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Visualizza Versione Completa : 5 febbraio - S. Agata vergine e martire



Augustinus
05-02-05, 17:57
Il 5 febbraio la Chiesa commemora la grande martire catanese Agata. In suo onore apro questo thread.

Augustinus :) :) :)

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dal sito SANTI E BEATI (http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=22650) con lievi modifiche mie:

Sant' Agata, Vergine e martire

5 febbraio - Memoria

Catania, 235? - 5 febbraio 251

Agata fu martire a Catania, probabilmente sotto Decio (251). Verso il sec. V sorse una chiesa in suo onore a Roma e papa Simmaco le dedicò una basilica. Il suo nome è associato a quello di S.Lucia nel canone romano. La sua “deposizione” il 5 febbraio è ricordata dal martirologio geronimiano (sec. VI). (Mess. Rom.)

Nacque nei primi decenni del III secolo a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana. Verso i 15 anni volle consacrarsi a Dio. Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e le impose il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Il proconsole di Catania Quinziano, ebbe l'occasione di vederla, se ne invaghì, e in forza dell'editto di persecuzione dell'imperatore Decio, l'accusò di vilipendio della religione di Stato, quindi ordinò che la catturassero e la conducessero al Palazzo pretorio. I tentativi di seduzione da parte del proconsole non ebbero alcun risultato. Furioso, il proconsole imbastì un processo contro di lei. Interrogata e torturata Agata resisteva nella sua fede. Quinziano al colmo del furore le fece anche strappare o tagliare i seni con enormi tenaglie. Ma la giovane, dopo una visione fu guarita. Fu ordinato allora che venisse bruciata. Ma un forte terremoto scuote Catania, allora il proconsole fece togliere Agata dalla brace e la fece riportare agonizzante in cella, dove muore qualche ora dopo. È il 251. (Avvenire)

Patronato: Pompieri, Catania, Repubblica di San Marino

Etimologia: Agata = buona, virtuosa, dal greco

Emblema: Giglio, Palma, Pinze, Seni (su di un piatto)

Martirologio Romano: Memoria di sant’Agata, vergine e martire, che a Catania, ancora fanciulla, nell’imperversare della persecuzione conservò nel martirio illibato il corpo e integra la fede, offrendo la sua testimonianza per Cristo Signore.

Martirologio tradizionale: A Catania, in Sicilia, il natale di sant'Agata, Vergine e Martire, che, al tempo dell'Imperatore Decio, sotto il Giudice Quinziano, dopo gli schiaffi e il carcere, dopo l'eculeo e la distorsione di membra, dopo il taglio delle mammelle, dopo essere stata voltolata sopra cocci e brage, finalmente, in prigione, pregando Iddio, finì la vita.

Sant’Agata il cui nome in greco Agathé, significava buona, fu martirizzata verso la metà del III secolo, alcuni reperti archeologici risalenti a pochi decenni dalla morte, avvenuta secondo la tradizione il 5 febbraio 251, attestano il suo antichissimo culto.
Agata nacque nei primi decenni del III secolo (235?) a Catania; la Sicilia, come l’intero immenso Impero Romano era soggetta in quei tempi alle persecuzioni contro i cristiani, che erano cominciate, sia pure occasionalmente, intorno al 40 d.C. con Nerone, per proseguire più intense nel II secolo, giustificate da una legge che vietava il culto cristiano.
Nel III secolo, l’editto dell’imperatore Settimio Severo, stabilì che i cristiani potevano essere prima denunciati alle autorità e poi invitati ad abiurare in pubblico la loro nuova fede. Se essi accettavano di ritornare al paganesimo, ricevevano un attestato (libellum), che confermava la loro appartenenza alla religione pagana, in caso contrario se essi rifiutavano di sacrificare agli dei, venivano prima torturati e poi uccisi.
Era un sistema spietato e calcolato, perché l’imperatore tendeva a fare più apostati possibile che martiri, i quali venivano considerati più pericolosi dei cristiani vivi. Nel 249 l’imperatore Decio, visto il diffondersi comunque del cristianesimo, fu ancora più drastico; tutti i cristiani denunciati o no, dovevano essere ricercati automaticamente dalle autorità locali, arrestati, torturati e poi uccisi.
In quel periodo Catania era una città fiorente e benestante, posta in ottima posizione geografica; il suo grande porto, costituiva un vivace punto di scambio commerciale e culturale dell’intero Mediterraneo.
E come per tutte le città dell’Impero Romano, anche Catania aveva un proconsole o governatore, che rappresentava il potere decentrato dell’impero, ormai troppo vasto; il suo nome era Quinziano, uomo brusco, superbo e prepotente e circondato da una corte numerosa, con i familiari, un numero enorme di schiavi e con le guardie imperiali, dimorava nel ricco palazzo Pretorio con annessi altri edifici, in cui si svolgevano tutte le attività pubbliche della città.
Secondo la ‘Passio Sanctae Agathae’ risalente alla seconda metà del V secolo e di cui esistono due traduzioni, una latina e due greche, Agata apparteneva ad una ricca e nobile famiglia catanese, il padre Rao e la madre Apolla, proprietari di case e terreni coltivati, sia in città che nei dintorni, essendo cristiani, educarono Agata secondo la loro religione.
Cresciuta nella sua fanciullezza e adolescenza in bellezza, candore e purezza verginale, sin da piccola sentì nel suo cuore il desiderio di appartenere totalmente a Cristo e quando giunse sui 15 anni, sentì che era giunto il momento di consacrarsi a Dio. Nei primi tempi del cristianesimo le vergini consacrate, con il loro nuovissimo stile di vita, costituivano un’irruzione del divino in un mondo ancora pagano e in disfacimento.
Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e durante una cerimonia ufficiale chiamata ‘velatio’, le impose il ‘flammeum’, cioè il velo rosso portato dalle vergini consacrate.
Nel mosaico di S. Apollinare Nuovo in Ravenna del VI secolo, è raffigurata con la tunica lunga, dalmatica e stola a tracolla, abbigliamento che lascia supporre che fosse diventata diaconessa.
Il proconsole di Catania Quinziano, ebbe l’occasione di vederla e se ne incapricciò, e in forza dell’editto di persecuzione dell’imperatore Decio, l’accusò di vilipendio della religione di Stato, accusa comune a tutti i cristiani, quindi ordinò che la catturassero e la conducessero al Palazzo Pretorio.
Qui subentrano varie tradizioni popolari, che indicano Agata che scappa per non farsi arrestare e si rifugia in posti indicati dalla tradizione, in una contrada poco distante da Catania, Galermo, oppure a Malta, oppure a Palermo; ma comunque ella viene catturata e condotta da Quinziano.
Il proconsole quando la vede davanti viene conquistato dalla sua bellezza e una passione ardente s’impadronisce di lui, ma i suoi tentativi di seduzione non vanno in porto, per la resistenza ferma della giovane Agata.
Egli allora mette in atto un programma di rieducazione della ragazza affidandola ad una cortigiana di facili costumi di nome Afrodisia, affinché la rendesse più disponibile. Trascorse un mese, sottoposta a tentazioni immorali di ogni genere, con festini, divertimenti osceni, banchetti; ma lei resistette indomita nel proteggere la sua verginità consacrata al suo Sposo celeste, al quale volle rimanere fedele ad ogni costo.
Sconfitta e delusa, Afrodisia riconsegna a Quinziano Agata dicendo: “Ha la testa più dura della lava dell’Etna”. Allora furioso, il proconsole imbastì un processo contro di lei, che si presentò vestita da schiava come usavano le vergini consacrate a Dio; “Se sei libera e nobile” le obiettò il proconsole, “perché ti comporti da schiava?” e lei risponde “Perché la nobiltà suprema consiste nell’essere schiavi del Cristo”.
Il giorno successivo altro interrogatorio accompagnato da torture, tralasciamo i testi degli interrogatori per motivo di spazio, del resto sono articolati diversamente da una ‘passio’ all’altra. Ad Agata vengono stirate le membra, lacerata con pettini di ferro, scottata con lamine infuocate, ma ogni tormento invece di spezzarle la resistenza, sembrava darle nuova forza, allora Quinziano al colmo del furore le fece strappare o tagliare i seni con enormi tenaglie.
Questo risvolto delle torture, costituirà in seguito il segno distintivo del suo martirio, infatti Agata viene rappresentata con i due seni posati su un piatto e con le tenaglie. Riportata in cella sanguinante e ferita, soffriva molto per il bruciore e dolore, ma sopportava tutto per l’amore di Dio; verso la mezzanotte mentre era in preghiera nella cella, le appare s. Pietro apostolo, accompagnato da un bambino porta lanterna, che la risana le mammelle amputate.
Trascorsi altri quattro giorni nel carcere, viene riportata alla presenza del proconsole, il quale visto le ferite rimarginate, domanda incredulo cosa fosse accaduto, allora la vergine risponde: “Mi ha fatto guarire Cristo”. Ormai Agata costituiva una sconfitta bruciante per Quinziano, che non poteva sopportare oltre, intanto il suo amore si era tramutato in odio e allora ordina che venga bruciata su un letto di carboni ardenti, con lamine arroventate e punte infuocate.
A questo punto, secondo la tradizione, mentre il fuoco bruciava le sue carni, non brucia il velo che lei portava; per questa ragione “il velo di sant’Agata” diventò da subito una delle reliquie più preziose; esso è stato portato più volte in processione di fronte alle colate della lava dell’Etna, avendo il potere di fermarla.
Mentre Agata spinta nella fornace ardente muore bruciata, un forte terremoto scuote la città di Catania e il Pretorio crolla parzialmente seppellendo due carnefici consiglieri di Quinziano; la folla dei catanesi spaventata, si ribella all’atroce supplizio della giovane vergine, allora il proconsole fa togliere Agata dalla brace e la fa riportare agonizzante in cella, dove muore qualche ora dopo.
Dopo un anno esatto, il 5 febbraio 252, una violenta eruzione dell’Etna minacciava Catania, molti cristiani e cittadini anche pagani, corsero al suo sepolcro, presero il prodigioso velo che la ricopriva e lo opposero alla lava di fuoco che si arrestò; da allora s. Agata divenne non soltanto la patrona di Catania, ma la protettrice contro le eruzioni vulcaniche e poi contro gli incendi.
L’ultima volta che il suo patrocinio si è rivelato valido, tramite il miracoloso velo, portato in processione dall’arcivescovo di Catania, è stata nel 1886, quando una delle ricorrenti eruzioni dell’Etna, minacciava la cittadina di Nicolosi, posta sulle pendici del vulcano e che venne risparmiata dalla distruzione.
Nel 1040 le reliquie della santa, furono trafugate dal generale bizantino Giorgio Maniace, che le trasportò a Costantinopoli; ma nel 1126 due soldati della corte imperiale, il provenzale Gilberto ed il pugliese Goselmo, le riportarono a Catania dopo un’apparizione della stessa santa, che indicava la buona riuscita dell’impresa; la nave approdò la notte del 7 agosto in un posto denominato Ognina, tutti i catanesi risvegliatasi e rivestitasi alla meglio, accorsero ad onorare la “Santuzza”.
Nei secoli le manifestazioni popolari legate al culto della santa, richiamavano gli antichi riti precristiani alla dea Iside, per questo s. Agata con il simbolismo delle mammelle tagliate e poi risanate, assume una possibile trasfigurazione cristiana del culto di Iside, la benefica Gran Madre, anche se era appena una quindicenne.
Ciò spiegherebbe anche il patronato di s. Agata sui costruttori di campane, perché si sa, nei culti precristiani la campana era simbolo del grembo della Mater Magna. Le sue reliquie sono conservate nel duomo di Catania in una cassa argentea, opera di celebri artisti catanesi; vi è anche il busto argenteo della “Santuzza”, opera del 1376, che reca sul capo una corona, dono secondo la tradizione, di re Riccardo Cuor di Leone.
Il culto per s. Agata fu talmente grande, che fino al XVI secolo, essa era contesa come appartenenza anche da Palermo, la questione è stata a lungo discussa, finché a Palermo il culto per la santa, fu soppiantato da quello per s. Rosalia. Anche a Roma fu molto venerata, papa Simmaco (498-514) eresse in suo onore una basilica sulla Via Aurelia ("in fundum Lardarium") e un’altra le fu dedicata da S. Gregorio Magno nel 593, che la inserì, tra l'altro, nel canone romano.
Nel XIII secolo nella sola diocesi di Milano si contavano ben 26 chiese a lei intitolate. Celebrazioni e ricorrenze per la sua festa avvengono un po’ in tutta Italia, perfino a San Marino, ma è Catania il centro più folcloristico e religioso del suo culto, le feste sono due il 5 febbraio e il 17 agosto, con caratteristiche processioni con il prezioso busto della santa, custodito nel Duomo.
Vi sono undici Corporazioni di mestieri tradizionali, che sfilano in processione con le cosiddette ‘Candelore’ fantasiose sculture verticali in legno, con scomparti dove sono scolpiti gli episodi salienti della vita di s. Agata. Il busto argenteo, preceduto dalle ‘Candelore’ è posto a sua volta sul “fercolo”, una macchina trainata con due lunghe e robuste funi, da centinaia di giovani vestiti dal caratteristico ‘sacco’.
Tante altre manifestazioni popolari e folcloristiche, oggi non più in uso, accompagnavano nei tempi trascorsi questi festeggiamenti, a cui partecipava tutto il popolo con le Autorità di Catania, devotissimo alla sua ‘Santuzza’.

Autore: Antonio Borrelli

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Augustinus
05-02-05, 17:58
Anal. Boll. 68, 76178

La commemorazione annuale di sant'Agata ci ha qui radunati perché rendessimo onore a una martire, che è sì antica, ma anche di oggi. Sembra infatti che anche oggi vinca il suo combattimento perché tutti i giorni viene come coronata e decorata di manifestazioni della grazia divina.

Sant'Agata è nata dal Verbo del Dio immortale e dall’unico suo Figlio, morto come uomo per noi. Dice infatti san Giovanni: «A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12).

Agata, la nostra santa, che ci ha invitati al religioso banchetto, è la sposa di Cristo. E' la vergine che ha imporporato le sue labbra del sangue dell’Agnello e ha nutrito il suo spirito con la meditazione sulla morte del suo amante divino.

La stola della santa porta i colori del sangue di Cristo, ma anche quelli della verginità. Quella di sant'Agata, così, diviene una testimonianza di una eloquenza inesauribile per tutte le generazioni seguenti.

Sant’Agata è veramente buona, perché essendo di Dio, si trova dalla parte del suo Sposo per renderci partecipi di quel bene, di cui il suo nome porta il valore e il significato: Agata (cioè buona) a noi data in dono dalla stessa sorgente della bontà, Dio.

Infatti cos'è più benefico del sommo bene? E chi potrebbe trovare qualcosa degno di essere maggiormente celebrato con lodi del bene? Ora Agata significa «Buona». La sua bontà corrisponde così bene al nome e alla realtà. Agata, che per le sue magnifiche gesta porta un glorioso nome e nello stesso nome ci fa vedere le gloriose gesta da lei compiute. Agata, ci attrae pensino con il proprio nome, perché tutti volentieri le vadano incontro ed è di insegnamento con il suo esempio, perché tutti, senza sosta, gareggino fra di loro per conseguire il vero bene, che è Dio solo.

Augustinus
05-02-05, 18:21
http://www.wga.hu/art/t/tiepolo/gianbatt/7_1760s/07agatha.jpg Giovanni Battista Tiepolo, Martirio di S. Agata, 1756 circa, Staatliche Museen, Berlino

http://www.wga.hu/art/z/zurbaran/1/agatha.jpg Francisco de Zurbarán, S. Agata, 1630-33, Musée Fabre, Montpellier

http://cgfa.sunsite.dk/piombo/piombo14.jpg http://img507.imageshack.us/img507/8020/agata0zk.jpg Sebastiano del Piombo, Martirio di S. Agata, Palazzo Pitti, Firenze

http://img475.imageshack.us/img475/7236/08zg5.jpg Daniele Monteleone, S. Lucia al sepolcro di S. Agata, chiesa del Collegio, Siracusa

http://www.santagata.bs.it/pala.jpg Francesco Prato a Caravaggio, S. Agata in croce con santi (SS. Pietro, Lucia, Agnese e Paolo), 1522, Chiesa di S. Agata, Brescia

http://img227.exs.cx/img227/862/marino2ec.jpg Autore ignoto, I SS. Marino e Agata sorreggono il Monte, 1800 circa

http://img227.exs.cx/img227/7533/marino20ux.jpg Girolamo Cialderi, SS. Marino, Agata e Barnaba, XVII sec.

Augustinus
05-02-05, 18:25
LA SICILIA AL TEMPO DI SANT'AGATA

Negli anni in cui visse Agata, a metà del III secolo, l'impero romano aveva raggiunto la massima estensione territoriale.[...]
Ai tempi dell'imperatore Decio, Catania era una citta' ricca e fiorente, che per di piu' godeva di un ottima posizione geografica. Il suo grande porto, nel cuore del mediterraneo, rappresentava uno dei più vivaci punti di scambio commerciale e culturale dell'epoca. Le fonti storiche narrano che era amministrata dal proconsole Quiziano, uomo rude, prepotente e superbo.[...]

Quando la comunita' cristiana inizio' a essere abbastanza ampia, intorno al 40 d.C., si abbatterono su di essa le prime persecuzioni.[...]

All'inizio del III secolo, l'imperatore Settimio Severo emano' un editto di persecuzione. Egli stabilì che i cristiani dovessero essere prima denunciati alle autorita' e poi invitati a rinnegare pubblicamente la loro fede. Se accettavano di tornare alla religione pagana avevano diritto al libellum, una sorta di cerficato di conformità religiosa, ma se si rifiutavano di sacrificare agli dèi, venivano prima torturati e poi uccisi.[...]
Di fronte al diffondersi del cristianesimo e temendo che l'aumento dei fedeli potesse minacciare la stabilità dell'impero, nel 249 l'imperatore Decio ordinò una repressione ancora più radicale: tutti i cristiani, denunciati o no, erano ricercati d'ufficio, rintracciati, torturati e infine uccisi.

In quegli anni, a metà del III secolo, a Catania nasceva Agata.[...]
La sua era una famiglia nobile e ricca. Il padre Rao e la madre Apolla decisero di chiamarla Agata, che in greco significa "la buona". In questo nome c'era già racchiuso il suo destino: bontà e purezza furono, infatti, le doti che distinsero Agata sin dalla prima infanzia.[...]
Dei suoi primi anni di vita non ci sono giunte testimonianze documentate, ma si può supporre che sin dalla più tenera età Agata abbia ricevuto dai genitori una buona educazione e che dal loro esempio abbia appreso il valore delle virtù cristiane: la preghiera, la rinuncia alle ricchezze terrene, il coraggio nello scegliere Cristo.[...]

LA CONSACRAZIONE A DIO

Molto presto, già negli anni dell'infanzia, Agata ebbe chiaro nel cuore il desiderio di donarsi totalmente a Cristo.
Nel segreto dell'animo si era già promessa a Dio e, quando non aveva ancora compiuto 15 anni, sentì che era giunto il momento di consacrarsi solennemente.Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e, durante una cerimonia ufficiale chiamata velatio, le impose il flammeum, il velo di color rosso fiamma che portavano le vergini consacrate.[...]

LA FUGA E L'ARRESTO

Un giorno, il proconsole Quinziano fu informato che in città, tra le vergini consacrate, viveva una nobile e bella fanciulla. Decise allora che doveva conoscerla. Ordinò ai suoi uomini che la catturassero e la conducesssero al palazzo pretorio: si trattava proprio di Agata.[...]
Per sottrarsi all'ordine del proconsole Agata per qualche tempo rimase nascosta lontano da Catania.[...]
Gli sgherri al servizio del proconsole però la raggiunsero con quella facilità che è propria dei potenti e la condussero in tribunale al cospetto di Quinziano.

IN CASA DI AFRODISIA

Quinziano non appena la vide, fu rapito dalla sua bellezza. Un ardore passionale lo invase, ma i suoi tentativi di seduzione furono tutti vani, perchè Agata lo respinse sempre con grande fermezza.
Il proconsole pensò allora che un programma di rieducazione avrebbe potuto trasformare la giovane e l'avrebbe convinta a rinunciare ai voti e a cedere alle sue lusinghe. La affidò così per un mesa ad una cortigiana, una matrona dissoluta, maestra di vizi e di corruzzione, che era conosciuta col nome di Afrodisia.[...]

Quando lo strumento di persuasione si rivelò incapace a piegare la siua ferrea volontà, Afrodisia e le figlie tentarono di raggiungere lo stesso vile scopo attraverso le minacce.[...]
Allo scadere del mese e di fronte alla fermezza di Agata, Afrodisia non poté far altro che arrendersi. Sconfitta e umiliata, riconsegnò la giovane a Quinziano: "Ha la testa più dura della lava dell'Etna, non fa altro che piangere e pregare il suo invisibile sposo. Sperare da lei un minimo segno d'affetto é soltanto tempo perso".

IL PROCESSO

Quinziano prese atto che le lusinghe, promesse e minacce non sortivano alcun effetto su quella giovane bella quanto innamorata di Gesù. Decise allora di dare immediato avvio a un processo, contando così di piegarla con la forza.
Convocata al palazzo pretorio, Agata entrò fiera e umile.[...]

Si presentò al proconsole vestita come una schiava come, come usavano le vergini consacrate a Dio, e Quinziano volle giocare su questo equivoco per provocarla. "Non sono una schiava, ma una serva del Re del cielo", chiarì subito Agata. "Sono nata libera da una famiglia nobile, ma la maggiore nobiltà deriva dall'essere ancella di Gesù Cristo". Le affermazioni di Agata erano taglienti e fiere, degne della semplicità di una vergine e della fermezza di una martire.
"Tu che ti credi nobile", disse Agata a Quinziano, "sei in realtà schiavo delle tue passioni". Questa fu una grave provocazione per lui, padrone di quella terra e garante della religione pagana in Sicila. "Dunque noi che dispreziamo, il nome e la servitù di Cristo", domandò irritato il proconsole, "siamo ignobili?".

Per Agata che parlava con la forza della fede e illuminata dallo Spirito Santo era arrivato il momento di accettare la sfida e rilanciò: "Ignobiltà grande e la vostra: voi siete schiavi delle voluttà, adorate pietre e legni, idoli costruiti da miseri artigiani, strumenti del demonio". Quinziano a quelle parole si sentì come un toro ferito. Era incapace di controbattere, non possedeva né risorse culturali di un oratore, né la saggezza e la semplicità delle risposte ispirate dalla fede che aveva Agata.

Gli unici strumenti che conosceva bene e che sapeva usare erano la violenza e le minacce. In questo campo era sicuro di essere il più forte e questi mezzi utilizzò: "O sacrifichi agli dèi o subirai il martirio", minacciò spazientito.[...]
Per un giorno e una notte Agata rimase chiusa in una cella del carcere, all'interno del palazzo pretorio: diventata in seguito un luogo di culto, era una cameretta interrata, buia e umida.[...]

La mattina successiva fu condotta per la seconda volta davanti al proconsole."Che pensi di fare per la tua salvezza?", le domandò Quinziano. "La mia salvezza é Cristo", rispose decisa Agata. Soltanto a quel punto Quinziano si rese conto che qualunque tentativo di persuasione era destinato al fallimento e, con uno scatto d'ira, ordinò di sottoporla a orrende torture.

Ad Agata furono stirate le membra, fu percossa con le verghe, lacerata col pettine di ferro, le furono squarciati i fianchi con lamine arroventate. Ogni tormento, invece di spezzarle la resistenza, sembrava darle nuovo vigore. Allora Quinziano si accanì ulteriormente contro la giovinetta e ordinò agli aguzzini che le amputassero le mammelle. "Non ti vergogni", gli disse Agata, "di stroncare in una donna le sorgenti della vita dalle quali tu stesso traesti alimento succhiando al seno tua madre?"[...]

IL MIRACOLO DI SAN PIETRO

Agata fu riportata in cella, ferita e sanguinante. Le piaghe aperte bruciavano, il dolore era lancinante. Ma sapeva che pativa per Gesù e questo l'appagava. Così, mentre pregava in silenzio, con lo sguardo rivolto al cielo al di là della grata, lo Sposo celeste volle alleviarle il dolore e le mandò l'apostolo Pietro.

La notte successiva alle torture, nel buio della cella, la fanciulla vide avvicinarsi una luce bianca. Era un fanciullo vestito di seta con una lucerna in mano. Lo seguiva un uomo anziano. Inizialmente Agata non volle che l'anziano le porgesse i medicamenti che aveva portato con sé per guarire le sue ferite. "La mia medicina è Cristo", disse, rifiutando delicatamente l'aiuto "se egli vuole, con una sola parola, può risanarmi".[...]
"Le pene che io soffro", spiegò all'anziano visitatore, "completano il mio lungo desiderio, coltivato sin dall'infanzia".
Ma quando l'uomo la rassicurò e le disse di essere l'apostolo di Cristo, Agata chinò il capo e accettò che su di lei si compisse la volontà di Dio. [...] Il prodigio non tardò: quando l'uomo scomparve nel buio, Agata si accorse che le ferite erano guarite, il suo seno era rifiorito e il suo spirito si era rivigorito.

Dopo quattro giorni di cella, all'alba del quinto fu condotta in tribunale per la terza volta. Quinziano fu sbalordito e incredulo nel vedere rimarginate le ferite sul corpo di Agata e volle sapere cosa fosse accaduto. Agata gli rispose fiera: "Mi ha fatta guarire Cristo".[...]
La stessa presenza di Agata era ormai imbarazzante e Quinziano volle liberarsi di quell'incubo con l'ordine definitivo :
"Uccidetela", gridò. Per Agata fu decisa la morte più atroce: un etto di tizzoni ardenti con lamine arroventate e punte infuocate.

L'ordine fu eseguito immediatamente: Agata fu gettata sulle braci, coperta soltanto dal suo velo da sposa di Cristo. Mentre il suo corpo veniva rivoltato sui carboni ardenti e trafitto da punte di ferro e lamine taglienti, la sua amima, che si era conservata pura, ardeva più forte per il Signore.
A queslo punto, secondo la tradizione si sarebbe verificato un altro miracolo, a testimoniare la chiara santità di Agata: il fuoco, che straziava il suo corpo, non bruciò invece il velo. Per questa ragione il "velo di sant'Agata" diventò da subito una delle reliquie più preziose. Più volte portato in processione di fronte al fuoco delle colate laviche dell'Etna, ha avuto il potere di far arrestare il magma.[...]

La folla dei catanesi che aveva assistito al supplizio di Agata l'accompagnò alle porte del carcere, dove venne condotta agonizzante, e vegliò su di lei negli ultimi istanti prima della morte .
Tutti poterono assistere al suo ultimo gemito. Con le poche forze che le erano rimaste, Agata unì le mani in preghiera e, di fronte alla folla commossa, recitò con un filo di voce questa orazione spontanea "Signore, che mi hai creato e custodito fin dalla mia prima infanzia e che nella giovinezza mi hai fatto agire con determinazione, che togliesti da me l'amore terreno, che preservasti il mio corpo dalle contaminazioni degli uomini, ti prego di accogliere ora il mio spirito".
Era il 5 febbraio 251.

LA "TAVOLA DELL'ANGELO"

I cristiani che avevano assistito al martirio e alla morte di Agata raccolsero con devozione il suo corpo e lo cosparsero di aromi e di oli profumati, come era in uso a quell'epoca. Poi con grande venerazione lo deposero in un sarcofago di pietra, che da allora fino ai nostri giorni è stato sempre oggetto di culto a Catania.
Le fonti narrano che, quando il sepolcro ormai stava per essere chiuso, si avvicino' un fanciullo, vestito di seta bianca e seguito da altri cento giovanetti. Presso il capo della vergine depose una tavoletta di marmo, che oggi è una preziosa reliquia custodita nella chiesa di Sant'Agata a Cremona, con l'iscrizione latina "M.S.S.H.D.E.P.L.", che in italiano significa "Mente santa e spontanea, onore a Dio e liberazione della patria". Questa iscrizione, detta anche "elogio dell'angelo", è la sintesi delle caratteristiche della santa catanese ed è anche una solenne promessa di protezione alla citta'.

Tratto da: Maria Torrisi, Sant'Agata, Ed. S.Paolo
Cinisello Balsamo (MI) 1997

Fonte: Diocesi di Catania (http://mail.diocesi.catania.it/sa_lavita.htm)

Il Monaco
05-02-05, 19:12
PAX VOBISCUM !

Le faccio i miei complimenti per le bellissime immagini !

Il Monaco Fra Giuseppe

:) :) :)

Thomas Aquinas
05-02-05, 19:33
Le porgo i miei auguri, sentiti davvero, per il suo futuro.

:)

Augustinus
05-02-05, 20:43
Originally posted by Il Monaco
PAX VOBISCUM !

Le faccio i miei complimenti per le bellissime immagini !

Il Monaco Fra Giuseppe

La ringrazio per i complimenti. z:j z:j z:j

Le ricerche iconografica e contenutistica sono da me molto curate.

Augustinus :) :) :)

Augustinus
05-02-05, 21:22
http://img477.imageshack.us/img477/9098/santagata5zu4.jpg Bottega di Francesco Guarino, S. Agata insidiata da Quinziano, 1640, chiesa parrocchiale di S. Agata Irpina, Solofra

http://img477.imageshack.us/img477/6130/santagata2dv7.jpg Francesco Guarino, Martirio di S. Agata: il taglio del seno, chiesa parrocchiale di S. Agata Irpina, Solofra

http://img475.imageshack.us/img475/3831/santagata3ic5.jpg Francesco Guarino, Martirio di S. Agata: il supplizio delle braci ardenti, chiesa parrocchiale di S. Agata Irpina, Solofra

http://img265.imageshack.us/img265/4719/agataea9.jpg Giovanni Battista Tiepolo, Martirio di S. Agata, Basilica di S. Antonio, Padova

http://www.artandarchitecture.org.uk/assets/aa_image/700/3/4/0/a/340a876bc5a02e09429a49c88ecffd135f6798ef.jpg Giovanni Battista Tiepolo, Martirio di S. Agata, 1734 circa, Courtauld Institute of Art Gallery, Londra

http://img291.imageshack.us/img291/4451/agatamw6.jpg Francisco Rizi, S. Agata, 1680-85, Museo del Prado, Madrid

http://www.cult.gva.es/mbav/data/228.jpg Francisco de Osona, SS. Lorenzo ed Agata (Águeda), 1505 circa, Museo delle belle arti, Valencia

http://www.juntadeandalucia.es/cultura/museos/media/fotos/MBAGR_santaagueda_ob_lg.jpg Juan de Sevilla y Escalante, Ultima Comunione di S. Agata, XVII sec., Museo de Bellas Artes, Granada

Martha
29-01-06, 18:24
Ho una particolare venerazione per Sant'Alfonso Maria de'Liguori, perciò riporto in questo bel 3d il martirio di Sant'Agata, così come da lui raccontato in Vittorie dei Martiri ;)


1. Questa santa vergine e martire è celebre appresso i latini e i greci; e sebbene gli atti del suo martirio non siano a noi pervenuti, nulladimeno vi sono tali memorie (si osservino i Bollandisti, il Surio ed altri) che ben meritano tutto il credito. Da queste ricavasi ch'ella nacque in Sicilia da una famiglia molto nobile e ricca. Oltre di ciò era la santa dotata di singolar bellezza; onde tutte queste doti invogliarono nell'amore di lei Quinziano governatore, chiamato allora consolare, della Sicilia, sì che stabilì di ottenerla per sua sposa. Avendo intanto egli pubblicato già l'editto dell'imperatore Decio contro de' cristiani, ordinò che Agata come cristiana fosse a lui condotta nella città di Catania, dov'esso facea la sua dimora.

2. La santa vergine, udendo gli ordini dati contro i cristiani, erasi ritirata in un luogo nascosto per liberarsi dalle insidie di Quinziano, delle quali avea già prima saputa la notizia. In questo luogo ella fu ritrovata da' ministri del governatore; onde quando si vide posta nelle loro mani, fece questa orazione: Signor mio Gesù Cristo e padrone del tutto, voi vedete il mio cuore e sapete qual è il mio desiderio, che solo voi mi possediate, giacché tutta a voi mi son data; deh conservatemi contro questo tiranno e rendetemi degna di vincere il demonio che m'insidia l'anima! Quinziano, quando la santa gli fu condotta, per guadagnarla più sicuramente, la consegnò ad una certa infame donna per nome Afrodisia che facea pubblica professione d'impudicizia insieme con nove altre figliuole ch'ella tenea nella sua empia scuola. Troppo penosa fu la dimora della santa in quella infame casa, più che se fosse stata la più oscura e fetida carcere della terra. Ivi si adoperarono tutte le insidie da Afrodisia e dalle sue infami discepole, acciocché s. Agata avesse ceduto ai voleri di Quinziano; ma la santa, che sin dall'infanzia erasi consacrata a Gesù Cristo ed era avvalorata dal suo divino soccorso, stette forte e costante a resistere.

3. Quindi avendo saputo Quinziano che niente avean giovato per un mese continuo tutte le industrie adoperate da Afrodisia, comandò che la santa fosse ricondotta alla sua presenza. Quando pertanto s. Agata gli fu presentata, esso la rimproverò che essendo ella libera e nobile si fosse lasciata sedurre ad abbracciare l'umile servitù de' cristiani. La santa vergine coraggiosamente confessò di esser cristiana, e disse ch'ella non conoscea nobiltà più illustre né libertà più vera che di essere serva di Gesù Cristo. E per fare intendere al governatore quanto fossero infami gli dei ch'egli adorava e volea far da lei adorare, gli domandò se avrebbe egli voluto che sua moglie fosse prostituta come una Venere ed egli fosse riputato come un Giove adultero ed incestuoso? Quinziano irritato da questi rinfacciamenti di s. Agata, la fece percuotere con guanciate e poi la mandò in prigione. Nel giorno seguente di nuovo se la fece presentare e le domandò se avea pensato a mettere in salvo la sua vita. Rispose la santa: Gesù Cristo è la mia vita e la mia salute. Il governatore allora fecela mettere alla tortura; e perché vedea che simili tormenti poco l'accoravano, ordinò ch'ella fosse tormentata nelle mammelle ed indi che le fossero ambedue recise, il che fu eseguito con barbara crudeltà.

4. Di poi ordinò Quinziano che la santa fosse rinchiusa di nuovo nella prigione e che ivi non se le applicasse alcun lenitivo alle ferite, acciocché morisse ivi di puro spasimo: ed in effetto sarebbe morta di dolore, ma sulla mezza notte le apparve s. Pietro, il quale perfettamente le guarì le ferite, e la liberò da ogni dolore; e per tutta quella notte videsi in quella carcere splendere una gran luce in modo che da quella spaventate le guardie si posero a fuggire e lasciarono le porte aperte. Poteva allora la santa liberamente uscir dalla prigione e salvarsi, siccome era consigliata dagli altri carcerati; ma ella rispose che non volea perdere con tale fuga la corona che desiderava e le stava apparecchiata in cielo.

5. Quinziano all'incontro non facendo conto del miracolo, anzi da quello più irritato, dopo quattro giorni pensò a tormentar la santa con nuovi strazj; ordinò che fosse posta sovra cocci di creta mescolati con carboni ardenti, ma ella tutto soffrì con costanza; e mentre il tiranno pensava forse ad affliggerla con nuovi tormenti, la santa, vedendo già vicino il termine di sua vita, fece questa orazione: Signore e mio Creatore, che sin dall'infanzia mi avete conservata e che mi avete data forza per vincere i tormenti ed avete tolto dal mio cuore l'amore del mondo, deh ricevete ora l'anima mia: giacché è tempo oramai ch'io da questa misera vita passi a godere della vostra misericordia. Ed appena ch'ebbe la santa finita questa orazione, tranquillamente spirò e andò ad unirsi con Dio per lodarlo ed amarlo in eterno.

Martha
29-01-06, 18:31
http://img503.imageshack.us/img503/858/sagata1sl5.jpg Massimo Stanzione, S. Agata confortata dall'angelo in carcere, XVII sec., Museo di Capodimonte, Napoli

http://img245.imageshack.us/img245/5145/agatafz7.jpg Mariano Rossi, Martirio di S. Agata, 1786, Musée du Louvre, Parigi

Martha
29-01-06, 18:35
ORAZIONE DEI CATANESI

O gloriosa vergine e martire sant’Agata tu che sin dalla prima età consacrasti a Dio la mente e il cuore, tu che imitasti l’Agnello immacolato nell’esimia purezza della vita, nell’esercizio delle più eroiche virtù nella lotta gloriosa del martirio, prega per noi, ottienici di rassomigliarti: che la fede divina illumini la nostra mente e muova le nostre azioni; che siamo e ci mostriamo dappertutto cristiani, senza rispetto umano; che otteniamo per i tuoi meriti il trionfo sulle nostre passioni e sugli assalti di satana; che accesi come te di ardente zelo possiamo essere fatti degni di esercitare un santo apostolato a pro degli altri; che raggiungiamo il fine per cui il buon Dio ci creò e ci redense, la beata corona del paradiso. Amen

Martha
29-01-06, 18:37
LA CORONCINA

I. Verginella graziosa, di Gesù celeste sposa che in difesa della fede ti mettesti sotto il piede le minacce e il vano onore dell’iniquo e rio pretore. Fa’ che in noi conviva insieme vera fede, amore e speme.
Rit.: O eroina del cielo, Agata bella,splendi al mio morir propizia stella.

II. A convivere costretta nella casa maledetta, sempre di animo costante e a Gesù fedele amante, custodisti con fortezza la tua angelica purezza. Deh, ci ottiene dal Signore la beltà del tuo candore.
Rit. O eroina del cielo, Agata bella,splendi al mio morir propizia stella.

III. Del divino ardor ripiena, ripigliasti nuova Iena in udir bestemmie ardite dal tiranno proferite onde tempio già deriso ti percosse ancor sul viso. Fa’ che noi soffriam disprezzi per goder gli eterni vezzi.
Rit. O eroina del cielo, Agata bella,splendi al mio morir propizia stella.

IV. Sei l’esempio di costanza del tuo amante a somiglianza: nell’eculeo ligata, fosti tutta straziata sin dal sen ti fùr strappate le mammelle tue sacrate. Fa’ che abbiamo noi fortezza nel soffrir ogni amarezza.
Rit. O eroina del cielo, Agata bella,splendi al mio morir propizia stella.

V. Per guarirti il casto petto scese Pier del ciel eletto con celeste medicina, ma tu amazzone eroina rifiutasti il grato unguento per aver maggior tormento. Fa’ che noi di questo mondo non alletti il senso immondo.
Rit. O eroina del cielo, Agata bella,splendi al mio morir propizia stella.

VI. Posta sopra ardente brace, non fu teco il fuoco audace anzi il cielo, assai sdegnato, per sì barbaro attentato, scoppiò i fulmini più fieri contro l’empio e i consiglieri. Fa’ che odiamo noi gli errori per schivar gli eterni ardori.
Rit. O eroina del cielo, Agata bella,splendi al mio morir propizia stella.

VII. Ritornata alla prigione, quale intrepido campione, vincitrice trionfante, là nel mezzo già spirante, desti a Dio tuo corpo e vita, vera vittima gradita. Fa’ che tocchi a noi la sorte di ottener la stessa morte.
Rit. O eroina del cielo, Agata bella,splendi al mio morir propizia stella.

Martha
29-01-06, 18:38
ORAZIONE DEI CREMONESI

O Dio nostro Padre, ti ringraziamo per la testimonianza di fede e di virtù cristiana che hai fatto risplendere in sant’Agata, da noi venerata come nostra patrona. Nel ricordare la fermezza invincibile con cui essa difese la sua fede e la sua verginità, fino al martirio, ti preghiamo di donare anche a noi la grazia di procedere con fedeltà e costanza sulla via della santità. E come hai confortato sant’Agata in carcere con la visione dell’apostolo Pietro, così aiuta sempre anche noi con la presenza del tuo Santo Spirito. Tu che hai dato a sant’Agata la grazia di liberare la sua città dalle rovine di incendi e terremoti, libera anche noi da ogni pericolo; allontana dalla nostra città e dalla nostra patria divisioni e discordie; concedi a tutti gli uomini una vita buona e serena, nell’onestà e nella pace. Fa’ che come custodiamo in questa chiesa le sue reliquie e la sacra tavola del suo sepolcro, così custodiamo fermamente nel cuore la fede e la speranza, e viviamo sempre nell’amore verso te e verso i nostri fratelli, per partecipare un giorno alla beatitudine dei tuoi santi. Amen.

Martha
29-01-06, 18:39
INNO A SANT'AGATA

Inneggiamo alla martire invitta rifulgente di luce divina inneggiamo alla grande eroina presso l’ara cosparsa di fior. Anelante di palpiti sacri si diffonda la gioia nel cielo ed all’ombra del mistico velo sorga l’inno festoso dei cuor
Rit. Tu che splendi in paradiso coronata di vittoria, o sant’Agata, la gloria per noi prega di lassù.

Esultante nei duri tormenti luminosa nel carcere oscuro ella affronta con animo puro le minacce di un uomo crudel; non ascolta le vane lusinghe le promesse d’un sogno radioso vince il fuoco e del cielo armonioso l’innamora l’eterno splendor.
Rit. Tu che splendi in paradiso coronata di vittoria, o sant’Agata, la gloria per noi prega di lassù.

Per i secoli vola il suo nome e risuona pei monti e sul mare circonfuso di sole l’altare il suo corpo conserva fedel. Su! Leviam, cittadini, l’evviva al valor centenario, possente di colei che pregava morente il Signor della vita immortal.
Rit. Tu che splendi in paradiso coronata di vittoria, o sant’Agata, la gloria per noi prega di lassù.

Martha
29-01-06, 18:40
SALVE, O MARTIRE

Il Signore corona di gigli sul tuo capo benigno compose: in un serto di spine e di rose innocenza e martirio baciò.
Rit. Salve, salve, o martire bella, o sant’Agata nostra patrona; a te giunga la prece del cuore, a te salgano i nostri sospir.

Noi devoti fermenti d’amore a te, santa, fidenti corriamo: da te, vergine, noi tutti imploriamo di purezza l’amabile fior.
Rit. Salve, salve, o martire bella, o sant’Agata nostra patrona; a te giunga la prece del cuore, a te salgano i nostri sospir.

Noi devoti fidenti veniamo a te, santa, patrona dei cuori: da te forza noi tutti attendiamo quella forza che vincer ti fè.
Rit. Salve, salve, o martire bella, o sant’Agata nostra patrona; a te giunga la prece del cuore, a te salgano i nostri sospir.

La tua patria, benigna, proteggi dai perigli di fuoco e di mare; dai cattivi che vogliono il male la difendi col tuo poter.
Rit. Salve, salve, o martire bella, o sant’Agata nostra patrona; a te giunga la prece del cuore, a te salgano i nostri sospir.

Augustinus
04-02-06, 22:05
http://img165.imageshack.us/img165/3872/lanfrancoschleier010806sl4.jpg Giovanni Lanfranco, S. Pietro risana S. Agata, 1613-14, Galleria Nazionale, Parma

http://img387.imageshack.us/img387/535/agata8gu.jpg Andrea Vaccaro, S. Agata in prigione, XVII sec., Museo del Prado, Madrid

http://img387.imageshack.us/img387/5926/ng24941ha.jpg Giovanni Cariani, Ritratto di giovane donna come S. Agata martire, 1616, National Gallery of Scotland, Edinburgo

http://img475.imageshack.us/img475/8007/santagata1ho9.jpg Francesco Guarino, S. Agata, Matera

http://img247.imageshack.us/img247/930/santagata1qb9.jpg Antonio Balestra, Martirio di S. Agata, XVII - XVIII sec., Abbazia di Villanova

http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/YBCPH3/89-004291.jpg Jean Bellegambe, Martirio di S. Agata, XV-XVI sec., musée de la Chartreuse, Douai

http://img219.imageshack.us/img219/685/agata5lh9.jpg Pietro de Benedetto dei Franceschi, S. Agata martire, pala del Polittico di S. Antonio, 1460-70, Galleria Nazionale dell'Umbria, Perugia

Augustinus
05-02-06, 13:30
S. Lucia (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=77195)

Augustinus
08-02-06, 21:55
Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 786-787

5 FEBBRAIO

SANT'AGATA, VERGINE E MARTIRE

Oggi festeggiamo Agata, la Vergine siciliana. Le tristezze del tempo in cui siamo non devono sottrarre nulla alla magnificenza degli omaggi che le sono dovuti. Mentre cantiamo la sua gloria, ne contempleremo gli esempi; ed ella, dall'alto dei cieli, si degnerà sorriderci e c'incoraggerà a proseguire nella via che sola può ricondurci a colui ch'ella seguì sino alla fine, ed al quale ora sta unita per sempre.

VITA. - Agata nacque a Catania o a Palermo. Sappiamo da san Metodio di Costantinopoli ch'ella apparteneva a famiglia cristiana e che ebbe molto a soffrire sia per conservare la verginità che per il martirio. Però non abbiamo alcun documento contemporaneo sulla vita di lei e sul suo martirio, di cui ignoriamo persino la data. Dalla Sicilia, ove divenne celebre per l'efficacia del suo velo contro le eruzioni dell'Etna, il culto di sant'Agata si diffuse molto rapidamente in tutta la Chiesa. San Gregorio Magno inserì il suo nome nel Canone della Messa, e fu composto un Ufficio proprio in suo onore nel X secolo.

Preghiera.

Com'è bella la tua palma, o Agata! Ma quanto furono lunghi e crudeli i combattimenti che hai sostenuti per ottenerla! Tu hai vinto preservando la fede e la verginità; ma il tuo sangue arrossò l'arena e le tue ferite testimoniarono agli Angeli il coraggio nel conservarti fedele al Salvatore. Tutta la Chiesa ti saluta oggi, o Vergine e Martire! Ella sa che non la dimentichi mai, e che la tua beatitudine non ti fa indifferente ai suoi bisogni. Sii nostra sorella: e anche nostra madre. Quanti secoli sono trascorsi dal giorno in cui lasciasti il tuo corpo, dopo averlo santificato con la purezza e la sofferenza! ma, ahimé! sempre quaggiù esiste ed esisterà la guerra fra lo spirito e la carne. Assisti i tuoi fratelli, ravvivando nei loro cuori la scintilla di quel sacro fuoco che il mondo e le passioni vorrebbero estinguere.

In questi giorni, in cui ogni cristiano si ritempra nelle acque salutari della compunzione, riaccendi ovunque il timore di Dio, che veglia contro le aggressioni d'una natura corrotta, lo spirito di peni*tenza che ripara le debolezze colpevoli, l'amore che addolcisce il giogo ed assicura la perseveranza. Ripetute volte il tuo velo verginale, presentato ai torrenti incandescenti della lava che scorrevano lungo i fianchi dell'Etna, ne arrestò il corso sotto gli occhi di tutto il popolo: opponi, e ne sentiamo impellenti il "bisogno" la potenza delle tue innocenti preghiere alla marea di corruzione che dilaga sempre più in mezzo a noi, minacciando d'abbassare i nostri costumi al livello di quelli del paganesimo. Il tempo stringe, o Agata! Viene in soccorso delle nazioni infettate dal veleno d'una letteratura infame; allontana questa coppa velenosa dalle labbra di coloro che non l'hanno ancora toccata; e strappala di mano a quelli che vi hanno già attinta la morte. Risparmiaci l'onta di vedere il trionfo del sensualismo che sta per divorare l'Europa, ed annienta i piani concepiti dall'inferno.

Augustinus
04-02-07, 23:18
http://santiebeati.it/immagini/Original/22650/22650.JPG

Augustinus
05-02-07, 15:46
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 5 febbraio 1997

Carissimi Fratelli e Sorelle!

L’influenza è entrata nella casa del Papa ed ha raggiunto anche me. Il medico mi ha sconsigliato di uscire e, in particolare, mi ha chiesto di rinunciare alla consueta Udienza generale del mercoledì.

Debbo perciò limitarmi a salutarvi dalla finestra del mio studio. Lo faccio con grande affetto, ringraziandovi della vostra presenza nonostante la pioggia e della vostra preghiera.

Celebriamo oggi la memoria di sant’Agata, martirizzata a Catania, probabilmente durante la persecuzione di Decio, nel terzo secolo. Agata significa «buona». Il nome corrisponde alla realtà: «Sant’Agata è veramente buona — abbiamo letto nella Liturgia delle Ore di stamane — perché, essendo di Dio, si trova dalla parte del suo Sposo, Cristo, per renderci partecipi di quel bene di cui il suo nome porta il valore e il significato».

Sorgente di ogni bontà è Dio, nostro sommo bene. Auguro a tutti di essere «buoni», cioè fedeli testimoni dell’amore del Padre celeste, che ci colma di tanti doni e ci chiama a partecipare alla sua stessa gioia.

Chi ha questa fede conserva, anche in mezzo alle difficoltà, quella pace profonda che nasce dal fiducioso abbandono nelle mani sempre provvide e sapienti di Dio, che non turba la gioia dei suoi figli se non per prepararne una più intima e più grande.

Saluto ciascuno di voi qui presenti; invio il mio cordiale pensiero agli ammalati, assicurando a tutti un particolare ricordo nella preghiera.

Invocando la protezione della Vergine Santa, vi benedico con affetto.

Augustinus
04-02-08, 17:42
St. Agatha

One of the most highly venerated virgin martyrs of Christian antiquity, put to death for her steadfast profession of faith in Catania, Sicily. Although it is uncertain in which persecution this took place, we may accept, as probably based on ancient tradition, the evidence of her legendary life, composed at a later date, to the effect that her martyrdom occurred during the persecution of Decius (250-253).

Historic certitude attaches merely to the fact of her martyrdom and the public veneration paid her in the Church since primitive times. In the so-called Martyrologium Hieronymianum (ed. De Rossi and Duchesne, in Acta SS., Nov. II, 17) and in the ancient Martyrologium Carthaginiense dating from the fifth or sixth century (Ruinart, Acta Sincera, Ratisbon, 1859, 634), the name of St. Agatha is recorded on 5 February. In the sixth century Venantius Fortunatus mentions her in his poem on virginity as one of the celebrated Christian virgins and martyrs (Carm., VIII, 4, De Virginitate: Illic Euphemia pariter quoque plaudit Agathe Et Justina simul consociante Thecla. etc.). Among the poems of Pope Damasus published by Merenda and others is a hymn to St. Agatha (P.L., XIII, 403 sqq.; Ihm, Damasi Epigrammata, 75, Leipzig, 1895). However, this poem is not the work of Damasus but the product of an unknown author at a later period, and was evidently meant for the liturgical celebration of the Saint's feast. Its content is drawn from the legend of St. Agatha, and the poem is marked by end-rhyme. From a letter of Pope Gelasius (492-496) to a certain Bishop Victor (Thiel. Epist. Roman. Pont., 495) we learn of a Basilica of St. Agatha in fundo Caclano, e.g., on the estate of that name. The letters of Gregory I make mention of St. Agatha at Rome, in the Subura, with which a diaconia or deaconry was connected (Epp., IV, 19; P.L., LXXVII, 688). It was in existence as early as the fifth century, for in the latter half of that century Rieimer enriched it with a mosaic. This same church was given the Arian Goths by Rieimer and was restored to Catholic worship by Pope Gregory I (590-604).

Although the martyrdom of St. Agatha is thus authenticated, and her veneration as a saint had even in antiquity spread beyond her native place, we still possess no reliable information concerning the details of her glorious death. It is true that we have the Acts of her martyrdom in two versions, Latin and Greek, the latter deviating from the former (Acta SS., I, Feb., 595 sqq.). Neither of these recensions, however, can lay any claim to historical credibility, and neither gives the necessary internal evidence that the information it contains rests, even in the more important details, upon genuine tradition. If there is a kernel of historical truth in the narrative, it has not as yet been possible to sift it out from the later embellishments. In their present form the Latin Acts are not older than the sixth century. According to them Agatha, daughter of a distinguished family and remarkable for her beauty of person, was persecuted by the Senator Quintianus with avowals of love. As his proposals were resolutely spurned by the pious Christian virgin, he committed her to the charge of an evil woman, whose seductive arts, however, were baffled by Agatha's unswerving firmness in the Christian faith. Quintianus then had her subjected to various cruel tortures. Especially inhuman seemed his order to have her breasts cut off, a detail which furnished to the Christian medieval iconography the peculiar characteristic of Agatha. But the holy virgin was consoled by a vision of St. Peter, who miraculously healed her. Eventually she succumbed to the repeated cruelties practised on her. As already stated, these details, in so far as they are based on the Acts, have no claim to historical credibility. Allard also characterizes the Acts as the work of a later author who was more concerned with writing an edifying narrative, abounding in miracles, than in transmitting historical traditions.

Both Catania and Palermo claim the honour of being Agatha's birthplace. Her feast is kept on 5 February; her office in the Roman Breviary is drawn in part from the Latin Acts. Catania honours St. Agatha as her patron saint, and throughout the region around Mt. Etna she is invoked against the eruptions of the volcano, as elsewhere against fire and lightning. In some places bread and water are blessed during Mass on her feast after the Consecration, and called Agatha bread.

Bibliography

Acta SS., loc. cit.; JOAN DE GROSSIS, Agatha Catanensis sive de natali patria S. Agathae, dissert. histor. (Paris, 1886), II, 301 sqq.; Hymnus de S. Agatha, in IHM, Damasi epigrammata (Leipzig, 1895), 75 sqq.; BUTLER, Lives, 5 Feb.

Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. I, New York, 1907 (http://www.newadvent.org/cathen/01203c.htm)

Augustinus
04-02-08, 17:46
http://www.studioesseci.net/allegati/mostre/368/13_m.jpg Guido Cagnacci, S. Agata, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Modena

Holuxar
05-02-17, 20:04
Domenica 5 febbraio 2017: SANT'AGATA, VERGINE E MARTIRE, E DOMENICA QUINTA DOPO L'EPIFANIA…




Guéranger, L'anno liturgico - Quinta Domenica dopo l'Epifania (http://www.unavoce-ve.it/pg-epifania-dom5.htm)
“DOMENICA QUINTA DOPO L'EPIFANIA.”
Guéranger, L'anno liturgico - 5 febbraio. Sant'Agata, Vergine e Martire (http://www.unavoce-ve.it/pg-5feb.htm)
“5 FEBBRAIO: SANT'AGATA, VERGINE E MARTIRE.”



http://www.sodalitium.biz/santagata/



Domenica 5 febbraio 2017: Santa Messa – 5° d. Epifania don Floriano (https://www.youtube.com/channel/UCgigVH1_cycHasvCb8ECH8w)
https://www.youtube.com/watch?v=iIdu-Vae9rE
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz (https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz)
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
Omelie IT - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/omelie-it.php)
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"Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico http://www.radiospada.org e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com"

“5 febbraio 2017: DOMENICA QUINTA DOPO L'EPIFANIA.
MESSA
EPISTOLA (Col 3,12-17). - Fratelli: Rivestitevi come eletti di Dio, santi ed amati, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di modestia, di pazienza, sopportandovi a vicenda, e perdonandovi scambievolmente, se alcuno ha di che dolersi d'un altro; come il Signore ci ha perdonati, così fate anche voi. Ma soprattutto abbiate la carità, che è il vincolo della perfezione. E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati in un solo corpo, trionfi nei vostri cuori; e siate riconoscenti. La parola di Cristo abiti in voi nella sua pienezza con ogni sapienza. Istruitevi ed esortatevi tra di voi con salmi, inni e cantici spirituali, dolcemente a Dio cantando nei vostri cuori. Qualsiasi cosa diciate o facciate, tutto fate nel nome del Signore Gesù Cristo, ringraziando Dio Padre per Gesù Cristo nostro Signore.
Ammaestrato alla scuola dell'Uomo-Dio che si è degnato di abitare su questa terra, il cristiano deve esercitarsi nella misericordia verso i suoi fratelli. Questo mondo, purificato dalla presenza del Verbo incarnato, diventerà per noi l'asilo della pace, se sapremo meritare i titoli che ci da l'Apostolo, di eletti di Dio, santi e prediletti. Questa pace deve riempire innanzitutto il cuore di ogni cristiano, e porlo in un continuo gaudio che trova gusto ad effondersi nel canto delle lodi di Dio. Ma soprattutto la Domenica i fedeli, unendosi alla santa Chiesa, nei suoi salmi e nei suoi cantici, adempiono quel dovere così caro al loro cuore. Nella pratica quotidiana della vita, ricordiamoci anche del consiglio che ci da l'Apostolo al termine di quest'Epistola, e pensiamo a fare tutto in nome di Gesù Cristo, per essere accetti in tutto al nostro Padre celeste.
VANGELO (Mt 13,24-30). - In quel tempo: Gesù propose alle turbe questa parabola: Il regno dei cieli è simile ad un uomo che seminò buon seme nel suo campo. Ma nel tempo che gli uomini dormivano, sen venne il suo nemico a seminare del loglio nel suo campo e se ne andò. Come poi il seminato germogliò e granì» allora apparve anche il loglio. E i servi del padrone di casa andarono a dirgli: Signore, non hai seminato buon seme nel tuo campo? Come mai dunque c'è il loglio ? Ed egli rispose loro: Qualche nemico ha fatto questo. E i servi dissero: Vuoi che andiamo a sterparlo ? Ma egli: No, che, cogliendo il loglio, non sbarbiate con esso anche il grano. Lasciate che l'uno e l'altro crescano fino alla mietitura: e al tempo della messe, dirò ai mietitori: Raccogliete prima il loglio e legatelo in fasci, per bruciarlo; il grano poi riponetelo nel mio granaio.
Il regno dei cieli di cui parla qui il Salvatore è la Chiesa militante, la società di coloro che credono in lui. Tuttavia, quel campo che egli ha coltivato con tanta cura, è seminato di zizzania; vi sono scivolate le eresia, vi si moltiplicano gli scandali. Dobbiamo dubitare per questo della provvidenza di Colui che tutto conosce, e senza il cui permesso nulla può accadere? Lungi da noi questo pensiero! Il maestro ci dice egli stesso che dev'essere così. L'uomo ha ricevuto la libertà del bene e del male: spetta a lui usarne, come spetta a Dio far rivolgere tutto alla sua gloria. Spunti dunque l'eresia come una pianta maledetta: sappiamo che verrà il giorno in cui sarà sradicata; più d'una volta, anzi, la si vedrà seccare sul suo stesso tronco, nell'attesa del giorno in cui dovrà essere tolta e gettata nel fuoco. Dove sono oggi le eresie che desolarono la Chiesa nei suoi primi tempi? E lo stesso è avvenuto per gli scandali che sorgono nel seno stesso della Chiesa. Questa zizzania è un flagello, ma è necessario che noi siamo provati. Il padre di famiglia non vuole che si tolga l'erba parassita, perché non si abbia a nuocere anche al grano. Perché? Perché la convivenza dei buoni e dei cattivi è un utile esercizio per i primi, insegnando ad essi a non tener conto dell'uomo, ma ad elevarsi più in alto. Di più: la misericordia del Signore è tanta, e quanto è zizzania può a volte, per la grazia divina trasformarsi in grano. Abbiamo dunque pazienza; ma poiché il nemico semina zizzania solo durante il sonno dei custodi del campo, preghiamo per i pastori, e chiediamo per essi al loro divino Capo quella vigilanza che è la principale garanzia della salvezza del gregge, e che è indicata, come la prima loro dote, dal nome stesso che la Chiesa loro impone.
PREGHIAMO
Custodisci, Signore, con inesauribile pietà la tua famiglia; che si basa solo sulla speranza della grazia celeste, affinché sia sempre munita della tua protezione.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 246-247.”


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“5 FEBBRAIO 2017: SANT'AGATA, VERGINE E MARTIRE.
Oggi festeggiamo Agata, la Vergine siciliana. Le tristezze del tempo in cui siamo non devono sottrarre nulla alla magnificenza degli omaggi che le sono dovuti. Mentre cantiamo la sua gloria, ne contempleremo gli esempi; ed ella, dall'alto dei cieli, si degnerà sorriderci e c'incoraggerà a proseguire nella via che sola può ricondurci a colui ch'ella seguì sino alla fine, ed al quale ora sta unita per sempre.
VITA. - Agata nacque a Catania o a Palermo. Sappiamo da san Metodio di Costantinopoli ch'ella apparteneva a famiglia cristiana e che ebbe molto a soffrire sia per conservare la verginità che per il martirio. Però non abbiamo alcun documento contemporaneo sulla vita di lei e sul suo martirio, di cui ignoriamo persino la data. Dalla Sicilia, ove divenne celebre per l'efficacia del suo velo contro le eruzioni dell'Etna, il culto di sant'Agata si diffuse molto rapidamente in tutta la Chiesa. San Gregorio Magno inserì il suo nome nel Canone della Messa, e fu composto un Ufficio proprio in suo onore nel X secolo.
Preghiera.
Com'è bella la tua palma, o Agata! Ma quanto furono lunghi e crudeli i combattimenti che hai sostenuti per ottenerla! Tu hai vinto preservando la fede e la verginità; ma il tuo sangue arrossò l'arena e le tue ferite testimoniarono agli Angeli il coraggio nel conservarti fedele al Salvatore. Tutta la Chiesa ti saluta oggi, o Vergine e Martire! Ella sa che non la dimentichi mai, e che la tua beatitudine non ti fa indifferente ai suoi bisogni. Sii nostra sorella: e anche nostra madre. Quanti secoli sono trascorsi dal giorno in cui lasciasti il tuo corpo, dopo averlo santificato con la purezza e la sofferenza! ma, ahimé! sempre quaggiù esiste ed esisterà la guerra fra lo spirito e la carne. Assisti i tuoi fratelli, ravvivando nei loro cuori la scintilla di quel sacro fuoco che il mondo e le passioni vorrebbero estinguere.
In questi giorni, in cui ogni cristiano si ritempra nelle acque salutari della compunzione, riaccendi ovunque il timore di Dio, che veglia contro le aggressioni d'una natura corrotta, lo spirito di peni­tenza che ripara le debolezze colpevoli, l'amore che addolcisce il giogo ed assicura la perseveranza. Ripetute volte il tuo velo verginale, presentato ai torrenti incandescenti della lava che scorrevano lungo i fianchi dell'Etna, ne arrestò il corso sotto gli occhi di tutto il popolo: opponi, e ne sentiamo impellenti il "bisogno" la potenza delle tue innocenti preghiere alla marea di corruzione che dilaga sempre più in mezzo a noi, minacciando d'abbassare i nostri costumi al livello di quelli del paganesimo. Il tempo stringe, o Agata! Viene in soccorso delle nazioni infettate dal veleno d'una letteratura infame; allontana questa coppa velenosa dalle labbra di coloro che non l'hanno ancora toccata; e strappala di mano a quelli che vi hanno già attinta la morte. Risparmiaci l'onta di vedere il trionfo del sensualismo che sta per divorare l'Europa, ed annienta i piani concepiti dall'inferno.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 786-787.”


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Ligue Saint Amédée (https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf)
www.SaintAmedee.ch/ (http://www.saintamedee.ch/)
"Dimanche 5 Février : Cinquième après l'Epiphanie"


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"5 Février : Les Saints Martyrs du Japon († 1597)"


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"5 Février : Sainte Agathe, Vierge et Martyre († 254)"



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Carlo Di Pietro - Sursum Corda (https://www.facebook.com/carlomariadipietro/)
“Preghiera al Santo del giorno.
A Catània, in Sicilia, il natale di sant’Agata, Vergine e Martire, che, al tempo dell’imperatore Décio, sotto il Giudice Quinziàno, dopo gli schiaffi e il carcere, dopo l’eculeo e la distorsione di membra, dopo il taglio delle mammelle, dopo essere stata voltolata sopra cocci e brage, finalmente, in prigione, pregando Iddio, finì la vita.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare sant’Agata, Vergine e Martire, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questa santa Vergine e Martire, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, sant’Agata, Vergine e Martire, possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
#sdgcdpr (https://www.facebook.com/hashtag/sdgcdpr)”


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Sant'Agata - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santagata/)
http://www.sodalitium.biz/santagata/
“5 febbraio, Sant’Agata Vergine e Martire.
“A Catania, in Sicilia, il natale di sant’Agata, Vergine e Martire, che, al tempo dell’imperatore Decio, sotto il Giudice Quinziano, dopo gli schiaffi e il carcere, dopo l’eculeo e la distorsioni di membra, dopo il taglio delle mammelle, dopo essere stata volto­ lata sopra cocci e brage, finalmente, in prigione, pregando Iddio, finì la vita”.
O gloriosa sant’Agata, che per non tradire la fede giurata a Gesù, generosamente sprezzaste tutte le offerte del governatore Quinziano, quando vi cercò in sposa e protestaste con coraggio di voler subire tutti i supplizi anziché rinnegare la vostra fede, fate che l’interesse ed il rispetto umano non ci portino a violare i nostri santi propositi. Voi che sapeste serbarvi immacolata in mezzo alle tentazioni più pericolose e violente, otteneteci dal Signore la grazia di resistere sempre coraggiosamente agli assalti del demonio e fate che ci gloriamo sempre di essere seguaci del Crocifisso, disposti a soffrire anche la morte piuttosto che offenderlo menomamente. Così sia.”


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/fig.-3-Andrea-Vaccaro-S.-Agata-92-72-particolare-del-collo-Uruguay-collezione-Gonzales-300x232.jpg









Guéranger, L'anno liturgico - Quinta Domenica dopo l'Epifania (http://www.unavoce-ve.it/pg-epifania-dom5.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-epifania-dom5.htm
Guéranger, L'anno liturgico - 5 febbraio. Sant'Agata, Vergine e Martire (http://www.unavoce-ve.it/pg-5feb.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-5feb.htm






Luca, Sursum Corda!

Holuxar
05-02-18, 19:23
5 FEBBRAIO 2018: SANT'AGATA, VERGINE E MARTIRE; LUNEDÌ DI SESSAGESIMA…



"Guéranger, L'anno liturgico - 5 febbraio. Sant'Agata, Vergine e Martire."
Guéranger, L'anno liturgico - 5 febbraio. Sant'Agata, Vergine e Martire (http://www.unavoce-ve.it/pg-5feb.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-5feb.htm
“5 FEBBRAIO SANT'AGATA, VERGINE E MARTIRE.
Oggi festeggiamo Agata, la Vergine siciliana. Le tristezze del tempo in cui siamo non devono sottrarre nulla alla magnificenza degli omaggi che le sono dovuti. Mentre cantiamo la sua gloria, ne contempleremo gli esempi; ed ella, dall'alto dei cieli, si degnerà sorriderci e c'incoraggerà a proseguire nella via che sola può ricondurci a colui ch'ella seguì sino alla fine, ed al quale ora sta unita per sempre.
VITA. - Agata nacque a Catania o a Palermo. Sappiamo da san Metodio di Costantinopoli ch'ella apparteneva a famiglia cristiana e che ebbe molto a soffrire sia per conservare la verginità che per il martirio. Però non abbiamo alcun documento contemporaneo sulla vita di lei e sul suo martirio, di cui ignoriamo persino la data. Dalla Sicilia, ove divenne celebre per l'efficacia del suo velo contro le eruzioni dell'Etna, il culto di sant'Agata si diffuse molto rapidamente in tutta la Chiesa. San Gregorio Magno inserì il suo nome nel Canone della Messa, e fu composto un Ufficio proprio in suo onore nel X secolo.
Preghiera.
Com'è bella la tua palma, o Agata! Ma quanto furono lunghi e crudeli i combattimenti che hai sostenuti per ottenerla! Tu hai vinto preservando la fede e la verginità; ma il tuo sangue arrossò l'arena e le tue ferite testimoniarono agli Angeli il coraggio nel conservarti fedele al Salvatore. Tutta la Chiesa ti saluta oggi, o Vergine e Martire! Ella sa che non la dimentichi mai, e che la tua beatitudine non ti fa indifferente ai suoi bisogni. Sii nostra sorella: e anche nostra madre. Quanti secoli sono trascorsi dal giorno in cui lasciasti il tuo corpo, dopo averlo santificato con la purezza e la sofferenza! ma, ahimé! sempre quaggiù esiste ed esisterà la guerra fra lo spirito e la carne. Assisti i tuoi fratelli, ravvivando nei loro cuori la scintilla di quel sacro fuoco che il mondo e le passioni vorrebbero estinguere.
In questi giorni, in cui ogni cristiano si ritempra nelle acque salutari della compunzione, riaccendi ovunque il timore di Dio, che veglia contro le aggressioni d'una natura corrotta, lo spirito di penitenza che ripara le debolezze colpevoli, l'amore che addolcisce il giogo ed assicura la perseveranza. Ripetute volte il tuo velo verginale, presentato ai torrenti incandescenti della lava che scorrevano lungo i fianchi dell'Etna, ne arrestò il corso sotto gli occhi di tutto il popolo: opponi, e ne sentiamo impellenti il "bisogno" la potenza delle tue innocenti preghiere alla marea di corruzione che dilaga sempre più in mezzo a noi, minacciando d'abbassare i nostri costumi al livello di quelli del paganesimo. Il tempo stringe, o Agata! Viene in soccorso delle nazioni infettate dal veleno d'una letteratura infame; allontana questa coppa velenosa dalle labbra di coloro che non l'hanno ancora toccata; e strappala di mano a quelli che vi hanno già attinta la morte. Risparmiaci l'onta di vedere il trionfo del sensualismo che sta per divorare l'Europa, ed annienta i piani concepiti dall'inferno.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 786-787.”





"Sant'Agata - Sodalitium."
Sant'Agata - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santagata/)
http://www.sodalitium.biz/santagata/
“5 febbraio, Sant’Agata Vergine e Martire.
“A Catania, in Sicilia, il natale di sant’Agata, Vergine e Martire, che, al tempo dell’imperatore Decio, sotto il Giudice Quinziano, dopo gli schiaffi e il carcere, dopo l’eculeo e la distorsioni di membra, dopo il taglio delle mammelle, dopo essere stata voltolata sopra cocci e brage, finalmente, in prigione, pregando Iddio, finì la vita”.
O gloriosa sant’Agata, che per non tradire la fede giurata a Gesù, generosamente sprezzaste tutte le offerte del governatore Quinziano, quando vi cercò in sposa e protestaste con coraggio di voler subire tutti i supplizi anziché rinnegare la vostra fede, fate che l’interesse ed il rispetto umano non ci portino a violare i nostri santi propositi. Voi che sapeste serbarvi immacolata in mezzo alle tentazioni più pericolose e violente, otteneteci dal Signore la grazia di resistere sempre coraggiosamente agli assalti del demonio e fate che ci gloriamo sempre di essere seguaci del Crocifisso, disposti a soffrire anche la morte piuttosto che offenderlo menomamente. Così sia.”


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Ligue Saint Amédée (http://www.saintamedee.ch/)
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“5 février : Sainte Agathe, Vierge et Martyre († 254).”


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"Procession de Sainte Agathe à Saint Marin, Patronne de l'Etat."


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"5 Février : Les Saints Martyrs du Japon († 1597)"


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"5 febbraio 1875. Venerabili Fratelli (...) avete fatto un guadagno non piccolo se avete pazienza e se avete sopportato ogni prova in nome di Gesù e non avete disertato (nonostante la persecuzione causata e condotta dai legislatori iniqui). Alzate lo sguardo a Colui che Vi ha preceduto soffrendo tormenti più gravi: "andò incontro a pena di morte ignominiosa, affinché le sue membra imparassero a fuggire le ambizioni mondane, a non temere affatto i terrori, ad amare le avversità in nome della verità, a rifiutare con spavento la prosperità". Colui che Vi ha sospinti in questa battaglia, Vi darà forze adeguate ad essa. "In Lui è la speranza, a Lui sottomettiamoci e chiediamo misericordia". Già vedete che è accaduto ciò che Egli aveva profetizzato: dunque abbiate fiducia che senza dubbio Egli manterrà la sua promessa. Egli disse: "Nel mondo sarete oppressi, ma abbiate fiducia: Io ho vinto il mondo" (Gv 16,33).
da S.S. Pio IX, Quod nunquam"


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“5 febbraio 2018: LUNEDÌ DI SESSAGESIMA.
I peccati dei primi uomini.
"Ogni carne seguiva la via della corruzione". Così la terribile lezione data agli uomini nella persona d'Adamo ed Eva, con l'espulsione dal paradiso di delizie, venne completamente dimenticata. Né la certezza d'una morte più o meno vicina, né le umiliazioni dell'entrata in questa vita, né i dolori e le fatiche di cui essa è seminata: niente aveva potuto sottometterli all'impero di Colui che faceva sentire tutto il peso della sua mano. Neppure la speranza d'essere un giorno redenti dal celeste Mediatore, figlio della donna, o il pensiero della felicità e degli onori perduti riusciva a tenere in alto i loro cuori ed a strapparli agli istinti peccaminosi.
Curvo per anni ed anni sotto il giogo della penitenza, testimonio vivente della bontà e della giustizia del Signore, il povero Adamo perdeva ogni giorno più il prestigio del suo esempio sui figli che vedeva moltiplicarsi intorno. E quando il vegliardo discese nella tomba, la sua stirpe si mostrò ancor più dimentica dei legami di servitù e di dipendenza che li subordinavano al Creatore. Il fatto che i figli di Set fecero alleanza con la famiglia di Caino, sta a significare che l'intera discendenza umana protestava contro il suo Autore e pretendeva adorare solo se stessa.
Eppure Dio non li aveva lasciati indifesi contro la fatale concupiscenza che li trascinava al basso, e offriva loro il soccorso della sua grazia per vincere la superbia e i lacci della sensualità; i futuri meriti del Redentore erano già presenti al cospetto della suprema giustizia, perché l'Agnello ch'era stato immolato fin dal principio del mondo (Ap 13,8) li anticipava alle generazioni preestistenti al grande Sacrificio, così che ogni uomo era giustificato come Noè, e come lui fatto degno dell'eterne compiacenze. Ciò nonostante, i pensieri del suo cuore inclinavano più al male che al bene, e si moltiplicavano e prevalevano nel mondo i nemici di Dio. Allora, secondo l'ingenua espressione di Mosè, Dio si pentì d'aver fatto l'uomo sulla terra, e decise di distruggerlo insieme alla sua generazione perversa con le acque del diluvio, ad eccezione d'una sola famiglia. Forse costretto dopo una tale catastrofe a ritornare ai suoi eterni destini, il genere umano avrebbe imparato finalmente a conoscere meglio la naturale dipendenza dal suo Autore.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 442-443."


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“Il 5 febbraio 1840 veniva assassinato in Damasco da Ebrei, nel contesto di un omicidio rituale, padre Tommaso da Calangianus (Diocesi di Ampurias, Sardegna), Missionario Apostolico dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini.”


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“5 FEBBRAIO 2018: SANT'AGATA, VERGINE E MARTIRE.”


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Luca, Sursum Corda!