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Visualizza Versione Completa : 31 - Referendum del 1946



Cipriano (POL)
24-02-05, 13:34
Ci furono i brogli o no?

Cipriano (POL)
24-02-05, 13:36
Il Referendum Istituzionale Monarchia-Repubblica del 2 Giugno 1946(www.monarchia.it)

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Il Referendum popolare sulla forma istituzionale dello Stato si svolse il 2/3 giugno 1946 e fu convocato con un decreto firmato da Umberto II di Savoia. Il fronte repubblicano non aveva scelto la via rivoluzionaria per liquidare la Monarchia: quest'ultima, se fosse rimasta, non avrebbe sicuramente mandato in esilio gli esponenti del fronte repubblicano sconfitto.

L'esilio ingiusto.
L'aver introdotto nella Costituzione della Repubblica (1°gennaio 1948) la disposizione sull'esilio perpetuo dei Savoia ha rappresentato una violazione delle regole democratiche del Referendum, nel tentativo di salvaguardare la Repubblica dal "pericolo" di un ritorno alla Monarchia.
I Savoia non subirono alcun processo come, invece, avvenne per la classe dirigente politico-militare della Germania Nazista. Il fronte repubblicano in Italia non aveva la forza per farlo, anche perchè la Monarchia, malgrado la campagna di criminilizzazione scatenata contro di essa e la sconfitta militare, non si era macchiata di crimini e raccolse, al referendum, quasi la metà dei voti del popolo italiano.



Referendum Contestato (quasi tre milioni di cittadini esclusi dal voto).
Il referendum in molte regioni si svolse senza che i sostenitori della Monarchia potessero fare liberamente propaganda per la Corona e quasi 3.000.000 di Italiani (prigionieri di guerra non rimpatriati; Italiani delle Colonie; abitanti di Trieste, di Gorizia, della provincia di Bolzano; 300mila profughi della Venezia-Giulia e della Dalmazia; i tanti certificati elettorali non reperiti; ecc.) non poterono votare: troppi se si pensa che essi superano la differenza "ufficiale" fra Monarchia e Repubblica (Monarchia voti 10.719.284; Repubblica voti 12.717.923).
Al Re fu impedito di restare per attendere la proclamazione definitiva dei risultati da parte della Suprema Corte di Cassazione (18 giugno 1946). Nella notte fra il 10 ed l'11 giugno 1946 il governo, senza attendere la seduta finale ed ufficiale della Suprema Corte di Cassazione per la proclamazione dei risultati (18 giugno 1946), trasferisce al capo del governo i poteri del Re, il quale si trova di fronte alla drammatica alternativa o di opporsi con la forza o di partire per l'esilio al fine di evitare spargimento di sangue.

L'ultimo messaggio di Umberto II.
Umberto II, ricevuti gli onori militari, partì per il Portogallo il 13 giugno 1946 dall'aereoporto romano di Ciampino, dopo aver indirizzato il seguente messaggio al Popolo italiano:


"ITALIANI!
Nell'assumere la Luogotenenza Generale del Regno prima e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale dello Stato. E uguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte Suprema di Cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum. Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giugno il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risoluta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta. Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il Governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza. Non volendo opporre la forza al sopruso, nè rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il Popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge, e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto. ... A tutti coloro che ancora conservano fedeltà alla Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare l'acuirsi di dissenzi che minaccerebbero l'unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante duirissime prove. Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia e il mio saluto a tutti gli Italiani. Qualunque sorte attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli.


Viva l'Italia! UMBERTO.
Roma, 13 giugno 1946."

Fenicio (POL)
24-02-05, 15:43
Io ho votato si.

Conterio
24-02-05, 15:52
Non possiamo dire "si" con assoluta certezza, in quanto i padri fondatori della repubblichetta truffa, hanno velocemente fatto scomparire le prove, e solo pochi giorni dopo gli scrutigni, non era più possibile eseguire controlli o calcoli esatti.

Quindi molto obiettivamente, ho votato "probabilmente SI"

Saluti

Fenicio (POL)
24-02-05, 15:56
In Origine postato da Conterio
Non possiamo dire "si" con assoluta certezza, in quanto i padri fondatori della repubblichetta truffa, hanno velocemente fatto scomparire le prove, e solo pochi giorni dopo gli scrutigni, non era più possibile eseguire controlli o calcoli esatti.

Quindi molto obiettivamente, ho votato "probabilmente SI"

Saluti
Hai assolutamente ragione, ma dire probabilmente, in molti casi, vuol dire no.
In questo caso è logico che si siano fatti i brogli, per questo ho votato si.

Egol
25-02-05, 23:13
Credo proprio di no: i risultati ottenuti furono più che prevedibili.

mikky
25-02-05, 23:34
Ho votato probabilmente si, personalmente penso di si, ci furono brogli x far vincere la repubblica ma non ho nessuna prova x confermare la mia tesi

Fenicio (POL)
26-02-05, 15:09
In Origine postato da Eegol
Credo proprio di no: i risultati ottenuti furono più che prevedibili.
Certo, i più prevedibili considerando la forza militare e politica di quelli che volevano la repubblica rispetto a quelli che volevano la monarchia.
:)

Egol
26-02-05, 17:34
In Origine postato da Fenicio
Certo, i più prevedibili considerando la forza militare e politica di quelli che volevano la repubblica rispetto a quelli che volevano la monarchia.
:)

Non dire stronzate, avanti: se uno conoscesse bene la storia (tu proprio no) capirebbe che per vari fattori la sconfitta della monarchia era previdibilissima (anche se per soli 2 milioni di voti) e che là dove si è votato a favore della repubblica la Resistenza era esistita ed aveva agito, mentre dove c' erano i monarchici l' ideologia fascista o cmq di destra era ancora molto radicata.

Fenicio (POL)
26-02-05, 17:38
In Origine postato da Eegol
Non dire stronzate, avanti: se uno conoscesse bene la storia (tu proprio no) capirebbe che per vari fattori la sconfitta della monarchia era previdibilissima (anche se per soli 2 milioni di voti) e che là dove si è votato a favore della repubblica la Resistenza era esistita ed aveva agito, mentre dove c' erano i monarchici l' ideologia fascista o cmq di destra era ancora molto radicata.
Vedi che mi dai ragione... FORZA MILITARE.



Tieni presente che io non sono certo monarchico....

Egol
27-02-05, 13:59
In Origine postato da Fenicio
Vedi che mi dai ragione... FORZA MILITARE.



Tieni presente che io non sono certo monarchico....

Non forza militare, ma ideali di sinistra.

Fenicio (POL)
27-02-05, 15:13
In Origine postato da Eegol
Non forza militare, ma ideali di sinistra.
Le persone che riposano sotto una lapide la chiamano forza militare... e io la resistenza la chiamo guerra civile (dove una parte è alleata con uno straniero alleato da vecchia data, l'altra invece è alleata con il nemico)...
Vabbè, qui adesso sti sta parlando di cose ot...

Zarskoeselo
28-02-05, 12:23
Facendo una certa attenzione, la vittoria della Monarchia e i brogli sono facilmente riscontrabili. Basta un controllo attento dei dati rimasti. Il messaggio di De gasperi a Re Umberto, nel quale definiva la vittoria monarchica ormai certa, a notte inoltrata. I sacchi di voti che Artieri vide placidamente scivolare nel Tevere. Per i pigri, Un libro in particolare porta dati e prove incontrovertibili: LA GRANDE FRODE di Franco Malnati, ed Bastogi.
Altro fatto, la Repubblica non fu mai proclamata. Il Re avrebbe indetto un secondo Referendum se avesse vinto con l'un per cento, la Repubblica si affrettò invece ad instaurarsi e, addirittura, dichiarò decaduto Umberto ancor prima dei risultati della cassazione.

Conterio
28-02-05, 18:50
In Origine postato da Zarskoeselo
Facendo una certa attenzione, la vittoria della Monarchia e i brogli sono facilmente riscontrabili. Basta un controllo attento dei dati rimasti. Il messaggio di De gasperi a Re Umberto, nel quale definiva la vittoria monarchica ormai certa, a notte inoltrata. I sacchi di voti che Artieri vide placidamente scivolare nel Tevere. Per i pigri, Un libro in particolare porta dati e prove incontrovertibili: LA GRANDE FRODE di Franco Malnati, ed Bastogi.
Altro fatto, la Repubblica non fu mai proclamata. Il Re avrebbe indetto un secondo Referendum se avesse vinto con l'un per cento, la Repubblica si affrettò invece ad instaurarsi e, addirittura, dichiarò decaduto Umberto ancor prima dei risultati della cassazione.

La paura fa quaranta !!!

O'Rei
28-02-05, 21:32
In Origine postato da Zarskoeselo
Facendo una certa attenzione, la vittoria della Monarchia e i brogli sono facilmente riscontrabili. Basta un controllo attento dei dati rimasti. Il messaggio di De gasperi a Re Umberto, nel quale definiva la vittoria monarchica ormai certa, a notte inoltrata. I sacchi di voti che Artieri vide placidamente scivolare nel Tevere. Per i pigri, Un libro in particolare porta dati e prove incontrovertibili: LA GRANDE FRODE di Franco Malnati, ed Bastogi.
Altro fatto, la Repubblica non fu mai proclamata. Il Re avrebbe indetto un secondo Referendum se avesse vinto con l'un per cento, la Repubblica si affrettò invece ad instaurarsi e, addirittura, dichiarò decaduto Umberto ancor prima dei risultati della cassazione. interessante tutto ciò...mi sa che leggerò quel libro;)

Zarskoeselo
01-03-05, 11:38
Benissimo, ne sono felice. Mi faccia sapere se ha problemi a recuperarlo.
Saluti.

Conterio
18-04-05, 10:44
CONTESTIAMO IL 2 GIUGNO

Personalmente non sarà un giorno di festa, e purtroppo da lavoratore dipendente non potrò recarmi al lavoro !
Mi piacerebbe comunque poter destinare questa mia giornata di "festa" retribuita ad una associazione bisognosa, ma pare che anche questo non sia possibile...

Il 2 Giugno ci ricorda quello del 1946 con un referendum contestato e pieno di ombre in quanto furono esclusi dal voto gli abitanti di intere province (Gorizia, Trieste, Bolzano, Pola, Fiume e Zara), i connazionali delle colonie e innumerevoli reduci dai campi di concentramento tedeschi.
Non si è mai saputo il numero degli iscritti nelle liste elettorali e fu violentemente impedita la propaganda monarchica in molte regioni del Nord Italia.
Si vissero giorni di terrore, specie nelle province meridionali, dove gli "ausigliari" di polizia (ex rubagalline e partigiani rossi) inviati dal nord, dal pluriassassino togliatti, ingnorati dal "servo" di regime de gasperi, andarono in giro per settimane, a provocare e controllare gli avvenimenti !
Si giunse al paradosso di condannare all'esilio il Re Umberto II che aveva convocato il referendum.
L'Italia, nel voto, palesemente si spaccò in due.
La festività imposta non può unire gli italiani perché ricorda una grande divisione. La forma istituzionale deve essere scelta dal Popolo; l'art.139 della costituzione, dichiarando non sottoponibile a referendum la forma repubblicana dello Stato, impedisce l'esercizio della sovranità popolare.

Mi consolerò sbollendo la rabbia spacccando la legna, che utilizzo come riscaldamento nei mesi più freddi dell'anno.

A qualcosa deve pur servire una giornata persa !!!

Saluti

Maria Vittoria
18-04-05, 14:32
La coesistenza armonica di fedeltà monarchica e contenimento delle perdite durante la ritirata tedesca fu una dolorosissima realtà nel Nord Italia.
Comunque dal 1943, dopo l'Armistizio, i tedeschi non furono più considerati alleati dai monarchici.
D'altronde, monarchici e fascisti sono sempre stati molto diversi!!!!

Io ricordo sia come gli zii furono attivi sulle Alpi, con Ferrruccio Pardo e la Resistenza bergamasca, sia come i nonni materni accolsero in un castello di Famiglia, a Gromo, comandanti tedeschi, per evitare fucilazioni tra i valligiani...così pure nel novarese, la Famiglia di mia madre ospitava ebrei e americani in una stanza segreta che si raggiungeva attraverso un armadio a muro; mentre i tedeschi occupavano i saloni di rappresentanza.

Col senno di poi, è facile fare distinzioni: i racconti dei fattti dovrebbero riuscire a rendere anche la complessità delle situazioni, e la diplomazia dimostrata da chi era responsabile della vita di molti, comunque innocenti.

Come dopo la Prima Guerra Mondiale (o, più esattamente), la Terza d'Indipendenza per l'Italia, i reduci si sentirono traditi, così i monarchici si sentirono traditi nel 1946.
Così, i democristiani si sono sentiti traditi nel 1994, quando un pugno di persone ha deciso di dividersi i beni di un Partito, indipendentemente dalla volontà di chi rappresentavano...

Ferite che ancora non si rimarginano, senza una volontà di pacificazione collettiva!!!

Zarskoeselo
19-04-05, 13:58
Soltanto una rettifica: quarta d'indipendenza per l'Italia.

Maria Vittoria
19-04-05, 14:26
In Origine postato da Zarskoeselo
Soltanto una rettifica: quarta d'indipendenza per l'Italia.

Grazie per la correzione.
Mi sono confusa, perchè un trisavolo morì in seguito alle ferite riportate "per liberare i veneti Fratelli"nella terza, come è ricordato sulla lapide.

Se sei riuscito a leggere l'intervento proposto, e hai trovato solo questa rettifica da fare, sono molto contenta!

Zarskoeselo
19-04-05, 18:16
Non concordo ma rispetto le tue opinioni. Un discorso civile è piacevole alla lettura anche quando contrario alle nostre idee. Mi sono permesso di correggerti solo perchè era importante storicamente definire le guerre d'Indipendenza.
Un caro saluto

Maria Vittoria
20-04-05, 08:48
In Origine postato da Zarskoeselo
Non concordo ma rispetto le tue opinioni. Un discorso civile è piacevole alla lettura anche quando contrario alle nostre idee. Mi sono permesso di correggerti solo perchè era importante storicamente definire le guerre d'Indipendenza.
Un caro saluto

Al sondaggio ho votato sì, perchè sono stata educata a credere alle testimonianze, anche in assenza di prove.

Le opinioni che ho scritto riguardo a esperienze tramandate in famiglia possono essere opinabili: sarei contenta di leggere cosa può derivare di diverso da quei presupposti.

Aiutare ogni persona bisognosa evitando di subire i soprusi del più forte momentaneo, e fare uso costante di diplomazia: questo l'insegnamento che mi è stato trasmesso.

Se c'è un'altra lezione da trarre, sono disponibile ad imparare.

Conterio
20-04-05, 09:44
In Origine postato da MariaVittoria C
Al sondaggio ho votato sì, perchè sono stata educata a credere alle testimonianze, anche in assenza di prove.

Le opinioni che ho scritto riguardo a esperienze tramandate in famiglia possono essere opinabili: sarei contenta di leggere cosa può derivare di diverso da quei presupposti.

Aiutare ogni persona bisognosa evitando di subire i soprusi del più forte momentaneo, e fare uso costante di diplomazia: questo l'insegnamento che mi è stato trasmesso.

Se c'è un'altra lezione da trarre, sono disponibile ad imparare.

Il tuo è un principio che ti fa onore !

Gli "avversri" come te, sono un piacevole stimolo, ma forse si potrebbero definire come "amici" che camminano su una strada parallela .

Ciao

Maria Vittoria
20-04-05, 13:01
In Origine postato da Conterio
Il tuo è un principio che ti fa onore !

Gli "avversri" come te, sono un piacevole stimolo, ma forse si potrebbero definire come "amici" che camminano su una strada parallela .

Ciao

Conterio,

sei nel giusto, quando pensi che io accetti di partecipare per essere utile al bene comune, e sia incapace di sentirmi in competizione.

L'amicizia d'altronde, può trasformarsi in dialogo fecondo solo tra diversi!

Tango do Hermano
20-04-05, 14:10
Io ho votato si per il semplice fatto che prendo come postulato il fatto che in ogni referendum importante sento istintivamente puzza ovunque.

FedericoAmMI
20-04-05, 16:29
Carissimi,

ho notato che molte persone hanno votato "No" al sondaggio sui brogli elettorali nel Referendum Repubblica - Monarchia del Giugno 1946.
Ho votato "Sì" non come monarchico, ma come semplice APPASSIONATO DI STORIA, poiché in questo famigerato Referendum i brogli furono abbondanti: è un punto sul quale convengono molte forze politiche.
Non sto dicendo che la Monarchia avesse vinto, ma ritengo che almeno un milione di voti pro-Monarchia andò a remengo a causa dei brogli operati da vari partiti.
Mi limito a riportare dei ritagli di giornali d'epoca e statistiche tratte da vari libri in mio possesso:

1. Non posso fare a meno di chiedermi come mai a Trento avesse votato il 101% degli elettori.
2. "Scandaloso traffico di certificati elettorali", aprile 1946 "Alto Adige": offrivano 3000 lire per ogni voto repubblicano
3. "Dalle sigarette america sciolte ai certificati per mille lire", maggio 1946 "Il Popolo": pagavano 1000 lire a scheda. Schede trafugate: 10000 pro-Repubblica
4. "Certificati elettorali" acquistati per 5000 lire, maggio 1946 "La Stampa": idem come sopra.
5. "Schede false del Referendum scoperte a Roma", giugno 1946 "L'Eco di Bergamo": stampavano false schede del Referendum.
6. "Scandalo in via Boezio", giugno 1946 "Il Giornale d'Italia": in un seggio romano, uno scrutatore aveva gettato via circa 3000 schede pro-Monarchia.
7. "Schede manomesse", giugno 1946 "La Stampa": alcuni iscritti al PCI si erano introdotti in tre seggi elettorali trafugando parecchie centinaia di schede pro-Monarchia, e manomettendole per renderle nulle.
8. "Stravaganze di elettori e voto annullato", giugno 1946 "Il Tempo": anche qui uno scrutatore disonesto.
9. "Morire per il Re", giugno 2002 "Italia Reale": testimonianza del Sig. Giorgio Cucentrentoli, che rinvenne presso i locali dell'Istituto Plinio il Giovane di Napoli, circa 6000 schede pro-Monarchia con tanto di timbro del Ministero dell'Interno ma mai conteggiate.

E questa è solo una piccola rassegna...

Conterio
20-04-05, 16:45
Grazie Federico, della tua rassegna, per quanto piccola lascia intendere grosse cose !!

Ciò che mi stupisce, è la cieca ostinazione di persone, che senza il minimo ragionamento logico, ed in presenza di dubbi, prove e testimonianza, possa ancora pensare ed accettare una vittoria "certa" repubblicana !

scusatemi, ma mi vien da ridere !!!

:lol :lol :lol

Bisogna davvero avere il paraocchi !!!:K :K

Maria Vittoria
20-04-05, 16:55
In Origine postato da Conterio
Grazie Federico, della tua rassegna, per quanto piccola lascia intendere grosse cose !!

Ciò che mi stupisce, è la cieca ostinazione di persone, che senza il minimo ragionamento logico, ed in presenza di dubbi, prove e testimonianza, possa ancora pensare ed accettare una vittoria "certa" repubblicana !

Bisogna davvero avere il paraocchi !!!:K :K

Purtroppo sembra una caratteristica comune.

Grazie a Federico, e a chiunque contribuisca a far conoscere la realtà di fatti che devono entrare nella memoria storica.

:rd

Fante d'Italia
20-04-05, 22:18
Chi nega gli imbrogli del referendum Monarchia-repubblica: o è un mungitore della vacca repubblicana, oppure è semplicemente un imbecille.
Qui non c'entra niente il rispetto democratico delle opinioni. Proprio in amore alla democrazia, essa va tutelata dall'abuso di delinquenti in flagranza e dai dementi conclamati.

I brogli ci furono, e non solo nel 1946, ma continuano palesi, evidenti, sbracatamente e spudoratamente sprezzanti della verità e del Diritto del Popolo Italiano che la costituzione repubblicana sbeffeggia definendolo "sovrano":eek:

Leggetevi la testimonianza di Antonio Zulian su:

IL GAZZETTINO - venerdì 11 giugno 1993 - di Antonio Zulian

"....(.)...il 18 aprile, uscito dal seggio elettorale e giunto nella piazza del paese, mi accorgo che, presso la chiesa, c'è ora un grande tabellone bronzeo, con su scolpiti alcuni lapidarissimi "cenni" relativi alla storia di Grantorto..(.)... "Dal 1260 con la scomparsa degli Ezzelini Grantorto assunse il destino di Padova; nel 1400 passò alla Serenissima e godette di pace finchè con l'avvento Napoleonico entra a far parte comune della Storia del Veneto, lottando per l'odierna Repubblica"
Più sotto, a mò di firma, una sigla: Is.Cal.
Ne rimasi sbalordito.
Quasi 200 anni di storia saltati d'un fiato. A parte le gravi inesattezze relative alla "pace" che ci avrebbe regalato la Serenissima, pensai anche a tutta la strada fatta per venire a votare.....(.)... pensai ai nostri giovani, i quali devono e possono anche volere una scuola in cui s'insegnino cose credibili.
Decisi, seduta stante, di recarmi in Comune per degli accertamenti.
Forse che lo scopo del referendum non era quello di manifestare la volontà d'incominciare a cambiare le cose?

Temevo non mi fosse possibile scovare quelle carte che desideravo. Invece al Comune di Grantorto trovo un personale magnifico, di una gentilezza squisita, e un Sindaco che mi piace nominare, il Geom. Vittoriano Mazzon, disponibilissimo, che mi spalanca gli archivi e mi lascia libero di fotocopiare ciò che mi pare.

In breve trovo il fascicolo concernente il 1946, da cui estraggo, a proposito degli abitanti di Grantorto (e del Veneto in generale) e la loro lotta per "l'odierna Repubblica", le carte relative al referendum istituzionale del 2 giugno di quell'anno.

Ebbene le cifre sono le seguenti:
Voti riportati dalla Repubblica, n. 495
Voti riportati dalla Monarchia, n. 1191.
Voti in totale: 1686

Forza, che con un pò di buona volontà quel tabellone, come alcune facce di storici magari venduti al miglior offerente, si può anche rimuovere, o correggere in fretta.
Gli Italiani, quelli che hanno votato per il cambiamento, ne saranno lieti."

Zarskoeselo
21-04-05, 10:17
Chi nega gli imbrogli del referendum Monarchia-repubblica: o è un mungitore della vacca repubblicana, oppure è semplicemente un imbecille.
Non sarei così drastico Pio. Più semplicemente chi lo nega è disinformato. Ma mettiamoci nei panni di una persona normale: il nostro Stato gli offre al riguardo soltanto menzogne. Menzogne che cominciano a scuola e proseguono poi sulla stampa di partito. Non possiamo certo volergliene a quelli che credono i brogli non ci siano stati. Mungitori sono quelli che propinano le menzogne, quelli che offendono i Principi e i princìpi. Una persona normale, il cui scopo principale è quello di sopravvivere, e oggi in Italia ce ne sono davvero molti, e quindi può servirsi solo dell'informazione di Stato, non può non credere a quello che da più di mezzo secolo gli viene propinato. Giustissimo l'atteggiamento di maria Vittoria che rimane aperto all'alternativa. Un'alternativa, la nostra, che non è pura ideologia, ma fatti sonanti e concreti. Il Referendum fu uno scandalo e un sopruso. Oggi abbiamo l'importante ed arduo compito di renderne coscienti gli italiani.

Conterio
22-04-05, 11:41
Propongo un sunto pubblicato da Alleanza Monarchica, di Franco Malnati, sui fatti in Argomento ......

**********************

Riassumiamo i fatti - Il referendum del 2 Giugno 1946
Data: Lunedì, 05 maggio 2003
Argomento: Storia controcorrente
RIASSUMIAMO I FATTI

Alcune considerazioni riassuntive sul Referendum del 2 Giugno 1946
(articolo pubblicato da "NUOVA STORIA CONTEMPORANEA", Marzo / Aprile 2003)

Dopo la pubblicazione su "NUOVA STORIA CONTEMPORANEA", nel numero 6 del 2002, degli articoli di Massimo Caprara, del Prof. Francesco Perfetti e del sottoscritto, mi sembra di potere fare un pò di chiarezza sui fatti del giugno 1946, tentando di riassumerli.
Occorre premettere che non vanno confusi i due canali di rilevazione dei risultati elettorali, e cioè quello del Viminale (Ministero degli Interni, collegato con le Prefetture) e quello di via Arenula (Ministero della Giustizia, collegato con gli Uffici Centrali Circoscrizionali e con la Corte di Cassazione).
Il primo aveva soprattutto compiti informativi nei confronti dell'opinione pubblica, e catalogava le cifre per Compartimenti, corrispondenti alle attuali Regioni; il secondo era il canale ufficiale, e raggruppava i dati per circoscrizione, redigendo un verbale dell'esito circoscrizionale e trasmettendolo alla Cassazione, alla quale spettava la sola mansione di sommare le risultanze delle trentuno circoscrizioni, e di proclamare il risultato del referendum.
Tutte le rilevazioni riguardavano i soli voti validi. Non era stata disposta alcuna rilevazione per i voti non validi, e neppure (conseguentemente) per il totale generale - in ogni sezione, in ogni circoscrizione, e in tutto il territorio chiamato al voto - degli elettori votanti, ossia di coloro che avevano comunque deposto la scheda nell'urna. Questo, nonostante che l'articolo 2 della legge 16 marzo 1946, istitutiva del referendum, disponesse espressamente che doveva essere proclamata la vittoria della forma istituzionale che avesse riportato "la maggioranza degli elettori votanti".
Nessuno (per quanto ciò possa apparire strano) sembra avesse rilevato prima del voto questa evidente contraddizione, che pertanto emerse in tutta la sua gravità solo quando il segretario del partito liberale, Cassandro, segnalò alla Cassazione la indiscutibile e chiarissima dizione dell'articolo 2.
Detto ciò, vediamo cosa è accaduto dopo la chiusura delle urne.
La legge stabiliva che i voti per la Assemblea Costituente andassero scrutinati prima di quelli per il referendum. Quindi, non vi è dubbio sul fatto che i primi dati sull'esito di quest'ultimo non poterono affluire alle Prefetture, e quindi al Viminale, che nella notte dal 3 al 4 giugno (si era votato fino al primo pomeriggio del 3).
Sulla situazione alle 8 del mattino del 4 abbiamo una prova certa, rappresentata dal prospetto redatto dal Ministero dell'Interno col numero progressivo "1" (il che lo identifica come il primo fra tutti). E' quel prospetto che Degasperi aveva ricevuto riservatamente da Romita, e che fu allegato alla famosa lettera in data 4 giugno 1946 a Falcone Lucifero, da questi ripetutamente pubblicata nei suoi libri (il prospetto, non pubblicato insieme con la lettera per una scelta volontaria di Lucifero, è stato poi pubblicato da me con l'autorizzazione verbale, mai smentita, del medesimo Lucifero). Esso riguarda quasi quattromila sezioni su 35.000 ed attribuisce alla Repubblica una maggioranza del 65% circa, ma riferita quasi esclusivamente a risultati provenienti dal Centro-Nord. Ecco perché Degasperi, nella accompagnatoria, non solo non ne trae conclusioni positive per la Repubblica, ma anzi si sbilancia nel senso opposto: egli, come tutti, supponeva a favore della Repubblica, nel Centro-Nord, una maggioranza schiacciante, tale da annullare la prevedibile maggioranza monarchica nel Centro-Sud, e constatando, invece, una forte presenza monarchica anche al Nord, ne deduceva la probabilità di un successivo sorpasso.
Il prospetto va ricollegato, comunque, al noto racconto di Romita nel suo libro, e precisamente nel lungo capitolo "E una notte la Monarchia fu in vantaggio". La descrizione, assolutamente originale e credibile, della disperazione dell'Autore, fervente repubblicano (che era Ministro dell'Interno), in una certa notte, nella quale a un determinato punto, verso le ventiquattro, la Monarchia effettua il sorpasso nell'esito complessivo, e rimane "in netto vantaggio" per due ore, costringe il lettore e lo storico a soffermarsi sulla domanda logica: quale è questa notte?
Orbene, Romita, con molta disinvoltura, all'inizio del capitolo, scrive che è quella "dal 3 al 4 giugno". Neppure si preoccupa di cambiare il contesto del racconto. Lo lascia come è, in modo che un osservatore un pò attento capisce benissimo che qualcosa non va. Basti pensare che colloca alla mattina ed al pomeriggio del giorno seguente fatti che sono accaduti sicuramente il giorno 5 (esempio eclatante: la conferenza stampa del pomeriggio, con la lettura dei dati ufficiali fino a quel momento, che attribuivano alla Repubblica circa 1.800.000 voti di vantaggio, la si può ritrovare in tutti i giornali del 6, con datazione precisa alle 17 circa del 5).
Ma la notte è invece quella dal 4 al 5 giugno, e se non bastassero questi riferimenti temporali, peraltro già insuperabili, vi sarebbe, appunto, il prospetto delle ore 8, a dimostrare documentalmente che nessun vantaggio monarchico può essersi verificato nella notte dal 3 al 4.
Perché, dunque, la frettolosa ed artigianale retrodatazione di 24 ore?
Chiaro. Perché ammettere un netto vantaggio monarchico nella notte dal 4 al 5 giugno, a scrutinio ormai mescolato ed avanzatissimo, anzi quasi finito, voleva dire confessare il criminoso capovolgimento del risultato. Qualunque esperto di statistiche elettorali vi dirà che le percentuali, oltre un certo stato di avanzamento e di mescolanza, non possono più cambiare se non in misura minima.
La falsità ideologica della data, pertanto, diventa una prova di per sè, come la confessione sui fatti e forse ancora più di essa, perché è la spia del dolo di chi, diretto responsabile o complice della frode elettorale, si è premurato di occultarla anche a distanza di tredici anni (il libro di Romita è del 1959).
Tornando al sorpasso, lo stesso era maturato con gradualità durante l'intera giornata del 4, a mano a mano che, lentamente e in ritardo, arrivavano i risultati del Sud e delle Isole, con le previste forti maggioranze monarchiche. Questo andamento dell'afflusso è negato da molti scrittori, compreso Montanelli, i quali sono tutti caduti nella trappola della retrodatazione di cui ho detto, sostenendo che il vantaggio monarchico vi fu, ma solo come conseguenza del precoce arrivo dei risultati meridionali. Invece la verità è all'opposto: ancora la sera del 4 la Repubblica manteneva una lieve maggioranza, ma i dati mancanti erano quasi esclusivamente del Sud.
Nello scorso numero di N.S.C. ho commentato le cifre fornite alle 21 da Degasperi a Lucifero. Ora aggiungo che, quanto alla loro integrale esattezza, si possono esprimere serie perplessità.
Onestamente, non si capisce come mai Degasperi abbia potuto, la mattina del 5, dire al Re di essere dolorosamente sorpreso per l'esito dello spoglio effettuato nella notte, quando la sera prima aveva già comunicato a Lucifero un distacco di due milioni di voti a favore della Repubblica, giudicandolo ormai irreversibile. Ipocrisia? O che cosa? O forse la sera si era limitato a riferire cifre e previsioni di Romita, lanciate da quest'ultimo per fare sfoggio di ottimismo?
Qualunque sia la verità su questi colloqui nella serata del giorno 4, sta di fatto che in quel momento lo scrutinio si riferiva sicuramente ad almeno due terzi del totale, e che i timori repubblicani si concentravano sul residuo terzo, di provenienza sudista.
E infatti, quei timori si realizzarono in pieno nel colmo della notte, concretandosi nella maggioranza monarchica ormai definitiva e inequivocabile ("ogni speranza pareva perduta", scrive il desolato uomo di Tortona). Fu allora che, come oggi attesta Massimo Caprara, la notizia "raggiunse il ministro Togliatti". Caprara afferma, nel suo articolo, che fu lui a passare il microfono, in via Arenula, al capo del PCI, e prosegue: "La Monarchia, informò Romita, era al 54% dei voti".
Era veramente quella la "netta maggioranza" di cui scrive lo stesso Romita nel suo libro di memorie?
Personalmente, debbo dire che nutro qualche ragionevole dubbio. Siamo nei "grandi numeri", ormai: una maggioranza monarchica così forte corrispondeva ad un margine superiore al milione e mezzo di voti. Per arrivarvi, partendo dalla precedente maggioranza repubblicana, bisogna supporre una vera e propria "valanga azzurra". C'era davvero? L'obbiettività mi induce a cautela, pur senza mettere in discussione l'onesto ricordo di Massimo Caprara. Può essere accaduto che Romita abbia volutamente esagerato, con Togliatti, le dimensioni della sconfitta, per sollecitare ed urgenzare il suo immediato intervento.
Che poi l'intervento di Togliatti vi sia stato è fuori questione. Caprara dice chiaro e tondo, a più riprese, che il Ministro agì.
Come abbia fatto, lo lascia intendere all'inizio del suo intervento, dove ricorda che le sommatorie circoscrizionali (dei soli voti validi) per la Repubblica e la Monarchia erano affidate a pubblici funzionari espressamente incaricati dal Guardasigilli, i quali dovevano redigere, come infatti avvenne, "un conteggio preciso da trasmettere all'Ufficio Elettorale istituito presso la Corte di Cassazione e destinato a far testo fuori di ogni controllo". Il suo commento è preciso: "Era una operazione inusuale, che di fatto delegava agli incaricati scelti dal ministero della Giustizia una autonoma gestione dei voti".
Io non so se Massimo Caprara abbia letto il mio libro "La Grande Frode": ma debbo constatare che questa versione dei fatti ricalca esattamente la mia tesi circa il "modus operandi" di Togliatti nel "ritoccare" il risultato.
In buona sostanza, tutta la manovra si basava sulla mancanza di controlli in ordine alle sommatorie circoscrizionali. Fu sufficiente correggere tali sommatorie in un certo numero di circoscrizioni, migliorando localmente le percentuali della Repubblica e peggiorando quelle della Monarchia, e così si ottenne, sul totale generale, il risultato che si desiderava comunicare all'opinione pubblica.
C'era tuttavia un punto debole, ed era la contraddizione nei testi legislativi evidenziata più sopra.
Io non sono in grado di dire se Togliatti se ne fosse reso conto. I monarchici, no sicuramente, in quanto è certo che in un primo momento non vi pensarono neppure per un attimo, e diedero l'impressione di subire il colpo della strana sconfitta quasi con rassegnazione. Fu un gruppo di giuristi di Padova che si accorse dell'articolo 2 e della "maggioranza degli elettori votanti", e indusse Cassandro a "richiamare l'attenzione" della Corte Suprema sul punto.
Allora si delinearono, nei confronti del Primo Presidente della Corte, Pagano, due iniziative ben distinte, ed anzi opposte.
Una, abbastanza ingenua e sgangherata, partì da Romita. Il Ministro dell'Interno, repubblicano fanatico ma pur sempre piemontese, non aveva dismesso il sacro rispettoso terrore dei Reali Carabinieri, incorruttibili custodi di legalità, ed aveva ancora paura che la trama venisse scoperta. Gli sembrava troppo bello quello che era avvenuto. Voleva, dunque, accelerare i tempi, e ricorse al tramite di un consigliere di Cassazione, tale Vitale, che inviò da Pagano inventando una richiesta del Re di proclamare subito la Repubblica per consentirgli di andare in esilio al più presto. Naturalmente non era vero nulla, Lucifero lo seppe, si infuriò e telefonò a Degasperi, il quale, costernato, promise di intervenire per bloccare Romita (ma non si sa se l'abbia fatto). Comunque, Degasperi, che sapeva di questa faccenda, era convinto che il 10 giugno, nella sala della Lupa, Pagano avrebbe proclamato la Repubblica, ed è certamente esatto quanto racconta Andreotti, cioè del suo grande stupore alla fine della seduta (altri precisano che allo stupore si accompagnavano una forte contrarietà ed una viva preoccupazione per quanto poteva accadere).
La mossa di Romita non è una novità, perché parecchi storici ne hanno parlato, pur senza comprenderne bene il senso.
Invece dobbiamo solo alla buona memoria di Caprara il resoconto della seconda iniziativa, finora meno nota, e di ben altra portata.
Togliatti scrisse a Pagano, nella sua veste di Guardasigilli con potere disciplinare sulla Magistratura, ordinando gli proprio il contrario di quello che auspicavano Romita e Degasperi, ossia di limitarsi alla lettura delle cifre dei verbali circoscrizionali ed alla sommatoria complessiva, omettendo qualsiasi ulteriore pronuncia. Questa era una deviazione dalla procedura voluta dalla legge, che invece comportava "la proclamazione del risultato del referendum", e quindi, in ogni caso, una pronuncia.
L'ordine in parola, eseguito da Pagano (che infatti aveva risposto a Caprara: "Assicuri il Ministro"), è stato commentato dalla stampa attuale come l'invito a ritardare, non si capisce bene per quale motivo, la decisione istituzionale.
Non è questo il punto. C'è una verità precisa, che non pare sia stata ancora percepita da chi si è occupato, forse con un pò di superficialità, della cosa, peraltro complicata o almeno non semplicissima.
Togliatti non aveva, né poteva avere, dubbi sulle cifre che sarebbero state lette da Pagano, in quanto erano quelle dei famosi verbali circoscrizionali, redatti dai funzionari di sua fiducia e quindi a lui ben noti. Il suo problema stava nel fatto che la Cassazione, in quel momento, non poteva effettuare alcuna proclamazione, essendo in possesso dei soli voti validi, senza i voti non validi e quindi senza il totale degli elettori votanti richiesto dalla legge per il calcolo della maggioranza. Era l'effetto, forse del tutto imprevisto, della nota discrasia legislativa (o era imprevisto solo che i monarchici se ne accorgessero ancora in tempo per rimediare?)
In base alla legge, la Corte, lette le cifre, avrebbe dovuto semplicemente dichiarare non essere possibile, allo stato, proclamare vincente una delle due forme istituzionali, per la mancanza di un dato essenziale, e rendersi perciò necessaria una nuova rilevazione di tutti i verbali sezionali per ricavarne la cifra dei voti non validi, nonché, ovviamente, quella degli elettori votanti, con una "quadratura" del risultato sia sezionale che circoscrizionale e nazionale. Ora, tale nuova rilevazione, di fatto, avrebbe dato luogo a quel controllo delle sommatorie dei funzionari ministeriali che era stato a priori escluso quando erano stati effettuati i ritocchi, e sventato la frode.
S'imponeva dunque, per il Ministro, un supplemento di azione, e il primo passo consisteva proprio nel neutralizzare l'effetto della dichiarazione della Cassazione, rendendola più anòdina possibile. E questo avvenne, nel senso che i giudici, dopo la lettura, si limitarono a rimandare ogni giudizio al successivo 18 giugno.
Gli stessi promisero peraltro, nel testo dell'ordinanza, di comunicare, nella seconda adunanza, "il totale degli elettori votanti". E la riserva era estremamente grave ed insidiosa, in quanto costituiva la conferma che la maggioranza necessaria per la proclamazione sarebbe stata calcolata su quella cifra, come voleva la legge, e che quindi la rilevazione dei voti nulli doveva essere effettuata, pur in assenza di un ordine formale.
Qui Togliatti fu costretto ad un ulteriore drastico e gravissimo intervento, questa volta in seno al Consiglio dei Ministri, che si riunì ripetutamente nella notte fra il 10 e l'11 giugno 1946.
Traggo dal verbale, redatto dal segretario Giustino Arpesani, il seguente decisivo passo: "Togliatti ha parlato con Pagano e Pilotti il quale ultimo gli confermava che tutte le leggi prendono in considerazione il numero di tutti i votanti. Ha chiesto, prospettando la gravità della situazione politica, se si poteva addivenire alla definitiva proclamazione per il 18, ma non è possibile, in quanto si deve controllare attraverso tutti i verbali (35.000) il numero dei votanti. Inoltre ci sono i ricorsi che possono richiedere l'esame delle schede, che fra l'altro non sono qui e forse sono distrutte".
Difficile commentare. Il testo è eloquente. Togliatti, preso atto della situazione giuridica illustrata dal Procuratore Generale Pilotti, impose al Consiglio dei Ministri, in quella memorabile seduta, di ribellarsi alla Cassazione proclamando unilateralmente la Repubblica e rifiutando ogni controllo!
Tutto il resto, dalla strage di via Medina a Napoli alla ordinanza del 18 giugno, non fu che il seguito logico dell'acquiescenza dei ministri al "diktat" comunista.
Il parto difficile ed assistito era andato in porto.

Franco Malnati

FedericoAmMI
22-04-05, 16:41
Grazie per il contributo, che sarà sicuramente utile per chi non legge "Italia Reale".
Sono rimasto schifato da come lo storico Silvio Bertoldi tratta l'argomento referendum in "L'Ultimo Re-l'ultima Regina" (Rizzoli), scrivedo che la monarchia "subì una pesante sconfitta".
Questi secondo i miei calcoli il risultato del Referendum del 2 Giugno:

REPUBBLICA 12. 500.000

MONARCHIA 12.800.000

Questi invece i risultati ufficiali comunicati dal Min. degli Interni nel 1946:

REFERENDUM 2 GIUGNO 1946: REPUBBLICA O MONARCHIA

Elettori 28.005.449
Votanti 24.947.187
% Votanti 89,1
Astenuti 3.058.262
% sugli Elettori 10,9
Voti Validi REPUBBLICA 12.718.641
% 54,3
MONARCHIA 10.718.502
% 45,7
Totale 23.437.143
Voti non Validi Totale 1.509.735
% sui Votanti 6,1
Schede Bianche 1.146.729
% sui Votanti 4,7

United Royalist
28-04-05, 19:53
i brogli ci furono in quelle sezioni in cui comunisti,socialisti e repubblicani avevano propri scrutatori e rappresentanti ed erano assenti quelli dei monarchici o degli altri partiti moderati.

Cipriano (POL)
01-05-05, 09:52
Il problema è provare quei brogli.

Zarskoeselo
01-05-05, 14:19
non è un problema. Il problema è far ammettere ai colpevoli, o a chi ne segue la politica, che quei brogli evidenti e ormai riscontrati, anche se timidamente, da storici repubblicani, sono avvenuti; praticamente, far confessare il ladro d'aver rubato difronte alla refurtiva.

Cipriano (POL)
02-05-05, 10:19
Non vedo una cosa del genere del futuro prossimo...

Conterio
02-05-05, 15:23
In Origine postato da Cipriano
Non vedo una cosa del genere del futuro prossimo...

Anche il normale popolino russo, nell'anno 1985-86, non poteva certo immaginare il tonfo che avrebbe fatto il regime in pochi mesi... eppure ...

Zarskoeselo
03-05-05, 10:01
Esattamente. E comunque, non ha importanza quando avverrà.

SubZero
07-05-05, 17:41
pur non essendo monarchico ho votato si, gli italiani in fondo erano legati alla monarchia, soprattutto al giovane Umberto, almeno sentendo le testimonianze dei miei nonni e parenti vari.
la vittoria della repubblica è stata una truffa, non mi stupirei se ci fosse in mezzo il PCI.

saluti

lupocattivo (POL)
07-05-05, 21:32
Ricordo ancora tre o quattro anni fa quando un giornalista RAI, conduttore del programma REPORT fece un finto scoop mandando in onda un filmatino (falso) in chi quattro tomi intorno ad un tavolino da osteria ammettevano senza ritegno di come avessero manipolato i voti pro repubblica.

Il filmatino in questione andò avanti per tutta la trasmissione (un paio d'ore) con i conseguenti commenti ai passaggi degli ospiti politici in trasmissione e qualche coronaropatia di politici non in trasmissione.

Finchè alla fine il filmino in bianco e nero divenne a colori e fu rivelato l'inganno.

Il Duca D'Aosta commentò che ha fatto più favore lui alla Causa che venti libri sullìargomento.

Io restai allibito e gongolante, deluso dal finale.

E' pacifico che ci furono dei brogli, come furono pilotate le prime elezioni dell'Era Repubblicana per non finire ... oltre cortina ...

lupocattivo (POL)
07-05-05, 21:46
... scusate: me s'è stappata l'arteria (come dice un collega mio): il giornalista era Minoli ed era un programa di (intorno) dieci anni fa (cazzo come passa il tempo).

Ciao Zarko, felice di ritrovarti qui. Non avevamo in corso una disussione sulla Russia dell'epoca imperiale io e te? (Silvestro: della serie l'erba cattiva non muore mai). By

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