
12-05-04, 23:45
Articolo apparso sul n. 301-302 di Cristianità (2000).

1. L’uomo "in Dio"

La condizione umana nella sua relazione maggiore, quella con Dio, è descritta, inquadrata quasi, in modo straordinariamente felice in un tratto degli Atti degli Apostoli, in un certo senso il primo testo di storia della Chiesa, un documento insieme storico e veicolo della Rivelazione. In esso san Paolo, nel discorso davanti all’Areopago, afferma che noi uomini "in lui [...] viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (At. 17, 28): "in lui", cioè in Dio.

2. La "rivelazione naturale" di Dio e la Rivelazione soprannaturale e pubblica

A partire da questa condizione d’"interiorità", d’"inclusione" rispetto a Dio, gli uomini lo cercano, "andando come a tentoni" (At. 17, 27). E il loro cammino è illuminato dalla "luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo" (Gv. 1, 9) e dalla Rivelazione, fonte d’informazioni su Dio e sul destino eterno dell’uomo, nella prospettiva di questo destino: salus animarum, suprema lex. Tali informazioni integrano il dato conseguibile sì "a tentoni" ma, nel suo genere, un dato tutt’altro che incerto, cioè quello relativo all’esistenza di Dio creatore e provvidente. Si tratta di un dato, fra l’altro, certificato dal carattere strutturale, naturale, del "senso" spirituale, il "senso comune", che suggerisce la ricerca e che nella pratica di essa cresce e si sviluppa. Si tratta — ancora — della Rivelazione soprannaturale, che integra la "rivelazione naturale", colta dall’esperienza dell’uomo e organizzata dalla ragione nei due linguaggi della metafora e del concetto, che trovano espressioni polari nella mitologia e nella filosofia; e nella filosofia la narrazione diventa, da tipica che era, formale, e l’astrazione universalizza nel concetto la metafora, nella quale vive ancora, in modo almeno implicito — nell’etimo dei vocaboli ma anche nella fraseologia —, la concretezza dell’esperienza originaria che ha sollecitato la riflessione.

Dunque, "per mezzo della ragione naturale, l’uomo può conoscere Dio con certezza a partire dalle sue opere. Ma esiste un altro ordine di conoscenza a cui l’uomo non può affatto arrivare con le sue proprie forze, quello della Rivelazione divina" (1). La conoscenza certa dell’esistenza di qualcosa non equivale assolutamente alla conoscenza della sua essenza, tantomeno alla conoscenza completa della sua essenza. Tutto, quindi, conserva in qualche modo un mistero, o almeno è circondato da un alone di mistero. A maggior ragione questo si verifica nel caso di Dio, in cui l’uomo vive. Ma, "per una decisione del tutto libera, Dio si rivela e si dona all’uomo svelando il suo Mistero, il suo disegno di benevolenza prestabilito da tutta l’eternità in Cristo a favore di tutti gli uomini. Egli rivela pienamente il suo disegno inviando il suo Figlio prediletto, nostro Signore Gesù Cristo, e lo Spirito Santo" (2). È la Rivelazione soprannaturale vero nomine, detta "pubblica", conclusa con la morte dell’apostolo san Giovanni e dal cui deposito, racchiuso nella Tradizione e nella Scrittura, la fede della Chiesa ricava, sotto la guida e il controllo del Magistero, "cose nuove e cose antiche" (Mt. 13, 51), come lo scriba evangelico dal proprio tesoro.

3. Le rivelazioni private

Ma, "lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni dette "private", alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di "migliorare" o di "completare" la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa" (3).

Papa beato Giovanni XXIII (1958-1963), con relazione alle apparizioni della Vergine Immacolata a Lourdes, afferma: "Seguendo i Pontefici che, da un secolo, raccomandano ai cattolici di essere attenti al messaggio di Lourdes, Noi vi esortiamo ad ascoltare con semplicità di cuore e con rettitudine di spirito gli avvertimenti salutari — e sempre attuali — della Madre di Dio. Nessuno si meravigli, inoltre, di sentire i Pontefici Romani insistere su questa grande lezione spirituale trasmessa mediante la fanciulla di Massabielle" (4). Quindi lo stesso Sommo Pontefice spiega: "Se sono costituiti custodi e interpreti della Rivelazione divina, contenuta nella Sacra Scrittura e nella Tradizione, si assumono anche il dovere di raccomandare all’attenzione dei fedeli — quando, dopo maturo esame, lo ritengono opportuno per il bene generale — i lumi soprannaturali che a Dio piace dispensare liberamente a talune anime privilegiate, non per proporre nuove dottrine, ma per guidare la nostra condotta" (5), così citando e traducendo san Tommaso d’Aquino (1225 ca.-1274): "Et singulis temporibus non defuerunt aliqui prophetiae spiritum habentes, non quidem ad novam doctrinam fidei depromendam, sed ad humanorum actuum directiones", "E in ogni tempo non sono mancate persone dotate di spirito profetico, non per sviluppare una nuova dottrina di fede, ma per dirigere le azioni degli uomini" (6).

Dunque, si danno due tipi di profezia, afferma sempre san Tommaso commentando il Vangelo di san Matteo: "Ma di che cosa si tratta? Forse non vi sono stati profeti dopo Giovanni? Non leggiamo forse al capitolo 23, 34: "Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi?" e così via?

"Va detto che un profeta viene inviato per due ragioni: per confermare la fede e per correggere i costumi; nel libro dei Proverbi, 29, 18, si legge: "Quando manca il profeta, il popolo degrada". Per confermare la fede, come si trova in 1 Petr. 1, 10: "Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata, cercando d’indagare a quale momento o a quali circostanze accennasse lo Spirito di Cristo". Perciò la profezia serviva a questi due fini; ma ormai la fede è fondata, perché le promesse si sono compiute per mezzo di Cristo. Ma non è mai mancata, né mancherà mai, la profezia per correggere i costumi" (7).

Perciò il contenuto delle rivelazioni private, non costituendo deposito della fede, non è oggetto dell’atto di fede: in altri termini, non deve essere creduto di fede cattolica, ma può essere creduto di fede umana, soprattutto, ma non anzitutto, quando certificato e raccomandato dal Magistero. "Soprattutto" ma non "anzitutto" perché vi è un primato cronologico del sensus fidelium, analogo a quello che opera nell’"identificazione" del santo: l’esistenza di fedeli che ne chiedono l’intercessione induce la Chiesa gerarchica a interessarsi della "qualità" del fedele defunto, "qualità" proclamata solo dopo esser stata soprannaturalmente certificata dal miracolo, cioè dalla manifestazione verificata dell’eterogenesi dei mezzi.

Quindi, la rivelazione privata sta alla rivelazione pubblica nel rapporto in cui stanno, per esempio, la direzione spirituale e il sacramento della penitenza: quest’ultimo è celebrazione della giustizia e della misericordia divina; la prima costituisce orientamento, quindi esprime un giudizio morale sub condicione, in vista di tale celebrazione non solo nel sacramento, ma pure nei giudizi post mortem individuale e universale.

4. Gli avvenimenti di Fatima

Quanto accaduto a Fatima, in Portogallo, a tre pastorelli prima nel 1916, e poi, soprattutto, nel 1917, e quanto a esso ha fatto seguito nella vita dei veggenti ha natura di rivelazione privata.

Tale "accaduto" inizia nel 1916, quando per tre volte — in primavera, in estate e in autunno — a Lúcia de Jesus, alla beata Jacinta (1910-1920) e al beato Francisco Marto (1908-1919) compare l’Angelo della Pace o del Portogallo.

Ma il culmine di tale accaduto si ha nel 1917, nel corso del quale, con cadenza mensile, dal 13 maggio al 13 ottobre, una Signora, che appunto il 13 ottobre si qualificherà come la Madonna del Rosario, appare ai tre e trasmette loro un "segreto". E sempre il 13 ottobre l’apparizione è accompagnata da un fenomeno straordinario: la danza del sole, che intende certificare le apparizioni stesse, quindi l’autenticità del messaggio in esse trasmesso.

Altre indicazioni soprannaturali accompagnano la vita dei veggenti, con tratti, talora, di rivelazione "privata privata", cioè strettamente relativa alla loro santificazione personale (8).

5. Il "segreto" e le sue tre parti

"Il segreto — scrive suor Lucia nel 1941 — consta di tre cose distinte, due delle quali sto per rivelare".

a. La prima parte

"La prima dunque, fu la visione dell’inferno.

"La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell’incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento. E grazie alla nostra buona Madre del Cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Cielo (nella prima apparizione), altrimenti credo che saremmo morti di spavento e di terrore".

La traumatica visione trova la sua spiegazione nella seconda parte, nella quale viene illustrata. Merita comunque di essere notato come essa abbia svolto una felice funzione pedagogica almeno sui due veggenti più piccoli, Francesco e Giacinta, che, alla "scuola" di tanta Maestra, sono cresciuti in santità e riconosciuti dalla Chiesa come beati (9). Ma non mi posso esimere dal far notare che sono stati beatificati non perché hanno incontrato la Madonna, ma perché, avendola incontrata, si sono messi alla sua scuola, hanno accolto le sue indicazioni di direzione spirituale — "Fate quello che vi dirà" (Gv. 2, 5) —, hanno rispettato eroicamente i comandamenti del Figlio così provando di amarlo — "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti" (ibid. 14, 15) — e così meritando di rimanere in Dio Uno e Trino — "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (ibid. 14, 23) —; e tale esito è stato certificato dal miracolo.

b. La seconda parte

La seconda parte del segreto è costituita da una previsione, relativa alla storia del "mondo cristiano" e della Chiesa, che annuncia guerre e persecuzioni come castighi per un comportamento collettivo di offesa a Dio. E del castigo viene indicato lo strumento storico, la Russia, non in quanto terra o popolo, ma in quanto luogo dell’inculturazione di errori e veicolo di essi in tutto il mondo.

"In seguito alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bontà e tristezza:

"— Avete visto l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un’altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace".

c. La terza parte

Ed ecco, infine, la terza parte del segreto, la cui esistenza era nota contestualmente a quella delle altre due, ma che è stata "pubblicata" nel 2000 benché, a giudizio di suor Lucia, potesse esserla dal 1960.

"J.M.J.

"La terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria-Fatima.

"Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Ecc.za Rev.ma il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre.

"Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: "qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre". Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.

"Tuy-3-1-1944".

Le immagini e le figure del quadro possono essere lette sia tipicamente che specificamente, oppure in modo per così dire misto, a partire dalla dottrina del Magistero circa quanto rappresentano.

Cominciando dalla montagna ripida sulla quale sale quasi processionalmente una folla gerarchizzata, dal "Vescovo vestito di Bianco" ai fedeli, essa suggerisce tipicamente tutta la storia della Chiesa, che è salita a un Calvario, a un monte sulla cui vetta sta una croce. Si tratta di una storia il cui esito è drammatico (10), sì che i periodi di pace e di trionfo storico hanno le caratteristiche delle consolazioni nella vita spirituale, dell’eccezione piuttosto che della regola; infatti la regola è persecuzione indiretta ma anche diretta, implicita ma anche esplicita, amministrativa, ma che può pure giungere a esser cruenta. E la salita al Calvario prevede l’attraversamento della Città degli Uomini, cui è negata la perfezione come a ogni realtà di questo mondo e in quanto con un destino interno a questo mondo, intramondano, quindi una città strutturalmente "mezza in rovina"; anch’essa quindi — come la Chiesa e a maggior ragione rispetto a essa — caratterizzata da una pace precaria, con connotazione di eccezione e non di regola.

Si tratta di una Città che, nelle sue individuazioni storiche — entità morali fluide, dal centro certo ma dalla periferia incerta, definite da determinate comunità umane viventi in determinate epoche storiche e caratterizzate da determinate culture — vive fra la realizzazione del "nolumus hunc regnare super nos", "non vogliamo che costui venga a regnare su di noi" (Lc. 19, 14) e di quella della formula alternativa "volumus hunc regnare super nos", "vogliamo che costui venga a regnare su di noi", ben rappresentate dall’accoglienza trionfale del Messia in Gerusalemme e dalla sua incoronazione di spine; ed è Città esposta alla fine, alla "morte".

La scena della terza parte si svolge pure nell’imminenza di castighi operati dall’Angelo in un dialogo con la Madonna: lui pronto a punire, lei che chiede non sospensione di giudizio, implicito ex ipsa natura rei in ogni pensiero e in ogni fatto dal momento della loro concezione e realizzazione, ma di esecuzione della pena, quasi a rappresentare la convivenza e il dialogo in Dio fra la giustizia e la misericordia, convivenza e dialogo misteriosi per la riflessione degli uomini.

E la richiesta perenne di sospensione dell’esecuzione della pena conta sulla compensazione, sulla riparazione sociale operata dai martiri, il conferimento del cui sangue può soddisfare per le colpe dei morti, dei "morti alla grazia" solo che si "avvicinino", abbiano un moto di resipiscenza, di ritorno a Dio, individuale ma anche sociale (11).

Il quadro di fondo non pare congiunturale, anche se tollera una lettura congiunturale: la condizione della Chiesa e del mondo nel secolo XX, mentre riesce più agevole leggere in modo congiunturale la morte annunciata del "Vescovo vestito di Bianco", la parte non realizzata dell’immagine perché, evidentemente, deve aver trovato compensazione sufficiente per la divina giustizia nei martiri del secolo XX.

Ma, accanto all’estremo compenso in sangue, l’Angelo pronto a colpire, cioè pronto a eseguire la sentenza imposta dal comportamento offensivo nei confronti di Dio e della sua legge, suggerisce una forma ordinaria di martirio, che richiama reiteratamente e con voce forte: "Penitenza, Penitenza, Penitenza!". Accanto al martirio è quindi indicata nella mortificazione; e nella mortificazione completa — e almeno in questo senso "perfetta" —, sottintesa nella triplice reiterazione del termine "penitenza". Ancora: la penitenza — insegna da parte sua il Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 — non riguarda anzitutto opere esteriori, che per altro ne costituiscono quasi la prova, ma la conversione del cuore; è penitenza interiore, che può avere espressioni molto varie. "La Scrittura e i Padri insistono soprattutto su tre forme: il digiuno, la preghiera, l’elemosina, che esprimono la conversione in rapporto a se stessi, in rapporto a Dio e in rapporto agli altri. Accanto alla purificazione radicale operata dal Battesimo o dal martirio, essi indicano il mezzo per ottenere il perdono dei peccati, gli sforzi compiuti per riconciliarsi con il prossimo, le lacrime di penitenza, la preoccupazione per la salvezza del prossimo, l’intercessione dei santi e la pratica della carità che "copre una moltitudine di peccati" (1 Pt. 4, 8)" (12).

Quanto allo stile di vita spirituale, cioè alla devozione, e di dialogo con Dio, cioè alla preghiera, il messaggio suggerisce e raccomanda rispettivamente la devozione al Cuore Immacolato di Maria, da imitare con la pratica della "purezza del cuore" (13), e la recita del rosario, sempre, ma soprattutto il primo sabato di cinque mesi consecutivi, accompagnata dalla confessione, dalla comunione e dalla meditazione protratta per un quarto d’ora.

6. La "filosofia della storia" di sant’Agostino e il "segreto" di Fatima

La Rivelazione pubblica non si limita a integrare quanto acquisito dall’esperienza dell’uomo, organizzato dalla ragione, ma lo certifica anche in qualche suo aspetto particolarmente significativo. Esempio maggiore di questa certificazione è costituito dalla rivelazione pubblica del Decalogo, sintesi del diritto naturale inscritto nel cuore di ogni uomo, quindi identificabile con l’esperienza e descrivibile con la ragione (14).

Analogamente, la rivelazione privata sollecita attenzione ad aspetti della Rivelazione, poi riflessione su di essi, fino a portare alla messa in evidenza di "novità" contenute nel deposito della fede. Esempio maggiore dell’effetto di questa attenzione si può considerare la storia della devozione al Sacro Cuore e la teologia che con essa s’è intrecciata. Ma la rivelazione privata certifica anche comportamenti sociali, quale lo sforzo degli uomini per assimilare, cioè per render simile la città umana alla Città di Dio; nonché la riflessione sulla pendolarità non fatale, analoga alla peccabilità del singolo — che lo rende peccatore possibile, ma non certo —, della stessa Città degli Uomini fra la Città di Dio e la Città del Demonio (15).

"Proprio Agostino [354-430], grande dottore della Chiesa, primo fra tutti delineò ed elaborò la filosofia della storia — afferma Papa Leone XIII (1878-1903) nel 1883 —. Fra quanti sono venuti dopo, coloro che hanno fatto riferimento allo stesso Agostino come maestro e guida e si sono formati accuratamente sui suoi scritti e sulle sue meditazioni, hanno ottenuto risultati degni di menzione in questo settore. L’errore ha invece più e più volte distolto dal vero coloro che si sono allontanati dalle orme di un così grande uomo, perché nell’analizzare i percorsi e le vicende degli Stati non compresero le autentiche cause che regolano gli eventi umani" (16).

Ebbene, sant’Agostino sintetizza la propria "filosofia della storia", la propria riflessione sulla pendolarità non fatale cui facevo riferimento, in questi termini: "Due amori hanno costruito due città: l’amore di sé spinto fino al disprezzo di Dio ha costruito la città terrena, l’amore di Dio spinto fino al disprezzo di sé la città celeste" (17).

Dunque, gli uomini costruiscono — non solo nel senso di "fondano" ma anche in quello di "trasformano", di "danno una nuova forma" — città più o meno dissimili dalla Città di Dio, e quando la dissimiglianza si fa diametrale, per così dire e nella misura del possibile — infatti l’immagine e la somiglianza di Dio non sono radicalmente cancellabili nell’uomo —, la vita in questa città si fa invivibile, lo stesso vivere in questa città diventa un castigo.

Proprio in relazione al segreto di Fatima — generalmente in relazione a rivelazioni private — si è talora pensato che si trattasse in esso dell’annuncio di un castigo misterioso e soprannaturale, miracoloso, dimenticando che una città costruita senza Dio quando non contro Dio si sarebbe rivelata necessariamente una città contro l’uomo (18). Perfettamente comprendendo questa modalità per così dire ordinaria di punizione di un’umanità ribelle, Nicolás Gómez Dávila (1912-1994) scrive: "— Il mondo moderno non verrà castigato.

"È il castigo" (19); e per comprendere l’affermazione si deve distinguere fra "mondo moderno" e "mondo contemporaneo", cioè fra "mondo mondano" e mondo semplicemente attuale.

Ebbene, quando nella seconda e nella terza parte del segreto di Fatima si legge che gli uomini hanno troppo offeso Dio, cioè non hanno rispettato la sua legge, e che perciò Dio si appresta a punirli, e la punizione viene annunciata attraverso strumenti umani quali guerre e persecuzioni, si può pensare che tale "offender Dio" prepara la punizione, che "offendendo Dio" l’uomo si prepara la punizione; e che tale "offender Dio" allontana la Città degli Uomini dalla Città di Dio, le rende massimamente dissimili, quindi, attraverso la punizione, tale comportamento sociale è violentemente censurato, "la città va in rovina", e la metasociologia di sant’Agostino, la sua cosiddetta "filosofia della storia", è verificata e confermata.

7. La crisi nella Chiesa

Poiché ho fatto genericamente cenno a un’inadeguata lettura del segreto di Fatima e, parlandone, ho evocato i passi del messaggio nei quali è questione della persecuzione alla Chiesa, credo utile svolgere anche qualche considerazione relativa al mancato ritrovamento, nel testo della terza parte reso pubblico nel 2000, di riferimenti alla cosiddetta "crisi nella Chiesa", talora — inavvertitamente — indicata anche come "crisi della Chiesa". Di essa è stata questione soprattutto a partire dai primi anni postconciliari, quando la terza parte del segreto era ignota ed erano assolutamente lecite ipotesi al suo proposito (20). La denuncia della crisi nella Chiesa da parte della massima autorità ecclesiastica contribuiva a rendere verosimile l’ipotesi e misteriosa la non pubblicazione del testo di tale terza parte. Ma ora, evidentemente, tale ipotesi non può più aver corso.

Questo non significa assolutamente né che la terza parte del segreto sia stata manipolata — come qualcuno ha perfino ipotizzato, mostrandosi più affezionato appunto alle proprie ipotesi che alla verità dei fatti —, né che non vi sia stata e non vi sia crisi nella Chiesa. Le pubbliche dichiarazioni pontificie al riguardo, così come i corrispondenti giudizi e richiami, sono "fatti", non ipotesi interpretative della situazione intraecclesiale rese però ormai infondate dall’assenza di riferimenti nella terza parte del messaggio di Fatima. Purtroppo, un’inadeguata teologia della Chiesa impedisce di mettere a fuoco il fatto che l’autorevolezza di tali dichiarazioni del Magistero e di tali giudizi e richiami sulla situazione nella Chiesa è di gran lunga maggiore, qualitativamente incomparabile, sia di pur intelligenti e soffeete analisi di singoli fedeli, q ali — per esempio — quelle svolte da Romano Amerio (1905-1997) (21); sia di eventuali indicazioni contenute in rivelazioni private, che in tal caso verrebbero semplicemente a confermare giudizi del Magistero. In altri termini: Amerio può essere ignoto e il messaggio di una rivelazione privata può non essere accettato senza per questo cessare di essere cattolici, ma il Magistero deve — almeno in tesi — essere ascoltato; ancora, non leggere gli scritti di Amerio o non prestar fede a una rivelazione privata non è una colpa oggettiva, non prestare ascolto al Magistero, anche quello ordinario (22), sì.

Comunque, per chi ha avanzato l’ipotesi che la terza parte del segreto fosse relativa, o anche relativa, alla crisi nella Chiesa, il testo del messaggio non parla di merito ma di metodo, e parla tacendo: infatti, poiché nel testo del messaggio non si parla di tale crisi e poiché tale crisi esiste ed è attestata dal Magistero stesso, il messaggio "dice" non misteriosamente che, in proposito, il Magistero basta e avanza. E della crisi nella Chiesa parlano a loro modo sia la gran mole di documenti del Magistero — perché parlare tanto se non per tentare di fronteggiare, in conformità con la propria funzione, una grande disattenzione? —; sia il prodursi a pioggia delle stesse rivelazioni private a carattere monotematico, cioè incentrate sulla conversione: il loro proliferare e le loro stesse caratteristiche non indicano, forse, da un lato l’impellente necessità della correzione dei costumi, dall’altro il carente richiamo ordinario a tale conversione? Non intervengono forse sussidiariamente rispetto alla catechesi e alla pastorale ordinarie?

8. Il "segreto" di Fatima e il terzo millennio cristiano

Se il quadro di fondo, nei suoi aspetti congiunturali, si è esaurito — o è stato oggetto di un tanto pio quanto grave "atto di vandalismo" — con il crollo dell’impero socialcomunista e con il fallito — straordinariamente — attentato a Papa Giovanni Paolo II nel 1981, lo sfondo rimane, se letto tipicamente, così come rimangono parti della promessa, ugualmente condizionate, e l’indicazione della condizione della loro realizzazione.

La prima parte della promessa condizionata è indicata esplicitamente con la frase: "[...] la Russia si convertirà", la cui condizione è "la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati".

La seconda parte della promessa condizionata è quella nota con la formula: "Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà"; la condizione è la già nota alternativa al martirio: "Penitenza, Penitenza, Penitenza!".

L’esistenza di queste due parti non realizzate e delle rispettive condizioni rende almeno parziale, se non insufficiente, l’osservazione secondo cui il messaggio nella sua globalità sarebbe da leggere al passato, quindi esaurito. Diversa l’opinione di Papa Giovanni Paolo II, che parla di un’attualità sempre maggiore del messaggio stesso (23). È per certo ben coglibile — e ben comprensibile — in chi suggerisce una lettura storica, o comunque sbilanciata verso il passato anche se non solo al passato, l’intenzione di non alimentare "aspettative" circa la morte violenta futura di un Pontefice, in questo modo quasi istituzionalizzando una sorta di "tiro al Papa", e di non dare in qualche modo esca a una considerazione così costruita: poiché ci si trova di fronte a una "profezia non realizzata", essa si può trasformare in un’aspettativa "confortata" — per così dire — dalla mancata realizzazione della previsione condizionata.

Inoltre, l’ipotesi relativa all’attualità permanente del messaggio o di parte di esso — "permanente" non nel senso di perenne, ma in quello di "ancora perdurante" — trova conforto non solo nella pubblicazione della terza parte del segreto per volontà di Papa Giovanni Paolo II e nel "fatto" costituito dalla celebrazione dell’atto di affidamento del terzo millennio alla Madonna (24), ma dalla presenza nell’occasione, voluta dallo stesso Pontefice, dell’Immagine della Beata Vergine del Rosario di Fatima. Che sta palesemente, "fisicamente" a indicare la permanente vigenza del messaggio, oltre le parti che hanno in qualche modo trovato realizzazione.

9. I problemi della "consacrazione" della Russia e dell’"affidamento"

Le considerazioni precedenti costituiscono, quindi offrono, occasione per svolgerne altre, anzitutto relative alla conformità della consacrazione della Russia realizzata da Papa Giovanni Paolo II nel 1984 rispetto alla richiesta della Madonna nel 1917; quindi all’ondeggiante uso dei termini "consacrazione" e "affidamento" nella titolazione nelle diverse lingue dell’Atto di affidamento alla Beata Vergine Maria (25).

a. La consacrazione della Russia

Quanto al primo problema, credo che esso cada sotto la considerazione ben espressa da suor Lucia, secondo la quale a lei tocca certificare i fatti di cui è stata testimone e, fra essi, la "lettera" del messaggio, magari aggiungendo — quando richiesta dall’autorità ecclesiastica competente — anche la propria impressione al proposito, mentre alla Chiesa, nella sua articolazione gerarchica, compete interpretarli (26). Anche nell’ipotesi che la "lettera" sia stata in qualche modo disattesa, la sostanziale correttezza della sua interpretazione è stata confermata dall’esito dei gesti compiuti: infatti comunque, in modo esauriente o meno, qualcosa del comportamento richiesto dalla Madonna è certamente stato fatto e qualcosa altrettanto certamente è accaduto. Per completezza rispetto a quanto richiamato, ricordo che, a partire dal 1984, poi formalmente nel 1989 (27), suor Lucia è venuta esprimendo un giudizio di adeguatezza in relazione all’atto di affidamento compiuto in quell’anno. Comunque, se dalla dimensione di quanto è accaduto si può evincere — secondo la logica umana — la dimensione di quanto è stato fatto, e non sembra poco, non va in ogni modo assolutamente dimenticata la natura del messaggio, che intende orientare e non sostituire l’orientando, il diretto spiritualmente: dice cioè relazione alla condizione dell’orientando davanti a Dio e non annuncia una salvezza miracolosa e tanto meno promette una salvezza immeritata. Circa quanto è accaduto, merita di esser notato che, se la Russia non si è convertita, dal 1989 è però possibile fare missione in essa — benché con qualche difficoltà per certo sgradevole, ma assolutamente non paragonabile a quelle del periodo precedente —, cioè collaborare alla sua conversione; relativamente al Pontefice, attaccato con metodi e con mezzi nuovi e vecchi — con "colpi di arma da fuoco e frecce" — l’attentato si è prodotto, ma non è stato mortale.

b. "Consacrazione" o "affidamento"?

Quanto al secondo problema, relativo all’uso del termine "affidamento" piuttosto che di "consacrazione", "render sacro", credo si debba anzitutto notare come, sia nei documenti di Papa Pio XII — che non ignora "affidamento" — che in quelli di Papa Giovanni Paolo II, tale uso sia di affiancamento retorico se non di endiadi e non mai alternativo, comunque tale da autorizzare l’ipotesi di una scelta diversa da quella di natura terminologica; quindi mi pare si possa affermare, oltre le specificità lessicali e fraseologiche di ogni lingua, che il problema è venuto acquistando sempre maggior rilievo a causa di un contesto socio-culturale quale quello attuale in cui non mancano, per dire il meno, derive sia panteistiche — "tutto è Dio" — che teopanistiche — "Dio è tutto" —, benché in entrambi i casi si tratti di derive "deboli", consonanti con la temperie culturale del nostro tempo. Ergo, ogni termine che possa lasciar intendere una divinizzazione del reale espone al rischio di fraintendimento, che cancella o almeno trascura l’esito positivo dell’unica secolarizzazione corretta, quella operata non dal secolarismo ma dal cristianesimo, che ha distinto il Creatore dalla creazione, conservando la nozione del carattere divino del creato in quanto opera di Dio, ma negando assolutamente che il creato sia Dio, così in un certo senso "sconsacrandolo", "secolarizzandolo". Attenzione analoga si può riscontrare nella titolazione delle Congregazioni vaticane, dalla quale è stato via via tolto l’aggettivo "sacra", e — soprattutto — nel documento della Congregazione per la Dottrina della Fede su alcuni aspetti della meditazione cristiana Orationis formas (28). Ebbene, lo sforzo ivi profuso per "salvare" dal naufragio semantico e dottrinale la nozione del carattere personale di Dio e dell’uomo e la natura del loro dialogo, cioè della preghiera, è analogo allo sforzo che, servendosi del termine "affidamento", commendatio, anziché del termine "consacrazione", consecratio, sottolinea il carattere interpersonale — sarei tentato di dire "feudale" — delle relazioni fra Dio, la Madre di Dio e l’uomo, non per escludere la divinizzazione, ma per negare che tale divinizzazione possa essere sostanziale e per sottolineare che il "santo" è tale perché Dio, con il suo consenso e con la sua collaborazione, lo ha "santificato". A maggior ragione, il distinguo s’impone quando si tratta di un tempo e di un’umanità, perché di essi è questione nell’atto di affidamento del terzo millennio e dell’umanità nel e del terzo millennio: comunque, la "prudenza terminologica" viene utilizzata non perché non esista un tempo sacro, ma nell’intento di favorire la comprensione della distinzione non solo fra un tempo storico, ma fra il tempo storico tutto, quello della storia sacra e quello liturgico.

10. La "legge dell’ascesa" e la "legge della discesa"

Ho evocato la filosofia della storia di sant’Agostino, indicata come modello da Papa Leone XIII. Quindi ho proposto di leggere il messaggio di Fatima anche come applicazione, perciò come certificazione di tale filosofia e del comportamento sociale, cioè di gruppi umani, che essa richiama, un comportamento sociale che può essere offensivo di Dio e della sua legge, quindi qualificabile come "peccato sociale", oppure, in alternativa, a lode di Dio e orientato al rispetto della sua legge.

"Parlare di peccato sociale vuol dire, anzitutto — insegna Papa Giovanni Paolo II —, riconoscere che, in virtù di una solidarietà umana tanto misteriosa e impercettibile quanto reale e concreta, il peccato di ciascuno si ripercuote in qualche modo sugli altri. È, questa, l’altra faccia di quella solidarietà che, a livello religioso, si sviluppa nel profondo e magnifico mistero della comunione dei santi, grazie alla quale si è potuto dire che "ogni anima che si eleva, eleva il mondo". A questa legge dell’ascesa corrisponde, purtroppo, la legge della discesa, sicché si può parlare di una comunione del peccato, per cui un’anima che si abbassa per il peccato abbassa con sé la Chiesa e, in qualche modo, il mondo intero. In altri termini, non c’è alcun peccato, anche il più intimo e segreto, il più strettamente individuale, che riguardi esclusivamente colui che lo commette. Ogni peccato si ripercuote, con maggiore o minore veemenza, con maggiore o minore danno, su tutta la compagine ecclesiale e sull’intera famiglia umana. Secondo questa prima accezione, a ciascun peccato si può attribuire indiscutibilmente il carattere di peccato sociale" (29).

Ma vi è una seconda accezione dell’espressione "peccato sociale".

"Alcuni peccati, però — prosegue infatti il Sommo Pontefice —, costituiscono, per il loro oggetto stesso, un’aggressione diretta al prossimo e — più esattamente, in base al linguaggio evangelico — al fratello. Essi sono un’offesa a Dio, perché offendono il prossimo. A tali peccati si suole dare la qualifica di sociali, e questa è la seconda accezione del termine. In questo senso è sociale il peccato contro l’amore del prossimo, tanto più grave nella legge di Cristo, perché è in gioco il secondo comandamento, che è "simile al primo". È egualmente sociale ogni peccato commesso contro la giustizia nei rapporti sia da persona a persona, sia dalla persona alla comunità, sia ancora dalla comunità alla persona. È sociale ogni peccato contro i diritti della persona umana, a cominciare dal diritto alla vita, non esclusa quella del nascituro, o contro l’integrità fisica di qualcuno; ogni peccato contro la libertà altrui, specialmente contro la suprema libertà di credere in Dio e di adorarlo; ogni peccato contro la dignità e l’onore del prossimo. Sociale è ogni peccato contro il bene comune e contro le sue esigenze, in tutta l’ampia sfera dei diritti e dei doveri dei cittadini" (30).

Viene infine una terza accezione.

"La terza accezione di peccato sociale riguarda i rapporti tra le varie comunità umane. Questi rapporti non sempre sono in sintonia col disegno di Dio, che vuole nel mondo giustizia, libertà e pace tra gli individui, i gruppi, i popoli. Così la lotta di classe, chiunque ne sia il responsabile e, a volte, il codificatore, è un male sociale. Così la contrapposizione ostinata dei blocchi di nazioni e di una nazione contro l’altra, dei gruppi contro altri gruppi in seno alla stessa nazione, è pure un male sociale. In ambedue i casi, ci si può chiedere se si possa attribuire a qualcuno la responsabilità morale di tali mali e, quindi, il peccato. Ora si deve ammettere che realtà e situazioni, come quelle indicate, nel loro generalizzarsi e persino ingigantirsi come fatti sociali, diventano quasi sempre anonime, come complesse e non sempre identificabili sono le loro cause. Perciò, se si parla di peccato sociale, qui l’espressione ha un significato evidentemente analogico. In ogni caso, il parlare di peccati sociali, sia pure in senso analogico, non deve indurre nessuno a sottovalutare la responsabilità dei singoli, ma vuol essere un richiamo alle coscienze di tutti, perché ciascuno si assuma le proprie responsabilità, per cambiare seriamente e coraggiosamente quelle nefaste realtà e quelle intollerabili situazioni" (31).

11. La Contro-Rivoluzione del secolo XXI

a. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica si legge che "la società è indispensabile alla realizzazione della vocazione umana. Per raggiungere questo fine è indispensabile che sia rispettata la giusta gerarchia dei valori che "subordini le dimensioni materiali e istintive a quelle interiori e spirituali" (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 36)" (32). Infatti, "lo scambio dei mezzi con i fini, porta a dare valore di fine ultimo a ciò che è soltanto un mezzo per concorrervi, oppure a considerare delle persone come puri mezzi in vista di un fine, genera strutture ingiuste che "rendono ardua e praticamente impossibile una condotta cristiana conforme ai comandamenti del Divino Legislatore" (Pio XII, discorso del 1° giugno 1941)" (33). Questa condizione sollecita attenzione all’interagire di persona e società: "Occorre dunque far leva sulle capacità spirituali e morali della persona e sull’esigenza della sua conversione interiore, per ottenere cambiamenti sociali che siano realmente a suo servizio. La priorità riconosciuta alla conversione del cuore non elimina affatto, anzi impone l’obbligo di apportare alle istituzioni e alle condizioni di vita, quando esse provochino il peccato, i risanamenti opportuni, perché si conformino alle norme della giustizia e favoriscano il bene anziché ostacolarlo" (34).

Papa Giovanni Paolo II insegna pure: "Cristo conferma l’esistenza dello spirito maligno e del suo regno, che si lascia guidare con un proprio programma. Questo programma esige una stretta logica dell’azione, una logica tale che il "regno del male" possa reggere. Anzi che possa svilupparsi negli uomini ai quali è indirizzato. Satana non può agire contro il proprio programma, non può lo spirito maligno cacciare lo spirito maligno. [...]

"[...]. La lotta tra il regno del male, dello spirito maligno, e il Regno di Dio [...] non è cessata, non è finita. È entrata soltanto in una tappa nuova, anzi nella tappa definitiva. In questa tappa la lotta perdura nelle generazioni sempre nuove della storia umana.

"[...] questa lotta perdura anche ai nostri tempi? Sì. Perdura certamente. Anzi si sviluppa a misura della storia dell’umanità nei singoli popoli e nazioni. Essa perdura anche in ognuno di noi. E seguendo questa storia, compresa la nostra contemporaneità, possiamo anche definire in che modo il regno dello spirito maligno non è diviso, ma per diverse vie cerca un’unità d’azione nel mondo, cerca di produrre i suoi effetti sull’uomo, sugli ambienti, sulle famiglie, sulle società" (35).

b. La descrizione dello scontro, che permane, fra il Regno di Dio e quello dello spirito maligno, e — in questo quadro — della "legge della discesa", che coinvolge tutti a partire dai singoli — legge "teorizzata", cioè "contemplata" da sant’Agostino nel materiale storico a sua disposizione e verificata a Fatima per la civiltà occidentale e cristiana nel secolo XX, cioè per la Cristianità romano-germanica — suggerisce non solo l’esistenza di una corrispondente "legge dell’ascesa", ma la sua relazione — fra l’altro — con un’ascetica sociale (36).

Si tratta di quell’ascetica sociale che la scuola cattolica contro-rivoluzionaria — sia nella sua patristica ottocentesca che nella sua scolastica novecentesca — chiama appunto Contro-Rivoluzione in quanto processo inteso a contrastare la Rivoluzione, il motore e il processo in cui si realizza la "legge della discesa". Il dramma storico comporta lo scontro fra il mysterium iniquitatis e il mysterium pietatis, la cui vittoria implica a sua volta il mysterium crucis, che si celebra sulla cima del Calvario.

"L’ideale della Contro-Rivoluzione consiste — sintetizza un maestro di questa scuola di pensiero e d’azione culturale, Plinio Corrêa de Oliveira —, dunque, nel restaurare e nel promuovere la cultura e la civiltà cattolica. Queste tesi sarebbero enunciate in modo insufficiente se non comprendessero una definizione di che cosa intendiamo con "cultura cattolica" e con "civiltà cattolica". [...]

"Un’anima in stato di grazia è, in grado maggiore o minore, in possesso di tutte le virtù. Illuminata dalla fede, dispone degli elementi per formarsi l’unica visione vera del mondo.

"L’elemento fondamentale della cultura cattolica è la visione del mondo elaborata secondo la dottrina della Chiesa. Questa cultura comprende non solo l’istruzione, che è il possesso dei dati d’informazione necessari a una tale elaborazione, ma un’analisi e un coordinamento di questi dati secondo la dottrina cattolica. Essa non si limita al campo teologico o filosofico o scientifico, ma abbraccia tutto il sapere umano, si riflette nell’arte e implica l’affermazione di valori che impregnano tutti gli aspetti dell’esistenza.

"Civiltà cattolica è l’ordinamento di tutte le relazioni umane, di tutte le istituzioni umane, e dello stesso Stato, secondo la dottrina della Chiesa" (37).

"È necessario aggiungere — osserva lo stesso autore alla fine degli anni Cinquanta del secolo XX — che la Contro-Rivoluzione, così concepita, non è e non può essere un movimento che vive fra le nuvole, che combatte fantasmi. Deve essere la Contro-Rivoluzione del secolo XX, diretta contro la Rivoluzione così come oggi in concreto esiste e, quindi, contro le passioni rivoluzionarie come oggi divampano, contro le idee rivoluzionarie come oggi sono formulate, contro gli ambienti rivoluzionari come oggi si presentano, contro l’arte e la cultura rivoluzionarie come oggi sono, contro le correnti e gli uomini che, a qualsiasi livello, sono attualmente i fautori più attivi della Rivoluzione. La Contro-Rivoluzione non è, dunque, una semplice retrospettiva dei danni causati dalla Rivoluzione nel passato, ma uno sforzo per sbarrarle la strada nel presente" (38).

L’attualizzazione di questo sforzo comporta, per esempio, l’osservazione del fatto per cui, in determinate stagioni storiche, l’opera della Rivoluzione consiste nel ridurre in frantumi le strutture e le istituzioni che in qualche modo esonerano l’uomo da generiche difficoltà della vita, mentre in epoche di frantumazione realizzata tale opera si rivela intesa a impedire la costruzione di rifugi, cioè d’istituzioni e di strutture che aiutino la vita dell’uomo, individuale e sociale.

Dunque, se la Rivoluzione è il motore e il processo in cui si realizza la "legge della discesa", la Chiesa opera per la conoscenza e la pratica della "legge dell’ascesa", della quale una cultura e una civiltà cristiane costituiscono premessa e condizione soprattutto per i minores. "[...] alla fine dell’Antichità — ricordava Papa Giovanni Paolo II nel 1997 —, i cristiani, che vivevano in una cultura alla quale dovevano molto, la trasformarono dall’interno e la permearono di uno spirito nuovo. Quando questa cultura fu minacciata, la Chiesa, con Atanasio, Giovanni Crisostomo, Ambrogio, Agostino, Gregorio Magno e molti altri, trasmise l’eredità di Gerusalemme, di Atene e di Roma per dar vita a un’autentica civiltà cristiana. Con le imperfezioni inerenti a ogni opera umana, fu l’occasione di una riuscita sintesi fra la fede e la cultura.

"Ai nostri giorni, questa sintesi è spesso assente e la rottura fra il Vangelo e la cultura è "senza dubbio il dramma della nostra epoca" (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, n. 20). Si tratta di un dramma per la fede perché, in una società in cui il cristianesimo sembra assente dalla vita sociale e la fede relegata nella sfera del privato, l’accesso ai valori religiosi diviene più difficile, soprattutto per i poveri e per i piccoli, cioè per la grande maggioranza del popolo, che impercettibilmente si secolarizza, sotto la pressione dei modelli di pensiero e di comportamento diffusi dalla cultura dominante. L’assenza di una cultura che li sostenga impedisce a questi piccoli di accedere alla fede e di viverla pienamente.

"Questa situazione è anche un dramma per la cultura che, a causa della rottura con la fede, attraversa una crisi profonda. [...].

"[...] In questa fine di secolo è fondamentale riaffermare la fecondità della fede nell’evoluzione di una cultura. Solo una fede fonte di decisioni spirituali radicali è capace di agire sulla cultura di un’epoca. Così, l’atteggiamento di san Benedetto, un patrizio romano che abbandonò una società invecchiata e si ritirò nella solitudine, nell’ascesi e nella preghiera, fu determinante per la crescita della civiltà cristiana" (39).

"La fede in Cristo — insisteva il Sommo Pontefice — dona alle culture una dimensione nuova, quella della speranza del Regno di Dio. I cristiani hanno la vocazione d’inserire al centro delle culture questa speranza di una terra nuova e di cieli nuovi. Infatti, quando la speranza svanisce, le culture muoiono. Ben lungi dal minacciarle o dall’impoverirle, il Vangelo apporta loro un supplemento di gioia e di bellezza, di libertà e di significato, di verità e di bontà.

"Siamo tutti chiamati a trasmettere questo messaggio con un discorso che l’annunci, un’esistenza che lo testimoni, una cultura che lo faccia irraggiare. Infatti il Vangelo porta la cultura alla perfezione e la cultura autentica è aperta al Vangelo. Il lavoro consistente nel donarli l’uno all’altro dovrà essere costantemente ripreso" (40).

Quindi Contro-Rivoluzione implicita è ogni opera orientata alla realizzazione di tali civiltà e cultura attraverso la "ripresa" dell’incontro fra fede e cultura, mentre la stessa azione è esplicita quando esiste consapevolezza dello "scontro di civiltà" (41) e adeguata attenzione anche alle sue dimensioni istituzionali: in entrambi i casi si tratta di possibili, significative espressioni di quell’elemosina cui incita il Catechismo della Chiesa Cattolica e a proposito della quale vale la pena di ricordare che beneficato dall’elemosina non è solo chi la riceve, ma anzitutto chi la fa.

12. L’"Atto di affidamento alla Beata Vergine Maria"

"Dalla Cova da Iria sembra emanare — affermava il Santo Padre nel 1991 — una luce piena di speranza che riguarda i fatti caratterizzanti la fine di questo secondo millennio. [...] Essa [...] spinge ad agire con coraggio per la nuova evangelizzazione del continente europeo, tentato da un vasto movimento ateo teorico e pratico che sembra voler costruire una nuova civiltà materialista" (42).

Dunque, nel "quadro grande" costituito dallo scontro fra il Regno di Dio e quello dello spirito maligno, dalla lotta fra la Città di Dio — di cui la Chiesa è germe e inizio (43) — e la Città del Demonio, la Città dell’Uomo, in cammino verso la civiltà cristiana nel terzo millennio (44), attende "veri operai della restaurazione sociale" (45), promotori — nel "quadro piccolo" della ""nuova evangelizzazione" o "ri-evangelizzazione"" (46) — d’ascetica sociale, "penitenti", cioè convertiti e convertitori, con l’esempio e attraverso la costruzione di ambienti favorevoli alla conversione. Ma un’ascetica individuale e sociale autentica, quindi non solo volontaristica e perciò naturalistica, è un’ascetica che conosce l’indispensabilità della grazia — "[...] senza di me non potete far nulla" (Gv. 15, 5) — e del ricorso alla Dispensatrice della grazia per divina disposizione, Maria, Mater divinae gratiae.

L’8 ottobre 2000, in piazza san Pietro, nel corso della concelebrazione per il Giubileo dei Vescovi, Papa Giovanni Paolo II, affidando il millennio venturo a Maria in presenza dell’Immagine della Madonna di Fatima, ha riproposto la prospettiva drammatica della storia degli uomini: "Oggi — ha detto — come mai nel passato,
"l’umanità è a un bivio" (47). E, di fronte alla permenente alternativa fra decalogo e antidecalogo (48), ha concluso "A Te, aurora della salvezza, consegniamo
"il nostro cammino nel nuovo Millennio,
"perché sotto la tua guida
"tutti gli uomini scoprano Cristo,
"luce del mondo ed unico Salvatore,
"che regna col Padre e lo Spirito Santo
"nei secoli dei secoli. Amen" (49).

***
NOTE

(1) Catechismo della Chiesa Cattolica, 50; cfr. un’acuta riflessione sulla relazione fra la ragione naturale e la Tradizione o Rivelazione Primordiale, in Rafael Luis Breide Obeid, Política y Sentido de la Historia, capitolo primo, La Tradición Primordial y la Encíclica "Fides et Ratio", Folia Universitaria. Universitad Autónoma de Guadalajara, Guadalajara, Jalisco, México 2000, pp. 19-41; cfr. pure, un testo ormai "classico": Josef Pieper (1904-1997), Perché la tradizione, in Studi Cattolici. Mensile di studi e di attualità, anno XX, n. 181, Milano marzo 1976, pp. 163-169; e Idem, Perché la tradizione (2), ibid., anno XX, n. 182-3, Milano aprile-maggio 1976, pp. 255-259, soprattutto pp. 258-259.

(2) Catechismo della Chiesa Cattolica, 50.

(3) Ibid., 67.

(4) Beato Giovanni XXIII, Radiomessaggio a tutti i fedeli riuniti in Lourdes per la solenne chiusura del primo centenario delle Apparizioni di Maria Immacolata, del 18-2-1959, in Discorsi Messaggi Colloqui del Santo Padre Giovanni XXIII, vol. I, II, pp. 154-160 (p. 158).

(5) Ibidem.

(6) San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, IIa IIae, q. 174, a. 6, ad 3um.

(7) Idem, Super Evangelium Sancti Matthaei lectura, c. XI, v. 13, ed. Marietti, n. 924.

(8) Cfr. un’esposizione sintetica dei fatti, in Antonio Augusto Borelli Machado, Fatima: Messaggio di Tragedia o di Speranza? Con la terza parte del segreto, trad. it., Luci sull’Est, Roma 2000; ed elementi di documentazione, in Memorie di Suor Lucia, vol. I, a cura di Luigi Kondor S.V.D., con introduzione e note di Joaquín María Alonso C.M.F. (1913-1981), trad. it., Segretariado dos Pastorinhos, Fatima 1998; e in Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di Suor Lucia, con presentazione e note di António Maria Martins S.J. (1918-1997), 4a ed. aggiornata, trad. it., Queriniana, Brescia 1999; cfr. pure l’essenziale documentazione commentata in Congregazione per la Dottrina della Fede, Il messaggio di Fatima, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000, raccolta dalla quale sono tratti tutti i brani del messaggio senza rimando. Del fascicolo curato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, cfr. anche le edizioni pubblicate da Paoline, Milano 2000 e da Marietti 1820, Genova 2000, perché rispettivamente introdotte da mons. Rino Fisichella, vescovo ausiliare di Roma, e dal card. Andrzej Maria Deskur, presidente della Pontificia Accademia dell’Immacolata.

(9) Cfr. Giovanni Paolo II, Omelia nella Messa di beatificazione dei pastorelli Francesco e Giacinta, del 13-5-2000, n. 6, in supplemento a L’Osservatore Romano, del 17-5-2000, e in questo stesso fascicolo di Cristianità, pp. 36-38 (p. 38).

(10) Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 675-677.

(11) Cfr. la proposta interpretativa in A. A. Borelli Machado, Fatima: Messaggio di Tragedia o di Speranza? Con la terza parte del segreto, cit., pp. 52-53, nota 17; cfr. pure Pio XII (1939-1958), Discorso a un gruppo di pellegrini del Grand Retour, del 22-11-1946, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. VIII, pp. 319-324.

(12) Ibid., 1434.

(13) Cfr. ibid., 2517-2519, soprattutto 2518.

(14) Cfr. ibid., 2070.

(15) Cfr. card. Charles Journet (1891-1974), Teologia della Chiesa, cap. VII, § IV, La città di Dio e il mondo, trad. it., Marietti, Torino 1965, pp. 293-307, soprattutto pp. 304-307; più ampiamente, Idem, L’Église du Verbe Incarné, vol. III, Essai de théologie de l’histoire du salut, Desclée de Brouwer, Bruges 1969, cap. I, § III, Les trois cités: celle de Dieu, celle de l’homme, celle du diable, pp. 63-93; cfr. pure Roger-Thomas Calmel O.P. (1914-1975), Per una teologia della storia, cap. 1, Le tre città impegnate nella storia, trad. it., Borla, Leumann (Torino) 1967, pp. 17-39.

(16) Leone XIII, Epistola Saepenumero considerantes, del 18-8-1883, in Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740, vol. V, Leone XIII (1878-1903). Parte prima: 1878-1891, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1996, pp. 158-165 (p. 163); cfr. mons. Giuseppe Amari, Il concetto di storia in Sant’Agostino, con prefazione di Pedro de Leturia S.J. (1891-1955), Edizioni Paoline, Roma 1950, soprattutto pp. 134-178.

(17) Sant’Aurelio Agostino, La Città di Dio, libro XIV, paragrafo 28, trad. it., con introduzione, note e appendici di Luigi Alici, Rusconi, Milano 1990, pp. 691-692 (p. 691).

(18) Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso durante la veglia con i giovani al Parc-des-Princes, del 1°-6-1980, n. 6, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. III, 1, pp. 1608-1616 (p. 1616).

(19) Nicolás Gómez Dávila, Escolios a un texto implícito, vol. II, Instituto Colombiano de Cultura, Santa Fe de Bogotá 1977, p. 344.

(20) Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), Fatima in una visione d’insieme, in Cristianità, anno IV, n. 17-18, maggio-agosto 1976, pp. 2-4; Antonio Augusto Borelli Machado, Il messaggio di Fatima e la crisi nella Chiesa, trad. it., in Idem, Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di suor Lucia, trad. it., Cristianità, Piacenza 1977, pp. 73-79; e il mio "Verità su Fatima", in Cristianità, anno XIX, n. 193-194, maggio-giugno 1991, pp. 3-4; trascritti in questo stesso fascicolo di Cristianità rispettivamente alle pp. 47-51, 52-55 e 56-58. Sulla "crisi nella Chiesa" nel Magistero, cfr. un’antolgia di denunce nel mio Dal Concilio Ecumenico Vaticano II al secondo Sinodo straordinario, ibid., anno XIII, n. 126, ottobre 1985, pp. 3-4.

(21) Cfr. Romano Amerio, Iota unum. Studio sulle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, Riccardo Ricciardi Editore, Milano-Napoli 1985; e Idem, Stat Veritas. Seguito a "Iota unum", Riccardo Ricciardi Editore, Milano-Napoli 1997; cfr. pure la recensione della prima opera, di Giandomenico Mucci S.J., in La Civiltà Cattolica, anno 137, quaderno 3273, del 1°-11-1986, pp. 300-301.

(22) Cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, del 21-11-1964, n. 25.

(23) Cfr. Giovanni Paolo II, Omelia nella Messa a Fatima, del 13-5-1982, n. 11, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. V, 2, pp. 1567-1577 (p. 1575), in questo stesso fascicolo di Cristianità, pp. 26-30 (p. 29).

(24) Cfr. Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice (a cura di), Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Santo Padre Giovanni Paolo II per il Giubileo dei Vescovi. Piazza San Pietro, 8 ottobre 2000. Domenica XXVII del Tempo "Per Annum". Anno Santo, p. 67.

(25) Cfr. ibid., pp. 69-94.

(26) Cfr. Colloquio avuto con Suor Maria Lúcia de Jesus e do Coração Imaculado [da S. E. mons. Tarcisio Bertone S.D.B., Arcivescovo emerito di Vercelli, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 27-4-2000, nel Carmelo di Coimbra], in Congregazione per la Dottrina della Fede, Il messaggio di Fatima, cit., pp. 28-29 (p. 29).

(27) Cfr. T. Bertone S.D.B., Presentazione, ibid., pp. 3-10 (p. 8).

(28) Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera "Orationis formas" ai vescovi della Chiesa Cattolica su alcuni aspetti della meditazione cristiana (15 ottobre 1989), con presentazione di S. E. mons. Alberto Bovone, introduzione di S. E. il cardinale Joseph Ratzinger, commenti di Antonio Sicari, Angelo Scola, Jesús Castellano Cervera, Mariasusai Dhavamony, Cornelio Del Zotto, Tomáš Špidlík e Jos Janssens, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1991.

(29) Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Reconciliatio et paenitentia circa la riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa oggi, del 2-12-1984, n. 16.

(30) Ibidem.

(31) Ibidem.

(32) Catechismo della Chiesa Cattolica, 1886.

(33) Ibid., 1887.

(34) Ibid., 1888.

(35) Giovanni Paolo II, Omelia nella Messa in preparazione alla Pasqua per gli universitari, del 26-3-1981, n. 3, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. IV, 1, pp. 784-793 (pp. 788-789).

(36) Cfr. i miei La "buona battaglia" di Alleanza Cattolica per la maggiore gloria di Dio anche sociale, in Cristianità, anno XI, n. 100, agosto-settembre-ottobre 1983, pp. 3-5, poi ibid., anno XXVIII, n. 300, luglio-agosto 2000, pp. 31-34; e La Contro-Rivoluzione e le libertà, ibid., anno xix, n. 199, novembre 1991, pp. 6-12.

(37) P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, con lettere di encomio di S. E. mons. Romolo Carboni [1911-1999], arcivescovo titolare di Sidone e nunzio apostolico, e con un saggio introduttivo su L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, di Giovanni Cantoni, parte I, capitolo VII, 2, B, 3a ed. it. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1977, pp. 96-97.

(38) Ibid., parte II, capitolo I, 3, pp. 123-124.

(39) Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, del 14-3-1997, nn. 1-4, in L’Osservatore Romano, 15-3-1997.

(40) Ibid., n. 5.

(41) Cfr. Samuel P. Huntington, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, trad. it., Garzanti, Milano 2000.

(42) Giovanni Paolo II, Discorso ai presuli della Conferenza Episcopale Portoghese, del 12-5-1991, n. 5, in Insegnamenti Giovanni Paolo II, vol. XIV, 1, pp. 1220-1227 (pp. 1224-1225).

(43) Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Dominus Iesus circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa, del 6-8-2000, nn. 18-19.

(44) Cfr. il mio Alleanza Cattolica "cum Petro", "sub Petro", verso la civiltà cristiana nel terzo millennio, in Cristianità, anno XXVIII, n. 300, luglio-agosto 2000, pp. 3-4 e 29-30.

(45) San Pio X (1903-1914), La concezione secolarizzata della democrazia. Lettera agli Arcivescovi e ai Vescovi francesi "Notre charge apostolique", del 25-8-1910, n. 44, trad. it. Cristianità, Piacenza 1993, p. 36.

(46) Giovanni Paolo II, Enciclica circa la permanente validità del mandato missionario Redemptoris missio, del 7-12-1990, n. 33.

(47) Idem, Atto di affidamento alla Beata Vergine Maria, dell’8-10-2000, n. 3, in L’Osservatore Romano, 9/10-10-2000, in questo stesso fascicolo di Cristianità, pp. 40-41 (p. 41).

(48) Cfr. beato Giovanni XXIII, Radiomessaggio Natalizio ai fedeli e ai popoli del mondo intero, del 22-12-1960, in Discorsi Messaggi Colloqui del Santo Padre Giovanni XXIII, vol. III, pp. 81-94 (p. 90).

(49) Giovanni Paolo II, Atto di affidamento alla Beata Vergine Maria, dell’8-10-2000, cit., n. 5, in questo stesso fascicolo di Cristianità, p. 41.

Fonte: Contro la leggenda nera (http://www.kattoliko.it/leggendanera/chiesa/cantoni_fatima02.htm).

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Augustinus
12-05-04, 23:50
Riportiamo il testo, opportunamente adattato, della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de "il Timone", ha tenuto a Radio Maria, giovedì 6 maggio, durante la "Serata Sacerdotale" condotta da don Tino Rolfi. Conserviamo lo stile colloquiale e la divisione in paragrafi numerati, utilizzata per i suoi appunti dall'autore

1. Questa conversazione vuole essere prima di tutto un omaggio - che mi permetto di fare anche a nome degli amici radioascoltatori - a Maria, alla Vergine Madre di Dio, alla nostra Madre che è nel Cielo. Mi pare un omaggio doveroso, anche perché siamo nel mese di maggio, mese che la Chiesa dedica a Maria.
2. Il titolo di questa conversazione può essere formulato in questo modo: "le lezioni di Fatima".
3. Intendo offrire in primo luogo una sintesi degli avvenimenti accaduti a Fatima nel 1917, ma anche qualche considerazione, qualche lezione che ci giunge da Fatima, qualche insegnamento utile per andare in Paradiso.
4. Si tratta di una lezione il cui contenuto è oggi più che mai fuori moda, e quando dico fuori moda non penso solo alla moda del mondo, se per mondo si intende tutto ciò che sta fuori dal sacro, dalla Chiesa; penso anche a un certo tipo di Cristianesimo moderno.
5. Veniamo subito ai fatti. All'inizio del nostro secolo, Fatima è un piccolo villaggio - oggi conta 6.000 abitanti - del comune di Villa Nuova D'Ourem, circondato da piccoli agglomerati di case.
6. Uno di questi agglomerati e Aljustrel, dove nascono e vivono i tre protagonisti - oltre alla Vergine Santissima, ovviamente - dei fatti che noi stiamo esaminando:
* Lucia Di Gesù dos Santos, che all'epoca delle apparizioni, nel 1917, ha dieci anni;
* Francisco Marto, cugino di Lucia, nove anni;
* Giacinta Marto, sorella di Francisco, sette anni.
7. Provengono da famiglie religiose, con molti figli, sono pastori. La vita di questi bambini e tutta vissuta al pascolo, portando le poche pecore delle famiglie nei dintorni a pascolare: si esce al mattino, a mezzogiorno, dopo la preghiera, si fa un po' di colazione portata nel sacchetto e si torna al tramonto. Questa era la giornata tipo dei tre pastorelli
8. Mi limito solo ad una sintesi estrema delle apparizioni. Cominciamo dall'anno 1916, quando per tre volte, in primavera, in estate e nell'ottobre, ai tre bambini appare una figura che loro descrivono come "un giovane trasparente e più sfavillante del cristallo colpito dai raggi del sole". "Ammutolimmo per lo stupore", ricorderà Lucia nelle sue memorie.
9. Questo "giovane" si presenta come l'Angelo della pace, come l'Angelo del Portogallo e sarà lui ad insegnare quella preghiera che recitiamo ancora oggi, tra una decina e l'altra del Rosario: "Mio Dio, io credo, adoro, spero in Voi e Vi amo. Chiedo perdono per quelli che non credono, non Vi adorano, non sperano, non Vi amano".
10. L'Angelo si preoccupa di dire ai bambini che le loro preghiere sono ascoltate in Cielo: "I cuori di Gesù e di Maria sono attenti alla voce delle vostre suppliche" e su questo dato farò qualche considerazione.
11. L'Angelo, nella seconda delle tre apparizioni, riprende i bambini che stavano riposando dopo pranzo, a causa del caldo eccessivo dell'estate: "Che cosa state facendo? Pregate! Pregate tanto! I cuori di Gesù e di Maria hanno progetti di grazia per voi. Offrite preghiere e sacrifici all'Altissimo"; e anche su questa richiesta di sacrifici dovremmo tornare più avanti.
12. "Fate sacrifici di ogni cosa che fate e offritelo come un atto di riparazione per i peccati dai quali Egli è offeso e per ottenere la conversione dei peccatori. [...J Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che nostro Signore vi manderà".
13. Nella terza apparizione, dopo aver insegnato ai bambini questa preghiera stupenda: "SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente, Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze da cui Egli è offeso. E per gli infiniti meriti del Suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori", 1'Angelo dà la Comunione ai bambini.
14. Queste apparizioni dell'Angelo sono una preparazione agli eventi che accadranno l'anno dopo, nel 1917.
15. Dal mese di maggio al mese di ottobre, mentre si sta svolgendo la terribile prima Guerra Mondiale, per sei volte la Vergine Maria appare a Lucia, a Francesco e a Giacinta.
16. Domenica 13 maggio avviene la prima apparizione. Dopo aver ascoltato la S. Messa, i bambini conducono il gregge al pascolo. E' una giornata bellissima - ricorderà Lucia - quando improvvisamente, pur non essendovi una sola nuvola in cielo, vedono un lampo e decidono, temendo l'arrivo di un temporale, di ricondurre il gregge a casa.
17. Giunti alla Cova da Iria, vedono "una bella Signora vestita di bianco, in piedi sopra un leccio, vicino a noi. Era più luminosa del sole, raggiante di una luce sfolgorante... colpiti da stupore ci arrestammo davanti a questa visione. Eravamo cosi vicini da essere immersi nella luce che irradiava dalla sua Persona, alla distanza di circa un metro".
18. "Vengo dal Cielo" dice questa "bella Signora" e chiede che i bambini vengano per sei volte consecutive, il 13 di ogni mese, all'appuntamento con Lei.
19. Poi, una richiesta che - siamo sinceri - farebbe tremare le nostre anime delicate: "Volete offrire a Dio tutte le sofferenze che Egli desidera mandarvi in riparazione dei peccati dai quale Egli è offeso, e per domandare la conversione dei peccatori?".
20. E se questa richiesta ci fa tremare, che cosa dire dell'immediata risposta dei bambini: "Si, lo vogliamo"? E che cosa dire delle parole di Maria: "Andate dunque: avrete molto da soffrire, ma la Grazia di Dia sarà il vostro conforto"?
21. "Dite il Rosario ogni giorno per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra", e scomparve salendo in Cielo verso Oriente.
22. La seconda apparizione avviene un mese dopo: "Gesù vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore lmmacolato. A chi la abbraccia prometto la salvezza, e queste anime saranno amate da Dio come fiori posti da me ad adornare il suo trono".
23. Nella terza apparizione, abbiamo la promessa di una prova per dimostrare a tutti gli increduli che quelle apparizioni erano concrete, reali, da tenere in considerazione: "continuate a venire qui tutti i mesi. In ottobre vi dirò chi sono, che cosa voglia, e faro un miracolo che tutti vedranno per poter credere".
24. Sara proprio questa promessa che porterò, in ottobre, circa 70 000 persone alla Cova da Iria, per vedere se quello che dicevano i bambini era veritiero o no.
25. Ma la terza apparizione è nota soprattutto per il segreto rivelato dalla Regina del Rosario ai pastorelli.
26. Sentiamo il racconto di Lucia: "Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte e in modo speciale quando fate qualche sacrificio: "0 Gesù, è per amor vostro, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria".
27. "Dicendo queste ultima parole, aprì di nuovo le mani... un riflesso [di luce] parve penetrare la terra e vedemmo come un grande mare di fuoco e immersi in questo fuoco i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o abbronzate, di forma umana, che ondeggiavano nell'incendio, sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti - simili al cadere delle scintille nei grandi incendi - senza peso ne' equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione, che terrorizzavano e facevano tremare di paura. I demoni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni di brace".
28. "Avete visto l'inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato."
29. Questa era la prima delle tre parti di cui consta il segreto.
30. La seconda parte riguarda l'annuncio del castigo e dei mezzi per evitarlo: "La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio nel regno di Pio XI ne comincerà un'altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi da del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre".
31. Dopo aver annunciato il castigo, ecco il rimedio: "Per impedire tutto questo verrò a chiedere la consacrazione
della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate, infine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace".
32. "In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede". Poi, viene rivelata la terza parte del segreto, che non è stata ancora resa nota.
33. Ora, per ragioni di tempo, vengo alla sesta ed ultima apparizione.
34. L'attesa era enorme. Anche durante l'apparizione del 13 settembre, la Vergine promise: "in ottobre farò il miracolo".
35. Tempo bruttissimo, aveva piovuto tutta la notte e, a tratti, anche durante la mattinata.
36. Il dialogo tra la Madonna e Lucia merita di essere riportato: "Che cosa vuole da me Vostra Signoria?". "Voglio dirti che facciano in questo luogo una cappella in mio onore, che sono la Regina del Rosario, di continuare sempre a recitare il Rosario tutti i giorni. La guerra sta per finire e i militari ritorneranno presto alle loro case.
37. [...] Non offendano più Dio nostro Signore, che è già molto offeso". Qui terminano le parole della Regina del Rosario.
38. Lucia ricorda, nelle sue memorie, che proprio in quel momento la Madonna aprì le mani e un riflesso di luce si proiettò sul sole, mentre la Madre del Cielo se ne andava.
39. "Guardate il sole" esclamo Lucia, distintamente sentita dai presenti. E quello che accadde è noto.
40. Mentre Lucia gridava: "Guardate il sole!", le nuvole si aprirono, lasciando vedere il sole come un immenso disco d'argento. Brillava con una intensità mai vista, ma non accecava.
41. L'immensa palla cominciò a ballare. Come una gigantesca ruota di fuoco, il sole girava velocemente. Si arrestò per un certo tempo per poi ricominciare a girare su se stesso vertiginosamente.
42. Animato per tre volte da un movimento folle, il globo di fuoco pareva tremare, scuotersi e precipitare zigzagando sulla folla terrorizzata. Il tutto durò circa dieci minuti. Finalmente il sole tornò zigzagando al punto da cui era precipitato, restando di nuovo tranquillo e splendente.
43. Molte persone notarono che le loro vesti, inzuppate dalla pioggia, erano improvvisamente asciugate. Il miracolo del sole fu osservato non solo dai presenti, ma anche da numerosi testimoni, addirittura distanti 40 chilometri da Fatima.
44. Questi i fatti. Fatti che la Chiesa ha riconosciuto come credibili e da attribuirsi ad un intervento della Regina del Rosario.

Le lezioni di Fatima

45. Per noi è giunto il momento di trarre qualche lezione.
46. La prima lezione: "I cuori di Gesù e Maria sono attenti alla voce delle vostre suppliche", annuncia 1'Angelo del Portogallo ai bambini. Questa è una verità annunciata a tutti: i Cuori di Gesù e di Maria sono attenti anche a noi, non ci abbandonano, non sono sordi alle nostre esigenze. Dio ci ama, ci ama sempre, ci ama con il Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria e chiede di essere amato.
47. La seconda lezione: "Volete offrire a Dio tutte le sofferenze che Egli desidera mandarvi in riparazione dei peccati dai quali Egli è offeso, e per domandare la conversione dei peccatori?".
48. Siamo sinceri: questo linguaggio ci è totalmente sconosciuto, ci fa tremare, urta la nostra sensibilità delicata. Ma sono parole pronunciate dalla Regina del Rosario.
49. E' assolutamente necessario, doveroso "riparare", cioè rendere giustizia, alle offese che con il peccato vengono fatte a Dio. Il peccato, vale a dire l'offesa fatta a Dio disobbedendo alla sua legge, è la disgrazia più grande che possa capitare all'uomo.
50. Non sono le carestie, le malattie, le guerre, i cataclismi, ma è il peccato la tragedia più grande. Questo, ovviamente, nella logica del Cielo. Perché il peccato offende Dio.
51. Ora, resta un mistero che si ripari al peccato con sacrifici, con offerta di sacrifici. Come resta un mistero che Cristo abbia scelto la Croce, piuttosto che schioccare le dita, per salvare 1'umanità dalle conseguenze del peccato. Ma il mistero non ci impedisce di conoscere che questa è la volontà di Dio.
52. Chi ci insegna a fare sacrifici e a offrirli? Come possiamo sintonizzarci con questa richiesta se tutto ciò che ci circonda tenta disperatamente di evitare il sacrificio.
53. Ancora: abbiamo sentito: "Per ottenere la conversione dei peccatori". Ma oggi solo pronunciare la parola conversione scatena 1'accusa di violentare la libertà di coscienza di chi non crede. Guai a convertire, ci dicono i falsi maestri: bisogna rispettare le idee di chiunque. Bene, noi sappiamo che il Cielo non è di questo parere: si possono rispettare le persone, ma non le idee errate, soprattutto in materia religiosa.
54. Ricordiamo bene questa lezione. E la ricordino soprattutto quei cattolici ingenui che si scandalizzano quando sentono dire che un cattolico è, per sua natura, conquistatore di uomini e di donne alla causa del vangelo e della Chiesa. Noi sosteniamo che ogni cattolico è conquistatore, cioè apostolo.
55. Terza lezione: "Dite il rosario ogni giorno per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra". Ecco il Rosario. Come dimenticare che dopo il Concilio Vaticano II si è registrato un attacco fortissimo a questa pratica, ritenuta troppo bigotta, poco aggiornata, non in linea con la moderna teologia.
56. Eppure, stando alle parole della Vergine, il Rosario è un'arma formidabile per ottenere la pace nel mondo e la fine dei conflitti.
57. Quarta lezione: "Vedemmo un mare di fuoco. immersi in questo fuoco c'erano demoni e anime che sembravano tizzoni trasparenti..... tra grida di dolore e di disperazione, che ci atterrirono fino a tremare di paura".
58. L'inferno esiste. Ed è tremendo. Ed è una possibilità tragica che ha la nostra libertà di negare Dio, di rifiutarLo. Dovremmo giustamente temere l'inferno, inorridirne, "tremare di paura". Ditemi chi ci insegna queste cose. Nessuno oggi parla più dell'Inferno. E si pecca tranquillamente, senza nemmeno considerare che un giorno saremo chiamati a rendere conto della nostra vita. Il giudizio di Dio.
59. Quinta lezione:" Se gli uomini non cesseranno di offendere Dio, scoppierà un'altra e più terribile guerra durante il Pontificato di Pio XI. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che e il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al santo Padre".
60. Dio è offeso per i peccati. Dio punisce per i peccati. Punisce per amore, come un padre punisce i suoi figli per amore, ma punisce. Questa verità ci è totalmente sconosciuta. Abbiamo trasformato Dio da Essere "infinitamente buono" ad Essere "bonaccione", sempre disposto a subire offese, bestemmie e disprezzo senza mai chiederne conto. Stiamo attenti, perché Dio è anche capace di punire.
61. Sesta lezione: "La Russia diffonderà i suoi errori nel mondo, causando guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto e molte nazioni saranno annientate".
62. La Vergine pronuncia queste parole il 13 luglio del 1917. Nessuno poteva capire che cosa intendesse. Poi, nell'ottobre, i Bolscevichi guidati da Lenin prendono il potere proprio in Russia, instaurano il Comunismo e scatenano una terribile persecuzione, la più grande che la Chiesa abbia conosciuto nella sua storia. Ma dobbiamo aspettare la fine della Seconda Guerra Mondiale per vedere diffondersi il Comunismo - e la persecuzione - nel mondo. Decine di paesi cadono sotto il giogo della falce e martello. L'avvertimento della Regina del Rosario si è realizzato.
63. Persecuzione costata molto cara: 220.000.000 di morti, secondo certe stime. Dunque il Comunismo è stato, ma è ancora in certi Paesi, strumento di persecuzione della Chiesa di Dio. Domandiamoci: quanti cattolici, quanti cattolici anche nella nostra Italia, hanno dimenticato questa lezione, questo avvertimento che viene dal Cielo e hanno sul Comunismo idee completamente scombinate, senza fondamento, totalmente errate. Quanti cattolici sono disposti a patti, alleanze, accordi con chi professa quella dottrina atea e marxista o con chi ne è erede, senza essersi pentito più di tanto?
64. Settima lezione: "In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc". Da questo sembra doversi dedurre che il dogma della fede si perderà in una estensione cosi grande del mondo che è degno di speciale menzione il fatto che si conservi in Portogallo.
65. Oggi esistono segnali evidenti di questa situazione. Sono stati denunciati già da papa Paolo VI, quando, nel 1972, parlava del fumo di Satana penetrato perfino nel tempio di Dio, cioè nella Chiesa.
66. Ottava e ultima lezione: "Infine il mio Cuore Immacolato trionferà". E' la grande consolazione. La lotta tra la Donna e il serpente, tra la stirpe della donna e la stirpe del serpente, di cui parla il libro del Genesi, terminerà con la vittoria sicura della Donna, del suo Cuore Immacolato.
67. Per questa sera credo che possa bastare. Grazie e a risentirci la prossima volta.

© Il Timone n. 2 Luglio/Agosto 1999

Fonte: Contro la leggenda nera (http://www.kattoliko.it/leggendanera/chiesa/barra_fatima.htm)

http://www.goperri.com/fatima.gif

http://img238.echo.cx/img238/6720/pnsrafatima18fz.jpg

http://img238.echo.cx/img238/3465/pnsrafatima1pc.jpg

Augustinus
13-02-05, 23:03
Su Fatima v. gli Speciali del Corriere della Sera (http://www.corriere.it/speciali/fatima.shtml)

Augustinus
13-02-05, 23:45
Altro dossier su FATIMA (http://sanlorenzo.dataport.it/Fatima/Fatima0.htm). V. anche QUI (http://www.alleanzacattolica.org/temi/fatima/indice_fatima.htm).

Santuario di Fatima (http://www.santuario-fatima.pt/portal/)

MADONNA DI FATIMA (http://www.preghiereagesuemaria.it/madonna%20di%20fatima.htm)

Augustinus
14-02-05, 00:25
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/img/Fotok-tr.gif

http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/img/Fotol-tr.gif

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Augustinus
14-02-05, 00:27
Caro padre: Pax Christi!

Ho notato nella sua lettera che è molto preoccupato per il disorientamento del tempo presente. È nella verità quanto lei lamenta che tanti si lascino dominare dall’onda diabolica che schiavizza il mondo e si incontrano tanti ciechi che non vedono l’errore.

Ma il principale errore è che questi abbandonarono la preghiera, allontanandosi da Dio e senza Dio tutto gli viene meno, perché “senza di me non potete fare nulla” Gv 15,5.

Ora, ciò che soprattutto raccomando è che ci si avvicini al Tabernacolo e si faccia orazione. Li si incontrerà la luce e la forza per nutrirsi e donarsi agli altri. Donarsi con umiltà, con soavità e, nello stesso tempo, con fermezza. Perché coloro che esercitano una responsabilità hanno il dovere di tenere la verità nella dovuta considerazione, con serenità, con giustizia e con carità. Per questo, hanno bisogno ogni giorno di più pregare, di stare vicino a Dio, di trattare con Dio di tutti i problemi, prima di affrontarli con le creature. Continui per questa strada e vedrà che vicino al Tabernacolo troverà più sapienza, più luce, più forza, più grazia e più virtù che giammai potrà incontrare nei libri, negli studi, ne presso creatura alcuna. Non giudichi mai perduto il tempo che passa nell’orazione e vedrà come Dio le comunicherà la luce, la forza e la grazia di cui ha bisogno, e anche quello che Dio le chiede. È questo che importa: fare la volontà di Dio, rimanere dove Egli ci vuole e fare ciò che Egli ci chiede. Ma sempre con spirito di umiltà, convinti che da soli non siamo niente, e che dece essere Dio a lavorare in noi e servirsi di noi per tutto quello che Lui domanda.

Per questo abbiamo tutti bisogno di intensificare molto la nostra vita di interiore unione con Dio e tutto ciò si consegue per mezzo della preghiera. Che a noi manchi il tempo per tutto, meno che per la preghiera, e vedrà come in meno tempo si farà molto!

Tutti noi, ma specialmente chi ha una responsabilità, senza la preghiera, o che abitualmente sacrifica la preghiera per le cose materiali è come una penna d'oca di cui ci si serve per sbattere l'albume delle uova, elevando castelli di schiuma che, senza zucchero per sostenerli, in seguito si disgregano e disfanno trasformandosi in acqua putrida. Per questo Gesù Cristo disse: "Voi siete il sale della terra, ma se questo perde la forza, a nient'altro più serve se non per essere gettato via".

E, siccome questa forza sola da Dio la possiamo ricevere, abbiamo bisogno di avvicinarci a Lui, perché ce la comunichi e questa vicinanza si realizza solo per mezzo della preghiera, che è il luogo in cui l'anima si incontra direttamente con Dio.

Raccomandi questo a tutti i suoi fratelli e lo sperimenteranno. E poi mi dica se mi sono ingannata. Sono ben certa di quale sia il principale male del mondo attuale e la causa del regresso nelle anime consacrate. Ci allontaniamo da Dio, e senza Dio inciampiamo e cadiamo. II demonio è astuto per sapere qual è il punto debole e attraverso il quale ha da attaccarci. Se non stiamo attenti e non ci premuriamo con la forza di Dio, soccombiamo, perché i tempi sono molto cattivi e noi siamo molto deboli. Solo la forza di Dio ci può sostenere.

Veda se può portare avanti tutto con calma, confidando sempre in Dio e Lui farà tutto quello che noi non possiamo fare e supplirà alla nostra insufficienza.

Suor Lucia, s.c.c.

A Mons Pasquale Mainolfi,

autore del libro “Fatima - Cronaca e Profezia”

FONTE (http://www.preghiereagesuemaria.it/sala/lettera%20di%20suor%20lucia%20di%20fatima%20a%20un %20sacerdote.htm)

Augustinus
12-05-05, 19:47
In rilievo

Augustinus :) :) :)

Augustinus
12-05-05, 20:14
http://img238.echo.cx/img238/258/47051331utmoqqph1uy.jpg

http://www.michaeljournal.org/images/fatima3.jpg

Augustinus
12-05-05, 20:20
http://img238.echo.cx/img238/2297/lastvision5si.gif

Augustinus
12-10-05, 21:42
Il 13 ottobre del 1917 ci fu in Fatima il celebre miracolo della "danza" del sole.
Per ricordare questo evento, che segnava l'ultima apparizione della Madonna ai tre pastorelli, riporto in rilievo questo thread.

Aug.

http://www.watra.pl/kosciol/sanktuarium/angielski/foto/Objawienie%20w%20Fat..jpg

http://www.nashvilledominican.org/Apostolate/Related_Articles/Graphics/Our_Lady_of_Fatima.jpg

uva bianca
14-12-05, 21:39
2005-12-12
“Il Messaggio di Fatima, profetico ponte di speranza”

Intervista con don Massimo Consolaro autore di un libro sull’argomento

ROMA, lunedì, 12 dicembre 2005 (ZENIT.org).- E’ arrivato il libreria un nuovo volume intitolato “Il Messaggio di Fatima, profetico ponte di speranza” (Edizioni Segno, pp. 275, Euro 20) e scritto da don Massimo Consolaro, il quale fa una rilettura inedita della profezia di Fatima.

I sottotitoli recitano “Contro i muri dell’odio ancora resistenti del nuovo millennio – dal muro di Berlino del comunismo al muro di Gerusalemme per l’islamismo”.

Il libro, che risponde ai dubbi relativi alla parti infauste del Messaggio di Fatima, spiega che il contenuto centrale della profezia è costituito da un invito alla conversione, alla preghiera ed alla speranza.

L’opera di don Massimo Consolaro verrà presentata martedì 13 dicembre, alle ore 18:00 presso la libreria AVE di Roma (Via della Conciliazione, 12), da monsignor Diego Bona Presidente dell’Apostolato Mondiale di Fatima e da don Giovanni D’Ercole - Giornalista religioso dell’Opera Don Orione. ZENIT ha intervistato l’autore.

Perchè un libro sul Messaggio di Fatima?
Consolaro: Considerata l’importanza che la Chiesa ha dato al Messaggio, al punto da meritare un “commento teologico” dell’allora Cardinal Joseph Ratzinger, mi è sembrato opportuno approfondirlo. Molti sono rimasti delusi dal contenuto del Messaggio e da alcune interpretazioni del “commento teologico”; in me invece sono prevalsi sentimenti di stupore e apprezzamento, visto e considerato che la Santa Sede non si era mai pronunciata così esplicitamente a favore di una profezia originata da una “rivelazione privata” e per lo più essendo la veggente ancora in vita.

Il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede (Il Messaggio di Fatima) (http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20000626_message-fatima_it.html), rende ancor più chiaro l’insegnamento sui “carismi straordinari” offerto dal Concilio Vaticano II.

Lei analizza il segreto del Messaggio in tre parti. Può illustrarci i tratti salienti di ogni singola parte?
Consolaro: La prima parte del Messaggio riguarda la visione dell’Inferno che Suor Lucia ha descritto come un “mare di fuoco” sotterraneo, in cui vi erano immersi i demoni e le anime dannate. Ella disse che i demoni si distinguevano per le loro orribili forme, paragonabili a spaventosi animali sconosciuti.

Nella seconda parte la Vergine mostra il suo Cuore Immacolato, come immagine del più tenero amore di Dio, che viene in soccorso di tutti coloro che sono in pericolo di precipitare nell’eterno mare di fuoco preservando l’umanità dalle sofferenze – conseguenza del peccato – provocate dalle guerre mondiali. La Madre di Dio preannuncia il pericolo di una seconda guerra ancor più grave della prima, se l’uomo non smette di offendere Dio.

Per evitare questa triste conseguenza viene a chiedere la Consacrazione al suo Cuore Immacolato della “Russia” – vista come simbolo di rifiuto di Dio e della sua Chiesa –. Chiede inoltre la Comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Se tutto ciò fosse stato esaudito la Vergine avrebbe assicurato la conversione della Russia e la pace nel mondo; diversamente il Papa avrebbe dovuto soffrire, molti buoni sarebbero stati martirizzati e gli errori della Russia – conseguenza dell’ateismo – si sarebbero diffusi nel mondo.

Nella terza parte Suor Lucia presenta una visione che simbolicamente riassume quanto era descritto nella seconda, cioè il tentativo della Vergine di proteggere il mondo dai flagelli del peccato: le sofferenze della guerra, le persecuzioni alla Chiesa, ai suoi fedeli e al Vicario di Cristo come avvenne per il Papa colpito a morte.

In che modo l'attentato a Giovanni Paolo II si interseca con la terza parte del Messaggio di Fatima?Consolaro: Immediatamente dopo l’attentato del 13 maggio 1981 Giovanni Paolo II ha capito di essere proprio lui quel “Vescovo vestito di bianco” descritto nella visione della terza parte del Messaggio, il quale preannunciava che il Papa sarebbe stato “ucciso da un gruppo di soldati che gli sparavano vari colpi di arma da fuoco”. Il Pontefice quindi comprese che l’intercessione materna di Maria lo aveva preservato dalla morte proprio perché a Lei si era affidato, come ben riassume il suo motto: Totus Tuus ego sum, Maria. Dio nella sua infinita bontà ci ha voluto dare un ulteriore segno di quanto sia importante ed efficace affidarsi al Cuore della Madre di Gesù, ristabilendo il Pontefice in salute ed efficienza per molti anni.

Il Regime comunista sovietico è crollato. Che significato assume oggi il Messaggio di Fatima?
Consolaro: Il Messaggio oggi assume lo stesso significato di sempre, innanzitutto per quelle popolazioni che nel Regime sovietico vengono ancor oggi schiacciate dall’ideologia del Comunismo. Infatti, per i cattolici che vivono in questi paesi sentendo parlare di compimento della profezia di Fatima da parte della Chiesa Occidentale, avvertono un senso di smarrimento aggravato ulteriormente dal dolore di sentirsi dimenticati.

D’altro canto, se il principale monito del Messaggio riguarda il problema dell’ateismo, possiamo ritenere che questo sia ancora di grande attualità anche per il Continente europeo. In questi ultimi anni, infatti, il Magistero del Papa e dei Vescovi denuncia una diffusa “apostasia silenziosa” e una dilagante “cultura di morte”.

Nel 1917, quando la Vergine apparve ai tre pastorelli, era infatti impensabile la legalizzazione del peccato contro la legge naturale: aborto, eutanasia, divorzio, sposi omosessuali, bambini adottati da omosessuali, manipolazioni biotecnologiche. La “Russia” di allora sembra sempre più rispecchiarsi nell’odierna Unione Europea, che in modo sempre più evidente sembra stia perseguendo una nuova forma di “rivoluzione” culturale, brandendo orgogliosamente una concezione laicista degli Stati Nazionali, misconoscendo la tradizione religiosa e quei valori che da essa ha ereditato.

La Vergine del Messaggio ancora ci ricorda che, solo con l’aiuto di Dio, potranno finire le guerre e le persecuzioni alla Chiesa e sarà allora che il suo Cuore Immacolato trionferà. Quale futuro quindi ci aspetta? Giovanni Paolo II, nel Giubileo dei Vescovi dell’anno 2000, rinnovò ancora una volta l’atto di Consacrazione alla Madonna di Fatima, ribadendo che «oggi come mai nel passato l’umanità è a un bivio» e le sue sorti dipenderanno da quale strada imboccherà, ovvero «potrà fare di questo mondo un giardino, o ridurlo a un ammasso di macerie.

Nel sottotitolo al libro lei ha scritto: “Dal muro di Berlino del comunismo al muro di Gerusalemme per l’islamismo”. Che cosa intende dire?
Consolaro: Intendo dire che, se nel passato il Muro di Berlino è stato il simbolo della Guerra Fredda che teneva in costante apprensione il mondo intero per il pericolo di una guerra nucleare, oggi il Muro di Gerusalemme diviene il segno di una nuova minaccia, che pone ancora una volta “sotto scacco” prevalentemente l’Occidente cristiano.

Nel libro argomento che di fatto nel linguaggio simbolico adottato dalla Vergine a Fatima è implicitamente preannunziato anche l’odierno “scontro” religioso-culturale tra l’Occidente cristiano e il mondo islamico. Il “muro” eretto dal Comunismo, che prima simboleggiava l’ateismo in contrapposizione all’Occidente religioso, oggi viene eretto per difendersi da un’ideologia contraria alla precedente perché di matrice religiosa. Nel bel mezzo di queste due terribili collisioni vi è la Chiesa che, col suo grande esempio, è chiamata a controbilanciare coloro che, per mancanza di contenuti ed equilibrio, si vogliono imporre con violenza fondamentalista.

Perchè lei indica come “profetico ponte di speranza” il Messaggio di Fatima?
Consolaro: Gli ammonimenti del Messaggio di Fatima riguardanti i pericoli delle guerre e della dannazione eterna – conseguenza delle offese recate a Dio –, non sono mai stati una divina minaccia di sventura, come spesso interpretati, ma contrariamente un premuroso aiuto divino. Tali ammonizioni sono la certezza che Dio è attento all’uomo come una madre ha cura del figlio, per cui sono un invito alla docilità, nella certezza che con l’aiuto divino possono essere scongiurati. La profezia del Messaggio diviene così speranza certa che l’ostacolo può essere superato.

Il metodo pedagogico usato dalla Vergine è inoltre un insegnamento per la Chiesa, di come si può infondere nel cuore dei credenti la vera speranza cristiana: virtù che spesso viene superstiziosamente equivocata con la “dea-fortuna”.

Il Messaggio è quindi anche un invito agli uomini di Chiesa ad essere forti nel denunziare i pericoli a cui l’umanità va incontro, come fece appunto Maria nel mostrare ai tre bambini la terrificante visione dell’Inferno e, a loro volta, essere coerentemente pronti ad accogliere i figli dispersi mostrando generosamente quella tenerezza materna che la Vergine ha saputo dare accogliendo tutti nel suo Cuore Immacolato.

tratto da agenzia Zenit (http://www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=6538)

Augustinus
12-05-06, 13:20
13 febbraio 2005 - Morte di Suor Lucia, ultima veggente di Fatima (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=226956)

13 Maggio - l'attentato al Papa e Fatima (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=254083)

Beata V. Maria del Rosario (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=144754)

Il 4° segreto di Fatima (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=316520)

Augustinus
12-05-06, 13:26
http://www.heiliggeist-seminar.de/Bilder/fatima2.jpg

Augustinus
13-05-06, 11:16
PIO XII

Radiomessaggio al Portogallo.

Consacrazione della Chiesa e del genere umano al Cuore Immacolato di Maria *

31 ottobre 1942

Venerabili Fratelli e diletti Figli,

"Benedicite Deum coeli, et coram omnibus viventibus confitemini ei, quia fecit vobiscum misericordiam suam" (Tob. 12, 6).

"Benedite il Dio del cielo e glorificatelo al cospetto di tutti i viventi, perchè Egli ha usato con voi le sue misericordie".

Più volte in questo anno di grazia voi siete saliti in devoto pellegrinaggio alla montagna santa di Fatima, e con voi avete recato i cuori di tutto il Portogallo credente per deporre, in quella oasi balsamica di fede e di pietà, ai piedi della Vergine patrona, il tributo filiale del vostro più puro amore, l’omaggio della vostra riconoscenza per gli immensi benefici di recente ricevuti, la preghiera fiduciosa perchè Ella si degni di continuare il suo patrocinio sulla vostra Patria, di qua e di là dal mare, e di estenderlo alla grande tribolazione che affligge il mondo.

Noi, che, come Padre comune dei fedeli, facciamo Nostre le tristezze e le gioie dei Nostri figli, con tutto l’affetto della Nostra anima Ci uniamo a voi per lodare e magnificare il Signore, datore di ogni bene; per benedire e ringraziare Colei, per le cui mani la munificenza divina ci comunica torrenti di grazie.

E tanto più di buon grado lo facciamo in quanto voi, con filiale delicatezza, avete voluto associare nelle medesime solennità eucaristiche e impetratorie il giubileo della Madonna di Fatima e il venticinquesimo anniversario della Nostra Consacrazione Episcopale: la SS.ma Vergine Maria e il Vicario di Cristo in terra, due devozioni così care ai portoghesi e sempre unite nell’affetto del fedelissimo Portogallo, fin dagli albori della sua vita nazionale, fin da quando le prime terre riconquistate, nucleo della futura nazione, vennero consacrate alla Madre di Dio come Terra di Santa Maria, e il regno, appena costituito, fu posto sotto l’egida di S. Pietro.

"Il primo e più grande dovere dell’uomo è quello della gratitudine" (S. Ambrosii De excessu fratris sui Sat. l. I, n. 44, Migne PL, t. 16, col. 1361). "Nulla è così accetto a Dio, come l’anima riconoscente, che rende grazie per i benefici ricevuti" (cfr. S. Ioannis Chrys. Hom. 52 in Gen., Migne PG, t. 54, col. 460).

E voi avete un gran debito verso la Vergine, Signora e Patrona della vostra Patria.

In un’ora tragica di tenebre e di disorientamento allorchè la nave dello Stato portoghese, smarrita la rotta delle sue più gloriose tradizioni, sperduta nella tormenta anticristiana e antinazionale, sembrava correre verso inevitabile naufragio, inconscia dei pericoli presenti e più ancora inconsapevole di quelli futuri — la cui gravità del resto nessuna prudenza umana, per quanto accorta, poteva allora prevedere — il Cielo, che vedeva gli uni e prevedeva gli altri, intervenne pietoso, e dalle tenebre scaturì la luce, dal caos emerse l’ordine, la tempesta si mutò in bonaccia, e il Portogallo potè trovare e riannodare il perduto filo delle sue più belle tradizioni di Nazione fedelissima, per proseguire — come nei giorni in cui "nella piccola casa Lusitana non mancavano cristiani ardimenti" per "dilatare la legge della vita eterna" (Camões, Lusíadas, canto VII, ottave 3 e 14) — nel suo cammino glorioso di popolo crociato e missionario.

Onore ai benemeriti, che furono strumento della Provvidenza per così grande impresa!

Ma la prima gloria, benedizione, e azione di grazie è dovuta alla Vergine Nostra Signora, Regina e Madre della Terra di S. Maria, che Ella mille volte salvò, che sempre sorresse nelle ore tragiche, — e in quest’ora, forse la più tragica, così manifestamente ha fatto — sicchè già nel 1934 il Nostro Predecessore Pio XI di immortale memoria, nella Lettera Apostolica Ex officiosis litteris, attestava "gli straordinari benefici con cui la Vergine Madre di Dio si era degnata anche recentemente di favorire la vostra Patria" (Acta Ap. Sedis, a. XXVI, 1934, p. 628). E in quel momento non ancora si pensava al Voto del Maggio del 1936 contro il pericolo rosso, tanto paurosamente vicino e tanto insperatamente scongiurato.

Non era peranco attuata la meravigliosa pace di cui, nonostante tutto, il Portogallo al presente gode, e la quale, nonostante i sacrifici che esige, è sempre immensamente meno rovinosa della guerra di sterminio che va devastando il mondo.

Oggi in cui ai tanti benefici si sono aggiunti anche questi, e l’atmosfera di miracolo che aleggia sul Portogallo si espande in prodigi materiali e in più grandi e più numerosi prodigi di grazie e di conversioni, e fiorisce in una primavera splendente di vita cattolica che promette i migliori frutti, oggi con ben più ragione dobbiamo confessare che la Madre di Dio vi ha ricolmati di favori veramente straordinari; a voi perciò incombe il sacro dovere di renderle incessante riconoscenza.

E voi avete ringraziato durante tutto questo anno, ben lo sappiamo.

Al Cielo devono essere stati accetti gli omaggi ufficiali; ma lo avranno ancor più commosso i sacrifici dei pargoletti, la preghiera e la penitenza sincera degli umili.

Al vostro attivo sono scritte nel libro di Dio:

l’apoteosi della Vergine Nostra Signora nel suo viaggio dal Santuario di Fatima alla Capitale dell’Impero, durante le memorande giornate dall’8 al 12 dell’aprile scorso, forse la più grande dimostrazione di fede nella storia otto volte secolare della vostra Patria;

il pellegrinaggio nazionale del 13 maggio "giornata eroica del sacrificio" che, nonostante il freddo, le pioggie e le distanze enormi percorse a piedi, raccolse in Fatima, per pregare, ringraziare, riparare, centinaia di migliaia di devoti, tra i quali eccelle, rigogliosa di bellezza, l’esempio della balda Gioventù Portoghese;

le adunanze infantili della Crociata Eucaristica, nelle quali i fanciulli, così prediletti da Gesù, con la fiducia filiale dell’innocenza, attestarono alla Madre di Dio di "aver completamente ottemperato a quanto Ella aveva chiesto: preghiere, comunioni, sacrifici... a migliaia!" e perciò supplicavano: "Nostra Signora di Fatima, adesso e solo con Voi; dite al vostro divino Figlio una parola e il mondo sarà salvo e il Portogallo preservato completamente dal flagello della guerra"; la preziosa corona, di oro e di gemme preziose, e, più ancora, di purissimo amore e di generosi sacrifici, che il 13 del corrente mese avete offerto nel Santuario di Fatima alla vostra augusta Patrona, come simbolo e monumento perenne di eterna gratitudine.

Queste e altre bellissime dimostrazioni di pietà, di cui, sotto le zelanti direttive dell’Episcopato, vi è stata tanta ricchezza in tutte le diocesi e parrocchie nel presente anno giubilare, dimostrano bene quanto il fedele popolo portoghese, grato riconosca l’immenso debito verso la celeste Regina e Madre, e come ad esso intenda di soddisfare.

La gratitudine per il passato è pegno di fiducia per il futuro. "Dio esige da noi che lo ringraziamo dei benefici ricevuti", non perchè abbia bisogno dei nostri ringraziamenti, ma "affinchè questi lo inducano a concederne altresì dei maggiori" (cfr. S. Ioannis Chrys. Hom. 52 in Gen., Migne PG, t. 54, col. 460). Pertanto è giusto sperare che anche la Madre di Dio, accettando il vostro ringraziamento, non lascerà incompleta la sua opera e proseguirà ad accordarvi quell’indefettibile patrocinio sino ad ora elargitovi, liberandovi da più gravi calamità.

Ma affinchè la speranza non sia presunzione, è necessario che tutti, consci delle proprie responsabilità, procurino di non rendersi indegni del singolare favore della Vergine Madre, anzi da buoni figlioli, riconoscenti e affettuosi, meritino sempre più la sua squisita tenerezza. Bisogna che, accogliendo il consiglio materno che Ella dava alle nozze di Cana, noi facciamo tutto ciò che Gesù ci dice (cfr. Io. 2, 5): ed Egli dice a tutti di far penitenza, poenitentiam agite (Matth. 4, 17); di mutare vita e fuggire il peccato, causa principale dei grandi castighi con cui la Giustizia dell’Eterno affligge il mondo; di essere, in mezzo a questo mondo materialista e paganizzante, nel quale tutta la carne corruppe le sue vie (Gen. 6, 12), il sale che preserva e la luce che illumina; di onorare con impegno la purezza; di rispecchiare nei costumi l’austerità santa del Vangelo, e coraggiosamente e ad ogni costo, come proclamava la Gioventù cattolica a Fatima, "di vivere come cattolici sinceri e convinti al cento per cento!". E inoltre: pieni di Cristo, occorre diffondere intorno a sè, vicino e lontano, l’odore di Cristo, e colla preghiera assidua, particolarmente con il Rosario quotidiano, e con i sacrifizi che lo zelo generoso ispira, procurare alle anime peccatrici la vita della grazia e la vita eterna.

Invocherete quindi fiduciosamente il Signore ed Egli vi ascolterà; farete appello alla Madre di Dio ed Ella vi risponderà: eccomi! (cfr. Is. 58, 9). Non vigilerà perciò invano colui che difende la città, perchè il Signore vigila con lui e la difenderà; e non sarà mal sicura la casa ricostruita sulle fondamenta di un ordine nuovo, perchè il Signore la consoliderà (cfr. Ps. 126, 1-2). Beato il popolo il cui Signore è Iddio, e la cui Regina è la Madre di Dio. Essa intercederà e Dio benedirà il suo popolo colla pace, compendio di tutti i beni: Dominus benedicet populo suo in pace (Ps. 28, 11).

Ma voi non vi disinteressate (chi può estraniarsene?) dell’immensa tragedia che travaglia il mondo. Anzi quanto più segnalati sono i vantaggi di cui oggi rendete grazie alla Madonna di Fatima, quanto più sicura è la fiducia che in Lei riponete per l’avvenire, quanto più vicina a voi la sentite mentre Ella vi protegge col suo manto di luce, tanto più tragica appare, nel confronto, la sorte di tante nazioni sconvolte dalla più grande calamità che la storia ricordi. Grandiosa manifestazione della divina Giustizia! Adoriamola tremando; ma non dubitiamo però della divina Misericordia, poichè il Padre, che sta nei cieli, non la dimentica neppure nei giorni della sua ira: Cum iratus fueris, misericordiae recordaberis (Hab. 3, 2).

Oggi, al quarto anno di guerra sorto più tetro col sinistro estendersi del conflitto, oggi più che mai ci resta soltanto la fiducia in Dio e, come Mediatrice innanzi al trono divino, Colei che un Nostro Predecessore, nel primo conflitto mondiale, ordinò di invocare quale Regina della Pace.

Invochiamola ancora una volta, chè solamente Ella può aiutarci! Maria, il cui Cuore materno si commosse dinnanzi alle rovine che si accumulavano nella vostra Patria e sì meravigliosamente la soccorse; Maria, che, mossa a pietà nella previsione dell’attuale immensa sventura, con la quale la Giustizia di Dio castiga il mondo, già anticipatamente indicava nell’orazione e nella penitenza la strada della salvezza, Maria non ci negherà il suo materno affetto e l’efficacia della sua protezione.

Regina del Santissimo Rosario, ausilio dei cristiani, rifugio del genere umano, vincitrice di tutte le battaglie di Dio! supplici ci prostriamo al vostro trono, sicuri di impetrare misericordia e di ricevere grazie e opportuno ausilio nelle presenti calamità, non per i nostri meriti, dei quali non presumiamo, ma unicamente per l’immensa bontà del vostro materno Cuore.

A Voi, al vostro Cuore Immacolato, Noi, quale Padre comune della grande famiglia cristiana, come Vicario di Colui al quale fu concesso ogni potere in cielo e in terra (Matth. 28, 18), e dal quale ricevemmo la cura di quante anime redente col suo sangue popolano l’universo mondo, — a Voi, al vostro Immacolato Cuore, in quest’ora tragica della storia umana, affidiamo, rimettiamo, consacriamo non solo la Santa Chiesa, corpo mistico del vostro Gesù, che soffre e sanguina in tante parti e in tanti modi tribolata, ma anche tutto il mondo straziato da feroci discordie, riarso in un incendio di odio, vittima delle proprie iniquità.

Vi commuovano tante rovine materiali e morali; tanti dolori, tante angosce di padri e di madri, di sposi, di fratelli, di bimbi innocenti; tante vite in fiore stroncate; tanti corpi lacerati nell’orrenda carneficina; tante anime torturate e agonizzanti, tante in pericolo di perdersi eternamente!

Voi, o Madre di misericordia, impetrateci da Dio la pace! e anzitutto quelle grazie che possono in un istante convertire i cuori umani, quelle grazie che preparano, conciliano, assicurano la pace! Regina della pace, pregate per noi e date al mondo in guerra la pace che i popoli sospirano, la pace nella verità, nella giustizia, nella carità di Cristo. Dategli la pace delle armi e la pace delle anime, affinchè nella tranquillità dell’ordine si dilati il Regno di Dio.

Accordate la vostra protezione agli infedeli e a quanti giacciono ancora nelle ombre della morte; concedete loro la pace e fate che sorga per essi il Sole della verità, e possano, insieme a noi, innanzi all’unico Salvatore del mondo ripetere: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà! (Luc. 2, 14).

Ai popoli separati per l’errore o per la discordia, e segnatamente a coloro che professano per Voi singolare devozione, e presso i quali non c’era casa ove non si tenesse in onore la vostra veneranda icone (oggi forse occultata e riposta per giorni migliori), date la pace e riconduceteli all’unico ovile di Cristo, sotto l’unico e vero Pastore.

Ottenete pace e libertà completa alla Chiesa santa di Dio; arrestate il diluvio dilagante di neopaganesimo, tutto materia; fomentate nei fedeli l’amore alla purezza, la pratica della vita cristiana e lo zelo apostolico, affinchè il popolo di quelli che servono Dio aumenti in meriti e in numero.

Finalmente, siccome al Cuore del vostro Gesù furono consacrati la Chiesa e tutto il genere umano, perchè, riponendo in Lui ogni speranza, Egli fosse per loro segno e pegno di vittoria e salvezza (cfr. Litt. Enc. Annum Sacrum: Acta Leonis XIII, vol. 19, p. 79), così parimenti da oggi siano essi in perpetuo consacrati anche a Voi e al vostro Cuore Immacolato, o Madre nostra e Regina del mondo: affinchè il vostro amore e patrocinio affrettino il trionfo del Regno di Dio, e tutte le genti, pacificate tra loro e con Dio, Vi proclamino beata, e con Voi intonino, da un’estremità all’altra della terra, l’eterno Magnificat di gloria, amore, riconoscenza al Cuore di Gesù, nel quale solo possono trovare la Verità, la Vita e la Pace.

http://www.alleanzacattolica.org/immagini/pio_xii_firma.gif

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* In Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. IV, pp. 253- 262; trad. it., in Atti e discorsi di Pio XII, vol. IV, Gennaio-Dicembre 1942, Istituto Missionario Pia Società San Paolo, Roma 1943, pp. 263-272.

FONTE (http://www.alleanzacattolica.org/indici/mag_pontificio/31101942.htm)

Augustinus
13-05-06, 11:21
PIO XII

Lettera Apostolica

SACRO VERGENTE ANNO

Sulla consacrazione della Russia al Cuore immacolato di Maria*

7 luglio 1952

Mentre l’Anno Santo volgeva felicemente verso il suo termine, dopo che per divina disposizione a Noi fu dato di definire solennemente il dogma dell’Assunzione in anima e corpo al Cielo della Gran Madre di Dio Maria Vergine, moltissimi da ogni parte del mondo Ci espressero la loro vivissima esultanza; fra questi non mancò chi, nell’inviarCi lettere di ringraziamento, supplicò istantemente affinché Noi consacrassimo l’intero popolo della Russia, nelle angustie del momento presente, al Cuore Immacolato della medesima Vergine Maria.

Tale supplica tornò a Noi oltremodo gradita, poiché se il Nostro affetto paterno abbraccia tutti i popoli, in modo particolare si rivolge a coloro che, sebbene nella massima parte separati per vicende storiche da questa Sede Apostolica, conservano tuttavia ancora il nome cristiano, e si trovano in condizioni tali che non solo è loro difficilissimo ascoltare la Nostra voce e conoscere gli insegnamenti della dottrina cattolica, ma sono spinti con arti ingannevoli e perniciose a rigettare perfino la fede e il nome di Dio.

Non appena fummo elevati al Supremo Pontificato, il Nostro pensiero si rivolse a voi, che costituite un immenso popolo, insigne nella storia per gloriose imprese, per amore patrio, per laboriosità e parsimonia, per pietà verso Dio e la Vergine Maria.

Non abbiamo mai cessato di elevare le Nostre suppliche a Dio, affinché sempre vi assista con la sua luce e con il suo divino aiuto, e conceda a voi tutti di poter raggiungere, insieme ad una giusta prosperità materiale, anche quella libertà, per cui ognuno di voi sia in grado di tutelare la propria dignità umana, conoscere gli insegnamenti della vera religione, e prestare il debito culto a Dio non solo nell’intimo della propria coscienza, ma anche apertamente, nell’esercizio della vita pubblica e privata.

Del resto ben sapete che i Nostri Predecessori, ogniqualvolta se ne presentò loro la possibilità, niente altro ebbero più a cuore che manifestarvi la loro benevolenza e porgervi il loro aiuto. Sapete che gli apostoli degli Slavi Occidentali, i santi Cirillo e Metodio, i quali insieme con la religione cristiana portarono agli antenati di quelli anche la civiltà, si diressero verso quest’alma città, perché la loro attività apostolica fosse avvalorata dall’autorità dei Romani Pontefici. E mentre essi fanno il loro ingresso in Roma, il Nostro Predecessore Adriano II di felice memoria "va loro incontro con grande testimonianza di onori, accompagnato dal clero e dal popolo" (Leone XIII, Ep. Enc. Grande munus, Acta Leonis XIII, vol. II, p. 129) e, dopo aver approvato e lodato il loro operato, non solo li eleva all’Episcopato, ma vuole egli stesso consacrarli Vescovi con la solenne maestà dei sacri riti.

Per quanto riguarda i vostri antenati, i Romani Pontefici, ogni volta che le circostanze lo permisero, cercarono di stringere o consolidare con essi vincoli di amicizia. Così nell’anno 977 il Nostro Predecessore Benedetto VII di felice memoria inviò suoi legati al Principe Jaropolk, fratello del celebre Vladimiro; e allo stesso Gran Principe Vladimiro, sotto i cui auspici rifulsero per la prima volta fra la vostra gente il nome e la civiltà cristiana, furono inviate legazioni da parte dei Nostri Predecessori Giovanni XV nel 991 e Silvestro II nel 999; il che fu cortesemente contraccambiato dallo stesso Vladimiro, il quale a sua volta mandò ambasciatori ai medesimi Romani Pontefici. Ed è degno di nota che, nel tempo in cui questo Principe portò questi popoli alla religione di Gesù Cristo, la cristianità orientale e quella occidentale erano unite sotto l’autorità del Romano Pontefice, quale supremo capo di tutta la Chiesa.

Anzi, non pochi anni dopo, cioè nel 1075, il vostro Principe Isjaslav inviò il proprio figlio Jaropolk al Sommo Pontefice Gregorio VII; e questo Nostro Predecessore di immortale memoria così scrisse a questo Principe e alla sua augusta consorte: "Il vostro figlio, mentre visitava le sacre soglie degli Apostoli, venne da Noi, e poiché voleva ottenere quel regno per mano nostra come un dono di san Pietro, avendo fatto professione di fedeltà allo stesso principe degli Apostoli, lo richiese con devote suppliche, assicurando senza alcun dubbio che la sua richiesta sarebbe stata da voi ratificata e confermata, qualora avesse avuto il favore e la protezione dell’Autorità apostolica. Siccome questi voti e queste richieste sembravano legittime, sia per il vostro consenso e sia per la devozione del richiedente, noi infine le abbiamo accolte, e gli abbiamo consegnato da parte di san Pietro il governo del vostro regno, con questa intenzione e con questo ardente desiderio, che il beato Pietro con la sua intercessione presso Dio custodisca voi, il vostro regno e tutte le vostre cose, e vi faccia possedere quel medesimo regno in tutta pace e anche con onore e gloria fino al termine della vostra vita. ..." (Gregorii VII Registrum, l, 2, n. 74: MGH Epist. select. II, 1, p. 236).

Così pure è da notare e da tenere in somma considerazione che Isidoro, metropolita di Kiev, nel Concilio Ecumenico di Firenze, sottoscrisse il Decreto con cui veniva solennemente sancita l’unione della Chiesa Orientale e Occidentale sotto l’autorità del Romano Pontefice, e questo per tutta la sua Provincia Ecclesiastica, cioè per l’intero regno della Russia; e a tale sanzione di unità egli, per quanto lo riguardò, rimase fedele fino al termine della sua vita terrena.

E se nel frattempo e in seguito, a motivo di un cumulo di circostanze avverse, da una parte e dall’altra le comunicazioni divennero più difficili, e per conseguenza più difficile l’unione degli animi — quantunque fino al 1448 non si abbia alcun documento pubblico che dichiari la vostra Chiesa separata dalla Sede Apostolica — ciò tuttavia in linea generale non è da attribuirsi al popolo slavo, né certamente ai Nostri Predecessori, i quali sempre circondarono di un amore paterno codeste popolazioni, e quando fu loro possibile ebbero cura di sostenerle e di aiutarle in ogni maniera.

Tralasciamo non pochi altri documenti storici dai quali appare la benevolenza dei Nostri Predecessori verso la vostra nazione, ma non possiamo non accennare brevemente a ciò che fecero i Sommi Pontefici Benedetto XV e Pio XI, quando, dopo il primo conflitto europeo, specialmente nelle regioni meridionali della vostra Patria, ingenti moltitudini di uomini, di donne, di innocenti fanciulli e fanciulle vennero colpite da una terribile carestia e da un’estrema miseria. Essi infatti, spinti da paterno affetto verso i vostri connazionali, inviarono a queste popolazioni viveri, indumenti e molto denaro raccolto dall’intera famiglia dei cattolici, per venire incontro a tutti quegli affamati e infelici, e poter alleviare in qualche modo le loro calamità. E i Nostri Predecessori provvidero, secondo le proprie possibilità, non solamente alle necessità materiali, ma anche a quelle spirituali; infatti, non paghi d’innalzare suppliche a Dio, padre delle misericordie e fonte di ogni consolazione (cfr. 2 Cor. 1, 3), vollero altresì che fossero indette pubbliche preghiere per la vostra condizione religiosa, così sconvolta e turbata dai negatori e nemici di Dio, decisi a sradicare dagli animi la fede e la nozione stessa della Divinità. Così il Sommo Pontefice Pio XI nel 1930 stabilì che nel giorno della festività di san Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, "fossero innalzate comuni preghiere a Dio... nella Basilica Vaticana, per le infelici condizioni della religione in Russia" (AAS 22, 1930, p. 300), ed egli stesso volle esservi presente, circondato da una foltissima e pia moltitudine di popolo. Inoltre, nella solenne Allocuzione concistoriale esortò tutti con queste parole: "Bisogna pregare Cristo... Redentore del genere umano, affinché venga restituita la pace e la libertà di professare la fede agli infelici figli della Russia ... e vogliamo che secondo questa intenzione, cioè per la Russia, vengano recitate quelle preghiere che il Nostro Predecessore Leone XIII di felice memoria ha imposto ai sacerdoti di dire insieme al popolo dopo la santa Messa; i Vescovi e il clero regolare e secolare con ogni cura cerchino di inculcare quanto sopra ai loro fedeli o a chiunque assista alla santa Messa, e spesso ciò richiamino alla loro memoria" (AAS 22, 1930, p. 301).

Noi volentieri confermiamo e rinnoviamo questa esortazione e questo comando, dal momento che la situazione religiosa al presente presso di voi non è certamente migliore, e poiché verso queste popolazioni Ci sentiamo animati dal medesimo vivissimo affetto e dalle stesse premure.

Quando scoppiò l’ultimo tremendo e lungo conflitto, abbiamo fatto tutto ciò che era nelle Nostre possibilità, con la parola, con le esortazioni e con l’azione, affinché i dissidi fossero sanati mediante un’equa e giusta pace, e affinché i popoli tutti, senza differenza di stirpe, si unissero amichevolmente e fraternamente, e insieme collaborassero per raggiungere una maggiore prosperità.

Mai, anche in quel tempo, uscì dalla Nostra bocca una parola che potesse sembrare ingiusta o aspra ad una parte dei belligeranti. Certamente abbiamo riprovato, come si doveva, qualsiasi iniquità e qualsiasi violazione di diritto; ma ciò facemmo in maniera da evitare con ogni diligenza tutto ciò che poteva divenire, sebbene ingiustamente, causa di maggiori afflizioni per i popoli oppressi. E quando da qualche parte si faceva pressione perché Noi in qualche modo, a voce o per iscritto, approvassimo la guerra intrapresa contro la Russia nel 1941, mai acconsentimmo di fare ciò, come apertamente ci esprimemmo il 25 febbraio 1946, nel discorso tenuto dinanzi al Sacro Collegio e a tutte le Rappresentanze Diplomatiche presso la Santa Sede (cfr. AAS 38, 1946, p. 154).

Quando si tratta di difendere la causa della religione, della verità, della giustizia e della civiltà cristiana, certamente non possiamo tacere; a questo però sono sempre rivolti i Nostri pensieri e le Nostre intenzioni, che cioè non con la violenza delle armi, ma con la maestà del diritto, tutti i popoli siano governati; e ciascuno di essi, in possesso della dovuta libertà civile e religiosa entro i confini della propria patria, sia condotto verso la concordia, la pace e quella vita laboriosa, per cui i singoli cittadini possano procurarsi le cose necessarie al vitto, all’abitazione, al sostentamento e al governo della propria famiglia. Le Nostre parole e le Nostre esortazioni riguardarono e riguardano tutte le nazioni, e quindi anche voi, che sempre siete presenti al Nostro cuore, e le cui necessità e calamità desideriamo alleviare secondo le Nostre forze. Coloro che amano non la menzogna ma la verità sanno che durante tutto il corso del recente durissimo conflitto Ci siamo dimostrati imparziali verso tutti i belligeranti, e di ciò abbiamo spesso dato prova con le parole e con le azioni; e abbiamo compreso nella Nostra ardentissima carità tutte le nazioni, anche quelle i cui governanti si professavano nemici di questa Sede Apostolica, e quelle pure in cui i negatori di Dio osteggiano fieramente tutto ciò che sa di cristiano e di divino, e cercano di cancellarlo dagli animi dei cittadini. Infatti, per mandato di Gesù Cristo, che affidò l’intero gregge del popolo cristiano a san Pietro, Principe degli Apostoli (cfr. Gv. 21, 15-17) — di cui siamo indegno Successore — Noi amiamo con intenso amore tutti i popoli e desideriamo procurare la prosperità terrena e la salute eterna di ognuno. Tutti perciò, sia in guerra tra loro con le armi, sia in contesa per gravi dissidi, da Noi sono considerati come altrettanti figli carissimi; e niente altro desideriamo, niente altro chiediamo a Dio per loro con la preghiera, se non la loro mutua concordia, la giusta e vera pace, e una prosperità sempre maggiore. Anzi, se alcuni, perché ingannati dalle menzogne e dalle calunnie, professano aperta ostilità nei Nostri riguardi, Noi siamo animati verso costoro da una maggiore commiserazione e da un più ardente affetto.

Senza dubbio abbiamo condannato e respinto — come esige il dovere del Nostro ufficio — gli errori che i fautori del comunismo ateo insegnano e si sforzano di propagare con sommo danno e rovina dei cittadini; ma gli erranti, ben lungi dal respingerli, desideriamo che ritornino alla verità e siano ricondotti sul retto sentiero. Abbiamo anzi messe in luce e riprovate queste menzogne, che spesso si presentavano sotto false apparenze di verità, appunto perché nutriamo verso di voi affetto paterno e cerchiamo il vostro bene. Noi, infatti, abbiamo la ferma certezza che a voi da questi errori non possono derivare che ingentissimi danni, poiché non solo tolgono dalle vostre anime quella luce soprannaturale e quei supremi conforti che provengono dalla pietà e dal culto verso Dio, ma vi spogliano anche della dignità umana e della giusta libertà dovuta ai cittadini.

Sappiamo che molti di voi conservano la fede cristiana nell’intimo santuario della propria coscienza, che in nessuna maniera si lasciano indurre a favorire i nemici della religione, ma anzi desiderano ardentemente professare gli insegnamenti cristiani, unici e sicuri fondamenti del vivere civile, non solo privatamente, ma se fosse possibile, come conviene a persone libere, anche apertamente. E sappiamo ancora con somma Nostra speranza e grandissimo conforto, che voi amate e onorate con ardentissimo affetto la Vergine Maria Madre di Dio, e che venerate le sue sacre immagini. Ci è noto che nello stesso Cremlino venne costruito un tempio — oggi purtroppo sottratto al culto divino — dedicato a Maria Santissima Assunta in Cielo; e questa è una testimonianza chiarissima dell’amore che i vostri antenati e voi portate verso la Gran Madre di Dio.

Orbene, Noi sappiamo che non può venir meno la speranza di salvezza là dove gli animi si volgono con sincerità e ardente pietà verso la Santissima Madre di Dio. Infatti, quantunque gli uomini si sforzino, per quanto empi e potenti, di svellere dai cuori dei cittadini la santa religione e la virtù cristiana, quantunque Satana stesso cerchi di promuovere con ogni mezzo questa sacrilega lotta secondo la sentenza dell’Apostolo delle genti: "... non abbiamo da lottare contro la carne e il sangue, ma contro i principi e le potestà, contro i dominanti di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti maligni..." (Ef. 6, 12); tuttavia, se Maria interpone il suo valido patrocinio, le porte dell’inferno non potranno prevalere. Essa infatti è la Madre benignissima e potentissima di Dio e di tutti noi, e mai si è udito al mondo, che alcuno abbia fatto ricorso supplichevole a Lei e non abbia sperimentato la sua validissima intercessione. Continuate, dunque, come siete soliti, a venerarla con fervente pietà, ad amarla ardentemente e ad invocarla con queste parole, che a voi sono familiari: "A te soltanto è stato concesso, santissima e purissima Madre di Dio, di vederti sempre esaudita" (Acathistus Festi Patrocinii Dei Genitricis: Kondak 3).

Noi pure insieme con voi solleviamo ad Essa la Nostra supplica, affinché la verità cristiana, decoro e sostegno della convivenza umana, si rafforzi e vigoreggi fra i popoli della Russia, e tutti gli inganni dei nemici della religione, tutti i loro errori e le loro perfide arti siano respinte da voi lontano; affinché i costumi pubblici e privati ritornino a essere conformi alle norme evangeliche; affinché coloro specialmente che presso di voi si professano cattolici, benché privati dei loro Pastori, resistano con fortezza impavida contro gli assalti dell’empietà fino alla morte; affinché quella giusta libertà che spetta alla persona umana, ai cittadini e ai cristiani, sia a tutti restituita, come è loro diritto, e in primo luogo sia restituita alla Chiesa, che ha il divino mandato di ammaestrare tutti gli uomini nelle verità religiose e nelle virtù; e infine affinché la vera pace rifulga alla vostra dilettissima nazione e a tutta l’umanità, e questa pace fondata sulla giustizia e alimentata dalla carità diriga felicemente tutte le genti a quella comune prosperità dei cittadini e dei popoli che deriva dalla mutua concordia degli animi.

Si compiaccia l’amorevolissima Madre nostra di guardare con occhi benigni anche a coloro che organizzano le schiere degli atei militanti e danno ogni impulso alle loro iniziative. Voglia Essa illuminare con la luce che viene dall’alto le loro menti, e dirigere con la grazia divina i loro cuori alla salvezza.

Noi, pertanto, affinché più facilmente le Nostre e le vostre preghiere siano esaudite, e per darvi un singolare attestato della Nostra particolare benevolenza, come pochi anni fa abbiamo consacrato tutto il mondo al Cuore Immacolato della Vergine Madre di Dio, così ora, in modo specialissimo, consacriamo tutti i popoli della Russia al medesimo Cuore Immacolato, nella sicura fiducia che col potentissimo patrocinio di Maria Vergine quanto prima si avverino felicemente i voti, che Noi, che voi, che tutti i buoni formano per una vera pace, per una fraterna concordia e per la dovuta libertà a tutti e in primo luogo alla Chiesa; in maniera che, mediante la preghiera che Noi innalziamo con voi e con tutti cristiani, il Regno salvifico di Cristo, che è "Regno di verità e di vita, Regno di santità e di grazia, Regno di giustizia, di amore e di pace" (Pref. in fest. Iesu Christi Regis), in ogni parte della terra trionfi e si consolidi stabilmente.

E con supplice invocazione preghiamo la medesima Madre clementissima, perché assista ciascuno di voi nelle presenti calamità e ottenga dal suo Divin Figlio per le vostre menti quella luce che proviene dal Cielo, e impetri per le anime vostre quella virtù e quella fortezza, per cui, sorretti dalla divina grazia, possiate vittoriosamente superare ogni empietà ed errore.

Roma, presso San Pietro, 7 luglio 1952, festa dei santi Cirillo e Metodio, anno XIV del Nostro pontificato.

http://www.alleanzacattolica.org/immagini/pio_xii_firma.gif

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* Trad. it., in Enchridion delle Encicliche, vol. 6, Pio XII (1939-1958), ed. bilingue, EDB. Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 1995, pp. 1534-1551.

FONTE (http://www.alleanzacattolica.org/indici/mag_pontificio/07071952.htm)

Augustinus
13-05-06, 11:25
PAOLO VI

PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI FÁTIMA

SANTA MESSA NELLA BASILICA DI FÁTIMA

OMELIA

Sabato, 13 maggio 1967

Tanto è il Nostro desiderio di onorare la Ss.ma Vergine Maria, Madre di Cristo, e perciò Madre di Dio e Madre nostra, tanta è la Nostra fiducia nella sua benevolenza verso la santa Chiesa e verso il Nostro apostolico ufficio, tanto è il Nostro bisogno della sua intercessione presso Cristo, suo Figlio divino, che Noi siamo venuti umili e fidenti pellegrini a questo Santuario benedetto, dove si celebra oggi il 50° delle apparizioni di Fatima e dove si commemora il 25° della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria.

IL SALUTO E LA LETIZIA DEL PADRE

E siamo lieti d’incontrarCi con voi, Fratelli e Figli carissimi, e di associarvi tutti alla professione della Nostra devozione a Maria Ss.ma e alla Nostra preghiera, affinché più manifesta e più filiale sia la comune venerazione, e più viva e più accetta sia la Nostra invocazione.

Noi vi salutiamo, Fratelli e Figli qui presenti, voi specialmente cittadini di questa illustre Nazione, che nella sua lunga storia ha dato alla Chiesa Uomini santi e grandi e un Popolo operoso e credente; voi salutiamo, pellegrini venuti da queste regioni e venuti da lontano; e voi fedeli della santa Chiesa cattolica, che da Roma, dalle vostre terre e dalle vostre case, sparse in tutto il mondo, siete ora spiritualmente rivolti a questo altare, tutti, tutti vi salutiamo. Noi celebriamo ora con voi e per voi la Santa Messa, e insieme ci componiamo come figli d’una stessa famiglia vicino alla Madre celeste per essere ammessi, nella celebrazione del Santo Sacrificio, a più stretta e salutare comunione con Cristo nostro Signore e nostro Salvatore.

Nessuno Noi vogliamo escludere da questo spirituale ricordo, perché tutti vogliamo partecipi delle grazie, che qui ora impetriamo dal Cielo: vi portiamo nel cuore, voi, Fratelli nell’Episcopato, voi, Sacerdoti, e voi, Religiosi e Religiose, che a Cristo siete consacrati con amore totale; voi, Famiglie cristiane, abbiamo presenti; voi, Laici carissimi, che volete collaborare col Clero per l’incremento del regno di Dio; voi, giovani e fanciulli, che vorremmo avere tutti a Noi d’intorno; e voi tutti che siete tribolati e affaticati, voi malati e piangenti, che certamente ricordate come Cristo a Sé vi chiami per farvi soci della sua Passione redentrice e per consolarvi. Il Nostro sguardo si spinge anche a tutti i Cristiani non cattolici, ma fratelli nostri nel battesimo, per i quali la Nostra memoria è speranza di perfetta comunione nell’unità voluta dal Signore Gesù. E si allarga a tutto il mondo: Noi non vogliamo che la Nostra carità abbia confine, e in questo momento la estendiamo alla intera umanità, a tutti i Governanti e a tutti i Popoli della terra.

SIA LA CHIESA: VIVA, VERA, UNITA, SANTA

Voi sapete quali siano le Nostre intenzioni speciali, che vogliono caratterizzare questo pellegrinaggio. Qui le ricordiamo, affinché diano voce alla Nostra preghiera e siano lume a quanti Ci ascoltano.

La prima intenzione è la Chiesa; la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica. Vogliamo pregare, abbiamo detto, per la sua pace interiore. Il Concilio Ecumenico ha risvegliato molte energie nel seno della Chiesa, ha aperto più ampie visioni nel campo della sua dottrina, ha chiamato tutti i suoi figli a più chiara coscienza, a più intima collaborazione, a più alacre apostolato. A Noi preme che tanto beneficio e tale rinnovamento si conservino e si accrescano. Quale danno sarebbe se un’interpretazione arbitraria e non autorizzata dal magistero della Chiesa facesse di questo risveglio un’inquietudine dissolvitrice della sua tradizionale e costituzionale compagine, sostituisse alla teologia dei veri e grandi maestri ideologie nuove e particolari, intese a togliere dalla norma della fede quanto il pensiero moderno, privo spesso di luce razionale, non comprende o non gradisce, e mutasse l’ansia apostolica della carità redentrice nell’acquiescenza alle forme negative della mentalità profana e del costume mondano! Quale delusione sarebbe il nostro sforzo di avvicinamento universale se non offrisse ai Fratelli cristiani, tuttora da noi divisi, e all’umanità priva della nostra fede nella sua schietta autenticità e nella sua originale bellezza il patrimonio di verità e di carità, di cui la Chiesa è depositaria e dispensatrice!

Noi vogliamo chiedere a Maria una Chiesa viva, una Chiesa vera, una Chiesa unita, una Chiesa santa. Noi ora con voi vogliamo pregare, affinché le speranze e le energie, suscitate dal Concilio, abbiano a maturare in larghissima misura i frutti di quello Spirito Santo, di cui domani, Pentecoste, la Chiesa celebra la festa, e da cui proviene la vera vita cristiana; i frutti enumerati dall’Apostolo Paolo: «la carità, il gaudio, la pace, la longanimità, la benignità, la bontà, la fedeltà, la mitezza, la temperanza» (Gal. 5, 22). Noi vogliamo pregare affinché il culto di Dio ancora e sempre primeggi nel mondo, e la sua legge informi la coscienza ed il costume dell’uomo moderno. La fede in Dio è la luce suprema dell’umanità; e questa luce non solo non deve spegnersi nel cuore degli uomini, ma deve piuttosto ravvivarsi per lo stimolo che le viene dalla scienza e dal progresso.

IL CONFORTO PER QUANTI SOFFRONO A CAUSA DELLA FEDE

Questo pensiero, che anima e agita la Nostra preghiera, porta in questo momento il Nostro ricordo a quei paesi nei quali la libertà religiosa è praticamente oppressa, e dove la negazione di Dio è promossa quasi essa rappresenti la verità dei tempi nuovi e la liberazione dei popoli, mentre così non è. Noi preghiamo per tali paesi; Noi preghiamo per i fratelli credenti di quelle nazioni, affinché l’intima forza di Dio li sostenga e la vera e civile libertà sia loro concessa.

E così la seconda intenzione del Nostro pellegrinaggio riempie l’animo Nostro: il mondo, la pace del mondo.

Voi sapete come la coscienza della missione della Chiesa nel mondo, una missione di amore e di servizio, sia oggi, dopo il Concilio, resa assai vigilante ed operante. Voi sapete come il mondo sia in una fase di grande trasformazione a causa del suo enorme e meraviglioso progresso nella conoscenza e nella conquista delle ricchezze della terra e dell’universo. Ma sapete e vedete come il mondo non è felice, non è tranquillo; e la prima causa di questa sua inquietudine è la difficoltà alla concordia, la difficoltà alla pace. Tutto sembra spingere il mondo alla fratellanza, all’unità; ed invece in seno all’umanità scoppiano ancora, e tremendi, continui conflitti. Due motivi principali rendono perciò grave questa situazione storica dell’umanità: essa è carica di armi terribilmente micidiali; ed essa non è moralmente così progredita come lo è nel campo scientifico e tecnico. Per di più, molta parte dell’umanità è tuttora in stato d’indigenza e di fame, mentre si è svegliata in essa la inquieta consapevolezza dei suoi bisogni e dell’altrui benessere. Perciò, Noi diciamo, il mondo è in pericolo. Perciò Noi siamo venuti ai piedi della Regina della pace a domandarle come dono, che solo Dio può dare, la pace.

LA PACE ESIGE ACCETTAZIONE E COLLABORAZIONE DELL’UOMO

È la pace, sì, un dono di Dio, che suppone l’intervento d’una sua azione, estremamente buona, misericordiosa e misteriosa. Ma non è sempre un dono miracoloso; è un dono che compie i suoi prodigi nel segreto dei cuori degli uomini; un dono perciò che ha bisogno d’una libera accettazione e d’una libera collaborazione. E allora la Nostra preghiera, dopo d’essersi rivolta al Cielo, si rivolge agli uomini di tutto il mondo: Uomini, Noi diciamo in questo singolare momento, uomini, procurate d’essere degni del dono divino della pace. Uomini, siate uomini. Uomini, siate buoni, siate saggi, siate aperti alla considerazione del bene totale del mondo. Uomini, siate magnanimi. Uomini, sappiate vedere il vostro prestigio e il vostro interesse, non contrari, ma solidali col prestigio e con l’interesse altrui. Uomini, non pensate a progetti di distruzione e di morte, di rivoluzione e di sopraffazione; pensate a progetti di comune conforto e di solidale collaborazione. Uomini, pensate alla gravità e alla grandezza di quest’ora, che può essere decisiva per la storia della presente e della futura generazione; e ricominciate ad avvicinarvi gli uni agli altri con pensieri di costruire un mondo nuovo; sì, il mondo degli uomini veri, il quale non potrà mai essere tale senza il sole di Dio sul suo orizzonte. Uomini, ascoltate mediante l’umile e tremante voce Nostra, l’eco sonante della Parola di Cristo: «Beati i mansueti, perché possiederanno la terra; beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio»!

LA PREGHIERA E LA PENITENZA

Vedete, Figli e Fratelli, che qui Ci ascoltate, come il quadro del mondo e dei suoi destini qui si presenta immenso e drammatico. È il quadro che la Madonna ci apre davanti, il quadro che contempliamo con occhi esterrefatti, ma sempre fidenti; il quadro al quale ci appresseremo sempre - e ne facciamo promessa - seguendo il monito che la Madonna stessa ci ha dato; quello della preghiera e della penitenza; e voglia perciò Iddio che questo quadro del mondo non abbia mai più a registrare lotte, tragedie e catastrofi; ma le conquiste dell’amore e le vittorie della pace.

Augustinus
13-05-06, 11:34
PAOLO VI

RADIOMESSAGGIO IN OCCASIONE DELLA CONCLUSIONE DELL'ANNO GIUBILARE PER LE APPARIZIONI DI NOSTRA SIGNORA IN FATIMA

13 maggio 1968

Caríssimos Peregrinos do Santuário da Fátima!

A nossa voz une-se, nesta hora, às vossas, para honrar Maria Santíssima, Mãe bendita de Nosso Senhor Jesus Cristo; e, convosco, tem intenção de celebrar a singular plenitude de graça que Deus lhe conferiu, para que ela fosse, para toda a humanidade, a criatura eleita e exemplar, a «causa da nossa alegria», a fonte dulcíssima da nossa esperança, a nossa advogada puríssima junto da Misericórdia divina.

Convosco, também nós a saudamos, a veneramos, a bendizemos; todos juntos, nós queremos oferecer-lhe os nossos corações, com a devoção mais sincera, com a afeição mais filial, com a promessa mais decidida de fidelidade a Cristo e à Santa Igreja, da qual nós professamos que ela é Mãe piedosa e clemente.

E, em união convosco, Filhos caríssimos, nós pedimos à santíssima, à beatíssima Virgem Mãe de Cristo, como já o fizemos a ano passado, nesse local, a ela particularmente dedicado, que, mediante a sua intercessão, seja alcançada a paz interna para a Igreja Católica, pela virtude do Espírito Santo, e a paz externa para a mundo, ainda turbado por dolorosos conflitos e por lutas contrárias à fraternidade humana.

Pedimos-lhe ainda, pela integração na unidade da Igreja, dos Irmãos cristãos, separados de nós; pedimos-lhe também pelas missões católicas, espalhadas sobre a terra; e, finalmente, pedimos-lhe por todos vós, que neste momento vos encontrais reunidos no Santuário de Fátima: que ela vos conforte, vos proteja e vos abençoe.

Queremos confirmar estes votos, com a nossa Bênção especial, para vós pessoalmente, para os vossos entes queridos, para as vossas terras, ao mesmo tempo que, em confiante união de espírito, saudamos o Senhor Cardeal Patriarca de Lisboa, o Senhor Cardeal, nosso enviado especial, os Senhores Bispos, os sacerdotes, os religiosos e religiosas e todos os fiéis aí reunidos, com as Autoridades civis e os peregrinos provenientes das várias nações: para todos imploramos, com a celeste proteção de Maria, as mais copiosas graças do Senhor.

Augustinus
13-05-06, 11:37
PAOLO VI

MESSAGGIO AI PELLEGRINI NEL XXV ANNIVERSARIO DELL'INCORONAZIONE DELL'IMMAGINE DI NOSTRA SIGNORA DI FATIMA

13 maggio 1971

Amados Peregrinos de Fátima:

Em espírito voltamos a esse Santuário. Acodem-Nos à mente, com saudade, as imagens que aí Nos foi dado contemplar, quatro anos atrás.

Hoje como então, peregrino entre peregrinos, Nos integramos nessa assembleia, que reza e canta os louvores da Mãe da Igreja - Mãe da divina graça, causa da nossa alegria e, sempre, refúgio dos cristãos.

«Vida, doçura e esperança nossa, salve!». Pobres, vimos com humilde oferta que, sob o vosso olhar, colocamos no altar de Deus: o s nossos corações, animados pelo propósito de «fazer tudo o que Cristo Senhor nos disser». E, pelo vosso valimento, confiamos que o Altíssimo nos vai aceitar e ser propício. «Eis, pois, advogada nossa, salve!».

Comemoram-se hoje, Irmãos e filhos caríssimos, os vinte e cinco anos duma data feliz e dum gesto nobre: quando as mulheres de Portugal quiseram oferecer as suas jóias à Rainha da Paz, para, por ela, fazerem chegar a Deus a agradecimento por ter sido esse dilecto País poupado ao flagelo da guerra, que há pouco terminara. Dessas jóias se entreteceu a coroa, com a qual um Legado Pontifício, em solene cerimónia, exortou a imagem de Nossa Senhora.

Belo rasgo de fé cristã, com que foi evocada a celebrada a paz, tema sempre actual de apelo aos homens de boa-vontade e de oração instante.

A paz! Mais do que equilíbrio exterior, de ordem jurídica, ela é principalmente o resultado de serem respeitados e actuados os desígnios de sabedoria e de amor, de Deus, sobre nós e sobre o mundo. Por isso, ela começa nos corações dos homens, como empenho e como graça, a tornar-se depois estilo de vida, que reflecte a sua luz na cidade temporal.

Hemos pois de construí-la e pedi-la ao Senhor, cada dia: paz nos espíritos, para a paz das armas; paz nas Nações, para a universal fraternidade dos homens todos, na verdade, na justiça e no amor; paz e harmonia entre os cristãos, para eficácia do seu testemunho da Caridade frente ao mundo e para «os pobres serem evangelizados»; paz e harmonia, enfim, no interior da Igreja, para ela ser «o fermento e a alma da sociedade humana, que deve ser renovada em Cristo e transformada em família de Deus» (Gaudium et Spes, 40), pela qual «seja dada ao Pai e Criador do universo, toda a honra e toda a glória» (Lumen gentium, 17).

Este o apelo, esta a prece que, por Maria, elevamos ao Céu, nesta hora.

Saudamos todos os presentes, e os que Nos seguís pela rádio e pela televisão; em particular, o Senhor Cardeal Patriarca de Lisboa, o Senhor Cardeal Arcebispo de Lião, os demais Senhores Bispos e os sacerdotes, religiosos e fiéis desse dilecto País, com as Autoridades que tomam parte na cerimónia; e, ainda, com especial afecto, as crianças e os doentes. Na mesma estima envolvemos os peregrinos provenientes de outras Nações.

Para todos vós imploramos, pela Mãe Santíssima, com a Paz de Cristo, copiosas graças celestiais, ao abençoar-vos:

Em nome do Pai, e do Filho, e do Espírito Santo, Amén!

Augustinus
13-05-06, 11:41
GIOVANNI PAOLO II

ATTO DI AFFIDAMENTO E DI CONSACRAZIONE ALLA VERGINE A FATIMA

13 maggio 1982

1. "Sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio"! Pronunciando le parole di questa antifona, con la quale la Chiesa di Cristo prega da secoli, mi trovo oggi in questo luogo da Te scelto e da Te, Madre, particolarmente amato.

Sono qui, unito con tutti i Pastori della Chiesa in quel particolare vincolo, mediante il quale costituiamo un corpo e un collegio, così come Cristo volle gli Apostoli in unità con Pietro.

Nel vincolo di tale unità, pronunzio le parole del presente Atto, in cui desidero racchiudere, ancora una volta, le speranze e le angosce della Chiesa nel mondo contemporaneo.

Quaranta anni fa e poi ancora dieci anni dopo il tuo servo, il Papa Pio XII, avendo davanti agli occhi le dolorose esperienze della famiglia umana, ha affidato e consacrato al tuo Cuore Immacolato tutto il mondo e specialmente i Popoli che erano particolare oggetto del tuo amore e della tua sollecitudine.

Questo mondo degli uomini e delle nazioni ho davanti agli occhi anch’io oggi, nel momento in cui desidero rinnovare l’affidamento e la consacrazione compiuta dal mio Predecessore nella Sede di Pietro: il mondo del secondo millennio che sta per terminare, il mondo contemporaneo, il nostro mondo odierno!

La Chiesa memore delle parole del Signore: "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni... Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Matth. 28, 19-20), ha rinnovato, nel Concilio Vaticano II, la coscienza della sua missione in questo mondo.

E perciò, o Madre degli uomini e dei popoli, Tu che "conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze", Tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, come mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al Tuo Cuore e abbraccia, con l’amore della Madre e della Serva, questo nostro mondo umano, che Ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli.

In modo speciale Ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno.

"Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio"!
Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova!

Non disprezzare!

Accogli la nostra umile fiducia — e il nostro affidamento!

2. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Io. 3, 16).

Proprio questo amore ha fatto sì che il Figlio di Dio abbia consacrato sé stesso: "Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità" (ibid. 17, 19).

In forza di quella consacrazione i discepoli di tutti i tempi sono chiamati a impegnarsi per la salvezza del mondo, ad aggiungere qualcosa ai patimenti di Cristo a favore del suo Corpo che è la Chiesa (cfr. 2 Cor. 12, 15; Col. 1, 24).

Davanti a Te, Madre di Cristo, dinanzi al tuo Cuore Immacolato, io desidero oggi, insieme con tutta la Chiesa, unirmi col Redentore nostro in questa sua consacrazione per il mondo e per gli uomini, la quale solo nel suo Cuore divino ha la potenza di ottenere il perdono e di procurare la riparazione.

La potenza di questa consacrazione dura per tutti i tempi e abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni, e supera ogni male, che lo spirito delle tenebre è capace di ridestare nel cuore dell’uomo e nelle sua storia e che, di fatto, ha ridestato nei nostri tempi.

A questa consacrazione del nostro Redentore, mediante il servizio del successore di Pietro, si unisce la Chiesa, Corpo mistico di Cristo.

Oh, quanto profondamente sentiamo il bisogno di consacrazione per l’umanità e per il mondo: per il nostro mondo contemporaneo, nell’unità con Cristo stesso! L’opera redentrice di Cristo, infatti, deve essere partecipata dal mondo per mezzo della Chiesa.

Oh, quanto ci fa male, quindi, tutto ciò che nella Chiesa e in ciascuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione! Quanto ci fa male che l’invito alla penitenza, alla conversione, alla preghiera, non abbia riscontrato quell’accoglienza che doveva!

Quanto ci fa male che molti partecipino così freddamente all’opera della Redenzione di Cristo! Che così insufficientemente si completi nella nostra carne "quello che manca ai patimenti di Cristo" (Col. 1, 24).

Siano quindi benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell’eterno Amore! Siano benedetti coloro che. giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo Gesù (cfr. Io. 2, 5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo.

Sii benedetta sopra ogni cosa Tu, Serva del Signore, che nel modo più pieno obbedisci alla Divina chiamata!

Sii salutata Tu, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del Tuo Figlio!

Madre della Chiesa! Illumina il Popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità! Aiutaci a vivere con tutta la verità della consacrazione di Cristo per l’intera famiglia umana del mondo contemporaneo.

3. AffidandoTi, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, Ti affidiamo anche la stessa consacrazione per il mondo, mettendola nel Tuo Cuore materno.

Oh, Cuore Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli stessi uomini d’oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla nostra contemporaneità e sembra chiudere le vie verso il futuro!

Dalla fame e dalla guerra, liberaci!

Dalla guerra nucleare, da un’autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra, liberaci!

Dai peccati contro la vita dell’uomo sin dai suoi albori, liberaci!

Dall’odio e dall’avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci!

Da ogni genere di ingiustizia nella vita sociale, nazionale e internazionale, liberaci!

Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci!

Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaci! liberaci!

Accogli, o Madre di Cristo, questo grido carico della sofferenza di tutti gli uomini! Carico della sofferenza di intere società!

Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo, l’infinita potenza dell’Amore misericordioso! Che esso fermi il male! Trasformi le coscienze! Nel Tuo Cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della Speranza!

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* In Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. V, 2, pp. 1590-1593; ripetuto il 25 marzo 1984, ibid., vol. VII, 1, pp. 774-777. Testo in italiano.

FONTE (http://www.alleanzacattolica.org/indici/mag_pontificio/13051982a.htm)

Augustinus
13-05-06, 11:45
GIOVANNI PAOLO II

PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO

SANTA MESSA AL SANTUARIO DELLA VERGINE DI FATIMA

OMELIA

Fatima, 13 maggio 1982

1. “E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19,27).

Con queste parole si chiuse il Vangelo dell’odierna liturgia a Fatima. Il nome del discepolo era Giovanni. Proprio lui, Giovanni, figlio di Zebedeo, apostolo ed evangelista, sentì dall’alto della croce le parole di Cristo: “Ecco la tua madre”. Prima invece Cristo aveva detto a sua Madre: “Donna, ecco il tuo figlio”.

Era questo un mirabile testamento.

Lasciando questo mondo Cristo diede a sua Madre un uomo che fosse per lei come un figlio: Giovanni. Lo affidò a lei. E, in conseguenza di questo dono e di questo affidamento, Maria diventò madre di Giovanni. La Madre di Dio è divenuta madre dell’uomo.

Da quell’ora Giovanni “la prese nella sua casa” e diventò il custode terreno della Madre del suo Maestro; è infatti diritto e dovere dei figli aver cura della madre. Soprattutto però Giovanni diventò per volontà di Cristo il figlio della Madre di Dio. E in Giovanni diventò figlio di lei ogni uomo.

2. “La prese della sua casa” può anche significare, letteralmente, nella sua abitazione.

Una particolare manifestazione della maternità di Maria riguardo agli uomini sono i luoghi, nei quali Ella s’incontra con loro; le case nelle quali Ella abita; case nelle quali si risente una particolare presenza della Madre.

Tali luoghi e tali case sono numerosissimi. E sono di una grande varietà: dalle edicole nelle abitazioni o lungo le strade, nelle quali risplende l’immagine della Madre di Dio, alle Cappelle e alle Chiese costruite in suo onore. Ci sono però alcuni luoghi, nei quali gli uomini sentono particolarmente viva la presenza della Madre. A volte questi posti irradiano ampiamente la loro luce, attirano la gente da lontano. Il loro raggio può estendersi ad una diocesi, a un’intera nazione, a volte a più nazioni e persino a più continenti. Sono questi i Santuari mariani.

In tutti questi luoghi si realizza in modo mirabile quel singolare testamento del Signore Crocifisso: l’uomo vi si sente consegnato e affidato a Maria; l’uomo vi accorre per stare con lei come con la propria Madre; l’uomo apre a lei il suo cuore e le parla di tutto: “la prende nella sua casa”, cioè dentro tutti i suoi problemi, a volte difficili. Problemi propri ed altrui. Problemi delle famiglie, delle società, delle nazioni, dell’intera umanità.

3. Non è così il Santuario di “Lourdes” nella vicina Francia? Non lo è “Jasna Góra” in terra polacca, il Santuario della mia Nazione, che celebra quest’anno il suo giubileo di seicento anni?

Sembra che anche lì, come in tanti altri Santuari mariani sparsi nel mondo, con una forza di particolare autenticità risuonino queste parole dell’odierna liturgia:
“Tu splendido onore della nostra gente” (Gdt 15,10), ed anche le altre:
“Di fronte all’umiliazione della nostra stirpe /... hai sollevato il nostro abbattimento / comportandoti rettamente davanti al nostro Dio” (Gdt 13,20).

Queste parole risuonano a Fatima così come un’eco particolare delle esperienze non solo della nazione portoghese, ma anche di tante altre nazioni e popoli che si trovano sul globo terrestre: sono anzi l’eco della esperienza di tutta l’umanità contemporanea, di tutta la famiglia umana.

4. Vengo dunque qui oggi perché proprio in questo giorno dello scorso anno, in piazza san Pietro a Roma, si è verificato l’attentato alla vita del Papa, misteriosamente coinciso con l’anniversario della prima apparizione a Fatima, che ebbe luogo il 13 maggio del 1917.

Queste date si sono incontrate tra loro in modo tale che mi è parso di riconoscervi una speciale chiamata a venire qui. Ed ecco, oggi sono qui. Sono venuto a ringraziare la Divina Provvidenza in questo luogo che la Madre di Dio sembra avere così particolarmente scelto. “Misericordiae Domini, quia non sumus consumpti” (Lam 3,22), ripeto ancora una volta con il profeta.

Sono venuto soprattutto per confessare qui la gloria di Dio stesso:
“Benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra”, dico con le parole dell’odierna liturgia (Gdt 13,18).

E verso il Creatore del cielo e della terra alzo anche quello speciale inno di gloria, che è lei stessa, l’Immacolata Madre del Verbo incarnato:
“Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra...

Davvero il coraggio che ti ha sostenuto non cadrà dal cuore degli uomini che ricorderanno per sempre la potenza di Dio. Dio dia esito felice a questa impresa a tua perenne esaltazione” (Gdt 13,18-20).

Alla base di questo canto di lode, che la Chiesa eleva con gioia qui come in tanti luoghi della terra, si trova l’incomparabile scelta di una figlia del genere umano come Madre di Dio.

E dunque sia adorato soprattutto Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Sia benedetta e venerata Maria, tipo della Chiesa, in quanto “dimora della santissima Trinità”.

5. Sin dal tempo in cui Gesù, morendo sulla croce, disse a Giovanni: “Ecco la tua Madre”; sin dal tempo in cui “il discepolo la prese nella sua casa”, il mistero della maternità spirituale di Maria ha avuto il suo adempimento nella storia con un’ampiezza senza confini. Maternità vuol dire sollecitudine per la vita del figlio. Ora, se Maria è madre di tutti gli uomini, la sua premura per la vita dell’uomo è di una portata universale. La premura di una madre abbraccia l’uomo intero. La maternità di Maria ha il suo inizio nella sua materna cura per Cristo. In Cristo Ella ha accettato sotto la croce Giovanni e, in lui, ha accettato ogni uomo e tutto l’uomo. Maria tutti abbraccia con una sollecitudine particolare nello Spirito Santo. È infatti lui, come professiamo nel nostro “Credo”, colui che “dà la vita”. È lui che dà la pienezza della vita aperta verso l’eternità.

La maternità spirituale di Maria è dunque partecipazione alla potenza dello Spirito Santo, di Colui che “dà la vita”. Essa è insieme l’umile servizio di Colei che dice di sé: “Eccomi, sono la serva del Signore” (Lc 1,38).

Alla luce del mistero della maternità spirituale di Maria, cerchiamo di capire lo straordinario messaggio, che cominciò a risuonare nel mondo da Fatima sin dal 13 maggio 1917 e si prolungò per cinque mesi fino al 13 ottobre dello stesso anno.

6. La Chiesa ha sempre insegnato e continua a proclamare che la rivelazione di Dio è portata a compimento in Gesù Cristo, il quale ne è la pienezza, e che “non è da aspettarsi alcun’altra rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore” (Dei Verbum, 4). La Chiesa valuta e giudica le rivelazioni private secondo il criterio della loro conformità con tale unica Rivelazione pubblica.

Se la Chiesa ha accolto il messaggio di Fatima è soprattutto perché esso contiene una verità e una chiamata, che nel loro fondamentale contenuto sono la verità e la chiamata del Vangelo stesso.

“Convertitevi, (fate penitenza) e credete al Vangelo” (Mc 1,15), sono queste le prime parole del Messia rivolte all’umanità. Il messaggio di Fatima è nel suo nucleo fondamentale la chiamata alla conversione e alla penitenza, come nel Vangelo. Questa chiamata è stata pronunciata all’inizio del XX secolo, e, pertanto, a questo secolo è stata particolarmente rivolta. La Signora del messaggio sembra leggere con una speciale perspicacia i “segni dei tempi”, i segni del nostro tempo.

L’appello alla penitenza è materno e, al tempo stesso, forte e deciso. La carità che “si compiace della verità” (1Cor 13,6), sa essere schietta e decisa. La chiamata alla penitenza si unisce, come sempre, con la chiamata alla preghiera. Conformemente alla tradizione di molti secoli, la Signora del messaggio di Fatima indica il “Rosario”, che giustamente si può definire “la preghiera di Maria”: la preghiera, nella quale Ella si sente particolarmente unita con noi. Lei stessa prega con noi. Con questa preghiera si abbracciano i problemi della Chiesa, della Sede di san Pietro, i problemi di tutto il mondo. Inoltre, si ricordano i peccatori, perché si convertano e si salvino, e le anime del purgatorio.

Le parole del messaggio sono state rivolte a fanciulli dai 7 ai 10 anni d’età. I fanciulli, come Bernardetta di Lourdes, sono particolarmente privilegiati in queste apparizioni della Madre di Dio.

Da qui il fatto che anche il suo linguaggio è semplice, a misura della loro comprensione. I bambini di Fatima sono diventati gli interlocutori della Signora del messaggio ed anche i suoi collaboratori. Una di essi vive ancora.

7. Quando Gesù disse sulla Croce: “Donna, ecco il tuo figlio” (Gv 19,26) – in modo nuovo aprì il cuore di sua Madre, il Cuore Immacolato, e le rivelò la nuova dimensione dell’amore e la nuova portata dell’amore, al quale era chiamata nello Spirito Santo con la forza del sacrificio della Croce.

Nelle parole di Fatima ci sembra di ritrovare proprio questa dimensione dell’amore materno, che col suo raggio comprende tutta la strada dell’uomo verso Dio: quella che conduce attraverso la terra, e quella che va, attraverso il purgatorio, oltre la terra. La sollecitudine della Madre del Salvatore è la sollecitudine per l’opera della salvezza: l’opera del suo Figlio. È sollecitudine per la salvezza, per l’eterna salvezza di tutti gli uomini. Mentre si compiono ormai 65 anni da quel 13 maggio 1917, è difficile non scorgere come questo amore salvifico della Madre abbracci nel suo raggio, in modo particolare, il nostro secolo.

Alla luce dell’amore materno comprendiamo tutto il messaggio della Signora di Fatima. Ciò che più direttamente si oppone al cammino dell’uomo verso Dio è il peccato, il perseverare nel peccato, e, infine, la negazione di Dio. La programmata cancellazione di Dio dal mondo dell’umano pensiero. Il distacco da lui di tutta la terrena attività dell’uomo. Il rifiuto di Dio da parte dell’uomo.

In realtà l’eterna salvezza dell’uomo è solo in Dio. Il rifiuto di Dio da parte dell’uomo, se diventa definitivo, guida logicamente al rifiuto dell’uomo da parte di Dio (cf. Mt 7,23; 10,33), la dannazione.

Può la Madre, la quale con tutta la potenza del suo amore, che nutre nello Spirito Santo, desidera la salvezza di ogni uomo, tacere su ciò che mina le basi stesse di questa salvezza? No, non lo può!

Per questo, il messaggio della Signora di Fatima, così materno, è al tempo stesso così forte e deciso. Sembra severo. È come se parlasse Giovanni Battista sulle sponde del Giordano. Invita alla penitenza. Avverte. Chiama alla preghiera. Raccomanda il Rosario.

Questo messaggio è rivolto ad ogni uomo. L’amore della Madre del Salvatore arriva dovunque giunge l’opera della salvezza. Oggetto della sua premura sono tutti gli uomini della nostra epoca, ed insieme le società, le nazioni e i popoli. Le società minacciate dalla apostasia, minacciate dalla degradazione morale. Il crollo della moralità porta con sé il crollo delle società.

8. Cristo disse sulla Croce: “Donna, ecco il tuo figlio”. Con questa parola aprì, in modo nuovo, il Cuore di sua Madre. Poco dopo, la lancia del soldato romano trafisse il costato del Crocifisso.

Quel Cuore trafitto è diventato il segno della redenzione compiuta mediante la morte dall’Agnello di Dio.

Il Cuore Immacolato di Maria, aperto dalla parola: “Donna, ecco il tuo figlio”, si incontra spiritualmente col Cuore del Figlio aperto dalla lancia del soldato. Il Cuore di Maria è stato aperto dallo stesso amore per l’uomo e per il mondo, con cui Cristo ha amato l’uomo ed il mondo, offrendo per essi se stesso sulla Croce, fino a quel colpo di lancia del soldato.

Consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria significa avvicinarci, mediante l’intercessione della Madre, alla stessa Sorgente della Vita, scaturita sul Golgota. Questa Sorgente ininterrottamente zampilla con la redenzione e con la grazia. Continuamente si compie in essa la riparazione per i peccati del mondo. Incessantemente essa è fonte di vita nuova e di santità.

Consacrare il mondo all’Immacolato Cuore della Madre, significa ritornare sotto la Croce del Figlio. Di più: vuol dire consacrare questo mondo al Cuore trafitto del Salvatore, riportandolo alla fonte stessa della sua Redenzione. La Redenzione è sempre più grande del peccato dell’uomo e del “peccato del mondo”. La potenza della Redenzione supera infinitamente tutta la gamma del male, che è nell’uomo e nel mondo.

Il Cuore della Madre ne è consapevole, come nessun altro in tutto il cosmo, visibile ed invisibile.

E per questo chiama.

Chiama non solo alla conversione, chiama a farci aiutare da lei, Madre, per ritornare alla fonte della Redenzione.

9. Consacrarsi a Maria significa farsi aiutare da lei ad offrire noi stessi e l’umanità a “Colui che è Santo”, infinitamente Santo; farsi aiutare da lei – ricorrendo al suo Cuore di Madre, aperto sotto la croce all’amore verso ogni uomo, verso il mondo intero – per offrire il mondo, e l’uomo, e l’umanità, e tutte le nazioni, a Colui che è infinitamente Santo. La santità di Dio si è manifestata nella redenzione dell’uomo, del mondo, dell’intera umanità, delle nazioni: redenzione avvenuta mediante il Sacrificio della Croce. “Per loro io consacro me stesso”, aveva detto Gesù (Gv 17,19).

Con la potenza della redenzione il mondo e l’uomo sono stati consacrati. Sono stati consacrati a Colui che è infinitamente Santo. Sono stati offerti ed affidati all’Amore stesso, all’Amore misericordioso.

La Madre di Cristo ci chiama e ci invita ad unirci alla Chiesa del Dio vivo in questa consacrazione del mondo, in questo affidamento mediante il quale il mondo, l’umanità, le nazioni, tutti i singoli uomini sono offerti all’Eterno Padre con la potenza della Redenzione di Cristo. Sono offerti nel Cuore del Redentore trafitto sulla Croce.

La Madre del Redentore ci chiama, ci invita e ci aiuta ad unirci a questa consacrazione, a questo affidamento del mondo. Allora infatti ci troveremo il più vicino possibile al Cuore di Cristo trafitto sulla Croce.

10. Il contenuto dell’appello della Signora di Fatima è così profondamente radicato nel Vangelo e in tutta la Tradizione, che la Chiesa si sente impegnata da questo messaggio.

Essa vi ha risposto col Servo di Dio Pio XII (la cui ordinazione episcopale era avvenuta precisamente il 13 maggio 1917), il quale volle consacrare al Cuore Immacolato di Maria il genere umano e specialmente i popoli della Russia. Con quella consacrazione egli non ha soddisfatto forse all’evangelica eloquenza dell’appello di Fatima?

Il Concilio Vaticano II, nella costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium e nella costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes, ha illustrato ampiamente le ragioni del legame che unisce la Chiesa con il mondo di oggi. Al tempo stesso, il suo insegnamento sulla particolare presenza di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, è maturato nell’atto con cui Paolo VI, chiamando Maria anche “Madre” della Chiesa, ha indicato in modo più profondo il carattere della sua unione con la Chiesa, e della sua sollecitudine per il mondo, per l’umanità, per ogni uomo, per tutte le nazioni: la sua maternità.

In questo modo si è approfondita ancora di più la comprensione del senso della consacrazione, che la Chiesa è chiamata a fare ricorrendo all’aiuto del Cuore della Madre di Cristo e Madre nostra.

11. Con che cosa si presenta, oggi, davanti alla Genitrice del Figlio di Dio, nel suo Santuario di Fatima, Giovanni Paolo II, successore di Pietro, prosecutore dell’opera di Pio, di Giovanni, di Paolo, e particolare erede del Concilio Vaticano II?

Si presenta, rileggendo con trepidazione quella chiamata materna alla penitenza, alla conversione: quell’appello ardente del Cuore di Maria risuonato a Fatima 65 anni fa. Sì, lo rilegge con la trepidazione nel cuore, perché vede quanti uomini e quante società, quanti cristiani, siano andati nella direzione opposta a quella indicata dal messaggio di Fatima. Il peccato ha guadagnato un così forte diritto di cittadinanza nel mondo e la negazione di Dio si è così ampiamente diffusa nelle ideologie, nelle concezioni e nei programmi umani!

Ma proprio per questo, l’invito evangelico alla penitenza e alla conversione, pronunciato con le parole della Madre, è sempre attuale. Ancora più attuale di 65 anni fa. E ancor più urgente. Perciò esso diventa l’argomento del prossimo Sinodo dei Vescovi, nell’anno venturo, Sinodo al quale già ci stiamo preparando.

Il successore di Pietro si presenta qui anche come testimone delle immense sofferenze dell’uomo, come testimone delle minacce quasi apocalittiche, che incombono sulle nazioni e sull’umanità.

Queste sofferenze egli cerca di abbracciare col proprio debole cuore umano, mentre si pone di fronte al mistero del Cuore della Madre, del Cuore Immacolato di Maria.

Nel nome di queste sofferenze, con la consapevolezza del male che dilaga nel mondo e minaccia l’uomo, le nazioni, l’umanità, il successore di Pietro si presenta qui con una fede più grande nella redenzione del mondo, in questo Amore salvifico che è sempre più forte, sempre più potente di ogni male.

Se dunque il cuore si stringe per il senso del peccato del mondo e per la gamma delle minacce, che si addensano sull’umanità, questo stesso cuore umano si dilata nella speranza col compiere ancora una volta ciò che hanno già fatto i miei predecessori: consacrare cioè il mondo al Cuore della Madre, consacrargli specialmente quei popoli, che ne hanno particolarmente bisogno. Questo atto vuol dire consacrare il mondo a Colui che è infinita Santità. Questa Santità significa redenzione, significa amore più potente del male.

Mai nessun “peccato del mondo” può superare questo Amore.

Ancora una volta. Infatti l’appello di Maria non è per una volta sola. Esso è aperto alle sempre nuove generazioni, secondo i sempre nuovi “segni dei tempi”. Si deve incessantemente ad esso ritornare. Riprenderlo sempre di nuovo.

12. Scrisse l’Autore dell’Apocalisse:
“Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: "Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo, ed egli sarà il Dio-con-loro"” (Ap 21,2ss).

Di tale fede vive la Chiesa.

Con tale fede cammina il Popolo di Dio.

“La dimora di Dio con gli uomini” è già sulla terra.

E in essa è il Cuore della Sposa e della Madre, Maria, ornato con il gioiello dell’immacolata concezione: il Cuore della Sposa e della Madre aperto sotto la Croce dalla parola del Figlio ad un nuovo grande amore dell’uomo e del mondo; il Cuore della Sposa e della Madre consapevole di tutte le sofferenze degli uomini e delle società di questa terra.

Il Popolo di Dio è pellegrino sulle strade di questo mondo nella direzione escatologica. Compie il pellegrinaggio verso l’eterna Gerusalemme, verso la “dimora di Dio con gli uomini”.

Là, Dio “tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (cf. Ap 21,4).

Ma ora “le cose di prima” durano ancora. Proprio esse costituiscono lo spazio temporale del nostro pellegrinaggio.

Perciò guardiamo verso “Colui che siede sul trono, che dice: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose"” (cf. Ap 21,5).

Ed insieme all’evangelista ed apostolo cerchiamo di vedere con gli occhi della fede “il cielo e la terra nuovi” perché il cielo di prima e la terra di prima sono già passati...

Ma finora “il cielo di prima e la terra di prima” perdurano intorno a noi e dentro di noi. Non possiamo ignorarlo. Questo ci consente però di riconoscere quale immensa grazia è stata concessa all’uomo quando, in mezzo a questo peregrinare, sull’orizzonte della fede dei nostri tempi si è acceso questo “Segno grandioso: una Donna” (Ap 12,1)!

Sì, veramente possiamo ripetere: “Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra!

... comportandoti rettamente, davanti al nostro Dio,
... hai sollevato il nostro abbattimento”.

Veramente! Sei benedetta!

Sì, qui e in tutta la Chiesa, nel cuore di ogni uomo e nel mondo intero: sii benedetta o Maria, Madre nostra dolcissima!

Augustinus
13-05-06, 11:46
GIOVANNI PAOLO II

PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO

INCONTRO CON MONSIGNOR ALBERTO COSME DO AMARAL,
VESCOVO DI LEIRIA

Cappella delle Apparizioni a Fatima

Mercoledì, 12 maggio 1982

Signor Vescovo di Leiria, Monsignor Alberto Cosme do Amaral,
signori Cardinali, Arcivescovi e Vescovi,
miei amati fratelli e sorelle.

1. Sia lodato nostro Signore Gesù Cristo!

E sua Madre, Maria santissima!

Sì, con lei e per lei irrompe in questo momento dal mio cuore la supplica tante volte qui pregata e cantata: “Mio Dio, io credo, adoro, spero e amo voi!”.

Questo mio primo pensiero di adorazione, manifestato in questa terra benedetta di Fatima, è rivolto alla santissima Trinità: Benedetto sia Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con cui ci ha amato! In effetti, creati nel suo Verbo, il Figlio, riconciliati per mezzo del sangue dello stesso Figlio, divenuti sua famiglia, edificati sopra il fondamento degli apostoli nella costruzione (della Chiesa), per diventare, per mezzo dello Spirito Santo, dimora di Dio (cf. Ef 2, 4ss) dobbiamo ripetere senza tregua: “Mio Dio, io credo, adoro, spero e amo voi!”.

Ave Maria!

Benedetta siete voi, e benedetto il frutto del vostro ventre, Gesù! Ave, piena di grazia, Madre di Dio e Madre nostra! Nel compimento della vostra profezia, o Signora, qui, entrando in questa vostra dimora di Fatima, e salutandovi, Madre adorata, permettetemi di usare le parole che ci avete insegnato, per proclamare davanti ai fratelli:

“L’anima mia magnifica il Signore / e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore” (Lc 1, 46)!

2. E ora, fratelli e sorelle tutti che mi ascoltate: io vi saluto cordialmente, con tutto l’affetto vi do un fraterno abbraccio di pace e confesso a voi la mia grande gioia per questo incontro, in questo luogo e insieme a voi; e in questa gioia desideravo che vedeste tutta la gratitudine che mi riempie l’animo, gratitudine che mi ha portato qui, per condividere con voi non solo il Vangelo di Dio, ma la stessa vita (cf. 1 Ts 2, 8).

Sì, è con l’animo che trabocca di questi sentimenti - i vostri stessi sentimenti, d’altronde - che vi ringrazio. Grazie, signor Vescovo di Leiria, per aver manifestato questi sentimenti con le delicate parole di saluto e con i ripetuti inviti che mi avete rivolto affinché io visitassi questo Santuario di Fatima; grazie a tutti, per la calorosa e gradita accoglienza che mi avete riservato!

3. Gratitudine, comunione, vita! In queste tre parole è contenuta la spiegazione della mia presenza qui in questo giorno; e se mi consentite, anche della vostra presenza. Qui tocco il punto culminante del mio viaggio in Portogallo. Desidero farvi una confidenza:

Era già molto tempo che avevo intenzione di venire a Fatima, secondo quanto ho già avuto occasione di dire al mio arrivo a Lisbona; ma, da quando avvenne il noto attentato nella Piazza di san Pietro, un anno fa, al riprendere conoscenza, il mio pensiero si rivolse immediatamente a questo Santuario, per deporre nel cuore della Madre celeste il mio ringraziamento per avermi salvato dal pericolo. Ho visto in tutto ciò che stava succedendo - non mi stanco di ripeterlo - una speciale protezione materna della Madonna. E nella coincidenza - non ci sono semplici coincidenze nei disegni della divina Provvidenza - ho visto anche un appello e, chissà, un richiamo all’attenzione verso il messaggio che da qui partì, 65 anni orsono, tramite tre fanciulli, figli di umile gente di campagna, i pastorelli di Fatima, come sono universalmente conosciuti.

4. E sono qui con voi, pellegrino tra pellegrini, in questa assemblea della Chiesa pellegrina, della Chiesa viva, santa e peccatrice, per “Lodare il Signore, perché è eterna la sua misericordia” (Sal 135,1); personalmente, per cantare questa misericordia, perché fu “grazie al Signore che io non fui annientato; sì, la sua misericordia non ebbe fine” (Lam 3, 22). Desidero ripetere oggi, ancora una volta, davanti a voi, amati fratelli e sorelle, queste parole che ho detto nella prima udienza dopo l’attentato, (7 ottobre 1981); esse esprimono un’eco di ciò che accadde quel giorno 13 maggio dell’anno scorso; esprimono gratitudine all’Altissimo, alla Madonna nostra Madre, ai santi protettori e a tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito a salvarmi la vita e mi hanno aiutato a recuperare la salute.

Fu “grazie al Signore che io non fui annientato”: l’ho detto per la prima volta in occasione della festa della Vergine del Rosario; lo ripeto oggi, a Fatima, che tanto ci parla del Rosario - della recita della terza parte del Rosario - come dicevano i pastorelli. Il Rosario, la sua terza parte, è e rimarrà sempre una preghiera di riconoscenza, di amore e di supplica fiduciosa: la preghiera della Madre della Chiesa!

5. Sono venuto in pellegrinaggio a Fatima, come la maggior parte di voi, amati pellegrini, con la corona in mano, il nome di Maria sulle labbra e il cantico della misericordia di Dio nel cuore: egli anche “a me ha fatto grandi cose . . . La sua misericordia si estende di generazione in generazione” (Lc 1, 49-50).

Preparando questo mio incontro con voi, ho potuto ben saggiare l’antica e radicata devozione alla Madonna tra di voi. Essa si manifesta chiaramente non solo nelle grandi manifestazioni di fede o nei grandi momenti della storia dell’amato popolo portoghese, ma anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni e nelle abitudini delle persone, delle famiglie, delle comunità, in modo da impregnarne tutta la sua cultura. Nel corso dei secoli, e potremmo forse dire, sempre tra la gente semplice e umile, nel ceppo ancestrale del Portogallo, una valida interpretazione della sua vasta cultura, lingua e abitudini di vita si è espressa tramite la religione e la vita cristiana. In un certo senso, la vita era incentrata e organizzata attorno agli avvenimenti religiosi; e qui, sempre in primo piano, la figura della Madonna. È stato motivo di gioia per me raccogliere tali informazioni. E ora è una gioia ancora maggiore verificare con i miei stessi occhi questa vostra convergente devozione alla Madre di Dio.

Siate leali con voi stessi, curate la vostra eredità di fede, di valori spirituali e di onestà di vita, che avete ricevuto dai vostri antenati, alla luce e con le benedizioni di Maria santissima; è un’eredità ricca e buona. E volete che vi insegni un “segreto” per conservarla? È semplice, e non è più un segreto: “pregate, pregate molto: pregate dicendo la corona tutti i giorni”.

6. Gratitudine, comunione e vita: sono i sentimenti che ci affratellano, pellegrini qui “riuniti nello stesso luogo”, noi che formiamo l’attuale generazione della Chiesa, per cui la Pentecoste è già avvenuta; riuniti “con Maria, Madre di Gesù”, desideriamo qui confermare la nostra assiduità all’“insegnamento degli apostoli, all’unione fraterna, alla frazione del pane e alle preghiere” (cf. At 2, 42).

Siamo venuti “in spirito di preghiera e penitenza” a questo luogo già onorato dalla presenza del mio predecessore Paolo VI, di venerata memoria, sempre viva e gradita nel nostro ricordo; luogo santificato dalle preghiere e sacrifici di generazioni di pellegrini a Fatima. E in sintonia di sentimenti, nella sintonia della carità, veniamo soprattutto a ringraziare e a implorare la misericordia divina, senza cessare di elevare le nostre suppliche per chiedere fedeltà a Dio e fedeltà in Cristo agli uomini nostri fratelli, a chiedere la pace e l’amore, nel seno della Chiesa tra coloro che si professano cristiani e in tutta la famiglia umana.

Nella festosa attesa di concretizzare tutto ciò completamente nella santa Messa di domani, viviamo in pieno sin da ora, nell’Eucaristia, questo nostro pellegrinaggio, offrendoci a Dio, tramite il Cuore Immacolato di Maria, in azione di grazie e in disponibilità; offriamo i nostri sacrifici in unione con Cristo redentore e, con l’animo in preghiera di espiazione e propiziazione, ripetiamo: Signore “Gesù, è per il vostro amore, in riparazione dei peccati e per la conversione dei peccatori” (terza apparizione - luglio 1917).

Voglia Dio che domani, di ritorno dal nostro pellegrinaggio, dopo queste ore di intimità con Cristo, con il “Padre che è nei cieli” e con Maria nostra Madre, vivificati dallo Spirito Santo “riversato nei nostri cuori” (cf. Rm 5, 5), possiamo partire con gioia “lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo” (cf. At 2, 47): di coloro che non sono potuti venire e di coloro che non sono voluti venire, ai quali va ugualmente la nostra simpatia, la nostra proposta di amore e la certezza delle nostre preghiere.

7. Certamente sapete che fin dalla mia gioventù coltivo la pratica cristiana del pellegrinaggio: e nei miei viaggi apostolici come successore di Pietro - dal Messico alla Guinea Equatoriale - le visite, come pellegrino, a Santuari Mariani sono stati, dal punto di vista personale, alcuni tra i momenti più alti dei miei incontri con il Popolo di Dio sparso sulla terra, e con gli uomini nostri fratelli nella grande famiglia umana. Ed è sempre con emozione, la stessa emozione della prima volta, che depongo nelle mani di Maria santissima tutto ciò che di bene posso aver fatto o andrò ancora a fare al servizio della santa Chiesa.

In questa ora, qui nel Santuario di Fatima, voglio ripetere adesso davanti a tutti voi: “totus tuus”, tutto tuo, o Madre! Chiedo che mi offriate, me e tutti questi fratelli, nascondendo e coprendo la nostra povertà con i vostri meriti e quelli del vostro divin Figlio, al “Padre della misericordia”, in omaggio di gratitudine. E che siamo accettati, benedetti e rafforzati nei nostri buoni propositi, che vogliamo legare come un ideale serto di fiori, con un nastro “tessuto e indorato” per voi, o Madre: fare “tutto ciò che egli (Cristo) ci dirà” (Gv 2, 4).

Dateci la vostra benedizione, Signora, nostra amatissima Madre!

Augustinus
13-05-06, 11:51
GIOVANNI PAOLO II

LETTERA

A MONSIGNOR ALBERTO COSME DO AMARAL,

VESCOVO DI LEIRIA

Al Venerabile Fratello Alberto Cosme do Amaral,
Vescovo di Leiria.

1. Di molto buon grado vi do assicurazione della mia partecipazione spirituale al pellegrinaggio del prossimo 13 maggio a Fatima. Non è senza emozione che rivivo le ore passate, un anno fa, pellegrino fra i pellegrini; ed è con l’anima in festa che, spiritualmente, ritorno a questo luogo benedetto come figlio che si rallegra ad andare a “questa casa dove si avverte una presenza molto particolare della Madre” di Dio e Madre di tutti gli uomini quale è il Santuario di Fatima. E così, fratello tra i fratelli, nell’incontro nella “Casa” della Madre celeste, mi prefiguro di sentire la calorosa simpatia dei pellegrini e la stima fraterna dei fedeli, come accadde l’anno scorso; e alla loro voce, unisco sin d’ora la mia voce, per benedire, nella continuità delle “generazioni”, con Maria e in Maria santissima, e esaltare le meraviglie che in lei operò l’Onnipotente. Come è bello e gioioso che molti fratelli vivano assieme! A voi tutti, “la mia anima glorifica il Signore” (cf. Sal 133, 1; Lc 1, 46).

In questo incontro spirituale, nella Chiesa, il mio pensiero, più che mai - certamente, coi desideri di tutti - va alla Santissima Trinità per salutare e venerare Nostra Signora, Madre di Dio, la quale “a causa della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo”, secondo le parole di sant’Ambrogio, “è il tipo e la figura della Chiesa, che ha la sua origine nell’amore del Padre eterno, fondata nel tempo da Cristo Redentore e ha unità nello Spirito Santo (cf. Gaudium et Spes, 40): benedetto sia Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo!

E la mia adorazione all’Altissimo, con Maria, assieme agli amati pellegrini di Fatima, si unisce in un’azione di grazie, che desidererei continuasse a essere, con tutti, comunione e vita: il rosario in mano, il dolce nome della Madre sulle labbra e il cantico di Amore - Misericordia del Signore - nel cuore. “Esulta il mio spirito in Dio, mio Salvatore” (Lc 1, 47). La data del 13 maggio, per me, rimarrà sempre evocativa di una speciale protezione materna di Nostra Signora, di un debito di gratitudine, che i fatti posteriormente accaduti non hanno che aumentato; ma “grazie al Signore . . . che non ha esaurito la sua misericordia” (cf. Lam 3, 2), continuo a ripetere, con Maria e per Maria santissima.

2. Oggi, come un anno fa, il successore di Pietro si sente cosciente dell’eredità ricevuta dal Concilio Vaticano II: la vita della Chiesa presente nel mondo e la luce di verità e del richiamo che racchiude il Messaggio di Fatima, nel suo nucleo fondamentale - penitenza e preghiera - verità e chiamata del Vangelo, il Papa si sente cosciente delle alternative vissute, non solo dalla Nazione portoghese, ma da tutta la famiglia umana; e al suo spirito affiorano soprattutto quelle esperienze vissute, che continuano a risultare dal fatto che intere società, di molti uomini e numerosi cristiani, scelgono il cammino in una “direzione opposta da quella indicata dal Messaggio”. E per questo, afflitto per tutto quello che nel mondo, nella Chiesa e nei cristiani si oppone alla santità e alla consacrazione, il Papa sente la necessità di continuare a offrire riparazione per il mondo contemporaneo che non smette di essere scosso dalle lotte fra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, e segnato dalle sinistre ombre del peccato, o ancora peggio, dalla mancanza del sentimento di peccato.

Ma animato dalla speranza che poggia sulla grande certezza di Cristo morto e risorto, il Cristo pasquale, che è l’incarnazione definitiva e segno vivo della Misericordia, di quell’Amore che si dimostra perennemente più forte del peccato (cf. Giovanni Paolo II, Dives in Misericordia, 8), la mia preghiera - e, sono certo, unita alla preghiera dei pellegrini di Fatima - continua nella supplica confidente a questa fonte di vita da cui provengono, senza interruzione, la redenzione e la grazia, sempre più forti del male. E unendomi al nostro Redentore, Gesù Cristo, e alla sua Consacrazione per il mondo e per gli uomini, solo nel suo Cuore divino la nostra espiazione si riveste del potere di raggiungere il perdono e arrivare alla riparazione e alla riconciliazione, invito tutti a pregare con il Papa e - mi sia permesso - anche per il Papa.

3. O clemente, o pietosa, o dolce sempre Vergine Maria, che Cristo Signore dall’alto della Croce ci volle dare come Madre, per l’intercessione dell’apostolo Giovanni: noi sappiamo che da questo momento, cominciò ad attuarsi nella storia il mistero della vostra maternità spirituale, per tutti gli uomini, e con affetto, come quello di una qualsiasi madre, ad abbracciare l’uomo tutto; in più, dalla somiglianza con Gesù, il fratello universale, siamo buoni fratelli di tutti gli uomini e dell’uomo tutto, nella famiglia umana, nella famiglia dei figli di Dio, nella Chiesa, mediante una costante riconciliazione.

Così, la Madre di Cristo e Madre nostra, ha accolto il nostro grido, si è fatta carico della sofferenza di tutti gli uomini e delle società intere! Che si manifesti, ancora una volta, nella storia del mondo, la forza dell’Amore misericordioso! Che egli trattenga il male! Che egli trasformi le coscienze! Che egli faccia risplendere per tutti gli uomini, nel vostro Cuore immacolato, la luce della speranza! (cf. Giovanni Paolo II, Actus consecrationis totius mundi ad Beatam Mariam Virginem, 13 maggio 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/2 [1982] 1586 ss.).

Madre della Chiesa, che questa manifestazione di Amore misericordioso sia propiziata dal Giubileo straordinario di questo Anno Santo, che il successore di Pietro continui ad offrire, in nome della Chiesa, Colui il quale è lo stesso ieri, oggi e sempre, Gesù Cristo, il Figlio di Dio vivo, che “nella pienezza dei tempi”, per opera dello Spirito Santo, e di voi, Vergine Maria, ha assunto un corpo umano per essere, mediante la propria Morte e Risurrezione, il Redentore dell’uomo (cf. Giovanni Paolo II, Oratio in aperitione Anni Sancti Redemptionis, 25 marzo 1983).

Madre dolcissima della nostra speranza, noi sappiamo che offrire l’Anno Santo è appello all’offerta dei nostri cuori, con umiltà e contrizione, in un’attitudine di vera consacrazione, a somiglianza di Cristo (cf. Gv 17, 19); per questo con la devozione più sincera e affetto filiale, coscienti che ciò implica una decisa promessa di fedeltà a Dio e al suo comandamento di salvezza che è la Chiesa, noi confidiamo nella propria consacrazione in favore degli uomini e del mondo, unita a quella del Nostro Redentore e al Vostro Cuore Immacolato: “Custodiscici e difendici come fossimo cosa tua”!

Avvocata nostra purissima, assieme all’Amore misericordioso, rivesti dei tuoi meriti le nostre suppliche, con le quali vogliamo implorarti: l’armonia interna nella Chiesa; la pace nel mondo e la pace di Cristo risorto nei cuori; la ricomposizione dell’unità in tutti quelli che si professano cristiani; l’esito e l’incremento della grazia per l’attività missionaria della Chiesa e il conforto per tutti i missionari; la clemenza e la consolazione per tutti coloro che soffrono, a causa della miseria, dei cataclismi, della violenza e di tutte le conseguenze del “peccato del mondo”, in tutti i popoli, Nazioni e regioni della terra.

4. Santa Maria, Vergine Immacolata e nostra Madre celeste, il successore di san Pietro allarga il proprio sguardo oltre i pellegrini di Fatima e rivede, con grande stima, tutti i portoghesi che ha incontrato nella sua visita pastorale; e con tutti, e per tutti implora: che sappiano mantenersi degni dei loro antenati, di coloro i quali da “Nossa Sehora” da Oliveira a Alcobaça, a Batalha, a Belém, a Vila Viçosa, a Sameiro . . . fino a Fatima, hanno lasciato, nei cuori più che nelle pietre, segni immortali della devozione, della devozione mariana, che continuano ad essere impegno e appello costante per i figli del Portogallo di oggi e per l’intera Nazione: all’avvertenza della responsabilità e alla coerenza con la propria identità di detentori del glorioso patrimonio cristiano e missionario di fronte al Signore della storia, Signore anche della storia della Nazione “fedelissima”.

Nostra Signora di Fatima: in questo pellegrinaggio i miei fratelli Vescovi portoghesi stanno rinnovando l’Atto di consacrazione, riferito a questa Nazione, che in quel luogo ho fatto l’anno scorso: che tutti i figli del Portogallo sappiano mantenere e coltivare con dignità questa consacrazione: nell’accoglienza dei propri cuori, nell’intimità delle loro case e delle famiglie, negli ambienti di lavoro e di convivenza: nelle scuole e nelle università, negli uffici e nei reparti, nelle fabbriche e nelle officine, nei campi e nelle città, nei locali di incontro, di divertimento, di riposo, nella vita privata e in quella pubblica, nella partecipazione sociale e politica; infine, in ogni luogo e sempre, vivere tale consacrazione, iniziata nel Battesimo, che ci ha fatti ritornare in Cristo figli di Dio e, per Cristo, tutti chiama ad essere evangelizzatori della Buona Novella della Redenzione.

5. E dopo essermi così rivolto alla Madre, in questa sua “casa” che è il Santuario di Fatima, mi dirigo ai diletti pellegrini perché ciascuno di essi voglia aprire il proprio cuore a Nostra Signora, “riceverla nella propria casa”, all’interno dei propri problemi o preoccupazioni e che da questo incontro ritornino riconfortati, purificati dal peccato e con un cuore più libero, con una rinnovata buona volontà, più ferma e più costante, per camminare sempre nella direzione di Dio, indicata dal Messaggio di Fatima, perseguendo l’obiettivo evangelico dell’Anno Santo: “Convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1, 15).

Sta in ciò la risposta all’appello, con tutta la sua attualità, lanciato al mondo dalla “Signora del Messaggio”, sessantasei anni fa, in Fatima. Che questo Messaggio interpelli e arrivi ad accogliere la grazia del Giubileo, ad aprire le porte a Cristo, Redentore dell’uomo!

A confermare questi voti, e a salutare col Signor Vescovo di Leiria i cari pellegrini di Fatima, voglio benedire tutti; e, attraverso essi, le loro famiglie, le loro Comunità e le loro terre, con un pensiero molto particolare al bambini, ai giovani, agli ammalati e agli anziani. E mi sia permesso salutare in un modo speciale, con stima fraterna, i Signori Cardinali e Vescovi, salutare cordialmente i sacerdoti e i seminaristi, i religiosi e le religiose; salutare anche le autorità presenti e salutare anche i pellegrini provenienti da altre Nazioni. Per tutti imploro, per la celeste intercessione di Nostra Signora di Fatima, la protezione e le grazie di Dio onnipotente e misericordioso, con un’ampia benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 16 aprile 1983.

GIOVANNI PAOLO PP. II

Augustinus
13-05-06, 11:55
GIOVANNI PAOLO II

ANNO SANTO DELLA REDENZIONE

LETTERA PONTIFICIA DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI NELLA SOLENNITÀ DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

Cari fratelli nel ministero episcopale.

Il 25 marzo 1983 abbiamo iniziato il Giubileo straordinario della Redenzione. Vi ringrazio ancora una volta per esservi uniti a me nell’inaugurare, in quello stesso giorno, l’Anno della Redenzione nelle vostre diocesi. La solennità dell’Annunciazione, che ricorda nel corso dell’anno liturgico l’inizio dell’opera della Redenzione nella storia dell’umanità, è apparsa particolarmente adatta per tale inaugurazione.

Questo inizio è collegato con l’Avvento; e tutto l’attuale Anno della Redenzione ha in un certo senso il carattere di avvento, dato che si avvicina l’anno duemila dalla nascita di Cristo. Viviamo questa attesa del compiersi del secondo millennio dell’era cristiana, condividendo le esperienze difficili e dolorose dei popoli, anzi dell’umanità intera nel mondo contemporaneo.

Da queste esperienze nasce un bisogno particolare, in un certo senso un imperativo interiore, di richiamarci con rinnovata intensità di fede proprio alla Redenzione di Cristo, alla sua inesauribile potenza salvifica. “È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo . . . affidando a noi la parola della riconciliazione” (2 Cor 5, 19). Il Sinodo dei Vescovi, svoltosi nello scorso mese di ottobre, ha richiamato la nostra attenzione nella stessa direzione.

Nel presente giorno, solennità dell’Immacolata Concezione, la Chiesa medita la potenza salvifica della Redenzione di Cristo nel concepimento della donna, destinata ad essere la madre del Redentore. V’è in questo un ulteriore stimolo perché, nel contesto del Giubileo, dinanzi alle minacce per l’umanità contemporanea che hanno le loro radici nel peccato, si faccia un più intenso appello alla potenza della Redenzione. Se la via al superamento del peccato passa attraverso la conversione, allora l’inizio di questa via come anche il successivo suo percorso non possono essere che nella professione dell’infinita potenza salvifica della Redenzione.

Cari fratelli miei!

Nel contesto dell’Anno Santo della Redenzione, desidero professare questa potenza insieme con voi e con la Chiesa intera. Desidero professarla mediante l’Immacolato Cuore della genitrice di Dio, che in misura particolarissima ha sperimentato questa potenza salvifica. Le parole dell’Atto di consacrazione e di affidamento, che allego, corrispondono, con piccoli cambiamenti, a quelle che pronunciai a Fatima il giorno 13 maggio 1982. Non posso sottrarmi alla convinzione che il ripetere questo Atto nel corso dell’Anno Giubilare della Redenzione corrisponda alle aspettative di molti cuori umani, desiderosi di rinnovare alla Vergine Maria la testimonianza della loro devozione e di confidarle le afflizioni per i molteplici mali del presente, i timori per le minacce che incombono sull’avvenire, le preoccupazioni per la pace e la giustizia nelle singole nazioni e nel mondo intero.

La data più conveniente per questa comune testimonianza sembra essere la solennità dell’Annunciazione del Signore nel corso della Quaresima del 1984. Sarò grato se in tale giorno (il 24 marzo, a cui è anticipata liturgicamente la solennità mariana, oppure il 25 marzo, terza domenica di Quaresima), vorrete rinnovare questo Atto insieme con me, scegliendo il modo che ognuno di voi riterrà più adatto.

In caritate fraterna.

Dal Vaticano, 8 dicembre 1983.

IOANNES PAULUS PP. II

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L’ATTO DI AFFIDAMENTO

1. “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa madre di Dio”!

Pronunciando le parole di questa antifonia, con la quale la Chiesa di Cristo prega da secoli, ci troviamo oggi dinanzi a te, Madre, nell’Anno Giubilare della nostra Redenzione.

Ci troviamo uniti con tutti i pastori della Chiesa, in un particolare vincolo, costituendo un corpo e un collegio, così come per volontà di Cristo gli apostoli costituivano un corpo e un collegio con Pietro.

Nel vincolo di tale unità, pronunziando le parole del presente Atto, in cui desideriamo racchiudere, ancora una volta, le speranze e le angosce della Chiesa per il mondo contemporaneo.

Quaranta anni fa, e poi ancora dieci anni dopo, il tuo servo, il papa Pio XII, avendo davanti agli occhi le dolorose esperienze della famiglia, ha affidato e consacrato al tuo Cuore Immacolato tutto il mondo e specialmente i popoli, che per la loro situazione sono particolare oggetto del tuo amore e della tua sollecitudine.

Questo mondo degli uomini e delle nazioni abbiamo davanti agli occhi anche oggi: il mondo del secondo millennio che sta per terminare, il mondo contemporaneo, il nostro mondo!

La Chiesa, memore delle parole del Signore: “Andate . . . e ammaestrate tutte le nazioni . . . Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 19-20), ha ravvivato, nel Concilio Vaticano II, la coscienza della sua missione in questo mondo.

E perciò, o Madre degli uomini e dei popoli, tu che conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze, tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al tuo cuore: abbraccia, con amore di Madre e di Serva del Signore, questo nostro mondo umano; che ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli.

In modo speciale ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno.

“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio”! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova!

2. Ecco, trovandoci davanti a te, Madre di Cristo, dinanzi al tuo Cuore Immacolato, desideriamo, insieme con tutta la Chiesa, unirci alla consacrazione che, per amore nostro, il Figlio tuo ha fatto di se stesso al Padre: “Per loro - egli ha detto - io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità” (Gv 17, 19). Vogliamo unirci al nostro Redentore in questa consacrazione per il mondo e per gli uomini, la quale, nel suo cuore divino, ha la potenza di ottenere il perdono e di procurare la riparazione.

La potenza di questa consacrazione dura per tutti i tempi e abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni, e supera ogni male, che lo spirito delle tenebre è capace di ridestare nel cuore dell’uomo e nella sua storia e che, di fatto, ha ridestato nei nostri tempi.

Oh, quanto profondamente sentiamo il bisogno di consacrazione per l’umanità e per il mondo: per il nostro mondo contemporaneo, in unione con Cristo stesso! L’opera redentrice di Cristo, infatti, deve essere partecipata dal mondo per mezzo della Chiesa.

Lo manifesta il presente Anno della Redenzione: il Giubileo straordinario di tutta la Chiesa.

Sii benedetta, in questo Anno Santo, sopra ogni creatura tu, serva del Signore, che nel modo più pieno obbedisti alla divina chiamata!

Sii salutata tu, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del tuo Figlio!

Madre della Chiesa! Illumina il popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità! Aiutaci a vivere nella verità della consacrazione di Cristo per l’intera famiglia umana del mondo contemporaneo.

3. AffidandoTi, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, Ti affidiamo anche la stessa consacrazione del mondo, mettendola nel tuo cuore materno.

Oh, Cuore Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli uomini d’oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla vita presente e sembra chiudere le vie verso il futuro!

Dalla fame e dalla guerra, liberaci!

Dalla guerra nucleare, da un’autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra, liberaci!

Dai peccati contro la vita dell’uomo sin dai suoi albori, liberaci!

Dall’odio e dall’avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci!

Da ogni genere d’ingiustizia nella vita sociale, nazionale e internazionale, liberaci!

Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci!

Dal tentativo di offuscare nei cuori umani la verità stessa di Dio, liberaci!

Dallo smarrimento della coscienza del bene e del male, liberaci!

Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaci! liberaci!

Accogli, o Madre di Cristo, questo grido carico della sofferenza di tutti gli uomini! Carico della sofferenza di intere società!

Aiutaci con la potenza dello Spirito Santo a vincere ogni peccato: il peccato dell’uomo e il “peccato del mondo”, il peccato in ogni sua manifestazione.

Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo l’infinita potenza salvifica della Redenzione: potenza dell’Amore misericordioso! Che esso arresti il male! Trasformi le coscienze! Nel tuo Cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della sua Speranza!

Solennità dell’Annunciazione 1984.

IOANNES PAULUS PP. II

Augustinus
13-05-06, 12:00
GIOVANNI PAOLO II

PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO

DISCORSO DURANTE LA VEGLIA MARIANA NEL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI FATIMA

Domenica, 12 maggio 1991

Senhor Bispo de Leiria-Fátima, Dom Alberto,
Senhores Cardeais, Arcebispos e Bispos,
Amados irmãos e irmãs, peregrinos de Nossa Senhora de Fátima!

Sentimo-nos bem aqui neste Solar de Maria... Esta multidão inumerável de peregrinos com as velas da fé acesas e o terço nas mãos confirma-me que cheguei a Fátima, ao Santuário da Mãe de Deus e dos homens. Senhor Dom Alberto, ao pastorear esta diocese abençoada, cabe-lhe fazer as honras da casa. Muito obrigado pela sua cordial saudação de Boas Vindas. Venho ajoelhar-me mais uma vez aos pés de Nossa Senhora de Fátima, agradecer-lhe o Seu desvelo sobre os caminhos dos homens e das Nações e as maravilhas e bênçãos do Todo-Poderoso realizadas n’Ela, a Omnipotência suplicante. Viva sempre em vossos corações Jesus Cristo qual facho luminoso a indicar o caminho da Terra Prometida!

1. “Salve, ó Mãe Santa: Vós destes à luz o Rei que governa o céu e a terra pelos séculos sem fim! (Sollemnitas Matris Dei: “Ant. ad Introitum”)".

Naquele memorável dia 25 de Março de 1984, Vós, ó Mãe Santa, dignastes-vos fazer-nos a graça da Vossa Visita a nossa Casa, a Basílica de São Pedro, para quase visivelmente depormos no Vosso Coração Imaculado o nosso Acto de consagração do mundo, da grande família humana, de todos os povos.

Hoje, com esta multidão de irmãos, vim junto do Vosso Trono aclamar-Vos: Salve, ó Mãe Santa! Salve, ó Esperança segura que nunca decepciona! Totus tuus, ó Mãe! Obrigado, Celeste Pastora, por terdes guiado com carinho maternal os povos para a liberdade! A Vós, Maria, totalmente dependente de Deus e orientada para Ele, ao lado do Seu e Vosso Filho, saudamos como “o ícone mais perfeito da liberdade e da libertação da humanidade e do universo” (Congr. pro Doctrina Fidei Libertatis Conscientia, 97)!

2. Estimados irmãos e irmãs,

A caminho do Além, impelidos pela força inexorável do tempo, temos necessidade de verificar o rumo, o sentido de Deus, para que os nossos passos de peregrino não esmoreçam nem errem a estrada, e os nossos ombros não carreguem outro fardo que não seja o de Jesus Cristo. Impõe-se uma pausa, um momento de recolhimento, de transformação pessoal, de renovação interior. Fátima, na sua mensagem e na sua bênção, é conversão a Deus. Aqui se sente e testemunha a Redenção do homem, pela intercessão e com o auxílio d’Aquela que com o Seu pé virginal sempre esmagou e esmagará a cabeça da serpente antiga.

Aqui se pode encontrar o ponto de referência para o testemunho de muitos homens e mulheres que, em circunstâncias difíceis e até frequentemente na perseguição e na dor, permaneceram fiéis a Deus, com os olhos e o coração postos na Virgem Maria, que é “a primeira entre os humildes e pobres do Senhor que confiadamente esperam a salvação de Deus” (Lumen Gentium, 55). Nossa Senhora foi, com efeito, para multidões de crentes, assim tão duramente provados no infortúnio, o penhor por excelência da sua fidelidade e a certeza da salvação, visto que, “por Eva, foi fechada aos homens a porta do céu, mas a todos foi de novo aberta por Maria” (Laudes Dominae Nostrae: “Ant. ad Benedictus”).

Na verdade, “o nó da desobediência de Eva foi desatado pela obediência de Maria; e aquilo que a virgem Eva atou, com a sua incredulidade, a Virgem Maria desatou-o com a sua fé” (S. Irenaei Adversus Haereses, III, 22, 4). Fé, sim, na Palavra de Deus, fé incondicional, pronta e jubilosa, que a cena da Anunciação exprime com particular eloquência: “Eis a escrava do Senhor, faça-se em mim, segundo a Tua palavra” (Lc 1, 38). E o Verbo encarnou e habitou entre nós! A Virgem Maria deu à luz um Filho, que as Escrituras Sagradas saudaram como o Emanuel, que significa Deus connosco (Cfr. Is. 7, 14; Matth. 1, 21-23).

3. Ó Mãe do Emanuel, “mostrai-nos Jesus bendito Fruto do Vosso ventre!”.

Toda a vida de Maria, de cujo seio se desprendeu e brilhou “a Luz que ilumina todo o homem que vem a este mundo”(Io. 1, 9) se desenrola em comunhão intima com a de Jesus. “Levando, na terra, uma vida semelhante à do comum dos homens, cheia de cuidados domésticos e de trabalhos, Ela a todo o momento se mantinha unida a Seu Filho” (Apostolicam Actuositatem, 4), permanecendo na intimidade com o mistério do Redentor. Ao longo deste caminho de colaboração na obra redentora, a sua própria maternidade “veio a conhecer uma transformação singular, sendo cada vez mais cumulada de "caridade ardente" para com todos aqueles a quem se destinava a missão de Cristo”(Redemptoris Mater, 39) e para os quais e no Qual, se vê consagrada Mãe, aos pés da cruz: “Eis o teu filho”! Deste modo, tendo Ela gerado Cristo, Cabeça do Corpo Místico, deveria também gerar os membros do mesmo Corpo. Por isso “Maria abraça, com a sua nova maternidade no Espírito, todos e cada um dos homens na Igreja; e abraça também todos e cada um mediante a Igreja” (Redemptoris Mater, 47) . A Igreja, por sua vez, não cessa de lhos consagrar.

Exorto-vos, irmãos amados, a perseverar na devoção a Maria. Quanto mais vivemos e progredimos na atitude de entrega, tanto mais Maria nos aproxima das “insondáveis riquezas de Cristo”(Eph. 3, 8) e, deste modo, nos possibilita reconhecermos cada vez mais, em toda a sua plenitude, a nossa dignidade e o sentido definitivo da nossa vocação, porque “só Cristo revela plenamente o homem a si próprio” (Gaudium et spes, 22). Na maternidade espiritual de Maria, nós somos adoptados como filhos no Filho, o primogénito de muitos irmãos. Transcendemo-nos e libertamo-nos para formarmos uma família, autêntica comunidade humana, orientada para o seu destino último - o próprio Deus que “será tudo em todos” (1 Cor. 15, 28).

Maria, ajudai os vossos filhos nestes anos de Advento do Terceiro Milénio, a encontrarem, em Cristo, o caminho de regresso à Casa do Pai comum!

4. “Salve, ó Mãe Santa: Vós destes à luz o Rei que governa o céu e a terra pelos séculos sem fim”!

Nesta noite de Vigília, com as velas da fé acesas, a Igreja levanta para Vós uma ardente prece em favor dos homens, para que, com humilde disponibilidade e corajosa confiança, eles possam guiar-se pelos caminhos da salvação. Oà Mãe amada, auxiliai-nos neste deserto, vazio de Deus, onde parecem perdidas a nossa geração e a geração dos seus filhos, para que finalmente reencontrem e repousem nas Nascentes divinas das suas vidas.

No respeito das suas raízes cristãs e no desejo profundo de Jesus Cristo que se levanta no coração dos homens, queremos agora encontrar os caminhos que os povos do inteiro continente europeu devem percorrer. Abençoai, pois, Mãe de Igreja e Senhora de Fátima, a próxima Assembleia especial do Sínodo dos Bispos para a Europa.

O facto de Nossa Senhora ter escolhido este país para manifestar a Sua protecção materna pela humanidade é uma garantia de que Portugal manterá o que de mais precioso tem: a fé. A fé, luz suprema da humanidade! Que ela se reacenda cada vez mais forte e penetre as profundidades de alma deste povo querido e os diversos âmbitos sócio-culturais do seu viver! Que todos - adultos e anciãos, jovens e crianças -, à imitação do Vosso Coração Imaculado, se empenhem a perseverar num coração puro e firme, ao serviço do Evangelho!

Acolhei, ó Mãe de Deus e Mãe de todos os filhos de Eva, esta Vigília de Oração em vossa honra e para glória da Santíssima Trindade, Luz sem ocaso que os nossos passos demandam ansiosos e tantas vezes incertos. Virgem de Fátima, caminhai connosco! Rogai por nós, pecadores, agora e na hora da nossa morte! Amém!

Augustinus
13-05-06, 12:05
GIOVANNI PAOLO II

PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO

SANTA MESSA AL SANTUARIO DELLA VERGINE DI FATIMA

OMELIA

Lunedì, 13 maggio 1991

"Ecco la tua Madre" (Gv. 19, 27)!

1. La Liturgia mette oggi davanti ai nostri occhi, cari fratelli e sorelle, un vasto orizzonte della storia dell’uomo e del mondo. Le parole del libro della Genesi ci fanno meditare sull’origine dell’universo, sull’opera della creazione; dal primo libro andiamo all’ultimo, l’Apocalisse, per contemplare con gli occhi della fede "un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi" (Ap. 21, 1). Abbiamo, quindi, il principio e la fine; l’Alfa e l’Omega (cfr. ibid. 21, 6). Ma la fine è un nuovo principio, perché costituisce la piena realizzazione di tutto in Dio: "la dimora di Dio con gli uomini" (ibid. 21, 3).

Così, fra il primo principio e questo nuovo e definitivo inizio, scorre la storia dell’uomo creato da Dio "a sua immagine", come ci dice la Parola del Signore: "Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (Gn. 1, 27).

2. Al centro di questa storia dell’uomo e del mondo si erge la Croce di Cristo sul Golgota. L’uomo, creato maschio e femmina, ritrova in questa Croce l’esatta profondità del suo stesso mistero, che si rivela nelle parole dell’Uomo dei Dolori a sua Madre, che stava accanto alla Croce: "Donna, ecco il tuo figlio!". E poi, rivolgendosi al discepolo che amava: "Ecco la tua Madre" (Gv. 19, 26-27).

L’uomo, creato a immagine di Dio, è il coronamento di tutta la creazione. Confuso dinanzi alla sua grandezza, il Salmista esclama: "Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, / di gloria e di onore lo hai coronato: / gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, / tutto hai posto sotto i suoi piedi;... / O Signore, nostro Dio, / che cosa è l’uomo perché te ne ricordi? / Il figlio dell’uomo perché te ne curi?" (Sal. 8, 6-7.2.5).

Che cos’è l’uomo?

La domanda del Salmista suona con una meraviglia ancora più profonda dinanzi a questo mistero che trova il suo climax sul Golgota. Che cos’è l’uomo, se il Verbo, il Figlio consustanziale al Padre, si è fatto uomo, Figlio dell’Uomo nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo?

Che cos’è l'uomo... se lo stesso Figlio di Dio, e nello stesso tempo vero uomo, ha preso su di sé i peccati di tutti gli uomini e li ha portati, come Uomo dei Dolori, come Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, sull’altare della Croce?

Che cos’è l'uomo?

Lo stupore del Salmista al cospetto della misteriosa grandezza dell’uomo, così come gli appare nell’opera della creazione, diventa ancora più grande nella contemplazione dell’opera della Redenzione.

Che cos’è l’uomo?

3. Dall’inizio, è stato costituito signore della Terra, signore del mondo visibile. Ma la sua grandezza non si manifesta soltanto nel fatto di assoggettare e di dominare la Terra (cfr. Gn. 1, 28). La dimensione stessa della sua grandezza è la gloria di Dio: come scriverà sant’Ireneo, "la gloria di Dio è l’uomo vivente, ma la vita dell’uomo è la contemplazione di Dio" (Adversus Haereses, IV, 20, 7). L’uomo è posto al centro del mondo delle creature visibili e invisibili, tutte ricolme della gloria del Creatore: proclamano la sua gloria.

E così attraverso la storia del Cosmo visibile (e invisibile) s’innalza, come un Tempio immenso, un abbozzo del Regno eterno di Dio. L’uomo — maschio e femmina — è stato posto dall’inizio al centro di questo Tempio. Lui stesso ne è diventato la dimensione centrale, e vera "dimora di Dio con gli uomini", perché, a motivo e per amore dell’uomo, Dio è entrato nel mondo creato.

Carissimi fratelli, la "dimora di Dio con gli uomini" ha raggiunto il suo culmine in Cristo. Egli è "la nuova Gerusalemme" (cfr. Ap. 21, 2) di tutti gli uomini e popoli, dato che in Lui tutti sono stati eletti per il destino eterno in Dio. È anche l’inizio del Regno eterno di Dio nella storia dell’uomo, e questo Regno — in Lui e per Lui — è la realtà definitiva del cielo e della terra. È "un nuovo cielo e una nuova terra", in cui "il cielo e la terra di prima" troveranno il loro pieno compimento.

4. Lo testimonia la Croce del Golgota, che è la Croce della nostra Redenzione. Nella Croce è manifesta tutta la storia dell’uomo, che è allo stesso tempo la storia del peccato e della sofferenza. È segnata dalle lacrime e dalla morte, come riferisce il Libro dell’Apocalisse: quante lacrime negli occhi degli uomini, quanto lutto e lamento, quanta fatica umana (cfr. Ap. 21, 4). E, alla fine dell’esistenza terrena, la morte. Questa ha costituito appunto la progressiva sparizione "del cielo e della terra di prima", segnati dall’eredità del peccato.

Non è forse questa la verità di tutta la storia? Tale verità non è confermata — in modo particolare — dal nostro secolo, ormai prossimo alla fine, insieme al secondo millennio della storia dopo Cristo?

Il nostro secolo conferma — forse come nessun altro fino a ora — la verità delle parole del Salmista sull’uomo e la sua grandezza, e nello stesso tempo la verità dell’Apocalisse a proposito delle lacrime, della sofferenza e della morte. L’uomo è diventato più che mai signore della creazione, dominando gli elementi e le energie della natura; ma, nello stesso tempo, ha provato la potenza dominatrice del peccato, che nasce all’interno dell’uomo, e fruttifica in depravazione, in distruzione e in morte, portata fino all’estremo di guerre totali, e di metodi che sterminano non solo gli individui, ma popoli e nazioni intere.

5. La Croce di Cristo non cessa di testimoniarlo! Ma soltanto essa — questa Croce di Cristo — rimane, attraverso la storia dell’uomo, come segno della certezza della Redenzione.

Attraverso la Croce di suo Figlio, Dio ripete di generazione in generazione la sua verità sulla creazione: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap. 21, 5). Il cielo e la terra di prima continuano a passare... Davanti a essi rimane Cristo indifeso, spogliato di tutto nel tormento della morte, Figlio dell’Uomo crocifisso! E, nel frattempo, Egli non cessa di essere segno della vittoriosa certezza della vita. Attraverso la sua morte è stato seminato, nel seno della terra, il potere invincibile della vita nuova; la sua morte è principio di Risurrezione:

"Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?" (1 Cor. 15, 55).

Attraverso la Croce sul Golgota, scende dal cospetto di Dio, nella storia dell’umanità, nella storia di ogni secolo, "la città santa, la nuova Gerusalemme... come una sposa adorna per il suo sposo" (Ap. 21, 2).

6. Con il cuore profondamente commosso e stupito dinanzi al piano creatore e salvifico di Dio per realizzare la pienezza a cui Egli ci ha chiamato, io, pellegrino con voi di questa Nuova Gerusalemme, vi esorto, cari fratelli e sorelle, ad accogliere la grazia e l’appello che in questo luogo si avverte in modo più tangibile e penetrante, nel senso di adattare le nostre vie a quelle di Dio. Vi saluto tutti, cari pellegrini della Madonna di Fatima, qui presenti fisicamente o spiritualmente. Ma in modo particolare il mio saluto cordiale e deferente va al Signor Presidente della Repubblica, in questa terra di Santa Maria; saluto affettuosamente Mons. Alberto, Vescovo di Leiria-Fátima — che ringrazio delle amabili parole di benvenuto —, e tutti gli altri venerabili Fratelli nell’Episcopato qui presenti. Un saluto fraterno, latore di speranza e d’incoraggiamento, alla Chiesa di Angola, qui presente nelle persone dei Pastori con un numero significativo di loro diocesani, in pellegrinaggio di gratitudine alla loro Patrona, in quest’Anno Giubilare della loro evangelizzazione, iniziata a Soyo, il luogo dove, nel secolo XV, i portoghesi hanno per la prima volta celebrato la Santa Messa e hanno battezzato i primi nativi di quel territorio.

Infine, mosso dalla Parola di Dio in questa celebrazione eucaristica — "maschio e femmina li creò" (Gn. 1, 27)! — mi è gradito rivolgere alle famiglie il mio saluto propiziatore di tutte le benedizioni di Dio per le vostre case, per i vostri figli e per la vostra vita in comune. Il vostro dovere fondamentale è realizzare attraverso la storia la benedizione originaria del Creatore — "siate fecondi e moltiplicatevi" (Gn. 1, 28) — trasmettendo l’"immagine divina" con la generazione di nuovi figli.

Care famiglie, il vostro servizio generoso e rispettoso della vita sarà possibile oggi, come lo è sempre stato, se vi manterrete nella contemplazione della dignità umana e soprannaturale dei figli che generate: ogni uomo è oggetto dell’amore infinito di Dio che lo ha riscattato. Le famiglie che non rifiutano i loro doveri riguardo alla procreazione, nell’ambito di un opportuno senso di paternità responsabile e di fiducia nella Provvidenza divina, danno al mondo un’insostituibile testimonianza del valore più alto. Costituiscono una sfida alla mentalità antinatalistica imperante, e una giusta condanna di tale mentalità, che nega la vita al punto da sacrificarla, in molti casi, anche nel seno materno, attraverso l’aborto, crimine nefando, come dichiara il Concilio (cfr. Gaudium et Spes, 27). Vi chiedo quindi, care famiglie, questo servizio generoso e rispettoso della vita. "Contro il pessimismo e l’egoismo, che oscurano il mondo, la Chiesa sta dalla parte della vita: e in ciascuna vita umana sa scoprire lo splendore di quel "sì", di quell’"amen", che è Cristo stesso (cfr. 2 Cor. 1, 19; Apoc. 3, 14). Al "no" che invade e affligge il mondo, contrappone questo vivente "sì", difendendo in tal modo l’uomo e il mondo da quanti insidiano e mortificano la vita" (Familiaris consortio, 30).

7. "Donna, ecco il tuo figlio!" — "Ecco la tua Madre!". Il Santuario di Fatima è un luogo privilegiato, dotato di un valore speciale: ha in sé un messaggio importante per l’epoca che stiamo vivendo. È come se qui, all’inizio del nostro secolo, fossero risuonate, con una nuova eco, le parole pronunciate sul Golgota.

Maria, che era accanto alla Croce di suo Figlio, ha dovuto accettare ancora una volta la volontà di Cristo, Figlio di Dio. Ma mentre sul Golgota il Figlio le indicava un solo uomo, Giovanni, il discepolo che amava, qui lei ha dovuto accoglierli tutti. Tutti noi, gli uomini di questo secolo e della sua difficile e drammatica storia.

In questi uomini del secolo XX si sono manifestate con uguale grandezza sia la loro capacità di dominare la Terra, sia la loro libertà di trasgredire il comandamento di Dio e di negarlo, come eredità del loro peccato. L’eredità del peccato si palesa come una folle aspirazione a costruire il mondo — un mondo creato dall’uomo — "come se Dio non esistesse". E anche come se non esistesse quella Croce sul Golgota, in cui "Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello" (Sequenza pasquale), per mostrare che l’amore è più potente della morte e che la gloria di Dio è l’uomo vivente.

Madre del Redentore! Madre del nostro secolo!

Per la seconda volta sono davanti a Te in questo Santuario, per baciare le tue mani, perché sei stata ferma accanto alla Croce di tuo Figlio, che è la croce di tutta la storia dell’uomo anche del nostro secolo.

Sei stata e continuerai a rimanere, posando il tuo sguardo sui cuori di questi figli e figlie, che ormai appartengono al terzo millennio. Sei rimasta e continuerai a restare, vegliando, con mille attenzioni di madre, e difendendo, con la tua potente intercessione, l’albeggiare della Luce di Cristo in seno ai popoli e alle nazioni.

Tu sei e resterai, perché il Figlio Unigenito di Dio, tuo Figlio, ti ha affidato tutti gli uomini, quando, morendo sulla Croce, ci ha introdotti nel nuovo principio di tutto quanto esiste. La tua maternità universale, o Vergine Maria, è l’àncora sicura di salvezza dell’umanità intera.

Madre del Redentore!

Piena di Grazia!

Io ti saluto, Madre della fiducia di tutte le generazioni umane!

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* In Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XIV, 1, pp. 1228-1234. Traduzione redazionale.

FONTE (http://www.alleanzacattolica.org/indici/mag_pontificio/130519991.htm)

Augustinus
13-05-06, 12:08
GIOVANNI PAOLO II

PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO

ATTO DI AFFIDAMENTO ALLA VERGINE A FATIMA

Lunedì, 13 maggio 1991

1. "Santa Madre del Redentore,
Porta del cielo, Stella del mare,
soccorri il tuo Popolo che anela a risorgere".
Ancora una volta
ci rivolgiamo a Te,

Madre di Cristo e della Chiesa,
inginocchiati ai tuoi piedi nella Cova da Iria,
per ringraziarti di quanto Tu hai fatto
in questi anni difficili
per la Chiesa, per ciascuno di noi
e per l’intera umanità.

2. "Monstra te esse Matrem!".
Quante volte Ti abbiamo invocato!
Ed oggi siamo qui a ringraziarti,
perché sempre ci hai ascoltato.
Tu ti sei mostrata Madre:

Madre della Chiesa, missionaria sulle vie della terra
verso l’atteso terzo Millennio cristiano;

Madre degli uomini, per la costante protezione
che ci ha evitato sciagure e distruzioni irreparabili,
e ha favorito il progresso
e le attuali conquiste sociali.

Madre delle Nazioni, per i mutamenti inaspettati
che hanno ridato fiducia a popoli
a lungo oppressi e umiliati;

Madre della vita, per i molteplici segni
con cui ci hai accompagnati
difendendoci dal male e dal potere della morte;

Madre mia tenera da sempre,
ma in modo particolare
in quel 13 maggio del 1981,
in cui ho avvertito accanto a me
la tua presenza soccorritrice;

Madre di ogni uomo, che lotta per la vita che non muore.
Madre dell’umanità riscattata dal sangue di Cristo.
Madre dell’amore perfetto, della speranza e della pace,
Santa Madre del Redentore.

3. "Monstra te esse Matrem!".
Sì, continua a mostrarti Madre per tutti,
perché il mondo ha bisogno di Te.
Le nuove situazioni dei popoli e della Chiesa
sono ancora precarie e instabili.
Esiste il pericolo
di sostituire il marxismo
con un’altra forma di ateismo,
che adulando la libertà tende a distruggere
le radici dell’umana e cristiana morale.

Madre della speranza, cammina con noi!
Cammina con l’uomo di questo fine secolo,
con l’uomo d’ogni razza e cultura,
d’ogni età e condizione.
Cammina con i popoli verso la solidarietà e l’amore,
cammina con i giovani, protagonisti di futuri giorni di pace.
Hanno bisogno di Te
le Nazioni che di recente
hanno riacquistato il loro spazio vitale di libertà
e ora sono impegnate a costruire il loro futuro.
Ha bisogno di Te l’Europa
che dall’Est all’Ovest
non può ritrovare la sua vera identità
senza riscoprire le sue comuni radici cristiane.
Ha bisogno di Te il mondo per risolvere
i tanti e violenti conflitti che ancora lo minacciano.

4. "Monstra te esse Matrem!".
Mostrati Madre dei Poveri,
di chi muore di fame e senza assistenza nella malattia,
di chi subisce ingiustizie e soprusi,
di chi non trova lavoro, né casa né rifugio,
di chi è oppresso e sfruttato,
di chi dispera
o invano ricerca la quiete lontano da Dio.
Aiutaci a difendere la vita, riflesso dell’amore divino,
aiutaci a difenderla sempre,
dall’alba al suo naturale tramonto.
Mostrati Madre dell’unità e della pace.
Cessino ovunque la violenza e l’ingiustizia,
crescano nelle famiglie la concordia e l’unità,
e fra i popoli il rispetto e il dialogo;
regni sulla terra la pace, la pace vera!
O Vergine Maria, dona al mondo Cristo, nostra pace.
non riaprano i popoli nuovi fossati di odio e di vendetta;
non ceda il mondo all’illusione di un falso benessere
che mortifica la dignità della persona
e compromette per sempre le risorse del creato.
Mostrati Madre della speranza!
Veglia sulla strada che ancora ci attende.
Veglia sugli uomini e sulle nuove situazioni dei popoli
ancora minacciati da rischi di guerra.
Veglia sui responsabili delle Nazioni
e su tutti quanti reggono le sorti dell’umanità.
Veglia sulla Chiesa
sempre tentata dallo spirito del mondo.
Veglia, in particolare, sulla prossima Assemblea speciale
del Sinodo dei Vescovi, tappa importante sulla via
della nuova evangelizzazione in Europa.
Veglia sul mio ministero petrino,
al servizio del Vangelo e dell’uomo
verso i nuovi traguardi dell’azione missionaria della Chiesa.

Totus tuus!

5. In collegiale unità con i Pastori,
in comunione con l’intero Popolo di Dio,
sparso ai quattro angoli della terra,
anche oggi rinnovo a Te
la consacrazione filiale del genere umano.

A Te, con fiducia, tutti ci consacriamo.
Con Te intendiamo seguire Cristo, Redentore dell’uomo:
la stanchezza non ci abbatta, né la fatica ci rallenti,
le difficoltà non spengano il coraggio,
né la tristezza la gioia nel cuore.
Tu, Maria, Madre del Redentore,
continua a mostrarti Madre per tutti,
veglia sul nostro cammino,
fa’ che pieni di gioia vediamo
il tuo Figlio nel Cielo.
Amen!

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* In Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XIV, 1, pp. 1228-1234. Traduzione redazionale.

FONTE (http://www.alleanzacattolica.org/indici/mag_pontificio/130519991a.htm)

Augustinus
13-05-06, 12:10
GIOVANNI PAOLO II

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

IN OCCASIONE DELLE CELEBRAZIONI A FATIMA

PER GLI 80 ANNI DELLA PRIMA APPARIZIONE

DELLA VERGINE AI TRE PASTORELLI

Al Venerato Fratello
D. Serafim De Sousa Ferreira e Silva
Vescovo di Leiria-Fatima

“Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle” (Ap 12,1).

Queste parole dell’Apocalisse mi tornano alla mente al compiersi degli ottant’anni dalla prima apparizione della Vergine Maria ai tre pastorelli nella Cova da Iria. Il messaggio che in quella occasione la Vergine Santissima rivolse all’umanità continua a risuonare con tutta la sua forza profetica, invitando ciascuno alla preghiera insistente, alla conversione interiore e ad un generoso impegno di espiazione per i propri peccati e per quelli del mondo.

Pensando ai numerosi pellegrini che in questa ricorrenza converranno nel Santuario di Fatima per esprimere a Maria la loro devozione e la ferma volontà di corrispondere alle sue sollecitudini materne, desidero unirmi alle comuni preghiere, per implorare l’intercessione di Colei che ha dato al mondo il Verbo incarnato ed ha partecipato così da vicino alla sua opera redentrice. Ella che “avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce... soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di Lui” (“Lumen gentium”, 58), voglia essere accanto ai suoi figli in questo scorcio di millennio per sostenerne il cammino verso lo storico traguardo del Grande Giubileo.

Nelle difficoltà dell’ora presente ci rivolgiamo a lei con fiducia, chiedendole di sostenere i nostri passi sulle orme di Cristo. Maria, Madre del Redentore, continui a mostrarsi Madre per tutti. “L’umile Fanciulla di Nazaret, che duemila anni fa offerse al mondo il Verbo incarnato, orienti l’umanità del nuovo millennio, verso Colui che è “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9)” (“Tertio Millennio adveniente”, 59).

Con questo auspicio, rivolgo a Lei, Venerato Fratello, il mio saluto affettuoso, chiedendoLe di farsene interprete presso quanti si recheranno in devoto pellegrinaggio al Santuario di Fatima, con un particolare pensiero per tutti coloro che soffrono nel corpo o nello spirito. Nell’affidare all’intercessione della Vergine Santissima le necessità della Chiesa in codesta terra benedetta e in ogni altra parte del mondo, a tutti invio, propiziatrice di copiosi doni celesti, l’Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano 12 maggio 1997.

GIOVANNI PAOLO II

Augustinus
13-05-06, 12:14
GIOVANNI PAOLO II

BEATIFICAZIONE DEI VENERABILI GIACINTA E FRANCESCO,
PASTORELLI DI FÁTIMA,

AL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DEL ROSARIO DI FÁTIMA

OMELIA

Sabato, 13 Maggio 2000

1. "Ti benedico, o Padre, (...) perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11, 25).

Con queste parole, cari fratelli e sorelle, Gesù loda il Padre celeste per i suoi disegni; Egli sa che nessuno può venire a Lui se non lo attira il Padre (cfr Gv 6, 44), perciò loda questo suo disegno e vi aderisce filialmente: "Sì, o Padre, perché così è piaciuto a Te" (Mt 11, 26). Ti è piaciuto di aprire il Regno ai piccoli.

Secondo il disegno divino, è venuta dal Cielo su questa terra, alla ricerca dei piccoli privilegiati dal Padre, "una Donna vestita di sole" (Ap. 12,1). Essa parla loro con voce e cuore di mamma: li invita ad offrirsi come vittime di riparazione, dicendosi pronta a condurli, sicuri, fino a Dio. Ed ecco, essi vedono uscire dalle sue mani materne una luce che penetra nel loro intimo, così che si sentono immersi in Dio come quando una persona – essi stessi spiegano - si contempla allo specchio.

Più tardi Francesco, uno dei tre privilegiati, osservava: "Noi stavamo ardendo in quella luce che è Dio e non ci bruciavamo. Com’è Dio! Non si può dire. Questo sì, che noi non lo potremo mai dire". Dio: una luce che arde, però non brucia. Fu la medesima percezione che ebbe Mosè, quando vide Dio nel roveto ardente; in quell'occasione Dio gli parlò, dicendosi preoccupato per la schiavitù del suo popolo e deciso a liberarlo per mezzo di lui: "Io sarò con te" (cfr Es 3, 2-12). Quanti accolgono questa presenza diventano dimora e, conseguentemente, "roveto ardente" dell'Altissimo.

2. Ciò che più meravigliava il beato Francesco e lo compenetrava era Dio in quella luce immensa che li aveva raggiunti tutti e tre nel loro intimo. Soltanto a lui, però, Dio si fece conoscere "tanto triste", come egli diceva. Una notte, suo padre lo sentì singhiozzare e gli domandò perché piangesse; il figlio rispose: "Pensavo a Gesù che è tanto triste a causa dei peccati che si fanno contro di Lui". Un unico desiderio - così espressivo del modo di pensare dei bambini - muove ormai Francesco ed è quello di "consolare e far contento Gesù".

Nella sua vita si opera una trasformazione che si potrebbe dire radicale; una trasformazione sicuramente non comune per bambini della sua età. Egli si impegna in una intensa vita spirituale, con una preghiera così assidua e fervente da raggiungere una vera forma di unione mistica col Signore. Proprio questo lo spinge ad una crescente purificazione dello spirito, mediante tante rinunce a quello che gli piace e persino ai giochi innocenti dei bambini.

Francesco sopportò le grandi sofferenze causate dalla malattia, della quale poi morì, senza alcun lamento. Tutto gli sembrava poco per consolare Gesù; morì con il sorriso sulle labbra. Grande era, nel piccolo, il desiderio di riparare per le offese dei peccatori, offrendo a tale scopo lo sforzo di essere buono; i sacrifici, la preghiera. Anche Giacinta, la sorella più giovane di lui di quasi due anni, viveva animata dai medesimi sentimenti.

3. "Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago" (Ap 12, 3).

Queste parole che abbiamo ascoltate nella prima lettura della Messa ci portano a pensare alla grande lotta tra il bene e il male, nonché a costatare come l'uomo, mettendo Dio da parte, non possa raggiungere la felicità, anzi finisca per distruggere se stesso.

Quante vittime nel corso dell'ultimo secolo del secondo millennio! Il pensiero va agli orrori delle due "grandi guerre" e quelli delle altre guerre in tante parti del mondo, ai campi di concentramento e di sterminio, ai gulag, alle pulizie etniche e alle persecuzioni, al terrorismo, ai rapimenti di persone, alla droga, agli attentati contro la vita non nata e la famiglia.

Il messaggio di Fatima è un richiamo alla conversione, facendo appello all'umanità affinché non stia al gioco del "drago", il quale con la "coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra" (Ap 12, 4). L'ultima meta dell'uomo è il Cielo, sua vera casa dove il Padre celeste, nel suo amore misericordioso, é in attesa di tutti.

Dio vuole che nessuno si perda; per questo, duemila anni fa, ha inviato sulla terra il suo Figlio a "cercare e salvare quel che era perduto" (Lc 19, 10). Egli ci ha salvati con la sua morte sulla croce. Nessuno renda vana quella Croce! Gesù è morto e risorto per essere "il primogenito di molti fratelli" (Rom 8, 29).

Nella sua sollecitudine materna, la Santissima Vergine è venuta qui, a Fatima, per chiedere agli uomini di "non offendere più Dio, Nostro Signore, che è già molto offeso". È il dolore di mamma che l'obbliga a parlare; è in palio la sorte dei suoi figli. Per questo Ella chiede ai pastorelli: "Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori; tante anime finiscono nell'inferno perché non c'è chi preghi e si sacrifichi per loro".

4. La piccola Giacinta ha condiviso e vissuto quest'afflizione della Madonna, offrendosi eroicamente come vittima per i peccatori. Un giorno, quando essa e Francesco avevano ormai contratto la malattia che li costringeva al letto, la Vergine Maria venne a visitarli in casa, come racconta Giacinta: "La Madonna è venuta a vederci e ha detto che molto presto verrà a prendere Francesco per portarlo in Cielo. A me ha chiesto se volevo ancora convertire più peccatori. Le ho detto di sì". E, quando si avvicina il momento della dipartita di Francesco, la piccola gli raccomanda: "Da parte mia porta tanti saluti a Nostro Signore e alla Madonna e dì loro che sono disposta a sopportare tutto quanto vorranno per convertire i peccatori". Giacinta era rimasta così colpita dalla visione dell'inferno, avvenuta nell'apparizione di luglio, che tutte le mortificazioni e penitenze le sembravano poca cosa per salvare i peccatori.

Giacinta potrebbe benissimo esclamare con San Paolo: "Mi rallegro di soffrire per voi, completando in me stessa quello che manca alle tribolazioni di Cristo a vantaggio del suo Corpo, che è la Chiesa" (Col 1, 24). Domenica scorsa, presso il Colosseo a Roma, abbiamo fatto memoria i moltissimi testimoni della fede del secolo XX, ricordando, attraverso le incisive testimonianze lasciateci, le tribolazioni che hanno patito. Una nube innumerevole di coraggiosi testimoni della fede ci ha lasciato un preziosa eredità, che dovrà restare viva nel terzo millennio. Qui a Fatima, dove sono stati preannunciati questi tempi di tribolazione e la Madonna ha chiesto preghiera e penitenza per abbreviarli, voglio oggi render grazie al Cielo per la forza della testimonianza che si è manifestata in tutte quelle vite. E desidero una volta di più celebrare la bontà del Signore verso di me, quando, duramente colpito in quel 13 maggio 1981, fui salvato dalla morte. Esprimo la mia riconoscenza anche alla beata Giacinta per i sacrifici e le preghiere fatte per il Santo Padre, che ella aveva visto tanto soffrire.

5. "Ti benedico, o Padre, perché hai rivelato queste cose ai piccoli". La lode di Gesù prende oggi la solenne forma della beatificazione dei pastorelli Francesco e Giacinta. La Chiesa vuole, con questo rito, mettere sul lucerniere queste due fiammelle che Dio ha acceso per illuminare l'umanità nelle sue ore buie e inquiete. Risplendano dunque queste luci sul cammino di questa moltitudine immensa di pellegrini e di quanti altri ci accompagnano tramite la radio e la televisione. Siano Francesco e Giacinta una luce amica che illumina il Portogallo intero e, in modo speciale, questa diocesi di Leiria-Fátima.

Ringrazio Monsignore Serafim, Vescovo di questa illustre Chiesa particolare, per le sue parole di benvenuto e con grande gioia saluto tutto l'Episcopato portoghese e le rispettive comunità ecclesiali che amo di cuore ed esorto ad imitare i loro Santi. Un fraterno saluto ai Cardinali e Vescovi presenti, con menzione particolare per i Pastori delle Comunità dei Paesi di lingua portoghese: la Vergine Maria ottenga la riconciliazione al popolo angolano; porti conforto agli alluvionati del Mozambico; vegli sui passi di Timor Lorosae, della Guinea Bissau, di Capo Verde, di São Tomé e Príncipe; e custodisca nell'unità della fede i suoi figli e figlie del Brasile.

Il mio deferente saluto va al Signor Primo Ministro e alle Autorità che hanno voluto partecipare a questa Celebrazione. Profitto dell'occasione per esprimere, nella persona del Capo del Governo, la mia riconoscenza a tutti per la collaborazione con cui hanno reso possibile questo mio pellegrinaggio. Un abbraccio cordiale ed una particolare benedizione alla parrocchia e alla città di Fatima, le quali oggi si rallegrano per i loro figli elevati agli onori degli altari.

6. La mia ultima parola è per i bambini: Cari bambini e bambine, vedo tanti di voi con addosso vestiti simili a quelli usati da Francesco e Giacinta. Vi stanno molto bene! Il guaio è che, questa sera o forse domani, toglierete questi abiti e... i pastorelli spariranno. Non vi pare che non dovrebbero scomparire?! La Madonna ha bisogno di tutti voi per consolare Gesù, triste per i torti che gli si fanno; ha bisogno delle vostre preghiere e dei vostri sacrifici per i peccatori.

Chiedete ai vostri genitori ed ai vostri maestri di inscrivervi alla "scuola" della Madonna, affinché vi insegni a diventare come i pastorelli, i quali cercavano di far quanto Ella chiedeva loro. Vi dico che "si progredisce più in poco tempo di sottomissione e dipendenza da Maria che durante anni interi di iniziative personali, appoggiati soltanto su se stessi" (San Luigi Maria Grignion di Montfort, Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine, n. 155). E’ stato così che i pastorelli sono diventati rapidamente santi. Una donna che aveva accolto Giacinta a Lisbona, nel sentire i consigli tanto belli e saggi che la piccola dava, le domandò chi era stato ad insegnarglieli. "È stata la Madonna" - rispose. Lasciandosi guidare, con totale generosità, da una Maestra così buona, Giacinta e Francesco hanno raggiunto in poco tempo le vette della perfezione.

7. "Ti benedico, o Padre, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli".

Ti benedico, o Padre, per tutti i tuoi piccoli, a cominciare dalla Vergine Maria, l'umile tua Serva, e fino ai pastorelli Francesco e Giacinta.

Il messaggio delle loro vite resti sempre vivo ad illuminare il cammino dell'umanità!

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* In Supplemento a L’Osservatore Romano, del 17 maggio 2000.

FONTE (http://www.alleanzacattolica.org/indici/mag_pontificio/13052000.htm)

Augustinus
13-05-06, 12:17
GIOVANNI PAOLO II

GIUBILEO DEI VESCOVI

OMELIA

Domenica, 8 Ottobre 2000

1. "Donaci, o Dio, la sapienza del cuore" (Sal. resp.).

Oggi Piazza San Pietro è simile a un grande cenacolo: essa ospita, infatti, Vescovi di ogni parte del mondo, venuti a Roma per celebrare il loro Giubileo. La memoria dell'apostolo Pietro, evocata dalla sua tomba sotto l'altare della grande Basilica Vaticana, invita a tornare spiritualmente alla prima sede del Collegio apostolico, a quel Cenacolo di Gerusalemme, dove ho avuto recentemente la gioia di celebrare l'Eucaristia, durante il mio pellegrinaggio in Terra Santa.

Un ponte ideale, che valica secoli e continenti, congiunge oggi il Cenacolo a questa Piazza, nella quale si sono dati appuntamento coloro che, nell'Anno Santo 2000, sono i successori di quei primi Apostoli di Cristo. A tutti voi, carissimi e venerati Fratelli, giunga il mio abbraccio cordiale, che estendo con pari affetto a quanti non hanno potuto venire e sono spiritualmente uniti a noi dalle loro sedi.

Insieme facciamo nostra l'invocazione del Salmo: "Donaci, o Dio, la sapienza del cuore". In questa "sapientia cordis", che è dono di Dio, possiamo riassumere il frutto della nostra convocazione giubilare. Essa consiste nell'interiore conformazione a Cristo, Sapienza del Padre, mediante l'azione dello Spirito Santo. Per ottenere tale dono, indispensabile per il buon governo della Chiesa, noi, i Pastori, dobbiamo passare per primi attraverso di Lui, "porta delle pecore" (Gv 10,7). Dobbiamo imitare Lui, "buon Pastore" (Gv 10,11.14), perché ascoltando noi i fedeli ascoltino Lui, e seguendo noi seguano Lui, unico Salvatore, ieri, oggi e sempre.

2. Dio dona la sapienza del cuore mediante la sua Parola, viva, efficace, capace di mettere a nudo l'intimo dell'uomo - come ci ha detto l'Autore della Lettera agli Ebrei (cfr Eb 4,12), nel brano appena proclamato. La divina Parola, dopo essere stata rivolta "nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti" (Eb 1,1), negli ultimi tempi è stata inviata agli uomini nella persona stessa del Figlio (cfr Eb 1,2).

Noi pastori, in forza del munus docendi, siamo chiamati ad essere annunciatori qualificati di questa Parola. "Chi ascolta voi, ascolta me!" (Lc 10,16). Compito esaltante, ma anche grande responsabilità! Ci è stata affidata una parola viva: dobbiamo dunque annunciarla con la vita, prima che con la bocca. E' parola che coincide con la persona di Cristo stesso, il "Verbo fatto carne" (Gv 1,14): è dunque il volto di Cristo che dobbiamo mostrare agli uomini; la sua croce che dobbiamo annunciare, facendolo con il vigore di Paolo: "Io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi, se non Gesù Cristo, e questi crocifisso" (1 Cor 2,2).

3. "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito" (Mc 10,28). Questa affermazione di Pietro esprime la radicalità della scelta che è richiesta all'apostolo. Una radicalità che si chiarisce alla luce del dialogo esigente, fatto da Gesù con il giovane ricco. Quale condizione per la vita eterna, il Maestro gli aveva additato l'osservanza dei comandamenti. Di fronte al suo desiderio di maggiore perfezione, aveva risposto con uno sguardo di amore e una proposta totalitaria: "Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi" (Mc 10,21). Su questa parola di Cristo calò, come un oscurarsi improvviso del cielo, la tristezza del rifiuto. Fu allora che Gesù pronunciò una delle sue sentenze più severe: "Com'è difficile entrare nel regno di Dio!" (Mc 10,24). Sentenza che egli stesso, di fronte allo sbigottimento degli apostoli, mitigò, facendo leva sulla potenza di Dio: "Tutto è possibile presso Dio" (Mc 10,27).

L'intervento di Pietro diventa espressione della grazia con cui Dio trasforma l'uomo e lo rende capace di un dono totale. "Abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito" (Mc 10,28). E' così che si diventa apostoli. Ed è così che si sperimenta anche l'avverarsi della promessa di Cristo circa il «centuplo»: l'apostolo che ha lasciato tutto per seguire Cristo vive già su questa terra, nonostante le immancabili prove, un'esistenza realizzata e gioiosa.

Come non esprimere in questo momento, venerati Fratelli, la nostra riconoscenza al Signore per il dono della vocazione, dapprima al sacerdozio e poi alla sua pienezza nell'Episcopato? Volgendo indietro lo sguardo alle vicende della nostra vita, la commozione ci invade il cuore nel costatare in quanti modi il Signore ci ha dimostrato il suo amore e la sua misericordia. Davvero, "misericordias Domini in aeternum cantabo!" (Sal 89/88, 2).

4. Il Vescovo, successore degli Apostoli, è uno per il quale Cristo è tutto. Con Paolo egli può ripetere ogni giorno: "Per me vivere è Cristo..." (Fil 1,21). Questo egli deve testimoniare con tutto il suo comportamento. Il Concilio Vaticano II insegna: "I Vescovi devono compiere il loro dovere apostolico come testimoni di Cristo davanti a tutti gli uomini" (Decr. Christus Dominus, 11).

Parlando dei Vescovi come testimoni, non posso non fare memoria, in questa solenne celebrazione giubilare, dei tanti Vescovi che, nell'arco di due millenni, hanno reso a Cristo la suprema testimonianza del martirio, conformandosi al modello apostolico e fecondando la Chiesa con l'effusione del proprio sangue.

Il secolo ventesimo, in modo particolare, è stato ricco di tali testimoni, alcuni dei quali ho avuto la gioia di elevare io stesso agli onori degli altari. Una settimana fa ho iscritto nell'Albo dei Santi quattro Vescovi martiri in Cina: Gregorio Grassi, Antonino Fantosati, Francesco Fogolla e Luigi Versiglia. Tra i Beati, veneriamo Michaël Kozal, Antoni Julian Nowowiejski, Leon Wetmański e Władusław Goral, morti nei campi di concentramento nazisti. Ad essi si aggiungono Diego Ventaja Milán, Manuel Medina Olmos, Anselmo Polanco e Florentino Asensio Barroso, uccisi durante la guerra civile spagnola. Nel lungo inverno del totalitarismo comunista, poi, sono fioriti, nell'Europa Orientale, i Beati martiri Guglielmo Apor, Vincenzo Eugenio Bossilkov e Alojzije Stepinac.

Al tempo stesso, è bello e doveroso rendere grazie a Dio per tutti i Pastori saggi e generosi, che nel corso dei secoli hanno illustrato la Chiesa con i loro insegnamenti ed i loro esempi. Quanti santi e beati Confessori vi sono fra i Vescovi! Penso ad esempio, alle luminose figure di Carlo Borromeo e di François de Sales; penso anche ai Papi Pio IX e Giovanni XXIII, che ho avuto recentemente la gioia di proclamare Beati.

Carissimi Confratelli, "circondati da un così gran numero di testimoni" (Eb 12,1), rinnoviamo la nostra risposta al dono di Dio, ricevuto con l'Ordinazione episcopale. "Deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù" (Eb 12,1-2), Pastore dei pastori.

5. Considerando il mistero della Chiesa e la sua missione nel mondo contemporaneo, il Concilio Ecumenico Vaticano II ha sentito il bisogno di dedicare speciale attenzione all'ufficio pastorale dei Vescovi. Oggi, alle soglie del terzo millennio, la sfida della nuova evangelizzazione pone in ulteriore risalto il ministero episcopale: il Pastore è il primo responsabile e animatore della comunità ecclesiale sia nell'esigenza di comunione che nella proiezione missionaria. Di fronte al relativismo e al soggettivismo che inquinano tanta parte della cultura contemporanea, i Vescovi sono chiamati a difendere e promuovere l'unità dottrinale dei loro fedeli. Solleciti per ogni situazione in cui la fede è smarrita o ignorata, essi si adoperano con tutte le forze in favore dell'evangelizzazione, preparando a tal fine sacerdoti, religiosi e laici e mettendo a disposizione le necessarie risorse (cfr Decr. Christus Dominus, 6).

Memori dell'insegnamento conciliare (cfr ivi, 7), oggi vogliamo esprimere da questa Piazza la nostra fraterna solidarietà ai Vescovi che sono fatti oggetto di persecuzione, si trovano in carcere o sono impediti nell'esercizio del loro ministero. E in nome del vincolo sacramentale, estendiamo con affetto il ricordo e la preghiera ai fratelli sacerdoti che patiscono le medesime prove. La Chiesa è loro riconoscente per il bene inestimabile che con la loro preghiera e con il loro sacrificio recano al Corpo mistico.

6. "Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio: rafforza per noi l'opera delle nostre mani, l'opera delle nostre mani rafforza" (Sal 89,17).

In questo nostro Giubileo, carissimi Fratelli nell'Episcopato, la bontà del Signore si è posata con abbondanza su di noi. La luce e la forza che da essa promanano non mancheranno di rafforzare l'"opera delle nostre mani", cioè il lavoro a noi affidato nel campo di Dio che è la Chiesa.

A nostro sostegno e conforto abbiamo voluto sottolineare, in queste giornate giubilari, la presenza in mezzo a noi di Maria Santissima, nostra Madre. Lo abbiamo fatto ieri sera, con la recita comunitaria del Rosario; lo facciamo oggi, con l'Atto di affidamento, che compiremo al termine della Messa. E' un atto che vivremo con spirito collegiale, sentendo vicini a noi i numerosi Vescovi che, dalle rispettive Sedi, si uniscono alla nostra celebrazione compiendo insieme con i loro fedeli questo medesimo Atto. La venerata immagine della Madonna di Fatima, che abbiamo la gioia di ospitare in mezzo a noi, ci aiuta a rivivere l'esperienza del primo Collegio apostolico, radunato in preghiera nel Cenacolo con Maria, la Madre di Gesù.

Regina degli Apostoli, prega con noi e per noi, affinché lo Spirito Santo discenda con abbondanza sulla Chiesa, ed essa risplenda nel mondo sempre più unita, santa, cattolica e apostolica. Amen.

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* In L’Osservatore Romano, 9/10 ottobre 2000.

FONTE (http://www.alleanzacattolica.org/indici/mag_pontificio/08102000a.htm)

Augustinus
13-05-06, 12:19
GIOVANNI PAOLO II

GIUBILEO DEI VESCOVI

ATTO DI AFFIDAMENTO A MARIA SANTISSIMA

Domenica, 8 Ottobre 2000

1. "Donna, ecco il tuo figlio!" (Gv 19, 26)
Mentre volge al termine questo Anno Giubilare,
in cui Tu, o Madre, ci hai nuovamente offerto Gesù,
il frutto benedetto del tuo grembo purissimo,
il Verbo fatto carne, il Redentore del mondo,
risuona particolarmente dolce per noi questa sua parola
che a Te ci rinvia, facendoti nostra Madre:
"Donna, ecco il tuo figlio!".
Affidando a Te l'apostolo Giovanni,
e con lui i figli della Chiesa, anzi gli uomini tutti,
Cristo non attenuava, ma piuttosto ribadiva,
il suo ruolo esclusivo di Salvatore del mondo.
Tu sei splendore che nulla toglie alla luce di Cristo,
perché esisti in Lui e per Lui.
Tutto in Te è "fiat": Tu sei l'Immacolata,
sei trasparenza e pienezza di grazia.
Ecco, dunque, i tuoi figli, raccolti intorno a Te,
all’alba del nuovo Millennio.
La Chiesa oggi con la voce del Successore di Pietro,
a cui s’unisce quella di tanti Pastori
qui convenuti da ogni parte del mondo,
cerca rifugio sotto la tua protezione materna
ed implora con fiducia la tua intercessione
di fronte alle sfide che il futuro nasconde.

2. Tanti in questo anno di grazia
hanno vissuto, e stanno vivendo,
la gioia sovrabbondante della misericordia
che il Padre ci ha donato in Cristo.
Nelle Chiese particolari sparse nel mondo,
e ancor più in questo centro della cristianità,
le più svariate categorie di persone
hanno accolto questo dono.
Qui ha vibrato l'entusiasmo dei giovani,
qui si è levata l'implorazione degli ammalati.
Qui sono passati sacerdoti e religiosi,
artisti e giornalisti,
uomini del lavoro e della scienza,
bambini e adulti,
e tutti, nel tuo Figlio diletto, hanno riconosciuto
il Verbo di Dio, fatto carne nel tuo seno.
Ottienici, o Madre, con la tua intercessione,
che i frutti di quest'Anno non vadano dispersi,
e i semi di grazia si sviluppino
fino alla piena misura della santità,
a cui tutti siamo chiamati.

3. Vogliamo oggi affidarti il futuro che ci attende,
chiedendoti d’accompagnarci nel nostro cammino.
Siamo uomini e donne di un'epoca straordinaria,
tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni.
L'umanità possiede oggi strumenti d’inaudita potenza:
può fare di questo mondo un giardino,
o ridurlo a un ammasso di macerie.
Ha acquistato straordinarie capacità d’intervento
sulle sorgenti stesse della vita:
può usarne per il bene, dentro l'alveo della legge morale,
o può cedere all'orgoglio miope
di una scienza che non accetta confini,
fino a calpestare il rispetto dovuto ad ogni essere umano.
Oggi come mai nel passato,
l'umanità è a un bivio.
E, ancora una volta, la salvezza è tutta e solo,
o Vergine Santa, nel tuo figlio Gesù.

4. Per questo, Madre, come l'Apostolo Giovanni,
noi vogliamo, prenderti nella nostra casa (cf Gv 19, 27),
per imparare da Te a conformarci al tuo Figlio.
"Donna, ecco i tuoi figli!".
Siamo qui, davanti a Te,
per affidare alla tua premura materna
noi stessi, la Chiesa, il mondo intero.
Implora per noi il Figlio tuo diletto,
perché ci doni in abbondanza lo Spirito Santo,
lo Spirito di verità che è sorgente di vita.
Accoglilo per noi e con noi,
come nella prima comunità di Gerusalemme,
stretta intorno a Te nel giorno di Pentecoste (cf At 1, 14).
Lo Spirito apra i cuori alla giustizia e all'amore,
induca le persone e le nazioni alla reciproca comprensione
e ad una ferma volontà di pace.
Ti affidiamo tutti gli uomini, a cominciare dai più deboli:
i bimbi non ancora venuti alla luce
e quelli nati in condizioni di povertà e di sofferenza,
i giovani alla ricerca di senso,
le persone prive di lavoro
e quelle provate dalla fame e dalla malattia.
Ti affidiamo le famiglie dissestate,
gli anziani privi di assistenza
e quanti sono soli e senza speranza.

5. O Madre, che conosci le sofferenze
e le speranze della Chiesa e del mondo,
assisti i tuoi figli nelle quotidiane prove
che la vita riserva a ciascuno
e fa’ che, grazie all’impegno di tutti,
le tenebre non prevalgano sulla luce.
A Te, aurora della salvezza, consegniamo
il nostro cammino nel nuovo Millennio,
perché sotto la tua guida
tutti gli uomini scoprano Cristo,
luce del mondo ed unico Salvatore,
che regna col Padre e lo Spirito Santo
nei secoli dei secoli. Amen.

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* In L’Osservatore Romano, 9/10 ottobre 2000.

FONTE (http://www.alleanzacattolica.org/indici/mag_pontificio/08102000.htm)

Augustinus
15-05-06, 13:12
http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/112q01j1.gif

La Madonna di Fatima nella casa del Papa

Benedetto XVI ha accolto la statua della Madonna di Fatima nella cappella dell'appartamento del Palazzo Apostolico per un intenso momento di preghiera. Nel pomeriggio di venerdì 12, dopo essere stata ricevuta dalla comunità delle Benedettine del Monastero "Mater Ecclesiae", la statua della Vergine è stata portata in processione, alle 17, sino alla Cappella del Santo Padre dove è stata esposta sino alle 9.30 di sabato. Le religiose del Vaticano hanno poi accompagnato l'immagine sino alla chiesa di santo Stefano degli Abissini, per poi esporla nell'Aula Paolo VI per un incontro promosso dall'Opera Romana Pellegrinaggi.
Nel pomeriggio di sabato 13, i devoti di Maria accompagnano la statua della Madonna da Castel Sant'Angelo, sino alla Basilica di San Pietro, sostando per alcuni minuti nel luogo in cui Papa Giovanni Paolo II veniva colpito il 13 maggio 1981. Subito dopo i partecipanti raggiungono la Basilica di San Pietro dove il Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, presiede la solenne Concelebrazione Eucaristica legando le apparizioni con il XXV anniversario dell'attentato a Giovanni Paolo II.

Fonte: L'Osservatore Romano, 14 maggio 2006

Augustinus
15-05-06, 13:17
BENEDETTO XVI

REGINA CÆLI

Piazza San Pietro

V Domenica di Pasqua, 14 maggio 2006

Cari fratelli e sorelle!

In questa quinta Domenica di Pasqua, la liturgia ci presenta la pagina del Vangelo di Giovanni in cui Gesù, parlando ai discepoli nell’Ultima Cena, li esorta a rimanere uniti a Lui come i tralci alla vite. Si tratta di una parabola davvero significativa, perché esprime con grande efficacia che la vita cristiana è mistero di comunione con Gesù: "Chi rimane in me e io in lui, dice il Signore, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5). Il segreto della fecondità spirituale è l’unione con Dio, unione che si realizza soprattutto nell’Eucaristia, giustamente chiamata anche "Comunione". Mi piace sottolineare tale mistero di unità e di amore in questo periodo dell’anno, nel quale moltissime comunità parrocchiali celebrano la prima Comunione dei bambini. A tutti i ragazzi che in queste settimane si incontrano per la prima volta con Gesù Eucaristia desidero rivolgere un saluto speciale, augurando loro di diventare tralci della Vite che è Gesù e di crescere come suoi veri discepoli.

Una via sicura per mantenersi uniti a Cristo, come tralci alla vite, è ricorrere all’intercessione di Maria, che ieri, 13 maggio, abbiamo particolarmente venerato ricordando le apparizioni di Fatima, dove nel 1917 si manifestò più volte a tre bambini, i pastorelli Francesco, Giacinta e Lucia. Il messaggio che affidò loro, in continuità con quello di Lourdes, era un forte richiamo alla preghiera e alla conversione; messaggio davvero profetico considerando il secolo XX funestato da inaudite distruzioni, causate da guerre e da regimi totalitari, nonché da estese persecuzioni contro la Chiesa. Inoltre, il 13 maggio 1981 – 25 anni or sono – il Servo di Dio Giovanni Paolo II sentì di essere stato miracolosamente salvato dalla morte per l’intervento di "una mano materna", come egli stesso ebbe a dire, e l’intero suo pontificato è stato segnato da ciò che la Vergine aveva preannunciato a Fatima. Se non sono mancate preoccupazioni e sofferenze, se ancora permangono motivi di apprensione per il futuro dell’umanità, è di conforto quanto la "Bianca Signora" promise ai pastorelli: "Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà".

Con questa consapevolezza ci rivolgiamo ora con fiducia a Maria Santissima, ringraziandola per la sua costante intercessione e pregandola di continuare a vegliare sul cammino della Chiesa e dell’umanità, specialmente sulle famiglie, le mamme e i bambini.

Augustinus
21-11-06, 15:29
21 novembre 2006

Una parte dei messaggi sarebbe stata nascosta per ragioni diplomatiche

Fatima, c'è un «quarto segreto» da rivelare

Nel suo nuovo libro Antonio Socci rettifica le accuse di dietrologia che lui stesso aveva mosso in passato: solo parziali i testi svelati

Quando suor Lucia, la veggente di Fatima, morì nel monastero di Coimbra, il 13 febbraio 2005, la sua cella fu subito sigillata. La religiosa aveva scritto molto e si sapeva che teneva un diario che aveva mostrato solo al suo confessore. Meglio, dunque, chiudere quella porta ed evitare dispersione di documenti prima di un sopralluogo delle autorità ecclesiali.
La pubblicazione della notizia non piacque ad Antonio Socci, che accusò di «dietrologia», di ricerca di scoop inesistenti, coloro che la pubblicarono, convinto che tutto ciò che c'era da sapere su Fatima fosse ormai di dominio pubblico. Per lui, non c'era più alcun «segreto», dopo la dichiarazione del cardinal Sodano, il 13 maggio del 2000, e dopo la pubblicazione del testo manoscritto, con un commento del prefetto dell'ex Sant'Uffizio, il 26 giugno dello stesso anno. Ma, poi, il giornalista e scrittore toscano ha cambiato parere e pubblica ora un libro, in uscita domani («Il quarto segreto di Fatima», Rizzoli, pp. 252, e 17), che inizia ritrattando, con indubbia onestà, la convinzione che ogni parola pronunciata dalla Apparsa nel 1917 sia stata ormai rivelata dalla Chiesa. Dopo avere respinto la pubblicistica, soprattutto di parte lefebvriana o sedevacantista, che sospettava il Vaticano di non avere svelato i veri contenuti del messaggio, Socci ha deciso di esaminare le ragioni di chi diffidava. E ha finito per convincersi che qualcosa di molto importante ci è stato celato.

In sintesi, la sua tesi è che la parte rivelata del segreto (quella del «vescovo vestito di bianco» che cade ucciso «da fucilate e frecce») sia autentica, ma costituisca solo un frammento. Nella sua interezza, il messaggio conterrebbe parole terribili sulla crisi della fede, sul tradimento di parte della gerarchia, sugli eventi catastrofici che attenderebbero la Chiesa e, con essa, l'umanità intera. Giovanni XXIII e Paolo VI — sia per scetticismo, sia per non fornire argomenti ai critici del Concilio — avrebbero impedito la pubblicazione del testo. Giovanni Paolo II e il suo braccio destro teologico, Ratzinger, sarebbero stati bloccati dal rifiuto dei predecessori e dalla indisponibilità di gran parte dell'episcopato alla «consacrazione» della Russia chiesta dalla Vergine. Così, nel 2000 si sarebbe fatto ricorso a un escamotage: rivelare una sola parte del testo, facendo credere per giunta che si riferiva al passato. Gli altri contenuti sarebbero stati svelati «non esplicitamente bensì implicitamente», in omelie, discorsi, documenti di Papa Wojtyla e del prefetto della Fede. Che chi poteva intendere, intendesse.
Che dire di simili ipotesi? Per aiutare a capire, vorremmo dare una testimonianza che va al di là della dimensione personale, ma coinvolge in pieno inchieste come questa di Socci. Succede infatti che, da molti anni, innumerevoli pubblicazioni, in molte lingue, si dedicano all'esegesi delle parole su Fatima pronunciate nel 1984 da Joseph Ratzinger (che, a mia precisa domanda, disse di avere letto il terzo segreto) e da Giovanni Paolo II dieci anni dopo. In entrambi i casi, quelle parole sono state pronunciate nelle interviste raccolte e pubblicate dal cronista che qui scrive. Anche Antonio Socci dà largo spazio all'analisi, spinta sino alle minuzie, di «Rapporto sulla fede» e di «Varcare la soglia della Speranza». Giunge ad esempio sino a trarre conseguenze importanti da un «dunque» che appariva nella sintesi dell'intervista a Ratzinger che anticipai sul mensile «Jesus» e che non apparve nel libro che uscì alcuni mesi dopo. In altre occasioni, disquisisce sulle possibili letture di un aggettivo o sulla intonazione di una frase.
Ma anche i riferimenti a Fatima sparsi nel colloquio con Giovanni Paolo II sono scrutati con la lente, per individuarvi eventuali significati sottaciuti, quasi in codice. Come dicevo, una simile esegesi di quei libri è stata (ed è tuttora) praticata da molti, nel mondo intero, talvolta con un accanimento maniacale. Colgo, dunque, l'occasione permettere in guardia da simili analisi, che non sono giustificate dalla genesi di quelle interviste, soprattutto quella con il futuro Benedetto XVI.
«Rapporto sulla fede» nacque da oltre venti ore di registrazione. Mi fu data, poi, ogni libertà redazionale; con il solo, ovvio impegno, di sottoporre al cardinale il manoscritto che avrei ricavato dal lunghissimo colloquio. Il testo fu approvato senza quasi ritocchi, così come erano stati approvati dallo stesso interessato i preannunci su «Jesus». Il prefetto della Fede volle presentare di persona il libro in una tumultuosa conferenza stampa e volle, bontà sua, ringraziarmi pubblicamente per la «fedeltà» con cui avevo riferito il suo pensiero. Una «fedeltà», però, che non mi aveva impedito di impastare con energia il voluminoso materiale, dandogli forma in uno schema, anche con aggiunte e ritocchi tratti da pubblicazioni e documenti precedenti del cardinale. Un editing in profondità, dunque, il cui risultato peraltro soddisfece il mio interlocutore, che in quelle pagine disse sempre, in ogni sede, di riconoscersi.
Qualcosa del genere, anche se in modo più discreto, avvenne per il libro con Giovanni Paolo II. Il quale rispose alle mie 35 domande scrivendo a mano, in polacco. Il manoscritto mi fu consegnato in una traduzione italiana con tali limiti che mi occorse un paio di mesi per dargli una forma passabile, talvolta chiedendo lumi all'autore, avendo come intermediario il portavoce Navarro Valls. Pure qui, dunque, ha avuto il suo posto (e non solo sulla forma letteraria) un editing robusto, anche se il risultato finale — ancora una volta — fu approvato senza riserve, al punto che Papa Wojtyla a lungo regalò copie del libro ai suoi ospiti e lo citò con convinzione in sue pubblicazioni successive.
Che Socci, dunque, e tutti gli altri indagatori dei rapporti tra gerarchia e Fatima ne siano finalmente consapevoli: nelle loro ricostruzioni, molte delle fonti — a cominciare dalle due, giudicate da essi essenziali, di Ratzinger e di Wojtyla — appartengono a un genere letterario dove l'esegesi letteralista non è ammissibile. E dove un sostantivo, un aggettivo, un avverbio risalgono spesso a scelte del redattore e non del protagonista, anche se questo ha poi approvato. Improbabile, dunque, magari ingannevole — seppure in ottima fede — la certosina fatica di Socci? Deliramenta, i suoi, come appaiono anche a lui certi estremismi dei «fatimiti»? No, non ci pare che sia così. Pur con forzature, o ingenuità, derivate dall'affastellamento delle ipotesi più diverse, queste pagine possono rendere pensosi. E vanno comprese — almeno in una prospettiva di fede — le loro intenzioni: il desiderio (si direbbe, talvolta, l'affanno) di sapere quali siano davvero gli avvertimenti che il cielo avrebbe voluto farci giungere. E la preoccupazione di risparmiare alla Chiesa conseguenze devastanti, qualora la «censura» ipotizzata del testo consegnato da suor Lucia fosse impugnata da avversari malevoli.

Vittorio Messori

Fonte: Corriere della sera, 21.11.2006 (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Spettacoli/2006/11_Novembre/21/fatima.html)

Augustinus
08-05-07, 20:28
BENEDETTO XVI

LETTERA AL LEGATO PONTIFICIO
PER LE SOLENNI CELEBRAZIONI DI APERTURA
DEL 90º ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI
DELLA BEATA VERGINE MARIA A FÁTIMA, IN PORTOGALLO
(12-13 MAGGIO 2007)

Venerabili Fratri Nostro
ANGELO S.R.E. Cardinali SODANO
Cardinalium Collegii Decano

Nonaginta ante annos, divinum auxilium certaeque spei nuntium allatura, gregem suum custodientibus et valde stupentibus tribus parvis pastoribus Fatimae caelestis Regina Pacis benigna apparuit. Cuius suavem tutelam plurimi fideles sunt experti, qui variis in periculis sub eius praesidium confugiunt.

Poscente igitur Venerabili Fratre Antonio Augusto dos Santos Marto, Episcopo Leiriensi-Fatimensi, una cum Conferentia Episcopali Lusitaniae, libenter occasione XC expleti anni post inceptas apparitiones Beatissimae Virginis Mariae mittimus Fatimam Legatum Nostrum; quod munus tibi concredimus, Venerabilis Frater Noster, Ecclesiae fideli benemerito Praesuli et Immaculatae Virgini Mariae devoto filio. Nostras igitur vices illic ages, sollemnibus praesidebis ritibus, adstantibus significabis salutationem Nostram et praecipuam ostendes benevolentiam ac in spiritu praesentiam.

Bene in animo tenemus singularem pietatem et gratitudinem, quam habuit erga Dei Genetricem Ioannes Paulus II, Decessor Noster venerandae memoriae, qui ibi viginti quinque ante annos Virgini Mariae gratias egit pro vitae suae mirabiliter servatae dono simulque christifideles cunctos hortatus est ad monita et desideria eius exsequenda. Quapropter Nos, qui iam antea hoc sanctuarium invisimus et ex officio Praefecti Congregationis pro Doctrina Fidei nuntium pastoribus a Beata Virgine Maria creditum perscrutati sumus, cupimus ut denuo orationis sancti rosarii pondus et hunc caelestem nuntium proponas christifidelibus, ut praerogativas gratiasque consequantur quas ipsa Mater Redemptoris colentibus suum Cor immaculatum promisit.

Dum quidem legationem tuam precibus comitamur atque una cum tot in mundo credentibus a caelesti Regina pacem praesertim imploramus, quam solus Christus dare potest, Benedictionem Nostram Apostolicam, divinae gratiae auspicem atque propensae Nostrae caritatis testem, tibi in primis impertimus, Venerabilis Frater Noster, quam Leiriensis -Fatimensis dilectae Ecclesiae sacrorum Antistiti, ceteris etiam adstantibus Episcopis, presbyteris, religiosis viris et mulieribus cunctisque sacras celebrationes participantibus communicabis.

Ex Aedibus Vaticanis, die XIII mensis Aprilis, anno MMVII, Pontificatus Nostri secundo.

BENEDICTUS PP. XVI

Augustinus
08-05-07, 20:30
Il Papa auspica che il 90° anniversario delle apparizioni di Fatima aiuti a riscoprire il Rosario

Nomina il Cardinal Sodano suo legato per le celebrazioni in Portogallo

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 7 maggio 2007 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha inviato una lettera al Cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio, in cui lo nomina legato pontificio alle celebrazioni solenni di apertura del 90° anniversario delle apparizioni di Nostra Signora di Fatima (Portogallo), che avranno luogo nella città portoghese il 12 e il 13 maggio.

“Noi, che abbiamo già visitato questo santuario e che come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede abbiamo studiato il messaggio affidato dalla Beata Vergine Maria ai pastori, auspichiamo che proponga nuovamente ai fedeli il valore della preghiera del Santo Rosario”, spiega il messaggio del Papa scritto in latino e pubblicato questo sabato dalla Santa Sede.

Il Cardinale Joseph Ratzinger ha ricevuto da Giovanni Paolo II l’incarico di scrivere il Commento teologico alla terza parte del segreto di Fatima (26 giugno 2000).

Il 13 maggio 2000, in occasione della terza e ultima visita di Papa Karol Wojtyla a Fatima, il Cardinal Sodano, allora segretario di Stato, dopo la beatificazione dei due pastorelli Francisco e Jacinta ha annunciato in linee generali il significato della terza parte del Segreto di Fatima.

Il messaggio papale fa anche riferimento al viaggio che Giovanni Paolo II ha compiuto a Fatima nel 1982 per ringraziare la Vergine Maria per aver “preservato in modo miracoloso” la sua vita in occasione dell’attentato subito in piazza San Pietro il 13 maggio 1981 per mano del terrorista turco Mehmet Alí Agca.

In quell’occasione Papa Karol Wojtyla, ricorda il suo successore, “esortò tutti i fedeli a seguire i suoi avvertimenti [della Madonna di Fatima, ndr.] e le sue richieste”.

Fonte: Zenit, 7.5.2007 (http://www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=11572)

Augustinus
12-05-07, 17:20
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
13-05-07, 00:08
http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/108q01f1.jpg http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/108q01f2.jpg

Augustinus
13-05-07, 07:54
SUPPLICA ALLA MADONNA DI FATIMA

per il 13 Maggio e il 13 Ottobre ore 12

O Vergine Immacolata, in questo giorno solennissimo, e in quest'ora memoranda, in cui apparendo per l'ultima volta nelle vicinanze di Fatima a tre innocenti pastorelli, vi dichiaraste per la Madonna del Rosario e diceste d'essere venuta appositamente dal cielo per esortare i cristiani a cambiar vita, a far penitenza dei peccati e a recitare ogni giorno il S. Rosario, noi animati dalla vostra bontà veniamo a rinnovarVi le nostre promesse, a protestarVi la nostra fedeltà e ad umiliarVi le nostre suppliche. Volgete, o Madre amatissima, su di noi il vostro sguardo materno ed esauditeci. Ave Maria

1 - O Madre nostra, nel vostro Messaggio ci avete prevenuti: «Una propaganda empia diffonderà nel mondo i suoi errori, suscitando guerre e persecuzione alla Chiesa. Molti buoni saranno martirizzati. Il S. Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno annientate». Tutto purtroppo si va tristamente verificando. La S. Chiesa, nonostante le immense effusioni di carità sulle miserie accumulate dalle guerre e dall'odio, viene combattuta, oltraggiata, coperta di scherno, impedita nella sua divina missione. I fedeli con parole mendaci, ingannati e travolti nell'errore dai senza Dio. O Madre tenerissima, pietà di tanti mali, date forza alla S. Sposa del vostro Divin Figliolo, che prega, combatte e spera. Confortate il S. Padre; sostenete i perseguitati per la giustizia, date coraggio ai tribolati, aiutate i Sacerdoti nel loro ministero, suscitate anime d'Apostoli; rendete fedeli e costanti tutti i battezzati; richiamate gli erranti; umiliate i nemici della Chiesa; conservate i fervorosi, rianimate i tiepidi, convertite gli infedeli. Salve Regina

2 - O Madre benigna, se l'umanità si è allontanata da Dio, se errori colpevoli e perversioni morali col disprezzo dei divini diritti e l'empia lotta contro il S. Nome, hanno provocato la Divina Giustizia, noi non siamo senza colpa. La nostra vita cristiana non è ordinata secondo gl'insegnamenti della Fede del Vangelo. Troppa vanità, troppa ricerca del piacere, troppa dimenticanza dei nostri eterni destini, troppo attaccamento a ciò che passa, troppi peccati, hanno giustamente fatto gravare su di noi il pesante flagello di Dio. Diradate, o Madre, le tenebre del nostro intelletto, corroborate le nostre fiacche volontà, illuminateci, convertiteci e salvateci.
E pietà vi prenda anche delle nostre miserie, dei nostri dolori e dei nostri disagi per la vita quotidiana. O Madre buona, non guardate i nostri demeriti, ma la materna vostra bontà e venite in nostro soccorso. Otteneteci il perdono dei nostri peccati e dateci il pane per noi e le nostre famiglie: pane e lavoro, pane e tranquillità per i nostri focolari, pane e pace imploriamo dal vostro Cuore materno. Salve Regina

3 - Si ripercuote nell'anima nostra il gemito del Vostro Cuore Materno: «Bisogna che si emendino, che domandino perdono dei peccati, che non offendano più Nostro Signore, che è già tanto offeso. Sì, è il peccato, causa di tante rovine. È il peccato che rende infelici i popoli e le famiglie, che semina di spine e di lacrime il sentiero della vita. O Madre buona, noi qui ai vostri piedi ne facciamo una promessa solenne e fervorosa. Ci pentiamo delle nostre colpe e siamo confusi nel terrore dei mali meritati in vita e nell'eternità. E invochiamo la grazia della S. Perseveranza nel buon proposito. Custoditeci nel vostro Cuore Immacolato per non cadere in tentazione. È questo il rimedio di salvezza che ci avete indicato. «Il Signore per salvare i peccatori, vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato».
Dunque al Vostro Cuore Immacolato Dio ha affidato la salvezza del nostro secolo. E noi in questo Cuore Immacolato ci rifugiamo; e vogliamo che tutti i nostri fratelli erranti e tutti gli uomini vi trovino asilo e salvezza. Sì, o Vergine Santa, trionfate nei nostri cuori e fateci degni di cooperare ai trionfi del vostro Cuore Immacolato nel mondo. Salve Regina

4 - Permetteteci, o Vergine Madre di Dio, che noi rinnoviamo in questo momento la nostra Consacrazione e quella delle nostre famiglie. Sebbene tanto deboli noi promettiamo che lavoreremo, con l'aiuto Vostro, affinché tutti si consacrino al vostro Cuore Immacolato, che specialmente... (Trani) nostra diventi tutta un trionfo con la Comunione riparatrice nei primi sabati, con la consacrazione delle famiglie dei cittadini, con il Santuario, che dovrà sempre ricordarci le materne tenerezze della vostra Apparizione a Fatima.
E rinnovate su di noi e su questi nostri desideri e voti, quella materna Benedizione che ascendendo verso il Cielo, donaste al mondo.
Benedite il S. Padre, la Chiesa, il nostro Arcivescovo, i sacerdoti tutti, le anime che soffrono. Benedite tutte le nazioni, le città, le famiglie e gli individui che si sono consacrati al Vostro Cuore Immacolato, perché in esso trovino asilo e salvezza. In modo particolare benedite tutti coloro che hanno cooperato all'erezione del Vostro Santuario in Trani, e tutti i suoi associati sparsi in Italia e nel mondo, benedite poi con materno amore tutti coloro che disinteressatamente lavorano per la diffusione del Vostro culto e il trionfo al Vostro Cuore Immacolato nel mondo. Amen. Ave Maria

Augustinus
24-05-07, 07:01
La Russia celebra il 90° anniversario delle apparizioni della Madonna di Fatima

Continuano a essere attuali, spiega l’Arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz

MOSCA, mercoledì, 23 maggio 2007 (ZENIT.org).- A poco più di una settimana dalla commemorazione del 90° anniversario delle apparizioni della Madonna di Fatima, i frutti contenuti nel “segreto” relativi alla conversione della Russia continuano a essere abbondanti nel Paese.

La devozione e l’affetto che la comunità cattolica di Mosca hanno dimostrato alla Madre di Dio durante le celebrazioni dell’anniversario della sua apparizione a Fatima, il 13 maggio, sono una dimostrazione palpabile della crescita nella fede e del ritorno del Signore in un ambiente in cui, 16 anni fa, la conversione continuava a essere una speranza.

In Russia “mi sono trovato di fronte a una fede molto più solida di quella di molta gente in Occidente perché è irrorata dal sangue”, ha detto a ZENIT Julio Loredo, coordinatore degli Apostoli di Fatima dell’organizzazione Luci sull’Est, invitato per le celebrazioni del 90° anniversario delle apparizioni della Madonna di Fatima.

“Il sangue è duro, fa soffrire, ma ciò che è irrigato dal sangue cresce. Vedo in Russia il frutto del sangue dei martiri versato per molti anni e mi sembra che sia una fede solida e molto entusiasta”, ha detto Loredo.

Dal suo punto di vista, l’allusione alla Russia nella terza parte del segreto di Fatima ha una missione provvidenziale: “Perché la centralità della Russia? E’ un mistero nel senso che la menzione non l’abbiamo capita fino in fondo, ma il fatto che la Madonna abbia parlato della Russia e l’abbia presa come fonte di uno dei castighi per poi aprire con la conversione del Paese l’era del trionfo dei cuori immacolati è un mistero”.

“Noi – ha proseguito Julio Loredo – ci siamo dedicati all’apostolato non solo in Russia ma nei Paesi dell’Est, anche se qui siamo guidati in modo molto speciale dalla grazia e dalla fede di Giovanni Paolo II, intorno alla quale l’evangelizzazione dell’Europa orientale è una delle grandi sfide per il nuovo millennio”.

“L’apostolato in Russia ha un senso provvidenziale, profetico, perché stiamo toccando il mistero di Fatima che si riassume nel fatto che quest’epoca di crisi terminerà e verrà il trionfo del cuore immacolato di Maria”, ha aggiunto.

Anche i grandi avvenimenti religiosi di questi giorni in Russia, come la firma dell’accordo di unione tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa russa all’estero, possono essere visti come testimonianza della conversione che la Vergine ha promesso 90 anni fa.

Come ha sottolineato a ZENIT l’Arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, monsignor Tadeusz Kondrusiewicz, “la Madonna di Fatima ha parlato della conversione della Russia a Dio, non ha detto che doveva essere esclusivamente cattolica”.

Secondo monsignor Kondrusiewicz, il mistero di Fatima penetra non solo nel cattolicesimo, ma anche nella Chiesa ortodossa e in tutte quelle confessioni che hanno sofferto al tempo del comunismo.

“Come Chiesa cattolica aiutiamo i nostri fratelli ortodossi e insieme ci sforziamo di continuare e sviluppare il dialogo tra noi”, ha segnalato l’Arcivescovo. “Maria è presente nella Chiesa ortodossa non meno che in quella cattolica e anche, direi, molto di più in Russia. La sua immagine è una figura sempre pura per ogni cattolico e ortodosso per cui, senza dubbio, le sue apparizioni hanno un carattere ecumenico”.

Alla domanda su come devono intendere oggi i giovani le apparizioni della Madonna di Fatima, monsignor Kondrusiewicz ha spiegato che “in primo luogo i giovani devono capire che la Madonna di Fatima ci ha dato speranza nel 1917”.

“Ha avvertito dei pericoli che si avvicinavano e per i quali dovevamo pregare. Ha predetto lo sviluppo della storia della Russia e del mondo, ma allo stesso tempo ci ha dato speranza e ci ha segnalato il suo cuore immacolato come ideale o simbolo da seguire per avere un cuore puro: ‘il mio cuore immcolato trionferà e la Rusia si convertirà’, da cui deriva la speranza che ha dato alla Russia e al mondo intero”, ha aggiunto.

“Sicuramente i giovani non si ricordano di questo. Ad ogni modo, le sue apparizioni sono attuali nel senso che l’appello al pentimento è sempre presente: l’appello a che il cuore dell’uomo sia puro”, ha detto Kondrusiewicz.

“Le parole della Madonna sono state un avviso a realizzare i desideri di Dio di rispettare il suo Cuore immacolato perché solo così ci attende un mondo puro; in caso contrario si creerebero molte difficoltà. Oggi vediamo come in vari luoghi appaiano nuovi problemi come la guerra, l’eutanasia, problemi familiari... perché l’uomo non osserva i dieci comandamenti”, ha poi sottolineato.

“E’ per questo – ha concluso monsignor Kondrusiewicz – che le apparizioni della Madonna di Fatima dopo 90 anni continuano a essere attuali e vengono guardate con dinamismo perché, innanzitutto, sono legate al problema della trasformazione dell’uomo”.

Fonte: Zenit, 23.5.2007 (http://www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=11755)

Diaconus
24-05-07, 10:33
http://www.unavox.it/NuoveImmagini/Fatima_foto_storiche/TrePastorelli.jpg
I tre pastorelli di Fatima
Lucia de Jesus, Francisco Marto e Jacinta Marto

Diaconus
24-05-07, 10:40
http://www.menphis75.com/images/video_giovanni_paoloII/foto_fatima/FatimaPastorelli.jpg

Diaconus
24-05-07, 10:42
http://www.devilsfinalbattle.com/it/foreword_2.jpg

Diaconus
24-05-07, 10:53
Foto dei tre bambini di Fatima subito dopo di aver visto la visione dell'Inferno.
http://www.theimmaculateheart.com/fatima_hell.jpg

Diaconus
24-05-07, 10:59
Gruppo in marmo bianco eretto nel 1958 sul Cabeco, la piccola altura che domina Fatima, a ricordo della prima e terza apparizione dell'Angelo
http://www.unitalsiemiliaromagna.it/Sezione/Immagini/SantuariPortogallo/Foto001.jpg

Diaconus
24-05-07, 11:02
La cappellina costruita in località "Valinhos", in ricordo della quarta apparizione della Vergine.
http://www.unitalsiemiliaromagna.it/Sezione/Immagini/SantuariPortogallo/Foto003.jpg

Augustinus
14-10-07, 13:26
http://campus.udayton.edu/mary/meditations/MaurFatima.jpg

Augustinus
13-05-08, 09:11
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/4d/Virgen_de_F%C3%A1tima.JPG

Holuxar
13-10-16, 22:50
13 ottobre 2016: 99esimo anniversario del Miracolo del Sole (avvenuto il 13 Ottobre 1917) a Fatima...

V. pure quanto ho scritto qui:

13 maggio: Anniversario della Prima Apparizione della Madonna di Fatima... (https://forum.termometropolitico.it/700356-13-maggio-anniversario-della-prima-apparizione-della-madonna-di-fatima.html)
Iniziato da Holuxar (https://forum.termometropolitico.it/members/177/holuxar)‎, 13-05-16

Il miracolo del Sole a Fatima (https://forum.termometropolitico.it/672731-il-miracolo-del-sole-fatima.html)
https://forum.termometropolitico.it/672731-il-miracolo-del-sole-fatima.html#post15851932

Il Miracolo del Sole a Fatima è stato riconosciuto ufficialmente come tale da legittime autorità della Chiesa Cattolica, ben prima del CV2, quindi bisogna crederci per fede, non può essere oggetto di discussione; quelle di Fatima e Lourdes, tra le altre, furono apparizioni vere della Madonna, nulla a che spartire con la fuffa e truffa degli apparizionismi sensazionalistici e fasulli oggi tanto di moda; tutt’altro stile, tutt’altra dottrina insegnata…
In più ci sono innumerevoli testimonianze anche di atei, agnostici e massoni portoghesi che si convertirono al Cattolicesimo romano integrale dopo avervi assistito di persona all’epoca dei fatti! Infatti come sottolineato da Miles (https://forum.termometropolitico.it/members/1572/miles) il Miracolo del sole è stato perfino riconosciuto da numerosi atei, agnostici ed anticlericali dell’élite socio-politico-culturale della borghesia portoghese che si erano radunati a Fatima con l’intenzione di sbeffeggiare i presunti creduloni cattolici ed invece…si convertirono loro stessi!
Ad es. il dott. José Maria de Almeida Garrett, professore alla Facoltà di Scienze di Coimbra ed ateo dichiarato, il 13 Ottobre 1917 assistette al Miracolo del sole a Fatima e scrisse un resoconto su di esso.
Pio XII, Papa Pacelli, giurò in seguito di aver rivisto il miracolo del sole compiutosi a Fatima nel 1950, poco prima di proclamare il dogma dell’Assunta.

Arai Daniele che è uno dei maggiori studiosi cattolici ed esperti mondiali di Fatima ha scritto, oltre ad alcuni libri veri e propri, molti fondamentali articoli sul tema sul sito "Agerecontra":

http://www.agerecontra.it/public/press40/?cat=3
http://www.agerecontra.it/public/press40/?page_id=17624
fatima « Risultati della ricerca « www.agerecontra.it (http://www.agerecontra.it/public/press40/?s=fatima)

Da leggere e meditare...
A Fatima era stata prevista questa generalizzata apostasia dal sapore apocalittico ed è per questo che il "terzo segreto" è stato nascosto, deformato e mai rivelato interamente, perché prevedeva il CV2 ed i suoi risultati disastrosi così come la rimozione del Papato che è tragicamente avvenuta...

Sul Miracolo del Sole a Fatima…







Radio Sp (https://www.facebook.com/radiospadasocial/?hc_ref=PAGES_TIMELINE&fref=nf)ada (https://www.facebook.com/radiospadasocial/?hc_ref=PAGES_TIMELINE&fref=nf)
"13 ottobre 1917: Il Miracolo del Sole a Fatima"

https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/14600846_1462425413787123_7755624671201702664_n.jp g?oh=e51dde7ae1dbc0cad19c31de03cc9d69&oe=58625B0B




“13 ottobre 2016: Sant'Edoardo III, Re d'Inghilterra e confessore.
Normanno da parte di madre, nel primo periodo la sua vita, visse in esilio in Francia per sfuggire all'invasione danese. Incoronato re d'Inghilterra nel 1043, si trovò a far da mediatore, con grandi difficoltà ed insuccessi, fra i Normanni e i Sassoni. Per spirito di conciliazione, sposò Edith, la figlia colta e intelligente del suo principale avversario politico. Il matrimonio, nonostante inizialmente fosse stato dettato dalla ragion di Stato, fu caratterizzato da un profondo accordo. Mite e generoso, Edoardo lasciò una traccia indelebile nel popolo inglese che lo venerò non solo per alcuni saggi provvedimenti amministrativi ma, principalmente, per la sua bontà, per la carità verso coloro che avevano bisogno e per la santità della sua vita. A lui si deve la restaurazione del monastero di Westminster.”

“Il 13 ottobre 1534 Paolo III Farnese viene esaltato al Sommo Pontificato”





http://www.sodalitium.biz/santedoardo/
“13 ottobre, Sant’Edoardo, Confessore (Islip, 1002 – Westminster, 5 gennaio 1066), Re d’Inghilterra.
“Tu rappresenti il popolo in cui Gregorio il Grande vide l’emulo degli Angeli, tanti sono i re santi, le vergini illustri, i grandi vescovi, i monaci celebri che fecero la sua gloria e sono oggi la tua corte. Mentre tu e i tuoi regnate per sempre nel ciclo, giudicando le nazioni e dominando i popoli (Sap. 3, 8), le dinastie dei tuoi successori di quaggiù, invidiando la Chiesa, favorendo lo scisma e l’eresia, si sono spenti, l’uno dopo l’altro, resi sterili dalla collera di Dio, in una vana fama della quale il libro della vita non conserva traccia. Come sono migliori e più durevoli, o Edoardo, i frutti della tua santa verginità! Insegnaci a vedere nel mondo presente la preparazione dell’altro, che non finisce, a stimare gli avvenimenti umani solo in ragione dei loro risultati eterni” (Dom Prosper Guéranger).”


“Carlo Di Pietro - Giornalista e Scrittore (https://www.facebook.com/carlomariadipietro/?fref=nf)
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare san Edoardo Re e Confessore, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito.
Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo Santo, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Edoardo Re e Confessore possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
#sdgcdpr (https://www.facebook.com/hashtag/sdgcdpr?source=feed_text&story_id=1146061115430296)”






Apologetica Cattolica - Miracolo - Fatima : il Miracolo del sole (http://apologetica.altervista.org/miracolo_sole.htm)
"MIRACOLO - Fatima: Il Miracolo del Sole
Tratto da: "Madre di Dio" [novembre 2003]
IL MIRACOLO DEL SOLE
La Madonna, per il 13 Ottobre, aveva promesso ai veggenti di Fatima un grande miracolo, affinché tutti credessero: man mano che si avvicinava il giorno fatidico, l'attesa diventava sempre più impaziente e mobilitava folle mai viste precedentemente.
Riferisce il giornale portoghese ‘O Dia' in un reportage del 19 Ottobre 1917, che oggi sappiamo essere stato citato da Dona Madalena de Martel Patricio: "Si erano spopolati paesi, villaggi e città vicine. Fin dalla vigilia sulle strade gruppi di pellegrini si avviavano a Fatima…".



http://apologetica.altervista.org/miracolo_sole_fatima_sole_1.jpg
Le settantamila persone che assistettero al miracolo




E il giornale ‘O Seculo', per la penna di Averlino de Almeida, dà questa descrizione: "Sulla strada s'incontrano i primi gruppi di pellegrini che vanno verso il luogo santo, distante ben più di venti chilometri. Uomini e donne sono quasi tutti scalzi. Al sorger dell'alba, nuovi gruppi si avviano intrepidi e attraversano l'abitato, il cui silenzio viene rotto dall'armonia dei loro canti. Il sole nasce, ma la volta del cielo minaccia la pioggia. Le nubi nere si ammucchiano proprio verso Fatima, ma nulla può arrestare coloro che, da tutte le strade e con tutti i mezzi di locomozione, confluiscono al paese. A mezzogiorno del 13 Ottobre 1917 la vallata era un mare di gente: era piovuto durante tutta la notte e continuava a piovere, ma l'attesa era grande…, anche se qualcuno era venuto per deridere e assistere allo spettacolo del grande fiasco".

Il momento fissato era il mezzogiorno solare. La pioggia cessò e alcuni istanti dopo i tre bambini vedono il lampo e Lucia grida:
« Silenzio! Silenzio! Viene la Madonna, viene la Madonna! ». E la Madonna, per l'ultima volta, viene a posare i suoi piedi verginali sopra l'elce dei giorni precedenti. Lucia entra in comunicazione diretta con lei e non sente la mamma che le dice: « Guarda bene, figlia; guarda di non ingannarti! ». Una nube argentea avvolge il candido gruppo come una tenue voluta di incenso.

Lucia si rivolge con la semplicità di sempre alla Vergine che le appare:
« Che volete da me? » « Voglio dirti che si costruisca qui una Cappella in mio onore. Io sono la Madonna del Rosario. Continuate a recitare il Rosario tutti i giorni. La guerra sta per finire e i soldati torneranno presto alle proprie case »
« Ho molte grazie da chiederVi. Le esaudirete? », esclama Lucia.
« Alcune sì, altre no », risponde la Vergine. E aggiunge:
« È necessario che i peccatori si convertano, che chiedano perdono dei loro peccati ».
E, assumendo un'aria di tristezza, continua:
« Non offendano più Gesù che è già troppo offeso ».
« Non volete più niente da me? », domanda infine Lucia.
« Non voglio altro », risponde la bianca Signora.
« Io pure non Vi chiedo più nulla », conclude Lucia.
E la Madonna del Rosario si accomiata, per l'ultima volta, dai suoi tre confidenti. La visione è più splendente del sole! Mentre i fanciulli contemplavano estatici, ha inizio il miracolo annunziato: stupendo come nessuno avrebbe osato sperare. E furono testimoni del "miracolo del sole" circa sessantamila persone.

Dicono i testimoni

Riprendendo il discorso del numero precedente sul "miracolo del sole" a Fatima, il 13 Ottobre 1917, ascoltiamo la narrazione di alcuni testimoni oculari.


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Le settantamila persone che assistettero al miracolo




« Noi guardavamo senza difficoltà il sole – ci racconta il padre di Giacinta - e non accecava. Pareva che si spegnesse e si accendesse un po' in un modo, un po' in un altro. Gettava raggi di luce da un lato e dall'altro e colorava ogni cosa di differenti colori: gli alberi e il popolo, la terra e l'aria. Ma la cosa più stupefacente è che il sole non faceva male alla vista. Tutto era quieto e tranquillo. Tutti tenevano gli occhi rivolti verso il cielo, quando ad un certo punto il sole si fermò e poi cominciò a danzare e a saltare: si fermò un'altra volta e un'altra volta cominciò a danzare, fino al punto che sembrò staccarsi dal cielo e venire sopra di noi. Fu un momento terribile!… ».

Maria da Capelinha ha dichiarato: « Il sole assumeva diversi colori: giallo, azzurro, bianco; e tremava, tremava tanto che pareva una ruota di fuoco che venisse a cadere sul popolo! Tutti gridavano: "Ahi, Gesù, qui moriamo tutti! Gesù, qui moriamo tutti!".
Altri urlavano: "O Madonna, aiuto!" e recitavano l'atto di contrizione. Ci fu persino una signora che fece la confessione generale, e ad alta voce diceva: "Io ho fatto questo e quest'altro peccato…".
Infine, il sole si fermò e tutti diedero un gran sospiro di sollievo. Erano ancora vivi ed era quello il miracolo che i tre fanciulli avevano annunziato: sessantamila persone là radunate, credenti e non credenti, testimoniavano il fatto singolare ».

L'incredulo che se la rideva

Interessantissima è pure la descrizione rilasciata da P. Ignazio Lourenco: « Avevo allora appena nove anni e frequentavo la Scuola elementare del mio paese, che dista da Fatima 18 o 19 kilometri. Si era verso mezzogiorno, quando fummo sorpresi dalle grida ed esclamazioni di uomini e donne che passavano per la strada, davanti alla Scuola. La maestra fu la prima a correre sulla strada, senza poter impedire che noi ragazzi le corressimo dietro. Nella strada il popolo piangeva e gridava, indicando il sole: era il miracolo, il grande miracolo che si vedeva distintamente dall'alto del monte, ove è posto il mio paese. Mi sento incapace di descriverlo come anch'io lo vidi e sentii allora […].



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Le settantamila persone che assistettero al miracolo




Vicino a me stava un incredulo che aveva passato la mattinata a ridersi dei creduloni che facevano tutto quel viaggio a Fatima "per vedere una ragazza". Lo guardai: era come paralizzato, assorto, spaventato, con gli occhi fissi al sole. Poi lo vidi tremare da capo a piedi e, levando le mani al cielo, cadere in ginocchio nel fango, gridando: "Nostra Signora! Nostra Signora!" […].

Passati dieci minuti di fenomeni straordinari e terribili, il sole tornò al suo posto, nello stesso modo con cui era disceso, pallido e quasi senza splendore… Quando la gente si persuase che il pericolo era scampato, fu un'esplosione di gioia. Tutti proruppero in un coro di ringraziamento: "Miracolo, miracolo! Sia benedetta la Madonna!" ».

Terminato il fenomeno solare, avvenne un fatto naturalmente inspiegabile: tutta quella gente, inzuppata d'acqua com'era, si ritrovò completamente asciutta.
La Vergine Santa aveva moltiplicato i suoi prodigi per confermare la verità delle affermazioni dei piccoli veggenti e, in definitiva, la verità del Vangelo di Gesù. Perché la preoccupazione di Maria è una sola: farci capire che quel che ha detto Gesù è tutto vero, anzi: è la Verità!


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Le settantamila persone che assistettero al miracolo



La testimonianza di un testimone oculare non credente
A Fatima il 13 ottobre del 1917 si verificò uno dei miracoli più clamorosi, di fronte a migliaia di persone, tra cui molte non credenti. Tra di esse il dott. José Maria de Almeida Garrett, professore alla Facoltà di Scienze di Coimbra, che scrisse il seguente resoconto:
"Saranno state circa le tredici e trenta pomeridiane quando, nel punto esatto dove si trovavano i fanciulli si alzò una colonna di fumo, sottile, bella e azzurrina, che si estendeva per almeno due metri sopra le loro teste, e a quella altezza evaporava. Questo fenomeno, perfettamente visibile a occhio nudo, durò pochi secondi. Non avendo preso nota della sua durata, non so dire se era più o meno di un minuto. Il fumo si dissolse improvvisamente, e dopo un po' si riformò una seconda volta, e poi una terza.
Il cielo, che era stato nuvoloso tutto il giorno, improvvisamente si schiarì: la pioggia cessò e sembrò che il sole stesse per riempire di luce la campagna circostante, che in quella mattinata invernale appariva così malinconica. Io stavo guardando il luogo delle apparizioni in una serena, anche se fredda, aspettativa di qualcosa che doveva accadere, e la mia curiosità diminuiva per il lungo tempo che era passato senza che nulla attirasse la mia attenzione. Il sole, pochi istanti prima, si era fatto largo tra la spessa coltre di nuvole che lo nascondevano e ora risplendeva chiaro e intenso.
Improvvisamente udii il clamore di centinaia di voci e vidi che la folla si sparpagliava ai miei piedi ... voltava la schiena al luogo dove, fino a quel momento, si era concentrata la sua attesa e guardava verso il sole dall'altro lato. Anche io mi sono rivoltato verso il punto che richiamava lo sguardo di tutti e potei vedere il sole apparire come un disco chiarissimo, con i contorni nitidi, che splendeva senza offendere la vista. Non poteva essere confuso con il sole visto attraverso una nebbia (che non c'era in quel momento) perché non era né velato né attenuato. A Fatima esso manteneva la sua luce e il suo calore e si stagliava nel cielo con i suoi nitidi contorni, come un largo tavolo da gioco. La cosa più stupefacente era il poter contemplare il disco solare, per lungo tempo, brillante di luce e calore, senza ferirsi gli occhi o danneggiare la retina. [Durante questo tempo] il disco del sole non rimase immobile: aveva un movimento vertiginoso [ma] non come lo scintillìo di una stella in tutto il suo splendore perché esso girava su se stesso in folli giravolte.
Durante il fenomeno solare che ho appena descritto, avvenne anche un cambiamento di colore nell'atmosfera. Guardando verso il sole, ho notato che tutto stava diventando più scuro. Ho guardato prima gli oggetti più vicini e poi ho esteso il mio sguardo ai campi fino all'orizzonte. Vidi ogni cosa assumere il colore dell'ametista. Gli oggetti intorno a me, il cielo e l'atmosfera, erano dello stesso colore. Ogni cosa, sia vicina che lontana era cambiata, assumendo il colore di un vecchio damasco giallo. Sembrava che la gente soffrisse di itterizia e io ricordo di aver provato un senso di divertimento vedendo le persone sembrare così brutte e sgradevoli. La mia stessa mano era di tale colore.
Poi, improvvisamente, si udì un clamore, un grido di angoscia prorompere da tutti. Il sole, roteando selvaggiamente, sembrò staccarsi all'improvviso dal firmamento e, rosso come sangue, avanzare minacciosamente verso la terra come per schiacciarci con il suo peso immenso e ardente. Durante quei momenti provai una sensazione veramente terribile.
Tutti i fenomeni che ho descritto furono da me osservati in uno stato d'animo calmo e sereno, senza alcun disturbo emotivo. Interpretarli e spiegarli è compito di altri. Debbo dichiarare infine che mai, prima o dopo il 13 ottobre [1917] ho assistito a simili fenomeni atmosferici o solari".

Pio XII e Fatima «Ho rivisto il miracolo»
tratto da Il Giornale.it articolo di Andrea Tornielli
«Ho visto» il miracolo del sole, «questa è la pura verità». Nel 1950, poco prima di proclamare il dogma dell'Assunta, Pio XII mentre passeggiava nei giardini vaticani assistette più volte allo stesso fenomeno verificatosi nel 1917 al termine delle apparizioni di Fatima e lo considerò una conferma celeste di quanto stava per compiere. Una circostanza fino ad oggi nota solo grazie alla testimonianza indiretta del cardinale Federico Tedeschini che ne parlò durante un'omelia.
Ora dall'Archivio privato Pacelli, conservato dalla famiglia del Pontefice, riemerge un documento eccezionale e inedito su quella visione: un appunto manoscritto dello stesso Pio XII, vergato a matita sul retro di un foglio nell'ultimo periodo della sua vita, nel quale in prima persona il Papa racconta ciò che gli è accaduto. L'appunto sarà esposto il prossimo novembre nella mostra vaticana dedicata a Papa Pacelli nel cinquantesimo della morte. Il resoconto è asciutto, quasi notarile, senza alcun cedimento al sensazionalismo.
«Era il 30 ottobre 1950», antivigilia del giorno della solenne definizione dell'assunzione, spiega Pio XII. Il Papa stava dunque per proclamare dogma di fede l'assunzione corporea in cielo della Madonna al momento della morte, e lo faceva dopo aver consultato l'episcopato mondiale, unanimemente concorde: soltanto sei risposte su 1.181 manifestavano qualche riserva. Verso le quattro di quel pomeriggio faceva «la consueta passeggiata nei giardini vaticani, leggendo e studiando». Pacelli ricorda che, mentre saliva dal piazzale della Madonna di Lourdes «verso la sommità della collina, nel viale di destra che costeggia il muraglione di cinta», sollevò gli occhi dai fogli. «Fui colpito da un fenomeno, mai fino allora da me veduto. Il sole, che era ancora abbastanza alto, appariva come un globo opaco giallognolo, circondato tutto intorno da un cerchio luminoso», che però non impediva in alcun modo di fissare lo sguardo «senza riceverne la minima molestia. Una leggerissima nuvoletta trovavasi davanti». «Il globo opaco - continua Pio XII nell'appunto inedito - si muoveva all'esterno leggermente, sia girando, sia spostandosi da sinistra a destra e viceversa. Ma nell'interno del globo si vedevano con tutta chiarezza e senza interruzione fortissimi movimenti». Il Papa attesta di aver assistito allo stesso fenomeno il giorno seguente, 31 ottobre, e il 1° novembre, giorno della definizione del dogma dell'Assunta, quindi di nuovo l'8 novembre. Poi non più». Ricorda pure di aver cercato «varie volte» negli altri giorni, alla stessa ora e in condizioni atmosferiche simili, «di guardare il sole per vedere se appariva il medesimo fenomeno, ma invano; non potei fissare nemmeno per un istante, rimaneva subito la vista abbagliata».
Nei giorni seguenti Pio XII riferisce il fatto «a pochi intimi e a un piccolo gruppo di Cardinali (forse quattro o cinque), fra i quali era il Cardinal Tedeschini». Quest'ultimo, nell'ottobre dell'anno seguente, 1951, si deve recare a Fatima per chiudere le celebrazioni dell'Anno Santo. Prima di partire viene ricevuto in udienza e chiede al Papa di poter citare la visione nell'omelia. «Gli risposi: “Lascia stare, non è il caso”. Ma egli insistette - continua Pio XII nel manoscritto - sostenendo l'opportunità di tale annuncio, ed io allora gli spiegai alcuni particolari dell'avvenimento». «Questa è, in brevi e semplici termini - conclude Papa Pacelli - la pura verità». «Pio XII era persuasissimo della realtà del fenomeno straordinario, cui aveva assistito ben quattro volte», ha dichiarato suor Pascalina Lehnert, la religiosa governante dell'appartamento papale.
Il cosiddetto «miracolo del sole» si era già verificato il 13 ottobre 1917 a Fatima, al termine delle apparizioni ai tre pastorelli. Così lo raccontò nella sua cronaca M. Avelino di Almeida, giornalista laico e non credente, inviato del quotidiano O Seculo e testimone oculare: «E si assiste allora ad uno spettacolo unico ed incredibile allo stesso tempo per chi non ne è stato testimone... Si vede l'immensa folla voltarsi verso il sole sgombro di nuvole, in pieno giorno. Il sole ricorda un disco d'argento sbiadito ed è possibile guardarlo in faccia senza subire il minimo disagio. Non scotta, non acceca. Si direbbe un'eclisse».
Pio XII era molto legato a Fatima: la prima apparizione ai tre pastorelli era infatti avvenuta il 13 maggio 1917, lo stesso giorno in cui Pacelli veniva consacrato arcivescovo nella cappella Sistina. È attestato che Pio XII e l'unica sopravvissuta dei tre veggenti, suor Lucia Dos Santos, rimarranno sempre in contatto, e il Pontefice, nell'ultimo anno della sua vita, conserverà il testo del Terzo segreto di Fatima nel suo appartamento. «Varie volte - ha dichiarato la marchesa Olga Nicolis di Robilant Alves Pereira de Melo testimoniando al processo di beatificazione di Pacelli, «trasmisi messaggi del Santo Padre per Suor Lucia e di questa per lui, ma siccome promisi di mai rivelare nulla a chicchessia, non mi sento autorizzata a farlo adesso»."





Un segno anche per l'oggi. Le immagini del miracolo del sole a Fatima, il 13 ottobre di 99 anni fa (http://www.iltimone.org/32271,News.html)
“UN SEGNO ANCHE PER L'OGGI. LE IMMAGINI DEL MIRACOLO DEL SOLE A FATIMA, IL 13 OTTOBRE DI 99 ANNI FA
Il 13 ottobre del 1917 circa settantamila persone, provenienti da ogni parte del Portogallo, si raccolgono alla “Cova de Iria” (Fatima). Già da molte settimane si è diffusa la notizia dell’apparizione della “Signora” e del miracolo che Ella ha promesso di compiere. In mezzo alla gente comune ci sono anche nobili, ingegneri, medici, notai e, ovviamente, giornalisti e fotografi.
Dal cielo, completamente coperto di nubi, scende una pioggia incessante. Scortati dai familiari, arrivano Francesco, Giacinta e Lucia, i tre piccoli veggenti. Raggiungono, a fatica, il leccio su cui abitualmente si posa la “Signora” ed iniziano a pregare il Rosario. A mezzogiorno, nonostante continui a cadere la pioggia, Lucia dà ordine di chiudere gli ombrelli e la folla obbedisce. Pochi istanti dopo appare la “Signora”, più luminosa del solito. Tutti i presenti notano una nuvoletta bianca muoversi intorno al gruppo.
Lucia chiede: «Chi siete e che volete da me?». Questa volta la celeste Signora risponde di essere la Madonna del Rosario e di volere che in quel luogo venga costruita una cappella in suo onore. Raccomanda di recitare sempre il Rosario e annuncia a Lucia che avrebbe guarito alcuni degli ammalati presenti, poi conclude: «Bisogna che tutti si convertano, che domandino perdono dei loro peccati e che non offendano più Nostro Signore che è troppo offeso».
Dopo aver detto questo, apre le mani che si riflettono nel sole. A questo punto, mentre Lucia grida: «Guardate il sole!», avviene il miracolo che lei aveva chiesto perché tutti credessero: Le spesse nubi si squarciano ed appare il sole che comincia a roteare, a cambiare di colore, a danzare nel cielo e poi ad avvicinarsi progressivamente alla terra, come se stesse per precipitarvi.
Riportiamo la testimonianza del dottor Almeida Garrett:
«Improvvisamente udii il clamore di centinaia di voci e vidi che la folla si sparpagliava ai miei piedi… voltava la schiena al luogo dove, fino a quel momento, si era concentrata la sua attesa e guardava verso il sole dall’altro lato. Anche io mi sono rivoltato verso il punto che richiamava lo sguardo di tutti e potei vedere il sole apparire come un disco chiarissimo, con i contorni nitidi, che splendeva senza offendere la vista. Non poteva essere confuso con il sole visto attraverso una nebbia (che non c’era in quel momento) perché non era né velato né attenuato. A Fatima esso manteneva la sua luce e il suo calore e si stagliava nel cielo con i suoi nitidi contorni, come un largo tavolo da gioco. La cosa più stupefacente era il poter contemplare il disco solare, per lungo tempo, brillante di luce e calore, senza ferirsi gli occhi o danneggiare la retina. Udimmo un clamore, il grido angosciato della folla intera. Il sole, infatti, mantenendo i suoi rapidi movimenti rotatori, sembrò essere libero di muoversi nel firmamento, e di spingersi, rosso sangue, verso la terra, minacciando di distruggerci con la sua enorme massa. Furono dei secondi davvero terribili».
Il Vescovo di Leiria, nella sua Lettera Pastorale sul culto della Madonna di Fatima così ha scritto: «Il fenomeno solare del 13 ottobre 1917, riferito e descritto nei giornali dell’epoca, è stato quanto mai meraviglioso e lasciò una indelebile impressione in quanti ebbero la felicità di presenziarvi. Questo fenomeno, che nessun osservatorio astronomico ha registrato, e perciò non naturale, è stato costatato da persone di tutte le categorie e classi sociali, credenti e miscredenti, giornalisti dei principali giornali portoghesi, e ancora da individui distanti parecchi chilometri dal luogo dove avveniva; il che sfata ogni spiegazione di illusione collettiva».
I bambini Giacinta e Francesco, come predetto dalla Madonna, dopo molte sofferenze, vanno in Paradiso. Non così Lucia (custode del terzo segreto), alla quale la Madonna dice: «Dio vuole che tu rimanga nel mondo per far conoscere il mio Cuore Immacolato … Poi verrai anche tu in Paradiso»."



13 ottobre 1917: il miracolo del sole a Fatima (http://www.sanpiox.it/articoli/spiritualita/1861-13-ottobre-1917-il-miracolo-del-sole-a-fatima)
13 ottobre 1917: il miracolo del sole a Fatima - Fraternità Sacerdotale San Pio X (http://www.sanpiox.it/articoli/spiritualita/1861-13-ottobre-1917-il-miracolo-del-sole-a-fatima)



Fatima. Tutta la Storia delle Apparizioni della Madonna del Rosario. | Informare per Resistere (http://edintorni.net/related/service/redirect/?ac=informarexresis&ch=1&lf=3hFus2t18K&rf=http%3A//www.informarexresistere.fr/2016/05/13/fatima-tutta-la-storia-delle-apparizioni-della-madonna-del-rosario/)
http://www.informarexresistere.fr/20...a-del-rosario/ (http://www.informarexresistere.fr/2016/05/13/fatima-tutta-la-storia-delle-apparizioni-della-madonna-del-rosario/)
http://www.informarexresistere.fr/20...pure-gli-atei/ (http://www.informarexresistere.fr/2015/05/13/fatima-quel-miracolo-a-cui-credettero-pure-gli-atei/)
“(…) Il 13 ottobre, nonostante la pioggia, più di 60000 persone arrivano in quel campo di Fatima. Fra loro tanti credenti ma anche tanti curiosi. Data l’enorme risonanza della vicenda, si erano presentati a Fatima tanti atei che aspettavano quel giorno in cui la Madonna aveva promesso di dare un segno, per sbugiardare i pastorelli e gli altri credenti. Tra gli atei vi erano alcuni giornalisti, uno dei quali era Avelino de Almeida, direttore responsabile del giornale O Seculo, il più diffuso quotidiano liberale, massonico ed anticlericale di Lisbona.
Avelino era andato lì perché voleva scrivere, sul suo giornale, un articolo che mettesse fine a tutte quelle buffonate. L’articolo, infatti, lo scrisse e apparve sul “O Seculo” il 15 ottobre 1917. Ma Avelino non riuscì a mentire equell’articolo, oggi, è la prova che un miracolo avvenne.
Andiamo con ordine. Il 13 ottobre appare la Madonna mentre sessantamila persone sono raccolte attorno ai pastorelli. Piove, anzi, diluvia. La Madonna dice ai pastorelli di ordinare ai fedeli di chiudere gli ombrelli. I pastorelli riferiscono e i fedeli obbediscono. In quel momento, tra le nubi, appare il sole. Sessantamila persone testimoniarono che videro il sole avvicinarsi alla terra. Lo videro “danzare” e quando il quel fenomeno terminò, i loro vestiti erano asciutti e asciutto era anche il terreno fangoso che fino a pochi istanti prima li sommergeva fino alle caviglie.
L’articolo di Avelino titolerà: “COSE SORPRENDENTI! COME IL SOLE HA DANZATO IN PIENO GIORNO A FATIMA” La traduzione in italiano dell’intero articolo del giornalista anticattolico la trovate qui (http://holyqueen.altervista.org/pdf/Fatima_OSeculo_ita.pdf). (…)”
http://www.losai.eu/wp-content/uploa...ulo-fatima.jpg (http://www.losai.eu/wp-content/uploads/o-seculo-fatima.jpg)


Un Ateo assiste al Miracolo del sole a Fatima. 13 Ottobre 1917 ecco il suo racconto. - La Luce di Maria (http://www.lalucedimaria.it/un-ateo-assiste-al-miracolo-del-sole-a-fatima-13-ottobre-1917-ecco-il-suo-racconto/)


BASTABUGIE - IL MIRACOLO DEL SOLE CHE A FATIMA DANZO' NEL CIELO E' SCIENTIFICAMENTE CREDIBILE (http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3011)
“IL MIRACOLO DEL SOLE CHE A FATIMA DANZO' NEL CIELO E' SCIENTIFICAMENTE CREDIBILE
Nessuno credeva ai tre pastorelli, allora il 13 luglio 1917 chiesero alla Madonna un miracolo (che fu visto da migliaia di testimoni)”

Pio XII e Fatima «Ho rivisto il miracolo» - IlGiornale.it (http://www.ilgiornale.it/news/pio-xii-e-fatima-ho-rivisto-miracolo.html)
“Pio XII e Fatima «Ho rivisto il miracolo»
«Ho visto» il miracolo del sole, «questa è la pura verità». Nel 1950, poco prima di proclamare il dogma dell’Assunta, Pio XII mentre passeggiava nei giardini vaticani assistette più volte allo stesso fenomeno verificatosi nel 1917 al termine delle apparizioni di Fatima e lo considerò una conferma celeste di quanto stava per compiere."

Fatima: un segno Celeste marcante l'inizio degli ultimi tempi (http://vaticanocattolico.com/fatima/#.V_-ptODhDDc)

Il Segreto Ancora Nascosto - La Storia di Fatima (http://www.ilsegretoancoranascosto.it/storia.html)

MI-CHA-EL: Il miracolo del Sole a Fatima (http://mi-chael.blogspot.it/2015/05/il-miracolo-del-sole-fatima.html#more)
MI-CHA-EL: Il miracolo del Sole a Fatima (http://mi-chael.blogspot.it/2015/05/il-miracolo-del-sole-fatima.html)

https://forum.termometropolitico.it/...di-fatima.html (https://forum.termometropolitico.it/333457-13-maggio-nostra-signora-di-fatima.html)
https://forum.termometropolitico.it/...le-fatima.html (https://forum.termometropolitico.it/672731-il-miracolo-del-sole-fatima.html)






Luca, Sursum Corda!

Holuxar
13-05-18, 23:44
13 MAGGIO 2018: NOSTRA SIGNORA DI FATIMA, 101° anniversario della prima apparizione del Cuore Immacolato di Nostra Signora Maria Santissima a Fatima ed anche, nel medesimo giorno ed anno, della consacrazione episcopale del futuro Papa Pio XII, NOVENA DI PENTECOSTE (11 - 19 Maggio); San Roberto Bellarmino, vescovo e dottore della Chiesa, DOMENICA DOPO L'ASCENSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO AL CIELO…



«DOMENICA DOPO L'ASCENSIONE
GLORIFICAZIONE DELLA SANTA UMANITÀ DI CRISTO.»
Guéranger, L'anno liturgico - Domenica dopo l'Ascensione (http://www.unavoce-ve.it/pg-ascensione-dom.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-ascensione-dom.htm

Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico (http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm)
“San Roberto Bellarmino, vescovo e dottore, 13 maggio.”
http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm



«O mi Iesu, dimitte nobis debita nostra, libera nos ab igne Inferni, perduc in Caelum omnes animas, praesertim illas quae maxime misericordiae tuae indigent. Amen.»
«Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia. Amen.»
"Maria, Regina della Pace, pregate per noi!"
"Santissima Vergine del Rosario di Fatima, pregate per noi!"


Maggio mese di Maria: 13° giorno - Lo scandalo (http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-13-giorno/)
http://www.stellamatutina.eu/maggio-mese-di-maria-13-giorno/
“Maggio mese di Maria: 13° giorno.”



“Fonte: S. Alfonso M. De' Liguori, Sermoni compendiati per tutte le domeniche dell'anno, Sermone sulla VI Domenica dopo Pasqua, Napoli, 1771, ora in OPERE ASCETICHE, in “Opere di S. Alfonso Maria de Liguori”, a cura di Pier Giacinto Marietti, Vol. III, Torino, 1880, pp. 460-465.”
Sermoni compendiati: testo - IntraText CT (http://www.intratext.com/IXT/ITASA0000/__P31U.HTM)




Santa Messa domenicale celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (TV) stamattina 13 MAGGIO 2018 nell'anniversario della prima apparizione della Madonna a Fatima e nella Domenica dopo l’Ascensione al cielo di NSGC:



«Domenica nell'ottava dell'Ascensione (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=71U84HUTeRk
Domenica nell'ottava dell'Ascensione (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=9vY2yFDXMmM
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
309/2 Catechismo S. Pio X - giovedì 10 maggio 2018.
https://www.youtube.com/watch?v=T2_HL_VlfXo
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php»



In ricordo di Arai Daniele (San Paolo 13 maggio 1934 - Aljustrel, Fatima 25 novembre 2017) nell’anniversario della sua nascita - ho avuto l'onore di partecipare alla Santa Messa di requiem in suffragio della sua anima celebrata da Don Floriano Abrahamowicz nell'ottava della sua morte, anche se purtroppo non sono riuscito a conoscerlo in vita - avvenuta nel giorno della prima apparizione della Madonna a Fatima, R.I.P.:


Arai Daniele « www.agerecontra.it (http://www.agerecontra.it/category/arai-daniele/)
http://www.agerecontra.it/category/arai-daniele/
http://www.agerecontra.it/wp-content/uploads/2017/11/19702361_1887627384808898_2530485237422944164_n.jp g
http://www.edizioniradiospada.com/images/stories/virtuemart/manufacturer/resized/arai_200x250.jpg






Tradidi quod et accepi (http://tradidiaccepi.blogspot.it)
http://tradidiaccepi.blogspot.it
https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«DOMENICA INFRA L'OTTAVA DELL'ASCENSIONE DI NOSTRO SIGNORE, 13 MAGGIO 2018.
Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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“TEMPO DI ASCENSIONE - DOMENICA INFRA L'OTTAVA DELL'ASCENSIONE DI NOSTRO SIGNORE
Dalle «Omelie sul Cantico dei cantici» di san Gregorio di Nissa, vescovo. (Om. 15; PG 44, 1115-1118)”
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«Sancte Roberte, ora pro nobis.»
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«1917 - 13 MAGGIO – 2018.
101° anniversario della prima apparizione del Cuore Immacolato di Nostra Signora Maria Santissima, Regina del Santo Rosario a Fatima.
LE SETTE PREGHIERE DI FATIMA.
Le Sette Preghiere che vennero insegnate nel corso delle Apparizioni di Fatima ai tre piccoli veggenti, due dall’Angelo della Pace e tre dalla Madre di Dio. In seguito, apparendo a Suor Lucia a Rianjo, in Spagna, Nostro Signore Gesù Cristo le insegnò altre due preghiere.
Dio mio, io credo, adoro, spero e Vi amo. Io Vi domando perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano, non Vi amano!
[Prima preghiera, l’Angelo della Pace, nella primavera 1916 a Fatima]
Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi, delle indifferenze da cui Egli medesimo è offeso. Per i meriti infiniti del suo Sacro Cuore e del Cuore Immacolato di Maria io Vi domando la conversione dei poveri peccatori.
[Seconda preghiera, l’Angelo nell’autunno 1916 a Fatima]
O Santissima Trinità, vi adoro! Mio Dio, mio Dio, Vi amo nel Santissimo Sacramento!
[Terza preghiera, la Madonna il 13 maggio 1917 a Fatima]
O Gesù è per amor vostro, per la conversione dei peccatori, ed in riparazione per i peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria.
[Quarta preghiera, la Madonna il 13 luglio 1917 a Fatima]
Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia.
[Quinta preghiera, la Madonna il 13 luglio 1917 a Fatima]
Dolce Cuore di Maria siate la salvezza della Russia, della Spagna e del Portogallo, dell’Europa e del mondo intero.
[Sesta preghiera, Nostro Signore, agosto 1931 a Tuy]
Per la vostra concezione pura ed immacolata, o Maria, ottenetemi la conversione della Russia, della Spagna, del Portogallo, dell’Europa e del mondo intero.
[Settima preghiera, Nostro Signore, agosto 1931 a Tuy].»
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«13 maggio : NOSTRA SIGNORA DEL ROSARIO DI FATIMA
"Fatima è per il culto del Cuore Immacolato ciò che Paray-le-Monial fu per il culto del Sacro Cuore. Fatima è in un certo senso la continuazione o meglio il compimento di Paray-le-Monial: Fatima unisce questi due Cuori che Dio ha unito nell'opera divina della Redenzione". (Dall'omelia del Card. Manuel Gonçalves Cerejeira, Patriarca di Lisbona. a Madrid il 30 maggio 1948).»
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“13 Maggio Beata Vergine Maria di Fatima.”
“Nostra Signora di Fatima, prega per noi.”
Immaculatum Cor Beatæ Mariæ Virginis Sanctissimæ, ora pro nobis.”
“Mio Dio, io credo, adoro, spero e Vi amo. E Vi chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano.”
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“-Non abbiate paura, io non vi faccio male.-
- Da dove viene, Signora?- chiese Lucia.
-Io vengo dal cielo.-
Fatima, 13 Maggio 1917.”
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Tradidi quod et accepi: Novena di Pentecoste (http://tradidiaccepi.blogspot.it/2018/05/novena-di-pentecoste.html)
http://tradidiaccepi.blogspot.it/2018/05/novena-di-pentecoste.html
"NOVENA DI PENTECOSTE (11 - 19 Maggio)
La Novena di Pentecoste ricorda quei nove giorni di preghiera durante i quali la Santissima Vergine e i santi Apostoli attesero nel Cenacolo di Gerusalemme la discesa dello Spirito Santo. Per questo, come ricorda sant’Alfonso, è la novena più importante e la più arricchita di doni sovrannaturali. Essa fu sempre praticata dei fedeli cristiani come preparazione alla grande solennità della Pentecoste. Leone XIII la rese obbligatoria per tutte le chiese per impetrare dal Cielo: la concordia fra i cattolici, il ritorno dei dissidenti in seno alla Santa Romana Chiesa, la dilatazione del Regno di Cristo, la pace nelle famiglie, l’estirpazione di ogni errore e dalle nostre menti e dalla società tutta intera.
Riportiamo qui sotto la novena “liturgica” che si compone dell’inno Veni Creator Spiritus, coi versetti e l’oremus. Sono comunque ammesse anche altre preghiere e devozioni verso lo Spirito Santo.”
"*Veni, creátor Spíritus,
mentes tuórum vísita,
imple supérna grátia,
quæ tu creásti péctora.
Qui díceris Paráclitus,
altíssimi donum Dei
fons vivus, ignis, cáritas,
et spiritális únctio.
Tu septifórmis múnere,
dígitus patérnæ déxteræ,
tu rite promíssum Patris,
sermóne ditans gúttura.
Accénde lumen sensibus,
infúnde amórem córdibus,
infírma nostri córporis
virtúte firmans pérpeti.
Hostem repéllas lóngius
pacémque dones prótinus;
ductóre sic te prǽvio
vitémus omne nóxium.
Per Te sciámus da Patrem
noscámus atque Fílium,
teque utriúsque Spíritum
credámus omni témpore.
Deo Patri sit glória,
et Fílio, qui a mórtuis
surréxit, ac Paráclito,
in sæculórum sǽcula. Amen.
V. Emitte Spiritum tuum et creabuntur, alleluia.
R. Et renovabis faciem terræ, alleluia.
Oremus
Deus, qui corda fidélium Sancti Spíritus illustratióne docuísti: da nobis in eódem Spíritu recta sápere; et de eius semper consolatióne gaudére. Per Christum Dóminum nostrum. Amen."
“Vieni, o Spirito Creatore,
visita le menti dei tuoi fedeli,
e riempi della grazia celeste
i cuori che tu creasti.
Tu, che sei detto Paraclito,
il dono di Dio Altissimo,
sorgente d'acqua viva, fuoco,
carità e spirituale unzione.
Tu largitore dei sette doni,
dito della destra del Padre,
tu il vero promesso di lui,
che fai eloquenti le nostre lingue.
Sii luce ai sensi:
infondi amor nei cuori:
l'infermità del nostro corpo
solleva con perenne virtù.
Fuga lungi il nemico,
la pace donaci presto;
così, dietro te duce,
eviteremo ogni cosa nociva.
Per te, che conosciamo Padre,
che conoscere anche il Figlio,
e che tu sei lo Spirito che procede dall'uno e dall'altro,
crediamo in ogni tempo.
A Dio Padre sia gloria,
e al Figlio, che risuscitò
da morte, e al Paraclito,
per i secoli dei secoli. Amen.
V. Manda il tuo Spirito e le cose saranno create, alleluia.
R. E rinnoverai la faccia della terra, alleluia.
Preghiamo
O Dio, che hai ammaestrato i cuori dei fedeli colla luce dello Spirito Santo: dacci di gustare ciò che secondo il medesimo Spirito è bene, e di godere sempre della sua consolazione. Per Cristo nostro Signore. Amen.
*La prima strofa si dice o si canta stando in ginocchio.”
“INDULGENZE
Pio VI, il 26 maggio 1797, concesse a chiunque, una o più volte al giorno, con cuore almeno contrito, reciterà ilVeni Creator:
1. indulgenza plenaria una volta al mese in un giorno ad arbitrio, purché confessato e comunicato perché per i soliti fini;
2. indulgenza di 300 giorni a chi reciterà il Veni Creator con cuore almeno contrito e pregando come sopra nella Domenica di Pentecoste e sua Ottava;
3. indulgenza di 100 giorni ciascuna vota negli altri giorni dell’anno.
Leone XIII, a mezzo del Breve“Provida matris” del 5 maggio 1895 e dell’Enciclica “Divinum illud munus” del 9 maggio 1897, concesse:
1. indulgenza di sette anni ed altrettante quarantene per ogni giorno, a quelli che assisteranno alla Novena e pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice;
2. indulgenza plenaria o in un giorno della Novena, o nella festa di Pentecoste o anche fra l'Ottava, purché confessati e comunicati preghino secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.
Gli stessi benefici sono concessi:
1. a coloro che fossero legittimamente impediti di partecipare alla Novena e privatamente la recitassero giusta le condizioni prescritte;
2. a coloro che rinnoveranno secondo la propria devozione alcune preghiere allo Spirito Santo ogni giorno durante l'Ottava di Pentecoste sino alla festa inclusiva della SS. Trinità, purché soddisfino alle altre condizioni sopra prescritte.
Tutte queste indulgenze sono applicabili alle anime sante del Purgatorio.”






San Roberto - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/san-roberto/)
http://www.sodalitium.biz/san-roberto/
«13 maggio, San Roberto Bellarmino, Vescovo, Confessore e Dottore (Montepulciano, 4 ottobre 1542 –Roma, 17 settembre 1621).
“San Roberto Bellarmino, della Compagnia di Gesù, Cardinale e già Vescovo di Capua, Confessore e Dottore della Chiesa, il cui giorno natalizio si commemora il diciassette Settembre.”
O Dio, che per respingere le insidie dell’errore e per difendere i diritti della Sede Apostolica, concedesti mirabile dottrina e forza al tuo beato Pontefice e dottore Roberto, per i suoi meriti ed intercessione fa’ che noi cresciamo nell’amore della verità e che gli, erranti ritornino nell’unità della tua Chiesa.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/roberto-239x300.png


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/roberto-239x300.png



http://www.sodalitium.biz/sante-messe/
"Omelie dell'I·M·B·C a Ferrara"
https://www.youtube.com/channel/UCQZ3TmSl2G-HXEQsb7zruAw
https://www.youtube.com/user/sodalitium


"Osimo - Loreto 2018 - Centro Studi Giuseppe Federici."
Osimo - Loreto 2018 - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/osimo-loreto-2018/)
http://www.centrostudifederici.org/osimo-loreto-2018/


"Fervorino ad Osimo 2018 don Ricossa - IMBC
https://www.youtube.com/watch?v=wHcFLvJht3w
Fervorino al sacrario di Castelfidardo 2018 don Ricossa - IMBC
https://www.youtube.com/watch?v=EBqQSpzpV1w
IMBC istituto Mater Boni Consilii (video da diretta fb a cura dell'avv. Pietro Ferrari)"


https://www.facebook.com/pietroferrari1973/
“Pietro Ferrari - Lettura del commento storico e dogmatico del Messale Romano per la Festa della Ascensione.”





Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch)
http://www.SaintAmedee.ch
https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Dimanche dans l’Octave de l’Ascension.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/32331910_633141170351900_3375715965328162816_n.jpg ?_nc_cat=0&oh=ff13033d3d07526dacc957aefa287f65&oe=5B8629A9


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“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Dimanche dans l'Octave de l'Ascension : la Prière.
http://prieure2bethleem.org/predica/2017_05_28.mp3”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/32266551_633142547018429_1672738609007951872_n.jpg ?_nc_cat=0&oh=28061e1b61006bc75fe29d7fbf2d0812&oe=5B82AE26


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13 mai : Saint Robert Bellarmin, Jésuite, Cardinal, Docteur de l'Église (1542-1621) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/13-mai-saint-robert-bellarmin)
“13 mai : Saint Robert Bellarmin, Jésuite, Cardinal, Docteur de l'Église (1542-1621).”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/9415/2546/8551/05_13_saint_robert_bellarmin.jpg


http://liguesaintamedee.ch/application/files/9415/2546/8551/05_13_saint_robert_bellarmin.jpg


13 mai : Notre-Dame de Fatima, Apparition au Portugal en 1917
13 mai : Notre-Dame de Fatima, Apparition au Portugal en 1917 :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/13-mai-notre-dame-de-fatima)
“13 mai : Notre-Dame de Fatima, Apparition au Portugal en 1917.”
http://liguesaintamedee.ch/application/files/9715/2546/9019/05_13_nd_de_fatima_3.jpg


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www.sursumcorda.cloud
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
https://www.sursumcorda.cloud/settimanale/indici-sursum-corda.html
“SVRSVM CORDA® n° 112 del 13 maggio 2018
https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-112.html
- Comunicato numero 112. San Giovanni Battista e Gesù;
- Preghiera a San Gregorio di Nazianzo;
- San Tommaso: è necessario che il Re abbia abbondanza di ricchezze;
- Preghiera a San Michele Arcangelo sul Gargano;
- Gli anatemi del Concilio di Costantinopoli II, numeri 1 e 2;
- Vita e detti dei Padri del deserto: Padre Giovanni Nano (parte 6);
- Preghiera a San Stanislao, Vescovo e Martire;
- Dizionario di teologia dommatica. Il Fine ultimo;
- Preghiera a San Giovanni alla Porta Latina;
- Dizionario di teologia dommatica. I Fraticelli;
- Teologia Politica 101. Il bene comune;
- Racconti miracolosi n° 60. Quello che succede ad un morto senza battesimo.”
https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-112.html

“Carlo Di Pietro - Sursum Corda ha condiviso il post di S. Alfonso Maria de Liguori.”
https://www.facebook.com/SantAlfonsoDeLiguori/
“Come madre poi di misericordia (la Vergine Maria) deve attendere a liberar dalla morte i suoi figli infermi, de' quali la sola sua pietà ne la rende madre. Pertanto S. Basilio la chiama, «publicum valetudinarium», pubblico spedale. Gli spedali pubblici son fatti per gl'infermi poveri, e chi è più povero, ha più ragione d'esservi accolto; e così, secondo S. Basilio, Maria deve accogliere con maggior pietà ed attenzione i peccatori più grandi, che a lei ricorrono.”
“In somma non v'è alcuno, quantunque scelerato, che Maria non possa salvarlo colla sua intercessione. «Habes vires iusuperabiles (le dicea S. Gregorio Nicomediense), ne clementiam tuam superet multitudo peccatorum. Nihil tuae resistit potentiae; tuam enim gloriam Creator existimat esse propriam» (Orat. de Exitu B. V.). O Madre di Dio, niente può resistere alla vostra potenza, giacché il vostro Creatore stima la gloria vostra come propria. Voi dunque tutto potete, le dice anche S. Pier Damiani, mentre potete salvare ancora i disperati. «Nihil tibi impossibile, quae etiam desperatos in spem salutis potes relevare» (Serm. 1. de Nat. B. V.).”
“Forse temiamo, dice S. Bonaventura, che cercando aiuto a Maria, ella ce lo neghi? No, dice il santo: «Ipsa enim non misereri ignorat, et miseris non fatisfacere nunquam scivit». No che non sa, né ha saputo mai Maria lasciar di compatire e di aiutare qualunque miserabile che a lei è ricorso. Non sa, né può farlo, perché ella ci è stata assegnata da Dio per regina e madre di misericordia: come regina di misericordia ella è tenuta ad aver cura de' miseri: «Tu Regina misericordiae (le dice S. Bernardo), et qui subditi misericordiae, nisi miseri?» Onde il santo poi per umiltà le soggiungea così: Giacché Voi dunque, o Madre di Dio, siete la regina della misericordia, dovete avere più cura di me, che fra tutti sono il peccatore più misero: «Tu regina misericordiae, et ego miserrimus peccator, subditorum maximus; rege nos ergo, o regina misericordiae».”
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https://www.sursumcorda.cloud/settimanale/indici-sursum-corda/1647-indice-del-numero-112-di-sursum-corda-13-maggio-2018.html








Pio XII era molto legato a Fatima; Eugenio Pacelli fu infatti consacrato arcivescovo nella cappella Sistina di Roma dal Papa Benedetto XV proprio il 13 maggio 1917, giorno della prima apparizione della Madonna a Fatima:



https://w2.vatican.va/content/pius-xii/it/speeches/1942/documents/hf_p-xii_spe_19420513_consacrazione-episcopale.html
“RADIOMESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PIO XII PER IL XXV DELLA CONSACRAZIONE EPISCOPALE DEL SANTO PADRE*
Mercoledì, 13 maggio 1942.”

https://piusppxii.wordpress.com/2017/01/17/il-ven-pio-xii-il-papa-di-fatima/
Centenario dell?ordinazione episcopale ? Papa Pio XII (http://www.papapioxii.it/pastor-angelicus/centenario-ordinazione-episcopale/)
http://www.papapioxii.it/pastor-angelicus/centenario-ordinazione-episcopale/
“Il 13 maggio 1917, domenica precedente l’Ascensione, a Fatima, ai confini dell’Europa, una Signora vestita di bianco compariva per la prima volta a tre pastorali: Lucia, Francesco e Giacinta. «Non abbiate timore! Non vi farò del male», li aveva rassicurati. E alla domanda ingenua della più grande dei tre – «Di dove siete?» – aveva risposto: «Sono del Cielo».
Lo stesso giorno, sotto la volta di Michelangelo che custodisce le primizie di ogni pontificato, il Papa Benedetto XV consacrava vescovo il giovane Eugenio Pacelli, classe 1876, che ventiduenni dopo, da quella stessa Cappella Sistina, uscirà Papa con il nome di Pio XII.”
http://www.papapioxii.it/wp-content/uploads/2017/04/15688_0-300x149.jpg
Il miracolo del sole ? Papa Pio XII (http://www.papapioxii.it/il-miracolo-del-sole/)
http://www.papapioxii.it/wp-content/uploads/2015/01/papa1.jpg


“Papa Pio XII nel venticinquesimo anniversario della sua consacrazione episcopale, avvenuto il 13 maggio 1942.
https://www.youtube.com/watch?v=qUGarQPBQ8I
https://www.youtube.com/user/sodalitium/ ”


Chiesa e post concilio: Pio XII e Fatima, l?appunto segreto sul ?miracolo del sole? (http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2017/05/pio-xii-e-fatima-lappunto-segreto-sul.html)
«Pio XII è chiamato anche "Il Papa di Fatima".
Tra l'altro fu consacrato Vescovo nella Cappella Sistina da Benedetto XV, proprio il 13 maggio 1917. Giorno, dunque, doppiamente benedetto.»


http://www.fatima.org/it/essentials/facts/approval_pope.asp
«Le Approvazioni dei Papi
Nel 1917 la Prima Guerra Mondiale stava infuriando da diversi anni ormai, senza mostrare alcun segno di una imminente e pacifica conclusione; Papa Benedetto XV si rivolse con una supplica alla Beata Vergine Maria, per mezzo della Quale tutte le grazie vengono dispensate. Egli chiese urgentemente a tutti i Cristiani di implorare la Beata Vergine Maria per ottenere la pace nel mondo, e di affidare questo compito solenne a Lei solamente.
Egli desiderava che il mondo “facesse ricorso al Cuore di Gesù, trono di grazie, e che a questo trono si facesse ricorso per mezzo dell’intercessione di Maria”, ed ordinò che l’invocazione ‘Regina della Pace, prega per noi’ fosse aggiunta permanentemente nella Litania di Loreto. Infine, fiducioso nel riporre la pace del mondo nelle Sue mani, il Santo Padre fece un altro appello:
A Maria, che è Madre di Misericordia ed onnipotente per grazia, fa che si levi un appello amoroso e devoto da tutti gli angoli della terra – dai nobili templi alle più piccole cappelle, dai palazzi reali e le magioni dei facoltosi alle capanne più povere – dalle pianure e dai mari coperti di sangue. Che esso porti a Lei il lamento angosciato delle madri e delle mogli, i pianti dei piccoli innocenti, i sospiri di tutti i cuori generosi: Che la Sua più tenera e benigna sollecitudine possa muoversi a compassione e che la pace che chiediamo per il nostro mondo concitato, possa infine essere ottenuta.
La Beata Madre rispose assai velocemente alla supplica agonizzante del Papa. Solo otto giorni dopo, la Vergine Maria apparve a Fatima, donando al Papa ed all’umanità un piano per la pace. Tuttavia, questo piano prevedeva l’obbedienza della gente, e specialmente del Vicario di Cristo in terra, il Papa. Dio e la Beata Vergine hanno accettato di donare al mondo la pace, ma poiché è stato il Papa ad aver richiesto che gli venisse mostrata la via per la pace, la sua cooperazione nei progetti del Cielo diventa fondamentale.
E’ per questo che, sin dall’inizio, il Santo Padre ha avuto un ruolo specifico nel Messaggio di Fatima: perché è stato per la sua insistenza che Dio ha inviato la Sua Madre Celeste a Fatima; e quando il Papa esaudirà le richieste del Signore, la Beata Vergine porterà la pace nel mondo. Pertanto, proprio perché il loro ruolo nel Messaggio di Fatima è così primario, esaminiamo in profondità come i vari Pontefici abbiano approvato e promosso Fatima.
In primo luogo, Papa Benedetto XV rifondò l’antica diocesi di Leiria, il 17 gennaio 1918, ed un una lettera datata 29 aprile 1918, ed indirizzata ai vescovi portoghesi, egli si riferì alle apparizioni di Fatima come “un aiuto straordinario della Madre di Dio.” Nel 1929, ad un udienza del Seminario Portoghese a Roma, il successore di Papa Benedetto XV, Pio XI, offrì personalmente a ciascun seminarista, due fotografie della Madonna del Rosario di Fatima. Papa Pio desiderava inoltre leggere tutti i risultati del Processo Canonico di Fatima, per poter essere personalmente informato delle apparizioni della Madonna.
L’1 ottobre 1930, il Sacro Penitenzierie sotto Pio XI concesse indulgenza parziale a coloro che avessero visitato personalmente il Santuario, e pregato per le intenzioni del Santo Padre, ed un indulgenza plenaria una volta al mese a coloro che fossero andati a Fatima in gruppo. Queste indulgenze concesse a Roma vennero appena in tempo per preparare il terreno, con fiducia, all’approvazione Episcopale che sarebbe giunta di li a poco, e che era stata approvata sino ad allora, con discrezione, dalla Santa Sede.
Con la conoscenza personale ed il consenso di Papa Pio XI, il 13 ottobre 1930, il Vescovo da Silva di Leiria (la diocesi che ha al suo interno Fatima) annunciò i risultati dell’indagine ufficiale su Fatima, in una lettera pastorale riguardante le apparizioni. Questa approvazione ufficiale conteneva i seguenti, importanti paragrafi:
In virtù delle considerazioni messe a conoscenza, e di altre che omettiamo per ragione di-brevità; invocando umilmente lo Spirito Santo e ponendoci noi stessi sotto la protezione della Beata Vergine Maria, e dopo aver ascoltato le opinioni dei nostri Rev. Consiglieri in questa diocesi, noi pertanto:
Dichiariamo degne di credenza, le visioni dei bambini pastori della Cova da Iria, avvenute nella parrocchia di Fatima, in questa diocesi, dal 13 maggio al 13 ottobre 1917.
Permettiamo ufficialmente il culto della Madonna di Fatima.
Papa Pio XII, la cui consacrazione Episcopale aveva avuto luogo il 13 maggio 1917, data della prima apparizione della Madonna a Fatima, fece molte cose per incoraggiare la devozione alla Madonna di Fatima. Egli fu conosciuto come il “Papa di Fatima.” Egli affermò: “Il tempo di dubitare Fatima è passato, è giunto il tempo di agire.” Mentre la statua della Vergine Pellegrina stava girando l’Italia, ed avvenivano molti miracoli dovunque si fermasse, Papa Pio XII affermò con stupore: “Non crediamo ai nostri occhi”.
Nel 1940, Papa Pio XII parlò per la prima volta di Fatima in un testo Pontificio ufficiale, la sua enciclica Saeculo Exeunte, che era stata scritta per incoraggiare la Chiesa in Portogallo ad aumentare la sua attività missionaria straniera. Nel testo, egli affermò che: “lasciate che fedeli non si dimentichino, specialmente quando recitano il Rosario, così raccomandato dalla Beata Vergine Maria di Fatima, di chiedere alla Vergine Madre di Dio di ottenere le vocazioni missionarie, con frutti abbondanti per il più alto numero possibile di anime…”
Egli infine concludeva l’enciclica con queste parole: “Senza alcun dubbio Dio, nella Sua bontà, riverserà le Sue abbondanti benedizioni si questi generosi operatori e sulla nobilissima nazione Portoghese. La Beata Vergine, la Madonna del Rosario venerata a Fatima, la Santa Madre di Dio che portò la vittoria a Lepanto, vi assisterà con la Sua potenza…” Inoltre, nel 1940, il Santo Padre indicò la Madonna di Fatima come Patrona della nuova diocesi di Nampula, in Mozambico.
Nell’ottobre del 1942, in risposta ad un messaggio inviatole da Suor Lucia nel 1940, Papa Pio XII consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria, con una menzione speciale per la Russia. All’inizio del 1943, Suor Lucia spiegò che Nostro Signore le aveva detto che avrebbe accettato questo Atto di Consacrazione per contribuire a far finire prima la Seconda Guerra Mondiale, ma che esso non avrebbe ottenuto la pace nel mondo. Come predetto, questo atto ottenne la fine della guerra, ma non portò al regno della pace che aveva promesso la Madonna, dato che non si era trattato di una consacrazione specifica della Russia, e per via del fatto che i vescovi di tutto il mondo non vi avevano partecipato.
Il 4 maggio 1944, la Santa Sede istituì la Festa del Cuore Immacolato di Maria.
Nel 1946, Sua Eminenza il Cardinale Masella, in veste di Legato personale del Santo Padre, incoronò la Madonna di Fatima “Regina del mondo”. L’intero episcopato Portoghese e più di 600.000 pellegrini si riunirono a Fatima per partecipare all’evento.
Nel 1950, Papa Pio XII disse addirittura al Maestro Generale dei Dominicani: “Dite ai vostri religiosi che il pensiero del Papa è contenuto nel Messaggio di Fatima.”
Il 13 ottobre 1951, il Legato Pontificio, Cardinale Tedeschini, fu inviato a Fatima per la chiusura dell’Anno Santo. Egli disse alla folla che Papa Pio XII aveva visto in persona, ripetuto a Roma, il Miracolo del Sole che era avvenuto durante l’ultima apparizione di Fatima. E’ ovvio che il Santo Padre aveva scelto Fatima per questo evento così importante, in modo da destare attenzione al Messaggio della Madonna di Fatima. Il Santo Padre aveva infatti ricevuto la grazia di vedere il Miracolo del Sole, in quattro occasioni distinte, durante l’anno precedente: il 30 e il 31 ottobre, il 1 novembre (il giorno in cui Pio XII definì solennemente il dogma dell’Assunzione), e l’8 novembre (l’ottava di quella stessa solennità).
Il 7 luglio 1952, in risposta alle petizioni dei Cattolici della Russia, Papa Pio XII consacrò la Russia ed il suo popolo al Cuore Immacolato di Maria. Sfortunatamente, i postulatori erano ignari del fatto che il Santo Padre avrebbe dovuto compiere la Consacrazione in unione con i vescovi di tutto il mondo. Pertanto, Pio XII effettuò la Consacrazione in una cerimonia privata, senza aver invitato i vescovi del mondo ad unirsi a lui, come aveva richiesto la Madonna.
L’11 ottobre 1954, Sua Santità pubblicò un’enciclica sul Regno di Maria, ed in esso egli si riferì alla Sua miracolosa immagine di Fatima. Due anni dopo, la Chiesa che sorgeva sul luogo dell’apparizione, a Fatima, venne elevata a rango di Basilica.»







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“13 maggio 2018: Domenica infra l'Ottava dell'Ascensione.”
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«13 maggio 2018: San Roberto Bellarmino, vescovo, confessore e dottore della Chiesa.
Nacque nel 1542 a Montepulciano in Toscana. Entrò nella compagnia di Gesù a Roma. Ordinato sacerdote, tenne celebri dispute in difesa della fede cattolica e insegnò teologia nel Collegio romano. Eletto cardinale e nominato vescovo di Capua, contribuì con la sua attività presso le Congregazioni romane alla soluzione di spinosi problemi. Morì a Roma nel 1621.
Dal trattato "Elevazione della mente a Dio" di San Roberto Bellarmino, vescovo.
Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi ti invoca " (Sal 85, 5); chi non ti servirà con tutto il cuore, dopo aver cominciato a gustare anche per poco la dolcezza della tua paterna signoria? Che cosa comandi, Signore, ai tuoi servi? " Prendete, dici, il mio giogo sopra di voi " (Mt 11,29). E quale è il tuo giogo? " Il mio giogo", dici, " è dolce e il mio carico leggere " . Chi non porterà molto volentieri un giogo che non stringe, ma accarezza, e un peso che non opprime, ma solleva? Perciò giustamente hai aggiunto: " E troverete ristoro per le vostre anime". E qual è questo tuo giogo che non affatica, ma riposa? Sicuramente il primo e più grande comandamento: " Amerai il Signore Dio tuo con il cuore" Che cosa vi è di più facile, di più soave e dolce, che amare la bontà, la bellezza e l'amore? E tutto questo sei tu, Signore mio Dio. Sì, è veramente grande la ricompensa per l'osservanza dei tuoi comandamenti. Quel primo e più grande comandamento è vantaggioso per l'uomo che obbedisce più che per Dio che comanda. Ma ogni altro comandamento di Dio perfeziona colui che obbedisce, lo eleva, lo istruisce, lo illumina, infine lo rende buono e beato. Perciò se hai saggezza, comprendi che sei creato per la gloria di Dio e per la tua eterna salvezza. Questo è il tuo fine, questo il centro della tua anima, questo il tesoro del tuo cuore. Se raggiungerai questo fine sarai beato, se ti allontanerai da esso sarai infelice. Perciò stima vero bene per te ciò che ti conduce al tuo fine, vero male ciò che te lo fa mancare. Avvenimenti prosperi o avversi, ricchezze e povertà, salute e malattia, onori e oltraggi, vita e morte, il sapiente non deve né cercarli né fuggirli per se stessi. Ma sono buoni e desiderabili solo se contribuiscono alla gloria di Dio e alla tua felicità eterna. Sono cattivi e da fuggire se la ostacolano.
[ Testo tratto dal sito a cura dei Monaci Benedettini Silvestrini del Monastero San Vincenzo M. ]
Il corpo si venera dal 1923 nella terza cappella di destra di S. Ignazio di Loyola a Campo Marzio. Le ossa ricomposte, legate con fili d’argento, ricoperte da abiti cardinalizi, il volto e le mani ricoperti d’argento,sono visibili sotto l’altare a lui dedicato. Alla morte fu deposto nella cripta della casa professa e, dopo un anno, nel sepolcro nel quale era stato il corpo di S. Ignazio. Nato a Montepulciano il 4 ottobre 1542 morì a Roma il 17 settembre 1621. L’eroicità delle sue virtù furono decretate nel 1920, dopo tre anni si ebbe la sua beatificazione; fu canonizzato il 29 giugno del 1930 e dichiarato Dottore della Chiesa Universale il 17 settembre 1931.
M.R.: 13 maggio - San Roberto Bellarmino, della Compagnia di Gesù, Cardinale e già Vescovo di Capua, Confessore e Dottore della Chiesa, il cui giorno natalizio si celebra il diciassette Settembre.
[ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]»
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“[VITA EST MILITIA] Marchese Francisco Pizarro
https://www.radiospada.org/2018/05/vita-est-militia-marchese-francisco-pizarro/
Nota di Radio Spada; continua oggi, domenica durante l’Ottava dell’Ascensione (festa di San Roberto Bellarmino), questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici.”
https://i1.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2018/05/Portrait_of_Francisco_Pizarro-57ba592d5f9b58cdfd3e507d.jpg?w=768&ssl=1


“13 maggio 1917: Apparizione della Beata Vergine Maria a Fatima.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/32349295_2114317365264588_9182386512568778752_n.jp g?_nc_cat=0&oh=8dd2dccf388463244a57294ab95831ee&oe=5B94F753
“13 maggio 1917: Apparizione della Beata Vergine Maria in Cova da Iria a Fatima.”
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/971353_665463916816614_1923304677_n.jpg?_nc_cat=0&oh=500523a62f7acd587c4afbcd67df982d&oe=5B821F2E


https://www.radiospada.org/2017/05/fatima-la-luce-della-fede-nellora-delle-tenebre/
https://i0.wp.com/www.radiospada.org/wp-content/uploads/2017/05/fatima.png?w=905&ssl=1


"Il devoto omaggio di Radio Spada alla santa e immortale memoria di Pio XII, il Papa di Fatima, consacrato il giorno stesso della prima apparizione della Vergine alla Cova da Iria e beneficiato quattro volte della visione del miracolo del Sole."
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/32482947_2114898901873101_4418052296970076160_n.jp g?_nc_cat=0&oh=f3ac123b3587d28939a6371861b1a59c&oe=5B8C052B


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Guéranger, L'anno liturgico - Domenica dopo l'Ascensione (http://www.unavoce-ve.it/pg-ascensione-dom.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-ascensione-dom.htm





Madonna del Rosario di Fatima, pregate per noi!
Ave Maria! Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
Luca, Sursum Corda!

Holuxar
13-05-20, 23:55
13 MAGGIO 2020: San Roberto Bellarmino, vescovo e dottore della Chiesa; 103° anniversario (13 Maggio 1917) della prima apparizione di NOSTRA SIGNORA A FATIMA ed anche, nel medesimo giorno ed anno, della consacrazione episcopale del futuro Papa Pio XII…
Centenario della canonizzazione di San Gabriele dell’Addolorata e di Santa Margherita Maria Alacoque (canonizzati il 13 maggio 1920 da Papa Benedetto XV)…
In ricordo ed in suffragio delle anime di Arai Daniele (R.I.P. San Paolo 13 maggio 1934 - Aljustrel, Fatima 25 novembre 2017), nell’anniversario della sua nascita, e del suo vecchio amico Hutton Gibson (R.I.P. August 26, 1918 – May 13, 2020) - padre di Mel Gibson e cattolico integrale “sedevacantista simpliciter” della prima ora - morto alla veneranda età di 101 anni proprio oggi anche lui nell’Anniversario di Fatima…





«San Roberto Bellarmino - Sodalitium
San Roberto - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/san-roberto/)
http://www.sodalitium.biz/san-roberto/
13 maggio, San Roberto Bellarmino, Vescovo, Confessore e Dottore (Montepulciano, 4 ottobre 1542 –Roma, 17 settembre 1621).
“San Roberto Bellarmino, della Compagnia di Gesù, Cardinale e già Vescovo di Capua, Confessore e Dottore della Chiesa, il cui giorno natalizio si commemora il diciassette Settembre.”
O Dio, che per respingere le insidie dell’errore e per difendere i diritti della Sede Apostolica, concedesti mirabile dottrina e forza al tuo beato Pontefice e dottore Roberto, per i suoi meriti ed intercessione fa’ che noi cresciamo nell’amore della verità e che gli, erranti ritornino nell’unità della tua Chiesa»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/robert-bellarmin-237x300.jpg



"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/messa-imbc-streaming/
Sante Messe - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/sante-messe/)
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

“Sodalitium - IMBC”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)”





«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso».





https://www.facebook.com/donugo.casasanpiox/
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«13 maggio, San Roberto Bellarmino, Vescovo, Confessore e Dottore (Montepulciano, 4 ottobre 1542 – Roma, 17 settembre 1621).
"San Roberto Bellarmino, della Compagnia di Gesù, Cardinale e già Vescovo di Capua, Confessore e Dottore della Chiesa, il cui giorno natalizio si commemora il diciassette Settembre".
O Dio, che per respingere le insidie dell'errore e per difendere i diritti della Sede Apostolica, concedesti mirabile dottrina e forza al tuo beato Pontefice e dottore Roberto, per i suoi meriti ed intercessione fa' che noi cresciamo nell'amore della verità e che gli, erranti ritornino nell'unità della tua Chiesa».







Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico (http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm)
“San Roberto Bellarmino, vescovo e dottore, 13 maggio”





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«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis»


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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda»
"Fatima. Il segreto svelato ---> http://ow.ly/q1Fw50yhtx2 "
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“Padre Gabriele Maria Roschini, Chi è Maria? Catechismo mariano, Sursum Corda, Potenza 2017.
Catechismo mariano composto da 235 articoli, semplici ma eruditi. Un’esposizione chiara, ordinata e sintetica di tutto ciò che riguarda la storia, il dogma ed il culto mariano, secondo la forma classica di domande e risposte”
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Anúncio radiofônico aos fiéis portugueses na Coroação de Nossa Senhora de Fátima (13 de maio de 1946) | PIO XII (http://www.vatican.va/content/pius-xii/pt/speeches/1946/documents/hf_p-xii_spe_19460513_fatima.html)
«ANÚNCIO RADIOFÓNICO DO PAPA PIO XII AOS FIÉIS PORTUGUESES POR OCASIÃO DA SOLENE CELEBRAÇÃO DA COROAÇÃO DE NOSSA SENHORA DE FÁTIMA 13 de Maio de 1946»





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“13 maggio 2020: San Roberto Bellarmino, vescovo, confessore e dottore della Chiesa”
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«13 maggio 2020: centenario della canonizzazione di San Gabriele dell’Addolorata: un gioia che non ha fine
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Il 13 maggio non c’è solo (“solo” si fa per dire) la ricorrenza di Fatima: si ricorda anche la canonizzazione di San Gabriele dell’Addolorata. Quest’anno, poi, l’evento è ancor più speciale perché è il centenario: Papa Benedetto XV, infatti, elevò agli altari San Gabriele – al secolo, Francesco Possenti – il 13 maggio del 1920.

Nato nel 1838 ad Assisi, figlio del reggente di quella cittadina, orfano di madre a soli quattro anni, Francesco entrò nei Passionisti nel 1856 a Morrovalle prendendo il nome, appunto, di Gabriele dell’Addolorata. Di carattere gioviale e attento, San Gabriele dedicò tutta la sua vita di frate alla devozione dei dolori di Maria. La semplicità e il totale dono di sé alla Vergine sono testimoniati dalle Risoluzioni, uno dei suoi scritti più noti, che consistono in un elenco di propositi per coltivare e rafforzare la vita spirituale. Muore a soli ventiquattro anni nel convento de Passionisti di Isola del Gran Sasso, in Abruzzo, dove si era trasferito per gli studi per il sacerdozio: non vi riuscirà mai sia perché gravemente malato sia perché gli anni tragici dell’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia videro il divieto di nomina di nuovi sacerdoti. Si spegne così un ragazzo gentile, un frate devoto e… un Santo.
Cosa insegna San Gabriele, nella sua vita normale, ritirata ma gioiosa? Una delle molte lezioni che il giovane Santo può darci possiamo apprenderla dalla vicenda dei suoi diari spirituali. Quando – dopo due anni di malattia e sofferenza – Gabriele sentì avvicinarsi la morte, chiese ai confratelli di distruggere quegli scritti, temendo che il demonio potesse usarli per farlo insuperbire e, simultaneamente, non ritenendoli cosa di valore: erano invece un vero tesoro e grazie a Dio non fu assecondato in questa richiesta. Si scoprì così che, col sorriso e senza darlo a vedere, egli praticava mortificazioni che rendevano più dura la già impegnativa regola dei Passionisti, ad esempio portando un cilicio con piccoli spilli; si scoprirono (o meglio, trovarono conferma) la profonda Fede in Dio e il suo completo affidamento a Maria Addolorata. San Gabriele insegna quindi a tutti noi – in particolare ai giovani, dei quali è patrono – che l’umiltà vissuta nella Fede è gioia feconda di Grazie: insegna che c’è un vincolo intimo, quasi connaturale, tra la vera Fede, la vera umiltà e la vera gioia dell’anima. Sovvengono le parole del Vangelo: “16E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.17Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, 18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6, 16-18).
Insegna inoltre, come tutti i grandi Santi, che non può esserci Fede cattolica senza devozione profonda a Maria. A chi lo rimproverava di essere quasi eccessivo in questo aspetto, egli rispondeva con semplicità e profondità: “Il Signore ha fatto grande la Madonna perché vuole che sia onorata. L’ha onorata tanto Lui, perché non onorarla noi? Con ciò diamo grande onore a Dio. Siamo dunque larghi con la Madonna, e la Madonna sarà larga con noi”. Il 27 febbraio 1862, spirando, salutò tutti i confratelli al suo capezzale e, chiesto il perdono, sussurrò, rivolto alla Madre Santissima: ”Maria, mamma mia, fa’ presto”.
La vera Fede, accompagnata dalla gioia, dall’umiltà e dall’amore per la Vergine, è un formidabile concorso di Grazia: infatti San Gabriele è stato potentissimo nei prodigi già prima della canonizzazione, a testimonianza della sua effettiva vicinanza a Dio. Nel 1892, in occasione della riesumazione della salma, inizia una serie di prodigi e guarigioni che continua fino ai giorni nostri, testimoniata dai numerosissimi ex voto presenti nel Santuario a lui dedicato, ad Isola del Gran Sasso. Forse non tutti sanno, ad esempio, che egli – ancora Venerabile, non ancora Santo – guarì miracolosamente Gemma Galgani, che sarebbe poi stata canonizzata anch’ella. Verso i vent’anni, Gemma accusò una serie impressionante di patologie: ascessi, dolori e deformazioni della spina dorsale, febbri, in tale gravità che nessun medico sapeva trovarne spiegazione né cura. Ella si raccomandò quindi a Gabriele dell’Addolorata, che sentiva già come suo protettore sebbene, appunto, non fosse ancora Santo e, sentendo ormai vicina la morte, iniziò una Novena per lui. A mezzanotte del 23 febbraio 1899, sentì un frusciare come di grani del Rosario: ai piedi del letto, vide San Gabriele che la invitava a continuare la Novena, promettendole che ogni sera si sarebbe recato al suo capezzale. Gemma Galgani seguì le indicazioni del Santo, che mantenne la promessa apparendole per pregare ogni sera: il 1° marzo 1899, al termine della novena, Gemma era completamente guarita. Ugualmente immediate e inspiegabili numerose altre guarigioni, soprattutto di giovani: si ricorda, tra le molte, la vicenda della ventenne Maria Mazzarelli, portata alle soglie della morte dalla tubercolosi e rapidissimamente risanata».


«Come reagirono (un secolo fa) i portoghesi quando dai militari fu impedito l’accesso a Fatima
https://www.radiospada.org/2020/05/come-reagirono-i-portoghesi-quando-dai-militari-fu-impedito-di-andare-a-fatima/
Settimana scorsa abbiamo dato la notizia: Anniversario. Militari in campo per impedire ai fedeli di avvicinarsi al Santuario di Fatima. Si tratta di misure prese per il contenimento della pandemia.
A titolo d’analisi storica si noti che circa un secolo fa il governo portoghese decise in maniera simile (pur senza ragioni sanitarie) di impedire l’accesso dei pellegrini a Fatima. Che accadde? Ecco di seguito una testimonianza tratta dal libro La Madonna di Fatima, di Luigi Moresco (Imprimatur 1942, Istituto di Propaganda Libraria)».

https://www.radiospada.org/tag/fatima/

https://www.radiospada.org/wp-content/uploads/2017/05/Novena-alla-Madonna-di-Fatima.pdf
«13 Maggio Beata Vergine Maria di Fatima»


«Radiomessaggio di Pio XII per l’incoronazione di Nostra Signora di Fatima
https://www.radiospada.org/2020/05/radiomessaggio-di-pio-xii-per-lincoronazione-di-nostra-signora-di-fatima/
Pio XII possiamo definirlo il “papa di Fatima”: il 13 maggio 1917, mentre la Signora si presentava per la prima volta ai tre pastorelli, egli riceveva dalle mani di Benedetto XV la consacrazione episcopale; per quattro volte beneficiò del miracolo del sole nella stessa forma in cui esso si era verificato nella Cova da Iria; infine il suo corpo fu inumato nelle Grotte Vaticane il 13 ottobre del 1958, nell’anniversario della conclusione delle apparizioni. Per omaggiare quindi questo venerabile Pontefice e ancor di più la Vergine Santissima che veneriamo sotto il titolo di Regina del Rosario di Fatima, vi offriamo in traduzione nostra il radiomessaggio in lingua portoghese da lui rivolto ai fedeli in occasione della solenne incoronazione della venerata e taumaturga Effigie da parte del Cardinal Legato Benedetto Aloisi Masella il 13 maggio 1946

Venerati Fratelli e amati Figli,
“Benedetto sia Dio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, Padre delle misericordie e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione”(1): e con il Signore sia benedetta Colei che Egli ha costituito Madre di misericordia, Regina e nostra Avvocata amorosissima, Mediatrice delle sue grazie, Dispensatrice dei suoi tesori!
Quando, quattro anni fa, nel mezzo della peggior guerra mai vista nella storia, siamo saliti con voi per la prima volta nello spirito su questa montagna sacra, per ringraziare la Vergine Signora di Fatima per gli immensi benefici che vi avevo concesso di recente, al comune Magnificat univamo il grido di fiducia filiale, perché la Regina Immacolata e la Patrona del Portogallo portasse a compimento ciò che così meravigliosamente aveva iniziato.
La vostra presenza oggi in questo Santuario, in una folla così immensa che nessuno può contare, sta attestando che la Vergine Signora, la Regina Immacolata, il cui Cuore materno e compassionevole ha fatto il prodigio di Fatima, ha ascoltato sovrabbondantemente le nostre suppliche.
L’amore ardente e riconoscente vi ha portati qui: e avete voluto dargli un’espressione sensibile, condensandola e simboleggiandola in quella preziosa corona, frutto di tante generosità e tanti sacrifici, con cui, per mano del nostro Cardinale Legato, abbiamo appena incoronato l’Immagine Taumaturga.
Un simbolo espressivo, che, agli occhi della Regina celeste, attesta il vostro amore filiale e la vostra gratitudine, per prima cosa vi ricorda l’immenso amore, espresso in innumerevoli benefici, che la Vergine Madre ha dato alla sua «Terra de Santa Maria». Otto secoli di benefici! I primi cinque sotto lo stendardo di S. Maria de Alcobaça, S. Maria da Vitória, S. Maria de Belém, nelle epiche lotte contro la Mezzaluna per la costituzione della nazione, in tutti gli avventurosi eroismi delle scoperte di nuove isole e nuove continenti, dove i vostri avi hanno piantato, con la bandiera del Portogallo [“as Quinas” in portoghese, ndr], la Croce di Cristo. Questi ultimi tre secoli sotto la speciale protezione dell’Immacolata, a cui il monarca restauratore [Giovanni IV di Braganza, ndr] con l’intera nazione riunita nelle Cortes acclamò Patrona dei suoi Regni e Domini, consacrando la sua corona, con uno speciale tributo di vassallaggio e con un giuramento da difendere, fino a dare vita, il privilegio della sua Immacolata Concezione: «sperando con grande fiducia nell’infinita misericordia di Nostro Signore, il quale per mezzo di questa Signora, Patrona e Protettrice dei nostri Regni e Signori, di cui con onore ci confessiamo e riconosciamo vassalli e tributari, ci assista e ci difenda dai nostri nemici, con grandi accrescimenti di questi Regni, per la gloria di Cristo nostro Dio e l’esaltazione della nostra Fede cattolica romana, la conversione dei gentili e la estirpazione degli eretici»(2).
E la fedele Vergine non deluse la speranza che era posta in lei. Basta riflettere su questi ultimi tre decenni, per le crisi attraversate e per i benefici ricevuti equivalenti a secoli; basta aprire gli occhi e vedere questa Cova da Iria trasformata in una fonte di grazie sovrane, prodigi fisici e molto più di miracoli morali, che a torrenti da qui si riversano su tutto il Portogallo e da qui, oltrepassando i confini, si diffondono in tutta la Chiesa e in tutto il mondo.
Come non essere grati? o meglio come esserlo degnamente? Trecento anni fa, il monarca della restaurazione, in segno di amore e riconoscimento per sé e per il suo popolo, posò la corona reale ai piedi dell’Immacolata, proclamata Regina e Patrona. Oggi, tutti voi, tutti i popoli della Terra di Santa Maria, con i Pastori d’anime, con il Governo, con ferventi preghiere, con generosi sacrifici, con solennità eucaristiche, con i mille tributi che l’amore filiale e riconoscente vi ha dettato, avete fabbricato quella preziosa corona e con essa redimito la fronte della Madonna di Fatima, qui in questa oasi benedetta, impregnata del soprannaturale, dove si sprimenta più sensibile il suo prodigioso patrocinio, dove ognuno si sente più vicino al suo Cuore Immacolato battente con immensa tenerezza e sollecitudine materna per voi e per il mondo.
Preziosa corona, simbolo espressivo di amore e gratitudine!
Ma la vostro immenso concorso, il fervore delle vostre preghiere, il boato delle vostre acclamazioni, tutto il santo entusiasmo che vibra in voi, inevitabile, e poi il sacro rito, che è stato appena compiuto in quest’ora dell’incomparabile trionfo della Madre Santissima, evoca nel nostro spirito altre moltitudini molto più innumerevoli, altre acclamazioni molto più ardenti, altri trionfi molto più divini, un’altra ora – eternamente solenne – nel giorno senza fine dell’eternità: quando la gloriosa Vergine, entrando trionfante nella patria celeste, fu tra le benedette gerarchie e i cori angelici sublimata nel trono della Trinità beatissima, che, cingendo la sua fronte con una triplice corona di gloria, la presentò alla Corte celeste, seduta alla destra dell’immortale re dei secoli e incoronata regina dei universo.
E l’Empireo vide che era veramente degna di ricevere onore, gloria, impero, perché più piena di grazie, più santa, più bella, più divinizzata, incomparabilmente di più, dei più grandi santi e degli angeli più sublimi, tutti e singolarmente; perché misteriosamente collegata nell’ordine dell’unione ipostatica con tutta la Trinità beatissima, con Colui che, solo, è essenzialmente l’infinita Maestà, il Re dei re e il Signore dei signori, come primogenita figlia del Padre e la Madre della Verbo e la Sposa prediletta dello Spirito Santo; perché Madre del re divino, di Colui al quale, dal grembo materno, il Signore Dio diede il trono di Davide e l’eterna regalità sulla casa di Giacobbe (3) e che si proclamò dotato di tutto il potere in cielo e in terra (4): Lui, il Figlio Dio, riflette sulla Madre celeste la gloria, la maestà, l’impero della sua regalità; poiché associato, come Madre e Ministra, al Re dei martiri nell’ineffabile lavoro della Redenzione umana, è per sempre associata a lui, con un potere quasi immenso, nella distribuzione delle grazie che derivano dalla Redenzione (5).
Gesù è re dei secoli eterni per natura e per conquista; per Lui, con Lui, in subordine a Lui, Maria è Regina per grazia, per parentela divina, per conquista, per elezione singolare. E il suo regno è vasto come quello di suo Figlio e Dio, dal momento che nulla è escluso dal suo dominio.
Ecco perché la Chiesa la saluta Signora e Regina degli Angeli e dei Santi, Patriarchi e Profeti, Apostoli e Martiri, Confessori e Vergini; ecco perché l’acclama Regina del cielo e della terra, gloriosa e degnissima Regina dell’universo: Regina caelorum (6), gloriosa Regina mundi (7), Regina mundi dignissima (8): e ci insegna a invocarla giorno e notte, tra i gemiti e le lacrime di cui questo esilio è fecondo: Salve Regina, Madre di misericordia, vita, dolcezza, speranza nostra.
La sua regalità è essenzialmente materna, esclusivamente benefica.
E non è proprio quella regalità che avete sperimentato? Non sono gli infiniti benefici, gli innumerevoli affetti che il Cuore materno della augusta Regina Augusta vi ha donato, per cui oggi qui la acclamate e ringraziate? La guerra più tremenda che non ha mai devastato il mondo, per quattro lunghi anni ha lambito i vostri confini, ma non li ha superati, grazie soprattutto a Nostra Signora, che da questo suo trono di misericordia, come da sublime torre di guardia, collocata qui al centro del paese, ha vegliato su di voi e sui vostri governanti; né ha permesso alla guerra di toccarvi, se non per bastantemente ponderare le calamità senza precedenti da cui la sua protezione vi ha preservato.
Incoronate la vostra Regina della pace e del mondo, affinché possa aiutarvi a trovare la pace e ad elevarvi dalle rovine.
E così quella corona, simbolo di amore e gratitudine per il passato, di fede e di vassallaggio per il presente, diventa anche, per il futuro, corona di lealtà e speranza.
Voi, incoronando l’immagine di Nostra Signora avete attestato la fede nella sua regalità, la sottomissione alla sua autorità, la corrispondenza filiale e costante al suo amore. Di più vi siete arruolati come Crociati per la conquista o riconquista del suo Regno che è il Regno di Dio. Vale a dire che vi siete obbligati a lavorare affinché sia amata, venerata, servita attorno a voi, nella famiglia, nella società, nel mondo
E che in questa ora decisiva della storia, come il regno del male con strategia infernale impiega tutti i mezzi e usa tutte le sue forze per distruggere la fede, la morale, il Regno di Dio, così i figli della luce i figli di Dio devono impegnarsi totalmente e sforzarsi di difenderlo, se non si viol vedere una rovina immensamente più grande e più disastrosa di tutte le rovine materiali accumulate dalla guerra.
In questa lotta non ci possono essere né neutrali né indecisi. È necessario un cattolicesimo illuminato, convinto, coraggioso, di fede e di comandamenti, sentimenti e di opere, in privato e in pubblico. Il motto che quattro anni fa proclamava a Fatima la brillante gioventù cattolica: “Cattolici al cento per cento!”
Nella speranza che i nostri voti vengano accolti favorevolmente dal Cuore Immacolato di Maria e affrettino l’ora del suo trionfo e del trionfo del Regno di Dio, come un pegno di grazie celesti, a voi, Venerabili Fratelli, e a tutto il vostro Clero, all’On. Presidente della Repubblica, all’illustre Capo e ai Membri del Governo, alle autoritàcivili e militari, a tutti voi, amati Figli e Figlie, devoti pellegrini di Nostra Signora di Fatima e a tutti voi che siete uniti nello spirito in tutto il Portogallo continentale, isole e oltremare, con tutto l’amore e affetto paterno diamo la Benedizione Apostolica.

1. 2 Cor. 1, 3, 4.
2. Auto da aclamação de N. Senhora da Conceição como Padroeira de Portugal pelas Cortes de Lisboa, em 1646.
3. Luc. 1, 32-33.
4. Matth. 28, 18.
5. Cfr. Leonis XIII Enc. Adiutricem, 5 septembris 1895: Acta, vol. XV, pag. 303.
6. Brev. Rom. 2ª Ant. final. B. Mariae Virg.
7. Off. parv. B. Mariae Virg., Ant. ad Magnif. per annum.
8. Missal. Rom. Comm. in Commem. B. Mariae Virg. de Monte Carmelo.

fonte vatican.va »


https://www.radiospada.org/2020/04/%f0%9f%94%b4-arcivescovo-vigano-segreto-di-fatima-ancora-insabbiato-in-esso-apostasia-iniziata-dagli-anni-60/
«Arcivescovo Viganò: “Segreto di Fatima ancora insabbiato, in esso apostasia iniziata dagli anni ’60”.
Volentieri riprendiamo da Marco Tosatti (che a sua volta la traduce dal media portoghese Dies Irae) un paio di estratti di una recentissima intervista di Mons. Viganò. Risulta innegabile il salto in avanti (verso la Tradizione Cattolica) effettuato dall’ex Nunzio negli USA, peraltro confermando espressioni e definizioni già usate in passato (vedere qui: Arcivescovo Viganò: Massoneria lavora a “nuova chiesa”, in particolare da 60 anni. “Manovre al Concilio”). Sebbene non possiamo verificare e sottoscrivere ogni affermazione del prelato, ci pare che questo testo sia di sicuro interesse. Per ulteriori approfondimenti sul disastro conciliare rimandiamo all’apposita sezione su RS-Encyclopædia. (…)
La terza parte del messaggio che Nostra Signora ha affidato ai pastorelli di Fatima, affinché́ lo consegnassero al Santo Padre, rimane a tutt’oggi segreta. La Madonna chiese di rivelarlo nel 1960, ma Giovanni XXIII fece pubblicare l’8 Febbraio di quell’anno un comunicato in cui affermava che la Chiesa “non desidera prendersi la responsabilità di garantire la veridicità delle parole che i tre pastorelli dicono che la Vergine Maria avrebbe rivolto loro”. Con questa presa di distanze dal messaggio della Regina del Cielo si è dato inizio ad un’operazione di insabbiamento, evidentemente perché il contenuto del messaggio avrebbe svelato la terribile congiura contro la Chiesa di Cristo ad opera dei suoi nemici. Fino a qualche decennio fa sarebbe parso incredibile che si sia potuti arrivare ad imbavagliare anche la Madonna, ma in questi ultimi anni abbiamo assistito anche a tentativi di censurare lo stesso Vangelo, che è Parola del Suo divin Figlio.
Nell’anno 2000, durante il “Pontificato” di Giovanni Paolo II, il Segretario di Stato, “Cardinal” Sodano, presentò come Terzo Segreto una sua versione che da alcuni elementi è apparsa chiaramente incompleta. Non stupisce che il nuovo Segretario di Stato, “Cardinale” Bertone, abbia cercato di deviare l’attenzione su un evento del passato, pur di lasciar credere al popolo di Dio che le parole della Vergine non avessero nulla a che vedere con la crisi della Chiesa e con il connubio fra modernisti e massoneria contratto dietro le quinte del “Vaticano II”. Antonio Socci, che ha accuratamente indagato sul Terzo Segreto, ha smascherato questo comportamento doloso da parte del “Cardinale” Bertone. D’altra parte, fu lo stesso Bertone a screditare pesantemente e a censurare la Madonnina delle Lacrime di Civitavecchia, il cui messaggio concorda perfettamente con quanto Ella disse a Fatima.
Non dimentichiamo l’inascoltato appello di Nostra Signora affinché́ il Papa e tutti i Vescovi consacrassero la Russia al Suo Cuore Immacolato, come condizione per sconfiggere il Comunismo e il materialismo ateo: consacrare non «il mondo», non «quella nazione che Tu vuoi che Ti consacriamo», ma «la Russia». Costava tanto farlo? Evidentemente sì, per chi non ha uno sguardo soprannaturale. Si è preferito percorrere la via della distensione con il regime sovietico, inaugurata proprio da Roncalli, senza comprendere che senza Dio nessuna pace è possibile. Oggi, con un Presidente della Confederazione Russa che è certamente Cristiano, quella richiesta della Vergine potrebbe esser esaudita, scongiurando ulteriori sciagure per la Chiesa e per il mondo.
[…] Chi ha letto il Terzo Segreto ha detto chiaramente che il suo contenuto riguarda l’apostasia della Chiesa, iniziata proprio all’inizio degli anni Sessanta ed oggi giunta ad una fase talmente evidente, da esser riconosciuta addirittura da osservatori laici. Questa insistenza quasi ossessiva su temi che la Chiesa ha sempre condannato, quali il relativismo e l’indifferentismo religioso, un falso ecumenismo, l’ecologismo malthusiano, l’omoeresia e l’immigrazionismo, ha trovato nella Dichiarazione di Abu Dhabi il compimento di un piano concepito dalle sette segrete da più di due secoli.
[…] Una chiesa che si pone come nuova rispetto alla Chiesa di Cristo semplicemente non è la Chiesa di Cristo! La Religione Mosaica, ossia la “chiesa dell’antica legge” voluta da Dio per condurre il Suo popolo fino alla venuta del Messia, ha avuto il suo compimento nella Nuova Alleanza, ed è stata definitivamente revocata sul Calvario dal Sacrificio di Cristo: dal Suo costato nacque la Chiesa della Nuova ed Eterna Alleanza, che si sostituisce alla Sinagoga. Pare che anche la chiesa post-conciliare, modernista e massonica, ambisca a trasformare, a superare la Chiesa di Cristo, sostituendola con una “neo-chiesa”, creatura deforme e mostruosa che non viene da Dio.
Lo scopo di questa neo-chiesa non è quello di portare il popolo eletto a riconoscere il Messia, come per la Sinagoga; non è quello di convertire e salvare tutte le genti prima della seconda venuta di Cristo, come per la Chiesa Cattolica, ma è quello di costituirsi come braccio spirituale del Nuovo Ordine Mondiale e fautrice della Religione Universale. In questo senso la rivoluzione conciliare ha dovuto prima demolire l’eredità della Chiesa, la sua millenaria Tradizione, dalla quale traeva la propria vitalità̀ e autorità̀ come Corpo Mistico di Cristo, poi liberarsi degli esponenti della vecchia Gerarchia, e solo recentemente ha iniziato a proporsi senza infingimenti per quello che intende essere. […]»

https://www.radiospada.org/2017/03/arai-daniele-autore-delle-ediz-radio-spada-intervistato-da-vanity-fair/
"(...) La «casa di Mel Gibson» si trova a 800 metri da quella della veggente Lucia. Non ci abita l’attore americano, ma un ex pilota dell’aviazione civile brasiliana. Si chiama Arai Daniele, e quando gli spiego perché sono lì, sorride. «Il papà di Mel è mio amico. Lo stesso Mel è stato qui, tanti anni fa. Andò a trovare anche suor Lucia, voleva fare un film su Fatima. Ma dopo averla incontrata, il progetto svanì».
«Mi imbattei in Fatima perché con gli aerei facevo spesso scalo in Portogallo. Decisi di scrivere un libro. Conobbi suor Lucia, le sorelle, i parenti. Mi hanno venduto questa casa», mi racconta.
Arai mi spiega il perché degli strani simboli che ho notato durante il percorso: «Qui vivono molti massoni. Lo era anche il sindaco, al tempo delle apparizioni. Incarcerò i bambini per farsi rivelare i segreti. Più tardi, i massoni fecero saltare in aria la cappellina».
Arai, che ha dedicato vari libri a Fatima [tra cui quello edito dalle nostre Edizioni], mi spiega che in realtà i tre segreti erano uno solo, diviso in tre parti. Suor Lucia mise per iscritto le prime due nel 1941, e furono rese pubbliche da Pio XII l’anno successivo.
«Il primo era una visione dell’inferno, dove bruciano le anime. Nel secondo si chiedeva la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, altrimenti quel Paese avrebbe sparso i suoi mali per il mondo. Veniva preannunciata la Seconda guerra mondiale».
La terza parte del segreto suor Lucia la scrisse il 3 gennaio 1944, fu consegnata a Pio XII. «Sulla busta c’era scritto che poteva essere aperta solo dopo il 1960. Lucia spiegò che la data gliela aveva detta la Madonna, precisando che solo allora il segreto sarebbe stato capito. Ma Giovanni XXIII, che lo lesse nell’agosto del 1959, ritenne opportuno non rivelarlo, e così i suoi successori».
«In realtà, in quel testo c’è tutto», dice Arai, «anche se io penso che Wojtyla col messaggio non c’entra niente. Il segreto doveva essere rivelato nel 1960, quindi secondo me non poteva riferirsi a qualcosa che sarebbe accaduto tanti anni dopo, come l’attentato al papa, ma a qualcosa di precedente». Che cosa è accaduto prima del ’60?, gli chiedo. «Non hanno consacrato la Russia al cuore di Maria, e quindi quel Paese ha cominciato a spargere i suoi errori nel mondo. Nel 1958 Pio XII, che era un papa conservatore, morì. Il successore cominciò a innovare la Chiesa, indisse il Concilio Vaticano II e cambiò tutto: riti, valori, ogni cosa»".

https://www.radiospada.org/2018/05/ad-fontes-arai-daniele-e-monsignor-de-castro-mayer-una-vecchia-intervista/
«[AD FONTES] Araì Daniele e Monsignor De Castro Mayer: una vecchia intervista.
Quest’intervista ad Araì Daniele fu pubblicata nel 2009 sul sito Christus Rex con un’introduzione di Don Abrahamowicz che si inquadra nelle grandi polemiche che caratterizzarono quell’anno. (Piergiorgio Seveso)»

https://www.radiospada.org/tag/arai-daniele/





In ricordo di Arai Daniele (San Paolo 13 maggio 1934 - Aljustrel, Fatima 25 novembre 2017) nell’anniversario della sua nascita, avvenuta anch’essa nel giorno della prima apparizione della Madonna a Fatima, R.I.P:



“PROFEZIE - FATIMA: Arai Daniele sul 13 LUGLIO 1917 e i segreti delle Profezie…”
https://forum.termometropolitico.it/675329-profezie-fatima-arai-daniele-sul-13-luglio-1917-e-i-segreti-delle-profezie.html



https://promariana.wordpress.com/



https://www.agerecontra.it/category/arai-daniele/

«L’EDITORIALE DEL VENERDI di Arai Daniele
https://www.agerecontra.it/2017/05/martirio-del-papa-col-suo-seguito-visione-datata-da-maria-a-fatima/
ARAI DANIELE MARTIRIO DEL PAPA COL SUO SEGUITO: VISIONE DATATA DA MARIA A FATIMA
12 MAGGIO 2017 DA STAFF "CHRISTUS REX"»

https://www.agerecontra.it/2015/04/vergogna-nella-vergogna-unalienazione-sciagurata/

https://www.agerecontra.it/2017/06/due-testimoni-episcopali-della-profezia-di-fatima/
«DUE TESTIMONI EPISCOPALI DELLA PROFEZIA DI FATIMA. 30 GIUGNO 2017 DA STAFF "CHRISTUS REX"»

https://www.agerecontra.it/2015/05/contraddizioni-e-rovina-segnati-nella-profezia-di-fatima/
«ARAI DANIELE CONTRADDIZIONI E ROVINA SEGNATI NELLA PROFEZIA DI FATIMA
2 MAGGIO 2015 DA STAFF "CHRISTUS REX"
L’EDITORIALE DEL VENERDI di Arai Daniele»
http://www.agerecontra.it/wp-content/uploads/2015/05/Conferenza-Fatima-1985.png

https://www.agerecontra.it/2015/05/e-la-conversione-degli-ebrei-implicita-nella-profezia-di-fatima/
«È LA CONVERSIONE DEGLI EBREI IMPLICITA NELLA PROFEZIA DI FATIMA?
L’EDITORIALE DEL VENERDI di Arai Daniele. 8 MAGGIO 2015 DA STAFF "CHRISTUS REX"»

https://www.agerecontra.it/2014/12/foto-di-famiglia-di-suor-lucia-che-non-mente-e-non-solo/

https://www.agerecontra.it/2017/05/benedetto-xv-chiese-l-intervento-di-maria-che-rispose-a-fatima-e-poi/
«ARAI DANIELE BENEDETTO XV CHIESE L’ INTERVENTO DI MARIA, CHE RISPOSE A FATIMA. E POI?
6 MAGGIO 2017 DA STAFF "CHRISTUS REX"
L’EDITORIALE DEL VENERDI di Arai Daniele
5 maggio 1917: di fronte alle colluvie di perversità e miserie montanti dei governi terreni, oggi al colmo, il Papa ebbe la provvidenziale intuizione di ricorrere all’intervento universale della Madre di Dio. Il 13 maggio la risposta arrivò a Fatima; rimane tutt’oggi disattesa!
(…) il 13 maggio, Maria apparve per la prima volta a Fatima, rispondendo all’invocazione del Papa con un messaggio di pace contenente avvisi, richieste e promesse svelando il sollecito soccorso materno venuto ad indicare la volontà di Dio per la nostra generazione, attraverso quella via per la pace e la salvezza di molti.
Nella prima Apparizione, il 13 maggio 1917, la Madonna apparve vestita di bianco e più brillante del sole: “Sono venuta a chiedervi di venire qui per sei mesi successivi, il giorno tredici, a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e cosa voglio. Quindi, tornerò qui di nuovo una settima volta…Recitate la Corona, tutti i giorni, per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra!”.
Il 13 luglio la Madonna ripeté: “Voglio che veniate qui il 13 del mese prossimo, che continuiate a dire la Corona tutti i giorni alla Madonna del Rosario, per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perché soltanto Lei vi potrà soccorrere…Continuate a venire qui tutti i mesi. Ad ottobre dirò Chi sono, quel che voglio e farò un miracolo che tutti potranno vedere per credere”.
Seguì il Messaggio già visto. A ottobre avvenne il Miracolo del sole, nel giorno e nell’ora annunciati: perché tutti potessero credere (…)».

“VIVIAMO I TEMPI DEL TERZO CASTIGO DELLA «VISIONE» DI FATIMA? 15 aprile 2016”
VIVIAMO I TEMPI DEL TERZO CASTIGO DELLA «VISIONE» DI FATIMA? | www.agerecontra.it (http://www.agerecontra.it/public/press40/?p=22573)
https://www.agerecontra.it/2016/04/viviamo-i-tempi-del-terzo-castigo-della-visione-di-fatima/

https://www.agerecontra.it/2014/08/il-quarto-segreto-di-fatima-e-nelle-memorie-di-suor-lucia/
« (…) Il mondo cattolico ha avuto nel 2000 la visione del Vicario di Cristo, il rappresentante di Dio nel mondo, “liquidato” insieme al suo seguito fedele. Eppure, finora non si vuole legare tale visione profetica alla realtà – ormai storica – dell’assenza del Papa cattolico, continuatore di 260 Papi e 20 Concili ecumenici. Si preferisce accettare come papa chi corrompe la santa Dottrina, e accusare i cattolici cosiddetti sedevacantisti, che vedono il risultato di questa vacanza mortale. Ma chi ama veramente il Romano Pontefice: colui che vede al suo posto un deviato che s’inventa una falsa ermeneutica della continuità nella Parola di Cristo, o chi sa che questa Sede non può essere contaminata da simulacri papali che non confessano, ma rompono la sua Tradizione.
Eccola ricordata dalla Madonna: ‘nel tempo, una sola Fede, un solo Battesimo, una sola Chiesa, Santa, Cattolica, Apostolica. Nell’eternità il Cielo!’»





R.I.P. HUTTON GIBSON (August 26, 1918 – May 13, 2020)…




https://stevensperay.wordpress.com/2020/05/13/mr-hutton-gibson-catholic-author-and-apologist-requiescat-in-pace-age-101/
«Mr. Hutton Gibson, Catholic Author and Apologist, Requiescat In Pace, Age 101. May 13, 2020 by Steven Speray
I’m sad to hear my old friend, Mr. Hutton Gibson has passed away. He had been most gracious to me. He helped me with my grammar and edited out a hundred typos from my book, “Papal Anomalies and Their Implications.”
https://assets.lulu.com/cover_thumbs/1/j/1j9j7762-front-shortedge-384.jpg
I first received an email from Mr. Gibson in 2010 asking to publish one of my articles on his website. He wrote, “It so happens that I have nothing to post this week, and I would be delighted to display your reply, if only to demonstrate that I am not the only nut in this business.”
I was blown away.
He was a very kind and he would always sign his name, Hoot.
I’ll be praying for him and I hope you will, too».
https://stevensperay.wordpress.com/2018/08/26/happy-100th-birthday-mr-hutton-gibson/
https://stevensperay.files.wordpress.com/2018/08/hutton-gibson.jpg


https://twitter.com/Lifesound22Ed
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https://twitter.com/NovusOrdoWatch/
https://novusordowatch.org/tag/fatima/
https://novusordowatch.org/tag/peter-chojnowski/
“The Real and the False Sister Lucy of Fatima: The Scientific Evidence is here!”




“SISTER LUCY TRUTH”
https://sisterlucyimposter.org/





https://moimunanblog.com/tag/fatima/
«LA AUTENTICIDAD DEL TERCER SECRETO DE FÁTIMA»

https://moimunanblog.com/2020/05/13/100-anos-de-la-canonizacion-de-santa-margarita-maria/
«100 AÑOS DE LA CANONIZACIÓN DE SANTA MARGARITA MARÍA BY MOIMUNAN ON 13 MAYO, 2020»
https://moimunanblog.files.wordpress.com/2020/05/08f27b9c-e4f0-4376-acff-9eec853af704.jpeg?w=639&h=819


https://moimunanblog.files.wordpress.com/2020/05/08f27b9c-e4f0-4376-acff-9eec853af704.jpeg?w=639&h=819


https://moimunanblog.com/2020/05/02/a-proposito-de-la-nueva-pelicula-sobre-fatima-con-argumentos-viejos-apoyados-por-la-falsa-lucia/


https://moimunanblog.files.wordpress.com/2017/05/cropped-img_8662.jpg
https://moimunanblog.com/2018/09/02/sobre-el-cumplimiento-del-tercer-secreto-propagado-por-el-blog/



https://moimunanblog.files.wordpress.com/2017/05/cropped-img_8662.jpg







https://twitter.com/OurLadysKnight
“Tomorrow commemorates the 103rd anniversary of apparitions that began May 13, 1917 in Fatima, Portugal. The Mother of God appeared to 3 children and urged them (and us) to do penance, to make reparation for the offenses committed against God in order to avoid Divine retribution”.
https://pbs.twimg.com/media/EXzhEEOWkAA-WvF?format=jpg&name=small



https://pbs.twimg.com/media/EXzhEEOWkAA-WvF?format=jpg&name=small



https://pbs.twimg.com/media/EX3-w3VXsAADX0M?format=jpg&name=360x360



https://pbs.twimg.com/media/EX3-w3WXkAE33C-?format=jpg&name=small



https://pbs.twimg.com/media/EX3-w3WXkAMKCNe?format=jpg&name=medium





https://pbs.twimg.com/media/EX6PzWwWkAImDnz?format=jpg&name=small







https://www.SaintAmedee.ch
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«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur”

"13 mai : Saint Robert Bellarmin, Jésuite, Cardinal, Docteur de l'Église (1542-1621) :: Ligue Saint Amédée"
http://liguesaintamedee.ch/application/files/9415/2546/8551/05_13_saint_robert_bellarmin.jpg

"13 mai : Notre-Dame de Fatima, Apparition au Portugal en 1917 :: Ligue Saint Amédée"
http://liguesaintamedee.ch/application/files/9715/2546/9019/05_13_nd_de_fatima_3.jpg


"Site dédié aux apparitions de Fatima"
Notre-Dame de Fatima : chronologie des apparitions (http://www.fatima.be/fr/fatima/vision/marie.php)

"Le mois de Mai est dédié à la Très Sainte Vierge Marie. Nous suggérons cette page, afin de bien réciter le Rosaire"
Notre-Dame de Fatima : Prieres (http://www.fatima.be/fr/sanctus/prieres/rosaire.php)





NOSTRA SIGNORA DEL ROSARIO DI FATIMA PREGA PER NOI!!!
AVE MARIA!!! Regina della Pace, pregate per noi!!! REGINA COELI, LAETARE, ALLELUIA!!!
«O Santissima Trinità, vi adoro! Mio Dio, mio Dio, Vi amo nel Santissimo Sacramento!»
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!