vlad84
11-02-05, 10:09
BARI - L’amministratore delegato e vicepresidente di Conad (Consorzio nazionale dettaglianti che ha sede a Bologna), Camillo De Berardinis, di 55 anni, il direttore amministrativo e finanziario del Consorzio, Mauro Bosio, di 50, e altre cinque persone sono state arrestate da militari della guardia di finanza del Gico di Bari nell’ambito delle indagini sul crack da oltre 100 milioni di euro della società consortile barese «Cedi Puglia», a cui aderivano varie aziende che distribuivano e vendevano beni in diversi supermercati del gruppo (Gum, Tarantini ed ex Standa commerciale) di Puglia, Calabria e Sicilia.
Nelle ordinanze di custodia cautelare vengono contestati i reati di bancarotta fraudolenta documentale, di bancarotta per distrazione e bancarotta preferenziale in favore di altre società del gruppo Cedi Puglia ma anche in favore di Conad, che era prima creditore e poi socio di Cedi Puglia. I provvedimenti restrittivi (quattro in carcere, tre ai domiciliari) sono stati emessi dal gip del Tribunale di Bari Chiara Civitano che ha accolto le richieste dei pm inquirenti Roberto Rossi, Renato Nitti e Lorenzo Nicastro. In alcuni episodi di bancarotta, secondo la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, hanno avuto ruoli di rilievo penale i due esponenti dell’area management di Conad colpiti da provvedimenti cautelari domiciliari.
La vicenda che ha portato all’emissione di provvedimenti restrittivi per i due top manager di Conad, Camillo De Berardinis e Mauro Bosio, accusati di concorso, assieme ad altri cinque indagati, nella bancarotta fraudolenta di Cedi Puglia, comincia nel 2002 quando la situazione di dissesto della Cedi Puglia diviene allarmante anche per la stessa Conad, che vanta crediti ingenti nei confronti della società barese.
Il management del Consorzio nazionale dettaglianti (Conad) - ricostruiscono le indagini - si rende conto dei gravissimi danni che subirebbe la società emiliana in caso di decozione della società barese alla quale Conad (assieme ad altre società di area Conad) fornisce beni per importi elevatissimi.
Nel marzo 2002 - rileva il Gico della guardia di finanza - Conad decide di entrare nel capitale di Cedi Puglia e nel suo Cda al quale partecipano (come consigliere di amministrazione e come procuratore speciale) i due top manager agli arresti. Tramite i suoi due rappresentanti, Conad porta a segno un progetto che - secondo l’accusa - provoca lo svuotamento del patrimonio di Cedi Puglia ma consente al tempo stesso di far pagare i debiti solo ai creditori di area Conad a svantaggio di altri creditori, tra i quali i lavoratori della società che viene così ulteriormente spinta verso il fallimento.
Secondo l’accusa, tutti i pagamenti fatti dalla Cedi a Conad o ad aziende di area Conad avvenivano su espressa indicazione dei vertici di Conad.
Nelle ordinanze di custodia cautelare vengono contestati i reati di bancarotta fraudolenta documentale, di bancarotta per distrazione e bancarotta preferenziale in favore di altre società del gruppo Cedi Puglia ma anche in favore di Conad, che era prima creditore e poi socio di Cedi Puglia. I provvedimenti restrittivi (quattro in carcere, tre ai domiciliari) sono stati emessi dal gip del Tribunale di Bari Chiara Civitano che ha accolto le richieste dei pm inquirenti Roberto Rossi, Renato Nitti e Lorenzo Nicastro. In alcuni episodi di bancarotta, secondo la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, hanno avuto ruoli di rilievo penale i due esponenti dell’area management di Conad colpiti da provvedimenti cautelari domiciliari.
La vicenda che ha portato all’emissione di provvedimenti restrittivi per i due top manager di Conad, Camillo De Berardinis e Mauro Bosio, accusati di concorso, assieme ad altri cinque indagati, nella bancarotta fraudolenta di Cedi Puglia, comincia nel 2002 quando la situazione di dissesto della Cedi Puglia diviene allarmante anche per la stessa Conad, che vanta crediti ingenti nei confronti della società barese.
Il management del Consorzio nazionale dettaglianti (Conad) - ricostruiscono le indagini - si rende conto dei gravissimi danni che subirebbe la società emiliana in caso di decozione della società barese alla quale Conad (assieme ad altre società di area Conad) fornisce beni per importi elevatissimi.
Nel marzo 2002 - rileva il Gico della guardia di finanza - Conad decide di entrare nel capitale di Cedi Puglia e nel suo Cda al quale partecipano (come consigliere di amministrazione e come procuratore speciale) i due top manager agli arresti. Tramite i suoi due rappresentanti, Conad porta a segno un progetto che - secondo l’accusa - provoca lo svuotamento del patrimonio di Cedi Puglia ma consente al tempo stesso di far pagare i debiti solo ai creditori di area Conad a svantaggio di altri creditori, tra i quali i lavoratori della società che viene così ulteriormente spinta verso il fallimento.
Secondo l’accusa, tutti i pagamenti fatti dalla Cedi a Conad o ad aziende di area Conad avvenivano su espressa indicazione dei vertici di Conad.