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Visualizza Versione Completa : 1° Domenica di Quaresima



Augustinus
01-03-04, 16:56
Sermo XXXIX, 2-5, De Quadragesima I. PL 54,264-266.

Durante la quaresima, miei cari, è preciso dovere emendare tutti gli atti passati di negligenza e cancellare tutte le mancanze. Ben lo sanno le potenze del male, che proprio a questo fine indirizzano tutta la loro forza e malvagità. Esse vogliono far sì che quanti si accingono a celebrare la santa Pasqua del Signore contraggano una qualche impurità e trovino un'occasione di colpa proprio là donde avrebbero dovuto attingere il perdono.

Il periodo della quaresima, o miei cari, significa perciò maggiore diligenza nel servizio del Signore, perché iniziamo, per così dire, una gara di opere sante: dobbiamo prepararci alla lotta contro le tentazioni e comprendere che quanto più attivi saremo per la nostra salvezza, tanto più violenti saranno gli attacchi dell'avversario. Ma colui che è in noi è più forte di colui che è contro di noi; il nostro vigore è in lui, nel confidare nella sua forza.

Per questo il Signore ha voluto subire l'attacco del tentatore: per istruirci con il suo esempio e insieme difenderci con il suo aiuto.

Nel vangelo odierno il Signore vinse l'avversario con le testimonianze della legge, senza far uso della sua potenza. In tal modo intese onorare di più l'uomo e punire di più l'avversario; infatti il nemico del genere umano fu vinto da lui, si direbbe, non già in quanto Dio, ma in quanto uomo. Egli dunque combatté in quella circostanza, perché poi anche noi combattessimo; e vinse, perché anche noi come lui potessimo vincere.

Non esiste, miei cari, azione virtuosa senza il vaglio delle tentazioni, non c'è fede senza le sue prove, né combattimento senza nemico o vittoria senza scontro.

La nostra vita si svolge in mezzo ad agguati e battaglie; se non vogliamo essere sorpresi, dobbiamo stare all'erta, e se vogliamo vincere, dobbiamo combattere. Per questo Salomone, l'uomo più sapiente, dichiara: Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione. Quell'uomo, ricco della sapienza di Dio, conosceva bene che la religiosità autentica comporta il travaglio della lotta e in previsione dei pericoli della battaglia volle preavvertirne il combattente. Così intendeva evitare che il tentatore, assalendo qualcuno all'oscuro del pericolo, lo ferisse rapidamente perché appunto impreparato.

Istruiti dall'insegnamento divino, noi scendiamo in campo con cognizione di causa per questa lotta. Ascoltiamo l'Apostolo che ci dice: La nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.

E teniamo presente che questi nostri nemici comprendono bene che è rivolto contro di loro quanto noi cerchiamo di fare per la nostra salvezza: perciò il fatto stesso che desideriamo qualcosa di buono è tale da provocare i nostri avversari. Tra noi ed essi, a causa dello stimolo dell'invidia demoniaca, esiste un'opposizione di vecchia data, tale che, essendo essi decaduti da quei beni a cui per grazia di Dio siamo elevati, trovano il loro tormento nella nostra giustificazione. Quando noi ci rialziamo, essi crollano; quando noi riprendiamo vigore, essi lo perdono. In breve, quelli che sono rimedi per noi sono colpi per loro, perché il trattamento stesso delle nostre ferite li ferisce.

State dunque ben fermi, - ci esorta l'Apostolo - cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.

Vedete di quali armi potenti, di quali difese insuperabili ci ha fornito il nostro capo così glorioso e ricco di trionfi, l’invitto comandante supremo della milizia cristiana! Egli ha cinto i nostri fianchi con la cintura della castità, ha calzato i nostri piedi con i vincoli della pace, perché un soldato il cui fianco è scoperto è rapidamente sopraffatto dal provocatore dell'impurità; il soldato privo di calzatura subisce facilmente i morsi del serpente.

Egli ci ha dato lo scudo della fede per la protezione dell'intera persona, ha posto sulla nostra testa l'elmo della salvezza, ci ha messo in mano la spada, cioè la parola della verità. In tal modo colui che combatte in campo spirituale non solo è ben protetto contro le ferite, ma è in grado di ferire l’avversario.

Facciamo affidamento, miei cari, su queste armi, iniziamo con animo pronto e intrepido la battaglia che a noi viene proposta; in questo stadio, quale è appunto il periodo del digiuno, non dobbiamo pensare di essere a posto con la sola pratica dell'astinenza dai cibi. Sarebbe troppo poco ridurre il nutrimento del corpo senza alimentare e rinvigorire l'anima.

Bisogna invece, mentre si mortifica un poco l'uomo esteriore, rimettere in forze l'uomo interiore; mentre si elimina dalla carne la sazietà materiale, irrobustiamo la mente con cibo spirituale e squisito. Ogni cristiano deve oggi guardarsi attorno e scrutare in fondo al suo cuore con diligenza e severità.

Augustinus
01-03-04, 17:15
In Epist. I° ad Parthos, II, 14. PL 35,1996-1997.

Ecco le sole tre passioni che agitano la bramosia umana: la concupiscenza della carne, la cupidigia degli occhi e l'orgoglio dell'ambizione terrena. Non ci sono altre fonti di tentazione. Il Signore stesso fu tentato dal diavolo su questo triplice aspetto.

Il tentatore comincia col mettere alla prova in Gesù la concupiscenza della carne. Infatti, dopo che il Signore ebbe digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Satana allora gli insinuò: Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane. In che modo Gesù respinge il tentatore? A noi, i suoi soldati, come insegna a combattere? Fa' attenzione alla sua risposta: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Il Signore è tentato anche nella bramosia degli occhi, che desiderano vedere un miracolo. Il demonio dice a Gesù: Gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede. Ma Cristo si oppone al tentatore. Se avesse fatto quel miracolo, sarebbe parso che avesse ceduto alla tentazione o si fosse lasciato trascinare dalla curiosità. Invece Gesù fece i miracoli solo quando volle agire come Dio allo scopo di curare gli infermi.

Se Cristo avesse operato un miracolo per istigazione del demonio, si sarebbe potuto credere che voleva ostentare la sua onnipotenza. Ma per stornarci da una simile idea e offrirci un modello da seguire in caso analogo, sta' a sentire quel che risponde al demonio. Sta scritto: Non tentare il Signore Dio tuo. Come se dicesse: Se ti obbedissi, tenterei Dio.

Questa risposta di Cristo sia anche la tua. Quando il nemico ti suggerisce: Che uomo, che cristiano sei? Finora hai compiuto almeno un miracolo? Dove sono i morti risuscitati dalle tue preghiere? Quanti sono i divorati dalla febbre che hai guarito? Se tu valessi qualcosa, faresti prodigi , allora tu rispondi: Sta scritto:Non tentare il Signore Dio tuo.

Non voglio mettere Dio alla prova, pretendendo dimostrare che gli appartengo o non appartengo secondo che faccia o no, un miracolo.

In che modo il Signore fu assalito dall'orgoglio dell'ambizione terrena? Essa avvenne quando il diavolo lo condusse sopra un monte altissimo e gli disse: Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai.

Lo spirito tenebroso istigò nel Re dei secoli l'orgoglio di possedere un regno terreno. Ma il Signore che crea il cielo e la terra, calpesta sotto i piedi tale tentazione. Vincere il demonio è un gioco per il Signore. Tuttavia, gli risponde per insegnarci a rimbeccarlo a nostra volta: Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto.

Seguite queste parole e non sarete dominati dall'orgoglio dell'ambizione né dalla voluttà degli occhi, né dalla concupiscenza della carne. Vi aggancerete alla carità e saprete amare Dio. Se invece ci sarà in voi l'amore del mondo, non potrà esservi l'amore di Dio.

Radicatevi nell'amore di Dio. Dio è eterno. Aderendo a lui, resterete in eterno. Ciascuno è ciò che ama. Ami la terra? Sarai terra. Ami Dio? Dovrei concludere: Sarai Dio, ma non oso dirlo io, e perciò ascoltiamo la Scrittura: Io ho detto: "Voi siete dèi, siete tutti figli dell'Altissimo".(Sal 81,6)

Se dunque volete essere dei e figli dell'Altissimo, non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno! (1 Gv 2,15-17)

Augustinus
04-03-04, 16:00
http://www.wga.hu/art/c/carpacci/5/04medita.jpg http://gallery.euroweb.hu/art/c/carpacci/5/04medita.jpg Vittore Carpaccio, Meditazione sulla Passione di Cristo (con Giobbe e S. Girolamo), 1510 circa, Metropolitan Museum of Art, New York

http://www.wga.hu/art/m/memling/3mature2/22sorrow.jpg Hans Memling, L'uomo dei dolori, 1480 circa, Palazzo Bianco, Genova

http://www.wga.hu/art/m/memling/5late/38sorrow.jpg Hans Memling, L'uomo dei dolori, dopo 1490, Christian Museum, Esztergom

http://www.wga.hu/art/r/raphael/2firenze/1/29christ.jpg http://img109.imageshack.us/img109/8378/cristo6xo.jpg Raffaello Sanzio, L'uomo dei dolori benedicente, 1506 circa, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia

http://img297.imageshack.us/img297/2007/kramskxstwild72vc7.jpg http://www.rollins.edu/Foreign_Lang/Russian/krams.jpg Ivan Nikolaevich Kramskoy, Gesù nel deserto, 1873, Galleria Tretyakov, Mosca, Russia

Augustinus
13-02-05, 09:45
Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 506-513

PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA

Solennità di questo giorno.

Questa Domenica, la prima della santa Quarantena, è anche una delle più solenni dell'anno. Il suo privilegio, esteso con le ultime decisioni di Roma alle altre Domeniche di Quaresima (Costituzione Divino afflatu), e che per molto tempo lo ha solo condiviso con la Domenica di Passione e delle Palme, è quello di non cedere il posto a nessuna festa, neppure a quella del Patrono, o del Santo Titolare della Chiesa, o della Dedicazione. Negli antichi calendari è chiamata Invocabit, dalla prima parola dell'Introito della Messa; mentre nel Medio Evo la chiamavano Domenica delle torce, in seguito ad un'usanza che non sempre né dovunque pare motivata alla stessa maniera; in certi luoghi, i giovani che s'erano lasciati andare troppo alle dissipazioni del carnevale, dovevano, in quella domenica, presentarsi in chiesa con una torcia in mano, per fare pubblica soddisfazione dei loro eccessi.

Oggi la Quaresima appare in tutta la sua solennità. I quattro giorni che la precedono furono aggiunti abbastanza tardivamente, per completare la quarantena del digiuno; e il Mercoledì delle Ceneri i fedeli non hanno l'obbligo d'udire la Messa. La santa Chiesa nei vedere oggi tutti i suoi figli riuniti, rivolge loro la parola nell'Ufficio del Mattutino, facendo proprio il linguaggio eloquente di san Leone Magno: "Figli carissimi, dice loro, prima d'annunciarvi il sacro e solenne digiuno della Quaresima, posso io cominciare meglio il mio discorso servendomi delle parole dell'Apostolo, nel quale parlava Gesù Cristo, e ripetendo ciò che ora avete sentito leggere: Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salute? Perché sebbene non esista tempo dell'anno che non sia ripieno dei benefici di Dio, e benché per grazia sua noi abbiamo sempre accesso al trono della sua misericordia, tuttavia dobbiamo in questo santo tempo applicarci con maggior zelo al nostro profitto spirituale, ed essere animati da nuova fiducia. Infatti la Quaresima, ricordandoci quel sacro giorno in cui fummo riscattati, c'invita a praticare tutti i doveri della pietà, affinché, mediante la purificazione dei nostri corpi e delle nostre anime, ci disponiamo a celebrare i misteri della Passione del Signore".

Il tempo propizio.

Un tale mistero meriterebbe da parte nostra un rispetto ed una devozione senza limiti, in modo da essere sempre davanti a Dio quali vorremo essere nella festa di Pasqua. Ma una tale costanza non è la virtù della maggior parte di noi; la debolezza della carne ci obbliga a moderare l'austerità del digiuno, e le diverse occupazioni di questa vita formano l'oggetto delle nostre sollecitudini. Di conseguenza i cuori devoti vanno soggetti ad essere ricoperti da un po' della polvere di questo mondo. Con grande nostro vantaggio fu dunque stabilita questa divina istituzione, la quale ci offre quaranta giorni per ricuperare la purezza delle nostre anime, riparando con la santità delle nostre opere ed i meriti dei nostri digiuni, le colpe degli altri tempi dell'anno.

Consigli apostolici.

"Nell'entrare, miei carissimi figli, in questi giorni pieni di misteri, santamente istituiti per la purificazione delle nostre anime e dei nostri corpi, procuriamo d'obbedire al precetto dell'Apostolo, liberandoci da tutto ciò che può macchiare la carne e lo spirito, affinché il digiu_no, dominando la lotta che esiste fra le due parti di noi stessi, faccia sì che l'anima riacquisti la dignità del comando, pur essendo anch'essa sottomessa a Dio, e da lui governata. Non diamo occasione a nessuno di mormorare contro di noi, né esponiamoci al giusto disprezzo di coloro che vogliono trovare a ridire, perché gl'infedeli avrebbero ben motivo di condannarci, se per nostra colpa fornissimo alle loro empie lingue le armi contro la religione, e se la purezza della nostra vita non rispondesse alla santità del digiuno che abbiamo abbracciato. Non ci dobbiamo immaginare che tutta la perfezione del nostro digiuno consiste nell'astinenza dai cibi, perché sarebbe vano sottrarre al corpo una parte del suo nutrimento, se nello stesso tempo non allontanassimo l'anima dall'iniquità".

L'esempio di Gesù tentato da Satana.

Ogni Domenica di Quaresima ha per oggetto principale una lettura dei santi Vangeli, destinata ad esercitare i fedeli nei sentimenti che la santa Chiesa vuole loro infondere durante la giornata. Oggi essa ci fa meditare la tentazione di Gesù Cristo nel deserto. Niente meglio di questo importante racconto è più adatto ad illuminarci e fortificarci.

Riconosciamo di essere peccatori, e desideriamo espiare i nostri peccati. Ma come siamo caduti nel male? Il demonio ci ha tentati e noi non abbiamo respinta la tentazione; abbiamo ceduto alla suggestione dell'avversario, ed il male fu commesso. Tale è la storia del nostro passato, e uguale sarà nell'avvenire, se non approfittiamo della lezione che ci da oggi il Redentore.

L'Apostolo, spiegandoci la misericordia del divino consolatore degli uomini, insiste sulle tentazioni ch'egli si degnò patire. Una tale prova d'illimitata devozione non ci è affatto mancata; e noi oggi contempliamo l'adorabile pazienza del Santo dei Santi, il quale non disdegna che gli s'avvicini questo schifoso nemico d'ogni bene, affinché noi impariamo come dobbiamo trionfarne.

Satana guardava con preoccupazione alla santità incomparabile di Gesù: le meraviglie della sua nascita, i pastori chiamati dagli Angeli al presepio, i magi venuti dall'Oriente sotto la guida d'una stella, la protezione che sottrasse il Bambino al furore di Erode, la testimonianza resa da Giovanni Battista al nuovo profeta: tutto questo insieme di fatti contrastava in modo così strano con l'umiltà e l'oscurità dei primi trent'anni del Nazareno, che suscitò i timori del serpente infernale. Il mistero dell'Incarnazione s'era compiuto lontano dai suoi sguardi sacrileghi; e ignora che Maria è la Vergine che, come aveva preannunciato Isaia (7,14), doveva partorire l'Emmanuele. Ma sono giunti i tempi; l'ultima settimana di Daniele ha aperto la sua era; anche il mondo pagano attende dalla Giudea un liberatore. Satana sa tutto questo, e, nella sua ansietà, osa accostarsi a Gesù, sperando che nella conversazione con lui riesca a cogliere qualche indizio. È o non è il Figlio di Dio? Sta tutto qui il problema. Forse, chissà! potrà sorprenderlo in qualche debolezza; il fatto di saperlo un uomo come gli altri lo potrebbe rassicurare.

La condotta di Gesù.

Il nemico di Dio e degli uomini doveva però rimanere ben deluso nel suo intento; s'avvicina al Redentore, ma tutti i suoi sforzi dovevano tornare a sua confusione. Con la semplicità e la maestà del giusto , Gesù respinge ogni attacco di Satana, senza svelare la sua origine celeste. Così l'angelo perverso si ritira, senza aver potuto scoprire altra cosa in Gesù se non ch'era un profeta fedele al Signore. Ma si accecherà sempre più nel suo orgoglio, quando fra poco vedrà i disprezzi, le calunnie, le persecuzioni accumularsi sul capo del Figlio dell'uomo, e gli sembreranno così facili i tentativi di farlo cadere. Ma nel momento che Gesù, saziato d'obbrobri e di patimenti, espierà sulla Croce, s'accorgerà finalmente che la sua vittima non è un uomo, ma un Dio, e che tutti i furori congiurati contro il Giusto non erano serviti ad altro che a palesare l'ultimo sforzo della misericordia che salva il genere umano, e della giustizia, che atterra per sempre la potenza dell'inferno.

Questo era il disegno della divina Provvidenza, nel permettere che lo spirito del male osasse contaminare con la sua presenza il ritiro dell'Uomo-Dio, indirizzargli la sua parola e mettere sopra di lui le sue empie mani. Ma studiamo le circostanze della triplice tentazione subita da Gesù per istruirci ed incoraggiarci.

I nostri tre nemici.

Noi abbiamo tre sorta di nemici da combattere, e l'anima nostra è vulnerabile da tre parti; infatti: "Tutto ciò ch'è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita" (1 Gv 2,16). Per la concupiscenza della carne dobbiamo intendere l'amore dei sensi avido dei godimenti della carne; se esso non è frenato, trascina l'anima ai piaceri illeciti. La concupiscenza degli occhi significa l'amore dei beni di questo mondo, delle ricchezze e della fortuna; le quali cose brillano dinanzi ai nostri sguardi prima di sedurci il cuore. Finalmente la superbia della vita è la confidenza in noi stessi, che genera la vanagloria e la presunzione, e ci fa dimenticare che abbiamo ricevuto da Dio la vita e i doni che si degnò spargere sopra di noi.

Ora, tutti i nostri peccati scaturiscono da una di queste tre fonti, e le tentazioni mirano a farci accettare, o la concupiscenza della carne, o la concupiscenza degli occhi, o la superbia della vita. Il Salvatore, nostro modello in ogni cosa, volle sottoporsi a tutte e tre le prove.

Le tre tentazioni.

Satana lo tenta prima nella carne, insinuandogli il pensiero che avrebbe adoperato il suo potere soprannaturale per saziare immediatamente la fame che lo stimola. Di' che queste pietre diventino pani: tale è il suggerimento del demonio al Figlio di Dio. Esso vuol vedere se la premura di Gesù nel soddisfare al bisogno del suo corpo non lo denoterà per un uomo debole e soggetto alla intemperanza. Quando invece viene a noi, tristi eredi della concupiscenza di Adamo, le sue suggestioni si spingono ancora oltre: aspira a macchiarci l'anima per mezzo del corpo. Ma la suprema santità del Verbo incarnato non poteva permettere che Satana ardisse di fare una simile prova del suo potere sopra di lui, alla stessa maniera che tenta l'uomo nei suoi sensi. In questo, dunque, il Figlio di Dio ci dà una lezione di temperanza; e sappiamo che per noi la temperanza è la madre della purità, e che l'intemperanza solleva la ribellione dei sensi.

La seconda tentazione è di superbia. Gettati sotto, e gli Angeli ti sosterranno. Qui il nemico vuoi vedere se i favori del cielo hanno generato nell'anima di Gesù quell'alterigia e quella ingrata presunzione, che inducono la creatura ad attribuire a sé i doni di Dio e a dimenticare il proprio benefattore, per mettersi a regnare al suo posto. L'Angelo ribelle è deluso ancora una volta, e l'umiltà del Redentore spaventa la sua superbia.

Fa allora un ultimo tentativo. Forse, pensa, colui che s'è mostrato così temperante ed umile, sarà sedotto dall'ambizione della ricchezza. "Guarda lo splendore e la gloria di tutti i regni della terra: io te li posso dare, purché mi adori. Gesù respinge sdegnato la meschina offerta, e caccia via da sé il seduttore maledetto, il principe del mondo, insegnandoci con tale esempio a disprezzare le ricchezze della terra ogni volta che, per conservale od acquistarle, dovessimo violare la legge di Dio e rendere un omaggio a Satana.

Le vittorie e l'esempio di Cristo.

Ora, in che modo il Redentore, nostro divino capo, respinge la tentazione? Ascolta forse i discorsi del suo nemico? Gli lascia il tempo di far brillare davanti agli occhi tutto il suo prestigio? È così che troppo spesso abbiamo fatto noi, e siamo stati vinti. Gesù oppone semplicemente al nemico lo scudo dell'inflessibile Legge di Dio:

Sta scritto: - gli risponde - Non di solo pane vive l'uomo. Sta scrìtto: Non tenterai il Signore Dio tuo. Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo. Seguiamo d'ora innanzi questa grande lezione. Eva si perdette, e con essa il genere umano, per aver intavolato conversazione col serpente. Chi procura la tentazione vi soccomberà. In questi santi giorni il cuore è più guardingo, le occasioni sono allontanate e le abitudini interrotte; purificate dal digiuno, dalla preghiera e dall'elemosina, le anime nostre risusciteranno con Gesù Cristo; ma conserveranno questa nuova vita? Tutto dipenderà dalla nostra condotta nelle tentazioni. Fin dall'inizio della santa Quarantena la Chiesa, mettendo sotto ai nostri occhi la narrazione del santo Vangelo, vuole al precetto aggiungere l'esempio. Se saremo vigili e fedeli, la lezione ci porterà i suoi frutti; e quando avremo raggiunta la Pasqua, la vigilanza, la diffidenza di noi stessi e la preghiera, col divino aiuto che non manca mai, ci assicureranno le perseveranza.

La Chiesa greca oggi celebra una delle sue più grandi solennità. Chiamano tale festa Ortodossia, ed ha lo scopo d'onorare la restaurazione delle sante Immagmi a Costantinopoli e nell'impero d'Oriente, nell'842, quando l'imperatrice Teodora, col concorso del santo Patriarca Metodio, pose fine alla persecuzione degl'iconoclasti e fece rimettere in tutte le chiese le sante Immagini, che il furore degli eretici aveva fatto scomparire.

MESSA

La Stazione è, a Roma, nella Basilica di S. Giovanni Laterano. Era giusto che una Domenica così solenne fosse celebrata nella Chiesa Madre e Matrice di tutte le Chiese, non solo della santa città, ma di tutto il mondo. Li, il Giovedì Santo, si riconciliavano i pubblici Penitenti; lì pure, nella notte di Pasqua, i Catecumeni ricevevano il santo Battesimo nel Battistero di Costantino. Nessun'altra Basilica era più adatta alla riunione dei fedeli, in questo giorno in cui tante volte venne promulgato, dalla voce dei Papi, il digiuno quaresimale.

EPISTOLA (2 Cor 6, 1-10). - Fratelli: vi esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio. Egli infatti dice: T'ho esaudito nel tempo propizio, e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salute. Non diamo motivo di scandalo a nessuno, affinché non sia vituperato il nostro ministero, ma diportiamoci in ogni cosa come ministri di Dio, con molta pazienza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie. Sotto le battiture, nelle prigionie, nelle sedizioni, nelle fatiche, nelle vigilie, nei digiuni, con purezza, con scienza, con longanimità, con soavità, con Spirito Santo, con carità non simulata, con la parola della verità, con la virtù di Dio, con le armi della giustizia a destra e a sinistra; in mezzo alla gloria e all'ignominia, alla cattiva e alla buona fama; siam trattati come seduttori e siamo veraci; come ignoti, e siamo ben conosciuti; come moribondi, ed ecco viviamo; siamo castigati, e non uccisi; tristi e sempre allegri; poveri, e ne arricchiamo tanti; possessori di niente, e possediamo ogni cosa.

La vita dell'uomo è una milizia.

Questo passo dell'Apostolo ci mostra la vita cristiana sotto un aspetto ben differente da come suole vederla la nostra debolezza. Per trascurarne l'importanza, noi saremmo facilmente portati a pensare che tali consigli s'addicevano ai primi tempi della Chiesa, quando i fedeli, esposti a continue persecuzioni ed alla morte, avevano bisogno d'un grado eccezionale di rinuncia e d'eroismo. Ma sarebbe una grande illusione, credere che siano finite tutte le battaglie del cristiano. Esiste sempre la lotta contro i demoni e il mondo, contro il sangue e la carne; per questo la Chiesa ci manda nel deserto con Gesù Cristo, per ivi imparare a combattere. Lì comprenderemo che la vita dell'uomo sulla terra è una milizia (Gb 7,1), e se non lottiamo sempre e coraggiosamente, questa vita che vorremmo passare nel riposo finirà con la nostra disfatta. Appunto per farci evitare tale sventura, la Chiesa ci dice oggi per bocca dell'Apostolo: Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salute. Perciò, comportiamoci in ogni cosa come servi del Signore e resistiamo con fermezza fino alla fine di questo tempo. Dio veglia sopra di noi, come vegliò sul suo Figliolo nel deserto.

VANGELO (Mt 4, 1-11). - In quel tempo: Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente ebbe fame. E il tentatore, accostandosi disse: Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pani. Ma Gesù rispose: Sta scritto: Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio. Allora il diavolo lo trasportò nella città santa e avendolo posto sul pinnacolo del tempio gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, gettati di sotto, poiché sta scritto che agli Angeli suoi ha commessa la cura di te; ed essi ti sosterranno, affinché il tuo piede non inciampi in qualche pietra. E Gesù a lui: Sta anche scritto: Non tentare il Signore Dio tuo. Di nuovo il diavolo lo menò sopra un monte altissimo e, mostrandogli tutti i regni del mondo e la loro magnificenza, gli disse: Tutto questo io ti darò, se prostrandoti, mi adorerai. Allora Gesù rispose: Va' via Satana, che sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco gli Angeli vennero a servirlo.

Compassione verso Gesù.

Ammiriamo l'ineffabile bontà del Figlio di Dio, che, non contento d'espiare tutti i nostri peccati con la croce, si degnò imporsi un digiuno di quaranta giorni e di quaranta notti per incoraggiarci alla penitenza. Egli non permise che la giustizia del Padre suo esigesse da noi un sacrificio, ch'egli per primo non avesse offerto con la sua persona, e in circostanze mille volte più rigorose di quelle che si possono riscontrare in noi. Che sono mai le nostre opere di penitenza, spesso anche così contese alla giustizia di Dio dalla nostra viltà, se le paragoniamo al rigore del digiuno di Gesù sul monte? Cercheremo ancora di dispensarci dalle leggere penitenze, di cui il Signore si degna accontentarsi, e che sono così lontane da ciò che abbiamo meritato con le nostre colpe? Invece di lamentarci di un piccolo incomodo e della stanchezza di qualche giorno, compatiamo piuttosto il tormento della fame che prova l'innocente Redentore per quaranta lunghi giorni e quaranta lunghe notti nel deserto.

Confidenza nella tentazione.

La sua preghiera, l'abnegazione per noi, il pensiero della giustizia del Padre suo lo sostengono nella debolezza; ma, allo spirare della quarantena, la natura umana è ridotta agli estremi. È allora che l'assale la tentazione; ma ne trionfa con una calma ed una fermezza che ci devono servire d'esempio. Quale audacia in Satana, osare avvicinarsi al giusto per eccellenza ! Ma anche che pazienza in Gesù che si lascia mettere le mani addosso e trasportare nell'aria, da un luogo all'altro, dal mostro dell'abisso!

L'anima cristiana è frequentemente esposta a crudeli insulti da parte del suo nemico, fino ad essere tentata, qualche volta, di lagnarsi con Dio per l'umiliazione che soffre. Pensi allora a Gesù, al Santo dei Santi, al Figlio di Dio e al vincitore dell'inferno dato, per cosi dire, in balìa dello spirito del male; da lui Satana avrà una vergognosa sconfitta. Così anche l'anima cristiana, se resisterà con tutta la sua energia alla forza della tentazione, diventerà l'oggetto delle più tenere compiacenze di Dio, a eterna infamia e castigo di Satana.

Uniamoci agli Angeli fedeli che, dopo l'allontanamento del principe delle tenebre, accorrono a ristorare le forze esauste del Redentore, offrendogli da mangiare.

Che compassione essi sentono della sua divina stanchezza! Come s'affrettano a riparare, con le loro adorazioni, l'orribile oltraggio di cui s'è fatto reo Satana verso il sovrano Padrone di tutte le cose! E come ammirano la carità di un Dio che, per amore degli uomini, sembra aver dimenticato la sua dignità, e non pensa che alle sventure ed alle necessità dei figli di Adamo!

PREGHIAMO

O Dio, che ogni anno purifichi la tua Chiesa con l'osservanza quaresimale, concedi alla tua famiglia di rendere fruttuose con le buone opere quelle grazie che si sforza di ottenere con l'astinenza.

http://catholic-resources.org/Dore/Luke04a.jpg http://img129.imageshack.us/img129/4311/gustavedorebibelthetemptationo.jpg Gustave Doré, Tentazioni di Cristo

http://img137.exs.cx/img137/2575/tentationduchrist4hn.jpg

Augustinus
13-02-05, 09:49
Sal 60, 2-3, in CCL 39, 766

«Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera» (Sal 60, 1). Chi è colui che parla? Sembrerebbe una persona sola. Ma osserva bene se si tratta davvero di una persona sola. Dice infatti: «Dai confini della terra io t'invoco; mentre il mio cuore è angosciato» (Sal 60, 2).
Dunque non si tratta già di un solo individuo: ma, in tanto sembra uno, in quanto uno solo è Cristo, di cui noi tutti siamo membra. Una persona sola, infatti, come potrebbe gridare dai confini della terra? Dai confini della terra non grida se non quella eredità, di cui fu detto al Figlio stesso: «Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra» (Sal 2, 8).
Dunque, è questo possesso di Cristo, quest'eredità di Cristo, questo corpo di Cristo, quest'unica Chiesa di Cristo, quest'unità, che noi tutti formiamo e siamo, che grida dai confini della terra.
E che cosa grida? Quanto ho detto sopra: «Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera; dai confini della terra io t'invoco». Cioè, quanto ho gridato a te, l'ho gridato dai confini della terra: ossia da ogni luogo.
Ma, perché ho gridato questo? Perché il mio cuore è in angoscia. Mostra di trovarsi fra tutte le genti, su tutta la terra non in grande gloria, ma in mezzo a grandi prove.
Infatti la nostra vita in questo pellegrinaggio non può essere esente da prove e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione. Nessuno può conoscere se stesso, se non è tentato, né può essere coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere; ma il combattimento suppone un nemico, una prova.
Pertanto si trova in angoscia colui che grida dai confini della terra, ma tuttavia non viene abbandonato. Poiché il Signore volle prefigurare noi, che siamo il suo corpo mistico, nelle vicende del suo corpo reale, nel quale egli morì, risuscitò e salì al cielo. In tal modo anche le membra possono sperare di giungere là dove il Capo le ha precedute.
Dunque egli ci ha come trasfigurati in sé, quando volle essere tentato da Satana. Leggevamo ora nel vangelo che il Signore Gesù era tentato dal diavolo nel deserto. Precisamente Cristo fu tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne, ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l'umiliazione, da sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria.
Se siamo stati tentati in lui, sarà proprio in lui che vinceremo il diavolo. Tu fermi la tua attenzione al fatto che Cristo fu tentato; perché non consideri che egli ha anche vinto? Fosti tu ad essere tentato in lui, ma riconosci anche che in lui tu sei vincitore. Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere, quando sei tentato.

Augustinus
13-02-05, 10:31
http://www.wga.hu/art/b/botticel/4sistina/temptati/temptat.jpg http://www.wga.hu/art/b/botticel/4sistina/temptati/temptatj.jpg http://www.wga.hu/art/b/botticel/4sistina/temptati/temptatk.jpg Sandro Botticelli, La tentazione di Cristo, 1481-85, Cappella Sistina, Vaticano

http://www.wga.hu/art/d/duccio/buoninse/maesta/predel_v/pre_v_c1.jpg Duccio di Buoninsegna, La tentazione di Cristo sul monte, 1308-11, Frick Collection, New York

http://img472.imageshack.us/img472/7885/tempt7cn.jpg Juan de Flandes, La tentazione di Cristo, 1500-04 circa, National Gallery of Art, Washington

http://gallery.euroweb.hu/art/v/veronese/religion/baptism.jpg http://www.wga.hu/art/v/veronese/05_1580s/04lattu2.jpg Paolo Veronese, Battesimo e tentazioni di Cristo, Pinacoteca di Brera, Milano

http://img132.exs.cx/img132/1475/lafo8zt.jpg Charles de La Fosse, Cristo soccorso dagli Angeli dopo le tentazioni, 1690 circa, Hermitage, San Pietroburgo

Augustinus
13-02-05, 10:31
http://img201.exs.cx/img201/6691/bloctemp8yr.jpg http://img518.imageshack.us/img518/8490/tentarq5.png Carl Bloch, Cristo vince le tentazioni, XIX sec.

http://img201.exs.cx/img201/9707/me000002926337kr.jpg http://img19.exs.cx/img19/422/christ9pj.jpg Ary Scheffer, Le tentazioni di Cristo, 1859 circa, Musée du Louvre, Parigi

http://img240.exs.cx/img240/9610/stella1999uf.jpg Jacques de Stella, Cristo servito dagli angeli dopo le tentazioni, XVII sec., Galleria degli Uffizi, Firenze

http://img240.exs.cx/img240/4838/christ20served20by20angels4fh.jpg Jacques de Stella, Cristo servito dagli angeli dopo le tentazioni, 1635-40, Portland Art Museum, Portland, Oregon

http://cgfa.dotsrc.org/p/pacher1.jpg Michael Pacher, La tentazione di Cristo, 1471-81

Augustinus
13-02-05, 10:52
Libro V, Cap. 25, §§ 985-994

CAPITOLO 25

Gesù, il nostro redentore, dopo aver ricevuto il battesimo, si incammina nel deserto, dove, con l’esercizio delle virtù eroiche, insegna agli uomini come combattere e vincere i vizi; Maria santissima ne è a conoscenza e lo imita in tutto.

985. Con la testimonianza che la somma Verità aveva reso sulle rive del Giordano della divinità di Gesù, la persona e le parole di lui acquisirono una credibilità tale che egli avrebbe potuto incominciare subito la sua predicazione, facendosi conoscere attraverso di essa, i miracoli, le opere e la vita stessa, affinché tutti lo confessassero quale Figlio dell'eterno Padre, Messia d'Israele e salvatore del genere umano. Tuttavia, il Maestro della santità non volle farlo senza aver prima trionfato sui nostri nemici: il mondo, il demonio e la carne, e infine gli inganni che questi costantemente procuravano. Inoltre, con gli atti eroici delle virtù, voleva impartire le prime lezioni della vita spirituale e cristiana e mostrarci come combattere e avere la meglio nella battaglia. Dapprima riuscì a schiacciare i nostri comuni rivali, permettendo così che la nostra fragile natura li incontrasse indeboliti nel caso in cui noi non avessimo voluto consegnarci al loro potere, né di nostra volontà ridonare ad essi le forze perdute. Quantunque sua Maestà, come Dio, fosse infinitamente superiore ai diavoli e come uomo non avesse commesso né colpa né peccato, quale giusto e santo volle sottomettere i vizi e il loro autore, offrendo la sua umanità al conflitto della tentazione e celando ad essi, a tale scopo, la sua potenza.

986. Recandosi nel deserto ci insegnò a vincere il mondo, perché, sebbene questo sia solito abbandonare coloro dei quali non ha bisogno per i suoi fini terreni e non perda tempo ad inseguire coloro che non lo cercano, chi ne disprezza veramente il fascino deve dimostrarlo allontanandosene non solo con il cuore, ma anche con le azioni, per quanto è possibile. Egli sottomise la carne ed insegnò a noi a fare lo stesso con la penitenza del lungo digiuno che inflisse al suo corpo innocente, quantunque non avesse sperimentato alcuna ribellione nei confronti del bene, né sentimenti inclini al male. Sconfisse il padre della menzogna con la dottrina e la verità, dal momento che tutte le seduzioni di costui vengono solitamente mascherate e vestite di fraudolenta falsità. Inoltre, scegliendo di iniziare a proclamare la buona novella e di farsi conoscere solo dopo aver conseguito tale vittoria, ci diede un altro ammaestramento sul pericolo che noi corriamo nell'accettare gli onori mondani - fossero pure questi doni ricevuti dal cielo - prima di aver superato gli avversari e di essere morti alle passioni; infatti, se il plauso delle creature ci ritrova con il cuore afferrato da esse e privi di mortificazione, la grazia e i benefici dell'Altissimo avranno poca stabilità, poiché il vento della vanagloria è solito trascinare persino i monti più solidi. A ciascuno di noi spetta il compito di accorgersi che teniamo il tesoro in vasi di creta, perché quando il Signore vuole esaltare il suo nome nella nostra debolezza sa perfettamente quali mezzi usare per porla al sicuro e portare quindi alla luce le sue opere. Quanto a noi, solo il timore ci minaccia e ci appartiene.

987. L'Unigenito, dopo aver preso commiato da Giovanni il Battista, accompagnato dagli angeli che lo servivano come re e sovrano e lo veneravano con canti di lode per ciò che stava realizzando in ordine alla salvezza, si diresse verso il luogo prestabilito dal volere superno. Così giunse in quel posto solitario tra rupi e rocce aride e sterili, in mezzo alle quali si trovava una caverna o grotta molto nascosta, che scelse come abitazione per i giorni del digiuno. Si prostrò al suolo con profondo abbassamento, come era solito fare insieme alla sua beatissima Madre prima di pregare, e magnificò l'Onnipotente per le meraviglie compiute e soprattutto per avergli concesso quella terra così adatta per il suo ritiro; ringraziò anche lo stesso deserto per averlo accolto, dandogli la possibilità di rimanere nascosto dal mondo per tutto il tempo necessario. Poi si mise a intercedere incessantemente con le braccia distese a forma di croce mentre elevava suppliche per il riscatto dell'umanità: questa risultò essere la sua occupazione più frequente durante la sua permanenza là. Qualche volta durante tali implorazioni sudava sangue, per le ragioni che esporrò quando parlerò dell'orazione nell'orto degli Ulivi.

988. Alcune volte, mentre camminava, molti animali selvatici gli correvano intorno e con ammirevole istinto lo riconoscevano come loro creatore, e in testimonianza di ciò emettevano guaiti e si esprimevano con ogni genere di movimento. Soprattutto gli uccelli volavano dinanzi a lui e gli manifestavano il loro giubilo con diversi soavi canti, facendogli festa e omaggiandolo. A loro modo volevano anche esprimere la loro gratitudine per poter essere a lui vicini, cosicché quell'eremo venisse santificato dalla sua divina presenza. Egli cominciò l'astinenza senza prendere alcun cibo per tutti i quaranta giorni, offrendolo all'Eterno per espiare gli eccessi disordinati che i mortali avrebbero commesso col vizio della gola che era frequentemente e apertamente onorato, sebbene fosse considerato vile e abietto. Nella maniera in cui vinse questo vizio, vinse anche tutti gli altri, dando così soddisfazione delle ingiurie che il legislatore supremo riceveva con essi. Secondo quanto mi sembra di capire, egli, prima di iniziare la predicazione e la missione di maestro, redentore e mediatore presso il Padre, volle trionfare su tutti i vizi e per riparare le offese fatte a Dio esercitò le virtù contrarie: col digiuno rimediò quindi la smoderatezza della gola. Fece lo stesso per tutto il tempo della sua vita, ma specialmente destinò a tale scopo le sue opere d'infinito valore mentre era nel deserto.

989. Come un padre affettuoso, i cui numerosi figli avessero commesso grandi delitti e per questo meritassero orrendi castighi, il nostro fratello Gesù elargì i suoi favori per la nostra salvezza e pagò i nostri debiti per preservarci dalla pena dovuta. Donò la sua umiltà per compensare la nostra superbia, la povertà scelta liberamente per la nostra avarizia, l'aspra penitenza per i turpi piaceri, la mansuetudine e la carità verso i nemici per l'ira e la vendetta, l'attenzione vigilante e la sollecitudine per la nostra pigrizia e trascuratezza, la sincerità più schietta e genuina, la verità e la dolcezza per la falsità e l'invidia. Così andava placando il giusto giudice e chiedendo il perdono per gli uomini degeneri e disobbedienti. In tal modo non ottenne solo questo, ma guadagnò per noi anche nuove grazie e nuovi aiuti, perché giungessimo a godere della sua compagnia, ad essere degni di contemplare il suo volto e quello dell'Altissimo e a prender parte alla loro gloria da sempre e per sempre. Anche se egli avrebbe potuto conseguire tutto questo con la minore delle sue opere, non agì come avremmo fatto noi e il suo amore sovrabbondò in incalcolabili dimostrazioni, affinché la nostra ingratitudine e durezza di cuore non avessero scuse.

990. Alla Principessa, per avere notizia degli atti di sua Maestà, sarebbero bastate la luce divina e le continue visioni e rivelazioni che aveva, ma ella nel suo zelo inviava al suo Unigenito frequenti messaggi per mezzo degli angeli. Lo stesso Signore disponeva che ciò avvenisse attraverso questi fedeli ambasciatori, perché i sensi di entrambi udissero reciprocamente i concetti che formavano i loro animi, e puntualmente essi li riferivano a Maria con le stesse parole uscite dalla bocca di Gesù e a Gesù con quelle di Maria, sebbene tutti e due ne fossero già informati per altra via. Non appena la Regina fu al corrente del fatto che egli si era incamminato verso il deserto e delle sue intenzioni, serrò le porte di casa senza che nessuno potesse accorgersi che dimorava all'interno. Si tenne talmente nascosta che gli stessi vicini pensarono che ella pure si fosse allontanata. Si raccolse nel suo oratorio e vi rimase quaranta giorni e quaranta notti senza uscire mai e senza prendere cibo, come sapeva che stava facendo il suo diletto: entrambi intendevano osservare la stessa forma di vita e lo stesso rigoroso digiuno. Lo imitò in tutto, con la preghiera, le prostrazioni a terra e le genuflessioni senza ometterne alcuna, e la cosa più stupefacente è che le compiva simultaneamente a lui e per questo motivo tralasciò ogni altra faccenda. Oltre ai messaggi che le erano recati, era in grado, a motivo di quel beneficio di cui ho più volte riferito, di vedere le operazioni dell'anima del Verbo incarnato, sia che questi fosse presente sia che fosse assente. Inoltre, per quanto riguarda le azioni corporali, che ella percepiva attraverso i sensi quando stavano insieme, ora, essendo egli lontano, riusciva a conoscerle attraverso la visione intellettuale, oppure le erano manifestate dagli stessi esseri celesti.

991. Il nostro Maestro, finché si trattenne in quel luogo, faceva ogni giorno trecento genuflessioni e prostrazioni ed altrettante ne faceva la Vergine; il tempo che le restava, ella lo impiegava solitamente per comporre canti di lode. Ricalcando le sue orme cooperò con lui, riportò le medesime vittorie sui vizi e riparò gli stessi con le sue eroiche virtù. Se egli, come redentore, meritò tanti favori a nostro vantaggio e pagò i nostri debiti secondo la più severa giustizia, ella, come ausiliatrice e madre nostra, misericordiosamente intercedette per noi e divenne mediatrice nella misura in cui era possibile ad una semplice creatura.

Insegnamento della Regina del cielo

992. Figlia mia, le penitenze corporali sono indispensabili: molti si sono persi per sempre e molti altri corrono lo stesso pericolo, perché hanno ignorato questo dovere e hanno dimenticato o addirittura disprezzato l'obbligo di abbracciare la croce. I mortali devono affliggere la loro carne innanzitutto perché sono stati concepiti nella colpa e con essa tutta la natura umana è diventata corruttibile, e le passioni inclini al male e ostili allo spirito si sono ribellate alla ragione; infatti, se si permette che queste seguano le proprie inclinazioni, trascinano l'anima facendola precipitare da un vizio all'altro. Se però tale fiera viene soggiogata e domata col freno dell'astinenza, perde la sua forza e l'intelligenza ha il sopravvento con la luce della verità. Il secondo motivo per il quale ci si deve mortificare è che nessuno ha cessato di peccare contro Dio. Alla trasgressione deve corrispondere inevitabilmente il castigo, o in questa vita o nell'altra, e, poiché l'anima e il corpo hanno peccato insieme, devono essere puniti entrambi secondo equità; il dolore interiore non è sufficiente, se la carne per non dover patire tenta di schivare la pena adeguata. Il debito del reo è tanto grande quanto la sua capacità di rimediare è limitata e scarsa: egli non saprà mai, quantunque si sforzi ininterrottamente, se avrà potuto riparare e rendere soddisfazione al giudice, e quindi non deve smettere di impegnarsi fino alla fine dei suoi giorni.

993. La divina clemenza è a tal punto liberale con gli uomini che, se essi cercano come possono di espiare i loro peccati con la penitenza, sua Maestà non solo si mostra compensato delle offese subite, ma anche promette loro nuove grazie e il premio eterno. È necessario che i servi fedeli e prudenti, che amano veramente il loro Signore, procurino di aggiungere altre opere volontarie, perché al debitore che pensa solamente a pagare, senza fare più di quello che deve, benché paghi, nulla avanza ed egli resta povero, senza alcun capitale. Che cosa dunque devono fare o sperare coloro che non pagano, né compiono nulla a tal fine? Il terzo motivo per il quale ci si deve maggiormente mortificare è la sequela del nostro Maestro. Egli ed io, sebbene non avessimo né macchie né passioni disordinate, ci sacrificammo e tutta la nostra esistenza terrena trascorse nella continua afflizione dei sensi. Non bisognava che il Cristo sopportasse questi oltraggi per entrare nella gloria del suo corpo e del suo nome? Ed io lo seguii in tutto. Ordunque, se noi ci siamo comportati in questo modo perché conveniente, quale diritto hanno i discendenti di Adamo di cercare un altro cammino e di condurre una vita comoda, molle, dilettevole e avida di piaceri, aborrendo e disprezzando tutte le fatiche, le ignominie, i digiuni e gli atti di compunzione? Quale argomento adducono per cui il soffrire dovrebbe essere solo per il mio Unigenito e per me, mentre coloro che si procurano la condanna se ne stanno con le mani in mano, dediti alle lussuriose inclinazioni della carne, e usano le forze spirituali, che hanno ricevuto da lui per porsi al suo servizio e ricalcare le sue orme, per appagare i loro piaceri e per servire satana che li ha fin là trascinati? Questa mostruosità, che ormai regna dappertutto, ha provocato l'ira e l'indignazione dell'Onnipotente.

994. È vero, carissima, che i tormenti di mio Figlio hanno riparato le mancanze dei meriti umani. Egli ordinò anche a me di imitare precisamente i suoi supplizi e i suoi esercizi, affinché, sebbene fossi solo una semplice creatura, cooperassi con lui facendo le veci dei mortali. Ciò però non avvenne per esonerare questi ultimi dalla penitenza, ma per incitarli ad essa; infatti, non sarebbe stato necessario patire così tanto solo per rendere soddisfazione per essi. Gesù, come vero padre e fratello, volle anche dare valore alle azioni e alle mortificazioni di chi lo avrebbe seguito, poiché le stesse sarebbero state di poco conto agli occhi dell'Altissimo senza quelle che fece lui. E se questo vale per le opere virtuose e perfette, che sarà di quelle piene di difetti comunemente fatte dagli uomini, benché siano oggetto di virtù? Infatti, anche quelle di coloro che sono progrediti spiritualmente e giusti hanno bisogno di essere integrate e migliorate. Il nostro Salvatore ne colmò tutti i vuoti e le lacune affinché queste stesse, unite alle sue, fossero accette e gradite al sommo sovrano. Chi però non ne compie alcuna e se ne sta ozioso, non può avvalersi delle opere del suo Redentore: non si trova, infatti, in lui nulla da integrare o da ritoccare, ma al contrario molto da condannare. Ora, non mi riferisco all'esecrabile errore di quei credenti che perfino nelle pratiche di penitenza hanno introdotto la sensualità e la vanità del mondo. Per essi è opportuno un maggior castigo più per questo che per le altre colpe, dal momento che uniscono alla contrizione fini vani ed imperfetti dimenticando quelli soprannaturali che danno merito alla mortificazione e pongono in stato di grazia. Se sarà utile, ti parlerò di tale argomento in un'altra occasione. Per ora piangi su una simile cecità e tieniti pronta a sopportare ogni fatica e dolore, e, se anche tu soffrissi come gli apostoli, i martiri e i confessori, faresti solo il tuo dovere. Castiga sempre il tuo corpo e moltiplica lo zelo nel farlo; pensa che ti mancano ancora molte cose, che la vita è così breve e debole è la tua capacità di retribuzione.

Augustinus
13-02-05, 10:57
Libro V, Cap. 26, §§ 995-1008

CAPITOLO 26

Cristo, nostro salvatore, alla fine del suo digiuno permette a Lucifero di tentarlo e lo vince; la sua Madre santissima ha notizia di tutto.

995. Nel capitolo ventesimo di questo libro si dichiarò che il tentatore uscì dalle profonde caverne per trovare il nostro divino Maestro, il quale però gli si nascose fino a quando non andò nel deserto dove, dopo un digiuno di quasi quaranta giorni, permise che gli si accostasse, come afferma il Vangelo. Lucifero si rallegrò molto nel constatare che colui che cercava era solo, poiché Maria, che egli e i suoi ministri di tenebre consideravano nemica per le vittorie che riportava su di loro, non era presente. Dato che non era ancora iniziata la battaglia, la loro superbia presumeva che, in assenza della Madre beatissima, fosse sicuro il trionfo sul Figlio; tuttavia, avvicinandosi per conoscere meglio il combattente, si sentirono tutti timorosi e codardi, ma non perché capissero che era Dio vero, poiché di questo non avevano neppure il sospetto osservandolo così disprezzato, né per aver confrontato con lui le loro forze, che avevano messo alla prova soltanto contro la celeste Signora. Fu, piuttosto, lo scorgerlo assolutamente tranquillo, con un aspetto tanto pieno di maestà e con opere tanto alte ed eroiche, che li spaventò e scoraggiò; tali azioni e qualità, infatti, non erano come quelle degli altri, che essi seducevano e vincevano facilmente. Il dragone, parlando di questo con i suoi, disse loro: «Chi è mai costui, così austero e libero dai vizi dei quali ci serviamo solitamente? Se è così indifferente al mondo e conserva così soggetta e indebolita la sua carne, da dove entreremo noi per tentarlo? O come speriamo di sopraffarlo, se ci ha tolto le armi che usiamo per muovere guerra? Diffido molto di questo scontro». Tanto vale e tanto può il disprezzo delle cose terrene e la mortificazione da fare paura al diavolo ed a tutto l'inferno; la sua tracotanza non si innalzerebbe sino a questo punto, se non trovasse le persone sottomesse a lui ancor prima di circuirle.

996. Il Salvatore lasciò satana nell'inganno di crederlo una semplice creatura, sebbene assai giusta e retta, affinché dispiegasse tutto il suo vigore e la sua malizia per la contesa, come fa quando ravvisa in quelli che vuole irretire tali perfezioni ed eccellenze. Così questi, facendo ogni sforzo con la sua consueta arroganza e con tutta la sua abilità, incominciò il duello di cui né prima si vide né poi si vedrà altro simile sulla terra tra mortali e demoni. Egli e i suoi associati dimostrarono pienamente la propria energia e astuzia, aizzati dal loro stesso sdegno e furore contro la superiorità del Signore, che pure mitigava i suoi atti, la sua sapienza e la sua bontà infinita, e con equità e misura celava la causa originaria del suo immenso potere, manifestandone solo quanto bastava per ottenere il successo sugli avversari con la santità di uomo. Per lottare come tale pregò il Padre nella parte più elevata dello spirito, dove non arriva la conoscenza dell'infelice tiranno: «Dio mio, affronto il mio rivale per abbattere la sua furia e il suo orgoglio contro di voi e contro le anime che amo; per vostra gloria e loro bene voglio abbassarmi a sopportare l'audacia di questo serpente e schiacciare il suo capo, cioè la sua alterigia, affinché i cristiani lo trovino già vinto quando saranno attaccati da lui, se per propria colpa non gli si abbandoneranno. Vi supplico di ricordarvi del mio trionfo quando verranno tormentati da lui e di ritemprarne la fiacchezza, perché grazie ad esso conseguano il loro, si rinfranchino con il mio esempio e imparino come resistergli e sconfiggerlo».

997. I custodi celesti stavano a contemplare questa battaglia, ma nascosti per disposizione dell'Altissimo, affinché il maligno non si accorgesse di loro, né scoprisse qualcosa della potenza divina di Cristo; davano tutti gloria e lode al Padre ed allo Spirito Santo, i quali si compiacevano delle sue ammirabili azioni. Pure la Regina guardava quanto stava avvenendo dal suo luogo di orazione. La tentazione ebbe inizio il trentacinquesimo giorno del digiuno e della solitudine di Gesù e durò sino al termine dei quaranta giorni scritti nel Vangelo. Il drago gli si presentò in forma umana, come sé non fosse già stato riconosciuto da lui, e per raggiungere il suo scopo assunse un'apparenza risplendente come angelo di luce; pensando che dopo un tempo tanto lungo avesse fame, gli si rivolse così: «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane». Gli chiese ciò perché era quello di cui aveva maggior timore e desiderava avere qualche indizio al riguardo. Il Redentore, però, ribatté soltanto: «Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio», riprendendo il capitolo ottavo del Deuteronomio. L'altro non penetrò il senso in cui esso era stato citato, ma capì che anche senza alimento corporale sua Maestà poteva sostenere l'esistenza terrena. Sebbene ciò fosse vero, dal momento che si esprimeva pure questo, il significato dato a tale espressione era più ampio, perché era come dirgli: «Colui con il quale tu parli vive nella Parola di Dio, che è il Verbo eterno, a cui è ipostaticamente unito»; benché costui bramasse sapere proprio questo, non meritò d'intenderlo, perché non accettò di adorarlo.

998. Satana si sentì bloccato dal vigore di tale risposta e dalla virtù occulta che conteneva, ma non volle far trasparire debolezza né arrendersi. Il Signore gli concesse di persistere e di condurlo a Gerusalemme, dove fu posto sopra il pinnacolo del tempio, da cui poteva osservare un ampio numero di persone senza essere scorto da alcuno. Qui il nemico, stimolando la sua immaginazione, affermò che, se lo avessero visto cadere da un luogo tanto alto senza riportare alcuna lesione, lo avrebbero acclamato grande, santo e operatore di prodigi; nel farlo si avvalse ancora del testo sacro ed esclamò: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede». Gli spiriti del cielo accompagnavano il loro Re per assistere a tale impresa, solo in vista del vantaggio che ne sarebbe risultato all'umanità, meravigliati che avesse accondisceso a lasciarsi trasportare fisicamente da Lucifero, con il quale erano presenti moltissimi demoni, tanto che l'inferno era restato quasi spopolato. L'Autore della sapienza replicò: «Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo». In tal modo il Salvatore si mostrava incomparabilmente mansueto, profondamente umile e tanto superiore al principe delle tenebre nella maestà e nella fermezza che questi, per tale nobiltà e completa imperturbabilità, si alterò ancor più nella sua indomita superbia, con nuovo tormento e affanno.

999. Il diavolo provò un altro stratagemma per attaccarlo, cioè quello dell'ambizione, offrendogli parte del proprio dominio; perciò lo fece ascendere su un monte elevato dal quale si distinguevano parecchie terre e, con perfidia e sfacciataggine, gli disse: «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». Esorbitante arroganza, più che assurda menzogna e ingannevole perfidia! Assicurava, infatti, ciò che non aveva né poteva cedere, giacché il mondo, i regni, i principati, le ricchezze e i tesori, tutto è del Signore, che li dona e li toglie a chi vuole e quando gli piace e lo crede opportuno. Costui non può mai regalare qualche bene che sia suo, anche di quelli temporali, per cui tutte le sue promesse sono false. Gli fu risposto con autorità incontrastabile: «Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto». Nell'intimargli di andarsene, Cristo gli tolse la facoltà di tentarlo e, con onnipotente comando, fece precipitare lui e tutte le sue legioni nelle più remote caverne sotterranee, dove per tre giorni sostarono fissi e inchiodati senza riuscire a muoversi. Avuta poi licenza di rialzarsi, trovandosi così distrutti e inerti, incominciarono a sospettare che chi li aveva abbattuti fosse effettivamente il Figlio di Dio fatto carne, e rimasero in tale dubbio senza arrivare mai ad averne la certezza sino a quando egli spirò. Il serpente, intanto, si disperava per il danno che aveva subito in questa battaglia e si consumava nel suo furore.

1000. Il nostro beato vincitore glorificò l'eterno Padre e lo magnificò con lodi e rendimenti di grazie perché gli aveva concesso di prevalere sul comune nemico dei mortali. Fu ricondotto nel deserto da una gran moltitudine di angeli che allora, cantandogli armoniosi inni per il suo trionfo, lo tennero proprio sulle loro mani, benché non ne avesse bisogno in quanto avrebbe avuto la possibilità di far uso del suo potere. Quel rispetto gli era dovuto in contraccambio della sfrontatezza con cui il drago aveva osato far salire sul pinnacolo del tempio e sull'altura la sua umanità santissima, nella quale stava sostanzialmente e realmente la divinità. Non si sarebbe mai potuto pensare che Gesù gli avesse dato tale permesso, se ciò non venisse detto nel Vangelo. Non so, però, quello che per noi è causa di maggior stupore, se l'avere acconsentito ad essere portato in diversi luoghi da lui, che non lo conosceva, o ad essere tradito da Giuda e ricevuto nel sacramento da quel discepolo maligno e da tanti credenti che, nonostante lo confessino Dio e Signore, si accostano all'eucaristia tanto indegnamente. Ciò che di sicuro deve lasciarci sbalorditi è che egli abbia tollerato tali offese e continui a sopportare quest'ultima per noi, per vincolarci e trarci a sé con la mitezza e con la pazienza della sua carità. O dolcissimo Redentore mio, quanto siete soave, benigno e clemente verso le anime! Per loro scendeste dal cielo, patiste e deste la vita per salvarle. Con misericordia le aspettate e le sostenete, le chiamate, le cercate, le accogliete, vi introducete nel loro intimo, siete tutto per esse e volete che ciascuna sia tutta per voi. Quello che mi trafigge e spezza il cuore è che, mentre il vostro vero amore ci attira, noi fuggiamo da voi e corrispondiamo con ingratitudini a simile tenerezza. Oh, amore immenso, tanto malamente accettato e ripagato! Date lacrime ai miei occhi per piangere una cosa così meritevole di essere biasimata e in ciò mi aiutino tutti i giusti. La Scrittura afferma che, dopo aver riaccompagnato Cristo in quel luogo arido, i custodi iniziarono a servirlo; infatti, alla fine di queste prove e dell'astinenza dal cibo, gliene presentarono uno divino affinché ne mangiasse, e con questo il suo sacro corpo recuperò le forze naturali. A tale pasto non assistettero solo essi, che si congratularono per la vittoria, ma anche gli uccelli della zona, accorsi a ricreare i sensi del loro Artefice fatto uomo con armonie e voli molto graziosi e accordati. A modo loro fecero lo stesso le belve della montagna, spogliandosi della propria ferocia, con gradevoli bràmiti e movimenti per colui che attestavano loro sovrano.

1001. Ritorniamo a Nazaret, dove dal suo oratorio Maria guardava con sublimi illuminazioni la lotta del Figlio e, intanto, riceveva ininterrottamente notizie attraverso i suoi messaggeri. Nel momento stesso in cui egli si rivolse al Padre prima di entrare nel conflitto della tentazione, fece la medesima preghiera. Combatté insieme con lui, benché invisibilmente e in spirito; condannò e sconfisse il principe delle tenebre e i suoi seguaci, cooperando in tutto a nostro favore con le azioni di sua Maestà. Quando seppe che questi veniva fatto passare da una parte all'altra, gemette amaramente perché la malvagità del peccato costringeva lo stesso Re dei re e Signore dei signori a dare tale autorizzazione e ad essere tanto accondiscendente. Per i successi da lui riportati sul demonio, compose nuovi inni a esaltazione della divinità e dell'umanità santissima, che poi gli angeli gli intonarono, e tramite loro gli mandò le sue felicitazioni per il trionfo e per il beneficio che con esso otteneva per tutti. Egli la confortò per mezzo degli stessi e si complimentò ancora per ciò che anch'ella, imitandolo e rimanendogli accanto, aveva compiuto con fatica contro satana.

1002. Essendo stata compagna fedele e partecipe del tormento e del digiuno, era opportuno e ragionevole che la Vergine fosse tale pure nella consolazione. Perciò, l'Unigenito che tanto l'amava le inviò un po' dell'alimento che gli esseri celesti gli avevano recato e comandò ad essi che glielo offrissero. Oh, meraviglia! Un enorme stormo dei medesimi uccelli che lo stavano contemplando li seguirono a Nazaret, meno rapidi, ma ugualmente molto veloci. Irruppero nella casa della Regina e signora dell'universo e, mentre ella consumava quanto le era stato posto davanti, eseguirono per lei gli stessi canti e gorgheggi con i quali avevano onorato il Salvatore. Tali vivande, migliori perché venivano dalle mani di Cristo ed erano state benedette da esse, la rinvigorirono e ristorarono dagli effetti di così prolungate privazioni. Ella ringraziò l'Onnipotente e si umiliò sino a terra. Furono tanti e tali gli atti eroici di virtù esercitati da lei in quel frangente che non è possibile tradurli in parole, perché sorpassano la nostra capacità di espressione. Li vedremo in Dio quando godremo di lui; allora gli daremo la lode che il mondo intero gli deve per doni talmente ineffabili.

Domanda che feci alla Regina del cielo, Maria santissima

1003. Nostra eccelsa sovrana, è così premurosa la vostra disponibilità che mi infonde la fiducia di sottoporvi, come a maestra e madre della sapienza, un'incertezza che mi si presenta su ciò che in questo ed in altri capitoli la vostra sublime luce ed istruzione mi ha manifestato circa il cibo celeste che i custodi somministrarono a Gesù nel deserto. Io comprendo che questo dovette essere dello stesso genere degli altri che portarono a lui e a voi in alcuni casi in cui, per sua disposizione, vi mancava il nutrimento comune. Ora io l'ho chiamato "cibo celeste" dato che non conosco altri termini con cui spiegarmi, ma non so se questi siano pertinenti, perché ignoro da dove esso venisse e che qualità avesse, come anche se in cielo vi possano essere alimenti per provvedere ai corpi, perché là non è necessario un simile modo di vivere e un sostentamento terreno. Sebbene anche nei beati i sensi abbiano talune cose per loro gradevoli e, tra gli altri, il gusto percepisca qualche sapore, credo che questo non avvenga attraverso le diverse vivande, ma come effetto della sovrabbondanza della gloria dell'anima, della quale anch'essi partecipano stupendamente, ciascuno nella maniera che gli è propria, senza l'imperfezione e la rozzezza che durante l'esistenza mortale hanno le loro operazioni e i loro oggetti. Su tutto ciò, come persona incompetente, desidero essere rischiarata dalla vostra pietosa e materna benignità.

Risposta e insegnamento di Maria santissima

1004. Figlia mia, hai fatto bene a dubitare perché è vero che nell'empireo non vi è alcun nutrimento materiale, come hai recepito e affermato. Quanto al cibo che fu servito al Signore e a me nelle condizioni di cui hai scritto, tu lo definisci giustamente "celeste" come io stessa ti ho detto; infatti, le sue proprietà furono date dal cielo e non dalla terra, dove tutto è grossolano e assai limitato. Per capire la sua peculiarità ed il modo in cui la provvidenza lo forma, devi renderti conto che, quando la generosità divina stabiliva di sfamarci con esso mandandocelo portentosamente tramite i santi messaggeri per supplire alla penuria di altro, si avvaleva di qualche realtà tangibile. La più comune era l'acqua, sia per la sua trasparenza e semplicità sia perché l'Altissimo per questi prodigi non vuole niente di molto complesso, mentre altre volte si trattava di pane e di frutta; a tutto ciò il suo potere conferiva una tale squisitezza da trasformarlo in qualcosa di superiore ai piatti più prelibati tanto quanto il cielo è distante dalla terra. Non vi è nulla al mondo con cui paragonarlo perché tutto al confronto è insipido e senza efficacia. Affinché tu intenda meglio ti saranno utili i seguenti esempi. Il primo è quello della focaccia che fu donata ad Elia; essa aveva una tale forza che lo sostenne nel cammino sino al monte Oreb. Il secondo è quello della manna, che è chiamata pane degli angeli, perché essi la preparavano condensando il vapore del suolo, che poi spargevano dopo averlo diviso in granelli; aveva molta varietà di sapori, come dicono le Scritture, e una grande capacità di alimentare. Il terzo è il segno che Cristo fece alle nozze di Cana, cambiando l'acqua in vino di eccellente qualità, come si può desumere dallo stupore di quelli che lo assaggiarono.

1005. La potenza di Dio dava bontà e doti eccezionali a questo elemento oppure lo mutava in altra bevanda soavissima e delicata, e faceva lo stesso con il pane e la frutta, rendendo tutto più spiritualizzato e in grado di nutrire, deliziare e ristorare in modo mirabile: la debolezza umana diventava vigorosa, agile e pronta per opere ardue, e questo avveniva senza malessere né appesantimento. Di tale specie era quello che fu presentato a mio Figlio dopo il digiuno, come anche quello che nei deserti d'Egitto e in altre occasioni ricevemmo col mio sposo Giuseppe. Sua Maestà ha mostrato questa prodigalità verso molti suoi amici e servi, fornendo loro simili mezzi di sussistenza, benché non così frequentemente, né con tante circostanze miracolose. Ciò ti basti come risposta e adesso sta' attenta alla dottrina di questo capitolo.

1006. Per una miglior comprensione di quanto hai annotato in esso, voglio che tu rifletta in maniera particolare su tre finalità che Gesù si propose fra le altre per scontrarsi con Lucifero e i suoi ministri infernali; questo ti darà più intelligenza e coraggio contro di essi. La prima fu distruggere il male e la semenza che per la caduta dei progenitori costui aveva posto nella nostra natura con i sette vizi capitali: la superbia, l'avarizia, la lussuria e i rimanenti, che sono le sue sette teste. Il dragone usò l'astuzia di mettere un demonio a capo degli altri per ciascuno di questi, che venivano utilizzati come armi, suddivise per attaccare i discendenti di Adamo e circuirli nell'ordine confuso di cui parlasti all'inizio della Storia. Proprio per questo il mio Unigenito entrò in battaglia con i principi delle tenebre e li debellò con le sue virtù. Sebbene nel Vangelo siano nominate solo tre tentazioni, perché furono le più manifeste, la lotta e la vittoria furono maggiormente gloriose in quanto prevalse su tutte le legioni avversarie. Sconfisse la superbia con l'umiltà, l'ira con la mansuetudine, l'avarizia con il disprezzo delle ricchezze ed in modo analogo gli altri peccati. Il più grande danno e abbattimento per i nemici fu il conoscere con certezza, ai piedi della croce, che colui che li aveva prostrati ed oppressi era il Verbo disceso tra noi. Fu allora che cominciarono a dubitare di avere la meglio sui mortali, almeno su quelli che si sarebbero avvalsi del suo potere e dei suoi trionfi.

1007. La seconda finalità fu obbedire all'eterno Padre, il quale gli aveva comandato non solo di dare la vita per gli uomini e salvarli con la sua passione, ma anche di affrontare questo conflitto con i diavoli e di piegarli con il valore spirituale dei suoi incomparabili meriti. La terza è una conseguenza delle precedenti e fu quella di lasciare l'esempio e l'insegnamento per sgominarli, perché nessuno fosse sorpreso nel vedersi perseguitato da essi e tutti avessero, nelle tribolazioni, la consolazione di sapere che il loro Redentore le aveva sofferte in se stesso prima di loro. Queste prove, benché in qualche modo differenti, in sostanza furono le stesse, solo presentate con più durezza e malizia da parte di satana. Cristo gli diede licenza di dispiegare contro di lui tutte le sue forze con la massima intensità, per soggiogarle con la sua potenza divina rendendole più fiacche per gli assalti che avrebbe fatto in seguito, i quali così sarebbero stati più facilmente superabili, se le loro vittime avessero voluto approfittare del beneficio che veniva elargito loro.

1008. A tutti sono necessarie queste istruzioni per sopraffare il maligno, ma tu, mia cara, ne hai bisogno più degli altri, perché il suo furore contro di te è immenso e la tua natura è fragile per resistere, se non ti avvali delle mie parole e del modello che hai di fronte. Innanzitutto devi tenere sottomessi il mondo e la carne: questa, mortificandola con prudente rigore; quello, fuggendo ogni essere e nascondendoti nel segreto della tua interiorità. Potrai vincerli entrambi non uscendo da tale ritiro, non perdendo d'occhio il bene e la luce che lì ricevi e non attaccandoti a niente di visibile più di quanto ti permetta la carità. Riguardo a ciò ti ricordo di nuovo il precetto strettissimo che tante volte ti ho imposto: Dio ti ha donato una disposizione innata ad amare molto e desideriamo che questa si consacri interamente ed in pienezza a noi; non devi perciò acconsentire con la volontà neanche ad un solo moto dell'istinto, per quanto sembri leggero, né devi accettare l'impulso dei tuoi sensi, se non per l'esaltazione dell'Altissimo e per fare o patire qualche cosa per lui e a vantaggio del tuo prossimo. Se mi darai ascolto in tutto, farò in modo che tu sia munita e corazzata contro questo crudele serpente per combattere le guerre del Signore: sarai circondata da mille scudi, con i quali tu possa difenderti e colpirlo. Stai sempre attenta a giovarti contro di lui dei versetti della Scrittura, senza frapporre, con un rivale così astuto, né ragionamenti né molti discorsi. Le creature deboli non devono iniziare discussioni con il maestro della menzogna; proprio per questo il mio Figlio santissimo, che era onnipotente e infinitamente sapiente, non lo fece, affinché guardando a lui le anime apprendessero tale cautela e tale maniera di procedere. Armati di fede viva, speranza ferma, carità fervente e umiltà profonda, le virtù che schiacciano ed annientano questo mostro; contro di esse egli non osa fare niente e scappa, perché sono strumenti estremamente efficaci contro la sua arroganza e protervia.

Augustinus
04-03-06, 15:16
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
05-03-06, 12:25
Quaresima: cammino di penitenza, di digiuno ed astinenza (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=45732)

Sabato dopo le Ceneri (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=231209)

2° Domenica di Quaresima (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=150652)

Meditazioni sulla Passione di N. S. Gesù Cristo (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=149185)

Battesimo del Signore (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=149216)

Augustinus
24-02-07, 20:33
In rilievo

Aug. :) :) :)

Augustinus
24-02-07, 20:49
http://img265.imageshack.us/img265/6721/tentazionepx2.jpg
http://img265.imageshack.us/img265/6530/tentazione2fi1.jpg Tiziano Vecellio, La tentazione di Cristo, 1516-25, Institute of Arts, Minneapolis

Augustinus
09-02-08, 21:52
SERMONE XV. - PER LA DOMENICA I. DI QUARESIMA

Del numero de' peccati, oltre il quale Iddio più non perdona.

Non tentabis Dominum Deum tuum (Matt. 4, 7).

Nel corrente vangelo si legge che essendo andato Gesù Cristo al deserto, permise che il demonio lo portasse sopra il pinnacolo, o sia sommità del tempio, ed ivi gli dicesse: Si filius Dei es, mitte te deorsum; soggiungendogli che gli angeli l'avrebbero liberato da ogni offesa. Ma il Signore gli rispose che nelle sacre carte sta scritto: Non tentabis Dominum Deum tuum. Quel peccatore che si abbandona al peccato senza voler resistere alle tentazioni, e senza volere almeno raccomandarsi a Dio che gli dia l'aiuto per resistere, sperando che il Signore un giorno lo caverà da quel precipizio; costui tenta Dio a far miracoli, oppure ad usare con esso una misericordia straordinaria fuori dell'ordine comune. Iddio vuol salvi tutti, come dice l'apostolo: Omnes homines vult salvos fieri (1 Tim. 2, 4), ma vuole che ancora noi ci adoperiamo per la nostra salvazione, almeno col prendere i mezzi per non restar vinti dal nemico, e coll'ubbidire a Dio quando ci chiama a penitenza. I peccatori ricevono le chiamate da Dio, e se ne scordano e seguitano ad offenderlo; ma Dio non se ne scorda. Egli numera così le grazie che ci dispensa, come i peccati che noi facciamo; onde allorché giunge il tempo da Dio determinato egli ci priva delle sue grazie, e mette mano a' castighi. E ciò appunto voglio oggi dimostrarvi nel presente discorso, che quando i peccati arrivano a certo numero, Iddio castiga e più non perdona. Attenti.

Dicono molti santi padri, s. Basilio, s. Girolamo, s. Ambrogio, s. Gio. Grisostomo, s. Agostino ed altri, che siccome Iddio tiene determinato il numero per ciascun uomo dei giorni di vita, de' gradi di sanità o di talento che vuol dargli, secondo il detto della Scrittura: Omnia in mensura et numero, et pondere disposuisti (De vita Christi c. 3), così ancora per ciascuno tiene determinato il numero de' peccati che vuol perdonargli, compito il quale, più non perdona. Illud sentire nos convenit, dice s. Agostino, tamdiu unumquemque a Dei patientia sustineri, quo consummato, nullam illi veniam reservari1. Lo stesso scrive Eusebio Cesariense: Deus expectat usque ad certum numerum, et postea deserit (L. 8. c. 2). E lo stesso scrivono i padri nominati di sopra.

Misit me Dominus, ut mederer contritis corde (Isa. 61, 1). Iddio è pronto a sanare quei che tengono buona volontà di mutar vita, ma non può compatire gli ostinati. Il Signore perdona i peccati, ma non può perdonare chi ha volontà di peccare. Né possiamo noi chiedere ragione a Dio, perché ad uno perdoni cento peccati, e ad un altro, al terzo o quarto peccato gli mandi la morte, e lo condanni all'inferno. Egli disse per il profeta Amos (1, 3): Super tribus sceleribus Damasci, et super quatuor non convertam eum. In ciò bisogna adorare i divini giudizi, e dire coll'apostolo: O altitudo divitiarum sapientiae et scientiae Dei! Quam incomprehensibilia sunt iudicia eius (Rom. 11, 33)! Quegli che è perdonato, dice s. Agostino, è perdonato per sola misericordia di Dio; quegli che è castigato, giustamente è castigato: Quibus datur misericordia, gratis datur: quibus non datur, ex iustitia non datur (1 de corrept.). Quanti Iddio ha mandati all'inferno al primo peccato! Scrive san Gregorio che un fanciullo di cinque anni, che avea già l'uso di ragione, in dire una bestemmia fu preso dai demoni e portato all'inferno. Rivelò la divina Madre a quella serva di Dio Benedetta di Firenze, che un fanciullo di dodici anni al primo peccato fu condannato; un altro figliuolo di otto anni al primo peccato morì e si dannò. Tu dici: ma io son giovine, vi sono tanti che tengono più peccati di me. Ma che perciò? Perciò Iddio, se pecchi, è obbligato ad aspettarti! Nel vangelo di s. Matteo (21, 19) si dice che il nostro Salvatore la prima volta che trovò un albero di fico senza frutto, lo maledisse dicendo: Numquam ex te nascatur fructus; e quello seccò. E pertanto bisogna tremare di commettere un peccato mortale, e tanto più se tu prima ne hai commessi altri.

Dice Dio: De propitiato peccato noli esse sine metu; neque adiicias peccatum super peccatum (Eccl. 5, 5). Non dire dunque, peccatore mio: siccome Dio mi ha perdonati gli altri peccati, così mi perdonerà quest'altro se lo commetto. Ciò non lo dire, perché se tu aggiungi un altro peccato al peccato perdonato, devi temere che questo peccato nuovo si unisca al primo peccato, e così si compisca il numero, e tu resti abbandonato da Dio. Ecco come ciò più chiaramente lo spiega la scrittura in altro luogo: Dominus patienter expectat, ut eas (nationes), cum iudicii dies advenerit, in plenitudine peccatorum puniat (2 Malach. 6, 14). Iddio dunque aspetta ed ha pazienza sino a certo numero; ma quando è piena la misura de' peccati, non aspetta più e castiga: Signasti quasi in sacculo delicta mea (Iob. 14, 17). I peccatori mettono i loro peccati nel sacco, senza tenerne conto, ma ben ne tiene conto Iddio per dare il castigo, quando è maturata la messe, cioè quando è compito il numero: Mittite falces, quoniam maturavit messis (Ioel. 3, 13).

Di tali esempi poi ve ne sono molti nelle divine scritture. In un luogo parlando il Signore degli ebrei disse: Tentaverunt me per decem vices, ecco come egli numera i peccati, non videbunt terram, ecco come compito il numero, castiga (Num. 14, 22 et 23). In altro luogo parlando degli amorrei, disse che trattenea il loro castigo, perché non ancora era compito il numero delle loro colpe: Necdum enim completae sunt iniquitates amorrhaeorum (Gen. 15, 16). In altro luogo abbiamo l'esempio di Saulle, che avendo la seconda volta disubbidito a Dio, restò abbandonato, talmente che pregando egli Samuele che si fosse interposto per lui appresso il Signore: Porta, quaeso, peccatum meum, et revertere mecum, ut adorem Deum (1 Reg. 15, 25): Samuele che sapea averlo Dio abbandonato, rispose: Non revertar tecum, quia abiecisti sermonem Domini, et proiecit te Dominus etc (Ib. vers. 26): Saulle, tu hai abbandonato Dio e Dio ha abbandonato te. Di più vi è l'esempio di Baldassarre, il quale stando a mensa colle sue donne profanò i vasi del tempio, ed allora vide una mano che scrisse sul muro: Mane, Thecel, Phares. Venne Daniele e richiesto della spiegazione di tali parole, spiegando la parola Thecel, disse al re: Appensus es in statera, et inventus es minus habens (Dan. 5, 27): dandogli così ad intendere che il peso de' suoi peccati avea fatto traboccar la bilancia della divina giustizia; ed in fatti nella stessa notte fu ucciso: Eadem nocte interfectus est Balthassar rex chaldaeus (Ib. vers. 30). Ed oh a quanti miseri avviene lo stesso, che seguitano essi ad offendere Dio, quando giungono i loro peccati ad un certo numero, son colti dalla morte, e mandati all'inferno! Ducunt in bonis dies suos, et in puncto ad inferna descendunt (Iob. 21, 13)! Trema, fratello mio, che ad un altro peccato mortale che fai Iddio ti mandi all'inferno.

Se Dio mettesse mano a' castighi subito quando l'uomo l'offende, non si vedrebbe Dio così disprezzato, come ora si vede; ma perché egli non castiga subito, e per sua misericordia aspetta e trattiene il castigo, perciò i peccatori si danno animo a seguire ad offenderlo: Quia non profertur cito contra malos sententia, absque timore ullo filii hominum perpetrant mala (Eccl. 8, 11). Ma bisogna persuadersi che Dio aspetta e sopporta, ma non aspetta e non sopporta sempre. Sansone seguitando a trescare con Dalila sperava di liberarsi dalle insidie de' filistei, come avea fatto altre volte: Egrediar sicut ante feci, et me excutiam (Iudic. 16, 20). Ma in quella volta restò preso, e gli fu tolta la vita. Non dire, avverte il Signore: io ho fatti tanti peccati, e Dio non mi ha castigato: Ne dixeris, peccavi, et quid accidit mihi triste? Altissimus enim est patiens redditor (Eccl. 5, 4). Iddio ha pazienza sino a certo termine, passato il quale, egli castiga i primi peccati e gli ultimi. Viene una, come suol dirsi, e paga tutto. E quanto maggiore sarà stata la pazienza di Dio, tanto più grave sarà la sua vendetta.

Onde dice il Grisostomo che più dee temersi quando Iddio sopporta, che quando subito castiga: Plus timendum est, cum tolerat, quam cum festinanter punit. E perché? Perché, dice s. Gregorio che coloro, coi quali Dio usa più misericordia, se non la finiscono, più rigorosamente sono puniti: Quo diutius expectat (Deus) durius damnat. E soggiunse il santo che questi tali spesso sono castigati da Dio con una morte improvvisa, senza aver tempo di convertirsi: Saepe qui diu tolerati sunt, subita morte rapiuntur, ut nec flere ante mortem liceat. E quanto più grande è la luce che il Signore dà ad alcuni per emendarsi, tanto maggiore è la loro accecazione ed ostinazione nel peccato. Scrisse s. Pietro: Melius enim erat illi non cognoscere viam iustitiae, quam post agnitionem retrorsum converti (2 Petr. 2, 21). Miseri quei peccatori che dopo la luce avuta tornano al vomito; mentre dice s. Paolo essere impossibile, moralmente parlando, che costoro di nuovo si convertano: Impossibile est enim, eos qui semel illuminati sunt, gustaverunt etiam donum coeleste... et prolapsi sunt, rursus renovari ad poenitentiam (Hebr. 6, 4 et 6).

Senti dunque quel che ti dice Dio, o peccatore: Fili, peccasti, non adiicias iterum, sed et de pristinis deprecare, ut tibi dimittantur (Eccl. 21, 1): Figlio, non aggiungere offese a quelle che mi hai fatte, ma attendi a pregare che le prime ti sieno perdonate: altrimenti può essere facilmente che ad un altro peccato grave che farai si chiudano per te le divine misericordie, e tu resti perduto. Quando dunque, fratello mio, il nemico ti tenta a commettere un altro peccato, di' fra te stesso: e se Dio non mi perdona più, che ne sarà di me per tutta l'eternità? E se il demonio replica: non temere, Dio è di misericordia: rispondi: ma qual sicurezza ho io o qual probabilità, che tornando a peccare, Iddio mi userà misericordia e mi perdonerà? Ecco quel che Dio minaccia a quei che disprezzano le divine chiamate: Quia vocavi et renuistis... ego quoque in interitu vestro ridebo et subsannabo vos (Prov. 1, 24 et 26). Notate quelle due parole, ego quoque, vengono a dire che siccome tu avrai burlato Dio confessandoti, promettendo e poi di nuovo tradendolo; così Dio si burlerà di te nella tua morte, ridebo et subsannabo. Il Signore non si fa burlare, Deus non irridetur (Gal. 6, 7). E il savio dice: Sicut canis qui revertitur ad vomitum suum, sic imprudens qui iterat stultitiam suam (Prov. 26, 1). Il b. Dionigi Cartusiano spiega eccellentemente questo testo, e dice che siccome rendesi abbominevole e schifoso quel cane che mangia quello che prima ha vomitato; così rendesi odioso a Dio chi ritorna a fare quei peccati che prima ha detestati nella confessione: Sicut id quod per vomitum est reiectum, resumere est valde abominabile ac turpe, sic peccata deleta reiterari, sono le parole del Cartusiano.

Ma gran cosa! Se tu compri una casa, tu usi già tutta la diligenza per assicurar la cautela e non perdere il tuo danaro; se prendi una medicina cerchi di assicurarti bene che quella non ti possa far danno; se passi un fiume cerchi di assicurarti di non cadervi dentro; e poi per una breve soddisfazione, per uno sfogo di vendetta, per un piacere di bestia, che appena avuto finisce, vuoi arrischiare la tua salute eterna, dicendo: poi me lo confesso! E quando, io ti dimando, te lo confesserai? Domani. E chi ti promette questo giorno di domani? Chi ti assicura che avrai questo tempo, e Dio non ti faccia morire in atto del peccato, come è succeduto a tanti? Diem tenes, dice s. Agostino, qui horam non tenes? Tu non puoi star sicuro di avere un'altra ora di vita, e dici: Domani me lo confesserò? Senti ciò che dice s. Gregorio: Qui poenitenti veniam spopondit, peccanti diem crastinum non promisit (Homil. 12, in Evang. prope fin.). Iddio ha promesso il perdono a chi si pente, ma non ha promesso di aspettare sino a domani chi l'offende; forse il Signore ti darà tempo di penitenza e forse no; ma se non te lo dà, che ne sarà dell'anima tua? Frattanto per un misero gusto già tu perdi l'anima, e ti metti a rischio di restar perduto in eterno.

Faresti tu per quella breve soddisfazione un vada tutto, danari, casa, poderi, libertà e vita? No; e poi come per quel misero gusto vuoi in un punto far perdita di tutto, dell'anima, del paradiso e di Dio? Dimmi, credi tu che sieno verità di fede il paradiso, l'inferno, l'eternità? Credi tu che se ti coglie la morte in peccato sei dannato per sempre? E che temerità, che pazzia, condannarti da te stesso ad un'eternità di pene, con dire: spero appresso di rimediarvi? Dice s. Agostino: Nemo sub spe salutis vult aegrotare; non si trova un pazzo che si prenda il veleno con dire: appresso piglierò rimedj e mi guarirò; e tu vuoi condannarti all'inferno, con dire: appresso me ne libererò? Oh pazzia che ne ha portati e ne porta tanti all'inferno, secondo la minaccia di Dio che dice: Fiduciam habuisti in malitia tua, veniet super te malum, et nescies ortum eius (Isa. 47, 10 et 11). Hai peccato confidando temerariamente nella divina misericordia, ti verrà improvvisamente il castigo, senza saper donde viene. Che dici? Che risolvi? Se a questa predica non fai una forte risoluzione di darti a Dio, ti piango per dannato.

Fonte: S. Alfonso M. De' Liguori, Sermoni compendiati per tutte le domeniche dell'anno, Sermone sulla 1° Domenica di Quaresima, Napoli, 1771, ora in OPERE ASCETICHE, in “Opere di S. Alfonso Maria de Liguori”, a cura di Pier Giacinto Marietti, Vol. III, Torino, 1880, pp. 405-409 (http://www.intratext.com/IXT/ITASA0000/__P31I.HTM)

Holuxar
05-03-17, 20:08
Domenica 5 marzo 2017: PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA…




Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Prima di Quaresima (http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-dom1.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-dom1.htm





"Santa Messa 5 marzo 2017: Prima domenica di Quaresima Don Floriano Abrahamowicz"
https://www.youtube.com/watch?v=wJOzHH3ISiI
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
Omelie IT - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/omelie-it.php)
SEGUIRE LA S.MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/seguire-la-s.messa.php)





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“5 MARZO 2017: PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA.
Solennità di questo giorno.
Questa Domenica, la prima della santa Quarantena, è anche una delle più solenni dell'anno. Il suo privilegio, esteso con le ultime decisioni di Roma alle altre Domeniche di Quaresima (Costituzione Divino afflatu), e che per molto tempo lo ha solo condiviso con la Domenica di Passione e delle Palme, è quello di non cedere il posto a nessuna festa, neppure a quella del Patrono, o del Santo Titolare della Chiesa, o della Dedicazione. Negli antichi calendari è chiamata Invocabit, dalla prima parola dell'Introito della Messa; mentre nel Medio Evo la chiamavano Domenica delle torce, in seguito ad un'usanza che non sempre né dovunque pare motivata alla stessa maniera; in certi luoghi, i giovani che s'erano lasciati andare troppo alle dissipazioni del carnevale, dovevano, in quella domenica, presentarsi in chiesa con una torcia in mano, per fare pubblica soddisfazione dei loro eccessi.
Oggi la Quaresima appare in tutta la sua solennità. I quattro giorni che la precedono furono aggiunti abbastanza tardivamente, per completare la quarantena del digiuno; e il Mercoledì delle Ceneri i fedeli non hanno l'obbligo d'udire la Messa. La santa Chiesa nei vedere oggi tutti i suoi figli riuniti, rivolge loro la parola nell'Ufficio del Mattutino, facendo proprio il linguaggio eloquente di san Leone Magno: "Figli carissimi, dice loro, prima d'annunciarvi il sacro e solenne digiuno della Quaresima, posso io cominciare meglio il mio discorso servendomi delle parole dell'Apostolo, nel quale parlava Gesù Cristo, e ripetendo ciò che ora avete sentito leggere: Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salute? Perché sebbene non esista tempo dell'anno che non sia ripieno dei benefici di Dio, e benché per grazia sua noi abbiamo sempre accesso al trono della sua misericordia, tuttavia dobbiamo in questo santo tempo applicarci con maggior zelo al nostro profitto spirituale, ed essere animati da nuova fiducia. Infatti la Quaresima, ricordandoci quel sacro giorno in cui fummo riscattati, c'invita a praticare tutti i doveri della pietà, affinché, mediante la purificazione dei nostri corpi e delle nostre anime, ci disponiamo a celebrare i misteri della Passione del Signore".
Il tempo propizio.
Un tale mistero meriterebbe da parte nostra un rispetto ed una devozione senza limiti, in modo da essere sempre davanti a Dio quali vorremo essere nella festa di Pasqua. Ma una tale costanza non è la virtù della maggior parte di noi; la debolezza della carne ci obbliga a moderare l'austerità del digiuno, e le diverse occupazioni di questa vita formano l'oggetto delle nostre sollecitudini. Di conseguenza i cuori devoti vanno soggetti ad essere ricoperti da un po' della polvere di questo mondo. Con grande nostro vantaggio fu dunque stabilita questa divina istituzione, la quale ci offre quaranta giorni per ricuperare la purezza delle nostre anime, riparando con la santità delle nostre opere ed i meriti dei nostri digiuni, le colpe degli altri tempi dell'anno.
Consigli apostolici.
"Nell'entrare, miei carissimi figli, in questi giorni pieni di misteri, santamente istituiti per la purificazione delle nostre anime e dei nostri corpi, procuriamo d'obbedire al precetto dell'Apostolo, liberandoci da tutto ciò che può macchiare la carne e lo spirito, affinché il digiu¬no, dominando la lotta che esiste fra le due parti di noi stessi, faccia sì che l'anima riacquisti la dignità del comando, pur essendo anch'essa sottomessa a Dio, e da lui governata. Non diamo occasione a nessuno di mormorare contro di noi, né esponiamoci al giusto disprezzo di coloro che vogliono trovare a ridire, perché gl'infedeli avrebbero ben motivo di condannarci, se per nostra colpa fornissimo alle loro empie lingue le armi contro la religione, e se la purezza della nostra vita non rispondesse alla santità del digiuno che abbiamo abbracciato. Non ci dobbiamo immaginare che tutta la perfezione del nostro digiuno consiste nell'astinenza dai cibi, perché sarebbe vano sottrarre al corpo una parte del suo nutrimento, se nello stesso tempo non allontanassimo l'anima dall'iniquità".
L'esempio di Gesù tentato da Satana.
Ogni Domenica di Quaresima ha per oggetto principale una lettura dei santi Vangeli, destinata ad esercitare i fedeli nei sentimenti che la santa Chiesa vuole loro infondere durante la giornata. Oggi essa ci fa meditare la tentazione di Gesù Cristo nel deserto. Niente meglio di questo importante racconto è più adatto ad illuminarci e fortificarci.
Riconosciamo di essere peccatori, e desideriamo espiare i nostri peccati. Ma come siamo caduti nel male? Il demonio ci ha tentati e noi non abbiamo respinta la tentazione; abbiamo ceduto alla suggestione dell'avversario, ed il male fu commesso. Tale è la storia del nostro passato, e uguale sarà nell'avvenire, se non approfittiamo della lezione che ci da oggi il Redentore.
L'Apostolo, spiegandoci la misericordia del divino consolatore degli uomini, insiste sulle tentazioni ch'egli si degnò patire. Una tale prova d'illimitata devozione non ci è affatto mancata; e noi oggi contempliamo l'adorabile pazienza del Santo dei Santi, il quale non disdegna che gli s'avvicini questo schifoso nemico d'ogni bene, affinché noi impariamo come dobbiamo trionfarne.
Satana guardava con preoccupazione alla santità incomparabile di Gesù: le meraviglie della sua nascita, i pastori chiamati dagli Angeli al presepio, i magi venuti dall'Oriente sotto la guida d'una stella, la protezione che sottrasse il Bambino al furore di Erode, la testimonianza resa da Giovanni Battista al nuovo profeta: tutto questo insieme di fatti contrastava in modo così strano con l'umiltà e l'oscurità dei primi trent'anni del Nazareno, che suscitò i timori del serpente infernale. Il mistero dell'Incarnazione s'era compiuto lontano dai suoi sguardi sacrileghi; e ignora che Maria è la Vergine che, come aveva preannunciato Isaia (7,14), doveva partorire l'Emmanuele. Ma sono giunti i tempi; l'ultima settimana di Daniele ha aperto la sua era; anche il mondo pagano attende dalla Giudea un liberatore. Satana sa tutto questo, e, nella sua ansietà, osa accostarsi a Gesù, sperando che nella conversazione con lui riesca a cogliere qualche indizio. È o non è il Figlio di Dio? Sta tutto qui il problema. Forse, chissà! potrà sorprenderlo in qualche debolezza; il fatto di saperlo un uomo come gli altri lo potrebbe rassicurare.
La condotta di Gesù.
Il nemico di Dio e degli uomini doveva però rimanere ben deluso nel suo intento; s'avvicina al Redentore, ma tutti i suoi sforzi dovevano tornare a sua confusione. Con la semplicità e la maestà del giusto, Gesù respinge ogni attacco di Satana, senza svelare la sua origine celeste. Così l'angelo perverso si ritira, senza aver potuto scoprire altra cosa in Gesù se non ch'era un profeta fedele al Signore. Ma si accecherà sempre più nel suo orgoglio, quando fra poco vedrà i disprezzi, le calunnie, le persecuzioni accumularsi sul capo del Figlio dell'uomo, e gli sembreranno così facili i tentativi di farlo cadere. Ma nel momento che Gesù, saziato d'obbrobri e di patimenti, espierà sulla Croce, s'accorgerà finalmente che la sua vittima non è un uomo, ma un Dio, e che tutti i furori congiurati contro il Giusto non erano serviti ad altro che a palesare l'ultimo sforzo della misericordia che salva il genere umano, e della giustizia, che atterra per sempre la potenza dell'inferno.
Questo era il disegno della divina Provvidenza, nel permettere che lo spirito del male osasse contaminare con la sua presenza il ritiro dell'Uomo-Dio, indirizzargli la sua parola e mettere sopra di lui le sue empie mani. Ma studiamo le circostanze della triplice tentazione subita da Gesù per istruirci ed incoraggiarci.
I nostri tre nemici.
Noi abbiamo tre sorta di nemici da combattere, e l'anima nostra è vulnerabile da tre parti; infatti: "Tutto ciò ch'è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita" (1Gv 2,16). Per la concupiscenza della carne dobbiamo intendere l'amore dei sensi avido dei godimenti della carne; se esso non è frenato, trascina l'anima ai piaceri illeciti. La concupiscenza degli occhi significa l'amore dei beni di questo mondo, delle ricchezze e della fortuna; le quali cose brillano dinanzi ai nostri sguardi prima di sedurci il cuore. Finalmente la superbia della vita è la confidenza in noi stessi, che genera la vanagloria e la presunzione, e ci fa dimenticare che abbiamo ricevuto da Dio la vita e i doni che si degnò spargere sopra di noi.
Ora, tutti i nostri peccati scaturiscono da una di queste tre fonti, e le tentazioni mirano a farci accettare, o la concupiscenza della carne, o la concupiscenza degli occhi, o la superbia della vita. Il Salvatore, nostro modello in ogni cosa, volle sottoporsi a tutte e tre le prove.
Le tre tentazioni.
Satana lo tenta prima nella carne, insinuandogli il pensiero che avrebbe adoperato il suo potere soprannaturale per saziare immediatamente la fame che lo stimola. Di' che queste pietre diventino pani: tale è il suggerimento del demonio al Figlio di Dio. Esso vuol vedere se la premura di Gesù nel soddisfare al bisogno del suo corpo non lo denoterà per un uomo debole e soggetto alla intemperanza. Quando invece viene a noi, tristi eredi della concupiscenza di Adamo, le sue suggestioni si spingono ancora oltre: aspira a macchiarci l'anima per mezzo del corpo. Ma la suprema santità del Verbo incarnato non poteva permettere che Satana ardisse di fare una simile prova del suo potere sopra di lui, alla stessa maniera che tenta l'uomo nei suoi sensi. In questo, dunque, il Figlio di Dio ci dà una lezione di temperanza; e sappiamo che per noi la temperanza è la madre della purità, e che l'intemperanza solleva la ribellione dei sensi.
La seconda tentazione è di superbia. Gettati sotto, e gli Angeli ti sosterranno. Qui il nemico vuoi vedere se i favori del cielo hanno generato nell'anima di Gesù quell'alterigia e quella ingrata presunzione, che inducono la creatura ad attribuire a sé i doni di Dio e a dimenticare il proprio benefattore, per mettersi a regnare al suo posto. L'Angelo ribelle è deluso ancora una volta, e l'umiltà del Redentore spaventa la sua superbia.
Fa allora un ultimo tentativo. Forse, pensa, colui che s'è mostrato così temperante ed umile, sarà sedotto dall'ambizione della ricchezza. "Guarda lo splendore e la gloria di tutti i regni della terra: io te li posso dare, purché mi adori. Gesù respinge sdegnato la meschina offerta, e caccia via da sé il seduttore maledetto, il principe del mondo, insegnandoci con tale esempio a disprezzare le ricchezze della terra ogni volta che, per conservale od acquistarle, dovessimo violare la legge di Dio e rendere un omaggio a Satana.
Le vittorie e l'esempio di Cristo.
Ora, in che modo il Redentore, nostro divino capo, respinge la tentazione? Ascolta forse i discorsi del suo nemico? Gli lascia il tempo di far brillare davanti agli occhi tutto il suo prestigio? È così che troppo spesso abbiamo fatto noi, e siamo stati vinti. Gesù oppone semplicemente al nemico lo scudo dell'inflessibile Legge di Dio:
Sta scritto: - gli risponde - Non di solo pane vive l'uomo. Sta scrìtto: Non tenterai il Signore Dio tuo. Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo. Seguiamo d'ora innanzi questa grande lezione. Eva si perdette, e con essa il genere umano, per aver intavolato conversazione col serpente. Chi procura la tentazione vi soccomberà. In questi santi giorni il cuore è più guardingo, le occasioni sono allontanate e le abitudini interrotte; purificate dal digiuno, dalla preghiera e dall'elemosina, le anime nostre risusciteranno con Gesù Cristo; ma conserveranno questa nuova vita? Tutto dipenderà dalla nostra condotta nelle tentazioni. Fin dall'inizio della santa Quarantena la Chiesa, mettendo sotto ai nostri occhi la narrazione del santo Vangelo, vuole al precetto aggiungere l'esempio. Se saremo vigili e fedeli, la lezione ci porterà i suoi frutti; e quando avremo raggiunta la Pasqua, la vigilanza, la diffidenza di noi stessi e la preghiera, col divino aiuto che non manca mai, ci assicureranno le perseveranza.
La Chiesa greca oggi celebra una delle sue più grandi solennità. Chiamano tale festa Ortodossia, ed ha lo scopo d'onorare la restaurazione delle sante Immagini a Costantinopoli e nell'impero d'Oriente, nell'842, quando l'imperatrice Teodora, col concorso del santo Patriarca Metodio, pose fine alla persecuzione degl'iconoclasti e fece rimettere in tutte le chiese le sante Immagini, che il furore degli eretici aveva fatto scomparire.
MESSA
La Stazione è, a Roma, nella Basilica di S. Giovanni Laterano. Era giusto che una Domenica così solenne fosse celebrata nella Chiesa Madre e Matrice di tutte le Chiese, non solo della santa città, ma di tutto il mondo. Li, il Giovedì Santo, si riconciliavano i pubblici Penitenti; lì pure, nella notte di Pasqua, i Catecumeni ricevevano il santo Battesimo nel Battistero di Costantino. Nessun'altra Basilica era più adatta alla riunione dei fedeli, in questo giorno in cui tante volte venne promulgato, dalla voce dei Papi, il digiuno quaresimale.
EPISTOLA (2Cor 6, 1-10). - Fratelli: vi esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio. Egli infatti dice: T'ho esaudito nel tempo propizio, e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salute. Non diamo motivo di scandalo a nessuno, affinché non sia vituperato il nostro ministero, ma diportiamoci in ogni cosa come ministri di Dio, con molta pazienza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie. Sotto le battiture, nelle prigionie, nelle sedizioni, nelle fatiche, nelle vigilie, nei digiuni, con purezza, con scienza, con longanimità, con soavità, con Spirito Santo, con carità non simulata, con la parola della verità, con la virtù di Dio, con le armi della giustizia a destra e a sinistra; in mezzo alla gloria e all'ignominia, alla cattiva e alla buona fama; siam trattati come seduttori e siamo veraci; come ignoti, e siamo ben conosciuti; come moribondi, ed ecco viviamo; siamo castigati, e non uccisi; tristi e sempre allegri; poveri, e ne arricchiamo tanti; possessori di niente, e possediamo ogni cosa.
La vita dell'uomo è una milizia.
Questo passo dell'Apostolo ci mostra la vita cristiana sotto un aspetto ben differente da come suole vederla la nostra debolezza. Per trascurarne l'importanza, noi saremmo facilmente portati a pensare che tali consigli s'addicevano ai primi tempi della Chiesa, quando i fedeli, esposti a continue persecuzioni ed alla morte, avevano bisogno d'un grado eccezionale di rinuncia e d'eroismo. Ma sarebbe una grande illusione, credere che siano finite tutte le battaglie del cristiano. Esiste sempre la lotta contro i demoni e il mondo, contro il sangue e la carne; per questo la Chiesa ci manda nel deserto con Gesù Cristo, per ivi imparare a combattere. Lì comprenderemo che la vita dell'uomo sulla terra è una milizia (Gb 7,1), e se non lottiamo sempre e coraggiosamente, questa vita che vorremmo passare nel riposo finirà con la nostra disfatta. Appunto per farci evitare tale sventura, la Chiesa ci dice oggi per bocca dell'Apostolo: Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salute. Perciò, comportiamoci in ogni cosa come servi del Signore e resistiamo con fermezza fino alla fine di questo tempo. Dio veglia sopra di noi, come vegliò sul suo Figliolo nel deserto.
VANGELO (Mt 4, 1-11). - In quel tempo: Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente ebbe fame. E il tentatore, accostandosi disse: Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pani. Ma Gesù rispose: Sta scritto: Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio. Allora il diavolo lo trasportò nella città santa e avendolo posto sul pinnacolo del tempio gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, gettati di sotto, poiché sta scritto che agli Angeli suoi ha commessa la cura di te; ed essi ti sosterranno, affinché il tuo piede non inciampi in qualche pietra. E Gesù a lui: Sta anche scritto: Non tentare il Signore Dio tuo. Di nuovo il diavolo lo menò sopra un monte altissimo e, mostrandogli tutti i regni del mondo e la loro magnificenza, gli disse: Tutto questo io ti darò, se prostrandoti, mi adorerai. Allora Gesù rispose: Va' via Satana, che sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco gli Angeli vennero a servirlo.
Compassione verso Gesù.
Ammiriamo l'ineffabile bontà del Figlio di Dio, che, non contento d'espiare tutti i nostri peccati con la croce, si degnò imporsi un digiuno di quaranta giorni e di quaranta notti per incoraggiarci alla penitenza. Egli non permise che la giustizia del Padre suo esigesse da noi un sacrificio, ch'egli per primo non avesse offerto con la sua persona, e in circostanze mille volte più rigorose di quelle che si possono riscontrare in noi. Che sono mai le nostre opere di penitenza, spesso anche così contese alla giustizia di Dio dalla nostra viltà, se le paragoniamo al rigore del digiuno di Gesù sul monte? Cercheremo ancora di dispensarci dalle leggere penitenze, di cui il Signore si degna accontentarsi, e che sono così lontane da ciò che abbiamo meritato con le nostre colpe? Invece di lamentarci di un piccolo incomodo e della stanchezza di qualche giorno, compatiamo piuttosto il tormento della fame che prova l'innocente Redentore per quaranta lunghi giorni e quaranta lunghe notti nel deserto.
Confidenza nella tentazione.
La sua preghiera, l'abnegazione per noi, il pensiero della giustizia del Padre suo lo sostengono nella debolezza; ma, allo spirare della quarantena, la natura umana è ridotta agli estremi. È allora che l'assale la tentazione; ma ne trionfa con una calma ed una fermezza che ci devono servire d'esempio. Quale audacia in Satana, osare avvicinarsi al giusto per eccellenza ! Ma anche che pazienza in Gesù che si lascia mettere le mani addosso e trasportare nell'aria, da un luogo all'altro, dal mostro dell'abisso!
L'anima cristiana è frequentemente esposta a crudeli insulti da parte del suo nemico, fino ad essere tentata, qualche volta, di lagnarsi con Dio per l'umiliazione che soffre. Pensi allora a Gesù, al Santo dei Santi, al Figlio di Dio e al vincitore dell'inferno dato, per cosi dire, in balìa dello spirito del male; da lui Satana avrà una vergognosa sconfitta. Così anche l'anima cristiana, se resisterà con tutta la sua energia alla forza della tentazione, diventerà l'oggetto delle più tenere compiacenze di Dio, a eterna infamia e castigo di Satana.
Uniamoci agli Angeli fedeli che, dopo l'allontanamento del principe delle tenebre, accorrono a ristorare le forze esauste del Redentore, offrendogli da mangiare.
Che compassione essi sentono della sua divina stanchezza! Come s'affrettano a riparare, con le loro adorazioni, l'orribile oltraggio di cui s'è fatto reo Satana verso il sovrano Padrone di tutte le cose! E come ammirano la carità di un Dio che, per amore degli uomini, sembra aver dimenticato la sua dignità, e non pensa che alle sventure ed alle necessità dei figli di Adamo!
PREGHIAMO
O Dio, che ogni anno purifichi la tua Chiesa con l'osservanza quaresimale, concedi alla tua famiglia di rendere fruttuose con le buone opere quelle grazie che si sforza di ottenere con l'astinenza.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 506-513.”





“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare sant’Adriàno Martire, il quale nella persecuzione dell’imperatore Diocleziàno, per ordine del Preside Firmiliàno, esposto prima ad un leone per la fede di Cristo, poi trafitto alla gola con la spada, ricevette la corona del martirio. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, sant’Adriàno Martire possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
#sdgcdpr”




https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
"Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]."
Ligue Saint Amédée (http://www.SaintAmedee.ch/)
“5 Mars : Saint Jean-Joseph de la Croix de l'Ordre de Saint-François (1654-1734)”
“5 Mars : Saint Théophile, Evêque de Césarée et confesseur († 195)”
“5 Mars, Diocèse de Bâle : Invention des reliques de Saint Ours, Saint Victor et leurs compagnons, Martyrs”
“Premier Dimanche de Carême”
“Sermon du Père Joseph-Marie pour le Premier Dimanche de Carême (2015).
http://prieure2bethleem.org/predica/2015_02_22_fevrier.mp3”





Luca, Sursum Corda!

Holuxar
18-02-18, 23:16
18 FEBBRAIO 2018: SAN SIMEONE E SANTA BERNARDETTA SOUBIROUS; PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA…



Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Prima di Quaresima (http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-dom1.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-dom1.htm
"Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Prima di Quaresima"
“PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA.”


Guéranger, L'anno liturgico - 18 febbraio. San Simeone, Vescovo e Martire (http://www.unavoce-ve.it/pg-18feb.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-18feb.htm
"Guéranger, L'anno liturgico - 18 febbraio. San Simeone, Vescovo e Martire"
“SAN SIMEONE VESCOVO E MARTIRE.”

Guéranger, L'anno liturgico - Lo stesso giorno (18 febbraio) Santa Bernardetta Soubirous (http://www.unavoce-ve.it/pg-18feb-2.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-18feb-2.htm
"Guéranger, L'anno liturgico - Lo stesso giorno (18 febbraio) Santa Bernardetta Soubirous"
“LO STESSO GIORNO 18 FEBBRAIO
SANTA BERNARDETTA SOUBIROUS”





Santa Messa domenicale celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (TV) stamattina 18 FEBBRAIO 2018, PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA:


“I domenica di Quaresima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=0eUkkthaSAA
I domenica di Quaresima (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=E-CgmbT_d-g
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
Omelie IT - domusmarcellefebvre110815 (http://www.domusmarcellefebvre.it/omelie-it.php)
http://www.domusmarcellefebvre.it/seguire-la-s.messa.php”





I domenica di Quaresima - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/i-domenica-di-quaresima/)
http://www.sodalitium.biz/i-domenica-di-quaresima/
“18 febbraio 2018, I domenica di Quaresima.
O Dio, che ogni anno purifichi la tua Chiesa con l’osservanza quaresimale, concedi alla tua famiglia di rendere fruttuose con le buone opere quelle grazie che si sforza di ottenere con l’astinenza.”


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/012-180x300.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/012-180x300.jpg



http://www.sodalitium.biz/san-simeone/
“18 febbraio, San Simeone, Vescovo e Martire.
“A Gerusalemme il natale di san Simeone, Vescovo e Martire, che si dice sia stato figlio di Cleofa e parente del Salvatore secondo la carne. Ordinato Vescovo di Gerusalemme dopo san Giacomo, consanguineo del Signore, e nella persecuzione di Traiano straziato con molti supplizi, finì la vita col martirio, meravigliandosi tutti gli astanti e lo stesso giudice nel vedere come un vecchio di centoventi anni sopportasse con tanta fortezza e costanza il supplizio della croce”.”



http://www.centrostudifederici.org/tempo-di-quaresima/
"Tempo di Quaresima
Catechismo Maggiore di San Pio X – Della Quaresima
http://www.sodalitium.biz/della-quaresima/
Disciplina del digiuno e dell’astinenza"
http://www.sodalitium.biz/disciplina-del-digiuno-dellastinenza/






Ligue Saint Amédée (http://www.saintamedee.ch/)
http://www.saintamedee.ch/
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
“Premier Dimanche de Carême”


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Méditation pour le premier dimanche de Carême (http://le-petit-sacristain.blogspot.it/2016/02/meditation-pour-le-premier-dimanche-de-careme.html)


https://2.bp.blogspot.com/-mxbt-QlNlkA/VsBB6oWTX2I/AAAAAAAAAwg/iTmNTkxGjwQ/s1600/tentation-du-christ-au-desert.jpg


https://2.bp.blogspot.com/-mxbt-QlNlkA/VsBB6oWTX2I/AAAAAAAAAwg/iTmNTkxGjwQ/s1600/tentation-du-christ-au-desert.jpg



“Sermon du Père Joseph-Marie pour le Premier Dimanche de Carême.”


http://prieure2bethleem.org/predica/2015_02_22_fevrier.mp3
http://prieure2bethleem.org/predica/2016_02_14_fevrier.mp3


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“18 Février : Saint Siméon, Evêque et Martyr († 106)”


“18 Février : Sainte Bernadette Soubirous, Voyante de Lourdes, Religieuse à Nevers († 1879)”









https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Contenuti pubblicati sul numero 100 di SVRSVM CORDA® del 18 febbraio 2018:
- Comunicato numero 100. I razionalisti e la vita di Gesù (Terza parte);
- Sant’Onesimo, Vescovo e Martire;
- Preghiera ai Santi Faustino e Giovita, Martiri;
- Vita e detti dei Padri del deserto: Padre Eraclio;
- Preghiera per il Mercoledì delle Ceneri;
- Rinnovo tessera e nuove iscrizioni anno 2018;
- Gli anatemi del Concilio di Trento, numeri 125, 126 e 127;
- Preghiera ai Sette Santi Fondatori, Confessori;
- Sant’Alfonso: Il prezzo del tempo. Parte quinta;
- Leone XIII: Ogni forma politica è buona in se stessa;
Già leggibili sul sito:
- Teologia Politica 90. Teologia politica. Il “democristiano” distoglie dalla giusta battaglia politica;
- Racconti miracolosi n° 48. Il Card. Guglielmo Massaia miracolato da San Giuseppe.”
https://www.sursumcorda.cloud/


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“Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare san Simeone, Vescovo e Martire, ordinato Vescovo di Gerusalémme dopo san Giacomo, consanguineo del Signore, e nella persecuzione di Traiano straziato con molti supplizi, finì la vita col martirio, meravigliandosi tutti gli astanti e lo stesso giudice nel vedere come un vecchio di centoventi anni sopportasse con tanta fortezza e costanza il supplìzio della croce. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti di questo santo Vescovo e Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Simeone, Vescovo e Martire, possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
#sdgcdpr”


"Vergine benedetta ed immacolata, regina e madre nostra, rifugio e consolazione di tutti i miserabili, io prostrato avanti al vostro trono con tutta la mia famiglia vi eleggo per mia signora, madre ed avvocata presso Dio. Io con tutti i miei mi dedico per sempre alla vostra servitù; e vi prego, o Madre di Dio, di porci nel numero de' vostri servi, con prenderci tutti sotto la vostra protezione, soccorrendoci in vita e più nel tempo della nostra morte."


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“18 FEBBRAIO 2018: PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA.”


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“18 FEBBRAIO 2018: SAN SIMEONE VESCOVO E MARTIRE.”


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Guéranger, L'anno liturgico - 18 febbraio. San Simeone, Vescovo e Martire (http://www.unavoce-ve.it/pg-18feb.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-18feb.htm
“SAN SIMEONE VESCOVO E MARTIRE.
Congiunto e discepolo di Gesù.
Festeggiamo oggi un vegliardo di centoventi anni, un Vescovo, un Martire, Simeone, che fu Vescovo di Gerusalemme, successore dell'Apostolo san Giacomo in quella sede. Conobbe Cristo e fu suo discepolo; anzi, ne è anche parente secondo la carne, perché della stessa casa di David; figlio di Cleofa e di quella Maria, i cui legami l'avvicinarono tanto alla Madre di Dio da essere chiamata sua sorella. Quali titoli di gloria in questo venerabile Pontefice, che viene ad accrescere la schiera dei Martiri, il cui patrocinio incoraggia la Chiesa in questa parte dell'anno in cui ci troviamo! Un discepolo contemporaneo alla vita mortale di Cristo, un pastore che ripeté ai fedeli le lezioni che aveva apprese dalla stessa bocca del Salvatore, non doveva ritornare al suo Maestro che attraverso la via più gloriosa di tutte. Come Gesù, fu sospeso alla croce; e alla sua morte, avvenuta nel 106 o 107, ebbe termine il primo periodo della Storia Cristiana, quello che viene chiamato il Tempo Apostolico.
Onoriamo un uomo, nel quale si adunano tanti ricordi, e preghiamo che estenda su di noi la paternità di cui per tanto tempo si glorificarono i fedeli di Gerusalemme. Dall'eccelso radioso trono al quale salì per mezzo della Croce, rivolga a noi i suoi occhi e ci ottenga quelle grazie di conversione di cui han tanto bisogno le nostre anime.
VITA. - Alla sua memoria la santa Liturgia consacra questi brevi cenni: Simeone, figlio di Cleofa, fu consacrato vescovo immediatamente dopo san Giacomo. Sotto l'impero di Traiano fu accusato al cospetto di Attico, funzionario consolare, d'essere cristiano e parente di Cristo. A quell'epoca si andavano imprigionando tutti quelli che appartenevano alla stirpe di David. Dopo molti tormenti, Simeone subì il medesimo supplizio che aveva sofferto il Salvatore; e tutto il mondo si meravigliò che un uomo sfinito di vecchiaia (aveva allora 120 anni) sopportasse con tanto coraggio e fermezza i tormenti della croce.
Elogio e preghiera.
Accogli gli umili omaggi della cristianità, tu che sorpassi in grandezza ogni celebrità umana. Il tuo sangue è quello di Cristo; la dottrina, quella che ricevesti dalla sua bocca; la carità per i fedeli la accendesti nel suo stesso cuore; la tua morte è il rinnovamento della sua. Noi non abbiamo l'onore di poterci chiamare, al pari di te, fratelli del Signore; ma fa', o Simeone, che possiamo intendere quella sua stessa parola: "Chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, esso mi è fratello e sorella e madre" (Mt 12,50). Non ricevemmo direttamente come te, dalla bocca di Gesù, la dottrina di salvezza; ma la possediamo non meno integra, per mezzo di quella santa tradizione di cui tu fosti uno dei primi anelli. Fa' che siamo ad essa sempre docili e che siano perdonate le nostre trasgressioni. Per noi non è stata eretta una croce, perché vi fossimo inchiodati; ma questo mondo è seminato di tribolazioni che il Signore stesso ha denominate Croci, e dobbiamo sopportarle con costanza, se vogliamo aver parte con Gesù nella sua gloria. Prega, affinché ci mostriamo più fedeli, e non si ribelli il nostro cuore, e ripariamo le molte colpe che abbiamo commesse, quando abbiamo voluto sottrarci alla legge del Signore.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 813-814.”


Guéranger, L'anno liturgico - Lo stesso giorno (18 febbraio) Santa Bernardetta Soubirous (http://www.unavoce-ve.it/pg-18feb-2.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-18feb-2.htm
“LO STESSO GIORNO 18 FEBBRAIO
SANTA BERNARDETTA SOUBIROUS
Nel tempo natalizio, una pastorella, Genoveffa, protettrice di Parigi, era posta fra i pastori di Betlemme accanto al presepio dell'Emmanuele. Subito dopo, la Liturgia ci mostrava il Signore nell'atto di inaugurare la sua vita pubblica e di eleggere come Apostoli del sud Regno e messaggeri della sua parola, non uomini potenti e ricchi, ma poveri ed ignoranti peccatori; " Dio infatti, dice san Paolo, elesse delle creature deboli, secondo il mondo, per confondere i forti ". La SS. Vergine ha le stesse preferenze.
Le apparizioni e il messaggio della Vergine.
Volendo confermare in una maniera miracolosa la definizione di Pio IX che la proclamò Immacolata nella sua Concezione, ella, in un secolo materialista profondamente infatuato di scienza, s'indirizzò ad una figlia di semplici mugnai, ignorante pastorella del paese di Bigorre, la quale non possedeva altra dottrina che quella del catechismo, e le disse : "Io sono l'Immacolata Concezione".
A questa fanciulla, ricca soltanto del "candore della sua anima squisita" (Pio XI, Omelia della Canonizzazione), volle affidare un messaggio: il messaggio della preghiera e della penitenza per i peccatori.
Dall'11 febbraio al 16 luglio 1858, Bernardetta Soubirous, allora quattordicenne, ebbe la ventura di contemplare per ben diciotto volte la beltà incomparabile della Regina del cielo. Tutto ciò che fu autorizzata a comunicare a noi delle sue ore di estasi, di preghiere e di dolci colloqui con Maria, è racchiuso press'a poco in queste due parole: Preghiera! Penitenza!
Il Signore venne sulla terra non tanto a moltiplicare i miracoli al suo passaggio, sebbene a chiamare gli uomini alla penitenza ed a riscattarli col suo sangue. La Madonna non apparve a Lourdes con l'unico disegno di far zampillare sotto le dita della sua confidente la sorgente che doveva sanare una folla di malati; apparve per ricordare al mondo il dovere della preghiera e quello della penitenza; e se vuole che si edifichi in suo onore una cappella e che vi si venga in pellegrinaggio, lo fa per far piovere con maggiore abbondanza sulle anime i benefici della Redenzione.
Vita di preghiera e di penitenza.
Più tardi, nel silenzio del chiostro, Bernardetta continuò la sua missione, più che con le parole, con la vita, fatta di continua preghiera, di sacrificio e d'un tenerissimo amore verso la SS. Vergine. "O Gesù e Maria, ella diceva, voglio che ogni mia consolazione in questo mondo consista nell'amarvi e soffrire pei peccatori. - Che io sia crocifissa vivente e trasformata in Gesù! Bisogna ch'io sia la vittima... Porterò la croce nel segreto del mio cuore con coraggio e generosità... La mia missione è di soffrire".
Umiliazioni, incomprensioni, infermità furono da lei abbracciate come i mezzi più efficaci per ottenere la conversione dei peccatori. La preghiera costante e fervente, le innumerevoli Ave che recitava, imploravano la medesima grazia: "Se non so niente, diceva nella sua umiltà, che almeno io possa recitare il mio rosario e amare il buon Dio con tutto il cuore"; e ancora: "La Santa Vergine ha raccomandato a tutti di pregare per i peccatori!".
Durante l'ultima Settimana Santa che passò sulla terra, unì la sua preghiera e le sue sofferenze a quelle del Salvatore del mondo, dicendo: "O Gesù, concedetemi, ve ne supplico, il pane della pazienza, per sopportare le pene che soffre il mio cuore. O Gesù, volete crocifiggermi? Fiat!" Suonarono le campane della Risurrezione... e il Mercoledì di Pasqua, nel pomeriggio, Bernardetta, poggiando le labbra sul Crocifisso, faceva l'ultima preghiera: "Mio Dio, vi amo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le mie forze"; qualche istante dopo, l'ultimo saluto a Maria: "Santa Maria, Madre di Dio, prega per me povera peccatrice, povera peccatrice... "; e così santa Bernardetta andò a terminare in cielo l'ultima sua Ave Maria...
VITA. - Bernardetta nacque a Lourdes il 7 gennaio 1844. Sin dall'infanzia rifulse per le sue eminenti qualità di semplicità e di pietà. Dall'11 febbraio al 16 luglio 1858 fu favorita dalle apparizioni della SS. Vergine Maria, che la esortò a recitare il rosario, a pregare e a far penitenza per i peccatori. Gli applausi delle folle non tolsero nulla alla sua semplicità. Nel 1866 entrò nelle Suore della Carità di Nevers, dove si mostrò perfetto modello di fedeltà religiosa, amante del nascondimento e d'una devozione ammirevole verso la santa Eucaristia, la Passione e l'Immacolata Concezione. Soffrì lunghe e crudeli infermità, e il 16 aprile 1879, all'età di trentacinque anni, rese l'anima innocente a Dio. Il suo corpo si conserva intatto a Nevers. Santa Bernardetta fu beatificata nel 1925 e canonizzata nel 1933 dal Papa Pio XI.
Preghiera.
Santa Bernardetta, quando, durante la tua vita mortale, alcuni visitatori ti cercavano con lo sguardo, si dicevano fra loro : "Guardate, è la più piccola". Ma sei oggi grandissima, e s'adempiono in te le parole del Vangelo : "Chi si umilia sarà innalzato". Come per la Vergine che ti apparve a Lourdes, il Signore considerò la tua umiltà e piccolezza, e tutte le generazioni ti proclameranno beata.
Nel momento in cui ti si decretavano gli onori della canonizzazione, 1'8 dicembre 1933, Pio XI invitava tutti i cristiani a "camminare sulle tue orme santissime, ad imitare la tua modestia ed umiltà, la tua fede e carità ardente". Fa' che anche noi amiamo "tutto ciò ch'è piccolo", che cerchiamo costantemente "il silenzio, l'oblio di sé, fatto di abnegazione e di obbedienza, che ci meriterà le compiacenze dell'Altissimo".
"Tu hai sempre risposto alle celesti ispirazioni con perfetta fedeltà: fa' che anche noi, grazie alla tua preghiera ed ai tuoi meriti, corrispondiamo di cuore alla grazia di Dio, il quale ci esorta ad uno stato più santo e perfetto. Se non ci sarà possibile emularti nell'innocenza della vita, ci sforzeremo almeno d'avere un uguale zelo per la penitenza, ciascuno secondo la propria condizione" (Omelia della Canonizzazione).
Finalmente, fa che amiamo la santa Vergine come tu l'amasti. La nostra gioia non consiste solamente nel salutare in te una grande Santa, ma anche nel sentire che il tuo trionfo è lo stesso trionfo dell'Immacolata. "Io fisserò in volto la santa Vergine finché potrò", così tu dicevi. Oh! potessimo anche noi mirarla coi nostri occhi e con tutta l'anima, come tu a Massabielle, e poi ai piedi dell'altare a Nevers. Non pretendiamo, è vero, d'essere onorati d'una apparizione; ma, leggendo il Vangelo, meditando ogni giorno con te i misteri del Rosario, conservando molto puri i nostri cuori, noi faremo sin da quaggiù conoscenza con la santa Vergine, e meriteremo di andare a contemplare la sua bellezza in cielo.
Come a Lourdes, la Madonna è stata sempre vicino a noi "calma e sorridente e ci guarda come una madre guarda il suo bambino". Prega, o S. Bernardetta, affinché non contristiamo il suo sguardo benevolo. "Ella fa segno d'avvicinarci...". Il suo gesto materno ci attira, ma dacci la mano e guidaci tu stessa all'Immacolata!
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 815-817.”



Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Prima di Quaresima (http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-dom1.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-dom1.htm
“PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA.
Solennità di questo giorno.
Questa Domenica, la prima della santa Quarantena, è anche una delle più solenni dell'anno. Il suo privilegio, esteso con le ultime decisioni di Roma alle altre Domeniche di Quaresima (Costituzione Divino afflatu), e che per molto tempo lo ha solo condiviso con la Domenica di Passione e delle Palme, è quello di non cedere il posto a nessuna festa, neppure a quella del Patrono, o del Santo Titolare della Chiesa, o della Dedicazione. Negli antichi calendari è chiamata Invocabit, dalla prima parola dell'Introito della Messa; mentre nel Medio Evo la chiamavano Domenica delle torce, in seguito ad un'usanza che non sempre né dovunque pare motivata alla stessa maniera; in certi luoghi, i giovani che s'erano lasciati andare troppo alle dissipazioni del carnevale, dovevano, in quella domenica, presentarsi in chiesa con una torcia in mano, per fare pubblica soddisfazione dei loro eccessi.
Oggi la Quaresima appare in tutta la sua solennità. I quattro giorni che la precedono furono aggiunti abbastanza tardivamente, per completare la quarantena del digiuno; e il Mercoledì delle Ceneri i fedeli non hanno l'obbligo d'udire la Messa. La santa Chiesa nei vedere oggi tutti i suoi figli riuniti, rivolge loro la parola nell'Ufficio del Mattutino, facendo proprio il linguaggio eloquente di san Leone Magno: "Figli carissimi, dice loro, prima d'annunciarvi il sacro e solenne digiuno della Quaresima, posso io cominciare meglio il mio discorso servendomi delle parole dell'Apostolo, nel quale parlava Gesù Cristo, e ripetendo ciò che ora avete sentito leggere: Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salute? Perché sebbene non esista tempo dell'anno che non sia ripieno dei benefici di Dio, e benché per grazia sua noi abbiamo sempre accesso al trono della sua misericordia, tuttavia dobbiamo in questo santo tempo applicarci con maggior zelo al nostro profitto spirituale, ed essere animati da nuova fiducia. Infatti la Quaresima, ricordandoci quel sacro giorno in cui fummo riscattati, c'invita a praticare tutti i doveri della pietà, affinché, mediante la purificazione dei nostri corpi e delle nostre anime, ci disponiamo a celebrare i misteri della Passione del Signore".
Il tempo propizio.
Un tale mistero meriterebbe da parte nostra un rispetto ed una devozione senza limiti, in modo da essere sempre davanti a Dio quali vorremo essere nella festa di Pasqua. Ma una tale costanza non è la virtù della maggior parte di noi; la debolezza della carne ci obbliga a moderare l'austerità del digiuno, e le diverse occupazioni di questa vita formano l'oggetto delle nostre sollecitudini. Di conseguenza i cuori devoti vanno soggetti ad essere ricoperti da un po' della polvere di questo mondo. Con grande nostro vantaggio fu dunque stabilita questa divina istituzione, la quale ci offre quaranta giorni per ricuperare la purezza delle nostre anime, riparando con la santità delle nostre opere ed i meriti dei nostri digiuni, le colpe degli altri tempi dell'anno.
Consigli apostolici.
"Nell'entrare, miei carissimi figli, in questi giorni pieni di misteri, santamente istituiti per la purificazione delle nostre anime e dei nostri corpi, procuriamo d'obbedire al precetto dell'Apostolo, liberandoci da tutto ciò che può macchiare la carne e lo spirito, affinché il digiu¬no, dominando la lotta che esiste fra le due parti di noi stessi, faccia sì che l'anima riacquisti la dignità del comando, pur essendo anch'essa sottomessa a Dio, e da lui governata. Non diamo occasione a nessuno di mormorare contro di noi, né esponiamoci al giusto disprezzo di coloro che vogliono trovare a ridire, perché gl'infedeli avrebbero ben motivo di condannarci, se per nostra colpa fornissimo alle loro empie lingue le armi contro la religione, e se la purezza della nostra vita non rispondesse alla santità del digiuno che abbiamo abbracciato. Non ci dobbiamo immaginare che tutta la perfezione del nostro digiuno consiste nell'astinenza dai cibi, perché sarebbe vano sottrarre al corpo una parte del suo nutrimento, se nello stesso tempo non allontanassimo l'anima dall'iniquità".
L'esempio di Gesù tentato da Satana.
Ogni Domenica di Quaresima ha per oggetto principale una lettura dei santi Vangeli, destinata ad esercitare i fedeli nei sentimenti che la santa Chiesa vuole loro infondere durante la giornata. Oggi essa ci fa meditare la tentazione di Gesù Cristo nel deserto. Niente meglio di questo importante racconto è più adatto ad illuminarci e fortificarci.
Riconosciamo di essere peccatori, e desideriamo espiare i nostri peccati. Ma come siamo caduti nel male? Il demonio ci ha tentati e noi non abbiamo respinta la tentazione; abbiamo ceduto alla suggestione dell'avversario, ed il male fu commesso. Tale è la storia del nostro passato, e uguale sarà nell'avvenire, se non approfittiamo della lezione che ci da oggi il Redentore.
L'Apostolo, spiegandoci la misericordia del divino consolatore degli uomini, insiste sulle tentazioni ch'egli si degnò patire. Una tale prova d'illimitata devozione non ci è affatto mancata; e noi oggi contempliamo l'adorabile pazienza del Santo dei Santi, il quale non disdegna che gli s'avvicini questo schifoso nemico d'ogni bene, affinché noi impariamo come dobbiamo trionfarne.
Satana guardava con preoccupazione alla santità incomparabile di Gesù: le meraviglie della sua nascita, i pastori chiamati dagli Angeli al presepio, i magi venuti dall'Oriente sotto la guida d'una stella, la protezione che sottrasse il Bambino al furore di Erode, la testimonianza resa da Giovanni Battista al nuovo profeta: tutto questo insieme di fatti contrastava in modo così strano con l'umiltà e l'oscurità dei primi trent'anni del Nazareno, che suscitò i timori del serpente infernale. Il mistero dell'Incarnazione s'era compiuto lontano dai suoi sguardi sacrileghi; e ignora che Maria è la Vergine che, come aveva preannunciato Isaia (7,14), doveva partorire l'Emmanuele. Ma sono giunti i tempi; l'ultima settimana di Daniele ha aperto la sua era; anche il mondo pagano attende dalla Giudea un liberatore. Satana sa tutto questo, e, nella sua ansietà, osa accostarsi a Gesù, sperando che nella conversazione con lui riesca a cogliere qualche indizio. È o non è il Figlio di Dio? Sta tutto qui il problema. Forse, chissà! potrà sorprenderlo in qualche debolezza; il fatto di saperlo un uomo come gli altri lo potrebbe rassicurare.
La condotta di Gesù.
Il nemico di Dio e degli uomini doveva però rimanere ben deluso nel suo intento; s'avvicina al Redentore, ma tutti i suoi sforzi dovevano tornare a sua confusione. Con la semplicità e la maestà del giusto, Gesù respinge ogni attacco di Satana, senza svelare la sua origine celeste. Così l'angelo perverso si ritira, senza aver potuto scoprire altra cosa in Gesù se non ch'era un profeta fedele al Signore. Ma si accecherà sempre più nel suo orgoglio, quando fra poco vedrà i disprezzi, le calunnie, le persecuzioni accumularsi sul capo del Figlio dell'uomo, e gli sembreranno così facili i tentativi di farlo cadere. Ma nel momento che Gesù, saziato d'obbrobri e di patimenti, espierà sulla Croce, s'accorgerà finalmente che la sua vittima non è un uomo, ma un Dio, e che tutti i furori congiurati contro il Giusto non erano serviti ad altro che a palesare l'ultimo sforzo della misericordia che salva il genere umano, e della giustizia, che atterra per sempre la potenza dell'inferno.
Questo era il disegno della divina Provvidenza, nel permettere che lo spirito del male osasse contaminare con la sua presenza il ritiro dell'Uomo-Dio, indirizzargli la sua parola e mettere sopra di lui le sue empie mani. Ma studiamo le circostanze della triplice tentazione subita da Gesù per istruirci ed incoraggiarci.
I nostri tre nemici.
Noi abbiamo tre sorta di nemici da combattere, e l'anima nostra è vulnerabile da tre parti; infatti: "Tutto ciò ch'è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita" (1Gv 2,16). Per la concupiscenza della carne dobbiamo intendere l'amore dei sensi avido dei godimenti della carne; se esso non è frenato, trascina l'anima ai piaceri illeciti. La concupiscenza degli occhi significa l'amore dei beni di questo mondo, delle ricchezze e della fortuna; le quali cose brillano dinanzi ai nostri sguardi prima di sedurci il cuore. Finalmente la superbia della vita è la confidenza in noi stessi, che genera la vanagloria e la presunzione, e ci fa dimenticare che abbiamo ricevuto da Dio la vita e i doni che si degnò spargere sopra di noi.
Ora, tutti i nostri peccati scaturiscono da una di queste tre fonti, e le tentazioni mirano a farci accettare, o la concupiscenza della carne, o la concupiscenza degli occhi, o la superbia della vita. Il Salvatore, nostro modello in ogni cosa, volle sottoporsi a tutte e tre le prove.
Le tre tentazioni.
Satana lo tenta prima nella carne, insinuandogli il pensiero che avrebbe adoperato il suo potere soprannaturale per saziare immediatamente la fame che lo stimola. Di' che queste pietre diventino pani: tale è il suggerimento del demonio al Figlio di Dio. Esso vuol vedere se la premura di Gesù nel soddisfare al bisogno del suo corpo non lo denoterà per un uomo debole e soggetto alla intemperanza. Quando invece viene a noi, tristi eredi della concupiscenza di Adamo, le sue suggestioni si spingono ancora oltre: aspira a macchiarci l'anima per mezzo del corpo. Ma la suprema santità del Verbo incarnato non poteva permettere che Satana ardisse di fare una simile prova del suo potere sopra di lui, alla stessa maniera che tenta l'uomo nei suoi sensi. In questo, dunque, il Figlio di Dio ci dà una lezione di temperanza; e sappiamo che per noi la temperanza è la madre della purità, e che l'intemperanza solleva la ribellione dei sensi.
La seconda tentazione è di superbia. Gettati sotto, e gli Angeli ti sosterranno. Qui il nemico vuoi vedere se i favori del cielo hanno generato nell'anima di Gesù quell'alterigia e quella ingrata presunzione, che inducono la creatura ad attribuire a sé i doni di Dio e a dimenticare il proprio benefattore, per mettersi a regnare al suo posto. L'Angelo ribelle è deluso ancora una volta, e l'umiltà del Redentore spaventa la sua superbia.
Fa allora un ultimo tentativo. Forse, pensa, colui che s'è mostrato così temperante ed umile, sarà sedotto dall'ambizione della ricchezza. "Guarda lo splendore e la gloria di tutti i regni della terra: io te li posso dare, purché mi adori. Gesù respinge sdegnato la meschina offerta, e caccia via da sé il seduttore maledetto, il principe del mondo, insegnandoci con tale esempio a disprezzare le ricchezze della terra ogni volta che, per conservale od acquistarle, dovessimo violare la legge di Dio e rendere un omaggio a Satana.
Le vittorie e l'esempio di Cristo.
Ora, in che modo il Redentore, nostro divino capo, respinge la tentazione? Ascolta forse i discorsi del suo nemico? Gli lascia il tempo di far brillare davanti agli occhi tutto il suo prestigio? È così che troppo spesso abbiamo fatto noi, e siamo stati vinti. Gesù oppone semplicemente al nemico lo scudo dell'inflessibile Legge di Dio:
Sta scritto: - gli risponde - Non di solo pane vive l'uomo. Sta scrìtto: Non tenterai il Signore Dio tuo. Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo. Seguiamo d'ora innanzi questa grande lezione. Eva si perdette, e con essa il genere umano, per aver intavolato conversazione col serpente. Chi procura la tentazione vi soccomberà. In questi santi giorni il cuore è più guardingo, le occasioni sono allontanate e le abitudini interrotte; purificate dal digiuno, dalla preghiera e dall'elemosina, le anime nostre risusciteranno con Gesù Cristo; ma conserveranno questa nuova vita? Tutto dipenderà dalla nostra condotta nelle tentazioni. Fin dall'inizio della santa Quarantena la Chiesa, mettendo sotto ai nostri occhi la narrazione del santo Vangelo, vuole al precetto aggiungere l'esempio. Se saremo vigili e fedeli, la lezione ci porterà i suoi frutti; e quando avremo raggiunta la Pasqua, la vigilanza, la diffidenza di noi stessi e la preghiera, col divino aiuto che non manca mai, ci assicureranno le perseveranza.
La Chiesa greca oggi celebra una delle sue più grandi solennità. Chiamano tale festa Ortodossia, ed ha lo scopo d'onorare la restaurazione delle sante Immagini a Costantinopoli e nell'impero d'Oriente, nell'842, quando l'imperatrice Teodora, col concorso del santo Patriarca Metodio, pose fine alla persecuzione degl'iconoclasti e fece rimettere in tutte le chiese le sante Immagini, che il furore degli eretici aveva fatto scomparire.
MESSA
La Stazione è, a Roma, nella Basilica di S. Giovanni Laterano. Era giusto che una Domenica così solenne fosse celebrata nella Chiesa Madre e Matrice di tutte le Chiese, non solo della santa città, ma di tutto il mondo. Li, il Giovedì Santo, si riconciliavano i pubblici Penitenti; lì pure, nella notte di Pasqua, i Catecumeni ricevevano il santo Battesimo nel Battistero di Costantino. Nessun'altra Basilica era più adatta alla riunione dei fedeli, in questo giorno in cui tante volte venne promulgato, dalla voce dei Papi, il digiuno quaresimale.
EPISTOLA (2Cor 6, 1-10). - Fratelli: vi esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio. Egli infatti dice: T'ho esaudito nel tempo propizio, e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salute. Non diamo motivo di scandalo a nessuno, affinché non sia vituperato il nostro ministero, ma diportiamoci in ogni cosa come ministri di Dio, con molta pazienza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie. Sotto le battiture, nelle prigionie, nelle sedizioni, nelle fatiche, nelle vigilie, nei digiuni, con purezza, con scienza, con longanimità, con soavità, con Spirito Santo, con carità non simulata, con la parola della verità, con la virtù di Dio, con le armi della giustizia a destra e a sinistra; in mezzo alla gloria e all'ignominia, alla cattiva e alla buona fama; siam trattati come seduttori e siamo veraci; come ignoti, e siamo ben conosciuti; come moribondi, ed ecco viviamo; siamo castigati, e non uccisi; tristi e sempre allegri; poveri, e ne arricchiamo tanti; possessori di niente, e possediamo ogni cosa.
La vita dell'uomo è una milizia.
Questo passo dell'Apostolo ci mostra la vita cristiana sotto un aspetto ben differente da come suole vederla la nostra debolezza. Per trascurarne l'importanza, noi saremmo facilmente portati a pensare che tali consigli s'addicevano ai primi tempi della Chiesa, quando i fedeli, esposti a continue persecuzioni ed alla morte, avevano bisogno d'un grado eccezionale di rinuncia e d'eroismo. Ma sarebbe una grande illusione, credere che siano finite tutte le battaglie del cristiano. Esiste sempre la lotta contro i demoni e il mondo, contro il sangue e la carne; per questo la Chiesa ci manda nel deserto con Gesù Cristo, per ivi imparare a combattere. Lì comprenderemo che la vita dell'uomo sulla terra è una milizia (Gb 7,1), e se non lottiamo sempre e coraggiosamente, questa vita che vorremmo passare nel riposo finirà con la nostra disfatta. Appunto per farci evitare tale sventura, la Chiesa ci dice oggi per bocca dell'Apostolo: Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salute. Perciò, comportiamoci in ogni cosa come servi del Signore e resistiamo con fermezza fino alla fine di questo tempo. Dio veglia sopra di noi, come vegliò sul suo Figliolo nel deserto.
VANGELO (Mt 4, 1-11). - In quel tempo: Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente ebbe fame. E il tentatore, accostandosi disse: Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pani. Ma Gesù rispose: Sta scritto: Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio. Allora il diavolo lo trasportò nella città santa e avendolo posto sul pinnacolo del tempio gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, gettati di sotto, poiché sta scritto che agli Angeli suoi ha commessa la cura di te; ed essi ti sosterranno, affinché il tuo piede non inciampi in qualche pietra. E Gesù a lui: Sta anche scritto: Non tentare il Signore Dio tuo. Di nuovo il diavolo lo menò sopra un monte altissimo e, mostrandogli tutti i regni del mondo e la loro magnificenza, gli disse: Tutto questo io ti darò, se prostrandoti, mi adorerai. Allora Gesù rispose: Va' via Satana, che sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco gli Angeli vennero a servirlo.
Compassione verso Gesù.
Ammiriamo l'ineffabile bontà del Figlio di Dio, che, non contento d'espiare tutti i nostri peccati con la croce, si degnò imporsi un digiuno di quaranta giorni e di quaranta notti per incoraggiarci alla penitenza. Egli non permise che la giustizia del Padre suo esigesse da noi un sacrificio, ch'egli per primo non avesse offerto con la sua persona, e in circostanze mille volte più rigorose di quelle che si possono riscontrare in noi. Che sono mai le nostre opere di penitenza, spesso anche così contese alla giustizia di Dio dalla nostra viltà, se le paragoniamo al rigore del digiuno di Gesù sul monte? Cercheremo ancora di dispensarci dalle leggere penitenze, di cui il Signore si degna accontentarsi, e che sono così lontane da ciò che abbiamo meritato con le nostre colpe? Invece di lamentarci di un piccolo incomodo e della stanchezza di qualche giorno, compatiamo piuttosto il tormento della fame che prova l'innocente Redentore per quaranta lunghi giorni e quaranta lunghe notti nel deserto.
Confidenza nella tentazione.
La sua preghiera, l'abnegazione per noi, il pensiero della giustizia del Padre suo lo sostengono nella debolezza; ma, allo spirare della quarantena, la natura umana è ridotta agli estremi. È allora che l'assale la tentazione; ma ne trionfa con una calma ed una fermezza che ci devono servire d'esempio. Quale audacia in Satana, osare avvicinarsi al giusto per eccellenza ! Ma anche che pazienza in Gesù che si lascia mettere le mani addosso e trasportare nell'aria, da un luogo all'altro, dal mostro dell'abisso!
L'anima cristiana è frequentemente esposta a crudeli insulti da parte del suo nemico, fino ad essere tentata, qualche volta, di lagnarsi con Dio per l'umiliazione che soffre. Pensi allora a Gesù, al Santo dei Santi, al Figlio di Dio e al vincitore dell'inferno dato, per cosi dire, in balìa dello spirito del male; da lui Satana avrà una vergognosa sconfitta. Così anche l'anima cristiana, se resisterà con tutta la sua energia alla forza della tentazione, diventerà l'oggetto delle più tenere compiacenze di Dio, a eterna infamia e castigo di Satana.
Uniamoci agli Angeli fedeli che, dopo l'allontanamento del principe delle tenebre, accorrono a ristorare le forze esauste del Redentore, offrendogli da mangiare.
Che compassione essi sentono della sua divina stanchezza! Come s'affrettano a riparare, con le loro adorazioni, l'orribile oltraggio di cui s'è fatto reo Satana verso il sovrano Padrone di tutte le cose! E come ammirano la carità di un Dio che, per amore degli uomini, sembra aver dimenticato la sua dignità, e non pensa che alle sventure ed alle necessità dei figli di Adamo!
PREGHIAMO
O Dio, che ogni anno purifichi la tua Chiesa con l'osservanza quaresimale, concedi alla tua famiglia di rendere fruttuose con le buone opere quelle grazie che si sforza di ottenere con l'astinenza.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 506-513.”




Luca, Sursum Corda!

Holuxar
20-02-18, 00:50
19 FEBBRAIO 2018: San Gabino, Martire; LUNEDÌ DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA…




Guéranger, L'anno liturgico - Lunedì della Prima Settimana di Quaresima (http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-lun1.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-lun1.htm
“LUNEDÌ DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA.
Le ferie di Quaresima hanno ciascuna una Messa propria, mentre quelle dell'Avvento ripetono semplicemente la Messa della Domenica precedente. Questa ricchezza della Liturgia, nella santa Quarantena, ci aiuta potentemente a immedesimarci del pensiero della Chiesa, moltiplicando l'espressione degli affetti che ci vuole ispirare. La Colletta è la preghiera più solenne di queste Messe feriali; l'Epistola, il Vangelo e l'Oremus, che si recita sul popolo alla fine della Messa, formano con essa un contenuto della più solida istruzione e ci fanno quasi passare in rivista tutto ciò che c'è di più sostanziale nelle sacre Scritture e più si addice al tempo in cui siamo.
A Roma, oggi la Stazione è a S. Pietro in Vincoli; chiesa che, edificata nel V secolo, conserva con onore le catene del Principe degli Apostoli.

LEZIONE (Ez 34,11-16). - Ecco quanto dice il Signore: Ecco, io stesso andrò in cerca delle mie pecorelle e le visiterò. Come il pastore conta il suo gregge, quando si trova in mezzo alle sue pecorelle ch'eran disperse, così io conterò le mie pecorelle e le menerò via da tutti i luoghi in cui furon disperse, nel giorno dei nuvoli e della caligine. Io le porterò via di mezzo ai popoli, le riunirò dalle varie regioni, le condurrò nella loro terra, le pascerò sui monti d'Israele, lungo i rivi e in tutti i luoghi abitati del paese. Le menerò in ottimi pascoli, i loro pascoli saranno sugli alti monti d'Israele; ivi riposeranno sull'erbette verdeggianti, si satolleranno sugli ubertosi pascoli, sulle montagne d'Israele. Io pascerò le mie pecorelle, io le farò riposare, dice il Signore Dio. Io andrò in cerca delle smarrite, ricondurrò le cacciate, legherò le fratturate, ristorerò le deboli, terrò d'occhio le grasse e robuste, e le pascerò con giustizia, dice il Signore onnipotente.

Il buon Pastore.
Il Signore ci appare qui nella figura d'un Pastore pieno di tenerezza per le sue pecorelle: tale è infatti per gli uomini in questi giorni di misericordia e di perdono. Parte del suo gregge s'era smarrita e dispersa fra le tenebre di questo mondo; ma Gesù non poteva aver dimenticato le sue pecore, e s'è messo in cammino per andarle a cercare e riunire. Non c'è lontano deserto, né dirupo di monte, né spinoso cespuglio, ch'egli non esplori, per ritrovarle. A tutte fa sentire la sua voce per mezzo della santa Chiesa, che le invita a tornare; e temendo che si sgomentino a motivo dei loro traviamenti, e provino inquietudine nel comparire davanti a lui, egli le rassicura. Basta che tornino e si lascino trovare, ed avranno i più dolci pascoli in riva alle acque, sull'erba più verdeggiante e sui monti più deliziosi. Se sono ferite, il divino Pastore fascerà le loro piaghe; se sono deboli, le fortificherà. Le riunirà alle pecore fedeli che non l'avevano abbandonato, e starà sempre con loro. Si commuova dunque una buona volta il peccatore alla vista di tanta bontà, e non tema più gli sforzi che deve fare per avvicinarsi al Signore suo Dio. Se gli sembra penoso il ritorno, e l'espiazione spaventa la sua debolezza, si ricordi dei giorni che stava al sicuro nell'ovile, sotto l'occhio del più tenero Pastore; questi giorni possono rinascere per lui. La porta dell'ovile è aperta; molte pecorelle, dianzi smarrite, s'affrettano ad entrarvi piene di gioia e di confidenza; le segua, e si ricordi anche che "si farà più festa in cielo per un peccatore pentito, che per novantanove giusti i quali non han bisogno di penitenza" (Lc 15,7).

VANGELO (Mt 25,31-46). - In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: Or quando verrà il Figlio dell'uomo nella sua maestà, con tutti i suoi Angeli, sederà sul trono della sua gloria. E si raduneranno dinanzi a lui tutte le genti, e separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capretti alla sinistra. Allora il Re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi sin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino e mi albergaste; ignudo e mi rivestiste; infermo e mi visitaste; carcerato, e veniste a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti vedemmo affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti vedemmo pellegrino e ti abbiamo accolto, ignudo e ti abbiamo rivestito? Quando ti vedemmo infermo e carcerato, e siam venuti a visitarti? E il Re risponderà loro: In verità vi dico: quando ciò faceste ad uno dei minimi di questi miei fratelli, l'avete fatto a me. Allora si volgerà anche a quelli che sono a sinistra e dirà: Via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato pel diavolo e per gli angeli suoi. Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; fui pellegrino e non mi albergaste; ignudo e non mi rivestiste; infermo e carcerato, e non mi visitaste. Allora anche questi gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e sitibondo, o pellegrino, o ignudo, o infermo, o carcerato, e non ti abbiamo assistito? Allora egli risponderà loro: In verità vi dico: quando ciò non faceste ad uno di questi minori, non l'avete fatto a me. E questi andranno al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna.

Il Giudizio.
Poco prima un Profeta dell'Antico Testamento c'invitava da parte di Dio ad accettare le proposte del Pastore delle nostre anime; il Signore esauriva tutti i mezzi della sua tenerezza, per far nascere nel cuore delle pecorelle smarrite il desiderio di tornare a stargli vicino. Ma ecco che la santa Chiesa, nello stesso giorno che ci mostra questo gran Dio sotto la figura d'un Pastore così compassionevole, ce lo rivela nel suo aspetto di giudice inflessibile. Come mai, l'animo così buono del nostro Salvatore, del medico così caritatevole delle nostre anime, s'è trasformato tutto ad un tratto? "Via da me, maledetti, nel fuoco eterno!". Ed è nello stesso Vangelo, nel codice della legge dell'amore, che la Chiesa ha trovato questo racconto. Ciò nonostante, non ti confondere, peccatore; leggi attentamente e riconoscerai, in colui che pronuncia un tale anatema, lo stesso Dio del quale il Profeta ha descritto la misericordia, la pazienza e lo zelo per tutte le sue pecorelle. Nel suo tribunale ci appare ancora sotto i tratti del Pastore. Guarda! separa le pecore dai capri, mettendo le une alla sua destra e gli altri alla sinistra; si parla sempre d'un gregge. Il Figlio di Dio vuole conservare l'ufficio di Pastore fino all'ultimo giorno. Ma le condizioni sono mutate: non esiste più il tempo, si apre l'abisso dell'eternità; comincia il regno della giustizia: la giustizia che concede agli amici di Dio la ricompensa promessa, e quella che precipita nel profondo degli abissi il peccatore impenitente. Allora sarebbe troppo tardi pensare alla penitenza: questa si compie nel tempo, e il tempo non è più. Come può il cristiano che sa che ci dobbiamo trovare tutti riuniti ai piedi di questo tribunale, esitare ancora ad arrendersi agl'inviti della Chiesa, che lo sollecita a dare soddisfazione dei suoi peccati? Come può rifiutare a Dio la leggera espiazione, di cui oggi la sua misericordia vuole ancora accontentarsi? Veramente l'uomo è il più crudele nemico di se stesso, quando ascolta insensibile la parola del suo Salvatore presente e del suo Giudice futuro: "Se non farete penitenza perirete tutti".

PREGHIAMO
Deh ! Signore, spezza i legami dei nostri peccati, e, placato, allontana tutto ciò che per essi meritiamo.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 514-516."





San Gabino - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/san-gabino/)
http://www.sodalitium.biz/san-gabino/
“19 febbraio, San Gabino, Martire.
“A Roma il natale di san Gabino, Prete e Martire, che fu fratello del beato Caio Papa, e, dopo essere stato da Diocleziano lungamente afflitto in prigione con catene, si guadagnò con una morte preziosa le gioie del cielo”.”


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Ligue Saint Amédée (http://www.saintamedee.ch/)
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“19 Février, Diocèse de Lausanne, Genève et Fribourg : Saint Boniface, Evêque et Confesseur († 1261)”
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“19 Février : Saint Conrad de Plaisance, Solitaire (1290-1351)”
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“19 Février : Saint Barbat, Évêque de Bénévent († 682)”





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"Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale (http://www.radiospada.org) e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com"
“19 FEBBRAIO 2018: LUNEDÌ DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA.”




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Luca, Sursum Corda!

Holuxar
10-03-19, 23:46
10 MARZO 2019: SANTI QUARANTA MARTIRI; PRIMO GIORNO DELLA NOVENA A SAN GIUSEPPE (DAL 10 AL 18 MARZO, FESTA IL 19 MARZO) E PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA…



«10 MARZO I QUARANTA MARTIRI»
Guéranger, L'anno liturgico - 10 marzo. I Quaranta Martiri (http://www.unavoce-ve.it/pg-10mar.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-10mar.htm


« TEMPO DI QUARESIMA
Capitolo I - Storia della Quaresima
Guéranger, L'anno liturgico - Storia della Quaresima (http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-st.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-st.htm
Capitolo II - Mistica della Quaresima
Guéranger, L'anno liturgico - Mistica della Quaresima (http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-mist.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-mist.htm
Capitolo III - Pratica della Quaresima
Guéranger, L'anno liturgico - Pratica della Quaresima (http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-pr.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-pr.htm »

«PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA »
Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Prima di Quaresima (http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-dom1.htm)
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-dom1.htm





SANTA MESSA DOMENICALE celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (Tv) stamattina 10 MARZO 2019, PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA:


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
1° domenica di Quaresima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=T2g-OaQT_0A
Sacre Ceneri
https://www.youtube.com/watch?v=240n2FtviH0
Domenica Quinquagesima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=1D09coEEvKs
Domenica Sexagesima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=7apAxHX0B0w
Domenica Septuagesima (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=eW58hW30T5Y
V domenica d. Epifania (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=adVRJ95yZLk
V domenica d. Epifania - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=oJR8QmeMXOs
IV dom. dopo l'Epifania (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=tmgotU8TwQw
IV domenica dopo Epifania (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=BBMsKuQKlgQ
Purificazione della S. Vergine Maria (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=rS2tdVj3e_A
III dom. dopo l'Epifania
https://www.youtube.com/watch?v=vqLfMJ2qKmo
III domenica dopo l'Epifania - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=zHEiqmjKQNk
II domenica dopo l'Epifania - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=MtQwadP5PVs
Sacra Famiglia (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=M83o5Eohbdc
Epifania di N S G C - (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=fUnwOAcw1Vs
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».




SANTE MESSE celebrate dai Sacerdoti dell’“Istituto Mater Boni Consilii” (I.M.B.C.):


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”



Santi Quaranta Martiri - Sodalitium (http://www.sodalitium.biz/santi-quaranta-martiri/)
http://www.sodalitium.biz/santi-quaranta-martiri/
«10 marzo, Santi Quaranta Martiri.
“Presso Sebaste, in Armenia, il natale di quaranta santi soldati di Cappadocia, i quali, al tempo dell’imperatore Licinio, sotto il Preside Agricolao, dopo ceppi ed orride carceri, dopo avere avuto la faccia percossa con sassi, nel rigidissimo inverno furono obbligati a passare nudi la notte a cielo scoperto in uno stagno gelato, dove i loro corpi gelati scoppiavano, e finalmente collo spezzamento delle gambe compirono il martirio. Fra essi i più illustri furono Cirione e Candido. Di tutti san Basilio ed altri Padri cogli scritti celebrarono le splendide glorie. La loro festa però si celebra nel giorno seguente“.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content...-martiri-1.jpg (http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/40-martiri-1.jpg)


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/40-martiri-1.jpg







https://forum.termometropolitico.it/...i-sebaste.html (https://forum.termometropolitico.it/562998-10-marzo-9-marzo-ss-quaranta-martiri-di-sebaste.html)
https://forum.termometropolitico.it/...zo-2011-a.html (https://forum.termometropolitico.it/102621-rassegna-stampa-nella-festa-dei-santi-quaranta-martiri-di-sebaste-10-marzo-2011-a.html)
“Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 21/11 del 10 marzo 2011, Santi Quaranta Martiri
Rassegna stampa del 10.03.2011
I frutti del risorgimento antiromano
Nell’Italia tridentina i cattolici credevano nel primato di Pietro. Nell’Italia decattolicizzata, anche certi tradizionalisti hanno perso la fede nell’infallibilità del Romano Pontefice.”






10 MARZO 2019: PRIMO GIORNO della NOVENA a S. GIUSEPPE sposo di Maria SS:


https://www.sursumcorda.cloud/preghi...3-al-18-3.html (https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/832-novena-in-onore-di-san-giuseppe-dal-10-3-al-18-3.html)
"Novena in onore di san Giuseppe (dal 10.3 al 18.3)."
https://www.sursumcorda.cloud/preghi...-giuseppe.html (https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/23-a-voi-o-beato-giuseppe.html)
"A Voi o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il Vostro patrocinio, dopo quello della Vostra SS. sposa. Deh! Per quel sacro vincolo di carità che Vi strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio; e per l’amore paterno che portaste al fanciullo Gesù, riguardate, Ve ne preghiamo, con occhio benigno, la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col Suo sangue, e col Vostro potere ed aiuto sovvenite ai nostri bisogni. Proteggete, o provvido custode della divina Famiglia l’eletta prole di Gesù Cristo; cessate da noi, o padre amantissimo, cotesta peste di errori e di vizi che ammorba il mondo; assisteteci propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre o nostro fortissimo protettore; e come un tempo scampaste dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendete la Santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità, estendete ognora sopra ciascuno di noi il vostro patrocinio, acciocché col vostro esempio e mercé il vostro soccorso possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo. R. Così Sia."

"Questa preghiera fu apposta da Leone XIII in calce all’Enciclica Quamquam pluries del 15 agosto 1889. La devozione a san Giuseppe, già dichiarato patrono della Chiesa universale dal beato Pio IX l’8 dicembre 1870, fu particolarmente sostenuta da Leone XIII che, eletto papa il 20 febbraio 1878, mise fin dall’inizio il suo pontificato «sotto la potentissima protezione di san Giuseppe, celeste patrono della Chiesa» (Allocuzione ai cardinali del 28 marzo 1878)."

"Catechismo Maggiore detto di San Pio X - PARTE SECONDA
DELLE FESTE SOLENNI DELLA B. VERGINE E DELLE FESTE DEI SANTI
CAPO VIII.
Della festa di S. Giuseppe sposo della SS. Vergine Patrono della Chiesa.
185 D. Perché la Chiesa celebra con speciale solennità la festa di S. Giuseppe?
R. La Chiesa celebra con speciale solennità la festa di S. Giuseppe, perché egli é stato uno dei più
grandi santi, sposo di Maria Vergine, padre putativo di Gesù Cristo, e fu dichiarato Patrono della Chiesa.
186 D. Che cosa vuoi dire: Giuseppe fu padre putativo di Gesù Cristo?
R. Le parole: Giuseppe fu padre putativo di Gesù Cristo, voglion dire che egli era comunemente
creduto padre di Gesù Cristo, perché adempì verso di lui gli offici paterni.
187 D. Dove dimorava d'ordinario S. Giuseppe?
R. S. Giuseppe d'ordinario dimorava in Nazaret, piccola città della Galilea.
188 D. Qual'era la professione di S. Giuseppe?
R. S. Giuseppe, benché fosse della stirpe reale di David, era povero, e ridotto a guadagnarsi il vitto
colla fatica delle sue mani.
189 D. Che cosa c'insegna la povertà della famiglia di Gesù Cristo?
R. La povertà della famiglia di Gesù Cristo c'insegna a distaccare il cuore dalle ricchezze, e a
soffrire volentieri la povertà, se Dio ci vuole in questo stato.
190 D. A qual gloria crediamo noi, che Iddio abbia elevato S. Giuseppe nel cielo?
R. Noi crediamo che Iddio abbia elevato San Giuseppe ad un'altissima gloria, quanto è stato
eminente il suo grado e la sua santità sulla terra.
191 D. Qual'è la protezione di S. Giuseppe verso i suoi devoti?
R. La protezione di S. Giuseppe verso i suoi devoti è potentissima, perché non è credibile che Gesù
Cristo voglia negare alcuna grazia ad un Santo a cui in terra ha voluto esser soggetto.
192 D. Qual grazia speciale dobbiamo noi sperare dall'intercessione di S. Giuseppe?
R. La grazia speciale che noi dobbiamo sperare dall'intercessione di S. Giuseppe è quella di una
buona morte, perché egli ebbe la sorte di morire tra le braccia di Gesù e di Maria.
193 D. Che cosa dobbiamo noi fare per meritarci la protezione di S. Giuseppe?
R. Per meritarci la protezione di S. Giuseppe noi dobbiamo invocarlo sovente, e imitarlo nelle sue
virtù, e sopratutto nella sua umiltà e perfetta rassegnazione alla divina volontà, la quale fu sempre la
regola delle sue azioni."







https://www.facebook.com/catholictradition2016/
«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...ed&oe=5D12AC87 (https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/53333108_1757832794318035_4325050260553465856_n.jp g?_nc_cat=102&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=0202e8a58c5b552b6caab5dd8dd3fced&oe=5D12AC87)


https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/53333108_1757832794318035_4325050260553465856_n.jp g?_nc_cat=102&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=0202e8a58c5b552b6caab5dd8dd3fced&oe=5D12AC87



“L'ANGOLO PATRISTICO
Omelia di san Gregorio Papa.
Omelia 16 sul Vangelo.
Alcuni si domandano da quale spirito Gesù fu condotto nel deserto, e rimangono incerti a motivo di quello che si soggiunge: «Il diavolo lo trasportò nella città santa» (Matth. 4.51); e poi: «Lo trasportò sopra un monte molto elevato» (Matth. 4.8). Ma l'opinione ragionevole e conveniente senza motivo di dubitarne, si è di credere, ch'egli fu condotto nel deserto dallo Spirito Santo: affinché il suo Spirito lo conducesse là dove lo spirito maligno doveva trovarlo per tentarlo. Ma ecco, quando si dice che l'Uomo-Dio fu trasportato dal diavolo sopra un monte molto elevato, o nella città santa, la mente rifugge dal crederlo, e le orecchie umane si spaventano in udirlo. Però se riflettiamo che ben altre cose avvennero in lui, conosceremo non essere ciò incredibile.
Certo, il diavolo è il capo di tutti gli iniqui: e tutti gli empi sono le membra di questo capo. Non fu forse membro del diavolo Pilato? non furono forse membra del diavolo i Giudei che perseguitarono Cristo, e i soldati che lo crocifissero? Qual meraviglia dunque, se permise d'essere trasportato sul monte, egli che sopportò d'essere ancora crocefisso dalle membra di lui? Non è dunque indegno per il nostro Redentore l'aver voluto essere tentato, egli che era venuto per essere ucciso. Era anzi giusto ch'egli vincesse così colle sue tentazioni le nostre tentazioni, come era venuto per trionfare della morte nostra colla sua morte.
Ma si deve sapere che ci sono tre gradi nella tentazione: la suggestione, la dilettazione e il consenso. E noi quando siamo tentati, per lo più cadiamo nella dilettazione o anche nel consenso: perché, formati di carne e nati nel peccato, anche in noi stessi portiamo i nemici di cui dobbiamo sostenere gli attacchi. Iddio invece che, incarnatosi nel seno della Vergine, era venuto al mondo senza peccato, non portava in se stesso alcun principio di contradizione. Poté quindi essere tentato per suggestione, ma giammai la compiacenza del peccato penetrò nell'anima sua. E perciò tutta quella diabolica tentazione fu esterna, non interna.”

https://sardiniatridentina.blogspot....-stazione.html (https://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/02/prima-domenica-di-quaresima-stazione.html)
“PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA
Stazione a San Giovanni in Laterano.
Semidoppio - Domenica privilegiata di I classe.
Paramenti violacei.
Oggi inizia solennemente il tempo propizio in cui Dio si fa trovare nella santificazione della preghiera, del digiuno e dell’elemosina. In questo tempo di prova e di purificazione ci è modello il Cristo che nel deserto volle sottoporsi alla tentazione del Diavolo su cui riportò sì glorioso trionfo. Nella lotta ci assistono gli Angeli Custodi, sempre solleciti verso i fedeli del Cristo.”
“PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA: IL DEMONIO TENTA CRISTO.”
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“PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA: SECONDA E TERZA TENTAZIONE.”
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“PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA: GLI ANGELI SERVONO A CRISTO.”
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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare i quaranta santi soldati di Cappadócia, i quali, al tempo dell’imperatore Licinio, sotto il Preside Agricolào, dopo ceppi ed orride carceri, dopo avere avuto la faccia percossa con sassi, nel rigidissimo inverno furono obbligati a passare nudi la notte a cielo scoperto in uno stagno gelato, dove i loro corpi gelati scoppiavano, e finalmente con lo spezzamento delle gambe compirono il martirio. Fra essi i più illustri furono Cirióne e Càndido. Di tutti san Basilio ed altri Padri con gli scritti celebrarono le splendide glorie. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questi santi Martiri, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, i quaranta santi soldati di Cappadócia possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.»

“Ebbene, è risaputo che ogni operazione della natura dipende da Dio come governante, movente e conservante, poiché «in Lui abbiamo la vita, il movimento e l’essere», come è scritto negli Atti degli Apostoli (17, 28); e il Profeta dice: «Tutte le opere nostre hai operato in noi» (Isaia, 26, 12). E lo stesso possiamo dire dell’anima, poiché ogni azione della natura nel corpo dipende dall’anima secondo tre generi di casualità. Ora nel caso di Dio noi vediamo questo, che governando e dirigendo il mondo egli permette la corruzione di qualche ente particolare per la conservazione del tutto; così fa anche la natura, per virtù dell’anima, per la conservazione del corpo umano. In modo simile si comporta il Principe nei confronti di tutto il regno: perché, per conservare il suo potere sui sudditi arriva all’imposizione di taglie, e alla distruzione di città e castelli per la conservazione di tutto il regno. Dunque molto di più questo va attribuito al sommo e supremo Principe, cioè al Papa, per il bene di tutta la Cristianità. • Ecco perché il primo Concilio di Nicea, alla presenza di Costantino, gli attribuì il primato nei primi canoni che stabilì. Anche le leggi che vennero emanate dopo questo Concilio esaltano particolarmente questo primato, affermando che le sentenze del Papa si devono considerare come uscite dalla bocca di Dio.”
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“Dal numero 151 di SVRSVM CORDA® del 10 marzo 2019. Indice dei contenuti:
- Comunicato numero 151. Espansione del Regno di Dio in Giudea;
- Preghiera al Beato Domenico Savio;
- San Tommaso: Le ragioni per cui l’Impero fu trasferito dai Greci ai Germani;
- San Tommaso: La successione dell’Impero da Carlo Magno fino a Ottone III;
- Dizionario di teologia dommatica. La Grazia abituale.”
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https://www.sursumcorda.cloud/artico...i-germani.html (https://www.sursumcorda.cloud/articoli/de-regimine-principum/2102-san-tommaso-le-ragioni-per-cui-l-impero-fu-trasferito-dai-greci-ai-germani.html)
«• Ci furono ancora molti altri Concilii da Costantino a Carlo Magno, pur restando questi i principali, nei quali i Prìncipi si mostrarono sottomessi e fedeli alla Chiesa. Soprattutto Giustiniano dopo lo svolgimento del quinto Concilio di 120 vescovi (...). Questo infatti risulta evidente dalle leggi che egli fece a favore dello stato ecclesiastico. E anche dalla lettera che mandò in tutto l’impero dopo la celebrazione del Concilio di Costantinopoli, nella quale dichiarava di sottomettersi alle istituzioni della Chiesa, ordinando ai popoli di obbedirle in tutto, ribadendo anche le deliberazioni dei quattro Concili che abbiamo ricordato e riconfermandole, mettendo le sue sanzioni e le sue leggi al servizio delle Istituzioni ecclesiastiche, soprattutto riguardo alle usure e al matrimonio, intorno ai quali è imbastita tutta la vita.
• Questo Concilio fu celebrato contro Teodoro e i suoi seguaci di Costantinopoli, i quali affermavano che il Verbo di Dio era distinto dal Cristo, e negavano anche la Beata Maria. Il sesto, poi, fu celebrato nella città imperiale predetta col patrocinio di Costantino IV; vi parteciparono 150 vescovi, su richiesta di Papa Agatone contro (coloro) che sostenevano esservi in Cristo una sola operazione e una sola volontà, secondo l’eresia di Eutiche. In questo concilio Costantino, che visse 150 anni dopo Giustiniano, favorì molto la fede, distruggendo gli eretici monoteliti, che il padre e il nonno avevano favorito, e fece restaurare le chiese da loro distrutte.
• I fatti ricordati bastino a dimostrare che gli Imperatori di Costantinopoli furono protettori e attivi difensori della Chiesa di Roma fino al tempo di Carlo Magno. A quell’epoca, essendo la Chiesa oppressa dai Longobardi, e poiché l’impero di Costantinopoli non portava aiuto, forse perché non poteva, dal momento che la sua potenza era diminuita, il Pontefice Romano chiamò in sua difesa contro quei barbari il Re dei Franchi. Prima il Papa Stefano e il suo successore Zaccaria chiamarono Pipino contro Astolfo Re dei Longobardi; poi Adriano e Leone chiamarono Carlo Magno contro Desiderio figlio di Astolfo. Dopo che questi fu tolto di mezzo e vinto insieme alla sua gente, a causa di un così grande beneficio, Adriano, celebrato a Roma un Concilio di 150 vescovi e venerabili abati, trasferì l’Impero dai Greci ai Germani nella persona del Magnifico Principe Carlo; e in questo episodio si vede con sufficiente chiarezza come il potere imperiale dipenda dal giudizio del Papa. Infatti, finché gli Imperatori di Costantinopoli difesero la Chiesa di Roma, come fece Giustiniano per mezzo di Belisario contro i Goti, e Maurizio contro i Longobardi, la Chiesa favorì questi imperatori. Dopo che vennero meno, come al tempo dell’Imperatore Michele contemporaneo di Carlo Magno, si provvide di un altro Imperatore per la sua difesa.
Da San Tommaso d’Aquino, De regimine principum ad regem Cypri, Princìpi non negoziabili sulla società e sulla politica, Capitolo XVIII del Libro III: I due concili ecumenici successivi e le ragioni per cui l’impero fu trasferito dai Greci ai Germani.»

https://www.sursumcorda.cloud/artico...pontefice.html (https://www.sursumcorda.cloud/articoli/de-regimine-principum/2103-san-tommaso-la-suprema-potesta-temporale-del-romano-pontefice.html)
«• E allora cambiò la successione dell’Impero: perché a Costantinopoli fino ai tempi di Carlo Magno nella designazione si conservò il modo antico; infatti talora i regnanti si prendevano dalla stessa famiglia, talora da altre parti; e talora la designazione era fatta dal Principe, talora dall’esercito. Ma, fatto imperatore Carlo, cessò il metodo elettivo e gli Imperatori venivano fatti per successione dinastica, dalla stessa famiglia, in modo che l’Imperatore fosse sempre il primogenito. E questo sistema durò fino alla settima generazione. Finita anche questa nel tempo trascorso da Carlo a Ludovico, essendo la Chiesa vessata da alcuni malvagi romani, fu chiamato in suo aiuto Ottone I, Duca dei Sassoni. Liberata quindi la Chiesa dall’oppressione dei Longobardi, degli empi romani e del tiranno Berengario, egli fu incoronato Imperatore da Leone VII, di razza tedesca. Questa famiglia tenne l’Impero per tre generazioni, e si chiamarono tutti e tre Ottone.
• E da allora, come sappiamo dalla storia, Gregorio V, anch’egli di razza teutonica, stabilì che l’elezione fosse fatta da sette Prìncipi della Germania. Questo sistema dura ancora ai nostri tempi, da 270 anni o quasi, e durerà fin tanto che la Chiesa Romana, che nel Principato ha il primo posto, lo giudicherà utile ai fedeli di Cristo.
• E in questo caso, cioè per il buono stato della Chiesa universale, come risulta chiaramente dalle parole di Cristo citate sopra, il Vicario di Cristo mostra di avere la pienezza della potestà, e questa pienezza gli compete per tre tipi di diritto.
• In primo luogo per diritto divino, perché dalle parole citate (e lo dimostreremo anche più avanti) si vede con sicurezza che Cristo ha voluto così. In secondo luogo per diritto naturale; perché, posto che egli abbia il primato nel dominio, è necessario definirlo capo; cosicché da lui nel corpo mistico viene ogni movimento e ogni senso, perciò concludiamo che ogni funzione di governo dipende da lui. Di più: in una comunità bisogna mirare alla sua conservazione; perché questo richiede la natura umana, la quale non può vivere senza società. Ma questa non si può conservare se non tramite un reggitore supremo che guida qualsiasi ordine di uomini: e questo nell’agire degli uomini è il compito del primo Gerarca, cioè di Cristo. Questi perciò è il primo dirigente, consulente e motore; e il Sommo Pontefice fa le sue veci. Inoltre, nel primo libro abbiamo detto che il Principe nel regno è come Dio nel mondo, e come l’anima nel corpo.
• Ebbene, è risaputo che ogni operazione della natura dipende da Dio come governante, movente e conservante, poiché «in Lui abbiamo la vita, il movimento e l’essere», come è scritto negli Atti degli Apostoli (17, 28); e il Profeta dice: «Tutte le opere nostre hai operato in noi» (Isaia, 26, 12). E lo stesso possiamo dire dell’anima, poiché ogni azione della natura nel corpo dipende dall’anima secondo tre generi di casualità. Ora nel caso di Dio noi vediamo questo, che governando e dirigendo il mondo egli permette la corruzione di qualche ente particolare per la conservazione del tutto; così fa anche la natura, per virtù dell’anima, per la conservazione del corpo umano. In modo simile si comporta il Principe nei confronti di tutto il regno: perché, per conservare il suo potere sui sudditi arriva all’imposizione di taglie, e alla distruzione di città e castelli per la conservazione di tutto il regno. Dunque molto di più questo va attribuito al sommo e supremo Principe, cioè al Papa, per il bene di tutta la Cristianità.
• Ecco perché il primo Concilio di Nicea, alla presenza di Costantino, gli attribuì il primato nei primi canoni che stabilì. Anche le leggi che vennero emanate dopo questo Concilio esaltano particolarmente questo primato, affermando che le sentenze del Papa si devono considerare come uscite dalla bocca di Dio. Questa stessa cosa è ribadita da Carlo Magno; inoltre afferma che non è lecito appellarsi contro la sua sentenza; che egli non ha superiore; e che esercita sulla terra le veci di Dio.
• E questa è la terza via, o ragione, per la quale si dimostra e si conclude che il Sommo Pontefice, nel caso suddetto, ha la pienezza della potestà. In due casi abbiamo un ampliamento del suo potere, come emerge da quanto abbiamo detto prima: o a causa di una colpa, o per il bene della fede nel suo insieme, secondo la bella espressione del profeta Geremia il quale dice della persona del Vicario di Cristo: «Ecco, ti ho stabilito sopra le genti e sopra i regni per svellere e distruggere, disperdere e dissipare». E questo lo possiamo riferire al caso della colpa, poiché in quelle quattro parole troviamo i diversi generi di pena che possono essere inflitti a ciascun fedele, o suddito, ossia «sopra le genti»; oppure «e sopra i regni». C’è poi una seconda parte, da cui conosciamo un altro ampliamento dei poteri del Sommo Pontefice, ossia nelle parole; «e per edificare e piantare». Parole che si riferiscono al compito del Vicario di Cristo di provvedere al bene della Chiesa Universale.
Da San Tommaso d’Aquino, De regimine principum ad regem Cypri, Princìpi non negoziabili sulla società e sulla politica, Capitolo XIX del Libro III: Come cambiò la successione dell’Impero da Carlo Magno fino a Ottone III; e donde tragga origine l’opportunità che il Sommo Pontefice abbia la pienezza della potestà.»


“O Cuore divino voi siete la mia consolazione ne' travagli: Il mio riposo nelle fatiche: Il mio sollievo nelle angustie: Il mio porto nelle tempeste.”
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https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html
https://www.sursumcorda.cloud/massim...a-eretico.html (https://www.sursumcorda.cloud/massime-e-meditazioni/la-questione-del-papa-eretico.html)
“Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
https://www.sursumcorda.cloud/preghi...vera-fede.html (https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/150-preghiera-di-san-pietro-canisio-per-conservare-la-vera-fede.html)
“Preghiera di San Pietro Canisio per conservare la vera fede”
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«Disponibili il numero 151 di Sursum Corda ed il Codex Iuris Canonici 1917 in italiano
https://www.agerecontra.it/2019/03/d...7-in-italiano/ (https://www.agerecontra.it/2019/03/disponibili-il-numero-151-di-sursum-corda-ed-il-codex-iuris-canonici-1917-in-italiano/)
Sul sito è disponibile il numero 151 (del giorno 10 marzo 2019) di Sursum Corda®.
Il settimanale si può scaricare gratuitamente nella sezione download dedicata ai soli Associati e Sostenitori. Abbiamo pubblicato sul sito anche il Codex Iuris Canonici del 1917 in italiano, a cura del Card. Vincenzo La Puma.
fonte – https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-151.html
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«Oggi, Prima Domenica di Quaresima. Per chi non ha la Messa Cattolica, ovvero tradizionale e "non una cum" gli occupanti conciliari, legga il Proprio odierno qui sotto, reciti il Rosario e compia uno o più atti di pietà in preghiere o carità verso il prossimo. (Christus Rex-Traditio)»
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«Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico http://www.radiospada.org/ e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com/
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“10 MARZO 2019: PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA.”
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«10 MARZO 2019: I QUARANTA MARTIRI DI SEBASTE»
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“Il 10 marzo 1391 muore Stefan Tvrtko I Kotromanic, primo Re di Bosnia,sovrano cattolico ed eroe della resistenza antiottomana.
Il suo nome è legato alla Battaglia di Bilecà dove, con 7000 uomini, Tvrtko annientò i 18.000 turchi del corpo d'invasione di Lala Şahin Paşa,segnando una svolta nella lotta antimaomettana.”
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“Oblatio Munda”
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“Il Sillabario del Cristianesimo.”
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Como ovejas sin Pastor (http://sicutoves.blogspot.com/)
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“domingo, 10 de marzo de 2019 MARZO, MES DE SAN JOSÉ. DÍA 10: EL NACIMIENTO DE CRISTO”
Como ovejas sin Pastor: MARZO, MES DE SAN JOSÉ. DÍA 10: EL NACIMIENTO DE CRISTO (http://sicutoves.blogspot.com/2019/03/marzo-mes-de-san-jose-dia-10-el.html)
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“10 de marzo. Los Cuarenta Mártires de Sebaste en Armenia(320 d.C.).”
“Cuarenta mártires de Sebaste. Icono bizantino. S. X.”
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“Speculum historiale. V. De Beauvais. S. XV”
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https://moimunanblog.files.wordpress...03/image67.jpg (https://moimunanblog.files.wordpress.com/2014/03/image67.jpg)
“Cuarenta mártires de Sebaste. Placa de marfil bizantina. S. VIII.”
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https://lacontrerevolution.wordpress.com/



Sede Vacante - (http://www.catholique-sedevacantiste.fr/)
http://www.catholique-sedevacantiste.fr/





Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/)
http://liguesaintamedee.ch/
https://www.facebook.com/SaintAmedee/
«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

“Premier Dimanche de Carême.”
“Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Premier Dimanche de Carême.
http://prieure2bethleem.org/predica/2018_02_18.mp3” (http://prieure2bethleem.org/predica/2018_02_18.mp3%E2%80%9D)

"Discipline originelle du carême chrétien."
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...0a&oe=5D10EEFC (https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/53096662_827567594242589_7092388119902683136_n.jpg ?_nc_cat=100&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=0703410cda21096fcb9e0b38a214cf0a&oe=5D10EEFC)

“Neuvaine à Saint Joseph (du 10 au 18 mars).”

10 mars : Les Quarante Martyrs de Sébaste (? 320) :: Ligue Saint Amédée (http://liguesaintamedee.ch/saint-du-jour/10-mars-les-quarante-martyrs-de-sebaste)
“10 mars : Les Quarante Martyrs de Sébaste († 320)”
http://liguesaintamedee.ch/applicati...rs_sebaste.jpg (http://liguesaintamedee.ch/application/files/8915/2002/4915/03_10_40_martyrs_sebaste.jpg)


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Lodato sempre sia il Santissimo nome di Gesù, Giuseppe e Maria!!!
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
Luca, [I]Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!

Holuxar
08-03-20, 23:02
1 MARZO 2020: PRIMO GIORNO DEL MESE DEDICATO A SAN GIUSEPPE; PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA…



«TEMPO DI QUARESIMA
Capitolo I - Storia della Quaresima
Guéranger, L'anno liturgico - Storia della Quaresima
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-st.htm
Capitolo II - Mistica della Quaresima
Guéranger, L'anno liturgico - Mistica della Quaresima
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-mist.htm
Capitolo III - Pratica della Quaresima
Guéranger, L'anno liturgico - Pratica della Quaresima
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-pr.htm »

«PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA
Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Prima di Quaresima»
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-dom1.htm





SANTA MESSA DOMENICALE celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (Tv) Domenica 1 MARZO 2020, PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA:


«Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
http://www.domusmarcellefebvre.it/
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
I domenica di Quaresima
https://www.youtube.com/watch?v=K7v93iieTRE
Mercoledi delle Sacre Ceneri
https://www.youtube.com/watch?v=ADazA0oXzsw
http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso».

«Purtroppo, cari fedeli, non potete essere presenti. In altri tempi l’autorità civile in caso di epidemie implorava quella ecclesiastica di pregare pubblicamente. L’apostasia del Concilio Vaticano II ha creato una pseudo-chiesa che si vieta a se stessa di imporre alla società civile di pregare Dio, mentre la società della rivoluzione, laica, - adulata dai testi del concilio Vaticano II - adora se stessa e impone il divieto della preghiera pubblica nel momento di massima necessità. Miserere nostri Domine, miserere nostri!» - Don Floriano Abrahamowicz.





http://www.sodalitium.biz/i-domenica-di-quaresima/
«I domenica di Quaresima.
“La santa Chiesa nei vedere oggi tutti i suoi figli riuniti, rivolge loro la parola nell’Ufficio del Mattutino, facendo proprio il linguaggio eloquente di san Leone Magno: “Figli carissimi, dice loro, prima d’annunciarvi il sacro e solenne digiuno della Quaresima, posso io cominciare meglio il mio discorso servendomi delle parole dell’Apostolo, nel quale parlava Gesù Cristo, e ripetendo ciò che ora avete sentito leggere: Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salute? Perché sebbene non esista tempo dell’anno che non sia ripieno dei benefici di Dio, e benché per grazia sua noi abbiamo sempre accesso al trono della sua misericordia, tuttavia dobbiamo in questo santo tempo applicarci con maggior zelo al nostro profitto spirituale, ed essere animati da nuova fiducia. Infatti la Quaresima, ricordandoci quel sacro giorno in cui fummo riscattati, c’invita a praticare tutti i doveri della pietà, affinché, mediante la purificazione dei nostri corpi e delle nostre anime, ci disponiamo a celebrare i misteri della Passione del Signore” (dom Prosper Guéranger).
O Dio, che ogni anno purifichi la tua Chiesa con l’osservanza quaresimale, concedi alla tua famiglia di rendere fruttuose con le buone opere quelle grazie che si sforza di ottenere con l’astinenza.»
http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/1qcancelletto1444a-1-300x282.jpg


http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/1qcancelletto1444a-1-300x282.jpg



SANTE MESSE celebrate dai Sacerdoti dell’“Istituto Mater Boni Consilii” (I.M.B.C.):


"Sante Messe - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

"S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

“Sodalitium - IMBC.”
https://www.youtube.com/user/sodalitium

“Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
“Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”

https://oratoriosantambrogiomilano.wordpress.com/
Omelia di domenica 1 Marzo 2020 ? Prima domenica di Quaresima ? Oratorio Sant'Ambrogio ? Milano (http://www.oratoriosantambrogiombc.it/2020/03/01/omelia-di-domenica-1-marzo-2020-prima-domenica-di-quaresima/)
«Oratorio Sant’Ambrogio – Milano. Omelia di domenica 1 Marzo 2020 – Prima domenica di Quaresima.
In questa domenica prima di Quaresima in cui sono state vietate le Messe pubbliche a causa del corona virus, don Ugolino Giugni ha celebrato la Messa privatamente ma non vuole farvi mancare il conforto della Parola di Dio. L’omelia è disponibile per l’ascolto ->»
http://www.oratoriosantambrogiombc.it/wp-content/uploads/2020/03/CarloSaraceni_Borromeo.jpg


http://www.oratoriosantambrogiombc.it/wp-content/uploads/2020/03/CarloSaraceni_Borromeo.jpg





San Giuseppe, il patrono della buona morte - Centro Studi Giuseppe Federici (http://www.centrostudifederici.org/san-giuseppe-il-patrono-della-buona-morte/)
«San Giuseppe, il patrono della buona morte 6 marzo 2020
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
San Giuseppe, il patrono della buona morte
Il mondano ha il terrore della morte e cerca invano di sfuggirla. Il buon cristiano – malgrado la ripugnanza naturale – l’attende con fede e speranza, vivendo in grazia di Dio, sorretto dalla preghiera e dai sacramenti.
Santifichiamo questa Quaresima – segnata dal contagio – col pensiero salutare dell’eternità per mettere ordine nella propria vita e, finché c’è il tempo e c’è la possibilità di farlo, accostarsi alla Confessione. (don Ugo Carandino)
Preghiamo, digiuniamo, meditiamo la Passione di Cristo, invochiamo l’Addolorata e san Giuseppe. (don Ugo Carandino)
O Glorioso patriarca San Giuseppe, Protettore benevolo dei moribondi, mio speciale avvocato, per la felicità, per l’amore con cui serviste in tutto il tempo della vostra vita come Sposo a Maria, come Padre a Gesù, per i dolori che voi soffriste con tanta rassegnazione, per le allegrezze che riceveste con tanta umiltà da quel Dio che ora niente sa negare alle vostre domande, come sempre vi fu obbediente qui sulla terra, impetratemi, vi prego, una plenaria remissione di tutte le mie passate mancanze, e una volontà sempre pronta a meglio servirlo in avvenire, affinché vivendo sempre come voi nella virtù e nella santità, possa come voi meritare di essere in morte assistito da Gesù e da Maria, che in questo mondo vi fecero provare anticipati gaudi del Paradiso.Vegliate sopra di me in tutto il corso della mia vita, come vegliaste sopra Gesù, quando tenero Bambino era affidato alle vostre cure. Difendetemi da ogni assalto nemico, e non permettete mai che la morte mi colga in un punto in cui mi sia demeritato, con una condotta meno cristiana, la vostra protezione. Cosi sia.
Gesù, Giuseppe e Maria – vi dono il cuore e l’anima mia.
Gesù, Giuseppe e Maria – assistetemi nell’ultima agonia.
Gesù, Giuseppe e Maria – spiri in pace con Voi l’anima mia.
Per la celebrazione della Santa Messa secondo il Missale Romanum di san Pio V e l’amministrazione dei Sacramenti:
Istituto Mater Boni Consilii di Verrua Savoia (TO)»
info@sodalitium.it
Sodalitium - Sito ufficiale dell'Istituto Mater Boni Consilii (http://www.sodalitium.biz/)
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“https://www.sursumcorda.cloud/
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«Carlo Di Pietro - Sursum Corda
La santa disciplina del digiuno e dell’astinenza --->»
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«"Instaurare omnia in Christo", restaurare la società al cattolicesimo integrale e contro ogni forma di ecumenismo e laicità. Questa è la risposta di San Pio X agli uomini politici che si dicono cristiani e che intendono governare secondo l'ordine di Dio.
Non esistono altre soluzioni, non esistono compromessi»

“Preghiera di San Pietro Canisio per conservare la vera fede”
“Raccolta di preghiere non contaminate dall'eresia dell'ecumenismo. Diceva Sant'Alfonso: "Chi prega si salva, chi non prega si danna" ->”
"Preghiere e tradizionali pie pratiche cristiane. Chiediamo a Nostro Signore di ottenere la vera fede e di perseverare"
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/


«Oratorio IMBC San Lorenzo Martire a Potenza. Santa Messa 1° di Quaresima, 1 marzo 2020, ore 11:00.
Esame di coscienza, Modo di confessarsi, Disciplina del digiuno e dell'astinenza. Istituto Mater Boni Consilii. Sodalitium - Sito ufficiale dell'Istituto Mater Boni Consilii (http://WWW.SODALITIUM.IT)

Disponibile sul nostro sito il numero 198 di Sursum Corda (1 marzo 2020)|»
https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-198.html

“Preghiera di San Pier Damiani per la buona morte (23.2) --->”
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/1504-preghiera-di-san-pier-damiani-per-la-buona-morte-23-2.html

“Preghiera a San Pietro per la fedeltà a Cristo (18.1, 22.2, 29.6, 1.8 e 18.11) –“
https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/1072-preghiera-a-san-pietro-per-la-fedelta-a-cristo.html

"Preghiere a San Giuseppe"
https://www.sursumcorda.cloud/tags/san-giuseppe.html







«Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico http://www.radiospada.org e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com
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«MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»


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«MISTERO DELLA REDENZIONE
TEMPO DI QUARESIMA
Mercoledì delle Ceneri - Sabato della IV settimana di Quaresima
(26 Febbraio - 28 Marzo A.D. 2020)

Capitolo I - STORIA DELLA QUARESIMA
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-st.htm
Capitolo II - MISTICA DELLA QUARESIMA
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-mist.htm
Capitolo III - PRATICA DELLA QUARESIMA
http://www.unavoce-ve.it/pg-quaresima-pr.htm »




Tradidi quod et accepi: Sacro Manto in onore di san Giuseppe (http://tradidiaccepi.blogspot.com/2018/02/sacro-manto-in-onore-di-san-giuseppe.html?m=1)
"IL SACRO MANTO IN ONORE DI SAN GIUSEPPE
Nel mese di marzo, la Chiesa ci ricorda la devozione a San Giuseppe, sposo di Maria Sempre Vergine e padre putativo di Nostro Signore Gesù Cristo."



https://sardiniatridentina.blogspot.com/2018/02/prima-domenica-di-quaresima-stazione.html
"Prima Domenica di Quaresima – Stazione a San Giovanni in Laterano
Oggi inizia solennemente il tempo propizio in qui Dio si fa trovare nella santificazione della preghiera, del digiuno e dell’elemosina. In questo tempo di prova e di purificazione ci è modello il Cristo che nel deserto volle sottoporsi alla tentazione del Diavolo su cui riportò sì glorioso trionfo. Nella lotta ci assistono gli Angeli Custodi, sempre solleciti verso i fedeli del Cristo.

INTROITUS
Ps 90:15; 90:16.- Invocábit me, et ego exáudiam eum: erípiam eum, et glorificábo eum: longitúdine diérum adimplébo eum. ~~ Ps 90:1.- Qui hábitat in adiutório Altíssimi, in protectióne Dei coeli commorábitur. ~~ Glória ~~ Invocábit me, et ego exáudiam eum: erípiam eum, et glorificábo eum: longitúdine diérum adimplébo eum.

Ps 90:15; 90:16.- Mi invocherà e io lo esaudirò: lo libererò e lo glorificherò: lo sazierò di lunghi giorni. ~~ Ps 90:1.- Chi abita sotto l’egida dell’Altissimo dimorerà sotto la protezione del cielo. ~~ Gloria ~~ Mi invocherà e io lo esaudirò: lo libererò e lo glorificherò: lo sazierò di lunghi giorni.

ORATIO
Orémus.
Deus, qui Ecclésiam tuam ánnua quadragesimáli observatióne puríficas: præsta famíliæ tuæ; ut, quod a te obtinére abstinéndo nítitur, hoc bonis opéribus exsequátur. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O Dio, che purifichi la tua Chiesa con l'annua osservanza della quaresima, concedi alla tua famiglia che quanto si sforza di ottenere da Te con l’astinenza, lo compia con le opere buone. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Corínthios.
2 Cor 6:1-10.
Fratres: Exhortámur vos, ne in vácuum grátiam Dei recipiátis. Ait enim: Témpore accépto exaudívi te, et in die salútis adiúvi te. Ecce, nunc tempus acceptábile, ecce, nunc dies salútis. Némini dantes ullam offensiónem, ut non vituperétur ministérium nostrum: sed in ómnibus exhibeámus nosmetípsos sicut Dei minístros, in multa patiéntia, in tribulatiónibus, in necessitátibus, in angústiis, in plagis, in carcéribus, in seditiónibus, in labóribus, in vigíliis, in ieiúniis, in castitáte, in sciéntia, in longanimitáte, in suavitáte, in Spíritu Sancto, in caritáte non ficta, in verbo veritátis, in virtúte Dei, per arma iustítiæ a dextris et a sinístris: per glóriam et ignobilitátem: per infámiam et bonam famam: ut seductóres et veráces: sicut qui ignóti et cógniti: quasi moriéntes et ecce, vívimus: ut castigáti et non mortificáti: quasi tristes, semper autem gaudéntes: sicut egéntes, multos autem locupletántes: tamquam nihil habéntes et ómnia possidéntes.

Fratelli: Vi esortiamo a non ricévere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Ti esaudii nel tempo accettabile, e nel giorno della salvezza ti offrii soccorso. Ecco ora il tempo accettabile, ecco ora il giorno della salvezza. Non diamo ad alcuno occasione d’inciampo, affinché non sia vituperato il nostro ministero: ma comportiamoci in tutte le cose come ministri di Dio, con molta pazienza, nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie, nelle battiture, nelle prigionie, nelle sedizioni, nelle fatiche, nelle vigilie, nei digiuni, con la castità, con la scienza, con la mansuetudine, con la soavità, con lo Spirito Santo, con una carità non simulata, con la parola di verità, con la virtù di Dio, con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nell’ignominia, nell’infamia e nel buon nome: come seduttori, eppur veraci: come ignoti, eppur conosciuti: come morenti, ed ecco che siamo vivi: come castigati, ma non uccisi: quasi tristi, eppur sempre allegri: quasi mendichi, pur arricchendo molti: come aventi nulla e possedenti tutto.

GRADUALE
Ps 90,11-12
Angelis suis Deus mandávit de te, ut custódiant te in ómnibus viis tuis.
V. In mánibus portábunt te, ne umquam offéndas ad lápidem pedem tuum.

Dio ha mandato gli Angeli presso di te, affinché ti custodiscano in tutti i tuoi passi.
V. Essi ti porteranno in palmo di mano, ché il tuo piede non inciampi nella pietra.

TRACTUS
Ps 90:1-7; 90:11-16
Qui hábitat in adiutório Altíssimi, in protectióne Dei coeli commorántur.
V. Dicet Dómino: Suscéptor meus es tu et refúgium meum: Deus meus, sperábo in eum.
V. Quóniam ipse liberávit me de láqueo venántium et a verbo áspero.
V. Scápulis suis obumbrábit tibi, et sub pennis eius sperábis.
V. Scuto circúmdabit te véritas eius: non timébis a timóre noctúrno.
V. A sagítta volánte per diem, a negótio perambulánte in ténebris, a ruína et dæmónio meridiáno.
V. Cadent a látere tuo mille, et decem mília a dextris tuis: tibi autem non appropinquábit.
V. Quóniam Angelis suis mandávit de te, ut custódiant te in ómnibus viis tuis.
V. In mánibus portábunt te, ne umquam offéndas ad lápidem pedem tuum,
V. Super áspidem et basilíscum ambulábis, et conculcábis leónem et dracónem.
V. Quóniam in me sperávit, liberábo eum: prótegam eum, quóniam cognóvit nomen meum,
V. Invocábit me, et ego exáudiam eum: cum ipso sum in tribulatióne,
V. Erípiam eum et glorificábo eum: longitúdine diérum adimplébo eum, et osténdam illi salutáre meum.

Chi abita sotto l’egida dell’Altissimo, e si ricovera sotto la protezione di Dio.
V. Dica al Signore: Tu sei il mio difensore e il mio asilo: il mio Dio nel quale ho fiducia.
V. Egli mi ha liberato dal laccio dei cacciatori e da un caso funesto.
V. Con le sue penne ti farà schermo, e sotto le sue ali sarai tranquillo.
V. La sua fedeltà ti sarà di scudo: non dovrai temere i pericoli notturni.
V. Né saetta spiccata di giorno, né peste che serpeggia nelle tenebre, né il demonio del meriggio.
V. Mille cadranno al tuo fianco e dieci mila alla tua destra: ma nessun male ti raggiungerà.
V. Poiché ha mandato gli Angeli presso di te, perché ti custodiscano in tutti i tuoi passi.
V. Ti porteranno in palma di mano, affinché il tuo piede non inciampi nella pietra.
V. Camminerai sull’aspide e sul basilisco, e calpesterai il leone e il dragone.
V. Poiché sperò in me, lo libererò: lo proteggerò, perché riconosce il mio nome.
V. Appena mi invocherà, lo esaudirò: sarò con lui nella tribolazione.
V. Lo libererò e lo glorificherò: lo sazierò di lunghi giorni, e lo farò partecipe della mia salvezza.

EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 4:1-11
In illo témpore: Ductus est Iesus in desértum a Spíritu, ut tentarétur a diábolo. Et cum ieiunásset quadragínta diébus et quadragínta nóctibus, postea esúriit. Et accédens tentátor, dixit ei: Si Fílius Dei es, dic, ut lápides isti panes fiant. Qui respóndens, dixit: Scriptum est: Non in solo pane vivit homo, sed in omni verbo, quod procédit de ore Dei. Tunc assúmpsit eum diábolus in sanctam civitátem, et státuit eum super pinnáculum templi, et dixit ei: Si Fílius Dei es, mitte te deórsum. Scriptum est enim: Quia Angelis suis mandávit de te, et in mánibus tollent te, ne forte offéndas ad lápidem pedem tuum. Ait illi Iesus: Rursum scriptum est: Non tentábis Dóminum, Deum tuum. Iterum assúmpsit eum diábolus in montem excélsum valde: et ostendit ei ómnia regna mundi et glóriam eórum, et dixit ei: Hæc ómnia tibi dabo, si cadens adoráveris me. Tunc dicit ei Iesus: Vade, Sátana; scriptum est enim: Dóminum, Deum tuum, adorábis, et illi soli

In quel tempo: Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Ed avendo digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente gli venne fame. E accostatosi il tentatore, gli disse: Se sei il Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pani. Ma egli rispose: Sta scritto: Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio. Allora il diavolo lo trasportò nella città santa, e lo pose sul pinnacolo del tempio, e gli disse: Se sei il Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ha mandato gli Ángeli presso di te, essi ti porteranno in palmo di mano, ché il tuo piede non inciampi nella pietra. Gesù rispose: sta anche scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo. Di nuovo il diavolo lo trasportò sopra un monte altissimo e gli fece vedere tutti i regni del mondo e la loro magnificenza, e gli disse: Ti darò tutto questo se, prostrato, mi adorerai. Ma Gesù gli rispose: Vattene Satana, perché sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai Lui solo. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco che gli si accostarono gli Angeli e lo servivano.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 90:4-5
Scápulis suis obumbrábit tibi Dóminus, et sub pennis eius sperábis: scuto circúmdabit te véritas eius.

Con le sue penne ti farà schermo, il Signore, e sotto le sue ali sarai tranquillo: la sua fedeltà ti sarà di scudo.

SECRETA
Sacrifícium quadragesimális inítii sollémniter immolámus, te, Dómine, deprecántes: ut, cum epulárum restrictióne carnálium, a noxiis quoque voluptátibus lemperémus. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Ti offriamo solennemente questo sacrificio all’inizio della quaresima, pregandoti, o Signore, perché non soltanto ci asteniamo dai cibi di carne, ma anche dai cattivi piaceri. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

PRÆFATIO DE QUADRAGESIMA
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui corporáli ieiúnio vitia cómprimis, mentem élevas, virtútem largíris et proemia: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem maiestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes

È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che col digiuno corporale raffreni i vizii, sollevi la mente, largisci virtù e premii: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo

COMMUNIO
Ps 90:4-5
Scápulis suis obumbrábit tibi Dóminus, et sub pennis eius sperábis: scuto circúmdabit te véritas eius.

Con le sue penne ti farà schermo, il Signore, e sotto le sue ali sarai tranquillo: la sua fedeltà ti sarà di scudo.

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Qui nos, Dómine, sacraménti libátio sancta restáuret: et a vetustáte purgátos, in mystérii salutáris fáciat transíre consórtium. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Ci ristori, o Signore, la libazione del tuo sacramento, e, dopo averci liberati dall’uomo vecchio, ci conduca alla partecipazione del mistero della salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen."







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«Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
“Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

"Discipline originelle du carême chrétien."

"Mois de mars : mois dédié à Saint Joseph"


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"Sermon du Père Joseph-Marie pour le premier dimanche de Carême"
http://prieure2bethleem.org/predica/2019_03_10.mp3


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"Premier dimanche de Carême"
https://www.introibo.fr/1er-Dimanche-de-Careme#inter3


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"1° Domenica di Quaresima"




Lodato sempre sia il Santissimo nome di Gesù, Giuseppe e Maria!!!
CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!