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Visualizza Versione Completa : 31 - Lezioni di pensiero Monarchico !



Conterio
23-02-05, 17:27
Lezioni di pensiero monarchico

Questo Argomento, da me già aperto sul Forum “Principale” con lo scopo di essere visibile al maggior numero di persone, era stato spostato arbitrariamente sul Forum di Storia….
Non starò qui a discutere la correttezza di ciò, ma in quel modo, praticamente era “CANCELLATO”
Ora ho intenzione di portarlo avanti sul nostro Forum !


Premesse

E’ per colmare le innumerevoli lacune in campo storico delle testevuote leghiste, e per riaccendere la fiamma dell’unità e della fratellanza negli ormai sempre più numerosi e delusi amici del sud, ed infine per aprire dei dialoghi costruttivi sui valori monarchici, che intraprendo queste lezioni di pensiero monarchico a puntate, anticipando subito, che saranno da me utilizzati per spunto alcuni testi (che ritengo significativi) di autori che amano scrivere la Storia, dopo indagini accurate oppure impiegando per essi, parti di documenti non segreti, ma semplicemente e colpevolmente …ingnorati.
Non ho la pretesa di voler insegnare, ma rispondo solo ad un bisogno personale di far un poco di luce nel buio dell’oblio, ed alla necessità di allontanare le costruite falsità, dalla Storia orgogliosamente vissuta dal nostro grande Paese in epoca Monarchica.

Per fare ciò, e per capire molti dei passaggi storici importanti, occorre una parte introduttiva quasi un preambolo per meglio inquadrare il “principio” sul quale si fonda l’unione della nostra amata Patria … l’Italia !


Quale Unità per l’Italia ?

In Italia furono diverse le correnti di pensiero, che, nel periodo precedente la formazione dello Stato unitario, si ispirarono al federalismo; tutte partivano dalla presa d’atto della situazione politica italiana dell’epoca, caratterizzata dalla presenza di sette diversi Stati.
A premessa di ogni idea e giudizio , mi piace citare le parole di Napoleone Bonaparte espresse dal’Elsilio di S.Elena :

“ L’Italia è una sola nazione. L’unità dei costumi, della lingua, della letteratura dovrà finalmente, in un avvenire più o meno prossimo, riunire i suoi abitanti sotto un sol governo “

Era chiaro quindi anche nella testa del Grande Napoleone, che i tempi delle divisioni e dei servaggi stranieri erano arrivati inevitabilmente alla fine dei loro giorni … ma come ?

Tra i primi a teorizzare la soluzione federalista, ma vista come fase iniziale al processo di unificazione, fu il Conte Gian Francesco Galeoni di Napione Coccolato, il quale, nel 1791, diede alle stampe in Torino uno studio dal titolo “Idea di una confederazione delle Potenze d’Italia”.
Ancora nel 1791-92 diede alle stampe, sempre in Torino un’opera in due volumi “Dell’uso e dei pregi della lingua italiana” quale legame di nazionalità

Nel 1814, Benedetto Borselli di Savona, proponeva un’”associazione di Stati Italiani, con una Dieta di Sovrani, e di repubbliche, presieduta dal Pontefice”. Era il primo esempio si suggerimento di federalismo neo-guelfista.

Nel 1846, Vincenzo Gioberti, confermava questa teoria sul “Il primato morale e civile degli Italiani”, dove rilevava che l’Italia aveva in se tutte le condizioni del suo risorgimento nazionale e politico, senza ricorrere agli aiuti ed alle imitazioni straniere, e che l’unità italiana poteva essere realizzata dal Papa, sotto forma di una confederazione dei vari Stati.

Un’evoluzione dell’idea di Gioberti, si riscontra nel saggio “La Costituzione secondo la giustizia sociale, con un’appendice sull’unità d’Italia” che scrisse Antonio Rosmini Serbati a Napoli nel 1848. Il filosofo cattolico sosteneva (profeticamente) che l’unità sarebbe stata aiutata dal progredire dei mezzi di comunicazione che avrebbero ridotto le distanze, e dai matrimoni misti, che avrebbero attenuato le pur evidenti differenze di carattere degli Italiani.

Alla scuola neo-guelfa, si contrappongono le concezioni federaliste laiche di Giuseppe Ferrari e Carlo Cattaneo (Milano), che non ravvisavano la necessità di un organo comune tra le varie repubbliche (che sognavano), ma ritenevano fosse sufficiente il sentimento di necessità e mutuo soccorso di fronte al pericolo straniero !
Carlo Cattaneo in effetti nutriva una forte avversione nei confronti dei vicini Savoia, ed a lui è attribuito il disegno di una Lega di Stati Italiani, uniti sotto la presidenza dell’Imperatore d’Austria.
Questo concetto è il tema di diversi scritti apparsi su “Il politecnico”, un periodico di Milano del tempo.

Chi si opponeva radicalmente alle tesi Federaliste era Giuseppe Mazzini. Egli infatti ravvisava un nesso tra il frazionamento dell’Italia ed il suo servaggio…. Nell’individualismo degli Italiani stessi “che si nutre di tutte quelle gelosie, gare e vanità di città e di municipi, passioncelle abbiette e meschine che brulicano nella penisola come vermi nel cadavere di un generoso”.

Quindi, tendenza al frazionamento e decadenza italiana camminano su due rette parallele, e la conclusione di Mazzini era “solo l’unità e soltanto la repubblica possono assicurare durata alla libertà e all’indipendenza”.

In conclusione, le correnti di pensiero che agitarono la nostra penisola e prepararono il Risorgimento italiano, si polarizzarono intorno a due punti fondamentali : unità e federazione. Il 1848 fu l’anno d’oro delle concezioni federaliste, ma segnò anche l’inizio del loro declino per la sconfessione del programma neo-guelfo da parte di chi avrebbe dovuto orchestrare (Pio IX) e per il fallimento del primo esperimento di azione federale (campagna militare del 1848-49)

A presto

Conterio
24-02-05, 17:09
Il Risorgimento

E veniamo proprio alla prima campagna militare, nella quale S.M. il Re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia Carignano, uno dei fautore del federalismo neo-guelfo, si lanciò generosamente nella prima guerra d’indipendenza, al richiamo dei moti e degli innumerevoli subbugli contro lo straniero ….Il 23 marzo 1848, Re Carlo Alberto volle assegnare al suo esercito il tricolore italiano, quale segno evidente che non era intenzione conquistare, ma “costruire” a proprio rischio e pericolo, la realizzazione dell’agognata indipendenza, se possibile in collaborazione con gli altri Regni sovrani della penisola. Egli infatti afferma :
“E per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell’unione italiana, vogliamo che le nostre truppe, entrando sul territorio della Lombardia e della Venezia, portino lo scudo di Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana”.

Ed effettivamente la prima parte della campagna, vide in campo non solo l’armata Sarda, ma al suo richiamo, risposero il Regno di Napoli, con un corpo al comando del Generale Pepe, ed anche lo Stato Pontificio, invio il suo al comando del Generale Durando.
Questa partecipazione congiunta, di diversi Stati, più quella dei numerosi volontari da ogni parte dell’Italia, e persino dalla Dalmazia consenti numerosi e brillanti successi. Questi successi però, fecero anche sorgere gelosie e preoccupazioni nei Principi, i quali ritirarono l’adesione all’iniziativa, passando di fatto dalla parte dello straniero, deludendo non poco le speranze e le illusioni dei rivoluzionari, ma anche di casa Savoia.

Ancora il 1° Febbraio 1849 comunque, alla ripresa delle operazioni militari, Carlo Alberto di Savoia, ormai solo contro il nemico Austriaco, auspicava al ricomponimento dell’originario programma neo-guelfo affermando nel Discorso della Corona in Parlamento : “Ci aiuteranno nel nobile arrigo l’affetto e la stima delle nazioni più colte ed illustri d’europa, e specialmente di quelle che ci sono congiunte coi vincoli comuni della nazionalità e della patria. A stringere viemmeglio questi nodi fraterni intesero le nostre industrie; e se gli ultimi eventi dell’Italia centrale hanno sospeso l’effetto delle nostre pratiche, portiamo fiducia che non siano per impedirlo lungamente”, e più oltre a conclusione del medesimo discorso affermava ancora : “La confederazione dei Principi e dei Popoli Italiani è uno dei voti più cari del nostro cuore e useremo ogni studio per mandarle prontamente ad effetto”

E’ chiaro quindi che il Regno di Sardegna ed i Savoia aderendo a questo principio, manifestavano la volontà di realizzare l’unità Italiana non contro gli Stati preesistenti, ma con il loro coinvolgimento e la loro collaborazione.

Possiamo così affermare che a causa delle autorevoli defezioni a questo programma, si giunse alla sconfitta di Novara e con essa alla fine di tutte le speranze “italiane”. L’indipendenza fu quindi compiuta dal Piemonte e da casa Savoia, che rispondendo “Al grido di dolore” proveniente dall’Italia oppressa, disponevano delle armi, della diplomazia ma soprattutto, che avevano affrontato l’impegno storico con una preparazione culturale, un programma ed una concretezza assolutamente assenti tra i rivoluzionari, sognatori e velleitari e dall’atteggiamento di tutti i Principi intriso di rancori per poter raccogliere attorno alla loro bandiera forze sufficienti al conseguimento degli obiettivi fissati.

Come poteva un piccolo Regno come quello di Sardegna ad avere un grado di preparazione assai più avanzato rispetto a tutti gli altri Stati Italiani, non soltanto sul piano dell’efficienza militare, ma anche sotto il profilo dell’organizzazione amministrativa e del complessivo livello culturale ed istituzionale ?

Ciò si verifico, perché S.M. il Re Carlo Alberto preparò il passaggio all’epoca moderna del Regno di Sardegna con cura meticolosa !

E da questo punto della storia che cominceremo le nostre lezioni di pensiero monarchico, analizzando l’opera di Re Carlo Alberto. La sua azione riformatrice, con i provvedimenti adottati, in campo amministrativo ed istituzionale, furono rivoluzionari a tal punto da anticipare spesso di diversi decenni analoghe riforme adottate nei Pesi a più avanzato grado di civiltà.

Spero sia di Vostro interesse…..

A presto

Conterio
25-02-05, 12:33
Lezione 1 – Modernità rivoluzionaria

Asceso al trono il 27 aprile 1831, Re Carlo Alberto, già il 10 maggio 1831, con Regie Patenti, dispensò dal consueto giuramento di fedeltà i vassalli, i nobili, le città, le comunità eccetera, aggiungendo : “a risparmio anche di spesa”
Con Regie Patenti (R.P.) del medesimo giorno, soppresse la quasi totalità delle regie riserve di caccia, al fine : “di favorire la proprietà e l’agricoltura”
Con R.P. 19 maggio 1831, soppresse una serie di pene corporali, residuo del sistema feudale e assolutista, nonché la pena di morte per i furti semplici e la confisca dei beni dei condannati politici (pena ripristinata 117 anni più tardi, proprio nei confronti dei Savoia, dalla poco democratica Costituzione rebupplicana entrata in vigore il 1° gennaio 1948)
Con R.P. del 28 maggio 1831, soppresse le franchigie di cui godevano i componenti della Famiglia reale, della Corte, e delle alte cariche dello Stato, primo esempio al mondo dell’eguaglianza effettiva di tutti i cittadini dinanzi al fisco.
Con Regio Editto del 18 agosto 1831, istituì il Consiglio di Stato per le provincie della terraferma e lo aprì, non soltanto ai rappresentanti del ceto aristocratico, ma anche a “persone di palese merito, …. Dedite ad abituali studi delle scienze politiche, commendevoli per lunghi ed importanti servizi e cognite per l’amore al pubblico bene. Noi vogliamo perciò essere assistiti costantemente da essi e profittarede’ loro lumi e della loro esperienza…”
Ed è interessante rilevare come la composizione di quel Consiglio di Stato, imponendo che esso fosse integrato da due consiglieri straordinari per ogni divisione (gruppo di province) contenesse due principi fondamentali nell’organizzazione di uno Stato moderno : quello della rappresentanza e quello del decentramento .

E con questo chiudiamo la prima lezione…. C’è già molto su cui pensare , riflettere ed essendo obiettivi …..“ricredersi”

A presto

Conterio
01-03-05, 11:04
Lezione 2 – Riforme a tamburo battente

Annunciato con Regio Editto (R.E.) del 18 agosto 1831 il proposito di procedere alla revisione ed al perfezionamento della legislatura dello stato, Re Carlo Alberto, diede vita alla più organica, ordinata, complessa e rapida riforma legislativa che mai Stato moderno abbi avuto.
Con R.E. del 20 giugno 1837 varò il codice civile (detto Albertino), entrato in vigore il 1° gennaio 1838.
Con R.E. del 26 ottobre 1839 promulgò il codice penale entrato in vigore il 15 giugno 1841.
Con R.E. del 28 giugno 1842 varò il codice militare penale, operante dal 1° gennaio 1841.
Con R.E. del 30 dicembre 1847 diede vita al codice di commercio applicato dal 1° luglio 1843
Con R.E. del 30 ottobre 1847 creò il codice di procedura criminale in vigore dal 1° gennaio 1848, in sostituzione del precedente Regolamento giudiziario criminale approvato con R.E. del 11 gennaio 1841
Particolarmente significativo poi, fu il riordino della Pubblica Amministrazione, attraverso una serie di provvedimenti che costituiscono tuttora il cardine dell’ordinamento degli Enti locali e che all’epoca ebbero un carattere tanto rivoluzionario al punto da stimolare riflessioninell’intera Europa.
Ecco di seguito i più importanti : Con Regie Patenti del 9 settembre 1837, portò da due a tre anni la durata in carica dei Sindaci.
Il 1° aprile 1838 vennero emanate le “Istruzioni per l’Amministrazione dei Comuni”, in 487 Articoli e 42 Moduli o Modelli che armonizzavano i precedenti regolamenti per le Amministrazioni della Savoia (1738), del Piemonte (1775) e del Ducato di Aosta (1738) e le successive modifiche ed integrazioni.

E con questo chiudiamo la seconda lezione…. Può sembrare un’enormità il lavoro svolto i così poco tempo, soprattutto considerando il tempo necessario ad ideare, abbozzare, approvare ed applicare una riforma oggi (in piena Era informatica, dove tutto e valutato in base alla Performance….). Vedremo come nel prossimo appuntamento, S.M. Re Carlo Alberto seppe stupire il suo tempo e stupire oggi, anche noi….

A presto

Conterio
03-03-05, 12:49
Lezione 3 – Conferme sul decentramento

Con Regio Biglietto (R.B.) del 11 aprile 1840 e successivo regolamento d’esecuzione approvato con R.B. del 13 agosto 1840, venne approvata la “Cassa di Depositi e di Anticipazioni di fondi per i lavori pubblici”, che sarebbe poi diventata la “Cassa Depositi e Prestiti” tuttora fondamentale istituzione di finanziamento per la realizzazione di Opere pubbliche da parte degli Enti locali.
Con Regio Editto (R.E.) del 30 luglio 1847, vennero istituiti il “Consiglio Superiore di Sanità” ed i “Consigli provinciali di Sanità”.
Con R.E. del 27 novembre 1847, venne varata la prima Legge comunale e provinciale, che per la prima volta riconosceva la personalità giuridica delle Province e prevedeva tra le altre innovazioni, che i Consigli Comunali venissero eletti direttamente dai cittadini, ancora con suffragio ristretto è vero…. ma non basato unicamente sul censo, ma anche sul merito. Altre innovazione contenuta nel presente Editto (che sarebbe poi stato sostituito da una Legge comunale e provinciale nel 1848 e successivamente nel 1859), la istituzione di un’organo esecutivo del Consiglio comunale con il nome di “Consiglio di credenza” divenuto poi “Consiglio delegato” nel 1848, 3 nel 1849 “Giunta municipale” !!
Altri provvedimenti riguardarono le istituzioni, la codificazione. La Magistratura, l’amministrazione della giustizia, l’organizzazione della Pubblica Amministrazione, le comunicazione, i diversi settori dell’economia, l’edilizia pubblica e l’urbanistica (con il varo dei primi Piani regolatori comprensoriali), l’educazione, l’istruzione, le belle arti, le scienze, la beneficenza e l’assistenza, e naturalmente le forze Armate.

Qui finisce la terza lezione, e mi piace ricordare che Giosuè Carducci, definì Re Carlo Alberto “Italo Amleto”, mentre gli oppositori più agguerriti lo definirono “Re tentenna”, ma come non avere dei momenti di riflessione o ripensamenti davanti alla delicatezza ed al carattere innovativo (perfino rivoluzionario) delle decisioni da assumere in un momento storico peraltro “pieno” di eventi ? Nulla di più inesatto !
In effetti, occorrerebbe riconoscere in Re Carlo Alberto, una figura di vero “traghettatore”, del Piemonte e dell’Italia verso la Democrazia e l’organizzazione moderna di uno stato efficiente !

A presto

Conterio
07-03-05, 17:00
Lezione 4 – Concessione dello Costituzione

Annunciato con il Proclama dell’8 febbraio 1848, lo Statuto Albertino (la prima Costituzione Italiana), veniva concesso il 4 marzo dello stesso anno, quasi a coronare il completamento delle riforme volute ed attuate tra il 1846 e il 1848 da Re Carlo Alberto.
I’8 maggio 1848 si inaugura il Parlamento Subalpino, riunito a Torino ed eletto il 27 aprile dello stesso anno, attraverso 204 collegi uninominali.
In tale occasione, si innaugura anche la tradizione del “Discorso della Corona”, da allora sempre seguita all’apertura delle nuove legislature. In quell’occasione, davvero solenne, Re Carlo Alberto, da poco partito per la prima guerra d’Indipendenza , delega alla sua lettura il Luogotenente del Regno, nominato in sua assenza.
S.A.R. il Principe Eugenio Emanuele di Savoia leggerà : “ In Italia le disgiunte parti, tendono ogni giorno ad avvicinarsi, e quindi vi è ferma speranza che un comune accordo leghi i popoli che la natura destinò a formare una sola Nazione…” ed ancora più avanti… “ vi sarà presentato un progetto di Legge sul consiglio di Stato che scatuisca le attribuzioni consultive di questo Corpo. Un altro se ne prepara, che metta le istituzioni municipali e provinciali in armonia coi nostri ordini politici” ….quindi ancora rimarcati i concetti di salda Unione “in concordia” e decentramento “Comunale e Provinciale” del nuovo Stato auspicato.
Più avanti nello stesso discorso, il Principe Eugenio dirà ancora : “Altri progetti vi saranno pure rassegnati per la revisione delle leggi sui boschi, sulle acque e sulle strade, non’chè per migliorare altri rami dell’Amministrazione e coordinare le leggi attuali colla nuova forma di Governo, acciò che il principio di Libertà e di Progresso che lo anima si diffonda per ogni dove, a vivificare tutte le parti del corpo sociale, e a beneficio morale ed economico specialmente delle classi più numerose” … ed è chiaro che le classi più numerose, non potevano che essere le più deboli, e che questo formale riguardo nel chiamarle “numerose” era un ulteriore prova di quanto al Sovrano stesse a cuore il loro riscatto, tentando contemporaneamente una premessa all’unificazione sociale, evitando di utilizzare termini mortificanti.
Del resto questo concetto era già rintracciabile nello Stesso Proclama del 8 febbraio dove Re Carlo Alberto scriveva ; “Mentre così provvediamo alle più alte emergenze dell’ordine pubblico, non vogliamo più differire di compiere un desiderio che da lungo tempo nutriamo, con ridurre il prezzo del sale a trenta centesimi il chilogramma fino dal primo di luglio prossimoventuro, a beneficio principalmente delle classi più povere, persuasi di trovare nelle più agiate quel conpenso di pubblica entrata, che i bisogni dello Stato richiedono” …. Quindi un disegno di collaborazione tra i ceti, che scongiurasse le lacerazioni degli scontri di classe !!

Qui finisce la quarta lezione, nella prossima vedremo ancora come questi concetti, espressi nel Proclama ed al 1° Discorso della Corona, non furono la conseguenza dei tempi che cambiano, ma furono provvedimenti in cui il sovrano credeva, in modo autonomo ed originale, in anticipo sui tempi che verranno.

A presto

Conterio
08-03-05, 12:25
Lezione 5 – Fù davvero una rivoluzione ?

In quegli stessi giorni, ad opera di Karl Marx e Friedrich Engels, usciva, dalla stamperia di J.E.Burghard di Londrail “Manifesto del Partito Comunista”. Quella prima edizione, nella quale non figurava neppure il nome dei due autori, ebbe diffusione molto limitata e quasi nessuna influenza; il “Manifesto” cominciò ad essere diffusamente letto e tradotto solo dal 1870 in poi; pertanto l’impegno sociale contenuto in quel primo Discorso della Corona, non era la conseguenza di sollecitazioni di ordine culturale, ne politico.
Le nubi della rivoluzione borghese si addensavano all’orizzonte, …ma appunto era una rivoluzione borghese, volta a reclamare concessioni di libertà costituzionali e politiche, e non avevano carattere di rivoluzione sociale, ed in ogni caso erano sommovimenti che non avevano ancora interessato il Regno di Sardegna.
L’attenzione quindi ai temi sociali di Re Carlo Alberto, in favore “delle classi più numerose” sono dunque di straordinaria importanza, ed anticipano in modo autonomo ed originale tutti i successivi compiuti da altri Governi e Sovrani.
Se si pensa al tempo, ed al fatto che l’impegno fosse stato assunto attraverso un atto formale e fondamentale come il discorso di apertura della prima legislatura del primo Parlamento eletto in Italia, da una Monarchia fino al giorno prima assoluta, non possiamo che ritenere questi propositi rivoluzionari davvero !

Questa quinta lezione, deve farci davvero riflettere e valutare obiettivamente l’operato di un grande Sovrano. La Storia, il suo carattere schivo, ed il poco tempo poter godere i frutti del suo operato, hanno portato i contemporanei e gli odierni superficiali a credere che sia stato un Sovrano di passaggio, famoso “solo” per i suoi ripensamenti !

A presto

Conterio
10-03-05, 17:21
Lezione 6 – Regno d’Italia e decentramento

Dopo la prima guerra d’indipendenza, non si parlò più di Federazione degli Stati Italiani, ma il programma di decentramento e delle autonomie amministrative venne portato avanti parallelamente al progetto di unione, …ormai un progetto interamente Sabaudo. Ciò è testimoniato dalle parole di S.M. il Re Vittorio Emanuele II, il 10 gennaio 1859, nel Discorso della Corona all’innaugurazione in Parlamento a Torino della seconda sessione della sesta legislatura : “ … Il nostro paese, piccolo per territorio, acquisto credito nei consigli d’Europa perché grande per le idee che rappresenta, per le simpatie che esso ispira. Questa condizione non è scevra di pericoli, giacchè nel mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi. …” e più avanti “ Sarete di nuovo chiamati a deliberare intorno alla riforma dell’amministrazione dei Comuni e delle Provincie. Il vivissimo desiderio ch’essa vi sarà di eccitamento a dedicarVi le speciali vostre cure. “

Immediato risultato fù la Legge comunale e provinciale del 23 ottobre 1859 che “divideva il Regno in Provincie, circondari, mandamenti e comuni”. Lo ricorda anche un libro del tempo pubblicato a Roma dalla tipografia della Camera dei deputati nel 1893, scritto dall’allora deputato avv. Raffaele Marchetti e dal titolo “La formazione del Regno d’Italia e il decentramento”.

Vittorio Emanuele parlò ancora di decentramento il 2 aprile 1860, al Discorso della Corona che inaugurava la settima legislatura, la prima dell'Italia Unita : “Fondata dallo Statuto l’unità politica, militare e finanziaria e la uniformità delle leggi civili e penali, la progressiva libertà amministrativa della Provincia e del Comune rinnoverà nei popoli italiani quella splendida e vigorosa vita che in altre forme di civiltà e di assetto europeo era il portato delle autonomie dei Municipi. Nel dar mano agli ordinamenti nuovi, non cercando nei vecchi partiti che la memoria sei servigi resi alla causa comune, noi invitiamo alla nobile causa tutte le sincere opinioni per conseguire il sommo fine del benessere del popolo e della grandezza della Patria. La quale non è più il campo aperto delle ambizioni straniere, ma deve essere bensì l’Italia degli Italiani”. Il Sovrano quindi, nell’annunciare il proposito di un governo centrale, metteva in risalto che ampie autonomie amministrative locali, avrebbero contribuito a farlo crescere ed invitava ad abbandonare campanilismi, particolarismi ed egoismi a beneficio di tutti.

Con questo termina la sesta lezione, in essa riscontriamo un importante passo compiuto dalla dinastia Sabauda, proprio al nastro di partenza della nostra Italia.... Il Decentramento amministrativo locale infatti, fù il motore dell'importante sviluppo conseguito dall'intero paese nei pochi anni successivi la sua unione. L'auspicato Federalismo fiscale, tanto pomposamente spinto oggi dalle testevuote legaiole quindi ... non è una novità assoluta per il nostro paese !

A presto

Conterio
11-03-05, 16:26
Lezione 7 – Decentramento Spinto

Sempre più incisa la linea organizzativa del Regno d’Italia tracciata in questa direzione, ed il riferimento (riscontrabile nel Discorso della Corona in occasione dell’apertura della prima sessione della 10° Legislatura del parlamento Italiano il 22 marzo 1867) è puntuale e non lascia più dubbi : Vittorio Emanuele II affermerà “I popoli amano e pregiano le istituzioni in ragione dei benefici che loro apportano. E’ necessario dimostrare che le nostre istituzioni soddisfano alle più nobili aspirazioni dell’operosità e della dignità nazionale e sono in paritempo guarentigia al buon ordinamento dello Stato e al benessere delle popolazioni, affinché, non iscemi in queste la fede nella libertà, che fa l’onore e la forza della nostra politica ricostruzione. Ad ottenere questo intento, il mio governo presenterà alle vostre deliberazioni un disegno compiuto di riordinamento amministrativo, che fortifichi ad un tempo la libertà e l’autorità, che renda più facili e meno costose le relazioni fra amministratori ed amministrati. Mentre la Provincia ed il Comune potranno atteggiarsi e muoversi sempre più liberi nella sfera delle loro attribuzioni, si deve raccogliere nelle mani del capo della provincia una maggior somma di facoltà governative, scemando così gli incomodi dell’accentramento con un rimedio che accresca saldezza al vincolo della unità”
Altro accenno a questo tema oggi molto sentito e di gran moda, si ha il 5 dicembre 1870, alla vigilia del trasferimento della Capitale a Roma; si legge appunto “L’imminente trasferimento del Governo a Roma ci obbliga a studiar modo di ridurre alla massima semplicità gli ordinamenti amministrativi e giudiziari e rendere ai Comuni ed alle Province le attribuzioni che loro spettano… “ poi più avanti “ Compiuta finalmente l’Italia, non vi può essere fra Voi altra gara che quella di consolidare con buone leggi un edificio che tutti abbiamo contribuito ad erigere”
Le Esortazioni del sovrano al Parlamento, non caddero nel vuoto, e produssero effetti concreti, infatti di volta in volta, vennero proposte ed approvate Leggi che accrebbero i poteri degli enti locali e gli strumenti di Autogoverno delle popolazioni. Esse riconoscevano ampie competenze ai Comuni ed alle province, attribuendo loro anche autonomia impositiva (fiscale) che si sarebbe protratta in epoca repubblicana fino al 1° gennaio 1974.

Chiudendo la settima lezione quindi, non possiamo che constatare che le roboanti odierne definizioni di “federalismo fiscale” proposte, ma ancor lontane da essere approvate ed effettivamente attuate, non siano delle novità assolute, e tanto meno un’invenzione moderna degli amici legaioli !
Nella prossima lezione invece, si vedrà il perché, si intraprese la strada indicata, scartando l’idea del regionalismo, pur presente nei politici del tempo.

A presto

rexit
11-03-05, 20:08
grazie conterio delle tue lezioni...

saluti
rexit

Conterio
12-03-05, 15:30
In Origine postato da rexit

grazie conterio delle tue lezioni...

saluti
rexit


Grazie a te che le hai lette.....
qualche volta mi sembra di aver fatto cosa poco gradita, in quanto nessuno aveva ancora postato un'impressione !!

Adesso ho più voglia di andare avanti !!

Ciao

Tango do Hermano
12-03-05, 16:29
Io in realtà sapevo che si preferì una politica di accentramento perchè si temeva che al Sud venisse fodnata nua repubblica di tipo mazziniano A torto o a ragione come al solito non so.

Conterio
14-03-05, 11:11
Lezione 8 – No alle regioni ?

Il perché si scartò rapidamente un ordinamento basato su una suddivisione territoriale in Regioni, si evince da diversi brani scritti o parti di discorsi di personalità e politici del tempo. In quegli anni infatti, l’argomento fu sviscerto profondamente, e lo studio non fu mai influenzato da interessi personali o di parte. Il risultato di questo grande dibattito e lavoro Parlamentare fu la Legge promulgata con R.D. del 20 marzo 1865 No. 2248, che istituiva il nuovo ordinamento comunale e provinciale del regno d’Italia. Essa con modifiche successive fu sempre base dell’ordinamento dello Stato anche durante il periodo fascista.
Urbano Rattizzi, in un discorso elettorale del novembre 1867 affermò : “…procedere ordinando l’amministrazione col principio del più largo discentramento restringendo le attribuzioni del potere dello Stato e i grandi interessi che a lui si connettono, ed emancipando i comuni e le province ad ogni ingerenza governativa, onde sulla base dell’elemento elettivo possano deliberare, senza veruna dipendenza, e regolare da sé i propri affari”.
Le ragioni di questa scelta contro l’ipotesi delle regioni, sono focalizzate bene su uno degli organi di Stampa più autorevoli dell’epoca, la “Gazzetta d’Italia”, che affrontò il tema in una serie di “lettere” scrivendo : “L’amministrazione regionale ha durato 10 anni. La mano sulla coscienza, e senza spirito di parte, quale delle due diede più splendidi risultati ? L’amministrazione Regionale ha lasciato le montagne denudate di selve, l’agricoltura nell’infanzia, una gran parte dell’Italia priva delle ordinarie comunicazioni, le popolazioni prive di istruzione, le carceri in tale stato da faar onta all’umanità, ed inette ad assicurare la custodia, le strade ferrate quasi dappertutto un desiderio, e tanti milioni di analfabeti, da farci coprire il volto con ambo le mani per nascondere il nostro rossore”. Il riferimento evidente, fatto dalla “Gazzetta” d’Italia” valeva per la situazione dell’Italia pre-unitaria, caratterizzata appunto dalla presenza di Stati a dimensione regionale.
Si ritenne perciò il Comune, l’entità locale più connaturata alla storia del nostro paese e del nostro popolo, e che la Provincia costituisse una entità territoriale più ampia ma tuttavia meno artificiosa della regione, che spesso in passato aveva coinciso con Stati creati da potenze straniere accomunando terre altresì non omogenee.
Ferdinando Ranalli, letterato, storico e deputato al Parlamento Nazionale, scrisse : “Che le tradizioni politiche dell’Italia sieno municipali, non può essere messo in dubbio da chiunque sia mezzanamente istruito nelle nostre istorie. Che le libertà italiane del Medio Evo (le sole isolecivili in Europa) movessero dalle istituzioni dei Comuni….donde pure nacque quella serie di repubbliche Italiane, che con tutta loro imperfezioni e con tutti loro mali, ci lasciarono tanto patrimonio di gloria ….”

Termina così l’ottava lezione, in essa, la spiegazione del perché dell’ordinamento dato, …non già per capriccio, interesse o sterili campanilismi, ma perché il buon senso della storia e delle tradizioni avevano tracciato la via, … che restava da seguire come un figlio da crescere.

A presto

Tango do Hermano
16-03-05, 01:02
In Origine postato da Conterio
Lezione 8 – No alle regioni ?

Il perché si scartò rapidamente un ordinamento basato su una suddivisione territoriale in Regioni, si evince da diversi brani scritti o parti di discorsi di personalità e politici del tempo. In quegli anni infatti, l’argomento fu sviscerto profondamente, e lo studio non fu mai influenzato da interessi personali o di parte. Il risultato di questo grande dibattito e lavoro Parlamentare fu la Legge promulgata con R.D. del 20 marzo 1865 No. 2248, che istituiva il nuovo ordinamento comunale e provinciale del regno d’Italia. Essa con modifiche successive fu sempre base dell’ordinamento dello Stato anche durante il periodo fascista.
Urbano Rattizzi, in un discorso elettorale del novembre 1867 affermò : “…procedere ordinando l’amministrazione col principio del più largo discentramento restringendo le attribuzioni del potere dello Stato e i grandi interessi che a lui si connettono, ed emancipando i comuni e le province ad ogni ingerenza governativa, onde sulla base dell’elemento elettivo possano deliberare, senza veruna dipendenza, e regolare da sé i propri affari”.
Le ragioni di questa scelta contro l’ipotesi delle regioni, sono focalizzate bene su uno degli organi di Stampa più autorevoli dell’epoca, la “Gazzetta d’Italia”, che affrontò il tema in una serie di “lettere” scrivendo : “L’amministrazione regionale ha durato 10 anni. La mano sulla coscienza, e senza spirito di parte, quale delle due diede più splendidi risultati ? L’amministrazione Regionale ha lasciato le montagne denudate di selve, l’agricoltura nell’infanzia, una gran parte dell’Italia priva delle ordinarie comunicazioni, le popolazioni prive di istruzione, le carceri in tale stato da faar onta all’umanità, ed inette ad assicurare la custodia, le strade ferrate quasi dappertutto un desiderio, e tanti milioni di analfabeti, da farci coprire il volto con ambo le mani per nascondere il nostro rossore”. Il riferimento evidente, fatto dalla “Gazzetta” d’Italia” valeva per la situazione dell’Italia pre-unitaria, caratterizzata appunto dalla presenza di Stati a dimensione regionale.
Si ritenne perciò il Comune, l’entità locale più connaturata alla storia del nostro paese e del nostro popolo, e che la Provincia costituisse una entità territoriale più ampia ma tuttavia meno artificiosa della regione, che spesso in passato aveva coinciso con Stati creati da potenze straniere accomunando terre altresì non omogenee.
Ferdinando Ranalli, letterato, storico e deputato al Parlamento Nazionale, scrisse : “Che le tradizioni politiche dell’Italia sieno municipali, non può essere messo in dubbio da chiunque sia mezzanamente istruito nelle nostre istorie. Che le libertà italiane del Medio Evo (le sole isolecivili in Europa) movessero dalle istituzioni dei Comuni….donde pure nacque quella serie di repubbliche Italiane, che con tutta loro imperfezioni e con tutti loro mali, ci lasciarono tanto patrimonio di gloria ….”

Termina così l’ottava lezione, in essa, la spiegazione del perché dell’ordinamento dato, …non già per capriccio, interesse o sterili campanilismi, ma perché il buon senso della storia e delle tradizioni avevano tracciato la via, … che restava da seguire come un figlio da crescere.

A presto

Questa non l'ho capita. Si parla di Regioni in che senso?

Conterio
17-03-05, 11:00
In Origine postato da Adriano1897
Questa non l'ho capita. Si parla di Regioni in che senso?

Il decentramento Sabuado, verteva su un ordinamento territoriale ed amministrativo basato sui Comuni e le Province.
Le Regioni, non vennero istituite, e di fatto non esistevano. La "lezione" 8, spiega (in breve) il perchè si scartò la Regione, preferendo un sistema che prevedeva Comuni che dialogavano con le Province, e le Province dialogavano direttamente con lo Stato centrale !

Ciao

Tango do Hermano
17-03-05, 17:01
In Origine postato da Conterio
Il decentramento Sabuado, verteva su un ordinamento territoriale ed amministrativo basato sui Comuni e le Province.
Le Regioni, non vennero istituite, e di fatto non esistevano. La "lezione" 8, spiega (in breve) il perchè si scartò la Regione, preferendo un sistema che prevedeva Comuni che dialogavano con le Province, e le Province dialogavano direttamente con lo Stato centrale !

Ciao

Ma questo NON è decentramento! :)

Conterio
18-03-05, 12:18
Lezione 9 – Possibilità offerta dal decentramento Sabaudo

Come abbiamo già appreso, le Leggi varate tra il 4 marzo 1848 ed il 13 novembre 1859, estese a tutte le nuove province costituirono tra i più illuminati esempi di sistema organico di decentramento amministrativo. Le decisioni periferiche, con esso, non sono “appaltate”, ma l’organizzazione data indicava i temi sui quali puntare gli sforzi (le politiche), prescriveva le regole di comportamento (l’etica) e stabiliva gli strumenti di controllo (presenza delle istituzioni) !
Altro tassello nel sistema di decentramento Sabaudo, fu importanza riservata negli ordinamenti commerciali e giuridici agli “Usi e Consuetudini”, norme date dalle tradizioni delle varie Province, che furono ordinate e formalizzate dalle locali Camere di Commercio.
L’ultimo assestamento a questo sistema fu costituito dal Regio Decreto No. 1175 del 14 settembre 1931, con il quale venne approvato il “Testo unico per la finanza locale” che sarebbe rimasto in vigore sino al primo gennaio 1974 come già detto.
In virtù di esso i Comuni avevano facoltà di applicare imposte dirette (famiglia e patrimonio) ed indirette (dazi sul consumo e valori locativi ecc.)
Questa Autonomia era “cardine” a tal punto che l’imposta statale diretta, corrispondente all’imposta comunale di famiglia, era sussidiaria e definita “complementare sul reddito” ….secondaria insomma.
In altri termini, si applicava il principio della “Responsabilità diretta dell’amministratore”.
Ogni qual volta egli deliberava spese in misura superiore alle disponibilità di bilancio, avrebbe dovuto chiedere ai suoi amministrati aumenti delle imposte, e a dover convincere i cittadini dell’utilità del maggior sacrificio richiesto, con la validità delle opere realizzate e con l’efficienza dei servizi offerti.
Inoltre, la divisione effettiva tra il potere politico, il potere giudiziario che erano centrali, ed il potere amministrativo che era locale, poneva in essere un sistema automatico di controlli scrupolosi ed una duplice garanzia. La garanzia stava nel fatto che non avendo il potere politico ingerenze o collusioni nell’attività amministrativa, non poteva nelle sue decisioni ed indirizzi esserne condizionato per interesse !
I controlli diretti, eseguiti frequentemente e scrupolosamente da parte di uffici centrali, correvano paralleli ai controlli indiretti attraverso il confronto tra gli imponibili accertati dall’amministrazione Statale (imposta complementare) e quelli dell’amministrazione periferica (tributi locali). Questi due controlli erano indipendenti eppure paralleli. Altro punto a favore del sistema erano le assegnazioni delle cariche dell’amministrazione Statale centrale, che avvenivano assegnate per concorso “Nazionale”, ed i Funzionari Statali, Magistrati, Ufficiali delle Forze Armate ecc. non venivano mantenuti nella medesima sede per la durata superiore ai due anni, ed era sufficiente a scongiurare complicità o connivenze ora divenute abituali.
Ciò serviva inoltre ad educare il cittadino ed i rappresentanti dello Stato stessi al rispetto del ruolo e della legge, senza deviazioni derivanti dalla confusione tra le funzioni ed il rapporto personale.

Terminando la nona lezione, citiamo l’affermazione di Giustino Fortunato, meridionale e grande meridionalista, …egli, riconosciute le possibilità offerte da questa rivoluzione, (soprattutto per le province del sud), vedeva nella stessa incapacità e pigrizia degli amministratori e degli amministrati, la possibilità di sfruttare a fondo queste Libertà . Ebbe a dire infatti : “Eravamo ancora, nel 1860, sul limitare del medio evo, quando, di botto, fummo cacciati nell'età moderna ; o meglio, le due età s'incontrarono a un tratto, si mescolarono, si confusero nel modo più singolare e per via de' più stridenti contrasti. Nessun paese, per ciò, è più arretrato del nostro nel sentimento della libertà”
Vedremo più avanti come le possibilità furono comunque ben sfruttate al sud come al nord, ed addirittura nelle terre d’oltre mare !

A presto

Conterio
18-03-05, 12:23
In Origine postato da Adriano1897
Ma questo NON è decentramento! :)

Come la chiami tu la possibilità di gestire regole e leggi locali, la possibilità di riscuotere e di imporre localmente le tasse, di istituire consorzi comunali o inteprovinciali per la costruzione di opere pubbliche del tutto autonoma dal governo centrale ?

Conterio
21-03-05, 22:47
Lezione Aggiunta - Rispetto verso la popolazione

La conferma (una) del rispetto del Sovrano e del Governo per le nuove popolazioni acquisite (province del Regno di Napoli), e a dimostrazione delle falsità sulle note affermazioni circa l’instaurazione di un governo accentratore ed ossessivo, viene anche dall’amministrazione delle poste. Infatti in base ad un decreto Luogotenenziale del 6 gennaio 1861 furono emessi appositi francobolli postali (14 febbraio 1861) per queste province, con valori facciali in “Grana” e “Tornesi”, in modo da non traumatizzare oltremodo le popolazioni con l’introduzione immediata della nuova moneta in “Lire” e “Centesimi”.
Questi francobolli, simili alla terza emissione di Sardegna (con effige di Vittorio Emanuele II in rilievo), furono tollerati anche nel resto d’Italia.
Rimasero in corso fino al 30 settembre 1862 e tollerati fino al 15 ottobre 1862. Il periodo di transizione durò quindi 19 mesi circa, dando alle popolazioni del sud, un concreto aiuto nel superare le difficoltà date dall’introduzione della nuova moneta unitaria”
Non possiamo che stupirci ancora pensando ad oggi, allorché il periodo di transizione per l’introduzione dell’Euro fu di tre mesi appena, e grazie ai “perfetti” controlli preposti, sappiamo qual è stato il risultato raggiunto !!

A presto

Tango do Hermano
25-03-05, 11:29
In Origine postato da Conterio
Come la chiami tu la possibilità di gestire regole e leggi locali, la possibilità di riscuotere e di imporre localmente le tasse, di istituire consorzi comunali o inteprovinciali per la costruzione di opere pubbliche del tutto autonoma dal governo centrale ?

'Na cosa sana e naturale... penso. Ma grazie a Dio non è decentramento.

Tango do Hermano
25-03-05, 11:31
In Origine postato da Conterio
Lezione Aggiunta - Rispetto verso la popolazione

La conferma (una) del rispetto del Sovrano e del Governo per le nuove popolazioni acquisite (province del Regno di Napoli), e a dimostrazione delle falsità sulle note affermazioni circa l’instaurazione di un governo accentratore ed ossessivo, viene anche dall’amministrazione delle poste. Infatti in base ad un decreto Luogotenenziale del 6 gennaio 1861 furono emessi appositi francobolli postali (14 febbraio 1861) per queste province, con valori facciali in “Grana” e “Tornesi”, in modo da non traumatizzare oltremodo le popolazioni con l’introduzione immediata della nuova moneta in “Lire” e “Centesimi”.
Questi francobolli, simili alla terza emissione di Sardegna (con effige di Vittorio Emanuele II in rilievo), furono tollerati anche nel resto d’Italia.
Rimasero in corso fino al 30 settembre 1862 e tollerati fino al 15 ottobre 1862. Il periodo di transizione durò quindi 19 mesi circa, dando alle popolazioni del sud, un concreto aiuto nel superare le difficoltà date dall’introduzione della nuova moneta unitaria”
Non possiamo che stupirci ancora pensando ad oggi, allorché il periodo di transizione per l’introduzione dell’Euro fu di tre mesi appena, e grazie ai “perfetti” controlli preposti, sappiamo qual è stato il risultato raggiunto !!

A presto

Questo per esempio è molto interessante. Misero un periodo di transizione per il passaggio da una moneta a un'altra. Uhm. Mi informerò meglio in proposito.

Conterio
25-03-05, 17:54
In Origine postato da Adriano1897
'Na cosa sana e naturale... penso. Ma grazie a Dio non è decentramento.

Forse non è il Decentramento da "vocabolario", ma paragonando i fatti ed il tempo che fu, non mi sembra male vero ?

Saluti

Conterio
18-04-05, 17:08
Presto riprenderò questo ciclo interrotto per ragioni di tempo, ma non disperate !

A presto davvero

Maria Vittoria
19-04-05, 15:37
In Origine postato da Conterio
Come la chiami tu la possibilità di gestire regole e leggi locali, la possibilità di riscuotere e di imporre localmente le tasse, di istituire consorzi comunali o inteprovinciali per la costruzione di opere pubbliche del tutto autonoma dal governo centrale ?

Mi sembra una saggia distinzione tra il ruolo amministrativo provinciale e il ruolo di coordinamento politico statale.

Grazie, Conterio, per queste interessanti lezioni!

Conterio
28-05-05, 16:04
E' pronto (quasi) un nuovo ciclo di "Lezioni" di Monarchico Pensiero... abbiate pazienza !

Salutoni

FedericoAmMI
28-05-05, 19:01
Aspettiamo con ansia!

Conterio
05-06-05, 18:47
Lezione 10 – Effetti prodotti dal decentramento

Della saggezza e della pratica semplicità del sistema Sabaudo, tutte le Amministrazioni locali si giovarono al punto che anche nelle aree più deboli, Comuni e Province riuscirono a finanziare le proprie opere pubbliche attraverso l’emissione di prestiti obbligazionari, che venivano collocati anche su mercati internazionali.
Già nel 1861 a Milano si emetteva un “prestito a premi” per la realizzazione di opere di pubblica utilità, con Regio decreto 1861, si leggeva “garantito dai beni comunali e dagli introiti diretti ed indiretti della città stessa”
Nel 1868 veniva aperta la sottoscrizione alle obbligazioni della compagnia della linea dell’Italia per il Sempione, e si spiegava ai possibili sottoscrittori che “la strada del Sempione è la continuazione e il compimento necessario del Canale di Suez…”Quella sottoscrizione, portò alla realizzazione di un’opera tra le più importanti dell’epoca, e senza aggravio per il pubblico erario !
Tra il 1869 ed il 1871, la provincia di Alessandria ed i Comuni di La Spezia, Castellamare di Stabia, Napoli, dei Magazzini Generali di Brindisi, della Provincia e Comune di Reggio Calabria e di numerose altre amministrazioni locali, proposero prestiti obbligazionari a 40 anni garantiti, finanziando con essi, lavori pubblici di proporzioni immense, contribuendo in modo determinante allo sviluppo nazionale, nel giro di pochissimi anni.

Oggi in repubblica, le amministrazioni locali, specie le più piccole e decentrate, sono costrette ad attendere finanziamenti, che sempre più spesso si fanno ridicoli per le reali esigenze del solo mantenimento.
Chiaramente parlare di sviluppo, è una chimera !
Formentini all’epoca d’oro della Lega Nord, e sindaco di Milano promise per anni i Bot Comunali, ma il risultato ?

Chiudendo questa breve decima lezione, possiamo affermare che la differenza tra il Regno d’Italia e l’attuale repubblica stà proprio in questo, mentre nel primo si Univa un paese nella serietà e nella dignità, ora si unisce il paese nell’avvilimento, nel fatalismo e rassegnazione o peggio ancora …nella corruzione !

A presto

eolo76
06-06-05, 00:07
mettere questo 3d in rilievo!
Un bellissimo lavorone! Bravo conterio!

Fante d'Italia
06-06-05, 00:09
In Origine postato da eolo76
mettere questo 3d in rilievo!
Un bellissimo lavorone! Bravo conterio!
Sottoscrivo.

Grazie, Conterio, per questa Tua utilissima fatica.

Conterio
07-06-05, 21:39
Lezione 11 – Tutela linguistica e culturale Italiana

Lo Stato risorgimentale non si limitò ad attuare un decentramento amministrativo effettivo ed efficace, ma incentivò anche forme di recupero culturale che rischiavano di venire cancellate.
Vennero istituite Regie deputazioni provinciali di storia patria, per la salvaguardia delle tradizioni popolari locali. La prima di tali Deputazioni, venne istituita già da S.M. Re Carlo Alberto, con Regio brevetto del 20 aprile 1833. Nonostante le dichiarate finalità culturali, l’istituzione, secondo quanto scrive Antonio Panella, (nato a L’Aquila nel 1878, e sovrintendente del Regio Archivio di Stato di Firenze), costituì “uno dei primi segnali dell’azione preminente che il Piemonte avrebbe assunto nelle vicende del Risorgimento politico della Nazione Italiana, e questo intento, se pur non apertamente dichiarato, è manifesto nella relazione che precedette il brevetto di fondazione “
Il brevetto, trovò estensione alle provincie che mano a mano venivano unite al Regno, con i successivi Regi decreti del 21 febbraio 1860, per la Lombardia, del 27 novembre 1862 per la Toscana e l’Umbria, il 19 luglio 1863 per le Marche, e via via tutte le altre province fino al 1883 in cui si provvide all’istituzione dell’Istituto Storico Italiano.
In quel eriodo, venne varata ed approvata una legge che, prima in Europa, istituì il sostegno a teatri dialettaliregionali e si diffise una cultura del rispetto nei confronti dell’altrui dialetto, al punto che il piemontese, o il veneto, erano ammirati al sud, come il romanesco, il siciliano ed il napoletano, erano tenuti in considerazione al nord, tanto da aver assunto dignità tale che se ne parlava definendoli “vernacoli”.

Allo studio dei dialetti, nell’Italia risorgimentale venne data un’importanza mai riservata in precedenza, tanto che nel 1931 come raccolta a questo tema, venne pubblicato a Roma da Angelo Prati, un volume dal titolo “I vocabolari delle parlate italiane”, nel quale venivano catalogati ben 810 vocabolari dialettali già pubblicati, riguardanti 140 idiomi dialettali e 37 dialetti di parlate non italiane, ma utilizzate da popolazioni italiane.

Quello che ormai tutti abbiamo dimenticato, e che lo Stato Sabaudo istituì un programma di istruzione che venne definito “da dialetto alla lingua”, che prevedeva appunto di far pervenire i giovani alla conoscenza della lingua Italiana, attraverso lo studio del dialetto (il programma venne interrotto solo nel 1926), allo scopo di creare facilità di comprensione tra le diverse popolazioni, negli scambi sociali, culturali e commerciali.

Chiudendo anche l’undicesima lezione, non possiamo non fare il consueto confronto sull’argomento con l’attuale situazione repubblicana, dove l’assenza istituzionale su tal argomento è tale, che intere popolazione, specie del meridione d’Italia, ma anche del nord est, sono regredite a tal punto, nella conoscenza della lingua nazionale, da esprimersi quasi in modo incomprensibile, e dove al contrario, vengono spesi milioni di Euro, nella reintroduzione di dialetti, più con lo scopo di creare divisioni ed inutili particolarismi tra le diverse componenti del tessuto sociale ormai non più omogenee.

A Presto

Conterio
10-06-05, 15:40
Prossime "Lezioni"

a) Tutela del folcklore
b) Colonie oltremare

c) .... vedremo

Ciao

Conterio
13-06-05, 20:46
Lezione 12 – Tutela delle lingue e delle etnie minoritarie

Grazie al programma di istruzione definito “da dialetto alla lingua”, descritto precedentemente, che consentì a lingue minoritarie come l’albanese, di venire difeso in Italia fino ai giorni nostri, mentre in altri paesi, sono bastati pochi lustri per cancellare negli immigrati il ricordo della cultura e della stessa lingua d’origine.
Proprio per la lingua albanese, venne appositamente sostenuto il collegio di San Demetrio Corone, in provincia di Cosenza. Questo istituto, un Ginnasio-Liceo, era considerato uno dei migliori dell’intero Mezzogiorno d’Italia, ed ebbe una funzione fondamentale nella cresita della cultura albanese, tanto i Italia quanto nella stessa Albania.
A dimostrazione di ciò, tra la fine dell’ottocento ed inizio novecento, quando l’Impero Austro-Ungarico, tentava di egemonizzare e snazionalizzare l’Albania, nei confronti della quale nutriva ampie mire espansionistiche, gli albanesi più facoltosi inviavano in Italia nel collegio calabrese i propri figli, affinché non si perdesse la cultura dei loro avi.
In quel collegio infatti , la cattedra di lingua e letteratura albanese era inclusa nell’organico, con 10 ore settimanali di insegnamento. Il ripristino e la disciplina di questa cattedra che era stata soppressa dal governo Borbonico, per punire gli albanesi del regno, troppo vicini alle idee ed alle simpatie nei confronti del Risorgimento, educo numerosi ed illustri personaggi, tra i quali i patrioti Giuseppe, Alessandro e Carlo Poerio, Francesco Crispi (Albanese di Sicilia), ed anche Antonio Gramsci da italo-albanese, frequentò l’istituto.
Il collegio, mantenne in vita questa cattedra, fino al 1948, in quella data infatti, fu definitivamente soppressa, da provvedimento repubblicano !
E’ interessante sapere che il primo giornale d’Albania, venne stampato in Italia “L’Albanese d’Italia”, a Corigliano Calabro nel 1848, e seguirono dopo l’Unità Nazionale il “Fjamuri Arberit” (La bandiera Albanese nel 1884) poi il “Ili I Arbereshvet” (La stella degli Italo Albanesi nel 1897), “La nazione Albanese” del 1897 anch’esso, “Nuova Albania” del 1897, “L’Albania Letteraria del 1897, “La gazzetta albanese” del 1904.
A Corigliano Calabro, nel 1885, venne promosso e tenuto il primo Congresso Linguistico albanese, dove tra l’altro si decise di adottare un unico alfabeto . In quel congresso si gettarono le basi per l’indipendenza dell’Albania, con un proclama che diceva : “Noi chiediamo a questa potente e gloriosa Italia, chiediamo all’onore e alla lealtà delle potenze del mondo civile che siano rispettati anche per l’Albania quei principi di nazionalità che sono sostrato e fondamento dello Stato moderno.
Nessuno può vantare diritti legittimi su di essa, a meno che non siano quella forza; Albania deve essere libera padrona del proprio destino”.
Tra i riconoscimenti alla politica che su questo tema ha svolto il Regno d’Italia, ne citiamo uno significativo, quello della rivista di cultura albanese “Zjarri” (Il fuoco), che nel 1980 rimarcava testualmente : “ciò che oggi non vuol fare la repubblica lo faceva il Regno d’Italia, e dal primo censimento generale svoltosi nello Stato Unitario (Italiano), dal 1861 al 1921, fu inserita per ben quattro volte nei questionari una domanda concernente le minoranze alloglotte e le masse dialettofone. Fu il Fascismo a non farla più inserire”

Terminado questa dodicesima lezione, non possiamo non notare quanto ci sia di vero nei vecchi proverbi, recitando infatti “tale padre …tale figlio”, possiamo tranquillamente collegare il totalitarismo del ventennio, con l’attuale repubblicano !

A presto

eolo76
25-06-05, 14:57
up

Conterio
29-06-05, 10:00
Lezione 13 – Tutela delle tradizioni locali

Meritano essere ricordati, per questo importante argomento, il “Raduno dei costumi italiani a Venezia” del 18 - 19 agosto e 8 – 9 settembre 1928, inoltre il “Raduno nazionale del canto in coro e della danza” celebrato a Firenze il 10 – 11 e 12 maggio 1930.
Più significativo ancora fu “l’Adunata del costume nazionale” tenutasi a Roma il 7 gennaio 1930 e indetta in occasione delle nozze di S.A.R. il Principe di Piemonte Umberto di Savoia e la Principessa del Belgio Maria Josè. Per quella circostanza, Pietro Ma scagni compose la “Fanfara delle diciotto Regioni d’Italia”, oggi completamente dimenticata in quanto non figura neppure nelle più importanti enciclopedie e dizionari di musica.
Imponente fu il congresso organizzato a Trento dal’8 al 12 settembre 1934 in cui 55 relazioni ripartite in 7 sezioni, articolarono esposizioni nelle seguenti argomentazioni : Letteratura popolare; Arti popolari; Religiosità popolare; credenze e superstizioni; Musiche e danze; Costumanze e consuetudini giuridiche; Costumi, manifestazioni popolaresche, musei; Dialetti, toponomastica e lessici.
Gli atti di questo lavoro congressuale, vennero raccolti in un volume di 662 pagine, pubblicato dal Comitato nazionale italianoper le arti popolari dell’Opera nazionale Dopolavoro. Volume riccamente illustrato e riportante anche spartiti di musiche delle diverse regioni italiche.

Conoscenza delle tradizioni e consapevolezza delle diverse realtà nazionali, dopo il comune interesse risorgimentale, costituivano il cardine della vera unione tra le genti dell’Italia e questa tredicesima lezione dimostra come lo Stato Sabaudo fosse attento a trarre da esse, una forza aggregante aggiunta al solo “interesse puro” oggi assente. Siamo infatti ormai abituati a trasmissioni e documenti, in cui questi valori, invece d’essere valorizzati, sono molto spesso sminuiti e ridicolizzati, ed hanno in poco tempo creato falsi “miti” quali il “piemontese polentone”, il “siciliano mafioso”, il “romano scansafatiche” o il “furbesco napoletano”, atteggiamenti e credenze che minano la pacifica convivenza delle differenze popolari.

A presto ....

lupocattivo (POL)
30-06-05, 16:13
;) Scusate l'assenza, lo so che vi sono mancato! Ma sto litigando con la linea telefonica. ;)

Mo' mi leggo tutto, tutto che sto stampando.

Ma, in soldoni ...

- Ce l'abbiamo un leader trascinante?
- Ce l'abbiamo dei soldini ancora più trascinanti?

Gli argomenti che opponiamo al libero pensiero repubblicano fanno un po' da pelo sull'uovo. Nel senso che poi alla fine non frega molto alla gente, gente che pervicacemente si attacca ai luoghi comuni e sguazza nell'ignoranza e ci si trova tanto bene.
Io continuo a ribadire che se chiedete, - argomento molto minore - se condividete di tumulare i resti dei Re e delle Regine al Pantheon le persone ti guardano sorprese e poi magari ti rispondono che col prezzo delle zucchine ti vai a creare sti problemi!

Dobbiamo certo difendere il nostro punto di vista sulla italica storia dal 1861 al 1946, ma dobbiamo soprattutto creare una alternativa convincente, avvincente e credibile.

A me piacciano i monarchici, sapete perchè? perchè la poltica si fa o per un ideale o per un interesse. Chi è più idealista di noi che battiamo una strada che difficilmente ci porterà un tornaconto?

:-:-01#14

Conterio
30-06-05, 21:43
In Origine postato da lupocattivo
;)

:-:-01#14

Noi ce proviamooo !!!

Conterio
18-07-05, 16:25
Lezione 14 – Crescita culturale

Non ci si limitò alle sole tutele delle particolarità locali, lo Stato Sabaudo si impegno attivamente nella crescita culturale delle varie regioni d’Italia e dell’intero Paese nel suo complesso.
Tra i provvedimenti e le iniziative più importanti ed efficaci di questa politica ci fu la fondazione della “Società Italiana per il progresso delle scienze”, avvenuta a Milano il 15 settembre 1906, che imponendosi ti tenere i suoi congressi annuali ogni volta in una diversa città, aveva come scopo l’illustrazione dei progressi ottenuti dagli scienziati Italiani nei diversi settori d’applicazione.
Nel Congresso del settembre 1930 ad esempio, Enrico Fermi, a Bolzano annoiò al mondo, la nascita dell’era atomica, e nel 1934 a Napoli, confermò i progressi affrontando il problema della radioattività artificiale, mentre nello stesso congresso, Guglielmo Marconi spiegò i segreti delle radiotrasmissioni e annunciò gli esperimenti in campo televisivo (TV) e nella radiolocalizzazione (RADAR).
Sempre in quella sede, Serafino da Vimercate, illustrò il problema dei combustibili sussidiari e Gaetano Fichera parlò dei primissimi risultati nei tentativi di cura biologici dei tumori maligni.
Chiaramente questi congressi erano seguiti con interesse anche all’estero, ma ampio spazio, era riservato all’approfondimento di tematiche scientifiche di interesse locale, stabilendo in questo modo un collegamento “pratico” ed immediato, tra i semplici cittadini ed il complicato mondo scientifico degli studiosi.

Il breve esposto di questa quattordicesima lezione, può terminare pensando a quante volte in fase pre referendaria in occasione della nota legge 40 sulla procreazione assistita (da poco effettuato), è stato detto e ripetuto, che l’argomento scientifico, era di complessità tale da non essere adatto ad un giudizio popolare, …quasi che le scienze in repubblica non siano un bene comune, ma un titolo in più per detenere il potere !

A presto !

Conterio
19-07-05, 11:37
Lezione 15 - Il Primo Maggio …Internazionale Socialista ?

Riassumiamo di seguito alcuni provvedimenti legislativi di epoca Monarchica, che poco hanno a dividere con l’internazionale socialista, ma che furono provvedimenti importanti per gli odierni diritti dei lavoratori.
Noi non possiamo cambiare la storia, noi abbiamo il dovere di raccontarla per quello che è, e da libero cittadino di diverso pensiero politico non calpesterò ciò che è stato fatto dal 1946 ad oggi (giustamente) per i diritti dei lavoratori, ma chi ha oggi le chiavi del potere non può nascondere ciò che di buono è stato fatto prima di quella data, ne tanto meno demonizzare luoghi comuni o idee preconcette. Vediamo di seguito alcune provvedimenti :
La Monarchia, nel 1859, istituì la Cassa Vitalizia per la Vecchiaia.
La Legge per la sicurezza dei minatori risale anch’essa al 1859.
La Cassa Maternità è del 1881.
Le Società Operaie di Mutuo Soccorso, sorte nel 1893, aiutate da Casa Savoia, in tre anni salirono da 433 a 6843, sicché il Re ne fu salutato "vecchio amico e largo benefattore" (il Re ucciso dall’assassino di strada di nome Bresci).
Dalle Società Operaie di Mutuo Soccorso, derivò l'Istituto Nazionale Previdenza Sociale, creato nel 1898 (aggiornato nel 1935).
Monarchiche sono le leggi sulla difesa dei fanciulli e delle donne.
Visto che abito in una zona “Tessile”, vale la pena ricordare anche il provvedimento che aboliva l'uso dei colori nocivi (agli operai) è del 1892, e la Società delle Nazioni lo adottava solo 36 anni più tardi, nel 1928.
L'Istituto Nazionale per l'Assicurazione Obbligatoria contro gli Infortuni sul Lavoro è del 1896 (aggiornato nel 1933).
Casa Savoia ha sempre sorretto i lavoratori, dai quali traeva prestigio : nel 1882 con l’allargamento del suffragio, che portò alla Camera larga rappresentanza di lavoratori; nel 1890 favorì il sorgere delle prime Camere del Lavoro; nel 1893 istituì i probiviri (controversie e giustizia del lavoro); nel 1902 gli Uffici del Lavoro; nel 1907 l'obbligo del riposo settimanale ed il diritto di sciopero (quello messo più volte in discussione ultimamente).
Sono monarchiche anche le Leggi sulla espropriazione del latifondo e sulla progressività delle imposte.
Anche Palmiro Togliatti, commemorando Giovanni Giolitti (uomo della sinistra del periodo Monarchico), affermava che la politica di quel periodo era "costituita dalla richiesta di una collaborazione governativa con gli uomini più rappresentativi della classe operaia”.

Terminando la lezione quindicesima, non ho che una parola per salutarVi …Incredibile !

Conterio
02-08-05, 09:21
Lezione 16 - Le Terre d’Oltremare : premessa

Il Regno d’Italia applicò i suoi ordinamenti anche nelle terre d’oltre mare, anzi in esse si spinse addirittura oltre, ma occorre fare una premessa.
Sino alla guerra d’Etiopia, l’Italia non abusò mai della sua forza militare per la conquista di spazi e territori coloniali. Le nostre colonie infatti non furono conquistate, ma acquistate con denaro suonante.
Già nel 1869 infatti, agli albori della raggiunta Unità, il Prof. Giuseppe Sapeto, acquistò, per incarico della compagnia do Raffaele Ribattino, la baia di Assad, che nel 1881 venne ceduta con i territori annessi al Governo Italiano che la eresse giuridicamente a colonia, con la denominazione di Eritrea. In quelle terre, fin dai primi tempi, l’Italia adotto una politica di lungimirante civiltà. Il Gen. Oreste Barattieri, nominato Governatore dell’Eritrea, si distinse per l’azione amministrativa oltre che militare. Egli ottenne per la Colonia un bilancio autonomo, istituì una milizia mobile, riformò l+’ordinamento giudiziario, favorì il commercio, diede l’avvio alla colonizzazione agricola dei terreni demaniali, costruì strade, completando il triangolo delle comunicazioni tra Saati, Asmara e Cheren. Fu tra i primi a dare esecuzione alla legislazione vigente in Italia sin dai tempi del Regno di Sardegna per l’abolizione della schiavitù, che era ancora largamente praticata in quelle terre. A Cassala, nel 1884, volle attribuire alla cerimonia di liberazione degli schiavi, la dignità di un rito solenne a monito di quanti si proponessero di ignorare tali disposizioni.
Tra le altre cose, in Italia nel 1889, venne istituita per prima, la “Società Antischiavista”, che si proponeva “il riscatto degli schiavi e l’abolizione della tratta dei negri”. La società aveva sede in Roma, ed estese la sua sfera d’azione anche all’Asia Minore, fondando due villaggi di libertà in Africa Centrale.
Anche in Somalia l’Italia approdò a seguito di contratti commerciali. I primi legami con questa terra, si ebbero nel 1886, quando il Sultano di Zanzibar Said Bargasc, con lettera diretta a S.M. il Re Umberto I di Savoia, offrì all’Italia le regioni del Giuba e della rada di Chisimaio. Il Sultano intendeva, attraverso l’offerta ad uno Stato emergente, liberarsi dalla pressione dell’Impero Germanico. Il Governo Italiano dovette rinunciare, in quanto legato alla Germania dal trattato “Triplice Alleanza”. Nel 1888 fu il Sultano di Obbia Jussuf Alì ad avanzare richiesta di protettorato all’Italia, che ancora rifiutò.
Accettò solo l’anno seguente in Febbraio, mentre in Agosto, accettò anche la precedente offerta del Sultano di Zanzibar, e prese in affitto per la somma di 160.000 rupie la zona del Benadir. Gli Inglesi, definirono la zona “indesiderabile desert”, ed in funzione delle caratteristiche del terreno, l’Italia propose la risoluzione del contratto. Preoccupato della cosa, il Sultano di Zanzibar , rilanciò, con una diminuzione dell’affitto annuo di 120.000 rupie. Quindici anni dopo, l’amministrazione Italiana ed i coloni la trasferiti, avevano fatto il miracolo, tanto da cominciare ad attirare immigrati dalle zone confinanti.
Ammirato da tanta efficienza, e preoccupato di perdere la rendita annuale a causa dei continui “interessamenti” germanici, il Sultano di Zanzibar propose il trasferimento definitivo alla sovranità italiana dei territori del Benadir, dietro versamento di una quota globale. Così con Legge del 4 aprile 1908, si definirono i confini della Somalia italiana, impegnandosi al pagamento di 3 milioni di lire.
A questo saldo nucleo centrale, molti altri Sultani minori, offrirono i loro territori , arricchendo i possedimenti italiani. Anche la Gran Bretagna, quale compenso parziale per i non mantenuti trattati di Londra del 1915, aggiunse in cessione i territori dell’Oltregiuba, nel 1924.

Terminando questa sedicesima lezione, chiudiamo l’importante premessa, che spiega, lo speciale rapporto che legò sempre le popolazioni locali, con il Regno d’Italia, anche nei momenti più tragici durante ed immediatamente dopo la seconda guerra mondiale.

Conterio
23-09-05, 16:46
.

Fante d'Italia
25-09-05, 22:01
In Origine postato da eolo76
mettere questo 3d in rilievo!
Un bellissimo lavorone! Bravo conterio!

:)

Conterio
27-09-05, 10:29
Ok.... allora devo continuarlo per forza !

Prossimamente su questi schermi.....

Maria Vittoria
27-09-05, 14:20
In Origine postato da Conterio
Ok.... allora devo continuarlo per forza !

Prossimamente su questi schermi.....

E' davvero molto interessante, il lavoro che stai facendo !!!

Per favore, puoi dedicare una lezione anche alla Bandiera?

:cool:

Deus et Rex
11-10-05, 15:35
In Origine postato da MariaVittoria C
E' davvero molto interessante, il lavoro che stai facendo !!!

Per favore, puoi dedicare una lezione anche alla Bandiera?

:cool:

Condivido!
Complimenti!

Fante d'Italia
06-12-05, 03:54
Su!

Maria Vittoria
06-12-05, 09:46
Su!

Partiamo dall'assenza della Bandiera Unitaria, che viene solo descritta nel sito autorevole del Quirinale:

http://www.quirinale.it/simboli/tricolore/tricolore.htm

:-01#44

Fante d'Italia
06-12-05, 10:44
Partiamo dall'assenza della Bandiera Unitaria, che viene solo descritta nel sito autorevole del Quirinale:

http://www.quirinale.it/simboli/tricolore/tricolore.htm

:-01#44
Temo di fraintendere, perchè capisco Tu voglia denunciare l'assenza, su quel sito, dell'immagine della Bandiera Italiana... ma no, c'è ed anche bella grande e con tanto di coccarda.

Dunque capisco male. Cosa intendi gentile Amica, sii paziente.

Maria Vittoria
06-12-05, 13:39
Temo di fraintendere, perchè capisco Tu voglia denunciare l'assenza, su quel sito, dell'immagine della Bandiera Italiana... ma no, c'è ed anche bella grande e con tanto di coccarda.

Dunque capisco male. Cosa intendi gentile Amica, sii paziente.

L'assenza riguarda il Tricolore con Scudo Savoia che unì gli italiani durante le guerre d'indipendenza: repubblicani e monarchici.

E che si può vedere sul sito:

http://www.radiomarconi.com/marconi/storiabandiera/


:)

Fante d'Italia
06-12-05, 14:00
La Bandiera senza Corona, dunque, e con il bordo azzurro dello Scudo Nazionale a filo dei colori verde e rosso. Eh si, il sito del Palazzo Reale mostra solamente la Bandiera di Stato e da guerra e non quella di uso comune.
Mah, bisogna aver comprensione. La republicha non è ancora sicura che siano tutti morti quelli che la tengono nel cassetto del comò.

Maria Vittoria
06-12-05, 14:39
La Bandiera senza Corona, dunque, e con il bordo azzurro dello Scudo Nazionale a filo dei colori verde e rosso. Eh si, il sito del Palazzo Reale mostra solamente la Bandiera di Stato e da guerra e non quella di uso comune.
Mah, bisogna aver comprensione. La republicha non è ancora sicura che siano tutti morti quelli che la tengono nel cassetto del comò.


Così possiamo dimostrare di essere vivi ... quando gli altri meno se l'aspettano

:-01#44

Fante d'Italia
07-12-05, 13:54
Così possiamo dimostrare di essere vivi ... quando gli altri meno se l'aspettano

:-01#44
Chino sulla Sua mano, Signora!
Pio

Maria Vittoria
07-12-05, 19:20
Ieri ho assistito ad una conferenza dedicata a Eugenio Von Savoie : come lui stesso desiderò di essere chiamato, per manifestare la sua identità profondamente europea.

Vincitore contro l'avanzata turca nel 1697 a Zenta; nel 1716 a Petervaradino; nel 1717 a Belgrado: col Trattato di Passorovitz sancì la sconfitta dell'armata tribale turca, e la salvezza dell'Europa.

Il relatore, notaio Arrigo Luca di Windegg, ha accompagnato la lettura con l'esecuzione della bellissima marcia militare in onore del Principe Eugenio di L.Leonhard.

Il prof.Sangiorgi, prezioso quanto tecnicamente preparato collaboratore, ha invece sdrammatizzato la serata, ricordando come - nel 1683, dopo l'assedio di Vienna - i fornai della capitale austriaca inventarono il croissant (a forma di mezzaluna) per significare: "noi chi ci minaccia ce lo mangiamo".

Buona serata e buona prima colazione

:)

Deus et Rex
07-12-05, 19:27
Al mio Re

A Te lo devo scrive:
nun te posso invità
e nun Te posso dì
metteTe a sedè qua,
e nun Te posso manco domannà
perché sei stato condannato a vive
lontano dalla terra indo sei nato
senza speranza de poté tornà.

Quant'anni so? Me pare trentatré,
e un sacco d'esiliati
so' rientrati in Italia,
meno Te.

Così diciamo, 'sta rimpatriata
anche se nun sa gnente de reale
né un anniversario,
famola tale e quale!

Sarà soltanto un pranzo immaginario
Fra un popolano,
sempre popolano
e un Re che, poveraccio, è ancora Re.

Ieri Sua Santità
fra un coro de campane e sbattimenti
ha parlato de fede, de bontà, de libertà e de pace...
Ma si un cristiano nun se po' magnà
un pezzetto de pane
dove je pare e piace:
mejo che ner parlà de Libertà
se sonino più piano le campane.

Aldo Fabrizi

http://www.radiocorrieretv.it/img/8/395-1.jpg


Grazie, Aldo.

:-00#08

Fante d'Italia
08-12-05, 05:49
Al mio Re

A Te lo devo scrive:
nun te posso invità
e nun Te posso dì
metteTe a sedè qua,
e nun Te posso manco domannà
perché sei stato condannato a vive
lontano dalla terra indo sei nato
senza speranza de poté tornà.

Quant'anni so? Me pare trentatré,
e un sacco d'esiliati
so' rientrati in Italia,
meno Te.

Così diciamo, 'sta rimpatriata
anche se nun sa gnente de reale
né un anniversario,
famola tale e quale!

Sarà soltanto un pranzo immaginario
Fra un popolano,
sempre popolano
e un Re che, poveraccio, è ancora Re.

Ieri Sua Santità
fra un coro de campane e sbattimenti
ha parlato de fede, de bontà, de libertà e de pace...
Ma si un cristiano nun se po' magnà
un pezzetto de pane
dove je pare e piace:
mejo che ner parlà de Libertà
se sonino più piano le campane.

Aldo Fabrizi

http://www.radiocorrieretv.it/img/8/395-1.jpg


Grazie, Aldo.

:-00#08
E grazie anche a Te, Deus et Rex, per aver postato i versi di Fabrizi che fu specchio ed espressione degli Italiani e del loro cuore ferito e tradito dai nuovi "padri" della patria mafiosa e repubblicana.

Dove li hai letti? Mi pare che li pubblicò Mondadori su "Nonno pane". Ricordo bene?

Maria Vittoria
08-12-05, 09:33
E grazie anche a Te, Deus et Rex, per aver postato i versi di Fabrizi che fu specchio ed espressione degli Italiani e del loro cuore ferito e tradito dai nuovi "padri" della patria mafiosa e repubblicana.

Dove li hai letti? Mi pare che li pubblicò Mondadori su "Nonno pane". Ricordo bene?

Sono anche stati pubblicati in uno degli ultimi notiziari dell'Istituto Nazionale Guardie d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon di Roma.

lupocattivo (POL)
08-12-05, 09:37
E grazie anche a Te, Deus et Rex, per aver postato i versi di Fabrizi che fu specchio ed espressione degli Italiani e del loro cuore ferito e tradito dai nuovi "padri" della patria mafiosa e repubblicana.

Dove li hai letti? Mi pare che li pubblicò Mondadori su "Nonno pane". Ricordo bene?

:D sul sito di Sarchiapone :D il quale si inkazzerà perchè non lo visiti :D

Maria Vittoria
08-12-05, 10:03
Sono anche stati pubblicati in uno degli ultimi notiziari dell'Istituto Nazionale Guardie d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon di Roma.

(se qualcuno desidera iscriversi, chieda ... )

:-01#44

Deus et Rex
08-12-05, 16:30
Sono anche stati pubblicati in uno degli ultimi notiziari dell'Istituto Nazionale Guardie d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon di Roma.

Brava Maria Vittoria, proprio dal bimestrale delle GdO ho preso la poesia...
Anche tu guardia d'onore...?

Maria Vittoria
08-12-05, 17:30
Brava Maria Vittoria, proprio dal bimestrale delle GdO ho preso la poesia...
Anche tu guardia d'onore...?


http://img522.imageshack.us/img522/2069/pict12782gf.jpg


foto scattata domenica 4 dicembre 2005

:)

Deus et Rex
08-12-05, 17:41
http://img522.imageshack.us/img522/2069/pict12782gf.jpg
foto scattata domenica 4 dicembre 2005
:)

Complimenti!! :-01#44

Maria Vittoria
08-12-05, 17:57
Complimenti!! :-01#44

... nell'onere l'onore.


:-0001l

Fante d'Italia
05-12-06, 17:15
Un bel thread "sostanzioso" che merita di ritornare "su" a vantaggio di tutti e dei nuovi forumistimi in particolare. Oltretutto mi sembra si presti a supportare il piano di attività del nuovo Segretario Cortes.

Conterio
05-12-06, 17:36
Vediamo se riesco ad aggiungere qualche "puntata" !

Grazie Fante !

dito5
07-12-06, 17:56
Accidenti però che mattoni :-00L
Prima d'aggiungere altra legna al fuoco, non si potrebbe riprendere un post dopo l'altro e discuterli, nel senso di esprimere opinioni e fare qualche commento, in modo che ne resti più leggera la lettura? :-0009

lupocattivo (POL)
07-12-06, 22:11
Accidenti però che mattoni :-00L
:-0009


Grande Dito !!! e ringrazia che non riesco ad inserire faccine (devo reistallare l'editor Java) ......

Io pensavo invece ad una scuola politica in senso stretto, per es., qualche tempo fa reduce da una conversazione con una vecchia amica sociologa (brutta quanto la fame, che se la incontri di notte allo scuro te pja un colpo) avevo buttato lì l'idea di far navigare le nostre istanze su altre più sentite; perchè delle nostre, ti sarai accorto, in fondo non frega molto alla "gente", non le capisce. Si potrebbe cavalcare l'onda nazionalista, la difesa dell'italianità, cosa che curiosamente sta facendo la Lega Nord e che è stata quasi abbondanta dagli aennini.

Albert4206
08-12-06, 18:25
sono con te lupocattivo, ma chi ha la capacità di fare quanto tu dici? hai idee in proposito?? :D

lupocattivo (POL)
08-12-06, 22:59
le capacità in che senso. L'idea è di fare di altri problemi più sentiti il vettore verso le nostre istanze.

Drago azzurro
10-12-06, 14:15
le capacità in che senso. L'idea è di fare di altri problemi più sentiti il vettore verso le nostre istanze.
Ma questo è un discorso di strategia, da farsi in congresso dunque. :confused:

lupocattivo (POL)
10-12-06, 23:07
Diventerebbe un Congresso infinito, oltre che arenato come il nostro ...

Fante d'Italia
11-12-06, 02:52
Arenato? Perchè? Di tutti gli argomenti la trattazione è stata completa e si è conclusa chiaramente grazie alla grande partecipazione degli Iscritti alle votazioni. Conterio avrebbe voluto chiudere, così ha scritto, il congresso già ieri. Se non l'ha fatto forse c'entrano la Moglie ed i Figli che hanno pur diritto al suo tempo. O mi son perso qualcosa?